Camminando con Fede 2010_1

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3 Editoriale

In missione 20 Nuovo soffio dello Spirito

la Redazione

Parola di Dio 4 La tomba vuota

P. Alfredo omi

Attualità 6 Senza di me non potete far nulla

+ Giulio Sanguineti

22 100 Anni di fondazione dell’Istituto Chiappori e 90 anni di presenza delle Suore di S. Marta

suor Cornelia Macina

12 Il mio bene è stare vicino a Dio. Amen!

la Comunità della Casa Madre

13 Un nuovo audace tentativo

le Suore dell’America Latina

le Suore partecipanti

16 L’urgenza dell’annuncio e della testimonianza

Notiziario delle suore di santa marta

suor Anita

Frammenti di santità 19 suor Giuseppina

suor Salikutty

28 Il cielo stellato sopra di me la legge morale in me una Mamma

32 Giorni sereni ed edificanti insieme alla Madre

le Suore delle varie Comunità Indiane

34 Allegria a carnevale una Mamma

35 “Laudato sii, o mi’ Signore...”

don Leonardo

36 Rio de Janeiro, Venezia e Viareggio a noi ci fanno un baffo!

le giornaliste Angioline

38 Aerobase militare di Ghedi: una scuola di valori

papà Riccardo

40 Coccinelle, bruchi e farfalle... è carnevale

Percorsi di formazione 14 Anche la religiosa è profeta e sacerdote!

le Suore di Viciomaggio

26 La festa di Onam

Spiritualità e carisma 10 “Gli amici di Betania”... un progetto sempre aperto!

Rosanna Manghetti

24 Un amico di casa

La parola a... Madre Carla 8 Tra le rovine di oggi... si intravedono “arcobaleni di speranza”

suor Alice Chennamkulath

le Insegnanti

41 La prova del cuoco

le Insegnanti

42 La scuola dell’infanzia festeggia le palme

Giovanna Cometto Spada

Pagine aperte 43 Un evento gioioso

una Mamma di Trivandrum

44 Chi salva una vita... salva il mondo

suor Vittoria Longhese

46 Gioia, angoscia... fede!

le Comunità Cilene

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

49 La casa del sorriso

Quadrimestrale Anno LXVIII

50 Un dono inaspettato

Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio

Beba Badaracco

alcune Mamme

52 Santità... che parola!

suor Francesca Verdorfer

54 Una piccola, grande realtà: l’Asilo parrocchiale Sacerdotale”...

una Mamma

Con l’affetto della memoria 55 suor Ernesta Fiorani - suor Lucina Falconi


Editoriale

La Redazione

Non essere incredulo, ma credente! gli illusi di un benessere che poi li tradisce e li abbandona. Non possiamo non domandarci quale sia il compito di un credente, ma anche di una comunità cristiana e a maggior ragione di una Famiglia Religiosa, in questo nuovo assetto della società. Il nostro Fondatore, il Vescovo Tommaso Reggio, vissuto in tempi non migliori dei nostri ha cercato con tutte le sue forze, attinte dalla fede e dalla preghiera, di individuare e di vivere delle priorità e le sue scelte di uomo e di pastore hanno precorso i tempi. Quali sono le nostre affinché possiamo inventare nuovi servizi richiesti oggi dal Signore Risorto a noi suoi discepoli? Forse dobbiamo essere più attenti ad ascoltare le provocazioni, le sfide che ci vengono dai profondi cambiamenti in atto, reagire con senso evangelico, con animo grande e appassionato. Sentiremo così il bisogno di elaborare progetti comuni che siano vere risposte all’emergenza, ma radicati nella fede e nel senso di appartenenza alla Chiesa. Scopriremo allora che il nostro compito è raccontare Dio con l’Amore perché Lui per amore ha mandato il suo Figlio affinché “tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Mettiamo allora davvero la nostra mano nel costato del Risorto e ripetiamo con fede profonda e sincera “Mio Signore e mio Dio”. Ci sentiremo ripetere le parole che Lui ha detto a Tommaso: “Beati coloro che pur non vedendo crederanno”!

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Ecco quello che ripete Gesù, il Signore Crocifisso e Risorto, a ogni cristiano e accompagna questa domanda prendendosi cura di noi. Come a Tommaso Egli dona a ciascuno quello di cui ha bisogno per approfondire la propria fede. Dobbiamo aprire le porte del nostro cuore chiuso perché Gesù possa entrare e trasformarci. Potremo così anche noi esprimere la nostra fiducia e il nostro amore per lui: “Mio Signore e mio Dio!” Lui invita ancora noi suoi discepoli a mettere la nostra mano nella ferita del suo costato per ricevere lo Spirito Santo perché è proprio da lì che “sgorgano fiumi di acqua viva”. Potremo allora conoscere il compito che Lui, il Risorto, consegna a ciascuno: riconoscere le contraddizioni palesi nella nostra società e “inventare nuovi servizi”, segno concreto che distingue i suoi seguaci in tutti i tempi: “Quello che avete fatto al più piccolo, è a me che lo avete fatto!” I cambi epocali a cui assistiamo ci offrono l’occasione di gustare tante novità, di conoscere mille possibilità di vita, di comunicazione, di lavoro, di festa, di cura della salute. Nello stesso tempo si moltiplicano i risvolti difficili e gli effetti negativi prodotti proprio dalle stesse recenti conquiste umane. La nuova economia globalizzata, mentre apporta benessere e opulenza, produce nuovi poveri che fuggono dall’oppressione di regimi dittatoriali, dalla violenza, e dalla fame attirati verso “paradisi telediffusi”. E allora sono milioni gli emigranti che attraversano deserti e oceani in cerca di fortuna, milioni


Parola di Dio

La tomba S

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embravamo bambini! Gli occhi assonnati e gonfi, un po’ delusi per aver abbandonato troppo presto il sonno, i capelli ancora arruffati, ma uno sguardo dolce di complicità saettava dall’uno all’altro per stringerci in una scelta solidale che sapeva di imprevisto. Il gallo ha forse già cantato tre volte e un filo di tristezza percorre l’animo come un brivido per non aver creduto alle parole del Maestro; ma fermiamo il groppo alla gola perché vogliamo sperare ancora. “Io vado al sepolcro” – “Veniamo anche noi con te”. E giù, quasi di corsa per le stradine della città vecchia, magicamente silenziose, avvolte dalla notte, svuotate della vivacità dei bazar, degli scambi, degli odori e delle fatiche di una convivenza resa difficile dalla storia crudelmente sempre presente. “Via Dolorosa”, ma pur sempre strada, dove non ti puoi fermare al dolore ma qualcosa ogni giorno ti spinge a salire, ad uscire dalla città verso quel monte, verso quel giardino che profuma di morte e di vita. Una tomba ti attrae. L’aria frizzante del mattino ancora senza sole ammutolisce le nostre labbra, qualche tocco di campana si confonde con la preghiera del muezzin, campanili e minareti ti distraggono dal guardare la terra per sperare che lo shalom (Salam – pace) discenda come dal cielo. Entriamo alla spicciolata nel Santo dei Santi e l’incertezza di salire al Golgota o di correre alla tomba rende incerti i nostri passi. Vorremmo essere nello stesso tempo sul quel

foro dove è stata piantata la croce e su quella pietra che ha accolto con dolcezza il corpo dell’Amato. Per fortuna appena entrati nella basilica, la pietra profumata delle unzioni fuga ogni dubbio. È il profumo della mirra, della tenerezza di donne più forti di ogni cautela perché innamorate che ci fa tuffare in un bacio pieno di ardore. Ma chi stai baciando? Chi cercate? E mi sento ripiombare in un passato che pesa, nella sensazione che “noi speravamo” ma… tutto è finito. Chinato su quella tomba vuota, è difficile trattenere le lacrime. “Perché piangi? Non cercare tra i morti Colui che è vivo?”. Resto attonito di fronte alla speranza fatta carne, di fronte alla certezza dell’Amore che non accetta ripiegamenti su se stessi. Ed allora affiorano volti di tanti amici imploranti un po’ di luce, una parola di vita, una voce di intercessione per loro. Prendo una candelina, una tenue fiamma per ridire il mio sì e diventare invocazione per tutti. Chiamaci per nome, uno ad uno. Facci sentire la tua voce. “Una voce, il mio diletto. Ecco viene saltellando sui monti. Il suo profumo mi inebria”. Cominciamo allora un entrare ed uscire da quella tomba, silenziosi e commossi, carichi di pena e di amore, stracolmi di una salutare certezza: Lui è vivo. E il grazie sgorga naturale, forte, con i toni del


divino, perché l’eucaristia su quella tomba è il grazie della creazione e della storia, la mia, la tua, le nostre, quella del mondo. Vorremmo nasconderci in quella tomba per risentire il richiamo dell’amore: “Alzati, svegliati e Cristo ti illuminerà”. La tomba vuota del mio cuore, il luogo delle mie paure, dei miei timori è la tomba da amare, il luogo dove tornare per cercare Colui che è vivo. Non possiamo lasciare quel luogo se non tornando al Golgota e immergere le nostre mani in quel foro e guardare davanti agli occhi l’icona di Colui che si chiama: Lo Sposo. Ognuno porta i suoi legami, i suoi affetti, le proprie incertezze ma anche i desideri, le aspirazioni, le gioie. E’ tutto deposto lì; e dove la croce ha affondato le sue radici, c’è d’ora in poi anche la mia vita. Usciamo a rivedere il sole. Un grande respiro che ci ributta nella vita. Ma il sole era già alto nel cuore. Non siamo dei visionari, dei creduloni. Con i piedi per terra ripercorriamo le strade che cominciano ad animarsi e a riprendere il consueto vociare. Non siamo andati fuori dal mondo ma nel cuore del mondo stesso da cui si alza maestoso e splendido più che mai, il più bello tra i figli dell’uomo: Cristo Gesù. A Lui per sempre il nostro grazie.

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vuota

di P. Alfredo omi


Attualità

Senza di me non potete far nulla L’

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anno sacerdotale nella mente del nostro Papa Benedetto XVI, deve avere una ricaduta in tutte le nostre comunità, lasciando un segno. Comunità sono le diocesi, i presbiteri cioè le comunità dei preti diocesani e religiosi, le parrocchie, le comunità diaconali, le comunità religiose, le famiglie ed ogni altro gruppo analogo. Siamo alla fine dell’anno sacerdotale, ma ancora in tempo per individuare alcune impronte, richiami, convinzioni da assimilare. Una, non so se può chiamarsi la prima, è la reazione al “fare” dei preti; al troppo fare. Purtroppo questa constatazione potrebbe non preoccupare né i vescovi, né i fedeli laici. Anzi, gli uni e gli altri esigono che i preti si impegnino nel lavoro pastorale, rispondano ai bisogni del ministero, adempiano alle esigenze attuali, chiedono che i preti “facciano. I danni che provengono dal troppo “fare” sono meno riscontrabili rispetto ai vantaggi di avere tutto fatto e in ordine e bene con gli sforzi stressanti di chi fa tutto. Gesù non ha detto a noi ministri suoi rappresentanti di non fare. Quando vedeva affaticati i discepoli al ritorno della missione chiedeva loro di seguirlo in disparte per riposarsi. Quando Marta dava la precedenza al fare rispetto alla riflessione sulla motivazione del fare, interveniva richiamando l’essenzialità di queste ultime e le chiamava “parte migliore”. A noi suoi rappresentanti ha detto: “chi ri-

mane in me ed io in lui porta molto frutto. Perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5). È una delle sottolineature più marcate del suo dire: “senza di me non potete fare nulla”! Quindi non ha detto di non fare, ma di non fare nulla senza di lui. Tutto facciamo con lui, “rimanendo in lui” che San Paolo ha espresso con “identificarsi in lui”, “avere gli stessi suoi sentimenti”. Ciò è possibile solo “stando con lui”, quindi chiede un po’ di tempo. Lui ci ha dato degli esempi che nei vangeli si ripetono, insistono: “stava in preghiera”, “al mattino quando era ancora buio si ritirò in un luogo deserto e là pregava!” Se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio” ecc ecc. Eppure gli apostoli gli dicevano “tutti ti cercano”, Lui sapeva che la persona che dovevano cercare era il “Figlio del Padre” non colui che “moltiplicava i pani e i pesci”. E quindi resisteva. Pregando non si perde tempo prezioso, ma si impara a valutare la vera preziosità del tempo: lasciare operare lui. Quando la gente ha chiesto a Gesù “che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù ha risposto: “Questa è l’opera di Dio, che crediate in colui che egli ha mandato”. Pregare e credere. Pregare è credere. La comunità, le comunità hanno il dovere di incoraggiare e sostenere il prete ad essere cristiano e discepolo in modo che sia in grado di guidare gli altri cristiani e discepoli; lui è


di + Giulio Sanguineti

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servo e pastore della comunità, quindi guida della comunità: “cristiano con voi e cristiano per voi”. È valida guida se si lascia guidare dallo Spirito Santo. Da membri della comunità noi pastori ci aspettiamo non solo di essere richiesti di molti servizi, ma anche di essere spronati a continuare a prepararci a servire bene, secondo Dio. L’efficacia del ministero è condizionata dall’autenticità e la fedeltà con le quali il presbitero lo vive: una maggiore o minore fedeltà influisce sull’evangelizzazione e condiziona in modo positivo o negativo la vita spirituale e la santificazione dei fedeli.


La parola a...

Tra le “rovine” M

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entre percorro il Cile devastato e il dramma di un popolo mi si svela sotto gli occhi in tutta la sua intensità, mi capita di chiedere a me e a quanti vivono con me questo momento, il coraggio, la fede, la voglia di riprendere in mano la vita e sperare nell’aiuto dei “buoni”, di coloro che sempre fecondano la terra. Mi viene abbastanza “istintivo” pensare al nostro amato Tommaso Reggio, lui l’esperto delle cose di Dio, che diventò “l’esperto” in ri-costruzione. Anche lui come ogni servo del Vangelo avrà sofferto tutta l’angoscia di una situazione quale si presentò dopo il terremoto della Liguria avvenuto nel 1887 e avrà disperatamente cercato una via d’uscita. In una sua lettera che riguarda da vicino questa tragedia sembra di leggere la cronistoria di quello che accade oggi in questo paese martoriato. “Ho visitato tutti questi miei figli e non so esprimere lo schianto del cuore nello scorgere paesi senza chiesa, famiglie che non hanno tetto, nei borghi le contrade ingombre di macerie, e qua e là, all’intorno, povere tende in cui stanno accovacciate, con molti feriti, intere famiglie. Frotte di gente col terrore dipinto nel pallore del volto si aggirano intorno, inconsapevoli, diresti, del passato e più del loro avvenire. Taccio episodi dolorosissimi di morti spietate, di congiunti che disseppelliscono i loro più cari, di donne e bambini trovati vivi ancora sotto le macerie al terzo giorno. Fra i cadaveri e i morenti, tra i vivi e i morti come l’antico Aronne, offro incenso, alzo la mano e benedico, piango e prego; adoro i decreti di Dio” (pag.125 Mai stanco per Dio).

Benedice, piange, prega e adora i decreti di Dio, lui il nostro amato Fondatore! Ci insegna ancora una volta che, quando vengono meno i mezzi umani, la fede diventa una sfida posta alla nostra debolezza. Il coraggio di “lasciar fare a Dio” e intanto di ritrovare l’energia di ri-cominciare con la mite instancabile voglia di bene del Servo fedele che nulla lascia d’intentato… Il suo è un insegnamento di straordinaria attualità che oggi ci commuove e ci soccorre: “servire e basta”! È stata sempre la sua priorità: nel servizio del pane, della consolazione, dell’interessamento per il suo popolo e per tutti senza distinzioni… Nella concretezza del bisogno lui sapeva essere l’antico Aronne. Queste riflessioni mi sono rimaste impresse nella mente e nel cuore e ho cercato di comunicarle, come incoraggiamento, nel corso della visita alle Comunità provate dalle conseguenze del sisma. Sono poi affiorate in modo spontaneo nel dialogo con i primi giovani che costituiscono il Gruppo Reggio e, mentre consegnavo loro i Crocifissi, invocavo la Provvidenza e la sentivo palpitante tra noi. Sì, la Provvidenza del Signore che ci viene incontro e crea nell’animo di questi ragazzi la voglia di servire, così come hanno visto fare dalle Suore di S. Marta che hanno incontrato, perché il loro servizio li ha portati a cercare e a desiderare di seguire il loro esempio. Il bene è fecondo sempre, e ciò che si semina cresce… dobbiamo credere che la testimonianza anche la più umile tocca i cuori. L’entusiasmo, la freschezza e la genuinità di questi ragazzi che credono nel nostro “cari-


Madre Carla

di oggi... si intravedono “arcobaleni di speranza” né il modo con cui li attuerete. Io so che voi operate miracoli solo dove c’è disponibilità ad accoglierli e che i cuori degli uomini sono nelle vostre mani”. I disegni di Dio hanno condotto a noi questi ragazzi che seguendo il nostro carisma intendono camminare nel mondo servendo ogni uomo. Questi primi passi del lungo cammino di formazione sono sorretti dall’entusiasmo e dalla gioia… è nostro compito chiedere luce, forza e fede per loro. In questo momento così difficile il Signore ci ha fatto intravedere primavere che non osavamo “sperare”: rendiamogli grazie là dove siamo e confidiamo in lui che sa toccare i cuori di qua e di là dall’oceano.

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sma” è un “arcobaleno” che il Signore fa spuntare sui cieli della nostra famiglia religiosa e tocca a noi ravvivarne i colori, tocca a noi mantenerlo alto sopra ogni cielo in qualunque momento di prova o di difficoltà. Forse se anche noi riuscissimo a pregare e a invocare Dio come ha fatto Lui, il nostro amato Fondatore, non ci mancherebbero l’intraprendenza e la capacità di “mettere le mani nella Storia per migliorarla, per sanarla, per illuminarla… È splendido rileggere ciò che nasceva in cuore al Beato Tommaso Reggio in certi momenti non facili della sua vita. Impariamo e vediamo se il suo dire può diventare il nostro. Lui pregava così: “Voi lo sapete Signore che io non cerco altro che il vostro Regno e la sola giustizia, voi lo sapete Signore che le mie povere fatiche e il mio impegno tenace e ininterrotto mirano solo a questo. Io spero dunque nella vostra parola. Io non voglio conoscere in anticipo i vostri disegni


Spiritualità e carisma

“Gli amici di A

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un progetto

ll’inizio del nuovo anno, in occasione del “Compleanno” del Beato Tommaso Reggio, il Gruppo Amici di Betania di Milano-Bovisa, ha trovato il suo punto d’incontro nella riflessione sulla strategia educativa del Beato Fondatore delle Suore di S. Marta presentata presso il nostro Istituto da Angelo Montonati, autore della nuova biografia “Mai stanco per Dio”. Ci siamo soffermati con attenzione sui punti salienti del documento esprimendo poi nel lavoro di gruppo le nostre riflessioni e soprattutto l’ammirazione per il Personaggio Tommaso Reggio e le sue profonde intuizioni, la sua carica di religiosa umanità e la sua attenzione a tutti in ogni situazione. In particolare è piaciuta la figura del Padre Fondatore come “educatore” dei giovani con “la pedagogia della responsabilità”, impegnato in un Progetto Educativo basato su tre punti che egli riteneva necessari quali: la fedeltà al quotidiano, la piena confidenza nei superiori e il sapersi imporre un metodo di vita ordinato. Egli curava meticolosamente il suo approccio con i seminaristi e gli studenti impegnandosi a conoscerli bene, a relazionarsi con loro in modo semplice e naturale, convinto che educare vuol dire condividere, convivere, fare storia con i ragazzi e renderli responsabili delle proprie scelte. I genitori presenti hanno colto in pieno il messaggio importante del B. Tommaso Reg-

gio sentendosi educatori in prima linea e volendo attuare le strategie educative da lui praticate iniziando a “stare” con i figli, seguirli con discrezione, essere pronti a dialogare con loro sulle difficoltà che incontrano dando loro gradualmente piccole responsabilità. Dalle relazioni dei singoli gruppi sono nate delle riflessioni condivise che hanno portato i presenti alla convinzione che il beato Tommaso Reggio, proprio per la sua stupenda tensione educativa, per il suo dinamismo e la sua apertura a nuovi orizzonti, per il suo spirito pronto ai segni dei tempi, sarebbe contento di un impulso più centrato sul versante educativo nel nostro Istituto, proprio degli “Amici di Betania” con una presenza più motivata. È spuntata anche la proposta di costituire una piccola commissione che potrebbe suggerire varie iniziative e coordinare le attività che ne potrebbero seguire in collaborazione con le Suore responsabili. Questo è già accaduto. Infatti un piccolo gruppo di persone si è incontrato presso l’Istituto con l’intento di accogliere la sfida educativa proposta dal B. Tommaso Reggio proponendo possibili eventi per promuovere e consolidare l’amicizia tra i componenti del gruppo Amici di Betania e suscitare l’interesse di altre persone che potrebbero condividere il progetto in modo più motivato e amichevole. Si vuol dare spazio a concrete proposte d’aiuto alle famiglie, ad incontri di orientamento


Betania”...

di Suor Cornelia Macina

Milano - Bovisa

sempre aperto! con ritiri spirituali, riflessioni sulla Parola di Dio e sull’insegnamento del Beato Tommaso Reggio in occasione dei tempi forti, feste, occasioni particolari come la giornata della solidarietà per le Missioni, pellegrinaggi… ecc. Il tutto per rendere più motivato e qualificato il trovarsi insieme e dare testimonianza di una evangelizzazione più capillare e condivisa nell’ambito della gioiosa convivialità vissuta da Gesù nella Casa di Marta dove Egli, spesso, sostava come AMICO tra gli amici.

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per formare e guidare i genitori alla serena responsabilità del loro compito educativo. È emersa pure la necessità di rendere vere e dinamiche le relazioni all’interno delle famiglie e della scuola migliorando gli atteggiamenti e gli interventi con strategie opportune suggerite da persone competenti. A questo proposito sono “in fieri” tre incontri con il Prof. Enzo Aceti psicologo ed educatore particolarmente preparato nell’aiuto ai genitori e agli educatori La programmazione, inoltre, prevede di proseguire nel cammino di formazione


Spiritualità e carisma la Comunità della Casa Madre

Il mio bene è stare vicino a Dio. Amen! I Ventimiglia

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l giorno 9 gennaio, nella casa madre di Ventimiglia, abbiamo celebrato, con solennità e gioia, la festa del Beato Tommaso Reggio. La Santa Messa, allietata da suoni e canti, è stata presieduta di Mons. Ernesto Franco, parroco emerito della Cattedrale, e da Sua Eccellenza Mons. Giacomo Barabino, Vescovo emerito della Diocesi. Era presente un bel numero di Suore di Santa Marta, le vicine Suore Giannelline e un discreto numero di laici. Al termine della celebrazione c’è stato un incontro di fraternità con un piccolo rinfresco. Il nostro Vescovo, Mons. Barabino, molto devoto e affezionato al suo Beato predecessore, al momento dell’omelia ci ha rivolto queste parole: “Oggi celebriamo, con gioia, la festa del Beato Tommaso Reggio, vescovo di Ventimiglia prima, poi di Genova, fondatore della Vostra Famiglia Religiosa, Istituto Santa Marta. Provo una grande gioia nel celebrare l’Eucarestia qui in questa casa che ha accolto

il buon seme del Vostro Istituto, che lentamente è cresciuto e si è sparso in tutto il mondo. Si prova un respiro universale che raggiunge le vostre sorelle sparse nel mondo. Credo non sia il caso di richiamare i dati storici del Fondatore del Vostro Istituto, ma piuttosto sottolineare alcune espressioni del Beato Tommaso Reggio, per cogliere un insegnamento che ci accompagni ogni giorno a vivere la nostra vocazione con più generosità e fedeltà. Voglio farmi santo ad ogni costo, ripeteva spesso, mai stanco per Dio. E con la grazia del Signore e la sua decisa volontà riuscì a portare a compimento questo suo ardente desiderio. Inoltre diceva alle suo Suore: vivete nella grazia del Signore Iddio affinchè la beatissima Trinità dimori nei vostri cuori e vi faccia gustare la gioia del Cielo. Diceva ancora: nel cammino dello Spirito non esistono soste, o si tende con tutte le forze verso Dio o, inevitabilmente, si scivola verso il basso. Sedotto dall’Unico Amore, il Beato Tommaso Reggio ha narrato, con la sua vita, come è buono amare in terra, come si ama in cielo e imparare ad accarezzare in questo mondo, come faremo in eterno nell’altro. Questi pensieri facciamoli nostri e sicuramente potremo dire con il ritornello del Salmo responsoriale di questa celebrazione: il mio bene è stare vicino a Dio. Amen!


le Suore dell’America Latina

Un nuovo audace tentativo arlare di un “audace tentativo”, sembra ripetitivo e si rischia di dire cose già dette, ma il gruppo Reggio è davvero un audace tentativo… Forse il nostro Beato Fondatore Tommaso Reggio lo presenterebbe con le caratteristiche di un inizio voluto dalla Provvidenza ad ogni costo. Come allora le “buone Marte” sfidarono la storia, così questi ragazzi semplici e pieni di entusiasmo sembrano dirci: “Fidatevi di noi che seguiremo le orme di Monsignor Tommaso Reggio proprio come avete fatto voi!!!” Vogliamo trasmettere a tutti: Suore, amici e quanti si recano alle nostre “Betanie” quello che è stato l’aspettato incontro a Santiago presso la casa della Delegazione dell’America Latina, della Madre Generale, Madre Carla Roggero, con i ragazzi che desiderano seguire il Signore secondo lo Spirito tracciato dal Beato Tommaso Reggio… La Nostra Madre Generale, nel parlare con loro, ha letto un discorso del Beato Tommaso Reggio, vescovo a Ventimiglia a sette anni del suo arrivo in Diocesi. Le parole del Padre Fondatore ci sembrano molto attuali e rivolte a noi, oggi; come non capire quanto sta a cuore dal nostro Padre la cura per i seminaristi e per i suoi preti, come non sentire i brividi nello sfogliare il libriccino dei pensieri preparati per l’occasione? Questi ragazzi si sono presi a cuore il desiderio di trasmettere all’uomo d’oggi che si può essere felici senza cercare delle emozioni vissute senza freni,

senza pensare ad altro che a spremere dalla vita manciate di piacere. In un mondo che continuamente cerca la gioia, ma non la gioia vera…, in un mondo in cui tutto deve essere “usa e getta”…, in un mondo in cui si chiudono gli occhi di fronte alla povertà dell’uomo d’oggi… diventa proprio una profezia che cinque ragazzi di 17 e 18 anni sentano il vivo desiderio di spendere la loro vita per seguire Cristo. È quasi una profezia ai dieci anni della beatificazione del Nostro Padre Fondatore, è una voce di speranza, come tanto lo ha detto e ripetuto il XVI Capitolo Generale; è un grido nella notte oscura che ci illumina e ci guida, fa capire a noi, Suore di S. Marta, che quella traccia luminosa dell’accoglienza e del servizio sono guida efficace per chi vuole dire con la vita che… “è troppo felice chi segue il Signore e lo serve!”.

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P


Anch è profeta S

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crive una Religiosa “Partecipare agli incontri di Spiritualità è stato per me una grande gioia. Mi sono sentita accolta dalle consorelle già consolidate in questo cammino, ho sperimentato la squisita ospitalità delle suore della casa, l’entusiasmo, la semplicità e la profondità dei contenuti trasmessi dal Sacerdote che ci ha seguite, l’accurata preparazione della liturgia, gli spazi di silenzio capaci di aiutare la nostra anima ad elevarsi alla contemplazione di Colui al quale siamo consacrate: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”. Gli incontri di spiritualità realizzati sono stati due: uno a Chiavari tenuto da Don Enrico Bacigalupo e l’altro a Roma presieduto da Padre Ubaldo Terrinoni. L’argomento comune “La Consacrata in virtù del proprio battesimo partecipa al sacerdozio profetico e regale di Cristo. Noi Suore di Santa Marta desideriamo vivere questa realtà nella Chiesa con lo Spirito che il nostro Padre Fondatore ci ha trasmesso” ha coinvolto tutte le partecipanti e ci ha immerse in una riflessione che ha alimentato la nostra preghiera. Il tema dell’incontro sottolineava la nostra partecipazione al sacerdozio di Cristo. Infatti i relatori hanno messo in rilievo come nel Nuovo Testamento il sacerdozio è una vocazione. È stato posto in risalto che già in Geremia 3,15 si legge “Vi darò sacerdoti secondo il mio cuo-

re…” quindi il sacerdozio non sarà più ereditario, ma una chiamata di Dio. Due sono le espressioni del sacerdozio: ministeriale e comune, e due le connotazioni: profetico e regale. Nel sacerdozio ministeriale è Gesù che prende l’iniziativa e chiama, fa un invito personale, vitale e permanente. Gesù quelli che chiama li vuole amici, lavora sulla loro persona e la ricrea. Il sacerdote agisce nella e con la persona di Cristo. Nel sacerdozio comune la persona partecipa al sacerdozio di Cristo attraverso la chiesa, allora, più si sente chiesa, più si sente comunità, più esprime una presenza dinamica, più vive il suo sacerdozio. I relatori hanno sottolineato che la religiosa, consacrata a Dio nel battesimo, vive l’aspetto profetico nei consigli evangelici, nella relazione trinitaria in virtù della fede, speranza e carità. L’aspetto profetico è legato al Padre nella fede. La testimonianza profetica della paternità del Padre la dà la vita consacrata. Il profeta è colui che parla in nome di un altro. Possiamo parlare con le parole e con la vita, la nostra vita deve far sentire all’uomo di oggi la nostalgia di Dio, deve essere una vita che richiama e porta a Dio con convinzione, con gioia e anche con rischio. L’aspetto regale è legato al Figlio, sacerdote


Percorsi di formazione

he la religiosa ta e sacerdote paura di essere inutili e la paura di non essere amati. Grazie alla nostra vocazione siamo “Segullah” di Dio, siamo preziosi ai suoi occhi. Possiamo recuperare questi momenti di angoscia con i sacramenti, con la Parola di Dio e con i doni dello Spirito Santo. Durante queste giornate la preghiera personale, il santo rosario, l’adorazione eucaristica hanno avuto il primo posto, perché abbiamo voluto, in questo anno sacerdotale, rispondere alla richiesta del Santo Padre: pregare per la santificazione dei sacerdoti.

le Suore partecipanti

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della nuova ed eterna alleanza, all’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, la sua è una regalità fatta di amore e di servizio. Cristo è Colui che regna mediante il legno della croce. Nell’ultima cena Gesù ci ha lasciato due segni: il segno della lavanda dei piedi e il segno del pane spezzato. Anche noi viviamo l’aspetto profetico e regale quando il nostro servizio è umile, generoso, premuroso. Il nostro servizio deve avere come protagonista Gesù, perché è Gesù che serve per mezzo nostro. Nella vita quotidiana non è facile vivere l’aspetto profetico e regale, perché portiamo dentro di noi tre grandi ferite: la paura della libertà, la


Percorsi di formazione

L’urgenza dell’ e della N Camminando con fede 1/2010

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el Convegno sull’Evangelizzazione tenutosi a Chiavari il 12 e 13 febbraio 2010, Don Gero ha introdotto la sua relazione con un interrogativo: “EDUCARE SI DEVE, MA SI PUÒ? ”, per poi arrivare al cuore dell’Evangelizzazione ed essere Testimoni di Speranza. Il Relatore è partito da un’analisi sociologica, perché è necessario prendere coscienza del contesto culturale in cui viviamo. “Società liquida” la nostra, così viene definita, perché complessa, senza un centro a cui far riferimento, società dai molteplici linguaggi e dalle molteplici agenzie educative, dove ciascuno si percepisce come centro del mondo e dove il tu è messo in dimenticanza, a meno che non risponda agli interessi dell’altro. Un mondo in cui va diffondendosi una cultura secolarizzata nella quale si progetta una vita sociale a prescindere da Dio, se non addirittura escludendolo o combattendolo. Non vuole essere un giudizio morale questo, né una lettura pessimistica del nostro tempo, ha soggiunto Don Gero, ma una conoscenza

necessaria come spazio per ripartire e non indugiare solo a deprecare e criticare i giovani d’oggi. È necessario ascoltare con amore questo tempo e prima di chiedere che cosa fare è bene sapere come stare: senz’altro con attenzione per cogliere il significato di certi comportamenti e il grido silenzioso che oggi i ragazzi ci rivolgono, ai quali dobbiamo saper rispondere senza demandare ad altri questo compito. La Scuola Cattolica si deve interrogare sulla qualità della sua vita e dei suoi progetti, senza ritenersi unica agenzia educativa o luogo esaustivo di formazione. L’aggiornamento sulla Evangelizzazione è avvertito da tutte non tanto come dovere, ma come bisogno di “Lasciarci Evangelizzare da Cristo per dare il primato all’educazione della Fede nella quotidiana missione educativa”, come ci ha chiesto il Capitolo Generale. Nel programmare il Convegno di Chiavari la Commissione Scuola e Pastorale giovanile si è messa in discussione perché prima di parlare agli altri di Dio è necessario fare esperienza di Lui, attraverso una vita autentica, un cuore appassionato e trasparenza di vita, per non essere di ostacolo alla Parola. Evangelizzare nella Scuola è vivere la serietà di una proposta, non è solo predicare il Vangelo, ma annunciare il Signore con la Parola e con l’azione caritativa, educativa, liberatrice. È rendere presente e sperimentabile ciò che


’annuncio testimonianza di Suor Anita

gioia e di speranza perché i nostri giorni sono nelle mani di Dio: • vivendo la profezia della povertà, nella condivisione e sobrietà, contro la logica mondana dell’avidità; • la profezia della castità, nell’amore gratuito e fedele, contro la logica del possesso dell’altro; • la profezia dell’obbedienza, nell’ascolto attento, contro la logica del dominio e della prepotenza. Il mondo d’oggi ascolta se i maestri sono anche testimoni felici e i ragazzi quando ci vedono così se ne accorgono subito e si avvicinano. La carta vincente perciò è quella di essere persone che hanno fatto un percorso interiore. L’intervento di Don Gero ha fatto prendere

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ha fatto Gesù che ha insegnato, sanato, ha dato compimento alle attese dell’uomo, ha manifestato l’autentico amore fino al dono totale di sé. È individuare le strade per risvegliare la domanda religiosa e il senso di Dio nella propria vita. Il vero problema è aiutare i giovani a rispondere alla domanda che si fanno: “Ma io chi sono?”, per aiutarli a costruire un’identità armonica, libera, dove libertà non è fare quello che si vuole, ma volere quello che si fa. Luca ci parla di Evangelizzazione al Capitolo 10 versetti 1-23 e sottolinea lo stile che Gesù indica ai discepoli, più che i contenuti della predicazione. Suggerisce loro un modo di essere: di comunione, di fiducia nell’aiuto di Dio, di povertà. I discepoli affrontano un mondo ostile, operando con mitezza e bontà di cuore, incontrano sconfitte, ma l’indifferenza degli uomini non li ferma. Dopo la missione ritornano pieni di gioia e Gesù li invita a rallegrarsi soprattutto per essere stati scelti e inviati e di essere nel cuore di Dio, infatti i “loro nomi sono scritti nei cieli”. L’efficacia della missione dipende dalla coerenza della loro vita con i valori evangelici annunciati dalla forza dello Spirito. Anche noi come persone consacrate dobbiamo essere testimoni di


Percorsi di formazione

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consapevolezza dei problemi che dobbiamo affrontare nel nostro apostolato, per cui c’è stata una risonanza vivace e ricca. Tutte d’accordo sulle seguenti scelte. • Una costante attenzione va rivolta non solo ai bambini e ai ragazzi, ma anche ai genitori con incontri di formazione e di accompagnamento personalizzato per renderli responsabili del progetto educativo; • Realizzare il progetto di Evangelizzazione con il coinvolgimento dei Docenti e della Comunità, in atteggiamento di umiltà e di amore; • Lavorare con il territorio, stringendo alleanze con le varie agenzie educative, perché chi si sente autosufficiente è già sconfitto in partenza; • Cogliere l’urgenza dell’evangelizzazione come ci ricorda il Papa Benedetto XVI, osservando l’attuale malessere sia dei giovani che degli educatori, nel contesto di una società frammentata e dispersiva che fa del relativismo il proprio credo; • Scegliere la strategia giusta che può consistere in uno stile educativo davvero autentico: presenza, fiducia, autorevolezza e responsabilità, giusto equilibrio tra libertà e disciplina; • Collaborare con la Chiesa locale nell’attuazione di orientamenti pastorali che consentano di raggiungere la Comunità attraverso una comunicazione efficace dei valori evangelici; • Optare nella scuola per 4 piste di intervento nell’Evangelizzazione: - la bellezza dell’ambiente, nel senso di cura e di accoglienza - valorizzazione della cultura e della comunicazione - esperienza di itinerari di fede visti non come a sè stanti, ma in un forte rapporto con la didattica. • Sollecitare una verifica in itinere nella Comunità educante per un confronto sulle proposte, per mantenere vivo il senso di responsabilità comune e la gioia di appartenere alla Chiesa del Signore e di sentirsi da lui inviati a testimoniare il suo amore per ogni uomo.

Arricchente e significativo è stato l’intervento di Suor Chiara che ha presentato la sua esperienza fatta ai due Convegni tenuti a Roma per Animatori vocazionali. Ha introdotto la sua sintesi citando il passo di Marco 10,17 che nel narrare la domanda che il giovane in cerca della vita eterna fa al buon Maestro, si sofferma a descrivere l’atteggiamento di Gesù: “Lo fissò e lo amò”. È questa la modalità della nostra presenza fatta di amore, intuito, rispetto della libertà dell’altro, di aiuto concreto e di accoglienza per i “piccoli” cioè per chi ha bisogno. Questo è il tratto che deve continuare a caratterizzarci, rendendo visibile il nostro carisma di Suore di Santa Marta. Mi piace aggiungere a questo punto quanto il Cardinal Tettamanzi dice nella sua ultima lettera “Come pietre vive” – “Il primo passo per l’annuncio è custodire e promuovere la qualità evangelica delle relazioni personali nelle nostre comunità. Occorrono, sono certo, molta pazienza e molto coraggio: per sperare e attendere. Ma non c’è altra via. Mi sembra prezioso vivere ogni occasione di incontro nella giornata, nello stile dell’accoglienza cordiale, della gratuità sincera e della gratitudine”. Ed ora un grazie di cuore da parte di tutte a Madre Antonia, per la sua presenza in mezzo a noi, a lei siamo grate perché ha saputo trasmetterci l’impegno dell’evangelizzazione e le modalità che da tanti anni ormai viviamo nello studio degli itinerari. Don Gero è stato straordinario per la ricchezza della proposta, per le motivazioni che ha suscitato in tutte, per la sua parola vera che nasce da un vissuto personale e dalla sua esperienza con i giovani e quando un maestro è anche testimone lo si ascolta volentieri. E ora dopo l’ascolto, la realizzazione… A tutte buon lavoro!


Frammenti di santità Roma, 12 maggio 1977

Carissima… Ti sarò vicina con la mia preghiera fervida e implorante dal Signore gioia, serenità profonda, entusiasmo nel bene, fiducia in tutti. Per te, per me chiedo, inoltre al Signore di mantenerci sempre “noi stesse” ma con un desiderio sempre maggiore nel bene. Ciao, ti abbraccio

Suor Giuseppina Gallio passata alla casa del Padre il 19 settembre 1985

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Nuovo soffio I

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l 31 maggio 2009, nel giorno della Pentecoste, il buon Dio ci ha mandato in una nuova missione, realizzando il nostro grande sogno di allargare la missione in India. Per questo grande dono ringraziamo tutte insieme la nostra Famiglia religiosa. La Provvidenza ci ha portato in un’altra zona del Kerala, nella diocesi di Alleppey e la parrocchia si chiama Ayiramthai. La chiesa è dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù. La parrocchia è costituita da circa 500 famiglie. Il parrocco e la gente ci hanno raccontato che siamo il frutto della loro preghiera di tanti anni. Infatti c’è tanto bisogno della presenza delle suore in mezzo a questo popolo. È una parrocchia molto attiva, la gente è molto religiosa. Esistono varie associazioni dei genitori, dei ragazzi e dei bambini. Con il nostro arrivo sono state rivitalizzate. Ciò che ci ha colpito di più è la quantità dei ragazzi alla seconda Messa della domenica organizzata solo per gli alunni del catechismo.

Sorprende vedere come la piccola chiesa si riempia di 400 ragazzi che pregano e cantano tutti insieme. Le famiglie della parrocchia sono suddivise in 17 gruppi che si ispirano alla Chiesa primitiva. Una volta alla mese, ognuno di questi gruppi si raduna in una famiglia per un momento di preghiera tipo catechesi, presieduto dal parrocco e ora anche dalle suore. Questo momento di incontro inizia con la recita del rosario, lettura e condivisione della Parola di Dio, preghiera dei fedeli spontanea, di ringraziamento e discussione dei loro problemi. Alla fine si conclude con un momento di agape fraterna. Siccome questa parrocchia è situata sulla costa del mare, la maggioranza della popolazione vive di pesca. La nuova generazione non segue più il lavoro tradizionale ma cerca di studiare e di trovare una professione più sicura.


dello Spirito

di Suor Alice Chennamkulath

India

le nostre spese ordinarie. Ci sentiamo in forte unione con la missione della Chiesa e della nostra Congregazione sparsa nel mondo. 21 Camminando con fede 1/2010

Mentre gli uomini sono al mare, le donne occupano il loro tempo libero intrecciando le corde con il materiale fornito dal guscio del cocco. La gente è molto laboriosa, ha un notevole spirito di sacrificio e non perde mai tempo. Per ora noi suore abitiamo in una casa di affitto. I vicini di casa sono molto affettuosi e attenti nei nostri confronti. Quotidianamente facciamo esperienza della Provvidenza, perchè la gente è pronta ad aiutarci in diversi modi. Da quando siamo qui non abbiamo comprato mai il pesce, perchè dopo la pesca, oltre al pesce per le loro famiglie, c’è sempre una porzione anche per noi, così a volte anche con altri generi alimentari. Noi siamo molto contente di vivere in mezzo a questa popolazione, cercando di essere vicine ai loro bisogni soprattutto spirituali e morali. Una di noi presta servizio presso la scuola diocesana nell’ambito di contabilità e un’altra, una volta alla settimana, si dedica ai ragazzi delle medie offrendo la possibilità di un incontro personale e di un servizio di counselling per andare incontro ai loro problemi adolescenziali. Con la rimunerazione di questi servizi riusciamo a coprire


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100 Anni di fonda dell’Istituto Chiappori L

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a Fondazione Ernesto Chiappori di Latte di Ventimiglia ha festeggiato, con una serie di eventi e manifestazioni, i cento anni della sua fondazione. Nata come Ospedale Militare alla fine della prima guerra mondiale, la Casa di Riposo è divenuta un’istituzione assistenziale fondata dal benemerito Commendator avvocato Ernesto Chiappori nel 1902 ed eretta in Ente Morale nel 1909. Dal 1919 nella struttura sono presenti le Suore appartenenti alla Congregazione di Santa Marta, che hanno saputo dare alla struttura stessa un calore ed un amore che l’hanno resa ricercata ed apprezzata. Ricco è il calendario degli eventi celebrati nel mese di ottobre. La sfilata di costumi medievali, rinascimentali e barocchi presentati dal gruppo di danza storica “Le Gratie d’Amore” dei Sestieri di Lavagna, che ha visto la partecipazione interessata di moltissimi cittadini; la proiezione

presso la struttura di immagini 3D dell’entroterra ligure dal titolo “Recondite Armonie: la Val Nervia nelle quattro stagioni” a cura del Visionarium di Dolceacqua , realizzate dal fotografo Eugenio Andrighetto. L’11 ottobre ha avuto luogo la marcia non competitiva “Lungo la Via Romana” con partenza da Ventimiglia ed arrivo in Casa di Riposo. La giornata autunnale splendida e la grande partecipazione di concorrenti hanno reso questa manifestazione riuscitissima. All’arrivo, i partecipanti sono stati accolti dalle note gioiose della banda degli alpini e ristorati da un ricco e goloso rinfresco. Pranzo del centenario il 17 ottobre, presso la Casa di Riposo e nel pomeriggio, concerto corale dell’Associazione Culturale “Voci e note sotto le stelle” che ha presentato brani di musica classica, leggera e


zione

di Rosanna Menghetti

e 90 Anni

di presenza delle Suore di Santa Marta

bino, ma non è accolto ed accettato come un bambino, bensì considerato un peso inutile in una società sempre meno umana ed altruista. La scalinata simboleggia la soglia che da ben cento anni il Bambinello varca per entrare nella Casa. Dunque grazie al lavoro degli Amministratori, dei dipendenti, dei volontari ma soprattutto delle Suore della Congregazione di Santa Marta che stabilmente prestano qui la loro opera, la Casa di Riposo Ernesto Chiappori, situata in un’oasi verde e temperata, può essere considerata il luogo ideale nel quale vivere il momento della vita forse più delicato e bisognoso delle attenzioni amorevoli che la struttura è ampiamente in grado di elargire.

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gospel. Gli ospiti hanno risposto con entusiasmo e partecipazione alle sollecitazioni del gruppo canoro, terminando in allegria e musica, una giornata indimenticabile! Il 25 ottobre nel pomeriggio, il Vescovo Alberto Maria Careggio ha presieduto la celebrazione eucaristica, incontrando ed intrattenendosi poi con gli ospiti, i parenti e le autorità della Congregazione delle Suore di Santa Marta. La serata del 31 ottobre ha concluso le manifestazioni del centenario con il concerto per organo ed altri strumenti nella Cattedrale di Ventimiglia seguito dalla premiazione dei numeri vincenti della Lotteria del centenario. La Casa di Riposo Ernesto Chiappori è stata recentemente oggetto di una importante ristrutturazione che interessa tutti i piani del bellissimo ed imponente stabile ed in particolare sono stati creati o rimodernati la palestra, la sala di animazione, i corridoi, i bagni, nonché il mobilio presente nelle camere e nelle parti comuni ai piani. Non si può dimenticare la rappresentazione del presepe del 2009, realizzata da suor Ignazia, con la collaborazione di alcuni ospiti. Il messaggio è tutto particolare: un pastorello è inginocchiato in fondo alla scalinata che riproduce quella dell’ingresso centrale della Casa di Riposo. Il pastorello rappresenta il figlio dell’era moderna che propone valori consumistici, che ha difficoltà a trovare la sua identità. L’anziano ritorna bam-


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Un amico di O

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ggi, a Viciomaggio, una festa in più… Ogni anno, in questo periodo, viviamo intensamente, in sintonia dì spirito e di presenza, con la nostra diocesi di Arezzo, la festa della Madonna del Conforto, festa che conosce i colori delle preghiere e dei fiori di migliaia di fedeli. “Forse” in pochi altri luoghi si verifica una partecipazione tanto numerosa e commovente. Come annunciato nel programma, oggi, giorno della festa, la Santa Messa delle 10,30 è presieduta dal Cardinale Angelo Sodano, da un amico di casa, quindi… Nei giorni precedenti la Comunità desiderava e sperava che il Cardinale sostasse a Viciomaggio prima di ripartire per Roma. Così è stato! A metà mattinata la polizia ci avverte che nel pomeriggio avrebbe accompagnato il Cardinale Sodano in visita al Centro. L’annuncio pas-

sa veloce, sul filo della gioia, per tutti i settori. Verso le 15,00 il piazzale ha il volto festoso dei bambini della scuola, pronti a far volare i loro palloncini in segno di amicizia; il gruppo dei disabili invece sta in vedetta sotto l’abete, su altre postazioni stanno le operatrici della Casina, i logopedisti e qualche fisioterapista tutti pronti a soddisfare la curiosità di vedere come è… un cardinale a Viciomaggio! Il Cardinale Sodano si fa attendere, qualche operatrice, a malincuore, torna al lavoro, i bambini giocano per attutire il freddo pungente reso accettabile dal cielo sereno e da un piacevole solicino. Finalmente spunta una macchina della polizia che annuncia quella del Vaticano, mentre un’altra macchina si posiziona in modo da ostruire l’accesso. La figura, alta e imponente, del Cardinale Sodano attira subito l’attenzione dei bambini che lo attorniano con grida festose, come si fa con un compagno maggiore che ritorna… Dopo il saluto il Cardinale si diverte a posare il suo berretto sulla testa di vari bimbi che si guardano stupiti… e scambia, per quanto possibile, qualche parola con i disabili.


casa

le Suore di Viciomaggio

le anziane (sopra i sessanta anni!) ed infine con le giovani. Dopo aver cordialmente salutato di nuovo tutti il Cardinale riparte, preceduto e seguito dai suoi amici poliziotti. Rimaniamo con la piacevole sensazione di aver ricevuto davvero la visita di un amico.

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Dopo un ampio e attento sguardo a tutto il complesso che ospita l’opera, il Cardinale chiede informazioni sull’attività svolta, sulle persone che ne beneficiano e sul ruolo delle suore e conclude: “È proprio una bella opera questa!” Dopo una sosta in cappella, il Cardinale si intrattiene cordialmente con ciascuna Suora informandosi sul paese di origine e sul ruolo all’interno dell’opera Poi come per mettere una firma chiede di fare una foto di gruppo con tutte le suore, poi con


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La festa di Onam I

bambini sono arrivati con i sacchetti colmi di fiori freschi. Tutti erano entusiasti per la festa di Onam e ci dicevano: “Maestra, guarda che bei fiori ho raccolto con il mio fratello!” – oppure – “Stamattina mi sono svegliato presto!” – altri ancora – “La mia mamma mi ha aiutato!” Tutti avevano qualcosa da raccontare. Dopo che tutti sono arrivati si sono divisi in gruppi e avevano il compito di dividere i fiori seconso i colori perché dovevano poi preparare un tappeto di fiori chiamato Attapukkalam. Onam è una festa nazionale del Kerala. Secondo una leggenda Mahabali fu un re ben voluto da tutto il popolo del Kerala.

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di Suor Salikutty India

Durante il suo regno tutto il paese poté godere pace e ricchezza; non ci furono nè imbrogli nè tradimenti, nè esistevano bugie, non c’era differenza tra ricchi e poveri perché tutti avevano ciò che era necessario. Purtroppo gli dei del cielo si ingelosirono di questo re così buono e famoso. Così il dio Vishnu trasformatosi in un nano arrivò al palazzo del re Mahabali e chiese in dono un terreno grande quanto tre dei suoi passi. Il re concesse quanto era stato richiesto, ma quell’uomo piccolo – Vamanan – si ingigantì tanto che con il primo passo misurò tutta la terra, con il secondo misurò il cielo. Infine non


gono concessi dieci giorni di vacanza da scuola, come per il Natale. L’India è una nazione molto vasta, dove convivono molte religioni e culture per cui si celebrano feste diverse Il popolo indiano anche se pratica religioni differenti e parla diverse lingue si sente sempre un solo popolo. È vero che al nord dell’India si verificano scontri, tuttavia la vera causa non è la religione, ma l’egoismo di qualcuno. Al sud, e in particolare nel Kerala, possiamo affermare che tutti sono uniti. Infatti nelle scuole non c’è nessuna differenza tra induisti, cristiani e mussulmani. La festa di Onam è di tutti perché esiste rispetto reciproco e una grande collaborazione. L’amicizia che nasce già nella scuola dell’infanzia cresce con loro e non è un ostacolo il fatto che per pregare alcuni vanno nei templi, altri nelle chiese, altri ancora nelle moschee. Comunque tutti hanno la consapevolezza che la preghiera di ciascuno è sempre ascoltata da Dio.

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sapendo più cosa misurare chiese al re dove mettere il piede per il terzo passo. Il re Mahabali si inchinò offrendo la propria testa per l’ultimo passo. Prima di essere seppellito, chiese che gli venisse concesso di visitare il suo amato popolo del Kerala una volta all’anno e così tutti credono che l’amato re continui a fa loro visita il giorno di Tiruvonam. Ecco perché per accoglierlo bene preparano Attapukkalam: comprano i vestiti nuovi e anche i poveri preparano cibi deliziosi in memoria di quel passato di abbondanza. La festa di Onam si relaziona con la mietitura e perciò viene celebrata alla fine di agosto o nei primi giorni di settembre. Nel Cingamasan di Malayalam i bambini aspettano con gioia questa festa per due motivi: il primo perché si divertono a raccogliere i fiori e partecipano a giochi speciali, propri di questo periodo; il secondo perché ven-


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Il cielo stellato la legg Sintesi di un’uscita culturale da protagonisti “Papi, Papi” – chiede Pierino – “I bambini australiani vivono a testa in giù? Sai la maestra ha detto che la Terra è rotonda, noi siamo nell’emisfero boreale, ma in quello australe com’è che non precipitano?” “Mamma, Mamma” – interroga Pierina – “la Suora durante l’ora di religione ha detto che gli Ebrei sono i “nostri fratelli maggiori”… Perchè attendono ancora il Messia? Com’è che dedicano al Signore il giorno di sabato?”

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F

antastico pensare che tanti piccoli “Pierino” si interroghino su temi così importanti, ma ancor più fantastico è sapere che, già nella Scuola Primaria, molti dei nostri fanciulli non sono più tanti piccoli “Pierino” in cerca di certe particolari risposte, bensì già capaci di certe particolari risposte! L’uscita culturale delle classi 5e della Scuola Primaria, per chi scrive, è stata una vera rivelazione! Il motivo? Presto rivelato! Andiamo con ordine. Giovedì 28 gennaio 2010, il primo giorno di “quelli della merla”, accompagnati da cielo sereno, ma aria pungente, le due Classi Quinte della Scuola Primaria sono partite alla volta del capoluogo della nostra Regione, la meta:

dapprima il Planetario, poi la Sinagoga della Città di Milano. Ad accompagnare l’allegra combriccola Suor Alojsia, insegnate di religione, le maestre “Silvie”, esperte di geografia astronomica, ed una mamma, che sarei io! Dribblati: traffico, code e inquinamento del Capoluogo, dopo un tragitto di circa due ore, il pullman ferma a lato dei Giardini Pubblici, poco lontano dai bastioni di Porta Venezia, appena di lato alla cupola del Planetario. Curiosa la costruzione che già dall’esterno catalizza da subito l’attenzione. Finalmente s’aprono le porte e, mentre a frotta escono gli alunni della lezione appena conclusa, entrano i nostri con “fare” vivace, ma composto. L’approccio è quello del cinema: “Quello era il mio posto!” …. “Volevo stare vicino a lei!”… Uffa, c’ero io….”. Presto, come al cinema, dopo un po’ di diplomatica negoziazione e qualche mediazione: “spostati te, che mi accomodo io”, tutti trovano posto. Sulle note e le parole di “Paint the sky with stars” di Enya inizia la lezione “Eppur si muove: il cielo ed i suoi movimenti” con tutto il fascino di un spettacolo celestiale e la razionalità di un racconto scientifico. Una voce calda e avvolgente inizia un incredibile viaggio nel buio della notte alla conoscenza dei principali corpi celesti e alla comprensione di alcuni fenomeni astronomici e dei misteri del cielo …


sopra di me ge morale in me una mamma Vighizzolo

corpi celesti ed i loro movimenti reali ed apparenti. Si inizia con il Sole sulla volta che compie per l’occasione una rotazione intorno alla Terra… Ehm! Scusate!… sembra compiere, come direbbero i nostri fanciulli, una rotazione intorno alla Terra. Ovviamente il sole è quello di gennaio sulla città di Milano, la Terra è il nostro sorprendente pianeta, così vasto da sembrar immobile anche se… eppur si muove! Lo strumento planetario permette di riprodurre in modo fedele, ma accelerato tutti i movimenti della volta celeste. Quello di Milano è il più grande in Italia e tra i maggiori in Europa. Al suo interno, grazie alla proiezione del cielo stellato sulla cupola, è possibile imparare a riconoscere stelle, pianeti e costella-

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A segnare l’orizzonte, ai piedi della grande cupola del diametro di circa 20 venti metri, le sagome ed i profili degli edifici della Città di Milano con il suo inconfondibile Duomo, il grattacielo Pirelli ed il famoso Castello, il tutto proiettato esattamente dal punto di seduta di ciascuno.La lezione ha inizio all’imbrunire. Un esperto (nel nostro caso una bella signora!) accompagnerà i fanciulli ad analizzare i movimenti della Terra (rotazione e rivoluzione), il meccanismo delle stagioni e le fasi della Luna. Si sperimenteranno inoltre nell’orientarsi e nel riconoscere alcune costellazioni, in un viaggio al di fuori dell’atmosfera terrestre. Un curioso artefatto posto al centro dell’ampia sala circolare con copertura a volta inizia a proiettare e riprodurre celermente alcuni


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zioni. Il moto accelerato prosegue e presto è sera! Lo spettacolo è da mozzare il fiato. Dai volti all’insù e dalle bocche appena socchiuse, si ingrossa una “OH!” esclamativa trascinata dalla “M” di meraviglia. Nella volta, blu notte, ma proprio blu notte fonda!, compaiono le stelle e con esse i primi fenomeni celesti. Scopriamo che anche i nostri fanciulli sono dei veri fenomeni, così preparati da non mancare una risposta di quelle che l’esperta, tra incoraggiamento e gioco delle parti, propone alla platea. Non nego di aver origliato qualcuno che diceva “Ma sono delle scuole medie?”. Come mai il Sole si sposta nel cielo? Dove tramonta il Sole? Le stelle si muovono? Dove finiscono durante il giorno? Cos’è lo zodiaco? Come ci si orienta con le stelle? La Terra è ferma o si muove? Perché in inverno le notti sono più lunghe? Nessuna di queste domande è stata di imbarazzo oppure è rimasta inevasa da parte dei nostri fanciulli. Velocemente ad ogni provocazione di sala, riorganizzavano prontamente le conoscenze per confezionarne una corale risposta e, incantati dal cielo di gennaio con il sole in Capricorno ed i nasi all’insù, rispondevano con proprietà di linguaggio e padronanza delle conoscenze… Fantastico! A impreziosire lo spettacolo del viaggio dell’Universo, nel tentativo di incrociare la proiezione della sezione della nostra galassia, la Via Lattea, le immagini mozzafiato catturate dallo Shuttle che nel 2007 ha lanciato la passeggiata nello spazio del nostro Paolo Nespoli… Profondo il buio a sfondo di quelle passeggiate: da una parte la stazione spaziale dall’altra l’infinito, veramente infinitamente tale. A ridestare dalla parentesi da sognatori le luci di un’alba accelerata sul giorno già sorto al centro della cupola del Planetario, ancora da venire nella realtà, appena varcata la soglia. Non so cosa abbiano pensato le maestre nel sentire i loro pupilli così prontamente prepa-

rati, ma come mamma vi posso dire che ho molto apprezzato quella attitudine a riorganizzare quanto appreso sulla carta patinata o quadrettata. Gli addetti ai lavori la chiamano competenza, più comunemente e per capirci nel frangente, se permettete, chiamerei apprendimento significativo. Dopo uno sforzo così importante, come poteva mancare un boccone sotto i denti, lontano dal “regime del refettorio” e dalla regola del “piatto pulito!”? Con la fame a favore, il tragitto a piedi dai bastioni di Porta Venezia verso Viale Majno è stato assai veloce, ospiti, per il pranzo al sacco, delle Suore Orsoline dell’Istituto San Carlo. E come si dice “parla come mangi”, durante il pranzo i fanciulli hanno manifestato e dato sfogo a tutta la loro vivacità. Giusto il tempo di scatenarsi e scaricare un poco le batterie per poi ripartire alla volta della Sinagoga dopo un breve tragitto in pullman nel cuore della Città. Lasciato il cielo stellato sopra di loro… inizia un breve viaggio nell’animo e nella legge del cuore! Casuale, ma del tutto singolare, la visita alla Sinagoga l’indomani della ricorrenza del Giorno della Memoria con i versi del Diario di Anna Frank nella memoria e quel monito “Chiunque salva una vita salva il mondo intero” ben chiaro nel cuore. Ordinato e composto, come non accade nelle nostre Parrocchie, l’ingresso nella Sinagoga e subito le prime prove di una preparazione ben curata. No santi, no vetrofanie, no altari… bensì una struttura pulita, severa, appena articolata in matronei nella parte superiore e navata principale, particolari che non sono certo sfuggiti ai nostri “scolari modello per un giorno!”. Le due classi si accomodano nelle panche solitamente occupate dagli uomini nella parte bassa.Tendendo l’orecchio si scopre da subito che sanno sapientemente riconoscere ogni piccolo particolare: la Torah, il Menorah – candelabro a sette braccia –, il Maghen David – lo


Così ho approfittato per imparare qualcosa! Dopo la bella “lezione”, anche di comportamento, l’incantevole israeliana dai lineamenti e dai gesti regali ha congedato l’allegra combriccola che, tolto il cappellino e varcata la porta, come accade appena fuori dalle nostre parrocchie, ha ripreso l’andazzo scanzonato per ritornare al pullman. Inutile dire che il viaggio di ritorno è stato l’epilogo esuberante di una giornata impegnata che tutto sommato si è lasciata gestire con grande facilità. Proprio sulla strada del ritorno ricordando gli sguardi delle insegnanti e di Suor Alojsia tra il compiacimento e la sorpresa, tra la soddisfazione di lezioni efficaci e la meraviglia di esiti magari anche in parte inaspettati, mi sono sorpresa a godere del ricordo di quella giornata. Godere di fanciulli di cui tanto si può dire: essere vivaci, qualche volta “troppo”, in altri momenti anche un poco indisciplinati…ma dei quali è bello apprezzare la vivacità dell’intelligenza, capace di scoprire, imparare e riorganizzare quanto appreso per ritornare ad imparare altro ancora. E ciascuno di noi, soprattutto se adulto, sa quanto è importante “imparare ad imparare”, continuamente alimentando il piacere della scoperta per ciò che ci circonda e la cura della riflessione per ciò che è dentro di noi.

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scudo di Davide o la stella di Davide…I maschi con diligenza indossano il loro cappellino e, per chi ha dimenticato di dotarsene, viene distribuito il Kippah, il cappellino indossato dai maschi ebrei. Particolare il rapporto di affetto e di gratitudine che lega le Suore di Santa Marta alla Comunità Ebraica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, le Suore si sono adoperate per salvare alcuni Ebrei, nascondendo intere famiglie nelle loro case e anche nelle loro camerette, “spacciando” molti di essi per suore malate sempre con l’imperativo morale di “chiunque salva una vita salva il mondo intero”. Lo stesso Emanuele Pacifici, di cui molti avranno apprezzato le pagine del suo diario “Non ti voltare”, dedica qualche pagina a questa opera di accoglienza che permise a molti Ebrei di aver salva la vita e di testimoniare poi il carisma delle Suore di Santa Marta. Dopo una calorosa accoglienza che si riserva a tutti, ma soprattutto agli amici, è iniziata la lunga conversazione con la guida Ester, una bella israeliana immigrata a Milano dopo il matrimonio con il Rabbino, docente presso l’Università Statale. La chiacchierata è stata molto interessante, i nostri fanciulli interrogavano con curiosità e rispondevano prontamente alle domande senza sprecare un attimo: dapprima i segni ed i simboli, le ricorrenze e la pratica religiosa, poi la cultura e la società ebraica, i precetti, ben 613! e la regola… E ancora dalla circoncisione al matrimonio, dal consumo delle carni al digiuno, dal Sabato ebraico al Capodanno… A lato della bella platea, tutti con le mani sempre alzate per interrogare o proporsi a rispondere, Suor Alojsia, con gli occhi ridenti che tutti le riconosciamo, tra compiacimento e ammirazione, osservava i suoi alunni. Chissà quali sublimi pensieri l’hanno sfiorata? In cuor mio vi posso dire che molto di quel che si diceva con disinvoltura e che i nostri fanciulli sfoggiavano con facilità mi sembrava sconosciuto.


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Giorni sereni ed edificanti P

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er le comunità dell’India la visita di Madre Carla e Madre Antonia è stata veramente speciale. L’incontro con le Madri è stato gioioso e costruttivo per tutte noi e vogliamo comunicarlo a ciascuna Suora di Santa Marta. L’arrivo delle nostre carissime Madri nella comunità di Trivandrum ha fatto innalzare l’onda della gioia e della fraternità. Di fronte all’amore così grande è svanita ogni nostra fatica. L’attenzione, la cura e anche la correzione delle nostre care Madri hanno rinforzato la nostra attività religiosa, comunitaria ed apostolica. Ci è sembrato poco il tempo a disposizione per parlarci e per essere ascoltate, eppure se guardiamo indietro riviviamo giorni di grazia e di allegria. Non è mai abbastanza ringraziare il Signore per questo dono: la disponibilità delle Madri a compiere qualsiasi sacrificio per il bene della nostra amata Congregazione è stata veramente grande! Nè il caldo afoso nè l’ambiente polveroso dell’estate indiana hanno creato difficoltà nello svolgimento della loro attività missionaria. La forza d’animo e l’attenzione di Madre Carla, l’apertura e vivacità di Madre Antonia si completavano a vicenda. L’amore, l’intesa reciproca e la comunione fraterna delle nostre Madri sono state davvero esempio di vita per tutte noi. Ogni suora ha potuto godere della loro presenza amorosa ed attenta. le giovani in formazione sono rimaste stupite per la loro semplicità di vita e il rispetto reciproco. La loro presenza in mezzo a noi ha risvegliato anche ogni ambito della nostra attività apostolica. I bambini della nostra scuola speciale e i loro genitori col cuore gioioso e pieno di riconoscenza, attendevano la venuta delle

Madri e hanno espresso il loro grazie e affetto offrendo loro uno spettacolo e mazzi di fiori. La rappresentante dei genitori ha ringraziato le Madri per il bene che ricevono i loro figli tramite la nostra Congegazione, e soprattutto per il nuovo edificio scolastico in costruzione. Le Madri, insieme a Sr. Sossy e Sr. Jhansi, hanno visitato la Comunità di Cherthala e valutato la nuova opera iniziata nella diocesi di Alapuzha. Anche qui hanno ricevuto una cordiale accoglienza dalle suore, dal parrocco e dai parrocchiani e da un gran numero di bambini del catechismo. Sono rimaste stupite nel vedere il fervore di questa gente e i loro gesti di amore e delicatezza verso le Suore attese da molto tempo e implorate dal Signore con la preghiera. A Pariyaram e St. Mary hanno incontrato le suore delle due comunità e si sono trattenute con loro condividendo momenti di fraternità. Le Madri erano felici per l’accoglienza ricevuta sia dalle suore che dai bambini e parrocchiani. Anche nella comunità del Marian Engineering College Hostel di Trivandrum hanno potuto godere, insieme alle 150 ragazze universitarie, momenti di gioia, offrendo messaggi significativi e un piccolo dono portato loro da Roma. Preghiamo Maria Santissima di esserci guida nel nostro cammino e di aiutarci a vivere ogni giorno per il bene della nostra Congregazione, abbracciando anche, se necessario, una vita di sacrificio come il nostro amato padre Fondatore ci ha insegnato. Un sentito grazie alle nostre care Madri che ci guidano con amore speciale. Il buon Dio conceda loro tanta forza e grazia per condurre la nostra Congregazione sulla via della santità.


le Suore delle varie comunitĂ indiane

insieme alle nostre

Madri

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In missione

Allegria di carnevale... una mamma

Novate Milanese

A

nche quest’anno la Scuola Materna Sacra Famiglia ha sapientemente organizzato una bella e divertente festa di Carnevale che ha visto partecipi tutti: bambini, genitori e nonni. Le bambine, vestite da Cappuccetto Rosso e i maschietti da Gatto con gli stivali, hanno sfilato orgogliosi per tutto il teatro, mostrando fieri i loro costumi realizzati con tanta fantasia e pazienza. La sfilata si è conclusa con un bel canto, mentre la festa è poi proseguita con un divertente spettacolo di clown circensi, che con la loro allegria e semplicità, hanno entusiasmato grandi e piccini.

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Infine… stelle filanti… chiacchiere e tortelli per tutti! Una vera delizia! Un ringraziamento particolare alle insegnanti, che come sempre non si sono risparmiate nell’organizzazione della festa, e un “Grazie Speciale” alle mamme che hanno dedicato molto del loro tempo per la realizzazione dei costumi dei bambini. Questo è lo spirito che si “respira” nella nostra scuola materna: collaborazione, amicizia, tutti sentimenti che ci aiutano nel faticoso compito di genitori e di educatori dei nostri bambini.


“Laudato sii, o mi’ Signore...” osi’hanno cantato i bambini della scuola materna di Casa Betania, di Velletri quasi per continuare la nuova edizione del canto osannante delle folle che accolsero Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme, che ha dato inizio alla celebrazione liturgica. Bello e commovente veder arrivare man mano i bambini pieni di entusiasmo, accompagnati dai loro genitori, felici di avere tra le mani i rami d’ulivo preparati con tanta cura e tanto stupore, per far festa a Gesù, per accoglierlo nella nostra vita!!! Le Suore hanno invitato i bambini che frequentano la loro scuola a partecipare alla celebrazione delle palme con i loro genitori: e c’è stato proprio una bella, attiva, calorosa partecipazione. La benedizione dei rami d’ulivo si è svolta nel piazzale davanti alla cappella, poi processionalmente, cantando e pregando ci siamo recati nella grande e spaziosa palestra, trasformata in una stupenda e funzionale aula liturgica dove abbiamo continuato la celebrazione con la lettura del Vangelo della passione e morte di Gesù. Tutti hanno potuto partecipare, soprattutto ascoltando il racconto della passione. Il sacerdote ha esortato i bambini a crescere nell’amicizia con Gesù: che niente e nessuno ci allontani da lui, perché è bello e arricchente essere amici suoi. Ognuno di noi assomiglia per qualche tratto ai vari personaggi di cui parla il vangelo. I bambini hanno poi raggiunto i rispettivi cari, per pregare insieme a loro la preghiera consegnataci al battesimo: il

Padre nostro, con l’impegno di pregarlo nuovamente insieme a tutta la famiglia a tavola prima di iniziare a mangiare e ripeterlo anche il giorno di Pasqua. E chissà che non diventi un appuntamento quotidiano! Alla scambio della pace, il sacerdote ha esortato ad essere persone che “costruiscono la Pace nei propri ambienti di vita”, secondo lo spirito della beatitudine: Beati gli operatori di pace e secondo la preghiera di S. Francesco: “O Signore fa’ di me uno strumento della tua pace!” Al momento della comunione, i bambini sono stati invitati a ringraziare Gesù, a manifestargli il proprio amore e a chiedergli che ci renda più simili a lui: capaci di amore. Con questo desiderio nel cuore, e con altrettanta pace e gioia, si è conclusa la celebrazione. Ci siamo salutati facendoci reciprocamente gli auguri pasquali, mentre i bambini hanno sprizzato vitalità nel parco giochi, continuando a lodare il Signore…!!!

di don Leonardo

dei Padri di Don Orione

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C


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Rio de Janeiro, Ven I a noi

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eri, 16 febbraio 2010, le mura del Conservatorio S. Maria degli Angeli, vecchie di secoli e quindi, come tutti gli anziani, piene di acciacchi e di reumatismi si sono all’improvviso drizzate nel veder entrare le più fantasiose e belle mascherine del Carnevale 2010. Infatti, fin dalle prime ore della mattinata i piccolissimi della Scuola dell’Infanzia, osservati a vista dalla super manager suor Gabriella (the best!) che ad un certo punto ha danzato con loro; i piccoli delle cinque classi della Scuola Primaria, che con gridolini vari salivano festosamente le faticose scale quotidiane e i ragazzi della Scuola Media hanno avuto l’opportunità di dar sfogo alla loro esuberanza ed allegria e agli scherzi che sono propri di questa ultima giornata dell’“addio alla carne”. Tutte le aule ed i corridoi risuonavano a festa ed erano percorsi da scorrazzanti mascherine che, nella foga di acchiapparsi, perdevano qualche pezzo a destra e a manca, con le relative lacrime di coloro che perdevano gli elementi essenziali del costume… Come se ciò non bastasse suor Mariana ha invitato tutte le mascherine del Conservatorio ad

effettuare un defilee per i corridoi del convento al fine di mostrare anche a coloro che vivono al di là di via Laura, sede della Scuola, bambini felici di poter mostrare l’originalità del loro costume. Non solo, la Preside in persona ha scattato per ogni figura mascherata una foto ricordo che verrà appese nell’atrio della Scuola, espressione non solo di un luogo dove si studia e “si piange”, ma anche dove i momenti conviviali di allegria si susseguono costantemente. A metà mattinata sono arrivati i “faccendieri” sotto forma di genitori, madidi di fatica, poiché trasportavano a dir poco decine e decine di chili tra bignoline, schiacciate alla fiorentina e vassoiate di cenci (del resto “e un siamo a Firenze? Imparate e meditate, gente!”), accompagnati da pizzette di vario genere; il tutto innaffiato da ogni sorta di bevande analcoliche tricolori… tra balli, canti, lazzi e frizzi è arrivato il momento di abbandonare l’atavica magione scolastica, la quale come una bella donna alquanto invecchiata, con il passare delle ore, si è trovata con un trucco non più all’altezza della situazione. Infatti il Carnevale, come finisce a Rio de Janeiro con le scuole di samba (olè!), a Viareggio con la sfilata dei carri (deh!), a Venezia con la scomparsa delle maschere


nezia e Viareggio ci fanno un baffo!

le Giornaliste angioline

la sacralità di questo momento tutti, all’unisono, hanno preso parte alle preghiere comunitarie, dimostrando di aver capito pienamente il messaggio che la Quaresima trasmette. Terminata la funzione, ordinatamente, i ragazzi sono rientrati a scuola, riprendendo il loro quotidiano modus vivendi. Alla prossima!

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settecentesche (ostrega!), è terminato anche al Conservatorio S. Maria degli Angeli, il quale con l’uscita dei 264 diavoletti che, spumeggianti, rallegravano l’ambiente, avvolto dalle prime luci del meriggio, si è lasciato avvolgere anche da un profondo silenzio inusitato. Bando ai canti carnascialeschi e cerchiamo di essere persone responsabili e consapevoli che da oggi, 17 febbraio, ha inizio la Quaresima, che ci dovrebbe far ricordare lo Spirito Santo che conduce Gesù nel deserto per condividere con l’uomo la sofferenza delle tentazioni, ma anche la gioia dell’abbandono filiale alla Misericordia di Dio. Infatti stamattina tutti gli alunni del Conservatorio, guidati dai rispettivi insegnanti, si sono diretti alla Chiesa di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, dove padre Sandro Laini ha celebrato la S. Messa e la funzione della imposizione delle Ceneri, ricordando a grandi e piccini che soltanto con la preghiera, lo sforzo quotidiano e l’amore caritatevole verso gli altri si può giungere alla S. Pasqua di Resurrezione, per cui anche se l’uomo con la morte dovrà ridursi in polvere ha la speranza di poter risorgere nella Grazia di Dio, suo Salvatore. La Chiesa era gremita non solo dei piccoli della Scuola Primaria e degli alunni della Scuola Secondaria, ma anche da numerosi genitori che hanno voluto condividere con i loro figli (testimonianza vivente!) questo intenso momento di preghiera, allietato dalla maestria musicale delle due insegnanti di Educazione Musicale e di Religione. Come se i piccoli avessero presagito l’importanza e


Aerobase militare

una scuola di valori I

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n una fredda giornata di gennaio, giovedì 21 precisamente, i ragazzi della classe quarta della Scuola Primaria Casa S. Giuseppe di Rodengo Saiano si sono recati a visitare l’Aerobase Militare di Ghedi (Brescia). La visita rientra in un progetto dell’Aviazione nato con l’intento di avvicinare i bambini a questa realtà dandole una corretta connotazione. Il Sergente Filippo, conoscente del papà di un alunno, è stato colui che ha reso possibile tutto ciò. L’obiettivo, come si diceva, è quello di avvicinare i ragazzi a questo mondo che apparentemente è molto lontano dalla nostra quotidianità, ma inevitabilmente molto vicino quando innumerevoli immagini di guerra, distruzione, orrore, tristezza, passano nei nostri telegiornali.

di papà Riccardo Rodengo Saiano

Durante questo viaggio affascinante, però, i ragazzi hanno potuto “vedere” e provare Altro: la riscoperta di alcuni valori perduti o dimenticati nell’anarchia della società moderna. Un’ansia e un’attesa crescente trasparivano negli occhi dei ragazzi lungo il viaggio: molte aspettative, tanta curiosità… poi il momento dell’arrivo all’Aerobase e l’incontro con il Sergente Filippo, primo contatto con il mondo militare. “È il momento – dice il Sergente – di avventurarci all’interno della struttura quindi sono necessari l’ordine e la disciplina”. (Detto tra noi già un buon insegnamento). Inizia la visita lungo il perimetro dell’aeroporto tra vecchi aerei usati nella seconda guerra mondiale, ora monumenti. E poi il momento molto atteso dai bambini la vestizione del pilota in tutte le sue fasi e con tutta l’attrezzatura specifica. In seguito i bambini, a piccoli gruppi, sono entrati all’interno del simulatore di volo: davvero una forte emozione! Ad un tratto il Sergente Filippo riceve una telefonata: “Stanno decollando due tornado!”. Allora velocemente tutti sul pullman e, lungo il parallelo adiacente la pista in zona protetta, l’arrivo davanti a quei due


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di Ghedi: Diamo voce alle emozioni dei bambini… Bello, più bello di così non si poteva… un’emozione fortissima… sono su un tornado!!! Francesco Volare significa scoprire un mondo nuovo pieno di idee, la cosa che mi ha impressionato è che, sull’aereo, si è attaccati a molti ganci che a loro volta sono collegati all’aereo. Silvia Dall’alto c’è un mondo nuovo, e chi lo vede? Solo loro!!! Gli aerei e i piloti! Laura Sono stata attratta e sorpresa dai tanti tipi di tute che c’erano. Valentina Quando ho visto il tornado tutto aperto, mi sembrava una stella. Quando l’ho visto rullare sulla pista pronto a partire, mi sembrava una freccia. Nicola Mi ha impressionato molto la mensa perché c’era il tirapiatti. Tutti: ufficiali, comandante, piloti… sembrava una corsa. Nicolò Mi ha colpito molto l’ambiente grandissimo e tutto il personale che lavorava seriamente ed era molto gentile con noi, disponibile ad ascoltare e a rispondere alle nostre domande. Beatrice Vedere gli aerei volare ho provato un forte sentimento di libertà e tanta voglia di imparare a volare. Sabrina

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giganteschi tornado: un forte boato annuncia il decollo dei due velivoli, seguito da un affettuoso saluto a tutti noi da parte dei comandanti. Le emozioni non sono ancora finite: è il momento di entrare in un tornado sistemato in un hangar per la manutenzione. Uno alla volta, I bambini, come veri piloti, si sono intrufolati dentro l’abitacolo e sono stati immortalati con una fotografia. Non poteva mancare il pranzo insieme agli ufficiali e ai dipendenti dell’Aerobase con un menù apposito per i nuovi piccoli piloti. Cos’è allora questo Altro che si sono portati a casa i nostri bambini? Penso non sia difficile capirlo, anche per tutti voi, dopo aver condiviso virtualmente questa giornata attraverso le semplici parole del nostro racconto. Il grande trasporto per la patria che si respira in questo posto e il desiderio di difenderla a qualsiasi costo; l’idea di appartenere ad un’entità più grande che dà la forza e la tenacia di affrontare ogni avversità; lo spirito di sacrificio e il senso di abnegazione in ogni persona incontrata; il desiderio, non mascherato, di portare la pace per costruire un mondo migliore per tutti. Nessun moralismo in tutto ciò, ma espressione di semplici emozioni provate da tutti noi.


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Coccinelle, bruchi e farfalle... è carnevale M

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artedì 16 febbraio 2010 presso la Scuola dell’Infanzia “Beato Angelico” in Vicchio, si è svolta la tradizionale festa del carnevale che ha visto protagonisti tutti i bambini delle due sezioni coccinelle (sezione dei 3 e 4 anni) e dei bruchi e farfalle (sezione dei 4 e 5 anni). Ogni bambino ha mostrato il proprio costume in maschera: tra pagliacci, principesse di ogni colore, gormiti e spider man, cawboys e tartarughe ninja, tutti hanno trascorso una divertente giornata, ballando, cantando e giocando con stelle filanti e coriandoli. Anche quest’anno il Comitato Carnevale di Dicomano ha offerto a tutta la scuola dolci tipici del carnevale e bevande per tutti i bambini.

le Insegnanti Vicchio

La Scuola dell’Infanzia e il Nido “Beato Angelico” hanno partecipato, inoltre, alla 28° Mostra di Arti Grafiche degli alunni di ConteaLonda, Dicomano, San Godenzo e Vicchio: il concorso di Carnevale che si svolge, ogni anno presso l’Istituto Comprensivo di Dicomano, che raccoglie tutti i cartelloni fatti dai bambini di ogni scuola del territorio e si occupa di premiare i lavori più originali: Quest’anno sono stati premiati gli eleborati di tutti i nostri bambini; a loro infatti, vanno tutti i nostri complimenti. Bravi bambini!


le Insegnanti

Viareggio

Cencetti all’Istituto Santa Marta di Viareggio

La prova del cuoco Mamma... sai cosa vuol dire questo? Manipolare come dice suor Giovanna! uesto è stato l’inizio di una mattinata divertente e festosa durante la quale i bimbi della sezione Primavera e le classi della Materna hanno potuto impastare e ritagliare dei piccoli dolcetti tipici del Carnevale di Viareggio… i CENCETTI. Una giornata divertente con i bimbi, le mamme e le insegnanti, il tutto accompagnato da allegra musica carnevalesca. Abbiamo impastato farina, zucchero, uova e succo d’arancia per realizzare l’impasto: dopo i bambini con la loro pallina hanno giocato e creato striscioline che le mamme presenti hanno fritto e distribuito a tutti i componenti dell’Istituto. Questa giornata di condivisione è

stato un momento molto gioioso e ci ha fatto vedere come i nostri bambini sono felici di poter fare le cose insieme ai grandi e sentirsi loro stessi parte della vita dei grandi. Non ci credete? Le foto parlano chiaro.

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Q


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La scuola dell’infanzia festeggia le palme D

omenica 23 marzo per la solennità delle Palme anche i piccoli alunni della Scuola dell’Infanzia Madonna dell’Olmo hanno partecipato alla festa che introduce la Settimana Santa. Accompagnati dai genitori si sono ritrovati sul sagrato della chiesa per la benedizione delle palme portando il loro ulivo personalizzato: un cestino di cartoncino colorato, rivestito di fiori, con all’interno i rametti di ulivo e la colomba, simbolo di pace. La preparazione del tutto li ha tenuti impegnati e coinvolti a scuola nelle settimane precedenti. Dopo la benedizione i piccoli hanno partecipato, con la comunità parrocchiale, alla messa

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delle 11.00 sollevando con soddisfazione , al momento dell’offertorio ,il cestino con dentro l’ulivo benedetto. La gioia dei piccoli traspariva dai loro volti sorridenti inconsapevoli di partecipare ad un evento più grande di loro: il cammino di passione e morte di Cristo con l’attesa della Resurrezione.

di Giovanna Cometto Spada Cuneo - Madonna dell’Olmo


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Un evento gioioso

una mamma

hanno festeggiato con teatro, canti e balli le Madri, felici di passare una giornata con loro e ricambiando tutto con il linguaggio universale dei sorrisi e delle carezze. Siamo grate alle Madri e a tutta la Congregazione che con generosità hanno deciso di costruire una scuola dotata di ogni mezzo, per migliorare la condizione di vita dei bambini, offrendo anche una proposta vocazionale. La difficoltà della lingua non ha impedito di comunicare usando il linguaggio del cuore. Abbiamo fatto una esperienza indimenticabile e stupenda. Un sentito ringraziamento alle suore che con la loro pazienza e fermezza hanno saputo coinvolgere tutti i bambini e anche noi genitori. Grazie, grazie di cuore per la preziosa presenza delle Suore di Santa Marta a Trivandrum. Il buon Dio benedica e ricompensi tutta la Congregazione e la sua missione apostolica nel mondo.

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L

a scuola speciale di Trivandrum è davvero speciale per la sua caratteristica di accoglienza gioiosa e per la competenza delle Suore educatrici. I bambini ospitati in questa scuola, sono veramente felici e si sentono a proprio agio, come fossero a casa loro. Oltre che nelle attività scolastiche, Sr. Lissy e Sr. Sindhu si impegnano al massimo a far godere la vita ai bambini, insegnando loro le cose essenziali per la loro crescita, organizzando giochi divertenti, canti e balli. La dedizione e la cura materna delle suore donano tanta gioia e sicurezza non solo ai bambini ma anche a noi genitori. I nostri piccoli a scuola sono davvero in mani sicure, e le suore sono molto attente alla formazione di questi bimbi non del tutto autosufficienti. Da quando frequentano questa scuola si sono notati in loro grandi cambiamenti non solo a livello fisico-motorio, ma anche comportamentale. Quando per qualche motivo non possono andare a scuola sono malinconici e tristi. Le suore hanno condiviso con i piccoli la gioia dell’arrivo delle Madri in India e hanno comunicato in casa la bella notizia, così noi genitori abbiamo espresso il desiderio di incontrarci con le Madri. Per questo è stata organizzata una giornata tutta per loro. Il giorno fissato per l’incontro erano presenti tutti: bambini, genitori, nonni e parenti che

Trivandrum


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Chi salva una vita... salva di Suor Vittoria Longhese

L’

emozione è stata davvero grande e non mi è facile raccontare che cosa ho provato quando, il 17 gennaio 2010. nella Sinagoga di Roma, ho ascoltato il discorso del Papa Benedetto XVI, del Rabbino capo dott. Riccardo Di Segni e del presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, figlio di Emanuele, amico da lungo tempo della nostra Congregazione.

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Colta di sorpresa, non avevo messo davvero in conto di esserci proprio io, lì, a rappresentare la mia Famiglia religiosa e via via che il tempo passava, mi sentivo sempre più piccola e inadeguata. È vero, mi era già capitato di sentirmi orgogliosa di essere una Suora di Santa Marta, ma in quella situazione ho sperimentato una fierezza mai provata.


il mondo

Suore di Santa Marta che erano a Settignano, che hanno accolto, protetto Emanuele Pacifici e il fratello Raffaele (i figli del rabbino capo di Genova!) incuranti del rischio che correvano. La fede vera nel Dio della vita è quella che, messa alla prova, diventa coraggio e capacità di amare ‘’senza misura”. Mi sentivo circondata da tanta stima e da tanta riconoscenza e avrei voluto lì con me le numerose Suore che nel silenzio e nell’umiltà hanno seminato vita, senza avere mai la pretesa di veder riconosciuto il loro “dono”. Splendono come stelle nel ciclo insieme a coloro che, perseguitati, hanno sofferto e pagato un prezzo di dolore che solo il Dio dei giusti, benedetto Egli sia, potrà “consolare”.

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Quando Riccardo Pacifici ha raccontato che se lui era lì, ed era vivo, lo doveva alle Suore di Santa Marta che hanno salvato suo padre a Settignano, ho sentito quanto è vero che “chi salva una vita salva il mondo”. In un momento storico così difficile e complesso, questo legame dì affetto e di riconoscenza che corre sul filo della vita, della fratellanza autentica è un ponte solido e sicuro che unisce, rafforza, crea solidarietà e cancella le barriere di incomprensioni e di pregiudizi che rischiano di rendere meno luminoso ogni gesto. Pensavo a quante Suore, a quanti uomini e donne di buona volontà, hanno teso la mano, hanno offerto ospitalità, hanno “rischiato” la vita per dare speranza di vita. Pensavo alle


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Gioia... angos V

enerdì 26 febbraio, in Cile, era l’ultimo giorno di vacanza e lunedì primo marzo era già previsto l’incontro di tutti gli insegnanti e del personale della scuola per accogliere gli alunni dei vari livelli di età e di indirizzi per dare avvio al nuovo anno scolastico. Nelle nostre scuole tutto era già pronto, tutto programmato anticipatamente: in bacheca era esposto perfino il calendario preparato per animare la Quaresima 2010… Le Suore con il personale delle pulizie si erano adoperate affinché ogni ambiente, ogni spazio fosse pulito, ordinato e addobbato con cura per l’accoglienza degli studenti: sappiamo ormai che il primo giorno di scuola è vissuto da

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tutti come un giorno di festa: ognuno prova la gioia nel ritrovare i vecchi compagni, di fare nuove amicizie, di conoscere i nuovi insegnanti… di intraprendere nuove esperienze… Chi ha lavorato intensamente durante il giorno pensa a tutto questo e prova soddisfazione nel vedere che ogni cosa è a posto e l’ambiente è pronto per il lunedì seguente. A conclusione di una giornata così impegnativa, andiamo a letto stanche e immerse nei nostri pensieri: affacciandoci alla finestra, quasi per salutare una stagione che se ne sta andando, si scorge il manto oscuro della notte che si stende e si avvicina quasi voglia avvolgerci in un abbraccio per cullarci nel meritato riposo. Nulla compare all’orizzonte che possa farci prevedere qualcosa di strano. Così la notte procede tranquilla fino a poco prima l’affacciarsi del sole sulla nostra Cordillera de los Andes… all’improvviso, un grande boato seguito da una fortissima scossa scuote ogni cosa: la terra trema, tutto si muove, è abbattuto, si frantuma. Sono tre minuti e cinquantacinque secondi… si ha la sensazione di rimanere sospesi, si perde il controllo nell’impossibilità di poggiare i piedi sulla terra ferma. Dopo questi lunghi minuti scompare la luce e nel buio avvertiamo – senza vedere – che cosa di tremendo sta accadendo. È al ritorno della luce e con l’apparire del giorno che si possono costatare gli enormi disastri provocati in quei pochi minuti dalla scossa di un terremoto la cui potenza distruttiva non ha precedenti. Incalcolabili i danni alle nostre scuole… però cerchiamo di allargare lo sguardo anche sul-


scia... fede!

le Comunità Cilene

“Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi, e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”

(Salmo 8.5)

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Pagine aperte la catastrofe che si estende oltre i nostri confini: quante famiglie di alunni, parenti e conoscenti si sono viste sprofondare e inghiottire in un lampo la propria casa e le proprie risorse vitali. Rimaniamo smarrire e addolorate nell’incapacità di soccorrere, di confortare, di porgere aiuto… È troppa la desolazione! Contemporaneamente siamo anche sorprese ed edificate davanti a persone che, pur avendo perso tutto, dicono: “Grazie a Dio, siamo vivi!” oppure: “Non abbiamo bisogno di nulla perché abbiamo la vita… per il resto ci daremo da fare e la Provvidenza ci aiuterà”. È proprio questa visione di fede che ci conforta e ci aiuta a sollevare il nostro sguardo dalle rovine per fissarlo in Lui… nella consapevolezza che solo Lui è la nostra forza e la nostra sicurezza e non le “opere delle nostre mani”! Non viene meno, quindi, la speranza che esse rifioriscano in una nuova primavera di bene e di carità per l’intervento di “quella Provvidenza che ci precede ogni giorno prima del sorgere del sole”: come ci ripete ancora oggi il Beato Tommaso Reggio.

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La casa del sorriso Quanti ricordi! Questo mi ha fatto sentire che la Casa Divina Provvidenza poteva essere anche la mia casa! E così è stato. L’affetto delle Suore, sono stata coccolata quasi come una figlia e persino, qualche volta, ho ritrovato con commozione nei loro gesti, nelle loro parole, le attenzioni di mia mamma – sempre nell’alone di quel caldo sorriso che allieta tutti gli ospiti, specialmente gli anziani trattati con amichevole cura. Più con le parole, con servizi, queste Suore comunicano attraverso il sorriso la sensazione di essere ognuno a casa propria. Veramente speciali queste Suore sempre in movimento, ognuna con il suo compito: dispongono tutto con incredibile ordine e precisione. Con la stessa disinvoltura lavano i pavimenti, rifanno i letti, servono a tavola e…. vanno in classe ad insegnare. Esperte in ogni mansione, trovano il tempo, tra una faccenda e l’altra, di fare una corsa in Cappella: una Ave Maria, un sorriso a Gesù e via di nuovo al lavoro. Questo mi ha fatto molto meditare. Ma leggendo la vita del loro Fondatore, (che avevo sempre considerato come una persona di famiglia) ho capito: lavoratore indefesso, aperto ad ogni attività, per diventare Santo ha percorso la terra ignorando se stesso per darsi totalmente agli altri. Così ha saputo trasmettere il suo messaggio alle Figlie che tali sono veramente. Non mi ha affatto meravigliato, perciò, la voce che correva tra gli ospiti: “Se fossimo governati da questa Superiora con queste Suore, l’Italia sarebbe il primo paese del mondo”.

di Beba Badaracco Chiavari

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E

ntrando nella Casa Divina Provvidenza di Chiavari, mi ha colpito lo stile e l’eleganza della struttura, che raramente si trova negli alberghi a cinque stelle: ampi saloni arredati in autentico stile ottocentesco, con pavimenti a specchio, come nobile dimora. Nella camera con bagno, ricchezza di mobilio e biancheria, quasi stanza di casa. Sì, tutto è davvero perfetto, come il sorriso delle Suore che mi hanno accolto. Ma… il mio cuore si fa piccolo… per mancanza di aiuto domestico, devo lasciare la mia casa per due mesi. A novant’anni non è facile cambiare le proprie abitudini! Il mio sguardo è attratto da un lindo tavolo su cui vi è un moderno televisore e un libro. I libri mi hanno sempre attratto, per cui lo prendo subito in mano e lo sfoglio. Provo un tuffo al cuore! Rivedo la foto della mia cara amica Maila Gerbore (Amalia, pronipote del Beato Reggio) che la ritrae con il Papa Giovanni Paolo II durante la Beatificazione del Fondatore delle Suore che mi ospitano. Infatti sul comò della casa di Maila, c’era la foto dell’Arcivescovo di Genova, Tommaso Reggio. Quando morì la sua sorella, il Reggio non esitò a prendersi cura del nipote rimasto orfano, quest’ultimo era il padre di Maila!


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Un dono inaspettato

Alcune mamme della Scuola dell’Infanzia Conservatorio - Firenze

L’

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11 gennaio, da poco rientrati dalle vacanze per il Santo Natale, noi genitori dei bambini che frequentano la Scuola dell’Infanzia Conservatorio S. Maria degli Angeli di Firenze, abbiamo trovato una lieta sorpresa ad attenderci, un dono per cominciare il nuovo anno: “Mai stanco per Dio”, una biografia sul beato Tommaso Reggio, che fu arcivescovo di Genova e fondatore delle Suore di Santa Marta. La vita, l’impegno e la forza, ma soprattutto l’amore e la fede in Dio e nella Chiesa fanno di Tommaso Reggio un grande esempio per tutti i fedeli; sempre instancabile nel suo lavoro quotidiano, nel portare a tutti la Parola del Cristo. Quella forza, quell’entusiasmo e quella capacità di coinvolgere che, noi geni-

tori nello sfogliare le prime pagine del libro, ritroviamo nell’“instancabile” suor Gabriella e nel suo sorriso. Quel sorriso che ogni mattina accoglie i nostri figli quando giungono a scuola. Un semplice grande gesto, ma soprattutto un invito a non «stancarsi» di vivere e portare con noi la Parola di Nostro Signore. Con il dono del libro, abbiamo ricevuto anche l’impegno di pregare perché le suore di Santa Marta, volute da Tommaso Reggio, siano sempre più numerose per portare avanti i suoi insegnamenti e l’esperienza di evangelizzazione nella nostra società. Ringrazio per l’opportunità di poter leggere la vita del Beato Tommaso Reggio perché conoscendolo come fondatore delle Suore di S. Marta, non avevo conoscenza delle alte sue opere. Dalla lettura del libro, mi viene da definirlo come un prisma che illuminato dalla luce di Dio, diffonde tutto intorno a sè quella Luce, in varie direzioni. Era come uno strumento perfettamente accordato da Dio che suonava senza mai smettere e senza mai stancarsi. Incredibile pensare a tutto quello che faceva e come lo faceva, in tempi difficili sia dal punto di vista sociale, civile che di fermenti politici. Mi ha colpito la sua lungimiranza in molte cose, fra tutte, l’insegnamento della Teologia e del catechismo, i festeggia-


canto poi le energie si moltiplicano miracolosamente e nel duro lavoro quotidiano la fatica sembra addirittura alleggerirsi. La presenza di Dio in Tommaso Reggio ha fatto sì che egli avesse sempre una speciale attenzione verso i bisognosi, una capacità profetica e di lettura dei segni dei tempi del tutto particolare e un forte senso di responsabilità verso tutti coloro che il Signore ha affidato alle sue cure spirituali. Tommaso Reggio, un uomo “tutto di Dio”: in questa frase particolare e verissima si riassume la stupefacente e poliedrica personalità di un uomo che ha saputo vivere la sua vocazione in modo concreto, sfruttando i suoi studi in legge e teologia nonchè l’impegno nella politica e nel giornalismo come mezzi per avvicinarsi alla quotidianità degli uomini, per conquistare la loro attenzione, la loro stima e soprattutto il loro ascolto in modo da poter poi tramutare tutto questo in occasione per diffondere e far penetrare in profondità la Parola di Dio e il suo messaggio di fede e di carità.

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menti della festa dell’Immacolata Concezione e la fondazione del primo giornale cattolico. Ci sarebbero tantissime cose di cui parlare circa la persona di questa santa figura storica, ma quello che tengo a sottolineare è l’attualità dei suoi insegnamenti, soprattutto l’attualità della regola dell’Ordine di Santa Marta per l’assistenza ai malati, l’educazione dei bambini ed essere pronte a prestarsi ad ogni forma di bisogno, anche imprevista come una calamità naturale. E mai come adesso le suore di Santa Marta stanno soffrendo e stanno aiutando le popolazioni colpite dal terremoto in Cile. L’amore è tutto ciò che allarga il nostro cuore, quindi la nostra vita, in ogni direzione e verso ogni altezza e profondità e, quando si ama Dio, in Lui si ama tutti. L’uomo innamorato di Dio guarda al mondo con i suoi stessi occhi e Dio da sempre guarda con particolare attenzione alle miserie umane. Evidentemente il Beato Tommaso Reggio è stato “adombrato” generosamente dallo Spirito santo ottenendo così la luce e le forze necessarie che, assieme all’amore, portano là, dove mancano la gioia e la pace del Vangelo. Umanamente può stupire la quantità e la varietà di attività svolte da Tommaso nel corso della giornata nonché durante tutta la sua vita. Di fatto egli, che sempre è stato in ascolto ed in accoglimento della Parola e ha saputo fare buon uso dei suoi carismi, ha donato ciò che possedeva: Dio stesso. Con il Signore ac-


Pagine aperte

Santità... che parola!

di Suor Francesca Verdorfer Vighizzolo

«N

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on abbiate paura di essere santi del terzo millennio!» così disse Giovanni Paolo II ai giovani durante la Giornata Mondiale della Gioventù 2000; ma non solo a loro egli rivolgeva questo invito. Lungo il suo pontificato (1978-2005) ha dato un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni, per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di incitamento agli uomini del nostro tempo: ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione – nelle quali ha proclamato 1338 beati – e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino. Uomini e donne di ogni strato sociale che hanno cercato di vivere nella loro esistenza ciò che il Signore proclamava nel discorso della montagna (Mt. 5,43-48). La Chiesa, docile all’insegnamento del suo Divino Maestro, considera così importante il cammino della santità per ogni battezzato tanto da dedicare un capitolo intero della Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, (1962-1965), Lumen gentium, alla “vocazione universale alla santità”. «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (capitolo V - n. 40) Giovanni Paolo II facendo tesoro dell’insegnamento del Concilio Vaticano II riproponeva alla fine del Giubileo 2000, nella lettera

apostolica “Novo millennio ineunte» la santità come grazia speciale offerta da Cristo ad ogni battezzato. Significa – scriveva – esprimere con convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un contro senso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale. L’attuale Papa, Benedetto XVI afferma come la santità «è offerta a tutti e che i santi “normali” non individuati da questioni eccezionali, sono i santi abitualmente voluti da Dio, grazie alla loro testimonianza di profondo contatto con il Signore, condizione capace di riempire della sua pace e della sua gioia, per poi diffondere serenità, speranza e ottimismo». Vuoi diventare santo? Siate perfetti come è perfetto il Padre vostre celeste Cosa è dunque santità? È chiamata per tutti, è l’unico modo di essere cristiani. Allora, ci viene da dire, non è per me, non fa per me, è troppo difficile! La risposta, la via ce la indica Gesù stesso, parola del Padre. A me, a te, dice: “Voi siete il sale della terra” – “Voi siete la luce del mondo”. Questa è la Grazia che ci è donata nel Battesimo, rinnovata nella Riconciliazione, rafforzata nell’Eucarestia, condivisa nella comunità della Chiesa. Ad alcuni è data una grazia speciale di operare miracoli, a tutti è


parole indimenticabili del grande Papa Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. Cosa aspettiamo, ci è data questa vita per farlo!

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data la possibilità di essere perfetti, cioè di godere già da ora, su questa terra, quella gioia che solo l’unione con il Signore può donare. Il dono diventa un compito: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts. 4,3). Allora anche per me? Sì anche a me, a te è donata la grazia della santità, anche a te, a me Dio propone il suo patto d’amore, anche a me, a te immerso nei tanti problemi quotidiani, assillato da mille domande, chiuso nella paura di andare oltre Dio offre la sua mano, anzi il suo abbraccio di amore misericordioso, di eterna felicità. (Mt. 6,26-34). Dio Padre è Provvidenza! Santità è vivere profondamente le virtù teologali di Fede, Speranza e Carità. È cogliere nell’esistenza di tutti i giorni il passaggio del Signore che ti invita a rivolgerti a Lui con fiducia, accogliendo anche l’inquietudine del tuo cuore perché “il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in Te”. Santità è prendere le nostre debolezze e offrirle a Lui sapendo che le trasforma in occasioni di bene per ciascuno di noi. Santità è dare a Dio la possibilità di abitarci e di trasformarci perché ognuno di noi possa diventare un frammento del Suo Vangelo. Ritornano in mente, bussano al cuore le


Pagine aperte una mamma

Una piccola, grande realtà: l’Asilo parrocchiale Malmantile

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alve a tutti: sono la mamma di Giacomo e Federico, le due pesti che da qualche anno contribuiscono ad “animare”, peraltro in modo poco ortodosso la Messa domenicale delle 11 e mi è stato chiesto di scrivere due righe sulla Scuola d’Infanzia S. Pietro in Selva, gestita dalle Suore di Santa Marta, che hanno accolto entrambi i miei angioletti e sono sopravvissute. Scherzi a parte, la scuola ha aperto la campagna di iscrizioni per l’anno scolastico 2010-2011 e vorrei presentarla a chi non la conosce raccontando qualcosa della mia esperienza. Attualmente ospita circa ventidue bambini, di età compresa fra i due anni e mezzo e i cinque anni; è una scuola piccola ma che vanta una lunga tradizione: credo proprio che siano molti a Malmantile a ricordare di avere giocato in quel giardino sotto lo sguardo attento delle Suore. So che qualcuno ritrova ancora, varcando la soglia, l’odore di quei giorni. Negli anni la Scuola si è adeguata ai tempi ma lo spirito non è cambiato: il principio ispiratore delle Suore di Santa Marta è da sempre l’accoglienza e questo si riflette nelle caratteristiche e negli obiettivi pedagogici; l’obiettivo primario infatti è valorizzare le qualità personali di ciascun bambino per fare sì che si senta accolto e amato per quello che è, ossia una persona unica e irripetibile. Allo stesso modo i bambini vengono stimolati all’accoglienza reciproca e alla fratellanza. Io ho apprezzato molto questa impostazione perché ritengo che sia importante offrire fino dall’infanzia un’alternativa ai modelli comportamentali basati sulla competizione, che caratterizzano sempre più la vita dei giovani e degli adulti, proponendo invece il modello cristiano, basato sull’amore reciproco. Inoltre i bambini vengono sollecitati a vivere attivamente i vari momenti dell’anno liturgico e a percepire la presenza di Dio nelle loro giornate anche questo è molto bello. Un altro elemento che è sempre apprezzato è l’atmosfera familiare: i bambini, indipendentemente dall’età stanno tutti insieme: piccoli, mez-

zani e grandi svolgono insieme gran parte delle attività giornaliere; i più piccoli imparano dai più grandi e questi vengono stimolati a rispettare e ad aiutare i piccoli, al pari di come potrebbe avvenire in famiglia; al tempo stesso le iniziative didattiche vengono diversificate per soddisfare le esigenze delle diverse età. I più piccoli hanno anche la possibilità di dormire nel pomeriggio. E che dormite si fanno! Nella bella stagione, poi , i bambini giocano all’aperto: il giardino è ben curato e attrezzato ed è reso particolarmente gradevole dalla posizione tranquilla, lontana dal traffico e ai margini del centro abitato. E veniamo alle insegnanti: da quando il maggiore dei miei figli ha cominciato a frequentare la Scuola le Suore sono cambiate più volte; attualmente i bambini passano la maggior parte del tempo con Suor Sharbel, insegnante di lunga esperienza, attenta e preparata; a volte può sembrare un po’ burbera ma ai bambini piace: è piena di attenzioni e si vede che è sinceramente affezionata ad ognuno di loro. E poi c’è Elisa, insegnante di psicomotricità, che viene due mattine alla settimana, dolce e allegra, anche lei molto apprezzata. Quest’anno sono stati una decina a lasciare la materna “per raggiunti limiti di età” e in otto si sono ritrovati nella stessa Scuola Primaria. Tutti sono apparsi subito a loro agio, perfettamente preparati a confrontarsi con le materie e i metodi didattici della nuova scuola e di questo devo ringraziare suor Sharbel. Terminando posso dire che questa piccola scuola d’Infanzia si è rivelata una bella esperienza, sia per i miei figli che per me e sono contenta di collaborare come posso, decorando l’albero di Natale o disegnando scenografie (mi sono proprio divertita, avevo un’ottima scusa per passare del tempo dipingendo lenzuoli, è bello uscire dalla routine qualche volta); e sono contenta di confrontarmi, di ascoltare, di essere ascoltata. Non accade in tutte le scuole.


Con l’affetto della memoria

Carissime, nella notte di oggi all’Ospedale di Bordighera, dove era stata da poco ricoverata dall’Infermeria della Casa Madre a Ventimiglia, è salita al cielo Suor Ernesta Fiorani Nata a Milano il 26 settembre 1915, era entrata in Comunità a Chiavari l’11 maggio 1935 e aveva emesso la Professione religiosa il 6 gennaio 1938. Dopo una vita tutta spesa nella ricerca di una fedeltà totale alla chiamata del Signore, è tornata a Lui purificata dalla vecchiaia e dalla malattia che negli ultimi anni le avevano consentito di pregare ancor più il suo Signore e di affidare ogni giorno a Lui la sua amata Congregazione e tutte le persone a lei care soprattutto i familiari che le sono sempre stati molto affezionati. Ha trascorso la sua vita con i piccoli che ha curato e cresciuto con la passione educativa di una “mamma” attenta e tenera. Tanti di questi la ricordano con

Roma, 25 gennaio 2010 Carissime, all’alba di oggi, dalla casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, chiamata alla Casa del Padre, ci ha lasciate Suor Lucina Fanconi nata a Rodengo Saiano (Brescia) il 28 agosto 1925, entrata in Comunità il 2 giugno 1948, professa dal 18 dicembre 1950. L’attendeva sicuramente la schiera delle sue consorelle per farle festa e per restituirle l’allegria che, finché ha potuto, ha regalato

alle Suore delle comunità dove l’obbedienza l’aveva inviata e a tutti coloro che le vivevano accanto. Ha trascorso la sua vita in cucina e si è davvero adoperata “con l’umile lavoro delle sue mani per preparare ogni cosa necessaria alla vita”. La ricordano infatti con affetto a Cassina Nuova, a Bovisa, a Castelletto, a Paderno, a Castelgandolfo e a Puria. Quando la malattia l’ha gradualmente resa meno attiva ha cercato di offrire e di accettare dalle mani del Signore ciò che Lui predisponeva per lei. Aggravandosi poi la situazione della sua salute era stata accolta a Querceto per poterla seguire e curare in modo adeguato. In breve tempo però è giunta alla fine… ma, persino nell’ultima ora, anche se era nell’impossibilità di comunicare, Suor Lucina non mai ha cessato di ripetere le preghiere che erano state sempre la sua forza. Con questa disponibilità si è consegnata al suo Sposo che le veniva incontro per accoglierla. La ricordiamo serena e generosa nel darsi senza misurare le forze e ora la affidiamo al Dio della sua gioia 55 perché la riempia della sua pace. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO Camminando con fede 1/2010

Roma, 19 gennaio 2010

ammirazione e riconoscenza per aver seminato nei loro cuori germi di bene che il tempo ha fatto germogliare nelle loro vite. È stata in numerose Case della Congregazione soprattutto come insegnante (Vighizzolo, Paderno, Viareggio, Badia Prataglia, Luco, Firenze, Pisa, Genova, Malmantile, Roggiano, San Gimignano, Crescenzago, Cassinanova) ma anche come responsabile di Comunità (Paderno, Malmantile, Firenze Conservatorio, Sarno). Sono tante quindi le Consorelle che hanno avuto l’opportunità di conoscerla da vicino e di ricevere quel bene che viene appreso dalla testimonianza di una intensa vita spirituale e dalla dedizione ad un servizio generoso che non ha conosciuto né soste né limiti. Affidiamola a Dio e chiediamole di intercedere ogni giorno grazie e benedizioni su ciascuna di noi, su tutta la Famiglia Religiosa e sui suoi cari. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


...I primi passi di un “audace tentativo�: dar vita al ramo maschile della nostra Congregazione!


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Articles inside

Una piccola, grande realtà: l’Asilo parrocchiale Sacerdotale

3min
page 54

Santità... che parola

3min
pages 52-53

suor Ernesta Fiorani - suor Lucina Falconi

2min
pages 55-56

Un dono inaspettato

3min
pages 50-51

La casa del sorriso

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page 49

Gioia, angoscia... fede

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pages 46-48

Chi salva una vita... salva il mondo

2min
pages 44-45

Un evento gioioso

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page 43

La scuola dell’infanzia festeggia le palme

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La prova del cuoco

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Aerobase militare di Ghedi: una scuola di valori

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pages 38-39

Coccinelle, bruchi e farfalle... è carnevale

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Rio de Janeiro, Venezia e Viareggio a noi ci fanno un baffo

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pages 36-37

Laudato sii, o mi’ Signore

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Allegria a carnevale

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100 Anni di fondazione dell’Istituto Chiappori e 90 anni di presenza delle Suore di S. Marta

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pages 22-23

Un amico di casa

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pages 24-25

La festa di Onam

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pages 26-27

Giorni sereni ed edificanti insieme alla Madre

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pages 32-33

Il cielo stellato sopra di me la legge morale in me

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pages 28-31

Nuovo soffio dello Spirito

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pages 20-21

L’urgenza dell’annuncio e della testimonianza

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pages 16-18

La tomba vuota

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pages 4-5

Anche la religiosa è profeta e sacerdote

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pages 14-15

Editoriale

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Tra le rovine di oggi... si intravedono “arcobaleni di speranza

4min
pages 8-9

Gli amici di Betania”... un progetto sempre aperto

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pages 10-11

Senza di me non potete far nulla

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pages 6-7

Un nuovo audace tentativo

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page 13

Il mio bene è stare vicino a Dio. Amen

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