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Ciao, carissima suor Gabriella
Pagine aperte
Ciao, carissima di Clara Birello suor Gabriella
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Èla prima volta che ti scrivo, nonostante siano oltre 44 anni che ci conosciamo di cui 38 dal 1976 al 2014 trascorsi insieme a lavorare in quella magica realtà fraterna e comunitaria che era il Conservatorio di Santa Maria degli Angeli di Firenze: tu all’infanzia, io alle medie. Era l’ottobre 1976 quando all’asilo (allora si chiamava così) ti presentasti in qualità di direttrice al posto di Suor Ernesta. Subito l’ambiente, grazie al tuo sorriso, intraprendenza e carisma, cambiò volto ed assunse quello di una realtà dove non solo i bambini trovavano rispondenza ai loro bisogni primari ma e soprattutto i genitori videro in quelle aule un ambiente rassicurante e foriero di tutte quelle aspettative e realizzazioni che ciascun genitore vuole per i propri figli. Ricordo come, prima e dopo le attività ludiche, formative, ti trattenessi fino a tardo pomeriggio colloquiando con i genitori; rassicurando, tranquillizzando coloro che erano disorientati, confusi, ansiosi e, con il sorriso che illuminava il tuo volto, e con parole pacate e rassicuranti li tranquillizzavi, invitandoli non solo a credere alla professionalità delle figure educative (le maestre Gianna e Rosetta, anche lei andata alla casa del Padre da pochi mesi) ma e soprattutto ad abbandonarsi alla Parola che è Lampada alla nostra strada e Lume ai nostri passi. Ricordo, come fosse ieri, come con umiltà ma fermezza chiedevi a coloro che disponevano, per poterlo offrire a coloro che stavano vivendo momenti di difficoltà con l’eleganza e lo stile propri dei torinesi (noblesse oblige) e ciò senza autoreferenzialità! Quante volte e ne sono testimone, alle famiglie indigenti mandavi all’interno del panierino della bambina/o quello che rimaneva della mensa con quella semplicità e spontaneità francescana che ancor oggi Papa Francesco raccomanda al mondo per poter superare l’egoismo che attanaglia l’uomo contemporaneo. Era il lontano 1979 e, tu con l’attenzione e l’affetto propri di una madre, accompagnavi alle lezioni di italiano la futura Suor Maria Pia Mucciaccio, affinchè potesse senza timore affrontare gli Esami di Maturità e con preghiere la affidavi alla Madonna, e non solo con lei ma anche con tutte le alunne dell’istituto magistrale che si affidavano alla tua profonda formazione cristiana. Quante volte, a ripensarci, ti vedo suonare il pianoforte, attorniata dai tuoi “grembiulini bianchi e rossi” che con vocine angeliche intonano, canti religiosi, filastrocche, canzoncine propedeutiche o alle varie funzioni liturgiche presso la chiesa della Santa Maddalena dei Pazzi oppure all’interno dell’auditorium per i saggi di Natale, Pasqua oppure fine anno scolastico; addirittura, durante gli applausi dei numerosi presenti (nonni, genitori, amici, parenti) ti alzavi dal pianoforte e con la timidezza e la ritrosia, che in quel momento prendevano posto nel tuo cuore, ti allontanavi, soddisfatta, esclusivamente di quello che i “tuoi bambini” erano stati capaci di dare:
sicuramente, secondo te, per le loro capacità non per la tua maestria nel trasmettere gli insegnamenti! Quarant’anni di vita in comune insieme alle varie presidi: Suor Serafina, suor Adriana, suor Mariana, suor Cristina che si sono succedute e dinanzi alle quali porgevi l’attenzione, l’obbedienza, l’ascolto attivi e propositivi per poter continuare a svolgere secondo le varie esigenze quanto esse ritenevano importante ed indispensabile per il proseguo dell’attività didattica. indispensabile affinchè il Conservatorio potesse distinguersi tra le realtà formative della città metropolitana di Firenze, tanto da ricevere l’encomio da parte dell’Accademia Medicea Laurenziana nella lontana primavera 2011 nel Salone de’ 500 a Palazzo Vecchio. Potrei continuare all’infinito, ma preferisco avere l’opportunità di continuare a parlare con te che dal paradiso ci osservi, sorridi delle nostre debolezze e preghi affinchè quanto con fatica e dolore stiamo svolgendo sia quotidianamente sostenuto dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo senza i quali ogni nostro sforzo è vano: “Tutto è come un soffio di vento: vanità, vanità, tutto è vanità”. Ciao, Suor Gabriella, tu che sei nella Luce prega per noi!