Camminando con fede 1_2021

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3 Editoriale

In missione 15 Sei secondi per... cambiare il mondo

la Redazione

Parola di Dio 5 Una profezia al femminile

don Carlo Silva

17 Sorriso, speranza, solidarietà

suor Damiana

Ricordare e... vivere 9 I Laici

Mons. Tommaso Reggio

La parola a... Madre Carla 11 Il profumo della risurrezione

le suore della Commissione Vocazionale

Frammenti di santità 13 suor Umberta Pepi

Sor Violeta Rosales

20 Con amore...

dalle Case

21 Un premio agli alunni “che fanno fiorire il bene”

da Roggiano

22 Porte chiuse, semiaperte, aperte...

da Vighizzolo

25 In cordata...

dalle Case

26 Siamo consacrati nella verità

Spiritualità e carisma 12 Gesù centro della nostra comunità

da Viareggio

18 Primo posto in Cile Liceo Bicentennale di eccellenza per il Ministero dell’Istruzione

Attualità 7 Fratelli sotto lo stesso cielo

Mariangela Melica

suor Anita e il gruppo Betania

27 L’ambiente familiare e sicuro della quotidianità

Marta Valbuzi

29 Lodate il Signore perché è buono il suo amore è per sempre!

suor Mariakutty Saly

30 Gratitudine

Percorsi di formazione 14 La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due

suor Maria José Casanova

dalle Case

31 Dal riscatto allo spirito di gruppo ecco i valori dello sport che amo

la classe 2a Media

32 Piantiamo sostenibilità

da Roggiano

34 Un sorriso di speranza

suor Francesca Verdorfer

36 Preghiera... come incenso

Notiziario delle suore di santa marta

dalle Case

Pagine aperte 37 Caro don Mario

le Suore di Poggibonsi-San Gimignano

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

38 94 anni vissuti nella gioia del Vangelo

Quadrimestrale Anno LXXXIV

39 Il mio ricordo di suor Teresa

Redazione suor Alessandra, suor Damiana, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Stefania Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

la Comunità di Genova

suor Anita

40 Vivere come i gigli del campo

suor Francesca Entisciò

42 Adios suor Francesca

Professor Victor Hugo

Con l’affetto della memoria 69 suor Irene Tealdi; suor Teresa Bertoni;

suor Isabel Valenzuela Caceres; suor Estefania Medina; suor Francesca Meacci; suor Luciana Colombo


Editoriale

La Redazione

Operosità silenziosa dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri, addetti dei supermercati, badanti, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo… gente che esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. Tutti, allora, possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un 3 Camminando con fede  1/2021

Il rumore del vento e il canto degli uccelli, i suoni della primavera che avanza potrebbero farci immergere nel silenzio di una natura che ci ridona vita e che diventa capace di stemperare le nostre tensioni quotidiane. Ed invece il silenzio di questo nostro tempo costituisce la cornice di uno scenario che sembra ancora piuttosto desolante… La pandemia, con cui l’umanità sta facendo i conti da oltre un anno, ha prodotto un silenzio assordante che oscura e nasconde la bellezza dell’autentico valore del silenzio che è pienezza e accoglienza di vita. Piazze e strade vuote… assenza di rumore di saldatrici nelle carrozzerie o di motori d’ auto dal meccanico… mancanza di stridore di frese nelle falegnamerie… di chiacchiericci agli ingressi dei supermercati… C’è una bottega, però, sempre aperta… è quella di san Giuseppe! Ce lo ha ricordato Papa Francesco affidando alla speciale protezione di San Giuseppe tutta l’umanità con la proclamazione di un Anno Speciale per ricordare i 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. È proprio Papa Francesco in questo contesto di emergenza Covid ad additarci San Giuseppe quale straordinaria figura silenziosa, vicina alla condizione umana di ciascuno di noi. “Le nostre vite”, dice il Pontefice, “sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente


Editoriale

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sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”. E nella storia della salvezza, dell’amore eterno di Dio per l’umanità, Dio ha riconosciuto in San Giuseppe un cuore di padre capace di dare e generare vita nella quotidianità, l’uomo capace di fare della sua esistenza un dono, perché la vita si ha solo se si dà, si possiede davvero solo se si dona pienamente… e questo San Giuseppe l’ha compreso bene e senza tante parole o spiegazioni! “Padre amato”, a motivo della grande venerazione popolare, “Padre nella tenerezza”, capace di far posto a Dio anche attraverso le proprie paure e debolezze, “Padre nell’obbedienza”, capace di cogliere la voce divina attraverso i sogni, san Giuseppe ha affrontato “i problemi concreti” della famiglia di Nazareth, esattamente come fanno tutte le altre famiglie del mondo, incoraggiando a far rinascere nell’uomo risorse inaspettate. “Il carpentiere di Nazaret – spiega il Pontefice nella sua Lettera Apostolica – sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza”. San Giuseppe è, infatti, l’uomo dell’operosità silenziosa. Nei Vangeli non è riportata nessuna sua parola, ma di lui si dice che “quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24), si dice che gli apparve nuovamente in sogno l’angelo ed egli “si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto” (Mt 2,14). Ed ancora, dopo una nuova apparizione in sogno, “Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra di Israele” (Mt 2,21). Dopo il ritorno a Nazareth non si dice più nulla, ma sicuramente San Giuseppe ha continuato a

vivere con una forte fiducia in Dio e con fedeltà alla preghiera e all’umile lavoro di falegname. E in questa bottega, se vogliamo, oggi possiamo trovarlo ancora, intento alla sua opera… Ci introduciamo, in punta di piedi, facendo nostre le parole di don Tonino Bello: Caro San Giuseppe, scusami se approfitto della tua ospitalità e mi fermo per una mezz’oretta nella tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con te… Non preoccuparti neppure di rispondermi. So, del resto che sei l’uomo del silenzio, e consegni i tuoi pensieri profondi all’eloquenza dei gesti più che a quella delle parole. Vedi, un tempo anche da noi le botteghe degli artigiani erano il ritrovo feriale degli umili, vi si parlava di tutto… le cronache di paese trovavano lì la loro versione ufficiale, e i redattori dell’innocuo pettegolezzo quotidiano affidavano alle rapidissime rotative degli avventori la diffusione delle ultime notizie… Da quando sono entrato nella tua bottega, quante carezze non hai fatto su quel legno denudato dalla pialla! Oggi purtroppo da noi, non si carezza più, si consuma solo… Mio caro San Giuseppe, sono venuto qui, soprattutto per conoscerti meglio come sposo di Maria, come padre di Gesù, e come capo di una famiglia per la quale hai consacrato tutta la vita. La tua vita si è fatta dono. Un dono così gioioso, che la tua contabilità non è segnata sui registri a partita doppia, contempla solo la voce in uscita. Tu non chiedi nulla per te. Neppure da Dio! Ma non per orgoglio, per sovraccarico d’amore, dai tutto senza calcolo, e non accantoni oggi frammenti oscuri di tempo, allo scopo di ritirare domani interessi di gloria per tutta l’eternità. Si è fatto tardi, Giuseppe… ma alla tua protezione non smetteremo mai di ricorrere!


Parola di Dio

Una profezia al femminile

di don Carlo Silva

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terrore e stupore che la pietra è già stata divelta, iamo all’inizio dell’annuncio di un nuovo che il sepolcro è vuoto… Anzi seduto su quella tempo, il tempo della vittoria dell’AMOgrande pietra, assiso come in trono, un Angelo RE sulla MORTE. dalle vesti lucenti e sfolgoranti, si mette a parA dare questo annuncio ai discepoli, alla chiesa, lare con loro dicendo di conoscere il motivo all’umanità sono le DONNE, quelle DONNE della loro presenza, di sapere che sono venute che avevano seguito Gesù dalla Galilea sino a per cercare il Signore. E continua “non è qui, è Gerusalemme; quelle DONNE che, pur da lonrisorto. Anzi, andate a dire ai suoi discepotano, non avevano voluto lasciare solo Gesù nel li che Gesù risorto li aspetta in tragitto e nel compimento della Galilea”. sua passione e morte. Le DONNE si scambiano degli Così, “all’alba del primo giorno «non è qui, sguardi pieni di interrogativi e della settimana”, non riuscendo è risorto. Anzi, però si ricordano delle parole di più a trattenere nel loro cuore il andate a dire Gesù: “il terzo giorno risorgerò”. grande affetto provato e vissuto Si fanno coraggio a vicenda, e con per Gesù, quelle stesse DONNE ai suoi discepoli la forza di una fede rinnovata si si portano davanti al suo sepolcro. che Gesù risorto spingono in definitiva ad intraVogliono vivere e sentire la sua li aspetta prendere la missione. Ormai dencompagnia anche se ormai esanitro il loro cuore c’è solo il bisogno, me. Hanno bisogno almeno della in Galilea» il desiderio, l’amore di fare quello sua presenza corporea. Ma una che l’Angelo aveva loro ricordavoce misteriosa, interiore, semto. E si avviano loro, DONNE inascoltate, ad bra dire loro che Lui, il Maestro, le stia aspetannunciare l’evento della Risurrezione a quei tando per affidare loro un compito, una missio“benedetti UOMINI”. Ironia della sorte! ne speciale, rivoluzionaria per i contenuti e per Stanno muovendo i primi passi, il loro cuore il metodo dell’annuncio stesso. batte forte, si mettono a correre… ma ecco che Del tutto assenti sono gli Apostoli, proprio si fa incontro loro Gesù Risorto. Le vuole rinquelli che avevano lasciato tutto, ma che durangraziare per avere accettato la missione e per te i giorni tristi della passione se la sono squaconfermare la verità del contenuto del mesgliata uno dopo l’altro, passando anche attraversaggio stesso: “Salute a voi. Non temete, andate so il tradimento… ed ora si trovano rinchiusi, pure dai miei fratelli e dite loro che li attendo in per paura, in quella stanza al piano superiore. Galilea. Là mi vedranno”. “Speravamo” diranno i discepoli in cammino Tutto era incominciato in Galilea e ora tutto verso Emmaus. ricomincia sempre dalla Galilea. Comunque sia, arrivate nei pressi del sepolcro C’è bisogno di ricostruire la comunità cristiana le DONNE si domandano come possono far rodispersa. tolare, da sole, la grande pietra che ostruisce VALE ANCHE PER NOI! Cristo Risorto, nol’ingresso alla tomba. Incredule, scoprono con


Parola di Dio

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stra Pasqua e nostra vita, è l’annuncio consegnato a noi che ci siamo raccolti e ritrovati nella “Galilea delle genti” e che dobbiamo impegnarci a trasmettere con gioia. È il nostro debito per l’intera umanità. “Non abbiate paura… Io sono con voi per sempre”. Impariamo da quelle DONNE ad essere inviati come nuovi profeti della salvezza. Impariamo da Maria, la donna del terzo giorno, come ci ricorda don Tonino Bello e preghiamola con le sue parole: Santa Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l’annuncio che è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte. Non aspettare i chiarori dell’alba. Non attendere che le donne vengano con gli unguenti. Vieni prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua testimonianza diretta. Quando le altre Marie arriveranno nel giardino, con i piedi umidi di rugiada, ci trovino già desti e sappiano di essere state precedute da te, l’unica spettatrice del duello tra la vita e la morte. Esse hanno visto, sì, il trionfo del vincitore, ma non hanno sperimentato la sconfitta dell’avversario. Solo tu ci puoi assicurare che la morte è stata uccisa davvero,

perché l’hai vista esanime a terra. Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera. Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato. Confortaci col vino nuovo della gioia e con gli azzimi pasquali della solidarietà. Donaci un po’ di pace. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall’egoismo. E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l’arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria.


Attualità

Fratelli

di suor Damiana

sotto lo stesso cielo n viaggio storico quello che ha portato Papa Francesco in Iraq, la terra di Abramo, dal 5 all’8 marzo scorso. Una visita a lungo sognata e fortemente voluta, nonostante la pandemia e il pericolo di attentati, per andare a vedere e toccare con mano le piaghe che ancora segnano la vita di molta parte della popolazione in Iraq. A Ur, città antichissima dove è stata inventata la scrittura, dove è nata la civiltà e dove Dio parlò ad Abramo, il Papa è arrivato in ritardo all’appuntamento. È stato un buon segnale: infatti al suo arrivo si è trattenuto a lungo con il grande ayatollah Ali al-Sistani, massima autorità sciita. Il Papa in un lungo colloquio, ha

rivolto verso di lui parole di ringraziamento, perchè ha sempre difeso i più deboli e i perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno. Il “PERDONO” è stata la parola chiave, perché, come ha affermato il Papa, esso costituisce la vera arma per ricostruire la convivenza in Iraq. Ma, avverte il Papa, “non ci sarà pace finchè le alleanze saranno contro qualcuno, perché le alleanze degli uni contro gli altri aumentano solo le divisioni. La pace non chiede né vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità”. 7 Camminando con fede  1/2021

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Attualità

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Il Papa riconosce che il compito non è facile e chiede di non scoraggiarsi, ma di lottare e di rimanere attaccati alla propria terra. Il vescovo caldeo di Erbil, citando più volte l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, si dichiara convinto che gli iracheni devono continuare ad essere questa “mescolanza” di civiltà, culture, religioni, vivendo uniti e creando le condizioni per un ritorno dei cristiani. Erbil, in Kurdistan, è infatti una zona davvero martoriata, un lembo di terra continuamente bagnato di sangue; la sosta e la preghiera del Papa in tale località ha significato indicarla proprio come luogo per risorgere e ricominciare. Il Papa chiede che le religioni non siano strumentalizzate, che non si bestemmi il nome di Dio combattendo guerre in suo nome, che i migranti non ricerchino altrove comprensione, pace e sicurezza, lasciando il proprio paese a rischio della vita. Francesco nei suoi discorsi ha indicato percorsi di futuro di pace a persone imprigionate dai dolori del passato. Anche recentemente i cristiani sono stati uccisi per il solo fatto di essere tali o perché andavano in chiesa. Il loro martirio porta sofferenza a tutto il popolo: Sciiti, Curdi, Yazidi.

Ogni gruppo ha la propria storia di dolore ed è stato vittima del fanatismo, dell’odio e delle armi. Tutto è molto doloroso e complesso. Ma “la pace è possibile tra i figli di Abramo” ed essa “vince sempre, non la guerra”. Per questo è “importante tornare a peregrinare verso i luoghi sacri”, perché “è il segno più bello della nostalgia del Cielo sulla Terra”. Francesco ha l’umiltà di incontrare ogni realtà e di ascoltarne i dolori; a nessuno sfuggono le tante immagini di dolore e di tenerezza, in particolare quella in cui consola il papà del bimbo naufragato sulle coste turche insieme al fratellino e a sua madre, in fuga da quelle terre ancora piene di dolore! Il Papa nei suoi numerosi interventi ha tenuto un linguaggio umanitario, aperto a tutti e radicato nella fede evangelica, toccando un livello di grande profondità che ha coinvolto tutti gli interlocutori. Abbiamo molto da imparare da lui… Troppe volte, come cristiani, rimaniamo infatti silenziosi dinanzi alla situazione di sofferenza del nostro Paese e della vita della gente. Ascoltando il Papa, in questo viaggio in Iraq, ci accorgiamo quale tesoro di vita e di speranza è presente nei “forzieri” della Chiesa. Nella preghiera chiediamo al Signore di avere il coraggio di aprirli e di vivere secondo le ricchezze di speranza e di profezia che essi contengono.


Ricordare e... vivere

I

(Prima parte)

l Beato Tommaso Reggio traccia per i laici un itinerario di vita perché possano davvero, nel concreto di ogni giorno, essere cristiani. Per “fare il bene agli altri” bisogna cominciare da se stessi.

Prima di tutto conoscersi

rate da me che sono mite e umile di cuore’… Le opere di umiltà, le umiliazioni ritraggono in noi viva l’immagine di Colui che si è proposto come modello e di cui sta scritto che l’eterno Padre predestinò alla gloria coloro che riconobbe conformi all’immagine del Figlio suo fatto uomo.”

È necessario avere la consapevolezza che Vincere il rispetto umano l’uomo è un “composto di anima e corpo, di “Quale fu, fratelli, la causa che troppo spesso angelo e bruto”; ciò “spiega a meraviglia la vi trattenne dal compiere un bene che in cuor contraddizione e la lotta che ogni uomo sente vostro apprezzavate e vi sarebbe in se stesso… Il Vangelo in mille piaciuto compiere? Confessatelo luoghi ci presenta questa cona voi stessi, fu un piccolo sacrifitraddizione, questa lotta in noi Per “fare il cio che non osaste negare al votra carne e spirito, tra il mondo e bene agli stro amor proprio. Dio e che ha come campo il cuore altri” bisogna Le disapprovazioni del mondo, dell’uomo. cominciare da la paura del ridicolo, di essere seIl cuore nostro deve essere prise stessi. gnati a dito, di abbassarsi troppo: ma di tutto conquistato da noi, sono idee senza fondamento che perché divenga il primo motore nel cammino della virtù il nostro e principio ad agire bene; ciascuamor proprio ci pone come ostacolo”. no di noi conquista il proprio cuore con la perseveranza paziente nella virtù… Studiamo Il coraggio di essere quindi spassionatamente noi stessi. testimoni Troveremo facilmente che il maggiore ostacolo a fare opere buone è il nostro amor pro“Con calma di cuore, con pacatezza di mente, prio con le sue piccole ambizioni e con il suo liberi da ogni passione, giudicate se il vostro rispetto umano”. stile di vita è conforme ai santi precetti di Gesù Cristo; non crediate di amarlo veramente Avere un modello se la vostra vita non si conforma alla Sua leg“Io vi ricordo che Gesù Cristo fu mostrato al ge. ‘Chi mi ama osserva la mia Parola’. Senza popolo con indosso la veste dei pazzi. Ecce di ciò, anche le più belle parole non servono a homo: ecco l’uomo che ci è di esempio e di nulla, ‘non chi dice Signore, Signore’… modello. Tutti gli uomini, che sono indicati come granEgli fu disprezzato e deriso dal mondo, fu di, tutti coloro che si levano al di sopra degli schiaffeggiato, sputacchiato e fatto re da buraltri con opere straordinarie, tutti ci appaiola. Egli ci ha detto: ‘Specchiatevi in me. Impano uomini di grande abnegazione: tenaci nel

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I Laici


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modestia e delicatezza evitando le dispute, le loro proposito, pazienti nella fatica, disponiacerbe discussioni e il tono di ‘saputelle’. bili con saggia prudenza nelle circostanze, soSenza cedere alla polemica con nessuno, doprattutto solleciti e laboriosi. vete dominare le conversazioni e istruire gli I santi del cristianesimo sono uomini veraaltri con la dolcezza di una mamente grandi e giustamente dre. ammirati perché hanno vissuto La donna […] Dio vi ha dato la delicatezza del la mortificazione e l’abnegaziosentire, la vivacità dello spirito, ne di sé in modo assoluto. da sempre è stata la prontezza della parola, la caSan Domenico e il poverello di cooperatrice di pacità tutta vostra di penetrare Assisi riformarono il mondo tutte le opere e far presa nel cuore dell’uomo, intero con l’esempio perfetto di della gloria per cooperare con la Chiesa alquesta virtù. di Dio… la salvezza”. Numerose schiere di uomini si Non è bene però che la donna fecero loro seguaci e anche loro utilizzi queste doti solo a suo formarono altrettanti campiovantaggio: “perdereste e sprechereste i doni ni che inviarono alle nazioni della terra e le di Dio. Valetevene per lui solo e vi farete saneducarono al vangelo”. te” … “Nella società, malata per mancanza di La donna cooperatrice di Dio fede, le donne devono dare la vita facendosi madri di una generazione di credenti. “L’apostolato delle donne è antico quanto la Con la retta intenzione di piacere a Dio solo, Chiesa stessa. Gesù Cristo e gli Apostoli si facendo in tutto la sua volontà, diventa la pavalsero del loro ministero per ammaestrare drona del mondo intero e lo conduce a Dio”. gli ignoranti e promuovere i valori evangeli“In Maria la donna per eccellenza, rispecchiaci… La donna, nell’ordine della Provvidenza, tevi, qualsiasi sia la vostra età e la vostra conda sempre è stata costituita cooperatrice di dizione di vita, e imparate da lei quali gesti, tutte le opere della gloria di Dio… Essa è imper amore di suo Figlio, sia meglio compiere pegnata nell’istruzione religiosa. per il bene di tutti”. Qual è il metodo più efficace? Il modo più (cfr Omelie ai laici vol. 1 e 2) semplice per costruire nella fede è evitare ogni affettazione e agire con la massima

“Ricordare e… vivere”

vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio


La parola a...

Madre Carla

Il profumo della risurrezione S

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econdo un’antichissima tradizione conferdi chi l’ha sentita. È risorto, cioè è tutto vero! La mata nei Vangeli apocrifi, la prima donna verità consegnata a una donna, la verità esaltanche va al sepolcro è Maria, la madre di Gesù. te della vita che trionfa sulla morte, raccontata Nel Vangelo di Gamaliele Maria è consolata dal a una donna che non poteva neppure testimoFiglio risorto: “Nessuno ha portato via il mio niare, perché era solo una donna! La pregnanza cadavere, bensì sono risorto per volere di mio di questa scelta, la bellezza di questo annuncio, Padre, o madre mia. Oggi sei venuta alla mia oggi sarebbero finite sulle prime pagine di tutti tomba mentre ho tratto dagli inferi quelli che i giornali. È magnifico per noi credenti poter dierano in catene”. re che il Cristo Gesù ha “preceUdite queste parole il cuore delduto” di secoli i movimenti che la Vergine si colmò di forza e vogliono valorizzare la donna. Il “Ora sì consolazione. La madre di Gesù Signore Gesù è sempre sorprendiventa la prima testimone deldentemente attuale! È vero che o Redentore la risurrezione ed è chiamata ad non è facile credere che la vita che abbiamo annunciare l’evento ai discepoli. vince sempre. bisogno del tuo Si tratta, è vero, di un Vangelo La Madonna c’è riuscita e ha seaiuto, ora sì apocrifo che, però, ci fa ancora guito il suo Gesù fino a sopporpensare alla grandezza della Matare il dolore di vederlo in croche invochiamo donna e al suo esserci in un moce. Meritava, dunque, secondo il tuo soccorso” mento che ha sconvolto non solo i Vangeli apocrifi, di sentire per la sua vita, ma la storia intera. prima il profumo della risurreOggi si cerca di definire e di vazione, di vedere per prima la lulorizzare il ruolo della donna per far emergere ce che vince la notte. finalmente la sua capacità di cogliere e di curare La fede di Maria ci faccia strada in questa Pale emozioni e le situazioni, per sottolineare la squa che pare coperta dalle ombre del tempo sua intraprendenza, la sua efficacia di interventriste che viviamo. Apriamoci ai profumi delto anche nelle situazioni complesse. Il discorso la risurrezione che ci sono per chi come noi è sarebbe lungo e meriterebbe attenzione e analisi chiamato a credere che Cristo risorge e ci ricolprecise e approfondite. È bello invece, sempre ma di vita nuova. più bello, sapere che il grande annuncio della Lui ci ha accettati, amati e noi, sorpresi, ripetiastoria è stato dato comunque da una donna. Il mogli con le parole del poeta Mario Luzi: “Ora Signore Gesù non ha sicuramente lasciato che sì o Redentore che abbiamo bisogno del tuo aiuquesto accadesse per caso! to, ora sì che invochiamo il tuo soccorso. L’offeIl profumo della risurrezione, dunque, l’ha sensa del mondo è stata immane: infinitamente più tito per primo una donna: profumo fatto di stugrande è stato il tuo amore”. pore, di meraviglia, di annuncio, di incredulità Il profumo del Risorto vince il fetore e il puzzo misto a gioia: “È risorto, non è qui!” Questa fradella morte e ci incoraggia ad essere portatrici se ha fatto “scoppiare” mille primavere nel cuore di gioia, di vita e del profumo della risurrezione.


Spiritualità e carisma

Gesù centro della nostra comunità

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Carissime consorelle, ci apprestiamo alla celebrazione del XVIII Capitolo Generale e vorremmo avere nel cuore l’evento capitolare in modo da ripensare alla nostra vocazione di Suore di Santa Marta. Vi raggiungiamo per condividere il logo vocazionale per questo anno 2021. Nel nostro logo abbiamo voluto mettere in luce i segni distintivi della Consacrazione, come ce lo ricorda l’art. 65 della nostra Regola di Vita: «Gesù è centro della nostra comunità. È Lui che la rende viva; con il suo Corpo la sua Parola la sua Presenza». Gesù ci ama tanto da morire per noi: è il centro della Comunità come ci evidenzia la Croce che ha come base Il Vangelo. Il nostro vivere insieme (Comunità) nella diversità, come ci indicano i disegni, ritrova vita e comunione nella Parola e nella Croce. In questo anno desideriamo vivere la dimensione fraterna della nostra vocazione, nella consapevolezza che “se la vita è vocazione, vuol dire che la voce del Signore continua a farsi sentire” (Mons. Erio Castellucci, Convegno Nazionale delle Vocazioni 2021), “La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due” e si realizza attraverso le persone e le situazioni che incontriamo nel quotidiano. Come ci ricorda Papa Francesco «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (EG 1). Sia questa la sorgente della nostra preghiera per le vocazioni, in modo che molti possano sperimentare la stessa gioia che riempie le nostre giornate.

le suore della Commissione Vocazionale


Frammenti di santità

Madre Umberta Pepi passata alla Casa del Padre il 10 marzo 2002

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Ho vissuto con Madre Umberta a Settignano da ragazza. Dietro un aspetto “burbero”, la Madre nascondeva un cuore sensibile e tutte le volevamo bene. Quando riceveva qualcosa di buono ne faceva subito parte con noi “le sue figliole”! Se doveva fare un rimprovero a qualcuna lo faceva sempre “in privato”. Ci aiutava a crescere stimolando il nostro senso di responsabilità, valorizzando i talenti di ciascuna. È stata per noi tutte non solo una maestra di vita su cui sempre potevamo contare, ma anche una valida guida spirituale. Anche molto tempo dopo aver lasciato Settignano la cercavamo per confidarle difficoltà, chiederle un consiglio, farla partecipe di qualche nostra gioia. Sicuramente, ricordandola dopo tanti anni, affiora nel mio cuore un sentimento di profonda gratitudine che non è solo mio ma anche delle “ragazze” di allora che hanno goduto di questa preziosa presenza, assicurata anche a tutte le consorelle dai biglietti di auguri di buon compleanno che, puntuali arrivavano ogni anno fino a quando “le sono bastate le forze”. Grazie Madre! Suor Valeria Gonzini


Percorsi di formazione di suor Maria José Casanova

La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due

I

Camminando con fede  1/2021

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l Convegno Nazionale delle Vocazioni, promosso quest’anno dalla CEI, è stato un dono grande della Provvidenza e una bella opportunità per riflettere sul tema della FRATERNITÀ. È vero che siamo sollecitate a considerare questo tema da tanti punti di vista, ma noi Suore di Santa Marta che ci apprestiamo in questo anno a celebrare il Capitolo, ne possiamo cogliere il senso più profondo solo con gli occhi della fede: è il Signore Gesù che con infinita tenerezza vuol condurci all’essenziale della nostra vita. Il Convegno in questo anno si è svolto con le modalità comuni a tante altre iniziative realizzate in tempo di Pandemia. Questo ha permesso prima di tutto che fosse seguito in contemporanea da tante persone e comunità, in diverse parti del mondo. Gli organizzatori hanno pensato il convegno in modo tale che i materiali rimanessero a disposizione di tutti e si potessero utilizzare anche in altri momenti. I vari interventi dei relatori hanno fornito un prezioso materiale da cui si possono attingere diversi spunti che possono sicuramente arricchire la nostra riflessione. Mi piace in particolare qui ricordare e anche riportare

una considerazione di Sua Ecc.za Mons. Erio Castellucci, che ritengo molto significativa e importante anche per noi Suore: «Se la vita è vocazione, vuol dire che la voce del Signore continua a farsi sentire. Non è per un tratto vocazione e per il resto ricordo. Le persone che incontro e le situazioni che vivo mi danno la fisionomia che ho oggi. Non vivo la mia vocazione da solo, ma insieme agli altri.» È bello pensare che ogni Suora di Santa Marta può trovare nel cammino comunitario la custodia della propria vocazione e nelle relazioni fraterne un aiuto prezioso per la sua crescita e per la maturazione della propria vocazione. Se ci pensiamo bene è proprio così: anche le situazioni difficili che via via dobbiamo affrontare, ci offrono varie occasioni per divenire sempre più noi stesse e quindi donne veramente realizzate. Ancora una volta possiamo affermare che nulla può essere escluso dal piano provvidente di Dio: se un giorno abbiamo creduto nella sua chiamata, oggi, in qualsiasi situazione ci troviamo, possiamo credere al suo prodigarsi verso di noi e così non vivere la nostra donazione a Dio come un bel ricordo del passato, ma come una scelta che ogni giorno si rinnova con sempre nuovo entusiasmo e gioia.


In missione di Mariangela Melica

Sei secondi per... cambiare il mondo quattro mesi dall’inizio del nuovo anno mi ritrovo a fare un bilancio sul progetto didattico speciale dedicato alle emozioni, che ha come protagonisti indiscussi i bambini, utilizzando le tappe del percorso di crescita a partire dall’età prescolare. Un progetto, dunque, nato per ottenere “qualcosa in più” dal grande potenziale del bambino, un vantaggio nell’apprendimento di cui oggi più che mai vi è un estremo bisogno. Ed è proprio per questo motivo che la formazione, anche dell’adulto, diviene necessaria per migliorare l’azione educativa a svolgere al meglio il proprio ruolo. È ormai assolutamente chiaro, infatti, che le qualità cognitive, intellettive, ma soprattutto quelle emotive e relazionali, nascono e si strutturano nella primissima infanzia,

poiché in questo periodo si modifica in modo permanente lo sviluppo dei bambini determinando la loro crescita e le qualità che esprimeranno da adulti. Per tale ragione, insieme a Suor Luisa, abbiamo pensato di offrire a tutto il personale educante, una magnifica opportunità, un corso di formazione che ci rendesse consapevoli degli strumenti che possediamo e di quanto la nostra missione, in ambito educativo, psicologico, pedagogico possa essere messa a disposizione anche tra noi adulti, stimolando in modo profondo e completo l’intelligenza e l’interiorità di ciascuno di noi. Credo divenga fondamentale, soprattutto

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per noi laici, approfondire più campi insieme all’apostolato per la promozione umana e cristiana delle persone e della società: “accogliere per educare”, uno dei motti della congregazione delle Suore di Santa Marta, che vuole tradursi in un impegno che punti a realizzare una scuola che favorisca tutte le dimensioni della persona. Ho personalmente ingaggiato questa bellissima realtà presente su Roma dal 1997 “six seconds” che nasce da un gruppo di formatori, pedagogisti, insegnanti, e ha come obiettivo lo sviluppo emozionale della persona. Il suo nome deriva da una ricerca scientifica appurata, letteralmente, tradotto “sei secondi”, ed è il tempo necessario che occorre ad una persona per riconoscere il sentimento che prova e gestirlo. Durante questa prima parte del corso, abbiamo assorbito i tre concetti fondamentali di questo modello, agire acquisendo competenze per diventare più consapevoli, più intenzionali, più decisi. È stato un percorso che ha visto coinvolte tutte noi, lasciandoci dentro qualcosa su cui riflettere e analizzare. Lavorare su di noi non è stato un esercizio fine a sé stesso, servirà invece a migliorare il nostro stile educativo. Le emozioni sorgono nei centri profondi del nostro cervello, quelli che controllano le funzioni vitali del corpo, le emozioni si presentano e basta, e non vanno giudicate. Grazie al nostro coach Manuel Caviglia,

che ha presieduto l’intero corso formativo, abbiamo compreso e ci siamo allenate ad agire e interpretare ciò che accade, insegnando così a gestire l’intensità e a regolare gli effetti in ogni situazione, aiutandoci a maturare strategie positive per affrontare il tutto in maniera più equilibrata, sfruttando inconsapevolmente l’intelligenza emotiva, ovvero, quella capacità di leggere il proprio mondo interiore e quello altrui, per migliorare il benessere e la qualità della vita. La risposta alla domanda “che cos’è un’emozione?” non si può trovare solo in una definizione, poiché diversi sono i fattori che condizionano i nostri atteggiamenti, i pensieri, la cultura o i modi di essere. Pertanto se c’è una cosa che ho imparato durante questo viaggio di esplorazione in questo nuovo e strano mondo emotivo, è che non ci servono meno parole per indicare i nostri sentimenti ma ce ne servono molte di più. Saper cogliere le sfumature degli eventi che ci travolgono ci aiuta a cambiare noi per poter cambiare il mondo. Ringrazio le insegnanti che hanno partecipato con entusiasmo; ringrazio ancora tutta la Congregazione delle Suore di Santa Marta, in particolare Madre Carla e Suor Luisa per essere di supporto a queste iniziative di arricchimento; ringrazio me stessa per il turbinio di emozioni che mi mantiene viva e operativa.


In missione

Sorriso, speranza, solidarietà

da Viareggio

Andrea Paci

dalla discoteca ai malati di Covid la storia del deejay volontario. • Il secondo: con il servizio sulle ambulanze dove con professionalità e dolcezza dava SPERANZA a coloro che vivevano un’esperienza terribile e segnante non solo a livello fisico. • Il terzo: con la SOLIDARIETÀ insieme al movimento dei Carnevalari con i quali ha proposto l’iniziativa benefica della vendita di coprimascherine realizzate con la “Burlamacca”, la famosa bandiera del Carnevale di Viareggio, che ogni anno viene venduta per finanziare numerosi progetti di solidarietà. Che altro dire GRAZIE Andrea per tutto quello che fai.

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n questo momento storico dove la paura e l’incertezza verso il futuro ci attanagliano la storia di Andrea Paci è un esempio che ci insegna come si può reagire in modo diverso e costruttivo alle difficoltà. Andrea lo ha fatto mettendosi al servizio dell’altro in svariati modi: • Il primo: con il SORRISO e la sua vasta cultura musicale ha tenuto compagnia, durante il lockdown, a tantissime persone attraverso le quotidiane dirette Facebook da lui organizzate sul terrazzo o nel soggiorno di casa sua.


In missione

Primo posto in Cile

di Sor Violeta Rosales

Talca - Chile

Liceo Bicentennale di eccellenza

per il Ministero dell’Istruzione

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ercoledì 16 dicembre il Ministero della Pubblica Istruzione nomina il nostro Liceo Santa Marta de Talca, Liceo Bicentenario de Excelencia. È importante sottolineare che il Liceo Santa Marta ha ottenuto il primo punteggio nazionale e regionale, tra le scuole umanistiche, scientifiche, tecniche, professionali e artistiche a livello nazionale nel bando per progetti Bicentennial di Excelencia. Nella cerimonia di premiazione via “online”, il Presidente della Repubblica, Sebastián Piñera,

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ha dichiarato: “I Licei Bicentenari promuovono simultaneamente impegno e merito, eccellenza e mobilità sociale, ottenendo, di conseguenza, grandi miglioramenti nella qualità dell’istruzione e nella ricchezza della proposta formativa”. Il processo di candidatura è iniziato nell’agosto 2020. Hanno presentato domanda 407 Collegi e ne sono stati selezionati 120: 74 istituti tecnicoprofessionali, 44 umanistici e scientifici e 2 artistici.


dell’impegno di ogni religiosa, insegnante, assistente educativo e ovviamente di ogni famiglia e studente che fa parte di questa proposta educativa cattolica, dove l’educazione come spazio di MISSIONE si arricchisce di un forte senso di FEDE, SERVIZIO E ACCOGLIENZA, soprattutto per la solida formazione integrale del valore dei suoi studenti. Come comunità educativa, ringraziamo Dio per aver ispirato Monsignor Larraín a richiedere la presenza delle Suore di Santa Marta nella città di Talca e per averci accompagnato con le sue grazie e benedizioni, per tanti anni, nella missione evangelizzatrice attraverso la formazione cristiana. Siamo consapevoli che questo traguardo non è solo ed esclusivo di quest’ultima generazione, ma anche del lavoro costante, attento e generoso di ciascuna delle sorelle che fin dall’inizio hanno messo il seme, delle famiglie che, anno dopo anno, hanno dato fiducia al lavoro educativo delle loro figlie, delle generazioni di insegnanti che hanno dedicato la loro vita al servizio e alla formazione, delle giovani donne aderenti al carisma e al progetto educativo dell’istituto, delle assistenti che si sforzano di collaborare al lavoro educativo, insomma di tutti coloro che in questi anni hanno dedicato i loro sforzi a coltivare uno spirito di famiglia che cerca il meglio per educare i suoi giovani ai valori cristiani.

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Il Liceo Santa Marta ha ottenuto la valutazione più alta in Cile, tra tutte le scuole selezionate, all’interno dei vari licei umanistici, scientifici, tecnico-professionali e artistici, posizionando la regione del Maule al primo posto. A partire dalla prima settimana di gennaio, il nostro Liceo verrà ribattezzato “LICEO BICENTENARIO DI ECCELLENZA SANTA MARTA”. Si segnala che, per candidarsi e partecipare, è stata effettuata una Diagnosi Istituzionale e uno studio dei processi e delle procedure dell’Ente Istituzionale su un periodo di 3 anni (2017, 2018 e 2019) in termini di risultati accademici, di valutazioni standardizzate: risultati di indicatori di sviluppo personale e sociale, risultati del test di selezione universitaria, percentuale di laureati, accordi con il settore produttivo e le istituzioni universitarie, studi di livello superiore. Insieme a quanto sopra, è stato presentato un Progetto di Rafforzamento Educativo e Formativo che coinvolge tutti i livelli di studio e modalità tecnico-scientifiche umanistiche. Il progetto è nato per rafforzare il cuore del Programma Liceo Bicentenario di Eccellenza e la quantità di denaro che verrà ricevuta è destinata alla realizzazione del progetto stesso. Il raggiungimento di questo incarico è dovuto al lavoro collaborativo, dove il punto di forza è la consapevolezza della comunità esistente che rende solido il lavoro di squadra e tiene conto


Con amore...

Casa Madre

Signore, ti ringraziamo con tutto il cuore, perchè in questo tempo di Pandemia ci hai guardato con particolare amore e attenzione e non hai permesso che fossimo contagiate dal Covid-19. Restiamo ancora fiduciose sotto la tua protezione. Grazie!

Castel Gandolfo

In questo tempo difficile di Pandemia abbiamo continuato a pregare, ogni giorno, il Beato Tommaso Reggio con una preghiera corale da parte di Ospiti e Suore. Il Beato ci è stato maestro nell’affrontare con fede e determinazione le grandi difficoltà del suo tempo. Siamo certe della sua protezione paterna. Come non ringraziarlo per tutto il bene che ci ottiene da Dio, per le opere di misericordia, che le Suore di S. Marta, conducono in tante parti del mondo, con serenità e gioia?

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Questo periodo, segnato dall’esperienza del Covid-19, ci insegue da più di un anno. La situazione è stata sofferta da noi Religiose per la preoccupazione di eventuali contagi anche se abbiamo cercato di essere attente nel mettere in atto tutte le misure di sicurezza. La sofferenza più grande per le Ospiti è stata quella di non poter uscire dalla struttura anche per una sola visita o un pranzo in famiglia, da marzo 2020. Le visite dei parenti sono state a distanza attraverso la visuale di uno sportello di vetro che ha consentito di proteggerci da contagi spiacevoli e rischiosi. Dobbiamo ringraziare di vero cuore il Signore e il Beato Tommaso Reggio che ci hanno guardato e protetto con amore.

Vicchio


In missione da Roggiano

Un premio agli alunni “che fanno fiorire il bene” I tutti gli ordini di studio, anche se il premio di solito è assegnato ad un alunno per classe tra quelle che concludono il percorso scolastico (quinta primaria e terza media). Quest’anno la festa è rimandata di qualche mese: infatti le Suore hanno pensato di mantenere in sospeso la cerimonia con la speranza che la bellezza dei sorrisi dei premiati e delle loro famiglie, degli applausi e dell’esultanza dei compagni, dello spirito di appartenenza che si percepisce nella scuola potesse essere vissuta da tutti gli alunni insieme. Intanto piccoli e grandi, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado, si guardano a distanza mentre giocano nel grande parco della scuola o svolgono attività didattiche nelle aule verdi o mentre vanno e vengono dalla palestra, dalla mensa, dai campi all’aperto… e si osservano con curiosità, godendosi la suspense in attesa di conoscere i nomi dei vincitori del Premio Tommaso Reggio.

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l 9 gennaio ricorre l’anniversario della nascita del Beato Tommaso Reggio, avvenuta a Genova nel 1818. Divenuto Arcivescovo proprio nella sua città, Tommaso Reggio è stato protagonista di una intensa pastorale, caratterizzata dall’attenzione alle problematiche sociali che convivevano con il grande sviluppo economico e i cambiamenti politici della sua epoca. Posta al centro della sua missione la carità, specie per il popolo dei poveri e degli emarginati, egli fondò la Congregazione delle Suore di Santa Marta, il cui carisma è quello di essere al servizio dei fratelli e delle necessità della Chiesa. Oggi le Suore di Santa Marta hanno comunità in Libano, India, Messico, Cile, Argentina, Brasile e Italia, dal 1957 anche a Roggiano, dove gestiscono l’Educandato Maria SS. Bambina. Nel nome del loro Fondatore le Suore assegnano annualmente un premio: si tratta di un riconoscimento agli alunni che si distinguono per l’accoglienza e la sensibilità verso i compagni, per l’attenzione alle necessità degli altri, per la disposizione a creare un clima sereno e collaborativo in classe, cioè coloro che sono d’esempio nel “far fiorire il bene”. All’Educandato c’è sempre fermento nelle settimane che precedono la festa, che è un momento di condivisione importante al quale partecipano gli alunni di


In missione

Porte chiuse, semiaperte, Alleanza educativa e testimonianza cristiana tra studenti, docenti, genitori nella scuola cattolica

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uando si opera in realtà educative, l’innovazione e l’aggiornamento è di casa, è sempre lì dietro l’angolo per captare le ultime novità, a livello legislativo, tecnologico, psicologico… e ci si ferma per studiare, analizzare, arricchirsi di nuovi orizzonti… Venerdì 19 febbraio, venerdì grasso per la diocesi ambrosiana, gli insegnanti della scuola Santa Marta di Vighizzolo hanno vissuto una mattinata di ricarica spirituale. All’incontro, guidato da don Carlo Silva, hanno partecipato tutti gli insegnanti dei due ordini di scuola: primaria e secondaria di Primo Grado. L’incontro ha avuto inizio con la proposta del sacerdote che in 5 punti ha cercato di consegnarci chiavi speciali per aprire il cuore e tirare fuori dal forziere del nostro cuore quei doni da condividere con i nostri bambini e ragazzi ogni giorno. 1. LA PROFEZIA. “La chiesa non perde tempo a piangere le cose che non vanno, le analizza per imparare, ma poi volge lo sguardo alle cose che vanno: i regali di Dio”, dice Papa Francesco. Questa profezia, annunciata nell’ottobre del 2019 in tempi non ancora sospetti!, ci dice la capacità di leggere i segni dei tempi con la lente della speranza e ci stimola alla ricerca del bene sempre e comunque. Una profezia che dà la sveglia a coloro che sono soliti abbattersi, scoraggiarsi, isolarsi, cedere al pessimismo.

Una profezia che ci apre ai doni di Dio presenti in tutte le persone e in ciascuno. Una profezia che ci dice che ogni persona è un regalo di Dio per ciascuno di noi. 2. PORTE CHIUSE, SEMICHIUSE, APERTE. “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. E spesso rinasciamo… grazie anche alle parole e alla cura di chi ci ama”, sottolinea Neruda. Sono state chiuse tante porte: • quelle delle relazioni interpersonali: delle case, delle famiglie, dei parenti, degli amici, quelle dell’incontro, degli abbracci, del conversare, del poter fare gruppo, quelle dei malati, degli anziani, degli ospedali, delle Rsa, persino dei morenti… • quelle religiose: delle celebrazioni eucaristiche, dei sacramenti, della direzione spirituale, della visita ordinaria dei malati e degli anziani, degli incontri di catechesi per tutte le età… • quelle civili: delle feste popolari, delle ricorrenze a livello locale e nazionale… • quelle educative: delle scuole, degli oratori, dei circoli culturali, dei musei, dei gruppi sportivi… • quelle dei servizi alla persona: delle palestre, dei negozi, dei bar, dei ristoranti… Tutte queste porte chiuse, ed altre, hanno in qualche modo limitato la nostra libertà. Ma sono state lasciate semi aperte: • le porte caritative: delle Caritas parrocchiali, delle associazioni di volontariato, del tra-


sporto malati, delle attività sportive individuali, del lavoro. Tutte “porte” necessarie per favorire, per aiutare, per tener vivo nel limite del possibile il tessuto umano, sociale e religioso… E poi si sono aperti anche dei portoni che ci hanno stimolato a “mettere vino nuovo in otri nuovi”. Quali: - il portale digitale: spazio che almeno un poco abbiamo imparato ad abitare; - lo spazio domestico: riscoperto come il luogo di relazioni intime, di cura, di attenzione, di dialogo, di riscoperta di “chiesa domestica” per vivere e condividere la fede religiosa; - la presenza consolatoria degli infermieri, dei medici e di tutto il personale ospedaliero; - la collaborazione più stretta e coordinata tra le attività civili e religiose; - il ritorno e il recupero dell’essenziale, sia a livello di cose, di bisogni, di cibo che a livello religioso; - la valorizzazione del lavoro e della didattica a distanza… 3. NIENTE È PIÙ COME PRIMA. “Siamo davanti non a un’epoca di cambiamenti, ma a un cambiamento d’epoca” dice ancora Papa Francesco.

Vighizzolo

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La pandemia ha reso tutti più fragili, ansiosi, apprensivi per la preoccupazione della propria salute e di quella dei nostri cari, per l’incertezza del dopo emergenza, per il taglio delle amicizie e degli incontri tra i compagni di scuola, gli insegnanti, i colleghi di lavoro… Cambia il modo di lavorare: i movimenti e le abitudini personali e familiari vengono drasticamente modificati, a volte arricchiti, a volte persino idealizzati. Ci si sente sospesi nell’esercizio di alcune libertà e tuttavia ci si

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aperte...

la Comunità Educante


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sente impegnati ad attuare un cambiamento positivo nella cura e nella ricerca delle relazioni, dei rapporti, delle scelte, del modo più vero di vivere e di pregare. • La carità non è più un optional per gli addetti ai lavori: diventa pratica ed esigenza personale. Ci si sente più fratelli e sorelle. • La famiglia si sente più unita e capace di rassicurarsi vicendevolmente, i genitori e i figli trovano più facilità al dialogo e al confronto. Si sente ad ogni livello la necessità di un accompagnamento psicologico anti-ansia e depressione, e di rivisitare certezze e valori universali per potersi sentire rassicurati e riempiti di coraggio e di speranza. Tutto questo mette alla prova la tenuta di studenti, docenti e genitori nella ricerca e nella elaborazione di un percorso educativo per la scuola, a maggior ragione se “cattolica”. 4. LA CORRESPONSABILITÀ. “Occorre che siamo noi stessi a gettarci tra i raggi della ruota per bloccare il suo rotolare verso il nulla o invertire la marcia”, dice Bonhoeffer! “Siamo nati originali, non dobbiamo diventare fotocopie” ricorda il Beato Carlo Acutis. Famiglia, studenti, docenti, scuola costituiscono le parti vitali della Comunità educante, la quale per essere tale deve sapersi avvalere di un lavoro di rete per ascoltare e registrare i bisogni di ogni singola realtà, mettere al centro il dialogo costruttivo e formativo. Tutto questo è fondamentale perché la scuola sia messa in grado di fare una proposta educativa e poter raggiungere gli obiettivi prefissati stimolando il pensiero, l’immaginazione e la fantasia di tutti. In una scuola cattolica gli obiettivi non possono fermarsi alla sola formazione umana e culturale, ma devono spaziare e inglobare i principi e i valori della fede cattolica. Perciò questo periodo diventa occasione, possibilità per “rotolare” tutti insieme verso Dio.

5. DAI VANGELI UN DECALOGO PER L’INSEGNANTE DEL SANTA MARTA 1 SENZA ILLUSIONI: costruire sulla roccia (Mt.7,21-27) 2 SENZA TIMORE: insegnare nella luce (Mt. 10,26-31) 3 SENZA PRETESA: seminare con abbondanza (Mt. 13,3-9) 4 SENZA AFFANNO: partire dal piccolo o dal poco (Mt. 13,31-43) 5 LA CURA DEL DEBOLE: sperare sempre (Mt. 18,11-14) 6 L’AMMONIZIONE: correggere fraternamente (Mt.18,15-18) 7 L’AGGIORNAMENTO: leggere i segni dei tempi (Lc.12,54-59) 8 LA CARITÀ: educare col cuore (Lc.10,25-37) 9 IL RECUPERO DELLA PERSONA: farsi invitare (Lc.19,1-10) 10 LA PREGHIERA E IL PERDONO: essere cristiani (Mt. 18,19-22) Alla proposta del sacerdote sono seguiti i lavori di gruppo per riflettere ulteriormente sulle piste offerte, per una condivisione dei doni spirituali, delle proprie esperienze di spiritualità. Al termine ogni gruppo ha dato il suo contributo all’assemblea con una nuova ricchezza di spunti e di esperienze che avrebbero potuto proseguire anche nel pomeriggio! L’incontro è terminato con una consegna: Nella vita di ciascuno c’è sempre un tesoro nascosto: i talenti! Non importa quanti siano, l’importante è trafficarli bene! A noi è dato questo forziere dove ci sono le cose nuove (i doni dello spirito!) e quelle vecchie (la tradizione, i valori!). Ora tocca a voi aprire, spalancare le porte a Cristo, quel Cristo che trovate nell’uomo, bambino o genitore… e la chiave per aprire il cuore è l’amore… con questa chiave tutto ciò che scioglierai sarà sciolto nei cieli. Con la consegna di una piccola chiave, a ricordo dell’incontro, termina la mattinata di formazione.


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Siamo consacrati nella verità

di suor Anita e il gruppo Betania

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a quando è iniziata la pandemia, l’anno scorso marzo, il gruppo Betania non si è più incontrato qui nel Pensionato Santa Marta, in Via Tavoleria per un momento di preghiera e di riflessione sulla vita e sugli esempi del Beato Tommaso Reggio e sulla bellezza della sequela di Cristo. Il tutto è continuato però nelle proprie case, seguendo le indicazioni che venivano date con e-mail dalla capogruppo Anna Maria Bastianoni che si organizzava con Suor Anita. Per la preghiera e la meditazione veniva scelto il sabato alle ore 16.30 e tutte erano molto coinvolte in questa iniziativa. Da ultimo si è meditata la Pasqua del Signore: la sua passione, morte e Risurrezione. È stata proposta e inviata a tutte l’ultima parte della preghiera che Gesù ha innalzato al Padre durante la cena pasquale con gli Apostoli. “Consacrali nella verità. La tua Parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io ho consacrato me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Ho pregato perché tutti siano una cosa sola, come Tu Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi una cosa sola perché il mondo creda che Tu mi hai mandato”. Alla fine della nostra convivenza con Gesù, nella sua ultima sera, viene affidato anche a noi un compito meraviglioso e urgente, difficile ma affascinante: siamo consacrati nella verità, siamo segnati, marchiati dalla verità. Non c’è più posto per una condotta pendolare tra il messaggio evangelico e la mentalità comune. Tutte siamo persone consacrate dal Battesimo e le Religiose sono consacrate dalla Professione religiosa nella Chiesa e per la Chiesa. Essere consacrate significa appartenere a Dio, essere possesso suo, essere nelle sue mani strumenti di amore e di redenzione operata da Gesù.

Pisa

Siamo immersi nella verità stessa di Dio, nell’unica verità che illumina la vita e l’essere dell’uomo. Il nostro impegno è continuo: conoscere la verità, meditare la Parola di Dio, approfondire la verità, realizzare la verità nelle nostre scelte quotidiane, trasmettere la verità soprattutto con la vita. Dalla verità nasce l’unione con Dio e tra noi. Gesù prega perché noi tutti siamo una cosa sola. È la preghiera più commovente di Gesù. La nostra consacrazione ci riempie dell’amore di Dio che rende possibile quella comunione profonda e sempre nuova che distingue chi vuole seguire Cristo morto e Risorto. È importante rivedere la nostra vita personale e comunitaria e cogliere se c’è comunione vera o solo apparente. Nei nostri incontri, nei nostri propositi deve sempre trasparire quella serenità che nasce dalla comunione intima con Lui. Rileggiamo questa preghiera di Gesù e su questa misuriamo il nostro comportamento, l’amore per la verità, la tensione all’unità, la capacità di amare sempre per primi e di immergere nell’amore infinito di Dio ogni durezza del nostro cuore. Vediamo anche la nostra capacità di gioia, di serenità, di trasparenza dell’unico amore di Dio che da noi deve raggiungere ogni persona. La verità deve essere la nostra continua ricerca, persuasi che la verità tutta intera è Gesù, e questa verità ci viene comunicata per amore e per fare di noi altrettanti testimoni e trasmettitori di questa unica verità. Abbiamo tutte letto e riletto questo brano del Vangelo di Giovanni (17,17-23) per capire come la nostra fede e la nostra consacrazione a Dio è vivere il mistero pasquale di Cristo che dona tutto se stesso per noi. Queste riflessioni sono scaturite nel cuore di ciascuno e inviate al centro per sottolineare la bellezza e la profondità del Vangelo di Giovanni.


L’ambiente familiare e sicuro della quotidianità

di Marta Valbuzi

Milano - Bovisa

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tesoro che gelosamente conservo nonostante il passare del tempo e le altre esperienze vissute. Alcuni ricordi sono più tenui e sfocati, ma davvero tanti sono quelli che invece appaiono con contorni chiari e colori vividi: ricordo le lunghe ricreazioni nel cortile e le calorose feste invernali in palestra, i tornei nel campetto da calcio e gli impegnativi (ma strepitosi) spettacoli di fine anno al Teatro Fumagalli; ricordo l’estate a Chiavari e la gita a Roma con suor Lucía, che per tenere tutti sull’attenti contava fino a tre ed ogni volta già al “due” aveva i nostri occhi vispi e affettuosi rivolti a lei; ricordo con malinconia i rimproveri autorevoli e giusti di Suor Fortunata, le lezioni di latino con Suor Giacinta, la scuola estiva con

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ettembre 1999. Con indosso un nuovissimo grembiule color cobalto e portando sulle spalle una cartella forse fin troppo grande per una bambina di sei anni, ero pronta per varcare il cancello dell’Istituto ed iniziare la prima elementare. La naturale esaltazione per la novità e l’ingenua agitazione del primo giorno si accompagnavano per me alla curiosa coincidenza per cui il mio nome, Marta, fosse proprio lo stesso della Santa che dava il nome alla Congregazione delle suore della mia nuova scuola. Ho frequentato al Santa Marta di Vighizzolo tutte le classi delle elementari e delle medie. Quegli otto anni di scuola sono, nella mia memoria e nel mio cuore, un immenso


In missione

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Suor Aloysia; ricordo, soprattutto, la sensazione bella di essere conosciuta e chiamata per nome da chi, come me, viveva la scuola ad ogni ora del giorno e dell’anno e vi trovava l’ambiente familiare e sicuro della quotidianità. Più forte ancora della nostalgia è tuttavia il senso di gratitudine. Provo davvero tanta riconoscenza e affetto nei confronti di quanti hanno arricchito il mio percorso al Santa Marta. Il pensiero è destinato alle suore certamente, perché sono loro innanzitutto a generare il bene nelle loro comunità, ma è rivolto anche ai compagni e agli amici, con cui ho condiviso l’infanzia e con molti dei quali ancora oggi dopo anni mantengo i rapporti, e in modo particolare a tutti i docenti incontrati. Questi ultimi hanno lasciato la loro delicata eppure incisiva impronta sulla mia formazione e hanno orientato il mio futuro. Le scelte compiute dopo la scuola media sono state indirizzate dai loro preziosi consigli e ispirate alla loro zelante operosità. Alcuni sono stati

per me letteralmente degli esempi e dico grazie a loro se oggi so che insegnare è la mia passione: dopo aver frequentato il liceo linguistico e la facoltà di Lettere, mi sono infatti messa in gioco per provare a trasmettere io stessa ad altre nuove generazioni la meraviglia dell’imparare. Settembre 2020. Esaltata per la novità e con un’agitazione d’animo diversa, non più certamente ingenua, bensì solerte e consapevole della responsabilità che ogni nuovo anno scolastico porta con sé, ho varcato un nuovo ingresso. Questa volta sono a Milano, all’Istituto Santa Gemma in Bovisa, e con grande gioia sono seduta in cattedra. Intorno a me ci sono ancora una volta le suore di Santa Marta ed io ritrovo subito lo stesso ambiente di quel “primo giorno” di scuola: percepisco accoglienza e sorrisi, ma anche serietà e determinazione, respiro serenità e trovo accanto a me persone pronte a collaborare e condividere momenti perché siano scritte nuove indimenticabili pagine di ricordi.


di suor Mariakutty Saly

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n questo tempo di pandemia, è stata una grande sorpresa sentirmi chiamare dalla Madre Generale, ai primi di Febbraio, per annunciarmi la visita in famiglia. Era l’anno giusto, ma la Madre aveva comunicato a me e alle mie compagne che gli aeroporti erano chiusi e che non si poteva partire, quindi quasi non riuscivo a credere a questa fortuna, tra l’altro con una data molto vicina alla partenza. Mi sono preparata con grande emozione e sono partita il 17 febbraio con quattro altre consorelle: destinazione India! Sono arrivata che era primavera inoltrata: tutto era fiorito, i frutti abbondavano, il tempo era soleggiato e quasi caldo. Questo mi ha colpito favorevolmente, perchè ero andata in famiglia quasi sempre durante i periodi di pioggia, inondazioni e frane… Mia mamma e mia sorella, a casa, non potevano credere che fosse una realtà così bella. Ho avuto tanto tempo per stare con loro, godere della vita familiare, parlare di tutto nella mia lingua materna. Durante questa permanenza sono arrivati gli altri miei fratelli, sorelle e nipoti sparsi in altre località. In particolare ho avuto la gioia di trascorrere un po’ di tempo con una mia sorella suora, appartenente alla congregazione indiana delle Suore della Buona Novella.

In quest’occasione abbiamo rinnovato al Signore i nostri voti religiosi insieme e abbiamo celebrato il nostro 25°anniversario di professione, in parrocchia, ringraziando Dio per tutti i benefici ricevuti. Purtroppo erano presenti solo i parenti stretti, a causa del distanziamento per il covid19, molto diffuso anche in India. Un’altra gioia è stata quella di poter visitare le consorelle di Pariyaram e di St Mary e rivivere tanti bei ricordi del tempo passato con loro. Il tempo bello e gioioso, pieno di incontri e di scambi, è passato in fretta e con molta armonia. Sono rientrata in Italia dopo un mese e, giunta nella mia comunità di Chiavari, ho dovuto fare una “Quarantena” di 14 giorni, trascorsi in isolamento per cui ho fatto gli esercizi spirituali. L’inizio è stato faticoso: mi mancava la famiglia che avevo appena lasciata, ma mi mancava di più la comunità dove avrei voluto condividere tutte le gioie e le emozioni vissute; la grazia di Dio poi ha fatto tutto ciò che non potevo io, e sono stata molto serena e raccolta. Ho ringraziato tanto il Signore per tutto ciò che mi ha concesso di vivere così intensamente, e ringrazio i miei superiori per la possibilità che mi hanno dato di crescere umanamente e spiritualmente.

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Lodate il Signore perché è buono il suo amore è per sempre!

Chiavari


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Dal riscatto allo spirito di gruppo ecco i valori dello sport che amo

la classe 2a Media Chiavari

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IL NOSTRO LAVORO Abbiamo individuato quali fossero le frasi più significative da associare agli sport e quali fossero i simboli universalmente riconosciuti. Ognuno ha poi applicato alla propria vita le parole del Santo Padre. Il risultato è costituito da questi disegni in cui ciascuno ha “narrato” la sua disciplina sportiva utilizzando le parole di Papa Francesco. I colori e le tecniche di rappresentazione hanno dato vita ad un lavoro di gruppo pieno di calore, dinamismo e speranza.

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iamo partiti dall’intervista che il Santo Padre ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport. Ci hanno colpito molto le “parole chiave” sulle quali abbiamo cercato di riflettere: LEALTÀ IMPEGNO SACRIFICIO INCLUSIONE SPIRITO DI GRUPPO ASCESI RISCATTO


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Piantiamo sostenibilità Q

ualche giorno fa gli alunni dell’Educandato Maria SS. Bambina, dalla scuola dell’infanzia alla prima media, che era già in presenza, hanno trapiantato nel grande parco della scuola, oltre una ventina di piante di nocciolo, sorbo degli uccellatori, corniolo ed altre essenze.

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da Roggiano

Si è trattato della seconda piantumazione necessaria a seguito dei tagli dovuti alla tromba d’aria del 2019, che però ha assunto il volto di una azione collettiva “green” svolta dagli alunni nel segno dell’attenzione all’ambiente, alla biodiversità e alla sostenibilità, al cuore del progetto “Green School”.


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notizia” arriva grazie alla collaborazione tra scuole: è stata realizzata la speciale mappatura dei luoghi d’acqua del territorio con le foto degli alunni di Roggiano e dell’ICS di Germignaga. È stato alto il numero di ragazzi che hanno condiviso immagini e pensieri della loro “passeggiata tra le nostre acque”, contribuendo a lanciare un messaggio di amore per il territorio e per il pianeta.

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Insieme alle piante, tre delle quali donate alla scuola proprio nell’ambito del percorso provinciale di certificazione Green School, sono stati posizionati cartelli informativi sulle essenze e sugli animali che visitano il parco e il vicino bosco, che sono stati immortalati dalle fototrappole posizionate dai ragazzi con lo scopo di scoprire la fauna che abita la zona. Infine, sono stati sparsi semi per fiori per attirare le api, insetti impollinatori fondamentali nell’equilibrio ambientale, sui quali gli alunni hanno svolto approfondimenti durante le ore di scienze: non solo gesti, ma sensibilizzazione alla cura del creato con la consapevolezza che “Caring friends can save the world”, come recita il motto dell’Educandato per questo anno scolastico. Oltre a questo progetto e al momento di festa che ha animato l’Educandato, un’altra “buona


In missione

Un sorriso di speranza

di suor Francesca Verdorfer

S

iamo quasi alla fine di un anno scolastico, il tempo è volato e guardandoci indietro tiriamo un sospiro di sollievo: tutto è andato bene, il temuto Covid 19 ci è girato intorno, risparmiando i nostri alunni, gli insegnanti, le Suore. Forse è stata l’attenzione che tutti hanno messo nel rispettare le regole, indossare la mascherina, igienizzare le mani, dai più piccoli ai più grandi con una diligenza da ammirare. Questa situazione che spesso ha toccato punte di drammaticità nel nostro paese e nel

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Viciomaggio

mondo, certamente sta dando lezioni di vita a tutti noi. L’uomo ha fatto grandi passi nella scienza, nella medicina, nella tecnologia, ma rimane sempre quella creatura fragile, che Dio cerca dopo il peccato originale, creatura nascosta perché si vergogna di essere nuda… Così noi ci sentiamo fragili e impotenti: questo è il sentimento che più ci accomuna. Noi adulti ci facciamo prendere da questi ragionamenti, forse per la paura di non vedere la fine della pandemia, ma qui a Viciomag-


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che solo i bambini sanno esprimere in modo così spontaneo. Insomma, dalla nostra scuola di Viciomaggio si alza la voce della speranza, della gioia, della gratitudine perché la Madonna e don Barbagli continuano a proteggerci. Ne siamo certi! Grazie a coloro che ogni giorno si prendono cura di ogni persona con passione e competenza.

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gio i nostri alunni sono stati il raggio di sole quotidiano mandato da Dio, come crediamo sia avvenuto in tanti piccoli spazi della nostra Congregazione, della nostra Italia, del mondo intero. I bambini sempre presenti e felici di venire a scuola, si sono mostrati desiderosi di rivedere i compagni e i maestri anche dopo l’esperienza della didattica a distanza. È vero ci sono mancate le gite, l’uscita alla Madonna del Conforto in Arezzo, la festa di Natale, ma insieme siamo riusciti a creare ugualmente occasioni di apprendimento gioioso e costruttivo: la semina nel nostro parco, il laboratorio su Pinocchio, le opere artistiche imitando Kandinskij e Mondrean, le canzoni dello Zecchino d’oro, la passeggiata alla scoperta delle colline intorno a Viciomaggio. E poi l’arrivo e l’utilizzo in tutte le classi delle Lim ultima generazione: esplosione di gioia


Preghiera... come incenso Una preghiera speciale dalla bellissima casa Tommaso Reggio, villa rinascimentale adeguatamente ristrutturata e resa adatta ad una comoda e funzionale residenza per le carissime Suore di Santa Marta che sono diventate “diversamente giovani”, dopo una vita donata nel lavoro e nella donazione alla Chiesa e ai fratelli. Casa chiamata “nostro parafulmine” perché l’attività principale delle malate e delle anziane è la PREGHIERA, per il mondo e per la Congregazione tutta.

Querceto

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Sesto Fiorentino

Da questo luogo attingiamo luce e forza per rinsaldare la nostra fede, per alimentarci della Parola, per nutrirci del pane di Vita. Ricche di queste grazie condividiamo, con quanti incontriamo ogni giorno, gioie e sofferenze e assicuriamo una preghiera certa, un’offerta costante, un ascolto attivo. Il nostro fare viene trasformato dal suo amore per essere segno di vera testimonianza e di speranza per coloro che ci avvicinano.

In questo tempo di Pasqua lasciamo che sia il cuore a guidarci per evitare che il persistere della pandemia prenda il sopravvento e non godiamo della gioia che ci viene offerta. Il Signore Risorto è la certezza che spalanca il cuore e dà pace allo spirito, la verità che permette alla mente di guardare oltre a questo buio che vuole risucchiarci. La Chiesa come una madre sapiente sa che la fragilità umana non sopporta questa fatica da sola e allora dopo la Pasqua ecco pronto per noi il grande dono dello Spirito Santo, che va invocato e chiesto con umiltà e profondo amore. Vieni Santo Spirito sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore!

Poggibonsi-S.Gimignano


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Caro don Mauro Ti sei fatto prossimo alle nostre necessità materiali e spirituali: nei tempi difficili con l’amministrazione sanitaria tu non ti sei tirato indietro per dire parole a nostro favore, o nei momenti in cui la necessità è stato un alloggio tu ti sei interessato. Mai ci hai fatto perdere una Santa Messa e come cappellano ospedaliero ti sei sempre adattato ai nostri orari. Per la comunità di Poggibonsi a cui era difficile partecipare alla vita della parrocchia ti sei inventato momenti di incontro per farcene sentire comunque l’appartenenza. Così l’amicizia si è fatta forte e vera; a te non abbiamo mai saputo dire un no alle tue richieste per un aiuto in parrocchia a San Gimignano neppure per l’estate. Abbiamo fatto un bel pezzo di strada insieme e ultimamente abbiamo condiviso quello di cui tutti abbiamo più paura, la malattia, ed è stato ancora una volta una ricchezza. Grazie don da parte di tutte le suore di Santa Marta che non hanno sprecato neppure una briciola della tua amicizia.

le Suore

Poggibonsi-San Gimignano

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È

vero il bene non ha bisogno di pubblicità e se vogliamo essere evangelici la destra non dovrebbe sapere cosa fa la sinistra, ma poi c’è una cosa che si chiama riconoscenza e il ringraziamento della mia famiglia religiosa delle suore di Santa Marta vuole essere un grazie riconoscente. L’amicizia è un pane e noi della tua amicizia ne abbiamo gustato tutta la fragranza anno dopo anno. Un’ amicizia particolarmente attenta, mai invadente, discreta ma sempre presente. Ci hai conosciute in molte e di tutte hai sempre ricordato il nome, la provenienza e la famiglia di origine, perchè a te solo il nome non è mai bastato, anzi hai sempre partecipato ad ogni nostra festa e celebrato solennemente ogni nostra ricorrenza.


Pagine aperte

94 anni vissuti

la Comunità Genova

nella gioia del Vangelo F

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a piacere conoscere persone giovani che vivono con entusiasmo e con passione la loro vita, ma è stupendo e ammirevole conoscere persone che a 90 anni vivono ancora la loro donazione con passione ed entusiasmo e mantengono un animo generoso e giovane! Ci sono persone capaci di insegnare con belle parole, ma non sempre quelle parole penetrano nel cuore di chi le ascolta! Altre persone insegnano tante cose con l’esempio della loro vita nel silenzio e nella donazione, allora quegli insegnamenti penetrano e rimangono per sempre! Suor Luciana era una di queste ultime persone: aveva un animo giovane, viveva con passione ed entusiasmo la sua vita consacrata anche a 90 anni! Amava ogni creatura, pregava tutto il giorno, rendendosi utile anche nella sua vecchiaia. Donna dal carattere forte e deciso, un bisogno? Lei c’era e non lasciava nulla di intentato! Curava bene i suoi rapporti con gli altri, scherzando, giocando e ridendo riusciva a trasmettere la gioia del Vangelo e la bellezza della vita consacrata! Cara Suor Luciana, non possiamo dimenticare i bellissimi esempi che hai seminato quotidianamente nella nostra Comunità! La tua puntualità nel venire in Chiesa, nell’essere presente sempre al tuo posto di lavoro in portineria anche quando non stavi molto bene! Quante volte abbiamo potuto apprezzare la tua disponibilità a coprire anche il turno delle altre in portineria! Dalla tua postazione osservavi l’ambiente circostante e, se qualcosa non andava, intervenivi con garbo e con saggezza, conservando le qualità di un’ottima superiora! Davvero non ti mancavano le qualità e l’accortezza di risolvere i problemi e dare ottimi e appropriati consigli! Ogni anno a Pasqua e a Natale, con le tue mani ormai consumate dal lavoro, facevi ancora qualche sorpresa

per le tue consorelle! Il lavoro che svolgevi non era soltanto per assicurare la tua esistenza, ma frutto della tua adesione alla volontà di Dio. Infatti quando ti sei accorta che l’età e la malattia non ti permettevano più di lavorare hai accolto quella realtà con amore dicendo di accogliere volentieri la volontà del Signore! Sono passati tre anni da quando hai lasciato la Comunità di Genova, ma ancora sentiamo la tua mancanza: hai lasciato un grande vuoto! Ogni anno aspettavamo con ansia Natale e Pasqua per venirti a trovare a Querceto, per stare un po’ con te, ascoltare le tue parole sagge, ritornavamo poi in Comunità con la gioia nel cuore per averti incontrato, con l’allegria e la serenità che ci avevi trasmesso tu! Grazie Suor Luciana per il tanto bene che ci hai voluto, per il bell’esempio che ci hai trasmesso e per il grande dono della tua gioia e della tua bella persona! Proprio nella Domenica delle Palme hai lasciato il tuo corpo umano e sei andata a cantare l’Osanna al tuo sposo che entrava in Gerusalemme! Ricordati anche di noi, prega per noi e per la tua amata Genova che non ti dimenticherà mai!


Il mio ricordo di suor Teresa “Voglio prendermi cura di loro con il dono della mia vocazione”. Si lasciava interpellare solo dal Vangelo che è sempre stato il suo “vademecum” per la vita di ogni giorno e per le scelte che doveva fare. In Comunità amava spezzare il pane quotidiano della fraternità, dell’accoglienza, del silenzio, della tolleranza, della preghiera, del perdono offerto e accolto, del dono, perché amava confezionare sorprese per le consorelle. Era esperta di comunione, dialogo, ascolto, atteggiamenti che le permettevano di offrire un modello reale di fraternità. Il significato del terzo obiettivo: abbracciare il futuro con speranza, fidandosi di Dio. È nel suo nome e con la sua forza che camminava verso il domani con speranza, nonostante l’invecchiamento. Ed era solita ripetere: “Camminiamo con speranza perché crediamo che non siamo soli, siamo inabitati dalla Trinità e abitiamo la terra, il mondo di tanti nostri fratelli e sorelle”. Queste sono le caratteristiche della sua vita. Dopo una vita intensa, spesa nel fare il bene, quando è stata accolta a Querceto ha continuato a vivere la sua consacrazione nella preghiera, nell’offerta e nella gioia perché Dio è capace di riempire il nostro cuore e di renderci felici. Era la vita autentica che parlava in lei, dalla quale traspariva la bellezza di vivere il Vangelo nella sequela di Cristo. Ha camminato con pazienza e nella sua lunga vita non ha perso la speranza, anche se talvolta ha sperimentato sofferenze e delusioni. È rimasta sempre vigilante fino a quando i suoi occhi non hanno visto la salvezza promessa dal Signore.

di suor Anita

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I

l suo grande desiderio è sempre stato quello di identificarsi a Cristo, vissuto non solo negli ultimi e intensi tempi della sua vita, ma sempre durante le varie esperienze della vita consacrata: identificazione concreta e totale fino alla Croce perché non è mancata la sofferenza di fronte ai problemi che si presentavano. Ha meravigliosamente seguito Cristo nel vivere i voti con fedeltà e amore. Spesso ripeteva che il mondo ha bisogno della nostra testimonianza. Non si scoraggiava e non aveva paura quando incontrava delle difficoltà, perché sentiva il Signore sempre vicino che la precedeva con la fedeltà del suo amore. Mi piace ricordare Suor Teresa con la quale ho vissuto diversi anni a Vighizzolo e di lei conoscevo ed apprezzavo il suo impegno nel vivere intensamente la vita comunitaria e apostolica. Nel parlare di lei voglio fare riferimento agli obiettivi proposti da Papa Francesco nell’anno della vita consacrata, il 2015, vissuti da lei con gioia. Il primo obiettivo: guardare al passato con gratitudine. Quando avevo la fortuna di incontrarla mi parlava delle sue esperienze e lo faceva con entusiasmo, verità e creatività e intendeva con la sua vita rispondere alle necessità della Congregazione e della Chiesa e metteva in evidenza i valori che la spingevano nel suo agire, non nascondeva neppure le sue fragilità che accoglieva con umiltà e come esperienza dell’amore misericordioso del Signore. Il secondo obiettivo: vivere il presente con passione, passione per Cristo, per l’umanità e ripeteva:” È nell’amore incondizionato a Cristo che trovo la forza e il gaudio per vivere la passione per le sorelle, per le famiglie che sono nel bisogno, per tanti bambini e ragazzi che richiedono le mie attenzioni”. Era solita ripetere:


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Vivere come i gigli del campo

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«Bisogna vivere con se stessi come con un popolo intero: allora si conoscono tutte le qualità degli uomini, buone e cattive. E se vogliamo perdonare agli altri, dobbiamo prima perdonare a noi stessi i nostri difetti. È forse la cosa più difficile, come constato così spesso negli altri e un tempo anche in me, ora non più: sapersi perdonare per i propri difetti e per i propri errori. Il che significa anzitutto saperli generosamente accettare. Vorrei proprio vivere come i gigli del campo. Se sapessimo capire il tempo presente lo impareremmo da lui: a vivere come un giglio del campo». Etty Hillesum, Diario 1941-1943

di suor Francesca Entisciò

C

i sono due tempi nella vita dell’uomo: il tempo orizzontale e quello verticale. Il primo è quello che ci mette in contatto con la vita, con la realtà; mentre il secondo è quello dell’interiorità, quello che non si misura con l’orologio delle scadenze, ma è quello che ci fa vivere dentro, in profondità. Dentro ciascuno di noi batte un cuore solo, ma ogni battito prevede sistole ed extrasistole, cioè due movimenti, uno verso l’esterno e l’altro verso l’interno, se questi movimenti non sono armonici, allora il cuore sclerotizza e impazzisce. Ecco perchè è così importante conoscere, conoscersi nel profondo, proprio lì ci si scopre creature piccole, ma infinitamente amate da Colui che è il Signore del tempo.

1. Scendere in profondità Etty Hillesum, ebrea olandese vissuta durante la seconda guerra mondiale, scrive queste righe poche settimane prima di essere deportata nel campo di lavoro di Westerbork, per poi essere trasferita ad Auschwitz e lì morire. Nel clima di oppressione e di paura che la circonda comprende ciò che è importante per la vita, per il battito della vita: perdonarsi e perdonare. Ma prima di fare questo cerca con verità di conoscere se stessa, perchè in lei trova tutto ciò che è anche nel suo prossimo: limiti, difetti, errori. La prima onestà va data a se stessi: io per primo sono pieno di limiti che non mi consentono relazioni serene con gli altri, ho difetti che combatto con fatica e commetto errori che difficilmente posso rimediare.


2. Libertà di dare tutto Spesso l’errore grossolano che commettiamo quando parliamo di perdono è quello di renderlo un’operazione facile e dovuta, senza sforzo. In realtà è molto, molto di più. Entra in gioco un valore che per poterlo dare bisogna prima averlo acquisito, scelto, ed è quello della generosità. I limiti e gli errori, miei e degli altri, possono essere generosamente accettati solo se prima ho fatto lo sforzo di guardarli, di accoglierli,

non come mostri da fuggire, ma come un’opportunità meravigliosa per crescere nell’amore. Non c’è preghiera autentica senza questa conoscenza di sé, non posso pensare allo sguardo di Dio misericordioso su di me se per primo io non sono capace di rivolgermelo. Se non lo faccio con me stesso, poi, non lo farò neanche col mio fratello. Ecco allora l’immagine stupenda del giglio del campo: semplice, soprattutto libero. Ecco allora il segreto: sta tutto nella libertà di essere, di dare. Tutto, persino la vita. «Quando soffro per gli uomini indifesi, non soffro forse per il lato indifeso di me stessa? Ho spezzato il mio corpo come fosse pane e l’ho distribuito agli uomini. Perchè no? Erano così affamati e da tanto tempo…» (Etty Hillesum, Diario 1941-1943).

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Dentro di me c’è lo stesso bene e lo stesso male che vive nel mio fratello. Sembrerà una sciocchezza, ma il principio del perdono è proprio qui: accettare che sono così, che anche se sono così Dio mi ama in modo unico e personale e desidera che anche io lo faccia.


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Adios suor Francesca C

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ara Suor Nazarena, Madre delegata per l’America Latina della Congregazione delle Suore di Santa Marta, ci permetta in poche semplici parole di esprimerle le nostre condoglianze per la partenza di una vostra sorella e grande amica della Comunità di Talca. Quando un’amica se ne va, lascia un vuoto… così dice la canzone e così dice il nostro cuore con la partenza di suor Francesca Meacci, una religiosa italiana che ha amato nostro Signore attraverso le persone che erano al suo fianco; ci ha trasmesso il volto di un Dio che ascolta, che ama, che ci incoraggia a seguirlo. Suor Francesca ha vissuto in profondità i tratti distintivi delle Santamartine: fede, accoglienza e servizio, aggiungendo quella gioia, che lascia trasparire il sorriso di Dio Padre. Ha guidato il liceo anticipando la riforma e iniziando il processo di inclusione attraverso percorsi di miglioramento a cui tutti hanno potuto collaborare sotto la sua direzione. Erano momenti difficili, poichè stavamo uscendo da un periodo oscuro della nostra vita nazionale; dovevamo applicare norme contrarie all’esperienza cristiana, ma questa Religiosa con il suo amore e la sua finezza ci guidava lungo sentieri di speranza e di carità. Ricordo ancora il diploma di laurea delle ragazze del quarto anno che hanno pianto dall’inizio alla fine della cerimonia, perché suor Francesca, loro dirigente scolastico, non era presente, in quanto si trovava in Italia. L’assenza della figura materna di suor Francesca aveva inciso fortemente su di loro, perchè lei era sempre disponibile ad ascoltare e a fornire l’aiuto necessario.

di Professor Victor Hugo

Talca - Chile

Ho avuto modo anche in futuro di parlare con alcuni di questi studenti, in particolare con una dottoressa cardiologa che ha certificato la morte di mia madre. Ho avuto la piacevole occasione di fare lunghe conversazioni con suor Francesca e in questi dialoghi abbiamo scoperto nuove chiamate da parte di nostro Signore: l’immenso Amore del nostro Dio e l’importanza di essere educatori religiosi in questo cammino cristiano, accompagnando le nostre studentesse. Suor Francesca, come tante suore, ha amato la Comunità di Talca e la sua partenza è stata molto triste per lei, ma, come per ogni Religiosa di Santa Marta, l’obbedienza è al primo posto in questo immenso servizio. Ricordo che in un’occasione mi lesse una lettera che mandò al Consiglio di amministrazione della squadra calcistica milionaria dell’Inter, chiedendo aiuto per la Comunità di Talca; ci fece ridere molto, perché una delle sue passioni era il calcio. Ovviamente risposero e le inviarono un contributo consistente lasciando una traccia indelebile nei nostri cuori. Madre Nazarena, la ringraziamo per aver condiviso con noi la Pasqua di suor Francesca, le sue spoglie rimangono nel suo amato Cile e guardano però sempre verso Arezzo, sua città natale. Grazie Madre per averci accolto ed essere sempre attenta alla comunità di Talca che sta dando i suoi frutti alla Chiesa e al mondo. Suor Francesca, grazie per il tuo soggiorno a Talca. Che Dio ti riceva in paradiso insieme agli Angeli e ai Santi.


Con l’affetto della memoria Roma, 22 dicembre 2020 Carissime, stamane, improvvisamente, dalla casa di Genova è salita al cielo Suor IRENE TEALDI

e in questi ultimi tempi prestava il suo servizio nella segreteria della Scuola di Genova. Pur nell’avanzare dell’età cercava di utilizzare al meglio le sue forze per servire le persone e rendersi comunque utile. La ricordiamo così al Signore e le chiediamo di intercedere in particolare per i suoi cari, per le sue consorelle di Genova e per tutte noi che tanto abbiamo bisogno dell’aiuto quotidiano di Dio e delle grazie necessarie per continuare ad essere fedeli e gioiose nel nostro servizio a Dio e ai fratelli. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Carissima Suor Irene, un saluto piccolo e semplice per dirti il nostro grande grazie per la tua presenza discreta, generosa e feconda in mezzo a noi. Tu, piccola minuta e gracile, lasci un grande vuoto, sì vuoto perché tu riempivi spesso i nostri incontri con la tua parola saggia, giusta, personale e illuminante, con arguzia al momento opportuno, con fermezza di pensiero nel dialogo. A te cara suor Irene il grazie corale

di questa Comunità che tu hai amato. Tante sono le tue qualità per cui dovremmo ringraziarti, ma una soprattutto vogliamo dirla: il tuo senso spiccato dell’humor, con la battuta sempre pronta a sdrammatizzare le situazioni anche quelle più difficili. Eravamo convinte per nostra esperienza della grandezza della tua persona, ma ci hanno confermato le innumerevoli manifestazioni di stima e di affetto dei tuoi altrettanto innumerevoli amici, ex-alunni di Settignano Firenze, Milano, Chiavari, Viciomaggio, Genova e sono tanti, dove tu hai operato e lasciato un segno indelebile della tua amabilità e competenza. Grazie suor Irene per il tuo amore alla natura: senti? I gabbiani svolazzano ora al “quinto” irrequieti, perché tu non ci sei! Grazie per il tuo amore per l’arte, la musica che ci hai fatto tante volte gustare, tutto hai fatto amare anche a noi. Grazie! Certe che dal cielo continuerai la tua opera in mezzo a noi ti abbracciamo.

Le suore della Comunità di Genova

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nata a Lima (Perù) il 06 settembre 1938, entrata in Comunità l’11 ottobre 1959, professa dal 21 agosto 1962. Era intenta a seguire il ritmo quotidiano della sua giornata quando il Signore l’ha chiamata a Sé. Sempre il Dio della vita arriva quando è “il tempo” che Lui stabilisce e nella Sua bontà ci accompagna nel Suo Regno per godere la pienezza della gioia che con fatica abbiamo via via cercato lungo lo scorrere del tempo. Suor Irene ha svolto fino all’ultimo con responsabilità e cura gli impegni che le erano stati affidati. Per tanti anni aveva insegnato con passione e dedizione cercando di essere attenta ai suoi alunni nelle scuole dove è stata chiamata a svolgere il suo servizio apostolico (Milano-Bovisa, Settignano, Chiavari…). Preparata culturalmente, ha lasciato in tante persone un ricordo carico di stima e di affetto per la sua dedizione. Sapeva fare tante cose anche manuali e si impegnava per rendersi utile con la sua “creatività”. Le piaceva leggere molto e approfondire sempre quanto si presentava culturalmente interessante; amava particolarmente la musica e sapeva suonare il pianoforte con abilità. Per diversi anni è stata impegnata con responsabilità nella segreteria medica del Centro di Riabilitazione a Viciomaggio


Con l’affetto della memoria

Roma, 15 gennaio 2021 Carissime, nella tarda serata di oggi, dalla casa di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo Suor TERESA BERTONI

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nata a Viareggio il 07 maggio 1926, entrata in Comunità l’08 settembre 1947, professa dal 17 settembre 1950. Da alcuni anni si trovava nella Casa di Infermeria dove ha cercato via via di vivere le sue giornate serenamente accettando con pazienza i limiti dell’età che avanzava con i suoi acciacchi e preparandosi all’incontro con il Signore. È stata una Suora molto attiva e laboriosa: ha sempre cercato di rendersi utile mettendo generosamente a disposizione le sue doti e le competenze acquisite come educatrice nella Scuola dell’Infanzia e come Assistente Sociale. Si è dedicata con tanta generosità e spirito di sacrificio in modo particolare ai bambini e alle bambine che nei vari collegi sono stati affidati alle sue cure (Chiavari, Milano Bovisa, Brescia, Settignano…). Ha occupato anche posti di responsabilità in diverse

comunità (Brescia, Velletri, Lucca, Castelferro, Viareggio - De Sortis), dove con una dedizione eccezionale, si è presa a cuore la sorte delle ragazze e dei bambini che, bisognosi di tutto, erano affidati alle cure delle suore che diventavano per loro come le “ mamme”, sempre presenti e pronte a rispondere ad ogni necessità. L’aver cura di questi ultimi è stata la preoccupazione costante e creativa di Suor Teresa: per lei era importante pensare e provvedere a tutto quanto poteva renderli felici. Quando le sue forze sono venute meno, con l’avanzare dell’età, si è resa disponibile alle richieste dell’obbedienza svolgendo il suo servizio in portineria a Vighizzolo e collaborando sempre molto attivamente alla vita della comunità mettendo a disposizione le sue abilità nel cucito e nel preparare ottimi pranzi. La ricordiamo al Signore perché l’accolga nella sua pace e le doni la gioia che non finisce mai e a lei chiediamo di intercedere grazie e benedizioni dal Signore per tutte noi, per la Famiglia Religiosa, per i suoi cari e per le tante persone che la ricordano per il bene da lei ricevuto. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO Roma, 23 gennaio 2021 Carissime, all’alba di oggi, a Valparaiso (Cile), il Signore ha chiamato a sé Suor ISABEL VALENZUELA CACERES nata a Talca (Cile) il 17 settembre 1935, entrata in Comunità il 28

dicembre 1956, professa dall’11 febbraio 1960. In questi ultimi tempi le sue condizioni di salute via via erano peggiorate, ma non si pensava che Suor Isabel potesse lasciarci così in fretta. Lei però era pronta per incontrare il suo Signore che ha cercato, amato e seguito per tutta la sua vita. È stata infatti una Suora di Santa Marta di ferma volontà, molto austera con se stessa e sempre comprensiva, dolce e sorridente con tutti. Così la ricordano le sue consorelle e le persone che l’hanno conosciuta nelle varie realtà apostoliche dove il Signore l’ha chiamata a servirlo. Nel corso degli anni, le sono stati affidati compiti di responsabilità come Superiora, come Preside e come insegnante, compiti che ha svolto con impegno e competenza e sempre in spirito di servizio (a Coltauco, Curicò, Requinoa, La Union, Osorno, Coquimbo…). In particolare ha lasciato un ricordo indelebile nella Comunità di Valparaiso dove per molti anni tanti bambini, giovani, professori, assistenti, genitori hanno potuto ricevere accoglienza e tanta attenzione da parte di Suor


Un saluto a suor Isabel Cara suor Isabel, Talca, la tua città natale e prima Comunità della Congregazione delle Suore di Santa Marta in Cile, dove hai concepito l’incontro con Gesù e hai deciso di seguirlo per sempre e vivere come Religiosa lo stile di vita proposto dal Beato Tomás Reggio, ti è sempre vicina e ti accompagna in questa nuovo cammino. Cara suor Isabel ti ricorda in particolare la Comunità di Santa Marta di Valparaiso, dove hai vissuto il tuo servizio apostolico scolastico e pastorale, per molti anni, con profonda dedizione e attenzione alla formazione delle nuove generazioni e collaborando con serenità e calma con tutti gli educatori, insegnanti e famiglie. Ci mancherà il tuo sorriso affettuoso, sempre pronto ad accogliere! Un saluto da tutte noi

consorelle del Chile

Roma, 31 dicembre 2020 Carissime, oggi, a Santiago (Cile), presso la Casa di infermeria, è deceduta la carissima Consorella Suor ESTEFANIA MEDINA nata a San Fernando (Cile) il 27 luglio 1927, entrata in Comunità il 9 febbraio 1952, professa dall’11 febbraio 1955. Suor Estefania ci ha lasciate per raggiungere la pace eterna, premio preparato per chi ha risposto con fedeltà e generosità alla chiamata del Signore Gesù. La vita di Suor Estefania infatti è stata una testimonianza grande di amore alla Congregazione che la Suora ha servito sempre con generosità in ogni comunità dove l’obbedienza l’ha chiamata e in particolare nelle diverse scuole dove ha svolto il suo servizio di educatrice-insegnante (Curicò, Vallenar, Talca, Coquimbo, Valparaiso, Quinta de Tilcoco…). Sempre carica di tanta umanità e di fede è stata la sua dedizione alle alunne che ha amato e seguito con cura e attenzione per ogni bisogno, preoccupata sempre della loro crescita umana e cristiana. Era una missionaria innamorata del Signore ed entusiasta di far conoscere e amare Gesù attraverso il suo impegno nella catechesi, nella sua costante preghiera e offerta quotidiana e soprattutto con la testimonianza della sua vita. Ha trascorso serenamente gli ultimi anni della sua lunga vita nella casa di infermeria a Santiago e, per quanto le è stato possibile, ha continuato a pregare e ad

offrire per il bene della Famiglia Religiosa, per le sue Consorelle e per ogni necessità del mondo. La ricordiamo così: preghiamo per lei ma soprattutto le chiediamo di continuare anche di lassù a intercedere per tutte noi, per la Congregazione, per le tante persone che la ricordano ancora oggi per il bene da lei ricevuto e soprattutto per le vocazioni sacerdotali e religiose per le quali lei ha sempre tanto pregato e lavorato. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

“Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore, e vado a preparare un posto per loro. Ma se ho intenzione di preparare un posto per te, è quello. Tornerò e ti porterò con me, così dove sono io, sei anche tu.” (Giovanni 14: 2-3)

Ieri abbiamo celebrato la solennità di “Santa Maria Madre di Dio”, e il Signore non ha potuto

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Isabel, sempre pronta ad andare incontro ad ogni loro bisogno. Preghiamo per lei perché il Signore la accolga nel suo Regno e le doni la beatitudine eterna, premio riservato a chi ha vissuto con fedeltà la sua consacrazione e a lei chiediamo di pregare per tutte noi, per la Congregazione che lei ha tanto amato e servito, per i suoi cari, in particolare per la sua sorella Suor Cecilia e per le consorelle di Valparaiso che ora sentono tanto la mancanza di una presenza così ricca di bene per tutte. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Con l’affetto della memoria

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scegliere un momento migliore per accogliere tra le sue braccia suor Estefania e dirle: “Figlia diletta, eri per me quella figlia che, accogliendo il mio invito a seguirmi, hai lasciato tutto per donarti completamente a tante persone che ho messo sul tuo cammino e che, con la tua parola ed esempio, hai portato a me e hai aiutato più di una a scoprire la chiamata che io facevo loro, a donarsi completamente nella vita consacrata. Oggi le porte del cielo si aprono per te e ti accolgo a braccia aperte perché sei stata scelta per proclamare il mio messaggio d’amore”. La vita consacrata di suor Estefania ha lasciato traccia: il suo amore per la Congregazione, il suo esempio di vita di preghiera, il suo rispetto e amore per i Superiori e le Sorelle. Forse molte volte a causa del suo desiderio di perfezione era forte e sembrava dura, ma chi la conosceva a fondo ha sempre scoperto in lei l’amore che era nel suo cuore e come cercava di riempire i cuori degli altri con l’amore di Cristo, che è l’unico necessario. Suor Estefania era una missionaria entusiasta, che non risparmiava sacrifici per andare in luoghi diversi che i sacerdoti non potevano raggiungere, per portare il messaggio del Vangelo; una catechista instancabile, sempre preoccupata che bambini e giovani si preparassero bene a ricevere i Sacramenti; un’eccellente maestra, perché non solo insegnava cultura, ma trasmetteva anche amore, sollecitudine e desiderio di formare buone donne cristiane in tante giovani. I dolori e le

preoccupazioni dei suoi studenti non passavano inosservati, andava oltre l’aula ed era sempre lì per qualsiasi esigenza. Sappiamo che ha sempre chiesto l’incremento delle vocazioni sacerdotali e religiose, siamo certi che da lì, da Betania in cielo, continuerà ad intercedere per la nostra amata Congregazione, affinché la chiamata che il Signore fa a tanti giovani possa avere echi nei loro cuori e rispondere generosamente. Ringraziamo Dio per averla avuta come sorella, per aver sentito il calore della sua amicizia, la pressione della sua mano schietta e il coraggio delle sue parole. Grazie, suor Estefania, per la tua vita, per la tua dedizione, per la tua gioia, che Maria, madre di Dio e nostra madre, ti conduca alla presenza del Padre. Riposa in pace.

Le consorelle del Chile

Roma, 12 marzo 2021 Carissime, all’alba di stamane, da Santiago del Cile, il Signore ha chiamato a sé Suor FRANCESCA MEACCI nata ad Arezzo il 06 luglio 1941, entrata in Comunità il 15 ottobre 1959, professa dal 27 agosto 1962. Suor Francesca improvvisamente ci ha lasciato per raggiungere in cielo la dimora eterna. La Vergine Santa l’ha sicuramente condotta passo dopo passo, da Santiago dove ha trascorso i suoi ultimi anni, al suo Gesù. Giovane Suora e ricca di entusiasmo è

partita dall’Italia per la missione in America Latina, e ha vissuto la sua vita con impegno dedicandosi con competenza e dedizione all’insegnamento là dove l’obbedienza l’ha chiamata (Santiago, Osorno, Coquimbo, Talca, Ibiporà…). Tante persone la ricordano per la sua presenza sempre gioiosa, per l’amicizia che sapeva donare e la disponibilità a condividere gioie e dolori di ciascuno. Dotata di una particolare sensibilità si emozionava facilmente e sapeva anche esprimere in forma poetica i suoi pensieri, i suoi ricordi e i suoi sentimenti e soprattutto le sue invocazioni al suo Signore. Religiosa vivace, allegra, amava la sua Comunità e la sua Famiglia Religiosa sempre pronta ad aiutare chiunque incontrava nel suo cammino. Il suo servizio apostolico è stato prezioso anche a Bonito (Brasile) presso gli anziani come responsabile e a Pica (Cile) dove ha saputo dedicarsi totalmente alle persone sia con i giovani sia con gli anziani con disponibilità e creatività utilizzando le sue doti


a Pica, hai saputo conquistare l’ammirazione e l’affetto di tutti gli abitanti, pregando, cantando e ballando insieme a loro. Cara Suor Francesca, certamente Gesù, e sua Madre Maria, insieme ai tuoi genitori ora ti avranno accolto a braccia aperte… Prega per la nostra amata famiglia religiosa e per tutte le persone che ti ricorderanno per sempre. Il nostro Grazie.

Cara suor Francesca,

Carissime, oggi dalla casa di Infermeria di Querceto è salita al cielo

a chi ha avuto la possibilità di viverti accanto senza dubbio vengono in mente i tuoi versi poetici e le tue preghiere che sgorgavano dal profondo del tuo cuore, desideroso di amare Dio e di donarsi interamente al bene delle persone affidate a te dalla Provvidenza. Ricordiamo la tua grande facilità nel passare dal riso al pianto… in particolare quando raccontavi episodi della Tua infanzia dolorosa, perché tua madre Angela era stata ferita dalla guerra e tu per molto tempo non hai potuto più vivere in casa. Ti piaceva meditare sulla passione di Cristo; ti piaceva animare con dinamismo le cerimonie religiose, arricchendole di canti e musiche, che tanto amavi. Sempre pronta ad aiutare tutti, avevi però un’attenzione particolare per le persone tristi e sofferenti. In tutte le comunità in cui sei stata hai lasciato tracce del Vangelo, vissuto secondo il carisma di Santa Marta; nell’ultima missione in particolare,

Le suore del Cile

Roma, 28 marzo 2021

Suor LUCIANA COLOMBO nata a Masate (Milano) il 15 aprile 1926, entrata in Comunità il 04 ottobre 1949, professa dal 19 luglio 1952. Suor Luciana ha raggiunto il suo Signore al quale aveva dedicato con tanta generosità ed entusiasmo tutta la sua vita e Lui sicuramente l’ha accolta nel gaudio perenne, preparandole il premio eterno, al termine di una vita spesa con tanta dedizione per il bene della Famiglia Religiosa che ha amato intensamente mettendo a disposizione sempre tutte le sue doti di natura e di grazia. Le consorelle e le persone che l’hanno incontrata e che hanno avuto modo di conoscerla la ricordano con riconoscenza per la sua dedizione, per la sua generosità fatta con semplicità e tanta delicatezza per tutti. Nelle comunità dove l’obbedienza l’ha chiamata (Firenze, Castelferro, Saiano, Roggiano, Settignano,

Pisa, Genova…) è sempre stata una presenza serena, desiderosa del bene delle sue Consorelle e impegnata nel suo servizio apostolico che ha sempre portato avanti con responsabilità sia come economa, sia come superiora. Da due anni circa si trovava nella Casa di infermeria dove però, fino all’ultimo, ha utilizzato al meglio le sue forze per prepararsi all’incontro con il Signore, seguendo con cura ogni momento della preghiera, per leggere e ascoltare riflessioni e meditazioni e, nonostante i suoi tanti anni, sempre intenta a prendere “appunti” per far tesoro di quanto il Signore le suggeriva. La ricordiamo così nella beatitudine eterna e le chiediamo di intercedere per tutte noi, per la sua Famiglia Religiosa che tanto ha amato, per le consorelle che l’hanno accompagnata in questi ultimi anni e in particolare le chiediamo di stare vicino al suo caro fratello Romeo e ai suoi familiari a cui ha voluto tanto bene. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO 47 Camminando con fede  1/2021

di natura e di grazia che metteva a disposizione per il bene delle persone più povere. Il tempo della malattia vissuto nella preghiera e nell’accettazione paziente della volontà di Dio l’ha preparata all’incontro con il Signore. La ricordiamo nelle nostre preghiere e le chiediamo di intercedere per i suoi familiari che portava sempre nel cuore e per noi tutte la grazia di essere sempre più capaci di vivere con fedeltà la nostra consacrazione. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Preghiera a San Giuseppe di Papa Francesco

Camminando con fede  1/2021

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“Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen”.


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