Idee & oltreWeb-magazine di prospezione sul futuro Numero Settembre1082022 Confini Confini AL VOTO, AL VOTO...
www.confini.org www.confini.info Web-magazine di prospezione sul futuro Organo dell’Associazione Culturale “Confini” Numero 108 - Settembre 2022 Anno XXIV Edizione fuori commercio
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Roberta Forte Sara Lodi Antonino Provenzano Fausto Provenzano Angelo MassimoRomanoSergentiCristofaroSola
Condirettori: Massimo Sergenti - Cristofaro Sola
Hanno collaborato: Gianni Falcone
Direttore e fondatore: Angelo Romano
Confini
Per gentile concessione di Sara Lodi e Gianni Falcone
RISO AMARO 1
Non che il voto esprimibile sul maggioritario costituisca una reale scelta, eccettuata la lista. D'altro canto il voto espresso per una lista va automaticamente al candidato nel maggioritario, anche se odiato o indigesto o piazzato da un partito della coalizione che mai avresti scelto.
Questa è la democrazia concepita a sinistra (ma oggi Rosato è passato al cosiddetto "nuovo centro" di Renzi e Calenda, lo ricordino gli elettori): turlupinatura degli elettori.
ANCHE TURANDOSI IL NASO...
Per la prima volta nella mia lunga vita ho avuto la seria e forte tentazione di rifugiarmi nell'astensione o di esprimere un voto di pura protesta, ad esempio per Rizzo ancorché Ecomunista.poicisilamenta del crescente basso tasso di partecipazione dei cittadini al voto.
EDITORIALE2
Sulla prima, fin dai tempi di AN, ho sempre avuto più di una riserva, pur riconoscendole grinta e intelligenza.Ultimamente il suo sfrenato "atlantismo", il viaggio negli Usa per ottenere la benedizione dei guardiani del mondo, il flirt sotterraneo con Mario Draghi e i cosiddetti "migliori", l'endorsement della Clinton e le copertine del "Secolo d'Italia", quasi tutte dedicate a lei - prova certa di una fastidiosa tendenza al culto della personalità -, hanno accentuato le mie riserve...
Resta il "capitano". Anche lui qualche errore lo ha commesso, soprattutto negli ultimi tempi.
Solo uno del PD (Rosato) poteva concepire una legge elettorale come quella con la quale saremo costretti a votare.
Purtroppo andrò a votare, come sempre. Il senso del dovere in uno di destra come me è, purtroppo, ineludibile, nonostante le tante riserve sulla democrazia ed, in particolare, sulla democrazia italiana mal declinata da una Costituzione inadeguata e da leggi elettorali sempre partigiane e mal fatte.
Sono stato tentato - pulsione a me sconosciuta - di dare il mio voto al Cavaliere "Tic-Toc". Ma, spulciando le liste nel proporzionale, ho visto che ha candidato la sua nuova moglie e mi sono ricordato che il lupo perde il pelo ma non il vizio e ho cancellato repentinamente la tentazione. Quindi scartati tutti i "Lupi" che resta? Meloni o Salvini.
Il più grave ai miei occhi è stato quello di annunciare un "partito nazionale" senza approfondire seriamente le ragioni del Sud per creare una reale sintonia, senza capire che si trattava di una
Una legge liberticida che costringe a votare chiunque sia catapultato nel collegio per la quota maggioritaria, solo invotabili fantasmi i candidati nella quota proporzionale, dominio integrale delle scelte dei partiti.
battaglia da affrontare prioritariamente sul piano della cultura e senza filtrare seriamente una classe dirigente degna di questo nome. Tuttavia è il solo ad aver avuto il coraggio di denunciare l'effetto boomerang delle sanzioni. E questo gli varrà il mio voto.
Angelo Romano
EDITORIALE 3
AL VOTO, AL VOTO...
Non sono mancati, infatti, esempi eclatanti per ciascuno degli aspetti indicati che il popolo (ma sì, riscopriamolo) ha 'letto' e recepito con partecipazione: schierandosi, confrontandosi e incazzandosi. Ricordo con bonarietà persino i cosiddetti 'governi balnerari': in attesa che quagliassero situazioni, si dava luogo ad un governo a tempo che superasse la 'stanca' del periodo estivo per poi, a settembre, porre in atto un esecutivo più duraturo.
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Ma, negli ultimi tre decenni, la solleticazione sentimentale verso l'elettorato è andata sempre più scemando: la politica, infatti, ha concesso sempre meno emozione ed ha preso a volare giù giù, fino a rasentare il 'brodo primordiale' caro al cav. Pazzaglia; del resto, con le ideologie imperanti, i partiti potevano permettersi di definire 'azione contingente' una fase 'buca' in attesa di tornare a perseguire la coinvolgente idea-fine. Con il programma, invece, segno dichiarato di modernità, di efficienza, di funzionalità operativa, sbandierato ai quattro venti come Logos, vicino a Dio fino a identificarsi con Lui, il salto di uno 'step' avrebbe potuto esser letto come 'accidentale'; quello dell'intera catena operativa, come incapacità e fancazzismo.
Sono queste, del resto, le due sole caratteristiche oggi più manifeste. In questi ultimi trent'anni
Non sono una sofista ma sono arrivata a capire Protagora che, seppur in riferimento agli dei, affermava di non avere la possibilità di accertare né che sono, né che non sono, opponendosi a ciò 1molte cose: l'oscurità dell'argomento e la brevità della vita umana. . Prima, diciamolo, era più facile compenetrarsi nelle questioni politiche: ho 'vissuto 17 Legislature, 28 Presidenti del Consiglio e 64 Governi per i quali i meccanismi di regolazione, almeno all'apparenza, erano chiaramente leggibili. Una sfilza di volti, di contesti e di circostanze che ha 'allietato' il cittadinoelettore per diversi decenni dando luogo ad una dimostrazione pratica, palpabile, di versatilità, di duttilità, d'ingegno ma anche, a volte, di strumentale inconcludenza e di umorismo.
Siamo alla fine di luglio e, da alcuni giorni, tra amici e conoscenti emerge a mo' di mantra con sempre maggiore risonanza la domanda: per chi votare? Ed è curioso, quanto indicativo, che chi la solleva pareva avere fino a non molto tempo fa una consolidata 'simpatia' politica; un'inclinazione manifestata negli anni soprattutto durante momenti conviviali, dove tesi di sostegno si confrontavano con argomentazioni avverse, tra accalorati scoppi di voce e sommessi affilati sarcasmi. Vedere, oggi, convinti assertori di 'verità', perdere la 'via' e scombussolarsi la 'vita', da il polso della grande nebulosità della situazione ma anche e soprattutto della posizione alquanto indeterminata dei partiti che nel prossimo futuro dovrebbero affrontarla. Quindi, per chi votare?
Quei piccoli imprenditori, un po' ottusi in verità che invece di fare squadra si ostinano nel più sprovveduto individualismo, che comunque sono i maggiori fautori del gettito all'Erario, i maggiori artefici del PIL e i maggiori sostenitori del tasso di occupazione. Ed insieme ad essi, a rafforzare l'ancoraggio, ci sono le famiglie: quel nucleo sociale, comunque inteso, che malgrado la sfilacciatura, lo smarrimento dell'autorevolezza e della spiritualità, l'incomunicabilità interna e la oppressiva precarietà economica, riesce a risparmiare una piccola reseca dei sempre più magri guadagni per far fronte al 'futuro': una caparbietà, questa, ancora presente nel genoma dell'italiano medio ancorché studi di alta ingegneria genetica sono in atto per eliminarla e così 'aggredire' gli 'stipati' oltre 4.000 miliardi di euro.
Un 'risparmio' che ha consentito alle famiglie di assorbire e, sia pur malamente, superare l'ingiustificata impennata al raddoppio dei prezzi all'entrata dell'euro; lo shock dei consumi per lo scoppio della bolla speculativa nel 2008; l'inasprimento sistematico della pressione fiscale dalla cui fonte oggi si abbeverano, separatamente, Cassa Centrale, Regionale e Comunale
avremmo dovuto navigare sull'onda delle riforme, assolutamente necessarie non foss'altro che per lo scenario dell'internazionalizzazione che Maastricht apriva, onde confrontarci su un piano di parità intanto con altri Paesi europei; in grado quindi di competere con essi economicamente, funzionalmente e socialmente. In tre decenni, invece, l'unica disgraziata riforma mai tanto deprecata è stata la modifica del Titolo V della Costituzione che ci ha regalato venti pozzi senza fondo quale omaggio della sinistra ad un'irrequieta Lega, a quel tempo vogliosa di autonomia. Non una riforma delle Istituzioni e della P.A. che le schiodi dal periodo post-unitario; non una riforma del diritto societario per un approccio armonico con realtà estere; non una riforma del fisco, fermo alla Commissione Visentini-Cosciani del '71; non una riforma della Pubblica Istruzione che non rappresenti una gara tra gasteropodi e testuggini; non una riforma della giustizia che finalmente renda chiarezza e funzionalità al sistema; non una riforma del catasto, risalente all'assetto napoleonico da un lato e a quello gregoriano dall'altro; non una riforma del welfare che non sia il capriccio distruttivo di un bambino dinanzi ad un puzzle; non una riforma del mondo del lavoro che non consista nel solo uso dei riders In pratica, non una riforma che disincagli questo Paese dal guado nel quale è approdato nel '92 dopo che un'intera 'classe' dirigente, colpita dalla bacchetta magica della moralità, è scomparsa dall'orizzonte politico. Sono esattamente trent'anni che stazioniamo in mezzo al guado mentre la corrente e i flutti ci sballottolano. E l'unico motivo per il quale non siamo ancora 'affogati' è che i nostri fondamentali, i nostri sistemi di 'ancoraggio', sono solidi. E, a tenerci ancora in piedi, tra l'altro, è la testardaggine degli imprenditori: non quella di amministratori delegati o CEO di grandi imprese, pronti alla dislocazione di impianti e di sedi sociali, sempre in caccia di 'occasioni' per ridurre costo del lavoro e pressione fiscale intanto all'interno di una 'riserva', l'Unione, che invece avrebbe dichiaratamente dovuto rappresentare armonizzazione e coesione. No. Non quella testardaggine bensì quella del piccolo imprenditore che ogni 'santa' mattina tira su il bandone, nonostante tutte le avversità che in questi ultimi tre decenni Dio Padre e l'uomo in sedicesimo si sono divertiti a scagliargli contro.
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Ma l'attesa, allora, venne frustrata dall'inconsistenza esecutiva. Però, almeno le promesse erano 'ordinarie'. Si dice che fu colpa della Lega bossiana la caduta 'settimina' di quel Governo: il che ci può stare ma se il buongiorno si vede dal mattino si sarebbe comunque allestita una giornata totalmente inconcludente. Invece, l'ingresso del M5S nel 'sacro' contesto della formazione della
sebbene tutti, dico tutti, forniscano servizi solo a pagamento; il continuo slittamento nel rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, pratica ormai desueta; la perdita costante del potere d'acquisto delle retribuzioni per l'assenza di tutele, abolite trent'anni fa in nome della competizione e del progresso; casse integrazioni e riduzioni di personale.
audacia temeraria igiene spirituale
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Nato sull'onda della protesta, dell'esasperazione popolare circa l'inconcludenza e l'incompetenza della politica che, da oltre un quarto di secolo, si andava dipanando a destra e a manca tra il pittoresco e il deprimente, gli unici messaggi d'esordio che ha saputo con veemenza veicolare sono stati praticamente due: il disfacimento dei sistemi e degli assetti operativi a mezzo dell'apocalittica onda sonora di un roboante 'vaffanculo' e l'elargizione a piene mani del denaro dell'Erario verso bisognosi, diseredati, indigenti, poveri, nullatenenti. E, sotto la spinta catalizzatrice delle due promesse, è risultato il 'partito' ('movimento', 'sodalizio', 'associazione'?) di maggioranza relativa. Addirittura, un terzo dell'elettorato votante gli ha espresso il consenso. Se fossi una baciapile bigotta, avrei potuto dire "Padre, perdona loro perché non sanno quello che 2fanno" ma non lo sono e un pizzico di naturale risentimento mi ha preso: come accidenti si fa a votare un soggetto con l'unico programma di distribuire risorse senza preoccuparsi prima di costituirle, senza armonizzare i sistemi di ripartizione, senza porre mano ad un assurdo sistema fiscale? Non c'è scusante: l'elettore medio mi aveva fatto terribilmente incazzare con la sua costante ricerca del riscatto per delega. Ma poi mi son detta: perché no? Nessuno può essere così stupido da mandare a ramengo istituzioni senza sostituirle né, tantomeno, nessuno può pensare di vuotare le Casse senza rimpinguarle a meno di non mandare a ramengo il Paese. Che fosse la volta buona per rivedere gli assetti amministrativi ed economici dello Stivale?
Nella mia ingenuità, giunta al 2018, pensavo di aver visto l'intera gamma delle assurdità e irrazionalità della politica ma non avevo fatto i conti con il Fato. E, come nello scorso numero parafrasando Murphy, quando ho ritenuto di essere arrivata in fondo, ho cercato bene e, nella XVIII legislatura, ho trovato una botola: il M5S. Sono consapevole che, nella considerazione, dovrei abbinarlo alla Lega prima e al PD dopo ma, intanto, mi limito ad osservarlo come si fa con un lepidottero infilzato dall'ago dell'entomologo. E, nel farlo, poco dopo aver visto la loro azione parlamentare-governativa, ho avuto la conferma al dubbio iniziale: siamo di fronte ad una specie aliena. Non ad una mutazione genetica, aberrante, di un essere esistente bensì alla comparsa di un'entità le cui connotazioni non trovano riscontri nell'universo noto.
In verità, l'avevo sperato, molto, nel '94, con la vittoria del Cavaliere, 'unto dal Signore', 'sceso in campo' per togliere la preda ad un agguerrito Occhetto e alla sua 'gioiosa macchina da guerra'.
Un Cavaliere, senza macchia (si fa per dire) e senza paura che entrava nell'agone per realizzare un'auspicata 'rivoluzione' moderata liberale così da mantenere il Paese nell'effettivo novero di quelli europei, moderni, civili, avanzati.
Già.".Aveva pienamente ragione. Il 65° Governo della Repubblica, guidato dal 29° presidente del consiglio, estraneo' della politica come il soggetto collettivo che lo aveva proposto, dopo tante assicurazioni di 'sfracelli', nei suoi quindici mesi di vita ha allestito un'esibizione che potrebbe essere sintetizzata con le parole del Grande Partenopeo: … Ma ch'era ascì... Santoro 3'ncacagliava, faceva smorfie, zumpe e niente cchiù… Così, mentre la Lega prendeva a cavalcare l'onda dell'improvvisazione e quella mediterranea dei migranti, senza un confronto con le ONG, senza una politica estera verso porti alternativi, senza una politica internazionale verso i Paesi di partenza, in scontro con 'capitani di ventura' e fenomenici magistrati, il M5S come un sol uomo si vestiva dei panni di un dissociato Arcangelo Michele e ne impugnava la spada.
E giù a menar fendenti intanto verso sé stessi e i colleghi: la bagarre dei vitalizi è stata una delle più demagogiche attività della sedicente politica: come se la riduzione dei 'soldi' ai parlamentari potesse migliorarne la qualità dell'azione e non invece dimostrarne all'atto pratico lo sfrontato scadimento. L'istituzione del reddito di cittadinanza, poi, è stata una rara perla di saggezza persa. Definito paradossalmente 'strumento d'inclusione sociale e di reinserimento nel mondo del lavoro', ha 'bruciato' ben 9 miliardi di euro l'anno senza neppure sfiorare lo scopo istituzionale, come l'ISTAT può testimoniare, magari dettagliando anche quei recenti dati sull'occupazione per privarli dal vago odore elettoralistico. Una distribuzione praticamente a pioggia, senza seri controlli, che è arrivata non solo a deprimere la domanda ma anche e soprattutto a frustrare l'offerta di posti di lavoro: l'assegno mensile del 'reddito' in questione è considerato da persone con poche pretese un 'valido', appetibile sostituto di una busta paga. Del resto, non credo che la maggior parte dei componenti di quel 'movimento' (?) sappiano veramente cosa sia un lavoro. In buona parte, sono giovani che, forse, sanno 'smanettare' sulla tastiera di un computer ma ignorano come sa di sale lo pane altrui, e com'è duro calle lo scendere 4 e 'l salir per l'altrui scale .
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volontà popolare, in linea con le inconsuete 'promesse' e in spregio dei rituali, è iniziato con uno show in 'streaming'; l'incontro-farsa col PD dove un dimesso Bersani ha fatto da spalla al saltimbanco Grillo. E da lì, è cominciato lo spettacolo spettacolare, con l'ausilio intanto della Lega salviniana, in sostituzione dello 'schifato' PD; una Lega 'sdraiata' sull'intero territorio nazionale. Al che, dopo le perplessità dello show, mi son detta che forse quell'intesa poteva davvero rappresentare l'Apocalisse, la Rivelazione, la caduta di Babilonia; un M5S la cui forza dirompente e innovativa aveva 'piallato' temprati avversari e una Lega che, nella sua 'romanizzazione', con i suoi 'tombini di ghisa' speravo intendesse un ritrovato Mundus patet, un Mondo Aperto: l'apertura di quella 'fossa', al centro tra il Cardo e il Decumano, collegamento col Mondo sotterraneo per renderlo palese, preliminare dei Saturnalia dove i ruoli erano significatamene rovesciati. E, lì per lì, non badai ad un caro amico siculo, trinariciuto di antica data, che, di fronte a quelle iperboliche ipotesi, mi disse bonariamente con genetica saggezza millenaria: "Ma che minchia vai cuntannu ?!?!
Un caleidoscopio di trovate inverosimili che avrebbe potuto durare se alla Lega non fosse venuto in mente di 'staccare la spina', forse, spinta dall'entusiasmo popolare sorto dal vedere un ministro 'duellare' con altezzosi nocchieri. Forse, ritenendo che con la caduta del Governo, fosse automatico lo scioglimento delle Camere. Forse, pensando di andare alle urne e di 'incassare' il montante consenso così da convalidare, tra l'altro, la leadership all'interno della coalizione. Forse, dimenticando però che tutto ciò sarebbe potuto restare un miraggio se fosse esistita la possibilità di un'altra maggioranza, come puntualmente riscontrato dalla Presidenza della Repubblica. Ed è stato alquanto ingenuo 'sondare' anticipatamente il PD e 'credere' alle sue assicurazioni che mai si sarebbe prestato per la sostituzione.
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Come è andata a sperdersi la 'trovata', salviniana stavolta, di quota 100 per il pensionamento al fine di 'liberare' posti di lavoro. I dichiarati 11 miliardi di spesa sociale in più avrebbero dovuto essere compensati da assunzioni (e, quindi, da versamenti) di giovani; un tutto senza, tuttavia, stimolare adeguatamente gli imprenditori. È vero che non si poteva certo prevedere l'arrivo del bitorzoluto virus e la (inutile) stasi economica ma è anche vero che è stato ignorato il classico atteggiamento imprenditoriale che, in assenza di tangibile interesse, preferisce inasprire i carichi di lavoro. Un fatto che avrebbe dovuto essere evidenziato dalle organizzazioni sindacali, se ancora ci fossero.
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Giovani che, una volta raggiunta l'età matura, a meno di non votarsi all'indigenza, si porranno necessariamente il problema di chi corrisponderà loro una pensione o una cura medica perché coloro che adesso 'pagano' per il già traballante welfare, oltreché per il suddetto 'reddito', stanno velocemente scemando a causa soprattutto dell'assenza di politiche adeguate.
Del resto, sarebbe stato alquanto strano se non lo avesse fatto: ridotto alla 'canna del gas' dalla disinvolta gestione renziana prima e da quella 'artistica' di Zingaretti, poi, è stato davvero ingenuo credere che non fosse disposto a scalare l'Everest pur di tornare a respirare l'aria di montagna; un Everest, peraltro, fatto da tanti, tanti 'ragazzotti'. Sprovveduti. E, soprattutto, incoscienti di essere destinati allo 'svuotamento'. Così, Calandrino è pronto per il secondo tour e a dar vita al 66° Esecutivo della Repubblica, l'apoteosi rispetto al primo dove l'impensabile è divenuta realtà. Ed ecco a Voi, Signore e Signori, reduce di sensazionali tournée asiatiche, l'eccelsa mirabilia tra le mirabilie pandemiche, Sua Maestà il Covid 19.
Come si disse nel '92 quando Draghi avviò le privatizzazioni in Italia, lo Stato non deve certo fare i panettoni ma 9 miliardi l'anno possono davvero fare molto non solo per la ricerca, voglia di futuro, che langue per indisponibilità e per fughe di 'cervelli', ma anche per la creazione di opportunità economiche che illanguidiscono per assenza di risorse e di progettualità. E, del resto, come diceva mia nonna, mutuando da un proverbio cinese (che strani, anticipatori connubi): Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita Ma gli esponenti di quel movimento non sanno pescare e non sembra abbiano voglia d'imparare, nonostante le responsabilità: due 'grosse' crisi aziendali, l'ILVA e la Whirlpool, dopo fantasmagoriche assicurazioni, sono andate ambedue a sperdersi, insieme a migliaia di posti di lavoro.
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Non voglio certo tornare su un argomento trito e ritrito del quale, fino ad un recentissimo passato, anch'io mi sono industriata di mettere in luce le anomalie, le discrasie, le incredibili dicotomie, le devastanti nebulose informative mentre un governo, pieno di sola speranza, sfornava a ripetizione inconsueti decreti tangenti alle Camere, tra perplessità addirittura di ordine costituzionale e scontri tra istituzioni, 'bruciando' miliardi a sfare attraverso l'opera del Commissario Straordinario svincolato persino dal controllo della Corte dei Conti. Nel silenzio generale. La durata dei blocchi alle attività che questo Paese ha subito nel '20 e nel '21 non ha riscontri nel mondo. Nel silenzio generale. E lo schiacciamento dei diritti della persona in quel periodo, se come sembra si esclude Cina e Canada, non ha eguali su quella parte di Terra definita civile e democratica. Sempre nel silenzio generale. L'unico soggetto di levatura che ha teso ad introdurre nell'opprimente clima una nota d'ilarità, c'è da dirlo, è stato il segretario del PD Così, mentre la TV sedicente di Stato sfornava nelle case cataste di casse da morto trasportate da camion dell'esercito; mentre coraggiose riprese da corrispondente di guerra immortalavano il collasso (annunciato) delle strutture ospedaliere tra personale sfatto, bardato da laboratorio di livello 4; mentre tra sguardi urlanti e depressi venivano rinviati oltre 600.000 interventi chirurgici e oltre 2.000.000 di visite specialistiche a causa di 'posti impegnati' in previsione; mentre virologi di chiara fama con voce tremebonda descrivevano la distruttiva galoppata del verdastro Cavaliere dell'Apocalisse; mentre sergenti di fureria ad orari prestabiliti aggiornavano gli allibiti spettatori su ogni numero possibile attinente alla falcata della terrificante cavalcatura, compresa la quantità giornaliera delle deiezioni.
E, ancora, mentre la 'sindrome della capanna' dilagava soprattutto tra gli anziani restringendo ancor di più il loro orizzonte; mentre la connotazione tradizionale del lavoro e della scuola andava in malora per nuovi improvvisati rapporti smart tutti da codificare; mentre concorsi a premi per bambini premiavano le idee più fantasiose e dispendiose nella concessione di astrusi bonus, compreso quello (giustamente) per lo psicologo; mentre il pallottoliere delle finanze arrivava a fondo scala e il PIL sprofondava; mentre le cartolerie finivano le scorte dei quaderni a quadretti, a causa della lunga sequela di bastoncelli storti nella richiesta del PNRR. Mentre accadeva tutto questo, il segretario del PD, dicevo, ha avuto l'arguzia di lanciare nell'agone due temi di profonda riflessione umoristico-postprandiale: il voto ai sedicenni e lo ius soli. Quando si dice avere la capacità di guardare lontano. C'è da dire, comunque, che nel silenzio generale, tra le chiusure a iosa degli esercizi nonostante le reprimende di Tridico contro il lassismo (sic) e il sommarsi affliggente di milioni di ore di cassa integrazione con i licenziamenti, almeno una reazione l'ha suscitata: il solito amico siculo, vecchio militante di sinistra, dondolando il capo con aria sconsolata, ha borbottato tra sé: ma che minchia ci cunta? Poi, San Gennaro ha imposto le mani e, come fece per la lava del Vesuvio, ha dato l'alt al Governo 'usando' l'assenza di maggioranza al Senato sulla relazione Bonafede circa la prescrizione. La derivante salita di rito al Colle ha concluso una gestione efficacemente sintetizzata da giornalisti dell'ex 'foglio di regime' col titolo di 'Scimmie al volante'. Se non fosse stato per il banchetto posto in mezzo a Largo Chigi quale metafora della disponibilità su piazza dell'ex premier, a
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Non c'è dubbio alcuno che il prestigio del personaggio ha fatto premio sulla ristesura del PNRR nei tempi stabiliti e sulla sua approvazione in quel di Bruxelles. Anche il programma, sia pur con qualche ombra a sommesso parere personale, era all'altezza dei tempi. E, se fosse durato, con una maggioranza più armonica, con davanti almeno un'intera legislatura, sono dell'avviso che in quanto a riforme un qualche risultato avremmo pure potuto portarlo a casa. Ma, come sappiamo, il tempo a sua disposizione sarebbe stato al massimo due anni, ridotto anzitempo per fibrillazioni Comunque,intestine.fermarestando questa cornice, nella sua breve gestione sono accaduti fatti che oscillano tra l'incomprensibile e lo schizofrenico. Compresa una strana guerra per procura. Quale inciso, abbiamo scritto in proposito e abbiamo ascoltato tante voci. E, tra queste, ce n'è una che ho 'incontrato' recentemente e che mi ha dato da pensare: è un libro, Ucraina, la guerra e la storia', scritto da Franco Cardini, docente di Storia Medievale, e Fabio Mini, generale NATO, con 5la prefazione di quel Marco Travaglio Mi limito a riportare l'attacco della prefazione: "Quando sarà finita, la guerra criminale scatenata dal presidente russo Vladimir Putin contro l'Ucraina verrà studiata, oltreché dagli esperti geopolitici e militari, anche dagli psichiatri. O, meglio, ne verrà studiato uno dei più allarmanti effetti collaterali in Europa: la folle isteria da osteria diffusa a piene mani da molti governanti e da quasi tutti i media occidentali, italiani in primis. Una pandemia di demenza e sadomasochismo collettivi che travalica abbondantemente i livelli fisiologici della propaganda di guerra, e anche quelli patologici. E che rende questo libro particolarmente prezioso, perché a scriverlo sono Franco Cardini e Fabio Mini, cioè uno storico e un generale che manifestano una prodigiosa quanto rara immunità dal nuovo, terrificante contagio. L'immunità che deriva da una tripla dose di vaccino: competenza, libertà di pensiero e spirito critico. […]. Non vado oltre. Ma gli effetti, come sappiamo, hanno tra l'altro dato luogo ad un'impennata vertiginosa dei prezzi, a cominciare da quelli energetici e una pari cabrata dell'inflazione, riverberando il tutto intanto sull'alimentare. Potrei capire il gas ma che c'entra il carburante da trazione che rimorchia l'effetto inflattivo? Non c'è risposta e il silenzio, come al solito ormai, regna sovrano. Mi correggo: due voci nelle more si sono levate. La prima, immancabile, del segretario del PD che ha inteso risollevare gli animi introducendo due tematiche di ampio
E siamo così giunti al 67° governo repubblicano e al 30° presidente dell'Esecutivo. L'opera di Mario Draghi in quest'ultimo anno e mezzo è nota: guida di una compagine governativa all'insegna del 'dentro tutti', dietro invito alla responsabilità della Presidenza della Repubblica, ha registrato una sola notante astensione: FdI. Un anno e mezzo nel quale, a mio modesto avviso, alla guida 'Draghi' può essere contestualmente attribuito un inequivocabile segno di autorevolezza internazionale e un altrettanto inequivocabile segno di preoccupata incomprensione popolare.
vendere frutta e verdura aggiunse Crozza, almeno la conclusione sarebbe stata nella norma. Ma no. Venghino, signore e signori, Venghino, lo spettacolo spettacolare alla cage aux folles ha appena concluso il secondo atto.
Ma ci sta. Dopo il rifiuto delle Olimpiadi e del nuovo stadio di calcio, la cancellazione del termovalorizzatore non poteva mancare. E a nulla è valsa la sottolineatura che a Copenaghen un impianto del genere è addirittura in centro città. La visione negazionista pentastellata non conosce deflessioni. Poi, un lampo di lucidità: anche senza i pentastellati, la maggioranza non viene meno, grazie ai fuorusciti allineati e coperti. Ma ecco il pronto rifiuto del premier: vado avanti solo col plenum iniziale. Ed è a questo punto che i due partiti del centro-destra, cogliendo la palla al balzo, hanno pronunciato il diktat: la nostra fiducia per un rimpasto senza M5S. Nuovo rifiuto del premier e salita al Colle per rassegnare le dimissioni. Ignoro, ovviamente, i contenuti del colloquio col Capo dello Stato ma sono propensa a credere che da parte Sua ci sia stato un invito a porre da parte l'impolitica stizza e un bonario richiamo al senso di responsabilità. Dal che, il rinvio alle Camere: un adempimento che il premier, in tutta evidenza, ha affrontato con immutato spirito. E, pur avendo comunque una maggioranza, come le votazioni hanno dimostrato, ha reiterato le sue dimissioni. Ed è inutile, ritengo, indagare sulle ragioni che lo hanno spinto a tanto. Così siamo giunti alla fine di una legislatura, la XVIII, che non ha eguali nella storia repubblicana. Ho voluto riepilogarla per me, tra incredulità e sconforto.
La 'colpa', quale prima evidenziazione, è stata attribuita all'ex premier che, nelle more, si è trovato a gestire un M5S ridotto i cui fuorusciti si possono definire come 'personaggi in cerca d'autore' di pirandelliana memoria, proiettati però in un'altra opera del drammaturgo siciliano: Questa sera si recita a soggetto Ebbene, innovando procedure e riti, l'ex premier del banchetto ortofrutticolo, di fronte alla 'fiducia' posta per 'difendere' i decreti-aiuti, ha dichiarato la sua disponibilità a votare la suddetta fiducia ma non i citati decreti. Attimi di sconcerto: come sarebbe possibile? E, comunque, cosa c'è di così negativo in quei decreti da minacciare un governo di solidarietà nazionale? Il proposto termovalorizzatore di Roma. Vi prego, ditemi che è uno scherzo. No. È il naufragio dell'unica proposta lanciata finora dalla ormai annosa 'nuova' giunta capitolina che avrebbe dovuto fare Roma 'più bella e più nuova che pria' eliminando cumuli di rifiuti per le strade che in tutta evidenza, con i loro miasmi, hanno scatenato una morbilità tale da causare un'altissima percentuale di assenti tra gli operatori ecologici. Quando non interessi degli affaristi della monnezza
respiro: l'uso della cannabis e lo ius scholae Al che, l'amico siculo di sinistra storica, sintennu sbiguttitu, con puntualità lo ha idealmente apostrofato: ma che minchia ci cunti? La seconda voce, invece, è stata quella dell'opposizione la cui prima (e unica) preoccupazione si è risolta nel dimostrare la nostra fedeltà (sic) all'alleanza atlantica attraverso la proposta d'incremento al 2% dello stanziamento di bilancio per gli armamenti. Che dire? L'emendamento, manco a dirlo, è stato prontamente recepito. Chiuso l'inciso, per tornare alle caratteristiche curiose dell'Esecutivo, con cotanta 'guida' sono stati mantenuti quali intestatari di dicasteri soggetti che nel governo passato non sono parsi adeguati. Ma c'è Lui, è stato sottolineato. Poi, sono stati affidati dicasteri a soggetti il cui spessore non è parso conformato. Ma c'è sempre Lui, è stato ribadito. Ma se è così, perché se n'è andato?
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Sono certa che, tra qualche secolo, ne parleranno i cantastorie ai fuochi di bivacco nelle notti di plenilunio come segno di malevolenza degli Spiriti Superni. Dunque, siamo all'avvio della campagna elettorale e a distanza di un mese e mezzo dall'edizione del numero della rivista e di quasi due mesi dal voto, non ho idea di cosa ci riservi il futuro ma un auspicio mi sento di farlo: che i partiti stilino un programma serio lasciando al palo le boutade che, con voce d'improvviso ritrovata, hanno già cominciato a circolare, tipo la piantumazione di un milione di alberi, le cure dentarie gratis agli ultrasessantenni, l'elevazione a mille euro la pensione minima o la costituzione di una dote ai diciottenni e la tassazione patrimoniale ai plurimilionari. Non voglio bestemmiare Un programma che, ciascuno secondo il proprio taglio, fornisca risposte, da troppo tempo inevase, sull'economia e sul sociale e che comunque dia palese dimostrazione che questo Paese, leale componente NATO e sentitamente attivo membro dell'Unione Europea, ha ancora i cojones per decidere del proprio destino. Ah! Dimenticavo. Per chi votare? Dal momento che gli eventuali programmi sono tutti da verificare nel pratico, il voto diventa un atto di fiducia al buio. Per cui, quello che io farò sarà votare turandomi il naso, secondo l'insegnamento montanelliano, quel partito che, nonostante i trascorsi, almeno idealmente dovrebbe rappresentare il mio sentire. Ma un aspetto ci tengo a sottolineare: occorre comunque votare. L'astensionismo non è più letto come un segnale di delusione del quale, peraltro, ci si può beatamente fregare. Ripristiniamo davvero la democrazia con una chiara, forte e determinata maggioranza da porre al lavoro. Diversamente, non resta che sollevare gli occhi al cielo, credenti o meno, e con voce accorata e le palme rivolte verso l'alto gridare: Dio … se ci sei...
Note: 1. Citato in Diogene Laerzio - Vite dei filosofi, libro IX, cap. VIII, traduzione di Marcello Gigante, Mondadori 2009 2.Lc 23,34 3. Totò – Santoro, il fine dicitore – dalla raccolta 'A livella. – Ed. F, Fiorentino 1989 4. Dante Alighieri – Divina Commedia – Paradiso – Canto XVII – vv 58-60 5. PaperFirst by il Fatto Quotidiano – Edizione I – Anno 2022
12 SCENARI
Roberta Forte
Per quanto non condivida alcunché delle sue tesi, viva la faccia di Marco Rizzo che, sul piano della
Manca poco meno di un mese al voto e chissà per quale arcano mistero un partito dotato di un bagaglio culturale e politico 'da far invidia al mondo', avrebbe cantato Baglioni, invece di esplicitare in maniera convincente il suo programma elettorale, peraltro in un contesto di pesante crisi economica e sociale, preferisce spesso e volentieri ricorrere ad infondate iperboli e a tesi accusatorie surreali contro l'avversario. Ed è un peccato perché le menti che ha a disposizione avrebbero potuto trovare maggiore e migliore impiego.
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Mi riferisco al PD; ad un PD per il quale, al giorno d'oggi, è difficile anche solamente tratteggiare un'immagine politica. Recentemente, ci ha provato il leader di Azione nel credere (ravvedendosi di lì a breve) che i 'pidini' fossero i 'nipoti' dei redattori del programma di Bad Godesberg del '59, redatto nell'omonima cittadina, dove il Sozialdemokratische Partei Deutschlands, il Partito socialdemocratico tedesco, abbandonò ogni riferimento all'ottica marxista e prese le distanze dalle esperienze dei Paesi comunisti del cosiddetto socialismo reale. Ignoro i motivi del ravvedimento ma se Calenda avesse approfondito un po' di più l'argomento avrebbe evitato lo svarione. Intanto, in quell'occasione, l'SPD rivendicò esplicitamente le proprie radici 'nell'etica cristiana, nell'umanesimo e nella filosofia classica'. Già questo basterebbe a far sollevare qualche sopracciglio, ma sono le affermazioni successive a far la sostanziale differenza. Infatti, pur sposando l'economia di mercato, l'SPD in quel programma affermò che: '… efficaci controlli pubblici devono impedire gli abusi del potere economico. La proprietà privata dei mezzi di produzione ha diritto di essere difesa nella misura in cui non intralci lo sviluppo di un equilibrato ordinamento sociale'. E ancora: ' … la concorrenza condotta mediante imprese pubbliche è un mezzo decisivo per prevenire un predominio privato sul mercato'. E, infine: ' … la proprietà collettiva è una forma legittima di pubblico controllo a cui nessuno Stato moderno rinuncia. Essa serve a preservare la libertà dallo strapotere delle grandi concentrazioni economiche'. Per cui, per quanto si cerchi, non c'è verso di trovare agganci tra gli impegni di quel 'programma' e l'agire passato e presente dell'attuale 'partito dei democratici'. Comunque, ad onor del vero, va detto che quest'ultimo non ha mai rivendicato alcun nesso eziologico con quel lontano evento in terra di Germania. Né, d'altro verso, ha sprecato parole per ricordare un uomo, Michail Sergeeviè Gorbaèëv, grazie all'opera del quale l'Occidente ha tirato un sospiro di sollievo e il vecchio PCI, di fronte alla purtroppo trionfale avanzata della dottrina liberal-capitalistica, ha potuto 'ridossarsi' indossando l'attuale casacca senza incappare eccessivamente nell'ira dei 'trinariciuti' nostrani.
LA CACCIA ALLA VOLPE
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In pratica, impegni su problemi osservati con un'ottica fuori fuoco: la faccia è nitida ma la prospettiva del mondo circostante è oltremodo nebulosa. È curiosa una tale allegoria perché, traducendo sul piano concettuale, sarebbe come se il bambino, con i suoi bisogni, potesse fare a meno del mondo degli adulti, all'anziano con le sue problematiche non servisse il maturo e il giovane, a definire il ruolo di un docente non occorresse un discente, i diritti del malato non investissero il medico, e ancora, ancora, ancora. In sostanza, uno 'spettro' di problematiche osservate singolarmente senza alcuna interconnessione. Mi sorge spontanea una domanda:
Ci sarebbe da storcere preliminarmente il naso di fronte al richiamo 'borghese' ma tant'è. Comunque, in quanto ad attinenza, dicevo solo un po' perché, fermo il confidare nella scienza e nella tecnica (evidentemente private non essendoci mai stata seria spinta di quella pubblica), non c'è (né c'è stata) riverberante azione in campo sociale ed economico. Del resto, i governi di quella parte sono stati, negli ultimi trent'anni, i maggiori fautori dell'abbattimento sia delle difese sociali che degli strumenti di ripartizione economica. Una sorta di riformismo au contraire. Restano, in sostanza, solo le 'battaglie' civili. Ma, ora che ci penso, quelle non erano prerogative dei radicali? Impegni che quel Partito, in epoca passata, ha condotto con maggiore cognizione di causa e migliore definizione dell'obiettivo. È superfluo persino ricordarli perché il loro laico, risolutivo effetto ha significativamente contribuito a portare il Paese tra quelli civilmente avanzati. E ciò è doppiamente indicativo sia per i contesti che per le colleganze in quanto gli 'avanzamenti' sul piano sociale ed economico post-bellici li hanno determinati forze politiche non più esistenti, quelle democristiane e quelle socialiste insieme ad istituzioni intermedie, i sindacati: le prime cancellate dall'anodina ventata moralista e le seconde inibite da pseudoopportunità. In pratica, gli eredi del sol dell'avvenire sembrano oggi praticare solamente 'dimezzate' battaglie civili. Ad esempio, dal programma si prendano i migranti: una sacrosanta 'crociata' circa l'accoglienza senza tuttavia alcun impegno circa la loro integrazione civile, economico-sociale né una sensibilizzazione verso la UE per una politica comune. Ed ancora. La comunità LGBTQ+ sacrosantamente valorizzata quale ulteriore caratteristica di identità dell'essere umano ma neppure larvatamente considerata quale componente comunque di una società la cui dignità è sempre più calpestata proprio sul piano economico e sociale. Il green, ipotetico mondo radioso di nostri nipoti, da perseguire tuttavia in piena crisi, aggravata dalla riconversione, che sta precludendo il loro futuro. E, in ultimo, la 'buona morte', l'eutanasia, diritto sacrosanto di autodeterminazione (peraltro secondo le indicazioni della Corte Costituzionale) senza tuttavia un'educazione di contesto.
coerenza, ha dichiarato di aver stappato la bottiglia di champagne tenuta in serbo per quel trapasso. Per cui, ad ogni buon conto, se non è socialdemocratico, l'attuale PD cos'è? La verità è che esso ama definirsi 'progressista'. E, appunto, con quest'ultima veste, la sua azione diviene un po' più attinente. Infatti, una tale filosofia politica, nata con la rivoluzione francese del 1789, scaturita dal portato illuministico della borghesia, aspira(va) al progresso in campo sociale, economico e civile, attraverso un'opera riformista e confidando nell'evoluzione della scienza e della tecnica.
visti i problemi del Paese, con l'ottica proposta da quel partito c'è da ritenere che essi, dopo che la comunità internazionale li abbia riconosciuti, debbano e possano essere risolti solo ed esclusivamente dal Paese stesso. Che stia diventando 'sovranista' senza accorgersene? Dio non voglia perché non farebbe altro che accrescere il numero di coloro che si dichiarano tali ignorando le problematiche riverberazioni. Comunque, anche qui in coerenza … Ma, scherzi a parte, ciò che meraviglia di più in ogni caso è che i soli impegni che dovrebbero investire la generalità della società riguardano il trasporto gratis ad anziani e giovani e l'abbattimento (?) delle tasse sul lavoro. Ah! Dimenticavo: il ricorso, solo temporaneo, ai gassificatori. Ora, non voglio certo riaprire il cahier des doléances più e più volte 'letto' in passato ma, intanto, a proposito del trasporto gratis, siamo certi che le 'partecipate' siano in grado di sostenere un onere simile? Continuo a scherzare. Il loro disavanzo, nella generalità, è abissale, né tantomeno accenna a muovere verso percorsi virtuosi. Ma ciò che è umoristico è il fatto che i deficit vengono colmati dalla fiscalità generale. In pratica, il prelievo fiscale, con tutte le sue note problematiche di equità, non solo continua a 'sostenere' gestioni fallimentari ma, grazie al PD, potrebbe anche osservare pratiche di beneficenza. Ohibò!
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L'abbattimento delle tasse sul lavoro, poi, è indubbiamente un fiore all'occhiello appassito. Anche qui la domanda di rito: siamo certi che l'Erario possa sostenere un tale minor gettito? Perché ugualmente qui sorge spontanea la domanda: atteso il vincolo europeo e le oggettive necessità amministrative, quale azione, non dichiarata, dovrebbe poterlo sostenere? La cancellazione dell'inutile reddito di cittadinanza che, da solo vale circa 10 miliardi l'anno? Il depennamento di inutili bonus, da centinaia di milioni? L'invito all'Agenzia delle Entrate d'intensificare l'azione volta a recuperare un po' di più dei dichiarati 80 miliardi su ben 1.000 1(mille) miliardi d'imposta accertata in 10 anni ? Oppure, finalmente la cancellazione degli Enti da 2anni definiti inutili che continuano a costare 13 miliardi l'anno ? Forse, l'invito alle circa 2.000 'partecipate' da Comuni e Regioni di avviare un veloce risanamento? Ma no. Vuoi vedere che in animo ci sarebbe l'ennesima revisione della spesa sociale e/o una 'patrimoniale'? E non si venga a dire che, invece, si confida in un innalzamento repentino del PIL: le cadenze d'incremento, in via ottimistica, sono state già delineate per i prossimi anni e non c'è spazio per voli pindarici. Peraltro, avremmo potuto recuperare il 'tonfo' dovuto all'astrusa gestione del Covid in un biennio ma l'effetto boomerang delle sanzioni all'orso russo, l'inflazione e la concomitante riconversione al green stanno spalmando i tempi della ripresa, se va bene, in più di un decennio. Una notazione a margine mi sento di farla: solo pochi tra i contendenti hanno 'promesso' la lotta all'inflazione, salasso quotidiano. Il PD, giustamente, ha sorvolato (insieme alla BCE): un innalzamento dei tassi per frenarla sarebbe un freno alla produzione che, di contro, ha bisogno del minimo intralcio e del maggior sostegno. La differenza tra l'inflazione USA, derivata dai consumi, e quella europea esclusivamente d'importazione, causata solo dai maggiori costi delle materie energetiche, è tutta lì. Per concludere la notazione: qualcuno può concepire l'ossimoro che vede l'emissione di sanzioni ripercuotersi doppiamente a carico dell'emittente? Ma, per tornare al filo del tema, resta, infine, il ricorso, temporaneo s'intende, ai gassificatori. Il
che, absit iniuria verbis, mi suona un tantino ipocrita e ambiguo. 'Temporaneo' che vuol dire? L'intensificazione delle fonti d'energia alternativa? Oggi, 'pesano' dichiaratamente il 13% ma per poterle incrementare per la bisogna occorrono investimenti di svariati miliardari che non abbiamo, a meno di non ricorrere a manovre non dichiarate. Oppure, la ricerca di 'sostituti' venditori di gas rispetto alla Gazprom? Nel qual caso, occorrerebbe, in caso di vittoria, fare i 'conti' prima con tutti i diretti interessati al fine di non ripetere il flop del 2011 quando il GELSI (Gasdotto Algeria Sardegna Italia) naufragò, dopo aver ricevuto l'OK dall'Ambiente e dai Beni Culturali nonché lo status di progetto comune dalla UE insieme a cospicui finanziamenti, successivamente ritirati. Un 'naufragio' dovuto alla ferma insoddisfazione del governatore PD 3della Toscana dell'epoca circa l'entità dei diritti di compensazione del territorio (sic) . O, tacitando i 'verdi', potrebbe significare l'utilizzo degli oltre 700 punti estrattivi sul nostro 4territorio ? O, al colmo, l'avvio del nucleare? In ogni caso, per intanto la 'temporaneità' nell'uso dei gassificatori significa che, comunque, non essendo bastevoli quelli attualmente disponibili, ne dovremo costruire o comprare (navi) altri, a suon di centinaia di milioni l'uno. Per cui, tale 'temporaneità', attese le fonti alternative, sarebbe da quantificare almeno nella durata dell'ammortamento dell'impianto. Altrimenti, alla 'perdita' si sommerebbero ben altre rilevanti perdite. Ma, essendo in Italia, si può ipotizzare una società di gestione partecipata che arrivi a dichiarare 'ammortizzato' l'investimento e, quindi, si dichiari pronta ad essere posta nelle intemperie del mercato? Mi fermo nella disamina. In pratica, dalla lettura del programma non emerge la caratterizzazione di una forza di 'sinistra', nonostante le tante parole impiegate nel descrivere i contorni. Ma, del resto, le 'tante parole' impiegate sono riscontrabili in ogni momento del loro agire; 'tante parole' senza una coerenza filologica e senza costrutto, in una sarabanda d'iperboli, sorrisetti sarcastici e ammiccamenti. Al ché, mi viene in mente una barzelletta narrata dal collega Angeleri, diversi anni fa, sulle pagine di questa rivista. Ebbene, la Tripropongo.arzan,vedendo scadere la considerazione del suo ruolo negli abitanti della giungla, di buon mattino si avvia per ripristinarla. Incontra un leone, lo afferra per la gola e gli chiede: "Chi sono io?". "Il re della foresta" gli risponde la fiera, con voce soffocata. Contento, si rincammina. Incontra, poi, un gorilla. Con un balzo gli è alla gola. "Chi sono io?". "Il re della foresta" gli risponde il primate, gorgogliando. Gongolante, riprende il cammino e, ecco, un elefante di fronte a lui. "E questo dove lo prendo?" si chiese dubbioso, osservando l'animale che lo sovrasta. Poi, vedendo, sul retro, il sacco scrotale pendente, decide di afferrarglielo in una morsa ferrea. "Chi sono io?" grida verso il pachiderma che, nel frattempo, si è girato a vedere l'artefice del suo disturbo. "Chi sono io?" ripeté Tarzan con enfasi. E l'elefante, infastidito: "Ma guarda sto' fesso. Si è scordato chi è e viene a rompere i cabasisi a me.". Ecco. La differenza con Tarzan è che questo sente il bisogno di riaffermare la sua identità anche con improvvide manovre mentre il 'partito dei democratici' non avverte neppure una tale esigenza ma, nel contempo, non perde occasione per flagellare i padiglioni auricolari. Qualcuno, però, a questo punto, potrebbe giustamente rimarcare che anche altri partiti, in quanto a
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flagello, non sono da meno. Vero. Ma, almeno, non si riscontra in giro quell'aria di affettata supponenza mirata a far sentire l'ascoltatore un povero tapino di fronte alla 'grandezza' del Creato. Per cui, sono sempre lì, dei radical-chic, come Montanelli li definì nel suo articolo 'Lettere a Camilla', in forte polemica con Camilla Cederna, quale ideale rappresentante dell'italico 'magma radical-chic', superficiale e incosciente, negli anni di piombo. C'è da annotare, comunque, che la vera paternità dell'espressione spetta al giornalista americano Tom Wolfe, che lo coniò in un articolo sul New York Magazine del giugno 1970, per riferirsi ai facoltosissimi promotori e spettatori di un concerto diretto da Leonard Bernstein, organizzato per una raccolta di fondi in favore, si pensi, del gruppo rivoluzionario marxista-leninista Black Panthers. Ma i radical-chic casarecci generalmente non appartengono all'alta borghesia; tutt'al più fanno parte della classe media e tutto quello che li accomuna ai 'fratelli' d'oltre oceano non è il seguire una moda o l'essere anticonformisti: è invece l'esibizionistica ostentazione di politiche affini alla 'sinistra' radicale, avulse o diametralmente opposte ai valori culturali e sociali del ceto di appartenenza. Nel loro essere riformisti senza radici, rifuggono il marxismo-leninismo ma, ciò che è peggio, è che i nostri radicali sciccosi assumono atteggiamenti del genere quali ripiego per l'assenza di pensiero organico e costruttivo; quell'atteggiamento che, purtroppo, ha portato nel tempo la 'sinistra' a snaturare sé stessa per divenire una sorta di club per snob. Un po' come la caccia alla volpe. L'evento dura una giornata intera e coinvolge molte persone sia a cavallo sia appiedate, ognuna contraddistinta da un abito particolare a seconda del ruolo svolto, nonché una muta di cani che seguono le tracce di un tampone impregnato dell'urina dell'animale e trascinato da un uomo appiedato lungo un certo itinerario. Sembra che vinca chi s'impadronisce di un oggetto somigliante ad una coda di volpe. Poi, i partecipanti, dopo un lauto pasto, riprendono i loro alti compiti, pervasi dalla convinzione di essere gli artefici dei destini del Mamondo.lamorale dov'è? Be', come si fa a non vederla? I nostri appuntamenti 'venatori' gratificano e remunerano sarti, guardiacaccia e battitori, stallieri e maniscalchi, artigiani, trasportatori, autisti e tassisti, aziende di catering ed enoteche, proprietari di location, cameriere e camerieri, reggipanza e fancazzisti e tanti e tanti altri meschini che senza di noi sarebbero alla fame.
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Massimo Sergenti
cubiBolletpr42.9.20223.900-milar1.Note:https://www.liberoquotidino.it/news/economia/13509290/evasione-fiscale-cartelle-non-riscosse-2000-oltre-di.html2.https://www.quotidiano.net/politica/enti-inutili-1.4916551IlGiornale.it-AlessandraBenignetti-CosìilPdbloccòilgasdottochedovevaridurreladipendenzadaMosca–.https://codacons.it/bollettecodaconsinitaliainutilizzati752pozziperestrazionedelgaspotrebberoodurre-90-miliardi-di-metri-cubi-allanno-e-coprire-fabbisogno-nazionale/-Codacons-25Febbraio2022-te,Codacons:inItaliainutilizzati752pozziperestrazionedelgas.potrebberoprodurre90miliardidimetriall'annoecoprirefabbisognonazionale
HONNI SOIT QUI MAL Y PENSE
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Recentemente, ho letto dalle pagine di Avvenire un'intervista al cofondatore di Fratelli d'Italia, Guido Crosetto, il quale nella sua carriera politica ha sempre suscitato, insieme a consensi, rilevanti apprezzamenti. Ed è stata proprio la considerazione verso il soggetto, nonché il titolo, a indurmi a leggerla: 'Crisi choc, Meloni non farà da sola - Serve subito un governo dei migliori'. In sintesi, egli afferma che, conclusa la presente tornata elettorale, occorrerà unire le energie dei 'migliori' per contrastare la 'guerra' che sta per entrare nelle economie aziendali e in quelle familiari; una 'guerra', fatta d'inflazione e di abnormi rincari dei prodotti a cominciare da quelli energetici, i cui devastanti effetti sociali non risparmieranno alcuno, territorio o soggetto che sia. E, a tal riguardo, precisa che 'sarebbe irresponsabile non chiedere impegno a chiunque possa dare una mano per tirare fuori l'Italia da queste sabbie mobili'. Per cui 'Giorgia non arriverà alla guida del Paese facendo la donna sola al comando ma con la consapevolezza di dover essere la persona che unisce chi può servire il proprio Paese nella maniera migliore possibile.'. Inoltre, aggiunge che 'a Giorgia Meloni interessa il merito. Quando sceglierà la classe dirigente non vorrà sapere chi hai votato. Le interesserà cosa hai fatto, cosa puoi fare per l'Italia.'. Nel corso dell'intervista, poi, su imbeccata del giornalista, Crosetto asserisce che la leader di FdI sarebbe disponibile persino a interloquire con Letta, 'senza nessuna esitazione, così come Conte o Calenda'. Perché 'il Paese viene prima dei partiti. Sempre. E, in un momento così, ancora di più'. Poi, ha aggiunto che 'se è in gioco il destino dell'Italia, tutti devono collaborare. Penso che i primi ad averne consapevolezza siano Mattarella e Draghi'. Be', devo dire di essere rimasta un tantino disorientata nel leggere tali affermazioni. Intanto perché, lo confesso, l'ulteriore mio 'pezzo' 'Dio se ci sei', scritto per questo numero nientepopodimeno che a luglio, avrei voluto concluderlo con la stessa sottolineatura: chiunque 'vinca', non può farcela da solo. Sono troppi i problemi sul tappeto e i risvolti internazionali per pensare di poterli affrontare senza un vasto consenso e senza un più ampio sostegno. Ma, dopo vari pensamenti, mi sono astenuta per tutta una serie di ragioni: da un lato, ho temuto che le mie parole potessero essere interpretate come una captatio benevolentiae, ininfluente certamente data la mia personale pochezza ma comunque contenute in un foglio che, per quanto operi dei puntuali e concreti 'distinguo' verso il cosiddetto centro-destra, i suoi molti lettori non possono certo dire che sia collocabile nel cosiddetto centro-sinistra. D'altro canto, ho paventato di arrecar danno perché, proprio ritenendo che Confini sia comunque riconducibile in un'area culturale, una sottolineatura del genere avrebbe potuto
Infine, è stato proprio il riguardo verso il lettore a sconsigliarmi l'aggiunta. Recenti sondaggi danno al 65% la percentuale dei votanti: un terzo del Paese non sa o non vuole scegliere. Per delusione, per sfiducia generalizzata, per profonda stanchezza, per 'ateismo' o per colmo di 'gnosticismo'. Ma il restante 65%, appunto, nonostante la confusione di posizioni, di proposte e di diatribe, sembra aver compiuto un proprio processo di riflessione e di analisi tanto da arrivare al voto come 'manifestazione di fiducia', dopo almeno due lustri di 'protesta'. Peraltro, un processo di riflessione e di analisi che in svariati casi, sotto la sferza degli eventi, ha soppiantato radicate convinzioni.
avere il sapore di una dichiarazione di debolezza o, quanto meno, di una manifestazione di sfiducia verso una determinata parte. D'altro verso ancora, ho sospettato che 'quella parte' potesse mal interpretare le mie parole e ritenere la mia (dal giornale) un'aperta affermazione di sfiducia. E, onestamente, per quanto 'quella parte' non perda occasione per minare quel continuamente rabberciato processo d'identificazione del mio personale pensiero con quelle formazioni partitiche, non m'è sembrato il caso, in una competizione del genere, di suscitare interpretazioni errate nel lettore.
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Per cui, molto modestamente, al fine di non turbare 'l'ordine naturale delle cose' con l'introduzione di complesse argomentazioni, ho ritenuto non opportuno prospettare a priori 'aperture' a terzi, per quanto 'migliori'. Ma nel momento stesso in cui il cofondatore di FdI manifesta apertamente il suo pensiero senza remora alcuna, anzi facendone addirittura un elemento di strategia politica, mi ritengo 'libera' di manifestare apertamente il mio. Per cui, senza boria alcuna, non avendo peraltro né la sua 'statura', né tantomeno la sua esperienza politica e neppure la sua conoscenza delle 'cose', posso affermare di condividere pienamente il suo giudizio finale: chiunque vinca non può farcela da solo. Ma, detto questo, vista la 'liberalizzazione' morale, mi sento altresì libera di valutare gli altri contenuti della sua intervista. Intanto, ne comprendo il senso ed il contesto. 'Avvenire', 'quotidiano di ispirazione cattolica', vede il 75% del suo pacchetto azionario di proprietà della 'Fondazione di Religione Santi Francesco d'Assisi e Caterina da Siena', organismo della Conferenza Episcopale Italiana. Per cui, essere ospitati dal prestigioso giornale, la cui impostazione editoriale si ispira al mandato ecumenico affidato da Paolo VI alla stampa cristiana, al rispetto dei valori di 'ricerca, proposta e partecipazione' e ad un neointrodotto principio di 'fraternità', è un segnale importante di 'accoglienza' da parte di un 'mondo' che, per quanto veda la fede sfilacciarsi sotto l'impeto di una diabolica 'vita moderna', continua a gestire una rete di rapporti che non ha eguali nell'universo.
Un 'mondo', quello ecclesiale, fatto di moderazione, di atti tranquillizzanti e rassicuranti che, comunque, non scalfiscono né piegano la volontà tesa verso l'obiettivo né seriamente intralciano il cammino per raggiungerlo. Un 'mondo', quello, dove le 'unità di misura' hanno ancora un senso e un valore e non ci sono stadere in mano ad incompetenti vignaioli. E, poi, c'è da pensare all'altra faccia dell'opportuna 'accoglienza', quella d'oltre Atlantico rappresentata dai repubblicani americani, gli ulteriori deus ex machina dei fatti del mondo, plaudenti verso la
Non voglio fare la sofista a tutti i costi ma, in esito a vecchie reminiscenze scolastiche, l'aristocrazia in quanto accezione, non trae forse la sua etimologia dal greco àristos, 'migliore' appunto, e kratos, 'comando? In pratica, manco a dirlo, il governo dei migliori. Giusto: nell'ottica della 'conservazione'. Infatti, nell'antica Grecia, gli 'aristocratici' governanti erano intesi come 'gruppi' e famiglie che si contraddistinguevano dalle altre, non solo per i 'possedimenti' ma anche e soprattutto per aver già ricoperto importanti incarichi pubblici. In sostanza, sapevano dove e come 'metter le mani', a differenza della restante parte del popolo.
O forse è da intendere che, nell'eventualità, il Presidente Draghi, nella sua 'consapevolezza', da indubbiamente 'migliore', potrebbe essere disponibile ad 'affiancare' un governo di centro-
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Una forma di governo, questa dei 'migliori', che transitò nell'antica Roma in epoca repubblicana. Con l'integrazione, tuttavia, che nel cursus honorum del candidato al governo della 'cosa pubblica' dovevano ravvisarsi anche incarichi e meriti militari. E, del resto, la leader di FdI, è stata l'unica ad aver presentato, dall'opposizione, l'emendamento, prontamente recepito dal governo Draghi, di aumentare al 2% lo stanziamento di bilancio volto a dare più significativa, militaresca, presenza nella NATO Quando si dice coerenza. Comunque, al di là del sarcasmo, già l'uscita' circa i 'migliori' mi suscita un leggero brivido. Un conto, a mio modesto avviso, è arrivare a ricevere l'incarico di provare a formare un governo e, in quella fase, articolare 'offerte' ed 'aperture' ai fini aggregativi e altro conto è puntare, nella eventualità, a consociare i 'migliori', che (addirittura) abbiano votato o meno in favore. E ciò in quanto, in quest'ultima ipotesi, si apre una ridda di supposizioni che lasciano pensare. Chi è da intendere in quanto a 'migliori'? Estranei della politica? Anche perché, sempre con tutto il rispetto, non sembra una 'qualifica' generalmente riscontrabile nell'ambiente. E, se così fosse, in pratica cosa sarebbe? Un governo di tecnici?
suddetta leader di FdI nella recente convention della Florida, sicuramente colpiti dalla conclusione della Festa 2021 della stessa FdI, sotto l'egida di Atreju, il vincente sul Nulla, passata alla storia come l'Epifania (più che Natale) dei 'conservatori'. Italiani. Appunto. C'è da pensare, peraltro, che quelli americani non disdegnino certo una vicinanza ideale col colle Vaticano. Anzi. Per inciso, mi sono sempre chiesta da dove derivi il nome di quel colle senza mai però approfondire: ebbene, ho recentemente scoperto che, secondo il giurista romano Aulo Gellio, discende dal latino vaticinàri, 'predire', in quanto pare che nella zona vi fossero diversi oracoli, luoghi di preghiera e di predizione del futuro. Quando si dice significativa coincidenza. E tra la preghiera e la predizione del futuro, non poteva certo mancare, con tutto il rispetto, la consapevolezza del Presidente Mattarella e, soprattutto, quella del Presidente Draghi. Quindi, seppur nella mia sconfinata limitatezza, penso di cogliere le ragioni del messaggio intrinseco di Crosetto. Ma, voglio provare ad articolare ulteriori considerazioni, al pari di una 'semplice' elettrice, sia essa affezionata cultrice della 'destra' per quanto articolata, variopinta e spesso contraddittoria, sia indotta dall'analisi della situazione odierna a contrassegnare per la prima volta il simbolo dei 'conservatori'. E, come prima considerazione, mi chiedo perché, in caso di loro vittoria, dobbiamo attenderci un governo 'aristocratico'.
destra guidato dalla leader di FdI? Perché, se qualora lo fosse, allora non potrebbe significare altro che l'ex Presidente della BCE e quasi ex Presidente del Consiglio italiano, è destinato a non esaurire il suo impegno per il Paese bensì ad elevarlo. Non solo: la sua presenza, più o meno 'aperta', risolverebbe una serie di perplessità che potrebbero sorgere a livello internazionale. Ma, sempre nell'eventualità, quali potrebbero essere i contenuti delle intese che avrebbero indotto il 'personaggio' a tali 'consigli'? Anche perché, ferma la sua indiscussa reputazione a livello mondiale, tra le caratteristiche della sua persona non c'è comunque quella di somigliare a Robin Hood quanto piuttosto, nell'accostamento fantasy, ad un'ideale figura che ha il complesso compito di raschiare il barile per mettere insieme l'ingentissimo riscatto richiesto dall'imperatore Enrico VI per liberare il re d'Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone, catturato nel ritorno dalla III crociata, già costata un'enormità nella sua pianificazione e realizzazione, alquanto confusa nella sua gestione e senza vera efficacia nella sua conclusione. Un compito, peraltro, da svolgere mentre il fratello del re, Giovanni Senzaterra, e Filippo II di Francia offrono all'imperatore 80.000 marchi oro per continuare a tenerlo prigioniero. E ciò mentre, nella leggenda, Robin Hood distribuisce fagiani nella foresta di Sherwood e duella con lo sceriffo di Nottingham.
Accantonato l'aspetto ludico, in una tale ipotesi resterebbe da chiedersi quali siano le logiche che, al di là dei contenuti del programma, andrebbero ad animare un governo di tal fatta, quali siano i livelli di decisione e quali i luoghi di loro ubicazione. Ma l'aspetto più bonariamente umoristico, se vogliamo, è la dichiarata disponibilità a interloquire con Letta, con Conte e con Calenda perché 'il Paese viene prima dei partiti'. Se volessi continuare a giocare, potrei aggiungere che lo spirito ecumenico del quale Avvenire è portatore ha contagiato un soggetto politico ma lo stesso mondo ecclesiale sa perfettamente che il gregge necessità di un pastore, fermo e deciso. Là, non ci sono forme di governo alla primus inter pares né è contemplato l'affidamento del vero potere alle Dame di San Vincenzo, dedite al volontariato. Invece la politica, per quanto oggi ridotta a 'brodo primordiale', conosce una sola logica di interlocuzione per giungere ad una condivisione: quella del do ut des Altrimenti, contraddirebbe sé stessa. E dico questo nella più lineare razionalità verso un'attività concepita come tra le più nobili, se non la prima, tra quelle dell'essere umano. Per cui, sviluppando l'equazione, cosa comporterebbe interloquire con gli avversari? Perché, se ci fosse davvero chi pensasse che, per puro spirito di servizio e amor patrio, gli stessi avversari dovrebbero chinarsi supinamente al volere del vincitore, allora un qualche serio dubbio se votarlo dovrebbe sorgere Innell'elettore.ognicaso,ammesso per un solo attimo, che nell'eventualità di una vittoria del centro-destra e di un exploit di FdI, i tre avversari, folgorati sulla via di Damasco, si dichiarassero disponibili ad interloquire, quale contributo si potrebbe attendere da questi? Sono propensa ad escludere Calenda che nella sua breve sosta nella 'stanza dei bottoni' non ha demeritato. Ma gli altri due? Uno, alla guida di un partito che è tra i maggiori artefici del progressivo sfascio economico e sociale degli ultimi trent'anni, oggi volto unicamente a proporre battaglie para-radicali di fronte
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1.Note:Avvenire – Arturo Celletti – Intervista a Guido Crosetto – 9.9.2022 – pagg. 1-11 2. Kahlil Gibran – Gesù, il figlio dell'Uomo – PAOLINE Editoriale Libri 1996 - pag. 154
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Roberta Forte
allo sconquasso mondiale. E, l'altro, a capo di una formazione la cui unica attività è consistita nel deprecare la politica, nel fare beneficienza a pioggia e nel gestire unicamente con speranza una Inpandemia.pratica,pur comprendendo lo spirito e lo scopo dell'intervista in parola, desta perplessità, a mio sommesso avviso, che un uomo così provveduto ed accorto come Crosetto lasci al seguito delle sue parole una scia d'interrogativi ai quali segue il silenzio. Al che, qualcuno amante del grande poeta filosofo libanese Kahlil Gibran, potrebbe ricordarsi che egli, nella sua opera 'Gesù, il Figlio dell'Uomo', ha scritto: 'Tu credi a quel che senti dire. Ma dovresti credere a quanto non vien 2detto: il silenzio dell'uomo si accosta alla verità più della sua parola.' . E facendolo, Dio non voglia, arrivare a pensar male.
Enrico Letta è alla canna del gas. Dopo aver toppato clamorosamente nella composizione delle alleanze, non sa a che santi votarsi per recuperare credibilità presso l'opinione pubblica. Ma non ha niente di solido da proporre agli elettori. D'altro canto, come potrebbe? Avendo scelto di stare con formazioni partitiche - dalla sinistra massimalista di Nicola Fratoianni all'europeismo acritico di +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino - che percorrono traiettorie politiche antitetiche, al confuso segretario del Partito democratico non resta che vomitare insulti sugli avversari politici. Tuttavia, delle molte ingiurie riversate sul centrodestra il solo argomento che merita di essere esaminato è la critica alla proposta, fortemente spinta da Giorgia Meloni, di modifica dell'architettura costituzionale in senso presidenzialista. Per il leader "dem" il passaggio al presidenzialismo sarebbe la conferma della torsione autoritaria da lui più volte richiamata nell'anatema, menzognero ma efficace, "con la destra torna il fascismo". Dice Letta, intervistato a Radio Capital: "Per me la questione chiave è il presidenzialismo, lo ha detto Silvio Berlusconi, con una maggioranza larga possono cambiare la Costituzione, introducono il presidenzialismo e dicono a Sergio Mattarella ti dimetti. Fanno un danno al Paese perché dopo aver cacciato Mario Draghi ora vogliono cacciare Mattarella". È concreto il pericolo paventato dal segretario "dem"? La risposta è nell'accordo quadro di programma del centrodestra che al punto 3 affronta il tema. La coalizione intende procedere all'elezione diretta del presidente della Repubblica. Niente di più. Ciò ha un significato di straordinario valore democratico. Il fatto che non si preordini la dettagliata modifica dei poteri e delle prerogative che il dettato costituzionale in vigore assegna al capo dello Stato evidenzia la volontà della coalizione di riformare l'organo costituzionale con l'ampio coinvolgimento di tutte le forze che siederanno nel prossimo Parlamento. Quindi, nessun colpo di mano della maggioranza ma dialogo costruttivo tra le forze di governo e quelle di opposizione, a prescindere dai numeri di cui la futura maggioranza potrà godere in conseguenza del risultato elettorale. Ma Enrico Letta insiste. Per lui il pericolo che il prossimo 25 settembre il centrodestra possa fare il pieno dei seggi parlamentari, ben oltre il risultato ottenuto nelle urne, è reale. La causa dell'anomalia, a parere di Letta, va ricercata nella pessima legge elettorale, il "Rosatellum", che nella frazione dell'uninominale favorirebbe la coalizione più coesa rispetto alla frammentazione degli sfidanti. Argomentazione alquanto bizzarra se si considera che la riforma del meccanismo elettorale, oggi ripudiata, sia stata voluta e votata dal Partito democratico. L'estensore del testo di legge di
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CENTRODESTRA AI RAGGI X:
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Nonpoveri.sicorrerà il rischio che la separazione tra un'Italia di seria A, al Nord, e una di serie B, al Sud, che da decenni è una realtà fattuale di un Paese che viaggia a due velocità, diventi una condizione strutturale del sistema socio-economico nazionale. Non si tratta di fare un favore ai meridionali ma è la presa d'atto di una verità incontrovertibile: il Paese cresce se tutte le sue parti armonicamente crescono. Un Sud perennemente depresso finirebbe per trascinare a fondo anche un Nord più reattivo sul lato dello sviluppo economico. Tuttavia, nessuna riforma dell'architettura istituzionale dello Stato può funzionare se prima non si mette mano alla riforma delle riforme che è il funzionamento della Pubblica amministrazione. Il centrodestra ne è consapevole. La lotta alla burocrazia, che tarpa le ali alla modernizzazione del Paese, è una priorità assoluta.
Il pacchetto di provvedimenti proposti nell'accordo quadro è ciò che serve per emanciparsi dal passato. "Principio della pari dignità fra Pubblica amministrazione e cittadino; Delegificazione e deregolamentazione per razionalizzare il funzionamento della Pubblica amministrazione; Digitalizzazione, efficientamento e ammodernamento della Pubblica amministrazione; Semplificazione del Codice degli appalti". È ciò che si deve fare. La raccomandazione che sentiamo di trasmettere ai leader della coalizione è di non farsi assorbire completamente dalla contingenza, che per quanto gravissima non cancella il futuro. Sarà come è stato per la pandemia. C'è sempre un "dopo" da cui ripartire. La guerra contro la Russia finirà e i prezzi delle materie prime caleranno. Sarà quello il momento della ricostruzione. Il come presentarsi all'appuntamento con il proprio destino varrà quanto il presentarsi stesso al nastro della ripartenza.Unamacchina-Italia più snella, affrancata dai lacciuoli di una burocrazia paralizzante, sarà garanzia di successo nel percorso accelerato di recupero della crescita. Quello che ci
riforma è stato Ettore Rosato (perciò "Rosatellum"), che all'epoca della sua approvazione, nel 2017, era il capogruppo alla Camera del Partito democratico. E poi, se era tanto sbagliata perché la legge non è stata modificata nel corso della legislatura che si è appena chiusa? I dem, per vanificare l'utilità della costruzione di coalizioni allargate, avrebbero potuto imporre all'alleato grillino un ritorno al proporzionale allineandolo al taglio dei parlamentari, approvato in via definitiva dalla Camera l'8 ottobre 2019 anche con il voto del Pd. Perché non l'hanno fatto? Dalla palese contraddizione della tesi di Letta si evince che il presidenzialismo additato come minaccia alla tenuta democratica dello Stato sia solo un debolissimo argomento di campagna elettorale per nulla apprezzato dagli italiani. Più convincente, invece, è il programma del centrodestra in materia di grandi riforme istituzionali. Nell'accordo quadro è scritto che si andrà avanti sulla strada del federalismo fiscale; vi sarà il pieno "riconoscimento delle Autonomie ai sensi dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione, garantendo tutti i meccanismi di perequazione previsti dall'art. 119 della Costituzione"; si lavorerà alla "Valorizzazione del ruolo degli enti locali". Il che significa: maggiore autonomia alle regioni perché vicine alle esigenze quotidiane dei cittadini, ma niente fughe in avanti da parte dei territori più ricchi rispetto a quelli più
apprestiamo a vivere sarà il tempo della destra. Se vi è da ripensare la globalizzazione e se, come afferma il politologo Lorenzo Castellani in un'intervista a Il Giornale: "Price cap, nazionalizzazioni (come quelle avanzate in Francia da Macron), prezzi amministrati, controllo dei capitali, ritorno ai contratti di fornitura a lungo termine sono tutti segni del fatto che il sistema neoliberale è oramai al tramonto", solo una destra responsabile, che abbia fatto fino in fondo i conti con le proprie contraddizioni, sarà in grado di corrispondere alle istanze di cambiamento radicale che gli eventi di questo tempo storico impongono.
audacia temeraria igiene spirituale
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Enrico Letta con le sue intemerate lunari rende plastica la differenza tra una classe dirigentedella sinistra - che, con la crisi della globalizzazione, è diventata drammaticamente inattuale e una classe dirigente di centrodestra, allineata al presente, pronta, perché maturata negli anni della Seconda Repubblica, a guidare la transizione verso un nuovo paradigma sociale ed economico nel segno di una diversa declinazione comune del liberalismo e del conservatorismo. Nel punto 3 dell'accordo di programma vi è una parte dedicata alla riforma della Giustizia fortemente garantista. Atteso che ci è familiare dare pagelle, per antiche consuetudini nelle quali mai fummo di manica larga, il giudizio sintetico su questo specifico punto programmatico lo affidiamo a un numero. Voto: 8.
Cristofaro Sola
UE: LA PACCHIA E’ FINITA
Ci sono parole che, ad ascoltarle, fanno bene al cuore. Vi sono pensieri che i leader politici debbono esprimere perché glielo chiede il proprio popolo. Giorgia Meloni alcune di quelle parole le ha dette e noi siamo felicissimi che lo abbia fatto. È accaduto di recente, all'affollato comizio della presidente di Fratelli d'Italia la scorsa domenica in Piazza Duomo, a Milano. Argomento: la sinistra insinua che a Bruxelles siano preoccupati per una vittoria del centrodestra il prossimo 25 settembre. La Meloni ha risposto: "In Europa sono tutti preoccupati per la Meloni al Governo e dicono: cosa succederà? Ve lo dico io cosa succederà, che è finita la pacchia e anche l'Italia si metterà a difendere i propri interessi nazionali come fanno gli altri, cercando poi delle soluzioni comuni".
Era ora che qualcuno trovasse il coraggio di dire pubblicamente ciò che milioni di italiani pensano circa il modo inaccettabile con il quale le istituzioni comunitarie si approcciano al nostro Paese. Per anni la destra si è sentita accusare di antieuropeismo per il solo fatto di manifestare un disagio per gli atteggiamenti arroganti avuti dai leader dei cosiddetti Paesi forti dell'Unione. Per anni, a Bruxelles come nelle principali capitali europee, hanno lavorato per fregare l'Italia e noi siano rimasti a guardare, silenti e arrendevoli, solo perché chi ci governava (il centrosinistra) lo faceva mostrando un ignobile servilismo verso lo straniero. Non abbiamo dimenticato ciò che la Francia di Nicolas Sarkozy ha fatto, nel 2011, con il colpo di mano in Libia consumato con il preciso obiettivo di ledere gli interessi economici e strategici italiani nel Mediterraneo. Né dimentichiamo l'assalto, nella maledetta estate dello stesso anno, ai titoli del debito pubblico italiano, partito dalle banche tedesche su input del Governo della signora Angela Merkel. A parole si sono sempre dichiarati amici dell'Italia, salvo poi fare a gara a pugnalarci alle spalle. Non abbiamo dimenticato il male che l'Europa ci ha procurato lasciandoci da soli a fronteggiare l'invasione degli immigrati clandestini dalle coste del Nordafrica. Bruxelles, con la complicità del Governo di Matteo Renzi, ha anche provato a comprarci per pochi spiccioli perché - mediante la sciagurata operazione "Triton" - trasformassimo da noi stessi l'Italia nel più affollato hotspot del mondo. Non abbiamo dimenticato la pretesa di portarci via i pezzi migliori del nostro apparato produttivo e, nello stesso tempo, la chiusura a riccio praticata quando un'azienda italiana ha cercato di farsi spazio in casa d'altri in Europa. Le barricate issate dall'Eliseo per impedire a Fincantieri di rilevare i bacini di carenaggio di proprietà della Stx France a Saint-Nazaire in riva alla Loira continuano a tornarci alla memoria. Per non parlare del trattamento riservato da Bruxelles al comparto della pesca italiana e, in generale, alle produzioni del "made in Italy", in particolare
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dell'agroalimentare. Ancora oggi tocca combattere contro l'introduzione del sistema d'etichettatura europea dei prodotti alimentari Nutriscore. Praticamente, una pistola puntata alla tempia dei produttori italiani. Ci siamo legati al dito gli insulti ricevuti. Come quando, nel 2017, l'allora presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, disse in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) che i Paesi meridionali dell'Eurozona, e prima tra questi l'Italia, spendevano i soldi europei per alcool e donne.
Per tacere poi di ciò che accade oggi: lo spettacolo indecente che l'Unione europea sta offrendo con la vicenda della guerra russo-ucraina. Ci hanno costretto dal 2014 ad adottare contro Mosca il pugno duro delle sanzioni economiche, ben consapevoli che la reazione russa avrebbe colpito alcuni Paesi membri della Ue più di altri. Noi abbiamo ubbidito in nome dei supremi valori dell'europeismo e dell'atlantismo. Tuttavia, l'Italia tra gli Stati europei è quella che sta pagando il prezzo più alto. Logica avrebbe voluto che in sede comunitaria scattasse una gara di solidarietà tra gli Stati membri per sostenere i danneggiati. Invece, si sta verificando l'esatto contrario: il trionfo del becero egoismo nazionalista di cui sono campioni i più devoti assertori del finto europeismo. Preveniamo l'obiezione: l'Europa ci ha aiutato finanziando con una montagna di quattrini il Piano nazionale di ripresa e resilienza per portare l'Italia fuori dalla crisi scatenata dalla pandemia. Occhio, che non è così che stanno le cose. Qui nessuno regala niente a nessuno. Spiegarlo adesso sarebbe molto complicato. Perciò, fidatevi sulla parola: ci sono altri soggetti nazionali che ci guadagnano dai denari imprestati all'Italia.
Per chi è di destra l'Unione europea era un sogno, ma si è trasformata in un incubo. Come è stato possibile? La risposta è semplice: in questa lunga stagione siamo stati governati da forze politiche di sinistra che scientemente hanno perseguito l'obiettivo di fare dell'Italia una sorta di discount per gli interessi stranieri. Questo è propriamente l'europeismo come lo intendono dalle parti del Nazareno e le sue formazioni ancillari del tipo +Europa di Emma Bonino. Oggi, però, una leader di centrodestra ci comunica che tutto questo può cambiare. Il nostro Paese può imboccare un'altra strada per stare in Europa, che passa dalla difesa dell'interesse nazionale. Nutrire questo legittimo auspicio ci rende meno europeisti? Assolutamente no. La storia che la destra sia contro l'Europa è una balla colossale. Va bene tutto quando c'è campagna elettorale, ma la mistificazione che la sinistra fa sul tema dell'europeismo è disgustosa.
E l'adesione di Giorgia Meloni ai principi dell'Unione europea e dell'atlantismo? Non può essere messa in dubbio. La leader di Fratelli d'Italia proviene dalla tradizione del Movimento Sociale italiano, che nella sua storia ha coltivato un europeismo ante litteram. Tralasciando le aspirazioni
La solidarietà comunitaria? Una farsa. Dov'erano i "fratelli" europei quando l'Italia, da sola, ha dovuto subire il trattamento oltraggioso del Governo indiano nella vicenda dei nostri militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone? I due marò, imbarcati come militari di scorta sulla nave Enrica Lexie, il 15 febbraio 2012 furono illegittimamente arrestati dalla polizia indiana con l'accusa (falsa) di aver provocato la morte di due pescatori. Quel calvario durato anni, tra l'indifferenza dei sodali europei e il fastidio della sinistra nostrana nemica giurata di qualsiasi cosa si accosti all'idea di patria, è stato soltanto italiano.
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Le motivazioni del cambio di strategia rispetto al processo d'integrazione europea sono spiegate da Maurizio Gasparri in un articolo pubblicato da Il Secolo d'Italia l'8 dicembre 1992. Scrive Gasparri: "In troppe occasioni la retorica europeista, ben diversa da un'organica Europa delle patrie (…) sia servita da alibi, nel caso italiano, ad una classe dirigente che non ha saputo difendere l'identità e l'indipendenza della nostra nazione" Ebbene, Giorgia Meloni politicamente nasce e matura all'interno di questo solco valoriale. Si tratta di un diverso europeismo, vissuto nel tempo dalle generazioni di destra. Parliamo di uomini e donne che hanno ritrovato il loro orizzonte di senso in un romanticismo europeista maggiormente incline alla spiritualità che al crudo materialismo economicista. L'europeismo di Giorgia Meloni, che è anche il nostro, cammina di pari passo con il diritto-dovere di difendere e sostenere nell'ambito comunitario l'interesse nazionale. Ciò genera mal di pancia a sinistra, come in qualche ufficio a Bruxelles? Se ne facciano tutti una ragione, perché se arriva Giorgia la pacchia è finita.
C.S.
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dei giovani missini alla costruzione dell'"Europa nazione", è una verità incontrovertibile che la destra italiana, fin dagli anni immediatamente successivi alla fine del Secondo conflitto mondiale, fosse orientata alla costruzione di una realtà interstatuale continentale che bilanciasse la potenza sovietica radicata a Est. Per la memoria: nel 1957, mentre il Partito Comunista italiano votata contro la ratifica del Trattato di Roma, costitutivo del Mercato comune europeo (Mec), il Movimento Sociale italiano, guidato da Arturo Michelini, si esprimeva a favore. Altrettanto accadde nel 1978, in occasione dell'adesione italiana al Sistema monetario europeo (Sme), quando a guidare il partito della Fiamma tricolore era Giorgio Almirante. I dubbi sul modello d'integrazione europea sorgono a destra con l'avvento della globalizzazione. Le preoccupazioni per l'insorgere di problemi sociali e di nuove disparità a livello comunitario, originati da una precipitosa cessione di sovranità a organismi burocratici sovranazionali, sono alla base dell'articolata opposizione missina alla ratifica del Trattato di Maastricht.
E' questa una campagna elettorale strana. Non si mira alla rappresentazione di programmi organici e più o meno pseudo risolutivi quanto all'uscita d'effetto, alla 'botta' sensazionale quando non alle accuse surreali all'avversario. Dal che, in esito a quest'ultima notazione, sembra istaurarsi un astruso concetto secondo il quale il contendente non merita voti per le proprie capacità e per le proprie idee quanto per i demeriti degli altri. Accanto a questi strani percorsi, poi, sono i silenzi, le 'cose' non dette, ad inquietare. E, infine, ciò che colpisce sono le proposte bizzarre, umoristiche. Del che, i seguenti quadretti.
Quando Vegezio si attualizza
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Non c'è dubbio alcuno che l'aggressione russa all'Ucraina vada stigmatizzata. Ma ciò che stupisce è che non c'è alcun partito, soprattutto in periodo elettorale, che invochi udibilmente un'attività diplomatica, degna di tal nome, volta a cercare la migliore conclusione di quel conflitto. Ora, un atteggiamento del genere, a pelle, uno se lo aspetterebbe dalla 'destra' ma non certo dalla 'sinistra' sempre pronta, nella sua dichiarata sensibilità, a cercare la 'pace', tra bandiere variopinte e marce. Per cui stupisce il silenzio di quella parte, rotto solamente dal contribuire ad indirizzare verso Putin una serie di contumelie. Chissà perché mi viene in mente quando, in piena URSS, sodali italiani intessevano rispettosi e reverenti rapporti con gli agguerriti antesignani di Putin e quindi, strumentalmente, avversavano tuonando la guerra americana nel sud/est asiatico che, in ogni caso, era e resta un'emerita assurdità. Ma, di contro, ricordo anche la rivolta ungherese del '56 e quella nella ex Cecoslovacchia del '68, soppresse ambedue nel sangue dal Cremlino, mentre le genti europee erano atterrite; un tutto nel curiale silenzio di Botteghe Oscure. Poi, il 'cambio di pelo' operato alla Bolognina; ma il 'vizio' di tacere per opportunismo è rimasto: infatti, solamente il silenzio ha 'accompagnato' le truppe (a volte, anche italiane) in Corea, Guatemala, Indonesia, Cuba, Congo, Grenada, Libano, Libia, El Salvator, Nicaragua, Iran, Panama, Iraq, Kuwait, Bosnia, Sudan, Afghanistan, Serbia, Yemen e Siria.
Che la 'guerra' vada deprecata a seconda del …? Già, l'America, da tempo, ha perso la K. E non è certo un mistero che se la 'destra' occhieggia' verso i repubblicani americani, la 'sinistra flirta con il Democratic Party Per cui, di fronte ad un evento universalmente aberrante, prima di aberrarlo, occorre considerare l'atteggiamento della Casa Bianca, cultrice della 'fedeltà' e piuttosto possessiva nelle sudditanze.
QUADRETTI
3Nessuno lo ha informato, riguardo a Trump, che questo preferisce Conte e che il governo è stato prima reso traballante dallo stesso Conte e poi dal centro-destra ma che, alla fine, nonostante la maggioranza comunque in essere, è volutamente 'caduto' da solo. Ciò dimostra che non è bene rendere completamente partecipi le persone buone, troppo buone: fanno confusione, certo a fin di bene ma tendono a romanzare la verità e a peccare di buonismo. Come nel caso della leader di FdI: perché omettere che, dell'eventuale sua vittoria sarebbero felici, non solo i 'nipotini' di Gengis Khan per una novella invasione ma anche i venusiani, pronti a soggiogarci grazie alla 'quinta colonna'?
Freud osservava che, sovente, di fronte a complessi d'inferiorità e a frustrazioni derivate dalla ossessiva consapevolezza delle altrui doti, si genera un fenomeno che egli definiva 'ribaltamento nell'opposto'. In pratica, il paziente tende a magnificare sé stesso attribuendosi meriti appartenenti ad altri o assegnando a questi demeriti che invece gli sono propri.
Ciò posto, spero che la 'sinistra', sempre attenta alle definizioni di specie e di genere, abbia tempo e modo di rivedere forse la più nota delle espressioni di Vegezio: Igitur, qui desiderat 1 pacem, praeparet bellum Una revisione che introduca specifiche, delucidanti opportunità e norme stringenti verso la comunicazione. E ciò in quanto mi rendo ben conto che deve trovare impiego lo stanziamento annuale di 700 miliardi di dollari nei soli USA, a salvaguardia della 'civiltà occidentale e dei suoi valori', ma non è necessario subire, ad libitum, esternazioni in accompagno, irritanti, pedestri e demagogiche.
Perché la premessa? Perché la verità, alla fine, emerge comunque. Recentemente, il segretario del PD, in un'intervista rilasciata alla giornalista Isa Soares dell'emittente americana CNN, ha affermato che l'eventuale vittoria di FdI alle prossime elezioni renderebbe felici Trump, Putin e, in Europa, Orban. Poi ha aggiunto che: " … Le forze di destra hanno fatto cadere il Governo Draghi: è stato un grande errore e una pessima scelta per l'Italia".
Quando la verità si post-post-modernizza Oggi, plasmata dall'economia, dalla scienza e dalla tecnica, ci ritroviamo una società 'decentralizzata' e dominata dai media, nella quale le idee, come denuncia Scott Lash nel suo 2Modernismo e postmodernismo , sono divenute semplici simulacri e solo rappresentazioni autoreferenziali e copie tra di loro. Insomma, stanno venendo meno fonti di comunicazione e di senso realmente autentiche, stabili o anche semplicemente oggettive. Fonti di comunicazione, peraltro, anche artatamente costruite, che lo slang definisce 'fake news'; una sorta di mistificazione, quindi, che Freud, in taluni casi, ha identificato come meccanismo di difesa dell'essere umano, accentuato nei disagiati psichici.
Quando la dissociazione diviene preoccupante
Recentemente, il leader di Insieme per il futuro, Luigi di Maio, ex M5S, ha dichiarato che l'eventuale vittoria della 'destra' sarebbe una iattura per il Paese in quanto quella formazione è, testualmente, una 'sfasciaconti'. Ovviamente, non so dove l'attuale ministro degli AA.EE. abbia
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- il governo italiano si è piegato all'eutanasia economica e le sanzioni alla Russia vanno abolite; 4
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- la Russia è un modello di globalizzazione giusto e bilanciato Per inciso, sembrano osservazioni riguardanti l'attualità ma è bene ricordare che un 'pacchetto'
L'ulteriore aggravio è stato che una così 'allegra' gestione dei conti pubblici veniva attuata mentre l'economia era totalmente ferma. E non basta ancora: la gestione enormemente dispendiosa del 'circo pandemia' da parte del suo Governo sembra che debba motivare mirate attività inquisitorie per i prossimi anni. In ogni caso, qualcuno dovrebbe ricordargli che dichiarazioni del genere, fatte da un ministro in carica, non fanno onore al Paese e non depongono per l'Italia agli occhi della comunità internazionale. Semmai ritenesse proprio necessaria la più becera demagogia, potrebbe farla praticare a qualche suo sodale. Ma non credo che la sua formazione e la sua sensibilità siano bastevoli per comprendere il concetto aristotelico che la forma è sostanza.
- la partecipazione dell'Italia alla NATO va ridimensionata e rivista;
- l'Ucraina è uno Stato fantoccio manipolato dagli USA;
tratto un simile convincimento, visto che la gestione del Cavaliere è stata piuttosto parca. Con il leader della Lega, poi, ci ha addirittura governato mentre la leader di FdI ha 'occupato' un insignificante Ministero per la Gioventù per un paio d'anni. Peraltro, senza portafoglio. E', invece, allarmante il fatto che abbia dimenticato la sua militanza nel M5S e le cariche ricoperte che lo hanno portato a chiedere e ad ottenere quanto di più assurdo ci possa essere in un'amministrazione: la distribuzione a pioggia di risorse, senza la benché minima preoccupazione circa la loro costituzione. Con l'aggravante che 9 miliardi l'anno di esborsi pseudo assistenziali, senza alcun controllo, passati sotto il nome di reddito di cittadinanza, sono totalmente a debito. Ma non basta: il suo governo in due anni di pandemia ha elargito, sempre a debito, talmente tanti inutili bonus che per cercare di capirne il senso e lo scopo c'è stato bisogno di un bonus per lo psicologo.
Ma, nel caso che volesse proprio esternare nella sua veste di ministro in carica, senza dimenticare la sua appartenenza al M5S addirittura come capo, dovrebbe correggere o semmai integrare le dichiarazioni del segretario del PD circa la 'vicinanza' tra Putin ed esponenti del centro-destra. Dovrebbe farlo sotto due ordini di ragioni: la prima è che, come detto, l'America è 'gelosa', sia nella veste repubblicana che democratica. Per cui, fare simili 'accuse' o lasciare che impunemente vengano lanciate significherebbe, per la proprietà transitiva, sconfessare la 'lungimiranza' americana e cercare di innervosire i repubblicani. Se va bene a lui La seconda è che dovrebbe egli stesso ritrattare sue precedenti 'simpatie': nel 2016, il pentastellato Manlio di Stefano, a quel tempo 'semplice' parlamentare, venne spedito in Russia onde dare significativa presenza al congresso di 'Russia Unita', il partito di Putin. Per cui è da ritenere che quel viaggio sia stato indotto dal suo 'movimento'. Ma non è questo il punto quanto ciò che in quell'occasione sembra abbia affermato nel corso dei suoi otto minuti d'intervento:
- in Ucraina c'è stato un golpe voluto da USA e Ue per portare la NATO ai confini della Russia e fare pressioni sulla Russia;
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sanzioni alla Russia è in essere dopo i fatti del Donbass e della Crimea del 2014. Comunque, le opinioni vanno rispettate, tutte. Così come è lecito per l'essere umano raziocinante rivederle se cambiano i parametri. Basta farlo con onestà. Senza perdere lucidità, come gli ha raccomandato Massimo Franco del Corriere. Ma l'affaticamento, si sa, gioca brutti scherzi. E, peraltro, non è il solo a L'umanissimoprovarlo.Letta, si è scagliato contro la leader di FdI perché nel programma ha inserito l'attenzione allo sport, anche per lenire le devianze giovanili. Al che, apriti cielo. Nella sua parossistica critica, l'umanissimo Letta è arrivato persino ad affermare, testualmente, che la 5'devianza' è la nostra 'ricchezza' e "rende la nostra società creativa, geniale e moderna" . Non ho idea di cosa abbia inteso come 'devianza' ma se si fosse consultato almeno con il (suo) Ministro dell'Interno avrebbe appreso che le 'devianze' giovanili, sulle quali persino l'UNICEF è impegnato con preoccupazione, sono uno dei massimi gravosi problemi sociali all'attenzione di quel dicastero, come peraltro formalizzato in apposita circolare.
Si affianca allo zoppicante binomio il leader di Azione che ha recentemente affermato che il destino dell'Italia in caso di vittoria del centro-destra è prefigurabile nella condizione del Venezuela. Non conosco a menadito la situazione venezuelana ma non dev'essere allettante. È pensabile, comunque, che il suo passato mentore, Luca Cordero di Montezemolo, qualche parola di spagnolo la borbotti o che, comunque, disponga di ottimi traduttori. Quel che è certo è che i suoi passati compagni di cordata si sono adoperati allo strenuo pur di eguagliare il Venezuela: 'preso' nel '94 un Paese, l'Italia, con un bilancio sostanzialmente in pareggio, l'hanno condotto dopo vent'anni di progressista gestione a quota 135% di disavanzo, in un peggioramento drammatico delle condizioni sociali. E ciò senza considerare l''allegra', affossante, gestione pentastellata e pidina del circo pandemia che ha 'bruciato' in due anni altri 35 punti percentuali di disavanzo.
Un tutto che per il leader di Azione sembra ridursi alla demagogia e ad evitare alleanze strategicamente 'scomode', alla Fratoianni. Comunque, si tranquillizzi circa la destinazione del Paese: tra non molto, a prescindere dall'eventuale vittoria del centro-destra, le choses venezuelane, le baracche sulle pendici attorno a Maracaibo, caratterizzeranno il centro delle maggiori città italiane. Sono davvero preoccupato per i tre. E per noi.
Quando l'epistemologia diviene commedia dell'arte Ognuno, ovviamente, è libero di cimentarsi nell'agone politico e di impegnarsi per il bene della comunità ma sarebbe auspicabile che il candidato limitasse la sua esternazione ad un che di razionale; non foss'altro che per il suo bene. Mi spiego: che il prof. Crisanti, esimio virologo, abbia voglia di contribuire dalle file pidine al 'progresso' del Paese è lodevole ma credo venga meno alla sua integerrima formazione quando afferma che in caso di vittoria del centro-destra i morti da Covid saliranno a 300.000.
Sembra che egli tragga motivo della sua affermazione dal riscontrare nelle file 'avversarie' un
Mi fermo qua perché mi sto deprimendo e ho voglia di un po' d'umorismo. E, a questo punto, qualcuno potrebbe pensare che il mio disappunto sarcastico s'indirizzi solo contro una 'parte', quasi a voler fare un atto di partigianeria. In realtà, non mancano spunti sarcastici anche dall'altra 'parte', che si sommano a quelli generali contenuti dai programmi degli schieramenti.
Del resto, sono trent'anni che è nel copione e fa sempre piacere 'leggerlo'. Manca Orlando che sfodera Durlindana e, mentre il puparo muove la crocera, il pubblico applaude.
Del che mi guardo bene, non essendo uno scienziato né, men che meno, un politico. Comunque, ha sentito il bisogno di rispondergli l'ex premier, Renzi, che in una logica stringente ha affermato che: "Ricordo con preoccupazione alcune frasi folli del virologo Crisanti e spero che non porti in Parlamento una cultura di lockdown illiberale e inutile. Se vince la linea del Pd-Crisanti, al primo 6raffreddore finiamo tutti in quarantena" . Forse, sottintendendo i gravosi effetti economici che ha procurato al Paese un lockdown di due anni, non paragonabile, in nessun senso, ad alcuna parte del mondo.
atteggiamento da No-vax. Per cui, se tanto mi dà tanto, è dell'avviso che la pandemia sarebbe più virulenta e con un maggior indice di mortalità.
Poi, abbiamo l'attenzione all'Europa, altro punto cruciale che puntualmente viene riproposto mentre, paradossalmente, le uniche volte che the people ne sente parlare è quando occorre una giustificazione a politiche assolutamente impopolari. Che ci vogliamo fare? È l'Europa a chiedercelo. Ma, in ogni caso, fa fine. È segno di un'aspirazione della quale però, ad oggi, mancano completamente le basi e la cultura relativa. Un sogno.
Ma non sarebbe questo un processo all'intenzione, privo di riscontri oggettivi, che non dovrebbe caratterizzare il pensiero di uno scienziato? Sarebbe come se io, stupito dall'agire di un così illustre personaggio, arrivassi a definirlo un 'ciarlatano', senza averne peraltro piena contezza.
Ad esempio, è un must che in campagna elettorale i partiti richiamino il mito dell'evasione fiscale, cavallo di battaglia di generale attenzione che in un programma fa sempre la sua figura.
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"
Diversamente, come spiegare l'ordine sparso degli Stati circa la crisi energetica e, prima ancora, contro la pandemia? E come giustificare o, per meglio dire, ammettere il ruolo assunto dalla Turchia nella vicenda Ucraina? Con tutto il rispetto, un Paese, questo, che, in quanto membro della NATO, dovrebbe adottare al pari degli altri Paesi i relativi e restrittivi atteggiamenti. Invece, è divenuta unico luogo di contatto tra i contendenti e disinvolta interlocutrice, molto interessata peraltro, dei due. Resta, comunque, candidata a divenire membro UE dalla quale, intanto, per la questione profughi, rifugiati e altro, beneficia di miliardi di euro a fondo perduto e varie altre concessioni. Come dicevo, al momento l'Unione resta un sogno. Ovviamente, si è aggiunta in questa tornata elettorale la sottolineatura generale della presenza nell'Alleanza Atlantica, neppure a dirlo da rafforzare, con il balteo, le cinghie, le fibbie e gli alamari lucidati, petto in fuori e pancia in dentro, con il mento orgogliosamente in alto e lo sguardo verso l'orizzonte. E che nessuno osi dubitare della vittoria finale, portata dal fatidico
destino nell'ora fatale che rintocca sul quadrante della Storia. Neppure uno, però, sembra seriamente riflettere sul fatto che la tanto decantata globalizzazione economica è morta e con essa tutto il contenuto di quel 'bugiardino' di opportunità che avrebbe dovuto muovere dal 'piccolo' per giungere al 'grande' attraverso le cosiddette reti lunghe. Dopo trent'anni, siamo nuovamente tornati alla contrapposizione Est/Ovest mentre il dramma vero, era e resta il divario Nord/Sud. Ma questo continua ad animare seminari, 'caminetti', impegnati documentari nonché la duttile 'macchina' della cooperazione internazionale sulla sete e sulla fame del Terzo Mondo. No, accidenti, non è politicamente corretto: sete e fame di quella parte del mondo 'in via di sviluppo'. Il 'quando' svilupperà non ha importanza. Certo, il Sud motiva e anch'esso fa fine. In piccolo, come in Italia.
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Chiusi"
Comunque, non pare abbia capito (?) che l'impegno 'verde' della UE, sostenuta 'dai compagnucci della parrocchietta' avrebbe chiosato l'Albertone nazionale, altro non pare essere che un consegnarci mani e piedi a Russia e Cina, le uniche a detenere il monopolio delle sostanze e dei materiali necessari alla svolta green. Il che appare alquanto assurdo, vista l'attuale situazione. A meno che i nostri attuali 'mentori', i 'dem' americani (scherzo), fautori negli ultimi settant'anni di una pace da conseguire con largo impiego di risorse belliche (non sempre coincidente, però, con la vittoria dei 'buoni'), non abbiano in mente di 'conquistare' quei territori (continuo a scherzare). Nessuno, del resto, potrebbe essere così folle (?). In ogni caso, nessuno dei 'contendenti' nostrani sembra notare lo stridere dei fatti. Il Cavaliere, però, mette le mani avanti: non si sa mai cosa ci riservi la vita.
Ed a quest'ultimo proposito, visto il rovesciamento della piramide demografica, perché (ha pensato) non donare un po' di felicità agli anziani, la parte più cospicua della società? Ma sì, diamogli un sorriso smagliante e la possibilità di addentare in sicurezza una mela. Diamogli le
gli aspetti comuni più rilevanti, restano le 'perle' del centro-destra. Ma qui facciamo abbastanza alla svelta, anche perché queste non sono ammantate dalla patina appiccicosa della salvifica rivelazione. E, neppure a dirlo, il Cavaliere non poteva non aprire lo spettacolo spettacolare con le sue proposte d'effetto: gli avversari puntano al green? Ebbene, lui s'impegna a piantumare un milione di alberi. Immaginiamo, per un attimo, l'impulso all'economia che darebbe una simile, impossibile, azione da espletare nel corso di un mandato. Senza voler considerare l'età, con annessi gesti apotropaici.
Ciò che, invece, non è morta ma si rafforza ogni giorno di più è la globalizzazione finanziaria e il liberissimo muoversi dei capitali, apolidi per antonomasia e insensibili ai destini delle genti e alle loro contrapposizioni. Non intendo buttarla sulla lirica né, tantomeno, sulla retorica demagogica ma vista l'articolazione e la vastità degli interessi della grande finanza, fatta di banche d'affari e fondi d'investimento, la cui interessata presenza si riscontra in ogni dove, anche se inaspettata, paradossale o persino irragionevole, non sembra che i fatti di questo mondo siano divenuti una generale, oppressiva, presa per il culo?
cure dentarie gratis. Il Cavaliere, si sa, è un noto 'altruista' al quale, però, nessuno ha detto che la gratuità delle cure dentarie è già in essere. Forse si riferiva al ticket che comunque resta gravoso ma di ciò avrebbe dovuto parlarne prima almeno con i suoi 'governatori' viste le competenze in materia. Chissà, forse tramite un accordo con le Università, si potrebbe pure arrivare a sopperire la scarsità di laboratori e sale operatorie così da abbattere il 'pannicello caldo' del numero chiuso delle facoltà e assumere un po' di medici italiani (con tutto il rispetto dei 500 medici cubani in 7procinto di assunzione ). A meno che, muovendo dai denti, il Cav non pensi proprio di rivedere il Titolo V della Costituzione. Si sa, con Lui l'inseguimento delle interpretazioni e delle rettifiche è Salvini,d'uopo.poi, non si discosta dalle sue 'quote', stavolta poste a '41', non riuscendo, però, a stabilire se esse sono la parte con la quale il singolo concorre a formare un insieme, o quella parte dell'insieme che spetta al singolo. Il resto dei borbottii sembra un diesel d'altri tempi, in confronto con l'ultimo ritrovato della tecnologia nei motori endotermici. Resta la leader di FdI che, in quanto ad exploit, forse è in gara col Cavaliere. Mi riferisco alla sua proposta di obbligare chiunque arrivi da un paese extra UE e voglia aprire in Italia una nuova attività, ad accendere una fidejussione bancaria a garanzia del pagamento delle tasse. E ciò tra l'altro, dichiaratamente, per evitare 'concorrenza sleale di quegli imprenditori, spesso stranieri, che, senza alcuna regolamentazione e in assenza di controlli, hanno costruito la loro fortuna sulle spalle degli 8italiani' .
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Siamo certi che l'UE accetterebbe una simile iniziativa, viste le norme sulla concorrenza nel libero mercato, ad eccezione dei prestabiliti contingentamenti? E, in ogni caso, perché 'senza alcuna regolamentazione e in assenza di controlli'? Le norme ci sono, come penso sappia. Forse, mancano i controlli: infatti, mediamente, un'attività imprenditoriale viene 'visitata' ogni 14 anni e mezzo. Fanno in tempo ad andare in prescrizione ben due quinquenni. Per cui, forse, sarebbe meglio chiedere il potenziamento dei controlli/riscontri sia fisici che digitali. Un impegno che dovrebbe valere, ovviamente, per grandi e piccoli. Ma, per restare alla proposta, su quale ammontare di ricavo e, quindi d'imponibile, calcolare la fidejussione visto il non ancora inizio dell'attività? Comunque, anche ammettendo che essa possa essere accesa, il suo costo è mediamente del 3%: cosa impedirebbe ad un'impresa di aprire, fare 'lauti guadagni' e poi chiudere pagando il solo 3%? Ci guadagnerebbe. Chiuso l'argomento, resta la notazione finale che riguarda sempre la leader di FdL: all'uscita di Salvini sulla opportunità di rivedere le sanzioni alla Russia ha espresso il suo secco diniego e ha aggiunto 9che 'l'Italia non sarà l'anello debole dell'Occidente . L'anello debole?!?!? Di quale catena? E di quale Occidente? Le risulta, forse, l'esistenza di un insieme di vincoli europei che costringa gli Stati ad un comportamento uniforme? E' a conoscenza che i comportamenti, invece, sono difformi sino ad 'aggirare' le sanzioni in parola? E, di contro, le risulta forse che il sunset dell'Occidente, con il semplice allineamento agli USA, possa invertire il corso e tornare to rise again? C'è, forse, all'orizzonte un qualche confronto più serrato di una guerra per procura durante la quale è possibile chiedere al deprecato avversario di avere la
cortesia di continuare ad inviarci gas e petrolio mentre noi inviamo armi dalla tecnologia più avanzata per combatterlo? Oppure, dovremmo intendere che, in caso di vittoria, l'Italia possa uscire dalla UE e chiedere di divenire un specie di Porto Rico con tutti i poteri di governo delegati dal Congresso USA? Almeno, in quella parte di mondo gli investimenti americani sono stati cospicui. Chissà … forse in futuro?
Massimo Sergenti
In quanto nel presente lo 'stomaco gorgoglia' e perché si possa avere un 'tozzo di pane' occorre pagarlo ai nostri alleati d'oltre oceano il 50% in più del recente passato. Ovvero, sarebbe da immaginare che, in caso di vittoria, la creme delle genti italiche possa fregiarsi sui loro revers della 'spilletta' di alleati della prim'ora così da rivendicare importanti posti nel Nuovo Ordine
Occidentale?Ciòcheinvece vorrei davvero sapere, a proposito di anello debole, della UE stavolta, è il dove si era cacciata l'opposizione, silente e inane, durante tutti gli anni di illuminata, progressista gestione che ha fatto di questo Paese uno strame. Ma non mi aspetto una risposta.
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Note: 1. Epitoma III Libro rei militaris - Prologo 2. Ed. Armando 2000 3. https://www fanpage.it/politica/trump-e-lendersement-per-conte-giuseppe-e-un-mio-amico-spero-vinca-le4.elezioni/IlGiornale – Fabrizio De Feo – 28.8.2022 nonché IL TEMPO.it – 27.8.2022 5. Il Giornale – Giuseppe De Lorenzo – 24.8.2022 6. Il Giornale.it – Francesca Galleci - 17 Agosto 2022 7. https://calabria.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2022/08/25/calabria 500 medici-da cuba ricorso al-tar contro le assunzioni della regione 11b308f6 9dd6 433d a9f2 750199c047c5/#:~:text=SINDACATI aprir8cubani.a%20R,Calabria%2C%20500%20medici%20da%20Cuba%3A%20ricorso%20al%20Tar,contro%20le%20assunzioni%20dellegione&text=Il%20sindacato%20dei%20medici%20Federazione,determinato%20di%20497%20medici%20https://wwwcorriereit/elezioni/22agosto18/elezioni2022melonigliextra-uepresentinofidejussionie-un-impresa-3ced8a34-1ed7-11ed-92ac-ee7067074578.shtml9.LaRepubblica.it-TommasoCiriaco–4.9.2022
PODERI PERDUTI
Prefazione
Mi è toccato il compito di redigere un tale 'invito': cosa che faccio con molto piacere perché il collega Fausto, mensilmente, mi delizia lo spirito con le sue 'foto', dal tenero color seppia, aventi per soggetti sprazzi di vita siciliana di una volta: usi, costumi, pratiche che il tempo tende a cancellare sotto i ritmi e gli impulsi forsennati della cosiddetta 'vita moderna'. Immagini, dalle tenui tonalità dell'acquerello, che non trovano riscontro in altre parti del Paese, men che meno al Nord, perché intimamente legate alla cultura e alla storia incomparabili della Trinacria; quindi, uniche nel loro genere.
È giunto recentemente in redazione l'ultimo 'lavoro' del collega Fausto Provenzano. E, poiché esorbita dagli usuali crismi dimensionali e contenutistici, il nostro beneamato Direttore ha ritenuto che necessitasse di una prefazione, in pratica di un 'invito' al lettore a collocarne il contenuto nel novero di quel quadro che l'autore, attraverso la tecnica di un metaforico puntinismo, arricchisce magistralmente ogni mese.
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Da un lato, le vicende del principe Fabrizio di Salina, signore distinto e affascinante, raffinato cultore di studi astronomici ma anche di pensieri più terreni e a carattere sensuale, nonché
Circa la storia siciliana, mi sovvengono esempi a iosa, drammatici ed eroici, esemplari e leggendari, comunque tutti appartenenti a quell'anima insulare che nei secoli ha consentito la fattiva, gioviale convivenza tra razze che solo i successivi intenti di uomini estranei a quelle terre hanno reso avverse. Del resto, posta al centro del Mediterraneo, è stata approdo di naviganti di svariate provenienze che, incantanti dalla natura e dal clima o dalla sua posizione funzionale, hanno scelto quell'isola come stabile dimora. E non solo: nemmeno i biondi uomini del Nord al seguito degli Altavilla sono sfuggiti al suo fascino.
Ma la Sicilia non è solo una terra amena: è un luogo di contrasti, crudi e tragici, che originariamente trovavano la loro ragion d'essere nella terra e, più specificatamente, nel latifondo: un incontro operoso, questo, tra 'padroni', spesso nobili, e il bracciantato. Un binomio dove i primi, manco a dirlo, vivevano nell'agiatezza e i secondi in ristrettezza. Ma, è bene sottolineare, non c'era avversione sociale né, tantomeno, rancorosa rassegnazione. Una sorta di feudalesimo che, al pari del Giappone si pensi, si è protratto fino al secolo XIX°. Poi, ecco Giuseppe Tomasi di Lampedusa che attraverso il suo capolavoro, il Gattopardo, ci narra gli eventi che hanno rivoluzionato quel mondo.
Arrogandomi il piacere di darti del tu, permettimi di dirti: Grazie, Fausto. E buona lettura a tutti. Roberta Forte
Duestessa.'stati' sociali dove il primo, quasi in una sorta di anelito compensativo, tende ad appropriarsi della seconda, quando non a scimmiottarla. Una classe, è bene chiarire, intesa come modo di comportarsi e di rapportarsi; dal che, il vecchio adagio: 'la classe non è acqua', intendendo i rari riscontri in giro della prima e la vasta disponibilità della seconda. Ecco, le vignette di seguito scritte dal collega Fausto esasperano tale confronto e lo rendono certo un po' pungente ed irriverente ma sicuramente divertente, inserendo il tutto in quella bellissima 'galleria' che mensilmente si arricchisce di un cammeo sociale.
attento osservatore della progressiva e inesorabile decadenza del proprio ceto. Infatti, con lo sbarco in Sicilia di Garibaldi, narra il libro, va prendendo rapidamente piede un nuovo ceto, quello borghese, che il principe, dall'alto del proprio rango, guarda con malcelato disdegno, in quanto prodotto deteriore dei nuovi tempi. Dall'altro, le intraprese dell'amatissimo nipote Tancredi Falconeri che, invece, non esita a cavalcare la nuova epoca in cerca del potere economico, combattendo tra le file dei garibaldini (e poi in quelle dell'esercito regolare del Re di Sardegna), cercando insieme di rassicurare il titubante zio sul fatto che il corso degli eventi, alla fine, volgerà a vantaggio della loro classe. C'è una frase, infatti, che il libro mette in bocca a Tancredi volta a rassicurare le ambasce dello zio di fronte ai rivoluzionari eventi: Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. In realtà, i fatti successivi non gli daranno ragione come il libro evidenzia rimarcando al contempo il fallimento risorgimentale, drammaticamente avvertito proprio in Sicilia, dove più forti erano le messaggiate speranze di un profondo rinnovamento. Ma ciò, in ogni caso, appartiene alla Storia: invece, attesa l'affermazione della borghesia, il fenomeno sociale che di lì a breve si è instaurato non è più tra nobiltà, oltremodo residuale ma comunque presente, e proletariato, ormai scomparso, bensì tra censo e classe, interno soprattutto alla borghesia
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NOMI
Vi si affronteranno una serie di invarianti che definiscono quel mondo come irraggiungibile da quanti, ora esclusi, agognerebbero a farne parte.
Ai loro cognomi, raramente sconosciuti al Catasto Terreni, si abbinano legioni di nomi di battesimo che si ripetono, con monotona alternanza, ogni due generazioni, secondo il ritmo nonno-nipote- nonno-nipote e via dicendo, al punto che - si potrebbe dire per la rigida osservanza della loro iterazione- ogni famiglia si è, col tempo, impossessata dei propri nomi. Motivo per il quale il così detto "nome di fantasia", richiesto per l'ultimo nato delle mamme più fertili, che hanno superato i quattro figli (spendibili uno per ogni avo) potrebbe essere visto come una usurpazione per quella famiglia che, invece, lo adotta da qualche secolo.
PROLOGO
E, naturalmente, nessuna reale persona incarna le caratteristiche descritte, quanto piuttosto un astratto complesso di individui, molti dei quali potrebbero essermi comunque cari.
"Ma chi si crede di essere? "
Persone Caratterizzate, quasi geneticamente e assimilabili come appartenenti ad una specie a parte, esse provengono da circa 200/300 famiglie, almeno le sopravvissute; ma bisogna subito dire che il "paesello" è costituito più da trapassati che da sopravvissuti e questa strana circostanza forma oggetto del modesto studio che segue.
Casa del Circolo lo chiamerà Signor Barone.
o Nel suo cluster egli sarà sempre e solo Francesco Scorciavacche. Solo il suono di questo appellativo lo fa immaginare a cavallo preceduto dalle sue insegne, per l'evidente assonanza con personaggi danteschi.
E se il contenuto del modesto saggio che segue, potrà a volte sembrare duro o perentorio o addirittura non selettivo, ciò sarà più dovuto all'impegno di essere scientifico e imparziale che dalla mancanza di cordiale apprezzamento per i soggetti trattati, apprezzamento che, invece, nelle intenzioni, attraversa tutto lo studio.
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Ma i cognomi e i nomi di battesimo costituiscono solo il contorno di una pietanza ben più cospicua: il predicato nobiliare.
Ecco che se tal Francesco è il Barone di Scorciavacche, mai al Circolo qualcuno userebbe il cognome Lo Caciucco, dal sapore plebeo, che è molto diffuso tra gli stagnini o i riparatori di Neserrande.risulta che il nostro potrebbe rispondere ad altrettanti nomi quante sono le circostanze della oPvita.eresempio:ilMaestrodi
Spesso una grande città racchiude, al suo interno, una più piccola città. Metti il caso di Palermo. Con i comuni del suo hinterland essa sfiora il milione di abitanti, pure al suo interno custodisce un "paesello", distinto dalla massa, composto da non più di 2000 anime (come qualcuno insiste a definire i bipedi eretti).
Spesso di questi feudi gli avi si erano impossessati più con carta bollata che con la spada o con prolungati assedi. Nel migliore dei casi, infatti, questi furono oggetto di una licentia populandi concessa dal sovrano per smaltire colonie di coatti, indirizzandoli a terre altrimenti spopolate. I cittadini di questi Comuni, oggi spesso regolarmente sciolti per inquinamento mafioso, sono del tutto ignari da chi fossero stati fondati e non serbano memoria alcuna del casato degli
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o Inoltre egli sarà semplicemente il Signor Lo Caciucco se a chiamarlo sarà l'Ufficiale Giudiziario, o altra simile istituzione, sicché a questo cognome il nostro abbinerà, come un imprinting, il timore di nuovi espropri.
Passata la tempesta ne consegue un brivido su per la schiena e voglia di rifugiarsi nel letto caldo del Circolo, abitato da soggetti che possono capire.
o Ancora, il direttore della filiale del Banco di Sicilia, convocatolo per comunicazioni, lo chiamerà "Dottor Scorciavacche", per lenire, stavolta con un titolo accademico mai da lui agognato o perseguito, la richiesta ciclica di un immediato rientro.
tutti il diffuso toponimo di Scacciapidocchi, o Pisciacavaddu, come tanti altri che appaiono innominabili nel consesso sociale e che tuttavia il signore, insignito di quella signoria, deve sopportare con dignità, rimpiangendo l'amico, che può sfoggiare ben più lieve epiteto, come il barone di Boscoceleste, il Duca di Acquachiara.
InutilmenScorcivacche.teil
Come se i romani ignorassero Romolo, non avessero alcuna idea di chi fosse Enea o se costui c'entri qualcosa con i Parioli. Tanta insipienza è però bilanciata, simmetricamente, dal fatto che i vari attuali Baroni di Scorciavacche, del Bucarotto, di Sucamara o di Acqualorda, neanche loro hanno la minima idea di dove il sole batta su cotanti siti, né, ormai da anni, si impegnano più per saperlo, temendo di subire potenti delusioni, come quelle sofferte da colui che volle rivedere i luoghi frequentati da bambino.
Decano della Matrice (volenteroso erudito locale) ha pubblicato nel pamphlet: "Chi fur li Scorcivacche: storia del paese" (aureo libretto che non si trova nemmeno nella biblioteca comunale, ove tuttavia non manca l'opera completa dei romanzi di Liala).
C'è da dire, però, che raramente il predicato si riferisce a città turrite, a siti attraversati dalla storia con la S maiuscola o anche, più semplicemente, lambiti dalle vicende secondarie della storia: quasi sempre i predicati più diffusi datano 200-250 anni e si riferiscono a toponimi agresti.
Come si vede se nomen, omen , figuratevi quanti distinti destini si possono abbinare a tanti nomi: una permutazione di fattori quasi infinita.
Questi sovente sono scarsi d'acqua e gremiti da insetti, come non infrequente nella terra di Sicilia. Per di più i nativi hanno spesso battezzato questi luoghi, a ragione, con nomi dal senso dispregiativo, ignari del fatto che un dì questo stesso nome sarebbe transitato ad effigiare un Vcasato.algaper
o Se a chiamarlo sarà un amico, egli sarà, evidentemente, solo Francesco, chiamato così a gran voce tra i capannelli di sodali tal che il livello sonoro del richiamo suggelli l'antichità del rapporto di amicizia, protrattosi per generazioni, esibito come un lasciapassare.
Infatti, se si parla di scienza si citerà il sodale marchese di Boccabuona, noto per gli ibridi di grano duro; se si parla di letteratura si può citare il conte di Sfasciaferro con i suoi "Profili di un
Non mostrò allora, in quella occasione, che un repentino arrochirsi della voce e nessun altro segno che evidenziasse imbarazzo o disappunto. C'è comunque una nobiltà in quella Macompostezza.tutticostoro se ne facciano una ragione definitivamente se non sono gli Sforza di Milano o i Gonzaga di Mantova. E la smettano di investigare.
La perfetta conoscenza della composizione nominale dei nuclei familiari, consente la individuazione certa di ogni casato. Così, se nel corso di una lepida conversazione, ad uno dei presenti viene da nominare "nonnetta" o "zio Mario" o "Don Paolo" egli, nel citare quei nomi, sarà certo di essere inteso dall'uditorio, quasi che costoro fossero parenti di tutti gli astanti. E forse in parte lo erano.
E non dico nulla dei così detti "baroni della scaletta" o "di Ciampino", termini dispregiativi che la stessa casta utilizza per delegittimare quanti, aspiranti senza speranza, ricevettero la nomina dal Ministro della Real Casa, Marchese Lucifero, proprio quando Umberto II, a seguito del referendum, era lì lì per involarsi verso l'esilio: determinazione adottata dalla Corona per addolcire, con opportuni donativi, l'amarezza dell'esilio.
Temono, infatti, che a quei nomi corrispondano altrettante lande deserte, classificate "pascolo di montagna", che il Borbone ebbe la grazia di assegnare come baronia al signor Lo Caciucco o Scipitone, per avergli questi cavato, con perizia, una spina dal regale piede durante una battuta di caccia, quella in cui l'insignito era stato assunto per armeggiare con i cani segugi.
Esiste all'uopo uno straziante filmato del Re che entra nell'aereo che lo condurrà a Cascais, nel quale si vede proprio, quasi di spalle, il citato Lucifero (è proprio così che si chiamava) che, rivolto al sovrano, già sulla scaletta dell'aereo, agita la mano più in segno di "tranquillo, operazione compiuta" che di un saluto che in quella guisa sarebbe stato del tutto inopportuno.
Degna di citazione l'espressione di uno di questi eletti che, allorquando assisteva al Circolo a racconti che si riferivano a soggetti sconosciuti, che tuttavia avevano efficacemente pressato il bottone dell'ascensore sociale, ebbe a sentenziare: "Si sentono sempre nomi nuovi".
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Infatti i nostri cari amici si considerano un coacervo di rappresentanti, al massimo livello, di ogni umana attitudine.
Personale e riservata dotazione immarcescibile del casato era invece la "Tata", dal modesto salario, frutto di strenua pluridecennale resistenza ad ogni larvata richiesta di aumento; lavoratrice priva dell'inciampo costituito da ogni forma di contributi assistenziali, bilanciato però dalla concessione di poter sedere a tavola con i signori, in assenza di altri ospiti.
Ne conosco uno, di questi nobili approssimativi, che attraversando la Sicilia in autostrada, ebbe modo di scoprire, grazie al cartello indicatore, che al suo titolo di "barone della Landa" corrispondeva una galleria non illuminata.
gentiluomo di poche sostanze"; se si cita lo sport vi si può abbinare il principe di Sfincione che saltava un metro e cinquanta e così via.
A dimostrare che gli aderenti al Circolo bastano, e per sempre, ad assicurare adeguata copertura a tutte le umane attività e con esiti eccezionali.
Il cerchio di queste eccellenze si può estendere financo ai fin troppo citati Florio, borghesissimi di origini addirittura proletarie, ma essi, come il Re Sole, abbagliano per la loro incommensurabile ricchezza, confortano per la loro rovinosa caduta, come se ne avessero avuto parte anche i Soci. Essendo la caduta emblema non dissociabile dallo stile, raggiunto anche a costo di perdite patrimoniali. E per giunta per i Florio vale quanto detto per i Sedara: il casato non è antico, ma presto lo sarà. Anche quella fantasmagorica famiglia aveva tentato la scalata alla nobiltà a colpi di fili di perle chilometrici, donati alla Trigona.
Per completezza della trattazione non va dimenticata la schiera di quanti costituiscono un vero caso umano: quelli che, non potendo vantare uno straccio di toponimo feudale, superano l'handicap definendosi semplicemente "nobili", non si sa bene di cosa. Certamente d'animo. Ovvero di quanti altri, non perdendosi d'animo, fanno stampare carte da visita con la dizione "Signore di...", cui si può a scelta aggiungere tanto Atene o Roncisvalle, quanto Fiumemorto o Monte Babbalucio.
L'impegno costante, da rispettare fino al sacrificio estremo, sarà quello di assicurare l'autosufficienza valoriale e attitudinale dei soci del sodalizio che si confermi, in tal modo, esclusivo in quanto autoreferenziale e autosufficiente: quali migliori garanzie per resistere al costante assedio?
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ALBERI
Chiarito il problema della complessità di cognomi e predicati, ci si può addentrare nel labirinto degli alberi genealogici. Ci si farebbe largo in una giungla con alberi rinsecchiti e rami verdeggianti. Più il ramage dell'albero è fiorente e vasto e minore è il numero dei ritratti di antenati rimasti in possesso delle famiglie. Sono quadri dei quali viene accuratamente selezionata la qualità non in ragione del pregio pittorico, ma del secolo di attribuzione.
Si apprezza, infine, la modestia di quanti, allo stremo delle forze, riescono ancora a restare al traino del consunto Gotha locale, autodefinendosi "dei Baroni di "o "dei Duchi di ", dichiarandosi così disposti a sopportare addirittura la mortificazione indotta da sospetti natali ancillari dei propri antenati, pur di fare un giro in questa inebriante giostra.
Per questo può avvenire che una racchiona avvizzita, ma dei primi del 19° secolo, troneggi nel salotto, mentre una delicata fanciulla, dalle gote pudiche e appena rosate, venga abbandonata nel corridoio sopra il citofono. Gareggiano tra loro per bruttezza i ritratti di antenati del '700 che possono realizzare un intero padiglione degli orrori. Essi rappresentano cadaveri affamati, all'uopo escavati, per posare davanti al cavalletto e vien facile immaginare il modestissimo pittore (economia e buongusto) attendere al suo lavoro munito di paletto, crocifisso e una ampolla di acqua benedetta.
Come ogni razza che difende il suo territorio, anche i nostri tendono ad alzare steccati e recinti, insormontabili dagli alieni.
Costoro non vi fanno pensare ai deputati che, eletti nel PCI aderivano, per pudore, al Fritto perdon al, Gruppo Misto?
Come si è visto tanto vasto è il panorama ampio e complesso lo spettro del cognomificio e dei predicati e solo ai parvenu è concesso di chiedersi se sia più importante essere barone o duca. Non funziona così.
Una vera palizzata consiste nel linguaggio che essi adottano che, come un cifrato, consente loro di riconoscersi vicendevolmente e, all'occorrenza, richiudersi per resistere all'assalto costante del generone che tenta di infiltrarsi munito di ottime salmerie e, tra queste, massimamente il Ildenaro.linguaggio che essi adottano, con maggiore o minore rigidità in ragione del pericolo di avanzata di nemici, è costituito da un sapiente, solo all'apparenza agevole, mélange di dialetto siciliano e di italiano della più bell'acqua. Quest'ultimo lascito di una prozia convivente che soleva leggere libri anche per conto dell'intera famiglia, questa poco proclive alla lettura.
Si prediligevano espressioni in francese, ma senza arrotare le "erre" per non sembrare pretenziosi: peccato dei più imperdonabili. Solo minimizzando qualità distintive che qualcuno dei soci possiede, come per esempio conoscere bene una lingua straniera e la relativa fonetica, si sarà certi di essere accettati dal gruppo i cui componenti sono del tutto ignari delle lingue straniere, come di molte altre discipline.
Savoir faire, aplomb, brioche, raglàn, al pari di agèe, dègagèe, dèlabrèe, galant, solo per citare i più ricorrenti e infiniti altri termini, appartengono al glossario "rato ed accettato", termini approdati sulle coste sicule appena prima dell'avvento (per altri) della rivoluzione francese, che qui in Sicilia si guardò bene dallo sbarcare per non essere derisa.
Il francese viene preferito all'inglese, ormai inflazionato e televisivo, ma anche per il suo antico uso quale lingua diplomatica. Infatti i nostri sono attraversati da un brivido alla schiena per aver come commensale un ambasciatore o una S.A.R.: i primi perché li riscatta da ogni sospetto di provincialismo, i secondi per ovvi motivi.
I vescovi sono altresì i benvenuti se in procinto di essere nominati cardinali, quindi principi del singolare reame elettivo che è la Chiesa, ma pur sempre principi. Istituzione questa che elargisce il fardello del quale i nostri si sono gravati, di essere Cavalieri o Gran Croce o Balì di ordini cavallereschi e monastici.
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LINGUAGGIO
Il dialetto scorreva con maggiore fluidità, ma per questo con maggior controllo, dato che lo esercitavano in libertà solo dialogando con i soprastanti delle campagne, mentre veniva centellinato sapientemente nei capannelli solo degli uomini al Circolo, finendo per far esplodere fragorose risate per motti e finali di storielle piccanti. Il dialetto siciliano tanto risultava virile in bocca agli uomini, quanto abominevole in bocca alle donne.
In questi casi tutto il tavolo dei commensali, col noto garbo, si impegna a non dar segno alcuno di piaggeria, convinto ciascuno come è che in fondo quel signore, insignito di recente di quel premio là, "come si chiama? ah sì Nobel" non merita maggior ossequio del titolo che da 300 anni illustra il suo casato. Un bell'esempio di schiena dritta.
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Quella che intrattenevano le dame e i cavalieri ai tempi del Cardinale Mazzarino o della Pompadour, si può sostenere non differisse molto da quella in uso nelle riunioni del Circolo ai nostri giorni.
La conversazione possiede molteplici registri, a seconda del tipo di contenuto: infatti essa presenta una "corda civile" per trasferire vacuità ed una "corda pazza" (direbbe qualcuno) per riferire di interessi aggrediti, accordi da stipulare, tutta la serie di fatti e circostanze che la vita degli alieni butta tra le gambe dei nostri che purtroppo sono così costretti a giocare obtorto collo.
Figuratevi oggi con i mezzi di comunicazione moderni.
L'etichetta impone loro, a tavola, un rigido cerimoniale che comporta che la conversazione si trasformi per gli uomini in una attività muscolare simile all'assistere ad un match di tennis, in quanto sono costretti, per buona creanza, a dialogare alternativamente con la dama di destra e quella di sinistra con uguale durata di tempo, anche se con contenuti diversificati. E come può essere altrimenti, se pensiamo che la dama a sinistra ha la licenza media, presa a "furor di suore" nella scuola apposita, mentre quella a destra è ordinario di filosofia morale alla Sorbona.
Non risulta chiaro se il Circolo sia succursale dell'Ordine dei Cavalieri di o viceversa ne costituisca la porta di accesso, il botteghino. Sta di fatto che, data la presenza di due Ordini presenti sulla piazza, pardòn sugli spalti di Gerusalemme, non è illegittimo rilevare come essi godano della profonda reciproca disistima. Questo sfaldamento delle schiere di difensori mette da secoli a repentaglio la tenuta delle piazzeforti in Terra Santa.
LA GRAND CONVERSATION
Tra le Altezze Reali sono compresi anche i Savoia e gli Aosta ad onta della riconoscenza che i nostri dovrebbero ai Borbone che alla maggior parte di loro concesse il titolo. Ma si sa la riconoscenza è merce rara anche da quelle parti.
Fortuna che alle cicliche serate al Circolo sono risparmiate le conferenze rotariane tipo quella sui postumi del glaucoma o sul commercio dei cammelli. Qui, invece il tempo viene, più proficuamente, impiegato nella citata partita di tennis.
Per questo Emmanuel Viollet Le Duc, viaggiatore in Sicilia nel 1840, se ne convinse al punto di scrivere nel suo Vojage en Sicile che "tutto quello che avviene a Parigi ha una immediata eco tra le montagne della Sicilia".
Essi insistono nel ritenere che il fare del bene sia una antica prerogativa dei titolati e che questi nel fare del bene, aggiungano l'ulteriore valore del proprio alto consenso. Restano comunque pronti, malgrado l'età e gli acciacchi alla difesa di Gerusalemme o San Giovanni d'Acri.
Accade spesso che al Circolo qualcuno inviti un conoscente o amico di riguardo, meglio se esponente di spicco del mondo esterno, nella cultura o nell'arte, o nella finanza etc...
Più che abitare le loro case avite, i nostri sono da queste abitati. Esse costituiscono il maggio cruccio per le loro cure e finanze e comportano un arretramento crescente dell'esborso per le ordinarie manutenzioni (le straordinarie sono cessate da un pezzo).
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Esse formano oggetto di frequenti e condivisi piagnistei con i consimili, quasi tutti afflitti da un medesimo dramma del possesso, con relazioni dettagliatissime sullo stato dei tetti, le conseguenti infiltrazioni di pioggia (definita dall'amico ingegnere che ha fatto l'ultima perizia come acque meteoriche. "a proposito Cornelia, il piatto d'argento…"), l'umido, le persiane che si sbriciolano, eccetera.
CASE
RICEVIMENTI
In queste magioni, un tempo si svolgevano fastose e oggi misurate occasioni mangerecce, sempre comunque attorno ad un buffet irraggiungibile dai galanti signori ospiti, per l'assedio esercitato da uno schieramento compatto di azzimate signore con piattino già stracolmo e aria di chi non intende né accontentarsi, né arrendersi. Esse si dispongono a testuggine a difesa del vassoio del dentice spinato, il cui responsabile del servizio è stato abbondantemente istruito, dalla padrona di casa, sul rapporto pesce/patate da servire nei piattini imploranti degli ospiti che hanno eroicamente superato lo sbarramento. "Con quello che costa!".
Queste relazioni però travalicano lo stretto ambito tecnico per riversarsi in una condizione mitica, atteggiamento tanto frequente per i siciliani. L'aspetto mitico si inserisce nella descrizione dei metri quadri, espandendoli almeno del 50%; nella conseguente superficie delle tegole ("tegumento" per l'ingegnere che aspetta ancora il piatto d'argento) e, rullo di tamburi, nella datazione dell'epoca di costruzione, retrodatata di qualche secolo, così per sicurezza.
Le case, si diceva, le antiche ville o masserie, vengono abitate solamente nei quartini sottotetto, un giorno destinato alla servitù, provvidenzialmente dotati di riscaldamento fin dagli anni 50 e riappropriati al rango di residenza, mai prima vantato, grazie al buon gusto della padrona di casa che ha distribuito mobili e ninnoli provenienti dal piano nobile sottostante , facendo tinteggiare le pareti con colori pastello.Intanto ai piani inferiori, le regali enfilade dei saloni, denominati ciascuno per il colore delle tappezzerie, più che stropicciate, conoscono solamente, una o due volte l'anno, esseri deambulanti con flùtes in mano, posti all'inseguimento di camerieri (assoldati tra i banconsti del bar sotto casa, dall'aria truce) con vassoi di frittini, accuratamente contati. Così i padroni assistono all'annichilazione progressiva delle loro case. Esse costituiscono la "roba" più dello stesso titolo nobiliare e delle campagne. Questo stato si protrae fino a quando i figli o nipoti, ormai da anni milanesi o londinesi, si convinceranno a vendere il palazzo. Questo sarà destinato ai matrimoni del generone che, aggirandosi fra i saloni non potrà nemmeno immaginare che vi si svolgesse una vita, una vera vita. Non sapranno mai delle abitudini che avevano imposto di realizzare una porta nascosta, di aprire una finestra sullo scalone, di cosa avveniva nelle soffitte. Così delle case sopravviverà solo il simulacro edilizio, non l'anima.
CIARACASE
Spesso questa condizione comporta il fatto che i nostri preferiscono passare i mesi della canicola lontani dalle loro inabitabili magioni, preferendo essere invitati a casa di amici e conoscenti con residenze al mare dotate di ogni comfort, alle isole Eolie o simili paradisi.
Si viene così a costituire la sottospecie dei "Ciaracase", termine nel quale "ciarare" sta per "odorare", ma ancor più esattamente per "saggiare": provare con un senso dell'olfatto metafisico e garbato, le case offerte loro con grande ospitalità, percorrere, queste case, con lo sguardo acuto e penetrante, rilevandone dati metrici e qualitativi al fine di comporre un personale schedario cui attingere per la prossima campagna di occupazione consenziente.
COLAZIONI Vs PRANZI
Case, casene, palazzi, ville, queste dai giardini ridotti in superficie dalle lusinghe dei costruttori degli anni '50 o '60, fino al punto di sembrare come Vienna, una città fin troppo grande per un impero scomparso. E ancora bagli nei feudi, con relativi dissesti, sono tutti lasciti di generazioni antiche dalle possibilità economiche imparagonabili con quelle degli attuali discendenti. Tuttavia conforta il fatto che costoro, ossessionati da questo possesso e coscienti dei valori immateriali di memoria e affetti, si sentano condannati a resistere nel possesso di ciò che non potrebbero più permettersi.
Sta di fatto che in Sicilia chi vanta un titolo nobiliare, vanta ancora dei privilegi. Non certo paragonabili allo jus primae noctis o similari, ma almeno quello di essere invitato a pranzo (pardon colazione) e cena (ma si dice pranzo, poi vi spiegherò) da quanti stanno fuori dal recinto. E' noto che i nostri si alimentino a mezzo di Colazioni, godendo della sorpresa ingenerata dall'uso del termine, erroneamente inteso dagli alieni, che insistono nel ritenerle occasioni per caffelatte e Cosìbrioches.avviene anche per il pranzo che i nostri consumano intorno alle 20, con un ritardo quindi di 7 ore rispetto alle abitudini dei più. Tale terminologia, che si bea nell'essere opposta al "id quod plerumque accidit" e che sembra fatta apposta per confondere le idee, là dove non lo stomaco, deriva dalle abitudini degli antenati, notoriamente nullafacenti che alzandosi dal letto alle ore 12 circa, ben gradivano la colazione intorno a quell'ora, mentre il pasto principale avveniva alle 20, essendo il lasso di tempo tra i due pasti impiegato in lepide facezie come descritte dal Parini. Più complesso è l'uso del termine" Pranzo", per il quale bisogna incomodare il cerimoniale della
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Intanto una schiera di nuove signore tenta di rompere l'accerchiamento, spingendo, che neanche a rugby
Infatti uno spiccato olfatto, e specifico, consente ai nostri di sapere con certezza di quanto prolungare il salvifico soggiorno nelle ville di notai, banchieri, industriali, una ricca platea di borghesi sopraffatti dall'allure della nobiltà e onorati a prolungare di altri otto o dieci giorni il soggiorno di cotanti ospiti.
Intanto il consorte titolato intrattiene il padrone di casa, quasi a volerlo distrarre come se volesse effettuare un furto con destrezza, relazionando di fatti, persone ed esperienze del tutto estranee al mondo dell'anfitrione.
Tutte e tre le tipologie, tuttavia, sono occasioni per applicare le rocambolesche prestidigitazioni delle posate che, si sa, non devono mai toccare la tovaglia una volta prese per l'utilizzo apposito. Per i nostri, esse rappresentano un semaforo per i camerieri che, al Circolo conoscono la regola del servire, del mettere e del levare, mentre impongono un tiro alla fune col piatto tra un commensale e l'oste quando uno dei nostri applica la nota formula anche in pizzeria.
Si avverte che la teoria non si applica a prestazioni rese da geometri, ragionieri e altri consimili diplomati di bassa corte che, invece, non facenti parte del Circolo non apprezzerebbero il baratto, reclamando, a volte con modi decisi, il pagamento in denaro della prestazione. Nei casi di cui ci occupiamo, a conclusione della prestazione, il richiedente si affretta a far recapitare al
In codeste occasioni di ospitalità è d'uopo che madame remuneri colei che la ha invitata con numerosi "delizioso "e "carinissimo" rivolti alla casa o alla mise en place, mentre la padrona di casa, trionfalmente entra nella sala da pranzo preceduta da un attacco a quattro di filippine con le code dei capelli lucide e ondeggianti come quelle dei frisoni, portando a tavola un numero onestamente esagerato (e questo è imperdonabile) di gelatine.
Ovvero, più raramente, che debba aver chiamato un tecnico per certi lavori in cui è specializzata la ditta di un conoscente, anche lui del Circolo.
Questi, dopo aver dovuto mestamente ammettere di non conoscere alcuno dei personaggi richiamati dai racconti mirabolanti e spiritosissimi del barone, per non apparire completamente estraneo a quel mondo e a quell'entourage, infine esplode in un "Sì, certo, che lo conosco" al dodicesimo cognome citato. Un groppo però gli stringe la gola quando l'altro lo riprende comunicandogli che quello era morto nella prima guerra mondiale. Cala un gelo siberiano sulla serata.
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TEORIA GENERALE DEL PIATTO D'ARGENTO
Si è nominato il piatto d'argento. Bisogna dire che questo disco del nobile metallo, variabile per diametro, spessore e peso, lungi dall'essere solamente l'ennesimo orpello di ogni casa, da tempo si è trasformato in un bene sul quale fondare una specifica forma di baratto. Si viene ad instaurare un rapporto non lineare tra una prestazione di servizi, erogata a questo o a quello dei nostri, da parte di un amico o conoscente e il corrispondente valore venale del piatto d'argento: pudico quanto tombale tantundem, erogato dal beneficiario di quella prestazione, al posto del vile denaro il cui corso legale potrebbe oltraggiare l'amico, il conoscente. Infatti, accade sempre che la famiglia del conte o del barone si debba rivolgere ad un avvocato ovvero ad un ingegnere, ovvero ancora ad un notaio per una faccenda di rilevante peso che deve essere affrontata con specifica competenza.
Corona, per attribuire correttamente l'ora e l'occasione in cui utilizzare questo termine desueto e perentorio. Per non dire della cena.
Si viene così a perfezionare la specifica forma di baratto che gli studiosi di economia classificano come "forma asimmetrica o scompensata" stante la enorme differenza di valore tra la prestazione erogata e il regalo consegnato.
E mentre la datrice mette l'anima in pace che anche per questa volta il regalo da 200 euro ha esaudito la probabile richiesta di un onorario di 12.000, all'altro capo del doppino telefonico, una signora già si consola, almanaccando su chi potrà essere il destinatario del dono ricevuto in cambio del progetto di ristrutturazione per la casa al mare, redatto dal marito capace ingegnere. Questo infatti costituisce il secondo fondamentale aspetto della teoria di cui in trattazione: la perpetuazione del piatto d'argento, nel tempo e nello spazio, che fa sì che, pur avvolto in carte intestate a differenti rinomati gioiellieri in differenti città, pur costituendo tantundem corrispettivo per prestazioni del tutto diverse, lui, immarcescibile e rilucidabile, mantiene il suo aspetto da faccia tosta, seppure argentea. Nel giro vorticoso e never ending della sequenza lavoro-piatto-telefonata-carta stirata-nuovo recapito, ad ogni passaggio il valore del piatto si eleva, si moltiplica, si ingigantisce. Ecco perché, credo, questo, ad ogni passaggio copre una quota risibile del debito in gioco. La certezza che il suo giro perenne non si interromperà mai costituisce il fondamento del suo intrinseco valore. Ben maggiore di quanto fu pagato al suo primo affacciarsi al mondo incantato della catena di "Carissimi non dovevate".
DOVERI
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Pare di sentirlo il marito che raccomanda alla moglie di non dimenticare l'indomani mattina di recarsi al negozio, rigorosamente all'ingrosso, degli argenti. Levatasi l'alba immaginiamo quella attendere che venga aperta la saracinesca del negozio, quindi aggirarsi tra scaffali di argenti opachi. Tentata dalle lusinghe del Christofle, soppesare, paragonare diametro e peso, quindi con decisione fare la scelta e, all'atto del pagare, estrarre dalla borsetta il foglio di carta intestata della più nota gioielleria con cui era avvolto l'ultimo piatto d'argento, recapitato al marito in cambio della cessione di quintali di biada per il cavallo della figlia o della operazione alle adenoidi. Sublime gratuità del dono. Strada facendo alla nostra baronessa si insinueranno nella mente una serie di dubbi amletici del tipo "Lo capiranno? 200 grammi, sarà sufficiente?" O addirittura "si offenderanno?" e altri angosciosi dubbi che la particolare forma di baratto di solito fa insorgere tra i contraenti. Seguono dalla controparte telefonata di ringraziamento a denti stretti con i consueti" Non dovevi, siete stati carinissimi", "Ma figurati è solo un pensiero" (Appunto bofonchia tra sé e sé la moglie dell'avvocato illustre).
A proposito di gelo, non di quello di melone, detto mellone, che poi è anguria o cocomero, siate sicuri che questo calerà nel salotto del Circolo come una spessa nebbia, nello stesso istante in cui non sarete "divertenti".
professionista compulsato, con biglietto da visita di Pineider impresso da palle e corone, un piatto d'argento. In questi casi, ma sarebbe bene dire sempre, l'abilità consiste nella celerità della consegna prima che il professionista invii la sua parcella, generosamente decurtata di una significativa percentuale a causa dell'antica conoscenza.
Oportet essere divertenti come se si indossasse ancora il giustacuori e la parrucca incipriata o il neo finto e, le signore, la gonna con la crinolina.
Avviene loro spesso di essere invitati ad una "colazione" nella tenuta di un consimile, detta Scacciapidocchi o Gianporcaro o Scannavacche.
Converrete che tali toponimi contrastano come suono e contenuto con la suadente voce della baronessa che al telefono diffondeva gli inviti ai consimili.
Nessun problema. I nostri sono detentori di un personale Tom Tom che data fin da 1840 o giù di lì, che consentirà loro di raggiungere la meta "come Nofrio in carrozza" (inutilmente cerchereste una nota esplicativa su chi fosse Nofrio).
Il programma del personale Tom Tom prevede l'abbinamento di ogni, o quasi, comune della provincia di appartenenza ad un predicato, ad una famiglia di consimili. Si costruisce così una mappa mentale di corrispondenze che condurranno a felice esito i nostri alla loro agognata meta. Quindi: a Polizzi abbiamo i Pollastrimi, a Cerda i Druganotti ad Alcamo i Firrioni, eccetera. Ognuno di questi fornirebbe esauriente assistenza ai viaggiatori. Per alcuni comuni, soprattutto
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"Venite a trovarci allo Scannaporci, sarà per me un vero piacere!"
Avviene ancora che per chi dovesse la prima volta recarsi in quei luoghi possa apparire complicato imboccare la stradella sfossata che conduce al baglio agognato. Anzi, a misura che la meta è più vicina, il groviglio di stradicciole e trazzeroni si infittisce, rendendo impossibile essere puntuali all'ora di pranzo, pardon di colazione.
Essere divertenti è per loro sacro dovere. Morte alla noia, al peso, ai toni saccenti, ad ogni discorso che potrebbe evidenziare profonde frane nella comprensione del testo.
Leggerezza in primo luogo, quindi, riferire tutti i fenomeni del mondo al proprio ristretto mondo, per governarlo con scienza certa e braccio deciso.
Espungere dal proprio eloquio molte delle forme dubitative che possono aprire crepe e destabilizzare l'eterna immobilità cui essi aspirano al pari delle loro case, sempre superstiti a se stesse, ancora in piedi malgrado tutto. Inoltre però essere sempre aggiornati sui fatti degli altri, in modo da conoscere le perfette coordinate di tutti e di ciascuno, per collocarvi gli avvenimenti altrui che non dovrebbero riguardarli. Nascite, morti ma soprattutto divorzi e convivenze, difficolta economiche, viaggi, catene di affetti tese e strappate, cause tra familiari e similari. Tutto ciò, saggiamente disposto come un programma di concerto bandistico, va serbato per riproporlo, rielaborato dallo spirito, come ruminato dall'ironia, tra i crocicchi dei consimili alla prossima occasione, ma senza il sensazionalismo proprio del pettegolezzo, considerato cosa bassa. Mi si dirà che anche questa incombenza, dell'essere sempre divertenti, divertiti e lepidi, costituisce un peso da sopportare, un dovere indefettibile.
Ma chi aveva mai detto che l'essere nel giro buono fosse solo rose e fiori?
Infatti questo è il sommo ufficio che coinvolge i nostri nelle occasioni di incontri e costituisce la merce più ricercata da condividere, stante la carenza nel buffet.
TOPOGRAFICHE CERTEZZE
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In primo luogo bisogna dire che non furono solo le lusinghe dei costruttori carrettieri e mafiosi a convincere con le buone, in attesa delle cattive, a cedere in permuta le antiche magioni, quanto una aspirazione insopprimibile al possesso di:
" garage;
A questi interventi si legarono necessariamente una complessiva transumanza di mobili, quadri, suppellettili dalla casa avita al 12° piano del palazzone, a volte in strade dal nome immondo (Via del bassotto, via del barboncino, per esempio. Giuro)
Nessunoetc.pensi che il così detto "sacco edilizio" di Palermo non fosse solo oggetto di una forma di pressione generalizzata dalla imprenditoria edile mafiosa, esso fu anche generato da una connivenza dei proprietari che, con permute immobiliari al 30%, vollero barattare arte e memoria con le comodità degli standard moderni.
Ancora una volta, quindi, il desiderio come motore del mondo.
Questi oggetti furono costretti a sciogliere una convivenza protrattasi per secoli e instaurare nuove relazioni con sconosciuti: il primo a scomparire fu il lampadario con i brindoli, per il soffitto troppo basso, quindi la specchiera Luigi XXVI per lo stesso morivo, tutto il coordinato della cucina economica, a carbone, il contenuto della legnaia e così via.
" tutti i servizi d'argento, che ora apparivano ridondanti;
" antenna televisiva centralizzata per vedere il film per intero, finalmente;
Un ragionato elenco di ciò che non può mancare nelle case, oggi appartamenti, dei nostri, consente di comprendere meglio il transito avvenuto dalla villa liberty o dal palazzo settecentesco al comodo rez du chaussée o attico moderni.
" ascensore ingravescente aetate;
" etc.
Rimasero a servire, con nuove convivenze a volte forzate: " più coppie di cassettoni siciliani;
" autoclave condominiale. E basta con le bagnarole riempite d'acqua di notte;
E per sdebitarsi dell'aiuto ricevuto: piattino d'argento?
quelli appartenenti fin dal medioevo alla corona e quindi privi di nobiltà locale, ci si potrà appoggiare a famiglie borghesi. Pazienza, tant'è.
MUST
" pavimenti stabili contro solai avvallati per i quali da decenni si sarebbe dovuto fare qualcosa;
" serrande tapparelle al posto di persiane sfarinate;
Così il viaggio si trasforma in un elegante ballo che si snoda tra colline e vallate, rigorosamente riarse, con la certezza che in caso di un guasto ogni 10 chilometri ci sarà un pari da chiamare in aiuto. E gratis. Inoltre, e non guasterà l'incidente o il contrattempo formerà oggetto di sapidi resoconti al Circolo, in mancanza d'altro.
" citofono, in sostituzione del paniere utilizzato da Maricchia la cuoca;
" riscaldamento centralizzato e così la finiamo con la stufetta a bombola solo per il nonno;
" tre quadri di Mirabella padre;
A furia di rivedersi ogni giorno che Dio manda con le stesse persone, accade che uomini si incontrino con donne. Questo porta alla conseguenza, la carne è notoriamente debole, che si accendano fuochi più meno fatui, di passione tra soggetti altrimenti impegnati in legami stabili, che si concedono un giro di valzer con altri simili.
" foto, ritratti cuscini;
" quadri del '600 oscuri perfino sotto i neon;
" sedie per cucina, tutto quanto per la cucina era scadente e tarlato, perfino il crocifisso, donde l'espressione "crocifisso di cucina";
Da questi presumibilmente è estraneo l'innamoramento, come attitudine umana che l'Avvocato Agnelli, archistar, in un empito di sublime snobismo, ebbe a stigmatizzare dicendo che "le cameriere si innamorano".
" vario vasellame impero sbeccato e rincollato con collanti gialli orribili;
Ma basta con le tristezze, torniamo alla richiesta leggerezza.
SESSO E SURROGATI
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Anche questo uno stigma di appartenenza. Della serie prima o poi doveva capitare.
" abolite le sputacchiere che spuntavano nel corso dello svuotamento delle soffitte, così un numero sterminato di pappagalli vitrei e boulle;
Invece si spande per l'aere tranquillo dei saloni del Circolo un surrogato, apparentemente ardito,
Sono flirt che possono durare anni o mesi, dei quali tutti i soci sono perfettamente al corrente, che non comportano, come avverrebbe nel popolino, drammi della gelosia o simili stranezze, ma che sono più che sopportati, scientemente tollerati, dal partner tradito, parola grossa, come pegno per la prolungata convivenza tra i soci.
Tal quale i topi, che costretti in spazi angusti finiscono per mordersi, così i nostri maschi, appicciati da un fuoco di passione, o quasi, nel salone de Circolo, finiranno col corteggiare una dama, ricevendone assenso con atteggiamenti che sarà agevole per tutti notare.
Un mondo di secoli di accumulo barattato per le comodità moderne.
" biblioteche poco alimentate da nuovi accessi, fermi al 1925;
Questo esteso e tenero tesoro di ricordi familiari, di cose materiali e immateriali, conteneva anche zii e nonni, padri gesuiti, automobili, mappe di poderi perduti, gabanelle da chauffeurs, stivali, frustini, sci di legno, cani ,pagliette, capanne di Mondello, mazzi di cambiali, ritratti dei sovrani con dedica, pezzi di ricambio della 509 fiat, chiave con scritto Santa Maria di Gesù, bauli da ufficiali, elmi coloniali, balsami per capelli, lumi a gas, petromax, tamburi di rivoltelle, cappelliere con illustrazioni di hotel di Firenze e Parigi, divise di camerieri, colli di astracan e di volpe con l'occhio vitro vivo, e via dicendo, insomma un elenco incongruo di brani di vita che erano corrispondenti a brani di una storia minore e tuttavia vera e importante proprio per questo. Lo aveva vaticinato Borges quando, esaurito un simile elenco diceva: "Vivranno oltre il nostro oblio, non sapranno mai che ce ne siamo andati."
in realtà del tutto innocuo dell'amore e dell'innamoramento, costituito dalle formule osé proferite come dimostrazione di macismo e promessa di potenza nell'ars-amatoria, fatta di baci, toccamenti, autorizzati dalle signore in presenza dei consorti, battute quasi comiche a sfondo sessuale, recitando con affettazione ruoli da amatore impenitente.
L'autore di questo studio si limita ad osservare i caratteri emergenti di una specie, posta una lente di ingrandimento alla giusta distanza dai soggetti infilzati da spilli. Chi scrive non coltiva alcun pregiudizio nei lori confronti poiché è opportuno dire che essi sono, per molti versi, simili alla gente comune. E comuni infatti essi sono: non più belli, né più ricchi, né più colti del resto dell'umanità che li cinge d'assedio nel loro Circolo. Quindi sarebbe ingeneroso applicare a codesta tribù parametri solo negativi.
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Essi tendono a rappresentare tutte le gamme possibili dell'essere e dell'avere all'interno del Quesgruppo.tocomporta l'adozione dell'iperbole "ad onta del vero", per cui si dirà: "Lui è il più grande avvocato; l'altro i più sottile critico; l'altro ancora il più grande proprietario terriero" e così via fino a decretare il migliore ristorante, il migliore negozio, il migliore tragitto stradale.
Un catalogo che a saperlo ben leggere indica più il timore di sentirsi dire "sì" dall'oggetto del desiderio che un sincero e sfarzoso esibire la sfacciataggine di un vero tombeur E di questo, ridotto all'osso, è primo rappresentante il baciamano, che è pur sempre una avance, un atto prodromico ad altri baci, che purtroppo spesso difettano.
Fra di essi vi sono ottimi esponenti dei mondi delle lettere delle scienze, delle arti, dell'impresa, di tutte le professioni borghesi, con la sola eccezione del commercio al minuto, che viene lasciato ai Anchebottegai.iborghesi appartengono ad un genere ben riconoscibile o a più generi, ma non ne sono coscienti, né hanno elaborato potenti ed infallibili segni di riconoscimento e soprattutto il loro recinto è aperto a nuovi apporti in entrata e in uscita. Lo specifico ascensore sociale che essi frequentano, infatti, è costantemente in funzione e registra il presente come contesto del suo andirivieni. Mentre per i nostri l'attualità vale molto meno del passato e, per conseguenza, l'ascensore resta immobile, bloccato, e il passato diviene il campo ove agisce l'autocelebrazione e l'appartenenza. Ogni tentativo di saltare a bordo di questa nave ferma, oltre che tardivo, appare ridicolo e goffo a misura che statuisce la irripetibilità di un passato nel quale l'aspirante o c'era o non c'era: tertium non datur
Il baciamano, al pari dell'anello chevalier è uno stigma ineliminabile. Atto di per sé vagamente erotico e riservato a chi può capirlo e quindi diventa una firma di appartenenza. I borghesi lo copiano, ma non sanno che è riservato alle donne sposate e così, poco ci manca, che lo fanno anche alle bambine di 6 anni e con bacio per giunta.
ALTRI SEGNI
Questo comporta per i nostri l'obbligo a convenire anche sulle menzogne per sugellare l'unità inscalfibile del gruppo.
ASCENSORE
L'accesso avviene tramite il decrepito ascensore, oliato da una somma oggettivamente esosa, anche in considerazione del fatto che al nuovo adepto non sarà concesso entrare all'interno della cabina rivestita di radica e ebano violetto, bensì collocandolo sul tetto della stessa, come avviene per i radi manutentori, che, si sa, usano l'impianto in condizioni ancillari.
C'è inoltre una specifica modalità di navigazione tra i nostri.
Ora si può sostenere che è parzialmente vero che queste eccellenze sono in parte a volte presenti all'interno del recinto, ma è nella generalizzazione il limite della credibilità, giustificata solo dal fatto di interrompere così ogni tentativo da parte degli assedianti, di intavolare un proficuo confronto, interrotto invece sul nascere.
Non quella soventemente praticata veleggiando su legni altrui dal Circolo alle isole Eolie, quanto quella, ben più esposta ai marosi delle figuracce, nell'arcipelago dei cognomi e dei predicati, quando non tra i nomi delle famiglie e dei singoli soggetti.
A fronte di un benvenuto memore della somma elargita, il nuovo socio sarà fatto oggetto di ogni supponenza da parte dei vecchi soci, al punto che a mezza bocca egli verrà classificato come appartenente al gruppo dei "figli di Nettuno", o indicati come "Quelli della mareggiata", avendo destinato la somma del suo accesso per il rifacimento del moletto a mare o altri lavori costosi al
ORIENTAMENTO
Ancora, il tempo svolge un proficuo lavoro e offre garanzie inattaccabili per l'identificazione del soggetto e la conseguente accettazione dello stesso all'interno del recinto.
Il rilevamento su di un soggetto o una rotta che coinvolge un intero casato, si basa su appositi interrogatori che possono partire dalla individuazione di avi parteni e materni via via affinati andando a ritroso nelle generazioni. Ottenuta la mappa il soggetto viene inchiodato, e per sempre, nella sua casella grazie alle relazioni scoperte tra" li maggior suoi".
L'ascensore all'interno del recinto esiste pure, di tipo primordiale e raramente attivato e, quasi sempre, per motivi di protezione civile degli adepti. Questo viene messo in moto per aprire il Circolo a nuovi accessi, da lustri interrotti, saggiamente suggeriti se, a causa di marosi, le strutture del Circolo impongono urgenti lavori di ripristino, ovvero per sostenere le spese di traslochi della sede cittadina.
In questi casi, con oculatezza, verrà concesso a qualche borghese che sbava da decenni, ma selezionato tra i più facoltosi, di entrare a far parte dell'empireo, purché non si monti la testa.
53CULTURA
Come quando si va per mare, è quindi opportuno un portolano che assicuri una serena navigazione, un punto nave affidabile.
I complimenti iperbolici rafforzano l'unità del gruppo, cosicché quanti sono oggetto di così lusinghieri attributi, ricevuti con una flûte di champagne tra le mani, rispondono, ricambiando, e si allontanano temendo che il prosieguo della conversazione possa far scoprire le carte e generare nell'uditorio solo delusione.
Quello di città, non quello marittimo, è considerato la loro casa comune. Il luogo identitario per eccellenza e, per così dire, livellatore, dal momento che vi è tra di essi chi abita un banale appartamento, chi una villa settecentesca, chi un villino in lottizzazione. Questa varietà tipologica non comporta alcun'apartheid e l'ecumenico Circolo si incarica di scaricare, come una messa a terra, le eventuali tensioni derivanti da differenze di potenziale edilizio. Esso è quasi un Rotary, ma con minori infingimenti rivolti alla beneficenza o alla cultura. In esso prevale l'elemento militare configurante un vallum irto di cavalli di frisia avverso ogni tentativo di invasione.
Si dice Circolo al singolare, ma in Italia a causa della sua storia politica del dopoguerra all'interno dello stesso circolo "fere selvagge e mansuete gregge si annidan", cioè sostenitori di due famiglie reali contrapposte. L'adesione a l'una o all'altra delle due disponibili, tuttavia, non genera manifestazioni esteriori nel tratto, comunque gentile, dei rapporti interpersonali tra gli aderenti alle due fazioni.
Maledetto il Gattopardo: un libro che ha il demerito di aver catafratto per l'eternità i caratteri salienti dei nostri, i loro tic e comportamenti, ingabbiandoli in un regime che attraversa, nel profondo, libro e film.
IL CIRCOLO
La tenzone tra la furbizia degli alieni e la disinteressata ingenuità, vissuta come l'ultimo lusso dei signori, si è da tempo risolta in una persistente perdita economica per questi, subita con la schiena dritta e senza troppi lamenti, per quanto cospicuo e, a volte totale, fosse il danno.
54 CULTURA
I coscritti, seppur coscienti di essere appena tollerati, stanno al gioco come possono con qualche gaffe, ma in generale tranquilli perché sicuri che il manto della Vergine sotto il quale si sono protetti, chiamata nobiltà, sarà comunque per loro salvifico.
Circolo. Questa possibilità di essere scalato da pretendenti differenzia fortemente il circolo a mare da quello in città che rimane comunque inespugnabile. Il Circolo a mare, che comunque non è una succursale dell'altro, ammette nuovi accessi a soci assoggettati ad adeguati donativi, la cui motivazione infine consiste nell'azione negativa della salsedine marina, assente dal Circolo di città.
FAMIGLIE REALI E GATTOPARDATE
Rimane somma iniuria il definire il contendente semmai come "non divertente". Questo è il massimo della pena.
Da questi essi non introiettano l'aspetto politico consistente nel radicato trasformismo, o il senso della morte di Don Fabrizio, quanto il culmine di decadenza rappresentato dal gran ballo al palazzo o il viaggio polveroso verso la residenza di campagna. Una decadenza connaturata con lo stesso rigore morale che non è infrequente tra i rappresentanti della classe dei nostri.
I più rappresentativi dei quali considererebbero di pessimo gusto ogni astuzia che caratterizza gli eterni Sedara, essendo la furbizia appannaggio del ceto basso.
Soccorre e rafforza la specifica mitologia l'aver un componente di quel casato subìto un sequestro a scopo di estorsione, tanto che l'entità del riscatto, ingigantita ad arte, può contribuire a mitizzare le possibilità economiche del casato sempre in tempi non attuali però.
Il denaro per i nostri diviene occasione di particolari dissimulazioni a misura che lo si possieda o meno. Infatti chi ne è ben fornito baderà bene a non farlo intendere agli altri, secondo il presupposto che è fin troppo evidente che gli appartenenti alla congrega ne siano forniti. Questo comporta comunque un livello di vita comunque al di sotto delle possibilità, e ciò mentre un tempo era un atteggiamento che si sperava efficace per sviare l'attenzione delle bande di sequestratori, oggi si impone per motivi di stile, per non apparire calciatori fidanzati con veline.
55CULTURA
Ma anche qui il tempo opera miracoli, effettuando un favorevole cambio degli Euri in sonanti Tarì, dato che sulla vigente divisa non c'è molto da contare.
Vale comunque il dictat del buon gusto che vieta di parlare di soldi, dando per scontato che ciascuno conosce, più della Guardia di Finanza, il modello Unico dell'interlocutore.
Esso dispensa una identità rimarchevole, ai singoli soggetti, più in ragione di quanto se ne possedette in passato, che per quanto è disponibile al presente. Secolari continui emungimenti, per usi non produttivi, del poco liquido ricavato dalle molte proprietà, hanno logorato i forzieri.
DENARO
Per quanti invece ne sono quasi privi, vige il principio opposto: dissimulare la scarsità con adeguate manifestazioni di sovrabbondanza, anche a costo di debordare nell'esibizionismo, atteggiamento questo particolarmente avvertibile con le automobili, oggetto ben ostensibile e certamente ubiquo, che ben si presta a trasformarsi in un "bene civetta".
Avviene così che mentre il tal ricchissimo marchese deambula con una giardinetta, ben dopo l'anno di immatricolazione, il suo sodale scorrazza su di una lucente Jaguar, che neanche Niarcos. Va considerato che mentre per il primo l'universale scienza delle sue cospicue possibilità economiche, addirittura enfatizzate e comunque tutte provenienti da rendite parassitarie,
Il loro rapporto col denaro è specifico e singolare.
Rasenta il teneramente patetico, in senso positivo, l'essere il Circolo adornato da suppellettili e ninnoli provenienti dalle case dei soci che con tali donativi, però chiaramente denunciati con targhetta attestante la loro provenienza, denunciano quanto sia bene che la destra sappia bene cosa fa la Immaginarsinistra.equanto oculata sia stata la scelta della statuetta di Capodimonte o dell'albarello (ma sarà autentico?) da donare al circolo, quanto sofferta la cerimonia della donazione con il clima di un nuovo piano Marshall solidale ma autocosciente del sacrificio, lenito dal fatto che la zia Adelina diceva sempre che quelle statuette in fondo erano state comprate a Spaccanapoli nel viaggio di nozze del nonno.
La faccenda della penuria di denaro è nota tra gli adepti e genera altrettanti infingimenti di opulenza connessi alla oggettiva rarità di alcuni beni improduttivi superstiti (il meraviglioso monetiere, gli splendidi arazzi, la quadreria eccezionale i rinomati gioielli).
trasforma in eccentricità il servirsi di una carretta, per il secondo l'auto appariscente serve da schermo per dissimulare la traballante condizione finanziaria. Questo può voler significare una caratteristica, "l'ennesima?" sospirerà il nostro esausto lettore, che consiste in una voluta ingenuità che relega al volgo ogni applicazione del buon senso sulla vita reale. Per questa, allorquando si materializzò la famosa Jaguar, questa fu oggetto di entusiastici commenti che si concludevano, nella mente di ciascuno, col pensiero che certo a quel signore non mancavano i soldi, mentre sarebbe stato più corretto pensare "Ecco dove sono finiti gli ultimi".
VIAGGI
A conclusione del viaggio a Mosca, al primo incontro al Circolo, si darà ampia relazione dell'avventura sottolineando che non c'era "niente da mangiare e niente da comprare", facendo strame dello sfarzo degli zar, che nemmeno Lenin. Del tutto inospitali verso usi e costumi altrui per loro il viaggiare è un mettere a costante confronto il loro mondo con quello delle altre genti "obbiettivamente inferiori, per carità".
In ogni caso ai resoconti di viaggio viene regolarmente abbinata l'espressione, utilizzata per sottolineare la personale vocazione alla comodità, rispondente al dire che si preferisce il grand hotel ove si è "serviti e riveriti"
In occasione di viaggi, meglio se in gruppo formato strettamente da soci del Circolo - tanta è la voglia di incontrare persone diverse ogni tanto - eccoli manifestare sconcerto per ogni manifestazione che mette a repentaglio il loro primato. Essi viaggiano per confermare a sé stessi questo primato e sanno cogliere più facilmente la pochezza o la grandezza dei luoghi e delle opere che visitano non interrompendo l'intima convinzione che non ci sia nulla che meriti il viaggio, salvo le cose di casa propria. Soprattutto nei musei, si aggirano con aria indifferente e distratta, tutt'altro che in preda alla sindrome di Stendhal, dando occhiate sufficienti a un Rembrandt o a un Rubens, dal momento che si consolano nel possedere due acqueforti di un tal Cieco di Taormina ed un olio di Mirabella ("padre" urlano all'unisono le signore). I padiglioni contenenti i beni etnoantropologici, invece, li esaltano poiché consentono loro di rafforzare la considerazione di sé stessi che li invade."Di queste chiffonier la zia Maricchia ne aveva due, chissà che fine fecero" o ancora "queste zuppiere, quante ne abbiamo buttate ".
In occasione di matrimoni o compleanni di qualcuno degli adepti, presentandosi il problema del regalo, sarà la consorte di quello con la Jaguar a proporre, con sagacia e buon senso, di fare una colletta per fare un regalo di maggior pregio e utilità. Ella raccoglierà le quote tra le aderenti alla splendida idea, con la grazia di una fanciulla che insegue tremule farfalle (titolo di debito non ignoto e sovente praticato nei periodi più bui) per poi recarsi nel compiacente retrobottega di un argentiere che purtroppo non rilascia fatture né scontrini.
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EREDITA’
L'eredità costituisce l'alfa e l'omega di tutto, con intervalli di liti familiari.
I soci verranno subito a conoscenza dei motivi che esulano dalle differenti posizioni cristologiche o sulla questione omerica tra i contendenti. Naturalmente per essi vigerà l'obbligo di una strenua neutralità, solcata solo da una faglia cui corrisponde una lieve gradazione del sorriso, rivolto ai rappresentanti di questa o quella fazione, che ben però può far capire di chi prendano le parti.
Gli avvocati di famiglia vengono attivati ad ogni lettura di testamento.
Ogni casato, è noto, possiede uno stemma di famiglia.
Il tempo agisce il transito periodico della roba tra le generazioni. Il denaro, al contrario del tempo, tende scemando a sottrarsi al suo utile servizio; la roba, che è solo apparentemente costituita da beni materiali, ma che è indissolubilmente collegata alla identità del casato, al suo interno contiene vere categorie dell'essere: terreni, case, mobili, gioielli, titoli e risparmi (pochi).
Nulla è meno comprensibile della descrizione nei libri di araldica di uno stemma nobiliare, se non lo li vede contemporaneamente.
In essa si estrinsecano insieme: il tempo, il denaro, i beni e la roba. Tutti addendi di una somma finale che costituisce l'identità del casato, collocata poco prima della vanitas.
STEMMI E INSEGNE
È ovvio che uno stemma si carica di un fardello semantico eccessivo e ambizioso anche se, una volta decrittato può spiegare meglio la sua origine.
Per esempio: "figura di leone imbardato in quarto rosso con fascia diagonale sormontata da palmizi e turrita quanto basta, farcito da un numero variabile di palle" o altre simili descrizioni, ne sono testimoni.
Lo stesso protrarsi ultradecennale della lite comporta un appannarsi, appena visibile, della compattezza del gruppo che, giocoforza, finisce per dividersi in sostenitori di una o l'altra delle fazioni. Questo anima di una lieve increspatura la quiete stagnante della superficie del Circolo.
Forse si voleva dire che l'antenato venne sbranato da un leone mentre dormiva, o vegliava (è lo stesso) sotto una palma e gli venne fregata una sciarpa da un passante che abitava in città e era solito costruire pallottole. Ma anche: dalla città turrita durante l'assedio il fondatore del casato ricevette una camera d'aria e la palma del primato da un tal Leon duca d'Orlean che lo ringraziava per le arancine con carne o al burro inviategli in dono. Vallo a sapere! Altre volte la decrittazione è ancora più difficile. Che vorrà dire quello stemma che presenta un punto nero su uno sfondo bianco e nulla più? A quale malia metafisica si vuole far cenno? E quel vuoto intorno ad un punto: di quale vuoto è emblema? Ubbie tutte, non v'è chi non le veda che non troveranno risposta, men che meno dai rappresentanti di quel casato che aveva sempre pensato che quel punto nero fosse un emblema della malattia di pelle che li affliggeva da sempre, ma di cui tacevano.
57CULTURA
Essi, da lustri inattivi, se non che per questioni bagatellari per le quali un pur modesto onorario, sebbene gradito, sarebbe parso una piccineria chiedere - concordi i clienti - da anni in trepidante attesa, come avvoltoi appollaiati sulle gronde dello studio notarile, spesso ottengono dalla lite familiare il boccone più grosso.
Il prezzo per la loro sensalìa nel piazzare una filippina sarà pur sempre una telefonata che renderà loro soddisfazione e un certo potere da spendere alla prossima crisi ancillare. Perché tra i bisogni elementari dei nostri non si annoverano né le automobili sontuose, né le residenze estive, né le cospicue rendite trascorse, no, solo e sempre il non restare sguarniti di servizio. A questa legittima aspettativa essi rispondono con la tradizionale generosità destinando una cameretta di 2x1,5 ml, nell'appartamento che ora occupano, le cui misure sono tratte dall'ultimo resoconto delle Nazioni Unite sulle statistiche di accrescimento delle Filippine. Stanzette che spesso rimangono nubili di funzione. Ecco il febbrile ricorso all'amica di cui sopra che inizierà la ricerca. Lo spirito di corpo è un sentimento che accomuna i simili.
58 CULTURA
Sul versante della generosità vanno nominate le poche signore detentrici di un complesso percorso che, partendo da immondi scafisti libici, transita attraverso solidali padri gesuiti, si ramifica in portieri traffichini, per piazzare intere mandrie di filippine o mauriziane alle amiche e socie. Codeste dame sono ricercatissime e costituiscono una diramazione del Chicago Stock Exchange, non inferiori alla casa madre per ampiezza delle relazioni e consistenza delle merci.
Essi si sentono in costante attesa di una adunata che li raccolga provenienti dal centro, dalle periferie, dagli attici o dai quartini, dalle ville avite, alle villette moderne. Il suono di una tromba di Gerico figurata che li inviti all'adunata per nuove crociate, in compatta schiera, in una Valle di Josafath dove le dame potranno osservare con acuto spirito le fogge delle altre, mentre i signori si confronteranno per l'ultima volta, sulla enormità dei tetti della loro masseria che ora non sembreranno loro così estesi. Confidando in uno spirito di Dunkerque, soprattutto quelli privi di battello, sarebbero stati sicuri di poter saltare a bordo di quello di un sodale.
Si tramanda la gaffe di un civile che, recatosi a pranzo a casa di un parente nobile e avendo notato sul culmine della villa una bandiera a strisce bianche e azzurre, ebbe trionfalmente a esplodere con giovialità" anche voi tifosi della Lazio?". I padroni di casa che mai avevano preso in conto la possibilità di tanto fraintendimento, corsero ad ammainare il vessillo con i colori di famiglia, anche per paura degli hooligans romanisti.
I nostri provano invidia per i consimili.
Anzi, in questi casi, si prodigano a descrivere le dovizie di beni (non propri) quasi che fossero di loro proprietà. Ebbri di tanta abbondanza e paghi di saper apprezzare e denominare tali beni si accontentano di coltivare la illusione che i ricchi parvenu non saprebbero nemmeno dire consolle o albarello, broche o giardiniere, trumeau o chiffonnier, mentre loro sì, e ciò li rende satolli. Si faccia riferimento al caso dei Florio, la loro irraggiungibile ricchezza era essa stessa motivo di azzeramento di ogni sentimento di invidia, ma al contrario, occasione di consapevolezza del fatto che anche loro… nel loro piccolo… ma poi neanche tanto… e poi il bisnonno don Filippo…etc. etc.
ALTRI SENTIMENTI
Ma non osano scalare l'erto monte che genera rancore e avvelena la vita, se chi dovesse essere oggetto di tale nefasto sentimento è superiore a loro in maniera imparagonabile.
Con ilarità appena accennata, assistono all'affacciarsi di testoline che prima timidamente e poi con decisione, introducono nel dialogo il sospetto che forse anche il nonno o il cugino "era nobile". Il solo pronunciare questo aggettivo-sostantivo, considerato tabu, giustifica il rafforzare della palizzata che avevano già eretto a loro difesa dalle infiltrazioni esterne.
Essi si riuniscono più volte al mese sempre tra loro, ogni volta come se fosse la prima volta, di questa innocente commedia della esclusività che tanta presa ha sugli alieni.
59CULTURA
Non sarebbe questa breve ricerca, svolta con modi bonari, anche se apparentemente ipercritici, del tutto scientifica se non enumerasse anche i pregi della congrega cui or ora si sono descritti tic e Quesdifetti.tisono come pepite che si rinvengono scavando a fondo nei pavimenti del Circolo, come in una alluvione di sabbia grossa e pietre rotonde che il tempo, sempre lui, ha sedimentato.
Così tra questi riti e questi miti trascorrono gli anni dei nostri, che questo modesto e inadeguato studio ha voluto presentare.
Mi riferisco al fenomeno del linguaggio adottato dai nostri, al punto che non trovereste differenza alcuna tra una nobildonna siciliana ed una russa, tra un barone calabrese ed uno scandinavo. Questo tratto comune ha finito, nei secoli, per sugellare un carattere comune a queste comunità che aspirano a trasformarsi in un modello.
Fausto Provenzano
POSITIVIA TANTUM
Sempre disposti a gestire se stessi, il proprio linguaggio, con naturalezza e misura, in armonia con le regole non scritte che definiscono però un Esperanto del buon gusto, come si può riassumere nella lapidaria definizione che dette di questo fenomeno un mio caro amico: "Ma in fondo cos'è 'sta nobiltà? Qualche secolo in più d'educazione".
Essi quindi hanno acquistato, col tempo, una intoccabilità che ne garantisce la sopravvivenza, come specie umana primigenia cui l'altra metà della terra, la borghesia, aspira a somigliare. Perché il mondo è popolato da snob che non hanno compreso come mancando loro la componente tempo, il loro vino sarà sempre e per sempre novello e privo di quel sentore pungente e vivo dell'aceto di casa, buono per ravvivare una dama svenuta.
Tant'è che oggi i reali di ogni casa e nazione appaiono come esempi, tali sono ritratti dai tabloid e loro si perdona quasi tutto, persino abominevoli comportamenti, perché sporcare il modello comporterebbe perderlo per sempre. Trovereste paragonabili un omicidio maturato nel mondo dei bassifondi di Calcutta con uno verificatosi nella tenuta di un pari d'Inghilterra?
COMMIATO
A) Il Centrodestra conquista in Parlamento la maggioranza r.e.l.a.t.i.v.a. dei rappresentanti e quindi, almeno per salvare la forma costituzionale, il Presidente della Repubblica non potrà non dare l'incarico esplorativo per formare il nuovo governo ad uno dei tre leader della coalizione : Meloni, o Salvini, o Berlusconi (o chi per loro),
E' Infatti più che risaputo che i Presidenti della Repubblica, e certamente l'ultimo ed il penultimo, nonché Magistratura inquirente, Pubblica amministrazione, Giornaloni nazionali, reti televisive dominanti, Cultura VIP, Terzo settore, Europa (che sempre "ci chiede"), Stati Uniti d'America (che sempre "ci impongono") e cosiddetti "poteri forti" (qualunque cosa ciò possa mai significare) non propendono certamente - e qui sparo l'atomica dell'eufemismo(!) - verso"destra" e quindi, qualora dovesse mancare nei due rami del Parlamento anche un'inezia percentuale di voti per raggiungere la maggioranza assoluta ecco allora, e secondo me, i più prevedibili degli scenari conseguenti :
Una fotografia aleggia infatti tra i miei sbiaditi ricordi di una trentina di anni fa: Bossi e Berlusconi. Ricordate? Certamente quella fu una vittoria schiacciante in quanto anche imprevedibile, ma fu al contempo avvelenate da un "MA" grande, come suole dirsi, quanto una CASA : "Forza Italia" non raggiunse, infatti ed ahimè, il 50% +1 dei consensi nazionali (anzi molto meno) e dunque della relativa, necessaria rappresentanza parlamentare maggioritaria che le avrebbe permesso di governare da sola con la indimenticata, ed indimenticabile, conseguenza che Berlusconi dovette ricorrere al velenoso sostegno numerico dell'allora "strampalata" Lega di Unberto Bossi che ne minò le fondamenta portando il governo a prematura ed ingloriosa estinzione. Ciò premesso, ecco, secondo la mia modesta opinione, la conseguenza attualizzata (con l'aiuto della matematica) al prossimo 25 settembre: qualora il Centrodestra, presunto, acclamato "vincitore" della prossima consultazione elettorale non riuscisse a portare, da solo, in Parlamento almeno 201 deputati e 101 Senatori tutti quanti s.u.o.i., non ci sarebbe da gloriarsi di alcuna vittoria.
C'è tuttavia un'ineludibile questione di fondo : "cosa significa, nella nostra ineffabile repubblica di tipo parlamentare (ripeto p.a.r.l.a.m.e.n.t.a.r.e, ) vincere le elezioni?" Secondo il "wishful thinking" degli addetti ai lavori del predetto Centrodestra e relativi sostenitori, un bel risultato congiunto del, diciamo, 44/47 % su base nazionale a favore di detta coalizione significherebbe uno schiacciante ed inequivocabile trionfo. Ma ne siamo proprio sicuri ?
Caro Direttore, non ce la faccio proprio a stare zitto dopo il, diciamo, "combinato disposto" delle previste elezioni politiche del 25 settembre prossimo ed il lucido appello di Cristofaro Sola. Soprattutto laddove egli invita gli amici moderati e liberali a riflettere se "questa mano elettorale essi la vogliano veramente vincere oppure no". Considerazione sacrosanta la sua, a condizione però che i predetti moderati e liberali - appositamente muniti di manuali, di storia politica italiana e di elementi di matematica - riflettano seriamente su alcune costanti della nostra erratica vicenda politica nazionale e ne traggano le dovute conseguenze. Altrimenti non si andrà da nessuna parte. Il "combinato disposto" (è proprio il caso di ripeterlo) di Storia e Matematica forniscono infatti il seguente scenario nazionale : come è noto, la nuova Camera dei deputati sarà composta da 400 membri e il nuovo Senato della Repubblica da 200 e, fin qui, diciamo, tutto bene. Inoltre, la vulgata corrente ci dice che il Centrodestra (o meglio, la relativa coalizione) dovrebbe ampiamente vincere il confronto elettorale essendo esso, udite, udite, "forza maggioritaria nel Paese (!)". Ed anche, fino a qui, più o meno, ci potremmo ancora stare.
D) E qui scoppierà purtroppo il "dramma" dei liberali moderati a cui si rivolge l'amico Cristofaro Sola : come si
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B) I tre, essendo abbastanza accettati (seppur con vari distinguo) a destra, sono comunque odiatissimi - più per motivi culturali che effettivamente politici - a "sinistra" seppur condita questa da cespugli di evanescenti centristi, pronti peraltro ad ogni avventura che porti con se un qualche profumo di poltrona, C) Al Centrodestra, secondo una vecchia, abusata, ma efficace metafora, potrebbe comunque venire a mancare il classico "soldo per fare una Lira", cioè quella manciata di voti parlamentari per raggiungere la maggioranza assoluta e poter così implementare il loro programma elettorale senza defatiganti compromessi al ribasso. Il Presidente della Repubblica si accorgerebbe allora che è pur vero che la coalizione di Centrodestra ha vinto le elezioni, ma è altrettanto vero che .... il PD potrebbe essere risultato il primo partito in Parlamento e che dunque, se tanto mi da tanto : "perché non dare invece un incarico esplorativo ad Enrico Letta ?”
1) la collocazione nella imperitura "Hall of Fame" della Nazione oppure, 2) una ghigliottina politica, altrettanto irreversibile ed imperitura.
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Far si che l'accorato appello di Cristofaro Sola di "RIPRENDIAMOCI IL PAESE" non valga soltanto per i liberali e moderati della penisola, ma per tutti coloro che non ne possono più di governi calati da Presidenti, Magistrati, Amministratori, Giornaloni, Televisioni, Intellettuali di Regime, O.N.G. varie, Conferenza episcopale, Europa, Stati Uniti, e Poteri Forti "quanto basta" nel brodo di coltura PD tenuto dal "SISTEMA" sempre acceso a fiammella costante e che sognino invece di vincere questa mano elettorale per reimpossessarsi della gestione del proprio
sarebbe detto una volta "per un punto Martin perse la cappa" e sarà proprio per quel punto che il Centrodestra NON potrà formare il suo nuovo governo restando bloccato e costernato di fronte a due drammatiche alternative, una peggiore dell'altra: La prima: tornare all'opposizione lasciando, per causa di forza maggiore, il potere ancora in mano a quell'innaturale "insalate mista" fatta di PD e frutti di bosco centristi dal variegato sapore "all'essenza di Draghi" - ovvero, ed ancora peggio - la seconda: dover imbarcare nella propria compagine governativa di "destra" qualche disponibile "poltronista" di matrice pseudo centrista tendente a sinistra, attratto da visibilità e vantaggi di natura governativa, ma pronto alla peggiori giravolte tattiche in danno allo stesso Centrodestra dato che quest'ultimo, non dimentichiamolo, non è, ne mai potrà essere per lui, ne casa ne cosa. Una possibile, per quanto forse immaginifica, soluzione?
Antonino Provenzano
PUNTO DI VISTA
FPaese.arneticazioni?
Forse si, oppure no, ma soltanto ad un'unica ed imprescindibile condizione: che il Centrodestra sia pronto ad accollarsi tutto l'immane lavoro di rimettere in sesto il Paese (soprattutto nell'ambito delle riforme di struttura) entro l'arco di una sola legislatura senza pensare ne a sopravvivenze di vario genere, ne, men che meno, ad eventuali ri-elezioni. Per la destra di governo non dovrebbe poter esistere, alla fine della prossima legislatura, che un'unica e sola destinazione tra:
Ed i cittadini, dal canto loro, mostrino, come corpo elettorale nazionale ed almeno per una volta nell'arco della loro vita, i propri eventuali attributi e vadano in massa alle urne pronti a non lesinare - a tale destra di governo che fosse finalmente capace di restaurare, dopo oltre un decennio, una vera sovranità popolare in questo nostra disgraziata Italia - ne gli eventuali, gioiosi, memori, stra-meritati tributi, ne, al contrario, l'altrettanto eventuale, feroce e perpetuo vituperio, a seconda degli esiti finali di tale suo epocale ed irreversibile tentativo / esperienza. Dal canto suo, la brava e credibile Giorgia Meloni abbia la piena consapevolezza che il treno dell'alta politica sta per effettuare per lei quell'unica imprevedibile e forse irripetibile fermata: che vi salga a bordo con la viva convinzione di voler intraprendere un viaggio verso la "S.T.O.R.I.A." e NON verso il prossimo S.O.N.D.A.G.G.I.O. settimanale del proprio "gradimento personale".
62 DA SEGUIRE www.confini.org Penetrare nel cuore del millennio e presagirne gli assetti. Spingere il pensiero ad esplorare le zone di confine tra il noto e l’ignoto, là dove si forma il Futuro. Andare oltre le “Colonne d’Ercole” dei sistemi conosciuti, distillare idee e soluzioni nuove. Questo e altro è “Confini” Idee & oltre Confini Confini