notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3
Editoriale
In missione 22
la Redazione
Parola di Dio 4
Dalla Trasfigurazione al servizio di ogni giorno don Adriano Castagna
Attualità 7
In tempo suor Maria Pia Mucciaccio
Ricordare e... vivere 10
I Laici Mons. Tommaso Reggio
La parola a... Madre Carla 12
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Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino suor Reena Nasareth
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La fraternità nella comunità da Ventimiglia
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Pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese suor Anita Bernasconi
Frammenti di santità 18
Mariangela Melica
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suor Battistina Cavagna
Un fermento di fede e di gioia per San Ranieri da Pisa
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Scuola estiva a Ventimiglia da Ventimiglia
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Primo incontro degli operatori Pastorali dal Chile
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Per dire grazie suor Stefania
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Chiavari accoglie il nuovo Vescovo suor Alessandra Fabbrucci
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Tempo di leggerezza da Roggiano
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Dall’uomo vecchio all’uomo nuovo
Spiritualità e carisma
Il centro estivo “Ci vuole un sorriso!”
Nel centro estivo 2021 ritrovata la gioia del vivere insieme da Saiano
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Trasformarsi da seme in fiore Martina Podestà
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Un centro estivo scoppiettante suor Stefania
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Hurrà! Giocheranno al Santa Marta suor Aloysia Molteni
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Un’estate... al Santa Gemma un’insegnante
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Il grande valore della comunità un seminarista
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Premio biennale d’arte “Aurelio Galleppini” Sezione fotografia Barbara d’Urso
Percorsi di formazione 19 La santità: un cammino di verità le Juniores in Italia
Notiziario delle suore di santa marta
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Pagine aperte 47
Juniorato 2021 le Juniores dell’India
Ciao, cara suor Serena Clara Birello
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La responsabilità di accogliere suor Damiana Spignoli
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Via V. Orsini, 15 00192 Roma
Caro don da Milano-Bovisa
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Quadrimestrale Anno LXXXIV
Testimonianza Myriam Beatriz Iturri
Redazione suor Alessandra, suor Damiana, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Stefania Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it
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Ecco la strada da Vighizzolo
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Saluto a suor Arcangela suor Alessandra Fabrucci
Con l’affetto della memoria 55
suor Josefa Mendoza Roco; suor Ester Roco; suor Bianca Mori; suor Anna Arienti; suor Arcangela Deleanni; suor Serena Melchiorri
Editoriale
La Redazione
I sogni valgono oro gli allenamenti estenuanti delle farfalle azzurre della ginnastica ritmica, insomma le energie fisiche e soprattutto mentali di ogni campione! Pensiamo sì ai sacrifici quotidiani dei vincitori, ma non possiamo tralasciare anche quelli di ogni atleta che vi ha partecipato, di altri bravissimi sportivi che si sono impegnati al massimo, dando, comunque, tutto loro stessi e che non ce l’hanno fatta a raggiungere il podio. I racconti delle loro storie di sacrifici, di stress fisico giornaliero, custoditi nell’intimo dei loro cuori e dei loro corpi affaticati, intrisi di speranze, illusioni e/o delusioni, sicuramente sono conosciuti solo in parte e non si illuminano sotto i riflettori. Lo sanno, però, bene i loro compagni di squadra ed amici, i coach e le famiglie, anche loro chiamate ad affrontare tanti sacrifici nella vita di tutti i giorni… per amore, per sostenere una passione, e forse anche loro con un sogno, quello di vedere il proprio figlio raggiungere un traguardo! Una lezione per tutti! …tener duro e non demordere se si ha un sogno, una passione, qualunque essa sia! Un’estate azzurra dunque, puntellata di dinamismo e di esultanza, ma anche un’estate segnata dal dinamismo dei bimbi dei centri estivi, anche loro piccoli campioni, impegnati nello sport con schiamazzi di gioia e di soddisfazioni. Ha quindi ragione Antoine de Saint-Exupéry, autore del Piccolo Principe a ricordarci: “Fate in modo che i vostri sogni divorino la vostra vita così che la vita non divori i vostri sogni”. I sogni di questi campioni valgono oro!!!
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Con gli occhi della fantasia o del cuore, tutti, grandi e piccoli, siamo avvolti dai nostri sogni. Essi ci prendono per mano e ci danno quella spinta e determinazione interiore che, senza accorgercene, ci mettono in cammino verso la loro realizzazione. È quanto abbiamo potuto constatare con le tante vittorie dei nostri Azzurri alla conquista della coppa UEFA e delle tante medaglie alle Olimpiadi di Tokyo: 40 medaglie tra oro, argento e bronzo! Non conta, tuttavia, in quali discipline siano state ottenute. Ciò che è importante e che forse dimentichiamo, perché abbagliati dalle immagini sul podio, è ciò che unisce tutti questi protagonisti: la forza di carattere, lo spirito di corpo, la determinazione… ma soprattutto il sacrificio di tante rinunce per raggiungere traguardi sempre più elevati e la capacità di credere in quel sogno che forse un giorno si sarebbe avverato e che si è avverato quest’estate. Possiamo immaginare i molti sacrifici di Marcel Jacobs nei 100 metri, quelli di Gianmarco Tamperi nel salto in alto; le grandissime rinunce di Elisa Longo Borghini e di Odette Giuffrida, la grinta di Nicolò Martinenghi; il gioco di squadra di Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo nello stile libero del nuoto 4x100 e quella di Matteo Castaldo, Matteo Lodo, Marco Di Costanzo e Giuseppe Vicino nel 4 senza di canottaggio; lo sprint nel ciclismo su pista di Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna;
Parola di Dio
Dalla Trasfigura al servizio di ogni giorno L
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E poi ci sono i due fratelli: Giacomo e Giovana festa della Trasfigurazione, liturgicani. Giacomo, senza tante parole porta avanti mente il 6 agosto quasi nel cuore dell’ele cose, è il costruttore della comunità. Ma se state, offre a tutti l’occasione per alzare lo non c’è una comunità, il suo essere non ha più sguardo dalle occupazioni quotidiane e ci invalore! Che senso avrebbe avere una superiora vita a chiederci: “Su chi poni il tuo sguardo?” se poi non ci sono le suore? I nostri sono servizi E perché nella nostra risposta ci sia il concorso di costruzione e di tutti i carismi il Signore ci della mente e del cuore, l’evento narrato nel chiederà conto! Giovanni è il caVangelo di Matteo (Mt. 17,1-9) rismatico, colui che dà l’indicaziopone al centro una presentazione ne di non perdere la via dentro la e un’affermazione: “Questi è il Fi«Tu sei Pietro tempesta della vita. glio mio, l’amato, … ascoltatelo!” e su questa Una comunità dunque, perché da C’è quindi un’indicazione chi è pietra soli non si può andare verso il miGesù, il Figlio di Dio, da Lui amastero, ognuno con il suo carisma. to e poi c’è subito un comando edificherò Gesù ha, quindi, radunato i rap“ascoltatelo!”, che è ciò che si deve la mia chiesa» presentanti della sua comunità… fare nella vita di ogni giorno: metciascuno con un compito ben pretersi in ascolto di Gesù per leggere ciso. le nostre giornate, la nostra storia. Infatti, quando noi pensiamo di fare tutto noi Nel brano evangelico è racchiuso, poi, anche e da soli, sbagliamo. Ognuno è chiamato con il il tema della comunità e il mistero di Dio che suo carisma a costruire la comunità… ciascuno riempie la vita. Ma chi è chiamato a gustare con il suo talento! questo mistero? I discepoli di tutti i tempi, cioè E poi ci sono altri due personaggi: Mosè ed ogni comunità religiosa, parrocchiale, civile… Elia. Pietro rappresenta il capo della comunità, è lui Mosè ha ascoltato quanto Dio gli ha detto e che deve tenerla insieme e fare in modo che rappresenta la legge di Dio scritta nel cuonon si disperda! A lui è stato dato questo comre. Noi invece siamo persone soggette ad un pito: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò ascolto imperfetto: vogliamo capire solo alcula mia chiesa” (Mt. 16,17-19).
zione
di don Adriano Castagna
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ne cose! A volte Dio sembra chiederci qualcosa di irrazionale e non ascoltiamo bene quello che davvero ci dice di fare, come è accaduto a Mosè che, incollerito, ha colpito due volte la roccia per far uscire l’acqua, mentre Dio gli aveva detto semplicemente di parlare alla roccia (Num. 20,8). Elia rappresenta l’ardore per il Signore, l’entusiasmo, cerca modi e strategie per portare l’annuncio di Dio nella vita… quasi a camminare con Lui in un abbraccio. È quanto ha fatto anche l’apostolo Giovanni dopo l’incontro con Gesù. Giovanni è presente alla Trasfigurazione perché è difficile trovare momenti in cui l’apostolo cammina lontano da Gesù. Dove sta Giovanni? Sempre là dove è Gesù. In questa vicinanza di Gesù, che è sintonia di cuore, Giovanni è l’unico a saper osare e per questo, chinandosi sul petto di Gesù, gli chiede: “Signore chi è che ti tradirà?” (Gv. 13,25). Ed è l’unico degli apostoli ad essere sotto la croce: “Stavano presso la croce di Gesù sua Madre… e lì, accanto a lei, il discepolo che egli amava” (Gv. 19,25). Giovanni ha sempre camminato con Gesù. La sua vocazione è una ricerca. “Maestro dove abiti?” Giovanni è un cercatore, uno che si interroga e vuole capire cosa Gesù dice alla sua vita. E Gesù risponde: “vieni e vedi”, cioè fidati! Prima occorre fidarsi, poi vedrà… Giovanni non ha cercato segni per credere, ha rischiato, ha il coraggio di credere in ciò che
Parola di Dio
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può apparire irragionevole umanamente! “Erano le quattro del pomeriggio”, il momento in cui si è consegnato e da quel momento preciso è stato sempre con Gesù… È Giovanni a ricevere il testamento di Gesù e noi sappiamo che il testamento si lascia sempre alle persone più vicine! E questo a riprova di quanto Gesù e Giovanni fossero in sintonia! E in quel testamento Gesù lascia a Giovanni tre doni: Il popolo di Israele, il popolo di appartenenza che ha dato inizio alla storia della salvezza, Il tesoro della chiesa, Maria, sua Madre. C’è sempre una passione da vivere per consegnare la vita. Giovanni, depositario di questa eredità, diventa così per eccellenza il discepolo dell’attesa, colui che vive il mistero della fede… colui che ha vissuto i valori lungo la sua vita, legati alla morte e alla risurrezione di Gesù.
È ciò che dice Giovanni oggi a noi: vivere tutti i valori che ci sono stati consegnati. Non l’annuncio di un ricordo, magari nostalgico, ma saper annunciare con la vita la morte e la resurrezione di Gesù. Giovanni nella memoria di Gesù e nel suo insegnamento, vive nella sua comunità cristiana con diligenza e con speranza… in quell’attesa che è movimento interiore. Discepolo dell’amore contemplativo vive raccolto in Dio. E questo dovrebbe essere l’approdo del cammino di ogni discepolo! Questo è l’augurio che riceviamo dal monte della Trasfigurazione per un servizio operoso di ogni giorno, con Gesù sempre accanto.
Attualità
In tempo
di suor Maria Pia Mucciaccio
rrivare per tempo, anzi un po’ in anticipo se è possibile, è sempre ritenuta un’ottima condizione e buona abitudine, da coltivare, incoraggiare e trasmettere alle nuove generazioni. Arrivare in tempo per creare spazi di attesa, per ovviare ad eventuali imprevisti, ma soprattutto per prevenire… Il tempo dell’estate è quasi terminato, ma non il suo calore, i suoi fenomeni e le sue manifestazioni… Forse ci stiamo ancora asciugando il sudore sulla fronte e lamentando che fa ancora caldo, gli anziani confermano, infatti, di non ricordare estati così calde. Tutti sappiamo cosa sta succedendo, tutti siamo in qualche modo informati che stiamo assistendo a cambiamenti climatici, eccezionali, dove l’eccezionalità non ha una connotazione di positività come solitamente pensiamo, ma in questo caso viene a connotarsi come fuori dalla normalità, riferito ad eventi un po’ rari… ed invece questa singolarità anomala sta
lasciando il posto ad uno status di normalità, segnale di anomalia, e per questo richiede repentinamente di attivarsi per un ripristino ad uno status corretto. I cambiamenti climatici costituiscono, infatti, il problema più grave che il mondo di oggi si trova ad affrontare. Tutti abbiamo assistito quest’estate ad alcune conseguenze determinate da questo cambiamento climatico: le temperature da record nel Pacifico nord-occidentale che hanno innescato incendi e provocato il ricovero di moltissime persone; le alluvioni in Germania e in Belgio che hanno causato migliaia di dispersi e centinaia di morti; gli incendi devastanti in Australia e California, le temperature estreme in Siberia… e non di meno tutti i nubifragi e gli incendi avvenuti anche nella nostra Italia. Questi disastri, che abbiamo avuto sotto gli occhi tramite le immagini televisive o dal vivo, non appartengono al mondo “normale”, annunciano i sintomi di una crisi clima-
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Attualità
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tica, non iniziata oggi, che si sta manifestando in una dimensione concreta cioè in zone in cui non siamo abituati a inquadrarla. Di fatto non abbiamo centrato il problema, perché non abbiamo la consapevolezza che questi eventi metereologici aumenteranno in modo netto con l’aumento di CO2 nell’atmosfera. Il nostro mondo è molto cambiato, ma non ci siamo accorti o non ci vogliamo accorgere che la principale causa del riscaldamento globale è dovuta proprio all’attuale concentrazione di anidride carbonica nell’aria, causata dalla liberazione di CO2 fossile. Papa Francesco, nella lettera enciclica Laudato si’ del 2015, aveva sottolineato l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità, perché i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono in definitiva, contro l’uomo. Ed è pur vero che i governi hanno posto e stanno ponendo attenzione al problema. Sono riusciti ad adottare, dopo oltre due decenni di negoziati, il primo accordo universale per contrastare i cambiamenti climatici nella Convenzione di Parigi, accordandosi a mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C e, anzi con l’attenzione ai 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’accordo, entrato in vigore nel novembre 2016 e ratificato da tutti i paesi dell’UE, per la prima volta ha visto tutte le parti compiere sforzi ambiziosi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, seguendo il principio delle responsabilità comuni, differenziate però sulla base delle rispettive situazioni delle proprie nazioni. Tale accordo prevede che ogni cinque anni tutti i paesi dovranno rinnovare e aggiornare, a livello nazionale, i propri piani d’azio-
ne in materia di clima e comunicarli in modo trasparente per consentire la valutazione dei progressi collettivi, insomma un bilancio globale sulla stabilizzazione delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale in vista dell’azzeramento delle emissioni, purtroppo ancora molto lontano nel tempo. L’Unione europea, tuttavia, si colloca tra le potenze economiche più dinamiche nella lotta alle emissioni di gas serra. Già nel 2019 le ha ridotte del 24% rispetto ai livelli del 1990, dimostrando di essere sulla buona strada verso il conseguimento dell’obiettivo stabilito nel protocollo di Kyoto di ridurle del 20% entro il 2020. L’UE ha fissato obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e fornisce sostegni per migliorare l’efficienza energetica. Lo confermano alcune misure adottate quali il regolamento per l’immatricolazione delle nuove vetture che devono rispettare le norme in materia di emissione di CO2. La qualità del carburante è un altro elemento importante ai fini della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; l’utilizzo di biocarburanti, infatti, favorisce meglio il rispetto di alcuni criteri di sostenibilità. Le energie pulite in questo dovrebbero ricevere anche un maggiore sostegno finanziario pubblico! Siamo di fronte a problemi complessi e abbiamo bisogno di tanta formazione per trovare soluzioni che non creino danni maggiori dove meno ce l’aspettiamo. Per questo è importante non demandare tutto
E che dire delle luci accese negli ambienti dove non c’è nessuno? O dei trasformatori caricabatterie sempre sotto tensione anche quando gli apparecchi sono spenti o scollegati? E il frigorifero aperto a lungo o le pentole, quando si cucina, senza coperchio? E che dire dell’acquisto continuo nel fare la spesa di sacchetti monouso che non solo liberano anidride carbonica e metano nell’atmosfera, ma inquinano anche l’aria, il terreno e le falde acquifere? Non sarebbe più opportuno il loro riutilizzo, con l’accortezza di portarli con sé? E poi quanti altri sprechi… a iniziare dalla carta, dagli oggetti che non si aggiustano più perché l’immediata sostituzione è più confortevole! Abbiamo proprio bisogno di recuperare questi piccoli gesti, abbiamo bisogno che questi comportamenti vengano tramandati alle nuove generazioni, occorre creare una coscienza vivendo le esperienze e non semplicemente pensare di fare formazione in astratto! Tu, caro lettore, cosa stai facendo per il clima? Contribuisci anche tu, non a cercare rimedi ma a cambiare il tuo stile di vita, a darti degli obiettivi da perseguire per limitare i danni e diffondere con il tuo comportamento una cultura che porta alla difesa della casa comune, come la chiama papa Francesco. Il prossimo progetto per la costruzione di un mondo migliore potrebbe essere il tuo!
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ai i governi nazionali, agli uomini della politica o ai tecnici dell’economia. Loro faranno la loro parte, ma noi siamo chiamati personalmente a compiere scelte a favore del clima, sostenibili nella vita quotidiana. Ciascuno di noi deve sentire la responsabilità e l’urgenza di cui parla papa Francesco, compiendo azioni individuali nel proprio contesto. “Purtroppo molti sforzi per cercare soluzioni concrete sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”. In questa nostra società del consumo abbiamo forse dimenticato i piccoli gesti insegnati dai nostri genitori all’insegna del risparmio, ma validi ed attuali per combattere il surriscaldamento globale. È più comodo arrivare in macchina a scuola, magari proprio sulla soglia dell’entrata piuttosto che fare un breve tragitto a piedi o prendere i mezzi pubblici; alzare il termostato del riscaldamento in inverno piuttosto che coprirsi di più, mentre d’estate è più facile accendere i condizionatori piuttosto che bilanciare l’arieggiamento naturale!
Ricordare e... vivere
I Laici
(Seconda parte)
N
el precedente numero era stato indicato lo stile di vita suggerito dal beato Tommaso Reggio ai laici del suo tempo, utile anche per noi oggi, lui era infatti sicuro che “Gesù ci insegna che in ogni stato e condizione di vita ci si può far santi”. In questo numero si prosegue il discorso sempre attingendo ai due volumi in cui si raccolgono le bozze delle omelie e dei testi per gli esercizi spirituali di Tommaso Reggio per i Laici.
La legge stampata nel cuore “Gli antichi Ebrei scrivevano i precetti della legge su certe loro bende che avvolgevano intorno alla fronte, al petto, alle braccia perché la legge del Signore deve dimorare nella mente, nel cuore e in tutte le nostre opere, deve guidare tutta la vita.” Camminando con fede 2/2021
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Prudente “La prudenza cristiana è utile per non distruggere la bella armonia nelle relazioni tra compagni e per non disgregare il gruppo fino a diventare inetti nel fare quel molto bene che nessuno può fare da solo.
Sì la prudenza, come ogni virtù cristiana, è esigente e difficile. Il Redentore insegnò che nel mondo vi sono due vie: una facile e assai larga, per la quale molti si incamminano, l’altra stretta e spinosa, pochi corrono in essa. La prudenza mondana consiglia la prima via, ma la prudenza che io vi insegnai e che vi suggerisco vi chiama a questa seconda. La scelta sta a voi! Ecco la meta a cui portano le due opposte prudenze, da una parte il tempo perduto dietro le cose che al momento della morte sono nulla, dall’altra la pace della coscienza durante la vita e il premio eterno dopo di essa.”
Domina se stesso “Ecco lo stile del laico che è anima del suo gruppo e modello dei compagni col proprio esempio. È sempre uguale a se stesso qualunque sia l’esito delle sue fatiche ed è fedele agli impegni presi; lavora per Dio e da lui solo attende il premio; il suo zelo è proprio la carità: paziente, benigna, non gelosa, non superba, non ambiziosa, non cerca i propri vantaggi, ma tutto soffre, tutto crede, tutto spera, tutto sostiene nell’intento di compiere il bene.”
Umile Gesù ci insegna che in ogni stato e condizione di vita ci si può far santi
“L’umiltà è la vera conoscenza di se stessi, è parlare poco di sé e addebitare a Dio se vi è in noi un po’ di bene ed è riconoscersi persona creata e amata da Dio. La forza delle grandi opere sta nell’umiltà, se studiate il Vangelo e la liturgia scoprirete che, agli occhi di Dio, le nostre opere sono tanto
più grandi quanto meno hanno dell’umano e procedono dalla grazia. Opera cristiana dell’umiltà è la preghiera per la quale confessiamo la nostra impotenza e il bisogno dell’aiuto divino, è l’inginocchiarsi al santo tabernacolo, è il rispetto al tempio in cui Dio abita come in casa sua, sono i Sacramenti ristoro e medicina necessaria alla nostra vita spirituale.”
L’amore è il movimento della libera volontà, una forza che scuote, un movimento del cuore...
Ama e si lascia amare
Capace di perdono “Fedeli all’insegnamento del divino Maestro e del suo Apostolo prediletto ci ameremo tra
noi a vicenda, ora e sempre, vicini e lontani, di uno o di un altro gruppo, di una città o di un’altra, di una o di un’altra nazione. Questa amicizia renderà reciprocamente sopportabili i difetti, non ci convinceremo di qualcosa di male riguardo ai nostri fratelli che con pena e solo quando non ci potremo rifiutare all’evidenza dei fatti. Allora, unicamente per conformarci alla volontà di Colui che a tutti affidò la cura del fratello, con spirito di carità e con tutta l’effusione di una sincera amicizia, noi correggeremo o faremo correggere il fratello brancolante e caduto, gli porgeremo aiuto perché si rafforzi nel bene o si risollevi dalla caduta.” (cfr Omelie ai laici vol. 1 e 2)
“Ricordare e… vivere”
vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio
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“L’amore è il movimento della libera volontà, una forza che scuote, un movimento del cuore, un atto umano deliberato dalla volontà, potenza sovrana dell’anima umana. L’amore a Dio è dovuto senza alcuna riserva e costituisce la più nobile delle virtù cristiane, la carità. Di giorno in giorno amatevi e sollecitatevi sempre più per compiere le opere della carità che lo stesso mondo ammira. La carità può essere paragonata al mare che accoglie l’umiltà e tutte le virtù: la castità, lo zelo, ma anche l’ubbidienza, la mortificazione, la pazienza…”
La parola a...
Madre Carla
Dall’uomo vecchio all’uomo nuovo «R
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ivestitevi dell’uomo nuovo e spocio, usiamogli misericordia” (T. Bello, Torchio gliatevi dell’uomo vecchio” (Cfr. Ef. e Spirito). 4,22-24). Così San Paolo scriveva agli Efesini! Dice ancora San Paolo: “considerate attentaQuesto invito, oggi, sembra tanto attuale e mente il vostro modo di comportarvi non da calzante! stolti, ma da uomini saggi: non siate sconsideA che sarebbe servito, infatti, tutto il male che rati!” (Ef. 5, 15.17a). Eppure facciamo ancora abbiamo provato, tutto ciò che abbiamo soffatica a fare gesti caldi, ponderati, significativi, ferto, se non fossimo ora capaci di spogliarci, gesti adatti a chi sta SPOGLIANDOSI di ciò di buttare via ciò che deve che appesantisce la vita. scomparire per fare posto È necessario RIVESTIRE a quello che ha trapassato di STRATI NUOVI il no“Amiamo il mondo, le fibre del cuore e ci ha stro cuore, RI-PULIRLO vogliamogli bene, purificato? perché dentro entri la prendiamolo Il compito adesso è “quocapacità di ascolto, di risottobraccio, tidiano”: coltivare, giorno flessione, di pazienza, di usiamogli miseicordia” dopo giorno, il dono delattesa, di compassione. la “compagnia”, quella di Questi STRATI dovrebcui abbiamo sentito tanto bero sostituire la durezza, la mancanza per verificare così se i rapporti la superficialità, l’invidia. Questo lavoro di RIanche comunitari sono fondati su ciò che è PULITURA ci aiuterà a vivere da grandi cobuono, non solo su ciò che serve. Verificare se me diceva S. Agostino: “Se vuoi essere grande l’altro è dono non solo perché la sua presenza devi stare con i grandi” e per grandi non infattiva, è indispensabile! tendeva i potenti o gli uomini importanti, ma Il silenzio delle strade che ci ha spaventato, il i grandi santi, i Padri della Chiesa. vuoto che si vedeva ovunque, non può rimaNutriamoci alle “fonti” della vita, impariamo nere solo un ricordo: i ricordi servono se ci a fare tesoro degli esempi di chi in umiltà e costringono a cambiarci, a spogliarci, a deciallegrezza si è SPOGLIATO ogni giorno per derci per essere “nuovi”. RIVESTIRSI di CRISTO. In ciò che è accaduto non possiamo non inIl nuovo stile di vita che questo tempo dolotravedere una “valenza” formativa comuniroso ci ha insegnato, ci renderà più semplici, taria: RI-VESTIRCI di un modo di pensare più leggere, più credibili. Quale migliore temdiverso, vedere la bellezza che c’è ovunque! po per cominciare ad essere più vere? Perché Diceva Mons. Tonino Bello: “Amiamo il monnon cominciare, oggi stesso, a RI-VESTIRCI do, vogliamogli bene, prendiamolo sottobracdell’uomo nuovo che è in noi?
Spiritualità e carisma
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino
(Salmo 118,105)
l 30 maggio, mentre la Chiesa celebra la solennità della SS.ma Trinità, alla presenza di Gesù e della Madonna, circondata dall’affetto della mia Comunità e delle Consorelle presenti per la circostanza dei miei Voti perpetui, fiduciosa al progetto di Dio su di me, emetto con gioia il mio «SÌ» definitivo affidandomi a Gesù e alla Vergine Maria. Nella vocazione di una suora ci sono tante vicende che solo il Signore ha saputo trasformare in “grazia” e unificare nell’amore verginale e totale verso di Lui. Tuttavia il fondamento teologico della vita religiosa, ossia la consacrazione al Signore con il vincolo dei santi voti, si trova nel Battesimo, che produce negli eletti i frutti più copiosi, in quanto li rende più conformi al Cristo povero, casto e obbediente. La vita religiosa fa irrompere nella storia l’eternità. I beni celesti non sono solo sperati, ma già posseduti e fatti maturare in attesa della loro manifestazione finale. Nella attuale situazione, in cui regnano incertezze provvisorietà e inadempienza, la religiosa contrappone il sì totale della “povertà” (solo Lui), della “castità” (totalmente per Lui) e della “obbedienza” (a Lui sottomessa per sempre) nella quotidiana, spesso sbiadita esperienza del giorno per giorno. Per questo mentre ringrazio per i benefici ricevuti durante il cammino della mia vita come cristiana e come consacrata, ringrazio Dio prima di tutto per la mia Congregazione perché tramite la mia Famiglia religiosa ho ricevuto tante occasioni per servire e amare i miei fratelli. “Lui è passato beneficando tutti”: questa espressione della Parola di Dio dà vita e speranza per andare avanti con coraggio. Durante la mia for-
mazione il Signore mi ha donato tante Consorelle che ricordo tutte con gratitudine. Desidero aggiungere un grazie particolare ai miei genitori che mi hanno dato la vita e che mi hanno fatto crescere nella fede cristiana, ai miei fratelli che non mi hanno fatto mancare affetto e amicizia, ai maestri spirituali che mi hanno aiutata a conoscere in profondità l’amore di Dio e infine alle Consorelle che si trovano in Italia e in India che mi sono state tanto vicine durante la formazione. Ricordo e ringrazio anche le Consorelle che si trovano in Libano e nell’America Latina che mi hanno sostenuto con la loro preghiera preziosa. La permanenza in Italia mi ha permesso di conoscere meglio la cultura, la lingua e la storia della Congregazione e quella riguardante il nostro amatissimo Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio. Sono, inoltre, grata a Dio per ogni occasione, in particolare per aver conosciuto le Consorelle anziane che, con la loro vita, mi hanno trasmesso la tradizione della Famiglia Religiosa. Infine il mio ricordo e il mio grazie va alla Madre Generale, a Madre Lilian, a Madre Antonia, a suor Sossy, a Madre Annie, a Suor Jhansi e a tutte le Superiore. Naturalmente il mio grazie più sentito va a Madre Carla che mi ha sostenuta con la sua preghiera, che mi ha aiutata a proseguire il mio cammino nella fedeltà e perseveranza. Esprimo infine un grazie immenso a Dio che mi ha chiamata a vivere nell’amore per sempre!
di suor Reena Nasareth
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Spiritualità e carisma
La fraternità nella comunità
da Ventimiglia
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Ventimiglia, dal 02 al 09 luglio, si sono svolti gli Esercizi Spirituali per un folto numero di suore di santa Marta. Preparati accuratamente, come al solito, sono stati animati spiritualmente da monsignor Gero Marino, vescovo di Savona. La cappella, sempre adorna con composizioni floreali molto originali e allietata dai canti e dalla preghiera di tutte, ha fatto da sfondo alle nostre giornate. Monsignor Gero ha commentato le Beatitudini e il Padre nostro del vangelo di Matteo. Molti sono stati gli spunti per la nostra riflessione: il discorso della montagna custodisce la grazia e la freschezza degli inizi; sul monte si costruisce il germe della prima comunità e il carisma iniziale; il rischio è dimenticare questi inizi. Gesù dice: “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”, ma per esserlo bisogna essere fedeli alla nostra realtà di consacrate, e ri-scegliere, ogni giorno, le realtà essenziali della nostra consacrazione. Altro spunto efficace è: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt. 5,20). La giustizia del discepolo va al di là della legge, ma dentro la legge. Altra considerazione è relativa alla fraternità nella comunità. Siamo soci o fratelli? “Se tuo fratello ha qualcosa contro di te, vai a riconciliarti, poi torna!” Dio vuole dal discepolo la riconciliazione e l’amore. La logica delle beatitudini è la logica della condivisione, della parola, e anche, perché no?, il superamento della paura di un “sofferto dibattito”. Queste e molte altre riflessioni-provocazioni ci sono servite, e ci serviranno, per rinvigorire le scelte degli inizi e per prepararci seriamente al prossimo Capitolo generale.
Spiritualità e carisma
Pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese
di suor Anita Bernasconi
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bbiamo avuto la gioia e la fortuna di concludere gli Esercizi Spirituali al Sacro Monte di Varese, a cui l’Educandato Maria SS. Bambina di Roggiano è particolarmente devoto, anche in ricordo di Paolo VI e del suo Segretario Mons. Macchi. Siamo state accolte per la celebrazione della S. Messa e nell’omelia il sacerdote ha sottolineato che la grazia di Dio ci sostiene per portare frutti di vita eterna. In Gesù si decide il nostro destino, perché la nostra esistenza nel tempo fiorisce per la vita eterna. Cristo ci è necessario, perché Cristo è tutto e la pacificazione dell’animo è in Lui, non lasciamoci perciò trascinare dalla tristezza, perché in Gesù è la nostra pace, nel fare la sua santa volontà. La pubblicità ha il potere di sviluppare infiniti bisogni non necessari, mentre Gesù tenta di farci capire che Lui è tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno. “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”. Lui è il nutrimento che riesce a soddisfare le esigenze più profonde dell’animo. Credere significa imparare a leggere gli avvenimenti della propria vita come espressione del passaggio di Dio e dire: “Donaci, Signore, il pane di vita perché viviamo in eterno”. Il sacerdote ha concluso con questo augurio: “La Madonna del sacro
8 agosto 2021 andare da Gesù e “fare tutto quello che Lui dirà”. Maria e Gesù si preoccupano che ci sia la gioia. Anche noi dobbiamo fare di tutto perché nella comunità non si abbassi il clima di gioia e di serenità: è questa la responsabilità di tutte. Il Signore vuole la nostra festa, vuole che siamo felici e godiamo insieme di tutti i suoi doni. Il Signore ci renda capaci di vedere quando manca qualcosa, come ha fatto Maria a Cana, per andare incontro alle necessità delle sorelle e rendere piena la gioia di chi è amato dal Signore. Ringraziamo la Madre Generale, Madre Carla, per l’organizzazione di questo pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese. È stata una mattinata vissuta intensamente nella preghiera, nell’armonia, nell’amicizia: un tempo che ci ha arricchite spiritualmente con la benedizione della Vergine Maria.
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Monte protegga ogni suora di Santa Marta perché possa accogliere la grazia abbondante e nella vita entri la pienezza della gioia. Invochiamo Maria perché accolga le domande, i dubbi, l’aridità e gli smarrimenti che segnano i nostri giorni e accompagni la nostra vita alla semplicità della fede e alla docilità alla Parola vera e buona del Vangelo del suo Figlio Gesù”. Una grazia ci sta particolarmente a cuore, abbiamo chiesto a Maria la buona riuscita del Capitolo generale, perché sappia individuare i veri bisogni della nostra Congregazione. Abbiamo affidato a Maria le riflessioni proposte da Don Adriano nel commento del Vangelo di Giovanni perché diventino spunti concreti di vita consacrata autentica. Don Adriano ha parlato con molta convinzione dell’amicizia necessaria per vivere con passione la vita cristiana e allora preghiamo Maria, donna dell’amicizia e invochiamola sapendo che è Madre dell’umanità redenta e che ogni madre sa trovare le vie segrete per parlare al cuore dei figli. “Parla perciò, o Maria, al nostro cuore di consacrate, perché nel cammino della vita siamo sorelle in umanità con quanti incontreremo, capaci di donare la vita, come il tuo Gesù. Parla al nostro cuore e ricordaci che la vera amicizia è nella sincerità di una parola vera e misericordiosa, capace di comprendere, senza giustificare le debolezze e le fragilità delle nostre consorelle”. Mi piace fare riferimento a Maria, di quanto ha detto di Lei Don Adriano. Era presente con Gesù a Cana, quando una festa di nozze li vede tutti e due invitati. Maria si accorge che viene a mancare il vino, e questo imprevisto poteva rendere la festa una grossa delusione. Non c’è altro che rivolgersi a Gesù che però risponde in modo misterioso. La fede di Maria non desiste e invita i servi ad
Frammenti di santità
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Suor Battistina Cavagna passata alla Casa del Padre il 29 agosto 1992
Frammenti Percorsi di formazione di santità
La santità:
le Juniores in Italia
un cammino di verità iamo arrivate alla comunità di Roggiano il giorno 9 di agosto per vivere un tempo speciale di formazione, accompagnate da Madre Lilian. In quella settimana abbiamo approfondito la bellezza della vita consacrata vivendola come il nostro cammino per arrivare alla santità. Abbiamo lavorato guidate dalla Esortazione Apostolica “Gaudete et Exsultate”, dove Papa Francesco ci vuole presentare ancora una volta la chiamata alla santità, ricordandoci che “il Signore ha scelto ciascuno di noi per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità”. Un altro libro con il quale abbiamo cominciato a lavorare è stato: “Nascere di nuovo” del Padre Gaetano Piccolo. Questo ci ha aiutato a capire l’importanza della nostra interiorità, perché è proprio nel cuore dove possiamo trovare la verità di noi stesse e metterci davanti a Dio con sincerità. Abbiamo avuto anche l’opportunità di condividere tutto ciò con Madre Antonia, che con tanta semplicità ci ha fatto riflettere sul nostro ruolo nella vita comunitaria, invitandoci a essere portatrici di gioia tra le nostre consorelle.
La nostra carissima Madre Carla ha dedicato un giorno per condividere con noi, per approfondire l’importanza del dialogo in comunità e per rafforzare rapporti sinceri, responsabili e caritatevoli tra di noi. Insieme ad alcune suore della comunità abbiamo fatto un pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese. È stato un momento nel quale, in preghiera, abbiamo potuto meditare nel cuore quello che Dio ci aveva detto, attraverso le nostre Madri, in questi intensi giorni di lavoro formativo. Come conclusione di questo tempo abbiamo vissuto gli esercizi spirituali guidati da Don Claudio Doglio che ci ha mostrato la ricchezza delle orazioni del Messale Romano, invitandoci ad essere attente e a fare nostra la preghiera della Chiesa. Vogliamo ringraziare Dio per questi giorni di grazia, che ci hanno permesso di crescere nel nostro amore verso di Lui. Desideriamo ringraziare anche le madri che ci guidano nel nostro cammino e le consorelle di Roggiano che ci hanno accolto e ci hanno fatto godere la bellezza della fraternità.
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Percorsi di formazione
Juniorato 2021 D
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i meccanismi di difesa e la psicologia femopo tanto tempo, a causa della pandeminile. Soprattutto ci ha aiutato a ricercare mia, noi Juniores ci siamo finalmente quello che blocca la nostra vita e le strategie incontrate il 21 aprile scorso. Eravamo molto per uscirne. felici. Il Buon Dio, che conosce i nostri cuori, Fr. Muthappan (OCD), mentre presentava ha reso tutto possibile in mezzo alle difficoltà la storia della vita monastica, ci ha spiegato che erano davanti a noi. l’importanza della vita comunitaria e la gioia Quando ricordiamo con la memoria del cuoche dobbiamo provare nella scelta di vita che re i giorni trascorsi insieme ci rendiamo conabbiamo fatto. Ha anche condiviso le proprie to che è stato lo Spirito Santo a “organizzare” esperienze di vita sui temi del digiuno e della tutto per noi. preghiera. Il Signore ha dato a tutte ciò di cui abbiamo Fr. Christepher (OCD) ha introdotto il suo bisogno, aprendo i nostri cuori ad accogliere i intervento dicendoci che dobbiamo essere suoi doni con generosità. persone che conoscono il polso L’incontro, guidato da Suor Jancy, di Gesù. ha avuto inizio il 21 maggio. Siccome quest’anno è dedicato a Ci sono stati dati due biglietti per “Il Signore San Giuseppe, sr Jancy ci ha proiniziare il nostro viaggio dentro ha dato a tutte posto la riflessione di alcuni pasdi noi: il primo per trovare la ciò di cui si tratti dalla Sacra Scrittura, in debolezza che non riusciamo a abbiamo particolare quelli relativi alle virvincere e il mezzo con cui cerbisogno…” tù che risplendono in San Giuchiamo di rimuoverla; il secondo seppe, quale persona silenziosa e per scoprire le qualità o le virtù saggia, che ha vissuto la sua vita che ci sembra di possedere. ascoltando la voce del Signore, soprattutto Le risposte personali, vere, chiare e reali a nei momenti in cui doveva prendere decisioni queste domande sono ora nelle nostre menti importanti. Questa riflessione è stata motivo e nei nostri cuori. di confronto tra la nostra vita e la sua. Per prima cosa ci è stato offerto un corso di La presenza di Sr Jancy è stata molto utile sopsicologia. Abbiamo sperimentato il forte prattutto per la disponibilità mostrata nei nointervento di Gesù che, da vero conoscitore stri confronti nell’ ascoltarci e capirci. della nostra interiorità (più di uno psicologo), Suor Sossy ci ha parlato della santità di vici ha donato la capacità di guardarci dentro ta che dobbiamo sempre coltivare e che non profondamente. Ci ha ricordato che questa consiste nel compiere grandi cose, ma che è vita non basta viverla in qualche modo, ma un tesoro nascosto nella nostra anima. Ci ha occorre vivere tendendo alla perfezione anpoi parlato delle Beatitudini che devono esche a prezzo di fatiche. sere vissute da noi con la consapevolezza che Inoltre ha parlato dei diversi livelli della sono la via maestra per entrare nel Regno. mente e in che modo le esperienze positive Inoltre ha sottolineato che la santità non cone negative la influenzano. Poi ha illustrato
le Juniores dell’India
lo dello Spirito Santo nella nostra vita. Veramente ci rendiamo conto che senza la grazia di Dio non saremmo in grado di viverla da autentiche cristiane e consacrate. Il 27 maggio, concluso il tempo dello juniorato, durato più di un mese, siamo state invitate ad esprimere liberamente i nostri pensieri e propositi consegnandoli a Maria, modello di ogni consacrata. Invocandola, abbiamo offerto la preghiera del Rosario per la Congregazione, per la Madre Generale e il suo Consiglio e per tutte le consorelle sparse nel mondo. Un grazie di cuore a Suor Sossy e a Suor Jansy che ci hanno aiutato ad interiorizzare quanto abbiamo ascoltato in questi giorni santi.
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siste nel compiere grandi cose, ma cose umili. Ha presentato in modo dettagliato la crisi che sta vivendo la vita consacrata oggi e la necessità di cambiamento negli atteggiamenti e nei comportamenti, e infine l’urgenza di fare tutto per la gloria di Dio. Sr Sossy ci ha anche aiutato a cercare i collegamenti della nostra vita con le Beatitudini: dovremo sforzarci di perfezionare la fede con la bontà, la bontà con la saggezza, la saggezza con la moderazione… Alla fine di questi giorni il Buon Dio ci ha regalato la partecipazione al corso di Esercizi in preparazione alla Pentecoste tenuti dal Biblista Fr. Daniel Poovannathil. Durante gli incontri ci ha rese più consapevoli del ruo-
In missione di Mariangela Melica
Il centro estivo “Ci vuole un sorriso!” Velletri
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opo un così lungo periodo difficile di isolamento e una socialità scolastica totalmente ristretta, privati della relazione con i propri coetanei, abbiamo deciso di avviare un momento di relax e spensieratezza, grazie al nostro centro estivo programmato per questo luglio 2021. Sostanzialmente abbiamo mantenuto la nostra struttura aperta, reinventandola in una nuova veste, allestendo dei laboratori artigianali creativi e ludici per coniugare momenti di educazione e di formazione attraverso lo svolgimento di attività per tre settimane, a contatto con la natura e circondati dal nostro spazio verde, incontaminato da paure e situazioni di criticità momentanee. I nostri bambini hanno trascorso così tre settimane spensierate di vacanza, attenendosi rigorosamente alle linee guida richieste dal governo. In questo modo siamo andati incontro alle necessità delle famiglie nel mese di luglio. Insieme alle nostre insegnanti nel programmare abbiamo tenuto presente un obiettivo fondamentale: rendere la nostra scuola un luogo sicuro dove si gioca, si stringono nuove amicizie e si fortificano esperienze divertenti e costruttive. Il nostro approccio guidato dal carisma delle suore di Santa Marta è quello di far crescere e maturare quelle abilità definite “life skills” (chiavi di vita), che l’unione Europea ha assodato ormai essere la base di partenza sicura
per innescare sani processi di apprendimento e di vita. Quindi i nostri giorni sono stati scanditi da obiettivi costruiti su una pianificazione settimanale articolati da routine, attività creativografico-manipolative, ma soprattutto abbiamo puntato su esperienze autentiche di vita, allestendo all’interno della nostra struttura due postazioni di laboratori artigianali: quello del fornaio e quello del gelataio. I bambini sono stati protagonisti nei rispettivi laboratori osservando, elaborando e manipolando per creare prelibatezze con le proprie mani, per poi gustarle tutti insieme. E poi ancora giochi d’acqua, manufatti creati con materiali di recupero, cineforum, balli, canti e tanto tanto altro. La nostra missione anche in questa esperienza, nonostante le condizioni della pandemia che per il secondo anno consecutivo ci ha costrette ad abbandonare il vantaggio di offrire ai bambini l’opportunità di vivere le nostre colonie al mare, non ha limitato lo spirito di iniziativa e, guidate dalle nostre suore, ci siamo dedicate in questa nuova condizione a mantenere il nostro modo di operare e di non perdere l’entusiasmo e la gioia che ci contraddistinguono. Questa è stata la nostra conclusione per l’anno scolastico 20/21 all’insegna del sorriso, mentre ci prepariamo per l’anno che verrà a vivere le nuove sfide e avventure con lo stesso sorriso.
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In missione
Un fermento di fede per San Ranieri I
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cittadini pisani in festa si sono affidati al loro patrono San Ranieri, fedele laico convertito, al quale hanno chiesto ascolto, conforto e aiuto. Anche noi come Comunità ci siamo preparate alla festa di San Ranieri pregando nella nostra Cappella e anche partecipando in Duomo alle varie celebrazioni, in particolare alla solenne concelebrazione eucaristica. Abbiamo invocato San Ranieri perché per sua intercessione il Signore ci aiuti a corrispondere agli impegni del nostro Battesimo e della Vita Consacrata per animare cristianamente il mondo. Abbiamo affidato al Santo Patrono la nostra Comunità, la Congregazione, l’impegno del nostro Capitolo generale e la Chiesa di Pisa perché, guidata dal nostro Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, sia segno di unità, strumento di fraternità e di pace, testimone di amore verso i poveri. Ranieri, nato nel 1118 da Gandolfo Scacceri, un ricco mercante di Pisa, trascorse la gioventù spensierata in frivolezze. Il suo biografo rac-
conta che suonava uno strumento a corde e che amava folleggiare. Probabilmente le donne e il vino erano i suoi passatempi preferiti. La vita di Ranieri ebbe una profonda trasformazione negli anni della giovinezza, quando a 19 anni incontrò Alberto Leccapecore, un eremita che era venuto ad abitare in città presso il monastero di San Vito. Seguendo il suo esempio Ranieri scelse di abbandonare tutte le sue ricchezze per vivere in completa povertà, si trasferì poi come pellegrino in Terra Santa, dove soggiornò diversi anni dandosi alla mortificazione del corpo e alla penitenza. Ritornò a Pisa nel 1154, condotto in patria dall’amico ammiraglio pisano Ranieri Bottacci e si ritirò nello stesso monastero di San Vito dove anni prima aveva incontrato l’eremita Alberto. Già durante la sua vita si era diffusa la notizia di miracoli da lui compiuti. Morì in odore di santità nel 1161, il 17 giugno, giorno in cui ora ricorre la sua memoria liturgica.
La leggenda narra che alla sua morte le campane di Pisa suonarono da sole, tutte assieme, senza che nessuno le toccasse, facevano festa al loro santo. Ogni anno questo giorno viene ricordato con la caratteristica festa di San Ranieri, nel mese di giugno, distinta in diversi momenti: la luminara, il palio remiero sull’Arno, il gioco del Ponte, sul ponte di mezzo dell’Arno, le varie sfilate con i costumi tradizionali, con la partecipazione delle Repubbliche marinare: Genova, Venezia, Amalfi. L’urna contenente le spoglie del Santo, collocata in una cappella laterale del Duomo di Pisa, viene portata a volte in processione solenne per le vie cittadine. A motivo del Covid 19 quest’anno le varie manifestazioni sono state ridotte: la luminara è stata soft, sono state illuminate solo le facciate dei due Palazzi comunali Gambacorti e Mosca, e sono stati cancellati i centomila lumini a cera sulle facciate di tutti i palazzi dei lungarni. La tradizionale luminara ha sempre attirato sui Lungarni decine di migliaia di pisani e di turisti. I centomila lumini (in pisano “lampanini”) solitamente venivano posti su telai di legno bianco (detti biancheria) che vanno a disegnare le forme architettoniche di Chiese, Palazzi, Torri dei Lungarni. L’effetto di queste tremule luci accese offre, durante la notte della vigilia della festa patronale e grazie allo spegnimento dell’illuminazione pubblica e privata, una suggestiva atmosfera che incanta. In Duomo per tutta la giornata è un via vai continuo di fedeli che invocano la benedizione del loro Patrono, la cui urna è stata portata per l’occasione ai piedi dell’altare maggiore. Alle ore 11 c’è stata la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro Mons. Riccardo Fontana. Hanno concelebrato l’Arcivescovo di Pisa Mons. Giovanni Paolo Benotto e altri vescovi:
del Pensionato Universitario di Pisa
Simone Giusti, vescovo di Livorno, Roberto Filippini, vescovo di Pescia, Giovanni Santucci, vescovo emerito di Massa Carrara, tutti vescovi di origine toscana. In apertura della celebrazione l’Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto ha ricordato i numerosi sacerdoti che festeggiano il loro giubileo sacerdotale, la ricorrenza dei loro 70, 60 e 25 anni di vita presbiterale. I campanari di Barga, Cascio, Perpoli, Lucca, Monsagrati e San Pancrazio si sono dati appuntamento a Pisa nel giorno della festa di San Ranieri. Sin dal primo mattino sono saliti sulla cella campanaria della torre pendente per tirare a mano i battagli di quattro delle sette campane. Altri giovani campanari hanno suonato le campane sulla cella campanaria del Duomo. Alla sera la chiusura della giornata con vespri solenni presieduti dall’Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto. Tutto è stato un grande spettacolo! Infine l’ appuntamento di fronte alla Chiesa di San Vito, dove il Sindaco di Pisa, Michele Conti, ha svelato un cartello turistico dove sono riportati riferimenti a Ranieri e alla sua vita. La Compagnia di S. Ranieri ha fatto ristampare le copie di una incisione settecentesca riproducente la vita del Santo. Questo ricordo è stato donato ai fedeli. La Compagnia di S. Ranieri compie dieci anni ed è diventata una vivace realtà laicale della città. Tutti i confratelli e le consorelle hanno l’impegno di far conoscere meglio e di più S. Ranieri. Hanno una “Regola” data loro dall’Arcivescovo di Pisa che illustra il culto, la formazione e l’impegno per vivere la carità in nome di S. Ranieri. Tutto ruota intorno a questa prescrizione. Ranieri era un laico che è diventato santo, a conferma che la santità è alla portata di tutti, quindi anche ognuno di noi può diventare santo.
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e di gioia
di Suor Anita e suore
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Scuola estiva a Ventimiglia A
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nche quest’anno scolastico, così complicato, è arrivato al termine e, come da tradizione, abbiamo organizzato la scuola estiva all’Istituto S. Marta di Ventimiglia. Un nutrito gruppo di bambini festanti attendevano di iniziare il percorso con insegnanti e suore. Giochi, attività manuali, qualche compito, (non troppi!) e molti festeggiamenti. Tema… dell’estate: il mare… visto in profondità e in superficie, illustrato con diverse tecniche pittoriche e di collage. Così le pareti del nostro portico sono state abbellite di varie opere d’arte. I bambini hanno poi realizzato alcuni oggetti con carta e materiali di recupero, uno per tutti, un bel portapenne da scrivania. Un pomeriggio, a metà percorso, abbiamo allietato il vicinato con canti e balli nel nostro cortile. Alcuni compleanni sono stati festeggiati in allegria e addolciti con torte gelato superbuone e fresche bibite. Ma il momento più emozionante è stato preparare bandierine, triangoli e striscioni per la partita del campionato europeo. Abbiamo ripassato e cantato a squarciagola l’inno di Mameli, il tutto per sostenere la nostra nazionale che doveva giocare l’ultima partita. Visto come è andata, ci sembra di avere portato fortuna!
da Ventimiglia
dal Chile
Primo incontro degli operatori Pastorali L
Poi la giornata è continuata con le parole di Madre Nazarena, delegata per l’America Latina. Le sue parole sono state per noi chiare e piene di speranza: “Per noi esiste la Provvidenza di Dio, Egli ha rivolto a ognuno l’invito di stare qui per lavorare nella pastorale, da accogliere prima di tutto come dono e poi come compito”. Riguardo la missione che ogni operatore pastorale deve compiere, Madre Nazarena ha sottolineato: “Voi come incaricati della pastorale, avete la sfida di far vedere a molti dei nostri bambini e ragazzi, che Gesù è con loro”. Continuando la riflessione, sempre in questa giornata, Suor Luisa Pereira, ci ha invitato a riflettere sull’importanza dei laici negli scritti del Padre Fondatore, il quale era convinto della grande necessità di avere nella Chiesa laici preparati, impegnati, capaci di arrivare là dove i sacerdoti e le religiose non possono arrivare. Il beato Tommaso Reggio, uomo di grande lungimiranza, ha chiesto ai laici di trasformare il mondo, perché la Chiesa ha bisogno di testimoni credibili, umili, capaci di trasmettere il vangelo più con i fatti che con le parole. La giornata si è conclusa con le parole di Suor Claudia Caceres, responsabile della pastorale giovanile, ringraziando tutti coloro che hanno partecipato a questo incontro, e invitandoli a continuare a collaborare con passione e gioia alla missione che ci è stata affidata.
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e continue sfide del mondo di oggi riguardo alla partecipazione dei laici nel mondo della Chiesa, ci hanno spinto come Famiglia Religiosa e come Pastorale Giovanile a realizzare il primo incontro di operatori pastorali della nostra Congregazione. Più di 60 operatori di tutte le nostre comunità si sono radunati insieme al gruppo delle suore incaricate della pastorale per ogni regione, da Vallenar a Osorno. È stato molto bello e arricchente poter condividere un momento di preghiera e di formazione insieme a coloro che giorno dopo giorno si impegnano insieme a noi a portare il nostro carisma e la bellezza della vocazione ai ragazzi delle nostre scuole. Il pomeriggio si è aperto con la motivazione iniziale di Suor Maria Teresa Contreras, dandoci il primo impulso per riconoscere davanti al Signore la grande sfida di essere operatori pastorali, poi la preghiera è stata affidata a Suor Lorena Alegre, che, prendendo alcuni spunti in relazione alla solennità del Sacro Cuore di Gesù, ha suscitato in noi la motivazione a porci alcune domande sull’importanza di mettere al centro del nostro operato la persona di Gesù Cristo.
In missione
Per dire grazie L
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e insegnanti della Scuola dell’Infanzia Santa Marta di Genova hanno avuto una bella ispirazione: concludere questo anno scolastico così difficile e problematico, alla Madonna della Guardia, Santuario che domina le varie valli del genovese. Così il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, tutti i bambini della Scuola dell’Infanzia, con le loro insegnanti, si sono recati alla Madonna della Guardia per dire grazie al Signore per mezzo di Maria. I bambini ben preparati a questo evento hanno partecipato con gioia, felicità e devozione. Ogni bambino aveva portato un soldino per offrire e accendere una candela che avrebbe presentato a Maria con una intercessione: chi avrebbe pregato per la mamma, chi per il papà, chi per i nonni e c’è stato un bambino, di cinque anni che lascia la Scuola con dispiacere, che ha pregato per dire grazie alle insegnanti e alla Scuola perché lo hanno aiutato a crescere! Mons. Marco Granara, rettore del Santuario, ha accolto i bambini e ha parlato loro di Mons. Tommaso Reggio che amava quel Santuario e ha incoronato di propria mano, la statua della Madonna che troneggia all’altare maggiore. Un bambino ha esclamato: “Noi Tommaso Reggio ce lo abbiamo a Scuola!” Stupenda esclamazione che ci fa davvero pensare come i bambini amano il nostro Padre Fondatore!
di suor Stefania
Genova
La maggior parte dei bambini è rimasta colpita dai segni votivi di grazie ricevute e hanno fatto tante domande alle loro insegnanti. Tornando a Scuola e incontrando i loro genitori, hanno raccontato che la Madonna ha compiuto molti miracoli e ha guarito una bambina malata la cui mamma ha donato il suo vestitino alla Madonna. La giornata è trascorsa nell’ampio spazio all’aperto con giochi, canti e divertimenti. Anche gli autisti dei due scuolabus dell’Istituto sono stati coinvolti nei giochi dei bimbi e si sono dimostrati bravi educatori come del resto in tutto l’anno scolastico! I bambini hanno fatto rientro nel pomeriggio portando in cuore e nella memoria la bontà di Maria, nostra patrona che può intercedere per noi in qualsiasi necessità. Così quel giorno in ogni famiglia è entrata una nota di speranza, di fede e di amore, grazie ai nostri bambini che hanno vissuto questa bella esperienza. Grazie alle maestre che si dedicano con passione e amore non solo per curare il fisico e la cultura, ma si impegnano a trasmettere i grandi valori della solidarietà e della tolleranza e soprattutto si preoccupano di nutrire lo spirito di questi stupendi bambini, materiale fresco da plasmare! Grazie Maria che ci sostieni in questo compito educativo come Mamma celeste, ci proteggi e ci sostieni sempre!
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Chiavari accoglie il nuovo Vescovo C
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on grande gioia, la Diocesi di Chiavari ha accolto, il 20 giugno, il nuovo Vescovo: Monsignor Giampio Devasini, che succede a Monsignor Alberto Tanasini, Vescovo per 17 anni di questa Chiesa diocesana. È stata una giornata di festa e l’accoglienza delle autorità cittadine e della popolazione tutta, molto espressiva e sentita. “Sono qui per condividere con voi, gioie e fatiche” ha detto il nuovo Pastore e questo è un programma bello e impegnativo. Monsignor Devasini viene da Casale Monferrato, dove era stato consacrato vescovo il 29 maggio nella Cattedrale della sua città, con grande partecipazione di clero e di popolo. Nell’omelia della sua prima Celebrazione Eucaristica a Chiavari, il vescovo ha sottolineato di salire a bordo della fragile barca della Chiesa, non con fare autoritario da capitano, ma come pastore, per condividere le fatiche e le gioie della traversata; poi ha dato spazio alla condivisione di un desiderio: sullo
stile della sinodalità fare il percorso in cordata, a piccoli passi, per non perdere nessuno per strada. Al suo arrivo a Chiavari, il vescovo è stato accompagnato nel nostro Istituto Santa Marta “Casa per Ferie” per prepararsi all’ingresso ufficiale in Diocesi nel pomeriggio. La visita, quasi inaspettata, è stata oltremodo gradita, e l’incontro con il nuovo pastore molto semplice e cordiale. Successivamente si è recato al centro socio-sanitario “Benedetto Acquarone” per una visita informale, accolto con gioiosa commozione dagli ospiti e dai dirigenti, il primo di tanti incontri che gli permetteranno di conoscere meglio una realtà così variegata e così importante. Quando il Vescovo emerito Tanasini ha consegnato il pastorale dei vescovi chiavaresi al suo successore, Giampio Devasini, l’emozione dei presenti si è sciolta in un lungo appaluso spontaneo e commosso. Auguriamo al nuovo Vescovo un fecondo apostolato e, come gli abbiamo promesso, la comunità pregherà per lui!
di suor Alessandra Fabbrucci
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Tempo di leggerezza
da Roggiano
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state: tempo di leggerezza, riposo, allegria, tempo di recupero lontani dalla frenesia e con la voglia di giocare e di vivere nuove avventure. Niente di più vero, come in questo periodo, fatto di rigide regole e preoccupazioni. Niente di più vero per i nostri bambini, che in questi ultimi due anni si sono visti portar via molta, moltissima “normalità”. L’Educandato Maria SS. Bambina di Roggiano durante il mese di giugno ha voluto dare un segnale di speranza, di ripresa e sostegno alle famiglie, avviando l’esperienza del campo estivo e sfruttando soprattutto gli spazi aperti dell’Istituto. Molte sono state le attività: lavoretti, giochi, musica, ballo, pittura, relax, gioco libero, tutto nel rispetto delle regole, ma sempre con un occhio alla “leggerezza” propria del periodo estivo. Serenamente i bambini hanno vissuto i momenti comunitari, di gioco, pranzo e anche di preghiera. Le giornate sono passate in tranquillità, permettendo al gruppo dei 50 iscritti di ritrovare un po’ di normalità e spensieratezza. La giornata iniziava con un po’ di gioco libero nell’attesa che tutti arrivassero. Successivamente si pregava insieme, seguendo il programma degli oratori estivi diocesani, quest’anno dal titolo “Hurrà”, un percorso che, attraverso il significato del “gioco”, ha
guidato i bambini nella riflessione sull’importanza delle regole per poter stare bene insieme e sull’accettazione della diversità come risorsa e non come limite. Dopo questo momento importante iniziavano le attività: lavoretti con Barbara Parietti, conosciuta come Speedy Creativa, che ha fatto costruire alcuni giochi da tavolo partendo da materiali di riciclo. Un paio di mattinate erano dedicate ai compiti; pittura creativa con vari materiali e supporti; giochi guidati… Dopo la condivisione del pranzo e del gioco libero, le attività pomeridiane impegnavano i bambini in giochi organizzati di squadra. La giornata si concludeva con la merenda e l’attesa del ritorno a casa. Questo campo estivo, nella semplicità delle sue attività, ha fatto riscoprire al gruppo la bellezza del gioco con ciò che è possibile recuperare in autonomia, senza attività “speciali” ma facili e replicabili anche a casa. È stata un’occasione per ritrovarsi nella relazione anche di vicinanza che da tempo purtroppo mancava. Ha saputo accompagnare i bambini nell’assaporare lo stare insieme in spensieratezza, senza dimenticare il rispetto dell’altro. Concludiamo con le parole della canzone “hurrà” che ha fatto da colonna sonora al campo…
“Ogni giorno è un’emozione, ogni gioco un’occasione per vedere quei sorrisi, quei visi la gioia di vivere. E cercare nuovi sguardi, la bellezza dei traguardi, la memoria non cancella i graffi, le corse, ginocchia sbucciate. L’estate che tanto aspettavo, quest’anno con tutto il mio cuore, continuerò solo a giocare: gli amici, vacanze, facciamo le squadre. Si vince e si perde ogni giorno, metafora che lascia il segno, troviamo un Suo gesto d’amore, ed ora gridiamo insieme: Hurrà La vita trasformo in un sogno, INSIEME ci riusciamo meglio, mettiamoci in gioco con Lui, troviamoci in cerchio e poi... Hurrà”
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Nel centro estivo 2021
da Saiano
ritrovata la GIOIA del vivere insieme P
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reparare le attività attese dai ragazzi tenendo presente le norme COVID-19 ancora vigenti, non è stato facile, ma il forte desiderio di dare loro la possibilità di fare esperienze significative divertendosi, ha superato tutte le difficoltà. Il 14 giugno la Scuola “Casa San Giuseppe”, insieme: suore, educatori, insegnanti, esperti e volontari, ha dato il via al GREST dal titolo “HURRÀ”! Dopo un anno difficile ecco un tempo gioioso e ricco di energia. L’entusiasmo, la vivacità e la gioia dei ragazzi è evidente: entrano nella scuola saltando, correndo lungo i corridoi, escono nel giardino, nel boschetto e salutano festosamente amici piccoli e grandi. All’inizio di ogni giornata la PREGHIERA ci accompagna e ci sostiene con la garanzia di vivere esperienze positive. L’anima del Grest è il GIOCO, attività che consente di confrontarsi relazionandosi con gli altri per scoprire valori autentici. La scuola ha organizzato ATTIVITÀ LUDICHE vivacizzate dalle suore, insegnanti, educatori e anche da professionisti esperti in MUSICA, ARTE, INGLESE. Sono stati attivati laboratori manuali, creazione di lavoretti, pittura, danza e, con l’aiuto delle cuoche della scuola, ricette e dolcetti, molto graditi e apprezzati dai ragazzi. Tutto piace e diventa per ognuno un’occasione speciale per mettersi in gioco.
Nella casa e nell’ambiente esterno risuonava ovunque una sinfonia di voci, di grida di gioia, di “HURRÀ” per la vincita di una gara o per qualsiasi altra cosa. L’atmosfera di armonia e benessere, ben visibile, non può che far piacere alle suore e agli educatori. Il Signore benediceva le nostre giornate regalandoci cielo limpido, sole splendente e brezza piacevole tra gli alberi del boschetto. SORPRESA QUOTIDIANA: mentre gli “ARANCIONI” diffondono nell’aria l’armonia tra gli strumenti a percussione, a fiato, a concussione e a scuotimento, gli “AZZURRI” compongono danze moderne col corpo a distanza, i “GIALLI” sventolano e soffiano sui disegni troppo carichi di tempere e acquerello e contemporaneamente il gruppo “FUCSIA” aspira il profumo quasi a pregustare la fragranza dei biscotti impastati da loro. I TEMPI PIÙ ATTESI PER SODDISFAZIONI ESPERIENZALI: • La visita dei Vigili del fuoco e del professionista in fotografia • La camminata sul territorio • E… la gara di nuoto nelle piscine di Fantecolo. Il bilancio di questi giorni non può che essere positivo: tanta allegria, socialità e collaborazione tra genitori, educatori e ragazzi che sicuramente non dimenticheranno questa bellissima esperienza.
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Trasformarsi da seme in fiore
di Martina Podestà
Chiavari
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embra una mattina come le altre, ma non è così. I bisbigli dei ragazzi tradiscono l’eccitazione, gli sguardi scrutano i compagni, cercando di indovinare il nome del vincitore della borsa di studio. C’è chi fa congetture, chi propone scommesse, chi si limita ad ascoltare i compagni sorridendo. Mancano pochi minuti alla consegna del Premio Tommaso Reggio e alla festa in suo onore, quest’anno rimandata di qualche mese.
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La terza media, naturalmente, è la classe più coinvolta: si avverte già nell’aria il profumo della fine dell’anno scolastico, quel misto di felicità e malinconia che accompagna la conclusione di un percorso, il fremito di curiosità e terrore che apre la porta ad un cammino nuovo. Arrivati in palestra, prendiamo posto e cantiamo insieme. In quelle parole semplici, che abbiamo cantato tante volte, ritroviamo la bellezza di stare insieme e ci riconosciamo.
In un’occasione come questa, però, sentiamo che il nostro obiettivo primario è stato raggiunto: i nostri alunni sono felici per i successi degli altri, ne riconoscono il valore. È vero, i ragazzi che vincono la borsa di studio sono scelti per la loro capacità di relazionarsi con gli altri, sono leader positivi e punti di riferimento per la classe; ma è altrettanto vero che un seme, per trasformarsi in un fiore, ha bisogno di crescere in un ambiente sano, pulito, fecondo: la vittoria del singolo è quindi una vittoria condivisa; il fiore diventa forte e bello, perché sostenuto e accompagnato dalla crescita di tutti gli altri. La giornata si conclude con la consueta merenda, tra gli occhi sognanti di chi guarda la cioccolata calda e fumante versata nelle tazze e chi finge di non aver ricevuto la propria brioche per averne un’altra. Anche la frizzante, elettrica terza media sembra essersi acquietata: tra i banchi si respira una complicità inedita, la serenità di chi guarda al proprio futuro con la consapevolezza che ci vuole poco a sentirsi migliore, a trasformarsi da seme in un fiore.
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In un istante, tutti i mesi passati lontani, prigionieri della nostra paura, sembrano uno sbiadito ricordo, e ci troviamo l’uno accanto all’altro a gioire, sorridere, fare festa. Siamo festa. Un vivo silenzio d’attesa precede il momento della consegna della borsa di studio. I nomi dei vincitori vengono accolti da un fortissimo applauso, che li accompagna mentre, emozionati ed increduli, ritirano il premio insieme ai genitori, altrettanto commossi. Negli occhi dei compagni c’è sincero entusiasmo, tanto che i vincitori vengono riaccolti con abbracci, pacche, complimenti. È proprio in questa capacità di gioire per gli altri, con gli altri, che ritroviamo il senso di far fiorire il bene che spesso cantiamo. In questo clima di allegria e condivisione sentiamo di far parte di qualcosa di grande, di essere famiglia, la grande bella famiglia che avrebbe voluto Tommaso Reggio. Sono tanti i momenti in cui noi educatori pensiamo a come e dove migliorare, ai nostri errori, ai nostri percorsi, talvolta scoscesi; sempre complessi.
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Un centro estivo scoppiettante
di suor Stefania
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n Centro Estivo scoppiettante quello che si è svolto a Genova quest’anno! Bim Bum Bam Hurrà! Tre settimane a giugno e tre settimane a luglio per i bambini della Primaria e tre settimane a luglio per i bimbi della Scuola dell’Infanzia. Sono stati svolti programmi ricchi, nutriti e divertenti! Giochi organizzati, attività di psicomotricità, attività di laboratorio multietnico a tema, laboratorio di musica, staffette, giochi d’acqua, pomeriggi nella piscina gonfiabile e poi tutti “stesi” al sole nel campo da tennis per la cura elioterapica! Ogni settimana un giorno dedicato all’uscita… tre uscite dedicate all’arte: al Palazzo Ducale per i laboratori: “Con la testa tra le nuvole” per osservare il cielo, “Scorci di città” alla scoperta della città, poi alla mostra di Michelangelo. Escursioni per scoprire il territorio; una camminata al Forte Phuin, alla scoperta del percorso dell’antico Acquedotto, ai laghetti tra le rocce sui monti liguri che racchiudono Genova. Laboratori di lingua Inglese e di Spagnolo. Creatività e inventiva fantasiosa per KaraoKe e spettacoli. Tutto questo con la finalità di far solidarizzare e aiutare i bambini a crescere in amicizia, per riuscire a capire che nella vita si può vincere o perdere, che in ogni gesto troviamo l’amore che lascia un segno nella vita di ogni giorno, per imparare ad apprezzare il dono della pace e del perdono.
Infine ammirare il dono della natura che ci circonda e che a volte diamo per scontato e che banalizziamo. Il file rouge di ogni attività è stato quello di valorizzare le piccole cose: nella forma, nel colore, nel profumo per provare a scoprire e raccontare le emozioni e le sensazioni percepite. Al Centro Estivo della Scuola dell’Infanzia il programma era mirato all’età dei bambini: FANTASIOPOLI: Raccontopoli: Letture animate e racconti da drammatizzare. Acquaropoli: giochi d’acqua. Movimentopoli: psicomotricità. Pitturopoli: pittura, disegno, collages. Dintornopoli: uscita nei dintorni alla scoperta del territorio. La gioiosa partecipazione dei bambini ci ha ripagate delle numerose fatiche sotto il sole di luglio che quest’anno ha picchiato ininterrottamente. Il 23 luglio si è concluso il Centro Estivo, ma genitori e bambini avrebbero desiderato continuasse tutto agosto! Nel gruppo whatsApp i ringraziamenti continuavano ad arrivare copiosi… per dire grazie agli amici, ma il grazie più bello è stato per le meravigliose suore e insegnanti che con la loro fantasia e creatività hanno realizzato un Centro Estivo allegro e scoppiettante… “Bim Bum Bam Hurrà!”.
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Hurrà! Giocheranno al Santa Marta di suor Aloysia Molteni
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IOCHERANNO SULLE SUE PIAZZE è stato il tema dell’oratorio estivo di quest’estate 2021, suggerito dalla FOM (Federazione Oratori Milanesi) e i bambini e ragazzi della scuola di Vighizzolo hanno cercato di giocare per cinque settimane negli spazi esterni della scuola: dal piazzale all’area giochi, dal campo sterrato al campo da calcio in erba sintetica, dal prato a cielo aperto agli spazi coperti dai tendoni, e in quelli interni: in palestra o nelle classi trasformate in laboratori. HURRÀ!, hanno sì esultato i bambini e i ragazzi, ma soprattutto hanno esultato le famiglie a cui si è venuto incontro nell’offrire un servizio sicuro e di qualità. Quest’anno la partecipazione è stata davvero alta (96 bimbi della primaria e 24 ragazzi di prima media) e l’organizzazione nel creare gruppi stabili, con la presenza stabile anche degli educatori, non è stata certamente un gioco semplice, ma comunque possibile! La giornata tipo era molto articolata: preghiera all’inizio delle attività, poi un momento di impegno nello svolgimento di compiti scolastici assegnati per le vacanze tanto graditi dalle famiglie!, giochi, laboratori (creativi, artistici, di madrelingua, di cucina…), balli, canti e uscite sul territorio. Al di sopra di ogni attività ha dominato soprattutto il gioco. I bambini attraverso di esso hanno acquisito competenze per affrontare al meglio ogni situazione, ma soprattutto hanno ricevuto questo messaggio fondamentale: giocare è bello, non è un’inutile perdita di tempo, è un elemento essenziale per la crescita di ciascuno, non si può non giocare, è importante farlo a tutte le età. E attraverso il gioco i bambini/ragazzi hanno ap-
preso che la vita è vissuta solo se ci si mette in gioco. Durante le cinque settimane hanno scoperto la bellezza e il valore delle varie tipologie di gioco, addentrandosi nei giochi da tavolo e di ruolo, nei giochi di tutto il mondo, giochi sportivi, videogiochi e giochi di un tempo. I bambini perciò, inevitabilmente, hanno dovuto collaborare tra di loro per divertirsi sanamente e questo ha sviluppato in loro l’attenzione e l’aiuto a chi era in difficoltà. Tutti ci siamo divertiti con passione, grandi e piccoli, perché vivere divertimenti belli permette a ciascuno di immergersi appieno in ciò che si sta facendo. Nel racconto della settimana, proposto dalle indicazioni della FOM, gli oggetti dei giochi hanno preso vita e si sono messi a dialogare con i bambini. Così i protagonisti, Giorgia e Giovanni, due fratelli molto simpatici, intelligenti e curiosi, scoprono come ogni occasione sia buona per giocare. Il canto animato soprattutto dalle ragazze delle classi quinte e i bans hanno reso piacevoli i pomeriggi. Le tappe della preghiera hanno avuto lo scopo di evidenziare la parola chiave del giorno: stare insieme, creatività, imprevisti, incontro, fare squadra, semplicità… parole che hanno reso i rapporti tra i bambini più belli e profondi. Accanto ai momenti vissuti all’interno della struttura scolastica ci sono state mattinate trascorse all’aperto nei boschi vicini, in alcuni maneggi o in visita al patrimonio artistico del territorio, come è avvenuto per la Basilica di Galliano a Cantù. È difficile, comunque, fare memoria di tutto quello che si è vissuto in queste cinque settimane, però tutto ciò che porta del bene nella vita non può essere dimenticato.
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Un’estate... al Santa Gemma un’insegnante
Milano - Bovisa
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o slogan del centro estivo 2021 trasmette con forza tutto l’entusiasmo e la voglia di tornare a riempire di vita e di allegria le nostre giornate. Questo spirito di gioia e la volontà di aprirsi a nuove avventure e a nuove sfide sono stati i segni distintivi di questa nuova esperienza estiva a scuola. Il protrarsi della situazione emergenziale ha sottratto ai nostri alunni tempi e spazi di socialità e di gioco fondamentali per il loro sviluppo formativo. Il gioco è parte costitutiva della vita dei bambini. Esso è relazione, crescita, condivisione e rispetto. Creare le condizioni affinché bambini e ragazzi potessero tornare a giocare, a divertirsi, a risco-
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prire il piacere di stare con gli altri e a vivere, in piena sicurezza, il loro tempo estivo sono state le priorità della nostra comunità scolastica. Con grande impegno, flessibilità e volontà di mettersi in gioco, l’intero corpo docente, il personale educativo e le suore hanno dato vita a un centro estivo diverso da quello degli anni precedenti, mostrando come, da una situazione così complessa come quella attuale, possano nascere nuove e stimolanti occasioni di incontro, dialogo e sperimentazione. Per quanto riguarda la Scuola Primaria e Secondaria le innovazioni sono state molteplici, a partire dalla preghiera del mattino, svolta all’aperto. Questo momento è stato sapientemente organizzato con preghiere cantate e animate,
L’organizzazione laboratoriale si è rivelata una soluzione innovativa ed efficace. Ha offerto a bambini e ragazzi una varietà di stimoli e di attività coinvolgenti ed interessanti. Ha permesso a insegnanti ed educatori di mettere in campo diverse competenze e di dare valore ai numerosi talenti che ciascuno di noi, docenti e alunni, ha. Anche i più piccoli della Scuola dell’Infanzia hanno potuto godere della ricca esperienza del centro estivo pensato a misura per loro. Divisi in gruppi hanno condiviso esperienze di gioco e laboratori creativi, dove hanno potuto mettere in gioco la loro fantasia e accrescere le loro competenze nello sviluppo delle proposte legate al tema settimanale… insieme alle immancabili giornate con i giochi d’acqua dove tra costumi da bagno e picnic sembrava proprio di stare in spiaggia! Queste esperienze estive sono state occasioni per ritrovare il sorriso e l’entusiasmo dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, una possibilità per la nostra comunità di ri-trovarsi e ri-scoprire il valore della condivisione, un’opportunità per ciascuno di noi di mettere a disposizione degli altri ciò che di più bello siamo, abbiamo e sappiamo fare.
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che hanno visto il coinvolgimento attivo ed entusiasta di tutte le squadre. Il tutto poi accompagnato da riflessioni collettive e conversazioni in grande gruppo che hanno dato voce ai vissuti e alle esperienze di bambini e ragazzi, diventando un importante momento di condivisione e confronto. Nel corso delle mattinate, sono stati organizzati giochi a squadre, staffette, sfide musicali, cinematografiche, canore, di ballo e giochi d’acqua, usufruendo dei bellissimi spazi che la nostra scuola offre, così da poter far giocare bambini e ragazzi in libertà e sicurezza. Dopo il gioco è stato pensato un tempo per lo svolgimento dei compiti, divisi sempre per squadre, della durata di un’ora circa. La novità principale ha riguardato l’organizzazione delle attività pomeridiane. Sono stati predisposti cinque laboratori settimanali della durata di un’ora e mezza: musicale, artistico, coding, creativo in inglese e sportivo. Ciascun laboratorio è stato organizzato e condotto da insegnanti specializzati nella disciplina, affiancati da altri docenti ed educatori. Ogni squadra, a rotazione, ha partecipato a tutti i laboratori.
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Il grande valore della comunità
un seminarista
Le “onorificenze al merito comunitario” del Seminario di Sanremo
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nche per il Seminario diocesano Pio XI di Sanremo si è concluso l’anno accademico. Si è deciso di organizzare una serata di fine anno che, dopo una ricca cena alla griglia, si è conclusa con un’animazione diversa dal solito. Anziché festeggiare come di consuetudine, si è optato per una soluzione diversa: valorizzare in maniera ironica, ma significativa, l’operato di tutti i membri della comunità. Dai seminaristi alle suore, dal rettore al padre spirituale, tutti, pure i diaconi transeunti, hanno ricevuto una “onorificenza al merito comunitario” con tanto di attestato e medaglia per i “meriti”, i servizi e tutto ciò che è stato realizzato da ogni singolo per il bene della comunità durante l’anno. Questo per dare valore a piccoli gesti e servizi quotidiani che nella loro semplicità, ma preziosità, sono davvero alla base per costruire una casa unita, una comunità che cammina insieme. Gli attestati con i titoli di Cavalieri e Dame sono stati consegnati dal rettore in un clima disteso e spiritoso ma che permetteva ad ognuno di riflettere sul proprio operato verso gli altri all’interno della comunità. Su ogni attestato con spirito è stata descritta la motivazione del titolo: dalla fantasia in
cucina alla cura del bucato, dalla pazienza al buon umore, si è potuto apprezzare e omaggiare i servizi di ognuno. Questo come stimolo non per fermarsi a contemplare il bene fatto, ma per stimolare a moltiplicarlo nell’anno che verrà. Questa soluzione scenografica è stata una divertente cornice per far comprendere il senso più profondo e stimolante del vivere insieme. È stato infine proiettato, a conclusione della serata, un video che voleva evidenziare i momenti particolari vissuti nell’anno: i momenti di distensione, di prova dovuta alla quarantena da covid-19, di spiritualità e preghiera, di solidarietà nell’aiuto fraterno. Questo per spronare ad una presa di coscienza, sensibilizzare gli animi ad un cammino più fraterno e comprensivo non in solitudine ma nella comunione.
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In missione di Barbara D’Urso
Premio biennale d’arte
Chiavari
“Aurelio Galleppini” Sezione fotografia V
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ivere la scuola in questo periodo di Covid non è semplice, né per i ragazzi né per gli insegnanti. Le limitazioni con le mascherine sono tante e la comunicazione è sempre più difficile: il sorriso è coperto. Insegnare Arte è principalmente far capire che da sempre l’umanità comunica attraverso immagini, basti pensare ai graffiti rupestri, prima forma d’arte e di comunicazione visiva. Così quando suor Renata mi ha dato il bando di un concorso di Fotografia a cui eventualmente partecipare con una classe, subito mi è parsa una splendida opportunità, e insieme abbiamo deciso di raccontare la vita dello studente ai nostri giorni, attraverso il Portfolio fotografico, che è un racconto per immagini. Il lavoro è stato realizzato appositamente per questo concorso, ma è diventato oggetto di riflessione, di impegno, di partecipazione… insomma è diventato materia di insegnamento. Il tema scelto, in parte condizionato dalla possibilità di sviluppo a scuola, è diventato voce di un’esperienza di vita quotidiana dei ragazzi, costretti da limitazioni, giorno dopo giorno. Parlare di fotografia a scuola, in particolare a ragazzi di 1a media, è molto più semplice di quanto si pensi. Sono recettori attenti e vivaci, in grado di comprendere concetti complessi con una logica disarmante. Gli alunni si sono entusiasmati, quando hanno “svincolato” la fotografia dal cellulare, scoprendola e comprendendola con uno
sguardo ampio, completo, storico, legata all’arte, alla chimica, alla magia… e in questo specifico frangente al racconto fotografico. La partenza è stata individuare le parole chiave, legate alle loro emozioni, cioè l’alternanza tra rabbia e speranza, sensazione di immobilismo e voglia di libertà. Hanno scoperto i loro vissuti interiori parlandone in classe; si sono infatti analizzati e confrontati e sono riusciti a tradurre in immagini, con scelte ragionate e guidate, ciò che custodivano dentro di loro. Creare un portfolio fotografico li ha stimolati e sicuramente li ha fatti crescere e sono passati dalla paura alla voglia di libertà, dalla staticità al dinamismo, dal bianco e nero al colore. Il volo dell’aeroplano di carta, leggero e senza tempo… è simbolo di speranza. La voglia di vivere vince su tutto e le nostre ali di carta piegata sono diventate un volo ad ali spiegate. Il Primo Premio è stata una sorpresa, ma senza dubbio meritata dai nostri ragazzi che hanno messo impegno ed entusiasmo per raggiungere il traguardo ambito.
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Ciao, cara suor Serena H
Un lavoro semplice, ma non di meno significativo, necessario, indispensabile nel quotidiano, svolto con l’umiltà e l’allegria proprie del temperamento maceratese. Sicuramente adesso ti prenderai cura degli abiti dei santi con quella meticolosità e cura che hanno contraddistinto le tue giornate di esistenza terrena. Ciao, non voglio aggiungere altro, conoscendo il tuo temperamento schivo… Tu, che sei avvolta dalla vera Luce, prega per noi e come in vita cucivi, stiravi e toglievi le impurità dagli indumenti da indossare, adesso prega per noi ed aiutaci ad eliminare le imperfezioni della nostra quotidianità.
di Clara Birello
ex docente del Conservatorio S. Maria degli Angeli Firenze
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ai intrapreso quel viaggio che ti ha portato ad entrare in quel Regno di Amore e Ristoro per il quale hai vissuto facendo parte con entusiasmo e devozione della Congregazione delle Suore di Santa Marta. Saputo della tua dipartita la memoria è andata alla “Recherche” dei momenti durante gli anni del Conservatorio di Santa Maria degli Angeli intorno agli anni 90 del Novecento, ed è entrata nel tuo “Regno”: guardaroba, lavanderia, stireria, dove quotidianamente con l’umiltà, la semplicità ma soprattutto l’entusiasmo tipico del temperamento marchigiano-maceratese portavi avanti quelle attività femminili che il grande Leopardi menziona nell’idillio “A Silvia”. Infatti, mi ricordo, quando con gli alunni transitavo nei corridoi della clausura, il sorriso e le espressioni beneauguranti, mentre stendevi oppure stiravi, e con grandi sorrisi che ci trattenevi e ti informavi su quanto stavamo svolgendo augurandoci con semplici parole d’amore un sereno proseguimento. Quanta semplicità, ma soprattutto partecipazione d’intenti!!! Altrettanto capitava di vederti circondata dalle giovani pensionanti-universitarie che si fermavano presso di te, per ricevere consigli accompagnati da esuberanti sorrisi, mentre stiravi, appendevi alle grucce oppure cucivi quegli indumenti che sarebbero stati indossati dalle tue consorelle.
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La responsabilità di accogliere M
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ai più è il grido di tante persone, storici, filosofi, intellettuali, politici… che si ripete nelle grandi occasioni, nel ricordo di tanti eventi passati che non si dovrebbero ripetere. Mai più… il messaggio trasmesso da chi ha vissuto l’olocausto, la crudeltà di veder trucidati uomini, donne e bambini. Mai più si ripete più come slogan che come impegno concreto, perché la realtà del momento ci mette in evidenza come i giochi politici ed economici intrecciati ad un integralismo religioso stanno offrendo nuove pagine di storia e storie drammatiche di attentati come è stato l’ultimo all’aeroporto di Kabul. Dopo giorni di dolore e di terrore, giunti al nostro mondo occidentale tramite immagini di migliaia di afghani accalcati all’aeroporto di Kabul, mossi dalla speranza di riuscire a lasciare il paese riconquistato nuovamente dai talebani, abbiamo assistito al crollo di un governo democratico per il quale sono state impiegate forze e risorse umane da parte dei capi delle grandi nazioni. Già prima della presa della capitale Kabul, migliaia di persone avevano varcato i confini in cerca di rifugio, ma ora la situazione è definitivamente precipitata. Si auspica che la comunità internazionale si attivi perché non si ripeta con i profughi afghani una nuova emergenza umanitaria. È difficile pensare che prima di decidere di lasciare il Paese non si sia immaginato un simile scenario e non si sia fatto nulla per evitarlo. E
sarebbe ancor più grave se una tale decisione fosse stata presa consapevoli delle sue drammatiche conseguenze. Abbiamo fallito in Afghanistan… ora impegniamoci per non fallire a casa nostra. Tutto l’occidente, ma in particolare chi ha avuto un ruolo di responsabilità in Afghanistan, si deve far carico di programmare in tempi brevissimi concrete azioni di sostegno e di accoglienza. Se si decidesse di farlo prioritariamente nei Paesi confinanti sarebbe necessario dare loro la dovuta assistenza perché non si ripeta quanto accaduto in altri Paesi in circostanze analoghe, con campi profughi diventati ghetti e zone franche per bande e “signori” locali che ne hanno tratto illeciti profitti. Sarebbe meglio attivare corridoi umanitari praticando un’accoglienza diretta sui propri territori. L’Europa, che conosce per esperienza cosa succede non governando i flussi migratori, dovrebbe continuare a fare la sua parte. Purtroppo anche in questa circostanza, almeno fino ad adesso, le posizioni dei vari Stati sono discordanti: dai no categorici a moderate concessioni. La Caritas e altre Associazioni sono in prima linea con la loro capacità di assumersi la responsabilità di accogliere, ma in questo caso è ancora più indispensabile sedersi a un tavolo e programmare insieme, mettendo a frutto quello che, purtroppo, l’esperienza ci ha insegnato in questi anni.
di suor Damiana Spignoli
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Le violenze non si fermano. I talebani continuano a perquisire le abitazioni dei giornalisti, aprono il fuoco sulla folla e ribadiscono che l’Afghanistan non sarà mai una democrazia. Nessuno di noi può sentirsi estraneo a quello che succede nel mondo in questo momento in cui la velocità delle comunicazioni annulla la distanza chilometrica e tutto ciò che accade si conosce in tempo reale: non possiamo quindi far finta di niente. Impegniamoci ad informarci, ad avere comportamenti che testimoniano il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ad occuparci in concreto di qualche situazione partecipando ad operazioni organizzate dalla Caritas e da altri Enti in attività di sostegno e di accoglienza. La benedizione del Signore scenderà sicuramente su ciascuno di noi. Mentre riflettiamo, preghiamo e ascoltiamo la voce di Gesù che ci ripete: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, è a me che lo avete fatto”, non rimaniamo spettatori indifferenti.
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Caro don,
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probabilmente passerà molto tempo prima di credere davvero che tu non sia più qui tra noi. Lasci un immenso vuoto in tutte le persone che hai incontrato lungo il tuo cammino. Amato per la tua delicatezza, dolcezza e rispetto: in punta di piedi incontravi l’altro. Abitavi l’altro… Abitare, era un verbo che ti piaceva molto e che utilizzavi spesso. Hai abitato le nostre case, le nostre piazze, le nostre giornate felici e le esperienze di dolore. Hai abitato le nostre fragilità, i nostri successi, le feste, la formazione, il gioco, la nostra preghiera, la scuola. Sei stato in tutte le STANZE della nostra vita, arricchendo il tuo vestito con i nostri volti. Avevi sempre quel sorriso, quegli occhi azzurri che accoglievano e abbracciavano sempre. Domenica durante l’omelia ci hai dato il compito di ascoltare la canzone di Branduardi: La predica della perfetta letizia. Alla fine dice così… “Aver vinto su te stesso Sappi, questa è la letizia”. Questa è la meta a cui tutti aspiriamo. Come dicevi tu, potranno capitare tante cose, anche negative, ma ti sarà data sempre la possibilità di scegliere come abitarle. Noi non capiamo il perché di quello che è successo ma possiamo, come ci hai detto tu, vincere su noi stessi, lavorarci su, per vivere la perfetta letizia che tu ci hai sempre mostrato. Ora sei salito al PIANO SUPERIORE, nella STANZA del PARADISO, realizzando in pienezza una vita vissuta VERSO L’ALTO e VERSO L’ALTRO. Grazie Don, con tutto il cuore
da Milano-Bovisa
Messaggio di saluto a don Graziano dei ragazzi dell’Unità Pastorale Gesù Buon Pastore di Milano - Bovisa (don Graziano Gianola, sacerdote della Diocesi di Milano, morto nel pomeriggio di lunedì 12 luglio 2021 a seguito delle gravi ferite riportate in una caduta in montagna)
Testimonianza
di Myriam Beatriz Iturri
avoro nel “Hogar Santa Marta”, sono la cuoca, consapevole di aver avuto tutte le cure di prevenzione. Il sabato 20 giugno sera ho cominciato a sentirmi male, avevo molti dolori muscolari, domenica mi è venuta la febbre, dolore in tutto il corpo, prurito alla gola, tosse e così ho continuato i giorni seguenti. Ho informato le autorità sanitarie del mio stato, mi hanno ordinato di isolarmi per non avere contatti con nessuno. Ho dovuto aspettare che mi facessero il tampone fino al giorno 25 e poi il risultato. Quello che meno volevo avere era il Covid, pensavo ad una polmonite o ad un’influenza forte. Domenica 28 mi hanno chiamato per darmi il risultato, ero molto nervosa, ancora di più quando mi è stato detto che ero positiva. Mi parlarono chiaramente, mi informarono su tutto il significato di questa malattia. Ho capito la realtà solo quando ho informato la mia famiglia, nel vedere la loro reazione, in particolare quella di mio marito che è stato con me tutto il tempo e che si è preso cura di me. Pensai tante cose, più per tutto quello che si vede e si sente di questo virus. Oltre ai familiari c’erano le Suore di Santa Marta, la mia seconda famiglia, che mi davano forza. Lunedì mi hanno portato in una casa di cura; la mia famiglia non voleva, ma era la cosa migliore perché a casa siamo in dieci, cinque adulti e cinque ragazzi, quindi, era necessario che me ne andassi.
Nell’isolamento ho pensato molto, mi sono depressa; quando mi sono alzata, un giorno, non avevo voglia di niente, una sensazione brutta, volevo solo dormire; un infermiere mi ha detto che era parte del processo, perché ero in isolamento da dieci giorni. Poi ho riflettuto: “Non cadrò, la mia famiglia mi aspetta”, allora mi sono messa a tessere con della lana che mi avevano portato le Suore, come sempre molto attente e preoccupate di tutto; ogni tanto con una chiamata o un messaggio mi incoraggiavano. Ho anche pensato: “Quello che è successo a me può succedere a chiunque, io non l’ho cercato, ma a volte la gente non lo capisce”. Ringrazio la mia famiglia e le Suore di Santa Marta, per essere state al mio fianco a sostenermi in quel momento, Dio per essere stato con me e tutti quegli infermieri che rischiano la vita prendendosi cura di noi. Sto bene, grazie a Dio nessun membro della mia famiglia è stato contagiato. Uno speciale grazie a mio marito che è stato quello che più ha rischiato, prendendosi cura di me nella prima settimana. È stato importante capire il valore di una famiglia unita e non perdere la fede e credere che esiste un Dio che vede tutto. Infine, grazie a tutte le persone che non mi hanno lasciata sola. Grazie, famiglia e Suore di Santa Marta. Forza e fede a tutte quelle persone che stanno ancora lottando per migliorare se stessi e le loro famiglie.
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Derqui
Ecco la strada
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Signore, insegnami a percorrere le tue strade e non i miei viottoli, a camminare insieme e in sintonia con gli altri, con l’attenzione di non fare il mio passo più lungo del loro. Aiutami a non lasciare indietro nessuno, ad affrettarmi per raggiungere chi è in difficoltà, a sostenere il cammino di chi può arrivare a mete più alte. Insegnami ad affiancarmi con discrezione e partecipazione: che io sia una presenza luminosa per chi è imprigionato dalle proprie delusioni e problemi. Fa’ di me una guida attenta per chi cammina in solitudine, per chi inciampa negli ostacoli, per chi tenta di retrocedere. Signore, fa’ di me una guida entusiasmante traboccante di gioia e di riconoscenza per quanto semini lungo il cammino di questo anno scolastico.
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Saluto a suor Arcangela C
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arissima Suor Arcangela, sono arrivata a Ventimiglia pensando di poterti incontrare e salutare ancora una volta, ma tu eri pronta per la partenza verso il cielo e, insieme alle suore del nostro gruppo, ti ho accompagnata all’ultima dimora. Eri sofferente da anni, privata della vista e ti avevo sentita dire: “Sia fatta la volontà di Dio” ogni volta che ti incontravo. In questi giorni, quindi, il mio pensiero è andato indietro nel tempo, quando entrambe eravamo giovani e abbiamo condiviso un bel pezzo di vita. Ricordo la tua permanenza in noviziato: eri biondissima e magra come una modella, io ero un’adolescente e ti ammiravo. Dopo un po’ di anni ti ho trovata a Ventimiglia, io nella Scuola Santa Marta, tu all’Asilo Statale “Chiappori”. Tornavi la sera e, come se la giornata non ti avesse affaticata, ti inserivi nella vita di comunità, aiutavi e tenevi allegre tutte. Più avanti siamo state a Sanremo, sempre nella Scuola Santa Marta, ma inserite nelle parrocchie, io a Nostra Signora degli Angeli, tu all’Annunciazione al Borgo. Qui hai dato il meglio di
di suor Alessandra Fabbrucci
te: con il tuo entusiasmo giovanile “hai fatto fiorire”, come dice il Padre Fondatore, il folto gruppo dei giovani, creando occasioni di incontro, di riflessione, di impegno per gli altri (ricordo i bellissimi cartelloni e le visite alla casa di riposo “Don Orione”). Che dire poi dei tanti album con le lezioni disegnate e scritte (eri un’artista del disegno e dei colori), che hai fatto, anche di notte, per le consorelle che affrontavano gli esami di maestre d’asilo e avevano altri impegni di assistenza nei vari collegi? Ma il ricordo più bello e più allegro è quello della gita di due giorni da Sanremo in Valle d’Aosta: noi due con più di trenta ragazzi/e, i miei di quinta e i tuoi della parrocchia. Le risate sulla neve di Plateau Rosa e la foto con i maschi, rigorosamente “senza femmine”. Sei stata una persona buona, collaborativa, allegra, disponibile in tutto e responsabile! Volevi che la preghiera, il canto, le riflessioni condivise fossero al posto d’onore, sempre! Ciao Suor Arcangela! Ora vedi il volto luminoso di Cristo e godi la bellezza eterna del Paradiso! Riposa in pace!
Con l’affetto della memoria Cara suor Josefa
Carissime, nel pomeriggio di oggi, dalla casa di Infermeria di Santiago (Cile), è salita al cielo
Fin da giovanissima hai sentito nel tuo cuore un forte desiderio di Dio, desiderio nato tra le mura della tua famiglia e sbocciato allo scoperto quando, arrivando le suore di Santa Marta a Talca nel giugno del 1948, il tuo sguardo è rimasto affascinato da queste nuove suore giovani, provando per loro una grande ammirazione. Così hai risposto alla chiamata del Signore tra le suore di Santa Marta attratta dal carisma che esse annunciavano: fede, servizio e accoglienza! Suor Josefa hai vissuto con profondo amore il carisma di Santa Marta e hai dedicato tutta la tua vita all’annuncio di Gesù, vivendo questo ideale in ogni luogo della tua missione. Nelle comunità, dove hai vissuto il servizio dell’autorità, come superiora, hai accompagnato molte suore e alcune novizie, sempre con un carisma materno, sereno e determinato. Ti sei sempre preoccupata di mantenere un buon clima comunitario, di risolvere i problemi, a volte con voce forte ma accogliente, di provvedere al necessario, senza perdere di vista la nostra austerità di vita. Hai saputo mantenere relazioni fraterne con le altre comunità religiose, specialmente con i sacerdoti, che hai aiutato in tanti modi. Hai conosciuto mons. Larrain che ti ha seguita nei tuoi primi anni di vita religiosa, poi monsignor Valdés.
Suor JOSEFA MENDOZA ROCO nata a Pelarco – Talca (Cile) il 23 agosto 1932, entrata in Comunità a Talca il 19 marzo 1951, professa dal 09 marzo 1954. Suor Josefa ha abbracciato la vita religiosa e il carisma delle Suore di Santa Marta con tanto amore e vivo entusiasmo, nella testimonianza concreta della sua vita quotidiana in ogni comunità dove ha svolto la sua missione. Il suo desiderio di consacrare la vita al Signore si realizzò proprio a pochi anni di distanza dall’arrivo delle Suore di Santa Marta in Cile, a Talca; infatti Suor Josefa apparteneva al primo gruppo di suore cilene che hanno scelto di seguire il Signore nella nostra Congregazione. Nella Delegazione ha svolto vari servizi, come Superiora di diverse comunità, Preside di Scuole, insegnante e, per parecchi anni, fu membro del Consiglio di Delegazione. In varie comunità del Cile si è dedicata con tanta passione e competenza al suo apostolato (Vallenar, Coquimbo, Valparaiso, Talca, Curicò, Osorno…). In ogni comunità e in ogni tipo di servizio da lei svolto è sempre stata una presenza molto bella: ha sempre messo a frutto i doni di natura e di grazia, per il bene delle consorelle, della Congregazione e del servizio apostolico che le era affidato. Tante persone,
sacerdoti, insegnanti ex alunne/i e in particolare tante Suore la ricordano così: una suora di profonda preghiera, molto amabile, delicata, comprensiva con tutti ma nello stesso tempo ferma e decisa nella ricerca di una vita austera e coerente con le esigenze fondamentali della vita consacrata per lei personalmente, per le comunità a lei affidate, per la Congregazione. Ha amato e servito con dedizione la sua Famiglia Religiosa fino all’ultimo, quando per la situazione grave della salute è stata trasferita a Santiago nella casa di infermeria. La ricordiamo, con affetto e gratitudine, nella preghiera e le chiediamo di continuare a seguire la sua Famiglia Religiosa, ora che dal cielo può intercedere più direttamente dal Signore grazie e benedizioni per tutte noi, che siamo ancora in cammino, per le tante persone che la ricordano e in particolare per i suoi cari che le sono stati sempre molto vicino e che lei ha sempre seguito con affetto. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
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Roma, 20 aprile 2021
Con l’affetto della memoria
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Sempre attenta e disponibile alle attività della scuola, ti aggiornavi costantemente sui diversi temi dello sviluppo educativo del paese e ci aggiornavi; sapevi risolvere i conflitti all’interno dell’ambiente scolastico, con grande competenza, ma soprattutto con il tuo tratto gentile, educato e rispettoso, facendo così raggiungere un clima di rispetto e ordine per tutti. Ti abbiamo sempre ammirata come religiosa molto virtuosa e pia, pregavi costantemente il Rosario, fin che hai potuto ti sei accostata all’Eucaristia quotidiana. Nei lunghi periodi passati in Cappella hai pregato senza dubbio per la tua Famiglia Religiosa, che hai amato con tutta te stessa, ricordando soprattutto le “Madri,” verso le quali nutrivi molto affetto. Cara suor Josefa si potrebbero scrivere pagine e pagine su di te, le tante suore e persone che ti hanno conosciuto e che hanno condiviso con te tante esperienze avrebbero molte testimonianze da raccontare… Ora ti diciamo semplicemente grazie per quanto ci hai donato con la tua vita, con la tua generosa dedizione, con la tua delicatezza… grazie per la grande eredità che ci hai lasciato, grazie per esserti affiancata al cammino iniziale di tante di noi. Ora che sei lassù in cielo intercedi per tutte.
Le Suore del Chile
Roma 26 aprile 2021 Carissime, nel pomeriggio di oggi, dalla casa di Curicò (Cile) è ritornata alla casa del Padre Suor ESTER ROCO MUÑOZ nata a San Clemente – Talca (Cile) il 27 ottobre 1928, entrata in Comunità il 06 gennaio 1953, professa dal 28 febbraio 1956. Suor Ester, religiosa piena di vita e desiderosa sempre di seguire il Signore con gioia e fedeltà, improvvisamente ci ha lasciate per raggiungere lo Sposo, intensamente amato nella sua lunga vita tra le Suore di Santa Marta. È stata una Suora sempre attenta a svolgere con cura e responsabilità i servizi apostolici che la Congregazione le ha affidato: insegnante di lingua e folclore e preside in diverse scuole, superiora di comunità e membro del Consiglio di Delegazione dell’America Latina. Nelle diverse comunità (Coltauco, Talca, La Union, Osorno, Vallenar, Coquimbo, Requinoa, Curicò…) è stata una presenza bella, serena, nella ricerca del bene delle consorelle e sempre desiderosa di far sì che il nostro Carisma permeasse la vita della comunità e il servizio apostolico a lei affidati. Ha saputo portare gioia e freschezza di vita anche con il canto e l’armonia della sua chitarra che ha suonato con tanta passione e abilità per dare gloria a Dio e regalare un po’di allegria e felicità alle consorelle e alle persone che avvicinava. Così la ricordano le consorelle, le ex alunne, gli insegnanti e coloro che hanno avuto modo di conoscerla e di godere della sua presenza.
Anche quando le sue forze sono diventate più deboli, con il passare degli anni, ha sempre cercato di rendersi utile per quei servizi che poteva ancora svolgere. La ricordiamo nella ricchezza dei suoi doni, spesi per far conoscere il Signore Gesù, per il bene della Congregazione e delle tante persone che l’hanno avvicinata e conosciuta. Preghiamo per lei e le chiediamo di vegliare su tutte noi Suore di Santa Marta che siamo ancora in cammino verso la meta che lei ha già raggiunto. Le domandiamo di intercedere dal Signore Gesù benedizioni e grazie per la Congregazione che lei ha tanto amato, per le consorelle della sua comunità e per i suoi cari, in particolare per suo nipote sacerdote che ha amato e seguito con tanta cura. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Ricordando Suor Ester Pensare a Suor Ester è ricordare subito una persona felice, serena, contemplativa, vivace, dal carattere forte e conciliante. Così l’abbiamo conosciuta tutte noi. Donna di fede, sempre fiduciosa
partecipava. Vogliamo ringraziare Dio per la vita di Suor Ester, per il dono che è stato ed è per la famiglia religiosa. La vogliamo ringraziare per tutto il bene che ha seminato durante la sua vita terrena, per il suo esempio, per i suoi saggi consigli, per i piacevoli momenti che ci ha fatto vivere; siamo sicuri che sta intercedendo davanti al Padre, per tutti noi. Grazie Suor Ester! Continua ad accompagnarci dal cielo, il tuo ricordo è dentro i nostri cuori.
Le tue consorelle del Chile
Roma, 08 maggio 2021 Carissime, oggi dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, il Signore ha chiamato a sé Suor BIANCA MORI nata a Lastra a Signa (Firenze) il 16 agosto 1925, entrata in comunità il 14 agosto 1942, professa dal 2 giugno 1945. Suor Bianca è entrata in Congregazione giovanissima e ha vissuto la sua consacrazione religiosa con fedeltà e tanta generosità fino al termine della sua lunga vita, tra le Suore di Santa Marta. Ha servito con gioia e dedizione piena il suo Signore nei servizi apostolici a lei affidati ed è stata una presenza serena e positiva nella comunità. In particolare si è dedicata alla cura e all’educazione dei giovani nelle varie scuole dove è stata insegnante e preside, sempre molto attenta e puntuale nell’adempimento dei suoi impegni e doveri. A
Genova, a Vighizzolo, a Milano – Bovisa, a Roggiano… ancora la ricordano per la sua competenza e soprattutto per l’amabilità con cui sapeva tessere le sue relazioni sempre cariche di bontà e di premure per gli altri. All’impegno di insegnante ha unito, per molti anni, anche il servizio di economa e contabile, portato avanti con tanto impegno e precisione. Anche a Roma è stata di aiuto nell’Economato della Casa Generalizia fino a quando le sue forze glielo hanno permesso. Ha trascorso gli ultimi anni nella casa di infermeria a Querceto sempre molto riconoscente nei confronti delle consorelle e della Congregazione per il bene ricevuto. La ricordiamo nella preghiera e lei continuerà a intercedere per tutte noi, ora che gode la gioia piena nell’incontro con il Signore Gesù, con le consorelle e con i suoi cari che l’hanno preceduta nella beatitudine eterna e in particolare con la sua sorella Rita per la quale tanto si era preoccupata e tanto aveva fatto per non lasciarla sola. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
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in Dio, con un amore per la sua famiglia di origine e per la Congregazione. Amava la sua famiglia di origine, che ricordava continuamente, soprattutto i compleanni delle sorelle e non perdeva occasione per chiamarle e farle sentire la sua vicinanza, preoccupata per la salute di tutti e per il dolore che, come ogni famiglia, anche loro hanno vissuto. Chi l’ha conosciuta più da vicino afferma che non ha tenuto nulla per sé, ha lasciato il suo timbro nel passaggio attraverso le comunità dove l’obbedienza l’ha mandata. Viene, infatti, ricordata come una consacrata saggia, capace di esprimere il suo punto di vista con chiarezza e determinazione, amante della natura, soprattutto delle piante, amante anche della liturgia. Tutte ricordiamo quanto si dedicasse con amore alla cura della cappella, mentre raccomandava continuamente alle suore che la Parola di Dio doveva essere proclamata, per cui andava letta con precisione e chiarezza. Sempre allegra e felice amava animare le feste con le sue battute e le sue “pallas” oltre che con il canto e la chitarra. Spesso al termine degli esercizi spirituali ci sorprendeva con qualche improvvisata, anche con un semplice grazie, espresso attraverso la musica e le sue battute, rallegrando così l’atmosfera della comunità. Come responsabile, è stata sempre attenta ai bisogni delle sue sorelle, a partecipare alle iniziative comuni e a rispondere in modo responsabile agli impegni presi negli incontri comunitari. Le piaceva molto condividere con i membri dei gruppi a cui
Con l’affetto della memoria
Roma, 08 maggio 2021 Carissime, oggi dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, il Signore ha chiamato a sé Suor ANNA ARIENTI
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nata a Lucca il 16 luglio 1936, entrata in comunità il 30 luglio 1960, professa dal 9 maggio 1963. Nessuno immaginava che Suor Anna ci lasciasse così improvvisamente, anche se negli ultimi tempi non era stata bene e la sua salute si era fatta più delicata e fragile. Il Signore l’ha chiamata a sé preparando per lei il premio che è riservato a chi l’ha seguito con fedeltà. Suor Anna ha vissuto la sua vita di Suora di Santa Marta dedicandosi in modo particolare alla cura dei piccoli, presso le scuole materne, dove l’obbedienza l’ha chiamata (Cavi di Lavagna, Ventimiglia, Sanremo, Viareggio...) e nell’assistenza ai bambini e
alle bambine in diversi collegi (Velletri, Roggiano, Genova, Chiavari, Ventimiglia San Secondo, Campora…). Da diversi anni si trovava a Querceto in aiuto alla Scuola dell’Infanzia, servizio che ha svolto con cura fino a quando le è stato possibile. Si è dedicata con generosità al bene delle persone a lei affidate lasciando un ricordo buono in chi l’ha avvicinata. Si è resa sempre disponibile per ogni richiesta di servizio che si presentasse necessario: in guardaroba, in portineria… Servizi svolti sempre con impegno e dedizione. Preghiamo per lei e le chiediamo di intercedere dal Signore benedizioni e grazie per la nostra Famiglia Religiosa, per le sue consorelle di Querceto e per i suoi familiari per i quali si è sempre preoccupata. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Roma, 01 luglio 2021 Carissime, oggi, nella Casa Madre di Ventimiglia, il Signore ha chiamato a sé Suor ARCANGELA DELEANNI nata a Zeme Lomellina (Pavia) l’11 gennaio 1931, entrata in comunità 27 febbraio 1950, professa dal 21 settembre 1953. Provata dalla sofferenza e dalla cecità che l’ha resa bisognosa di tutto e di tutti, si è presentata al suo Re accompagnata sicuramente dalle consorelle che l’aspettavano
per fare festa con lei. Sì, Suor Arcangela, dopo aver trascorso diversi anni senza poter vedere, ha potuto incontrare il suo Signore, amato e servito sempre con gioia e fedeltà, e i suoi occhi, trasfigurati dalla Luce divina, hanno potuto rivedere quanto era rimasto a lei nascosto per tanto tempo. Ha vissuto la sua situazione con fede e serenità utilizzando le sue forze per servire fino al limite delle sue possibilità e donandosi, giorno dopo giorno, con generosità e naturalezza in ciò che poteva essere utile. Il carisma delle Suore di Santa Marta aveva intriso la sua vita: accogliere e servire con delicatezza e premura era il suo stile naturale, quotidiano. Così la ricordano le persone che l’hanno conosciuta. Nel corso della sua vita si è particolarmente dedicata alla
Roma, 11 agosto 2021 Carissime, oggi dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo Suor SERENA MELCHIORRI nata a San Severino (Macerata) il 9 marzo 1940, entrata in Comunità il 21 gennaio 1966, professa dal 24 settembre 1968. Suor Serena si trovava, da diversi anni, a Querceto a causa della sua salute precaria che le chiedeva di condurre una vita più regolata e controllata. Sempre disponibile e generosa, anche nella casa di infermeria, aveva trovato il modo di rendersi utile in guardaroba e di adoperarsi per dare una mano dove era possibile e fino a quando le sue forze glielo hanno permesso. Serena di nome e di fatto, cercava di diffondere pace e serenità con tutti. Nei primi anni della sua vita religiosa si è dedicata, con tanta cura, all’assistenza dei bambini nei collegi di Viciomaggio, Pistoia, Castelferro e Chiavari. L’obbedienza, successivamente, le chiese di lavorare in tipografia a Pisa dove ha imparato a gestire, per tanti anni, ciò che era necessario per l’attività tipografica. Il suo servizio
apostolico si è poi realizzato, sempre con disponibilità, al Conservatorio Santa Maria degli Angeli a Firenze dove, con la sua presenza sempre gioiosa e molto aperta agli altri, sapeva comunicare un sincero desiderio di bene per tutti. Così la ricordano ancora tante persone che l’hanno conosciuta. Ultimamente, piano piano, le sue condizioni di salute sono peggiorate. Ha affrontato l’aggravarsi della sua salute nel silenzio e nella offerta continua. Invochiamola perché interceda presso il Signore per la Congregazione in questo momento particolare, per le sue consorelle di Querceto che l’hanno seguita e accompagnata in questo lungo tempo di sofferenza e per i suoi familiari. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
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cura dei bambini nella scuola dell’Infanzia (Madonna dell’Olmo, Ventimiglia, Sanremo, Cassina Nuova…), alla catechesi nelle varie parrocchie dove l’obbedienza l’ha chiamata. È stata attenta responsabile della scuola “Fenaroli” di Saiano e superiora della comunità di Pisa dove ha lavorato con tanta dedizione e generosità. Ha trascorso diversi anni a Cuneo dedicandosi con passione alla catechesi in parrocchia e alla cucina per le sue consorelle nonostante la precarietà delle sue condizioni fisiche. La Casa Madre l’ha accolta negli ultimi anni della sua lunga vita, nell’offerta e nella preghiera continua, preparandosi all’incontro con il suo Signore. Chiediamole di intercedere per noi quei doni che ci aiutano ad essere “vere” Suore di Santa Marta, in particolare per le suore della comunità di Casa Madre che l’hanno seguita e curata con tanta dedizione, per i suoi cari e le persone che le hanno voluto bene e che tanto la ricordano ancora. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
« i fiumi non bevono la propria acqua, gli alberi non mangiano i propri frutti, il sole non brilla per se stesso e i fiori non disperdono la propria fragranza per se stessi. Vivere per gli altri è una regola della natura. la vita è bella quando tu sei felice, ma la vita è straordinaria quando gli altri sono felici per merito tuo». Papa Francesco
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