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Educare alla protezione

Educare alla protezione L’importanza di “avere a cuore”

La parola protezione, dalla sua etimologia, richiama ad un’immagine fortissima, archetipica: l’atto del coprire, riparare qualcuno, frapporsi con il proprio corpo tra ciò che si ama e un pericolo imminente. In questa singola parola è racchiuso un significato densissimo, una forza elementare ma potente. La protezione è un atto d’amore, che in quanto tale richiede sacrificio e fatica: proteggendo qualcuno o qualcosa, ci impegniamo a prendercene cura. In questo periodo siamo continuamente chiamati ad un atto di responsabilità e d’amore nei confronti di chi ci sta vicino: indossiamo la mascherina, stiamo lontani dagli altri per proteggere non solo noi stessi, ma anche chi incontriamo, specialmente le persone più fragili. Stiamo lontani dagli anziani e dai malati per amarli, tutelarli. Proprio per riflettere sui mille possibili significati di questa parola carica di sfumature,

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abbiamo scelto di creare un percorso didattico a partire da questo concetto. In una delle classi abbiamo scelto di parlare della protezione nei confronti della natura, della sua bellezza sempre più sfiorita e malata. Abbiamo parlato dalla tutela degli animali in via d’estinzione, dell’incendio che ha distrutto l’Amazzonia, polmone del mondo; passando per lo studio delle fonti d’energia rinnovabili. I ragazzi sono stati chiamati a riflettere sul rapporto tra uomo e natura, sui pericoli che incorriamo non prendendoci cura della nostra Terra. Altro percorso, quello riguardante i personaggi legati al tema della protezione: primo tra tutti Francesco d’Assisi, la cui vita, studiata anche attraverso gli affreschi della Basilica di Giotto, ci insegna a spenderci per gli ultimi e i deboli, spogliandoci dei nostri abiti sontuosi. Dopo aver contestualizzato storicamente la vita del santo, i ragazzi sono stati accompagnati nella lettura e analisi del Laudato sii, preghiera alla struggente bellezza del Creato. In seguito, sono stati chiamati a scrivere una propria versione del Cantico delle Creature, descrivendo non solo le emozioni e impressioni riguardanti la bellezza di ciò che ci sta intorno, ma anche i pericoli derivati dalla noncuranza umana. Bartolomè de Las Casas e Antonio de Montesinos sono stati invece oggetto del nostro

In missione

di Martina Podestà alla protezione Chiavari di “avere a cuore”

studio durante le ore di storia: dopo aver studiato le esplorazioni geografiche di fine Quattrocento, abbiamo affrontato la questione del genocidio degli indiani americani, soffermandoci sui missionari che, con coraggio e determinazione, difesero la loro umanità distrutta e umiliata. Terzo percorso didattico, quello riguardante la casa: luogo di protezione, amore e cura per antonomasia. I ragazzi hanno imparato i vocaboli sia inglesi che spagnoli riguardanti la casa, con particolare attenzione alla differenza tra home e house e casa e hogar: luogo fisico da una parte, luogo del cuore, della famiglia dall’altra. Durante le ore di tecnologia e storia dell’arte i ragazzi hanno potuto osservare l’evoluzione della casa nella storia; durante le ore di cittadinanza, invece, hanno affrontato il testo di alcune leggi che riguardano il diritto all’abitazione, bisogno primario per ogni essere umano, purtroppo non sempre rispettato: è il caso delle favelas brasiliane e degli slums sudamericani, abitazioni prive dei servizi essenziali. Tema trasversale a tutte le classi, quello della protezione dalle malattie. Durante le ore di scienze, i ragazzi hanno studiato le teorie di Louis Pasteur e Robert Kokh, fondatori della microbiologia e della batteriologia, che, con le loro scoperte in ambito medico, hanno permesso di cambiare il modo di affrontare le malattie, dandoci degli strumenti adeguati per proteggerci da alcune tra le più pericolose. Tanti contenuti, certo, alcuni non facili da veicolare ai ragazzi della loro età. Un tema multiforme, sfaccettato, che prevede una profonda comprensione di concetti complessi. Come succede spesso facendo il nostro lavoro, però, i nostri alunni ci hanno stupito, dimostrando una maturità e una capacità di immedesimazione inaspettata. È possibile, quindi, educare alla protezione? Noi crediamo profondamente che si possa educare alla responsabilità, alla cura di ciò che ci sta a cuore: I care, recitava il cartello nella classe di Barbiana di Don Milani, nell’accezione di “avere a cuore, interessarsi”, in contrapposizione al “Me ne frego” fascista. Educare i ragazzi all’interessamento e alla cura di ciò che amano può essere estremamente formativo, anche se non facile: la protezione richiede infatti l’abilità non scontata di non essere centrati su se stessi, di mettere da parte i propri bisogni per dedicarsi agli altri. In questo senso educare alla protezione significa anche educare all’empatia, al rispetto, alla compassione. Significa far capire loro le terribili conseguenze che la noncuranza e il disinteresse possono creare. Significa formare adulti consapevoli e fiduciosi nella propria capacità di battersi per qualcosa di giusto, di buono, di grande.

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