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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3

Fedeltà e coraggio

Frammenti di santità 22

Madre Ignazia Ongaro

la Redazione

In missione Parola di Dio 4

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Claudio Doglio

Una Betania accogliente Maria Giudice

Luca racconta la nascita di Gesù 24

Festa della famiglia una mamma

Attualità 8

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Ricorda... anche tu fosti straniero in terra d’Egitto suor Agnese B., suor Damiana

Cincuenta años de gracia en Requínoa! las Hermanas de la Comunidad

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Pregare danzando suor Cornelia

Spiritualità e carisma 10

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“Hemos venido a adorarle” sor Violeta Rosales

500 anni donati al Signore! suor Maria Rossini con le sue compagne

I poveri li avrete sempre con voi... suor Ernesta Fiorani

Gesù è tutto la Comunità di Castelgandolfo

Una jornada de cielo Equipo encargado de Pastoral Juvenil

Mi ami più di costoro... la Comunità di San Teodoro martire

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Un nuovo anno insieme un gruppo di studenti

La parola a... Madre Antonia 16

A quarant’anni dal “Perfectae caritatis”

Percorsi di formazione 18

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Gli amici di Betania a Novate

la Comunidad

Pagine aperte 36

Amare nella verità

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Insieme con gioia

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Festa per Maria suor Luciana Archetti

le Suore partecipanti al corso

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Notiziario delle suore di santa marta

Il valore dell’Adorazione Eucaristica alcuni genitori

suor Anita

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Santo Natale nonno Aldo

suor Annetta Conte

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¡Cuarenta años de apostolado en Valdivia!

Una preziosa presenza un papà

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Le Suore di Santa Marta in festa Margherita Armellino

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

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Quadrimestrale Anno LXIII

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La natura ci chiama a riflettere Comunità di Genova

Il fuoco della missione Comunità di Masate

Redazione suor Cecilia, suor Cornelia, suor Damiana, suor Francesca, suor Mariana

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Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it

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Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico Fabio Bergamaschi

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...Eri come noi ma diverso da noi gli alunni di cl. V

La storia di Gesù una mamma

Con l’affetto della memoria Ricordando Suor Margherita suor Elisabetta Lunardi


Editoriale

La Redazione

«L

a nuova veste tipografica della pubblicazione è davvero una bella iniziativa che contribuirà a far meglio conoscere la vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo». Così il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato di S.S. Benedetto XVI, si è espresso in un affettuoso biglietto inviato alla Redazione dopo aver ricevuto il nostro notiziario in veste rinnovata. E non sono le sole parole di apprezzamento che ci sono giunte da varie parti: i nostri Superiori, le consorelle, amici e benefattori. Il nostro grazie per il traguardo raggiunto va prima di tutto al Signore che ha concesso lunga vita al nostro periodico. Pensiamo che il segreto della vitalità del notiziario sta nel riuscire a conciliare “fedeltà” e “coraggio”. Anzitutto vi deve riuscire la nostra Congregazione investendo forze e risorse al servizio dell’ideale missionario restando ancorata al Vangelo, alla Chiesa e alla causa dei più poveri. Fedeltà e coraggio devono dimostrare le consorelle, gli amici, i lettori non facendo mancare il loro generoso contributo perché la rivista continui ad essere vivace e significativa. Ci sentiamo esortati alla fedeltà a una persona, il Signore Gesù, e al coraggio di “decidersi” per il suo Vangelo. Come insegna l’esperienza che ognuno fa nelle proprie relazioni, fedeltà e coraggio sono valori da ri-comprendere quotidianamente. Ci sembra inoltre importante che, immersi come siamo in un mondo dinamico e complesso come il nostro, ci manteniamo vigilanti nell’impegno a discernere i segni dei tempi, evitando il rischio di considerare fedeltà ciò che è semplicemente paura del cambiamento e di confondere coraggio con imprudenza. Desideriamo che queste pagine diventino ogni giorno più luogo di incontro tra amici che non sempre possono trovarsi insieme, luogo dove tutti possono esprimersi e argomentare su fatti e idee espressi da altri. Questo può essere un modo di crescere insieme, di aiutarci a «dirigere lo sguardo dell’uomo, a indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo» (R.H. n°10). Anche nel campo impegnativo dei mezzi della comunicazione sociale il nostro amato Fondatore, il beato Tommaso Reggio, è antesignano e maestro. Infatti uno dei suoi più grandi meriti, nell’esercizio della intensa attività giornalistica svolta in Genova a metà del 1800, è stato proprio quello di aver intuito l’importanza e l’efficacia dei mass-media a servizio della nuova evangelizzazione. È appunto questo il servizio che, nel nostro piccolo, desideriamo offrire a quanti leggono la nostra rivista e vogliono che il Regno di Dio venga in mezzo a noi.

Fedeltà e coraggio

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Parola di Dio

Luca raccon la nascita di (Lc 2,1-20)

L

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a narrazione che l’evangelista Luca propone della nascita di Gesù non è curiosa, ma formativa: non intende ricostruire ambiente e situazione, raccontando un fatto di cronaca, ma in qualità di teologo storico vuole evidenziare il significato dell’evento e chiarire al lettore l’identità profonda del personaggio centrale. Quindi, è opportuno cercare di cogliere questi interventi teologici del narratore, piuttosto che usare il suo testo per ricostruire un’ambientazione di fantasia, secondo un procedimento molto diffuso, soprattutto a Natale!

I poteri mondiali siano al servizio di Dio Da buono storico Luca cerca di inquadrare l’evento nel contesto politico e cronografico: a prescindere dall’anno preciso e dal nome del governatore, il narratore vuole inquadrare la nascita di Gesù in un’ottica di universalità, per mettere in luce come i poteri mondiali siano al servizio del progetto di Dio. Infatti, proprio quel decreto imperiale che pretende di controllare e dominare tutta la popolazione, mette in


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ta di Claudio Doglio

GesĂš

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Parola di Dio movimento i personaggi e consente il compimento delle profezie. Senza saperlo, Augusto collabora col piano della salvezza. Forse Giuseppe andò a Betlemme proprio per non far sapere dove abitava effettivamente: dovevano esserci problemi nel paese di Davide, dove molti parenti dell’antico re avevano velleità di restaurazione monarchica e si risvegliavano spesso focolai di rivolta antiromana. Comunque, se Giuseppe è di Betlemme, significa che ritorna a casa, cioè nell’ambiente dove ha i parenti, quindi anche la possibilità di essere ospitato. Noi abbiamo dato troppa importanza al problema dell’alloggio, tratti in inganno dalla frase «non c’era posto per loro nell’albergo» (v. 7). La ricostruzione del fatto, ormai divenuta patrimonio folkloristico comune, dipende troppo dalle nostre condizioni di vita e non tiene in seria considerazione il modo di vivere e abitare della gente di un paesino come Betlemme duemila anni fa.

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In una casa di povera gente Il termine greco che è tradotto con «albergo» è katályma e Luca lo adopera di nuovo nel racconto della passione per designare quello che chiamiamo abitualmente «cenacolo» (Lc 22,11; cf. anche Mc 14,14): con questa parola si indica il soggiorno, l’ambiente principale della casa dove si raccolgono le persone per mangiare e stare insieme. Quando parla di un albergo, o caravanserraglio, nella parabola del buon samaritano, Luca adopera un altro termine (Lc 10,34: pandochéion); in que-

sto caso, invece, pensa a una comune casa di Betlemme, costruita intorno a una grotta. Il katályma è l’ambiente principale e vicino all’ingresso, che non è adatto per una donna che sta partorendo: più adatto è qualche anfratto della casa-grotta, dove sono alloggiati anche gli animali, secondo il costume di vita di quella povera gente. Il narratore, dunque, vuol dire semplicemente che Gesù è nato in un ambiente comune, in una casa di gente povera.

Il senso dell’evento Il contrasto è dato dall’apparizione angelica: questo è straordinario! L’inviato divino ha il compito di spiegare il senso dell’evento: rappresenta una voce fuori campo, uno che “sa”


La verifica gioiosa dei “pastori” Il racconto di Luca continua descrivendo la reazione dei pastori, che hanno accolto la rivelazione dei messaggeri divini. Ciò che è stato detto per il messaggio angelico vale anche per questa scena: l’intento del narratore è decisamente teologico; non vuole creare un qua-

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come stanno le cose e comunica ad altra povera gente quello che sarà il messaggio apostolico dopo la Pasqua di risurrezione. Al centro della rivelazione ci sono tre titoli che identificano il bambino: colui che è nato, infatti, viene definito «Salvatore, Cristo e Signore». È già detto tutto l’essenziale sulla persona di Gesù: eppure gli uomini che entreranno in contatto con lui dovranno ripartire da capo, per capire bene chi egli sia. Il valore teologico, non cronachistico, di questo racconto deve essere evidenziato: il massimo della rivelazione divina convive con la banalità di fasce e mangiatoia; il segno più difficile è proprio quella della semplicità comune.

dretto da “presepe”, ma sintetizzare un’esperienza importante per la vita cristiana. La nostra precomprensione anche in questo caso gioca un brutto scherzo. Alla domanda: «Che cosa vanno a fare i pastori da Gesù?», molti risponderebbero: «A portare dei doni». Questo il testo non lo dice affatto! Matteo nota che i magi offrirono doni al bambino; ma Luca dice dell’altro a proposito dei pastori: ecco una bella occasione per leggere con attenzione il testo e non imporgli quello che abbiamo in testa. Anzitutto i pastori esprimono il desiderio di andare a verificare di persona l’avvenimento rivelato dal Signore: essi cercano e, in base al segno offerto, trovano davvero quella situazione; la vedono e ne diventano annunciatori; a loro volta, infatti, si fanno “angeli” per altre persone, raccontando loro quello che prima avevano ascoltato e poi hanno personalmente verificato. Inoltre i pastori lodano Dio e lo ringraziano per quel che hanno visto e udito; così tutti gli ascoltatori sono presi dallo stupore e si uniscono a questo coro di lodi. La scena sembra una sintesi degli Atti degli Apostoli: è tracciata, infatti, la dinamica della predicazione apostolica dall’ascolto del messaggio alla verifica personale, fino alla trasmissione della fede tramite la testimonianza della propria esperienza. È chiaro che i pastori di Betlemme erano poveri e, forse, anche un po’ delinquenti; ma Luca non sottolinea questi aspetti. Nel linguaggio neotestamentario, infatti, il termine «pastore» è riservato soprattutto a Gesù stesso, oppure evoca una persona responsabile della comunità, un predicatore e un educatore (cf. Ef 4,11). Luca, dunque, vuole mostrare una vicenda di discepoli: e fra di essi Maria costituisce il modello (v. 19), perché custodisce il ricordo di fatti e parole, e li mette insieme (syn-bállousa) per coglierne il significato profondo. Anche noi, possiamo vivere il Natale come i pastori, come Maria!


Attualità

Ricorda... anche fosti straniero in terra d’Egitto N

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el nostro mondo globalizzato dove non esistono più frontiere e dogane, sembra accentuarsi il disagio della convivenza di persone provenienti da continenti, razze e popoli diversi. Il profeta Isaia ci accompagna in questo tempo di Avvento presentandoci attraverso i suoi scritti, di una bellezza letteraria non comune, la visione della convivenza dei popoli nella prosperità, nella pace e in armonia con tutto il creato. Noi cristiani crediamo fermamente che questa opera del Signore, questo “miracolo” si attua ancora oggi attraverso il nostro contributo. Nei giorni scorsi abbiamo assistito alle rivolte avvenute in Francia; quei fatti ci devono far riflettere sulle scelte politiche riguardanti le immigrazioni anche nel nostro Paese. Siamo tutti colpiti dalle immagini televisive che mostrano ripetuti sbarchi di clandestini. Sappiamo però che coloro che arrivano da noi per via mare sono una minoranza rispetto a quelli che valicano le frontiere e anche a coloro che, entrando con regolare visto turistico, si fermano oltre la scadenza. Sappiamo anche che di una gran parte di loro la nostra società


non può più fare a meno. In quale situazione infatti si verrebbero a trovare tante nostre famiglie se, improvvisamente, tutte le “badanti” rientrassero nei loro Paesi di origine? Quando si parla di integrazione degli immigrati noi cristiani intendiamo accoglienza, dialogo, stima. Coloro che arrivano da paesi lontani, spinti dalla fame e dalla disperazione, hanno più bisogno di dignità che di pane. Nel 1800 eravamo noi italiani a dover immigrare e anche allora la Chiesa fu presente soprattutto in Genova attraverso la sensibilità e l’opera di due santi Pastori: Mons. Tommaso Reggio, arcivescovo di Genova e Mons. G.B. Scalabrini, vescovo di Piacenza. Entrambi proclamati Beati dalla Chiesa, entrambi fondatori di Congregazioni religiose: delle Suore di Santa Marta il primo, dei Missionari e Missionarie di S. Carlo il secondo. Entrambi estremamente devoti e liberi. Entrambi attenti e compartecipi dei fatti sociali del loro tempo, tra cui il fenomeno migratorio che a Genova si manifestava in modo massiccio: decine di migliaia di emigranti affollavano la stazione e le banchine del porto, in attesa di partire per le Americhe. I due vescovi collaborarono con molte iniziative concrete a sostenere questa gente disperata: uffici per informazioni e assistenza presso il porto, una casa di prima accoglienza dove quei poveretti potessero riposare e compiere gli ultimi adempimenti prima della partenza, incontrando in una città sconosciuta persone amiche per assisterli e consigliarli. Animati da zelo apostolico, i due presuli cercarono di sensibilizzare al problema anche gli altri vescovi del nord. Mons. Scalabrini chiese

all’arcivescovo Reggio di indirizzare loro una lettera e la disponibilità del fondatore delle Suore di Santa Marta fu piena. Nel novembre 1894 egli inviò a tutti i Pastori uno scritto, non prima di averlo sottoposto allo Scalabrini che lo apprezzò molto. Si legge tra l’altro «…Qui (a Genova) assistiamo allo spettacolo quasi quotidiano delle miserie infinite che accompagnano i più fra codesti infelici, costretti per fame ad abbandonare l’Italia. Qui al momento dell’imbarco si conosce quanto sia impellente il bisogno di ogni ufficio pietoso di carità a vantaggio di quei poveri sventurati…» Invita quindi i Vescovi a coordinare, attraverso le parrocchie, la partenza delle famiglie consegnando loro lettere di raccomandazione con cui presentarsi al porto di Genova. Mons. Reggio termina lo scritto rivelando ancora una volta il suo cuore di Pastore attento e delicato: «…è perciò che mi sono permesso di raccomandare l’Opera (l’Associazione di Patronato San Raffaele fondata a Piacenza da Mons. Scalabrini nel 1892) nella fiducia che vorrà farle buon viso come quella che è destinata a provvedere, secondo le norme della carità cristiana, ad uno dei gravissimi bisogni sociali dell’età presente». E noi? Ci avviciniamo al Natale del Signore: con il suo aiuto e l’esempio dei Santi dobbiamo evitare l’ipocrisia di preparare presepi accoglienti per le statue di Gesù Bambino, Maria e Giuseppe, rifiutando, spesso per superficialità, di garantire uno spazio di rispetto e di amore alla presenza reale di Gesù nei poveri.

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tu

di suor Agnese B. e suor Damiana


Spiritualità e carisma la Comunità

Mi ami più di costoro...

di San Teodoro martire Sarno

U

n’allegria contagiosa: ecco la sua rete. Una fede umile ma consapevole: ecco la barca con cui solca i mari del cuore, nella speranza di poter offrire al Signore centocinquantatre grossi pesci. Per venticinque anni suor Giuseppina Ingenito ha rinnovato la sua alleanza con l’Altissimo attraverso le parole di Pietro: «Signore, Tu sai tutto, Tu sai che io Ti amo». (Gv. 21,17) Il successivo invito di Gesù è perentorio: «Seguimi!» Non tutti riescono ad accettare la radicalità del nostro Dio, esigente ma fedele e misericordioso, che ci vuole interamente per sé perché sa che Egli solo può darci la gioia, quella vera, al punto che noi stessi non saremmo più capaci di staccarci dal suo amore, né lo vorremmo, ma desidereremmo ardentemente essere all’ombra delle sue ali e suor Giuseppina è stata forte nella sua scelta di vita, per virtù di Colui che solo può colmare il nostro cuore. La sua comunità d’origine, di cui lei serba un affettuoso ricordo, ha festeggiato il suo venticinquesimo anniversario di Consacrazione proprio nel giorno dell’Assunta, festività fortemente radicata a Sarno, affinché lei, con Maria, sia sempre pronta a pronunciare il suo «Eccomi!».

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Signore, Tu sai tutto, Tu sai che io Ti amo Gv 21,17


Il Beato Tommaso Reggio

Gesù è tutto n un giorno pieno di sole, la nostra Comunità ha avuto la gioia di ricevere davanti alla Chiesa, rappresentata dal suo ministro, la rinnovazione dei Santi Voti di Suor Reena Kunnel. Il rito semplice, inserito nella celebrazione eucaristica, ha profondamente commosso tutti i presenti. La Parola di Dio ci ha presentato Abramo che lascia la sua patria, come Suor Reena e le altre consorelle indiane e va fidandosi del Signore, così anche noi dobbiamo lasciare tutto per seguire Cristo. San Paolo con la sua passione per Gesù: «Ogni cosa ho ritenuto spazzatura per guadagnare Cristo», ci invita a vivere in Cristo e solo per Lui.

Il brano di Matteo: «Ti benedico Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli». Si, piccoli agli occhi del Signore Gesù che fa in noi cose grandi, che bello! Correre verso il futuro vivendo la vita trinitaria nell’attimo presente, nel comandamento dell’Amore, ove trovano significato i tre voti che Suor Reena ha rinnovato. L’augurio del celebrante si è espresso nell’invito a vivere in profondità e in crescendo l’amore del Signore Gesù. Solo in Dio infatti troviamo la gioia, la forza e la perseveranza… è questa la strada verso la santità vissuta e raccomandata anche dal nostro Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio: «Dio, Dio solo mi basta».

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I

la Comunità di Castelgandolfo


Spiritualità e carisma

500 anni

donati al Signore!

13 novembre 2005 È il giorno della festa per 50° di consacrazione di 10 Suore! E tutto è GRAZIA e FESTA: il cielo di Roma che si veste di azzurro e di luce; la presenza del Cardinale Angelo Sodano che fa vibrare l’animo con la ricchezza della sua umanità, della sua spiritualità, delle sue sorprese; la Madre Generale vicina a ciascuna di noi attenta perché le Consorelle siano bravissime nel preparare canti, addobbi, pranzo, doni; noi dieci Suore festeggia-

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te ed emozionate per tante espressioni di benevolenza e di autentica fraternità. Con il nostro GRAZIE vogliamo esprimere i sentimenti di riconoscenza a tutte le persone e a ciascuna in particolare per la splendida riuscita della giornata preparata nei giorni precedenti e vissuta con entusiasmo.


di suor Maria Rossini con le sue compagne: suor Maria P., suor Carla, suor Matilde, suor Michela, suor Lorenza, suor Eligia, suor Adele, suor Angela, suor Mariana

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Spiritualità e carisma A partire dal:

1° novembre Invitate a Roma, vi giungiamo col passo di decane ancora efficienti sorprese felicemente dall’accoglienza espressa in messaggi murali beneauguranti “Alle nostre carissime Suore tutte d’oro!”.

2 novembre Hanno inizio i festeggiamenti con l’udienza in San Pietro. In “postazione” privilegiata e sotto un cielo azzurro solcato da gabbiani in volo, ascoltiamo il commento al Salmo 111, durante il quale il Santo Padre sottolinea la generosità, la speranza e l’armonia interiore.

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Con scatto “giovanile” all’unisono ci alziamo per gridare “Viva il Papa!” e ricevere il suo saluto amichevole, vivace: un incontro indimenticabile, personale per ciascuna di noi attraverso strette di mano. Le ore trascorrono in visita alle Logge Vaticane e con l’incontro cordiale del Cardinale Sodano. Il tramonto romano favorisce la riflessione sulla chiamata di Abramo, proposta da Padre Giordano, mentre scende la sera nella preghiera tra canti, fiori e profumo di incenso.

3 novembre La mattina condividiamo l’esperienza dell’inizio della nostra chiamata da parte di un Dio che ci ama in un modo sempre nuovo e, nel


4 novembre La Madre apre il giorno con noi ricordandoci che siamo importanti come le fondamenta di una casa e i sotterranei della storia, mentre don Giorgio ci invita a ringraziare e perdonare, a ripartire e sognare. “Solo con l’amore e il perdono entriamo nella grandezza di Dio”!

Quel Dio amato e testimoniato fin dai primi secoli, come documentano gli scavi e i mosaici della Chiesa di San Clemente, visitata da noi con interesse.

5 novembre È con Maria, la Madonna del Divino Amore, che concludiamo la preparazione al cinquantesimo di consacrazione. Al Santuario tutto parla di redenzione e di speranza: il verde delle colline circostanti, il gioco dei colori sulle vetrate, l’Eucaristia nel punto più silenzioso, il richiamo alle vergini sagge del Vangelo, lo scambio di saluto fraterno dei presenti con due sole parole oranti: AVE MARIA.

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pomeriggio, ci sentiamo di casa in Vaticano: la Cappella Redemptoris Mater, le stanze del tesoro privato, la Cappella Sistina, le Logge, i terrazzi, tutto ci riempie mente, cuore e anima, di arte, di colori, di vedute romane, di persone premurose, buone, simpatiche, di palpiti di stelle, la sera, quando usciamo dal Vaticano.


La parola a...

A quarant’anni dal “Perfectae D

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iceva Monsignor Oscar Romero, morto martire perché difendeva la causa dei poveri: “Quando una Suora prega, il popolo è al sicuro”. Certamente Lui pensava alla preghiera come a un “lavorio d’amore”, a una grande capacità di affinare mente e cuore per accordarli e renderli capaci di stare nel mondo e migliorarlo. Sì, pregare sempre e amare sempre! C’è chi dice che si può evangelizzare soltanto ciò che si ama e credo sia vero. A 40 anni di distanza dal Decreto conciliare “Perfectae caritatis” (Della carità perfetta), sembra ancora più vera la splendida linearità e chiarezza con cui ci aveva sorpreso quando fu pubblicato. Sulla strada della quotidianità abbiamo infatti inteso piano piano il senso di un rinnovamen-

to che ci ha inchiodato a una verità illuminante: “Rinnovarsi, allora come oggi, significa riempirsi di amore fino a far straripare il mondo”. Nell’esortazione apostolica “Evangelica testificatio” (La testimonianza evangelica) Paolo VI ha espresso in modo commovente la sua convinzione dell’importanza della vita religiosa nella Chiesa dicendo così: “Senza di voi l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo smussarsi, il sale della fede sciogliersi.” C’è un mondo che si raffredda senza di noi! La Chiesa, nella quale crediamo, aspetta da noi frutti abbondanti così come dichiarava l’esortazione apostolica appena citata. Qualcosa è cambiato, è vero, rispetto a 40 anni fa: la vita consacrata oggi è minoranza, più emarginata di ieri, è lasciata spesso nel silenzio e le Congregazioni Religiose non contano nulla in una società globalizzata, quando la loro “economia” si muove verso i poveri. Solo l’amore liberante verso “la canna incrinata e il lucignolo fumigante” porta i Religiosi a vedere in Cristo l’unico modello di uomo vero in una società fatta di deboli, di peccatori, di reietti per i quali si è disposti a perdere anche la vita. La Povertà dei Consacrati, nella società di allora e di og-


Madre Antonia

caritatis”

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trema di freddo: dobbiamo rinnovarci dentro, affinché le strutture non ci “cadano addosso”. Quaranta anni fa non sapevamo che avremmo vissuto momenti difficili e di grande sofferenza e come dicono alcuni avremmo attraversato la valle del dolore. Adesso, mentre molte sicurezze del passato vengono meno, è la fede che ci sostiene. Lui, il nostro Signore, ha detto che ne basta… un granellino! Chiediamoglielo questo dono, questo granellino di… fede e ogni giorno troveremo la forza per rispondere al suo invito per essere “persone nuove”.

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gi, non è solo una scelta personale, ma è l’annuncio scomodo di chi testimonia che si può vivere nell’essenzialità e praticare così la giustizia. La Castità è la dichiarazione evidente che tenerezza e amore sono sentimenti che cementano la fedeltà. L’Obbedienza è la denuncia mite, ma illuminante, che la norma vissuta come atto d’amore aumenta la possibilità di donarsi, senza esoneri, a Dio e ai fratelli. Il mondo, oggi come quaranta anni fa, deve accorgersi in modo palpabile che noi, vivendo nella “Regola”, non facciamo nessuna fatica perché siamo nella gioia. Dopo corse in avanti e frenate all’indietro per conservare ciò che sembrava perdersi, adesso possiamo dire che il Concilio nel “Perfectae caritatis” aveva ragione quando ci diceva che la nostra casa è il mondo, ma in esso dobbiamo starci come chi vive “cercando Cristo nei fratelli”. Le riforme sono questo tentativo di ri-darci una forma e di lasciare che Lui lavori l’argilla. Nel tempo che è suo, nell’unico tempo che ci dà, questa nostra umanità è l’unica umanità “ferita” che possiamo guarire, amare e salvare dietro la “grata” della nostra preghiera, unica difesa, unico baluardo. È urgente rinnovarci, secondo quanto il Perfectae caritatis ci insegna, altrimenti la Chiesa


Percorsi di formazione di suor Annetta Conte

Gli amici di Betania A

bbiamo iniziato questo cammino con tanta trepidazione, convinte però che valeva la pena far conoscere il nostro Carisma di Suore di S. Marta e regalare a tanti laici il dono grande ricevuto dal Padre Fondatore. Una grande famiglia, laici e Suore in cordata che vogliono vivere insieme il suo spirito di fede ed esprimerlo nel servizio gioioso, nell’accoglienza che non ha limiti, che abbraccia tutti e continua nel tempo!

Testimonianza

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Mia figlia ha scritto in un testo a scuola: «La caratteristica della mia famiglia è molto originale: voler bene a tutte le persone e accoglierle in casa come se fossero amici». È quello che i miei genitori mi hanno trasmesso ed è quello che io e mio marito abbiamo dato alle nostre figlie.

a Novate

Ecco quello che ho trovato negli incontri “Amici di Betania” presso le Suore di S. Marta, alla Scuola dell’infanzia di Novate Milanese. Negli incontri a cui ho sempre partecipato, mi sono sentita accolta come una di casa, ho vissuto momenti sereni ed ho constatato una facilità di condivisione delle esperienze vissute nella gioia e anche nella fatica e nel dolore. Ho respirato un clima di fede dove è certa la presenza del Signore (oggi abbiamo bisogno di testimoni che esprimano con la vita la loro fede convinta…). Questa esperienza mi ha dato coraggio per vivere meglio la mia fede; ho goduto conoscere e approfondire la grande figura del Beato Tommaso Reggio, la sua forte e dolce personalità, il suo vivere con semplicità proteso verso gli altri. Grazie Suore per questi incontri, grazie per la comunione e l’amicizia che si è creata tra noi laici e voi, grazie per avermi invitata a far parte di questo gruppo. Una Mamma del Gruppo


Amare

nella

verità

di suor Anita

I

crescita della persona e della comunità che è stata loro affidata. E tutto è formazione, dice Padre Cencini nel suo intervento introduttivo, tutto quello che quotidianamente si vive con ogni energia ed entusiasmo, in un tempo in cui i ritmi devono essere armonicamente conciliati: preghiera, ascolto e condivisione della Parola, apostolato, incontri, accoglienza reciproca, riposo, partecipazione ad iniziative della parrocchia, della diocesi, dell’Istituto. È importante vivere ogni esperienza in profondità: vita comunitaria, fatica dell’apostolato, crisi, imperfezioni, fallimenti, successi, relazioni, sentendosi accompagnati dall’azione preziosa e misteriosa di Dio, perché solo in Lui si realizza il nostro progetto di persone consacrate. Solo quando c’è questa convinzione radicale nel cuore c’è formazione permanente e crescita umana e spirituale: formazione che deve essere tras-formazione, cioè non una cosa che attraversa le varie fasi della vita, lasciandole uguali. Tutti gli incontri sono stati momenti preparatori all’intervento finale della Madre per la presentazione del progetto.

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l futuro della vita religiosa è nelle mani di Dio, ma a tutte noi suore di Santa Marta resta l’impegno di viverla con autenticità e fedeltà al carisma. Come dice la Scrittura: «La mente dell’uomo pensa molto alla sua via, ma il Signore dirige i suoi passi» (Pr. 16,9). Se si vuole delineare il profilo della nostra Comunità religiosa, ecco come si presenta alla luce delle indicazioni del XV Capitolo generale e del progetto di evangelizzazione per l’anno 2005-2006: una Comunità che si vuole impegnare ad “AMARE NELLA VERITÀ”. Ma come realizzare questo progetto? Il problema pratico e urgente per le nostre comunità è quello fondamentale della formazione permanente concepita con i metodi nuovi in funzione delle esigenze nuove della società e dell’apostolato. Per comprendersi, cooperare, condividere, animare non sono più sufficienti la buona volontà e il buon senso: è necessario confrontarsi, imparare non solo per un saper-fare, ma per un saper-essere, per prendere coscienza delle difficoltà della comunicazione interpersonale e imparare a superarle. Qual è dunque il motivo degli incontri programmati dalla Madre generale per le responsabili di comunità e della scuola? – È quello della formazione permanente di animatrici che siano davvero il cuore della comunità con l’attenzione a ciascuna suora per favorire la


Percorsi di formazione

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Il Prof. Montuschi ci ha illustrato le modalità di dialogo nella verifica comunitaria, che non deve essere vissuta con la paura di non riuscire o con la colpa dello sbaglio o solo in atteggiamento critico non positivo col bisogno di condannare o di giudicare. In un cammino di verifica occorre conservare la speranza, la fiducia che portano all’identificazione di ciò che è nascosto, ma c’è ed è una risorsa preziosa. E così il gruppo cresce, raggiunge la sua autonomia e la responsabile gode di un benessere entrato in circolo nella comunità, attraverso uno scambio reciproco, sereno e accogliente. Tutto questo è la premessa per vivere “la carità come esperienza di vita al di là del dovere, come esperienza comunitaria e con amore fraterno”. Si passa perciò dalla centralità dell’io, al noi con fatica, a piccoli passi, ma con la consapevolezza e il bisogno di accoglienza che devono nascere nel cuore. La responsabile di comunità ha un compito in più rispetto alle altre suore: creare occasioni di ascolto, di incontro, di valorizzazione della persona, per aiutarla ad uscire dalla sua solitudine, dalle sue incertezze e paure. Ma come vivere verità e carità insieme senza opposizioni? Verità e carità non possono contrapporsi perché sono complementari. La verità non colpisce la persona quando è detta con carità, anche

se in modo totale, senza aggiustamenti diplomatici, per cui il rapporto rimane immutato. Padre Cicchi, monaco camaldolese, illustrando l’inno alla carità di San Paolo (I Cor., 13) sottolinea che la via dell’amore non è un optional, ma è il modo di vivere di una comunità, è la forza che tiene in piedi tutto. Ci ha invitate a sostituire il termine carità con il nome di Gesù, appare così il volto luminoso di Cristo e la rilettura diventa un esercizio contemplativo; oppure a sostituire il nome di Gesù con il nostro io: l’inno diventa un programma e un esercizio di sequela. Inseguire l’amore è l’unico imperativo che Paolo ci lascia, giorno dopo giorno c’è una crescita che ci porterà a Dio, faccia a faccia. Dopo i tre interventi preparatori la Madre ci ha presentato il progetto di evangelizzazione per l’anno 2005-2006 da realizzare nelle varie comunità ed è un progetto davvero ben strutturato e coinvolgente. Dopo l’impegno di fare della nostra vita un dono generoso, attraverso una realistica conoscenza di sé, siamo giunte al progetto: “Amare nella verità per tessere relazioni chiare, genuine, profonde, di autentica amicizia con tutti”. Dobbiamo fare nostri i sentimenti di Gesù e tradurli nella vita quotidiana. L’inno alla carità ci offre gli spunti necessari per gli incontri comunitari settimanali, che non devono essere vissuti come un dovere, ma come bisogno di conoscenza, condivisione, confronto. Dopo tante sollecitazioni ogni suora lascia la Casa generalizia per ritornare nella propria comunità con il proposito in cuor suo di portare più amore, più dialogo, più accoglienza per creare un clima di carità reciproca, di fiducia, di gioia, con la sicurezza che Dio dirige i nostri passi e non priva del suo aiuto chi lo serve nella verità.


entre venivamo a Roma, provenienti dalle varie regioni d’Italia, per vivere alcune giornate insieme, pensavamo con gratitudine al Signore che aveva ispirato alle Suore capitolari l’iniziativa di radunare le giovani che hanno fatto la Professione Perpetua negli ultimi cinque anni per un momento più forte di fraternità e di proposte per la loro formazione. Per la verità anche al tempo dello juniorato i nostri Superiori non ci hanno fatto mancare queste occasioni ma forse eravamo “piccole” e non ci ritrovavamo con lo stesso desiderio e consapevolezza di oggi. Al nostro arrivo nella Casa Generalizia c’era aria di festa e di attesa, infatti le nostre aspettative su queste giornate erano molto alte. Prima del riposo abbiamo potuto scambiarci saluti, chiedere notizie ed anche comunicarci qualche esperienza. Il programma delle giornate ci è apparso subito intenso ed entusiasmante: relazioni, lavori di gruppo, un’ uscita all’Abbazia di Farfa e l’udienza con il Santo Padre. Cosa chiedere di più e di meglio? Il Padre Terrinoni nelle sue relazioni, in perfetta sintonia col progetto di formazione consegnatoci dalla Madre per questo anno, ci ha presentato la Comunità spiegandoci in modo semplice ma profondo cosa essa non è e cosa essa invece è. Nel nostro vivere quotidiano dobbiamo fare la verità nella carità: allora potremo vedere gli altri con occhi buoni, valutare tutto con intelligenza e con cuore. In pullman ci siamo recate all’Abbazia benedettina di Farfa (Rieti), accompagnate da Madre Carla, e durante il viaggio abbiamo cantato in tutte le lingue dei Paesi dove la nostra Congregazione è presente: italiano, castigliano, arabo e malayalam e ci siamo sentite davvero parte di una grande famiglia. Durante la Celebrazione Eucaristica, semplice e gioiosa, abbia-

le suore partecipanti al corso

mo pregato specialmente per la Madre Generale e per tutte le consorelle sparse nel mondo. Il lavoro proposto dal Prof. Montuschi, che era nuovo per molte di noi, è stato interessante perché incentrato sulle relazioni e sulle difficoltà che sorgono nel vivere insieme. Alla base di tutto sta il sapersi accettare e perdonare. Resta così meno difficile saper accettare e perdonare gli altri con semplicità e spontaneità. Il nostro passato “condiziona” in qualche modo il nostro presente: rendersi conto di questo è l’inizio del superamento di atteggiamenti negativi che spesso ci condizionano nelle nostre relazioni e nel vivere la vita comunitaria in modo pieno e gratificante, amando nella verità. L’incontro con Madre Carla ci ha aiutato a definire meglio la nostra personalità e a scoprire i tratti principali che la delineano. Una gioia grande è stata la partecipazione, nella sala Nervi, all’udienza che il Papa ha concesso ai religiosi della diocesi di Roma e di cui anche noi abbiamo potuto godere. Come quasi sempre capita, ci trovavamo in un posto privilegiato e abbiamo potuto ascoltare le sue parole, vedendo il Santo Padre da vicino. Egli ha detto tra l’altro: affrontate con coraggio e creatività le sfide del tempo presente e vivete la cultura delle Beatitudini. Benedetto XVI ci ha poi esortato a “impegnarci per realizzare comunità fraterne per dimostrare al mondo che i rapporti umani possono cambiare e che l’amore non è un’utopia, ma anzi il segreto per costruire un mondo nuovo” Al termine di questo incontro, la nostra gratitudine va soprattutto alla Madre Generale principalmente per due motivi: per averci regalato queste giornate e per l’incontro che ha avuto con noi durante il quale ci ha esortato a “fare tutto con grande amore per Lui”, contente sempre di essere nell’obbedienza che ci assicura la benedizione del Signore.

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Insieme con gioia M


Frammenti di santità Roma, festa di San Michele Arcangelo 1957 Carissima Suor …

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…mi è caro far giungere, in questa vigilia di un nuovo ciclo di lavoro , a ciascuna in particolare, una parola d’incoraggiamento e di esortazione. Non sappiamo che cosa ci riserverà il nuovo anno scolastico, ma è certo che Dio, nostro Padre amorevolissimo, ha già provveduto ad ogni nostro bisogno, ha già enumerate le nostre offerte, vedute e benedette le nostre rinunce. Che cosa Egli ci chiede? La rinuncia al nostro egoismo e l’abbandono all’amore di cui Egli è sorgente infinita. Come Gli dimostreremo dunque che Lo amiamo? Con il sacrificio, con l’accettazione gioiosa di tutto ciò che Egli disporrà nei nostri riguardi, perdonando le offese e facendo del bene a tutti, tacendo le nostre pene per farne un’offerta a Lui soltanto, esercitando la pazienza e la longanimità con il prossimo coprendo i difetti altrui con il manto della carità, mostrandoci nobilmente leali, sincere in ogni occasione, rifuggendo da ogni simulazione, infingimento e sotterfugio, creando intorno a noi con l’esempio un’atmosfera di bontà, di ottimismo, di cordialità e di serenità. L’obbedienza soprattutto ci farà liete poiché, sebbene l’itinerario dell’obbedienza sia difficile e arduo, è pure plasmatore, educatore e generatore di gioia. Brillino dunque sopra le nostre fronti queste belle e fulgide gemme e il nostro apostolato del buon esempio sia di richiamo alle anime perché ci seguano al servizio del buon Dio, nella dedizione, nel distacco dalle cose effimere della terra. Saluti cari ad ognuna ed auguri di tante benedizioni. Preghino per la Loro Aff.ma Madre


In missione di Maria Giudice

Una Betania accogliente

Sarno

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scovo della Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, Conza, Nusco e Bisaccia, già Parroco della nostra diocesi di Nocera e Sarno. Per iniziativa del Parroco Don Andrea, la celebrazione eucaristica della domenica sera si è svolta nell’ampio cortile della Casa, un modo per ovviare alla calura ma anche, e soprattutto, un tentativo di far incontrare e conoscere le Suore e la Comunità parrocchiale. Un’altra occasione speciale di incontro è stata la festa di Santa Marta e l’accoglienza preparata per i giovani di ritorno dal campo estivo. Come nello stile di vita della loro Congregazione, le Suore ci hanno ricevuto sempre con dolcezza e sollecitudine, offrendoci un esempio di accoglienza e comunione.

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na perla nascosta, preziosa, silenziosa, che parla del suo valore attraverso l’evidenza della sua bellezza. Così è la Casa d’accoglienza per anziani delle Suore di S. Marta: una piccola Betania, umile e perseverante nel servizio, sempre lieta di ricevere tutti, sempre pronta ad appoggiare le iniziative della Comunità parrocchiale di S. Teodoro martire, in Sarno. E mai come questa estate abbiamo avuto modo di incontrare e conoscere questi angeli che abitano tra noi, ma che spesso non conosciamo neppure. Nella serata del 10 luglio, la gentilezza e la simpatia di tante persone hanno allietato le ospiti della Casa sia durante la celebrazione eucaristica, che nel momento del rinfresco tra canti e balli. Queste persone che per tutta la vita hanno provato ad essere il terreno fertile, capace di far germogliare quel seme fecondo che è la Parola di Dio, possono ancora oggi essere come il lievito che fa crescere la pasta. Essendo la Casa attigua alla sede parrocchiale e alla Chiesa stessa, è tradizione consolidata che le piccole processioni partano di là, ciò avviene per la benedizione dei ramoscelli nella Domenica delle Palme, quando i bambini si accostano alla Prima Comunione… e ultimamente il 24 luglio, quando la Comunità ha accolto Mons. Francesco Alfano, neoletto Ve-


In missione

Festa della famiglia

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n continuità con l’eredità lasciata da Suor Filippina, la nuova Insegnante della Scuola dell’Infanzia C.A.I., Suor Leelamma, ha voluto festeggiare la famiglia. Quel giorno al C.A.I. c’erano tutti: genitori, parenti e amici dei “piccoli protagonisti” della festa, la Superiora e Don Carlo. Lo spettacolo ha avuto inizio all’ora stabilita, proprio come nei migliori collegi svizzeri. I bambini hanno fatto il loro ingresso nel cortile che per l’occasione era stato adibito a palcoscenico, tenendo in mano una rosa che muovevano al ritmo di una musica. Poi, come il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, i bimbi hanno eseguito alcune canzoni adatte all’occasione: “Canzoncina per la mia famiglia” e “Una canzone per la mamma”. Ogni tanto occorreva richiamare all’attenzione qualche giovane cantore, ma nel complesso, tutti sapevano il fatto loro. Singolare e di grande effetto è stata la danza “imitativa” indiana che coinvolgeva lo spettatore in un’atmosfera “surreale”. Come erano bravi i bimbi a riprodurre con la loro gestualità lo scroscio della pioggia, le punture delle zanzare, il rumore del treno, il galoppo dei cavalli, il suono dei tamburelli! Tutto era perfettamente sincronizzato. Dopo la danza, i bambini hanno cantato in inglese “A farmer had a dog” e “The parts of the body”.

una mamma Campora - Genova

In seguito c’è stata l’esecuzione di esercizi di ginnastica da parte dei piccoli atleti che hanno dimostrato sicurezza e determinazione nell’affrontare dapprima un percorso ad ostacoli e poi, un gioco a squadre (le ape e i fiori). Successivamente è stato rappresentato da Davide e Beatrice l’incontro tra Gesù e la donna samaritana. I due piccoli protagonisti hanno mimato questo evento in maniera sublime, avendo come sottofondo il racconto in lingua indiana, riuscendo a muoversi come se fossero i due veri protagonisti. Un particolare elogio va alla musicista, una giovane ospite del CAI e all’insegnante signora Lanza. “La canzone del regno degli animali” e “Famiglie in festa” sono state le ultime interpretazioni dello spettacolo. Al termine, tutti si sono ritrovati a consumare insieme un piccolo rinfresco e i bimbi hanno ricevuto bellissimi regali da Suor Leelamma. Al di là della cronaca occorre riflettere sul significato della festa. È importante ricordare come la famiglia sia il primo nucleo della comunità cristiana. Gesù, fatto uomo, nasce e cresce in una famiglia per rilevare quanto i valori che i genitori trasmettono ai figli siano i “germogli” dai quali “fioriranno” gli uomini e le donne del domani. Anche Papa Benedetto XVI° ribadisce l’importanza della famiglia nella società di oggi, nella quale è difficile parlare di onestà, fiducia, giustizia. Se, a detta dei latini “Verba volant, scripta manent sed exempla trahunt”, i genitori siano “quell’esempio che trascina”, che coinvolge le vite dei figli, che ne determina il futuro.


Hermanas

Cincuenta años de gracia en Requínoa

de Requínoa

sente en este pueblo EL MENSAJE DE JESÚS QUE LAS ANIMABA. “VAYAN POR TODO EL MUNDO Y ANUNCIEN MI EVANGELIO…” Pedimos a Dios nos dé su fuerza para seguir su camino, y al pueblo de Requínoa su apoyo para hacer efectivo este mandato del Señor. En nombre de toda nuestra querida Congregación, les decimos de corazón… GRACIAS. 25 Camminando con fede 2/2005

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ntonando un himno de alabanza al Señor, las religiosas de la Comunidad de Requínoa celebran sus 50 años de presencia en la ciudad. ¡Cómo no decir “Dad gracias al Señor, porque es bueno, dad gracias al Señor porque es eterna su misericordia”, si en estos años nos ha bendecido con tantas vocaciones, que son un regalo del Señor!… Hoy, junto a toda la comunidad educativa, manifestamos esa gratitud al Señor y reconocemos la misión preciosa de nuestras primeras cohermanas que nos señalaron el camino para hacer pre-


In missione

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Vayan por todo el mundo y anuncien mi evangelio...


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Pregare danzando

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stata una piacevole novità per alunni, genitori ed ospiti, la danza in bianche vesti, tra petali di fiori e luci, al “S. Gemma” di Milano, per la giornata missionaria! Al solito, per questa ricorrenza molto sentita, la Scuola si anima con grande entusiasmo, organizzandosi e coinvolgendo tutti nei preparativi di canti, rappresentazioni, poesie, giochi, lavoretti, dolci e altro, per rendere allegro e partecipato l’incontro di papà, mamme, nonni, zii, amici e conoscenti in questo momento di festa, nonché fruttuoso l’esito di ogni proposta, in modo da giovare col proprio contributo ad un progetto di una nostra casa di Missione in particolari necessità. Con questo intento, ciascuno fa del suo meglio per realizzare efficacemente qualcosa di bello. Così le alunne di quinta, con le quali sto “girando il mondo” attraverso il programma di “musica nel tempo e nello spazio”, hanno accettato con gioia di cimentarsi in una danza indiana alquanto diversa dalla solita “colita” ballata in gruppo durante le ricreazioni. È stato proposto a suor Elsy, insegnante di Religione, di sperimentare con loro la dimensione orante della danza indiana.

di suor Cornelia

In breve tempo la novità è diventata familiare e l’esperienza di passi e coreografie con precisi significati di interiorità e di preghiera, ha attivato una attenta ricerca di perfezionamento anche nei particolari . All’inizio della rappresentazione, l’attesa era piena di silenzioso stupore, poi la musica ha attraversato l’aria e le ragazzine, sorridendo e flettendosi leggermente con una grazia del tutto insolita, hanno meravigliato tutti. Anche la luce ha avuto un ruolo importante in questa danza: ognuna reggeva in mano un fiore con una piccola lampada e il movimento di queste luci danzanti, in armonia con il riverbero di riflettori colorati, ha suscitato emozione ed elevazione spirituale. Un’alunna, avvolta di luce azzurra ha spiegato il significato della danza. “Come da una lampada si accendono mille lucine che diffondono splendore, così dalla grande Luce che è Cristo, noi riceviamo e diffondiamo la luce della Fede ovunque come le lucerne che si accendono nel buio della casa, si mettono sopra il lucerniere per vincere il buio, e far giungere ovunque la luce di Cristo. Alzando in alto il braccio, eleviamo la nostra vita in sintonia con queste lampade, perché tutti siano illuminati nel loro cammino. Con questa danza, i movimenti del nostro corpo, sono segno di accoglienza ed ospitalità”. È rimasta nel cuore di tutti la consapevolezza che questa danza esprime attraverso il corpo i valori dello spirito. I prolungati e vibranti applausi finali sono stati l’espressione di una evidente comprensione del messaggio trasmesso a tutti da Elisa, la piccola “apostola” danzante in bianco abito con gli occhi splendenti di felicità.


Equipo encargado de Pastoral Juvenil

Una jornada de cielo Muchos y muchas de ellas sienten vivo el llamado de Dios a optar por caminos de servicio y fe comprometida con los valores del Evangelio. La propuesta queda abierta a hacer experiencia de la fe en Jesucristo como un camino que dinamiza la totalidad de sus vidas e implica un proyecto vital personal situándolos en el horizonte de lo absoluto: Dios. Es esa la mirada colmada de amor y misericordia que marca la diferencia fundamental y que está al origen de cuanto los adultos podemos decir y hacer junto a los jóvenes. El objetivo fundamental de la acción pastoral, en este caso la juvenil, es colaborar para que ellos entren en relación con la persona de Jesucristo. Haciendo memoria de lo que se dice en la Primera Carta de San Juan “Os he escrito a ustedes jóvenes, porque habéis vencido al mal…” Sí, esta reflexión la palpamos vivamente y damos gracias al Señor por suscitar en estas personas el anhelo de conocerle y hacer de la propuesta de Jesús parte esencial en sus vidas.

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l día primero de Octubre fue una jornada de gratitud al Señor por el acontecimiento de la fe que vivimos al constatar cómo los jóvenes se dejan cautivar por la persona del Señor Jesús, es así como 347 alumnos y alumnas de la pastoral juvenil de cada colegio Santa Marta de Chile se dieron cita en la ciudad de Curicó para vivir su Tercer Encuentro Nacional, bajo el lema: “Jesús pan de vida”. Durante la jornada hubo momentos intensos de oración, reflexión, trabajo grupal y de ágape fraterno. Este Encuentro de oración se llevó a cabo en el marco del año de la Eucaristía y de la canonización de nuestro “gran” Padre Hurtado, quien en sus escritos nos señala que: “El que ha mirado profundamente, siquiera una vez los ojos de Cristo, no lo olvidará jamás”. Es así como los jóvenes y las jóvenes de la Pastoral Juvenil Santa Marta vivieron la honda experiencia de mirar a Cristo “cara a cara” en un momento de adoración eucarística, la que fue guiada por el Reverendo Padre Marcos Buvinic, asimismo la celebración de la Eucaristía, y cuales peregrinos de la fe subieron el cerro “Condell” rezando el Rosario Eucarístico, para poner sus vidas en las manos de la Madre del Salvador. Fueron espacios de intimidad con el Señor Jesús, de oración, de diálogo, fraguados por el silencio, el entusiasmo juvenil y la contemplación. El Maestro Jesús, sin duda, pasa en la vida de cada uno de ellos dejando una huella transformadora que les impulsa e invita a la novedad de ser testigos convencidos y audaces del Reino.


In missione di suor Ernesta Fiorani

I poveri li avrete sempre con voi...

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na villa, situata in Ventimiglia alta, in una posizione stupenda sull’azzurro mare della Liguria da cui si gode un panorama invidiabile, ospita gli ultimi, i “rifiutati” dalla nostra società della tecnologia e del benessere. È la casa di accoglienza, il vecchio orfanotrofio voluto da Mons. Reggio, Vescovo di questa città dal 1877 al 1892 e Fondatore delle Suore di Santa Marta, che ancora oggi svolgono lì il loro apostolato a favore dei più bisognosi. Gli ospiti a cui si prestano le cure sono sia mamme che bambini provenienti da situazioni tra le più tragiche, perché in generale sono persone a cui è stata tolta la dignità, non hanno il minimo necessario per vivere e si trovano sull’orlo della disperazione. Talvolta hanno fatto anche l’esperienza del carcere e vengono accompagnate dalle Forze dell’ordine. Spesso sembra che le Suore debbano

lottare “con i mulini a vento” perché queste persone, sradicate dal proprio ambiente, appaiono refrattarie a ogni proposta. Ma la forza dell’amore disinteressato porta sempre i suoi frutti e con il passare del tempo si rasserenano e collaborano alla loro “rinascita”. Fanno tanta pena i piccoli, a volte di pochi mesi, le cui mamme, per queste gravi situazioni, non sanno dare affetto e gesti di tenerezza! La comunità religiosa riceve la collaborazione preziosa di numerosi laici di varie associazioni, e in questa Casa voluta dal Beato Tommaso Reggio, completamente rinnovata e resa confortevole da un suo successore, Mons. Giacomo Barabino, dà concretezza alla parola del Signore, quando si legge: “…ebbi fame e voi mi deste da mangiare… fui ignudo e voi mi avete rivestito… carcerato e voi mi veniste a trovare…”.


Adoración mensual para jóvenes

di sor Violeta Rosales Colegio Santa Marta en Curicó

“Hemos venido a adorarle”

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Evangelio. Joven levántate, estás llamado a ser cultivador incansable de la bondad, un hombre o mujer con vocación de santidad” (Juan Pablo II, Discurso a los Jóvenes, Abril 1987). El deseo de una comunión con Dios es depositado en el corazón humano, desde toda la eternidad. El misterio de esta comunión alcanza lo más íntimo, las profundidades del ser. Y hace vivir desde la dimensión de seres buscadores de Dios y no fugitivos. Así podemos decir a Cristo con las palabras del Apóstol Pedro: “¿A quién iremos si no a ti? Tú tienes palabras de vida eterna” palabras que devuelven la vida a nuestra alma y nos hacen tornar a lo esencial. Es preciso, pues, hacer aprendizaje de este permanecer delante de Dios en una espera contemplativa y silenciosa, la cual no sobrepasa nuestra medida humana. Al respecto decía el hermano Roger: “En una oración así, un velo se levanta sobre lo inexpresable de la fe, y lo indecible lleva a la adoración”. Es este el camino al que toda persona creyente, y en este caso los jóvenes, se desea conducir por medio de esta valiosa instancia que se les ofrece en Curicó.

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ecía San Alberto Hurtado “La juventud es la edad del heroísmo, y de la gracia de Dios depositada en los corazones, fuerza por abrirse paso en muchas almas hacia planos superiores”. Cuando se sostiene que los jóvenes han perdido el rumbo de la vida, que han dejado a Dios fuera de sus planes, que no tienen horizonte en sus vidas… tal vez esta afirmación sea válida en algunos de ellos, pero es hermoso descubrir a estos jóvenes anhelantes de eternidad, de trascendencia, de buscar ese contacto con Cristo, sí, con ese Cristo que les mira tiernamente, y que los invita a vivir la Eucaristía, a comulgar con su Cuerpo y, en la intimidad sacramental, dialogar con El, el Maestro que se les manifiesta como el camino, la verdad y la vida. Haciendo eco de esta búsqueda de infinito, se ha proporcionado, en Curicó, en la capilla de nuestro Instituto, para todos los jóvenes una instancia de oración, la que consiste en una hora de adoración al Santísimo Sacramento, momentos que son guiados y animados por el Seminario San Pablo de Rauquén junto a su Rector: Reverendo padre Marcos Buvinic M. Y con profunda alegría se palpa cómo tantos de ellos acuden a este llamado. Poco a poco han ido valorando y amando la oración silenciosa, donde lo que importa es escuchar al Señor Jesús, a dejar que El hable, y que usando las palabras del Papa Juan Pablo II les dice: “joven, levántate! Estás llamado a ser buscador apasionado de la verdad honda del


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Un nuovo anno insieme un gruppo di studenti del Conservatorio S. Maria degli Angeli di Firenze

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ella serata del 15 novembre è stato inaugurato il nuovo anno accademico al Conservatorio S. Maria degli Angeli con una Celebrazione Eucaristica, preparata da tempo insieme a Suor Rosily, alla quale tutte le ragazze hanno partecipato con entusiasmo. Si è trattato di una Messa diversa dalle altre per i numerosi interventi del celebrante che ci hanno aiutato a comprendere che non si tratta solo dell’inizio di un nuovo anno accademico, fatto di lezioni, di studio e di esami.


Quello che ci sta davanti infatti è un nuovo anno di vita e di crescita insieme perché è grazie agli altri che possiamo arricchire il nostro bagaglio interiore: le vere ricchezze stanno nell’ascoltare e nel condividere. La celebrazione è stata gioiosa e rallegrata con canti interpretati da voci che arrivavano diritte al cuore e accompagnati dalla tastiera e dal violino suonati magistralmente da due di noi. Alla conclusione della S. Messa, 40 ragazze provenienti da tutta Italia e non solo (qui al Conservatorio sono infatti presenti anche ragazze spagnole, francesi, americane e filippine), si sono ritrovate, un po’ commosse, in refettorio per gustare una deliziosa cena.Tra ri-

sate, portate e bollicine di spumante, tutte abbiamo potuto conoscerci di più e trascorrere una piacevolissima serata in allegria. Suor Damiana alla fine ci ha augurato un sereno e proficuo anno, accompagnando l’augurio con un gentile dono offertoci da lei e da tutte le consorelle. In questo momento tanto importante per noi, ricordiamo con affetto il Papa Giovanni Paolo II che tante volte ha ripetuto ai giovani: “Aprite, spalancate le porte a Cristo!”. Al termine di questa festa vogliamo chiedere al Signore di aiutarci a spalancare le porte a un nuovo anno con la speranza che sia sereno e proficuo per la vita di tutte noi.

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¡Cuarenta años de apostolado en Valdivia! Comunidad de Valdivia

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rande es tu bondad, Señor!, sólo ella ha permitido que la misión iniciada un 25 de febrero de 1965, cuarenta años atrás, por tres hermanas religiosas de Santa Marta en estas tierras del sur de Chile, continúe hoy siendo un faro luminoso, sembrando la semilla del Evangelio en medio de cientos de niños y niñas de un sector de la bella ciudad de Valdivia, en el sector CORVI, necesitado de tantas oportunidades de superación y desarrollo. Y a través de ellos, llegando con la Buena Noticia a numerosas familias que diariamente acuden a nuestra escuela en busca de paz, de luz y del agua viva que solamente es posible hallar en Jesús, único Camino a seguir, única Verdad en quien creer y la fuente de la Vida verdadera. La mirada y el pensamiento se dirigen a los primeros años vividos por las hermanas. Me parece que no hacen falta muchos argumentos y testimonios para imaginar la entrega generosa y fiel de ellas, quienes acogiendo la voluntad de Dios desplegaron toda su creatividad para irradiar la fuerza y el amor de Dios por

El Amor del Señor por siempre cantaré, tu fidelidad proclamaré de siglo en siglo

Sal 89,2


el que quiere seguir fecundando estas tierras, alimentando el gozo de la acogida como si fuera Betania. La responsabilidad de quienes debemos continuar la obra de evangelización hoy es enorme; los nuevos desaf íos del mundo, de la Iglesia y del apostolado educativo nos interpelan constantemente, nos exigen claridad, profundización del Carisma, una conformación cada vez más coherente con los ideales del Beato Padre Fundador y una comunión más viva con el Señor. Es por esta senda que llegaremos a puerto seguro y quienes continúen esta obra que es de Dios, obtendrán una cosecha abundante de santidad y de servicio generoso. Así, viendo las obras, glorifiquen a Aquel que lleva adelante nuestras vidas. Gracias, hermanas, porque con la entrega generosa y silenciosa de tantas que obedeciendo el llamado de Dios, nos han permitido seguir respondiendo al proyecto divino, intentando hacer de nuestra vida un “don generoso”.

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el hombre, haciendo realidad una de las más hermosas expresiones pronunciadas por nuestro Beato Padre Fundador en su primera Regla de Vida: “Volarán en ayuda de la indigencia y será un vuelo sin límites de tiempo, de espacio, de dificultad y de sacrificio”. Sí, dejándolo todo, emprendieron ese “vuelo” con un solo anhelo: “llevar el gozoso anuncio de la salvación donde la Iglesia está más generosamente comprometida con la evangelización (Regla de Vida Nº 93), aprovechando cada ocasión para ofrecer a todos el primer mensaje de salvación, porque “cada día es un surco vivo que se abre para dejar caer la semilla de la verdad y del bien”. Hoy seguimos siendo invitadas y enviadas por Aquel que conquistó nuestro corazón, a responder con fidelidad y valentía a las exigencias de la evangelización con el testimonio de vida y con las obras de apostolado misionero, educativo y asistencial (Regla de Vida Nº 89), porque es el espíritu del Evangelio


Pagine aperte

Santo Natale Nonno Aldo

Il mondo è in ansia, le genti in attesa, che dal ciel ‘na mano tesa dia certezza alla speranza per una vita migliore; senz’odio e senza guerra, con meno egoismo, niente terrorismo ed allor su questa terra ci sarà più gioia e men dolore. È NATALE Si rinnova il lieto evento del divino Redentore, è un messaggio interiore, che va con piede lento.

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E dire, che in esso v’è giustizia e libertà, senza differenze di razza e di colore, onde l’uomo abbia la sua dignità: ecco il senso d’una vita migliore. Dei Re Magi sono questi i doni, che daranno certezza alla speranza, fermiamo il mal che troppo avanza e che la stella cometa illumini e perdoni! Or già, 20 secoli son passati, la storia non si ripete, si rinnova; che la buona novella le genti smuova, sì che il peggio resti ai tempi andati e tutti noi sarem più ricchi e fortunati!


Il valore dell’Adorazione Eucaristica Scuola Conservatorio S. Maria degli Angeli di Firenze

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urante questo anno, dedicato da Giovanni Paolo II all’Eucaristia, ci è stata proposta un’iniziativa settimanale molto profonda ed efficace per la sua semplicità. Ogni giovedì, subito dopo aver lasciato i nostri figli alla scuola dell’infanzia, Suor Gabriella ci consegnava un simpatico foglietto colorato con una breve preghiera eucaristica e qualche suggerimento (anche pratico) per aiutare la meditazione nella Cappella della Comunità in via della Colonna dove era esposto il Santissimo Sacramento e aperta anche per i genitori che desideravano cogliere tale occasione. Si rimane sempre positivamente sorpresi dall’esperienza dell’adorazione in cui il Signore parla al nostro cuore, riempiendolo di pace e di serenità, che nascono dal sentirsi amati e accolti senza nessuna condizione. È proprio un piccolo e grande miracolo: bastano pochi minuti passati davanti a Lui per vedere la giornata con occhi completamente diversi e viverla con il cuore aperto verso tutti.

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Alcuni Genitori


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Festa per Maria D

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omenica 24 settembre 2005 è festa della “Vergine della Mercede”, Patrona della nostra Parrocchia in Coltauco. Dopo tre giorni di pioggia e di vento, finalmente è apparso un sole caldo e splendente, proprio il giorno della grande festa! La piazza Bernardo O’Higgins, adornata con palloncini bianchi, rossi e azzurri, richiamava la bandiera cilena, quelli bianchi e gialli, la bandiera del Vaticano. Tutto richiamava la festa dedicata alla “Virgen de la Merced”. Nel pomeriggio di questa splendida domenica si sarebbe concelebrata una solenne Messa e noi tutti aspettavamo con pazienza l’arrivo dei Sacerdoti. Infatti, improvvisamente, si sentì un rimbombo: era il suono dei tamburi che annunciava l’arrivo della statua della Madonna vestita di bianco con una corona d’oro sul capo. La precedevano 16 carri allegorici, ciascuno rappresentante il Santo protettore delle sedici Cappelle che formano la nostra Parrocchia. Quest’anno c’è stata una vera sorpresa: l’ultimo carro rappresentava la carrozza di un treno antico, dal primo finestrino sventolava la bandiera italiana e… negli altri finestrini erano disegnate tre Suore di Santa Marta: suor Lucia Chiappe, suor Lucilla Ornaghi e suor Luciana Archetti; inoltre in altri due finestrini erano rappresentati Mons. Ramón Lercaros, il Parroco e l’Alcade di allora. Mi sembrava di tornare indietro negli anni, i primi tempi in terra cilena. Sì, mi sembrava di sognare vi erano anche striscioni che rappresentavano Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Per un momento ho respirato aria romana… come è grande la Chiesa! Grazie, Signore per questi ricordi e sensazioni indimenticabili!

di suor Luciana Archetti


Una preziosa presenza S

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di fraternità. Insomma, sono sempre a disposizione per aiutare le persone in difficoltà. Anche in caso di catastrofi mondiali, sono il punto di riferimento per raccolta di denaro e di qualsiasi altro genere necessario da inviare alle popolazioni colpite. Sono il perno per il buon andamento del paese, perché le stesse Associazioni fanno spesso capo ai locali della Scuola. Per concludere, vorrei ringraziare sentitamente le nostre care Suore per tutta la loro disponibilità in favore del nostro piccolo paese. DIO LE PROTEGGA SEMPRE.

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ono il papà di una bambina di soli tre anni, che frequenta la Scuola dell’Infanzia “Sacro Cuore” in Fabbrica, tenuta dalle Suore di Santa Marta, che da molti anni vivono e operano nel nostro piccolo paese. Per la festa della Famiglia mi trovavo in mezzo a loro: erano protagonisti i nostri bimbi. Abbiamo vissuto momenti di grande gioia, perché le Suore hanno saputo coinvolgerci tutti indistintamente, grandi e piccoli, senza creare panico in nessuno; quindi sono stati per tutti momenti di entusiasmo e vera fraternità. Dopo questa esperienza, ho sentito il desiderio di mettere qualcosa per iscritto dato che conosco il loro Notiziario “Camminando con Fede”. Oltre che nella Scuola dell’Infanzia, le Suore operano in Parrocchia, assistono i due Sacerdoti molto anziani e di poca salute, curano attentamente l’evangelizzazione nelle famiglie, portano avanti con l’aiuto dei giovani la catechesi ai fanciulli e la ACR. Settimanalmente incontrano i malati e gli anziani portando loro l’Eucarestia e ospitano gruppi di preghiera con momenti

un papà Fabbrica di Peccioli - Pisa


Pagine aperte di Margherita Armellino

Le Suore di Santa Marta in festa C

Cuneo

ome ogni anno, nella prestigiosa cornice del Sacro Cuore di Cuneo, si è rinnovato l’appuntamento liturgico in onore di Santa Marta. Un nutrito gruppo di amici e simpatizzanti si è riunito in preghiera per festeggiare e ringraziare le Suore appartenenti alla Congregazione intitolata alla Santa, che con la loro opera benemerita aiutano a migliorare la qualità della vita di tante persone, dai più piccoli ai più grandi. Durante la liturgia, il Parroco Don Eraldo ha presentato la figura di Santa Marta e la sua profonda fede nel Signore, quella fede che anima e sostiene la vita e l’opera delle nostre Suore.

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L’assemblea ha partecipato gioiosamente con canti inneggianti all’amore, alla pace, al Signore. Dopo la Messa, i fedeli si sono ritrovati per un simpatico momento conviviale organizzato dalle Suore. Anche questo incontro “speciale” con le nostre Suore diventa per tutti noi fede che si approfondisce, comunione che si rinsalda, testimonianza che è certezza di servire Dio in qualunque stato di vita.


La natura ci chiama a riflettere

la Comunità di Genova

Nella Casa del Padre Fondatore quest’anno… ecco un prodigio inatteso! Sullo stelo lungo 30 metri e robusto di una vecchia agave, nascosta nel boschetto dove giocano i nostri alunni, è cresciuta, esplosa una meravigliosa infiorescenza. Per quei suoi fiori giallo-verdastri portati sui rami patenti, l’agave ancora bellissima quanto utile per le sue fibre, ci è apparsa Genova.

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Dopo forse trenta, quarant’anni sappiamo

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un candelabro che svetta nel cielo blu di

che questa è la sua prima e unica volta che fiorisce… poi l’agave muore. La morte garanzia di vita. E dunque: perché non credere e sperare oggi, domani, sempre che come la terra nel silenzio fa germogliare fiori inaspettati – così tra noi e per la nostra Congregazione, dopo e nonostante momenti difficili esploderanno semi, fiori e frutti di vocazioni per il giardino del Signore.


Pagine aperte

Il fuoco della missione S

uor Celeste è tornata a far visita alla sua Masate. Aveva lasciato la casa e il paese nel lontano 1941 per farsi Suora di Santa Marta e nel 1949 fu inviata missionaria in Cile dove è sempre vissuta. Suor Celeste ha oggi 84 anni ma nonostante l’età si tiene attiva prestando la sua opera nel laboratorio del nostro piccolo policlinico di Curicò. Del Cile racconta che la situazione della popolazione è migliorata, ma nella zona rurale dove lei svolge la sua opera il lavoro scarseggia e la povertà è tanta. I suoi concittadini masatesi il 18 settembre, tre giorni prima del suo ritorno in Cile, l’hanno festeggiata insieme a Padre Giuseppe, suo nipote, anch’egli missionario in Congo.

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la Comunità di Masate

All’inizio della celebrazione Eucaristica Suor Celeste ha espresso la sua testimonianza di cui riportiamo alcuni spunti. “La fede è un dono grande e bisogna impegnarsi perché si radichi sempre di più in Italia, in Europa e nel mondo intero. Dio è Amore e per amore ha mandato suo Figlio Gesù che ci ha amato fino alla morte di croce, ci ha insegnato il cammino da percorrere mediante il suo Vangelo e invita ciascuno a seguire la via delle Beatitudini. Come cristiani siamo chiamati ad essere luce e testimonianza e lo saremo solo se facciamo vivere Cristo in noi. In questo modo potremo essere missionari anche senza lasciare la nostra Patria. L’importante è saper amare, cioè vivere la bontà, la generosità per il benessere comune, vuol dire saper perdonare, aiutare, donare più che esigere. E tutto questo incominciando dai fratelli più vicini: familiari, ammalati, anziani soli. Mettiamoci dunque all’opera: questo è quanto desidera Dio da ognuno di noi e non è mai troppo tardi! Con riconoscenza per tutto quello che fate e farete, auguro ogni bene a tutti e prometto il mio ricordo nella preghiera.” Accompagniamo Suor Celeste con l’affetto e preghiamo perché continui ad essere un segno luminoso per noi ed un aiuto generoso per quanti, poveri e bisognosi di cure, si rivolgono a lei nel lontano Cile.


...Eri come noi ma diverso da noi gli alunni di cl. V Scuola Primaria “S. Gemma” di Milano

Carissimo Tommy,

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La canzone che abbiamo cantato è proprio adatta:

Le suore son qui sempre con noi la loro vita va è dono di gioia, di fede e amore ogni momento per il Signor Grazie che le hai fondate! Che idea geniale!!! Dato che tu sei una sorpresa continua, ci interesseremo sempre di Te pregando con te per essere fedeli a Dio e farci santi come te.

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vogliamo confidarti che ci è piaciuto tanto conoscerti in questi giorni… Quando preparavamo la festa “PREMIO TOMMASO REGGIO” avevamo la curiosità di sapere per qual motivo le Suore ti apprezzano tanto e sanno essere così speciali. Dovresti saperci dire come hai fatto a lasciare la tua casa bella, comoda, per andare in un seminario. Sai che cosa abbiamo imparato? Che tu eri un ragazzo come noi, ma tanto diverso da noi. E sei diventato grande davanti ai tuoi genitori e a tutto il mondo, ma soprattutto davanti a Dio. Noi non abbiamo l’ambizione di raggiungere la tua altezza di santità, sembra tanto distante dalla nostra agitazione, dal nostro chiasso, dai nostri litigi… dalla nostra insensibilità… ma tu ci fai sentire fiduciosi perché anche noi possiamo far fiorire il Bene. Possiamo imitarti e così andare… a far fiorire il Bene in tutti i prati del mondo… Sei un santo simpatico e amico, specialmente quando ci accorgiamo che le Suore ti somigliano e lavorano molto per noi.


Pagine aperte

La storia di Gesù S

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e sabato scorso nel primo pomeriggio passeggiavi per Luco, avresti certamente udito levarsi un coro di voci argentine dal portale antico della nostra bella chiesa. Se incuriosito ti fossi affacciato magari un po’ titubante, avresti scorto una folla di papà, mamme, nonni e non solo, stringersi attorno allo “spettacolo” per eccellenza, alla Storia delle storie, quella in cui ogni grande regista si è voluto cimentare con fervido entusiasmo e grande rispetto: la nascita di Nostro Signore, che è per noi un evento di amore che si rinnova, occasione di sentirci tutti “pastori” per tornare con lieto stupore di bimbi ad adorare il Redentore. Ad animare questa scena così importante, compresi nei loro coloriti ruoli, i nostri piccini della Scuola dell’Infanzia “San Giuseppe”. Sì perché quelle vocine che riecheggiavano erano proprio le loro. “Effervescenti” angioletti, insieme ad una leggiadra cometa, hanno annunciato la nascita del Bambino e, dopo che la Sacra Famiglia ha preso posto

una mamma di Luco di Mugello

nell’umile dimora, un viavai di operosi personaggi Le ha reso omaggio recando i loro doni. Tutt’altro che impacciati questi piccoli attori cantavano, parlavano e si muovevano sulla scena senza alcuna difficoltà (…ai nostri tempi, noi avremmo avuto certamente le gote rosse!). Riuniti sui gradini del presbiterio, i bimbi ci hanno poi salutato con un coro spumeggiante e l’augurio solenne di Don Savino ha concluso la manifestazione. Ci siamo poi ritrovati in allegria per una merenda nei locali parrocchiali. Siamo grati a Don Savino per la sua disponibilità e per le sue parole, come pure alle nostre care Suore che, nel loro ruolo di educatrici, insegnano ai nostri piccoli ad essere fin da ora cemento della nostra comunità. Non ultimi, ringraziamo proprio loro, i bambini, che con impegno e innata spontaneità ci hanno regalato ancora una volta la preziosa occasione di stare insieme.


Con l’affetto della memoria

Carissime, oggi, dalla casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino il Signore ha chiamato a sé la nostra carissima Consorella Suor ANTONIA RIPAMONTI nata a Masate (Milano) il 5 febbraio 1923, entrata in Comunità il 21 gennaio 1953, professa dal 3 agosto 1955. Sicuramente sulla soglia del cielo ci sarà stata ad aspettarla la sua carissima sorella Suor Angela che prendendola per mano l’avrà condotta davanti al Signore. Suor Antonia nella nostra Famiglia religiosa ha svolto il

suo apostolato, come infermiera, presso vari ospedali: alla Clinica Sanatrix in Roma, a Luco e a San Gimignano dedicandosi alla cura dei malati con sollecitudine affettuosa e premurosa, senza mai risparmiarsi. Nell’ultimo periodo della sua attività – già con salute precaria – ha prestato ancora la sua preziosa opera a Sesto Fiorentino nell’assistenza dei malati a domicilio offrendo le sue povere forze senza riserve. Generosa nel bene, ha amato la sua famiglia religiosa in modo fattivo e disinteressato sempre. Poi l’ha colpita una lunga malattia che le ha procurato penose sofferenze: ha passato quindi gli ultimi suoi anni a Querceto assistita assiduamente ed amorevolmente dalle nostre Consorelle. Ora sicuramente da lassù ci aiuterà a credere e a sperare in Colui che Lei invocava spesso come il Dio della Provvidenza. Affidiamola al Signore insieme alla sua carissima sorella Suor Angela. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Roma, 21 agosto 2005 Carissime, oggi, nella casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, ci ha lasciato per salire al cielo la carissima Consorella Suor MARGHERITA STRIDACCHIO nata a Vallata (Avellino) il 12 aprile 1913, entrata tra le Suore di Santa Marta dal Conservatorio S. Maria degli Angeli il 12 febbraio 1957, professa dal 23 maggio 1958. Dopo una sofferenza lunga e logorante, purificata e serena, è salita al cielo per incontrare il Suo Signore che ha cercato di servire anche quando la Sua volontà si è manifestata attraverso la fatica della croce. Ha vissuto i suoi lunghi anni al Conservatorio Santa Maria degli Angeli di Firenze dove ha potuto dedicarsi in un apostolato umile ma efficace e fecondo. Non si è mai risparmiata, anzi, pur venendo meno via via la sua salute, è rimasta al suo posto finché ha potuto cercando di rendersi in qualche modo utile. La ricordiamo attenta e preoccupata di andare incontro alle necessità delle studenti mentre si trovava a svolgere l’umile ufficio dell’accoglienza, alla porta della scuola: tale ufficio, infatti, le consentiva di avvicinare le studenti e i loro genitori. Il Signore della vita ora le

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Roma, 30 luglio 2005


Con l’affetto della memoria regalerà il premio promesso a coloro che lo amano e gli regalano la propria esistenza. Preghiamo per Lei e continuiamo a fare il bene senza stancarci Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Ricordando Suor Margherita

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Abituati come siamo ad assegnare ad ogni cosa un valore positivo o negativo, lo facciamo anche con la persona ignorando la complessità di fattori, cause o circostanze, che inducono la stessa a comportamenti per noi non sempre accettabili. Credo però sia fondamentale prendere atto che vizio e virtù fanno parte del nostro essere, ma non possiamo ignorare che anche le forze negative, se bene orientate, sono suscettibili di trasformazioni positive. In questo quadro io ricordo, anche se in modo sfumato, la figura forse complessa, ma non complicata, di Suor Margherita con la quale ho condiviso diversi anni della mia vita religiosa al Conservatorio “Santa Maria degli Angeli” di Firenze. Suor Margherita era una di quelle persone che sapeva reagire in modo istintivo a parole o atteggiamenti che non trovavano riscontro in chi li pronunciava. Si mostrava apparentemente burbera ma, se provocata,

sapeva essere anche molto spassosa. Possedeva una capacità di intuito genuino e spontaneo da non nascondersi davanti a nessuno. Suor Margherita a 92 anni non conosceva la parola “diplomazia”, era libera e schietta, a volte quasi tagliente, ma nello stesso tempo sapeva essere comprensiva e dolcissima

specie con i bambini, ai quali raccontava storie che per me non avevano senso, ma che producevano nei piccoli un effetto distensivo e rassicurante. Ricordo anche l’attenzione che mostrava nelle riunioni comunitarie: ascoltava tutte senza mai intervenire, ma alla fine usciva con una delle sue battute lasciandoci perplesse


Suor Elisabetta Lunardi

Roma, 9 novembre 2005 Carissime, questa notte, nella casa di Castelgandolfo, assistita amorevolmente dalle Consorelle della Comunità, ha risposto alla chiamata del Padre Suor ANGELA PIAZZA nata a Varese Ligure (La Spezia) il 24 gennaio 1915, entrata in Comunità a Chiavari il 4 novembre 1936, professa dal 15 ottobre 1938. Infermiera preparata e attenta ha cercato con ogni mezzo di far intendere ai suoi malati, sia in Chile, dove è stata per un breve periodo, sia in Italia, in particolare presso la Clinica Sanatrix dove ha lavorato per più di quarant’anni, che l’unico grande medico della nostra vita è Dio. L’incontro con malati non credenti l’ha portata continuamente ad intensificare le sue preghiere perché ogni “medicina” arrivasse a sanare il corpo, ma soprattutto lo spirito. Così, le “dosi quotidiane” di serenità e di pace, le parole dette con amore hanno spesso sciolto ogni resistenza e Suor Angela ha avuto molte volte la gioia di vedere i suoi malati accostarsi ai Sacramenti e avvicinarsi a Dio prima di incontrarLo faccia a faccia. Suor Angela ha trascorso gli ultimi anni a Castelgandolfo: anche qui, nonostante la salute

molto precaria, si è adoperata per essere di aiuto alla Comunità e di conforto accanto alle ospiti anziane della Casa di Riposo. Saranno in tanti, ma soprattutto i malati che erano stati lontani da Dio, a correrle incontro e ad accompagnarla davanti al Signore che solo guarisce e perdona. Preghiamo per lei e chiediamole che ci insegni a nutrire di preghiera le nostre fatiche e così anche noi “guariremo” e in modo infaticabile faremo di tutto per “guarire” i molti che ci avvicinano e aspettano da noi parole di bontà e di fede autentica. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

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come una volta che ebbe a dire: “A volte sì ride con gli occhi finti” e questa la dice lunga! e ancora: “Fatela finita perché le parole si chiamano”, come a voler dire: avete già parlato troppo! Ancora Suor Margherita era abbastanza selettiva nel concedere fiducia, ma una volta data, quella rimaneva. A proposito di fiducia conservo un certo rammarico nei suoi confronti. Negli ultimi anni della sua vita, causa la salute e l’età, 91 anni, si era resa necessaria la rimozione dal suo ufficio di portinaia della Scuola, ufficio al quale teneva moltissimo e che aveva portato avanti per tanti anni con impegno e scrupolosità. In quella circostanza per lei dolorosa, penso si sia sentita tradita da me: forse pensava ch’io non avessi fatto qualcosa per impedirlo. Me l’ha fatto capire in mille modi ma, pazienza, da Suor Margherita potevo accettare tutto! Fortunatamente ho avuto modo di starle vicina durante la sua malattia al Conservatorio riuscendo a riconquistare la stima e la fiducia che sempre mi aveva accordato. Suor Margherita faceva parte di quella grande schiera che sono i “poveri di Yahve” alla quale vorrei appartenere anch’io e ora mi piace pensarla in Paradiso, non più preoccupata di chiudere porte e finestre, ma soddisfatta di poterle spalancare a tutti, anche a me quando il Signore vorrà!



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