Imprese e Territorio 04/2020

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approfondimenti

PARTNER, FORNITORI, CITTÀ

Teniamoci stretto il valore della differenza

La pandemia ha rivoluzionato il concetto di confini, di produzione e di business: l’analisi di Andrea Arrigo Penato, autore di “Restartup, le scelte imprenditoriali non più rimandabili”: «Il Covid ci ha fatto desiderare di avere qualcosa in meno, ma più di qualità»

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Una prova dura, quella imposta dall’emergenza legata al Covid-19 al concetto di globabilizzazione così come è stato inteso negli ultimi anni. Un modello che ha scricchiolato in maniera evidente e che oggi probabilmente è necessario rivedere per stavolta sì - porlo realmente al servizio della società nel suo complesso. Ma quali saranno i principali risvolti? «A mio parere la globalizzazione non salterà - interviene Andrea Arrigo Panato, autore del libro “Restartup, le scelte imprenditoriali non più rimandabili” pubblicato da Egea, casa editrice dell’Università Bocconi - A saltare sarà piuttosto, forse, una forma di “ubriacatura” da globalizzazione. È evidente che c’è stata in questa epoca una forte tendenza ad andare a produrre in una serie di Paesi, Cina in primis, e per un certo periodo ciò ha comportato un vantaggio competitivo. Il problema della Cina è che, essendo “fabbrica”, ha standardizzato molto: si veda il mondo della moda, ci vestiamo tutti uguali seppur con brand diversi. Questo ha fornito inizialmente un forte incentivo in termini di costo, ma forse anche in virtù dell’attuale situazione si inizierà a desiderare di avere qualcosa in meno, ma più

di qualità». Al di là della globalizzazione, è adesso necessario più che in passato intervenire sulla filiera nel suo complesso: «Oggi a vincere sono le aziende maggiormente inserite in una filiera di valore. Pensiamo a Apple, che riesce a realizzare i suoi prodotti in Asia mantenendo però forte il controllo sulla filiera, che rimane così di valore. Occorre capire se anche la piccola impresa possa riuscire a fare lo stesso. Qualcuno dice che molte produzioni si sposteranno, ad esempio, in Messico dove esiste una maggiore possibilità di controllo, ma è presto per definire nuovi scenari. Sicuramente non sono per la chiusura del mercato o per qualche forma di proibizionismo, mi pare sia un qualcosa di irrealistico. Ma invito tutti a ragionare in maniera forte sulla difesa della filiera». Serve capire, in primis, «come proteggere i fornitori. Se io non creo valore un fornitore vale l’altro - sottolinea Panato - ma se parliamo di valore, è bene dare vita a un meccanismo di tutela, da un ombrello finanziario a una maggiore garanzia legata ai contratti, passando per un comportamento più responsabile e trasparente in ma-


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