Il giornale della sesta edizione

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REPORT 2012 Comodamente Paesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia 7.8.9 settembre 2012 Vittorio Veneto www.comodamente.it


La comunità al centro della scena Claudio Bertorelli Forse val la pena cita-

re innanzitutto i numeri del concorso “Locus Amoenus”. 5245 Km percorsi dai progettisti verso Vittorio Veneto 1950 viti da legno 950 piante 400 fascette da elettricista 320 ml tavolato in legno 200 ml di fil di ferro da 0,016 cm 200 bustine di plastica 220 ml cavo elettrico 90 pallets 80 m di cavo metallico 70 ml tubo corrugato in plastica diametro 16 cm 70 cubi in legno 15 cm per 15 cm 70 sacchi di terra da 20 l 68 ml di tubi innocenti 60 borsette in plastica 65 partecipanti al concorso 45 cipressi 45 cerchi in polymat 45 pozzetti in cemento 42 m telo da cantiere 40 ml di neon 30 l colore verde 20 mq prato in rotoli 20 l colore bianco 20 volontari in azione 18 vincitori del concorso 15 mq pannello di legno 0,5 15 progettisti in azione 15 sedie da asilo mm 14 mc di ghiaia 10 pennelli 10 l vernice rossa 9 partner 9 notti a casa Fabbri 7 luoghi 7 giurati del concorso 6 badili 6 mq prato finto 4 mq telo trasparente 4 mq rete elettrosaldata 4 vasi 4 annaffiatoi 4 kg semi d’erba 3 mc di terra 3 bobine in legno 2 rastrelli 2 sedie 2 seghetti alternativi 2 panche 2 giorni di workshop 1 fondo per vasca a tenuta 1 tavolo 1 trapano 1 piccone Sono numeri considerevoli per una prima edizione e direi che testimoniano di una vera comunità progettuale che si è messa in moto per immaginare una pronta trasformazione di piccoli luoghi abbandonati da tutti, dal soggetto privato e dal soggetto pubblico, eppure così straordinari dal punto di vista posizionale. Ma del resto i modelli formali deputati alla riqualificazione dello spazio pubblico in Italia dipendono interamente da vincoli di bilancio, da accordi pubblico-privati, da veti normativi. Quasi mai superano queste griglie per poter accedere a una dimensione più dinamica. Il Festival Comodamente offre quindi uno “spazio di salvaguardia culturale” da tutto ciò. Quale può essere il livello di “eresia” che possiamo condividere?

Renata Codello I numeri del festival sono

forse, l’eresia che dobbiamo prima analizzare e conoscere e poi sradicare. Le idee e le proposte vanno più in fretta dell’operatività delle norme. A mio parere, questa esperienza è la punta di un iceberg e, in quanto tale deve diventare operativa, essere elaborata, approvata dagli uffici delle soprintendenze e i progetti mantenuti nei luoghi per i quali sono stati prodotti. La forza di una tale azione sarà superiore anche agli sforzi fatti per realizzarla.

Roberto Masiero I numeri del festival sono

l’indice di un fenomeno che è urgente interpretare: il bisogno di un luogo “anche se occasionale”, e meglio “se non eterodiretto” (vedi quello che sta accadendo dei partiti politici), di compensazione dei conflitti sociali e di “rappresentanza” di nuove forme di aggregazione. L’eresia tradizionalmente si è presentata come rifiuto della norma condivisa e quindi portava al rogo, ma anticipava anche forme di sommovimenti che una volta si chiamavano rivoluzioni; in questo caso – a mio modo di vedere all’interno di una ragione positiva - la dimensione eretica innestata dal e nel Festival segnala l’emergere di una nuova funzione sociale che possiamo chiamare una “intelligenza collettiva”. Con esiti interessantissimi per quanto riguarda il rapporto tra il potere e la società, tra la gestione dell’esistente e le sue reali possibilità e in ultima analisi tra pubblico e privato

CB

Il Festival Comodamente porta avanti un’idea di paesaggio così come emerge, senza “filtri italiani”, dalla Convenzione Europea di riferimento, che pone “... la comunità al centro della scena”. In altre parole io credo che la Convenzione Europea ci chieda di individuare gli strumenti che attivano nuove comunità e nuove centralità, e che esse realizzano i proprio paesaggi con i mezzi che hanno. I 7 spazi pubblici realizzati a Comodamente vogliono rappresentare il senso di un comunità operosa e non rancorosa (quella di cui parla Aldo Bonomi per capirci) che mette in moto un processo virtuoso sui propri piccoli spazi di rappresentanza, senza vincoli di proprietà (le 7 aree sono in parte pubbliche e in parte private.. ). È possibile vedere questi come semi di un nuovo percorso tra soggetti istituzionali (quelli che tradizionalmente agiscono “per vincoli”), soggetti economici (che tradizionalmente agiscono “per cassa”) e soggetti culturali (che tradizionalmente agiscono “per spirito di..”)?

di grande interesse: smentiscono un luogo comune utilizzato di frequente e cioè che la “salvaguardia” di ciò che è bene comune sia sempre compito di qualcun altro diverso da noi. Di più, che non vi sia sufficiente consapevolezza di che cosa costituisca il bene comune e, ancora, che la tutela del nostro patrimonio sia compito esclusivo delle istituzioni. Non è così, a patto che si riescano a rompere quei confini – anche di natura istituzionale – che si sono consolidati come veri e propri pre-giudizi. Qui sta,

RC Sono convinta che questo sia possibi-

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le: è nei fatti. Occorre anche mettere bene a fuoco il metodo che voi avete seguito sia perché ha dato questi risultati importanti – in altri casi non ci sono stati – sia perché possa essere divulgato e riprodotto altrove. Non ci si deve stancare di ripetere, aggiornare e diffondere le esperienze. Spesso ciò non viene fatto e così la qualità del lavoro si inaridisce e non si moltiplica. Resta un caso eccezionale, ma unico.

RM Il paesaggio non è altro che il modo in cui guardiamo e viviamo il nostro intorno: esiste perché noi lo trasformiamo. Alcuni, sapientemente, hanno detto che è il nostro ritratto, la nostra stessa fisiognomica. È nel paesaggio che si “muovono” e “operano” i soggetti istituzionali, i soggetti economici e i soggetti culturali. Il paesaggio si modifica a seconda di come operano questi soggetti. Il paesaggio allora non è questione estetica o luogo nostalgicamente memoriale, ma questione eminentemente politica. L’intera vicenda di Comodamente segnala profonde trasformazioni in atto nelle stesse relazioni di potere tra questi soggetti. Il paesaggio va visto come il tavolo da gioco su cui opera e si trasformano questi stessi soggetti; esso è questione collettiva e apre a nuove possibilità di pensare ciò che è o può essere pubblico e come possa essere gestito. CB Proseguendo nel ragionamento, io pen-

so che queste esperienze “informali” dovrebbero poter attuare un trasferimento di “buona pratica” anche ai processi formali governati da norme ed Enti. Perché qui si annida una regola di futuro tutta da indagare. Pensate che gli Enti siano pronti per tentare anche questo percorso?

RC Concordo con l’idea di diffondere le “buone pratiche” trovando i modi per coinvolgere gli Enti. È un passaggio difficile perché gli Enti sarebbero pronti, ma non sono disponibili a discutere se non in minima parte. Vi è una implicita rigidità che, spesso, è autoconservazione; raramente l’innovazione viene percepita come una reale opportunità. Per altro verso, va detto che gli uffici di tutela non hanno una “mission” da realizzare, ma una sequenza ordinata di un procedimento... Entrambi i percorsi potrebbero coesistere, ma ciò Raramente succede, e con una grande fatica personale. RM Ha perfettamente ragione la Soprintendente: vi è negli enti una implicita rigidità che spesso è autoconservazione. Va considerato che ciò è implicito nella “ragione burocratica”, è la sua natura normativa e conservativa e il suo essere strumento di 2 – 3


controllo sociale. Ma la ragione burocratica è comunque parte del processo di nazionalizzazione implicito nella modernità ed è l’esito del passaggio da pratiche di potere personale a procedure sistematiche, precise e calcolabili. Ciò produce aspetti positivi che aiutano il formarsi di procedure democratiche come l’etica della imparzialità, ma essendo per propria natura fortemente pervasiva la ragione burocratica può diventare sommamente pericolosa. È strumento fondamentale della democrazia ma contemporaneamente è anche strumento di potere assoluto nei totalitarismi. È quindi pharmacon: nel contempo medicina e veleno. In questo momento in Italia sembra assumere la forma di una resistenza ai processi di trasformazione che emergono dal basso, ma non va per questo demonizzata. È necessario intervenire nelle stesse procedure della burocrazia non invocando l’etica della responsabilità per i funzionari ma modificando le procedure, i modi, le rappresentanze e, in ultima analisi, intervenendo nei meccanismi della stessa ragione burocratica. Una volta di più è questione politica.

CB

Non è mia intenzione “tirare per la giacchetta” la lettera che Lei gentilmente ci ha mandato, ma è certo che segna un grande passo di apertura. Quando l’ho fatta vedere al sindaco di un’altra città (ma con storia analoga) è balzato dalla sedia dicendo che voleva replicare anche lui “Locus Amoenus”. Ecco che torna la questione della buona pratica…

RC

Non è stata la mia lettera, ma il vostro lavoro di eccellente qualità. La vostra esperienza è già pronta per camminare con le sue gambe. Qui ritorna il tema del metodo che bisogna rendere comprensibile e ripetibile. La “buona pratica” diventerà le “buone pratiche” diffuse sul nostro e su altri territori.

RM

Diffondere gli esiti delle buone pratiche significa indicare anche alle istituzioni pubbliche l’urgenza di fare sistema, di non essere chiusi nei localismi e di essere aperti nel valutare altre esperienze per ricavarne “il meglio” per i cittadini; significa anche mettere in concorrenza le pubbliche istituzioni rispetto alle valutazioni che possono essere fatte attorno a cosa sia “il meglio”. Questo può far sì che ognuno sia costretto a riflettere (riflessione che oggi mi sembra drammaticamente assente) su quali siano effettivamente oggi i valori condivisi, ciò che ci fa essere, nel bene e nel male, parte di una comunità o di un sistema sociale.

CB E ancora, il concorso Locus Amoenus ha dimostrato che anche la città storica può rinunciare (certo in condizioni particolari) a procedere “per carte bollate”. È suf-

ficiente creare una cornice di lavoro alta dal punto di vista scientifico e culturale. Del resto il Festival Comodamente non fa che attivare il vero ruolo della cultura come grande “strumento di manipolazione del senso”. Che ne pensate?

RC Una cornice di lavoro di alta qualità è il punto fondamentale. Possiamo intenderci su che cosa significhi questo aspetto. Ad esempio, dal punto di vista normativo, i vostri progetti erano molto rigorosi e rispettosi di luoghi che, oggettivamente, andavano recuperati; erano azioni minimali e significative, prive di qualunque retorica. È molto difficile bocciare progetti così fatti. RM Purtroppo la nostra cultura ha progres-

sivamente ridotto la cultura (mi si passi il paradosso delle due e più culture, che ci costringerebbe a riflette sui “disegni” della storia) a ciò che si consuma, se si può, nel tempo libero e in particolare nel momento in cui si è in vacanza. Ma la cultura non è un “bene” culturale, non è un prodotto che va messo nel mercato, altrimenti non ha senso, ma è la cura (sic!) che mettiamo nel fare le cose che facciamo, nel pensare i pensieri che pensiamo, nel dire le parole che diciamo, e nell’incontrare l’“altro”. D’altra parte la parola stessa deriva da coltivare e allude alla cura che l’agricoltore mette per far si che le piante crescano. La parola latina colere da cui deriva cultura fa nascere anche un’altra parola oggi emarginata, culto, che sostanzialmente significa comportarsi con rispetto. C’è più cultura in un salame fatto con cura passione ed esperienza di quanta ce ne sia in molti trattati di antropologia. E si badi bene, non sono un nostalgico, anzi!

CB Questa esperienza trova ancor più sen-

so nell’alveo della candidatura di “Venezia Nordest Capitale Europea della Cultura 2019”, un’occasione che ci può consentire di aggiornare definitivamente l’idea di paesaggio (ancora oggi legata solo al “bel paesaggio”) e di estenderla oltre la sua componente estetica. Queste forme di concorso agile che si chiudono con il coinvolgimento del mondo imprenditoriale locale e con la realizzazione dell’opera possono essere un fortissimo motore virale di azione a scadenza 2019. Facciamo un patto comune su questo?

RC Penso che sia uno dei veri obiettivi che ci dobbiamo dare. Direi il più importante. E non solo per superare l’idea di “bel paesaggio” - in tal caso avremmo solo delle piccole e piccolissime isole belle – ma per rigenerare i luoghi in cui abitiamo e che oggi sono deturpati dai modi in cui abbiamo raggiunto il nostro benessere. È fondamentale che il mondo imprenditoriale comprenda che non ci serve solo la produzione astratta dal contesto, ma che il “nostro prodotto” è più complesso, unisce

qualità e quantità per diventare specificità e peculiarità; in quanto tale è strettamente legato al nostro territorio. Anche l’innovazione si fonda sulle molteplici relazioni che si alimentano dai luoghi. Penso che Venezia rappresenti proprio questo: è stata capitale in passato e lo è ancora oggi, ma potrebbe esserlo ancora più significativamente in futuro.

RM Sulla questione di “Venezia Nordest Capitale Europea della Cultura 2019” ci sarebbe da dire moltissimo, mi preme in questa occasione segnalare due questioni. La prima è di natura storiografica: finalmente si può sfatare una mitologa, quella di Venezia come conflittuale o estranea culturalmente al proprio territorio. Sarebbe più giusto dire ai propri territori, visto che era una Repubblica non territoriale. Si chiamava, per altro, Dominante non certo per l’atteggiamento che aveva rispetto al proprio entroterra. Questa mitologia, soprattutto nel Novecento, ha determinato non pochi equivoci “politici”. La seconda è di natura politica: finalmente si incomincia nel Nordest a provare strategie per fare sistema partendo proprio dai territori, cioè dai paesaggi nelle loro diverse componenti e nei diversi caratteri. La capitale europea della cultura può essere appunto così, nella trasformazione in atto dei rapporti tra insediamenti e territorio, un paesaggio fatto di molti paesaggi. Quindi una vera e nuova città europea. CB Appunto ciò che va in scena al festival Comodamente ogni anno. E chissà che tutto questo presto diventi realtà quotidiana. —

Claudio Bertorelli

Direttore Artistico Festival Comodamente e Presidente Centro Studi Usine

Renata Codello

Soprintendente per Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna

Roberto Masiero

Docente Università IUAV Venezia


Locus Amoenus PROMOSSO DA Centro Studi Usine Città di Vittorio Veneto Fondazione Francesco Fabbri NELL’AMBITO DI Venezia Nordest 2019 - candidata capitale europea della cultura Visitando Vittorio Veneto A CURA DI Linealatente GIURIA Franco Zagari (Presidente), Università Mediterranea Reggio Calabria Aldo Cibic, Cibic Workshop Mario Lupano, Università IUAV Venezia Carlo Magnani, Università IUAV Venezia Roberto Masiero, Fondazione Francesco Fabbri e Università IUAV Venezia Marco Navarra, Università Catania Juan Manuel Palerm, Università ULPGC ETSA Las Palmas de Gran Canaria e Università di Trento LUOGHI 1_Il lavatoio 2_Le terrazze 3_L’angolo 4_La stalla 5_I gradoni 6_La soglia 7_L’approdo VINCITORI 1_Giancarlo Uliana 2_Caterina Micucci, Anna Merci, Giorgio Cucut 3_Dumitru Alexandru Musteata, Sara D’Abate, Francesca Di Benedetto, Adriano Tasso 4_Brando Posocco 5_Fabio Cappello, Marina Scafaro 6_Sara Gangemi, Maria Chiara Piraccini 7_Matteo Aimini, Matteo Roveda, Sara Maria Fontana, Edoardo Ticozzi, Nicola Nubile PARTNER Codex, Edilcasa, Edilcolor, Itlas, Lorenzon Costruzioni, Neonlauro, Roberti, Rugiano Martinuzzo

Il giardino della Loggia dei Grani è un luogo magico. Racchiude l’essenza del paesaggio nella città di Vittorio Veneto. Il suo ampio sguardo abbraccia l’intero territorio circostante. Un punto panoramico per eccellenza, un sito di una serenità spaventosa... Ma allora come è possibile che un luogo del genere, rimanga per 362 giorni l’anno completamente occultato agli occhi delle persone? Recentemente restaurato insieme alle mura antiche della città, ha un impianto di illuminazione già usurato senza mai essere stato utilizzato. Per entrarvi non esistono le chiavi e se ci sono è molto difficile recuperarle. Perché un luogo che spetta di diritto alla cittadinanza deve subire un destino così atroce? Quali sono le dinamiche che spingono verso l’abbandono e l’oblio? Comodamente ci ha permesso di sperimentare due approcci: Il primo sul breve periodo, realizzando un giardino temporaneo di graminacee, peraltro in parte già presenti in situ. il secondo invece, tenuto segreto fino a questo momento, è stato una densa semina di determinate specie infestanti e floreali molto robuste con lo specifico intento di offrire la possibilità alle piante, almeno loro, di riappropiarsi in una maniera del tutto inaspettata di questo sito dimenticato. Ciò che rimarrà dopo il nostro passaggio sarà un manto di ghiaia color dolomite ed un imprecisato mix di volumi vegetali, cangianti con le stagioni.

Matteo Aimini

L’economia si è bloccata, e la cementificazione pure, in un periodo come questo in cui tutti si sta cercando di capire come riorganizzarsi, in che direzione muoversi, in un contesto quindi di forte cambiamento sociale, economico, culturale e quindi comportamentale, il paesaggio che più di un decennio fa fu sfrattato, è nuovamente sulla via di casa, desideroso di riprendersi il posto che gli fu negato, offrendo nuovi germogli e nuove speraze future.

Brando Posocco

A 1164 km da Parigi, 1474 km da Londra1, è a Vittorio Veneto che le distanze si azzerano attraverso la realizzazione di un concorso in occasione del Festival “Comodamente”. Lavorare in una città densa di storia e di identità, riuscire a definire attraverso la progettazione di un giardino sperimentale, con materiali di riciclo, un nuovo spazio della contemporaneità, è stata senza dubbio un’esperienza unica, un concentrato di emozioni e di scoperte che hanno formato un bagaglio prezioso da portare sempre con sé. Un vero e proprio cantiere a cielo aper-

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to, che nel suo carattere di temporaneità, ha restituito alla città nuovo luogo e attraverso la sua sovrascrittura ne ha cambiato la percezione e l’uso, stimolando la comunità a partecipare a nuove pratiche sperimentali, riappropriandosi di una parte di città. Il jardin à porter, oggi, continua il suo viaggio nella memoria e nelle immagini. 1. provenienza di due componenti del team di progetto Jardin à porter

Caterina Micucci

• Il concorso ha dato la possibilità di riflettere sulla natura degli spazi della città e delle gerarchie tra le sue parti e di proporre, con l’occasione del Festival, una trasformazione degli spazi collettivi in luoghi “abitabili come un interno”. • I giorni del Workshop e successivi sono stati di confronto, verifica, dubbio, approfondimento dello spazio specifico di intervento (dall’idea al progetto). • L’opportunità della “costruzione” (un plastico 1:1) è stata un’occasione, purtroppo poco usuale, di verifica della forma fisica dello spazio e delle possibilità d’uso dell’ambiente trasformato.

Giancarlo Uliana

Per noi, quattro giovani studenti di architettura, il festival è stata la nostra prima esperienza lavorativa. Abbiamo accompagnato le nostre idee dalla fase progettuale alla realizzazione in prima persona, cercando di far emergere la nostra volontà di ricucire, anche se temporaneamente, questo piccolo tassello di città. Infatti, siamo convinti che la riqualificazione e la riconnessione di questi spazi sia fondamentale soprattutto in piccole realtà come Vittorio Veneto.

Dumitru Alexandru Musteata

Se il paesaggio è la trasposizione delle aspettative e dei desideri della società che li produce, il fenomeno forse più affascinate di questa esperienza è stata la collaborazione del tutto inaspettata e imprevista tra abitanti e progettisti, attraverso un percorso di scoperta e di lenta trasformazione condivisa. Questi giardini rappresentano una sorta di speranza, una volontà di cura dei propri luoghi, e quindi dei propri paesaggi di vita quotidiana.

Sara Gangemi

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Centrale Enel di Nove 2010 All’alba dell’idrogeno? con: Nicola Conenna - Stefano Moriggi Gianluca Nicoletti - Sauro Pasini Energia leggera con eco uno spettacolo di Federica Lotti Suonare Il Gesto Uno spettacolo a cura del SaMPL di Padova 2011 Nove. Passi in centrale? visite guidate Coltivare una comunità. Quale Italia dopo 150 anni? incontro con: Aldo Bonomi - Juan Palerm Salazar - Aldo Cibic - Roberto Masiero - Riccardo Szumski Remembering Miles un concerto di Veneto Jazz 2012 Serata futurista uno spettacolo di Massimiliano Finazzer Flory

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L’impianto originario di Nove, detto Nove 14, entra in esercizio nel 1914 con due gruppi da 3 MW ciascuno e con lo scoppio del primo conflitto mondiale diviene immediatamente il motivo principale dell’interesse strategico della valle. Negli anni del dopoguerra la grande quantità di energia necessaria a sostenere la crescita industriale del Paese porta ad un ulteriore sviluppo della produzione di energia idroelettrica: la centrale viene così completamente smantellata e ricostruita: il nuovo impianto entra in esercizio nel 1925 (da cui il nome di Nove 25) con tre gruppi di potenza efficiente complessiva di 45 MW. La centrale è tuttora efficiente e ricopre un’importante ruolo di riserva per la continuità dell’asta idraulica. A seguito della nazionalizzazione della produzione energetica l’impianto di Nove è interessato da un ulteriore ammodernamento: alla fine degli anni ’60 viene infatti realizzato un nuovo impianto in caverna, dotato di un gruppo della potenza di 65 MW, che comincia la sua attività nel 1971. Delle due centrali, Nove 25 è senza dubbio quelle più interessante da un punto di vista architettonico e della storia industriale. Re-

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alizzata dalla SADE su progetto di Vincenzo Ferniani si sviluppa in due corpi di fabbrica: la sala macchine, caratterizzata da un prospetto eclettico scandito da lesene e finestre ad arco, e l‘ex edificio dei trasformatori che si distingue per i chiari riferimenti liberty. All’interno di quest’ultimo edificio un sapiente lavoro architettonico ha portato alla creazione di un’ampia e moderna area destinata agli uffici direzionali. Nella sala macchine sono conservati anche i decori originali, ispirati alla “luce elettrica” e alla “forza dell’acqua”, le originali lampade a mensola e, di notevole interesse artistico, la vetrata della vecchia sala quadri con i vetri di Galileo Chini che, attraverso la famosa Fornace di San Lorenzo di Borgo San Lorenzo (Firenze), rappresenta uno dei maggiori protagonisti del liberty italiano. Proprio questo contesto carico di storia e di storie è stato negli ultimi tre anni il palcoscenico di alcuni degli eventi più importanti di Comodamente, un’uscita dalla città per far ri-conoscere il valore contemporaneo di un luogo così affascinante.

Paolo Ballini

Relazioni esterne territoriali Enel S.p.A.

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Spazio Italcementi - Non esistono delitti perfetti - Soffro di vertigini, era proprio necessario questo viaggio. - La tengo io architetto non abbia paura. Guardi, da qui si vedono bene le due anime di Vittorio Veneto, quella che a sud abbraccia la pianura è Ceneda, quella che serra la Val Lapisina a nord è Serravalle. L’ingegner Enrico Forlanini, colletto aperto e cravatta scozzese, teneva sottobraccio l’architetto Santos Dumont con la faccia seminascosta nel paletot nero. Affacciati ad una delle finestre della gondola in alluminio si tenevano i Panama incollati alla testa; Forlanini con la sinistra, Dumont con la destra. Il dirigibile era a circa trecento metri d’altezza, le valvole non segnalavano perdite di pressione, le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere, era una bella giornata di settembre del 1911.

Una storia di Pietra e Acqua, Memoria e Materia, Storie di Cemento, Fabbricatori d’idee, Non esistono delitti perfetti. Poi è Claudio che racconta del collegamento con il Vajont che sembra lontano, che sembra un’altra storia e invece no. Tra Vittorio e Longarone una linea d’acqua: le centrali idroelettriche di Nove e Fadalto con le lampade in ferro battuto e vetro di Murano, quelle piccole di San Floriano e Castelletto, poi salendo dopo il lago di Santa Croce quella maledetta diga che divorò 2000 persone. Nell’Italcementi di Serravalle l’acqua impetuosa del Meschio serviva a far girare le macine che polverizzavano la pietra cotta nei forni, vengono in mente i granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (Lucrezio citato da Calvino nelle Lezioni Americane).

- Sorvoliamo la zona di Sant’Andrea, vede quello è uno dei piloni della teleferica dell’Italcementi che collega lo stabilimento con la cava del monte Pizzoc.

Il dirigibile ora è proprio sopra Piazza della Fontana a Serravalle, crocchi di uomini e donne guardano all’insù con meraviglia.

Con Nico ci troviamo sul luogo del delitto, in piazza della Fontana a due passi dallo Spazio Italcementi, uno dei luoghi di Comodamente: ha ospitato feste di apertura e chiusura e incontri con fabbricatori d’idee. Il delitto su cui s’indaga è un delitto mnemonico: ricordi orali zero. Ma non esistono delitti perfetti, anche ciò che sembra non aver più traccia ha traccia. Al bar Fontana buio sull’Italcementi, quella che cavalca il Meschio stretta tra il monte Malcanton e la statale Cinquantuno, quella riaperta per ospitare i fabbricatori d’idee, è stata chiusa fra le due guerre, stop. Certo non dev’essere stato facile lavorare in quel posto pieno di polvere, fumo e acqua nell’aria. Prendete un caffè? Nel 1858 la Società delle Strade Ferrate Lombardo Venete, constatata l’abbondanza di calce delle nostre colline e la possibilità di un’agevole estrazione, vi impiantò uno stabilimento in via delle Fornaci poi ceduto a un veneziano di origine francese ing. Ottavio Croze. Ciò diede avvio ad un’attività sempre più importante sul piano industriale mentre prima, nella Val Lapisina (lapis in greco vuol dire pietra) e nel resto del circondario, erano operanti solo modeste calchere di calce grassa.

- Qui mi reincarno io ingegnere se lei non mi fa scendere. Le nostre ombre si proiettano sui cancelli grigioarancioni dell’Italcementi in via delle Fornaci: al numero trenta la telecamera è spenta, il campanello suona a vuoto. Tutto questo cemento che altro diventerà? Nota: per la parte storica sono state liberamente macinate e cementate le informazioni raccolte in Vittorio Veneto tra Ottocento e Novecento di Mario Ulliana, edizioni Canova, e in Il patrimonio industriale tra passato e futuro – un’esperienza didattica a Vittorio Veneto, a cura di Daniela Mazzotta, edizioni Il Poligrafo.

Mario Anton Orefice

Giornalista Twitter: @AntonOrefice

Lo stabilimento di Serravalle fu aperto nel 1878 dai soci Gianbattista Bonaldi e Domenico Balliana. Nell’83 l’Italcementi, chiamata allora Società Bergamasca dei Cementi e della Calce Idraulica, fondata da Giuseppe Piccinelli, lo rilevò insieme a quello di via Fornaci. Iniziarono radicali opere di ristrutturazione che aprirono la strada alla sperimentazione di nuovi materiali sui nuovi edifici, analogamente a quanto avvenuto negli stabilimenti lombardi della società. Alla fine del secolo a Vittorio Veneto l’azienda produceva 100.000 quintali di cemento e 30.000 di calce idraulica, dando lavoro a più di 230 operai. - Architetto, su faccia uno sforzo, non sa cosa si perde, guardi le tettoie, sette volte sottili in calcestruzzo cementizio armato a botte ad arco ribassato estradossale con tiranti in ferro, poggianti su murature miste di pietra e mattoni a loro volta costituite da pilastri collegati da archi. Certo che il Pesenti è proprio geniale, e non dimentichiamo gli amici Isamberto Brunnel e il suo serbatoio in calcestruzzo cinghiato in ferri piatti, e Joseph Louis Lambot e la sua barca. - Ricordiamoli pure ingegnere, ma vediamo di scendere presto da qua.

Ci hanno detto che all’Italcementi di via delle Fornaci qualche volta è aperto, forse possono darci delle informazioni. C’incamminiamo lungo il Meschio, c’è anche Claudio che ha portato un libro, Il patrimonio industriale tra passato e futuro. Ragioniamo intorno a un possibile titolo:

- Non si agiti, mantenga il controllo architetto, respiri profondo, non le dà un senso d’eternità pensare che nulla muore per davvero, il cemento che qui partiva seppellito nei sacchi ora vive in giro per il mondo, chiese, moschee, strade, palazzi, architetto tutto si reincarna, si cementa in qualcosa d’altro, nulla muore.

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Piazza Fontana 2011 Aprite la luce mostra a cura di Daniele Capra installazione di Carlo Bernardini 2012 Le orecchie della Pimpa mostra a cura di Daniele Capra opere di Francesco Tullio Altan Evento musicale Formellana Evento musicale Min‘yõ Spettacolo con Suntem Sabotaj

Piazza Fontana non è una piazza. È una strada, una Y rovesciata con le braccia a sud ed il tronco che porta a nord. È un punto di passaggio tra la pianura e la montagna, eppure un luogo chiuso, stretto dalla continua colonna di auto che qui passano e si stringono, come i bordi della strada. Ecco perché Piazza Fontana ha bisogno di essere aperta allo sguardo, come hanno fatto le lame di luce di Carlo Bernardini, installate nel Palazzo dell’Anas per l’edizione 2011. In quel luogo vecchio e grigio è stato realizzato un diamante mozzafiato in fibra ottica, che si vedeva da prima dal tramonto fino all’alba. I passanti si fermavano a guardare, col naso all’insù, una meraviglia che veniva voglia di toccare. Piazza Fontana è diventata poi nel 2012 anche sede di un inedito giardino urbano con i neon, esattamente di fronte allo Spazio Morbillo dove scodinzolavano le immagini della Pimpa. A sorridere, tra la strada, i sassolini ed il marciapiede impervio, non erano solo i bambini.

Daniele Capra

Curatore indipendente

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Palazzo Todesco - Archivicollettivi LABORATORI 2012 Che fine ha fatto la politica? laboratorio giornalistico con Scuola di Giornalismo “Dino Buzzati” e con il patrocinio dell’ Ordine dei Giornalisti del Veneto Opificio di Metafisica: ovvero come si pensa ciò che (si) è laboratorio filosofico Archivicollettivi laboratorio digitale con ALTITUDO Venezia Nordest 2019. Per una Capitale da raccontare laboratorio semiotico con AISS – Associazione Italiana di Studi Semiotici e con Heads Collective Europa bene comune laboratorio politico con Fondazione Francesco Fabbri

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Le tre giornate di laboratori di Archivicollettivi si sono svolte in centro a Palazzo Todesco, in una perfetta sintonia tra tecnologia, luoghi e tempo. Il laboratorio curato da Altitudo nella sesta edizione del festival ha sviluppato Archivicollettivi, un’iniziativa lanciata per creare una piattaforma web in grado di recepire e riordinare i contenuti creati nei social network (in questo caso Twitter, Instagram, Flicker, Youtube) in relazione ad uno specifico evento. Comodamente è stato il banco di prova ideale di quest’idea innovativa. Attraverso il progetto speciale “Andate a taggare” il pubblico ha raccontato il festival documentando tutto ciò che ha visto, sentito e annusato in città. Tali contributi, raccolti e strutturati da Archiviollettivi, sono stati gli stimoli che hanno dato vita alla memoria collettiva di Comodamente. I ragazzi del team che hanno partecipato al laboratorio, arroccati nelle stanze più alte di Palazzo Todesco, hanno raccolto la sfida adattandosi al ritmo con il quale le informazioni provenivano dal “basso”, cercando di creare modelli di integrazione con altri mondi e idee di business. I lavori di Archivicollettivi, la partecipazio-

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ne attiva, le sinergie createsi e il prezioso feedback del pubblico hanno prodotto risultati tali da autorizzarci a pensare che sempre più eventi, in futuro, potranno lasciare una traccia nel tempo. La memoria del Festival quindi è lunga, e la meraviglia non è svanita: tutti i contribuiti sono consultabili e navigabili attraverso il portale www.archivicollettivi.it, dove si può rivedere e rivivere ancora l’atmosfera del Comodamente, con gli occhi di chi il festival lo vissuto in prima persona.

Archivicollettivi Altitudo

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See You At Coney Island See you at Coney Island è il titolo della campagna fotografica realizzata nella sesta edizione sul tema della meraviglia dal fotografo americano Reed Young. Le campagne fotografiche di Comodamente 2007 Comodamente foto di Nicola Giuliato 2008 Conflitti foto di Nicola Giuliato 2009 Falsa Testimonianza foto di Claudio Bettio 2010 Come se la leggerezza foto di Francesco Nonino 2011 Giuriamoci eterna infedeltà foto di Fratelli Calgaro

In dieci foto l’immaginario di un luogo, come Coney Island, che è molto di più del parco divertimenti fuori New York, ma è un pezzo della Grande Mela che ci appartiene. Un posto in cui la gente va per incontrarsi, per distrarsi, per prendere un po’ d’aria pulita dall’oceano. Reed Young, che ha realizzato gli scatti della campagna fotografica di Comodamente 2012 su quella spiaggia, ha mostrato un’umanità sfaccettata che è contemporanea ed antica allo stesso tempo, che si rappresenta con l’eccentrica foggia dei propri abiti e con la propria fisionomia che racconta provenienze ed età molto differenti. In bilico tra serio e faceto, tra realismo e caricatura, le immagini di Young sono un attento e pungente spaccato della società americana, la società che più di tutte sa costruire miti, sogni e rinnovamento. Anche noi che siamo a oltre dieci ore di aereo la sentiamo quell’energia che ci fa battere il piede.

Daniele Capra

Curatore indipendente

2012 See you at Coney Island foto di Reed Young

Comodamente Paesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia 7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

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La sesta edizione in numeri

109.904 contatti effettuati

Eventi 07/09/12 Apertura laboratori Che fine ha fatto la politica? Visita AI SETTE Giardini Locus Amoenus Apertura mostre Europa bene comune: Europa, filosofia, economia La notizia al tempo dello spread. Sulle ali del jazz. Il destino incompiuto dell’Europa: speranze

65 paesi diversi sul sito nei giorni del Festival

Volontari

Chi siamo Promosso da Comune di Vittorio Veneto, Fondazione Francesco Fabbri Ideazione e organizzazione Centro Studi USINE Direzione artistica Claudio Bertorelli Coordinamento generale Nico Covre Segreteria Organizzativa Elena Rossi, Ginevra Lamberti Gestione mostre

Monica Adami, Federica Altoè, Ketty Altoè, Sara Ballarin, Roberto Barbagallo, Eugenio Barisan, Angela Bernardi, Claudia Bernardi, Eleonora Bonino, Maurizio Bordonaro, Anna Maria Bortolomiol, Sonia Bortolotto, Petru Bortoluzzi, Lucio Breda, Luca Brescacin, Sabrina Bressan,

Chiara Caberlin, Elena Caberlin, Diana Cadel, Adriano Botteon, Marta Carnielli, Alfio Casagrande, Christian Cassanella, Marco Celebrin, Alberto Col, Daniele Collodel, Nicolò Crosato, Pierluigi Da Ros, Martina Dal Col, Loris Dal Pos, Anita Dal Vecchio, Giulia Dal Vecchio, Alice D’Arsiè, Alberto De Bin, Claudio De Buosi, Stefania

De Marco, Roberta De Mario, Alberto De Nardi, Pierina De Pin, Marisa Della Colletta, Silvia Della Colletta, Marta Della Giustina, Barbara Esposito, Luca Facchin, Marco Felet, Bruno Fiorot, Cristina Fornasier, Paola Foscan, Alessandra Frassetto, Adriana Gelsomino, Enzo Gottardi,

Daniele Capra Campagna Fotografica Reed Young Redazione testi Ginevra Lamberti Progetto grafico e web design Morris e Sara Illustrazioni Cristina Reolon Sviluppo app festival Francesco Scattolin Responsabile luoghi Vincenzo Sacchet Coordinamento concorso “Locus Amoenus”

e allestimenti Linealatente Responsabile logistica Marco Della Giustina Coordinamento “Petali sulla città” Susanna Tomaselli Coordinamento volontari Elena Rossi Consiglieri 2.0 Daniele Capra, Pippo Civati, Giovanni Damiani, Sandro De Nardi, Renzo Di Renzo, Massimo Donà, Marzio Favero, Sergio Frigo,

Maria Luisa Frisa, Khaled Fuad Allam, Furio Honsell, Mario Lupano, Valeria Manieri, Roberto Masiero, Elio Matassi, Isabella Pezzini, Edoardo Pittalis, Carlo Sala, Cristiano Seganfreddo, Gian Maria Sforza Fogliani, Luca Taddio, Eleonora Voltolina, Franco Zagari, Roberto Zancan, Filiberto Zovico.

22 petali, ovvero le iniziative promosse direttamente dalla città e dagli esercizi commerciali

7 giardini contemporanei realizzati nel centro storico di Serravalle

Comodamente Paesaggi Parole Festival

08/09/12 Che fine ha fatto la politica?: La politica degli urlatori Avere vent’anni a Tunisi e a il Cairo Senza politica E se la natura fosse tutto? È meraviglioso

avere un futuro Szöke Quintet & David Boato Europa bene comune: Europa, democrazia, diritti. Start up, an exciting journey. Focus sulle start up Sette paesaggi fai da te Perché il reale ci sorprende Dove tutto ebbe inizio Archivi collettivi presentazione pubblica Domus time #Green design

35.000 presenze nelle aree del Festival

150 relatori da tutta Italia che si sono confrontati sul tema della meraviglia

100 volontari che hanno partecipato con entusiasmo alla realizzazione dell’evento

e inquietudini di un cittadino Formellana. La verità? Il dono d’altri Italiani sul podio Serata Futurista Stargate Festa di Apertura

Tanja Jacimovic, Antonio Liessi, Gaia Marchetto, Crystal Maso, Mara Mazzaro, Caterina Mognol, Mimì, Enrico Olto, Angela Padoin, Laura Pancotto, Ivan Pasqualin, Laura Perri, Mirco Piccoli, Floriana Piscitelli, Fabio Posocco, Enrico Rivasi, Matteo Rizzo, Matteo Rizzo, Chiara Sacchet, Francesco Scattolin, Bruno Soldan,

Bruno Tittonel, Susanna Tomaselli, Gabriele Tonon, Nadia Tormena, Davide Vallese, Giancarlo Villanova, Cecilia Zanchetta, Tiziano Zanchetta.

90 eventi che hanno animato i luoghi della città

20 eventi di spettacolo/ musica/ performance

5 laboratori hanno sviluppato progetti e attività sotto gli occhi di tutti

VI edizione Meraviglia 7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

4 salotti urbani creati nel centro storico di Serravalle

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09/09/12 Che fine ha fatto la politica? Qui Bruxelles, decido tutto io Il porno espanso Il principio di Amleto Chitarre inaudite La lingua è un virus meraviglioso Partner Promosso da Comune di Vittorio Veneto, Fondazione Francesco Fabbri Con il patrocinio di MIBAC Ministero per i beni e le attività culturali, Venezia Nordest 2019 Candidata Capitale Europea della Cultura, Confcommercio Imprese per l’Italia - Unascom Treviso Partner istituzionali Provincia Treviso,

Contro il manierismo: melodie astratte e melodie concrete. Domus time #stop making sense È dell’artista il fin la meraviglia? Europa bene comune: Europa L’ambiente in Europa L’abisso dei soldi Europa bene comune. Homo oeconomicus europeo: fra virtuale e reale Le guerre spiegate ai ragazzi

Mariko Masuda Sognando l’Europa Dacci oggi il nostro orrore quotidiano Venezia Nordest 2019. Un futuro da Capitale? La Sua voce è nella meraviglia Premiazione e asta pubblica concorso Depop Im’ apart Brown and the leaveas D’ormeraviglia Festa di chiusura Laboratori

Che fine ha fatto la politica? Opificio di Metafisica: ovvero come si pensa ciò che (si) è Archivicollettivi Venezia Nordest 2019. Per una Capitale da raccontare Europa bene comune

Le orecchie della Pimpa

Mostre Reed Young See you at Coney Island Nico Vascellari – Codalunga 11/12

Progetti Speciali Al Festival si può Andate a taggare Apperò – La app ufficiale del Festival ChicPicnic Ci metto la firma! Canedicoda per la meraviglia Cooking Material Depop Fuoriluogo. Qui dove nessuno mai Goodmorning Vittorio Veneto La meraviglia sei tu! Funkyphoto

Regione Veneto Inserito in Innovetion Valley, Reteventi Cultura Veneto 2012, Festival of Festivals, Visitando Vittorio Veneto Con il sostegno di Altevie, Ascom Vittorio Veneto, Ascotrade, Associazione Città del Benestare, Enel, Istituto Regionale Ville Venete, PromoTreviso, Savno, Serravalle Viva

Partner allestimenti Casa per casa, Colori ficio Arreghini, Diwar, Edilcasa, Fusina, Impresa Piccin, Marant Srl Partner attività Libreria “Il viale”, Prealpi Soccorso Partner culturali Domus, Fuoribiennale, Marsilio Editori, Mimesis Edizioni, NordestEuropa Editore Partner laboratori Altitudo, AISS - Associazione

Italiana Studi Semiotici, Heads Collective, Ordine dei giornalisti del Veneto, Scuola di giornalismo “Dino Buzzati” Partner progetti speciali Altitudo, Altevie, Associazione Altamarca, Balilla Enterprises, Canedicoda, Comitato Clio, Cooperativa Insieme si può, IPSSAR Beltrame Vittorio Veneto, Movendo, Osservatorio

Sperimentale per il Paesaggio delle Colline dell’Altamarca Trevigiana, Treviso Comic Book Festival, Ulss 7, Violapersempre Partner luoghi ANAS, Codalunga, Consulta delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Famiglia Bulgarelli, Famiglia Casagrande, Famiglia De Faveri, Italcementi group, Lanificio Bottoli, Pianca SpA

Whiteroom Locus Amoenus Oltre la vetrina Nascondimento Sindaco, Lei mi meraviglia! Un buco nell’acqua Vetrine a fumetti Violapersempre – Le stanze di Zelda Visto da dentro

Partner materiali Altevie, Bar Lux, Bianca e Volta, Diber, Firma Group, Perinot Giunco, Volksbank Partner mobilità Biocycle, Boldrin, Carraro Partner Locus Amoenus Codex, Edilcasa, Edilcolor, Itlas, Lorenzon Costruzioni, La Cartongesso, Neon Lauro, Roberti, Vivai Piante Rugiano Martinuzzo Press partner

Design: Paolo Palma Heads collective

Min ‘yõ La pausa del calcio La sovranità Suntem Sabotaj Peggio Punx + Abolition Point Magia delle ombre Deja vu

Vive tv, Viviradio Partner ospitalità Alice Relais nelle Vigne, Dolada, Hotel Calvi, Hotel Terme, Marco Polo Resort Wine Partner Bellenda, Le Vigne di Alice Partner accoglienza Bar Caffè Commercio, Bar Vecchio Forno, Bar Ventennale, Galivm, Gelaterita, Leon d’Oro, Osteria La Giraffa, Pepe Nero, Pizzeria 128,

Trattoria La Cerva, Vetrina Sapaio Partner Petali sulla città Arco di stella, Associazione Serravalle Viva, Bar Cavour, Bombaso, Bar Ventennale, Bianca e volta, Galivm, Gelaterita, Gioielleria Inn’oro jewels, La Cioccolateria di Serravalle, Leon D’oro, Osteria Alla Giraffa, Occhialeria da Laura, Pizzeria 128, Sentieri,

Spazio MAVV, Spazio Sartè, Vecchia Serravalle, Via Calcada 91/2, Via Calcada 200

Menicucci, Alberto Mingardi, Giustino Moro, Bruna Mozzi, Aldo Nove, Adrian Paci, Roberto Papetti, Luigi Perissinotto, Giacomo Petrarca, Gianpaolo Pezzato, Edoardo Pittalis, Walter Poloni, Guido Portoghese, Antonio Ramenghi, Enrico Rava, Paolo Ricci, Lorenzo Robustelli, Sergio Rosato,

Simonetta Rubinato, Giancarlo Scottà, Debora Serracchiani, Fabio Sforza, Gianmaria Sforza, Michele Spanghero, Teresa Lapi Solodom, Luca Taddio, Andrea Tagliapietra, Alessandro Tessari, Flavio Tosi, Maria Grazia Turri, Vitaliano Trevisan, Corrado Tumaini, Eleonora Vallin,

130 partner hanno contribuito concretamente alla messa in opera della manifestazione

40 letti hanno trasformato Piazza Flaminio in una camera a cielo aperto sabato notte

Ospiti Luca Antonini, Francesco Arecco, Marco Assennato, Haim Baharier, Marcello Barison, Luigi Boccanegra, Francesco Boccolardi, Aldo Bonomi, Giorgio Brunetti, Antonella Caldart, Antonio Cancian, Damiano Cantone, Toni Capuozzo, Orazio Carrubba, Maurizio Castro, Luciano Cecchinel, Maurizio Cecconi,

Luisa Cigagna, Arrigo Cipriani, Piero Coda, Arnaldo Colasanti, Gianantonio Da Re, Pierre Dalla Vigna, Luca De Biase, Cesare De Michelis, Vincenza Del Marco, Annibale D'Elia, Lorenzo Dellai, Alessandro Di Chiara, Massimo Donà, Leonardo Ebner, Chiara Fardin, Franco Farinelli, Marzio Favero, Luoghi Burella Casa Piazzoni Centrale di Nove Chiesa di San Giuseppe La Stalla I Gradoni Il Lavatoio L’Angolo L’Approdo La Soglia Le Terrazze Terrazze Loggia dei Grani Spazio Morbillo Piazza Fontana Palazzo Ex-Carceri Palazzo Todesco

Federico Favero, Benoit Felici, Maurizio Ferraris, Massimiliano Finazzer Flory, Giuliana Fontanella, Khaled Fouad Allam, Giovanni Frangi, Fabio Gava, Enrico Ghezzi, Marcello Ghilardi, Antonio Gnoli, Fabrizio Goria, Davide Grossi, Ilaria Guidantoni, Furio Honsell, Laurence Humier, Enzo Iacopino, Francesco Jori,

19 progetti speciali creati appositamente per il festival

3 esposizioni d’arte, video e fotografia, insediate in luoghi inediti

Giovanni Leghissa, Francesca Lombardo, Anna Longo, Elena Lorenzetto, Mario Lupano, Giovanna Maina, Massimo Malvestio, Daniele Marini, Gianfranco Marrone, Roberto Masiero, Armando Masci, Giuseppe Maso, Mariko Masuda, Elio Matassi, Massimo Mattioli, Angelo Mellone, Maurizio Parco Papadopoli Piazza Flaminio Piazza Fontana Piazza Minucci Spazio Bottoli Spazio Codalunga Spazio Italcementi Teatro Lorenzo Da Ponte Le Stanze di Zelda Bar Trattoria Vecchia Serravalle Spazio MAVV Arco di Stella Pizzeria 128 Ristorante Pepe Nero Osteria La Giraffa Museo Del Cenedese Gelaterita

Sentieri Bar Ventennale La Cioccolateria di Serravalle Ottica da Laura Sartè Officina Creativa Inn’oro Jewels Museo Dell’Arte Bambina Trattoria Leon D’Oro Galivm Casa altrui Bombaso Bar Cavour

1 app ufficiale del festival lanciata per la prima volta

Nico Vascellari, Jacopo Vigna, Elisa Virgili, Vincenzo Vitiello, Eleonora Voltolina, Gaia Zadra, Franco Zagari, Floriano Zambon, Roberto Zancan, Sebastiano Zanolli, Federico Zecca.


Spazio Bottoli MOSTRE NELLO SPAZIO BOTTOLI 2009 Estensioni Astratte a cura di Daniele Capra opere di Denis Venturelli 2010 Filing Fashion. 15 progetti, 15 ritratti mostra a cura di Gabriele Monti un progetto di Corso di Design della Moda – Iuav Venezia foto di Francesco De Luca 2011 Giuriamoci eterna infedeltà mostra prodotta da Festival Comodamente a cura di Daniele Capra foto di Fratelli Calgaro 2012 See you at Coney Island mostra prodotta da Festival Comodamente a cura di Daniele Capra foto di Reed Young

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Era buia e triste; memore dei passati sfarzi e di una bellezza che gli anni avevano solo appannato, si sentiva trascurata ed abbandonata. Persino i vasi fioriti sui balconi del palazzetto al numero 26 avevano traslocato. Tale era la splendida Piazza Flaminio, perla nello scrigno di Serravalle. Anche noi del lanificio Bottoli, pur orgogliosi dei nostri 150 anni di storia laniera e dell’essere energicamente sopravvissuti alla decimazione del Settore, a volte ci sentivamo dimenticati; quasi che nel pensiero collettivo la tradizione laniera vittoriese facesse parte solo del passato. Da qui l’idea di accendere una vetrina del Lanificio Bottoli sulla prestigiosa Piazza Flaminio; un raggio di luce che accomuna l’epopea della Serenissima e la pugnace era Medievale ad una storia imprenditoriale che dal 1861 contribuisce all’economia di Vittorio Veneto. Una vetrina che ravviva le memorie di imprenditori e migliaia di qualificate maestranze che dal 1850 in poi hanno dato vita alla prestigiosa produzione tessile laniera vittoriose; un’esperienza che alla Bottoli ci sforziamo mantenere viva con un marchio di prestigio internazionale ed i 400.000 metri

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di tessuto all’anno che esportiamo in tutti i Paesi del mondo. Nella nostra vetrina, o showroom come direbbero gli addetti ai lavori, che per alcune settimane ogni anno diventa lo Spazio Bottoli, abbiamo accolto con entusiasmo le idee espositive di Comodamente; sono giovani e entusiasti (come noi quando non guardiamo la carta d’identità) che con tenacia sono riusciti a scuotere dal torpore la nostra cittadina, materializzando la cultura e legando il passato al presente e proiettandoli nel futuro. Affinché ci sia futuro!

Roberto Bottoli

Titolare Lanificio Bottoli

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Piazza Flaminio - Dejà vu Piazza Flaminio ha ospitato nella notte di sabato 08 settembre la performance di Pierluigi Slis dal titolo Dejà Vu, trasformando per una notte la piazza in una camera da letto dove cinquanta persone hanno potuto dormire sotto un soffitto di stelle.

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Abituati ormai ad una condivisione quotidiana e virtuale di informazioni, gusti, preferenze, abitudini, ci stiamo forse disabituando a quella più fisica degli spazi e delle superfici tangibili. La parola chiave della sesta edizione di Comodamente è stata lo spunto che mi ha spinto quest’anno a realizzare un esperimento che ha sperimentato una presa di coscienza collettiva. Personalmente vedo la meraviglia nella possibilità di cogliere l’effettivo presente nello stato più limpido dell’essere coscienti, condividere questa percezione ed avere la possibilità di fissarla nella memoria in maniera indelebile. Ho voluto quindi aprire una porta per stimolare un’azione d’intelligenza collettiva, che ha portato un gruppo di volontari a vivere e a confrontarsi sul semplice ma meraviglioso presente, in questo caso rappresentato dalla suggestiva piazza Flaminio di Serravalle a Vittorio Veneto, volutamente nell’atmosfera di cui si riveste nei tre giorni di Comodamente. Per una notte è stata così ricreata in piazza una camerata, con tanto di letti rifatti, comodini e abat jour, dove i selezionati hanno potuto dormire e vivere una situazione sicuramente fuori dagli schemi della quotidia-

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nità, rigorosamente in pigiama. Lo scorrere delle interazioni e dei rapporti, con i suoi dialoghi e suoi bisbigli, è stato lasciato alla sua naturale evoluzione. Ritengo non si tratti solamente di una performance artistica, ma di un’azione collettiva volta a riseminare, seppur in piccolo, un concetto di coscienza sociale, semplicità e condivisione. Cinquanta persone, volenterose e un po’ assonnate, hanno attraversato questa porta senza casa, e hanno condiviso una nuova dimensione di intimità, fuori dai suoi notoriamente timidi confini. Un’occasione di arricchimento personale e collettivo, ma anche una buona ragione per sciabattare in pigiama nel cuore della città, almeno per una notte.

Pierluigi Slis Artista

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Burella Casa Piazzoni UN PROGETTO DI ASPROSTUDIO EVENTI 2012 Proiezione risultati Locus Amoenus Nascondimento concerto con Michele Spanghero, Francesco Arecco Concerto con Mariko Masuda

L’impianto urbano di Serravalle, polo commerciale di tradizione medievale e poi veneziano d’adozione, è fortemente impostato su due direttrici primarie costituite da Via Martiri della Libertà e dalla linea del fiume Meschio. Queste sono collegate ad un passo quasi regolare dalle “burelle”, una sorta di viotolo di che originariamente fungeva da percorso di collegamento alle sponde del fiume e che si faceva strada nello spazio lasciato libero dai retri dei palazzi. Anche Dante Alighieri parla delle burelle nel 34-esimo canto dell’Inferno (vv. 97 e segg.): Non era camminata di palagio là ‘v’eravam; ma natural burella ch’avea mal suolo e di lume disagio. “Prima ch’io dell’abisso mi divella, maestro mio”, diss’io quando fui dritto, “a trarmi d’erro un poco mi favella: Scendendo lungo il suo corpo peloso, Dante e Virgilio raggiungono infatti una grotta e scendono alcune scale. Dante è stupito: non vede più la schiena di Lucifero e Virgilio gli spiega che ora si trovano nell’Emisfero Australe. Attraversano quindi la natural burella, il canale che li condurrà alla spiaggia del Pur-

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gatorio, alla base della quale usciranno poco dopo “a riveder le stelle”. Sono dantesche le burelle di Serravalle, alcune percorribili in toto (es. Vicolo Burela posta sul retro di Palazzo Todesco) o intercluse al passaggio perché inglobate in proprietà private. Tra esse, appunto, “Burella Casa Piazzoni”, posta sul retro di Piazza Flaminio. Tale spazio ancora interamente percorribile da una parte all’altra e desta ancora un gran fascino. Dopo una prima fase di pulizia e messa a nudo dello spazio l’idea è stata quella di tracciare a terra un segno color verde fluo che fungesse da nuova guida nell’attraversamento della burella; il segno parte esterno da entrambe le parti ed esordisce con la scritta “GO!”. La comunità del festival ha invaso questo attraversamento per tutti i giorni del festival, seguendo le performance artistiche e le proiezioni che vi si sono svolte, dimostrando di aver colto l’invito a seguire quel nuovo segno ordinatore e temporaneo, quasi un incitamento a procedere nel percorso microesplorativo che il festival mette in scena ogni anno nei luoghi di Serravalle.

Asprostudio.it

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Palazzo Troyer - Le stanze di Zelda NELLE STANZE DI ZELDA Violapersempre Le Stanze di Zelda a cura di Viola Cibin Cooking material a cura di Laurence Humier Un buco nell’acqua a cura di Matteo Cibic

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Per la prima volta ho potuto assistere al Festival Comodamente rimanendone entusiasta. E l’ho visto non solo dall’alto della terrazza di Palazzo Troyer, luogo in cui vivo, ma l’ho vissuto riuscendo ad aprire le porte del primo piano dello stesso palazzo, dando vita all’atelier “Violapersempre” nelle Stanze di Zelda, così ribattezzate per l’occasione. Vedo il festival come un tentativo nobile e riuscito di proporre momenti di condivisione, riflessione e scambio sullo spunto di uno stesso tema, quest’anno la Meraviglia, ma sviluppati in forme diverse. Il pubblico è eterogeneo, meravigliosamente vario! Una bella fetta di mondo in un quartiere piccolo piccolo. Una magia. Le stanze di Zelda erano aperte a tutti, la gente incuriosita saliva, entrava, e si ritrovava immediatamente in una significativa sinergia con l’atmosfera del luogo. Nelle stesse stanze hanno convissuto in armonia

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perfetta altri due progetti, con gli amici Laurence Humier e Matteo Cibic, così che nello stesso piano del palazzo che ci ha ospitati ognuno ha offerto e messo in mostra la propria idea originale. Il pubblico saliva le scale e prendeva tempo per gustarci e assaporare il luogo, sgusciando dentro e fuori le stanze di Zelda con sentimenti di curiosità, sorpresa, approvazione… Un’esperienza importante e viva per me, un concentrato di situazioni che ho potuto trasmettere e ricevere... con un gran bel sorriso!

Viola Cibin Stylist

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Casa altrui - Home is where I want to be Via Calcada 91/92 Via Caprera 200 Spazi privati che si aprono spontaneamente al festival e al suo mondo con la mostra Home is where I want to be, a cura di Saul Marcandent e con la presenza dei 8 autori, Carolina Raquel Antich, Stefano Baracetti, Valentina Ciarapica, Giada Fiorindi, Cristiano Guerri, Sara Mognol, Matteo Stocco, Lucia Veronesi.

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Home is where I want to be è una mostra che ha preso forma in due abitazioni private, coinvolgendo otto artisti visivi invitati a portare dei lavori che fossero in sintonia con il contesto o prodotti a partire da esso. L’idea nasce dal desiderio degli inquilini delle due case di aprire il proprio spazio domestico per sperimentare l’interazione con il pubblico e gli artisti coinvolti. Per Saul Marcadent, che ha curato il progetto, il punto cardine è stato quello di non stravolgere gli spazi quotidiani, ma bensì di inserire le opere in modo naturale, rendendole parti integranti delle abitazioni che le ospitavano. L’esperimento è positivamente riuscito, prima di tutto per la disponibilità degli artisti che hanno accolto con entusiasmo il progetto, e in secondo luogo per la grande partecipazione di pubblico, che ha visitato le case con interesse e sensibilità. È stato un immenso piacere accompagnare gli ospiti nelle varie

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stanze della casa raccontando il lavoro degli artisti e raccogliere l’apprezzamento per questo tipo di iniziativa. Bellissimo e prezioso anche il rapporto che si è creato con tutte le persone coinvolte nel progetto: Silvia, Livio, Pietro, Saul, Sara, Carolina, Lucia, Giada, Valentina, Matteo, Stefano, Cristiano e la Cooperativa Ariele. L’idea della mostra è nata in autonomia rispetto al Festival Comodamente, ma la scelta di realizzarla negli stessi giorni credo si sposi con lo spirito del Festival stesso, meraviglioso contenitore all’interno del quale queste iniziative possono trovare accoglienza.

Michela Casagrande

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Piazza Minucci 2007 Ateo, credente o comodamente indifferente? con: Massimo Donà, Elio Matassi, Andrea Tagliapietra, Carmelo Meazza 2009 Un uomo al limite con: Mauro Corona, Toni Capuozzo 2010 Vivo senza gravità con: Morgan, Stefano Bonaga 2011 Una risata vi disseppellirà con: Spinoza – Stefano Andreolli, Alessandro Bonino 2012 D’ormeraviglia con: Enrico Ghezzi, Antonio Gnoli

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Tre giorni per vivere e rivivere la città e i suoi spazi in maniera inedita, con la disinvoltura di chi si muove nella propria casa. Scendere in piazza nei giorni di Comodamente significa poter assistere a grandi incontri, dibatti, discussioni, seduti in veri e propri “salotti” urbani, in cui mettersi comodi e ascoltare la voce della contemporaneità. Il festival ha sempre dedicato attenzioni particolari ai luoghi che ogni riaccende. Vetrina d’eccezione per le creazioni delle grandi case del design Made in Italy, che nel corso degli anni hanno allestito le piazze principali, Comodamente è anche l’occasione per provare nuove forme di allestimento, nuove idee, nuove situazioni e interazioni. Gli allestimenti vengono concepiti in una logica di riuso non solo dello spazio ma anche dei materiali, con il fine di innescare processi e azioni non solamente funzionali o estetici, ma che stabiliscono precise relazioni

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con il luogo che li ospita. Innescando processi di interazione tra il paesaggio urbano che li ospita e la comunità che lo vive, sia la comunità temporanea e trasversale del festival che scopre la città per tre giorni, sia essa la cittadinanza portata a vivere Vittorio Veneto in maniera inedita. Piazza Minucci è stata negli ultimi anni il salotto più in vista del festival, per la sua centralità e per la sua importanza. Vi si sono svolti alcuni degli incontri più significativi di Comodamente, come l’epilogo della quarta edizione con Morgan o la chiusura del Festival di quest’anno, con un intervento onirico Enrico Ghezzi. Nell’edizione 2012 la piazza ha accolto anche il concorso di design popolare Depop, il cui tema era proprio la sedia, che ha fatto di Piazza Minucci una mostra a cielo aperto.

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Palazzo ex Carceri - Funkyphoto Whiteroom La vetrina di Palazzo Ex Carceri durante l’anno mostra una stanza vuota, tre muri bianchi e un grande vetro. Ad ogni passaggio di Comodamente assume però una forma sempre diversa, rivelando tutte le sue possibilità d’uso. Info point e quindi tappa obbligatoria di tutto il popolo del festival nel 2010, nel 2011 ha ospitato la mostra “Topophonie (Nike)”, facendo risuonare al suo interno il verso della città. Nel 2012 ha ospitato il set fotografico di Funkyphoto Whiteroom.

“La suprema poesia consisterebbe nel renderci conto del fatto che effettivamente noi esistiamo; nel renderci conto del nostro esistere. Vi può essere qualcosa che, se fosse effettivamente possibile contemplare in tutta la sua immensità e straordinarietà, possa maggiormente colpirci di stupore? E insieme allo stupirci dell’esistenza nostra, stupirci dell’esistenza altrui, dell’esistenza delle cose e questo senso dell’esistenza è il massimo senso di piacere e di poesia”. Andrea Emo, 1934, quaderno 27, 20-IX Può esistere una Meraviglia superiore rispetto a quella suggerita da Andrea Emo? L’esperimento proposta con il progetto speciale “FUNKYPHOTO WHITEROOM - LA MERAVIGLIA SEI TU!”, pare riuscito! Guardando le foto che gli stessi protagonisti hanno realizzato - con l’autoscatto - sono emerse cose davvero interessanti: le molte personalità sono state catturate dalle immagini, seriamente o per gioco (anche se il gioco è sempre cosa molto seria). A voi il giudizio! Nella vetrina del Palazzo Ex Carceri a Serravalle sono apparsi i volti dello stupore, del pudore, della vanità, dell’autoironia, della

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dolcezza, della provocazione, del mettersi, anche solo per un “click”, in scena. Elaborando il progetto, assieme a Veronica Croce (amica di sempre), l’intento era proprio quello di creare una situazione che “divertisse” tutti coloro, noi comprese, che hanno poi deciso di prendervi parte, come ad una festa. Grazie all’inebriante prosecco di “Alice nelle vigne” e alla stratosferica musica Funky (prevalentemente Black Music), i fotografati si sono lasciati andare e, con generosità, si sono messi in gioco, per il puro piacere di partecipare all’esperimento. Ora, guardate qui alcune delle foto e immaginate l’atmosfera che c’era nell’aria… la meraviglia sei tu!… noi ci siamo divertiti!

Raffaella Toffolo Fotografa

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Chiesa di San Giuseppe Luoghi del sacro riaperti da Comodamente nel centro storico di Serravalle: Chiesa di San Giuseppe Chiesa di Sant’Antonio Abate Chiesa di Santa Croce Chiesa della SS. Trinità Oratorio Santi Lorenzo e Marco Cappelle di Sant’Augusta Duomo di Serravalle

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Comodamente svolge il compito di attivatore ed innovatore urbano, strumento capace di rilevare e rivelare parti della città non più utilizzate e per questo dimenticate. Nell’arco delle sei edizioni il Festival ha aperto le porte di antichi palazzi, fabbriche dismesse, cantieri, permettendo di riscoprirne l’identità e il valore culturale. È riuscito in particolare a toccare tutti i luoghi del sacro del centro storico di Serravalle, permettendo di scoprirne le bellezze sotto una luce diversa, attraverso incontri, esperienze, performance artistiche, mostre e concerti. La chiesa di San Giuseppe, in particolare nel corso delle ultime edizioni, ha ospitato alcuni degli incontri più significativi in programma. Nel 2012 ha ospitato tra gli altri il dialogo con Haim Baharier “La Sua voce è nella Provvidenza”, incontro di natura teologica imperniato di meraviglia, declinazione illuminante della parola chiave dell’edizio-

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ne. La chiesa di San Giuseppe è stata infatti negli anni luogo deputato ad ospitare incontri fortemente legati alla parola attorno alla quale ogni anno è costruito il programma del festival: nell’edizione della fedeltà ha ospitato ad esempio tutti gli incontri della sezione “150 passi”, un omaggio alla ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ed è così che dopo l’edizione iniziale si sono susseguiti i conflitti, il limite alla rovescia, la leggerezza, la fedeltà, e infine la meraviglia, con cui Comodamente ha provato quest’anno a scavalcare i pregiudizi e le facili conclusioni per riscoprire l’emozione di restare, ancora per una volta, a bocca aperta.

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Comodamente per Venezia Nordest 2019. Un laboratorio sulla città e sulla comunità. Molto si parla dell’urgenza di condividere un nuovo linguaggio che integri in maniera efficace economia cultura e territorio e che ne valorizzi tutti gli aspetti. Anche il progetto di candidatura di Venezia con il Nordest a Capitale Europea della Cultura 2019 rientra in questo ambito di discorso, in quanto propone uno strumento nuovo per progettare il territorio: una proposta ancora in larga parte da scrivere. In particolare, ancora da definire è come possa essere messa in atto localmente. Se da molte parti si sollecita di elaborare un nuovo paradigma, meno si dice dei casi concreti nei quali lo si sperimenta effettivamente. Comodamente può offrirne un esempio ed essere osservato anche come un interessante caso studio per Venezia Nordest 2019. A ricordarcelo sono stati innanzitutto i protagonisti del festival intervistati all’interno del Laboratorio semiotico “Venezia Nordest 2019. Una capitale da raccontare”, svoltosi a Comodamente 2012. Un numero significativo di ospiti, nel corso delle interviste, ha sottolineato come questo festival costituisca un esempio virtuoso di cosa potrebbe offrire una capitale europea della cultura. Non solo infatti si tratta di uno dei nodi della rete territoriale che articola Venezia e il Nordest, ma può anche essere considerato come un laboratorio in cui sperimentare nuovi modi di ‘fare’ cultura e ‘fare’ città. Cerchiamo di analizzarne brevemente perché attraverso l’edizione 2012. Innanzitutto, è l’approccio trasversale ed eterogeneo con il quale affronta il concetto di cultura che può essere replicato. Non solo perché – abbracciando scienze umane e naturali, produzione industriale e artigianale, innovazione tecnologica, costume, attualità e ogni forma di produzione umana –, intervengono e dialogano relatori di discipline e professioni differenti, che sperimentano in presa diretta, senza strutture predefinite a tavolino, situazioni interdisciplinari, condividendo entusiasmi e difficoltà. Ma anche per la pluralità di formule sul quale si articola: dialoghi, presentazioni di libri, spettacoli, mostre, laboratori, concorsi per progetti urbani, iniziative speciali nella città. E in questo ventaglio di modalità acquistano un ruolo centrale i luoghi in cui si svolgono. Infatti, la specificità di Comodamente è quella di nascere come uno strumento urbano. Sia in quanto attivatore di luoghi pubblici e spazi dismessi, sia come contenitore che mette in rete soggetti che lavorano sul territorio (aziende, creativi, amministratori comunali, servizi …). In questo senso affronta anche il problema dell’immagine di un territorio complesso e mutato, questione centrale

per Venezia Nord Est 2019 come ha sottolineato la maggior parte degli ospiti. Questo non si realizza soltanto nella scelta di luoghi e nella loro risemantizzazione, ma anche nel modo di gestire e integrare più scale di riferimento: locale, provinciale, europea, che questa esperienza mostra a diversi livelli di pertinenza, oltre che nel fundraising e nelle sponsorship, e nella scelta di temi e ospiti del festival, anche nella adesione a diverse reti translocali. Ciò che è più di tutto rilevante per il progetto di Venezia Nordest 2019 sono le diverse modalità di interazione e inclusione della società civile. Esercenti commerciali e ristoratori, artigiani e imprenditori del territorio, cooperative e associazioni sono incentivati a entrare sotto il cappello di Comodamente per avere visibilità e nuovi stimoli attraverso collaborazioni e iniziative speciali. Inoltre FunkyPhoto White Room, il progetto Archivicollettivi, Apperò app per smartphone, che integrano luoghi e nuovi media, e Deja vù, performance artistica in cui 50 persone hanno dormito in uno spazio pubblico e condiviso come la piazza, tentano di rendere gli spettatori soggetti partecipi. Ancora più significativi sono i progetti in cui la cittadinanza e gli spazi privati si aprono alla città e acquistano valori collettivi, come Home i where I want to be, dove dei privati hanno autonomamente aperto la propria casa per ospitare una mostra, e Le stanze di Zelda, iniziativa privata che ha trasformato per tre giorni il primo piano di un palazzo storico in un atelier artistico/artigianale. Ed è soprattutto la schiera di giovani, studenti e cittadini che si impegnano come volontari nell’organizzazione del festival a esprimere il potenziale valore civico della rassegna. Quello di una comunità che si può unire e può condividere un progetto. Un ambiente giocoso, ricco di stimoli e aperto può essere un buon punto di partenza per esprimere il significato di città come bene comune, in cui è più facile trovarvi le ragioni per offrire il proprio impegno. Il festival può allora essere un’ipotesi di metodo per Venezia Nordest 2019, ossia un campo di prova per sviluppare – poi su scala più ampia e in un sistema più complesso – un nuovo paradigma territoriale in cui persone di diversa competenza e ruolo possano parlare lo stesso linguaggio, scambiarsi valori e significati offrendo ciascuno la propria specificità e la propria storia. Di certo, da continuare a sperimentare e verificare.

Comodamente Paesaggi Parole Festival

VI edizione Meraviglia 7.8.9 settembre 2012 - Vittorio Veneto

Elena Lorenzetto Semiotica

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Accade perché una città intera si avvolge a un festival e si mette a disposizione con piazze, strade, palazzi storici, negozi, alberghi, vecchie fabbriche riaperte, corsi d’acqua, fantasia, allegria. Accade perché da sei anni “Comodamente” e Vittorio Veneto sono la stessa cosa e insieme hanno costruito una manifestazione unica in Italia che è diventata una grande festa della cultura. Più di 35 mila visitatori in tre giorni, 100 eventi, centinaia di ospiti speciali, centinaia di giovani impegnati in seminari di storia, di politica, di giornalismo, sul paesaggio. E un tema particolare su tutti: la meraviglia. Che oggi vuol dire tante cose: lo splendore della natura, ma anche lo sconcerto davanti alla crisi che non è soltanto economica ma pure di valori e di politica. Significa restare sbalorditi di fronte a un mondo che cambia, storditi nel coglierne i mutamenti improvvisi. Ma anche meravigliarsi ancora una volta perché in fondo siamo un popolo che può farcela. Scrittori, filosofi, architetti, giornalisti,musicisti, attori, politici, scienziati: nessuno è mancato. “Comodamente” non è soltanto un appuntamento che nei primi giorni di settembre, quando l’estate si sta spegnendo, richiama turisti e pubblico. E’ qualcosa di più: è la conferma della potenzialità di una regione e della forza di una città. “Comodamente” riesce e si afferma perché può contare su una natura straordinaria nel punto in cui la collina diventa montagna splendida e appena dietro, la mattina, lascia vedere le cime innevate. Perché gli alberi più alti non sono stati tagliati e i fiumi sono stati lasciati scorrere senza letti di cemento. Perché i palazzi storici hanno conservato dignità e memoria. Perché il vecchio castello si apre per lasciarsi scoprire. Perché in ogni angolo è possibile alzare un palco, parlare di un libro, vedere un’immagine, sedersi su una poltrona creata per l’occasione, ascoltare l’ultima battuta di una nuova commedia. La cultura che cammina e lascia tracce. La gente che accetta e partecipa. Forse perché questa è la dimensione giusta. Forse perché siamo ancora e fortunatamente in una città a misura d’uomo. Forse perché questo è il cuore quasi fisico di una regione grande detta Nordest che è in corsa per diventare Capitale Europea della Cultura. E può farcela perché rispetta l’ambiente, perché ha incominciato a non fare più costruire inutilmente capannoni e anzi si chiede in che modo saprà trasformarli. Perché ha un progetto che guarda al futuro. Perché questa è una terra che sa unire natura e cultura, turismo e sapienza. Qui c’è tutto, come accade raramente in terre baciate da Dio: il mare e la montagna vera, il lago e la laguna, la collina e la pianura vasta, i grandi fiumi, le terme, la storia in ogni piega del nostro passato. E in più la città più diversa al mondo, l’unica costruita sull’acqua, quella che ogni anno riceve e accoglie 40 milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ma per crescere, per diventare europei, occorre saper superare certi confini, confrontarsi con le idee, anche con la meraviglia. Per vincere sono necessari esempi come “Comodamente”. Per questo la settima edizione sarà più importante e determinante; sarà l’esame di maturità. Non solo di un festival, non solo di una città, ma di tutto il Nordest.

Edoardo Pittalis

Giornalista e scrittore

Gianantonio Da Re

Sindaco Città di Vittorio Veneto “Comodamente è una realtà importante, questa edizione in particolare ha dimostrato che manifestazioni culturali di questa portata sono un richiamo di grande importanza e un valore aggiunto per la città. L’amministrazione è pronta a guidare un dialogo per fare sì che la prossima edizione possa portare nuovi e ancora più importanti contributi di arricchimento alla città.”

Giuseppe Partata

Presidente Associazione “Vittorio Veneto città del benestare” “Il festival si è ormai ritagliato un ruolo importante tra i festival culturali italiani, ma soprattutto ha dimostrato che la proposta di qualità paga sempre. La nostra città deve puntare proprio sulla cultura e sugli eventi di spessore per riqualificarsi e rilanciare un mercato turistico e un sistema commerciale che hanno dimostrato di essere, a queste condizioni, estremamente vitali.”

Giustino Moro

Presidente Fondazione Francesco Fabbri “La sesta edizione di Comodamente si è rivelata ancora una volta un momento di riflessione importante e diversificato sui temi della contemporaneità. Il festival propone infatti una formula innovativa di coinvolgimento popolare e partecipato, che costituisce una buona pratica, in quanto il nostro futuro dipende dallo sforzo collettivo e da un riposizionamento positivo.”


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