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L’urgenza dell’annuncio e della testimonianza

Percorsi di formazione

L’urgenza dell’annuncio e della testimonianza

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Nel Convegno sull’Evangelizzazione tenutosi a Chiavari il 12 e 13 febbraio 2010, Don Gero ha introdotto la sua relazione con un interrogativo: “EDUCARE SI DEVE, MA SI PUÒ?”, per poi arrivare al cuore dell’Evangelizzazione ed essere Testimoni diSperanza. Il Relatore è partito da un’analisi sociologica, perché è necessario prendere coscienza del contesto culturale in cui viviamo. “Società liquida” la nostra, così viene definita, perché complessa, senza un centro a cui far riferimento, società dai molteplici linguaggi e dalle molteplici agenzie educative, dove ciascuno si percepisce come centro del mondo e dove il tu è messo in dimenticanza, a meno che non risponda agli interessi dell’altro. Un mondo in cui va diffondendosi una cultura secolarizzata nella quale si progetta una vita sociale a prescindere da Dio, se non addirittura escludendolo o combattendolo. Non vuole essere un giudizio morale questo, né una lettura pessimistica del nostro tempo, ha soggiunto Don Gero, ma una conoscenza necessaria come spazio per ripartire e non indugiare solo a deprecare e criticare i giovani d’oggi. È necessario ascoltare con amore questo tempo e prima di chiedere che cosa fare è bene sapere come stare: senz’altro con attenzione per cogliere il significato di certi comportamenti e il grido silenzioso che oggi i ragazzi ci rivolgono, ai quali dobbiamo saper rispondere senza demandare ad altri questo compito. La Scuola Cattolica si deve interrogare sulla qualità della sua vita e dei suoi progetti, senza ritenersi unica agenzia educativa o luogo esaustivo di formazione. L’aggiornamento sulla Evangelizzazione è avvertito da tutte non tanto come dovere, ma come bisogno di “Lasciarci Evangelizzare da Cristo per dare il primato all’educazione della Fede nella quotidiana missione educativa”, come ci ha chiesto il Capitolo Generale. Nel programmare il Convegno di Chiavari la Commissione Scuola e Pastorale giovanile si è messa in discussione perché prima di parlare agli altri di Dio è necessario fare esperienza di Lui, attraverso una vita autentica, un cuore appassionato e trasparenza di vita, per non essere di ostacolo alla Parola. Evangelizzare nella Scuola è vivere la serietà di una proposta, non è solo predicare il Vangelo, ma annunciare il Signore con la Parola e con l’azione caritativa, educativa, liberatrice. È rendere presente e sperimentabile ciò che

L’urgenza dell’annuncio di Suor Anita e della testimonianza

ha fatto Gesù che ha insegnato, sanato, ha dato compimento alle attese dell’uomo, ha manifestato l’autentico amore fino al dono totale di sé. È individuare le strade per risvegliare la domanda religiosa e il senso di Dio nella propria vita. Il vero problema è aiutare i giovani a rispondere alla domanda che si fanno: “Ma io chi sono?”, per aiutarli a costruire un’identità armonica, libera, dove libertà non è fare quello che si vuole, ma volere quello che si fa. Luca ci parla di Evangelizzazione al Capitolo 10 versetti 1-23 e sottolinea lo stile che Gesù indica ai discepoli, più che i contenuti della predicazione. Suggerisce loro un modo di essere: di comunione, di fiducia nell’aiuto di Dio, di povertà. I discepoli affrontano un mondo ostile, operando con mitezza e bontà di cuore, incontrano sconfitte, ma l’indifferenza degli uomini non li ferma. Dopo la missione ritornano pieni di gioia e Gesù li invita a rallegrarsi soprattutto per essere stati scelti e inviati e di essere nel cuore di Dio, infatti i “loro nomi sono scritti nei cieli”. L’efficacia della missione dipende dalla coerenza della loro vita con i valori evangelici annunciati dalla forza dello Spirito. Anche noi come persone consacrate dobbiamo essere testimoni di gioia e di speranza perché i nostri giorni sono nelle mani di Dio: • vivendo la profezia della povertà, nella condivisione e sobrietà, contro la logica mondana dell’avidità; • la profezia della castità, nell’amore gratuito e fedele, contro la logica del possesso dell’altro; • la profezia dell’obbedienza, nell’ascolto attento, contro la logica del dominio e della prepotenza. Il mondo d’oggi ascolta se i maestri sono anche testimoni felici e i ragazzi quando ci vedono così se ne accorgono subito e si avvicinano. La carta vincente perciò è quella di essere persone che hanno fatto un percorso interiore. L’intervento di Don Gero ha fatto prendere

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consapevolezza dei problemi che dobbiamo affrontare nel nostro apostolato, per cui c’è stata una risonanza vivace e ricca. Tutte d’accordo sulle seguenti scelte. • Una costante attenzione va rivolta non solo ai bambini e ai ragazzi, ma anche ai genitori con incontri di formazione e di accompagnamento personalizzato per renderli responsabili del progetto educativo; • Realizzare il progetto di Evangelizzazione con il coinvolgimento dei Docenti e della

Comunità, in atteggiamento di umiltà e di amore; • Lavorare con il territorio, stringendo alleanze con le varie agenzie educative, perché chi si sente autosufficiente è già sconfitto in partenza; • Cogliere l’urgenza dell’evangelizzazione come ci ricorda il Papa Benedetto XVI, osservando l’attuale malessere sia dei giovani che degli educatori, nel contesto di una società frammentata e dispersiva che fa del relativismo il proprio credo; • Scegliere la strategia giusta che può consistere in uno stile educativo davvero autentico: presenza, fiducia, autorevolezza e responsabilità, giusto equilibrio tra libertà e disciplina; • Collaborare con la Chiesa locale nell’attuazione di orientamenti pastorali che consentano di raggiungere la Comunità attraverso una comunicazione efficace dei valori evangelici; • Optare nella scuola per 4 piste di intervento nell’Evangelizzazione: - la bellezza dell’ambiente, nel senso di cura e di accoglienza - valorizzazione della cultura e della comunicazione - esperienza di itinerari di fede visti non come a sè stanti, ma in un forte rapporto con la didattica. • Sollecitare una verifica in itinere nella Comunità educante per un confronto sulle proposte, per mantenere vivo il senso di responsabilità comune e la gioia di appartenere alla

Chiesa del Signore e di sentirsi da lui inviati a testimoniare il suo amore per ogni uomo. Arricchente e significativo è stato l’intervento di Suor Chiara che ha presentato la sua esperienza fatta ai due Convegni tenuti a Roma per Animatori vocazionali. Ha introdotto la sua sintesi citando il passo di Marco 10,17 che nel narrare la domanda che il giovane in cerca della vita eterna fa al buon Maestro, si sofferma a descrivere l’atteggiamento di Gesù: “Lo fissò e lo amò”. È questa la modalità della nostra presenza fatta di amore, intuito, rispetto della libertà dell’altro, di aiuto concreto e di accoglienza per i “piccoli” cioè per chi ha bisogno. Questo è il tratto che deve continuare a caratterizzarci, rendendo visibile il nostro carisma di Suore di Santa Marta. Mi piace aggiungere a questo punto quanto il Cardinal Tettamanzi dice nella sua ultima lettera “Come pietre vive” – “Il primo passo per l’annuncio è custodire e promuovere la qualità evangelica delle relazioni personali nelle nostre comunità. Occorrono, sono certo, molta pazienza e molto coraggio: per sperare e attendere. Ma non c’è altra via. Mi sembra prezioso vivere ogni occasione di incontro nella giornata, nello stile dell’accoglienza cordiale, della gratuità sincera e della gratitudine”. Ed ora un grazie di cuore da parte di tutte a Madre Antonia, per la sua presenza in mezzo a noi, a lei siamo grate perché ha saputo trasmetterci l’impegno dell’evangelizzazione e le modalità che da tanti anni ormai viviamo nello studio degli itinerari. Don Gero è stato straordinario per la ricchezza della proposta, per le motivazioni che ha suscitato in tutte, per la sua parola vera che nasce da un vissuto personale e dalla sua esperienza con i giovani e quando un maestro è anche testimone lo si ascolta volentieri. E ora dopo l’ascolto, la realizzazione… A tutte buon lavoro!

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