notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3 Editoriale
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Genova la scuola più bella che c’è
suor Irene Tealdi
34
Come ricambierò il Signore per tutto il bene che mi ha fatto
la Redazione
Parola di Dio 4
Contemplando l’icona della natività
suor Maria Soledad Vergara
don Carlo Silva
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Di nuovo insieme
un’amica di Betania
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Covid-19 e la nostra Comunità
da Trivandrum
39
Benedetto sia Dio in ogni momento, in tutte le situazioni, per sempre. Amen
la Comunità di Villa Curita
Attualità 7 Cambiare il vestito sporco in abito di salvezza
don Claudio Doglio
Ricordare e... vivere
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Santa Marta al tempo del “Covid”
9
Gli Ultimi
Mariangela Melica
Mons. Tommaso Reggio
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Festival di Burlamacco
da Viareggio
La parola a... Madre Carla 11
Verso l’alba
Spiritualità e carisma
Notiziario delle suore di santa marta Via V. Orsini, 15 00192 Roma Quadrimestrale Anno LXXXVIII
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La scuola di ieri in dialogo con quella di oggi
Roberta di Lieto
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100 anni di Suor Raimonda
Alessandra Bruscagli
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Una promessa che si rinnova... da 50 anni
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Speciale Natale a Genova
suor Giuliana Boniotti
suor Stefania Benini
13
Sorelle anche in Cristo
50
Un nemico invisibile è entrato in casa nostra...
dal bollettino parrocchiale
da Ventimiglia
14
Audaci da 25/60 anni
52
Momento di commozione e stupore...
da Vighizzolo
suor Anita
15
Dio può!
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Educare alla protezione
le Juniores
Martina Podestà
16 La figura del Padre Fondatore ci riempie l’anima
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Chiamate a far fiorire il bene
sor Lorena Alegre
58
La nostra Betania Virtuale
suor Claudia Cáceres
le pre-postulanti
Frammenti di santità 18
suor Angelica Ughetto
Percorsi di formazione 19
In preparazione al XVIII Capitolo Generale
suor Anita Bernasconi
In missione Redazione suor Alessandra, suor Damiana, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Stefania Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it
In missione
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20 anni dalla beatificazione di Mons. Tommaso Reggio
don Gilberto Sarzotti SDB
Pagine aperte 60
Rev.do Don Angelo Colombo
Madre Carla Roggero
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Carissima Suor Carla
Daniela Fioroli
62
La Fata Zenzolina e il bosco inquinato
Alessia Morini
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Io voglio essere Marta e Maria
suor Cornelia Macina
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“Il sorriso di Dio”
Silvia Blasi
23
Le suore di S. Marta ricordano il loro Fondatore e la loro missione
66
Ciao, carissima suor Gabriella
da Cuneo
Clara Birello
24
Manifestare la tenerezza e l’amore di Dio
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L’impresario Vitaliano Accorsi uomo di pace
la Comunità di Vicchio
suor Anita Bernasconi
26
Conosciamo... la Valsolda
suor Adriana Turavani
29
Giornata dedicata al Beato Tommaso Reggio
Simona, insegnante
Con l’affetto della memoria 71 Suor Suor Eleonora Cotelli; Suor Gabriella Gastaldi;
Suor Elena Berti; Suor Marta Selva; Suor Angela Bruchi; Suor Agostina Checcherini; Suor Giovanna Gotelli.
Editoriale
La Redazione
N
induriti dal gelo del clima e delle loro cattive relazioni, finalmente si sciolgono. Scoprono con stupore che spirito e materia non sono nemici. La festa sembra in fondo uno spreco di tempo che dà il senso della gratuità di cui hanno bisogno le persone per sentirsi amate, perché amare è donare il proprio tempo a qualcuno senza rivolerlo indietro. E alla fatidica domanda: quando partirà? Babette risponde che ha speso tutto il premio della lotteria per il pranzo e che resterà con loro. Se a Dio piace scherzare, allora gli piacciono gli artisti del quotidiano, come Babette, perché regalano un mondo in cui il tempo deve essere vissuto e donato, così che gli altri… possano riprendere fiato. Sarebbe bello prepararsi agli incontri di ogni giorno curando dettagli gratuiti, da veri artisti, sprecando tempo “con” e “per” qualcuno, dicendo con i fatti: che mai c’è da fare se non stare qui, insieme, assaporando i minuti e i doni della vita? Papa Francesco e i Vescovi fanno appello a tutti i cristiani perché riconoscano che, nonostante le immani difficoltà, stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita spirituale e sociale. Ogni cristiano dove è chiamato a operare, non deve trascurare i piccoli ma significativi gesti di amore perché è dalla carità che passa la prima e vera testimonianza del Vangelo.
3 Camminando con fede 2/2020
el periodo pieno di difficoltà in cui ci troviamo a vivere, la Parola di Dio ci esorta ad essere forti, come hanno scritto i Vescovi italiani, e a rimanere saldi nella fede. Questo tempo che porta i segni profondi delle ferite ma anche delle guarigioni, può diventare un tempo di preghiera. I segni di morte balzano agli occhi e si impongono attraverso i mezzi di comunicazione, i segni di resurrezione invece sono spesso nascosti ma reali. Sempre, ma soprattutto in questo tempo di pandemia, cerchiamo nel cuore ciò che conta realmente, che ci rende uniti a chi amiamo e quindi di cui non possiamo fare a meno. Un vecchio film “Il pranzo di Babette” è un piccolo capolavoro che racconta cosa sono il cibo, la grazia, l’arte e la civiltà attraverso un unico e grande pranzo. Babette è una cuoca francese in fuga da Parigi a causa della Rivoluzione, durante la quale il marito e il figlio sono stati uccisi. Trova rifugio in uno sperduto paesino norvegese di poche anime come governante di due sorelle nubili, cresciute nel gelo della natura e della religione luterana per la quale il cibo è funzionale solo a nutrirsi e il corpo una bestia da tenere a bada. Babette crede in un Dio diverso, che si è fatto carne ed è venuto fra gli uomini con un corpo come il nostro, infatti il suo primo segno pubblico fu quello di trasformare, quasi costretto dalla Madre, l’acqua in ottimo vino proprio in una festa di nozze. Il tempo passa veloce e, dopo 12 anni insieme alle due austere sorelle, giunge a Babette la notizia che ha vinto una lotteria alla quale, da sempre, l’ha iscritta un parente perché Babette possa tornare in Francia. Riceverà una somma favolosa. Le due sorelle sono terrorizzate dal rimanere sole e a malincuore concedono a Babette di preparare, in casa loro, un pranzo di saluto per tutta la comunità. Dalla Francia arriva una nave carica di quanto richiesto da Babette che trasformerà tutto in grazia, arte e civiltà: non si dice forse “ogni ben di Dio”? E così gli abitanti del paesino durante il banchetto provano sapori curati e nuovi e i loro cuori,
Parola di Dio
Contemplando l’ico L’
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icona (dal greco eikon = immagine) esprime la religiosità dell’Oriente cristiano, in particolare della Russia. Essa si pone come risposta al quesito del senso della vita, incarnando, nelle forme e nei colori, la visione di una verità e di una concezione del mondo profondamente religiosa. L’icona non è una semplice immagine, ma luogo della Presenza Divina, una finestra sul mistero, capace di donare un significato per tutto l’uomo, di dare risposta esauriente ai suoi bisogni e alle sue angosciose domande. Il tema centrale dell’icona è la Luce. Essa è dipinta con l’oro, pura luce. Ogni rappresentazione emerge in un mare di dorata beatitudine, lavata dai flutti della luce divina. L’icona della Natività è nel mondo delle icone, una tra le più belle, ma anche tra le più difficili per la sensibilità occidentale. Tre sono i livelli di lettura: il primo nella sfera superiore, il secondo nella sfera di centro, il terzo nella sfera inferiore. Il primo livello, con la stella al centro e gli angeli, dice L’ANNUNCIO. Il secondo, con il Bambino in una culla – che è già in una tomba – la Vergine distesa su un manto regale, i magi e i pastori in adorazione, dice IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE.
Il terzo livello, con San Giuseppe e le donne che portano le prime cure al Bambino, dice L’ASPETTO UMANO. Guardando l’icona, ci si sofferma su questa montagna dalla triplice vetta. È dalla Trinità che si diparte il progetto che si attua sulla terra e che vuole condurre l’umanità dispersa all’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Da essa scaturisce anche una luce dal raggio tripartito, che cade a perpendicolo sul Bambino Gesù. Dal Padre che è Luce, e dal Figlio, luce da luce, e per lo Spirito (luce beatissima), nella pienezza dei tempi, giunge la luce che illumina il popolo che cammina nelle tenebre e vive sotto il giogo della schiavitù (Is. 9,6) e guida le genti alla conoscenza della verità tutta intera. Isaia, per eccellenza il profeta del Messia, nell’icona è ritratto di fronte a Giuseppe, pensieroso, a ricordargli la profezia del concepimento e del parto della Vergine e della sua annunciazione, del suo compito di dare al bambino il nome di Gesù, indicando così la sua missione di “Redentore e Salvatore dal peccato”. Gesù si farà lui stesso “peccato, maledizione per liberarci dal peccato”. Nell’icona sono visibili anche degli angeli che si piegano con il volto sul Bambino Gesù.
dono andando senza indugio. Quindi, dopo Stanno ad indicare quella moltitudine imavere adorato il Signore, ritornano, da testimensa dell’esercito celeste che loda Dio e canmoni, raccontando agli altri l’esperienza fatta. ta: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in L’icona, poi, mostra, nella parte superiore e terra agli uomini che Egli ama…”. Essi lodano in lontananza, i Magi a cavallo, provenienti Dio considerando la sua Gloria, ossia la sua dalle regioni dell’Oriente, sotto la guida della inaccessibile intimità. stella, per adorare il re dei re. Come nel deserto, la presenza di Dio pone Anch’essi rispondono a quel Dio che non la sua Dimora al centro del popolo, così con cessa di farsi presente a tutti gli uomini, atl’incarnazione Dio, l’invisibile, si fa visibile e traverso la natura, riconoscendo dalle cose pone la sua tenda tra di noi. visibili l’invisibile Signore. La gloria dell’A .T. è la nube che E compiono quel lungo itinericopre la santa montagna; è la rario, “come a tentoni”, fino a tenda del convegno; è la luce che «Gloria a Dio raggiungere il Salvatore delillumina il cammino notturno e nel più alto le genti. Con essi si illumina il il baldacchino, il carro di fuoco dei cieli mistero nascosto da sempre in della presenza diurna di Dio che Dio, e rivelato negli ultimi temscandisce le tappe quotidiane. e pace in terra pi attraverso Gesù: i pagani soColui che i cieli non possono agli uomini che no chiamati a partecipare alla contenere è prima custodito da Egli ama…» stessa eredità in Cristo Gesù, a Maria e poi è umile cittadino formare lo stesso corpo come della terra, a cui reca il dono delgli ebrei. la pace e della riconciliazione. Si rivela allora con la natività il mistero della Così gli angeli cantano questo connubio meChiesa, corpo del Cristo e suo prolungamenraviglioso di Cielo e Terra da cui si manifesta to nei secoli, chiamata ad essere lo strumento uno scambio meraviglioso. della salvezza e della riconciliazione dell’uE poi ci sono i pastori, il resto di Israele, i manità dispersa dal peccato. poveri, a consegnare al Pastore delle nostre Le figure femminili, presenti nell’icona, non anime, Cristo Gesù, il gregge dell’intera umasono ricordate nei vangeli dell’infanzia, ma nità. Egli, il buon pastore, non si comporterà nei vangeli apocrifi. da mercenario, fuggendo quando vede venire Tuttavia sono un complemento necessario a il lupo. tutto il messaggio dell’icona. Esse fanno da A lui appartengono le pecore e non permette “pendant” alle pie donne del calvario e del seche ci sia chi le rapisce o le uccide. Egli per polcro e al seguito femminile del gruppo dei le sue pecore offre la vita e la dona in abbondiscepoli di Gesù (Lc. 8,1-3). danza. Ci aiutano a porre la nostra attenzione sull’uI pastori diventano prototipi dei credenti, manità di Gesù. Egli ha preso veramente un perché si lasciano inondare dalla luce angelicorpo come noi, avendo bisogno di tutto. L’uca, ossia dalla grazia e, così rincuorati, rispon-
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na della natività
di don Carlo Silva
Parola di Dio
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manità assunta dal Verbo ne risulta santificata, lavata e purificata. Nell’icona, Giuseppe è ritratto pensieroso. Il vangelo di Matteo lo presenta come uomo giusto, che avendo appreso la notizia del concepimento della sua promessa sposa, ritiene opportuno di “licenziarla” in segreto. Ma la sua giustizia richiama la stessa virtù di Abramo che è giusto perché è credente e si fida della promessa di Dio: “credette a Dio e ciò gli fu computato a giustizia”. È un intervento prodigioso di Dio che spiega a Giuseppe ciò che è capitato a Maria, cioè che “la cosa santa che ha concepito è dallo Spirito Santo”. Inoltre aggiunge quella che è la sua missione: tu “lo chiamerai Gesù”. Se Maria dà a Gesù un corpo, Giuseppe gli dà un nome, lo inserisce nella storia e nella linea genealogica di Davide. Così l’incarnazione è completa: il Figlio di Dio è anche vero uomo. La serietà dell’uomo giusto e il suo silenzio, esprimono l’adesione umile e responsabile di collaborare al meraviglioso progetto di Dio, che si estende a tutta l’umanità. Collaborazione che consiste nella custodia del Figlio di Dio e di sua Madre, compiendo in tutto davanti agli uomini la funzione paterna che è solo di Dio. Il manto rosso della Madonna indica la sua regalità e la completa partecipazione alla Redenzione operata dal suo Figlio. Il distacco dal bambino che, in altre icone, ad esempio quelle della Madonna della Tenerezza, è appoggiato alla guancia della Madre,
non è disinteresse o crisi post-parto. È la sua concentrazione spirituale, come il vangelo la riferisce: “Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc. 2,19). È evidente in lei che la maternità non è solo quella fisica, ma anche spirituale. Essa ha prima di tutto accolto la “Parola” e l’ha generata nel suo cuore, per cui in lei “il Verbo si è fatto carne”. E per la sua fede essa è segno della nuova creazione e di una nuova generazione: “A coloro che hanno creduto ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali non da carne o da sangue sono generati, ma da Dio” (Gv. 1,13). La contemplazione arriva al cuore: Cristo, Verbo incarnato, che è il progetto di Dio su di noi. In lui si rivela l’origine e il destino di ogni uomo, perché in Lui e per Lui tutto sussiste. Guardiamolo: è un bimbo, ma ha i tratti dell’uomo adulto, del servo sofferente. È fasciato come ogni pargolo, ma le sue sono già le bende sindoniche del sepolcro. È in una grotta, che è già il suo sepolcro. È deposto in una mangiatoia che è una tomba. Su di lui splende la luce trinitaria, perché l’incarnazione coinvolge tutta la Trinità, ma penetra nelle tenebre del mondo, affronta il rifiuto e il peccato dell’uomo, ma non si arrende. Con queste alternanze evidenti ci si chiede: allora che cosa è il Natale? È l’inizio della Redenzione del mondo, l’inizio della Pasqua; l’inizio del suo trionfo, della luce che ha vinto le tenebre e, progressivamente, illumina tutta la storia.
Attualità
Cambiare il vestito sporco in abito di salvezza di don Claudio Doglio
C
7 Camminando con fede 2/2020
i troviamo a vivere una situazione strare una situazione di Chiesa problematica, ma na e difficile: la pandemia ci ha sconvolnon dobbiamo nasconderci la crisi che sta to i piani, ci siamo improvvisamente riconoattraversando la nostra Chiesa. È una crisi di sciuti deboli, vulnerabili. Molte iniziative che impegno e di partecipazione. Molte notizie di avevamo in progetto sono sfumate e adesso scandali turbano, ma il problema maggiore è la ripresa è faticosa; ci rendiauna pigrizia diffusa. Questa incamo conto che non riusciamo ad pacità di controllare la realtà e di Perché io sono essere certi del futuro. Forse in progettare con sicurezza il futuro con voi – oracolo passato avevamo esagerato nella ci ha portati a una condizione di del Signore convinzione di essere padroni del pigrizia, di disimpegno, manca tempo e delle nostre azioni. Quel’entusiasmo. Molte persone non dell’universo –, sta situazione dolorosa dell’epihanno più voglia di prendere l’iil mio spirito demia ci ha insegnato a ricononiziativa e il rischio è che anche sarà con voi, scere i nostri limiti, a prendere in voi, forse memori della fatica non temete considerazione quella incapacità fatta in passato, rischiate di dire: “Non ne ho più voglia, sono di determinare i tempi, ma stiamo sperimentando la fatica di ricominciare. sempre le stesse cose, siamo sempre da capo, C’è una diffusa situazione di pigrizia. Molte intanto non cambia niente”. Questo atteggiamento disfattista nasconde delusioni, amapersone hanno veramente patito questo sistema universale di chiusura e di precarietà: rezze, insoddisfazioni, per questo dobbiamo qualcuno si è lasciato prendere anche dalla derecuperare la radice della nostra fede. pressione, molti hanno perso la voglia di agire. Il rimpianto è un problema serio! Rimpiangiamo il passato, viviamo di ricordi, di nostalgie, Ci rendiamo conto che dobbiamo ricostruire, di rimpianti, continuiamo a piangere su quello dobbiamo ricominciare. Non si tratta semplicemente di tornare a quel che facevamo priche non c’è più. “Una volta le cose andavano ma, come se niente fosse. Ci siamo resi conto bene, una volta c’era tanta partecipazione, una che le cose sono cambiate e, forse, potrebbe volta c’erano le famiglie che sostenevano, una essere provvidenziale questa vicenda per camvolta…” e sono tutti sogni illusori di rimpianbiare e migliorare alcune situazioni in cui ci to, di ripiegamento verso il passato. Il tempo siamo trovati a vivere. Dobbiamo riprendere di prima era bello, adesso non è più niente! E le nostre attività pastorali, dobbiamo progetquindi? Quindi finiamo per piangerci addosso. tare l’immediato futuro, dobbiamo affrontaIl Signore attraverso i profeti rivolge una pa-
Attualità
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rola di incoraggiamento e insiste sul termine per poter operare davvero una ricostruzione coraggio: «Ora, coraggio, Zorobabele (capo di quello che lui stesso ci chiede di ricostruire. politico), coraggio, Giosuè, (capo religioso); Credo che il Signore abbia la forza per salvare coraggio, popolo tutto del paese e al lavoro!» l’umanità, credo che il Signore possa cambiare (Ag 2,4). È un monito per noi: coraggio e al il vestito sporco in un abito di salvezza, credo lavoro! «Perché io sono con voi – oracolo del che il Signore possa cambiare la condizione di Signore dell’universo –, il mio spirito sarà con uomo ferito dal peccato, avvolgendolo col suo voi, non temete» (Ag 2,5). Aggiunge anche una mantello di giustizia. promessa e addirittura esagera: «…e io riemIl Signore manda il suo Spirito su di noi perché pirò questa casa della mia gloria… La gloria possiamo «fasciare le piaghe dei cuori spezzati». Il cuore spezzato non è semplicemente futura di questa casa sarà più grande di quella quello che ha avuto un infarto, è l’immagine di una volta» (Ag 2,7-9). Non abbiamo paura delle persone deluse. Molti di noi della novità, non abbiamo paura forse sono cuori spezzati: desidedi strade nuove, se il Signore ci ravamo, sognavamo, ma siamo indica una nuova strada – anche …e io riempirò stati delusi. Le nostre attese sono se faticosa, anche se originale – questa casa andate infrante, ci siamo scontracon la forza della sua parola e deldella mia la sua presenza abbiamo il coragti con la dura realtà ed è crollato gio di intraprenderla. Coraggio tutto; si è spezzata la nostra atgloria… tesa del futuro. Il nostro cuore è e al lavoro! Chiediamo luce per infranto e piagato: si tratta di una vedere che cosa dobbiamo fare, ferita che non vuole guarire e fa male una ferie chiediamo la forza per fare ciò che abbiamo ta che si trasforma in piaga. Ma lo Spirito del veduto. Chiediamo il coraggio, il coraggio di Signore versa l’olio sulle nostre ferite morali, metterci al lavoro, di non lasciarci prendere perché noi possiamo fasciare i cuori spezzati, dai nostri interessi privati, per non lasciarci perché possiamo essere persone che sanno indominare dalla stanchezza, dalla nostalgia, dai coraggiare verso una novità di vita, una nuova rimpianti. ricostruzione. «Io sono con voi!» Quello che il Signore aveva «Ecco io manderò il mio servo Germoglio» detto a Mosè, lo ha ripetuto a tutti i profeti, lo (Zc 3,8). Egli è il germoglio di novità che ripete al popolo dopo l’esilio, lo ripete a noi spunta dalla nostra terra. E allora, con coragadesso! gio, con grande fiducia riprendiamo il nostro Lo Spirito del Signore ridesti il vostro spirito perché possiate con coraggio mettervi al lavoro in questa situazione, considerando tutte le difficoltà che ci sono, senza illuderci, ma lavoro. Non ripiegate sul passato, ma impegnatevi con un progetto coraggioso di futuro. fidandoci del Signore. La nostra realtà è un Non si tratta di cambiare per cambiare, si tratgiardino, è il giardino di Dio e può germogliata di costruire quello che il Signore ci chiede re. Il germoglio è Gesù stesso, è Lui che salva, di costruire. Guardate bene i segni dei tempi, è il Signore che salva la nostra vita. Perciò noi analizzate i segni dei vostri fallimenti e ricosiamo contenti, possiamo gioire pienamente noscete le strade sbagliate. Chiedete al Signore nel Signore nonostante tutto e ricominciare e che vi aiuti a cambiare strada e a trovare quella aspettare germogli nuovi, e continuare a coltivare il suo giardino. Chiediamo al Signore che giusta e con coraggio percorretela. Nella meditazione della Parola di Dio noi troviamo l’ici illumini per farci capire che cosa dobbiamo spirazione, l’indicazione di che cosa fare. Il Sifare e ci doni la forza di fare quello che abbiagnore ci doni il coraggio per metterci al lavoro, mo visto.
Ricordare e... vivere
Gli Ultimi (Terza parte)
la Commissione Beato Tommaso Reggio
Le Classi operaie circostanza, durante le quali Mons. Reggio dimostrava di interessarsi vivamente dei problemi di ciascuna associazione; gli aderenti alla Federazione Operaria Cattolica Ligure riconoscevano nel Reggio un sostenitore delle loro posizioni. Egli si faceva un dovere di essere presente alle adunanze della Federazione e gli operai erano invitati a coltivare la propria formazione partecipando alle conferenze di economia sociale, che si tenevano presso l’Associazione Cristoforo Colombo o nel salone dell’Episcopio, dal padre Semeria e dal prof. Giuseppe Toniolo.
9 Camminando con fede 2/2020
Le testimonianze documentano la grande attenzione di Tommaso Reggio al mondo dei lavoratori. A Ventimiglia favorì la nascita di associazioni operaie, mentre a Genova incrementò e sostenne quelle esistenti. Nell’aprile 1887 era stata fondata a Sanremo una società operaia cattolica che diede vita a diverse iniziative. Prima fra queste, e la più urgente, fu l’impianto di una Cucina Economica, una fissa in Sanremo e una mobile che godeva del sostegno morale ed economico del Vescovo e di cui era responsabile uno dei soci. Le delegazioni delle Società Operaie si recavano spesso in Episcopio per occasioni di
Ricordare e… vivere Il popolo… con le sue urgenze e i suoi bisogni
Camminando con fede 2/2020
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Tommaso Reggio voleva che i sacerdoti si rendessero conto di essere a servizio della popolazione e non tralasciava occasione per ribadire ciò e incoraggiare e aiutare chi si poneva a servizio esclusivo dei bisogni del popolo. Non esitava a concedere decreti speciali, pur sapendo di rendersi ostile la parte più “alta”, se così si può dire, del clero come accadde nella vertenza fra i Canonici di S. Siro in Sanremo e i sacerdoti dell’Oratorio S. Brigida. I Canonici si erano lamentati presso il Vescovo, perché nell’oratorio suddetto veniva celebrata la messa festiva prima del suono delle campane di S. Siro, e chiedevano provvedimenti, ritenendo questo fatto un abuso e una diminuzione di prestigio. Il Vescovo rispose con un decreto, in cui autorizzava la Messa festiva in S. Brigida prima del suono delle campane in S. Siro, perché “opportunissima ad alcune classi di persone che difficilmente adempirebbero il precetto ad ora più tarda”. Il sacerdote, sosteneva Tommaso Reggio, deve essere testimone, custode e dispensatore della Parola di Dio a vantaggio esclusivo della popolazione. Proprio per questo è necessa-
rio che “la divina Parola sia incessantemente dispensata”. “Si cerchi l’ora più comoda al popolo…”. Tommaso Reggio era instancabile negli uffici del sacro ministero, poiché non si contentava di compiere le funzioni proprie della Visita Pastorale, ma aiutava i Missionari nell’ascoltare le Confessioni, stando molte ore di seguito nel Tribunale di penitenza, senza badare a disagio o stanchezza. Così gli avvenne a Badalucco – grossa borgata della valle Argentina – di rimanere in confessionale tutta la giornata, dalle quattro del mattino fino alle 12, e poi nel pomeriggio fino alle 11 e mezza di sera, tanto che il Parroco dovette chiamarlo affinché potesse prendere un po’ di cena prima della mezzanotte. Neppure si stancava di predicare ripetutamente in tutte le chiese che andava visitando. Era di una singolare affabilità nell’accogliere la povera gente di campagna, nell’interrogare i bambini sul Catechismo ed usava speciale condiscendenza verso i peccatori che sovente profittavano della sua visita per riconciliarsi con Dio. (Tommaso Reggio, Spunti di riflessione, luglio 1999, pag. 55-56)
“Ricordare e… vivere”
vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio
La parola a...
Madre Carla
Verso l’alba
facile in questo tempo perdere il senso del nostro andare… qualcuno dice: “è già molto” se riusciamo a trovare un modo per dare spessore a ogni giornata. Eppure, mai come adesso, ci ritroviamo a fare i conti con “l’infinita pazienza di ricominciare”. Sì, ricominciare…, ripartire da capo… non però per vivere giorni che siano una “fotocopia di altri giorni”. Camminare verso l’alba, verso la luce è possibile perché la luce c’è, dentro questa storia così fitta di tenebre. Nella Bibbia moltissime volte ci ritroviamo a leggere: NON TEMERE, NON AVERE PAURA. Non è un banalissimo invito alla serenità… è la consapevolezza chiara di chi sa che Dio non è assente dalla storia, ma è qui dentro questa nostra storia. Riuscire a crederlo significa “ritrovare” la giusta misura per guardare
a noi stessi e alla vita. Significa intravvedere la luce dell’alba che verrà. Abbiamo ritrovato, cammin facendo, la giusta armonia: l’ebbrezza dell’onnipotenza, l’euforia delle conquiste sono state travolte dall’impotenza della fragilità, dalla sensazione profonda di inadeguatezza. Forse è semplicemente arrivato il tempo della verità su noi stessi. Sostenere, aiutare, essere attenti e vigilanti è diventato un compito quotidiano umile, attento, necessario. La libertà dalla presunzione ci renderà forse più leggeri, ci aiuterà ad alzare la testa per “vedere l’oltre”, per capire che c’è qualcosa che sta più in alto. L’alba che verrà... è la certezza che il Dio della vita non si è “accampato” fuori della nostra storia: è già qui. Basta alzare lo sguardo e cercare con umiltà quel “filo di luce” che già attraversa le nostre giornate.
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Spiritualità e carisma di suor Giuliana Boniotti
Una promessa che si rinnova... da 50 anni I
Camminando con fede 2/2020
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l 21 gennaio 2020 ho festeggiato a Genova 50 anni di vita religiosa. Sono trascorsi 50 anni da quando sono entrata in convento, sono sempre convinta di aver fatto una scelta giusta e di questo ringrazio il Signore. A 21 anni, dopo l’esperienza di lavoro in fabbrica a Gardone V.T., decisi di entrare nell’Istituto delle Suore di Santa Marta, fondato dal Beato Tommaso Reggio, arcivescovo di Genova. Rimane ancora indimenticabile il giorno della partenza dalla casa paterna di San Giovanni, accompagnata dai genitori e fratelli, per raggiungere la Casa Madre delle Suore di Santa Marta in Roma. Ho iniziato l’anno di noviziato a Velletri sui Colli Romani. Di quel periodo ricordo in particolare la Madre Maestra, suor Paola Ruggeri, che ha saputo guidarmi nei momenti del discernimento vocazionale. Nel 1976 arriva il momento della scelta definitiva con la professione perpetua. Dopo gli anni della formazione sono stata mandata a Varese per frequentare la scuola e ottenere il diploma di maestra d’asilo. Nel 1970 ho iniziato il mio primo servizio a Novate Milanese, consapevole che tutto quello che facciamo è per volontà di Dio. Ho trascorso la maggior parte della mia vita religiosa come maestra d’asilo, nella dedizione appassionata ai bambini, agli adolescenti e alle famiglie con serenità e impegno. Ci sono stati, poi, altri trasferimenti, soprattutto nel milanese e in Toscana. Ora sono a Genova, sempre impegnata nella scuola ma-
terna, con la fortuna di essere nella CASA dove è sepolto il nostro Padre Fondatore. Ho accettato di festeggiare il 50° di vita religiosa nella Parrocchia di Brione con mio fratello don Giuliano e i miei familiari, anche perché proprio le Madri Canossiane, presenti nella parrocchia, mi hanno fatto conoscere l’Istituto di Santa Marta. Ringrazio continuamente il Signore di avermi chiamata nella vita di consacrazione religiosa. Ringrazio pure di aver avuto una bella testimonianza dai miei genitori, Antonio e Teresa, che, forti nella fede, mi hanno permesso di partire…
Sorelle
dal bollettino parrocchiale
anche in Cristo n un mondo dove tutto si vive nel segno dell’incertezza, della precarietà, poter festeggiare 60 anni di consacrazione al Signore non solo apre il cuore alla gioia ma è esperienza di una delle tante meraviglie che il Signore sa operare nell’animo umano. Sì, oggi 15 agosto 2020, ci ritroviamo riuniti attorno alla mensa eucaristica per ringraziare il Signore di questo dono di fedeltà fatto a suor Maria e a suor Domenica Bresciani che, oltre ad essere due sorelle gemelle, nella loro vita sono state unite anche dallo stesso ideale religioso, tra le Suore di Santa Marta. A loro va il nostro pensiero ed il nostro augurio perché il Signore le assista e le benedica nel continuare il loro cammino religioso seminando ancora tanto bene tra le persone che incontrano nel loro apostolato.
Suor Maria Bresciani attualmente è a Genova (San Bernardino), invece suor Domenica Bresciani si trova a Vighizzolo di Cantù. Un grazie di cuore a don Giuliano per il bel pensiero che ha avuto nella Messa.
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Spiritualità e carisma
Audaci da 25/60 anni N
ella festa della Presentazione di Maria al tempio e alla vigilia dell’Anniversario di morte del nostro Fondatore, Tommaso Reggio, abbiamo voluto festeggiare, nella nostra comunità di Vighizzolo, i 25 e i 60 anni di vita religiosa di suor Elsy Avanickel e di suor Domenica Bresciani. Nella celebrazione eucaristica mons. Scotti ha sottolineato che ci vuole tanta audacia per vivere il sì dei 25 e 60 anni di consacrazione. Ma quale audacia viene richiesta? Quale audacia le ha condotte fin qui? L’audacia è quella giustizia che il Signore ci chiede continuamente, diversa dagli esperti di giustizia dei farisei.
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la Comunità
di Vighizzolo
È la giustizia di Abramo, che ha le sue crisi di fede: non ho nessuno, ti ho seguito, ora sono anche senza discendenti… esci dalla tua tenda e conta le stelle… così sarà la tua discendenza. “Credette e questo gli fu accreditato come giustizia” (Rom. 4,3). Una donna che raggiunge il traguardo dei 25/60 anni di fedeltà al Signore, non può essere un’esperta di giustizia, deve essere una donna che crede, perché se si è meno dei credenti abbiamo fallito. Celebrare i 25/60 anni vuol dire portare nella nostra carne il mistero di Dio, come san Giuseppe, l’uomo giusto, l’uomo di fede! È l’audacia di chi impara a guardarsi come Dio ci prende: donne che custodiscono il mistero, perché Dio interviene nella fragilità di donne che credono. È stata un’occasione per ringraziare Dio per la preziosa testimonianza d’amore che ci offre, attraverso l’opera di suor Elsy e di suor Domenica, per la forza di accogliere e servire i fratelli più piccoli e bisognosi affinchè il progetto di salvezza, che Lui ha preparato per l’intera umanità, possa presto compiersi. Ed in questa intimità la comunità, dopo la celebrazione eucaristica, ha vissuto un semplice momento di agape fraterna, uno di quei preziosi momenti in cui la gioia è proprio di casa, in un clima di festa e serenità.
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io e la Famiglia Religiosa ci hanno voluto regalare un tempo preziosissimo di formazione, anche se quest’anno è stato diverso, per la situazione mondiale di pandemia. I giorni 13, 14 e 15 novembre ci siamo riunite insieme alle nostre formatrici, Madre Mariela Osa e Suor Luisa Pereira, per approfondire e riflettere sulla nostra vita religiosa e su questo tempo che ci tocca vivere, abbracciando le diverse aree che la compongono. Abbiamo contato sulla presenza di Padre Sebastián Martínez, sacerdote della Congregazione Giuseppini di Murialdo, di Suor María Salome Labra Religiosa del Espíritu Santo. Abbiamo avuto la possibilità di partecipare ad un convegno USMI-CISM, via online, ascoltando gli interventi di Padre Cesare Pagazzi e della psicologa Chiara D’Urbano. Certamente questo avvenimento è stato il più arricchente durante questi giorni di approfondimento, poiché è stato un momento a cui non avremmo mai pensato di poter partecipare; ringraziamo il Signore e Madre Carla per questo bellissimo spazio formativo. Senza dubbio il Signore ha toccato i nostri cuori e ci ha fatto riflettere sulla sua vera potenza, nella certezza chiara che Dio non solo c’è, ma più importante è fare l’esperienza che “Dio può”. Come juniores abbiamo la certezza che Dio esi-
Santiago
ste, ma a volte dubitiamo delle sue capacità, del potere che ha nella nostra vita, nel nostro ambiente e negli eventi quotidiani; lungi dal sentirci scoraggiate, questo ci ha spinto a rivolgere di nuovo lo sguardo a Lui, con fiducia, convinte che Lui non lascerà mai di prenderci per mano. Durante questo periodo così difficile, in cui la speranza può essere indebolita, abbiamo potuto riconoscere che la fonte di tutto ciò è la paura, e l’unico modo per superarla è cogliere e accettare le consolazioni di Dio, che spesso arrivano inaspettatamente, sorprendendoci con grande creatività e in tanti piccoli dettagli quotidiani, così come il nostro pane quotidiano, il sorriso di una sorella o il canto di un uccellino. Abbiamo concluso questo tempo di Juniorato con un pellegrinaggio al Santuario dell’Immacolata Concezione, sulla collina di San Cristoforo. A Maria, nostra Madre, abbiamo affidato la nostra Congregazione, la fedeltà alla vocazione e tutti i bisogni che le persone vivono a causa della pandemia. Sappiamo che Lei, come Madre, è capace di intercedere per ciascuno di noi e può rendere il nostro cuore simile al suo, che custodiva tutte le cose che aveva imparato da suo Figlio. Desideriamo che tutta la ricchezza che abbiamo ricevuto si trasformi in vita, poiché, se è un bene per noi, lo sarà in futuro per la nostra amata Famiglia Religiosa, grate e fiduciose nelle preghiere di tutte le nostre sorelle.
Sor María Belinda Lobos Correa Sor Ligia Can Iuit Sor Jessica Olea Retamales Sor Lucía Casanova Muñoz Sor Vanessa Pavez Bravo
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Dio può!
le Juniores
Spiritualità e carisma
La figura del Padre ci riempie l’anima S
ettembre 2020, una data molto significativa per la nostra Famiglia Religiosa: si sono compiuti 20 anni dalla beatificazione del nostro Padre Fondatore, e per questa data così importante si sono realizzate diverse attività via internet per commemorare la vita di un pastore e apostolo infaticabile, il cui amore per Gesù e lo zelo apostolico hanno lasciato una traccia generazionale nella vita di molte persone. Questi momenti di incontro, attraverso le reti sociali, hanno permesso a noi, pre-postulanti, di poter far arrivare, tramite diverse iniziative, la vita e il pensiero del nostro Padre Fondatore a molte case e a molte famiglie, portando nella persona del nostro
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Beato fondatore la figura di un Cristo vicino e presente in ogni cuore. Questo tempo è stato tutta una sfida per noi, “evangelizzare nelle reti sociali” vuol dire per noi esserci aperti al nuovo, – come ha fatto sempre il nostro Fondatore – ai segni dei tempi. L’evangelizzazione virtuale, ci ha permesso di portare il messaggio di Dio, a tutti quei luoghi dove la pandemia ci ha impedito di arrivare fisicamente. È molto bello per noi constatare che la figura del nostro Padre Fondatore è sempre nuova; sentirlo così vicino e attuale, nel suo pensiero, ci riempie il cuore e l’anima ogni volta che lo ascoltiamo. Questo tempo per noi, prepostulanti della Congregazione delle suore di Santa Marta dell’America Latina, è stato un dono grandissimo, siamo molto contente di aver vissuto questo tempo così difficile. Le attività programmate attorno alla figura del beato ci hanno portato a comprendere meglio la sua figura di padre e a custodire sempre viva
la speranza che Dio non ci abbandona mai con la sua provvidenza e che solo Lui, ci deve bastare. D’altro canto vedere l’attiva partecipazione nei mezzi di comunicazione dei diversi gruppi vincolati al nostro carisma, ci ha generato molta allegria, motivazione e speranza per continuare a “far fiorire il bene” nel mondo di oggi. La figura di Tommaso Reggio ci lascia un insegnamento molto forte; la commemorazione dei venti anni della sua beatificazione ci ha permesso di conoscere tanti dettagli della sua vita che ci hanno fatto pensare che veramente il Beato Tommaso fu un uomo semplice, umile, tutto di Dio e tutto dell’uomo, dedito nella sua totalità alla sua vocazione, di pastore e padre, ma soprattutto e senza dubbio, un uomo veramente Santo. Ascoltare e comprendere come si donava per intero alla sua gente, ai più poveri e bisognosi, come insegnava e istruiva con amore tante persone, ci incoraggia a vivere allo stesso modo. Lui veramente viveva solo per Dio, la sua vita è riflesso delle ultime sue parole “Dio, Dio solo mi basta”. Queste parole ci incoraggiano e ci motivano ad essere vere figlie di Santa Marta, sebbene siamo all’inizio
America Latina
del cammino, siamo certe che la figura del nostro fondatore ci sostiene e ci motiva ad imitarlo nelle piccole virtù, a lui tanto care, il suo esempio di vita, in questi nove mesi, ci ha fatto da guida e modello e siamo proprio contente di averlo come Padre. Lo guardiamo con tanta ammirazione, ci affascina il suo sguardo profetico, quella lungimiranza di andare più in là dei tempi, il suo amore per la Madonna, l’eroicità delle sue virtù. Gli chiediamo la sua intercessione, perché possiamo essere quelle figlie che ha sognato; ci aiuti a fare piccoli passi verso la via della santità, sia quel faro che illumina ogni passo del nostro cammino formativo. Grazie Signore per averci regalato il nostro amato Fondatore.
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Fondatore
le pre-postulanti
Frammenti di santità Ho conosciuto Suor Angelica Ughetto a Cuneo, quando ero molto giovane. Mi faceva piacere parlare con lei, perché mi raccontava delle sue giornate trascorse tra i poveri, delle visite fatte ai malati, delle notti passate al capezzale di chi era molto povero e non poteva avere altra assistenza se non quella delle suore di Santa Marta che si recavano a domicilio. La sua presenza mi faceva bene, perché mi insegnava a vivere dell’essenziale e avere sempre un “occhio” aperto sugli altri. Il suo stile di vita era il seguente: preghiera, sobrietà, povertà. Pregava sempre, ovunque, ma soprattutto coltivava lo spirito di preghiera che si traduceva in vita. Sobria nel cibo, nell’abbigliamento, dove poteva, coltivava un po’ di verdura per evitare spese. Non era avara. Desiderava per sé, sempre meno del necessario.
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Povera, aveva un cuore grande, sapeva chinarsi sulle “ferite” delle persone meno fortunate, sollevare chi era nell’indigenza, era la sua passione. Lunghe file di poveri si trovavano per le scale dell’abitazione delle suore di Cuneo. Suor Angelica con le consorelle donava a piene mani ciò che altre persone avevano donato loro. Credeva molto nella Provvidenza, diceva “Oggi la dispensa è vuota domani sarà piena, il Signore provvederà”. Quanti viveri ho visto passare tra quelle mura! Dove ha svolto il suo apostolato la ricordano così: saggia, sorridente, austera, schiva, con le mani e il cuore aperto, un po’ dimessa. Non aveva tempo per sé. Per la Congregazione è stata una benedizione! Suor Rosanna Parola
Suor Angelica Ughetto passata alla casa del Padre il 10 marzo 1999
Percorsi di formazione di suor Anita Bernasconi
In preparazione al XVIII Capitolo Generale N
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perché le nostre Betanie diventino “Fraternità ei giorni 17-18 Ottobre 2020, La Madre accoglienti”. Occorre il coraggio e la disponiGenerale, Madre Carla Maria Roggero bilità di entrare in comunione con lo Spirito, ha convocato a Roma, nella Casa generalizia ascoltare la sua voce, saper guardare la nostra tutte le Superiore delle Case d’Italia e le Restoria attuale e percorrere sentieri che rendosponsabili delle scuole, per comunicare la cirno più vivo e attuale il nostro carisma. colare relativa al XVIII Capitolo generale, che Anche Papa Francesco con la sua ultima ensarà convocato nell’aprile 2021. ciclica “Fratelli tutti”, afferma che la fraternità Questo evento è un momento di Grazia per è l’ultima utopia da realizzaverificare e favorire la fedelre. Di fronte ad un mondo tà al nostro carisma e al diseche si costruisce sempre più gno apostolico della Chiesa. “Fraternità accoglienti sull’individualismo, abbiamo È un tempo prezioso di riumili e semplici, la missione di “diventare fracerca, di riflessione, di conintrise d’amore, telli”, di intensificare questo versione e di preghiera da impegno. Possiamo dimoparte di ogni suora di Santa accogliamo Cristo strare come la Fede in Dio Marta. in ogni persona Padre e la sequela di Cristo A motivo della Pandemia, senza distinzione” sono in grado di far convivedovuta al Covid-19, abbiamo re persone che non si sono vissuto momenti dolorosi scelte, che hanno avuto stoche hanno segnato il nostro rie diverse, ma che cercano di aiutarsi e di cammino di preparazione al Capitolo, ma abperdonarsi. biamo comunque portato avanti gli impegni Il Papa ci incoraggia: “Avanti sorelle, fratelli, che erano stati proposti. Tutte le Comunità mostriamo che è possibile avvicinarci all’utohanno inviato alla Madre Generale le risposte pia della fraternità, noi che siamo stati riuniti al questionario personale e comunitario, così dall’amore di Cristo”. da dare il proprio contributo relativo all’espeLa Madre passa, poi, ad elencare le decisioni rienza fatta nel sessennio nell’elaborazione concrete scelte dal Consiglio: modalità per la del Progetto comunitario. La Madre ha goducelebrazione del Capitolo: data delle due fato nel constatare l’impegno e la responsabilità si, preparazione spirituale, preparazione dei di tutte in questo lavoro. materiali di lavoro, data delle elezioni, conTema del Capitolo: segna della documentazione ad ogni suora, “Fraternità accoglienti norme da seguire per l’elezione delle delegate umili e semplici, intrise d’amore, al Capitolo. accogliamo Cristo in ogni persona Oltre a queste indicazioni la Madre, durante senza distinzione”. l’incontro, ha voluto condividere con noi alIl nostro Padre Fondatore ci indica la strada,
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cuni pensieri importanti da vivere in questo ne al Capitolo generale che è un avvenimento momento in cui iniziamo a percorrere il camecclesiale e un momento forte nel processo di mino di preparazione prossima alla celebrarinnovamento della vita religiosa-apostolica zione del XVIII Capitolo generale. della nostra Congregazione. La Pandemia ha modificato un po’ le impoViviamo la docilità, necessaria per ascoltare stazioni che erano state comunicate. La Mala voce di Dio, scoprire la sua volontà e vivere dre fa riferimento a quanto è successo e afferin modo corresponsabile il nostro carisma in ma che è sicuramente un segno dei tempi da una speciale configurazione con Cristo, con saper leggere. Abbiamo più volte ripetuto che l’aiuto dello Spirito Santo. “dopo questo, niente sarà più come prima”. Indispensabile la preghiera delle Capitolari e Abbiamo ricevuto alcune leziodi tutte le suore della Congreni da questa situazione: gazione. Solo una Congregazio• abbiamo un comune destino e ne che prega può rinnovarsi e “Viviamo nessuno si può salvare da solo; lasciarsi rinnovare dallo Spirito la docilità, • il progresso è tale se riguarda Santo. necessaria per tutti e l’economia deve essere a La Madre ci ha parlato con tanta ascltare la voce servizio della collettività. fede dell’intervento dello Spirito di Dio…” Anche il concetto di benessere è Santo e con tanta gratitudine per da rivedere: la responsabilità, disponibilità e • riconoscere il primato delle reimpegno da parte di tutte noi, in lazioni umane sul benessere consumistico; questo cammino di riflessione e condivisione. • riscoprire una diversa gerarchia di valori riLa sua parola è sempre un incoraggiamento e spetto ai miti dell’affermazione individuale: ci ripete che la Chiesa ha bisogno di Comunidenaro, successo, carriera, ma conteranno tà fraterne, ricche di gioia e di Spirito Santo, di più: lo spirito di servizio, la solidarietà, la di Comunità che contribuiscono alla nuova cooperazione, la sobrietà a favore del benesevangelizzazione perché mostrano in concresere collettivo; dare la vita per la salvezza to i frutti del Comandamento nuovo. degli altri. Siamo fiduciose che questa sconvolgente esperienza del Coronavirus ci condurrà ad una apertura della nostra mente e del nostro cuore, ad un cambiamento radicale. Abbiamo bisogno di ricuperare questi valori dentro la nostra realtà di vita consacrata: • è questo un tempo di Dio: dobbiamo ascoltarlo perché ci sta parlando; • la relazione con l’altro deve essere curata: occorre avere un cuore sempre aperto ai bisogni dell’altro, partendo dalla nostra consorella, comunque si presenti. R La Madre ci invita a fare tesoro di queste OM E considerazioni che ci aiutano a vivere con reA - OT TO B R sponsabilità questo momento in preparazio-
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20 anni dalla beatificazione
di Don Gilberto Sarzotti SDB
Cuneo
di Mons. Tommaso Reggio C
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arissimi, celebrare la memoria di un Beato, è farci ricordare la nostra chiamata alla vita cristiana e cioè alla santità. È un beato che conosco in questi giorni e che credo di poter dire si sia prodigato per un annuncio della carità e della presenza viva di Gesù in mezzo ai bisognosi, come ci insegna il Vangelo dell’incontro di Marta con il Signore stesso. Credo di poter riassumere la vita del Beato Tommaso Reggio con tre caratteristiche: 1) La forza della contemplazione. 2) La fondazione delle Suore di Santa Marta. 3) La consapevolezza del limite. Contemplazione: ogni notte dalle tre alle sei, egli pregava; fu un uomo adorante e cristocentrico, con una fede granitica, ancorata ad una umiltà disinvolta, si sentiva piccolo agli occhi di
Dio. Per questo poteva dire: “Dio solo, Dio solo mi basta! Il Signore così volle e così sia! Sia sempre fatta in tutto la volontà di Dio!” La fondazione: come Marta, a Betania, sapeva servire e accogliere Gesù, così le suore da lui fondate, dovevano servire e accogliere ogni persona. Non ci doveva essere nessun bisogno, nessuna urgenza da cui una suora di Santa Marta non si sentisse interpellata. Il servizio più grande ad ogni uomo è quello di farlo entrare nel proprio cuore, di farlo sentire a casa sempre, intuire il bisogno, anzi prevenirlo. Così con questo stile le Suore di Santa Marta dovevano andare verso i fratelli: “con una carità che abbraccia tutti i luoghi e tutte le persone, senza distinzione”. Consapevolezza del limite: nel 1892 scrive al Santo Padre di sollevarlo dall’incarico di Vescovo e tornare ad essere un semplice sacerdote… scrive: “Temo, Santo Padre, che diventando lento per l’età il Vescovo, tutta la Diocesi si addormenti. Chiedo di essere dimesso in pace come un servo fedele e di affidare ad altri un compito tanto grave”. Il Papa non solo non lo solleverà da Vescovo di Ventimiglia, ma lo promuoverà ad Arcivescovo di Genova. Ecco il limite che diventa umiltà e, come dice Maria nel Magnificat, il Signore ha guardato all’umiltà della sua serva e grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente. Preghiamo il beato Tommaso Reggio, perchè ci aiuti ad affrontare questo tempo di pandemia così difficile, e ci ottenga dal Signore le grazie necessarie.
da Cuneo
Le suore di S. Marta ricordano il loro Fondatore e la loro missione
Nei primi mesi del dopoguerra, vedendo la situazione di povertà e di abbandono nella quale vivevano molti cuneesi poveri, Federico Serra pensò che un aiuto concreto lo avrebbero potuto dare proprio le suore di Santa Marta, e cominciò con pazienza e tenacia a fare tutto ciò che era necessario per la realizzazione del progetto. Il 26 aprile 1947 giunsero le prime suore di Santa Marta ed ebbe inizio il loro apostolato di carità e di aiuto a chi è povero e in situazione di bisogno, soprattutto mediante l’assistenza infermieristica a domicilio. Dal 1950 le suore di Santa Marta hanno svolto anche il loro servizio nella parrocchia di Madonna dell’Olmo, dove in particolare si sono occupate della Scuola Materna. Servizio che da una decina di anni si è concluso. Nel 1965 le suore di Santa Marta aprirono un ambulatorio infermieristico in via Carlo Emanuele III n. 25, e dal 1976 hanno la loro sede in via Mons. Peano n. 6, dove ha trovato posto anche l’ambulatorio aperto al pubblico. Attualmente le suore presenti in Cuneo sono cinque e continuano il loro servizio verso gli ammalati in ambulatorio e a domicilio.
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Cuneo - (scv). Quest’anno ricorre il ventesimo anno della beatificazione di Tommaso Reggio, arcivescovo di Genova, che il 15 ottobre del 1878, a Ventimiglia, fondò le Suore di S. Marta. Per l’occasione la Comunità delle suore di Santa Marta presente in Cuneo festeggerà l’anniversario con una S. Messa che si celebrerà giovedì 22 ottobre alle ore 18 nella parrocchia del Sacro Cuore (22 ottobre, giorno in cui si fa memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, il Papa che ha portato agli onori dell’altare Tommaso Reggio). La celebrazione sarà preceduta da un triduo di preghiera nella parrocchia del Sacro Cuore, con la recita del Rosario guidato dagli scritti del Beato T. Reggio. L’anniversario è anche un’occasione per ricordare la presenza delle Suore di S. Marta a Cuneo che risale al 26 aprile del 1947 grazie a Federico Serra. Negli anni ‘20 la famiglia Serra viveva a Genova, dove il papà Federico lavorava in qualità di capotreno. La piccola Maria Rosa era affetta fin dalla nascita da una grave malformazione alla testa del femore. La completa guarigione avvenne miracolosamente a Lourdes, durante il pellegrinaggio in compagnia del padre. Nel 1924 Federico Serra a Ventimiglia conosce le suore di Santa Marta. Nel 1930 Maria Rosa entrò a far parte di questa congregazione, prendendo il nome di suor Bernardetta. Quando nel 1937 il signor Serra andò in pensione, venne ad abitare con la famiglia a Cuneo, sua città natale, in un alloggio all’ultimo piano preso in affitto in piazza Galimberti n. 9.
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Manifestare la tenerezza e l’amore di Dio
la Comunità
Vicchio
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nche quest’anno abbiamo celebrato la ricorrenza della nostra patrona Santa Marta insieme ai nostri ospiti, in particolar modo con la celebrazione Eucaristica all’aperto, in modo da minimizzare la sfida del Corona-Virus. Non è questo un tempo facile per le ospiti, per i vari condizionamenti delle disposizioni di contenimento e di limitazione della libertà nelle uscite e nella visita a tempo dei propri cari. Questo è il sacrificio più grande da vivere ancora per un tempo, che ci auguriamo breve, ma… Abbiamo partecipato alla S. Messa celebrata dal nostro Parroco Don Stefano e ci pareva di essere tornati al passato. La riflessione su cui si è fermato il Sacerdote è stata sul servizio, fatto con amore e sincerità di S. Marta ma anche con grande amore e premura per Gesù e per gli Apostoli che erano con Lui. Questo dimostra che non dobbiamo mettere i paletti all’accoglienza, ma va estesa a tutti. S. Marta è la figura di colei che non si ferma a considerare i propri problemi e dolori, sa chiedere aiuto a Chi conosce e ama come suo Dio, che può risolvere tutto con la Sua potenza. Don Stefano ha chiesto alle signore quale è stato per loro il sacrificio più grande di questo
periodo: non poter vedere i famigliari senza condizioni. Marta serve, perché sa ascoltare, perciò sta bene con i suoi ospiti, così anche noi dobbiamo accogliere tutti i componenti di questa casa, perché è la nostra famiglia e tale va considerata. Una sfumatura ancora più importante per tutti è rendere la casa, che è il nostro cuore, casa accogliente per Gesù, solo allora lo sapremo donare con un servizio buono e pieno di gioia. Questo è ciò che fa la differenza: se diamo un bicchiere di acqua fresca e lo facciamo con buon garbo, diventa più buona perché fa bene anche al cuore, il contrario di questo atteggiamento lascia l’amaro in bocca. “Pregate per le suore perché, con il loro servizio in mezzo a voi, manifestino la tenerezza e l’amore di Dio”, così si è espresso il sacerdote. Terminata la Messa, abbiamo avuto un momento conviviale, che è stato il coronamento della festa tanto attesa.
Villa Concordia Vicchio di Mugello
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Conosciamo... la Valsolda
di suor Adriana Turavani
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ine estate 2019… “Suor Adriana, la Madre ti vuole al telefono” …e sono arrivata in Valsolda! Non ero mai stata in Valsolda, anzi non sapevo neanche dove fosse… Parto da Rodengo-Saiano senza conoscere la meta, ma fiduciosa e anche curiosa di sapere dove si trovava il mio nuovo campo di apostolato. Già all’arrivo, a Lugano, il mio incontro con il lago. La costa si presenta popolata di graziose villette, di fiori, di cipressi che nell’insieme rallegrano il cuore. Dietro una catena di verdi montagne popolate di paeselli… un panorama stupendo! Lasciando Lugano, mi trovo in mezzo al verde solcato da viottoli lastricati con pietre caratteristiche diffuse in questa valle. Bisogna essere esperti nella guida per evitare… uno scontro frontale! Arrivo a destinazione: Puria, un paesello che fa parte della Valsolda insieme a Dasio, Drano, Loggio, San Mamete, Castello, Albogasio, Cressogno, Oria, che comunicano per mezzo di mulattiere. A Puria trovo ad attendermi la mia “comunità”: Suor Flora e Suor Luigia e una piccola Scuola dell’Infanzia, una sola sezione, fondata da Don Andrea Baj. Costruita nel 1947 con la collaborazione della popolazione e inaugurata nel 1950, è una scuola molto bella, in mezzo al verde, a misura di bambino. Il Progetto didattico che è stato scelto dalle suore, insieme alla Maestra Katia, quest’an-
no s’intitola: “Conosciamo la Valsolda”. Ho pensato subito che la Provvidenza mi offriva l’occasione di scoprire la bellezza e la storia della mia …nuova residenza! Ma soprattutto far conoscere la Scuola come punto di riferimento per le famiglie e per tutta la popolazione dei paesi in cui viviamo e aprire la scuola al territorio circostante. I bambini sorridenti e impazienti si trasformano in piccoli “esploratori”. E io mi unisco a loro. Il primo viaggio è all’aperto, a san Rocco, dove nel grande castagneto abbondano i frutti spinosi, le grosse castagne, che vengono raccolte per portarle alla mamma che penserà ad arrostirle. Segue Puria, la frazione più grande della vallata, che si estende nel cuore di una verde valle aperta a ventaglio verso Sud e dove è la sede della nostra Scuola. Importante opera d’arte è la Chiesa parrocchiale, edificata nel 1200, dedicata a Santa Maria Assunta. È frutto dell’impegno di Pellegrino Tibaldi che ha progettato parte della chiesa e dipinto diversi affreschi. I bambini seguono attenti le spiegazioni, infatti diversi di loro partecipano alla celebrazione eucarestica domenicale in questa chiesa insieme ai loro genitori. Nei giorni successivi è stato bello percorrere a piedi viottoli e scalinate e scoprire la bellezza antica che ogni frazione custodisce al suo
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interno. Camminando abbiamo incontrato tre antichi lavatoi dove il tempo si è fermato. “Ma… allora non servono le lavatrici” esclama un bambino. Altra meta è Dasio, il paese più alto della Valsolda. Lungo i vicoli e le stradine si osservano caratteristiche case e vecchie stalle. L’attrattiva è sempre per i lavatoi davanti ai quali tutti vorrebbero toccare l’acqua e bere… senza avere sete! Interessante è la Chiesa di San Bernardino, con affresco del 1516. All’interno è conservata e custodita una grossa campana che, durante la seconda guerra mondiale, fu trasportata a Como per essere fusa e utilizzare il metallo per la costruzione di armi. Ma… davanti a tale bellezza… attimi di esitazione: “con le campane non si fanno cannoni”… La magnifica campana fu restituita alla popolazione in festa e ancora oggi accompagna, con il suo suono festoso, gli avvenimenti lieti e, con quello mesto, quelli di sofferenza dell’intera popolazione. Drano, paese che era il più piccolo della Valsolda, ma che in questi anni ha avuto un notevole sviluppo urbanistico che lo ha trasformato. A Castello si può ammirare la chiesa di San Martino, un gioiello d’arte, che con la sorprendente volta affrescata da Paolo Pagani, è considerata la Cappella Sistina della Lombardia. Antonio Fogazzaro scelse questa Parrocchia per celebrare le nozze di Franco e Luisa, i due protagonisti del suo romanzo “Piccolo mondo antico”. Oria: aggrappata al monte e sporgente sul lago di Lugano. Qui troviamo la villa di Antonio Fogazzaro, considerato il poeta della Valsolda. Commosso scrive: “…o dolce casa, vecchia casa di Oria, dove l’ondeggiar del lago, accoglie il turista… In ogni poeta vi è un paese che
è la vera patria della sua anima, un angolo di terra che è come il nido in cui la sua ispirazione ha riposato prima che avesse l’ali”. Per Antonio Fogazzaro, l’angolo della terra che lo rese scrittore è la Valsolda, paese d’origine della sua mamma e dimora estiva per lui. Per poter ammirare le bellezze nascoste della Valsolda bisogna percorrerla tutta. Passare tra le case sparse, tra i campanili che si alzano tra i piccoli paeselli aggrappati alle montagne. Il nostro progetto: “CONOSCIAMO… LA VALSOLDA” è stato interrotto dalla pandemia provocata dal Coronavirus. Una bimba di tre anni e mezzo al telefono si sfoga e dice: “Ma io quel signore non lo conosco, perché non esco mai!”. Sì, è vero, tutti chiusi in casa per non conoscere quel signore. Ma i bimbi non hanno cessato di essere piccoli esploratori. Nell’ambiente domestico hanno scoperto tante cose che la scuola e la fretta dei genitori non permettevano di vedere, di toccare e di sperimentare. Durante il periodo del lockdown sono arrivati messaggi con lo stesso significato: “Mi mancate tanto. Non vedo l’ora di abbracciarvi forte”. “Alle Suore, alla maestra Katia: torneremo presto ad abbracciarvi, più forte di prima… Da parte dei genitori un caloroso grazie per tutto ciò che fate per i nostri bimbi. A presto”. Un giorno, con segreto appuntamento, sono arrivati tutti con le mamme e hanno subito invaso il loro parco giochi. Gli adulti sono stati contagiati dalla loro esplosione di gioia. È sicuro che il prossimo anno torneremo ad essere esploratori!
Giornata dedicata
al Beato Tommaso Reggio A di Simona, insegnante
Saiano
L’atmosfera, nonostante l’impossibilità di condivisione, è stata comunque gioiosa e gli alunni di tutte le classi hanno partecipato attivamente prestando particolare attenzione alle varie attività. Auspichiamo che le nostre preghiere siano giunte al Beato, affinché continui a benedire la nostra scuola e le nostre attività e ci infonda coraggio per superare questo momento difficile. Come ben sapete, stiamo vivendo questa seconda ondata di pandemia con più fatica della prima, perché proviamo rabbia, delusione, rassegnazione e paura. Siamo però sicuri che, con l’aiuto del nostro Padre fondatore, non ci lasceremo condizionare dal virus, lo prenderemo sul serio, ma senza esserne schiacciati perché la speranza e la nostra gioia avranno sempre il sopravvento. La testimonianza di quanto la Scuola è impegnata per educare gli alunni è documentata dal seguente scritto:
Gentile Suor Valeria, sono Matteo Salvatti. Le scrivo perché ciò che si porta nella mente e nel cuore è bene condividerlo. In questi primi mesi Federico è maturato e si è ritrovato in un ambiente dove cultura, sapere, nozioni, non sono disgiunte da un clima sereno ed educativo. Ogni tanto sento qualche genitore sollevare qualche polemica, qualche mormorio (che tanto giustamente infastidiscono Papa Francesco!), qualche osservazione, ma,
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nche quest’anno la nostra scuola si è prodigata per ricordare e celebrare il Beato Tommaso Reggio. Lunedì 23 novembre, la scuola Casa San Giuseppe di Rodengo Saiano ha voluto omaggiare il suo fondatore con il consueto appuntamento della preghiera, riflessione e assegnazione del “PREMIO TOMMASO REGGIO” agli alunni ritenuti meritevoli. A differenza degli scorsi anni, a causa del Covid19, non ci è stato possibile far partecipare tutte le classi al momento di preghiera in Chiesa, ma è stata data la priorità alla classe quinta. Gli altri alunni hanno partecipato alla giornata di festa dalle loro aule, facendo una riflessione mediante delle diapositive, proiettate alla lavagna multimediale e guidati dalle insegnanti, sulla vita del Beato Tommaso Reggio e sui valori che hanno ispirato la sua condotta. Hanno poi allestito dei cartelloni per ricordare i momenti salienti della vita del Padre fondatore delle suore di Santa Marta. La classe quinta invece, guidata da suor Valeria, ha dato vita ad un momento di confronto gioioso e di preghiera. Alla presenza della classe emozionata, sono state premiate due alunne, Ginevra Albertini e Emma Raffelli, per premiare la loro presenza significativa all’interno della scuola, per il loro impegno nello studio e per la loro capacità di creare un clima sereno e collaborativo all’interno della propria classe. Hanno partecipato a questo momento festoso anche i genitori, visibilmente emozionati, delle due alunne premiate.
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mo bene quanto il Maligno cerchi di attaccare ogni opera voluta dal Signore e noi dobbiamo “resistergli” nella fede. Quando Federico è tornato a casa dicendomi: “Papà, tu ci fai recitare la preghiera sempre prima di mangiare, a scuola la recitiamo anche dopo pranzato”, non sa la gioia che ho provato! Grazie davvero per il bene profuso, complimenti alle ottime insegnanti e perdoni le fragilità del mio piccolo, dovute a una voglia di vivere, di scoprire, di apprezzare le bellezze del creato. Questo è poi un tempo così particolare, dove la socializzazione è limitata, dove le mascherine tenute per molte ore diventano un impegno certo pesante e difficile da sopportare, ma sappiamo che Gesù vede e ha già posto un termine a questa pandemia, come, per dirla con san Giovanni Paolo II, ha fatto per ogni male, perché Dio a volte permette le prove ma sempre pone un fine e una fine. Un caro affettuoso saluto Matteo
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a parte il fatto che a me sembra tutto perfetto, io mi chiedo: quante persone (in ogni ambito, non solo quello scolastico) prima di giudicare o criticare pregano per quelle persone? Io, se avessi (e ripeto: è tutto davvero fantastico!) qualche riserva verso una insegnante o una disposizione, prima di tutto entrerei nella mia camera e, nell’inginocchiatoio che ho ai piedi del letto, inizierei a pregare. A pregare per me, perché possa comprendere che le mie perplessità magari sono infondate, e pregare per chi ritengo abbia sbagliato. Perché con la preghiera possiamo davvero trovare il modo di risolvere ogni conflitto. Papa Francesco, per affrontare lo scandalo della Pedofilia nella Chiesa americana, ha ordinato a tutti i vescovi un ritiro spirituale di due settimane. Gesù stesso stava le notti intere a pregare. Ecco, io accompagno il vostro prezioso lavoro con la mia poverissima e umilissima preghiera, prego per voi educatori, per i bambini, prego l’angelo della vostra congregazione che vegli sempre su di voi. Sappia-
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Genova la scuola più bella che c’è L
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o sapevamo da molto, molto tempo, dovevamo lasciare gli ambienti della scuola e “SCENDERE” in casa. Il tragitto è breve, ma gli oggetti da traghettare… infiniti. A tal fine, prima di tutto, la CASA doveva spogliarsi… impresa titanica! La “movida” dei mobili, dei contenuti segreti, storici, datati, degli armadi è stata frenetica. Due ditte di trasporti non sarebbero bastate! Migrazioni “telluriche” in ogni direzione, destinazioni caritative o spostamenti interni… Il senso del distacco, del dovere, dell’urgenza ha guidato mente, mani, gambe, cuori… sul destino non si discute! Nel frattempo gli esperti generano progetti, ri-generano ipotesi, modifiche, su come trasformare gli ambienti, su come dar loro un volto logisticamente nuovo, più ridente, più accogliente, in vista degli alunni. A luglio, finalmente, arriva il “corpus” di operai per “inizio lavori”. Demolizioni, vetri, porte in trasferta, cantiere dai confini mobili, ristrutturazione… una gestazione sofferta, a più madri e a più padri, o forse, meglio, una ristrutturazione “in cerca d’autore”. La Comunità, con occhio vigile, valutava, prendeva atto delle varianti in corso d’opera, dei tempi lunghi, sospesi… ma su tutto aleggiava sempre la speranza che allo scadere della data si arrivasse al compiuto. Al di là di ogni fatica, di ogni dubbio, dei timori che iniziavano con l’alba, al di là dei quotidiani inventari del qui e là, del giù e su… non è mai mancata nella Comunità la voglia di positività. La cena, nei mesi di luglio e ago-
sto, vissuta sul terrazzo del quinto piano, con panorama deliziante e rassicurante, del mare, della città, concludeva le nostre giornate con le parole, a mo’ di compieta: “SPERIAMO DOMANI…!” Finalmente, sul fil di lana, i tre settori della scuola, ripartono… il 21 settembre. Le aule di ogni sezione godono della pienezza della luce, con dominio visivo sulla città, sul porto. Il giorno 21 settembre i ragazzi sono arrivati, con l’espressione dello stupore sul volto, della gioiosa attesa, rispettosi delle regole, tutti felici di raccontarsi, dopo tanti mesi, novità, nostalgie, qualche progetto. Un percorso floreale, paesaggistico, porta i bambini della Scuola dell’Infanzia al loro nuovo ambiente dai vivi e piacevoli colori. L’ampio spazio interno ed esterno dà ragione alle disposizioni sanitarie. I piccoli della sezione Primavera si muovono in un ambito più contenuto, denso di luminosità, del loro sorriso. Sono portatori della novità esistenziale! Ora nella Casa-Scuola scorrono voci, movimenti, silenzi e toni didattici. E tutto è un gran dono!
di suor Irene Tealdi
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Come ricambierò il Signore per tutto il bene che mi ha fatto I
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l mio nome è suor Maria Soledad, faccio parte della comunità della casa Silvio Braschi di Pilar Argentina, una casa che ospita anziani. Quest’anno mi è capitato di vivere una situazione per la quale il mondo intero non era preparato, una epidemia che, in forma veloce, si è sparsa per il tutto il mondo e ha lasciato e continua a lasciare persone contagiate, senza tener conto della religione, condizione sociale: diffonde un virus che è arrivato per rimanere con noi. Quando vedevo lo spandersi del virus e come arrivava al nostro paese, pensavo: fino a dove arriveremo? che ci succederà? Cosa vuole Dio da noi? Nonostante tutte queste incertezze, mai ho sentito paura. Mi sono rivolta molte domande, pensavo: se toccasse a noi?, ai nonni?, come confortare le famiglie? Se uno dei nonnini si contagia: come posso trattenere il personale, la mia famiglia, le mie sorelle? e non trovavo risposta; ho pregato molto Dio per chiedere la sua luce, per vedere dove andare, cosa ci aspettasse, mi sono affidata molto alle mani della Madonna. Con i nonni preghiamo ogni giorno il Santo Rosario e ci affidiamo alla protezione della nostra Madre Maria, affidando ad essa l’intera umanità. Ma abbiamo visto che questo virus non perdona nessuno, abbiamo fatto di tutto per avere cura dei nostri nonni, abbiamo fatto in modo di avere in regola e di aggiornare tutti i protocolli, la disinfezione della casa, il trasferimento del personale del lavoro alla casa, grazie all’aiuto del comune, ma lo stesso virus ha bussato alla nostra porta e ha contagiato alcuni di noi, una delle quali sono stata io. Ed ecco, il mio esame è risultato positivo asintomatico.
di suor Maria Soledad Vergara
Mi ordinarono di uscire dalla comunità e mi portarono in una casa di riposo per persone contagiate, rimasi in quel luogo per 19 giorni isolata, la mia prima notte fu piena di molti dubbi, perché mi fu detto che non potevo uscire per nulla dalla stanza. Ho pregato molto quella notte, perché il Signore mi calmasse e mi mostrasse la sua volontà. Per tutto il tempo che sono stata lì, Dio e la Vergine non mi hanno mai abbandonato, ho avuto la grazia di avere un piccolo altare nella stanza, con le Ostie Consacrate e l’immagine della Vergine di Lujan, il Padre Fondatore e una immagine del Sacro Cuore di Gesù. Ogni giorno ho partecipato alla Santa Messa, online, ho pregato tutti i giorni e ho avuto la grazia anche di fare un ritiro spirituale sulla Madonna. Molte persone hanno pregato per me, e posso dire che per tutto il tempo in cui sono stata in isolamento ho sentito molta pace, ho vissuto molta serenità e sono stata fiduciosa nelle mani di Dio e della nostra Madre Santissima. Se oggi sono qui in questa vita, è perché Dio vuole che VIVA, Lui è il padrone della nostra vita, è il nostro creatore. San Paolo dice “chi ci separerà dall’amore di Cristo… niente e nessuno”. Perciò posso dire ancora al mio Dio: come ripagare il Signore di tutto il bene che mi ha fatto? E continuerò a remare in questo mare di dubbio e di incertezza che mostra il mondo rispetto alla vita, con maggiore fiducia nel nostro Dio, per passare con la nostra barca all’altra riva e arrivare al porto sicuro, che è l’amore di Dio.
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ell’assolato pomeriggio di sabato 25 luglio, alle ore 15.30, un folto gruppo di Amici di Betania si reca presso l’Istituto delle Suore di Santa Marta per un saluto, prima del tempo delle vacanze ed un arrivederci al prossimo settembre. Il lungo e travagliato periodo della pandemia, infatti, a fine febbraio, aveva bruscamente interrotto i nostri incontri mensili, lasciando in ciascuno di noi molto rammarico, il desiderio di ringraziare il Signore per averci risparmiato dal contagio e pregare per tutti coloro che hanno sofferto per la malattia e la perdita dei loro cari. Don Ferruccio Bortolotto, sacerdote che guida il gruppo degli amici di Betania, ha voluto presentare la figura di Santa Marta, partendo dalla lettura di un brano di una lettera del Beato Tommaso Reggio, in cui affermava di voler trovare per il Seminario, un gruppo di donne che potessero essere accoglienti e ser-
un’amica di Betania Ventimiglia
vizievoli, perciò esclamò: “Me le formerò io le suore che mi vadano bene.” Questo è stato l’atteggiamento di Marta quando Gesù era stato ospite nella casa di Betania (casa dei poveri) e Don Ferruccio, attraverso un bellissimo excursus, ha analizzato il significato di povertà, fraternità, servizio, fede nella Risurrezione e ha condotto ognuno di noi a porsi una domanda fondamentale, cioè a chiedersi qual è il segreto della nostra esistenza. L’esposizione è stata molto chiara e circonstanziata, per cui ci sono stati solo due brevi interventi ed è subito seguita la Santa Messa con una bella omelia, incentrata particolarmente sul Vangelo delle similitudini del Regno, a chiusura del grande discorso sulle parabole del Vangelo di Matteo. Per concludere il pomeriggio con un saluto ed un sorriso, ci siamo spostati sotto il portico dove le Suore, sempre molto generose, ci hanno offerto torta, bibite e gelato.
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Di nuovo insieme
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Covid-19 e la nostra Comunità I
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l primo caso della Pandemia COVID 19 è stato confermato in Kerala (questo era anche il primo caso dell’India stessa), nel distretto di Thrissur, il 30 gennaio 2020, a una studentessa di medicina appena tornata da Wuhan China e, verso la fine di marzo, i casi sono saliti a 266. Subito da parte del governo ci è stata una immediata azione di vigilanza e, ai primi di maggio, per la prima volta in 45 giorni, non è stato verificato nessun nuovo caso. Il governo centrale dell’India è intervenuto con un totale lockdown, come tentativo di fermare il contagio, chiudendo tutte le frontiere degli stati, le scuole, i luoghi di culto e ogni attività di raduno della gente. Questo è servito fino a un certo punto, ma la difficoltà della gente, soprattutto di quelli che fanno lavori giornalieri e dei poveri e varie altre difficoltà pratiche, hanno costretto il governo a fare delle eccezioni e, pian piano, aprire con cautela le frontiere e ammorbidire le varie restrizioni. Mentre in alcuni altri stati dell’India la situazione è peggiorata, in Kerala tutto proseguiva senza registrare nuovi casi, sotto il controllo e la vigilanza del governo. Ma con l’arrivo e il rientro di tante persone
da Trivandrum
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che lavoravano in altri paesi e all’estero la situazione del Kerala è totalmente cambiata. Verso la metà di maggio si sono registrati molti casi che hanno determinato la quarantena di molte persone; a metà di luglio si sono moltiplicati i casi di contagio sociale, soprattutto a Trivandrum tra la popolazione che vive sulla costa. Ora sono più di ventimila i casi confermati. Ciò che è consolante, è che la mortalità in Kerala è molto bassa rispetto ad altri paesi, grazie a Dio finora sono morti meno di cento persone. Quando è scoppiato questo virus in India, noi eravamo già verso la fine dell’anno scolastico. Pensavamo che tutto sarebbe finito presto e che avremmo ripreso la vita normale dopo i mesi estivi. Ci è risultato pesante la chiusura delle chiese durante la settimana Santa, ma l’abbiamo vissuta serenamente, accettandola come situazione diffusa in tutto il mondo. Eravamo più sofferenti e preoccupate per la terribile notizia che arrivava dall’Italia, di quella quantità di gente che moriva in un paese piccolo ma ben sviluppato; le immagini che ci arrivavano ci impressionavano: file di bare di morti e camion che le trasportavano ecc.
“Le grazie del Signore non sono finite”
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Trivandrum India
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Avevamo organizzato ore di preghiera e di adorazione e continuavamo a intercedere per tutto il mondo. Inoltre, in questo periodo in cui siamo rimaste chiuse in casa, abbiamo organizzato bene tutto per sfruttare nel miglior modo questo tempo che il Signore ci ha concesso. Abbiamo potuto occuparci comunitariamente e personalmente della nostra formazione umana e spirituale, approfondire gli studi biblici, attendere a varie classi e corsi di esercizi ecc. tutto via internet. Abbiamo vissuto momenti forti per consolidare la nostra fraternità. Le suore e le giovani in formazione si sono dedicate anche a coltivare il campo e a produrre tante verdure e mantenere il giardino bellissimo. Oltre la preghiera, lavoro e studio, ognuna ha avuto il tempo per un giusto riposo, dopo un faticoso anno scolastico. Abbiamo vissuto un’eccezionale esperienza di apostolato, cucendo circa 3000 mascherine per i poveri. Abbiamo lavorato in serie per 2 settimane, approfittando anche delle quattro macchine da cucire offerte da un ministro. Il primo giugno, come al solito, è stato inaugurato l’inizio dell’anno scolastico. Ma tutto tramite online e internet. Le suore insegnanti sia della scuola materna e sia della scuola speciale, si danno da fare ogni giorno per registrare le lezioni, prendere video e preparare lezioni interessanti per i bambini. Una fatica per i genitori e anche per gli insegnanti. Ma la maggioranza degli alunni corrisponde più di quello che immaginavamo. I bambini della scuola speciale soffrono molto a stare a casa e continuano a domandare quando apre la scuola. È quasi 5 mesi che non andiamo più in parrocchia e presso le famiglie per il nostro apostolato e con i nostri bambini del catechismo. In questo periodo particolare, l’apostolato più grande è quello di alzare le mani al
Signore e intercedere come Mosè per questo popolo, per il mondo intero, unite all’offerta dei sacrifici e portare nel cuore i dolori di tante persone malate, isolate, addolorate per aver perso i propri cari in un modo molto tragico, senza poter dare nemmeno l’ultimo bacio e senza nemmeno, forse, avere una tomba propria per poter rimanere nel ricordo. “Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. Ben se ne ricorda la mia anima e si accascia dentro di me. Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie” (Lam 3,19-22). Per tanti infatti questo dev’essere il sentimento dell’animo. Auguriamo che questa esperienza terribile dove tanti hanno sperimentato e toccato con mano la pochezza dell’uomo e il mistero della creatura e del Creatore, aiuti a scoprire la presenza di Dio che guida la storia umana e ad ascoltare ciò che Egli vuole comunicare. Il Signore aiuti tutti a leggere saggiamente i segni dei tempi e ascolti il grido che i profeti e anche il nostro Padre Fondatore ha fatto echeggiare nel mondo “è ora di tornare a Dio”.
la Comunità
Benedetto sia Dio in ogni momento, in tutte le situazioni, per sempre. Amen.
Villa Curita
ell’anno 2020 trascorrono i primi mesi e ci sorprende, sprovviste, la situazione mondiale della pandemia, provocata per il Covid19. E tutta l’umanità si vede sommersa nella insicurezza di fronte a questa epidemia che provoca il virus e mette a rischio la vita di tante persone. In mezzo a questa pandemia, sorge in ognuna di noi, il bisogno di alzare lo sguardo verso il cielo, per cercare il Signore onnipotente, la
luce che illumini il cammino, che, oscurata da questa infermità, provoca tanta sofferenza, paura, e angoscia tra tanti esseri umani. Ognuna di noi, cercando di dare senso alla propria vita, si è affidata alle mani del Padre celeste e con la fede che ci sostiene sempre vogliamo: “VIVERE LA PANDEMIA CON LO SGUARDO DI DIO”. QUARANTENA: in questo tempo di lunga quarantena, abbiamo cercato di dare senso a
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questo confinamento con la fede e la speranza, accettando tutto come “volontà di Dio”: Dio è colui che attraverso questi mesi di confinamento vuole dirci qualcosa. (149 giorni in quarantena). A livello comunitario abbiamo intensificato la nostra preghiera, il nostro silenzio, unito al sacrificio che ci offre ogni giorno il dover essere in isolamento. Modificando i piani e i progetti per l’anno di catechesi e altre attività della parrocchia San Francesco Solano, ci siamo unite alla nostra parrocchia, offrendo il nostro servizio al prossimo, a quei fratelli o sorelle che in questo momento si trovano nella necessità. La quarantena non ci ha permesso di seguire le attività che facevamo nei quartieri: andare in missione, visitare le famiglie, gli anziani e i malati, portare loro una parola di consolazione, la Parola del Signore, condividere momenti di preghiera, la benedizione nel nome del Signore e la santa Comunione. Abbiamo lasciato i nostri incontri di preghiera, di adorazione, con il gruppo di signore dedite alla missione, con i giovani e bambini della catechesi… Tutto è rimasto fermo. Nel silenzio di ogni giorno, che ci permette di pensare, possiamo scoprire con certezza la volontà di Dio, Dio presente nell’oggi delle nostre vite, facendo vive le parole del nostro Padre fondatore “Torniamo a Dio”. Il parroco della missione parrocchiale, padre
José María di Paola, ci ha invitato a unirci alla iniziativa chiamata “la grande missione di servizio” che si svolge nei quartieri di “José León Suarez, dove ogni giorno si distribuiscono più di 3.000 pranzi, si sanificano le strade e i corridoi, dove si accolgono le persone, dove si vestono, e dove si dispensa, offrendo anche la possibilità di pernottamento a persone in situazione di strada, e così tante altre attività in favore dei poveri. Noi suore svolgiamo le seguenti attività il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Facciamo esperienza del servizio generoso di Marta: pulizia e disinfezione della Chiesa parrocchiale, preparazione dei cibi, che poi si porteranno agli anziani e ai malati del quartiere, pulizia e disinfezione della cucina, insieme ad altre signore che volentieri collaborano con noi. Il martedì è dedicato alla carità, a mettere in ordine i vestiti che poi si porteranno alle persone che si trovano in situazione di strada. Tutti uniti insieme ad una grande quantità di volontari, dispersi per tutto il quartiere che compongono la parrocchia, “San Juan Bosco” de José León Suárez, dove il parroco Padre Pepe, con altri due sacerdoti, animano, e accompagnano, lavorano, e pregano insieme alla loro gente, e cercano di realizzare il motto “questa parrocchia prega, lavora, tace”. Lo scrittore e giornalista Alver Metalli, nel suo ultimo libro intitolato “Quarentena” tratta della realtà della pandemia nei quartieri, fa notare la presenza di noi suore nella parrocchia.
Le Parole del sacerdote José María Di Paola. (Padre Pepe.) Le sorelle di Santa Marta hanno fondato la loro comunità in José León Suarez, uno dei luoghi più poveri di Buenos Aires. Le sorelle spesso si prendono l’incarico di una zona della parrocchia, in un quartiere chiamato “Curita”, programmando la vita di una comunità molto impegnata nella missione, lo sport, l’educazione e i gruppi pastorali. Con la pandemia in Argentina, il lavoro è cambiato.
Ho chiesto loro che prendessero parte all’organizzazione della parrocchia che rimane a due chilometri dalla sede, aiutando il quartiere La Carcova. Così le sorelle svolgono servizi molto concreti. Nell’area della cucina, pulizia e disinfezione, dopo la preparazione dei cibi e dispensa degli alimenti. Nell’area di “Campaña abrigo” scelgono e separano i vestiti che poi saranno donati ai più poveri. Condividiamo tutti i giorni la Santa Messa, perché è Gesù il motore del nostro agire. Abbiamo celebrato Santa Marta e in particolare ho ringraziato il Signore per poter condividere la nostra vocazione di consacrati al servizio della Chiesa. Grazie sorelle, Juana, Margarita e Yolanda.
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Dallo stesso libro riportiamo questa citazione: “le sorelle vestite di bianco, della Congregazione di Santa Marta, seguendo l’intuizione del fondatore Tommaso Reggio, vivono nel mondo contemplando il mistero di Dio nell’umile e silenzioso servizio ai più piccoli”. La nostra giornata termina ogni giorno con la santa Messa, in presenza, celebrata dai sacerdoti della nostra parrocchia. Con Gesù nel cuore, rendiamo grazie a Dio al termine del giorno per tutte le grazie rievute. Domani sarà un altro giorno, che come al solito, sarà sostenuto dalla mano di Dio. Villa Curita, 05 agosto de 2020
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Santa Marta al tempo
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esilienza, responsabilità, coraggio, creatività, adattamento, insieme: sono queste le parole chiave che meglio rappresentano gli atteggiamenti positivi che stanno dimostrando i nostri bambini. Una generazione che ci ha stupiti, mostrando la capacità di elaborare la nuova situazione in tempi brevi, modificando comportamenti e stili di vita in maniera del tutto abituale. L’isolamento sociale, sancito dal decreto del 9 marzo 2020, ha eliminato una vita rituale scandita da tempi chiari e ordinati, una vita che ora risulta stravolta. La scuola è stata chiusa, i nonni e i parenti stretti non sono più raggiungibili e il nucleo familiare si è ristretto, soprattutto senza l’apporto di contributi provenienti dall’esterno.
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I bambini ancora una volta hanno espresso da subito un comportamento di accettazione delle regole, esprimendo ottimismo e attenzione. Ed è cosi che prende il via questo nuovo anno scolastico, sotto un’attenta cura mirata e dettagliata per mettere in pratica ogni misura preventiva, ogni procedura adeguata affinché addetti del settore scolastico e tutte le famiglie potessero respirare un po’ di normalità. I nostri passi da educatori sono stati i medesimi degli anni passati, ma questa volta sono stati passi ponderati e misurati, dettati da professionalità e impegno, proponendo svariate attività formative ed educative, seppur rivisitate, ma sono comunque tutti elementi
di Mariangela Melica
del “covid” Velletri 2020
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loro emozioni, la loro energia gioiosa e pura. Come ha recentemente enunciato il nostro Pontefice nella messa della notte di Natale: “NON PIANGIAMOCI ADDOSSO, MA CONSOLIAMO LE LACRIME DI CHI SOFFRE” invito tutti noi ad una riflessione e ad un atteggiamento propositivo, tenace e grato verso il futuro e perché no, anche verso questo passato che ci ha insegnato che conta solo l’essenziale. Vi auguro un 2021 con un nuovo arcobaleno vivido di colori, una ripresa sociale, politica e personale per l’intera umanità.
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che hanno contraddistinto il nostro carattere distintivo e che ci hanno rese capaci di reinventarci, sostenendo stili di apprendimento, soprattutto incoraggiando le famiglie intimorite e impaurite. La nostra sensibilità come scuola, sin da subito, si è basata sulla alfabetizzazione emotiva e a questa grande forza, che ha permesso ad ogni singolo bambino di affrontare l’argomento “pandemia”, abbiamo dato loro gli strumenti per attraversare e superare questo momento così caotico e dispersivo. In tutta questa giostra di emozioni, pianificazioni e stravolgimenti, le nostre suore della comunità di Velletri ci hanno sostenuto e hanno reso possibile questo miracolo. Hanno affiancato tutto il personale scolastico, condividendo difficoltà e successi, ed è così che abbiamo tutti appreso che la preghiera non ha barriere e che è l’unico potere che abbiamo per superare qualunque problema personale e sociale. I bambini del nostro istituto sono il risultato di questo beneficio, di questa grande voglia di sorridere, di non arrendersi mai, di tendere una mano verso la fede e la speranza. Questo Natale fragile è stato il culmine di questo triste anno, ma non sono mancati gli auguri dei nostri bambini, ovviamente in modo restrittivo, ma con un carico emotivo senza misura, un impegno che ha conferito un’attesa maggiore, seppur senza pubblico pronto ad applaudire, con una sola telecamera che ha ripreso i loro sforzi, il loro impegno, tutte le
Velletri
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Festival di Burlamacco
da Viareggio
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ato e cresciuto allo Jenco, consacrato dal grande pubblico al Politeama, lo scorso anno ha respirato la storia degli anni 80 tra le mura del Teatro Eden e quest’anno, per la sua quattordicesima edizione, è tornato dove tutto è cominciato, la piccola GRANDE “bomboniera” del Teatro Jenco di Viareggio. L’appuntamento era fissato per Venerdì 24 e Sabato 25 Gennaio, nel weekend precedente al primo corso mascherato, quando si sono accese i riflettori sul Festival di Burlamacco 2020, naturale preludio all’inizio del Carnevale con la sua carica esplosiva di musica e allegria. Il cambio di location è stato svelato dal Movimento dei Carnevalari, sul loro canale Youtube, attraverso un trailer che ci ha trasportato direttamente nel “comune che non c’è”. Ritorno alle origini non solo per il luogo ma anche per la formula, due serate (venerdì e sabato) che hanno ospitato il grande pubblico ormai affezionatosi alla compagnia negli anni. Il bando di concorso 2020 lo scorso 17 Novembre, ha registrato anche quest’anno una grande partecipazione da parte dei tanti autori locali e delle proposte ricevute, ben 20, sono state al vaglio della commissione selezionatrice, che ha scelto 12 canzoni finaliste e tra queste nelle due serate si è decisa la canzone ufficiale del Carnevale di Viareggio 2020. Anche quest’anno la nostra scuola ha partecipato attivamente alla proposta del gruppo e siamo volati nel fantastico mondo di Peter Pan e della sua migliore amica la Fatina Trilli, di Capitano Uncino e del suo inseparabile
braccio destro Spugna, di Wendy e dei bimbi Sperduti sull’Isola che Non C’è. I nostri alunni sono stati i protagonisti del trailer della serata. Le riprese effettuate nella palestra, nei corridoi e nelle aule della nostra scuola hanno visto coinvolti i nostri ragazzi che, sulle note della canzone vincitrice dello scorso anno, hanno cantato ballato e scherzato con i ragazzi della Compagnia rigorosamente in costume, nei panni di Peter Pan e dei suoi compagni di avventure. La serata al Teatro Jenco ha trasformato i bambini in veri protagonisti, posti per l’intero spettacolo sul palcoscenico ad animare la serata travestiti da indiani come simbolo della futura generazione della macchina del Carnevale. Durante la serata si sono esibiti in un canto tutto viareggino del cantautore Adriano Barghetti del 1983 intitolato “Le minonne al Carnevale”. La performance ha riscosso un fragoroso applauso da parte dell’intero pubblico ed anche il primo premio consegnato dalla Compagnia.
La scuola di ieri
di Roberta di Lieto Bovisa
in dialogo con quella di oggi I anche un ripensamento della didattica in modo più aperto e flessibile. Abbiamo compreso l’importanza di puntare sull’essenzialità e sul dialogo interdisciplinare per stimolare bambini e ragazzi verso un nuovo approccio alla conoscenza. In questo la tecnologia ci è di grande supporto, ci consente di raggiungere alunni a distanza, di condividere strumenti e materiali e di mantenere reti e relazioni. Nulla potrà mai sostituire la presenza, il valore di un abbraccio o di uno sguardo, ma in tempi come questi è necessario che la scuola sia esempio di dialogo, di cooperazione e di sperimentazione di modalità miste di didattica, laddove la situazione lo richieda. Certo tutto ciò impone importanti sforzi e volontà di mettersi in gioco. Alternare la didattica in presenza a quella digitale non è affatto semplice, così come oscillare tra modalità differenti di presentazione dei contenuti e di insegnamento richiede da parte dei docenti grande apertura, costante aggiornamento e formazione. La pandemia ha messo in luce tutte le fragilità della società contemporanea, ma da tutto questo è possibile trarre alcuni insegnamenti e individuare le opportunità che possono nascere dalla situazione contingente. Occorre aprirsi con volontà e determinazione alle nuove sfide del quotidiano senza perdere di vista la vera essenza della scuola: luogo in cui prima di tutto siamo individui e comunità, in cui ciascuno di noi possa stare bene, sentirsi accolto e valorizzato. La nostra comunità educante sta affrontando questo anno scolastico con l’impegno e la dedizione di sempre, con la consapevolezza che l’unità e la condivisione ci aiuteranno ad affrontare al meglio anche questa sfida.
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n questo tempo di festa e riposo, abbiamo più occasioni per fermarci e per pensare a ciò che, ormai da mesi, la scuola sta vivendo. Questa prima parte dell’anno scolastico sta volgendo al termine e, come molti colleghi condivideranno, non è stato un inizio come gli altri. Sono stati mesi di grandi incertezze e di complesse sfide quotidiane in cui bambini e ragazzi hanno dato, ancora una volta, prova di grande forza e determinazione. Tante regole e nuovi modi di fare scuola che hanno, inizialmente, disorientato tutti. Abbiamo dovuto trovare un nuovo equilibrio tra la scuola di “ieri” e la scuola di oggi: due mondi così lontani. Una socialità diversa e una didattica differente talvolta mediata, oltre che dalle regole di contenimento dell’emergenza sanitaria, anche dallo schermo di un computer. Bambini, famiglie, docenti, realtà scolastiche e familiari complesse da gestire in questo tempo di pandemia. A settembre la scuola è ripartita ed è ciò che tutti desideravamo ardentemente, ma per far sì che tutto questo avvenisse in sicurezza abbiamo dovuto attivare sforzi, risorse e competenze che, forse, qualcuno di noi nemmeno si immaginava di possedere. Il nostro modo di vivere la scuola e a scuola è stato totalmente rivoluzionato. Le relazioni sono cambiate, ma non per questo ci siamo arresi e abbiamo cercato di ricucire quegli strappi causati da mesi di didattica a distanza e di isolamento. Laddove prima arrivava un abbraccio, ora possono arrivare “solo” gli sguardi e le parole, ma questo ci ha permesso di dare nuovo valore ai piccoli gesti quotidiani. Dietro le mascherine bambini, ragazzi, insegnanti e suore non hanno mai perso il sorriso e la voglia di vivere uno spiraglio di normalità in più. Alla luce della situazione è stato necessario
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100 anni di Suor Raimonda
di Alessandra Bruscagli
Sesto Fiorentino
“Ho vissuto una vita piena aiutando tante persone”
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bbiamo incontrato Suor Raimonda nella pace e nel silenzio della sua cameretta, nel settore delle suore ammalate o convalescenti, che occupava da circa nove anni al convento della Suore di Santa Marta a Querceto, a pochi giorni dal suo centenario. Infatti Francesca, divenuta poi suor Raimonda, è nata il 23 novembre 1920 a Candida, in provincia di Avellino. “Nella nostra famiglia ci sono state due Suore – ci ha raccontato suor Raimonda – mia sorella, suor Irma, ed io, un’altra sorella si sposò e costruì la sua famiglia, e mio fratello emigrò in Canada e lì è morto qualche anno fa. Mia sorella, suor Irma, fu mandata in Cile, quando aveva 18 anni e ha lavorato sempre lì come insegnante di matematica; aveva tanti allievi che le volevano molto bene in Cile. Lei veniva a trovare la famiglia ogni tanto, ma quando è morta ha voluto che le sue spoglie riposassero in quel Paese vicino ai suoi ragazzi.” Quando è nata in lei la vocazione? “Sin da piccola ho sempre desiderato di fare la suora infermiera, ho iniziato il noviziato l’8 marzo del 1938. Avevo 18 anni e poi sono diventata suor Raimonda; nel 1945 sono stata a lavorare, già vestita da suora, all’ospedale di Luco di Mugello e ci sono rimasta per 5 anni, dopo sono andata a San Gimignano per circa 6 mesi e poi alla clinica privata Sanatrix di Roma, dal prof. Valdoni che allora era uno dei massimi esponenti della medicina. Ero caposala e ci sono rimasta per ben 22 anni”. Fu trasferita a Roma per volontà di Monsignor Montini e con lei anche suor Manuela, oggi madre superiora del convento di Santa Marta a Querceto.
Suor Manuela è infermiera e ci ha confidato che è stata proprio suor Raimonda la sua insegnante, che da lei ha imparato tutto. Nelle parole di suor Manuela si avverte un grande senso di gratitudine e di rispetto verso l’anziana sorella. In quel tempo hanno avuto un paziente importante, è stato operato lì Papa Paolo VI. “Per un periodo ho lavorato ad Arezzo – ha proseguito suor Raimonda, senza segni di stanchezza, ma anzi con gli occhi accesi e luminosi, mentre frugano tra i tanti ricordi in una casa dove ci sono bambini con handicap e dove fanno fisioterapia e riabilitazione in convenzione con la Regione Toscana”. Ha mai pensato che sarebbe potuta arrivare al traguardo dei cento anni di vita? “No, non pensavo che avrei vissuto tanto tempo, perchè nella mia lunga vita ho sofferto gravi malattie come la tubercolosi ghiandolare, ho superato numerose operazioni chirurgiche, sono stata tanto male, ma sono sempre guarita, anche se ogni volta pensavo che sarei tornata presto alla casa del Padre ed invece… eccomi ancora qui. Non mi resta che pregare ed aspettare la chiamata del Signore, non ho paura di morire”. E il bilancio della sua vita è in attivo? “Sì, sono molto contenta, ho vissuto una vita piena, perchè ho potuto fare quello che desideravo ed essere d’aiuto a tante persone, non mi sono mai pentita della mia scelta. Sulla mia strada ho trovato tante persone buone che mi hanno voluto bene. Mi dispiace solo di non avere più forze per poter aiutare e curare gli ammalati di Covid che hanno tanto bisogno in questi giorni difficili”. E per superare un mo-
Querceto ino t n e r o i F o t s Se
mento di così profondo rammarico abbiamo chiesto alla religiosa che consiglio darebbe a una suora giovane, a una novizia: ”Consiglierei senza dubbio l’obbedienza – ha risposto con convinzione suor Raimonda – sempre l’obbedienza. Ad ubbidire sempre non si sbaglia mai, se mai sbaglia chi ti ha dato l’ordine”. E su questo lungimirante consiglio abbiamo salutato l’anziana suora che per il giorno del compleanno seguirà la messa e avrà un piccolo
festeggiamento con le sorelle. Noi facciamo una riflessione: una vita bella piena di malanni, ma tutti risolti, una vita di soddisfazioni e di tanto amore donato e ricevuto, questa è la storia di suor Raimonda, che ci insegna che si può arrivare a cento anni con una mente limpida e piena di bellissimi ricordi, nonostante le tante malattie e ci fa sperare anche in questi giorni pieni di paure e di dolore che sarà possibile venirne fuori se non perdiamo la fiducia nella vita.
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Speciale Natale a Genova D
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ubitavamo se sarebbe stato possibile scambiarci gli auguri di Natale con i genitori e le maestre in questo anno in cui tutto è giocato tra incertezze, speranze, avvisi, paure. Poi qualcuno con il “pollice tecnologico” e con i “sensori multimediali” ha proposto: LA DIRETTA! I collegamenti misteriosi ci uniscono con ogni casa. Così anche quest’anno, nonostante le misure precauzionali, i divieti per emergenza COVID, i tre settori: Primaria, Infanzia e sezione Primavera si sono attivati per esprimere un Natale speciale. I bambini, i ragazzi hanno fatto vivere momenti di serenità con canti e coreografie sulla Natività. Nel fare gli auguri alle loro famiglie, ai maestri, a tutti, essi hanno voluto lanciare un messaggio di speranza, urgente in questo momento. La Natività che ricorda che Cristo viene sempre, che nulla può impedirgli di venire tra noi e comprendere, condividere le nostre sofferenze e gioie. Un Natale “diverso”, ma sempre ricco di significato e di valore, Gesù viene sull’onda della DIRETTA, si fa bambino, ospite di tutti, viene per aiutarci nello smarrimento, per farci amare la vita. Gli auguri dei bambini sono stati carichi di passione, di creatività, espressa nelle varie coreografie con cui hanno sostenuto i canti natalizi. Momenti di raccoglimento, di preghiera hanno generato un’atmosfera di mistero che avvolge tutti, piccoli e ragazzi nel grande Evento: Gesù chiede sempre di venire nel cuore di tutti, chiede di lasciarlo entrare, di essere gioia per tutti.
di suor Stefania Benini
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Un nemico invisibile è entrato in casa nostra... E
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ravamo serene, attive, costruttive e orgogliose di poter servire il Signore nei nostri piccoli allievi. La salute ci permetteva di poter spendere tutte le nostre buone risorse per aiutare la loro crescita e formazione umana, spirituale e sociale. Purtroppo, di nascosto, è entrato nella nostra Comunità un morbo pericoloso, talvolta anche letale, che ha colpito seriamente Suor Joulia Azzi, e qualche altra consorella in maniera meno violenta, ma sempre pericolosa. La Madre Generale ne ha dato notizia a tutte le nostre Comunità, supplicandole di intensificare le loro preghiere al Signore per ottenere il suo potente aiuto. Tutte hanno collaborato, soprattutto con la preghiera, ma anche con la vicinanza fraterna e affettuosa, con telefonate per avere preziose informazioni al riguardo. Le consorelle di questa nostra comunità di Ventimiglia hanno sperimentato, con molta gioia, questo clima fraterno, premuroso, affettuoso, di cui ringraziamo il Signore e la Madonna, con sincera gratitudine. Non meno grate siamo a Madre Carla che ci è stata vicinissima con la preghiera, l’interessamento incessante e premuroso sull’andamento della dolorosa situazione. Abbiamo sperimentato
da Ventimiglia
quanto il dolore condiviso sia prezioso, meno amaro e, sicuramente, più prezioso agli occhi del Signore.
Questa è l’esperienza dolorosa di suor Joulia Azzi La mattina del 26 ottobre mi sono svegliata con uno strano malessere e con la febbre. Subito dico a me stessa: “Ci siamo”, perché il venerdì precedente una maestra della sezione Rossa era risultata positiva, e Suor Rita Gaggero, che lavora con lei, era in isolamento. Abbiamo pensato immediatamente alla chiusura di tutta la Scuola dell’Infanzia. Il giorno dopo ho fatto il tampone e dopo 28 ore sono risultata positiva. Ho cominciato l’isolamento in casa e la cura con antibiotico e cortisone. La febbre continuava ad essere alta anche dopo quattro giorni e il respiro era pesante e la tosse persistente. Il primo novembre tutte le consorelle hanno dovuto fare il tampone. La superiora, Suor Aurelia Salvadori, ha chiesto al dottore che era venuto per i tamponi, se mi visitava. Appena ha sentito i polmoni è uscito dalla camera e ha detto alla superiora che era necessario il rico-
la mascherina, ne mettiamo una più leggera e puoi stare seduta”. Subito ho chiesto il telefono e con quattro parole ho dato la comunicazione alla Madre Generale e a Suor Helui: “Sto meglio, sono seduta”. Mia sorella mi ha girato tutti i messaggi arrivati dai miei, dal Libano e dall’Australia. Soprattutto la Madre Generale è stata premurosa: ha scritto parecchie lettere a tutta la Congregazione, dando le notizie e chiedendo preghiere per me e per la mia Comunità che era contagiata. Questo mi ha dato tanta gioia e coraggio; ho capito che la grazia di essere guarita è frutto di una catena di preghiere, che saliva al Signore dall’America Latina, dal Libano, dall’India, dall’Italia. Non posso che essere grata e fiera di appartenere alle Suore di Santa Marta, che sanno essere unite sia nella sofferenza, sia nella gioia. Quando tutte le Comunità hanno saputo che stavo meglio (sempre con le lettere della Madre Generale), ho ricevuto tantissime telefonate dalle superiore dell’Italia, del Libano, dell’India… e tante chiamavano la mia Superiora. Soprattutto alla Madre Generale il mio grazie affettuoso, perché è stata più che Madre, una mamma affettuosissima. Dire grazie è troppo poco.
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vero. Lui stesso ha pensato a chiamare l’ambulanza e a prescrivere il ricovero. Il mio pensiero è volato a mia sorella Suor Helui. Lei mi ha seguita ogni momento, chiedeva le notizie ai dottori e le comunicava alla Madre Generale e alla mia Comunità (essendo infermiera, riusciva a farsi dare le notizie in modo preciso). Dopo 10 minuti l’ambulanza era già da noi. In fretta ho preso le poche cose che pensavo di aver bisogno, e via di corsa verso Sanremo. Le Consorelle non sono potute venire, così erano gli ordini. Le infermiere sull’ambulanza sono state gentilissime. Sono stata due ore al Pronto Soccorso, dove hanno fatto gli esami, le lastre… e quanto era necessario fare all’arrivo. Dopo, il ricovero nel reparto infettivo. Ho trascorso una notte con una mascherina di ossigeno. Poiché il giorno successivo non c’era stato nessun miglioramento, all’arrivo della dottoressa sono stata trasportata in terapia intensiva, dove ho trascorso tre giorni e tre notti con una mascherina fissa, senza poter comunicare con nessuno. I medici e gli infermieri erano bravissimi, davano le notizie precise a mia sorella. Per me sono stati angeli. Il quarto giorno arriva una dottoressa con una bella notizia: “Sei migliorata, cambiamo
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Momento di commozi le universitarie di Pisa A
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nche quest’anno, qui nel nostro Pensionato, ci prepariamo a vivere insieme un tempo importante e prezioso, quello che ci conduce al Natale e al nuovo anno. Insieme a Gesù noi possiamo rinnovare la nostra nascita, la nostra vita. Questa è la bellezza del Natale, una festa che non è una data, ma un’occasione per rinascere e crescere insieme al Bambino Gesù. È consuetudine che le ragazze, ai primi di dicembre di ogni anno, prima di lasciare il Pensionato, preparino il presepe, l’albero e i vari ornamenti all’entrata. Quest’anno, in dicembre, le ragazze erano solo cinque, perché una decina via via era rientrata in famiglia, essendo l’Università chiusa. In questo tempo di pandemia noi suore viviamo questa solitudine che ci fa soffrire. Le ragazze hanno lavorato bene e con creatività, dando origine ad un presepe che non è semplicemente un decoro natalizio, ma è realmente espressione della loro fede e cultura. Perciò hanno costruito il presepe come espressione dell’amore di Cristo, della sua umiltà e povertà. È anche scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia e questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. Quando guardiamo il presepe, pensiamo che quel Bambino avvolto in fasce è il segno della nostra salvezza. Il clima che avvolgeva tutti, in quella serata di collaborazione, era il silenzio e la contemplazione. Una delle ragazze, a
prova di questo, ha letto un breve commento davanti al Presepe: “Prova a tendere l’orecchio. Nel tuo presepe c’è solo silenzio, non c’è bisogno di parole: c’è Maria, il Bambino e Giuseppe. Nessuno parla. È successo qualcosa che non ha bisogno di parole. Tutti parlano tanto, in casa, tra amici, in Televisione, nel presepe nessuno parla. Tutto si svolge nel silenzio. Anche i pastori che vengono a trovare il Bambino, vengono e tacciono. Si sono invitati tra loro così: “Andiamo a vedere la Parola”. Nel presepe l’unica Parola è Gesù Bambino”. Questo Natale, a causa di una pandemia che non smette di colpirci, è diverso da tutti gli altri. Ma sarà un Natale meno consumistico, più attento ai valori e alla ricerca di contatti umani. Vogliamo prepararci perché Gesù venga nelle nostre case, nei nostri cuori. La preparazione del presepe è stata la prima fase del nostro vivere in comunione, a questa è seguito, nella sera successiva, un momento di convivialità gioiosa, durante la cena indiana, preparata da suor Rosily. Prima di andare in refettorio ci siamo fermati davanti al presepe per un momento di preghiera e di riflessione su tre parole: perdono, salvezza, dono del tempo. Ogni ragazza, con le suore, ha interpretato il significato di queste parole e l’ha comunicato a tutte. Signore, perdonaci per tutte le volte che sei venuto a noi con la mano tesa per raccogliere le nostre briciole di amore e non ti abbiamo riconosciuto. O Signore, Tu passi ogni giorno nel nostro quotidiano, nei nostri progetti, nelle nostre
one e stupore davanti al presepe
di Suor Anita
I risultati belli di questi giorni sono legati al maggior impegno che ognuna ha messo. E il presepe è lì all’entrata del Pensionato e parla alla vita di tutti, creando stupore e commozione perché siamo tutti coinvolti in questa meravigliosa storia dell’amore di Dio. Lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro grazie a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci soli e un augurio di poter tornare ad abbracciarci quanto prima nel 2021. Dobbiamo sempre più renderci conto dell’importanza dei piccoli gesti e dei rapporti umani.
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attese, nei nostri doni e nei nostri difetti per portarci la salvezza. O Signore degli anni e dei giorni, ci hai donato molto tempo. Ti ringraziamo per ogni istante, per ogni mattino che vediamo al risveglio, non ti chiediamo di darci più tempo, ma di riempire i nostri giorni di bene. La piccola chiave, data in dono, esprime veramente la volontà di aprire il cuore al Signore per imparare ad accogliere tutte le persone. Dopo la preghiera, l’entrata in refettorio preparato con buon gusto dalle suore: buon gusto di ornamenti e buon gusto nel menù. La cena indiana è stato un momento gioioso di allegria e di benevolenza per le suore che accompagnano sempre le ragazze nel quotidiano. Poi un canto, un saluto e un abbraccio e subito i preparativi per la partenza. Le studenti ringraziano per l’esperienza positiva di comunione, anche solo per il fatto di mettersi insieme. È stato un crescendo nello spirito della condivisione e di incoraggiamento reciproco.
Educare
L’importanza L
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a parola protezione, dalla sua etimologia, richiama ad un’immagine fortissima, archetipica: l’atto del coprire, riparare qualcuno, frapporsi con il proprio corpo tra ciò che si ama e un pericolo imminente. In questa singola parola è racchiuso un significato densissimo, una forza elementare ma potente. La protezione è un atto d’amore, che in quanto tale richiede sacrificio e fatica: proteggendo qualcuno o qualcosa, ci impegniamo a prendercene cura. In questo periodo siamo continuamente chiamati ad un atto di responsabilità e d’amore nei confronti di chi ci sta vicino: indossiamo la mascherina, stiamo lontani dagli altri per proteggere non solo noi stessi, ma anche chi incontriamo, specialmente le persone più fragili. Stiamo lontani dagli anziani e dai malati per amarli, tutelarli. Proprio per riflettere sui mille possibili significati di questa parola carica di sfumature,
abbiamo scelto di creare un percorso didattico a partire da questo concetto. In una delle classi abbiamo scelto di parlare della protezione nei confronti della natura, della sua bellezza sempre più sfiorita e malata. Abbiamo parlato dalla tutela degli animali in via d’estinzione, dell’incendio che ha distrutto l’Amazzonia, polmone del mondo; passando per lo studio delle fonti d’energia rinnovabili. I ragazzi sono stati chiamati a riflettere sul rapporto tra uomo e natura, sui pericoli che incorriamo non prendendoci cura della nostra Terra. Altro percorso, quello riguardante i personaggi legati al tema della protezione: primo tra tutti Francesco d’Assisi, la cui vita, studiata anche attraverso gli affreschi della Basilica di Giotto, ci insegna a spenderci per gli ultimi e i deboli, spogliandoci dei nostri abiti sontuosi. Dopo aver contestualizzato storicamente la vita del santo, i ragazzi sono stati accompagnati nella lettura e analisi del Laudato sii, preghiera alla struggente bellezza del Creato. In seguito, sono stati chiamati a scrivere una propria versione del Cantico delle Creature, descrivendo non solo le emozioni e impressioni riguardanti la bellezza di ciò che ci sta intorno, ma anche i pericoli derivati dalla noncuranza umana. Bartolomè de Las Casas e Antonio de Montesinos sono stati invece oggetto del nostro
In missione di Martina Podestà
alla protezione Chiavari
di “avere a cuore”
le malattie, dandoci degli strumenti adeguati per proteggerci da alcune tra le più pericolose. Tanti contenuti, certo, alcuni non facili da veicolare ai ragazzi della loro età. Un tema multiforme, sfaccettato, che prevede una profonda comprensione di concetti complessi. Come succede spesso facendo il nostro lavoro, però, i nostri alunni ci hanno stupito, dimostrando una maturità e una capacità di immedesimazione inaspettata. È possibile, quindi, educare alla protezione? Noi crediamo profondamente che si possa educare alla responsabilità, alla cura di ciò che ci sta a cuore: I care, recitava il cartello nella classe di Barbiana di Don Milani, nell’accezione di “avere a cuore, interessarsi”, in contrapposizione al “Me ne frego” fascista. Educare i ragazzi all’interessamento e alla cura di ciò che amano può essere estremamente formativo, anche se non facile: la protezione richiede infatti l’abilità non scontata di non essere centrati su se stessi, di mettere da parte i propri bisogni per dedicarsi agli altri. In questo senso educare alla protezione significa anche educare all’empatia, al rispetto, alla compassione. Significa far capire loro le terribili conseguenze che la noncuranza e il disinteresse possono creare. Significa formare adulti consapevoli e fiduciosi nella propria capacità di battersi per qualcosa di giusto, di buono, di grande.
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studio durante le ore di storia: dopo aver studiato le esplorazioni geografiche di fine Quattrocento, abbiamo affrontato la questione del genocidio degli indiani americani, soffermandoci sui missionari che, con coraggio e determinazione, difesero la loro umanità distrutta e umiliata. Terzo percorso didattico, quello riguardante la casa: luogo di protezione, amore e cura per antonomasia. I ragazzi hanno imparato i vocaboli sia inglesi che spagnoli riguardanti la casa, con particolare attenzione alla differenza tra home e house e casa e hogar: luogo fisico da una parte, luogo del cuore, della famiglia dall’altra. Durante le ore di tecnologia e storia dell’arte i ragazzi hanno potuto osservare l’evoluzione della casa nella storia; durante le ore di cittadinanza, invece, hanno affrontato il testo di alcune leggi che riguardano il diritto all’abitazione, bisogno primario per ogni essere umano, purtroppo non sempre rispettato: è il caso delle favelas brasiliane e degli slums sudamericani, abitazioni prive dei servizi essenziali. Tema trasversale a tutte le classi, quello della protezione dalle malattie. Durante le ore di scienze, i ragazzi hanno studiato le teorie di Louis Pasteur e Robert Kokh, fondatori della microbiologia e della batteriologia, che, con le loro scoperte in ambito medico, hanno permesso di cambiare il modo di affrontare
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Chiamate
di Sor Lorena Alegre
a far fiorire il bene C
on il cuore traboccante di gioia e di speranza, nella comunità di Santiago, abbiamo celebrato la Santa Eucaristia in onore del nostro Padre Fondatore. Nella Santa Messa, presieduta da Padre Sebastián Martínez, Sacerdote Josefino de Murialdo, abbiamo dato gloria a Dio, fonte di ogni santità, per la nascita al cielo del nostro Padre Fondatore, Beato Tomás Reggio, avvenuta nel pomeriggio del 22 novembre, 1901, nel paese di Triora, in Italia, e per i 20 anni dalla sua beatificazione, celebrata il 3 settembre 2000. Attraverso i social network, amici di Betania, suore delle diverse comunità religiose del Ci-
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le, Argentina, Brasile e Messico, parenti, amici, ex studenti, studenti e tutti coloro che fanno parte della nostra grande famiglia di Santa Marta, abbiamo potuto essere uniti attorno all’altare e ringraziare Dio che ci ha chiamati a far parte della grande eredità che ci ha lasciato il Padre Fondatore e del bellissimo carisma di Santa Marta. Ammiriamo profondamente la figura paterna del Beato Tomás Reggio, esempio di santità, che si riflette in ogni aspetto della sua vita; abbiamo goduto rileggendo le parole di Angelo Montonati, autore del libro: “Mai stanco per Dio” che, riferendosi a nostro padre, sottolinea: “quel naturale candore, quella purezza angelica che ci rende cari i fanciulli” e aggiungeva: “Mente illuminata, cuore acceso di tutte le virtù, sul volto nobilissimo rispecchiava quella e queste ed aveva, nello sguardo dolcissimo, nella fisionomia irraggiata di bontà e di nobiltà, il fascino possente, misterioso, di quelle nature elevate, le più belle tra le plasmate da Dio che sembrano, davvero, mandate in terra, non dirò col Poeta a miracol mostrare, ma certo a personificare l’umanità nel suo più alto concetto ed a parlare di Dio, quasi a servire di tramite fra Dio e la cosa creata da Lui ”. (Mai stanco per Dio. pag. 241) La stagione della primavera, che stiamo vivendo nell’emisfero sud, con tutto il suo splendore nei nostri giardini, con la diversità di piante e fiori che ci mostrano la grazia di Dio, ci hanno aiutato a ravvivare la chiamata,
pace e con semplicità e giustizia, ha saputo stare in mezzo al suo popolo a testimoniare il Vangelo come fonte di salvezza; AMABILITÀ E BONTÀ, che lo hanno fatto amare da tutti, soprattutto dalle persone semplici, perché si è sempre comportato come chi riceve un favore e non come chi fa lo fa; e infine la GIOIA, manifestata nella sua dedizione incondizionata perché era veramente felice di servire il suo Dio e di incontrare il suo popolo, felice perché era convinto che la sua ricompensa fosse in Dio e che la sua missione fosse quella di servire tutti i suoi fratelli, senza distinzione. Consapevoli che la nostra missione è lavorare per far fiorire il bene, al termine del nostro ringraziamento, ogni suora delle diverse comunità ha ricevuto “semi” dalle mani della sua superiora locale, rappresentando lo scopo e l’impegno a far fiorire il bene, vivendo con gioia il nostro carisma di fede, accoglienza e servizio, seminando gesti di bontà, amore e perdono, affinché germini sempre e ovunque il bene. Siamo sicure che il nostro Padre Fondatore veglia sulle sue figlie e su tutte le persone che confidano nella sua intercessione davanti a Dio Padre, a lui affidiamo i nostri desideri di bene e confidiamo che ci aiuterà a portare frutto nella missione e nei luoghi in cui ci ha inviato ad essere suoi discepoli e missionari. Santiago, 23 de noviembre 2020
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vissuta dal nostro Padre Fondatore nella sua vita per “far fiorire il bene”. Tommaso Reggio ha adornato la sua vita con ogni sorta di virtù che ha coltivato e curato ed è apparso davanti al nostro Dio come la primavera, adornato dei fiori più belli e profumati, innaffiati con lo spirito di fede, con la preghiera, con la ascesi personale e con la sua donazione incondizionata alla volontà di Dio. In questo momento di pandemia, di insicurezza, di diversi conflitti politici ed economici, il nostro Padre Fondatore continua ad essere un riferimento solido e fiducioso per tutti. L’esempio della sua vita, continua a invitarci a “far fiorire il bene”. I tempi di ieri e di oggi sono tempi di Dio, dove tra difficoltà, dubbi, incertezze… la certezza che Dio tira sempre fuori il bene anche dove meno ce lo aspettiamo, ci riempie di forza e rinnova in noi il desiderio di vedere il bene che c’è nel mondo e in ognuna di noi, così che vedendolo ci sentiamo chiamati a farlo fiorire. Attraverso le piante fiorite, che portiamo all’altare, simboleggiamo alcune virtù che ha vissuto il nostro Padre Fondatore e che oggi invita a ciascuna di noi a lasciarsi guidare lungo le vie di santità che ha saputo percorrere, con tanta dedizione a Dio e al prossimo. Evidenziamo: La sua FEDE SALDA, impregnata di preghiera e ancorata a una profonda umiltà, che lo ha portato a donarsi senza esitazione a Dio e alla Chiesa; la sua CARITÀ ATTIVA, che si riflette in situazioni di dolore e povertà dove non si è limitato alla benedizione e al conforto, non ha aspettato che arrivassero i soccorsi, l’ha portata lui stesso. La sua tonaca rammendata e l’orologio con lo spago erano la testimonianza che veramente il pastore, ricco com’era, si distaccava da tutto per amore del suo popolo; PACE e SEMPLICITÀ, vissute in mezzo a situazioni politiche e sociali conflittuali; il suo stile da pastore era tranquillo e pacifico, anche quando era sottoposto a prove. Ha seminato sempre
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La nostra Betania Virtuale
di Suor Claudia Cáceres
Cile
“…Inserite in questo progetto apostolico, non ci sarà sorta di infermità che non ci tocchi, nessun bisogno a cui non si provveda, nessuna difficoltà a cui non si soccorra” RV art. 96
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ncoraggiate dallo spirito del nostro Fondatore, che ha saputo leggere i segni dei tempi nel proprio contesto storico, e accogliendo il suo invito, per aiutare i bisogni che sorgono nelle realtà dove il carisma sta prendendo vita, è sorto molto forte evangelizzare in uno spazio quasi impensabile per la nostra Famiglia religiosa: i social network. Accogliendo questa sfida come impegno missionario, il servizio pastorale è stato portato in questo spazio, avendo come motivazione profonda quella di portare la presenza e l’incontro con Gesù ai nostri giovani e bambini che, a causa dell’emergenza sanitaria, non hanno potuto assistere in presenza. Da ottobre del 2019, anzi prima, stiamo vivendo un clima molto complesso; prima, lo scoppio sociale che non ci ha permesso di svolgere alcune attività programmate tipiche di quel tempo, in particolare alla fine di un anno scolastico; poi la pandemia che apparentemente ha paralizzato tutto il nostro lavoro pastorale. Ci siamo sentite sfidate a
vivere il nostro carisma sotto lo sguardo del Beato Tommaso, che aveva una visione molto chiara dei bisogni di ogni uomo e una grande preoccupazione di far crescere il seme della fede nella vita di ognuno di loro. Assistere ai bisogni dei fratelli e collaborare alla missione della Chiesa, senza perdere la nostra identità di consacrate e secondo il carisma della nostra Congregazione, è stata la nostra grande sfida. Ma come fare di questo spazio un luogo di incontro con la persona di Gesù? Nasce così Pjuvevoc Santa Marta, prima su Instagram, perché era il network più vicino alla Gioventù.
gnate da una profonda riflessione e preghiera. La preoccupazione era centrata sulla profonda esperienza di fede che potevano avere le persone che si sarebbero unite alla trasmissione, c’era una dedizione intensa nella preparazione, aperta anche agli errori che potevano presentarsi, perché eravamo consapevoli che tutto questo era nuovo per noi… Ogni attività ci ha fatto sapere che era lo spazio della nuova evangelizzazione dove il nostro Fondatore voleva che fossimo presenti, per essere un raggio di luce e di speranza in questi tempi difficili; lo abbiamo potuto vedere con l’aumento delle persone che hanno aderito a questa rete di comunicazione e dai commenti che le persone ci lasciavano. Indubbiamente il percorso tracciato in questo social network ci ha portato a scomodare noi stesse, ad imparare e farci consigliare da persone esperte nel campo della comunicazione e ad inserirci nel mondo dei giovani e delle famiglie, senza rinunciare alla nostra essenza, come ci ricorda la nostra Regola di Vita nell’art. 80: “Serviamoci dei mezzi di comunicazione sociale secondo il pensiero della Chiesa e le esigenze della vita religiosa. Educhiamoci ad utilizzarli per la crescita personale e comunitaria con chiarezza evangelica e libertà interiore di chi ha imparato a conoscere Cristo”.
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All’inizio del 2020, i responsabili della pastorale sono stati invitati a collaborare con l’arcivescovado di Santiago, nell’organizzazione e trasmissione di momenti di adorazione nel mese vocazionale, situazione che ha portato all’apertura di un’altra piattaforma sui social network, Facebook, mantenendo chiaramente lo stesso nome. Pjuvevoc Santa Marta ha assunto significato, identità, familiarità, una “Betania virtuale” che ha aperto lo spazio in ogni persona, in ogni casa. Crediamo profondamente che lo spirito missionario ed evangelizzatore del nostro Padre Fondatore abbia aperto le porte per portare Cristo a tanti Fratelli, in un modo molto diverso da quello a cui eravamo abituati. Questo social network ha aperto un nuovo spazio per l’evangelizzazione, uno spazio dove le persone avrebbero incontrato Cristo, con l’eredità del nostro Padre Fondatore; portare in questo social network tutto ciò che abbiamo organizzato in ciascuna delle nostre comunità religiose ed educative e che a causa della pandemia non abbiamo potuto fare di persona, ma nulla ci ha impedito di farlo virtualmente, avendo cura di essere sempre fedeli al carisma della nostra Congregazione. Le diverse attività, che sono state organizzate, per essere poi trasmesse, sono state accompa-
Pagine aperte L’improvvisa morte di don Sandro Bottini ha lasciato sgomenta e senza parole la Famiglia religiosa delle Suore di Santa Marta. La Madre Generale, Madre Carla Maria Roggero, che ha conosciuto personalmente don Sandro negli anni in cui è stato parroco nel luinese, esprime il dolore suo e di chi lo ha conosciuto attraverso uno scritto che viene riportato di seguito:
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ev.do Don Angelo Colombo, mi permetto di raggiungerLa con questo mio scritto perché non posso non esprimere il dolore e quanto passa nel mio cuore e nel cuore di tante Suore di Santa Marta in questo momento per la scomparsa così improvvisa di Don Sandro Bottini. Sono Suor Carla Roggero, una Suora di Santa Marta; ora mi trovo a Roma ma ho trascorso diversi anni a Roggiano di Brissago Valtravaglia in provincia di Varese, dove Don Sandro è stato per tanti anni parroco. Ho un ricordo bellissimo di un sacerdote eccezionale, buono, semplice, umile ma con un cuore grande, sempre attento ad ogni bisogno di qualsiasi persona soprattutto dei più poveri e dei più fragili. Ho potuto constatare personalmente e condividere con lui le grandi fatiche e le situazioni dolorose che ha dovuto affrontare ancora giovane sacerdote. Situazioni davvero difficili e umanamente assurde ma che lui ha sempre accolto e vissuto con tanta discrezione, riservatezza e profonda fede, in un abbandono totale alla volontà di Dio. La sua intelligenza, la profondità del suo pensiero ci sorprendevano ogni volta nelle sue riflessioni, sempre brevi, ma cariche di significato e che toccavano il cuore di tutti. La sua parola nasceva sempre da un incontro personale e costante con la Parola che sapeva comunicare con molta semplicità ma anche con tanta efficacia. Non posso non ricordare il senso dell’humour che lo caratterizzava: era qualcosa di eccezionale, sempre presente e con una capacità straordinaria di sdrammatizzare anche le situazioni più complesse donando pace e serenità. È stato particolarmente vicino a noi Suore di Santa Marta, perché nella parrocchia di Roggiano la nostra congregazione ha una scuola: lui ha insegnato, ha seguito i nostri giovani con tanta cura e soprattutto è stato una presenza molto bella con
noi suore, venendo ogni giorno a celebrare l’Eucarestia e dandoci tutti gli aiuti di cui avevamo bisogno. Tra noi è nata un’amicizia straordinaria fatta di bene, di tanta collaborazione ma soprattutto di attenzioni e di presenza per ogni necessità: reciprocamente ci siamo tanto aiutati sempre. Noi portiamo nel cuore un ricordo molto bello di Don Sandro e sappiamo che tutti i parrocchiani di Brissago, Roggiano e Grantola… dove lui ha svolto il suo ministero hanno sofferto tanto quando lui è stato trasferito ad altra parrocchia e sicuramente ora sarà ancora più grande il loro dolore per la sua dipartita così improvvisa. Posso anche dirle che poco prima di Natale noi abbiamo ricevuto gli auguri di Don Sandro che ringraziava per quelli inviati da noi, ma ancora una volta nel suo scritto ci diceva la sua stima e la sua amicizia immutate nel tempo e il suo desiderio di continuare a servire il Signore nella sua parrocchia. Anche per noi è sempre stato così: una profonda stima e un grande affetto per una persona indimenticabile! Il Signore lo accolga nella sua pace e noi Suore di Santa Marta pregheremo tanto per lui ma soprattutto chiediamo a Don Sandro di continuare a volerci bene anche di lassù dove tutto acquista le dimensioni dell’infinito e della pienezza. Ringrazio davvero il Signore e con me lo ringraziamo tante suore di Santa Marta per aver incontrato e conosciuto Don Sandro: un sacerdote che ha lasciato sicuramente un segno, un ricordo indelebile nella nostra vita. Mi perdoni se mi sono dilungata ma desideravo condividere con lei che ha vissuto con Don Sandro la nostra esperienza e assicuriamo anche per lei un ricordo nella preghiera perché il Signore benedica il suo servizio apostolico e tutta la sua parrocchia. Ossequi Madre CARLA ROGGERO
Carissima Suor Carla
di Daniela Fioroli
come sicuramente saprà, da settembre sarò in pensione! Dopo aver ringraziato i colleghi che mi hanno fatto una bellissima festa, i genitori per la fiducia e stima che mi hanno dimostrato, i bambini per il loro affetto, sento il dovere, ma lo faccio con piacere, di ringraziare le Suore di Santa Marta che mi hanno accolto in tutti questi anni di lavoro. Sempre mi sono sentita “a Casa”, sempre ho condiviso (o per lo meno ho cercato di condividere i valori dell’accoglienza e della disponibilità). Il Signore ha avuto per me un progetto bellissimo facendomi fare la maestra presso di voi! Sa, che anni fa, ho scelto di restare quando ho avuto la possibilità di andare alla scuola statale, ma oltre a non voler lasciare l’ambiente, i colleghi e le colleghe, mi sarebbero mancati i momenti di spiritualità: la S. Messa, i momenti forti dell’Avvento e della Quaresima, le giornate di formazione religiosa all’inizio dell’anno scolastico. È vero: “Non di solo pane vive l’uomo!” Con voi, inoltre ho potuto conoscere la straordinaria figura di Tommaso Reggio: diventato un amico da pregare, un esempio di comportamento. Sempre sarò grata alla Divina Provvidenza e allo Spirito Santo che, tramite voi, hanno riempito gli anni della mia vita. Saluto con affetto tutte le suore che ho conosciuto, grazie per il loro esempio di vita. Nel mio cuore continuerò ad essere una maestra di Roggiano. I più affettuosi saluti, con riconoscenza
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La Fata Zenzolina e il bosco inquinato
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C’era una volta nelle montagne del Frignano la Fata Zenzolina, con gli occhi celesti come l’acqua del lago, con un vestito bianco e soffice come la neve, la pelle di un rosino chiaro, i capelli biondi e splendenti come il sole, le ali delicate e belle di color celeste come il cielo e le scarpette di cristallo di un blu acceso. La fata, un giorno, volando sopra un bosco, si accorse che era secco e c’era un mucchio di immondizia tra gli alberi. Siccome sapeva parlare con gli animali, chiese loro cosa era successo. Loro le risposero che gli esseri umani buttavano tutta la loro spazzatura nel bosco, quindi faceva seccare gli alberi. Allora la fata Zenzolina intervenne: chiamò tutti i bambini del villaggio, spiegò loro l’accaduto e loro andarono dai genitori e li convinsero a non buttare più la spazzatura nel bosco. Così da quel giorno a Pievepelago non ci fu più spazzatura nel bosco. Alessia Morini classe terza primaria - Viareggio
Io voglio essere
di Suor Cornelia Macina
Marta e Maria M
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Signore, il mio desiderio di ascoltarti e di mettermi alla tua scuola mi spinge forte a spezzare i ritmi pur importanti dell’agenda e a stare davanti a Te, gratuitamente, semplicemente presente… Tu hai tante cose da dirmi! sei così “bravo” a farmi sentire attesa! e io credo che fermarmi tu lo voglia quanto il mio agire e anche questo è un modo per manifestare il mio amore! Voglio essere Marta e Maria perchè mi piace sia donare che ricevere.
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arta accoglie e Maria ascolta. Marta si da’ da fare e Maria è seduta. Perché si deve scegliere? Perché bisogna essere Marta o Maria? Io voglio essere Marta, colei che serve… anche solo servire i bambini a tavola mi piace farlo con spirito accogliente e gioioso. Il mio temperamento mi spinge ad attivarmi e sono felice quando quelli che aspettano il mio passaggio sono soddisfatti. Mi piace mettermi a servizio di chi è a tavola e fare in modo che ognuno si trovi a suo agio. In tutto, ogni volta che è necessario, non esito ad offrire le mie competenze e le mie energie. Mi rendo conto che Marta affannata a servire non rende contento Gesù perché Lui cerca amicizia, non servitù… Marta si fa in otto per accogliere il suo Maestro e questo è segno di amicizia – basta che non sia affanno e così dev’essere perché Gesù vuole amici non servi. Signore, tu hai bisogno di persone dinamiche e generose ed io credo che così posso manifestare il mio amore! tu lo hai detto “Quello che fate a uno dei miei piccoli, l’avete fatto a me’’, perciò so che tu sei contento quando io ‘’faccio’’. Ma voglio essere anche Maria, la donna contemplativa, perchè so che qualche volta, anzi spesso, ho bisogno di fermarmi, di deporre i miei cestini da viaggio, di fare silenzio… so bene che da sola non potrò salvare il mondo, so di non essere indispensabile dovunque. L’igiene della mente, del cuore e dell’anima è necessaria quanto l’igiene del corpo.
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“Il sorriso di Dio” A
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ppena visitai la prima volta la scuola di via Laura, Conservatorio Santa Maria degli Angeli, mi colpì la gioia di una suora, suor Gabriella, una gioia che trasmetteva tutto l’ambiente con disegni, colori, luce. E subito notai appese le “famose regole” (fatte scrivere dai bambini e poi sintetizzate ad hoc) sul rispetto delle persone/cose, ma soprattutto la regola n. 1 “A scuola si viene con il sorriso”. Mi ha sempre colpito la sua determinazione nel bene e nel male, non sono mancate le discussioni!, la capacità di trasmettere amore anche attraverso regole semplici e chiare, l’educazione come capacità di tirar fuori il meglio di una persona, cioè la valorizzazione di bambini di 3-5 anni, in tutti i loro aspetti, (dal fisico allo spirituale, dalla manualità e creatività alla conoscenza e competenza, dal divertimento all’impegno e responsabilità, dalla conoscenza di sé all’apertura ai più deboli). In particolare, ricordo tre episodi. La gioia dei bambini che arrivavano a scuola per attaccare il fiore o il mattoncino, perché avevano rinunciato a comprare qualcosa per sé. E così piano piano si vedeva fiorire l’albero del bene o crescere le mura di una scuola… e i bimbi imparavano che la rinuncia per il bene altrui dà gioia nel proprio cuore e che l’impegno di tutti permette grandi cose. Un’altra situazione mi ha sempre emozionato: durante il tempo libero, alcuni bambini si mettevano davanti alla grotta a mani giunte a pregare la Madonnina! Ed infine “La storia delle 3 case” (distribuita il 2 ottobre per la festa dei nonni, ossia dei Santi Angeli Custodi) per spiegare la morte in modo semplice ma reale!
di Silvia Blasi Impossibile descrivere in poche parole quanto ha fatto suor Gabriella per la scuola di Santa Maria degli Angeli di Firenze, per i bambini della scuola materna e per i loro genitori. Ogni giorno era disponibile ad ascoltare un genitore in difficoltà, a dire una parola di conforto e di speranza, ad assicurare la sua preghiera. Dall’altra parte è sempre riuscita a coinvolgere i genitori distribuendo incarichi, in base alle loro predisposizioni o competenze. Un grande lavoro di squadra, in cui suor Gabriella era un’ottima “regista”, con la sua instancabile “mano destra” Rosetta, la “materna” Gianna e gli splendidi disegni di Suor Elisabetta. Conosco suor Gabriella da 20 anni: 3 figlie sono “passate” da lei e poi è continuato il rapporto personale di condivisione e affetto. Tanti sono i ricordi, tante le parole che associo a suor Gabriella: disponibilità, ascolto, sorriso, energia, fede… Cosa è rimasto vivo nel tempo oltre i ricordi? Condivido tre messaggi che mi porto sempre dentro: • la “sua” versione dell’Angelo Custode, che da 20 anni cantiamo durante la preghiera serale; • un portachiavi a forma di fiore su cui è scritto “Fai fiorire il bene”; Ma sopratutto ciò che mi ha detto, dopo il suo funerale, mia figlia più piccola di 12 anni: “Sai cosa ti direbbe ora suor Gabriella? di vivere con il sorriso!” Se puoi, da lassù, continua a mandarci il tuo sorriso, perché ne abbiamo ancora bisogno!
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Santa Maria degli Angeli - Firenze
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Ciao, carissima suor Gabriella
di Clara Birello
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la prima volta che ti scrivo, nonostante siano oltre 44 anni che ci conosciamo di cui 38 dal 1976 al 2014 trascorsi insieme a lavorare in quella magica realtà fraterna e comunitaria che era il Conservatorio di Santa Maria degli Angeli di Firenze: tu all’infanzia, io alle medie. Era l’ottobre 1976 quando all’asilo (allora si chiamava così) ti presentasti in qualità di direttrice al posto di Suor Ernesta. Subito l’ambiente, grazie al tuo sorriso, intraprendenza e carisma, cambiò volto ed assunse quello di una realtà dove non solo i bambini trovavano rispondenza ai loro bisogni primari ma e soprattutto i genitori videro in quelle aule un ambiente rassicurante e foriero di tutte quelle aspettative e realizzazioni che ciascun genitore vuole per i propri figli. Ricordo come, prima e dopo le attività ludiche, formative, ti trattenessi fino a tardo pomeriggio colloquiando con i genitori; rassicurando, tranquillizzando coloro che erano disorientati, confusi, ansiosi e, con il sorriso che illuminava il tuo volto, e con parole pacate e rassicuranti li tranquillizzavi, invitandoli non solo a credere alla professionalità delle figure educative (le maestre Gianna e Rosetta, anche lei andata alla casa del Padre da pochi mesi) ma e soprattutto ad abbandonarsi alla Parola che è Lampada alla nostra strada e Lume ai nostri passi. Ricordo, come fosse ieri, come con umiltà ma fermezza chiedevi a coloro che disponevano, per poterlo offrire a coloro che stavano viven-
do momenti di difficoltà con l’eleganza e lo stile propri dei torinesi (noblesse oblige) e ciò senza autoreferenzialità! Quante volte e ne sono testimone, alle famiglie indigenti mandavi all’interno del panierino della bambina/o quello che rimaneva della mensa con quella semplicità e spontaneità francescana che ancor oggi Papa Francesco raccomanda al mondo per poter superare l’egoismo che attanaglia l’uomo contemporaneo. Era il lontano 1979 e, tu con l’attenzione e l’affetto propri di una madre, accompagnavi alle lezioni di italiano la futura Suor Maria Pia Mucciaccio, affinchè potesse senza timore affrontare gli Esami di Maturità e con preghiere la affidavi alla Madonna, e non solo con lei ma anche con tutte le alunne dell’istituto magistrale che si affidavano alla tua profonda formazione cristiana. Quante volte, a ripensarci, ti vedo suonare il pianoforte, attorniata dai tuoi “grembiulini bianchi e rossi” che con vocine angeliche intonano, canti religiosi, filastrocche, canzoncine propedeutiche o alle varie funzioni liturgiche presso la chiesa della Santa Maddalena dei Pazzi oppure all’interno dell’auditorium per i saggi di Natale, Pasqua oppure fine anno scolastico; addirittura, durante gli applausi dei numerosi presenti (nonni, genitori, amici, parenti) ti alzavi dal pianoforte e con la timidezza e la ritrosia, che in quel momento prendevano posto nel tuo cuore, ti allontanavi, soddisfatta, esclusivamente di quello che i “tuoi bambini” erano stati capaci di dare:
Ciao, Suor Gabriella, tu che sei nella Luce prega per noi!
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sicuramente, secondo te, per le loro capacità non per la tua maestria nel trasmettere gli insegnamenti! Quarant’anni di vita in comune insieme alle varie presidi: Suor Serafina, suor Adriana, suor Mariana, suor Cristina che si sono succedute e dinanzi alle quali porgevi l’attenzione, l’obbedienza, l’ascolto attivi e propositivi per poter continuare a svolgere secondo le varie esigenze quanto esse ritenevano importante ed indispensabile per il proseguo dell’attività didattica. indispensabile affinchè il Conservatorio potesse distinguersi tra le realtà formative della città metropolitana di Firenze, tanto da ricevere l’encomio da parte dell’Accademia Medicea Laurenziana nella lontana primavera 2011 nel Salone de’ 500 a Palazzo Vecchio. Potrei continuare all’infinito, ma preferisco avere l’opportunità di continuare a parlare con te che dal paradiso ci osservi, sorridi delle nostre debolezze e preghi affinchè quanto con fatica e dolore stiamo svolgendo sia quotidianamente sostenuto dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo senza i quali ogni nostro sforzo è vano: “Tutto è come un soffio di vento: vanità, vanità, tutto è vanità”.
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L’impresario Vitaliano Accorsi uomo di pace di suor Anita Bernasconi
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i piace ricordare Vitaliano come uomo di pace, di serenità, di grande impegno professionale. Conosceva l’arte di nascondere le fatiche e celava, dietro ad un atteggiamento affabile, i problemi che potevano presentarsi. Era sostenuto nella sua esistenza da una grande fede e da umiltà. Lavorò sempre tenacemente per la sua famiglia e per la sua città. Agli incontri di Betania, qui, al Santa Marta di Pisa, lo aspettavo ed ero felice quando lo vedevo arrivare. Esprimeva una delicatezza squisita di sentimenti, una benevolenza verso tutte le suore e le signore del gruppo, un’intelligenza viva nel ricordo del suo lavoro, del suo dovere. Amava raccontare e noi eravamo felici nell’ascoltarlo. È bella la figura di Vitaliano dal punto di vista umano e spirituale. Viveva una profonda e schietta amicizia con le persone e un amore grande per la famiglia, la sua adorata moglie e i
suoi figli a cui ha dato molto e ricevuto tanto da tutti. Anche qui, al Palazzo Quarantotti, dove ha lavorato con l’Arch. Baldassari, ha trovato il suo campo d’azione e ha rivelato un grande intuito nella soluzione di problemi difficili che via via si presentavano, il tutto con una grande gioia e dedizione in un lavoro benedetto da Dio e ben accolto dalle suore allora presenti. Si leggeva in lui una distinta signorilità di animo, acquisita fin da piccolo, frutto dell’educazione ricevuta e questo lo rendeva caro a tutti. Le relazioni che teneva con le persone erano vere, profonde, sincere. E ora noi continuiamo a ricordarlo così, e la sua immagine buona, paterna, amica ci è sempre presente. Mi piace sottolineare ancora il suo disinteresse, la sua umiltà, perchè sono straordinarie in lui, in una società in cui queste virtù sembrano venire meno. Anche grazie al buon sangue toscano che gli scorreva nelle vene, sapeva volgere al bene ogni sua attività e questo programma gli derivava dalla sua natura soave e mite. Ed ora la sua ricompensa è in Dio, goduta insieme alla sua cara moglie, ma non mancherà mai l’affettuoso ricordo dei suoi figli, della sua città, delle suore di Santa Marta, del gruppo Betania che ha condiviso con lui momenti belli e sereni. Grazie Vitaliano, non possiamo dimenticare nulla di te. Goditi in cielo un sereno Natale. La vera fama che l’uomo può lasciare sulla terra è quella che rimane a lungo dopo la sua morte. Una preghiera sempre per te, da suor Anita e consorelle.
Con l’affetto della memoria
Carissime, dalla Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo la cara Consorella Suor ELEONORA COTELLI nata a Trenzano (Brescia) il 24 giugno 1932. Entrata in Comunità il 14 settembre 1962, ha emesso i voti il 29 giugno 1965. Da tanto tempo si trovava nella Casa di Infermeria perché la sua salute piano piano era diventata sempre più precaria e bisognosa di molte cure. La lunga degenza l’ha sicuramente purificata e resa pronta ad entrare nel Regno del suo Signore che ha amato e cercato di servire sempre con fedeltà e dedizione. Ha vissuto cercando di dare tutto quello che poteva per rendersi utile secondo quanto a lei chiesto dalla Famiglia Religiosa nelle varie Comunità dove ha svolto il suo servizio apostolico (Vicchio, Pistoia, Velletri, Saiano, Roma, Castel Gandolfo, Sehaile in Libano). Ha cucito e lavorato in guardaroba curando con amore e attenzione ciò che poteva servire alle sue Consorelle. Mite e generosa ha cercato sempre di donare il meglio di
Roma, 14 settembre 2020 Carissime, stamane, improvvisamente, dalla casa di Viareggio è salita al cielo Suor GABRIELLA GASTALDI nata a Torino il 24 giugno 1933, entrata in Comunità il 27 giugno 1949, Professa dal 22 novembre 1952. Ci ha lasciato senza darci il tempo di prepararci alla sua scomparsa. Nonostante l’età avanzata, fino al giorno prima, infatti, aveva suonato in parrocchia e vissuto il
suo “tempo” come sempre… ma i tempi di Dio non sono i nostri… e sicuramente ogni momento, per chi crede, è un passo avanti verso Colui che è tutta la nostra gioia! A Suor Gabriella piaceva molto caricare di gioia e di entusiasmo le proprie giornate e finché ha potuto con il canto, con la musica, con la sua creatività ed esuberanza ha rallegrato la vita dei tantissimi bambini che nel corso degli anni ha accolto e curato alla scuola materna a Castelraimondo, Genova S. Gottardo, S. Piero (Pisa), Novate, Cevo… La ricordano tanti genitori, in particolare al Conservatorio di Firenze dove Suor Gabriella, con competenza e dedizione, ha svolto il suo servizio apostolico per lunghi anni. Tante persone hanno trovato in suor Gabriella una Suora sempre accogliente e disponibile all’ascolto, pronta ad offrire il suo aiuto, il suo consiglio, una parola di incoraggiamento perché sempre attenta a consolare chi fosse nel bisogno. In questi ultimi anni in cui per l’età non ha più potuto svolgere il suo servizio di insegnante nella scuola dell’infanzia ha cercato, pur con qualche sofferenza e fatica, di rendersi comunque disponibile là dove l’obbedienza l’ha chiamata. L’abbiamo conosciuta come una Suora generosa e carica di vita, e ora la pensiamo nella gioia piena dell’incontro con il suo Signore, a fare “festa” e a rallegrare le tante Consorelle che l’avranno accolta e stretta in un abbraccio affettuoso. Sicuramente non mancherà di intercedere per tutte noi, per suo fratello, i suoi cari e per le tante persone che le hanno voluto bene
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Roma, 11 agosto 2020
se stessa rispondendo a quanto l’obbedienza via via le ha chiesto; ora dal cielo continuerà a “pensare” alla sua Famiglia Religiosa che ha amato e servito fedelmente, alle sue Consorelle di Querceto che l’hanno tanto seguita e curata, ai suoi familiari e in particolare alla sua cara sorella Suor Vittoria. La sua preghiera sarà un’intercessione continua per chiedere le grazie di cui tutti abbiamo bisogno. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Con l’affetto della memoria e che la ricordano: lei sa quanto tutti abbiamo bisogno di non perdere la speranza e la gioia che solo il Signore può donare. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Il bene che ci hai voluto Ciao suor Gabriella sei volata tra le braccia del tuo sposo. Tu che tanto hai amato Cevo e le sue montagne, ora da lassù guardaci e proteggici; noi non dimenticheremo mai le belle canzoni che ci hai insegnato, il bene che ci hai voluto e che ti abbiamo voluto. Arrivederci e grazie!
Natalina di Cevo
L’ultimo saluto
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Viareggio, 15 settembre 2020 Suor Gabriella carissima, ciao! La tua voce risuona dentro di noi squillante, chiara e piena di affetto! Sempre premurosa nel dirci che pregavi per noi, che offrivi per noi, che ci eri vicina. Eh sì, noi tutte qui presenti rappresentiamo un po’ del tuo mondo: c’è la tua amata FAMIGLIA, la tua TORINO, ci sono le consorelle, LA FAMIGLIA RELIGIOSA che hai sempre amato e servito con gioia… ci sono gli AMICI… quelli di Firenze e quelli con cui hai fatto un pezzo di strada insieme, rallegrato dalla tua gioia non comune, dal tuo entusiasmo mai affievolito neanche nei momenti più bui, dal tuo vivere la vita come se tu fossi eternamente giovane, dalla tua premura verso
chi sapevi nel bisogno, dalla tua attenzione verso i POVERI, dalla tua franchezza ed esuberanza non sempre capite da chi non ti conosceva bene. Ed ora siamo tutte qui… increduli di quanto sia accaduto così velocemente… ci mancano le parole quelle che a te non mancavano mai in ogni circostanza. Siamo qui per darti un ultimo saluto, per continuare a parlare con te in un monologo silenzioso e sofferto, per dirti che custodiamo nel cuore e nei ricordi quanto ci hai trasmesso con la tua fede e la tua gioia… Ciao sr Gabriella, grazie per quello che ci hai donato! Ciao Gabriellina! Ricorda che nessuno muore sulla terra finchè vive nel cuore di chi resta… e tu rimarrai nel nostro cuore sempre!
Suor Maria Pia Mucciaccio
Roma, 19 settembre 2020 Carissime, oggi dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo Suor ELENA BERTI nata a Massa Carrara il 14 settembre 1929, entrata in Comunità il 04 ottobre 1949, professa dal 28 agosto 1952. Suor Elena se n’è andata dopo aver pregato insieme alle consorelle e aver invocato il suo Signore con una pace e una serenità commoventi. Anche in questo
ci è di esempio come è stata di esempio tutta la sua vita! È stata una Suora di Santa Marta che ha vissuto con gioia e fedeltà la sua consacrazione e sempre pronta a donarsi a tutti con generosità. Da alcuni anni si trovava nella casa di infermeria a Querceto dove ha vissuto accettando con serenità e spirito di fede la sofferenza di non poter più lavorare e servire le persone. È stata una infermiera capace, molto attenta e pronta a curare anche le ferite dell’anima. Si è dedicata ai malati con tanta cura, delicatezza e bontà nei vari ospedali dove ha svolto il suo servizio (a Poggibonsi, Reggio Calabria, Luco, Borgo San Lorenzo, Roma Clinica Sanatrix…). Per diversi anni è stata infermiera nella casa di riposo di Vicchio e lì è rimasta a servire fino a quando le forze glielo hanno permesso. La ricordano con tanto affetto le ospiti e tutte le persone che l’hanno conosciuta. Silenziosa e discreta ma sempre pronta a sacrificarsi, ha lavorato con passione “finché le sono
Condividendo la “perdita” di una cara persona. Carissima Suor Manuela e Suore, dispiaciuta per non essere presente fisicamente, mi unisco al cordoglio di ciascuna di voi e di tutta la vostra Famiglia Religiosa per la scomparsa della carissima Suor Elena. Tutta la comunità di Luco la conosce per il suo lungo servizio all’Ospedale, ed ognuno ha un debito di riconoscenza per la professionalità, la bontà e l’attenzione per averla incontrata nella sofferenza e non solo. Stamani l’abbiamo ricordata nella Santa Messa con gratitudine e affetto, con la certezza di saperla essere vicina al cuore di Dio e da lì, con lo sguardo rivolto verso tutti noi. Con affetto,
Margherita
Roma, 22 ottobre 2020 Carissime, stamane, dalla casa di Infermeria in Querceto di Sesto Fiorentino, improvvisamente, è salita al cielo Suor MARTA SELVA nata a San Michele al Tagliamento (Venezia) il 02 dicembre 1931, entrata in Comunità a Roma il 07 settembre 1953, professa dal 09 settembre 1956. Giovane Suora è partita per l’America Latina dedicando tutta la sua vita alla missione in Cile e in Argentina e spendendosi sempre generosamente. Un tratto gentile e un’accoglienza delicata e premurosa hanno sempre caratterizzato il suo modo di rapportarsi con tutti, per questo era ricercata e apprezzata da molti che hanno goduto del bene di averla incontrata nella loro vita. Si è dedicata con passione e competenza all’insegnamento in varie scuole del Cile e ha ricoperto anche incarichi di responsabilità sia nelle scuole che nelle comunità dell’America Latina. Per l’amabilità del suo carattere la ricordano tante persone a Curicò, Vallenar, Osorno, Valdivia, Valparaiso,
Quinta de Tilcoco, Derqui... là dove l’obbedienza l’ha chiamata a svolgere il servizio apostolico. Tornata nel 2008 in Italia ha continuato a servire con gioia il Signore nei vari servizi che le sono stati chiesti a Querceto dove però nel tempo via via la sua salute si è aggravata e per diversi anni ha vissuto momenti difficili e molto dolorosi affrontati però con tanta serenità, accettando la sofferenza con spirito di fede e ringraziando sempre le consorelle per quanto si dedicavano a lei. Non ha mancato di offrire tutto quello che le era quotidianamente possibile per la Congregazione che ha amato e servito con dedizione sia quando era in attività come nella malattia e siamo certe che di lassù non cesserà di intercedere per tutte noi, per i suoi cari e senz’altro per l’America Latina e la Congregazione tutta. Preghiamo per Suor Marta e facciamo tesoro della sua testimonianza di vita. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Ricordando Suor Marta Selva Lavorare in una Scuola Santa Marta lungo questi anni, ci ha portato ad incontrare persone che hanno lasciato un segno nella nostra vita e in quella dei nostri più cari.
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bastate le forze”. Molti la ricordano per la sua bontà e per la determinazione a fare bene il bene specialmente con le persone più bisognose. Invochiamola perché interceda presso il Signore per tutte noi sempre, per la Congregazione che ha amato e servito con tanta dedizione e per i suoi familiari che le sono sempre stati vicino. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Con l’affetto della memoria
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Abbiamo conosciuta suor Marta Selva in anni di trasformazione della nostra amata scuola. L’abbiamo conosciuta come collega e anche come responsabile di una classe nella scuola elementare. La ricordiamo come una suora gentile, delicata e molto saggia. Aveva sempre le parole giuste per ogni situazione. Donava consigli generosi per ogni circostanza che dovevamo affrontare; consigli che indubbiamente venivano da un cuore pieno di Dio, accompagnati da un sorriso, che potevano rassicurare le anime più inquiete. Ricordiamo lunghi discorsi, pieni delle sue storie di vita e aneddoti, che ci colpirono nell’interesse di conoscere questa religiosa al di là di ciò che l’apparenza poteva mostrare, la donna che aveva lasciato tutto, famiglia, paese e usanze per compiere la volontà di Dio che l’ha chiamata a dare la vita per il bene dei suoi fratelli. Fu sempre un’insegnante dedita ai suoi allievi, ai quali trasmise con affetto tutte le sue innumerevoli conoscenze, ma con la severa probità che gli anni le davano. E secondo le parole di un suo alunno. “La migliore insegnante di lingue
che ho avuto in tutti i miei anni da studente, con lei ho imparato tutto quello che so e che mi è servito fino ad oggi”. (Oggi Tomás, ha 27 anni ed è psicologo di professione). Quando pensiamo a lei, tanti ricordi di momenti, conversazioni, insegnamenti e soprattutto del suo grande affetto ci vengono in mente. Come dimenticare la sua disciplina per tutto, nelle sue lezioni, nel suo camminare, nel lavoro; la sua bella calligrafia fino alla fine, quando non riuscì più a scrivere così bene? Il suo amore incondizionato per l’Italia, ma allo stesso tempo quell’affetto per La Quinta, un luogo che ha sempre avuto nel cuore. L’affetto e l’ammirazione sono così grandi che siamo infinitamente grati al Signore che le nostre strade si siano incrociate, e che ci ha permesso di incontrare una suora che era un fedele riflesso del carisma di Santa Marta da incontrare, accogliere e servire. Dopo che ci ha lasciato per tornare in patria, non l’abbiamo dimenticata mai, è sempre stata e continua ad essere nei nostri cuori come la meravigliosa religiosa, insegnante e persona che sempre è stata. Facendo un grato ricordo al Signore, per tutti i doni concessi alla nostra amata “Suor Martita”, come è stata affettuosamente chiamata nella nostra comunità educativa, possiamo dire che dov’era “è passata facendo il bene”. Molte persone la ricordano, soprattutto insegnanti, assistenti, ex studenti e genitori, che accompagnano la sua Pasqua con la preghiera. Cecilia Parada e Marisol López.
Roma, 29 ottobre 2020 Carissime, verso l’imbrunire di oggi, dalla casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è improvvisamente salita al cielo Suor ANGELA BRUCHI nata a Poggibonsi (Siena) il 15 gennaio 1935, entrata in Comunità il 25 marzo 1963, professa dal 20 novembre 1965. Suor Angela, nei primi anni della sua vita di religiosa, ha cercato di servire il Signore come infermiera dedicandosi ai malati che ha incontrato in diverse comunità (San Gimignano, Luco, Dolceacqua, Viciomaggio…) e prestando i servizi vari che l’obbedienza le ha chiesto (Colle Val d’Elsa, Castelferro). La sua salute piuttosto precaria non le ha sempre permesso di poter esercitare la sua professione di infermiera. Infatti per diversi anni è stata nella Casa di infermeria a Querceto perché bisognosa di cure, dove però si è resa anche disponibile nel prestare alcuni servizi presso le
Roma, 19 novembre 2020 Carissime, oggi, dalla casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo Suor AGOSTINA CHECCHERINI nata a Viciomaggio (Arezzo) il 29 luglio 1929, entrata in Comunità il 4 ottobre 1949, professa dal 19 luglio 1952. Da diversi anni viveva con serenità e abbandono alla volontà di Dio le sue giornate a Querceto, accudita con tanto amore e dedizione dalle sue consorelle. Fino a quando ha potuto è stata anche lei una presenza molto preziosa presso le
Roma, 26 novembre 2020 Carissime, nel pomeriggio di oggi, dall’Ospedale Careggi di Firenze dove era stata ricoverata, il Signore ha chiamato a sé Suor GIOVANNA GOTELLI
consorelle inferme, per il suo darsi da fare a soccorrere chi aveva più bisogno di lei. Nel corso della sua vita è stata una religiosa che con tanta passione ha vissuto la sua totale dedizione al Signore nel servizio ai malati e alle persone sofferenti, in diversi ospedali (Luco di Mugello, Sesto Fiorentino, Reggio Calabria, Firenze-Istituto Innocenti, Poggibonsi, Clinica Sanatrix a Roma). Ha sempre svolto la sua professione di infermiera con premura e sempre attenta a tutte le necessità: missione che ha esercitato con competenza e tanto amore, così la ricordano le tante persone che l’hanno conosciuta. È stata responsabile nelle comunità di Poggibonsi e di Reggio Calabria e negli ultimi anni a Settignano, sempre desiderosa di essere una presenza buona e accogliente con tutti. Preghiamo per lei e chiediamole di intercedere perché non ci venga meno la speranza e sia sempre viva in noi la certezza che il Dio della vita non ci abbandona mai e veglia su tutte noi e sui suoi cari. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
nata a Varese Ligure (SP) il 05 gennaio 1939, entrata in Comunità l’11 ottobre 1959, professa dal 27 agosto 1962. Suor Giovanna da alcuni anni si trovava a Querceto per la sua salute molto precaria che improvvisamente si è aggravata ed è stato necessario ricoverarla nell’ospedale di Careggi a Firenze, perché purtroppo si era contagiata con il COVID-19. Abbiamo pregato tanto e sperato che si potesse riprendere, invece le sue condizioni, già gravi, sono peggiorate e ci ha lasciato senza che la potessimo confortare con un po’ di vicinanza. È stato doloroso per tutte noi, per le consorelle della sua comunità di Querceto ma, in particolare, per
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suore malate per quanto le è stato possibile. Ha cercato sempre di fare quanto le sue condizioni di salute le permettevano, pregando e offrendo quanto poteva al Signore per il bene di tutti. Con il passare degli anni la sua salute si è notevolmente aggravata tanto da rendere Suor Angela sempre più dipendente e bisognosa di tutto, soprattutto delle cure delle sue consorelle che l’hanno sempre seguita e accompagnata con tanta dedizione. Preghiamo per lei che sicuramente dal cielo continuerà a intercedere grazie e favori per la Congregazione, per la sua comunità di Querceto e per i suoi cari che le sono sempre stati vicini. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Con l’affetto della memoria le sue sorelle Suor Tommasa e Suor Adele che non hanno potuto accompagnarla nei suoi ultimi momenti di vita. Forse… tutte noi siamo state costrette a capire ancora di più la sofferenza di tante e tante famiglie. Suor Giovanna era stata per numerosi anni una insegnante preparata e attenta a svolgere bene con competenza e dedizione la sua missione tra i bambini in varie comunità (Genova, Castelletto di Cuggiono, Roggiano, Viareggio…). Dopo i molti anni di insegnamento l’obbedienza le ha chiesto di svolgere il servizio di economa a Viciomaggio, Saiano, Vighizzolo: incarico che ha portato avanti con impegno e responsabilità fino a quando le forze glielo hanno permesso. È arrivata a Querceto perché gli acciacchi dell’età erano diventati pesanti ed era bisognosa di cure. Ha vissuto il tempo della malattia
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con serenità e accettando quanto il Signore aveva a lei chiesto. La ricordiamo e preghiamo per lei nella certezza che Suor Giovanna continuerà ad essere vicina a tutte noi e in particolare alle sue sorelle intercedendo dal Signore benedizioni e grazie. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Il firmamento brilla sempre di più “Amico mio non temere più la notte guarda quante stelle in cielo splendono per te… le ho accese io perché tu non fossi triste e alla sera quando dormi ne accendo una in più…” Così recitava il testo di una canzone di molti anni fa, nota a tutti per la sua melodia e per tutta quella carica emotiva che
si sprigiona quando si vuol bene… quando si vivono amicizie forti e durature, affetti veri e profondi. E il testo della canzone proseguiva così: “Amico mio non temere più il silenzio… non piangere più tra le strade della terra, una strada bianca c’è per venir da me…” Di queste stelle si è arricchito il cielo sopra di noi!, sì… si è arricchito con la morte di tanti familiari, consorelle, amici, scomparsi per covid o per altro… presenze che ci sono state strappate spesso in modo improvviso, che ci hanno visti impotenti e ci hanno resi muti dinanzi alla realtà della morte! Gli eventi sembrano essere stati avvolti da una coltre di silenzio, ma nell’animo risuona nitida la voce di chi non c’è più, riaffiorano i loro gesti e esperienze vissute insieme si affiancano una dietro l’altra! Le stelle, dunque, brillano per noi
È solo contemplando quei barlumi di luce e di pace che viene mitigato il nostro dolore e rende la fiamma dei nostri affetti più cari sempre viva… sempre alta! Ecco perché il firmamento diventa
sempre più luminoso…, ecco perché ogni sera nel cielo si cerca una stella, la propria stella da cui attingere una carezza di luce… per attendere insieme l’aurora di un giorno senza tramonto!
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viventi perché non ci sentiamo soli, tristi e lontani… perché c’è davvero sempre una strada, quella della comunione, che ci può legare inseparabilmente. Spinti da questa ricerca di luce, non ci manca il coraggio e la forza di alzare lo sguardo e con il naso all’insù contemplare le costellazioni, cercando, sotto la volta celeste, la stella più luminosa, quella che ha fatto più luce nella nostra vita. E allora, come dice sant’Agostino, “coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime”. Così gli apparenti vuoti si riempiono di silenziose ed invisibili presenze, perché cambia solo il modo di possedere: prima inseparabile con la persona, ora indivisa con il cuore!
La gentilezza è come la neve. Abbellisce tutto ciò che copre. (Kahlil Gibran)
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