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Ridare valore alla qualità
Intervista a SIMONE CARESIA, presidente della Sezione Estrattive, Lapideo, Porfido e Materiali Da Costruzione.
di SILVIA BRUNO, Comunicazione Istituzionale, Confindustria Trento
Presidente Caresia, non possiamo che iniziare questa chiacchierata con una riflessione sul presente e sui fenomeni che impattano in maniera trasversale e a livello globale, sulle persone e sulle imprese.
Pensavamo di aver già visto il peggio. Abbiamo alle spalle due anni di Covid-19: anni duri in cui le nostre aziende hanno dimostrato straordinarie capacità di resilienza. Questo evento pur eccezionale non ci ha messi in ginocchio. Anzi, alcuni comparti sono riusciti a ripartire con grande slancio segnando dei risultati tutt’altro che negativi e tenendo in ordine i bilanci delle imprese. Dicevo, pensavamo di avere visto il peggio. E invece no. Dopo la pandemia (che peraltro non è ancora finita), abbiamo registrato il fenomeno inedito di un rincaro apparentemente fuori controllo dei costi delle materie prime, dell’energia e del gas. Infine, sul nostro orizzonte ha fatto irruzione una guerra ai confini dell’Europa, con immagini di migrazioni bibliche impensabili appena poche settimane prima ed effetti economici che si faranno sentire per lungo tempo.
In un contesto così globalizzato, anche le imprese della Sezione che lei guida – già varia in sé per la complessità di vocazioni rappresentante – si trovano ad affrontare una situazione inedita. Che può non essere del tutto negativa.
Questa fase difficile può nascondere paradossalmente delle grandi opportunità: può essere per il nostro settore un’occasione da cogliere. L’aumento dei costi delle materie prime e dei noli, insieme all’impossibilità di importare da Oriente o dal Sudamerica marmi, graniti e pietre a basso costo, sta facendo riscoprire agli operatori italiani ed europei la pietra locale. Insomma, il Vecchio Continente si trova, dopo tanto tempo, nella condizione di valutare e preferire i materiali estratti localmente. Se sfruttata bene, questa nuova propensione del mercato, per ora legata a una fase di stretta necessità, può diventare una tendenza e far tornare in auge la bellezza del prodotto locale, a chilometri zero. Di fatto, già da qualche tempo, anche a livello manifatturiero, si è andata consolidando la consapevolezza dei rischi di una delocalizzazione indiscriminata: da parte delle imprese, torna la voglia di riprendere a produrre “in casa”; da parte del consumatore torna la voglia di riscoprire le produzioni italiane. Questa è un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere, che può permetterci di riportare i prezzi a valori consoni e le aziende a una marginalità che le faccia respirare.
Una recente indagine della nostra Associazione ha messo in evidenza il fatto che più ancora del caro commodities pesa sulle imprese il problema di sempre: trovare profili adeguati alle esigenze.
Come in tutti gli altri settori facciamo fatica a reperire manodopera. Questo fattore è diventato oramai strutturale. Crediamo che si debba puntare su una produzione minore ma di qualità, e su una maggiore attrattività dei posti di lavoro. Siamo impegnati nel rinnovo del contratto e lo stiamo facendo tenendo ben presente queste priorità: miglioramento dei posti di lavoro, maggiore tecnologia, maggiore dignità per tutti gli operatori della filiera.
Per il settore porfido, si avvicina il tempo della scadenza delle concessioni.
Manca pochissimo oramai alla fine delle concessioni attuali. La messa all’asta è prossima: si parla del 2027, del 2029, c’è chi addirittura indica la data del 2024. Anche in questo caso, quello che mi preme dire è che questo momento di transizione non deve essere visto come un pericolo, ma come l’occasione per dare nuovo impulso alle imprese del settore, chiamate a immaginare nuovi assetti - accorpamenti, fusioni, accordi - per arrivare a questo appuntamento più strutturate e solide. Guardiamo al nuovo ciclo come l’opportunità di organizzare il nostro lavoro con una prospettiva di più lungo termine (18, vent’anni) e con una serenità maggiore rispetto alla situazione attuale.
Viviamo un momento importante anche per l’altra anima della Sezione: quella delle imprese del settore estrattivo e dei materiali da costruzione.
Anche e soprattutto grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza apriranno moltissimi cantieri. I nostri associati, che sono player di primo livello nel panorama nazionale, avranno grosse opportunità. Purtroppo, in questo settore pesa – in maniera particolarmente opprimente – il problema della burocrazia: è tanto più necessario che si provveda quanto prima alle riforme, a livello nazionale come pure a livello provinciale. L’auspicio in questo senso è che pubblico e privato possano collaborare per costruire un nuovo approccio orientato alla semplificazione, all’insegna della qualità e dell’efficienza delle procedure.