Premio Paolo Mascagni - Imprese che crescono

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Dodicesima edizione



Dodicesima Edizione



“Le imprese che crescono sono un patrimonio di tutti”


Ritrovarci qui, come ogni anno, nel segno di Paolo Mascagni, significa prima di tutto raccontare tante storie che costruiscono la Storia. Raccontare le imprese, le imprese che crescono nel nome di un grande protagonista dell’economia e della società civile è un atto necessario che rimanda più ai doveri di un organo, come il giornale, che è simbolo della comunità, che alle opzioni di crescita. In un mondo che è stato squassato prima dalla pandemia, poi dalla guerra in Ucraina, poi dalla crisi energetica, poi dalle infinite problematiche legate al cambiamento climatico e, ora, anche dal conflitto mediorientale che rischia di far deflagrare il nostro pianeta, è quantomai fondamentale mantenere salde le radici, i piedi per terra, garantire il lavoro e lo sviluppo. Le vostre imprese sono lo specchio migliore del nostro Paese, resistente, non solo resiliente, potente, non solo pieno di potenziale. Da un’indagine su un campione di circa mille aziende, che abbiamo da poco raccontato sul Quotidiano Nazionale, sulle prospettive per l’anno in corso e per il 2024, emerge che ben sei su dieci (il 61%) hanno difficoltà a formulare una previsione sull’andamento dell’economia italiana. Tra gli altri, la quota di chi prevede altri dodici mesi di difficoltà supera ampiamente quella di chi ritiene invece che l’Italia continuerà a crescere. Questo mentre il 13,5% ritiene la recessione ormai inevitabile. Se il sentimento verso l’andamento del Pil è piuttosto negativo, un po’ di ottimismo torna se si guarda alle singole aziende. Quando gli imprenditori parlano delle loro imprese, infatti, prevalgono i dati positivi. L’area di chi ricorre al termine incertezza per descrivere la situazione attuale si restringe al 37,2% del totale, ben 25 punti percentuali in meno rispetto ai numeri relativi all’economia italiana. C’è poi un sostanziale equilibrio tra chi ritiene che il 2024 sarà un anno soddisfacente per la propria attività (29,8%) e chi pensa invece il contrario (33%). Questi numeri devono, innanzitutto, farci capire che la speranza esiste, c’è. E sono le aziende che crescono, quelle dove le famiglie e gli imprenditori si mettono in gioco in prima persona, a trainare tutto l’ambiente. Ecco, Paolo Mascagni avrebbe sì detto che la situazione non è facile, ma che grazie alle aziende dell’Emilia il futuro sarebbe stato garantito. Grazie a voi, è garantito.

Agnese Pini

Direttrice de Il Resto del Carlino, QN, La Nazione e il Giorno

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Imprese grandi, medie, piccole e startup, di lunga tradizione e appena nate, con centinaia di collaboratori e con ristretti team in crescita. La carrellata che è stata ospitata in questi lunghi mesi sulle pagine regionali de Il Resto del Carlino è davvero varia. D’altra parte, rappresenta in modo significativo le molteplici voci del nostro “saper fare”, della nostra cultura d’impresa che tanto colpisce chi, non conoscendoci, si trova ad avere a che fare con noi emiliani. A 12 anni dall’istituzione di questo riconoscimento, il Premio Paolo Mascagni - Imprese che crescono, intitolato a un valente collega, con l’obiettivo di commemorare e tenere alto il suo ricordo come uomo e come imprenditore, sono quasi 450 le imprese coinvolte. Grazie alla indispensabile collaborazione con il Resto del Carlino e i suoi giornalisti, che hanno saputo raccontare per trenta volte, settimana dopo settimana, le storie di impegno, costanza, intuito e valore di altrettanti imprenditori, accomunati da uno spirito che passa dai loro uffici e capannoni al tessuto sociale e alla comunità che li circonda. È quello che contraddistingue la nostra storia: non siamo solo officine, laboratori, centri di ricerca. Siamo gruppi di persone che diventano, appunto, comunità. A questo sistema di valori si deve la spinta all’innovazione, a trovare strade sempre più sostenibili per la nostra industria, a sostenere l’associazionismo e la solidarietà. Ed è importante che questa storia, tutte queste storie vengano raccontate, dalle pagine di un quotidiano, arrivando nei luoghi di lavoro, nelle case, nelle scuole, nelle palestre. Non per autocelebrazione, ma perché attraverso la condivisione delle esperienze, delle idee, dei successi, delle vette scalate la comunità diventa più coesa e più forte e restituisce linfa vitale a nuove idee e nuove imprese. L’esperienza ce lo racconta, e gli ultimi anni difficili ce lo confermano: insieme possiamo affrontare anche le prove più dure. E dalla nostra abbiamo una cultura d’impresa di grande eccellenza. Che vale la pena di essere raccontata, in tutti i suoi particolari, grandi e piccoli, perché ogni tessera contribuisce a realizzare un mosaico che rimarrà nel tempo.

Valter Caiumi

Presidente Confindustria Emilia Area Centro

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Le aziende dalla A alla Z Ahrcos Apicom BD Plast Beautyge Italy Bonfiglioli Consulting Colkim Cooperativa Ortofrutticola VE.BA. Doyle Easy Rfid Encaplast Eurocell Fondazione Luciano Pavarotti Graphene-XT Isokinetic KF La Valle Trasporti Leoni Life Life Elettronica Makros Marzocchi Pompe Met Niederwieser Samp Servizio Informatica Servomech Sir Toschi Vignola Unizip X DataNet

16 42 34 56 14 48 54 40 30 36 22 20 26 52 62 60 8 38 46 12 10 64 28 58 44 66 24 18 50 32

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LEONI

il Resto del Carlino 14/02/2023

Un modello che non c’era

Nella foto: Federico e Valerio Leoni

Leoni, la fantasia al potere “Gadget per tutto il mondo”

Azienda di Modena specializzata nella progettazione e produzione di articoli promozionali

“La fantasia diventa realtà” potrebbe essere lo slogan alla base della Leoni spa di Modena, azienda specializzata nella progettazione e nella produzione di articoli promozionali. L’azienda nasce nel 1989 dall’intuizione del fondatore, Valerio Leoni, e dall’esperienza maturata nell’ambito di pubblicità e promozioni. In questi anni, la Leoni spa ha consolidato la posizione di leader nello studio, nella progettazione e nella produzione di articoli destinati a importanti clienti in ambito

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di Maria Silvia Cabri

mondiale, come spiega il figlio di Valerio, Federico Leoni, direttore generale. Leoni, il vostro è un settore variegato: come nasce questa passione? “Nasce da un’idea di mio padre che, cresciuto nella famiglia Panini e nel fantastico mondo delle figurine, dopo alcune esperienze in ambito pubblicitario decide di aprire un’agenzia che opera nel settore promozionale, concentrandosi sulla produzione di articoli in tre dimensioni”.


Qual è il vostro punto di forza? “La professionalità. Nel mondo del promozionale il cliente è perennemente alla ricerca della migliore offerta e la concorrenza è particolarmente agguerrita. Tuttavia, dovendo far fronte a un consumatore finale sempre più esigente, al fornitore si chiedono, oltre a qualità del prodotto, un servizio e una disponibilità che non tutte le agenzie sanno proporre”. La gamma di produzione è vasta: collezionabili da abbinare a fascicoli periodici, piccoli giocattoli in capsula inseriti in ovetti di cioccolato, articoli regalo per i clienti dei supermercati. Come organizzate le attività? “La parte commerciale si divide in tre categorie: edicola (collezionabili e articoli per i più giovani), promozionale (in particolare legato al settore alimentare) e loyalty. Quest’ultima è una sfida importante, trattandosi delle campagne fedeltà lanciate dai gruppi della grande distribuzione, che coinvolgono la produzione di milioni di pezzi. Ogni settore è gestito da un team di persone che si occupa sia degli aspetti commerciali che operativi”. Quali le strategie vincenti? “La continua ricerca di idee, nuovi canali di vendite e offerte più economiche”. E come bypassare la concorrenza della Cina? “Lavoriamo con la Cina dal 1989, ma la situazione degli ultimi anni ci ha portato a riflettere sulla possibilità di spostare la produzione in Italia. Abbiamo aperto uno stabilimento a chilometro zero, in modo da avere un maggiore controllo sul prodotto, ridurre le tempistiche di trasporto e produrre articoli made in Italy”. Progetti? “Riuscire a portare tutta la produzione in Italia o quanto meno in Europa”.

LA SCHEDA Fatturato di 16 milioni, la quota export al 25% Azienda specializzata nella progettazione e produzione di articoli promozionali nei settori del publishing, food e loyalty, la Leoni spa nasce a Modena nel 1989 dall’intuizione del titolare Valerio Leoni. Lavora con clienti editoriali, in ambito alimentare e per catene di supermercati, per cui progetta campagne di fidelizzazione consistenti in articoli dati in omaggio alla cassa a fronte di una determinata spesa. Nella sede di Sorbara di Bomporto sono impiegati 24 dipendenti. Il fatturato del 2022 è stato di 16 milioni (+33% sul 2021), quello legato all’export di 4,3 milioni (+30% rispetto al 2021). La quota export è del 25% e i principali mercati esteri sono Ue e Giappone.

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MARZOCCHI POMPE

il Resto del Carlino 21/02/2023

Nella foto: Gabriele Bonfiglioli

Un modello che non c’era

La sfida di Marzocchi Pompe “I nostri prodotti nel mondo” Dall’officina nello scantinato al debutto in Borsa. “Esportiamo in oltre cinquanta Paesi” Un’officina meccanica di precisione che nasce negli scantinati di casa nel dopoguerra e si trasforma in un’azienda di “sarti” delle pompe a ingranaggi conosciuta in tutto il mondo. È l’evoluzione di Marzocchi Pompe, fondata nel 1949 dai fratelli Stefano e Guglielmo Marzocchi. Qualità e personalizzazione dei prodotti rendono l’azienda una “sarta”, che progetta su misura soluzioni made in Italy adatte a ogni cliente. Un tratto distintivo, che rende l’azienda unica nel suo settore, come spiega il ceo Gabriele Bonfiglioli. Bonfiglioli, qual è l’importanza della vo-

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di Maria Teresa Mastromarino

stra produzione? “La pompa a ingranaggi è un componente meccanico molto versatile, che ha il compito di trasmettere un fluido da un serbatoio a bassa pressione a uno ad alta pressione. Competiamo con aziende e multinazionali che offrono ottimi prodotti, ma in quantità limitata. La nostra strategia, invece, è di proporre ai clienti, più di ottocento, uno dei 20mila prodotti che abbiamo a catalogo e aumentano ogni anno. Una volta individuata la necessità, applichiamo le personalizzazioni desiderate, rispettando le esigenze e le quantità del cliente. È una specie di sartoria che ri-


specchia il made in Italy”. Che cosa dicono i numeri? “Nel 2019 abbiamo debuttato sul mercato di Aim Italia di Borsa Italiana e la pandemia non ci ha fermati, grazie a una strategia industriale. In un momento difficile per la distribuzione logistica, abbiamo investito nel nostro magazzino, non interrompendo la produzione. Anche questo è un indice di flessibilità dell’azienda, che nel 2022 conta un fatturato di 48,4 milioni, in crescita del 19,4% rispetto al 2021”. A chi vi rivolgete? “Abbiamo due filiali commerciali principali, sempre in crescita: una storica negli Usa e una a Shangai, più recente. Ma contiamo molti distributori in giro per il mondo, esportando in più di cinquanta nazioni. È un ottimo risultato, ma lavoriamo per ampliare la nostra presenza diretta anche in altri Paesi, perché si può sempre fare meglio”. Per esempio? “Vogliamo investire in India, Medio Oriente e raggiungere anche il Sudamerica, dove siamo poco presenti. Serviamo già i mercati di una buona fetta di territori, ma abbiamo ancora margini di crescita e miglioramento”. Quali sono i fattori “plus” del vostro servizio? “Siamo all’avanguardia, perché lavoriamo con grandi case dell’Europa del nord, che ci hanno spinto verso strategie per ridurre l’impatto ambientale. Dal 2016 la sede di Zola Predosa ha ottenuto la certificazione ambientale. La sede è dotata di pannelli fotovoltaici, che riducono i costi energetici. Quanto alla sostenibilità sociale, sosteniamo parecchie compagini territoriali”.

LA SCHEDA Fatturato di 48 milioni e 271 dipendenti Fondata nel 1949, l’azienda Marzocchi Pompe Spa conta 271 dipendenti e propone oltre 20mila prodotti a più di 800 clienti, esportando l’eccellenza del made in Italy in Usa e in Cina, dove sono collocate le due filiere storiche dell’azienda, in Germania in Francia, Dalla competenza alla rete dievendita Sensormatic nasce a Bologna nel 1979dicome dicon un fatturato export 36,3 stributore di sensori e prodotti per macchine aumilionigrazie di a euro. Il fatturato tomatiche Marco Marziani, che stringe i primi accordi di rappresentanza con ditte estere, globale, invece, è di 48,4 miin particolare tedesche e giapponesi, specializzate nel campoGli dei sensori e dei trasduttori lioni. investimenti inelettronici ricerper l’industria. Negli anni Sensormatic inizia ad occa e sviluppo rappresentano il cuparsi con competenza specifica di tutto ciò che riguarda l’automazione industriale. Con l’ingresso 2,3% sul fatturato. Nel 2019, in azienda della figlia del fondatore, Elisabetta Marziani, Sensormatic ottienesul nel 1996 la certifil’azienda debutta mercato cazione del proprio sistema qualità secondo la norAim di 9002, Borsa Italiana, ora mativa Italia UNI EN ISO garantendo alla propria clientela un servizio e una gestione che tendono al Euronext Growth Milan, con un massimo rispetto delle richieste del mercato. Sensormatic conta 11 dipendenti e si avvale della collanetwork distributivo internaborazione della propria unità produttiva Sm.Prox, zionale dislocato oltreindutti50 specializzata nella realizzazionein di sensori vi, puntatori laser e lavorazioni custom. La rete di Paesi. vendita è composta da ingegneri ed esperti in elet-

tronica e automazione, un’organizzazione esterna di agenti che coprono le aree principali del mercato italiano e una buona rete di distributori. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di 4 milioni di euro, in crescita del 5% sull’anno precedente e del 14% sul 2016, lo 0,6% del quale derivante dai mercati esteri, in particolare Repubblica di San Marino, Francia e Austria.

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MAKROS

il Resto del Carlino 28/02/2023

Un modello che non c’era

Nella foto: Massimo Luise

Makros, i difensori dell’arte “Brevetti contro fuoco e acqua” Le soluzioni dell’azienda ferrarese vengono usate da musei, biblioteche e banche

L’economia entra nel mondo dell’arte, per difenderla e preservarla da mille pericoli. È quanto sta facendo, con successo, la Makros, impresa con sede a Ferrara, capace di dare vita a centinaia di progetti, attuati in tutta Italia e in altre parti del mondo. Titolare e amministratore delegato di questa significativa realtà è Massimo Luise. Cosa produce Makros? “Realizziamo sistemi di archiviazione che conservano nella maniera più appropriata beni culturali a cominciare da libri, spesso antichi e preziosi, che vengono difesi da agenti pericolosi come acqua e

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di Alberto Lazzarini

fuoco e da agenti patogeni come le muffe”. Tutto passa attraverso i vostri brevetti… “Sì, siamo partiti nel 2011 con un brevetto dedicato alla protezione dal fuoco; avevamo progettato armadi dotati di un guscio protettivo: un impianto che ha resistito a mille gradi per oltre un’ora mentre all’interno la temperatura raggiungeva un massimo di 78 gradi. Comprendemmo subito che quella era la strada giusta”. C’è un numero che spiega molte cose… “È il 150: con il marchio Blockfire (il nome del brevetto), solo in Italia, sono 150 i chi-


lometri di fornitura prodotta”. I brevetti hanno dato vita ai progetti. “Solo l’anno scorso sono stati 228”. Ci faccia qualche esempio. “I committenti, lavorando su bandi, sono perlopiù istituzioni: tribunali, biblioteche, banche, musei, istituti previdenziali ed ecclesiasti. In Emilia-Romagna abbiamo effettuato interventi presso la Corte d’Appello di Bologna, il Campus di Cesena dell’Università di Bologna, l’ateneo di Ferrara, il Comune di Ravenna, BPER di Modena. Ancora per Ferrara abbiamo realizzato manufatti per Provincia, Università e Comune, compreso il recente intervento all’archivio di deposito di Piazza Municipale. Abbiamo operato nell’Istituto di Scienza a Brera e al Politecnico di Milano, al Museo d’Arte Internazionale di Bordeaux, al Museo Art & Sculpture e l’Ethnography Museum di Ankara, all’Università Minar Sinan di Istanbul (27 chilometri di archivi”. Ci parli dei vostri professionisti. “I nostri collaboratori operano in tre settori: il gruppo che da Ferrara sovrintende ai progetti, gli addetti alle produzioni, il Comitato tecnico scientifico composto da esperti, biologi, matematici, docenti universitari”. Il fatturato (quasi tre milioni l’anno scorso, 10 il gruppo, 60% Italia e 40% estero) è triplicato in pochissimo tempo. Perché? “Penso che il successo sia dovuto alla visione globale che ha saputo avere l’azienda. Il 70% degli utili è destinato a ricerca e sviluppo che quindi ha consentito una produzione innervata da tecnologie all’avanguardia. Nel contempo ci siamo rivolti a eccellenze in campo commerciale; il tutto con un occhio alla comunicazione”.

LA SCHEDA

Al lavoro in tutto il mondo Makros opera nel campo della tutela e conservazione dei beni culturali. Realizza sistemi di archiviazione resistenti al fuoco misurabili in centinaia di metri lineari e chilometri che consentono la protezione del materiale, conservato all’interno, da fuoco, acqua, batteri. Massimo Luise, titolare e amministratore delegato, ha ideato e registrato il marchio Makros alla Camera di Commercio di Ferrara nel marzo 2001. Dieci anni più tardiha registrato il brevetto Blockfire per la protezione da fuoco, con cui l’azienda è identificata a livello mondiale.

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BONFIGLIOLI CONSULTING

il Resto del Carlino 7/03/2023

Nella foto: Michele Bonfiglioli

Bonfiglioli, firma della consulenza “Così miglioriamo le aziende”

È stata la prima ad applicare la metodologia Lean Thinking: di Maria Teresa Mastromarino “Puntiamo sull’estero” Bonfiglioli Consulting è la firma italiana della consulenza aziendale. E quest’anno festeggia 50 anni di attività. Si afferma maggiormente nel 1998, quando l’azienda inizia ad applicare la metodologia Lean Thinking, che le consente di espandersi nel mondo, con un processo di managerializzazione e internazionalizzazione, guidato dal ceo Michele Bonfiglioli. Dottor Bonfiglioli, siete considerati i pionieri del Lean Thinking in Italia. “Grazie a mio padre che era in contatto con un professore dell’università di Har-

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vard, iniziamo nel 1998 a praticare questa metodologia. È stata un’intuizione della quale abbiamo colto le potenzialità, adattando lo stile asciutto e americano alla realtà italiana”. Nel concreto, di cosa si tratta? “Il Lean Thinking è una strategia operativa. Aiutiamo le aziende manifatturiere in tutto ciò che è legato al prodotto. Seguiamo il suo processo dal concepimento fino alla fabbricazione, arrivando alla consegna. Il nostro compito è migliorare le performance operative e i tempi di risposta.


Ci occupiamo però anche di altro”. Cioè? “Le aree di consulenza sono sei, ma non basta una sola metodologia. Vorrei diventare un campione nazionale con respiro internazionale. Nel settore, credo che anche noi italiani possiamo essere maestri con i dovuti accorgimenti, con la possibilità di servire i grandi campioni nazionali presenti nel mondo, e che hanno bisogno di un unico interlocutore globale. Abbiamo investito negli Stati Uniti e abbiamo acquisito la maggioranza di una società, Octagona, con la quale abbiamo una presenza diretta in India. Abbiamo anche una metodologia Lean World Class di nostra proprietà, che è un’evoluzione del Lean Thinking. Il fatturato dello scorso anno è di 8,1 milioni di euro. Ma siamo in crescita”. Tra i vostri progetti, c’è la Lean Factory School. “Nel 2012, abbiamo aperto una scuola a Crespellano (Bologna). Anche in questo caso, siamo stati i primi a creare una formazione esperienziale, portando le persone non solo a un livello teorico di preparazione, ma anche provando sul campo, con il montaggio dei motori elettrici e il disegno dei layout e dei processi industriali. Ogni anno accogliamo circa 400 persone di livello molto qualificato”. Quali sono i propositi dell’anno? “Contiamo 100 dipendenti, ma sono previste nuove assunzioni. Credo sia il dovere sociale dell’imprenditore assumere nuove persone, soprattutto i giovani. Abbiamo dei progetti di ricerca con le Università di Bologna e Reggio Emilia, ospitando dottorandi e ricercatori per lo sviluppo di progetti di digitalizzazione dei processi in ottica predittiva”.

LA SCHEDA

Fatturato in crescita e 100 dipendenti Bonfiglioli Consulting nasce a Bologna nel 1973 con Romano Bonfiglioli. Guidata da Michele Bonfiglioli, ceo dell’azienda, la Consulting diventa la firma italiana della consulenza aziendale, con un modello di gestione adatto alle piccole e medie imprese. Il successo si espande anche all’estero: in Corea del Sud, in India, e negli Stati Uniti. Il fatturato globale è di 8,1 milioni nel 2022, dato legato all’acquisizione di Octagona nel 2021. Tra i progetti la creazione della Lean Factory School. Bonfiglioli Consulting conta 100 dipendenti.

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AhRCOS

il Resto del Carlino 14/03/2023

Nella foto: Alessandro Battaglia

Il patto tra storia e tecnologia. AhRCOS e l’arte del restauro L’azienda bolognese opera in tutta Europa. Il ceo Battaglia: “Così valorizziamo il patrimonio” Il nostro Paese ci ha lasciato in dono opere dai valori artistici inestimabili. A mantenere integra la loro storicità pensa AhRCOS, che si occupa di restauro del patrimonio architettonico e consolidamento per la sicurezza strutturale di immobili storici e civili. Lo spiega il ceo Alessandro Battaglia. Gli elementi del vostro lavoro? “Partiamo dalla diagnostica, con la ricerca storica dell’immobile. Per un’azienda improntata sul restauro di opere del passato, una cultura tecnologica in grado di accrescerne progressivamente l’orizzonte

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di Maria Teresa Mastromarino

è il fulcro delle pratiche di ricerca e sviluppo. Il rapporto di ricerca con le Università porta ciò che nasce nel nostro laboratorio a poter essere utilizzato per migliorare e creare processi produttivi, brevettando diverse tecniche, con l’obiettivo di produrre sistemi rispondenti ai requisiti minimi obbligatori per le tecniche di restauro”. Cioè? “È necessario che siano non invasivi, reversibili e non impattanti. Nei cantieri deve esserci certezza assoluta: nel nostro settore gli sbagli non sono permessi. Spesso si pen-


sa che il consolidamento sia in contrapposizione con la tutela del patrimonio architettonico, ma non è così: manteniamo l’equilibrio tra restauro e consolidamento in un percorso progettuale, senza sacrificare la storicità del manufatto”. Che ruolo avete? “L’azienda è un punto di riferimento in Italia e in Europa, dove lavoriamo sul consolidamento sismico di beni sottoposti a tutela. L’impresa si è specializzata nel consolidamento strutturale di edifici vincolati”. Quali sono gli incarichi ottenuti? “Da circa due anni lavoriamo all’interno del Colosseo. Stiamo eseguendo il restauro conservativo di Palazzo Dall’Armi Marescalchi, sede della Soprintendenza a Bologna; a San Lazzaro stiamo lavorando al plesso scolastico Campus KID. Ma abbiamo lavorato in altri cantieri importanti, come nel sito archeologico di Pompei. Nell’industria, siamo fornitori di Brembo Spa, con la mitigazione sismica dei siti produttivi”. E all’estero? “Operiamo in Francia, Repubblica Ceca e in Polonia, con il restauro dell’ambasciata italiana a Varsavia e dell’ambasciata italiana a Praga, dove abbiamo completato il restauro della Chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria. Il lavoro estero influisce sul fatturato, che, nel 2022, conta 15 milioni di euro. Per il 2023 la stima è tra i 19 e i 20 milioni”.

LA SCHEDA Fatturato di 15 milioni e nuove assunzioni Trovare il perfetto equilibrio tra storicità e consolidamento del patrimonio architettonico è l’obiettivo di AhRCOS. Il fatturato del 2022 dell’azienda bolognese è stato di 15 milioni di euro. AhRCOS, inoltre, investe sul personale, grazie anche alla collaborazione delle Università. L’Azienda opera con rating di legalità di massimo punteggio, è munita di un organismo di vigilanza esterno e da molti anni ha introdotto un code of basic working conditions e strette policy anti discrimination and diversity.

Com’è il personale? “Nel 2022 abbiamo assunto nuove risorse, e la quota rosa supera il 65%. I tecnici sono quasi tutti under 40, dato legato alle Università, perché le risorse arrivano neolaureate”.

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TOSCHI VIGNOLA

il Resto del Carlino 21/03/2023

Nella foto: Stefano Toschi, Susanna Toschi, Massimo Toschi, Francesco Toschi

La frutta spiritosa da 78 anni. Toschi, business con il sorriso La storica azienda modenese a conduzione familiare conquista altri mercati nel mondo ‘Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi’, recita Pablo Neruda. L’azienda Toschi Vignola da 78 anni “garantisce” la primavera tutto l’anno con prodotti di qualità che nascono dai frutti del territorio. Un’azienda storica di fama internazionale e a conduzione familiare, arrivata alla terza generazione (con Stefano, Francesco e Susanna), come racconta il presidente Massimo Toschi. La primavera tutto l’anno: com’è nata l’intuizione? “Tutto ha avuto inizio nel 1945. L’azienda

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di Maria Silvia Cabri

nasce in un piccolo laboratorio dall’idea di mio padre Giancarlo e di suo fratello Lanfranco di confezionare sotto spirito le famose ciliegie di Vignola, oltre che altri frutti di cui questa terra è ricca, per poterle gustare tutto l’anno. Papà era tornato dalla guerra, era stata un’annata favorevole e la terra in estate aveva donato molti frutti che i due fratelli raccolsero e distillarono. Nel 1946 debutta il ‘Cherry Brandy Toschi’, un liquore ottenuto dall’infusione in alcool delle morette, le tipiche ciliegie nere di Vignola, il primo liquore di una gamma che l’azienda svilupperà negli


anni. In questo periodo nascono anche la linea di sciroppi e l’Amarena in sciroppo”. Quando nasce il famoso slogan ‘Toschi la frutta spiritosa’? “Negli anni Settanta. Nascono le prime campagne pubblicitarie che vengono divulgate nei più importanti canali televisivi e testate dell’epoca: da qui il jingle ‘Toschi la frutta spiritosa’, che risuonava dietro le immagini in bianco e nero delle ciliegie sorridenti”. Frutta sotto spirito, amarene ma non solo. “Nel corso degli anni abbiamo ampliato la gamma dei nostri prodotti. Negli anni Sessanta nasce il nocino di Modena; poi lanciamo Nocello, Fragolì, Mirtillì e Lemoncello. Nel 1998 inauguriamo la nuova linea Toschi la Gelateria che produce semilavorati per gelati artigianali rivolta al canale professionale e i topping per guarnire gelati e dolci e poi ‘Zero+’, una linea di sciroppi senza zucchero e calorie, con aromi naturali e succhi bio, di grande successo nel mercato italiano. Negli anni 2000 ampliamo l’offerta con l’aceto balsamico Gino Toschi. Nel 2020 entra nel nostro gruppo una start up che produce, per il canale pasticceria e gelateria, semilavorati e basi clean lable utilizzando ingredienti 100% naturali. L’obiettivo è, sempre, offrire al mercato prodotti di qualità nel rispetto della tradizione e del territorio”.

LA SCHEDA Il fatturato vola Supera i 27 milioni Durante i suoi 78 anni di vita la Toschi di Vignola ha ampliato le proprie linee produttive e allargato i propri confini. Il fatturato globale dell’azienda, nel 2022, è stato di 27,4 milioni di euro (+25% rispetto al 2021). L’export rappresenta il 60% con un fatturato di 14 milioni di euro (+29% rispetto al 2021); i principali mercati esteri sono Nord America, Asia, Germania, Francia, Medio Oriente. Lo stabilimento principale dell’azienda è a Savignano sul Panaro (35.000 mq); le filiali estere sono negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Cuore modenese e mercato mondiale: che ruolo riveste l’export? “Già negli anni Cinquanta l’azienda partecipava a fiere di settore e sono iniziate le prime esportazioni dei prodotti nei mercati europei ed extraeuropei. Partono i carichi verso Sud America, Australia, Stati Uniti, Germania e Francia, che, ancora oggi, rappresentano i paesi strategici per l’azienda”.

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FONDAZIONE LUCIANO PAVAROTTI il Resto del Carlino 28/03/2023

Nella foto: Nicoletta Mantovani

La lirica in strada. Con Pavarotti “Un’accademia per i giovani” La Fondazione e i progetti della presidentessa Nicoletta Mantovani: “Era il sogno di Luciano”

Omaggiare e trasmettere insegnamenti. Questo è l’animo di Fondazione Luciano Pavarotti, che ispira la sua attività ai valori umani e artistici del grande Maestro. Dalla sua scomparsa, la Fondazione mantiene vivo il suo ricordo, grazie anche alla Casa Museo a Modena. A raccontarlo è Nicoletta Mantovani, moglie del tenore e presidente della Fondazione. Come nasce la Fondazione? “La Fondazione nasce nel 2008, attraverso un tributo a Luciano a Petra. La principessa Haya, figlia del re di Giordania, ci chiese

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di Maria Teresa Mastromarino

come poterlo ricordare: abbiamo deciso di realizzare il sogno di Luciano e del Re Hussein, cioè un concerto a Petra. È stato un evento incredibile e da lì abbiamo deciso di intraprendere questo percorso”. Il valore artistico è inquantificabile. “La morte di Luciano ha lasciato un grande vuoto. Il team della Fondazione è lo stesso che ha lavorato con Luciano, del quale conosceva la visione di vita. Per questo abbiamo deciso di mantenere viva la sua memoria, portando avanti i suoi obiettivi. Tra questi, dare un futuro alla lirica attraverso i giovani.


Luciano voleva riportare la lirica nelle strade, perché quando era giovane, le arie liriche erano cantate come se fossero delle canzoni pop. E il suo sogno era quello di tornare al momento in cui la gente amava la lirica, a prescindere dal proprio background culturale”. Come opera la Fondazione? “Luciano ha sempre ricevuto tanti ragazzi, insegnando ciò che aveva imparato. Noi non possiamo insegnare canto, ma offriamo ai giovani un palcoscenico, una prima possibilità di confronto con il pubblico. Organizziamo concerti in tutto il mondo. In più, offriamo delle borse di studio, per garantire loro di proseguire gli studi. Ma il nostro sogno nel cassetto è ben più grande”. Cioè? “Vogliamo creare una nostra accademia, completando il sogno di Luciano, che desiderava un’accademia gratuita per i ragazzi, garantendo a tutti un percorso di studio, anche a chi non ne ha la possibilità economica”. E la Casa Museo? “Il museo rappresenta la memoria artistica e umana di Luciano, perché è una casa curata da lui nel minimo dettaglio. Luciano riusciva a emozionare tutti con la voce, e il nostro sogno è quello di suscitare un’emozione nelle persone che entrano nel museo. E i risultati ci sono: riceviamo commenti di commozione. È una casa piena di ricordi, dove ancora oggi c’è la sua energia. La casa era sempre piena di amici, cantanti. Abbiamo pensato che gli avrebbe fatto piacere aprire le porte di casa sua al pubblico. Ospitiamo 50mila visitatori all’anno. Finora sono arrivati ospiti da 92 Paesi diversi”.

LA SCHEDA Fatturato in crescita: + 82% Tra arte, tradizione, storia e business Dalla nascita nel 2008, la Fondazione Luciano Pavarotti omaggia il Maestro, portando avanti i suoi desideri e obiettivi. È un ente senza scopo di lucro, volto a preservare la memoria umana e artistica di Pavarotti, che promuove la conoscenza del nome, della vita e delle opere del Maestro e della lirica, coinvolgendo giovani talenti e organizzando concerti in tutto il mondo. Ma le sue radici rimangono a Modena, dove c’è la Casa Museo. Il fatturato segna un aumento dell’82%, contando 438mila euro. Tra i progetti, c’è la creazione di una propria accademia.

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EUROCELL

il Resto del Carlino 4/04/2023

Nella foto: Marco e Luca Finotelli

Tutte le bontà dentro i pacchi Eurocell: imballaggi e affari L’azienda ferrarese è in crescita. I titolari Marco e Luca Finotelli: “Innovazione e sostenibilità”

di Alberto Lazzarini

La sua è una vocazione storica per l’imballaggio alimentare, pronta com’è a confezionare biscotti, hamburger e cento altri prodotti. Eurocell opera dal 1988 in questo settore, importante quanto delicato, e lo fa con una speciale competenza e attenzione. Ha sede nel nuovo stabilimento di Renazzo a un tiro di schioppo da Cento, al crocicchio fra le province di Ferrara, Bologna e Modena. Titolari sono due giovani fratelli, Marco e Luca Finotelli, subentrati una dozzina d’anni fa ai genitori, fondatori dell’impresa. L’innovazione e la sostenibilità sono marchi di fabbrica dell’azienda.

lizzate? “Sacchetti a fondo quadro per biscotti, cioccolatini e pasta artigianale, dischi per hamburger, fogli per salumi”.

Quali sono i principali prodotti che rea-

Il fatturato è in forte crescita.

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Quali sono i vostri principali clienti? “I rivenditori grossisti e l’industria dolciaria, i pastifici, i forni industriali in Italia e all’estero”. E i fornitori? “Sono i produttori di film, principalmente dall’Europa continentale, ma anche dal Regno Unito”.


“Il fatturato sfiora i sei milioni di euro. Nel 2020 era pari a 3,6 milioni. Nello stesso periodo l’export è passato da 105.000 a 335.000 euro. I dipendenti sono 14”. E poi c’è il nuovo stabilimento di Renazzo. “Sì, la nuova struttura ha fortemente contribuito alla crescita produttiva e aziendale e ci ha permesso l’ottenimento di una importante certificazione per il prodotto e il relativo processo. Ha naturalmente generato benessere per il personale grazie alla migliore qualità dell’ambiente, strettamente collegata alla sostenibilità, e sta anche consentendo un significativo risparmio energetico”. Il futuro da cosa comincia? “Dall’innovazione. Siamo sempre alla ricerca di prodotti nuovi e in questi ultimi due anni abbiamo imbastito importanti progetti sulla sostenibilità. Abbiamo iniziato l’anno scorso con la certificazione per imballaggi compostabili e con il bilancio di sostenibilità, anche se non siamo obbligati a farlo, ma lo sentiamo come un imperativo morale. Inoltre faremo la ’Carbon foot print’ (l’impronta di carbonio) sui nostri prodotti di punta”. E c’è un progetto verso l’estero. “Il fatturato è, come dicevamo, in grande crescita e in larga misura realizzato in Italia ma l’ancora piccola quota export sta registrando un incremento percentuale molto deciso e destinato, secondo i piani, ad espandersi ulteriormente. Un grande contributo ce lo stanno fornendo le certificazioni che abbiamo ottenuto”.

LA SCHEDA

Il fatturato sfiora i 6 milioni Eurocell nasce a Cento nel 1988 grazie ad Anselmo Finotelli e alla moglie Mariangela Roncarati che intuiscono l’importanza che gli imballaggi alimentari avrebbero acquisito nel contesto economico. Nel 2010 l’azienda passa ai figli Marco e Luca che da subito decidono di puntare su linee di prodotti con un’elevata componente di sostenibilitàambientale. Nel 2015 il processo di innovazione si consolida con l’installazione di nuove linee produttive. Il fatturato è di 5,7 milioni, i dipendenti sono 14 (compresa la sede di Palestro).

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SIR

il Resto del Carlino 11/04/2023

Nella foto: Davide Passoni

Sir, ecco i robot per l’industria “La fantasia è la nostra forza” La società modenese “automatizza processi”: “Vogliamo allargarci ancora all’estero” “Inventiamo, progettiamo, costruiamo”: questi i pilastri della Sir (Soluzioni industriali robotizzate) di Modena, realtà che automatizza processi di lavorazione complessi per i comparti più disparati: automotive, fonderia, aereospaziale, industria dei compositi e delle plastiche, logistica. “L’intuizione e l’esperienza, unite alla fantasia tecnica, sono gli ingredienti da cui nascono le nostre soluzioni”, come illustra il ceo, Davide Passoni. Robot Made in Italy, partendo da un foglio bianco e una matita: come nasce

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di Maria Silvia Cabri

Sir? “Tutto ha inizio nel 1984 a Modena grazie all’intuizione di mio padre Luciano, laureato ad honorem in ingegneria meccanica e innamoratosi del mondo della robotica. Ha voluto fondare nella sua terra una realtà che unisse le competenze della progettazione meccanica a quelle di uno studio di progettazione elettrica e di un’azienda di software: un progetto rivoluzionario per gli anni Ottanta. L’iniziativa mostrò subito le proprie potenzialità di successo, quando a partire da un semplice foglio bianco e una matita, i


progettisti Sir crearono il primo robot antropomorfo a 6 assi (Tomcat) nonché una gamma di robot cartesiani. Inizialmente le soluzioni comprendevano anche robot fabbricati internamente”. Quali i passaggi della vostra evoluzione? “Negli anni ci siamo specializzati sulla vera sfida: integrare i robot in soluzioni industriali complete, customizzate, concentrandosi su tutte le parti non standard per trasformare complessi e gravosi processi manuali in automazioni. Ma grazie a quella fase aziendale iniziale, in cui si costruivano da zero anche i robot presenti nelle soluzioni di automazione proposte, il know-how di Sir comprende la conoscenza profonda del funzionamento dei robot. Un vantaggio che distingue dagli altri integratori di robot della concorrenza. A oggi, Sir progetta e implementa soluzioni robotizzate per molteplici settori industriali, utilizzando i robot dei brand internazionali più noti (ABB, Fanuc, Kuka) per automatizzare i processi ad elevata complessità”. Quali capisaldi avete mantenuto? “Sicuramente la fantasia tecnica, quella creatività tipicamente italiana di pensare fuori dagli schemi e trovare una soluzione innovativa a problemi mai risolti prima. Non a caso le multinazionali ci cercano, tant’è che il 2022 ha visto la percentuale di quota export raggiungere il 70%”. Progetti futuri? “Puntiamo all’internazionalizzazione: abbiamo in progetto una crescita dell’organico, che si è tradotta nell’ultimo anno in una nuova sede a Sacramento in California (si aggiunge alle sedi tedesca e cinese), e in una nuova palazzina in costruzione a Modena”.

LA SCHEDA

I dipendenti sono 112 Fatturato di 33 milioni Sir progetta e implementa soluzioni robotizzate per molteplici settori industriali, utilizzando i robot dei brand internazionali più noti per automatizzare i processi adelevata complessità. Conta 112 dipendenti. Fatturato globale del 2022 è stato di 33 milioni (stabile rispetto al 2021); la quota dell’export è del 70%, e i principali mercati esteri sono Nord America ed Europa. Le filiali sono la Sir Robotics Inc. – Sacramento (California) e la Sir Gmbh – Gunzburg (Germania), le società consociate la Zhejiang Wolong Sir Robot Co., Ltd. – Shangyu (Cina).

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GRAPHENE-XT

il Resto del Carlino 18/04/2023

Nella foto: Simone Ligi

La società delle meraviglie “I prodotti più sottili al mondo” La start-up bolognese Graphene-XT: “È la nuova nano-tecnologia scoperta nel 2004”

Graphene-XT è la società “delle meraviglie”. A darle questo nome è la produzione e la lavorazione del grafene, prodotto dalla grafite e materiale più sottile che esiste in natura: è il marchio identitario della startup, che si distingue dai competitor grazie al brevetto europeo di esfoliazione del materiale bidimensionale in acqua. Con grande attenzione all’ambiente nel campo industriale, gli esperti della società hanno sviluppato una tecnologia eco-friendly per la produzione di grafene di alta qualità, che comporta costi

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di Maria Teresa Mastromarino

economici relativamente bassi e non prevede l’utilizzo di solventi tossici e nocivi per l’ambiente. Con la realizzazione di cinque prodotti, Graphene-XT propone soluzioni con un approccio multifunzionale alla sua vasta clientela, in Italia quanto all’estero. Simone Ligi, socio fondatore e presidente di Graphene-XT, cos’è il grafene? “Il grafene è una nuova nano-tecnologia, scoperta nel 2004, che ha proprietà interessanti in alcuni settori, nei quali servono


maggiori prestazioni meccaniche ed elettriche, o settori particolari come l’elettronica, le membrane e la filtrazione di acqua. Come tutte le nuove scoperte, impiega anni a passare dalla ricerca all’applicazione sul mercato. Gli sbocchi in Europa sono ancora bassi: collaboriamo con leader mondiali soprattutto nel campo meccanico, specializzandoci nel mondo dei lubrificanti. Partecipiamo a tanti progetti europei, che sono efficaci, al momento ne contiamo sette”. Da dove nasce l’idea di inserirsi in questo mercato? “Siamo entrati casualmente nel mondo del grafene. Provengo dal mondo dell’industria chimica di base e dopo una consulenza al Cnr, ho riconosciuto i punti deboli e forti del materiale e con altri esperti abbiamo trovato il modo per produrlo in maniera green. Da lì è nato il brevetto, poi la società di persone e infine quella di capitali. L’idea nasce nel 2010, ma la startup è nata nel 2017: ha agevolazioni fiscali, permette di attrarre investitori privati e dà una maggiore flessibilità”. I vostri brevetti e prodotti sono tutti ecofriendly? “Abbiamo sviluppato una tecnologia che rispetta l’ambiente. ‘Tribo-XT’ e ‘GXT-Ink’, per esempio, sono due prodotti eco-friendly a base d’acqua. Lo sviluppo tecnologico e la ricerca sono il nostro principale lavoro, fino ad arrivare alla realizzazione dei prodotti. Non si tratta di ricerca di base, ma di una ricerca che porta allo sviluppo concreto del prodotto industrializzato, tipo il ‘GXT-Lube’. Il nostro team è composto da ricercatori con dottorato ed è questa la vocazione dell’azienda. Proprio per questo collaboriamo con diverse università, che ci permettono di avere accesso a conoscenze e strumentazioni uniche, ospitando tirocinanti e dottorandi, che hanno poi la possibilità di essere assunti. Siamo affiancati a un partner industriale di peso, che può sfruttare i nostri servizi”.

LA SCHEDA

Collabora con grandi leader mondiali Sette progetti europei, cinque brevetti italiani e prodotti ecofriendly. È questo il biglietto da visita di Graphene-Xt, startup che si occupa del grafene. Con la presenza nei settori metalmeccanici, tessili, energetici, elettronici e molti altri, la società conta la collaborazione con leader mondiali dal calibro di Amazon Italia, Spagna, Polonia, Paesi Bassi, Germania, Svezia e Regno unito nel mercato BtoC; per il BtoB, la presenza è su Alibaba.com. Il fatturato è tra i 10 e i 20mila euro, con una base di ricerca e sviluppo tecnologico importante, fornendo la soluzione migliore ai clienti italiani ed europei.

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NIEDERWIESER

il Resto del Carlino 25/04/2023

Nella foto: Matteo Pozzesi

Imballaggi e buste sottovuoto È una lunga storia di famiglia A Campogalliano sorge la Niederwieser spa. Il direttore Pozzesi: “Da Bolzano all’Emilia”

“Due film. Tre protagonisti. Un unico, grande prodotto”. Si presenta così la Niederwieser spa – Divisione Flexible Films Converting, con sede a Campogalliano (Modena). Un’azienda specializzata nel converting di film plastici con produzione e commercializzazione di un’ampia gamma di film e buste per il confezionamento sottovuoto, in Atm, termoformatura e flow pack per il settore food e non-food. Una lunga storia alle spalle e molti progetti in divenire, come racconta il direttore generale Matteo Pozzesi. Partiamo dal nome: ‘Niederwieser’.

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di Maria Silvia Cabri

Come nasce? “È il cognome della famiglia che ha fondato l’azienda, ora è alla terza generazione. La storia inizia nel 1948 in provincia di Bolzano con Alfons Niederwieser, passando per Manfred Niederwieser, attualmente nostro presidente, che nel 1974 fonda a Campogalliano la ‘Alcom Srl’. Oggi nel gruppo abbiamo anche la terza generazione, Hannes e Sabine Niederwieser”. Due realtà geograficamente ‘lontane’ e specializzazioni diverse? “La ‘Alcom srl’ (oggi Niederwieser spa – Div. Flexible Films Coventing) inizial-


mente si è specializzata nella produzione e commercializzazione di imballaggi alimentari stampati o accoppiati, poi si è perfezionata nel converting di film plastici per buste sottovuoto e per la conservazione in atmosfera modificata. Fa parte del ‘Niederwieser Group’, che racchiude sia il mondo del food packaging che quello della machinery. Dall’Italia alla Germania, le altre due divisioni vedono la ‘Niederwieser Div. Machinery and Service’ con sede a San Giacomo di Laives (Bolzano), leader italiana nella commercializzazione di macchinari industriali per la lavorazione di prodotti alimentari, e la ‘VF Verpackungen Gmbh’, con sede a Sulzberg (Germania), tra i più importanti player europei nell’estrusione di film flessibili multistrato a media e alta barriera. Unendo creatività italiana e tecnologia tedesca, il gruppo copre tutta la filiera produttiva: tre sedi in Europa e più di 1.700 clienti serviti in tutto il mondo”. Quanto è importante il fattore sicurezza? “Entrambi i siti produttivi, Campogalliano e Sulzberg, hanno scelto di certificare i loro stabilimenti con sistemi di qualità e sicurezza alimentare in conformità con lo standard Brc Packaging Issue 6 e hanno ottenuto la certificazione con il grado AA”. E il tema ambientale? “L’attenzione alla sostenibilità è uno dei punti di forza del gruppo: nel 2018 è stata lanciata sul mercato la linea di prodotti Nextflex, una famiglia di film riciclabili per sottovuoto e atmosfera modificata. Il 2021 è l’anno dell’Operazione Zero Waste, la famiglia ha deciso di investire in Germania e fare in modo che la sede tedesca non generasse rifiuti dal processo produttivo. Anche se siamo una grande azienda, rimaniamo ancorati ai valori di una famiglia, e il rispetto dell’ambiente è doveroso per le future generazioni”.

LA SCHEDA

In Italia 84 dipendenti Fatturato di 39 milioni Niederwieser Group ha sedi in Italia (a Campogalliano e a Bolzano) e Germania e fornisce soluzioni innovative per il packaging alimentare, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Nello specifico, a Campogalliano vi è la Niederwieser Spa – Divisione Flexible Films Coventing, nata nel 1978 com come Alcom Srl (diventerà Niederwieser Spa nel 2006). Ha 84 dipendenti e un fatturato globale nel 2022 di 39 milioni di euro (+26 % su 2021). I principali mercati esteri sono Francia, Germania, Spagna, Sudafrica, ma l’esportazione è in circa 70 paesi, con una quota export del 35%. Il relativo fatturato è stato nel 2022 di 13,9 milioni di euro (uguale all’anno prima).

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EASY RFID

il Resto del Carlino 9/05/2023

Nella foto: Barbara Moratti

Barbara e Corrado: idea Easy Gli affari con la tracciabilità Bologna, l’azienda dei fratelli Moratti produce sistemi di lettura e integrazione in tutti i settori Chi non crede che famiglia e lavoro possano sincronizzarsi non conosce Easy Rfid, azienda del bolognese, che mette la tecnologia al servizio della soluzione dei problemi nell’industria. Una realtà nata nel 2014, con al timone due fratelli, Barbara e Corrado Moratti, uniti dal desiderio di diventare imprenditori. Easy diventa, con il passare del tempo, un’azienda forte, che offre, progetta e produce tag Rfid Uhf, Nfc e sistemi di lettura e integrazione, personalizzati in base alle diverse esigenze. Barbara Moratti, ceo di Easy Rfid, come nasce l’azienda?

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di Maria Teresa Mastromarino

“Ancora adesso, io e mio fratello conduciamo l’azienda. Ci completiamo a vicenda nel campo lavorativo, e ci capiamo al volo. Per avviare Easy Rfid abbiamo unito le nostre esperienze lavorative: ho lavorato per tanti anni nel settore della moda, e mio fratello è esecutore di stampe tipografiche. È stata una scelta innovativa, perché abbiamo notato questa tecnologia nel settore della moda, che ci ha affascinato a tal punto da decidere di intraprendere questo percorso aziendale”. Su cosa verte il vostro lavoro? “Produciamo e progettiamo Tag in radiofrequenza, che servono per la tracciabilità,


che possono essere usati in tutti i settori. I clienti, infatti, vanno dal settore dei rifiuti alle urne funerarie, passando per la moda, la logistica, e anche il settore dell’alimentazione. La particolarità di questa tracciabilità è che l’etichetta non si vede, non c’è visibilità diretta. La tecnologia Rfid è il nostro core business”. Con quale settore lavorate maggiormente? “Siamo molto forti nel settore dei rifiuti e dell’ecologia. Offriamo servizi di hardware e software nel settore dei rifiuti. Quasi tutti i produttori di sacchetti di rifiuti sono nostri clienti. Tra qualche mese, apriremo la terza sede nel Sud Italia, dove cercheremo di fare un nuovo prodotto dedicato proprio alla tracciabilità dei rifiuti e della logistica in genere. La tracciabilità che offriamo è, però, in tutti i settori”. L’attenzione ricade anche sull’ambiente. “I settori dedicati all’ambiente non si sono mai fermati, nemmeno durante il Covid. Ci piace lavorare in questo campo: restituire qualcosa all’ambiente è importante per noi. Il 20% del fatturato, inoltre, è destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo. Lavoriamo con macchine autocostruite, con un know-how interno, che ci consente di produrre in maniera massiva. L’attenzione è anche sul personale: stiamo già facendo le valutazioni per assumere nella nuova sede. Indicativamente pensiamo a quattro ingressi, che verranno formati nelle due sedi già esistenti”. Quali sono i dati economici? “Stiamo raccogliendo gli sforzi del passato. Il fatturato del 2022 conta 3,3 milioni di euro, con un aumento del 44%. Nonostante la pandemia, il conflitto russo-ucraino e i problemi di approvvigionamento dei chip, abbiamo lavorato bene. Ci stiamo facendo conoscere, sia in campo internazionale che in Italia”.

LA SCHEDA

Diciassette dipendenti E progetti di espansione Easy Rfid mette la tecnologia al servizio della soluzione dei problemi nell’industria e altempo stesso nella vita quotidiana, grazie alla progettazione di tag e di sistemi di lettura e integrazione. Conosciuta in tutta Italia, l’azienda vanta un know-how interno che permette una forte produzione, soprattutto nel settore ecologico e dei rifiuti. La sede principale è a Funo di Argelato (in provincia di Bologna), ma tra poco, nel Sud Italia, ci sarà una nuova apertura per la quale sono previsti nuovi ingressi nel personale, che ora conta 17 dipendenti. L’azienda partecipa a fiere internazionali, in Canada, in Messico e in Inghilterra.

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X DATANET

il Resto del Carlino 16/05/2023

Nella foto: Alessandro Trionfini e Enrico Clerici

X DataNet, i maghi del software “Sistemi semplici e sicuri” L’azienda di Mirandola fa parte del gruppo CPL Concordia. Soluzioni per la governance aziendale

Una ‘software house’ italiana al 100% che costruisce soluzioni uniche come software e sistemi innovativi. È X DataNet, IT company del gruppo CPL CONCORDIA, specializzata nello sviluppo di piattaforme innovative per la corporate governance, con la sede principale a Mirandola (Modena). “Una costante evoluzione all’interno di una solida continuità”, la filosofia dell’azienda, spiega il presidente Enrico Clerici. Come nasce X DataNet? “L’abbiamo fondata nel 1995 io e Alessandro Trionfini (amministratore delegato). Abbiamo studiato insieme a Milano, siamo

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di Maria Silvia Cabri

informatici ed esperti nello sviluppo di software personalizzati per i clienti. Nel tempo questo dna tecnico si è evoluto, grazie all’acquisizione di competenze focalizzate su specifici mercati e ambiti di business, oltre alla collaborazione con medie e grandi imprese italiane. Ora X DataNet è una società IT matura e organizzata come una grande azienda”. Il vostro core business? “Lo sviluppo di soluzioni software. Ci muoviamo su due ambiti: da un lato siamo sul mercato con prodotti nostri, dall’altro realizziamo soluzioni che permettono alle


aziende multiutility di fornire servizi a valore aggiunto. Per entrambi, gli ingredienti indispensabili per creare soluzioni sempre più performanti sono tre: accrescere le competenze, assicurare grande flessibilità e ascoltare le aziende con cui si collabora”. ‘Portare’ la digitalizzazione nelle aziende. “I fattori chiave sono due: semplicità d’uso per gli utenti e massima sicurezza per i clienti. Fare software semplici da usare è difficile: i nostri team investono tempo e risorse per progettare le soluzioni tecnologiche ma anche per studiarne l’usabilità, mettendosi nei panni di chi le dovrà usare. La semplicità d’uso è spesso un fattore decisivo nella scelta di un software da parte degli utenti”. Quanto conta la sicurezza? “Spesso le aziende ricorrono a questi strumenti per veicolare informazioni delicate e riservate (si pensi alle decisioni di un Cda, ai piani finanziari…). Da parte nostra c’è totale attenzione per la protezione dei dati, dalla fase di progettazione dei software all’analisi dei processi che devono gestire. X DataNet si avvale del supporto di società esterne, ethical hacker che testano i software, facendo penetration test e verifiche del codice. Anche i clienti stessi verificano i prodotti”. L’altro ambito? “È quello legato all’energia, in stretta collaborazione con CPL CONCORDIA. I nostri software permettono di gestire tutti i processi tipici di un’azienda multiutility”. Progetti per il futuro? “‘Trasformazione delle competenze’. Siamo un punto di riferimento in Italia nel mercato delle soluzioni software per la governance aziendale, unica società italiana. Puntiamo inoltre all’internazionalizzazione, visto che collaboriamo anche con società multinazionali. Il passato, il presente e il futuro di X DataNet si può riassumere in due parole: trasformazione continua”.

LA SCHEDA

Una storia di successo iniziata nel 1995 X DataNet Srl è una società italiana al 100% con sede principale a Mirandola (Modena) e un’altra a Roma. Ha 65 dipendenti, fa parte del gruppo CPL CONCORDIA e opera in vari mercati: bancario e finance, utilities ed energia, manifatturiero, cooperativo e molti altri. Dalla fondazione, nel 1995, continua a crescere, in particolare negli ultimi tre anni, con incrementi in doppia cifra per dipendenti, clienti e fatturato che nel 2022 è stato di 5 milioni (+8,6% rispetto al 2021). La quota dell’export è del 5,5% ed è in crescita, così come il relativo fatturato che nel 2022 è stato di 280 mila euro (+51% rispetto al 2021). Società consociate: ‘Coincydence’, con sede a Padova.

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BD PLAST

il Resto del Carlino 23/05/2023

Nella foto: Dino Boicelli

I ‘pezzi unici’ di BD Plast “Così conquistiamo l’estero”

L’azienda di Bondeno produce macchinari di filtrazione apprezzati in Europa, Usa e Canada

Progettare e produrre all’interno dell’azienda per fornire al mercato pezzi unici rispondendo alle richieste più dettagliate: è la scommessa – vinta – che sta portando BD Plast, in questi anni, a una fortissima crescita: da piccola impresa italiana (sede a Bondeno nel Ferrarese) a fornitore strategico di importanti costruttori in Germania e, dal 2000, in Europa, Canada e Stati Uniti. Passando attraverso sfide e cambiamenti, l’azienda di proprietà della famiglia Boicelli, è guidata oggi dalla seconda generazione, e mantiene intatto il giusto mix tra tradizione e innovazione, esperienza e tecnologia, competenza e informatizzazione. Dino Boicelli (figlio dei

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di Alberto Lazzarini

titolari Dante e Clarissa) è il responsabile marketing. È laureato in economia e gestione aziendale e master alla Cattolica. Gli abbiamo chiesto dati e strategie dell’azienda. BD Plast ha una produzione decisamente particolare. “Realizziamo macchinari legati alla filtrazione di materiale plastico nell’industria dell’estrusione. Produciamo in particolare cambiafiltri”. Quali i principali dati dell’azienda? “Bd Plast presenta un fatturato di 12,4 milioni, di cui la metà prodotto grazie all’export. Gli addetti sono 51, quasi tutti locali,


che operano nell’unica sede produttiva che si sviluppa su un’area di oltre un ettaro e la metà della superficie è pronta per essere urbanizzata in vista di un futuro ampliamento dell’area produttiva”. Il fatturato è sempre a doppia cifra... “Anche il 2023 dovrebbe registrare questo importante trend; secondo le nostre stime e il portafoglio ordini, ci aspettiamo di raggiungere il budget, appunto a doppia cifra di incremento”. Il prodotto che realizzate è strettamente collegato all’innovazione… “È in effetti un prodotto molto specifico che richiede una importante preparazione tecnica non solo rispetto a progettazione, ricerca e sviluppo ma anche alla gestione dei semilavorati e delle materie prime, oltre che in riferimento al montaggio. L’innovazione è quindi molto importante in questo settore. Non a caso abbiamo brevettato il nostro prodotto di punta che è stato riconosciuto, nell’autunno scorso, a livello nazionale in attesa di analogo riconoscimento in Europa e negli Stati Uniti”. I vostri fornitori sono tutti italiani e in gran parte emiliano-romagnoli… “È vero: tutto questo per avere la catena di fornitura più corta possibile e qualificata”. I fornitori sono italiani ma i clienti per metà sono stranieri… “È così; anzi, la clientela estera in effetti è ancora più numerosa perché alcuni nostri clienti italiani operano sui mercati d’Oltralpe e quindi diversi impianti BD Plast vengono esportati”. I Boicelli sono imprenditori da sempre. “Iniziò il mio bisnonno Dante Beppino producendo rimorchi agricoli con l’utilizzo di materiale bellico di recupero. Poi mio nonno Bruno. Infine mio padre Dante che col nonno ha dato vita a BD Plast”.

LA SCHEDA

Grande attenzione alla sostenibilità Continua innovazione, una strategia di sviluppo tecnologico dei suoi prodotti e di miglioramento dei processi: è quanto porta avanti BD Plast Filtering Systems, l’azienda di Bondeno produttrice di cambiafiltri e sistemi di filtrazione per l’industria delle materie plastiche. L’azienda ferrarese ha iniziato l’attività nel 1986 ed è giunta alla terza generazione con l’ingresso nel 2021 di Dino al fianco dei genitori Dante Boicelli e Clarissa Frazzoli. Oggi BD Plast conta su 51 addetti, con oltre 12 milioni di fatturato. L’attenzione alla sostenibilità è nel DNA dell’azienda, sia nei prodotti creati, che sono volti alla riduzione degli sprechi, sia nel processo produttivo stesso.

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ENCAPLAST

il Resto del Carlino 30/05/2023

Nella foto: Valentina Bianchini e Mario Neri

Tutte le soluzioni del packaging “Biomedicale, una missione”

L’Encaplast di Mirandola è cresciuta insieme al distretto modenese. “Ora esportiamo in 35 Paesi” di Maria Silvia Cabri

Tecnologie evolute, macchinari all’avanguardia e capitale umano d’eccellenza: è ciò che contraddistingue Encaplast di Mirandola (Modena), l’impresa fondata dalla famiglia Neri, i coniugi Enzo e Carla. L’obiettivo, fin da subito, è stato di fornire soluzioni di packaging per il polo medicale che si stava sviluppando nel distretto mirandolese. Un trampolino di lancio verso tanti altri progetti, come spiegano Valentina Bianchini (General Manager) e Mario Neri (CEO). Impresa familiare con solide basi: come nasce ‘Encaplast’? “Encaplast SpA nasce nel 1980 grazie ai

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coniugi Enzo e Carla Neri da cui l’azienda prende il nome. Oggi l’azienda si estende per oltre 7500mq, 100 dipendenti e un export in costante crescita in oltre 35 Paesi”. Quali gli elementi che vi contraddistinguono? “Diciamo che gli elementi sono diversi, sicuramente appartenere al distretto medicale più importante d’Europa ci ha spinto verso una crescita continua, ci misuriamo giornalmente con aziende globali, le sfide degli ultimi anni ci hanno portato ad un importante evoluzione della nostra realtà, attraverso la managerializzazione dell’impresa oltre ad un consolidamento in ter-


mini di sviluppo, internazionalizzazione e capitalizzazione dell’azienda. Oggi il nostro modo di fare innovazione è ampio, dallo studio di packaging design, applicazione di soluzioni sostenibili e green, individuazione delle soluzioni tecniche più adeguate in base alle esigenze dei nostri clienti, inserimento nelle fasi produttive di nuovi macchinari, fino all’impatto sull’ambiente della nostra azienda”. Biomedicale: come siete cresciuti in quest’ ambito? “Siamo nati nel distretto e con esso abbiamo continuato a crescere, continuando, di anno in anno, a soddisfare le esigenze e richieste di questo settore, il nostro secondo mercato di riferimento è il settore farmaceutico, in questi due settori tutta la nostra conoscenza ed esperienza trova la massima applicazione, gli standard del settore, le certificazioni e le metodologie applicate ci hanno dato l’opportunità di specializzarci e di continuare in quest’ ambito”. Settore medicale e quello farmaceutico: come vi ponete? “Con tutta la nostra passione e professionalità, cogliamo ogni nuova sfida come un’opportunità di misurarci e mettere a disposizione dei nostri clienti la nostra esperienza e affidabilità. Essere sul mercato da oltre 43 anni, è per noi motivo di orgoglio e dimostrazione della nostra determinazione”. Quanto è importante il tema ‘ricerca’ in un’azienda come la vostra? “Il tema della ricerca è una parte fondamentale delle nostre attività quotidiane, sia che si tratti di ricerca pianificata o indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze sull’utilizzo e applicazione di materiali tecnici, oppure nello studio e creazione di nuovi prodotti, processi produttivi o servizi esistenti, che comprendono anche la realizzazione di sistemi per le nostre applicazioni industriali interne o validazione di nuove tecnologie”.

LA SCHEDA

In costante crescita da più di quarant’anni Fondata dalla famiglia Neri all’inizio degli anni Ottanta nel distretto medicale di Mirandola (Modena), Encaplast nel tempo ha conservato e tramandato gli stessi valori: qualità, affidabilità ed innovazione. Oggi è una Società per Azioni con un’importante presenza nel panorama internazionale. Un centinaio i dipendenti. Nel 2022 il fatturato globale è stato di 20,9 milioni di euro (+15,5% rispetto 2021). Per quanto riguarda il rapporto con l’export, i principali mercati esteri sono Europa, Usa, Nord Africa. La quota export è pari al 17%; nel 2022 il relativo fatturato è stato di 3,5 milioni di euro (+15% rispetto 2021).

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LIFE

il Resto del Carlino 6/06/2023

Nella foto: Alberto Tivoli

Mezzi all’avanguardia e talento I segreti della comunicazione

La missione di Life, leader nel settore: “Strategie vincenti per le nostre aziende” Alberto Tivoli, fondatore e amministratore unico di Life, quarant’anni fa ci aveva visto lungo, decidendo di investire e scommettere sul futuro della comunicazione integrata. Un’intuizione decisiva che ha permesso alla società di diventare un punto di riferimento imprenditoriale nel settore a livello nazionale. Indipendente e totalmente a capitale italiano, Life guida le aziende nella definizione di una strategia vincente, attivando e gestendo tutte le leve della comunicazione e utilizzando strumenti di pianificazione e monitoraggio all’avanguardia.

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di Maria Teresa Mastromarino

Alberto Tivoli, che cos’è la comunicazione integrata? “Comunicazione integrata significa per Life rendere sinergiche e coerenti idee, mezzi e strategie, fondamentali per raggiungere gli obiettivi di business. Grazie al know-how e alle competenze acquisite negli anni, Life sviluppa soluzioni uniche e mirate per le sue aziende partner”. Una questione complessa. “Grazie ad una organizzazione dinamica e con una forte attitudine per l’innovazione, Life mette a sistema strategia, creati-


vità, digitale e tecnologia per una comunicazione efficace e di qualità. Oggi Life può contare su una struttura solida, con una cinquantina di dipendenti diretti, che lavorano con un modello organizzativo agile e in modalità smart working. Anche grazie a questa visione, Life intercetta, attrae e trattiene talenti da ogni parte d’Italia”. Siete al passo con i tempi. “Il personale è sempre aggiornato, così come i nuovi ingressi. Abbiamo un forte rapporto con il mondo accademico, e frequentazioni continue con il mondo della ricerca. E la nostra storia si porta dietro un background importante, grazie anche all’acquisizione di Longari & Loman, cui fondatori sono stati pietre miliari nella comunicazione italiana, un passaggio di testimone ma anche un’opportunità di grande crescita”. E il personale? “Al momento siamo in 48, ma siamo pronti ad accogliere nuovi talenti. L’organizzazione – dopo il passaggio in modalità agile – è cambiata radicalmente: l’azienda e le nostre persone hanno maturato, calibrato obiettivi e gestito necessità e responsabilità differenti con la volontà di creare le migliori condizioni per un ambiente di lavoro sano e, allo stesso tempo, sfidante e business-oriented, lavorando fianco a fianco con i brand dei quali ci sentiamo partner”.

LA SCHEDA

Fatturato in crescita e 48 dipendenti Comunicare con efficacia, utilizzando i mezzi del presente e pensando a quelli futuri. È questo Società Life, eccellenza imprenditoriale nel campo della comunicazione integrata, diventata leader nazionale nel settore. L’azienda crede nei suoi 48 dipendenti, investendo in formazione e in corsi di aggiornamento. Con quattro milioni di euro di fatturato nel 2022, Società Life è pronta ad aumentare il suo portafoglio, raggiungendo i cinque milioni di euro e contando 30 aziende e 60 brand clienti.

Quali sono le prospettive future? “In termini di fatturato, avremo un aumento importante grazie alla crescita di alcuni team. Complessivamente supereremo i cinque milioni, con un parco clienti di oltre 30 aziende e circa 60 brand gestiti all’attivo, ma sono certo che il meglio debba ancora arrivare”.

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DOYLE

il Resto del Carlino 13/06/2023

Nella foto: Filippo Furini

Doyle, tutti i dati in tempo reale “L’innovazione? Elementare...”

Modena, la startup si chiama come il padre di Sherlock Holmes di Maria Silvia Cabri “La velocità aiuta le aziende”

La Doyle di Modena è stata fondata dal ceo Filippo Furini che, a inizio pandemia, ha riscontrato l’esigenza da parte del mondo dell’industria di strumenti innovativi per la raccolta e la gestione di dati online legati alla reputazione aziendale e ha sviluppato con alcuni imprenditori uno strumento dotato di intelligenza artificiale in grado di monitorare in tempo reale la reputazione delle aziende con la possibilità di intervenire con strategie di comunicazione mirate. Come nasce Doyle? “Doyle (dal nome dello scrittore inventore del personaggio di Sherlock Holmes) nasce come progetto nel 2020, durante la pandemia. Abituata a vedersi, toccarsi, la gente ha vissuto momenti di restrizione, costret-

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ta a parlare attraverso strumenti informatici. Le persone popolano le aziende e queste si sono esposte maggiormente alle ‘chiacchere virtuali’, pagandone la conseguenza in termini reputazionali e purtroppo anche economici. Io guardo sempre il lato positivo degli avvenimenti e così partendo da un momento drammatico ho pensato a una soluzione che potesse aiutare le imprese nel mantenere viva la propria economia”. Il ruolo dell’intelligenza artificiale? “Importante, ma non fondamentale. L’intelligenza umana guida quella artificiale in un nuovo percorso verso resilienza e sostenibilità. Doyle da progetto è divenuto realtà sul mercato e la nostra applicazione dell’intelligenza artificiale, che realizziamo inter-


namente, mira a svolgere un lavoro per supportare manager aziendali. Immaginiamo un ufficio con diversi professionisti seduti davanti ai pc che devono cercare negli archivi aziendali e sul web informazioni e dati, analizzarli, aggregarli e visualizzarli in modo semplice e intuitivo con indicatori per dar loro significato e, infine, classificarli: un lavoro alienante e costoso, che impiega molto tempo. Doyle risolve il problema realizzando team virtuali differenziati per tipologia di applicazione, che svolgono in tempo reale l’attività valorizzando il ruolo delle risorse umane, che da semplici esecutori diventano supervisori e responsabili”. In cosa consiste il crowdchecking? “Il crowdchecking, o letteralmente ‘ascolto della folla’, è un metodo realizzato per la raccolta di dati esterni all’azienda in tempo reale. I nostri algoritmi ricercano informazioni in base alle esigenze aziendali. È un po’ come una macchina del tempo che ha la capacità di andare indietro e raccogliere qualsiasi informazione presente sul web e sui social network. Soprattutto permette di avere in tempo reale dati con i quali l’azienda può alimentare modelli predittivi per iniziative future. Il tempo è l’unica risorsa che nessuno può cambiare: con il metodo crowdchecking, lo possiamo gestire intervenendo prontamente”. Le prossime tappe? “Il nostro obiettivo è di realizzare strumenti innovativi che con l’utilizzo della tecnologia permettano alle aziende di essere più sostenibili. Per questo, grazie all’ottimo rapporto con un gruppo di ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ci siamo orientati sempre più sui temi della sostenibilità aziendale. Su questi, abbiamo lanciato Matrix ESG, insieme di servizi sulla sostenibilità che aiutano le aziende a impostare le corrette strategie ESG per verificarne l’andamento in tempo reale, grazie alla matrice di materialità dinamica”.

LA SCHEDA

Forti investimenti in ricerca e sviluppo Doyle è nata come start up nel 2020 con l’obiettivo di realizzare strumenti innovativi che con l’utilizzo della tecnologia permettano alle aziende di essere più sostenibili. È composta da una ventina di persone: cinque soci imprenditori, stagisti e tesisti di economia e informatica, collaboratori in ambito commerciale e tecnologico. Il fatturato si aggira sui 50 mila euro. Gli Investimenti in ricerca e sviluppo incidono al 100% sul fatturato. Tutto il lavoro svolto è di ricerca per rendere sempre più efficaci i risultati della startup.

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APICOM

il Resto del Carlino 20/06/2023

Nella foto: Claude Marquet, Lucio Borghi e Stefano Borghi

Il business dell’automotive “Per Apicom clienti stellari” L’azienda di Cento produce banchi di prova motori per i grandi marchi di tutto il mondo

Apicom appartiene a quel fortunato mondo, made in Emilia-Romagna, che fa di questa regione la patria dell’automotive, ammirata e invidiata a ogni latitudine. L’azienda di Corporeno di Cento, nel Ferrarese, è infatti iperspecializzata e opera praticamente con tutto il mondo. La sua citata fortuna è naturalmente cercata, meritata e trovata grazie a un gruppo di tecnici e professionisti di prim’ordine, che da una quarantina di anni affrontano il mercato con successo facendo grande leva sulla ricerca e la tecnologia più avanzate. Da una decina d’anni la società fa parte del gruppo franco-belga Gmb Invest/Icm (200 milioni di volume di affari in comparti diversificati, 1.700 dipendenti), di proprietà della famiglia Marquet, il cui capostipite, Claude, è di recente scomparso. Amministratore delegato è Stefano Borghi.

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di Alberto Lazzarini

Borghi, so che per prima cosa vuol parlare di Claude Marquet. “Sì. Ricordo – ricordiamo – il presidente Marquet con affetto e commozione. Nel 2013 ha rilevato Apicom, che è divenuta proprietà della sua famiglia; l’ha rilanciata, ha creato un gruppo forte salvando l’azienda e producendo nuovo entusiasmo; gli uomini e le donne di Apicom hanno continuato a realizzare ciò che hanno sempre fatto, ma marcatamente segnati dal suo insegnamento”. Cosa produce Apicom? “Banchi di prova motori per autovetture, motocicli, truck, veicoli militari e…per tutto quello che ruota”. Il portafoglio-clienti è stellare. “In effetti è un elenco lungo e prestigioso: Ducati e Betamotor, Piaggio e Aprilia, Ktm


e Sherco, Jaguar e Land Rover, Daimler, Fiat e Man, importanti costruttori cinesi”. Ricerca, innovazione e professionalità: quanto sono importanti? “Cito solo questo dato: il 10% del nostro giro di affari è realizzato con prodotti standard, tutto il resto con prodotti customizzati, dunque fatti apposta per il cliente, che alla fine diventano dei servizi; insomma, ogni volta operiamo intensamente nel campo della ricerca e dello sviluppo perché vogliamo offrire al cliente esattamente ciò di cui necessita”. Quali sono i “numeri” dell’azienda? “Il valore della produzione di Apicom Italia ha superato nel 2022 i 15 milioni, con un budget per l’anno in corso di 20 milioni. Ma il gruppo, con le sue controllate inglesi e tedesche, ha raggiunto i 22 milioni con una previsione di 29 milioni”. State lavorando su importanti strategie. “Dal punto di vista organizzativo, con le nostre filiali inglese e tedesca, vorremmo realizzare il progetto One company, quindi dare vita, secondo una prospettiva di efficienza, a una società unica in grado di sfruttare le migliori capacità espresse dai singoli Paesi. Ci sarà anche un rilancio della nostra presenza in Cina”. Recente e importante è l’accordo con Stellantis e l’azienda austriaca Avl: quali i motivi e gli obiettivi? “La nostra cugina Industrielec da anni lavorava con Psa effettuando manutenzione preventiva; quando Psa si è fusa con Fiat diventando Stellantis, è stato scelto il sistema preventivo dell’ex gruppo francese. È partita una gara, ci siamo presentati assieme al numero uno al mondo nel settore banchi prova, Avl, con l’accordo di costituire una joint-venture paritetica. La società ha stipulato un contratto quinquennale con Stellantis per la manutenzione di tutti gli stabilimenti. La sede della società sarà a Cento: ci abbiamo tenuto molto. Assumerà cinquanta persone sul territorio nazionale”.

LA SCHEDA Il gruppo franco-belga, rilancio dopo la crisi Apicom, fondata a Cento nel Ferrarese nel 1985 col nome di Api, opera nel settore del testing e fornisce banchi e sale prova per motori elettrici e a combustione interna, trasmissioni per motociclette, auto e veicoli industriali. Le fondamenta sono poste da Carlo Mauri e dal suocero Gino Preti, che commercializzano prodotti elettronici, per poi iniziare a realizzare un prodotto completo, freni a correnti parassite e banchi. Apicom cresce divenendo market leader nei banchi prova a freddo per motocicli e acquisendo sempre più quote di mercato nei settori del testing di prodotti industriali, trattori trucks, motori industriali. Nel 2012 e 2013, il gruppo entra in crisi, ma nel dicembre del 2013 Claude Marquet, col suo gruppo, decide di investire in Apicom, assumendone il controllo, ma riservando a Mauri il ruolo di vicepresidente e nominando Stefano Borghi ad e chiedendogli di rappresentare gli interessi del gruppo in Italia. 43


SERVIZIO INFORMATICA

il Resto del Carlino 27/06/2023

Nella foto: Franco, Mario e Piero Tommasini

Quando il software è su misura “Sempre al fianco del cliente”

Servizio Informatica fornisce ad aziende e professionisti non solo i sistemi ma anche l’assistenza di Maria Teresa Mastromarino

Servizio Informatica è leader nella commercializzazione e assistenza sui prodotti software gestionali per aziende e professionisti. Fondata nel 1989, quando il mondo dell’informatica era ancora agli albori, e con una vasta clientela di professionisti e aziende, Servizio Informatica offre soluzioni software gestionali, aggiudicandosi il ruolo di consulente di fiducia, grazie alla sua lunga storia e sempre aggiornata competenza. Presidente Franco Tommasini, la nascita dell’azienda risale a più di trent’anni fa. “Tutto inizia con mio padre, che ha cominciato a lavorare nell’ambito dell’In-

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formation Technology prima dell’avvento della meccanizzazione, e lavorava con i commercialisti. Prima dell’esistenza degli strumenti informatici, abbiamo iniziato a tenere le loro banche dati e le loro carte, lavorando sulla loro digitalizzazione. Poi, abbiamo cominciato a testare alcuni prodotti, mentre il mercato del settore stava decollando. Da lì, abbiamo deciso di insegnare il prodotto ai clienti, facendo attività di formazione ai professionisti sull’utilizzo della procedura e del programma”. Qual è la vostra attività? “Commercializziamo soluzioni software gestionali per commercialisti, consulenti


del lavoro ed aziende e ne forniamo assistenza. Questa è la parte principale, perché affianchiamo il cliente nella fase di scelta del prodotto, con l’analisi delle esigenze e, in più, lo seguiamo anche nell’avviamento. L’obiettivo è fare in modo che il cliente, uno studio professionale o un’azienda di servizi o di produzione che sia, riesca ad avere uno strumento che gli permetta di gestire completamente la sua attività. Intercettiamo quindi le varie necessità”. Cosa dicono i numeri? “Il mercato ci premia. Il nostro obiettivo è offrire il migliore servizio di assistenza possibile e aggiungerne di extra rispetto alla nostra attività base, per questo aumenta il fatturato. Soprattutto stiamo cercando sul mercato aziendale di gestire la procedura in funzione delle esigenze, specifiche e determinate, dei clienti. Siamo vicini alle aziende, che vedono il loro futuro incerto, ma che continuano a investire nel nostro campo tecnologico. Nel tempo ci siamo strutturati e siamo aumentati anche in quantità numerica: nel gruppo dello sviluppo, per esempio, sono in tanti. Con l’aumento di servizi più evoluti, aumenta l’offerta e anche la quantità di clientela a portafoglio”. I dipendenti? “All’interno di Servizio Informatica siamo oltre sessanta, compresi i collaboratori. I dipendenti effettivi sono 49. Abbiamo una storia lunga, il nostro lavoro è particolare, quindi per avere persone formate serve tempo. È necessario creare un legame con i lavoratori: ci siamo resi conto che abbiamo bisogno di nuove leve, ma è difficile in questo contesto. I giovani hanno voglia di esplorare, trovarne alcuni che si fermino è difficile. Ma incentiviamo i nuovi ingressi con ottime soluzioni di welfare, perché vogliamo ringiovanirci, proprio per dare continuità all’azienda”.

LA SCHEDA Dalla scelta del prodotto alla formazione Servizio Informatica, conosciuta anche come Sistemi Bologna, offre una consulenza a tutto tondo ai clienti strettamente connessi al mondo dell’informatica. Con un fatturato di 5,2 milioni di euro nel 2021, l’azienda lavora e investe continuamente nel settore ed è alla ricerca di nuove risorse, con la volontà di colmare il gap generazionale e di portare avanti l’attività che va avanti dal 1989. Da tempo, l’impresa è un punto di riferimento per il mercato regionale. Tra i progetti, c’è anche l’ampliamento e la ristrutturazione della sede di San Giorgio di Piano, in provincia di Bologna, che al momento conta 660 metri quadrati di superficie.

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LIFE ELETTRONICA

il Resto del Carlino 4/07/2023

Nella foto: Riccardo Galli

Life Elettronica, il futuro è qui “La tecnologia come missione”

L’azienda di Modena specializzata nella produzione di schede di Maria Silvia Cabri “Vogliamo creare un campus”

Life Elettronica di Modena nasce e si specializza nella produzione di schede e sistemi elettronici. Nel tempo matura grandi competenze, diventando una valida soluzione di outsourcing per importanti aziende leader in differenti settori dell’industria elettronica e offrendo un’ampia gamma di servizi che coprono l’intero ciclo di vita del prodotto. A spiegarne l’evoluzione è Riccardo Galli, CEO & shareholder. Competenze, passione, tecnologie e capitale umano: come nasce Life Elettronica? “Nasce da un’intuizione di mio padre Claudio, che nel 2006 ha rilevato due aziende artigianali, Linear e Ferretti Elettronica, da qui il nome Life Elettronica. Era un manager che aveva lavorato con imprese di grandi dimensioni e seppure ingegnere meccanico, conosceva bene il campo dell’elettronica, al pun-

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to da intuire che avrebbe avuto un notevole sviluppo di mercato. Inizialmente lavoravamo come terzisti, ma grazie all’imprenditorialità di papà la crescita è stata molto rapida, anche in termini di autonomia”. Poi è subentrato lei. “Dopo avere completato gli studi in Economia e commercio ed essermi specializzato all’estero, nel 2010 sono entrato in azienda. Purtroppo, dopo due anni papà è mancato. Alla fine del 2012, fatturavamo meno di 5 milioni di euro (nel 2022 il fatturato consolidato è stato di 33 milioni) e avevamo 38 dipendenti (oggi sono più di 200). Il settore era ed è quello giusto, l’elettronica, e seguendo l’intuizione di papà ho coltivato il sogno più grande”. Quale? “Diventare un punto di riferimento del mer-


cato dal punto di vista innovativo, tecnologico, con un linguaggio agile, dare vita a una multinazionale ed entrare in tutti i settori, non limitandoci solo all’automazione industriale. Oggi siamo presenti nei mercati più importanti con un parco clienti internazionale di grande pregio”. Il vostro campo di azione? “La produzione di schede elettroniche è sicuramente il fiore all’occhiello dell’azienda. La migliore tecnologia è messa a disposizione del cliente più esigente, montiamo qualunque tipologia di componente e assembliamo ogni tipologia di scheda. Una nostra caratteristica è infatti quella di garantire continuità al prodotto dei clienti”. I punti di forza? “L’altissima tecnologia e un’organizzazione snella, giovane e moderna. Ci differenziamo a seconda delle esigenze di clienti e settori, variando da un’attività principalmente di industrializzazione e assemblaggio (Ems, Electronic manufacturing services) fino a un ruolo più completo che include la progettazione e/o lo sviluppo del prodotto (Odm, Original design manufacturing). A breve, presenteremo sul mercato prodotti inerenti il settore della sensoristica biomedicale, che porteranno un livello di innovazione molto spinto”.

LA SCHEDA Oltre 200 dipendenti, fatturato di 33 milioni Life Elettronica è azienda leader nel settore di industrializzazione e assemblaggio di schede elettroniche. I dipendenti sono oltre 200 e nel 2022 sono state assunte 24 persone. Il fatturato consolidato nel 2022 è stato di 33 milioni (oltre + 50% sul 2021) e l’auspicio è di chiudere il 2023 con oltre 40 milioni di fatturato.

In quali settori siete presenti? “Vari: test dei semiconduttori, radiofrequenza, biomedicale, ferroviario, automotive, racing, oleodinamica e tutto il mondo industriale”. Prospettive? “Investire su un prodotto di punta dell’automotive, relativo alla mobilità elettrica (on board Charger, DcDC), che porterà l’azienda verso un fatturato a nove cifre entro il 2025, con diverse sedi produttive in Europa e una prospettiva di apertura in Usa e Oriente. Inoltre, creare un campus innovativo, a impatto zero, per esperienze lavorative di alto livello, per crescere sempre di più sia in Italia che all’estero”.

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COLKIM

il Resto del Carlino 11/07/2023

Nella foto: Valentina Masotti, Michele e Silvia Albertazzi

Ecco la fabbrica di Colkim “Insetti contro le infestazioni”

Il ceo Valentina Masotti: “Così le controlliamo in maniera biologica! di Maria Teresa Mastromarino Progetto con l’Università

Il mercato del pest management porta la firma di Colkim, azienda di riferimento a livello nazionale nel settore, che propone le soluzioni migliori per il controllo degli infestanti, prestando attenzione all’ambiente e all’innovazione. Un lavoro longevo, che si porta dietro una storia di quasi sessant’anni. Valentina Masotti, ceo di Colkim, il vostro è un mondo complesso. “Il pest management è una filosofia che ruota attorno alla gestione degli infestanti, quindi racchiude attività, prodotti, solu-

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zioni e servizi che contengono e controllano l’infestante”. Siete nel settore da molti anni. “Giorgio Albertazzi ha fondato Colkim nel 1964, per produrre articoli destinati al mercato professionale della disinfestazione, vedendo una potenzialità nel settore. L’azienda è poi cresciuta grazie all’impegno dei figli Susanna e Carlo, che hanno portato energia e idee nuove. Oggi, con lo sguardo rivolto al futuro del settore e forti radici nella storia, io e i miei cugini, Silvia e Michele Albertazzi, siamo alla terza generazione di gestione


dell’azienda”. Com’è cambiato il mercato? “Tutto ciò che è pest management è correlato alla salute pubblica, perché ci occupiamo dei vettori di malattie. Il trend che si sta assumendo è nei termini della sostenibilità: abbiamo necessità e volontà di abbracciare ciò che il mercato richiede con il nostro nuovo modo di interpretare il settore: More than Chemistry”. Anche la produzione, quindi, è sostenibile. “Vado fiera di un progetto, la Bio Fabbrica: è una fabbrica, che stiamo creando in collaborazione con il dipartimento Dafnae dell’Università di Padova, per la riproduzione di insetti utili. Si tratta di insetti riprodotti al fine di controllare gli insetti infestanti. Sono quindi benefici e sono rilasciati dove c’è l’infestazione, controllandola in maniera biologica”. Avete anche una scuola. “Crediamo nell’impostazione e nell’approccio tecnico. Diamo formazione ai nostri clienti con workshop, e anni fa abbiamo creato una scuola dedicata al settore del pest management. Infestalia ha aule teoriche e pratiche, ci sono un laboratorio chimico e uno entomologico. Ci sono degli ambienti che simulano il luogo dell’infestante, e lì i clienti e gli utenti finali mettono in pratica gli insegnamenti dei nostri corsi certificati. Inoltre, collaboriamo con le Università italiane per lo sviluppo di progetti nel settore”. Il fatturato dimostra la vostra qualità. “Nell’ultimo anno è cresciuto di un milione. Abbiamo una forte presenza in Italia, ma siamo molto interessati all’internazionalizzazione, abbiamo un team dedicato per lo sviluppo di progetti con l’obiettivo di crescita dell’export. Spinti dalla nostra missione, siamo sempre alla ricerca di soluzioni nuove e innovative, per offrire ai nostri clienti i più alti standard di qualità, in linea con i nostri valori aziendali”.

LA SCHEDA Leader nel settore del pest management Colkim conta circa sessant’anni di attività nel settore del pest management, il mondo complesso degli infestanti, prettamente correlato alla salute pubblica. Un affare non da poco, che riesce a inserire nelle offerte e nei prodotti di controllo e di monitoraggio degli insetti e degli animali anche la giusta attenzione alla sostenibilità e all’ambiente. Ne sono dimostrazione la Bio Fabbrica e la scuola Infestalia, un ente formativo certificato che collabora con le Università italiane, collocata vicino alla sede di Ozzano dell’Emilia. Il fatturato parla chiaro e pone Colkim tra i migliori in campo: 13,2 milioni di euro fatturati nel 2022 segnano un aumento notevole rispetto all’anno prima, con un’influenza nazionale e internazionale.

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UNIZIP

il Resto del Carlino 18/07/2023

Nella foto: Simonetta Pasini

Unizip, passione di famiglia “Originalità e stile esclusivo”

Modena, la ceo Pasini racconta la storia di un’impresa leader nelle chiusure lampo

Unizip, azienda modenese attiva nel campo dell’ideazione e produzione di chiusure lampo, le zip, ha una solida storia alle spalle in cui il ruolo della famiglia è fondamentale. Simonetta Pasini, ceo dell’azienda, rappresenta, infatti, la terza generazione e il figlio Jacopo Gozzi, anche lui da qualche tempo in azienda, la quarta. Come nasce Unizip? “Nasce dalla mia passione per il mondo della moda e in particolare per le zip. In pochi anni Unizip diventa un punto di riferimento importante sul mercato italiano e internazionale. Negli anni la società è sempre stata, e continua a esserlo, protagonista nell’innovazione tecnologica, attenta e sensibile verso i temi della so-

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di Maria Silvia Cabri

stenibilità, dell’ambiente e di ogni aspetto riguardante il benessere comune. Sono molto orgogliosa dei miei collaboratori che ogni giorno, insieme a me, scendono in campo come una perfetta squadra che ha l’obiettivo di vincere tutte le sfide che il mercato propone”. Uno staff giovane, quasi tutto al femminile... “Le donne hanno una forza interiore unica, riescono a conciliare lavoro, famiglia, propri spazi e a superare le difficoltà della vita. Nel gestire la mia azienda ho sempre cercato di essere vicino alle donne, soprattutto nel momento della maternità dove diventa veramente impegnativo coniugare la nuova esperienza con l’attività professionale.


Scelta fondamentale è stata l’introduzione dello smart working e la creazione di uno showroom con un grande schermo per poter essere vicino alle esigenze dei clienti. Il risultato è una riduzione dei viaggi e un miglioramento della qualità della vita della nostra forza commerciale”. Logica dei grandi numero oppure originalità, creatività e stile? “Unizip ai grandi numeri ha sempre preferito l’originalità e lo stile esclusivo italiano. A fare la differenza sono ricerca e innovazione, abilmente fusi in un concetto di qualità che non si ferma al prodotto finito ma che continua anche dopo, in un rapporto di assistenza ai clienti del tutto personalizzato. Offriamo un assaggio delle potenzialità utilizzando la stampa in 3D applicata al mondo della moda: tecnologie di nuova concezione permettono di creare prototipi in resina polimera finalizzati a mostrare al cliente campioni in essere del tutto realistici”. Avete due brevetti. “La voglia di creare zip con un valore aggiunto importante mi ha portato a disegnare due nuove forme di dentini delle zip e ho brevettato le idee per mantenere la proprietà intellettuale come patrimonio dell’azienda”. Moda, grandi marchi ma anche attenzione all’ambiente: come conciliate tutto? “Da sempre Unizip è attenta all’ambiente. Eseguiamo il monitoraggio del consumo di energia, acqua e gas dandoci come obiettivo ogni anno un piccolo miglioramento. Da qualche anno abbiamo anche ottenuto una certificazione mondiale di eco-sostenibilità relativa al prodotto, tutte le fettucce e alcune catene vengono prodotte utilizzando gli scarti delle bottiglie di plastica”.

LA SCHEDA Il fatturato supera i tre milioni di euro Unizip srl con sede a Modena, fondata nel 1995, oggi è totalmente di proprietà di Simonetta Pasini: ha toccato nel 2022 un fatturato di oltre tre milioni di euro (+12% rispetto al 2021). Il 40% arriva dall’estero con una prevalenza di Germania, Francia, Portogallo e Inghilterra. Determinante è l’apporto di un gruppo di giovani collaboratori, undici in tutto. Tra i prestigiosi clienti di segnalano Armani, Gruppo Max Mara, Bottega Veneta, Alexander Wang, Balenciaga, Herno, Alexander McQueen, Dior, Oakley, Pangaia. È presente con società consociate a Shanghai e a Hong Kong, oltre ad avere uno showroom a New York e un ufficio di rappresentanza a Dubai.

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ISOKINETIC

il Resto del Carlino 25/07/2023

Nella foto: Davide Fazzini

Isokinetic, missione benessere “Scienza e ricerca per i pazienti” Bologna, il gruppo è leader nella riabilitazione. Cinque milioni di trattamenti in oltre 30 anni

Ricerca, scienza, metodo e aggiornamento. Lo spirito di Isokinetic è racchiuso in questi punti di forza, quelli che hanno permesso al gruppo medico di diventare un punto di riferimento internazionale nel campo della riabilitazione ortopedica e della Sports Medicine. Con l’esperienza di otto centri e più di cinque milioni di trattamenti in oltre trent’anni di storia, e una filosofia di cura che punta alla più alta ambizione terapeutica, Isokinetic lavora ogni giorno per ricercare l’eccellenza sui pazienti, permettendo loro di raggiungere un reale e duraturo stato di salute.

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di Maria Teresa Mastromarino

Davide Fazzini, direttore del centro Isokinetic di Bologna, cos’è il test isocinetico? “Si tratta di una misurazione che eseguiamo servendoci di dinamometri computerizzati, grazie ai quali valutiamo la forza e la resistenza muscolare. Il test ci fornisce dei valori precisi con cui il medico programma in un secondo momento l’attività riabilitativa. Con questo strumento è possibile misurare la forza dei muscoli che governano i movimenti dei distretti anatomici più soggetti a infortuni come la spalla, il ginocchio e la caviglia”. Siete presenti anche in campo internazio-


nale. “Oltre alle sedi italiane, abbiamo una sede a Londra, nella via medica per eccellenza, che è Harley Street, e questo ci permette di essere al centro, perché la città ha un focus internazionale. Ma l’anno prossimo apriremo anche ad Atene”. Il cuore della società, però, rimane a Bologna, a Casteldebole. “È il centro più grande del network, lavora da oltre 35 anni. Siamo più di 50 collaboratori e, aggiungendo i medici, arriviamo a 65 persone: un gruppo che genera circa sette milioni di euro di fatturato all’anno, che si occupa della rieducazione di tutte le tipologie di pazienti alle prese con problematiche ortopediche sportive. Curiamo i professionisti dello sport e gli atleti di tuti i giorni, con un modello basato sull’evidenza scientifica. L’approccio è lo stesso per ogni paziente e alla sua base c’è sempre l’esercizio personalizzato”. Come avete gestito l’emergenza Covid? “Abbiamo cercato di non chiudere mai, garantendo lo svolgimento dell’attività medica. Ci siamo dati da fare e, per non lasciare soli i pazienti, abbiamo creato la nostra clinica online, un servizio di telemedicina che si appoggia alle moderne tecnologie di videochiamata su internet. È nata così Virtual Plus, rivolta a pazienti di tutta Italia e di tutto il mondo, per poter essere loro costantemente di supporto”. Qual è la vostra arma vincente? “Tra le tante, è l’atmosfera e il rapporto umano che instauriamo nella cura del paziente. Da un punto di vista terapeutico siamo ambiziosi, vogliamo andare oltre le aspettative di chi affida a noi il suo bene più prezioso: la salute. E lo facciamo contando, oltre che sull’atmosfera, anche su scienza ed esperienza, avendo ben presente lo stato di salute del paziente ma anche il suo desiderio di prevenire gli infortuni”.

LA SCHEDA Il fatturato del 2022 ha superato i 20 milioni Gli specialisti della riabilitazione sportiva e ortopedica si concentrano all’Isokinetic, società che conta 200 professionisti, suddivisi tra nove centri fisici, di cui il più importante è a Casteldebole, a Bologna. I numeri confermano la centralità di Isokinetic a livello globale, perché il fatturato del 2022 ha toccato i 20,4 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente del 15%. Alla base della terapia proposta alle diverse tipologie di pazienti, c’è l’esercizio personalizzato e il test isocinetico, legato al concetto di prevenzione degli infortuni.

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VE.BA.

il Resto del Carlino 1/08/2023

Nella foto: Rudi Ricci Mingani

Frutta disidratata di alta qualità “Il futuro? Puntiamo sul sole” VE.BA produce semilavorati per l’industria dolciaria. Il dg: “Col fotovoltaico ci liberiamo del gas” Sei milioni e mezzo di fatturato, 41 dipendenti oltre a molti altri stagionali, il 40% del prodotto esportato: sono solo alcuni dei principali dati di VE.BA., la cooperativa ortofrutticola con sede e stabilimento produttivo a Gaibanella, a un tiro di schioppo da Ferrara, specializzata nell’essiccazione e nella disidratazione di frutta di qualità. Questi semilavorati sono destinati all’industria dolciaria. VE.BA. è una società innovativa, sempre pronta a cercare e a utilizzare le più avanzate soluzioni tecnologiche, come ci spiega il direttore generale Rudi Ricci Mingani. Direttore, partiamo dal prodotto. Chi ve lo fornisce? “Gli ottanta soci della cooperativa, nata nel

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di Alberto Lazzarini

1971: privati e cooperative. Vengono lavorate pesche, albicocche, prugne, mele e pere coltivate nel Ferrarese e nelle province attigue e nella fascia adriatica. Tutta frutta italiana”. Così il vostro prodotto è pronto per l’industria dolciaria, che lo utilizza... “Come ingredienti per torte e biscotti, cereali destinati alla prima colazione e barrette, snack salutistici o per la pasta ripiena. Una certa parte dei nostri semilavorati va all’industria che si occupa di alimentazione animale”. Dietro questo vostro grande impegno, peraltro premiato da importanti risultati, c’è un complesso di valori. Ce li vuole sintetizzare?


“Occorre adattarsi a tutti i cambiamenti del mercato con la stella polare di offrire prodotti salubri e rispettosi dell’ambiente. Tutte le nostre produzioni sono ecosostenibili”. Decisamente importanti sono le risorse destinate agli investimenti. Con quali obiettivi specifici? “I nostri investimenti in ricerca e sviluppo rappresentano il 10% del fatturato. Nel solo precedente esercizio abbiamo investito 1,4 milioni per creare impianti ad avanzato contenuto tecnologico. Abbiamo installato su tutti i tetti idonei del fabbricato dei pannelli fotovoltaici. L’energia prodotta è destinata alle esigenze degli impianti funzionanti ad energia elettrica, rendendo così più sopportabili i recenti aumenti dei costi energetici. In questo settore siamo autosufficienti”. Ma c’è di più… “Sì. Gli impianti di essiccazione e rilavorazione dei prodotti restano ancora alimentati a gas metano. Non intervenire su questo versante potrebbe mettere in serio pericolo la competitività dell’azienda sul mercato, poiché un sensibile aumento dei prezzi di vendita dei prodotti, in aggiunta all’attuale forte inflazione, potrebbe orientare i clienti verso prodotti qualitativamente inferiori ma più economici. La cooperativa ha quindi deciso di affrancarsi quanto più possibile dall’uso del gas metano, anticipando di fatto gli obiettivi UE previsti per il 2030. Sono stati perciò progettati due impianti: uno da 860 Kw già approvato e realizzato e uno da 4,5 Mw. L’investimento si aggira attorno ai 5 milioni di euro, interamente finanziati con mezzi propri. A questo, si aggiungerà l’investimento per la sostituzione degli impianti di essiccazione con altri alimentati ad energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico, giungendo così al pressoché totale abbandono del gas”.

LA SCHEDA Certificazioni riconosciute nel mondo La Cooperativa Ortofrutticola VE.BA. è nata nel 1971 a Gaibanella nel Ferrarese con l’obiettivo di utilizzare, essiccandola e disidratandola, la frutta conferita dagli 80 soci della cooperativa. I semilavorati di VE.BA. si collocano in fascia «premium» tra i prodotti di questo tipo e vengono utilizzati prevalentemente dall’industria dolciaria come ingredienti per torte, biscotti, cereali da prima colazione, barrette e snack salutistici. Il conseguimento ottenuto da VE.BA. di certificazioni riconosciute a livello internazionale, come IFS (International Food Standard) e BRC GSFS (Global Standard for Food Safety), rappresenta un requisito fondamentale per operare sul mercato internazionale.

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BEAUTYGE ITALY

il Resto del Carlino 5/09/2023

Nella foto: Luca Nava

Beautyge Italy in rampa di lancio “Export decisivo per la crescita” L’azienda di prodotti per capelli del gruppo Revlon. L’ad Nava: “Piani di sviluppo importanti” Creatività, passione per la bellezza e attenzione per la ricerca. È questo il valore imprenditoriale di Beautyge Italy Spa, che crea e distribuisce prodotti di bellezza per la cura di capelli, pelle e unghie. L’azienda di Sala Bolognese (Bologna) fa parte della multinazionale Revlon, ed è fra i leader nel settore tricologico professionale e hair care in Italia. Luca Nava, amministratore delegato di Beautyge Italy Spa, in cosa consiste il vostro lavoro? “La nostra attività si concentra sulla produzione e sulla commercializzazione di prodotti cosmetici”.

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di Maria Teresa Mastromarino

Avete un doppio compito. “Nella nostra sede abbiamo due componenti. La prima è quella produttiva: in Beautyge Italy Spa si creano i prodotti tecnici a uso professionale, commercializzati da Revlon, che si rivolgono ai parrucchieri professionisti. Vendiamo prodotti e materiali come tubi e altri componenti necessari per eseguire le colorazioni e gli effetti come mèches e balayages. I target di consumo sono completi, con una predominanza di consumatrici sopra i 45 anni, essendo le colorazioni principalmente effettuate per la copertura dei capelli bianchi, ma stiamo cercando di orientare i consumi su colori di tendenza, capaci di ringiovanire il target. A Sala Bolognese viene sviluppata l’identità


produttiva del gruppo”. E l’altra componente? “L’altra è commerciale, che si occupa di due mercati differenti. Commercializziamo in Italia prodotti professionali per parrucchieri con la divisione Professionale, e prodotti di bellezza a più grande diffusione con la divisione Mass Market, per la quale trattiamo anche prodotti acquisiti da altre unità produttive del gruppo situate in Ue, Sudafrica, Usa e Messico”. Anche il team di lavoro è diviso nelle due sezioni? “Contiamo circa 120 dipendenti, divisi tra le due attività. I lavoratori del reparto produttivo hanno competenze tipiche dell’industria chimica, quindi ricerchiamo capacità ingegneristiche, per l’organizzazione dello stabilimento e per il rinnovo dei macchinari. Poi abbiamo preparatori nei laboratori di analisi, di formulazione e di controllo qualità. La formazione è legata alla sicurezza e ai percorsi specifici di aggiornamento, fra cui quelli proposti da Cosmetica Italia. Per le divisioni commerciali, la formazione è legata alla conoscenza delle lingue - in primis l’inglese - e ai corsi di specializzazione in marketing e digitale, e sulle trasformazioni del business. Ci siamo anche avvalsi delle attività di Fondazione Aldini Valeriani, per l’upskilling di competenze delle strutture Middle Management commerciale”. Il fatturato premia la vostra preparazione. “Lo scorso anno è stato di 42 milioni di euro, confermando una ripresa importante dopo il periodo Covid. I nostri piani di crescita proiettano un rafforzamento della nostra posizione di mercato nei prossimi tre anni. Il fatturato è ripartito in modo paritario fra Italia ed Export, e questa seconda componente è molto strategica per lo sviluppo dei prossimi anni”.

LA SCHEDA Due divisioni operative e 120 dipendenti Leader nel settore tricologico professionale e hair care in Italia, Beautyge Italy Spa forma parte della multinazionale Revlon e concentra la sua attività produttiva a Sala Bolognese, dove crea e produce prodotti e materiali necessari per la colorazione. Il team di lavoro conta circa 120 persone, impegnate in una formazione costante, suddivise in due componenti differenti: in primo luogo c’è la parte produttiva, con chimici nei laboratori; per la parte commerciale, invece, i lavoratori si concentrano sullo studio del marketing e del business e sulla conoscenza delle lingue, indispensabili per il commercio aziendale, italiano quanto estero.

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SAMP

il Resto del Carlino 12/09/2023

Nella foto: Teodoro Ceglia

Samp, boom di ordini e fatturato “Portafoglio pieno nel 2024” L’ad Teodoro Ceglia: “Il Medio oriente e il nord Africa sono i nostri mercati di punta”

Un’esperienza quasi centenaria nella produzione di macchine per la produzione di cavi elettrici rende Samp – Società Anonima Meccanica di Precisione - una storica realtà del territorio bolognese, di Bentivoglio, che è tra i leader internazionali nel settore. Teodoro Ceglia, amministratore delegato di Samp, dalla nascita come piccola realtà di provincia siete diventati una potenza internazionale. “Nel 1936, dall’esigenza di produrre filo d’acciaio è nata l’azienda all’interno del

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di Maria Teresa Mastromarino

gruppo Maccaferri e abbiamo iniziato a commercializzare le trafile. Ma lo sviluppo è diventato internazionale nel secondo dopoguerra, quando si decise di entrare nella produzione di fili anche di rame e di alluminio, allargando lo scenario anche all’uso elettrico. Questo switch tecnologico ci ha concesso di abbracciare un approccio internazionale, nei mercati sudamericani, asiatici, africani e mediorientali. Attorno agli anni ’70 vediamo l’apertura della sede in Usa, per service e vendita, e nel 2000 assistiamo allo sbarco in Cina con la creazione di una fabbrica”.


Nel 2021 la vostra storia cambia. “Nell’ottobre del 2021 la società svizzera HVD Partners and Management acquista in concordato tutti gli asset dell’azienda Sampsistemi. Nasce quindi una nuova azienda con tutti gli asset della precedente, per proseguire le attività di business”. Qual è lo scenario commerciale attuale? “Il 95% degli ordini è fuori Italia. Il mercato estero più importante è l’area Emea, e in particolare il Medio Oriente è in crescita, dove i Paesi del Golfo stanno investendo molto. Un altro mercato strategico è l’America del Nord, dove non ci sono produttori di trafilatrici, e contiamo la nostra presenza anche in Asia. Cosa dicono i numeri? “Nel 2022 c’è stato un bel balzo di fatturato, con un’entrata ordini importante che ci ha concesso di fissare un obiettivo ambizioso per il 2023: raggiungere o avvicinarci ai 50 milioni di euro di fatturato, standard storico dell’azienda. Continuiamo ad avere una buona entrata ordini, ma bisogna confrontarsi con la disponibilità e con le tempistiche dei fornitori per la consegna dei materiali. L’anno corrente è corposo, e abbiamo già il portafoglio quasi al completo per il 2024, a conferma del mercato ancora piuttosto vivace”. Oltre al buon andamento del mercato, chi rende possibile tutto ciò? “Dopo la ripartenza, abbiamo incrementato il personale, raddoppiando l’organico a Bentivoglio, in tutte le aree dell’azienda, dalla vendita alla produzione. E continueremo a farlo, perché abbiamo 20-25 posizioni ancora da coprire e servono risorse necessarie a supportare la crescita. A fine anno, potremmo arrivare a 110 dipendenti nella sede bolognese. Tra le criticità, però, c’è la mancanza di tecnici meccanici ed elettrici, disposti anche ad andare in trasferta, che rappresentano la figura più difficile da reclutare”.

LA SCHEDA Macchine trafilatrici da Bentivoglio al mondo Dal 1936, Samp produce macchine trafilatrici per la produzione di fili a Bentivoglio. Con gli anni, l’azienda diventa un punto di riferimento internazionale e mondiale nel settore della trafilatura, sviluppando tecnologie innovative e sostenibili per i clienti. I dati parlano chiaro: 26,2 milioni di euro di fatturato, nel 2022, ricoprono il lavoro di oltre 88 dipendenti e rapporti commerciali con le maggiori potenze mondiali, quali Stati Uniti, Asia, Africa e Medio Oriente. Il mercato è favorevole e premia Samp, che nel 2021 viene acquisita dalla società svizzera HVD Partners and Management, per portare avanti la storica attività di business dell’impresa.

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LA VALLE TRASPORTI

il Resto del Carlino 19/09/2023

Nella foto: Paolo Pastorello e Mimma La Valle

La Valle, destinazione green “Trasporti più sostenibili e sicuri” Centoventi mezzi e ogni anno 2,5 milioni di km. La presidente: “Una Academy per formare gli autisti”

Centoventi mezzi impiegati tra autovetture, furgoni e autobus, 5.200 posti-passeggero disponibili, più di 2,5 milioni di chilometri percorsi ogni anno, quasi cento dipendenti e 6 milioni di fatturato: sono alcune delle principali cifre dell’attività di “La Valle trasporti”, azienda con sede a Ferrara. La titolare, Mimma La Valle, è coadiuvata al vertice dal direttore generale Paolo Pastorello. Il settore dei trasporti da sempre non è tra i più facili su cui operare, ancora di più ora con l’aumento dei costi e non solo. Niente, comunque, intimorisce questa realtà consolidata e in continua crescita strutturale e professionale.

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di Alberto Lazzarini

Presidente Mimma La Valle, quali servizi offrite? “Il noleggio con conducente nazionale ed estero mediante autobus, servizi di autolinea interregionale di competenza statale, servizi di Tpl con linee urbane ed extraurbane di competenza regionale, trasporti scolastici per enti locali, trasporti maestranze e sostitutivi ferroviari, trasporti sociali e disabili, servizi di Ncc con auto di rappresentanza, trasporto leggero di merci conto terzi, autoriparazione di veicoli”. Direttore Pastorello, prestate attenzione all’ambiente e alla sicurezza.


“L’azienda ha lavorato fin dai primi anni 2000 per offrire servizi certificati e così abbiamo ottenuto le principali certificazioni legate a qualità, ambiente, salute e sicurezza dei lavoratori. A giugno, prima azienda di trasporto passeggeri della regione, ci è stata rilasciata la quarta certificazione, sulla sicurezza stradale. È un impegno per garantire anche la mobilità sostenibile; abbiamo investito molto in questo settore con l’obiettivo di acquistare autobus con ausili per persone con mobilità ridotta. In definitiva offriamo risposte concrete e adeguate ai nostri clienti, privati ma anche aziende pubbliche. La nostra flotta è quasi interamente composta da mezzi euro 5 ed euro 6”. I dipendenti, presidente: il settore è tradizionalmente poco aperto all’impiego delle donne. “Ma la nostra azienda impiega il 30% di donne conducenti. È stata la prima del territorio ad avere una autista nel settore turistico. Ne siamo felici”. Quali criticità presenta il settore? “Fatichiamo a reperire nuovi autisti, sia per merci che per passeggeri. È appunto un problema di settore, che sconta tutta l’Europa: manca almeno il 10% del personale. L’azienda cerca di rispondere attivamente al trend negativo, ad esempio dando vita a una Academy nella quale formare gli autisti”.

LA SCHEDA Fatturato di 6 milioni nel 2022 La Valle Trasporti di Ferrara è attiva dal 1989. È un punto di riferimento in Italia e all’estero nel sistema del trasporto dei passeggeri. Fondata da Giuseppe La Valle, e passata alla figlia Mimma all’inizio degli anni ’90, conta quasi cento dipendenti e 120 automezzi, più di 2,5 milioni di chilometri percorsi ogni anno e un fatturato che nel 2022 ha superato i sei milioni di euro.

Crescono, poi, i costi dell’energia. “E sono seguiti anche quelli di gomme e ricambi. Sì, le difficoltà non mancano, nonostante siano passati i momenti davvero bui del Covid, da cui ci siamo rapidamente ripresi”. Mimma La Valle, cosa significa oggi essere imprenditrice? “L’inizio è stato difficile, ma dagli errori si impara, e si impara anche a diventare più forti. Essere imprenditrice vuol dire tuttora incontrare qualche difficoltà in più, ma con la giusta personalità e la necessaria competenza si riescono a raggiungere gli obiettivi”.

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KF

il Resto del Carlino 26/09/2023

Nella foto: Andrea Grillenzoni

Nella foto: Massimo Romani

KF Modena, il futuro adesso “Il successo è un videogame” Il ceo Massimo Romani: “Il nostro core business? I monitor industriali. Relazioni con tutti i leader”

L’innovazione a portata di touch nelle aziende: è quello che KF Srl SB garantisce da oltre 20 anni. Monitor e stampanti industriali, moduli di lettura, lettori dispensatori sono le linee di business principali dell’azienda di Modena, nata nel 1996. KF (acronimo di ‘Key to the future’, per sottolineare la principale caratteristica della società) ha l’obiettivo è soddisfare a 360 gradi le necessità e le idee dei clienti. Ceo Massimo Romani, come nasce il vostro nome e quanto vi rispecchia?

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di Maria Silvia Cabri

“Nasce come sfida ai grandi gruppi mondiali distributori di elettronica in quanto, ai tempi, KF era distributore di periferiche ad alto valore aggiunto, ‘Subsystem’, come lettori di banconote, stampanti industriali, alimentatori ed altri apparati. Dopo solo 3 anni, KF superava i 5 milioni di euro ed iniziava a investire su proprie idee e prodotti”. Dal 1996 sono cambiate molte cose: qual è stata l’evoluzione? “Da puri distributori fino al 2000, a co-


struttori di piccole stampanti industriali nel 2001 e di soluzioni per la visualizzazione nei primi anni a seguire nel mondo gaming e non solo”. ‘Your ideas, our next challenge’: Clienti al Centro? “Sicuramente si, con personalizzazioni, garanzie estese e servizio preciso e puntuale. Cliente al centro dei pensieri futuri, degli sviluppi personalizzati, e dell’attenzione di tutto lo staff”. Produzione, integrazione e distribuzione: core business? “KF, pur non dismettendo il ramo di azienda legato alla distribuzione dei grandi marchi costruttori di macchine per la gestione di banconote e monete, dal 2012 si è concentrata sempre di più sul suo core business, i monitor industriali, settore che più rappresenta il know-how aziendale. Con i monitor industriali e con collaborazioni sempre più strette e tecnologicamente avanzate con aziende leader del mercato delle Petrol station (OPT), Bancomat (ATM), bigliettatrici ad ampio spettro (TVM), e nel retail, KF cresce per volume di affari e per numero di addetti. Nel 2022 si amplia con l’acquisto dello stabilimento attiguo dove spostare gli uffici e l’implementazione nello stabile storico di linee di produzione ad alto livello qualitativo, con tecnologia Industria 4.0, camera bianca e sistemi di ‘Visione e Assemblaggio Assistito’, per arrivare nel suo campo ad essere leader indiscusso in termini di qualità e precisione, puntando alla realizzazione di una ‘zero defect quality’”.

LA SCHEDA Il 28% degli affari si fa con l’estero KF Srl SB ha sede a Modena (Strada Sant’Anna 88/D). Fondata nel 1996, oggi KF conta 16 dipendenti. Il fatturato globale nel 2022 ammonta a 10,1 milioni di euro (+45,8% rispetto al 2021). La quota dell’export è del 28%; i principali mercati esteri sono Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Francia, Polonia, Est Europa. Il fatturato export nel 2022 è stato di 2,8 milioni di euro (+76% rispetto al 2021).

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MET

il Resto del Carlino 3/10/2023

Nella foto: Federico Ponti

Dalla medicina all’agricoltura La rivoluzione green dell’ozono Met produce generatori per la sanificazione Nei campi un’alternativa all’utilizzo dei fitofarmaci

Sfruttare il potere dell’ozono creando soluzioni su misura e applicazioni innovative che guardano alla sostenibilità. Met Srl nasce nel 2008, ma il suo spirito aziendale vive nel futuro, investendo in ricerca e allargando l’utilizzo delle proprietà dell’ozono a svariati ambiti. Met Srl si specializza nella progettazione di generatori a ozono, customizzati in base alle esigenze dei clienti, diventando il fiore all’occhiello del suo fondatore, il ceo Federico Ponti. Dottor Ponti, l’impronta della vostra attività è singolare. Da cosa nasce quest’idea? “L’idea nasce nel 2006 quando un nostro collaboratore subisce un intervento a cuore aperto, e viene colpito da alcuni batteri pre-

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di Maria Teresa Mastromarino

senti nella sala operatoria, molto resistenti alle cure. Da ex ricercatori, abbiamo creato un sistema generante ozono, con il quale lo abbiamo trattato. Il risultato? In due mesi abbiamo cicatrizzato ed eliminato lo stafilococco. Abbiamo poi verificato il procedimento su altri pazienti, tutti guariti. Da qui inizia l’avventura, indirizzando la tecnologia verso la filiera alimentare”. Come si è sviluppato il vostro lavoro nel tempo? “La nostra attività consiste nello sviluppo di applicazioni e di sanificazione a tutto tondo, basati sulla tecnologia dell’ozono. Siamo a disposizione delle aziende, dal mondo medicale a quello industriale, creando applica-


zioni ad hoc, come il Diserbo Biologico, cioè l’eliminazione di sostanze chimiche, e l’Abbattimento di Emissioni odorigene in ambiente chiuso, anche in campo industriale. Eliminiamo totalmente le emissioni, come nel caso degli odori emessi dagli allevamenti. Ora stiamo affrontando le emissioni date dai residui urbani o da fanghi”. Siete un’azienda green. “L’ozono è il più ecologico dei prodotti: deve essere prodotto e utilizzato subito, quindi evita gli sprechi, e dopo l’azione abbattente ritorna ossigeno senza residui. In campo agricolo, ha benefici sul suolo, sulle falde acquifere, per i produttori e per i prodotti”. E in campo medico? “L’Italia non ha normato l’impiego dell’ozono, salvo nelle infiltrazioni intradiscali. Per questo abbiamo cercato delle soluzioni, ozonizzando dell’olio, rendendo permanente l’azione, per curare le ferite. Abbiamo realizzato un dispositivo, che è stato brevettato, ma al momento mancano le energie per portarlo in porto, di una soluzione liquida con cui possiamo realizzare garze a cateteri a base di olio ozonizzato e di collagene, mantenendo la ferita asettica e garantendo la ricostruzione dei tessuti. Ma abbiamo declinato l’olio ozonizzato anche negli allevamenti e nell’agricoltura”. Cos’è il progetto Oxir? “È quello che ha sdoganato la tecnologia dell’ozono in campo agricolo dalla fine del 2019. La comunità europea ci ha incaricato di realizzare dieci siti nel mondo nell’agricoltura, spaziando dal settore orticolo alla viticoltura. Il progetto ora si è concluso, ma per continuarlo abbiamo necessità di un aiuto per convincere il mondo agricolo, fortemente condizionato dalla chimica”.

LA SCHEDA Un’azienda votata a innovazione e ricerca Da San Lazzaro di Savena, nel Bolognese, Met Srl inizia a produrre applicazioni innovative e soluzioni su misura a base di ozono, progettando realizzazioni ad hoc, customizzate in base alle esigenze dei clienti. L’azienda cresce, creando applicazioni diventate poi brevetti, che strizzano l’occhio all’ambiente e che si basano sulla sostenibilità. Tra questi, il Diserbo Biologico, l’Abbattimento di Emissioni Odorigene in ambiente chiuso, l’Abbattimento degli Inquinanti da emissioni in ambiente da camini, e un Nuovo Sistema di Nebulizzazione che permetterà di trattare anche alberi con chioma. Nel cuore di Met Srl, quindi, c’è una forte vocazione per la ricerca e per la sperimentazione.

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SERVOMECH

il Resto del Carlino 10/10/2023

Nella foto: Federico, Vito e Valentina Cataldo

Servomech col vento in poppa “L’alta qualità ci fa brillare” Cataldo, responsabile Marketing: “Nel nostro dna produzione interna e personalizzazioni”

Servomech Spa, player nella produzione di attuatori lineari a vite trapezoidale o a ricircolo di sfere, martinetti meccanici e rinvii angolari, raggiungerà il prossimo anno il traguardo di ben 35 anni di attività, caratterizzati da una forte produzione interna nello stabilimento di Anzola dell’Emilia, culla dell’identità aziendale dal 1989. Valentina Cataldo, responsabile marketing e commerciale, in cosa consiste la vostra attività? “Progettiamo attuatori lineari e martinetti meccanici, sia a vite trapezoidale

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di Maria Teresa Mastromarino

sia a ricircolo di sfere, che sono componenti per l’industria che trovano tantissime applicazioni. E produciamo tutto al nostro interno. È un plus tecnologico importante, che ci permette di differenziarci dalla concorrenza”. Al timone c’è anche la seconda generazione. Quali sono i valori identitari per portare avanti la struttura? “Nel nostro dna ci sono valori forti che portiamo avanti dalla fondazione: produzione interna di alta qualità, controllo globale e costante di tutte le fasi di lavorazione, flessibilità produttiva e la possi-


bilità di personalizzare il prodotto. In più, non abbiamo mai spostato la sede da Anzola dell’Emilia, motivo per cui abbiamo potuto curare il legame con il territorio. Poi, manteniamo alta l’attenzione sull’innovazione, investendo almeno il 10% del fatturato ogni anno in macchinari e tecnologie produttive avanzate, che ci consente uno sviluppo e una modernizzazione dei prodotti. E il mercato ci premia”. In che modo? “Ci rivolgiamo a un mercato di nicchia, che apprezza la nostra competenza e propensione a soluzioni personalizzate, prodotte internamente. Non siamo legati a terzisti, la nostra filiera dà risposte in tempi brevi. La clientela è variegata, da costruttori di macchine che operano in settori svariati, dall’automazione all’imbottigliamento. Non siamo perciò legati a un unico settore, e in casi di fluttuazioni negative non veniamo colpiti direttamente. Nel 2022 abbiamo toccato quasi i 16 milioni di euro, con una quota export del 55%, ma ci siamo concentrati molto anche sul mercato domestico. Abbiamo già colmato il gap del periodo pandemico, ed escludendo questa crisi, il fatturato è in costante crescita”. E il personale? “Il nostro capitale umano è composto principalmente da tecnici e operatori qualificati, che formiamo e decliniamo al nostro interno nel campo della tecnologia della movimentazione lineare. Abbiamo operatori che collaborano con noi da anni, ma viviamo delle criticità e stiamo ricercando delle figure qualificate anche per ampliarci. Abbiamo collaborato anche con l’Università di Bologna, ma manca la connessione tra il vero mondo del lavoro e la formazione scolastica”.

LA SCHEDA Dagli attuatori lineari ai martinetti meccanici Ad Anzola dell’Emilia, nel Bolognese, nasce nel 1989 Servomech, che si specializza in attuatori lineari a vite trapezoidale e a ricircolo di sfere, martinetti meccanici con vite a sfere o a vite trapezoidale, rinvii angolari e viti e madreviti a ricircolo di sfere. Dopo quasi 35 anni di esperienza nel settore, Servomech è un punto di riferimento per la filiera delle macchine, ricoprendo diversi settori grazie a una forte produzione interna e a soluzioni personalizzate che vanno incontro alle esigenze della vasta clientela di nicchia.

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Indice Introduzione Agnese Pini Introduzione Valter Caiumi Leoni Marzocchi Pompe Makros Bonfiglioli Consulting Ahrcos Toschi Vignola Fondazione Luciano Pavarotti Eurocell Sir Graphene-XT Niederwieser Easy Rfid X DataNet BD Plast Encaplast Life Doyle Apicom Servizio Informatica Life Elettronica Colkim Unizip Isokinetic Cooperativa Ortofrutticola VE.BA. Beautyge Italy Samp La Valle Trasporti KF Met Servomech

Finito di stampare nell’ottobre 2023

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