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Aquila d'oro 2018 a Federica Angeli

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Aquila d’oro 2018 a Federica Angeli

di Generoso Verrusio È Federica Angeli la vincitrice della cinquantaquattresima edizione del Premio Estense, il riconoscimento promosso da Confindustria Emilia che dal 1965 premia l’eccellenza del giornalismo italiano. Il suo “A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta”, edito da Baldini&Castoldi, una documentata ricostruzione della storia giudiziaria di cui la cronista è suo malgrado protagonista, ha messo d’accordo la giuria tecnica presieduta da Guido Gentili, direttore editoriale del Gruppo 24 Ore, e composta da Tiziana Ferrario, Paolo Giacomin, Giordano Bruno Guerri, Alberto Faustini, Laura Laurenzi, Gianni Riotta, Alessandra Sardoni e Luca Traini, e quella popolare composta da 40 lettori ferraresi. Alla quarta votazione, con 25 preferenze, ha avuto la meglio sugli altri finalisti Ezio Mauro, Enrico Franceschini ed Ernesto Galli della Loggia. Dopo le votazioni del mattino, avvenute a Palazzo Roverella, Federica Angeli è stata premiata ufficialmente nel pomeriggio di sabato 29 settembre al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara. A consegnarle l’Aquila d’oro il presidente della Fondazione Premio Estense nonché vicepresidente di Confindustria Emilia, Riccardo Maiarelli, alla presenza del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Durante la cerimonia di premiazione un momento toccante è stato riservato al ricordo di un grande amico del premio ferrarese, Folco Quilici, il documentarista scomparso lo scorso febbraio. “Alzare la testa e cambiare in meglio è possibile. Basta solo scegliere nella vita da quale parte si vuole stare e da quale parte afferrare la medaglia della vita. Il coraggio e la paura sono due facce della stessa medaglia. No, non vince in eterno la mafia”, ha commentato a caldo e visibilmente emozionata la cronista di Repubblica. L’inizio della fine di una vita normale e tranquilla, per Federica Angeli, comincia nel 2013 quando dal balcone di casa sua, a Ostia, alle porte di Roma, assiste a un crimine. Due spari nella notte, e il boss del quartiere in cui anche lei è nata e cresciuta che le intima di richiudere le finestre e farsi i fatti suoi. Se i vicini rientrano obbedienti e impauriti, lei decide di denunciare ciò che ha visto. Dal giorno dopo la sua vita è stravolta: per la sua incolumità le viene assegnata una scorta. Da questo momento, armata di una penna e di un taccuino, comincia la sua personalissima battaglia contro la mafia di Ostia, anticipando, di fatto, sulle colonne del quotidiano di Largo Fochetti, l’inchiesta di Mafia Capitale sul “mondo di mezzo”, e su quell’insopportabile puzzo del compromesso morale di certi ambienti malavitosi così tristemente noti all’Italia repubblicana degli ultimi cinquant’anni. Dal suo libro, ha modo di confermare direttamente Federica Angeli, verrà tratto un lungometraggio Rai per la regia di Claudio Bonivento con l’attrice Claudia Gerini che vestirà i panni della giornalista. “Non sarà un film come Suburra o Gomorra. La vicenda verrà raccontata ponendo l’accento sull’introspezione, sarà una storia famigliare, rappresenterà l’angoscia quotidiana mia, di mio marito e dei miei figli. Il clan Spada apparirà poco, quanto basta per delineare il contesto di prepotenza e omertà”, ha evidenziato Federica Angeli. “Il libro ha il merito indiscutibile di aver scoperchiato un verminaio che nemmeno tanti romani conoscevano”, ha ricordato la giornalista Rai Tiziana Ferrario, che nella giuria tecnica con il suo voto ha contribuito alla vittoria di Federica Angeli. “Con questo successo mi auguro di dimostrare che la speranza per un mondo più giusto è di tutti. Se ce l’ho fatta io, moglie, donna e mamma di tre figli, ce la può fare

Sopra: Federica Angeli con l'Aquila d'Oro 2018 Sotto: Franco di Mare con la riproduzione della Colubrina “La Regina“ del riconoscimento Gianni Granzotto

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chiunque. Il giornalismo per me è importantissimo, ma lo deve diventare per la stragrande maggioranza delle persone. Un giornalismo sano e inflessibile è alla base di una vera coscienza civile”, ha rimarcato la giornalista romana. Anche quando non è ‘watchdog journalism’ in senso stretto, è un giornalismo di alto profilo quello che è arrivato in fondo, con i quattro finalisti di questa edizione del Premio Estense. “In un momento storico come quello attuale, in cui le verità parziali, le mezze bugie se non addirittura le fake news sembrano avere appiattito completamente il panorama informativo nazionale, noi siamo certi di aver portato alla ribalta una quartina di finalisti che, a prescindere 86 fare

dal vincitore finale, è un mix eccezionale di competenza e cultura”, ha sottolineato a più riprese Riccardo Maiarelli. Un plastico esempio di competenza e cultura è certamente l’antologia di interviste a grandi romanzieri “Vivere per scrivere. 40 romanzieri si raccontano” del corrispondente da Londra di Repubblica Enrico Franceschini. In un contrappunto magistrale di aneddoti e resoconti da giornalismo di Terza pagina, l’autore ci porta per mano alla scoperta di tutti i particolari, anche quelli più normali e per questo sconosciuti al grande pubblico, dei maggiori scrittori dell’età moderna. Per mano, e indietro nel tempo, ci porta anche Ezio Mauro, corrispondente da Mosca dal 1988 al 1990 per Repubblica, quotidiano di cui è stato direttore dal 1996 al 2016. Con il suo “L’anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione”, Mauro conduce il lettore dritto nel cuore di San Pietroburgo a cento anni dalla Rivoluzione russa. Oggi il Paese è diventato un osservato speciale da parte della comunità internazionale e l’ex direttore definisce la Russia di Putin una democratura, “con la forma esterna della democrazia e il pugno di ferro nei confronti delle opposizioni e delle minoranze. Noi occidentali dopo la caduta dell’URSS ci eravamo illusi di poter considerare la Russia come una potenza regionale, mentre l’anima di quel Paese è ancora imperiale”. Una riflessione amara sulla contingenza italiana ce la offre il saggio di Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della Sera, con un titolo che turba non poco: “Il tramonto di una nazione. Retroscena della fine”. “La condizione preliminare perché l’Italia si salvi è che cambi innanzi tutto il modo d’essere degli italiani. Mi piacerebbe sperarlo, ma non sono affatto certo che sia possibile”, ha risposto il professore a Cesara Buonamici, che anche quest’anno ha presentato la manifestazione. A Franco Di Mare, infine, è andato il trentaquattresimo “Riconoscimento Gianni Granzotto. Uno stile nell’informazione”. Il giornalista partenopeo si è detto molto gratificato per avere ricevuto “un premio che è dedicato alla figura di uno dei più grandi giornalisti e intellettuali del nostro Paese. In virtù di questo riconoscimento sento accresciute enormemente le mie responsabilità di giornalista del servizio pubblico nei confronti degli utenti. Dunque, sono infinitamente grato alla giuria, e al tempo stesso sono consapevole dell’impegno quotidiano che sono chiamato a onorare”. A margine della cerimonia di premiazione del Premio Estense è avvenuta la consegna anche di altri riconoscimenti. È il caso del Premio Digital Piazza Nova, che ha visto trionfare la studentessa ferrarese Francesca Finessi (nella sezione studenti) e i lettori-recensori Stefano Greco, Paola Botteghi, Giancarlo Lupi ed Eleonora Cafaro. Tutti e cinque si sono cimentati con la lettura dei libri della quartina finalista dell’Estense e hanno colpito la giuria per le loro belle e competenti recensioni.

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