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Editoriale

Non essere incredulo, ma credente!

La Redazione

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Ecco quello che ripete Gesù, il Signore Crocifisso e Risorto, a ogni cristiano e accompagna questa domanda prendendosi cura di noi. Come a Tommaso Egli dona a ciascuno quello di cui ha bisogno per approfondire la propria fede. Dobbiamo aprire le porte del nostro cuore chiuso perché Gesù possa entrare e trasformarci. Potremo così anche noi esprimere la nostra fiducia e il nostro amore per lui: “Mio Signore e mio Dio!” Lui invita ancora noi suoi discepoli a mettere la nostra mano nella ferita del suo costato per ricevere lo Spirito Santo perché è proprio da lì che “sgorgano fiumi di acqua viva”. Potremo allora conoscere il compito che Lui, il Risorto, consegna a ciascuno: riconoscere le contraddizioni palesi nella nostra società e “inventare nuovi servizi”, segno concreto che distingue i suoi seguaci in tutti i tempi: “Quello che avete fatto al più piccolo, è a me che lo avete fatto!” I cambi epocali a cui assistiamo ci offrono l’occasione di gustare tante novità, di conoscere mille possibilità di vita, di comunicazione, di lavoro, di festa, di cura della salute. Nello stesso tempo si moltiplicano i risvolti difficili e gli effetti negativi prodotti proprio dalle stesse recenti conquiste umane. La nuova economia globalizzata, mentre apporta benessere e opulenza, produce nuovi poveri che fuggono dall’oppressione di regimi dittatoriali, dalla violenza, e dalla fame attirati verso “paradisi telediffusi”. E allora sono milioni gli emigranti che attraversano deserti e oceani in cerca di fortuna, milioni gli illusi di un benessere che poi li tradisce e li abbandona. Non possiamo non domandarci quale sia il compito di un credente, ma anche di una comunità cristiana e a maggior ragione di una Famiglia Religiosa, in questo nuovo assetto della società. Il nostro Fondatore, il Vescovo Tommaso Reggio, vissuto in tempi non migliori dei nostri ha cercato con tutte le sue forze, attinte dalla fede e dalla preghiera, di individuare e di vivere delle priorità e le sue scelte di uomo e di pastore hanno precorso i tempi. Quali sono le nostre affinché possiamo inventare nuovi servizi richiesti oggi dal Signore Risorto a noi suoi discepoli? Forse dobbiamo essere più attenti ad ascoltare le provocazioni, le sfide che ci vengono dai profondi cambiamenti in atto, reagire con senso evangelico, con animo grande e appassionato. Sentiremo così il bisogno di elaborare progetti comuni che siano vere risposte all’emergenza, ma radicati nella fede e nel senso di appartenenza alla Chiesa. Scopriremo allora che il nostro compito è raccontare Dio con l’Amore perché Lui per amore ha mandato il suo Figlio affinché “tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Mettiamo allora davvero la nostra mano nel costato del Risorto e ripetiamo con fede profonda e sincera “Mio Signore e mio Dio”. Ci sentiremo ripetere le parole che Lui ha detto a Tommaso: “Beati coloro che pur non vedendo crederanno”!

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