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Chi salva una vita... salva il mondo

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Un evento gioioso

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Chi salva di Suor Vittoria Longhese una vita... salva il mondo

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L’ emozione è stata davvero grande e non mi è facile raccontare che cosa ho provato quando, il 17 gennaio 2010. nella Sinagoga di Roma, ho ascoltato il discorso del Papa Benedetto XVI, del Rabbino capo dott. Riccardo Di Segni e del presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, figlio di Emanuele, amico da lungo tempo della nostra Congregazione. Colta di sorpresa, non avevo messo davvero in conto di esserci proprio io, lì, a rappresentare la mia Famiglia religiosa e via via che il tempo passava, mi sentivo sempre più piccola e inadeguata. È vero, mi era già capitato di sentirmi orgogliosa di essere una Suora di Santa Marta, ma in quella situazione ho sperimentato una fierezza mai provata.

una vita... salva il mondo

Quando Riccardo Pacifici ha raccontato che se lui era lì, ed era vivo, lo doveva alle Suore di Santa Marta che hanno salvato suo padre a Settignano, ho sentito quanto è vero che “chi salva una vita salva il mondo”. In un momento storico così difficile e complesso, questo legame dì affetto e di riconoscenza che corre sul filo della vita, della fratellanza autentica è un ponte solido e sicuro che unisce, rafforza, crea solidarietà e cancella le barriere di incomprensioni e di pregiudizi che rischiano di rendere meno luminoso ogni gesto. Pensavo a quante Suore, a quanti uomini e donne di buona volontà, hanno teso la mano, hanno offerto ospitalità, hanno “rischiato” la vita per dare speranza di vita. Pensavo alle Suore di Santa Marta che erano a Settignano, che hanno accolto, protetto Emanuele Pacifici e il fratello Raffaele (i figli del rabbino capo di Genova!) incuranti del rischio che correvano. La fede vera nel Dio della vita è quella che, messa alla prova, diventa coraggio e capacità di amare ‘’senza misura”. Mi sentivo circondata da tanta stima e da tanta riconoscenza e avrei voluto lì con me le numerose Suore che nel silenzio e nell’umiltà hanno seminato vita, senza avere mai la pretesa di veder riconosciuto il loro “dono”. Splendono come stelle nel ciclo insieme a coloro che, perseguitati, hanno sofferto e pagato un prezzo di dolore che solo il Dio dei giusti, benedetto Egli sia, potrà “consolare”.

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