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Dalla Trasfigurazione al servizio di ogni giorno
Parola di Dio
Dalla Trasfigurazione al servizio di ogni giorno
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La festa della Trasfigurazione, liturgicamente il 6 agosto quasi nel cuore dell’estate, offre a tutti l’occasione per alzare lo sguardo dalle occupazioni quotidiane e ci invita a chiederci: “Su chi poni il tuo sguardo?” E perché nella nostra risposta ci sia il concorso della mente e del cuore, l’evento narrato nel Vangelo di Matteo (Mt. 17,1-9) pone al centro una presentazione e un’affermazione: “Questi è il Figlio mio, l’amato, … ascoltatelo!” C’è quindi un’indicazione chi è Gesù, il Figlio di Dio, da Lui amato e poi c’è subito un comando “ascoltatelo!”, che è ciò che si deve fare nella vita di ogni giorno: mettersi in ascolto di Gesù per leggere le nostre giornate, la nostra storia. Nel brano evangelico è racchiuso, poi, anche il tema della comunità e il mistero di Dio che riempie la vita. Ma chi è chiamato a gustare questo mistero? I discepoli di tutti i tempi, cioè ogni comunità religiosa, parrocchiale, civile… Pietro rappresenta il capo della comunità, è lui che deve tenerla insieme e fare in modo che non si disperda! A lui è stato dato questo compito: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt. 16,17-19).
E poi ci sono i due fratelli: Giacomo e Giovanni. Giacomo, senza tante parole porta avanti le cose, è il costruttore della comunità. Ma se non c’è una comunità, il suo essere non ha più valore! Che senso avrebbe avere una superiora se poi non ci sono le suore? I nostri sono servizi di costruzione e di tutti i carismi il Signore ci chiederà conto! Giovanni è il carismatico, colui che dà l’indicazio«Tu sei Pietro e su questa ne di non perdere la via dentro la tempesta della vita. Una comunità dunque, perché da pietra soli non si può andare verso il miedificherò stero, ognuno con il suo carisma. la mia chiesa» Gesù ha, quindi, radunato i rappresentanti della sua comunità… ciascuno con un compito ben preciso. Infatti, quando noi pensiamo di fare tutto noi e da soli, sbagliamo. Ognuno è chiamato con il suo carisma a costruire la comunità… ciascuno con il suo talento! E poi ci sono altri due personaggi: Mosè ed Elia. Mosè ha ascoltato quanto Dio gli ha detto e rappresenta la legge di Dio scritta nel cuore. Noi invece siamo persone soggette ad un ascolto imperfetto: vogliamo capire solo alcu-
Dalla Trasfigurazione
di don Adriano Castagna
ne cose! A volte Dio sembra chiederci qualcosa di irrazionale e non ascoltiamo bene quello che davvero ci dice di fare, come è accaduto a Mosè che, incollerito, ha colpito due volte la roccia per far uscire l’acqua, mentre Dio gli aveva detto semplicemente di parlare alla roccia (Num. 20,8). Elia rappresenta l’ardore per il Signore, l’entusiasmo, cerca modi e strategie per portare l’annuncio di Dio nella vita… quasi a camminare con Lui in un abbraccio. È quanto ha fatto anche l’apostolo Giovanni dopo l’incontro con Gesù. Giovanni è presente alla Trasfigurazione perché è difficile trovare momenti in cui l’apostolo cammina lontano da Gesù. Dove sta Giovanni? Sempre là dove è Gesù. In questa vicinanza di Gesù, che è sintonia di cuore, Giovanni è l’unico a saper osare e per questo, chinandosi sul petto di Gesù, gli chiede: “Signore chi è che ti tradirà?” (Gv. 13,25). Ed è l’unico degli apostoli ad essere sotto la croce: “Stavano presso la croce di Gesù sua Madre… e lì, accanto a lei, il discepolo che egli amava” (Gv. 19,25). Giovanni ha sempre camminato con Gesù. La sua vocazione è una ricerca. “Maestro dove abiti?” Giovanni è un cercatore, uno che si interroga e vuole capire cosa Gesù dice alla sua vita. E Gesù risponde: “vieni e vedi”, cioè fidati! Prima occorre fidarsi, poi vedrà… Giovanni non ha cercato segni per credere, ha rischiato, ha il coraggio di credere in ciò che
Parola di Dio
può apparire irragionevole umanamente! “Erano le quattro del pomeriggio”, il momento in cui si è consegnato e da quel momento preciso è stato sempre con Gesù… È Giovanni a ricevere il testamento di Gesù e noi sappiamo che il testamento si lascia sempre alle persone più vicine! E questo a riprova di quanto Gesù e Giovanni fossero in sintonia! E in quel testamento Gesù lascia a Giovanni tre doni: Il popolo di Israele, il popolo di appartenenza che ha dato inizio alla storia della salvezza, Il tesoro della chiesa, Maria, sua Madre. C’è sempre una passione da vivere per consegnare la vita. Giovanni, depositario di questa eredità, diventa così per eccellenza il discepolo dell’attesa, colui che vive il mistero della fede… colui che ha vissuto i valori lungo la sua vita, legati alla morte e alla risurrezione di Gesù. È ciò che dice Giovanni oggi a noi: vivere tutti i valori che ci sono stati consegnati. Non l’annuncio di un ricordo, magari nostalgico, ma saper annunciare con la vita la morte e la resurrezione di Gesù. Giovanni nella memoria di Gesù e nel suo insegnamento, vive nella sua comunità cristiana con diligenza e con speranza… in quell’attesa che è movimento interiore. Discepolo dell’amore contemplativo vive raccolto in Dio. E questo dovrebbe essere l’approdo del cammino di ogni discepolo! Questo è l’augurio che riceviamo dal monte della Trasfigurazione per un servizio operoso di ogni giorno, con Gesù sempre accanto.