Imprese e Territorio 04/2020

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POINT OF VIEW

Tra fine marzo e inizio aprile l’establishment tedesco ha capito l’interconnessione tra i mercati, con le imprese senza più ordinativi dal Bel Paese. E l’Europa ha ritrovato la strada dello sviluppo

Choc in Europa La Germania ha scoperto che senza l’Italia la fabbrica si ferma Non tutte le tempeste vengono per distruggere. Il professor Carlo Altomonte cita Seneca per guardare dentro l’Europa e il nostro futuro, quell’occasione nonché responsabilità che si presentano in un periodo così devastante per le imprese e tutti i cittadini a causa della pandemia. «Sì, mi piace questa citazione – ribadisce il docente dell’Università Bocconi – Alcune tempeste arrivano per ripulire il cammino. Secondo me quello che è successo è proprio questo. Il Covid ha un po’ ripulito quello che era un percorso molto lungo e faticoso del processo di integrazione europea, con il rischio della fratturazione con la crisi 20102012, e ha messo l’Europa davanti alla sua responsabilità. O siamo un’unione dove prevale la solidarietà tra Stati o non ha senso stare insieme». All’inizio erano stati colpiti i Paesi più deboli, Italia e Spagna, e la risposta «o non era arrivata o lo aveva fatto in maniera confusa e

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conflittuale – dice Altomonte – ed ero molto preoccupato». Per due ragioni principali. Da un lato, ci si trovava davanti l’ennesima crisi che rappresentava la terza recessione profonda pochi anni dopo aver recuperato il gap. Dall’altro, lo allarmava la mancanza di risposta a una crisi che in qualche modo è la tempesta perfetta dal punto di vista dell’integrazione, perché «è uno choc simmetrico, che riguarda tutti, completamente esogeno». Una sciagura simile, piovuta senza colpe, non poteva non innescare una reazione unitaria. Oppure poteva, con tutte le conseguenze del caso. «Poi è successa una cosa politicamente importante, in Germania – spiega il professore – Ci sono dati tra marzo e aprile sul consumo energetico settimanale in Europa, con il confronto tra una settimana di marzo 2020 e 2019. Ovviamente in Italia c’è stato un crollo di consumi di energia elettrica fino a 35 punti con il lockdown,

poi Spagna e Francia. Mentre in Germania, con uno choc meno brutale, sono scesi del 5-10%. Eppure un paio di settimane dopo, crolla il consumo tedesco, a -30%». Perché? Le imprese avevano esaurito gli ordinativi dall’Italia: si sono trovate senza mercato di sbocco. «I loro partner non erano in grado di dare i semilavorati o non compravano: tra fine marzo e inizio aprile – conclude Altomonte – l’establishment tedesco ha capito l’interconnessione tra i mercati. E siede anche nei cda dei grandi giornali». Le copertine di solidarietà e di scuse giungono proprio in quel periodo. «Per preparare l’opinione pubblica alla svolta della politica fiscale – spiega Altomonte – che poi si è tradotta nell’accordo franco tedesco ed è stato confermato nel recente vertice». Le due grandi rivoluzioni si presentano così: la possibilità di usare le risorse del bilancio europeo come garanzia per emettere debito comune, il che rende l’Unione


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