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Per la presente edizione © Comma 22 srl
piazza Roosevelt, 4 40123 Bologna telefono e fax 051-232702 e-mail: info@comma22.com www.comma22.com direzione editoriale: Daniele Brolli redazione: Francesca Guerra, Irene Bozzeda, Cinzia Negherbon lettering: Alessandro Micheli stampa a cura di Magic Press srl, settembre 2008 isbn 978-88-88960-21-0
Per l’edizione originale: Editore Mike Richardson Editor della miniserie Randy Stradley & Dick Hansom curatore del volume originale Lynn Adais Grafica Mickey Villa Art Director Brian Gogolin THE TALE OF ONE BAD RAT TM © 1994, 2008 by Brian Talbot. All rights reserved. All prominent characters, and the distinctive likenesses thereof, are trademarks of Bryan Talbot. No portion of this publication may be reproduced, in any form or by any means, without the express written permission of the copyright holder. Names, characters, places, and incidents featured in this publication are either the product of the author’s imagination or are used fictitiously. Any resemblance to actual persons (living or dead), events, institutions, or locales, without satiric intent, is coincidental. Dark Horse Books is a division of Dark Horse Comics, Inc. Dark Horse Comics® is a trademark of Dark Horse Comics, Inc., registered in various categories and countries. All rights reserved.
This book collects issues one through four of the Dark Horse comic-book series The Tale of One Bad Rat.
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LA STORIA DEL
TOPO CATTIVO di
BRYAN TALBOT
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I BAFFI DEL TOPO Da che mi ricordo, la cucina di casa Talbot è sempre stata abitata dai topi. Non sto parlando di quei topi che grattano e raspano sotto le assi del pavimento, abilissimi nello schivare trappole e ignorare veleni, ma che poi finiscono sotto la mazza da cricket di qualche addetto municipale con l’occhio lesto. I topi di Bryan sono sempre stati delle bestiole affascinanti con gli occhietti vispi e le coscette immacolate, golosissime di riso bianco e di chapati. Il padrone di casa ha imparato a conoscere bene le loro abitudini. Pochissimi amici di Bryan vanno via da casa sua senza concludere che è del tutto immeritata la pessima reputazione di cui i topi hanno sempre goduto nei secoli. Parassiti, portatori di infezioni ed epidemie, i topi sono considerati per tradizione animali terrorizzanti. Al pari dei lupi, hanno sempre occupato una posizione di rilievo nell’immaginario di noi esseri umani. Quando un topo sbuca per la strada, incrociando il cammino di qualcuno, non è mai un topo di dimensioni normali. Nel raccontare l’episodio, si tenderà a descriverlo come se fosse stato grande almeno quanto un gatto. Uno scoiattolo in giardino è un animaletto a cui si sorride. Ma provate a metterlo a quattro zampe e a rasargli la coda. Eccolo trasformato immediatamente in un fattore di inquietudine. Sin da quando vivevamo nelle caverne, abbiamo sempre sentito la necessità di demonizzare qualcosa. E dopo un po’ abbiamo iniziato a comportarci come se i demoni fossero l’unica verità conoscibile. Siamo nati in un mondo pieno zeppo di simili preconcetti, di idee inculcate, un mondo in cui si pensa in modo automatico, e tutto questo diviene sempre più radicato man mano che si cresce. Sono cose difficili da mettere in discussione. Il mondo non vuole che i suoi punti fermi vengano scardinati, e gli spiriti anticonformisti hanno sempre avuto vita dura nel corso della storia. È molto più facile accettare la linea di condotta generale. Comportarsi diversamente vuol dire ribellarsi, vuol dire essere strani… e i comportamenti strani, come gli atti di ribellione, sono sempre guardati con sospetto. Come fare, allora, se ci troviamo a crescere in un ambiente in cui sono tutti d’accordo sul fatto che il demone in questione siamo proprio noi stessi? È così che ci si sente se si è bambini e non si può fare affidamento sugli adulti che fanno parte della nostra vita, i quali sembrano quasi trarre consolazione dal poter proiettare su di noi le proprie frustrazioni. Non so se è prerogativa della natura umana reagire al malessere cercando qualcuno più debole contro cui accanirsi, eppure è quello che avviene. In ogni generazione si riscon-
tra in un certo numero di individui l’impulso a danneggiare gli altri. A volte perché così facendo ci si sente meglio. Per il fatto stesso di poterlo fare. E i bambini, si sa, credono a tutto ciò che gli si dice. Sono ingenui e fiduciosi per il semplice fatto che non hanno motivo di pensare il contrario. Incolpateli di qualcosa, e vedrete che si interrogheranno subito sulle loro responsabilità. Ditegli che non valgono niente, e loro la prenderanno come una verità inoppugnabile. Topi cattivi, tutti quanti. Quando un individuo viene costretto in una posizione di privazione e oscurità, l’unica sua speranza sarà il pensiero di tentare la fuga. Ma quando la tenebra coincide con il mondo intero, intraprendere un viaggio verso l’esterno richiederà una fiducia in se stessi a cui è difficile appellarsi. Ciò che state per leggere è la storia di un simile viaggio. È la storia di un topo cattivo, uno degli innumerevoli topi cattivi che vivono in questo mondo. Seguire le fasi di lavorazione di questo libro, fino alla sua forma definitiva, è stato per me come vedere il figlioletto di un caro amico crescere e farsi strada nel mondo. Sento quasi di poter condividere una piccola parte di soddisfazione, pur sapendo di non aver mosso un dito per contribuire alla realizzazione del lavoro. Io sono stato tra i primissimi, come ricorderà bene anche Bryan, ad averlo ascoltato raccontare la storia che sarebbe poi divenuta la graphic novel che avete tra le mani. Stavamo tornando insieme in macchina da una presentazione a cui eravamo stati invitati entrambi, e che si era svolta dalla parte opposta del paese. Bryan aveva deciso di raccontarmi la sua storia perché pensava fosse un sistema utile per chiarirla prima di tutto a se stesso. A partire da quel momento, sono stato testimone del lungo processo di sviluppo, ho assistito all’intensificarsi della concentrazione, ho seguito la fase di ricerca, ho visto con i miei occhi la dedizione di Bryan, il suo sincero spirito di sacrificio, tutte le cose che sono state necessarie perché venisse alla luce l’opera che state per leggere. Durante questo processo si sono avvicendati molti piccoli ospiti nella casa di Bryan. La vita è breve, e quella di un topo lo è ancor di più, sia pure un topo buono. Ovviamente non vedrete niente di tutto questo. Vedrete solo La storia del topo cattivo. Ed è proprio così che devono andare le cose. STEPHEN GALLAGHER
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CITTÀ
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C’era una volta un topo tanto, tanto cattivo…
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Sono affamata e senza casa. Per favore, aiutatemi.
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Ciao, topastro.
Cosa vuoi?
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Che topino intelligente.
Dove vuoi andare?
Hai fatto? Su, vieni qui.
Oh, devi fare pipì?
Oh, mamma!
Hai fame, piccolino?
Mamma! Guarda!
Eccoti una sterlina.
Posso accarezzarlo? Posso?
La mia bambina può accarezzare il tuo… porcellino d’India?
Va bene.
Uhmm. Almeno qui sei al calduccio.
Un ratto?!
Non toccare! Rebecca! Non toccare! Ma…
Ratto.
È una bestiaccia! Ti morderà! Andiamo!
Uaaaaa!
Uhmf! Ma pensa un po’! Ssst. Va tutto bene, topino mio.
Tutto bene. Torna dentro.