Futuro n. 46

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CONFINDUSTRIA EMILIA

AREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena

Supplemento di “Fare” N. 46 dicembre 2019 Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015

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2019

futuro GI

G I O VA N I IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO

34° Convegno di Capri

Al via la 4a edizione di Upidea

Visita all'Acetaia Giusti


sommario ASSOCIAZIONE

Campioni - Il futuro inizia così Giovani Imprenditori tra botti e storia secolare dell’acetaia Giusti

Michele Poggipolini Care colleghe e cari colleghi, siamo giunti alla conclusione del 2019, un anno personalmente importante, ricco di tante sfide e di soddisfazioni, molte delle quali legate al mio primo anno come Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Emilia. Il mio obiettivo per il futuro, condiviso con i miei Vicepresidenti e con tutto il Consiglio Direttivo, è quello di cercare di portare massimo valore aggiunto a tutti i nostri associati, sviluppando e accrescendo la cultura d’impresa, sia all’interno, attraverso percorsi specifici di crescita, che verso il mondo esterno, la comunità e tutti gli stakeholders con i quali ci troviamo a collaborare ogni giorno. Per il 2020 abbiamo in programma di intervistare imprenditori selezionati che rappresentano l’eccellenza del nostro territorio e di visitare quelle imprese, anche “campioni nascosti”, che si stanno contraddistinguendo per innovazione, crescita, internazionalizzazione e sostenibilità, creando impatto positivo. Da queste esperienze possiamo crescere ed essere stimolati a fare sempre meglio. Anche i percorsi di formazione continueranno e il prossimo tema sarà rivolto all’Open Innovation, perché è fondamentale favorire la collaborazione tra imprese, imprenditori, start-up, università e centri di ricerca per continuare ad essere competitivi e vincere su mercati sempre più competitivi e tecnologicamente avanzati. Verso l’esterno continua il nostro pieno supporto ai progetti CREIAMO l’impresa, nel 2020 con ben cinque classi del nostro territorio e UPIDEA, che diventa sempre più importante anche a livello nazionale e che ha visto una partecipazione di oltre 100 start-up per la nuova edizione. Inoltre, stiamo lavorando alla nuova edizione della LEADERSHIP ACADEMY insieme alle facoltà di ingegneria dei nostri territori. Il PMI DAY, svolto il 15 novembre, è stato un altro successo che ha visto la partecipazione di diversi Giovani Imprenditori che hanno portato la loro esperienza e testimonianza nelle scuole superiori, Istituti Tecnici e Licei, con l’obiettivo di diffondere la cultura d’impresa e mostrare le opportunità che il nostro tessuto industriale può offrire ai giovani, aiutandoli a compiere una scelta consapevole per il loro futuro. Infine, vorrei ringraziare tutti i miei colleghi per il supporto che mi è stato dato e per il lavoro sviluppato insieme durante questi primi mesi di mandato. Ci aspetta un 2020 entusiasmante! Auguro a tutti voi e alle vostre famiglie un sereno Natale e buone feste. Buon lavoro, Michele

FUTURO - Rivista dei Giovani Imprenditori Confindustria Emilia Area Centro Supplemento di “Fare” N. 46 dicembre 2019 Direttore Responsabile: Raffaella Mazzali Coordinatori Editoriali: Francesca Villani, Maria Eleonora Missere Redazione: Leonardo Arienti, Ivan Franco Bottoni, Giulia Cataldi, Vittorio Cavani, Filippo Furini, Maria Grazia Piana Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli. Editore: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna

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Direzione e Redazione: Confindustria Emilia Area Centro Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Pubblicità: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Pubbli S.r.l. - Corso Vittorio Emanuele, 113 - 41100 Modena - Tel: 059 212194 - pubbli@pubbli.it Impaginazione: Lorella Luccarini - Confindustria Emilia Area Centro , sede di Bologna Stampa: Labanti e Nanni Industrie Grafiche S.r.l. - Via Giuseppe di Vittorio, 3 - 40053 Valsamoggia - Loc. Crespellano (BO) Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26/11/1998

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VARIE

E Open Innovation sia! Al via la quarta edizione di Upidea! Startup program

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CULTURA

Il silenzio della musica

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ECONOMIA E DIRITTO

Patent box

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Il passaggio generazionale nell’impresa di famiglia: l’agevolazione fiscale 18 La finanza straordinaria come strumento di crescita

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Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.


Ivan Franco Bottoni

associazione

CAMPIONI - Il futuro inizia così 34° Convegno di Capri “La storia di un campione non inizia con “c’era una volta”, ma con “ci sarà domani”. È una questione di volontà, non di fortuna. Così si scrivono la sorte di un campione e la storia di una nazione.” Con questo spirito, riassunto in queste poche parole, è cominciato il 34° Convegno di Capri tappa storica e sempre fortemente attesa del calendario dei giovani imprenditori. Prima Giornata - Apertura Lavori Come di consuetudine, il primo intervento è stato di Francesco Giuseppe Palumbo, Presidente G.I. Confindustria Campania e responsabile del comitato organizzativo del convegno, il suo intervento si è aperto con un ringraziamento alle autorità presenti

sottolineando l’importanza di un confronto e di un dialogo con amministrazione pubblica. Il titolo del convegno: “CAMPIONI ha una funzione esortativa perché i giovani hanno l’ottimismo e la voglia di fare nel DNA ed è per questo che siamo convinti che il futuro vada interpretato da campioni”. Dalle imprese, al governo fino anche alla società tutta, ci devono essere dei campioni che si adoperino per il bene comune perché la volontà è più forte dell’abilità, un paese in cui le istituzioni facciano la loro parte per creare le condizioni per fare impresa e che favoriscano il rapporto tra azienda e lavoratore, interazione che porta benessere e sviluppo del sistema economico. Abbiamo bisogno di campioni, abbiamo bisogno di governi 3


stabili che non cambino leadership ogni 6 mesi, abbiamo bisogno di uomini di sacrificio, meno star, più concreti e con più coraggio. Per questo non vogliamo e non possiamo trovare nei posti di potere, di chi decide, persone senza nessuna esperienza e con una istruzione bassa che sono posizionate lì per logiche di partito e interessi di poltrona. Alessio Rossi Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Una tradizione di Alessio Rossi è quella di cantare l’inno italiano a cappella senza musica, in questa occasione, ultimo convegno della sua presidenza, ha assunto un valore speciale e dal sapore agrodolce, un trienno va per concludersi e non si può nascondere l’emozione per essere arrivati alla fine di un percorso così difficile ma anche ricco di grandi soddisfazioni. Il discorso del Presidente è stato aperto da una analisi dell’immagine del convegno, l’orma del primo uomo sulla luna, impresa fu resa possibile da una società che si sentiva invincibile e senza limiti, che si spingeva oltre nel nome del progresso tecnologico e scientifico, di questo sentiamo la mancanza: di un sentimento di invincibilità collettiva che ci spinga ad osare individualmente. Più volte l’attenzione del Presidente è caduta sui cambi di governo troppo frequenti in questo paese, 6 governi in 10 anni, anche con le migliori intenzioni non possono mettere in atto politiche di crescita efficaci, sarebbe come cambiare management in un’azienda ogni 2 anni, impensabile, non si andrebbe da nessuna parte. Responsabilità per un capitalismo consapevole che guarda al benessere dalla società, dell’ambiente, delle persone e che dovrebbe essere supportata dalla istituzioni, per il movimento dei Giovani Imprenditori è questa la via da seguire, per noi è “consapevole” un sistema economico che porta tutti con sé. Siamo pronti per un Green New Deal che porti la salvaguardia dell’ambiente nelle aziende, investendo sull’economia circolare delle materie o mobilità sostenibile, in modo da diventare un punto di riferimento mondiale della green economy. In Italia ci sono 400.000 imprese con imprenditori under 35 anni, la scommessa è cercare di raddoppiarle in 5 anni, la scommessa è quella di avvicinare i giovani al lavoro perché possano assimilare cosa significa: lavoro, economia e impegno, ma anche responsabilità, rischio e sacrificio, tutti i giovani e non solo i figli di imprenditori che nelle aziende entrano già fin da bambini. Questo contribuirà a creare la nuova generazione di imprenditori e futuri campioni. Essere Campioni è una questione di prospettive, un imprenditore guarda ai prossimi 20 anni, per questo non ci basta chi fa programmi elettorali che guardano solo alle prossime elezioni, è una gara tra chi costruisce un’azienda per tramandarla ai propri figli e chi invece accumula consenso elettorale per dominare il dibattito politico per le successive 24 ore. Anche a livello europeo abbiamo bisogno di campioni, che possano difendere l’export dal pericolo di dazi statunitensi, che possano creare un salario minimo europeo, che ritrovino la compattezza e la forza per opporsi a chi ci vorrebbe divisi e più deboli. Oggi che la concorrenza è globalizzata, ma non ci sono regole globali 4

per gestirla, è fondamentale avere una Europa forte che possa richiedere un commercio libero e responsabile, dobbiamo ripartire dallo spazio Europeo della concorrenza, è fondamentale che si moltiplichino quelli che vengono chiamati i “Campioni Europei” cioè dei player in grado di dominare i mercati globali. Siamo impegnati a creare un sistema industriale che venda beni e servizi che uniscano il profitto ad uno scopo: quello di una società più giusta e inclusiva, la gente non compra più solo ciò che produciamo ma anche perché e come lo produciamo. Essendo l’ultimo convegno la Presidenza ha la responsabilità di passare il testimone e si augura che la prossima veda realizzati i sogni e le speranze di tutti quei giovani che come noi hanno deciso di intraprendere questo folle e stupendo mestiere che è l’imprenditore. Un mestiere che ci ha insegnato che da soli andiamo più veloci ma insieme andiamo più lontano. Siamo pronti a scrivere la storia dei Campioni l’unica che non inizia con “c’era una volta” ma che inizia con “ci sarà domani”. Europa: e la nave va? Il convegno è proseguito con Paolo Magri Direttore ISPI che ha fatto una prima analisi di scenario delle aziende globali, usando la metafora della navigazione in mari inesplorati, cercando di rispondere a due domande: stiamo navigando veramente in acque inesplorate? L’Europa ha una “nave” attrezzata per navigare in questo mare? Per la prima domanda la risposta è sì, perchè l’occidente sta arrestando e chi sta avanzando non ha ancora preso il controllo del mondo, abbiamo Brexit da una parte e guerre in Turchia. Cento anni fa chi ridisegnava il medioriente era l’occidente adesso invece abbiamo Turchia, Russia e Iran. La Cina, un paese non democratico, che si contrappone all’occidente e lo sfida a livello tecnologico, una sfida dal punto di vista di governance, da una parte l’occidente con governi continuamente a scadenza e che cambiano troppo spesso, dall’altra la determinazione di questi regimi forti che producono progettualità forti. Per anni abbiamo intrapreso la via di seguire la “nave scuola” America che ci guidava in mari inesplorati, che conduceva le guerre per noi e che apriva la strada. Ora quella nave è guidata da un capitano che non condivide più i nostri stessi obiettivi e che quindi non vogliamo seguire. La seconda domanda, se l’Europa è pronta a navigare in questi mari: per 10 anni la nave non è nemmeno rimasta in acqua, per “manutenzione”, ci siamo dovuti occupare prima della crisi in Grecia, Irlanda e Portogallo, poi abbiamo dovuto sedare le liti sui migranti e sulle riforme economiche, Brexit, Catalogna. Ci siamo illusi di essere in un porto sicuro, ora che ci risvegliamo e Russia, Turchia, ecc.. non sono più così dalla nostra parte ci troviamo in difficoltà. Siamo passati da essere il centro del mondo nel ‘800 ai giorni nostri dove siamo nel centro del mondo, in mezzo ai ricatti, migranti oppure dazi. Ci sono varie opzioni per navigare in questo mare, la più realista è quella di compattarsi per diventare una potenza che possa navigare a fianco delle altre con pari dignità creando la propria rotta. Dovremmo passare dal


sovranismo Nazionale al sovranismo Europeo arrivando a parlare di interesse Europeo. Governance e finanza aziendale Interessante tavola rotonda per capire come possono fare le aziende a crescere di dimensione e come posso essere accompagnate verso l’eccellenza, alla quale hanno partecipato: Walter Anedda, Presidente Cassa dei Dottori Commercialisti, Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager e Emanuele D’Innella, D’Innella & Partners - Consulenti d’Azienda. Si è partiti dai punti di debolezza, le dimensioni ridotte in cui sviluppare un eccellenza è attualmente un punto di svantaggio, servono capitali e dimensioni tali da poter spostare l’ago della bilancia a loro favore, altro punto è la caratteristica di avere aziende fortemente familiari che incorrono, talvolta, in drammatici passaggi generazionali. Come sempre in questo tipo di passaggi è fondamentale che il familiare che subentra entri gradualmente e non parta dal vertice, ma anzi inizi dai gradini più bassi dell’azienda in modo che possa rendersi conto del valore del sacrificio e dell’impegno che portano alla crescita personale e aziendale. In ogni caso bisognerà comunque valutare se sono imprenditori o se dovranno rimanere semplicemente azionisti. Mezzogiorno o mezzanotte? Una analisi sulla questione meridionale a cura di Domenico Arcuri Amministratore Delegato Invitalia. Uno dei punti principali è

che alla nascita dell’Italia l’unificazione fu politica e non monetaria; ciò creò squilibrio, lo squilibrio rimane ancora ai giorni nostri anche se con diversi tipi di criticità. Tanti troppi giovani di muovono dal meridione per il Nord o per l’estero ma rimane ancora chi vuole fare azienda al Sud. Ci sono molti esempi positivi e sicuramente con la volontà e con una spinta positiva possiamo far sì che sia sempre mezzogiorno. Sia nelle aziende che anche negli appalti pubblici. Se ci si mette positività e la burocrazia assiste e non affossa allora è possibile fare e fare bene. Come si diventa grandi aziende Un intervista a Massimo Doris Amministratore Delegato Banca Mediolanum a cura e con la prefazione di Fabio Tamburini Direttore Il Sole 24 Ore. Le imprese vincenti come vengono costruite? Costruire attività positive non è la cosa più difficile, molto complesso è mantenerle nel tempo, che vale sia per le aziende che per il risparmio delle famiglie. Soprattutto per il risparmio siamo nella condizione in cui la cultura del risparmio dei figli è molto inferiore a quella dei padri. Il che è allarmante soprattutto adesso che il quadro generale non è sereno. La gestione frivola del risparmio come per le famiglie vale per gli stati, il crescente debito pubblico ci sta portando ad un clima di tensione che se non addomesticato potrebbe sfociare in conflitti e guerre. Tensioni crescenti azzerano lo sviluppo, senza sviluppo non 5


si ripaga il debito, questo fa sì che i segnali di tensione vadano moltiplicandosi. In tutto questo l’Europa è anche tra due fronti che si fanno guerra sulla tecnologia, America e Cina, per questo serve compattezza politica ed economica perché c’è più dei soli mercati in gioco. Prima domanda a Massimo Doris è stata: come un’azienda possa diventare grande in un sistema mercato (quello Italiano) di tipo “bancocentrico”, la consapevolezza è chiaramente quella di essere agli inizi, l’Europa sta cercando di far sì che le aziende dipendano sempre meno dalle banche e che riescano a trovare i fondi di cui hanno bisogno sul mercato, con investimenti nei più svariati modi. Come all’estero dove le aziende trovano investitori per il 70% sul mercato e solo per il 30% dalle banche, ciò renderebbe il sistema più forte e le banche meno soggette a crisi sistemiche, la strada è tracciata e va in quella direzione anche se il cambio sarà lento e graduale. Un suggerimento per fare grande una impresa e quella che oltre che: leggere il mercato, rimanere costantemente informati su quale nuovo prodotto o servizio sviluppare per prevalere sul competitor, bisogna avere la consapevolezza che nel momento in cui si passa da essere un piccolo artigiano ad una azienda strutturata bisogna andare a carpire come le altre aziende si sono organizzate, ci sarà sicuramente qualcuno che ha già fatto questo passaggio e dal quale andare a copiare e anche migliorare. Si deve passare ad una managerialità forte. Italia tra debito e crescita che ancora non c'è Partendo dalla base del documento di economia e finanza inviato dal governo a Bruxelles Veronica De Romanis Economista Luiss

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e Stanford University Florence ha in breve sintetizzato che questa manovra salda conti del passato con soldi che ancora non ci sono. Il documento di occupa per due terzi di saldare le clausole di salvaguardia, cioè debiti di cui non si sono volute trovare subito le coperture per puri fini elettorali e che sono stati contratti dai governi precedenti per cose come: 80 euro di Renzi, Quota Cento di Salvini e Reddito di Cittadinanza dei M5S. Nuovamente ci troviamo saldare questo debito con soldi che non ci sono, con disavanzo 15MLD e con nuove tasse per 8MLD. Tutto per mantenere iniziative che non portano crescita. Queste clausole rendono nebulosi i conti dello stato e servono solo a confondere le acque in fase di campagna elettorale, l’Europa non le ama e non le calcola in fasi di valutazione del DEF. Chiamare debito “flessibilità” è un inganno si sta comunque generando debito sul quale dovremo pagare gli interessi che ci porteranno ad avere uno sviluppo sempre più ridotto. Il coraggio di un Paese Intervista a Urbano Cairo Presidente Cairo Communication e RCS Media Group un intervento molto atteso da tutti i giovani imprenditori. Un imprenditore solido che per quanti progetti ci siano nel futuro non dimentica le aziende che sono già in essere e che da, direttamente e non, lavoro a quasi 9000 famiglie. Una partenza da concessionario di pubblicità, poi concessione di Tele+ e successivamente l’acquisto di Giorgio Mondadori, azienda che però perdeva tantissimo e alla quali serviva una attenta analisi delle spese senza però tagliare nessun posto di lavoro,


successivamente la quotazione in borsa, nel 2005 l’acquisto del Torino, azienda fallita completamente, poi nel 2013 l’acquisto di la7, i conti così disastrosi da perdere oltre 100 milioni l’anno. Dopo 8 mesi senza toccare i dipendenti i costi sono stati tagliati di quasi 90 milioni, un incremento della pubblicità ha portato i conti in pareggio e 88 milioni che erano stati infusi per coprire 10 mesi di perdite vennero poi usati da Presidente Cairo per l’acquisto di RCS. Non si tratta solo di contenere i costi o di tagliare, se in una azienda fai mancare i fondi la fai morire per asfissia, va investito molto ma in modo oculato e proiettato verso la crescita, nel caso di La7 nuovi programmi, nel caso di RCS un ripensamento complessivo sui quotidiani come Corriere e Gazzetta. Non basta quindi solo una attività di spending review ma anche una attività di investimento e sviluppo dove vedi di avere maggior potenziale. Così anche per l’Italia è tutta una questione di come vengono allocate le risorse, ad esempio: per questa Quota 100 che consumerà 20MLD ad uso e consumo di sole 200.000 persone per un periodo limitato di 3 anni, molto meglio sarebbe stato mettere quei fondi per diminuire il cuneo fiscale che attualmente è pari al 49% oltre 20 punti in più rispetto agli Stati Uniti. Oppure investire sul turismo, siamo il quinto paese per numero di turisti, dovremmo essere il primo per distacco, dobbiamo riuscire a comunicare meglio il valore del sistema Italia investendo in comunicazione. In Italia spendiamo 140MLD in beni e servizi se solo tagliassimo, come in RCS, gli sprechi e inefficienze del 25% recupereremmo 35MLD. Cena di Gala Seguendo il convegno tutto il giorno diventa complesso andare a tutti gli eventi collaterali organizzati durante la due giorni dei lavori ma la cena di gala ha sempre un fascino speciale al quale non si può rinunciare, ospitata nelle medesime sale del convegno quest’anno ha contato 850 partecipanti e ha riempito ogni singolo spazio disponibile dell’hotel Quisisana. Immancabile poi la tappa conviviale al "Anima e Core" dove lasciare per un attimo i seriosi argomenti del convegno e svagarsi un poco. Secondo Giorno Apertura dei lavori La giornata ha avuto inizio con l’introduzione di Gabriele Menotti Lippolis, Presidente Comitato Interregionale Mezzogiorno G.I. il quale ha ribadito con forza che noi vogliamo, come associazione, far parlare i fatti e che nonostante tutte le avversità l’Italia è e rimane un paese di imprenditori dalle alpi fino alla punta dello stivale. Gli investimenti pubblici sono fondamentali per creare le condizioni di supporto per l’iniziativa privata, in modo che nell’era della globalizzazione sia il territorio paese a competere prima delle singole aziende. Non possiamo sopportare più spese improprie e inefficienze Se chi governa naviga a vista con misure ispirate al consenso a breve termine e non incentrate sullo sviluppo del paese, il declino diventa inevitabile. Crediamo che non sia tenere le distanze dalla politica la soluzione ma anzi avvicinare il più possibile i due mondi fino anche ad aprire le porte

a tutti i politici che vogliano visitare le nostre aziende, per meglio comprendere cosa significhi fare impresa e di quanto potenziale possiamo esprimere. Il nostro è un appello diretto alla politica: se serve una mano per capire i problemi delle imprese e vi è la volontà di risolverli allora noi saremo ben lieti di aiutare, la volontà è solo quella di poter competere con gli altri paesi ad armi pari. Intervento istituzionale Sempre gradita la presenza delle istituzioni che vedono come loro rappresentante al convegno Francesco Boccia, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. Il ministro si sta occupando della legge quadro sulle autonomie, il tema delle autonomie è molto complesso perché l’importante è non cadere nella creazione di disuguaglianze, è quindi molto importante dialogare con tutti senza creare favoritismi. La legge quadro dovrà prima di tutto rispondere alla costituzione, non si può attuare un autonomia ignorando a piacimento degli articoli della costituzione, sarebbero state le condizioni ideali per distruggere il paese. Sarà fondamentale che la legge quadro garantisca a tutte le aree regionali lo stesso livello di crescita, un esempio è l’alta velocità, non è possibile che in un paese che da nord a sud paga le tasse l’alta velocità sia distribuita per 84% al nord e solo al 16% per il sud, significa che parte delle tasse del sud sono state usate inequivocabilmente al nord. Bisogna entrare nel merito delle cose, fino anche a “spunciare gli scontrini e le fatture”, altrimenti non lo cambi un paese. Riguardo alla manovra finanziaria le parole sono state poche, chiaramente la coperta è corta e bisogna andare prima a pagare le cambiali già firmate, una nota personale è quella di concentrare tutte le risorse rimanenti per una riduzione delle tasse sul lavoro perché questo darebbe una scossa notevole al paese. Per fare questo bisognerebbe fare una operazione di rottura che però deve avere un governo forte e uno di coalizione potrebbe non essere quello giusto. Internazionalizzazione: istruzioni per l’uso Dati alla mano Ernesto Lanzillo, Private e Family Business Leader Italia, Grecia, Malta Deloitte ci ha parlato in prima battuta di aziende vincenti, queste aziende hanno tutte un tratto distintivo in comune che è quello dell’export e dell’internazionalizzazione. Nonostante i ripetuti e attuali attacchi all’export, questo rimane un punto fondamentale in cui investire soprattutto per chi, come l’Italia, può contare su una qualità e su prodotti così appetibili che anche i dazi non posso frenare, esempio Grana Padano contro Parmesan. Allenatori di export Proprio per rimanere in tema export e attrattività verso le aziende straniere abbiamo cominciato parlando di Whirlpool, la multinazionale che l’ha acquisita si sta ritirando perché le condizioni economiche dell’epoca non esistono più, e il primo commento di Licia Mattioli Vice Presidente per l’Internazionalizzazione Confindustria è ovviamente quello che: una azienda non può essere costretta a rimanere in un paese ma deve volerci rimanere perché ci sta bene deve essere contenta di rimanere. Questo si crea

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gettando le basi perché l’azienda possa lavorare con serenità. Delle multinazionali se ne parla sempre quando sono in difficoltà e mai quando stanno bene, aiutiamole a rimanere quando sono ancora floride, in Italia vengono per filiere e per le maestranze estremamente preparate, invogliamoli a rimanere. La vicepresidente ci dice che il problema non è solo fiscale ma è anche di diritto, in un paese dove le regole certe che non esistono e vengono cambiate ogni mezz’ora diventa impossibile lavorare. Non è così che si salvano i posti di lavoro, obbligando le aziende a rimanere, ma è creando le condizioni perché vengano create le aziende e quindi i posti di lavoro. Questo approccio molto radicale è stato seguito anche dagli altri relatori Alessandro Binello, CEO Quadrivio Group e Alessandro Decio, Amministratore Delegato SACE che hanno espresso, senza mezzi termini, che i nostri campioni ormai non esistono più, in riferimento a FCA, Ferrari e Luxottica per citarne alcuni, e che i nostri giovani vedono come unica prospettiva quella di andarsene. Siamo nella condizione che dobbiamo creare i nostri campioni, ragionare sul perché tutte le aziende prima citate se ne sono andate. Dobbiamo fare un serio lavoro per rendere questo paese serio e coerente in modo da diventare attrattivi per le aziende estere, dovrebbe essere questa la nostra prima priorità.

Maire Tecnimont Group, azienda che si occupa di riciclare la plastica di scarto ed è quindi parte integrante della circular economy e l’intervista a Matteo Lunelli, Presidente Cantine Ferrari che esporta eccellenze vinicole nel mondo. La vera riflessione, quando si parla di eccellenze Italiane, è che in un modo che si appiattisce sempre più per la globalizzazione il consumatore va, sempre di più, alla ricerca la genuinità e quindi la territorialità specifica di un prodotto, dobbiamo essere quindi imprenditori locali che si propongono al globale.

Campioni di export Un esempio diretto di quanto possa essere importante l’export ci è stato dato dalla testimonianza di Fabrizio Di Amato, Presidente

Competitività da difendere Energia, Acciaio e Aerospazio, la tavola rotonda che ha visto protagonisti: Anna Mareschi Danieli, Vice Presidente Danieli

Concorrenza europea e sfide industriali Di certezza del diritto che possa anche salvaguardare una sana concorrenza ci ha parlato Francesco Gianni, Founding Partner Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, grande studio legale che opera appunto nel campo del diritto delle imprese. Sembra assurdo che in uno stato dove non vi è il diritto, ma anzi sia uno stato decisionista, gli imprenditori si trovino ad avere più certezze su dove e come dirigere la propria azienda, l’assenza di decisioni e di direzione porta ad un rallentamento dell’economia, in altre parole ci vuole stabilità e durata nel tempo delle regole del gioco.


& Co Officine Meccaniche, Giuseppe Ricci, Chief Refining & Marketing Officer Eni e Daniele Tonti, Chief Strategy Officer OMA. Quello che si evince dalle tre testimonianze è la competitività si difende esclusivamente rimanendo attuali e andando a lavorare per modificare i propri assets anche in modo radicale qualora ce ne sia bisogno. Sostenibilità da incentivare Partendo da tre settori decisamente distanti: tessile, automotive e trasformatori elettrici industriali, abbiamo analizzato cosa possa essere la sostenibilità. Con Roberto Compagno, Presidente & CEO Gruppo Slowear, Massimo Faraò, Direttore Marketing Audi Italia e Marco Zigon, Presidente Gruppo Getra uno dei maggiori punti risultanti è che perchè ci sia sostenibilità tutto parte dalla responsabilità sia delle aziende che del singolo consumatore, perchè il consumo dei prodotti sia più consapevole e che riduca gli sprechi, bisogna quindi cambiare l’approccio al consumo. Intervento Con parole di ringraziamento Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria ha cominciato il suo intervento tornando al passato quando, frequentando Capri per le prime volte, si sentì rappresentato dall’allora Presidente come noi ora ci sentiamo rappresentati dal nostro. Tornare al lavoro, concentrarsi sul creare lavoro, perché il lavoro è il collante e il promotore del benessere per il paese. Proprio per questo il Presidente si è concentrato sul ringraziare i

Giovani Imprenditori per tutto il loro lavoro svolto in questi ultimi 3 anni, arrivando a definire il movimento giovani come la fucina della futura dirigenza di Confindustria. Senza i giovani imprenditori non ci sarebbe stata la formazione di molti presidenti che ci hanno rappresentato e ci rappresenteranno. Momento di bilanci, ultimo Capri per entrambi i Presidenti, giovani e senior, una digressione tra tutti i successi ottenuti, come: il 4.0 oppure il patto per la fabbrica, un grande piano di inclusione dei giovani. Dovremo sempre più essere ponte tra gli interessi delle imprese e quelli del paese, sapendo distinguere tra le cose importanti dalle cose urgenti, ambiziosi nei fini e ideali nei modi. Dietro ogni successo ci sono rinunce, sacrificio e impegno, a questi valori dobbiamo ritornare e li dobbiamo insegnare a tutto il paese, in modo che si ponga l’attenzione sulle necessità del paese e non sul mero interesse personale. Conclusioni Alessio Rossi Presidente Giovani Imprenditori Confindustria conclude con una lunga lista di doverosi ringraziamenti istituzionali e non, che portano al termine del convegno e anche del percorso di questa presidenza. Molto emozionante la presentazione di tutta la squadra di presidenza schierata sul palco nella commozione generale, tutti orgogliosamente fieri di aver partecipato alla creazione di tanti convegni di qualità.

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Giovani Imprenditori tra botti e storia secolare dell’acetaia Giusti 10


Maria Eleonora Missere

associazione

Il 28 ottobre ci ha ospitato, per il consueto direttivo del consiglio GI Emilia centro, l’Acetaia Giusti, che ha messo a disposizione la sua bottaia, magnifica e con un odore di aceto e mosto avvolgente e a seguire la visita tenuta da Lorenzo Gusti.

confezionato e dato agli amici come regalo, alle ragazze come

Siamo stati accompagnati in un percorso tenuto nel museo che ci ha fatto attraversare i secoli che compongono la storia dell’acetaia di Giusti. Siamo partiti innanzitutto da ciò che è la materia, infatti l’aceto balsamico è molto più di un prodotto, è un frutto della terra modenese, risultato dell’alchimia che si crea tra mosto d’uva e legno: ogni botte è un ecosistema vivente, che produce al suo interno trasformazioni virtuose. La sua “gestazione” richiede decadi e si compie grazie a particolari condizioni climatiche e grazie alla bravura del mastro acetiere che la cura: vigneti, boschi, temperature, umidità, batteri e lieviti, tutte queste componenti concorrono a creare un buon Aceto Balsamico. Le varietà di vitigni utilizzati partono dalle uve bianche delle colline del territorio, specialmente quelle del Trebbiano che sono preferibili:uva Cabernet Sauvignon, Ugni Blanc, Albarola, Lambrusco, Trebbiano, queste le varietà utilizzate. Per quanto riguarda poi i legni delle botti si ha il rovere, gelso, frassino, ginepro, castagno, che ritroviamo uno per ciascuno di essi nel giardino proprio fuori dal museo. Per valutare il grado di invecchiamento e la qualità del balsamico, il mastro acetiere prende in considerazione i parametri salienti: il colore bruno scuro, carico e lucente, l’odore intenso, che nasconde profumi d’uve e sentori di legni pregiati e infine il sapore dolce e agro scaturito dai passaggi nelle botti che compongono la batteria. Vengono eseguiti dunque tre tipi di esame: si inizia dall’esame visivo, dove è utilizzato un matraccio di vetro puro e trasparente e una candela, ne valuta così le proprietà del colore. Si procede con l’esame olfattivo, si compie una delicata rotazione del matraccio, che porta il liquido fino al collo del contenitore in modo che tutti i profumi giungano alle narici sprigionando: franchezza, finezza, intensità e persistenza dell’acidità. Si conclude con l’esame del gusto. L’assaggio vero e proprio deve essere eseguito con appositi strumenti, il cui materiale non possa rilasciare sapori nel campione come un cucchiaino di porcellana. Questo diventa un vero e propio rito che verrà passato di generazione in generazione nell’area di Modena specialmente. Il prodotto viene

troviamo però lungo il percorso all’interno del museo le varie

dote, ai neonati come presente per la nascita. Inizialmente la produzione era solo privata dati soprattutto i lunghi tempi di maturazione e i piccoli quantitativi ottenuti, testimonianze dell’attività della famiglia Giusti che già nel 1598 si attestava su registri dell’epoca la sua produzione e la vendita di lambrusco, “salsicce fini” e soprattutto l’aceto balsamico, orgoglio della casa. Proseguendo troviamo l’attestazione delle esposizioni universali del loro prodotto tra ‘800 e ‘900 e le medaglie d’oro ottenute, con il riconoscimento più importante ottenuto dal Re Vittorio Emanuele III che nominò Giusti fornitore ufficiale di Casa Savoia, potendo così apporre il loro stemma sull’etichetta. La classica bottiglia usata per il loro aceto è la champagnotta usata per imbottigliare il lambrusco locale, tappata con un tappo di sughero e sigillata in ceralacca. A concludere la visita della bottaia ancora in attività con decine di botti antiche e un odore di aceto spettacolare e a seguire la degustazione dei loro prodotti migliori che hanno ricevuto le medaglie d’oro nelle varie esposizioni, un vero piacere per il palato, da degustare così in purezza o abbinato a qualunque piatto, anche i dolci.

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Presentazione di UpIdea presso la sede di Confindustria Vicenza. Da sinistra Davide Bezzecchi (Project Manager UpIdea, Unindustria Reggio Emilia), Augusto Coppola (Managing Director Luiss Enlabs), Vittorio Cavani (Vice Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia-Romagna e Project Leader UpIdea), Eugenio Calearo Ciman (Presidente del Gruppo Giovani. Imprenditori di Confindustria Veneto) Annalisa Po (Consigliere Incaricato Giovani Imprenditori Confindustria Emilia-Romagna), Marco Da Rin Zanco (Vice Presidente del Gruppo Giovani. Imprenditori di Confindustria Veneto).

E Open Innovation sia! Al via la quarta edizione di Upidea! Startup program

Il 22 novembre ha chiuso i battenti la call di Upidea! Startup program - Call for innovation, rivolta ad idee d’impresa o a startup già costituite. Come ormai da tradizione, numerose le candidature giunte per accedere al percorso di accelerazione organizzato dai Giovani Imprenditori di Confindustria EmiliaRomagna con il coordinamento di Unindustria Reggio Emilia, il contributo di uno dei più importanti acceleratori italiani LUISS ENLABS, del suo fondo di venture capitalist LVenture Group,

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e la partnership dei principali incubatori dell’Emilia-Romagna. Viene superata, infatti, la soglia delle 80 applicazioni che rappresentava il record stabilito nell’ultima edizione. Il programma continua a crescere ancora grazie al coinvolgimento, a partire da quest’anno, dei Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto, che permette così di estendere fino a 17.500 il potenziale di aziende che le startup selezionate avranno l’opportunità di incontrare per avviare


Vittorio Cavani

possibili collaborazioni. A ciò si aggiunge la collaborazione con Gruppo di Lavoro Nuove Imprese coordinato dal Vice Presidente Nazionale Franco Bucciarelli. “Open Innovation” è sempre più al centro del progetto, per connettere startup e imprese in uno de- gli ecosistemi manifatturieri più importanti d’Europa: grazie al sostegno alle startup è possibile in- novare anche le aziende del territorio, così come avviene in altri distretti industriali Oltralpe. Upidea offre un programma di accelerazione di 6 mesi (gennaio - giugno 2020), nel corso del quale le startup seguono un percorso di formazione e assistenza costante per concretizzare l’idea d’impresa, sviluppare e testare il proprio prodotto, grazie alla sinergia di partner tecnici, laboratori e aziende del territorio, e lanciarlo sul mercato. La crescita delle startup in questi mesi è finalizzata alla preparazione in vista degli Investor Day, gli eventi pubblici a conclusione del programma, in cui i team si presenteranno a investitori, business angels e imprenditori del sistema Confindustria. Gli incontri di mentorship, alla presenza di esperti di LUISS ENLABS, si svolgeranno negli spazi del Tecnopolo di Reggio Emilia, grazie alla collaborazione di Fondazione REI. Nella fase di scouting e di supporto sono altresì attivi partecipanti anche gli incubatori territoriali della Regione: Almacube (Bologna), Cesenalab (Forlì-Cesena), Fondazione Democenter Sipe (Modena), Inlab (Piacenza), Nuove Idee Nuove Imprese (Rimini), RomagnaTech (Forlì-Cesena), TIMWCAP (Bologna) e SIPRO (Ferrara). Confermano il proprio impegno anche Eurach Research, centro di ricerca che muove dalla conoscenza e dalle esigenze del territorio montano, e Réseau Entreprendre EmiliaRomagna, la rete di leader d’impresa volontari che affiancano gli imprenditori aiutandoli a raggiungere il successo nella creazione, nella ripresa o nella crescita di impresa. Grazie alla loro competenza al termine del percorso di accelerazione verranno assegnate due menzioni speciali: “Appidea!”, al miglior progetto dedicato alla promozione dell’area appenninica o alpina, e “Social Sustainability”, al miglior progetto a vocazione sociale. “Come Gruppo Giovani e come Unindustria Reggio Emilia - afferma Marco Righi, Presidente dei Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia - siamo orgogliosi dei risultati ottenuti da Upidea in questi anni e della crescita che il programma ha raggiunto, grazie al nostro impegno e a quello dei colleghi Giovani Imprenditori dell’Emilia-Romagna. In questi anni possiamo ritenere di aver dato un contributo al rinnovamento del sistema produttivo. Fino ad oggi hanno partecipato otre 300 startup, 50 sono state accelerate e incubate a Reggio Emilia e 5 di queste sono state scelte da LUISS ENLABS per il proprio programma di accelerazione ricevendo poi importanti investimenti da Fondi di Venture Capital, 2 startup sono state acquisite da corporate del territorio e 6 hanno ricevuto investimenti da parte di imprenditori associati. Possiamo dire di aver stimolato la raccolta di circa

varie

2,5 Milioni di euro e avviato due compagne di finanziamento grazie al crowdfunding. Ma soprattutto le startup selezionate e accelerate sono entrate a far parte delle nostre associazioni territoriali e hanno iniziato a collaborare con le nostre imprese associate come fornitori, partner, clienti e sviluppando progetti di open innovation”. “Il valore aggiunto che come Giovani imprenditori di Confindustria possiamo apportare all’ecosistema delle startup e dell’innovazione - aggiunge il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna Kevin Bravi - sono le competenze e le risorse delle nostre imprese associate che operano con successo in tutti i principali settori produttivi, e nello stesso tempo hanno necessità di innovare il proprio business aprendosi alle nuove realtà imprenditoriali rappresentate dalle startup. Anche quest’anno il progetto avrà carattere regionale: questo è per noi motivo di grande soddisfazione”. “Quest’anno come Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto - sottolinea Eugenio Calearo Ciman, Presidente del Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto - abbiamo deciso di entrare nel progetto Upidea! perchè siamo convinti della necessità di condividere le buone pratiche e crediamo fortemente nella contaminazione positiva tra imprese e tra territori. Upidea! è un esempio eccellente di come le buone idee sono in grado di attrarre partnership di grande livello a vantaggio di tutti. Sono convinto che questa iniziativa, agli importanti traguardi già ottenuti, possa aggiungere ambiziosi obiettivi per la nascita di nuove imprese e per il rinnovamento dell'ecosistema manifatturiero che è il cuore della rappresentanza confindustriale.”

Presentazione della call presso Cesenalab. Da sinistra Roberto Pasi (Cesenalab), Vittorio Cavani (Vice Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia-Romagna e Project Leader UpIdea), Kevin Bravi (Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Emilia-Romagna), Davide Bezzecchi (Project Manager UpIdea, Unindustria Reggio Emilia), Filippo Zamagni (Presidente Giovani Confindustria Forlì-Cesena).

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Il silenzio della musica I Giovani Imprenditori attraversano “Le Quattro Stagioni� per entrare nel cuore di Vivaldi 14


Filippo Furini

cultura

Il 3 novembre si è conclusa a Palazzo Fava, Palazzo delle Esposizioni a Bologna, la mostra di uno dei massimi esponenti del barocco musicale. La mostra-show è stata prodotta da Emotional Experiences, con l’intervento dell’istituto italiano Antonio Vivaldi Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Genus Bononiae ha allestito il percorso multimediale “Vivaldi. La mia vita, la mia musica”. La mostra è stata un “concerto” di passato e futuro, grazie all’esposizione caratterizzata da emozionanti giochi di immagini e spettacolari videomapping che hanno catturato non solo gli appassionati e gli studiosi, ma anche una schiera di visitatori amanti della tecnologia. Chiunque ha potuto esplorare e comprendere la vicenda umana dell’artista. Un percorso dedicato anche ai più piccoli, grazie alle audioguide con testi adattati che hanno permesso di intraprendere il viaggio alla scoperta delle musiche immortali di Vivaldi.

La carriera ecclesiastica di Vivaldi, chiamato anche “Prete Rosso” per la chioma rossa che nascondeva sotto le parrucche dell’epoca, ebbe inizio il 18 settembre 1693, quando raggiunse l'età minima della tonsura. Proseguì quindi i suoi studi presso la chiesa di San Geminiano e la chiesa di San Giovanni in Oleo, senza abbandonare la musica. La sua abilità con il violino, lo fece impiegare già nel 1696 come violinista soprannumerario durante le funzioni natalizie presso la cappella della basilica di San Marco, apparendo per la prima volta in pubblico. Dal 1704, per via di una forma d’asma che lo accompagnò per tutta la vita, smise di celebrare la messa. Durante l’attività presso il “Pio Ospedale della Pietà” luogo di raccolta degli orfani, tra il 1703 e il 1716, Vivaldi compose gran parte della sua musica. Negli anni della maturità, tra il 1718 e il 1725, scrisse “Le quattro stagioni”, quattro concerti per violino che rappresentano

Il percorso è stato distribuito attraverso le sale del Piano Nobile di Palazzo Fava. Dalla Sala Carracci, lo spettatore è stato accompagnato con immagini nel viaggio del Vivaldi bambino, per poi passare al cuore della creatività, dal sacerdozio, agli anni di insegnamento alle orfanelle. Proprio una di loro, Anna Maria, ha condotto il racconto dei primi anni. La Sala Rubianesca ha ospitato la ricostruzione di un teatro d’epoca, durante l’esecuzione delle opere. Ultima tappa del percorso, Sala Giasone che ha lasciato spazio a un trionfo di musiche e spettacolari immagini con un finale travolgente. Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741). Fu uno dei violinisti più virtuosi del suo tempo e uno dei più grandi compositori di musica barocca. Considerato il più importante, influente e originale musicista italiano della sua epoca, Vivaldi contribuì significativamente allo sviluppo del concerto, soprattutto solistico e della tecnica del violino e dell'orchestrazione. Non trascurò inoltre l'opera lirica. La sua vasta opera compositiva comprende numerosi concerti, sonate e brani di musica sacra.

le scene della natura in musica. In essi Vivaldi rappresenta lo scorrere dei ruscelli, il canto degli uccelli, il latrato dei cani, il ronzio delle zanzare, il pianto dei pastori, la tempesta, i danzatori ubriachi, le notti silenziose, le feste di caccia (sia dal punto di vista del cacciatore che della preda), il paesaggio ghiacciato, i bambini che slittano sul ghiaccio e il bruciare dei fuochi. Ogni concerto è associato a un sonetto scritto dallo stesso Vivaldi, che descrive la scena raffigurata in musica. La vita di Vivaldi si concluse infelicemente a Vienna, tra traversie economiche ed umane. Vivaldi non ha avuto una vita molto documentata e gli inizi sono stati molto stentati. In questa esemplare mostra, si è raccontato in prima persona con la voce di Giancarlo Giannini. Voce inconfondibile che ci ha restituito l’uomo prima ancora che l’artista attraverso un coinvolgimento emotivo, trasmettendo il significato della parola amore in tutte le sue forme. Ha amato la musica, unica compagna di vita per cui ha vissuto.

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Patent Box

Le novità del decreto crescita e il valore della proprietà intellettuale

Il Patent Box è un regime opzionale di tassazione agevolata dei redditi derivanti dall'utilizzo di beni immateriali con lo scopo di favorire gli investimenti nazionali in attività di Ricerca & Sviluppo e di incentivare l'allocazione e il mantenimento in Italia di beni immateriali. L’introduzione del Patent Box per il periodo di imposta successivo al 31 dicembre 2014 (per i contribuenti “solari” l’esercizio 2015) ha permesso in questi anni il rientro in Italia di portafogli brevetti/marchi/design precedentemente detenuti fuori dal territorio nazionale, equiparando sostanzialmente le agevolazioni a quelle di altri paesi (Belgio, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo) in cui erano già in vigore misure simili. Le imposte oggetto di agevolazione sono l’IRPEF, IRES ed IRAP nella misura del 30% per il 2015, 40% per il 2016 e 50% per il 2017 e seguenti. L’opzione può essere esercitata da chi ha diritto allo sfruttamento economico dei beni immateriali e svolge attività di ricerca e sviluppo. Rientrano tra i beni immateriali oggetto dell’agevolazione: i redditi derivanti dall’utilizzo di software protetto da copyright, i brevetti (concessi o in corso di concessione), i disegni e modelli industriali, nonché i processi, le formule e le informazioni relative 16

ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili (Know How). I redditi derivanti dai marchi non sono più agevolabili dal 2017. Rientrano nelle attività di ricerca e sviluppo: la ricerca fondamentale, la ricerca applicata, il design, l’ideazione e realizzazione software, le ricerche preventive, i test e le ricerche di mercato, le attività di presentazione, comunicazione e promozione. Le tipologie di utilizzo agevolabili possono essere: l’uso diretto e l’uso indiretto. Nel caso di uso diretto il reddito agevolabile è costituito dalla quota di reddito di impresa ascrivibile al bene o ai beni immateriali, incorporata nel reddito complessivo derivante dall’attività d’impresa, che il beneficiario non avrebbe realizzato in assenza del bene stesso. Nel caso di uso indiretto (licenza d’uso e pluisvalenze da cessione a società del gruppo), il reddito agevolabile è costituito dai canoni derivanti dalla concessione in uso dei beni immateriali, al netto dei costi fiscalmente rilevanti diretti e indiretti a essi connessi. Quest’anno il decreto crescita ha modificato la disciplina agevolativa del Patent Box, eliminando l’obbligatorietà della procedura di ruling nel caso di uso indiretto, con l’obiettivo di consentire ai contribuenti di accedere all’agevolazione mediante la determinazione diretta del beneficio e rimandando


Giulia Cataldi

il relativo confronto alla successiva fase di controllo. Rimane invece l’obbligatorietà del ruling nel caso di uso diretto. Inoltre, con il decreto crescita sono state introdotte (Art. 4 D.L. n. 34/2019, Provvedimento del direttore del 30 luglio 2019) la procedura semplificata per le PMI; e la penalty protection. La procedura semplificata per le PMI prevede che le microimprese, piccole e medie imprese potranno utilizzare in caso di utilizzo diretto, nell’ambito dell’applicazione del metodo del Residual Profit Split, le analisi di benchmark di settore sulla base dei codici attività previsti dalla nomenclatura ATECO 2007, messe a disposizione dall’Agenzia delle entrate su richiesta (rif. Direzione Centrale Grandi Contribuenti). Resta ferma la facoltà del contribuente di effettuare proprie analisi. Mentre la penalty protection prevede che, in caso di rettifica del reddito agevolabile, non venga applicata la sanzione, ex art. 1 comma 2 D.Lgs. 417/1997, qualora nel corso di verifica si presenti idonea documentazione, che, oltre a rispettare formalmente i contenuti previsti dal provvedimento, deve fornire un’informazione chiara e completa. La documentazione è considerata idonea in tutti i casi in cui fornisca agli organi di controllo i dati e gli elementi necessari per riscontrare la corretta determinazione del reddito agevolabile. I contribuenti che esercitano l'opzione ripartiscono la variazione in diminuzione in tre quote annuali di pari importo da indicare nella dichiarazione dei redditi e dell’IRAP relativa al periodo di imposta in cui viene esercitata tale opzione e nei due periodi d'imposta successivi. L’opzione può essere esercitata anche da coloro che hanno già attivato una procedura per concludere un accordo con l’Agenzia delle Entrate, se lo stesso non è concluso e se si è data comunicazione all’Agenzia della volontà di rinunciare alla procedura. Oggi si può affermare che il Patent Box sia una misura utilizzabile anche dalle PMI. Infatti, nonostante un iniziale scetticismo secondo cui solo un ristretto numero di aziende avrebbe potuto beneficiare del Patent Box, i dati statistici ci mostrano una realtà differente. In sostanza, la misura piace, nonostante le difficoltà amministrative e i costi di gestione iniziale. I dati del biennio 2015-2016 ci dicono che hanno beneficiato del patent box 1148 imprese con un beneficio medio di 500.000 euro ed un beneficio di 18 milioni di euro per il 4% delle imprese. Molte istanze di agevolazione, tuttavia, sono state abbandonate alle prime richieste delle Agenzie delle Entrate. Ma ciò in futuro potrebbe cambiare, anche grazie alle novità introdotte dal decreto crescita. Vantaggiosamente, l’approccio richiesto dal Patent Box per la valutazione dei costi e dei redditi associati ai titoli IP rende maggiormente consapevoli le aziende del proprio asset immateriale e del valore del proprio Know How. Il Patent Box sensibilizza le aziende sull’importanza dell’IP e questo non può che portare ad un aumento della competitività delle aziende italiane.

economia e diritto

Si osserva che l’importanza degli IP viene anche ribadita dall’ultimo studio EPO-EUIPO “IPR-intensive industries and economic performance in the European Union” ("Industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale e risultati economici nell’Unione europea"). Tale studio è una relazione congiunta elaborata dall’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) e dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), che analizza la rilevanza dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) per l’economia dell’Unione Europea nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016 e fornisce i seguenti risultati: • è rilevante il contributo dei diritti di proprietà intellettuale all’economia europea; • le industrie che fanno un uso intensivo dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) generano il 45% dell’attività economica nell’Unione Europea; • le industrie ad alta intensità di DPI impiegano fino a una persona su tre nell’UE; • tali industrie corrispondono retribuzioni del 47% superiori rispetto a quelle degli altri settori. L’uso medio dei DPI all’interno dell’UE è pari ad un brevetto europeo per 1.000 dipendenti, 4,7 marchi europei per 1.000 dipendenti, 1,7 disegni e modelli industriali per 1.000 dipendenti e 0,2 privative per ritrovati vegetali per 1.000 dipendenti. L’intensità non può essere calcolata allo stesso modo per i diritti d’autore e le indicazioni geografiche, in quanto non sono registrati a livello dell’UE. Poiché la stessa industria può fare uso intensivo di più di un diritto di proprietà intellettuale, la somma dei dati relativi alle singole industrie ad alta intensità di DPI è superiore al totale relativo a tutte le industrie ad alta intensità di DPI. Nel comunicato congiunto EPO-EUIPO, pubblicato insieme alla relazione, si legge quanto segue: Le industrie che fanno un uso intensivo dei diritti di proprietà intellettuale (DPI), quali brevetti, marchi, disegni e modelli industriali e diritti d’autore, generano ogni anno il 45% del PIL (6 600 miliardi di EUR) nell’UE e rappresentano 63 milioni di posti di lavoro (il 29% del totale). Ulteriori 21 milioni di persone sono occupate in settori che forniscono prodotti e servizi a tali industrie. Nel periodo in esame l’occupazione nelle industrie ad alta intensità di DPI è aumentata di 1,3 milioni di posti di lavoro rispetto al periodo 2011-2013, mentre l’occupazione totale nell’UE è lievemente diminuita. Il valore aggiunto per dipendente in queste industrie è superiore a quello del resto dell’economia. Conseguentemente, le retribuzioni corrisposte dalle industrie ad alta intensità di DPI sono molto più elevate, evidenziando in media una differenza positiva pari al 47% rispetto agli altri settori, che raggiunge il 72% nel caso delle industrie ad alta intensità di brevetti.

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Il passaggio generazionale nell’impresa di famiglia: l’agevolazione fiscale Il presente è il quinto di una serie di contributi dedicati al passaggio generazionale nell’impresa di famiglia. Dopo una prima parte introduttiva (vedasi Futuro n. 42/2018), seguita dall’esame di alcuni istituti giuridici previsti dal nostro ordinamento e finalizzati a garantire la stabilità dell’assetto proprietario nell’ambito del ricambio generazionale (vedasi Futuro e nn. 43, 44 e 45), in questo numero verrà esaminata l’agevolazione fiscale applicata in tale contesto. Al fine di favorire la trasmissione dell’impresa di famiglia tra le diverse generazioni, la normativa fiscale prevede 18

un’esclusione totale dall’applicazione delle imposte di donazione e successione, nel caso di trasmissione di aziende e di partecipazioni sociali attuate mediante donazioni, trust, testamento o patto di famiglia, in favore dei discendenti e del coniuge. Le finalità dell’agevolazione fiscale L’esenzione, prevista dall’art. 3, comma 4-ter del D. Lgs. 346/1990 (“Testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta sulle successioni e donazioni”), ha la finalità di favorire la pianificazione patrimoniale e successoria del passaggio generazionale delle aziende e delle partecipazioni


Leonardo Arienti

delle imprese di famiglia, in modo da rendere tale passaggio il più stabile e duraturo possibile. Mediante l’applicazione della norma agevolativa, il legislatore garantisce l’esclusione del trasferimento delle partecipazioni e delle aziende all’assoggettamento alle imposte di donazione o successione. Le aliquote normalmente applicabili in tema di imposte sulle donazioni e successioni sono le seguenti: • 4% per i trasferimenti effettuati in favore del coniuge o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti) da applicare per ciascun beneficiario sul valore complessivo netto, eccedente la franchigia pari ad 1 milione di euro (franchigia che viene calcolata su tutte le donazioni ricevute in vita dal beneficiario); • 6% per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle da applicare sul valore complessivo netto, eccedente la franchigia di 100.000 euro; • 6% per i trasferimenti in favore di altri parenti fino al quarto grado, degli affini in linea collaterale fino al terzo grado, da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia; • 8% per i trasferimenti in favore di tutti gli altri soggetti da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia. • La trasmissione Il trasferimento delle aziende e delle partecipazioni può avvenire in modo diretto oppure indiretto. Ad esempio, un caso particolare è quello del trasferimento mediante trust oppure mediante la cessione del solo usufrutto delle partecipazioni o delle aziende. Nel primo caso, il trasferimento in trust permette di beneficiare (come tra l’altro specificato dall’Agenzia delle Entrate con Risoluzione n.110/E/2009) delle agevolazioni fiscali, a condizione che siano osservati tutti i requisiti previsti dalla norma. Ad esso si sommano tutti i vantaggi previsti dall’istituto del trust. Nel caso di trasferimento dell’usufrutto con ritenzione della nuda proprietà, si ritiene ammissibile l'agevolazione sulle partecipazioni sociali, in quanto all'usufruttario spetta il diritto di voto e dunque il controllo. Si dovrebbe parimenti escludere l’agevolazione nel caso delle quote prive del diritto di voto o nel caso di azienda. Le condizioni Per poter usufruire della esclusione da imposta devono, però, essere soddisfatte alcune condizioni specificamente previste dalla norma. Tali condizioni sono: 1. La discendenza: In primo luogo, il trasferimento deve essere fatto in favore dei

economia e diritto

discendenti o del coniuge del soggetto trasferente. 2. Il controllo: Con riferimento alle partecipazioni, l’agevolazione si applica nel solo caso di trasferimento delle quote o azioni, mediante le quali è acquisito o integrato il controllo diretto o indiretto della società stessa. Secondo la norma, il controllo deve essere quello dato dalla maggioranza dei voti esercitabili in assemblea pari al 50,01% dei voti. Tuttavia, nel caso vi sia un padre detentore del 100% di partecipazioni ed intenzionato a lasciarle in pari quota ai propri due figli ed alla propria moglie, il requisito del controllo può essere mantenuto, mediante il trasferimento delle partecipazioni in comproprietà tra i figli e la moglie (con la nomina di un rappresentante comune), oppure mediante il trasferimento delle partecipazioni in trust, individuando come beneficiari i tre familiari. 3. La detenzione per un quinquennio: Una delle condizioni previste per l’applicabilità dell’agevolazione consiste nella detenzione quinquennale delle partecipazioni o dell’azienda da parte di colui che le ha ricevute. Nel caso di cessione delle partecipazioni (parte di esse), ovvero dell’azienda (rami d’azienda) entro il quinquennio, si perderà la totalità dell’esenzione (oppure parte di essa). Casi particolari L’agevolazione fiscale è applicabile anche in casi particolari, come il trasferimento delle partecipazioni che non contengono al loro interno aziende, ovvero le holding e le società immobiliari. Invero, la norma non pone alcun tipo di requisito con riferimento alla natura dei beni appartenenti alle società, le cui quote sono trasferite. Per tal ragione, si deve ritenere che il beneficio fiscale possa essere applicato anche in caso di trasferimento di partecipazioni aventi funzione di holding o di società immobiliari di gestione. Un caso riguarda le società di persone, per le quali non può esse applicato il requisito del controllo e della maggioranza dei voti esercitabili in assemblea. A tal proposito, l’Agenzia delle Entrate (Circolare 18/E/2013) ritiene applicabile l’agevolazione per il trasferimento di una partecipazione pari al 10% del capitale di una società in nome collettivo (Snc), con la presunzione che, essendo ogni socio amministratore, nelle società di persone viene automaticamente trasferito il “controllo” anche in caso di percentuali di partecipazione inferiori al 50,01%. Decadenza dall’agevolazione Infine, l’eventuale decadenza dall’agevolazione comporta il pagamento dell'imposta in misura ordinaria, della relativa sanzione amministrativa e degli interessi di mora decorrenti dalla data in cui l'imposta medesima avrebbe dovuto essere pagata. 19


La finanza straordinaria come strumento Il giorno 12 novembre è stato organizzato dal nostro presidente Michele Poggipolini presso la fondazione Aldini Valeriani un convegno volto a comprendere quali siano le nuove strategie di crescita aziendale e di quali figure potersi avvalere in base alle proprie esigenze per incrementare lo sviluppo delle proprie realtà sul territorio Emiliano-Romagnolo e all’estero. Il primo intervento ha visto come oratore il dottor Filippo Gaggini amministratore delegato di Progressio che ha descritto l’ attività finanziaria di private equity come un 20

catalizzatore, uno strumento che ha compito di generare la reazione positiva di crescita aziendale partendo da elementi fondamentali quali: la storia e le risorse imprenditoriali e , le risorse finanziarie e manageriali. Il private equity interessa principalmente tre figure: l’investitore, che ha possibilità di ottenere alti rendimenti rispetto a un rischio “controllato” e di diversificare il proprio patrimonio grazie alla bassa correlazione con altre classi di attivi, l’imprenditore il quale ha accesso a risorse finanziarie da condividere con un partner per diversificare il proprio


Maria Ginevra Piana

economia e diritto

• la riorganizzazione che deve essere svolta con la banca qualora le aziende non esprimano un’adeguata efficienza dal punto di vista produttivo o organizzativo; • il riposizionamento per sfruttare al meglio il potenziale di crescita aziendale , prevede l’ importanza di investire su aziende italiane che partendo da una buona storia aziendale debbano essere riposizionate in modo da definire un indirizzo strategico chiaro, focalizzato ed efficace per generare valore e rendere il business maggiormente attrattivo per i potenziali acquirenti; • la rivitalizzazione, punta all’innovazione aziendale migliorando i servizi e l’ approccio strategico al fine di incrementare la performance e generare valore. I target su cui opera il private equity sono 4 macro settori: meccanica di precisione, moda e lusso, chimica e farmaceutica, food & baverage. Investire su un’azienda che appartiene a questi macro settori è vantaggioso poiché solitamente è dotata di capacità difensive elevate rispetto ad altre realtà in quanto basata su tecnologie avanzate e brand caratteristici. I manager affiancano i private equity negli investimenti e consentono di comprendere quali contenuti poter portare a un’azienda. Il secondo intervento è stato tenuto dal dottor Giuseppe Tomei il quale ci ha parlato di come crescere nel cambio generazionale utilizzando il sistema di open innovation.

o di crescita patrimonio e risolvere problemi generazionali ed infine il manager, il quale ha possibilità di fare un “salto di qualità“ diventando anche lui imprenditore assieme al fondo di private equity. Ogni volta che si affronta un’operazione di private equity vengono presentate innumerevoli aziende, il compito di queste figure è comprendere quali di queste realtà possano meglio beneficiare di questo operato e di conseguenza su quali investire. Le attività principali che vengono svolte a favore di un’ azienda sono:

L’open innovation è la capacità di creare un sistema tra le corporate e le start up col fine di creare esternalità positive al sistema, si creano start up plan investendo. Nella realtà odierna i successi si concentrano su molti piccoli casi, esistono però approcci e metodi che consentono di gestire il rischio. Gli investitori hanno a che fare col rischio tutti i giorni e cercano gli strumenti per gestirlo, la crescita dei fatturati delle start up di successo non è mai lineare ma sempre esponenziale! L’aleatorietà va però affrontata con coraggio, con la crescita dell’azienda deve crescere anche la possibilità del proprio fallimento, se l’impresa non cresce nella posizione che sta assumendo è perché questa non si assume abbastanza rischio, assumere la capacità di rischio può aiutare a liberare parecchie forze. Quando si formano le start up non si è a conoscenza del prodotto che si ha e nemmeno dei potenziali clienti, il metodo per creare una start up di successo è cercare il prodotto giusto per il cliente giusto e chi riesce nell’intento avrà risultato positivo, le start up iniziano ad avere valore attorno ai 16/18 mesi questo perché il mercato lavora per questo tipo di cicli. Per riuscire a comprendere se il prodotto ha valenza su un determinato mercato, se riesce a crescere su un certo target e con quale pricing ci si impiegano circa 5/6 mesi. Per svilupparlo e farlo crescere son necessari 18 mesi. Quando si forma una start up si conosce il budget a disposizione e il settore nei confronti del quale estrarre valore, questo metodo industriale 21


è improntato alla ricerca dell’obbiettivo di business, bisogna avere le basi per la mobilità dell’attività e la velocità. Il business plan all’inizio del percorso di accelerazione non è rilevante, dev’essere elaborato una volta compreso il metodo di business e quale sia l’ aspettativa dei costi operativi. Nella logica imprenditoriale fare poco meno del proprio massimo o poco più del proprio massimo comporta una differenza di risultati notevole, l’impegno è fondamentale. L’obbiettivo è portare le start up ad avere successo, quelle emergenti vengono presentate agli investitori solo se si è disposti a coinvestire. Nella formazione di una start up si lavora utilizzando un approccio di errore controllato per comprendere la direzione da intraprendere, è importante la disciplina e la disposizione a imparare. Il team e la coesione sono fondamentali, bisogna avere empatia coi potenziali investitori e con le persone assunte alle quali inizialmente non spetta una retribuzione congrua, è importante far leva sul vantaggio competitivo sostenibile.

È opportuno che gli imprenditori interessati al mondo delle start up modifichino i processi con i quali si interfacciano a loro prendendo in considerazione la loro realtà e le loro esigenze. Il convegno si è concluso con l’intervento del dottor Fulvio Egidi il quale presso banca BNL si occupa di finanza strutturata e dei finanziamenti per le operazioni straordinarie di acquisizione di un’ azienda. Obbiettivo della Banca BNL è porsi come partner finanziario e supportare le aziende sia nei momenti straordinari e di crescita e supportare le startup nella loro evoluzione. L’ attività di leveraged buyout opera nel momento in cui

successivamente all’individuazione di un’azienda target si cerca di affiancare il private equity nel finanziamento facendo leva sui flussi di cassa dell’azienda target stessa. La banca supporta l’azienda sia nella fase ordinaria sia in quella straordinaria che prevede un finanziamento ad hoc per fare l’acquisizione di un’altra realtà. Le fasi delle operazioni: le operazioni avvengono per fasi: la prima è quella di origination che consiste nell’individuare l’ operazione da effettuare attraverso l’interazione con i principali fondi di private equity individuati in base a criteri specifici, successivamente viene effettuata una valutazione della società e del deal. L’ultima fase è l’attività di closing, una volta compiuta l’operazione si porta in delibera al comitato e si negozia col fondo di private equity per erogare il finanziamento, con l’acquisto dell’azienda l’operazione è conclusa. I criteri di valutazione dell’operazione: BNL valuta in particolare le aziende che hanno avuto un passato importante, supportate da un team coeso, analizza i partner del fondo di private equity e le strategie finanziarie da loro impiegate. Vengono successivamente svolte analisi approfondite sul management che va a validare il piano futuro su cui si basa la quotazione e il quantitativo di finanziamento da conferire all’azienda in base alla cassa. Vien fatto affidamento sugli utili futuri per tarare il debito. L’elemento fondamentale è che la cassa aziendale sia sufficiente per pagare il finanziamento erogato. Parte del debito viene erogato nell’arco di 5/6/7 anni e parte al termine dei finanziamenti. Grazie alle analisi effettuate sull’azienda stessa vengono individuati i rischi ipotetici, successivamente si dovrà indicare sul business plan quali rischi tra quelli elencati si sono confermati e quali strategie sono state utilizzate per mitigarli. Per far crescere la propria azienda bisogna trovare la strada più idonea alla propria realtà imprenditoriale. In Italia ad oggi vi sono innumerevoli strumenti per permettere il progresso aziendale e per supportare le imprese nelle loro attività ordinarie e straordinarie. La serata si è conclusa con grande soddisfazione da parte dei partecipanti che hanno posto molteplici domande ai relatori evidenziando così il loro interesse agli argomenti trattati.

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futuro redazione Francesca Villani Coordinatore Editoriale Marta Srl francesca.villani@martait.it

Maria Eleonora Missere Coordinatore Editoriale Poliambulatorio Giardini Margherita segreteria@poliambulatoriogiardinimargherita.it

Leonardo Arienti Sifir Fiduciaria leonardo.arienti@sifir.eu

Vittorio Cavani SmartFactory Srls vittorio.cavani@smartfactorylab.com

Ivan Franco Bottoni Suono e Immagine Srl info@suonoeimmagine.it

Filippo Furini Assiteca BSA Srl filippo.furini@assitecabsa.it

Giulia Cataldi Studio Torta Spa cataldi@studiotorta.it

Maria Ginevra Piana Arturo Piana a.piana@artpiana.it

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Il caffè non è un dettaglio. Parola di chef. Rosanna Marziale Ristorante Colonne Marziale, Caserta

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