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Editoriale
La Redazione
Nel periodo pieno di difficoltà in cui ci troviamo a vivere, la Parola di Dio ci esorta ad essere forti, come hanno scritto i Vescovi italiani, e a rimanere saldi nella fede. Questo tempo che porta i segni profondi delle ferite ma anche delle guarigioni, può diventare un tempo di preghiera. I segni di morte balzano agli occhi e si impongono attraverso i mezzi di comunicazione, i segni di resurrezione invece sono spesso nascosti ma reali. Sempre, ma soprattutto in questo tempo di pandemia, cerchiamo nel cuore ciò che conta realmente, che ci rende uniti a chi amiamo e quindi di cui non possiamo fare a meno. Un vecchio film “Il pranzo di Babette” è un piccolo capolavoro che racconta cosa sono il cibo, la grazia, l’arte e la civiltà attraverso un unico e grande pranzo. Babette è una cuoca francese in fuga da Parigi a causa della Rivoluzione, durante la quale il marito e il figlio sono stati uccisi. Trova rifugio in uno sperduto paesino norvegese di poche anime come governante di due sorelle nubili, cresciute nel gelo della natura e della religione luterana per la quale il cibo è funzionale solo a nutrirsi e il corpo una bestia da tenere a bada. Babette crede in un Dio diverso, che si è fatto carne ed è venuto fra gli uomini con un corpo come il nostro, infatti il suo primo segno pubblico fu quello di trasformare, quasi costretto dalla Madre, l’acqua in ottimo vino proprio in una festa di nozze. Il tempo passa veloce e, dopo 12 anni insieme alle due austere sorelle, giunge a Babette la notizia che ha vinto una lotteria alla quale, da sempre, l’ha iscritta un parente perché Babette possa tornare in Francia. Riceverà una somma favolosa. Le due sorelle sono terrorizzate dal rimanere sole e a malincuore concedono a Babette di preparare, in casa loro, un pranzo di saluto per tutta la comunità. Dalla Francia arriva una nave carica di quanto richiesto da Babette che trasformerà tutto in grazia, arte e civiltà: non si dice forse “ogni ben di Dio”? E così gli abitanti del paesino durante il banchetto provano sapori curati e nuovi e i loro cuori, induriti dal gelo del clima e delle loro cattive relazioni, finalmente si sciolgono. Scoprono con stupore che spirito e materia non sono nemici. La festa sembra in fondo uno spreco di tempo che dà il senso della gratuità di cui hanno bisogno le persone per sentirsi amate, perché amare è donare il proprio tempo a qualcuno senza rivolerlo indietro. E alla fatidica domanda: quando partirà? Babette risponde che ha speso tutto il premio della lotteria per il pranzo e che resterà con loro. Se a Dio piace scherzare, allora gli piacciono gli artisti del quotidiano, come Babette, perché regalano un mondo in cui il tempo deve essere vissuto e donato, così che gli altri… possano riprendere fiato. Sarebbe bello prepararsi agli incontri di ogni giorno curando dettagli gratuiti, da veri artisti, sprecando tempo “con” e “per” qualcuno, dicendo con i fatti: che mai c’è da fare se non stare qui, insieme, assaporando i minuti e i doni della vita? Papa Francesco e i Vescovi fanno appello a tutti i cristiani perché riconoscano che, nonostante le immani difficoltà, stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita spirituale e sociale. Ogni cristiano dove è chiamato a operare, non deve trascurare i piccoli ma significativi gesti di amore perché è dalla carità che passa la prima
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