notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3
Liberiamo la pace
In missione 17 18
Marta di Betania
Un grazie a Gesù Giovanna Cometto Spada
Parola di Dio 4
Un Battesimo speciale i genitori
la Redazione
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Il Vescovo visita la Betania di Derqui suor Silvana Bessegato
Mons. Giulio Sanguineti
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Festa del Diploma una mamma
Attualità 7
Bisogno di famiglia
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suor Damiana
Desde la hermosa ciudad de Valdivia, un canto a Dios que es Amor... la Comunità di Valdivia
23 Spiritualità e carisma
Festa di fine anno per i piccoli di “Casa Betania” un genitore
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50 y 25 años de Fidelidad la Comunità di Las Violetas
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“Vola solo chi osa farlo” Daniele Frigerio
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Gli amici di Betania di Novate in pellegrinaggio a Genova
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È tempo di speranza?
Laboratorio di creatività alimentare Mariella Iannuzzi
La parola a... Madre Antonia 11
Festa della famiglia mamma Paola
Emanuela, Anna, Francesca
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Porque hemos creído en el amor de Dios sor Doralisa Ponce
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Centri estivi «Santa Marta»
Percorsi di formazione 12
Ritrovarci qui nel suo Amore per gustare la gioia di vivere insieme per tutte suor Francesca Verdorfer
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Non resta che amare suor Anita B.
Pagine aperte 36 38 39
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Madre Emilia Garolfi
3 settembre 2000 - 31 maggio 2006 Donato Duchi
Frammenti di santità
Notiziario delle suore di santa marta
Un lungo cammino insieme... Grazie! Achille Valle
Sull’onda della memoria del cuore suor Emilia Rusmini
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All’ombra del bagolaro una Betania a San Gimignano Antonella Maggiori
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“La revolucíon de los estudiantes...” sor Adriana Gajardo
Via V. Orsini, 15 00192 Roma
Con l’affetto della memoria
Quadrimestrale Anno LXIV
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Madre Clelia carissima suor Agnese Bianchi
Redazione suor Cecilia, suor Cornelia, suor Damiana, suor Francesca, suor Mariana
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Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it
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Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico Fabio Bergamaschi
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Grazie di tutto zia! Anna
Carissima suor Paola La Comunità di Bovisa
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Ora suoni anche in Paradiso Le consorelle di Roggiano
La corona del Rosario suor Maria Rossini
Editoriale
La Redazione
Liberiamo la pace uando scoppia una guerra in Medio Oriente, o una vecchia guerra si riaccende, le conseguenze sono tante e diverse, di cui una è certa: si prepara un’ulteriore riduzione della presenza dei cristiani in quelle regioni. Lo possono testimoniare, oltre le statistiche sui flussi migratori, le Suore di Santa Marta che da 40 anni si trovano in Libano e hanno vissuto “in diretta” sia la lunga guerra del 1978 che quella (perché di guerra si deve parlare) di questi giorni. Quando approdarono nella Terra dei Cedri, il 25 marzo 1966, giorno dell’Annunciazione del Signore, la popolazione cristiana era ancora il 43 per cento del totale. Oggi è quasi dimezzata. Gli stati-nazione del Medio Oriente sono nati e cresciuti nella guerra e ogni conflitto schiaccia la comunità più debole, quella per cui nessuno si batte: la comunità cristiana. E ai cristiani resta solo la fuga verso l’Occidente: loro, orientali, costretti a diventare occidentali, per poi essere accusati di “occidentalismo” da coloro che li hanno spinti ad allontanarsi. Le guerre nazionaliste moderne riescono così nell’impresa – mai concepita neppure dall’Islam durante la sua massima espansione – di “svuotare” il Medio Oriente dei cristiani. Il risultato è quello di privarlo dell’unica comu-
nità in grado di mediare, con la cultura prima che con la politica, tra Israele e il mondo arabo, e dell’unica entità che per storia e per natura può riuscire a conciliare Oriente e Occidente. In questi anni di presenza silenziosa ma ricca di dedizione competente, le Suore che prestano la loro opera in un ospedale di Beyrouth si sono prese cura di ogni persona sofferente nel corpo e nello spirito, senza guardare il suo credo religioso. Hanno testimoniato con coraggio l’Amore del Dio di Gesù verso tutti gli uomini, superando paure, disagi, difficoltà e infondendo fiducia e speranza anche quando le bombe seminavano distruzione e morte. Esse incarnano così, nella loro vita, l’appello accorato del Santo Padre durante l’Angelus nella solennità della Trasfigurazione del Signore il 6 agosto di quest’anno: “La pace è prima di tutto dono di Dio, ma in questo momento vogliamo ricordare che essa è impegno di tutti gli uomini di buona volontà. Che nessuno si sottragga a tale dovere!” Queste parole sono rivolte anche a ciascuno di noi. Sentiamo vivo l’impegno a operare per la pace nel nostro ambiente di vita. Meriteremo così la beatitudine – annunziata da Gesù nel “Discorso della montagna” in quella terra di Galilea a noi tanto cara – che costituisce una priorità per tutti i credenti: “Beati coloro che costruiscono la pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
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Parola di Dio
Marta di Betan M
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arta è sorella di Maria e di Lazzaro. A Betania l’ospitalità offerta a Gesù fa capo a lei (cfr Luca 10, 38-42). La sua figura riappare nel vangelo di Giovanni in occasione della morte del fratello Lazzaro, e in casa di Simone il lebbroso che ha invitato Lazzaro e le due sorelle nella immediata vigilia della Passione di Gesù. A Betania, in occasione della venuta di Gesù in casa di Marta, succede che Gesù dimostra di non condividere l’affaccendarsi di Marta per accogliere Gesù: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose”. Qui inizia il cammino di santità di Marta, la sua vocazione, la sua trasformazione: comincia a capire che non si tratta soprattutto di servire Gesù, ma di seguirlo. Quando lo si serve è possibile che i modi scelti siano i nostri; quando lo si segue, si segue Lui, secondo la Sua forma, che è la forma pasquale, quella della croce, morte e risurrezione. Questo è il vero servizio; seguirlo: “Chi mi vuol servire, mi segua” (Giovanni 12,26). S. Marta è modello di ogni religiosa appartenente alla Congregazione di S. Marta, quella fondata dal vescovo Tommaso Reggio, e modello di tutta la Congregazione, ospitale, accogliente, amica: una comunità di consacrate che si ispira alla “donna” Marta che metteva al primo posto l’accoglienza di Gesù, ineffabile amico suo, della sorella Maria e del fratello Lazzaro. In Marta si constata un capovolgimento del vangelo: ama e accoglie Colui che per primo l’ha amata e accolta. Marta è accogliente, capace di una amabile, garbata, forte donazione di
sé. La sua amicizia verso Gesù è così bella e spontanea che si permette quasi di rimproverarlo: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” : ciò rivela che era animata da quella bella fede per la quale poco dopo dirà: “io so che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (Giovanni 11,27}. Gesù, che aveva corretto Marta quando si lamentava dell’“inerzia” di Maria: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi
aiuti “, qui non la corregge. Dà ragione a Marta. Capisce il suo dolore e versa le sue lacrime unitamente a Marta: piange anche Lui per la morte di Lazzaro. L’amore di Gesù verso Marta è esigente: la mette al corrente della verità, ma le chiede
esplicitamente quale sia la sua posizione: “credi tu questo?”. Le chiede la fede: di credere nella verità, e soprattutto di fidarsi del Maestro, e di affidarsi a Lui, di scegliere “la parte migliore che non le sarà tolta”.
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ia
di Mons. Giulio Sanguineti
Parola di Dio
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Inoltre la provoca a non perdere di vista quale sia il senso del suo affaccendarsi: l’efficienza è importante nella misura in cui è finalizzata all’attenzione all’altro, all’accoglienza, cioè all’amore, all’essenziale. Le chiede di non perdersi nella “fretta” di fare, ma di intensificare la consistenza del suo essere. Le religiose di S. Marta si ispirano al modello: se sono così brave nell’accogliere tutti, soprattutto i più poveri, i loro “amici”, è perché scelgono che Gesù Cristo sia il loro tutto, la loro vita. Sanno di essere amate da Lui: questa è la ragione del loro essere, ed è ciò che le tiene in vita, è la forza del loro donare la vita amando i più poveri. S. Agostino spiega e attualizza il “tutto-Gesù” nel modo seguente: “Marta accolse come si sogliono accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura; lo accolse per nutrirlo nel suo corpo, mentre lei doveva nutrirsi col Suo Spirito”; e aggiunge: “nessuno osi esclamare: felici coloro che hanno meritato di ricevere Cristo in casa propria! Non rammaricarti perché sei nato in un tempo in cui non puoi vedere il Signore...: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. S. Agostino sembra dire alle Suore di S. Marta: l’hai in casa Gesù! Non te ne accorgi? Le tue sorelle di casa sono Gesù. Amale. Accoglile. Sono le tue amiche. Se sei capace di amicizia in casa, sarai capace di accoglienza verso tutti. Possiamo formulare una preghiera a S. Marta:
che implori per ogni religiosa, per ogni Comunità, per la Congregazione, per le Chiese ove sono presenti e operanti le Suore di S. Marta, testimoni e segni del Risorto, il dono della sapienza “che può tutto, che tutto rinnova, che forma amici di Dio, che si estende da un confine all’altro con forza e governa con bontà eccellente ogni cosa”. La sapienza indica quale è la strada per raggiungere il cuore delle persone: non soprattutto le cose concrete da fare, da organizzare nelle nostre comunità, ma uno stile di accoglienza, un atteggiamento di vicinanza e di comprensione che dicano amore e fiducia nella vita. La sapienza genera speranza: noi Chiesa, tutti, fedeli, ordinati e religiosi, siamo debitori al mondo di un amore che dica che ciascuno è amato dal Signore. A noi, chiamati ad essere testimoni e segni, è chiesto di alimentare un cuore che ama, capace di gesti, semplici e quotidiani, ma in grado di trasmettere gioia e fiducia. Sentirsi amati genera nelle persone ottimismo, speranza, passione nuova e capacità di spendersi per un futuro che la fantasia dello Spirito saprà aprire. La radice del nuovo futuro sta negli sprazzi di bene presenti nel nostro tempo, segni della presenza di Dio, che dobbiamo saper riconoscere e conservare. Genera speranza una comunità, parrocchiale o religiosa, che è cosciente di essere amata e ama, come Marta ha amato il suo Maestro del quale si è fatta discepola e testimone.
Attualità di suor Damiana
Bisogno di famiglia
dimostra apatica, incapace di discutere e di schierarsi e lascia fare solo ai cattolici. Si sta scivolando verso la banalizzazione di questo istituto sociale che ha resistito, nonostante tutto, nella storia dell’umanità come nessun altro. La visita del Papa a Valencia è stata il momento culminante di una settimana molto intensa: riflessioni teologico-pastorali, conferenze, proiezioni, presentazioni di libri, ma anche Fiera internazionale della famiglia, sport, giochi, iniziative che hanno coinvolto bambini, nonni e genitori. La città, ferita per un tragico incidente nella metropolitana, ma pervasa dalla gioia di migliaia di “pellegrini della vita”, ha accolto con entusiasmo Benedetto XVI.
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l quinto Incontro mondiale delle famiglie che si è svolto a Valencia in Spagna dal 1 al 9 luglio scorso aveva per tema “La trasmissione della fede nella famiglia”. Gli incontri mondiali, con cadenza triennale, hanno avuto il loro esordio a Roma nel 1994, poi a Rio de Janeiro, a Roma ancora per il grande giubileo e infine a Manila nel 2003 e sono nati per fortificare l’identità della famiglia, basata sul matrimonio, come luogo in cui le persone ricevono il dono della vita e gli insegnamenti necessari per viverla con dignità, per costruire la “casa dell’amore”. La scelta della Spagna come sede dell’incontro di quest’anno è caduta veramente a proposito per le vicende legislative che hanno sbaragliato la famiglia. Ma non solo. Infatti, come ha affermato Mons. Ricardo Blazquez Perez vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza Episcopale, la società spagnola si
Attualità
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Il Papa, sviluppando il tema dell’incontro, ha sottolineato come la famiglia cristiana ha, oggi più che mai, la missione di trasmettere la fede perché sono i genitori i primi evangelizzatori dei figli. Già in precedenza, durante la riunione plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia, Papa Benedetto aveva affermato che “la famiglia fondata sul matrimonio costituisce un patrimonio dell’umanità”, un’istituzione sociale fondamentale, la cellula vitale, il pilastro della società. Per questo deve interessare credenti e non credenti.” Già Giovanni Paolo II di venerata memoria scriveva a proposito della famiglia “l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia” (Familiaris consortio 86) e gli Stati non possono non tenere nella massima considerazione questa realtà. Durante l’omelia tenuta nella Concelebrazione Eucaristica conclusiva, Benedetto XVI afferma:”Quando un bambino nasce, attraverso la relazione con i suoi genitori, incomincia a far parte di una tradizione familiare che ha radici ancora più antiche e i genitori hanno il diritto-dovere inalienabile di trasmettere questo patrimonio ai figli: educarli alla scoperta della propria identità, introdurli alla vita sociale, all’esercizio responsabile della libertà morale e della loro capacità di amare attraverso l’esperienza di essere amati e soprattutto dell’incontro con Dio. Egli ci ha creati a sua immagine – ha proseguito il Papa – e ci ha chiamato a essere suoi figli. Per questo motivo all’origine di ogni essere umano non esiste il “caso” e la “fatalità”, bensì il progetto dell’amore di Dio.” La trasmissione della fede da parte della famiglia impegna i genitori cristiani, con l’aiuto della comunità, a darne una attestazione credibile in modo da favorire nei figli un approccio personale al dono stesso della fede. L’esperienza di essere accolti e amati da Dio e dai
genitori è un solido fondamento che favorisce la crescita e lo sviluppo autentico della persona, aiutandola a uscire da se stessa per entrare in comunione con gli altri e con Dio stesso. È da qui che acquista senso la realtà del matrimonio fra un uomo e una donna che è all’origine della famiglia. Il Pontefice ha concluso la sua omelia con questo invito lanciato a tutte le famiglie del mondo: “Voglio invitare tutti i cristiani a collaborare, cordialmente e coraggiosamente,con tutti gli uomini di buona volontà che vivono la loro responsabilità al servizio della famiglia, perché unendo le forze e attraverso una legittima pluralità di iniziative, contribuiscano al vero bene della famiglia nella società attuale”. Sentiamo rivolto a noi personalmente questo accorato invito del Papa! Nei vari campi del nostro apostolato infatti siamo continuamente a contatto con le famiglie tanto bisognose di certezze, di punti di riferimento, di luce. Chiediamo al Signore, nella prolungata preghiera, di essere per quanti ci avvicinano un segno del suo amore e del suo prendersi cura di ogni persona. I “pellegrini della gioia” convenuti all’incontro sono stati più di un milione e per la loro accoglienza si è attivata una rete di solidarietà senza limiti geografici. Chi ha osservato Valencia e dintorni in quei giorni ha sicuramente potuto dire quello che si diceva dei primi cristiani: “Guardate come si amano!”
Spiritualità e carisma
50 y 25 Años de fidelidad H
la Comunità
di Las Violetas - Santiago
50a Años: Sor Ester Roco Sor Marta Selva Sor Marcella Benigno Sor Angelica Mannelli 25° Años: Sor Margarita Vidal Sor Teresa Rojas Sor Vigilia Alfaro Santiago de Chile Las Violetas 2006
“
A Ti Padre bueno damos gracias por tu grande y generosa misericordia. Gracias por tu ternura de Padre que nos guía por las sendas de la fidelidad. Gracias por tu pacíencia dulce y amorosa con que aceptas limitaciones y pequeñeces nuestras Gracias por la maravillosa familia de Santa Marta que nos diste, por nuestras Madres y Hermanas ejemplares y solícitas en el amor. Ellas han sido siempre luz en nuestro camino y ejemplo de generoso entusiasmo y fidelidad en el servicio de Dios. Dígnate aceptar nuestra plegaria y transforma nuestros corazones en una hoguera inextinguible de amor y fidelidad hasta la muerte
”
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ermosos días de convivencia fraterna experimentamos y vivimos en Casa de la Delegación en Santiago en preparacìón al aniversario de nuestra Consagración al Señor. 50 y 25 Años de gracias y bendiciones, que el Buen Dios ha derramado en nuestras vidas, conduciéndonos con bondad y pacíencia amorosa, a pesar de nuestras debilidades e imperfecciones. Hermoso y beneficioso fué recordar, unidas, tanta generosidad de Dios para cada una de nosotras. El Sacerdote que nos guió en nuestras reflexiones nos ayudó a sacudir las cenizas que se hubieren depositado sobre el amor entregado al Señor. Seguidamente vivimos días de maravilloso Retiro para culminar con una solemne Eucaristía y, más solemne aún con la presencia amorosa de nuestra querida Madre General. Brota de lo íntimo de nuestros corazones un cántico de gratitud y felicidad al Dios del Amor, que se ha fijado en estas humildes servidoras:
Spiritualità e carisma
Gli “amici di Betania” di Novate in pellegrinaggio a Genova
di Emanuela, Anna, Francesca
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o goduto immensamente l’esperienza del pellegrinaggio a Genova! È stato veramente un dono che mi ha regalato il “Gruppo di Betania”, alla Madonna della Guardia prima e al sacello del Beato Tommaso Reggio poi, nella profonda spiritualità che mi ha fatto capire l’importanza di legare sempre più la mia vita al Signore. È stata una esperienza forte e ringrazio questo grande Beato che ha fondato le Suore di Santa Marta perché, con loro, vivo meglio il mio impegno nella Chiesa. Emanuela
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a tanto tempo lavoro con le Suore di Santa Marta, ma l’occasione del Gruppo di Betania mi ha non solo fatto conoscere maggiormente il loro carisma, ma conseguentemente mi ha invogliato a viverlo. L’esperienza del pellegrinaggio a Genova è stata profonda e incisiva. Mi ha colpito particolarmente l’accoglienza nella Casa delle Suore e l’esperienza con gli “Amici di Betania” di Genova. Siamo tutti in cordata, desiderosi di conoscere e vivere la spiritualità del beato Tommaso Reggio. Grazie Suore, per questa possibilità che ci avete dato. Grazie perché siete con noi. Anna
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l pellegrinaggio a Genova mi ha dato la possibilità di condividere, con il gruppo di Betania, momenti belli di preghiera e di amicizia. Alla Madonna della Guardia, nella Cappellina dell’Apparizione, raccolte in preghiera, mi è sembrato di essere nel Cenacolo, ho sentito fortemente la presenza di Gesù e di Maria, anche perché le parole di suor Annetta, profonde e commoventi, hanno toccato la spiritualità di tutti. Anche la sosta ai piedi del sarcofago del Beato Tommaso Reggio è stata di forte emozione e mi ha maggiormente invogliato a vivere secondo il carisma donato alle Suore di Santa Marta. Un grazie alle Suore che mi hanno data l’opportunità di questa bella esperienza di fede che mi aiuta a vivere meglio. Francesca
La parola a...
Madre Antonia
È tempo di spera nza? iceva don Mazzolari: “La vita di ognuno è un’attesa. Il presente non basta a nessuno. In un primo momento pare che ci manchi qualcosa, più tardi ci accorgiamo che ci manca Qualcuno e Lo attendiamo”. Lui, uomo di speranza, aveva constatato in tutta la sua vita quanto fosse necessario puntare in alto, vivere con certezze che non vengono meno, anche di fronte alle evidenze più schiaccianti. Oggi la nostra speranza è messa spesso alla prova dalla delusione, dallo scoraggiamento, dalla paura e dal senso di impotenza che prende davanti ai grandi drammi dell’umanità o davanti alle fatiche della nostra esperienza personale. Sappiamo, però, che senza speranza, anche le ordinarie situazioni di ogni giorno come il lavoro, la responsabilità, le relazioni, l’impegno apostolico perdono di vitalità. Il desiderio di vita piena e senza fine che vive nel profondo del cuore umano è insopprimibile e continua ad alimentare atteggiamenti d’attesa in ciascuno di noi. Esiste, purtroppo, anzi è in atto ed è inutile negarlo, una forte crisi della speranza. Anche chi crede e ha appoggiato la sua vita unicamente su Dio appare, talvolta, scoraggiato, fatalista, rassegnato. Forse è necessario passare attraverso questa crisi della speranza, per renderci consapevoli che quanto noi speriamo va al di là di ogni immaginazione, di ogni nostro sogno sensibile.
Dio può infatti “demolire” ogni nostro desiderio per condurci ad una sua risposta più profonda e per farci ritrovare il valore vero della vita. La speranza cristiana, in particolare quella di noi consacrati, non è riposta in un futuro nel quale tutti i problemi siano risolti. Sperare quindi non è solo credere che la vita nostra e quella di tutti cammini verso la pienezza e la storia vada verso il suo compimento… ma è, soprattutto, avere la consolante certezza che in questo nostro andare, siamo accompagnati sempre dall’amore misericordioso di Dio. La forza, la nostra forza sta in questo ed è straordinaria! Perciò chi spera osa sognare. Diceva il Cardinal Suenens, uno dei moderatori del Concilio Vaticano II: “Felici coloro che osano sognare e che sono disposti a pagare il prezzo più alto perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini”. Dobbiamo quindi osare senza diventare creature che vivono sulle nuvole, ma pronte ad incarnarsi sempre più nella realtà per “intravedere” dentro quell’“oltre” che esiste realmente e che “palpita” nonostante tutto. I sogni della speranza costano, spesso si pagano vivendo in una realtà che li sbriciola sul nascere, ma il nostro compito non è quello di muoverci cariche di fede e di “dono” per migliorare il mondo e lasciarlo un poco più buono? Non stanchiamoci di seguire Colui che “accende le stelle” quando diventa buio. Lo fa da sempre. È il Dio della nostra speranza!
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Percorsi di formazione
“Ritrovarci qui nel suo per gustare la gioia di Q
ueste, alcune parole del canto nato tanti anni fa al tempo del nostro Juniorato. Più volte lo abbiamo ripetuto per sottolineare i momenti di preghiera, di condivisione, di allegria. E, nel ritrovarci, dopo vari anni, è venuto spontaneo cantarlo nuovamente. Inoltre questo è stato il canto che ha dato il via a tutto il nostro repertorio, arricchito da ricordi e risate; ma non è stato un ritrovarci nostalgico. Innanzitutto, la richiesta, esaudita dalla Madre Generale, di incontrarci dopo anni di vita religiosa, è nata dal bisogno sempre più crescente di condividere e confrontare, per reimpostare la nostra consacra-
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zione nel cammino d’ogni giorno, mettendo in comune e facendo tesoro dell’esperienza spirituale, comunitaria, apostolica fatta fin qui da ciascuna di noi. “Venite in disparte e riposatevi un poco”. A Querceto, dunque, quattordici Suore, che hanno fatto Professione Perpetua tra il 1994 ed il 1998; per alcune di noi questa è stata la prima occasione di ritrovarci dal tempo dello Juniorato: gioia, sorpresa, gratitudine verso Dio e la Madre Generale, sentimenti che più volte abbiamo espresso negli incontri e durante l’adorazione eucaristica alla quale hanno partecipato anche le Suore della Casa; loro, così avanti
per tutte suor Francesca Verdorfer
amore vivere insieme”
nei quali cresce tutta la nostra vita spirituale, comunitaria e apostolica. Un grazie veramente sentito va a Madre Carla che ha seguito il nostro incontro col cuore di chi ama e gode del nostro bene. Da sorella maggiore ci ha ascoltato, consigliato, e pensiamo che si sia sentita davvero giovane tra giovani, perché lo Spirito che ci anima è giovane e continua ad agire in noi! Un grazie particolare va a ciascuna convenuta quassù, ci siamo arricchite a vicenda e ci siamo lasciate con una promessa che è speranza: ritroviamoci!!! Ci siamo lasciate con una certezza: condividere la propria esperienza ci ha fatto bene perché è scoprire la danza infinita tra la mia fragile fedeltà e quella di Dio, forte e tenera nello stesso tempo.
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nella vita religiosa, così provate nel fisico, ci hanno ringraziato per la nostra presenza, per questa ventata di giovinezza arrivata fino ai colli della bella Toscana, da ogni parte d’Italia! Ritrovarci scoprendo che, arrivare a questo punto, è stata un’avventura: attraverso le gioie, il dolore, la perseveranza e perfino l’infedeltà o la malattia, ognuna ha tessuto la propria risposta. Dalle nostre conversazioni è emerso l’entusiasmo dei primi anni, ora più maturo perché corroborato dalla voglia di crescere in Lui, che talvolta comporta fatica e dolore. Ognuna realizza la propria vita consacrata all’interno di una Comunità e con altre sorelle: tutte siamo chiamate a dare del nostro, senza tirarci indietro, soprattutto quando la strada è in salita. Occorre mettersi in positivo con noi stesse e con le altre, altrimenti si corrono dei rischi, uno di quelli da noi sottolineati, di percepire la Comunità come un albergo, dove si ritorna la sera dopo aver svolto l’attività apostolica. Anche per noi la sofferenza che proviamo in certe situazioni comunitarie come la sopra citata, acquista un valore se riportata a Cristo: pregare, offrire, lavorare, sacrificarsi, azioni che ci rendono dinamiche interiormente e vere costruttrici di Comunità. La certezza di sapere che non siamo sole nel nostro cammino, ci dà la forza di camminare nella fedeltà. La nostra esperienza condivisa, ha poi trovato conferma nei documenti di Vita Consacrata e nella Regola di Vita, riletti con occhi diversi: Cristo e la Comunità sono i due elementi fondamentali
Percorsi di formazione
Non resta che amare L
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a formazione permanente è uno dei punti cardine del nostro XV Capitolo Generale ed è l’impegno prioritario che il Consiglio Generalizio si è assunto con lo scopo di condurre tutte le Comunità a vivere in pienezza la vita consacrata nella triplice dimensione di vita spirituale, fraterna e apostolica, secondo il Progetto di Evangelizzazione “Amare nella verità”. I due incontri annuali di Roma per le responsabili di Comunità e della Scuola hanno lo scopo di far conoscere sempre meglio il ruolo di servizio nelle Comunità locali, oggi, per sapere a quali aspetti è necessario porre attenzione per aiutare tutte le Consorelle in un cammino di crescita. L’incontro di Aprile è stato intenso, ben organizzato e completo per la scelta delle tematiche affrontate sotto ogni aspetto: teologico, spirituale, psicologico. Intorno al tema centrale infatti si sono sviluppati tutti gli altri interventi dei relatori: Madre Antonia Dei, dott. F. Montuschi, prof.ssa B. Costacurta. Il punto di partenza è stato il commento dell’Enciclica “Dio è amore”, tenuto da Padre F. Petrillo. È importante compiere nella nostra vita, personale e comunitaria, un cammino verso l’Agape, attuato giorno dopo giorno nel dono, nella fedeltà, nel sacrificio. Tutto nella nostra vita deve rivelare l’amore, la tensione verso l’altro, in un’ascesi quotidiana per offrire al mondo la testimonianza dell’amore.
Al vertice di tutta l’azione di Dio, fin dalla creazione, c’è l’amore; al vertice della passione di Cristo c’è l’amore; noi dobbiamo rendere presente in questa società l’amore di Cristo con la nostra vita: è questo il nostro compito primario. Viene spontaneo interrogarci sulla nostra capacità di riflettere l’amore, il gusto della vita, lo stupore, il fascino, la gioia del sentirsi amate da Cristo nel nostro stare insieme. Se non fosse così la nostra vita sarebbe fallita, perché è venuta meno al suo impegno iniziale. Nonostante le nostre fragilità la nostra vocazione rinasce ogni mattina dall’Agape e dall’ascolto della Parola con lo sguardo sul Crocifisso perché nell’“Ecce homo” rifulge la bellezza dell’amore nel dono totale di sé. È lì che possiamo credere che l’amore è possibile, ma solo se facciamo scomparire la nostra vita in Cristo. C’è invece il timore di spalancare le porte del nostro cuore a Cristo perché lo tocchi nelle profondità, scaraventi le chiusure, in modo che tante nostre energie si possano sprigionare. Quando questa libertà succede, avviene il miracolo e Dio fa meraviglie. La Madre Generale ci ha successivamente guidate in un itinerario di vita per testimoniare Dio nel buio delle notti dovute ai tanti fattori contingenti del contesto sociale e al nostro vivere comunitario. Possiamo essere abitati dal dolore, ma come autentici testimoni abbiamo in cuore una
di suor Anita
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speranza grande: siamo certi che Dio ci ama, si fida di noi e aspetta che rispondiamo al suo progetto, abbracciando la “notte”, sognando e vivendo comunitariamente l’ideale di vita religiosa ancorata alla preghiera e alla vita fraterna, in uno stile essenziale e radicalmente evangelico.
Con la dott.ssa Costacurta abbiamo percorso piste nell’A .T. e nel N.T. che ci hanno aiutato a fare esperienza dell’amore di Dio e a comprendere come da una rinnovata visione dell’amore si manifesti una nuova immagine di Dio e una più profonda e più vera immagine dell’uomo, destinatario privilegiato dell’amore di Dio. Al termine la Madre ha rivolto a tutte un invito: “Tornate nelle vostre case con il desiderio di accendere il cuore delle Consorelle con la luce della speranza e della carità di Cristo”. Un augurio e una preghiera corale per essere nella Chiesa presenze autentiche, capaci di spalancare le porte e il cuore con l’attenzione amorosa a ogni persona che è nel bisogno.
Frammenti di santità Roma, 10 giugno 1984 Mia carissima…,
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ti ho sentita questa sera anche se brevemente, ma… da tempo ho qui, sullo scrittoio, questa estatica visione di due santi: madre e figlio e… mi piace inviartela. ica n S. A Mi dici che stai bene; ti penso alquanto gostino e S. Mo affaticata per la fine d’anno, vedi di fare qualche cura ricostituente per non crollare! Sta bene per il corso “residenziale” di Pallanza, così puoi… dormire qualche momento in più, non dovendo fare tragitti e traversate varie! Avanti con coraggio, cercando davvero, come mi dici nella tua ultima, di fare sempre la scelta delle persone, singole, accettandole e concedendo loro tempo e cura! Lo so che non è facile, perché si vorrebbe poter agire, qualche volta almeno,… un po’ più speditamente! E… bisogna proprio farci ogni giorno pane da mangiare; partiamo dalla mensa eucaristica così: mangiamo di Cristo per donare Cristo! Nei momenti intensivi dinanzi al Tabernacolo, prega anche per me! Tua
In missione
Un Battesimo speciale
i genitori Puria - Valsolda
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Ed infatti così è stato. Poco tempo fa le nostre bimbe, molto spontaneamente, ci hanno detto una frase semplice, ma ricca di significato: “Vogliamoessere battezzate perché siamo amiche di Gesù”. Siamo rimasti colpiti dalla loro convinzione e, la loro gioia ci ha talmente contagiato che, in poco tempo, grazie all’aiuto delle nostre Suore, dei nonni, dei padrini e madrine di Rebecca e Blu, e di don Piero, abbiamo festeggiato tutti insieme questo bellissimo avvenimento. La cerimonia è stata semplice, commovente e vissuta con grande intensità. Gli occhi delle bambine parlavano d’amore e la chiesa era gremita di mamme, bambini, amici e parenti che, insieme a noi, hanno condiviso questo momento di gioia. Un ringraziamento speciale a Suor Benedetta e Suor Luigia, che con la loro matura saggezza e il loro materno amore, hanno guidato Rebecca e Blu verso una importante scelta di vita: “l’eterno Amore per Gesù”. Un grazie speciale anche a tutti i bambini che con la loro spontaneità e i loro sorrisi hanno reso questo giorno indimenticabile per Rebecca e Blu, ed anche per noi!
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d è arrivato finalmente il giorno tanto desiderato dalle nostre bimbe: il giorno del loro Battesimo, Rebecca, sei anni e Blu Alyssa, cinque. Io e mio marito abbiamo deciso di non battezzarle appena nate, in quanto desideravamo che fossero loro a scegliere liberamente.
In missione di Giovanna Cometto Spada
Un grazie a Gesù S
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i avvicina rapidamente la chiusura delle lezioni e i bambini della scuola dell’Infanzia di Madonna dell’Olmo hanno festeggiato l’importante traguardo formativo raggiunto. La consuetudine non ha attenuato l’entusiasmo per questo appuntamento annuale, che sempre vede una partecipazione numerosa dei piccoli alunni con i loro familiari. Così sottolinea Suor Luigia, anche a nome delle altre insegnanti: “In occasione della solennità dell’Ascensione, domenica 28 maggio, la Santa Messa delle 9,30 è stata animata dai bambini. Anche i piccoli alunni hanno ringraziato il Signore per i tanti doni che li hanno aiutati a crescere ed hanno offerto a Gesù, assieme all’assemblea, i loro canti festosi”. L’Alleluja ha voluto sottolineare la gioia dell’incontro eucaristico e le parole del canto Evenu Shalom hanno invitato alla pace, mentre quello conclusivo è stato rivolto alla “Cara Madonnina”, affinché proteggesse piccoli e grandi. La festa si è prolungata nei locali della Scuola, con la consegna dei diplomi ai più grandicelli, degli attestati a tutti gli altri bambini e con il ricco
Cuneo
rinfresco, allietato da una mattina piena di sole. Si dice che tutto volge al termine, ma ancora ci aspettano delle iniziative: il 5 giugno è in programma una gita al parco divertimenti “Garden Sport” di Roccaforte Mondovì; il giorno successivo verranno consegnati gli elaborati dei bambini alle proprie famiglie mentre il 9 la Scuola dell’Infanzia aprirà le porte ai piccoli, per permettere loro un primo impatto con i futuri compagni. Con il 29 giugno si concluderà il progetto educativo di quest’anno: “Il mio meraviglioso viaggio”, che ha motivato i bambini facendoli “viaggiare” attraverso diverse esperienze, in compagnia dell’amico immaginario Leo. E non è finita!!! In luglio i bambini potranno ancora giocare e divertirsi nel giardino della nostra Scuola.
di suor Silvana Bessegato
Il Vescovo visita la Betania di Derqui
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popolazione del Rione Monterrey, dove si trova l’Hogar. Il Vescovo si è commosso al racconto di un tragico episodio capitato durante la visita della Madre Generale: il pranzo, che è un momento di grande gioia per tutti i bimbi, viene interrotto dal pianto disperato di una giovane donna, nostra vicina, che porta in braccio il corpicino inerte del suo secondogenito, nato da poco. A nulla valgono gli interventi dei medici presenti e delle Suore: il bimbo è morto. La mamma è disperata: al mattino aveva lasciato i suoi due bimbi, di diciotto mesi e di sei giorni, soli in casa per andare a lavorare e, rincasando a mezzogiorno, trova nella culla il corpicino freddo di Gabriele. E questo non è raro che accada! Il Vescovo, lasciando l’Hogar, ha promesso alle Suore il suo appoggio e l’aiuto economico per le famiglie del Rione ed ha ringraziato, benedicendo, per l’opera preziosa che le Suore svolgono in mezzo a tanti fratelli bisognosi, sia di pane, ma anche di segni dell’amore che Dio, Padre buono, ha per ciascuno dei suoi figli.
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bambini dell’Hogar “Casa del bambino” hanno accolto nel nuovo salone S. E. Mons. Oscar D. Sarlinga, nuovo vescovo della diocesi di Zarate – Campana accompagnato dal segretario Padre Claudio Caruso, salutandolo con applausi e festosi canti. Il Vescovo, dopo essersi intrattenuto con i piccoli e averli benedetti, accompagnato dalle Suore, ha visitato gli ambienti dell’Hogar: le aule adornate di coloratissimi disegni, il refettorio e la cucina dove si è intrattenuto cordialmente con il personale. Nel laboratorio di taglio e cucito, frequentato da numerose mamme, ha rivolto alle presenti la sua parola benedicendole. Il “Centro di salute Beato Tommaso Reggio” era in piena attività: medici, Suore, infermiere e pazienti che attendevano di essere visitati, hanno fatto festosa accoglienza a Mons. Sarlinga ha augurato a tutti la pace del Signore, sempre vicino a chi soffre nel corpo e nello spirito e a quelli che per suo amore si dedicano ai fratelli nel bisogno. Durante il pranzo, consumato insieme alla Comunità come Gesù faceva a Betania nella casa di Marta, Maria e Lazzaro, Sua Eccellenza ha illustrato le linee pastorali che intende proporre alla diocesi e ha ricordato con affetto il Cardinale Angelo Sodano.Ha ascoltato con interesse le Suore che lo informano sulla situazione di grande miseria in cui versa la
In missione
Festa del Dip una mamma Querceto - Firenze
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lla Scuola dell’Infanzia a Querceto di Sesto Fiorentino il clima è quello splendido della festa!!! Cornice perfetta: si respira il profumo delle rose e dei gigli, accomodati intorno e sull’altare da mani sapienti; al centro, la sagoma di tre grandi matite il cui significato verrà svelato durante una drammatizzazione. Sarà il fascino del luogo, ma si avverte una sensazione bellissima che fa bene al cuore… Intanto i genitori aspettano i loro bambini con la trepidazione e l’ansia di vederli all’opera. Appena lontano si sente l’eco delle loro voci che, piano piano, si avviano verso la
loma
Per tutto questo, e non solo, ringrazio di cuore le Suore insegnanti e le educatrici, che hanno preso a cuore i nostri bambini aiutandoli a comprendere e a sviluppare le loro sensibilità; semi gettati per una buona crescita umana… Il tempo è sfumato in un soffio, per tutti resta un dono e il simbolo della matita da portare a casa, ma soprattutto da “usare” col cuore per “dire a tutti la nostra voglia di vivere, di cantare, di gioire, di amare e di essere amati…” Rimane ancora la gioia nei volti delle insegnanti, dei genitori, dei bambini che hanno continuato la festa nel campetto di calcio con giochi vari, fra palloncini colorati mischiati al profumo e ai colori intensi della natura che circonda la Scuola. Sono certa di interpretare con queste mie espressioni, i sentimenti di gratitudine di tutti i genitori di questa Scuola per l’opera educatrice svolta con passione e competenza.
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chiesa con in mano un lumino acceso da deporre nelle finestrelle ricavate nelle tre grandi matite. L’insegnante, Suor Maria, spiega il significato dei simboli e dei gesti che i bambini compiono alternando canti e preghiere; la matita come strumento nelle mani di Dio che ogni giorno scrive nel libro delle nostre vite e noi, a nostra volta siamo piccole matite che dobbiamo tracciare, assieme a Lui, “segni di speranza, di dolcezza e di pace.” È un messaggio forte ed esplicito per noi genitori, una sorta di “consegna” che ci richiama al senso di responsabilità verso i nostri figli che oggi abbiamo scoperto “più grandi”. Molto suggestiva la consegna del diploma con un significato così profondo che va oltre la formalità; è il segno concreto di un percorso di crescita, la sintesi di un lavoro durato tre anni, un punto di arrivo per ripartire verso nuove mete. Come in un film ho rivisto in sequenza, giorno dopo giorno, il primo giorno di scuola, quando tre anni orsono ho “consegnato” nelle mani di Suor Maria il mio bambino; oggi mi viene riconsegnato pronto al grande salto nella scuola Primaria, forte degli strumenti offerti dal progetto formativo della Scuola. È stato davvero piacevole e commovente vedere come tutti i bambini abbiano eseguito con abilità e destrezza la propria parte, a dimostrazione di quanto abbiano imparato in questi anni, e soprattutto constatare l’espressione di serenità, di spontaneità e di gioia nel volto di ciascuno. La commozione è davvero tanta, unita ad una sorta di compiacimento nel vedere i nostri bambini e bambine così cresciuti, impegnati e preparati.
In missione la Comunità
Desde la hermosa ciudad de Valdivia,
di Valdivia
un canto a Dios que es Amor...
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a primera Encíclica del Papa Benedicto XVI “Dios es Amor” ha sido la principal inspiración que ha convocado a los padres y apoderados de nuestra escuela Santa Marta con sus hijos, para manifestar a través del canto y la música una viva gratitud a Dios que sigue amándonos sin condiciones. Cada curso con sus profesoras jefes y el apoyo de muchos papás se ha empeñado seriamente en la creación de la letra de las canciones y la música de éstas, siendo ya el Séptimo Festival de la Canción, organizado por la Pastoral Familiar del colegio. Los temas presentados han sido pistas de reflexión y una invitación a todos los integrantes de la Comunidad Educativa para profundizar en la conciencia que “el amor es posible y que nosotros podemos ponerlo en práctica porque hemos sido creados a imagen de Dios”, como nos lo dice el Papa en su Carta (Nº 39). “Dios es Amor y hemos creído en este Amor”… ¡Cómo quisiéramos que este mensaje vivo de la Palabra de Dios transmitido por San Juan en su carta, sea el timón que guíe nuestra realidad concreta, nos ayude a dar sentido a todo lo que hacemos y nos permita ser signos de la presencia de Jesús en medio de tantos hombres y mujeres que permanecen indiferentes, sumidos en la desesperanza y en el afán de los bienes pasajeros. Porque bien sabemos por nuestra propia experiencia cotidiana que “amar como Jesús” no es tan simple. El egoísmo está siempre intentando ganar dominio en
nuestros corazones y casi sin darnos cuenta, la acción caritativa que impulsamos con las familias y con los alumnos, puede teñirse de éste. En su Carta el Santo Padre dice que “el amor es gratuito; no se practica para obtener otros objetivos” (cfr. Nº 31, letra c). Sin embargo, en el anhelo de vivir en el amor comprobamos a menudo la fragilidad de la entrega. Entonces, necesitamos acudir a la escuela de Jesús para dejarnos iluminar y transformar por su ejemplo; convencernos de la necesidad que tenemos de la oración y creer lo que nos enseña el Papa cuando dice: “Quien reza no desperdicia su tiempo, aunque todo haga pensar en una situación de emergencia y parezca impulsar sólo a la acción. La piedad no escatima la lucha contra la pobreza o la miseria del prójimo” (Nº 36). A la Virgen María le encomendamos la vida de nuestra Comunidad Escolar, a Ella nos confiamos y de Ella queremos aprender cómo vivir en el amor verdadero.
Festa di fine anno per i piccoli di “Casa Betania”
un genitore Velletri
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La Scuola di Casa Betania è veramente all’avanguardia, perché continua ad unire con successo vari elementi: la competenza degli Insegnanti, l’ottima posizione logistica, la modernità degli ambienti e l’apertura alle proposte del territorio. La venticinquesima edizione del Giro delle Vigne infatti ha visto presenti, insieme alle Scuole statali del territorio, un numeroso gruppo di alunni, coordinati da Suor Silvia e Suor Giulia, che hanno ricevuto anche il premio di partecipazione. Tutto ciò contribuisce a rendere la nostra Scuola un vero fiore all’occhiello per la città.
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stata davvero una giornata speciale per i bimbi della Scuola dell’Infanzia “Casa Betania” e certamente non solo per loro! Anche per i genitori, i nonni e gli amici che hanno potuto assistere al saggio di fine anno, preparato con la solita competenza e precisione dalle Suore con la collaborazione degli Insegnanti di Educazione Fisica e di Inglese. È stata una bellissima esperienza. Uno spettacolo veramente ricco di iniziative sul lavoro svolto nel corso dell’anno e portato in scena con grande professionalità. I bambini hanno mostrato i loro progressi con canti in italiano e in inglese e con percorsi ginnici di non facile realizzazione se si considera la loro tenera età. Come di consueto è stata perfetta anche l’organizzazione della parte finale (una lauta merenda) curata dalle mamme che sempre si prestano ad aiutare le Suore. È cosa nota, ma mai abbastanza ripetuta, il clima familiare nel quale ognuno nella comunità educante riconosce il proprio ruolo ed è pronto a prestare la sua generosa collaborazione.
In missione
“Vola solo chi un laboratorio
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l volo di un gabbiano… una scia luminosa, bianca e sicura attraverso il cielo terso e celeste… librarsi nell’aria, sentire la forza del vento, provare a farsi sorreggere e… compiacersi di aver avuto il coraggio di crederci e di credere che l’aria avesse potuto sostenere il tentativo del primo volo… fidarsi di lasciarsi accompagnare ad imparare come in un tenero abbraccio… Il volo… la fiducia… l’abbraccio…, per imparare e per insegnare: un progetto educativo che è “metafora” di ogni momento in cui, imparando, si “osa” e si sperimenta il coraggio di abbandonarsi per lasciarsi accompagnare.
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Sono queste le immagini, il senso, la freschezza, la sintesi, il processo e l’epilogo di un progetto educativo proposto dalla Scuola Primaria dell’Istituto SANTA MARTA di Vighizzolo, non solo sui banchi ai ragazzi, ma agli insegnanti con gli insegnanti e alle famiglie con le famiglie, agli amici con gli amici… Nel Piano dell’Offerta Formativa la scuola propone un laboratorio teatrale agli alunni della Scuola Primaria a conclusione dell’anno scolastico che è epilogo e “fare”, riflessione ed esperimento. In questo anno scolastico 2005-2006, l’occasione è venuta dal testo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepùlveda, con il suo motto “Vola solo chi osa farlo”. Capace di far volare sulle ali della fantasia i piccoli lettori, il libro offre moltissimi spunti di riflessione, lasciando intravedere una storia attualissima sulla tolleranza e sul rispetto dei diversi, sull’accoglienza e sulla generosità disinteressata. Il romanzo, sappiamo, è una dolcissima favola che ha la tenerezza della fiaba e la potenza di una parabola, penetra con tutta la forza di una metafora e buca la realtà, riuscendo a coinvolgere
osa farlo”
di Daniele Frigerio Insegnante Scuola Primaria S. Marta Vighizzolo
di accoglienza e di coraggio!
Tutta la storia, infatti, suscita tenerezza nei confronti dei gatti e di Fortunata, in particolare che, vivendo nella comunità di felini, benché imbarazzati dalla sfida del volo, finisce per credersi un gatto lei stessa. Il lieto fine è lì che ci aspetta! Fortunata, diventata ormai una giovane gabbiana, riesce a vincere le sue paure, a volare e a riunirsi allo stormo di gabbiani suoi simili lasciando gli amici gatti. A insegnare l’arte del volo alla gabbiana sono proprio i suoi amici gatti, magari apparentemente solo capaci di miagolare, ma soprattutto capaci di amare. L’adozione della gabbiana da parte di una tribù di gatti è un inno alla tolleranza. Il messaggio profondo è che non basta accogliere chi è diverso, bisogna riuscire a infondere con amore, consapevolezza delle proprie radici. I gatti che si prendono cura della gabbiana non solo provano ad infondere fidu-
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ed emozionare grandi e piccini: l’emozione è di quelle che si sentono con la pancia! La storia prende avvio da Kengah, una giovane gabbiana. Mentre viaggia verso sud viene intrappolata in una macchia di petrolio lasciata da una nave. I gabbiani sorvolando la foce dell’Elba, nel mare del Nord avevano urlato: “Banco di aringhe a sinistra” e Kengah affamata si era tuffata. Ma al suo riemergere, il mare è una distesa di petrolio. A stento spicca il volo, raggiunge la terra ferma, ma poi stremata precipita su un balcone di Amburgo. Destinata a morire Kengah riesce con le ultime forze a deporre un uovo e ad affidarlo a Zorba, un grosso gatto, un micio nero dai grandi occhi gialli, su un balcone della città. La gabbiana morente affida l’uovo che sta per deporre, non prima di aver ottenuto dal gatto solenni promesse: che lo coverà amorevolmente, che non si mangerà il piccolo e che, soprattutto, gli insegnerà a volare. Un gatto che insegna a volare a un gabbiano ??? Zorba si prende questi impegni e con tutte le difficoltà del caso, riuscirà a far crescere la piccola gabbiana che nascerà dall’uovo, battezzata “Fortunata”, quasi a significare il suo destino, affettuosamente chiamata “FIFI’” dai suoi gatti, come in un gesto di tenerezza.
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cia, ma restituiscono alla gabbiana l’orgoglio, insegnandole a volare, insegnandole ad osare se stessa. Lo spettacolo teatrale degli alunni della scuola Primaria è stato l’occasione di un’esperienza “metaforica” nella progettazione e nell’esibizione finale. Tutti gli alunni sono stati coinvolti nella realizzazione di un musical dove hanno potuto esprimersi attraverso la danza, il canto e la recitazione… hanno potuto osare loro stessi, librarsi sul palco fidandosi dei “grandi”, degli “educatori”, degli “insegnanti”, fidandosi di una comunità educante che insieme ha sperimentato la fiducia di “librarsi” nell’aria, di osare ad esserci. Esserci nelle unità didattiche, nelle letture animate a scuola, nei laboratori per ragazzi e nelle attività di allestimento delle scene e dei costumi, nelle prove dei passi e delle battute… Il lavoro di equipe e le diverse attività hanno permesso agli alunni di esprimersi in tutte le proprie potenzialità. Lo spettacolo come momento unico è stata un’occasione in cui poter affrontare con lo stesso coraggio della tenera FIFI’ le ansie della prestazione. È stato un “vero” laboratorio di elaborazione del coraggio. Accompagnati da questo romanzo, i ragazzi della scuola primaria hanno letto, imparato, recitato, coinvolto le famiglie e hanno voluto osare per provare a “volare”.
Lo spettacolo è andato in scena il 27 maggio presso il TEATRO FUMAGALLI di Vighizzolo nelle vicinanze della Scuola, ed è stato un successo! Sopra tutte le aspettative! Non uno spettacolo di successo, ma una spettacolare occasione per imparare con successo che solo chi osa farlo puo’ volare, come tutti i giorni, quando ognuno di noi vince la paura, cerca la fiducia e prova a fare cento, mille, centomila… azioni senza sapere prima di essere in grado poi. E così è stato. Nello spettacolo c’è stata la paura dei ragazzi, degli insegnanti e dei genitori… “sarà capace?”… “non si emozionerà?”… Come i gatti che pur non sapendo volare hanno insegnato a volare, così pur non sapendo se… si è provato che… la fiducia… se ci credi forse puoi!, con il cuore in gola, magari!, con il magone attorno alle corde vocali, con la pancia morsa dall’emozione… avvolto in un caloroso abbraccio.
L’abbraccio di una comunità educante E così, ognuno con le sue sfide da superare, i nostri ragazzi ci hanno insegnato che vola solo chi osa farlo… da un palco, recitando la storia di una gabbianella (una creatura piccola!) e di un (grosso!) micio (peraltro nero!) che le insegnò a volare capace solo di miagolare e amare. L’esperienza poi ci ha insegnato che ci si libra meglio nei compiti di ogni giorno, grandi e piccoli, spettacolari o intimi, se ci si crede insieme come in un abbraccio. Quell’abbraccio ideale che ha accompagnato in cielo la gabbiana affinché potesse unirsi allo stormo dei suoi e quell’abbraccio che ancora oggi continua ad accompagnare una comunità educante ormai in vacanza… la Scuola è chiusa!… certi di aver provato insieme ad osare, o meglio di aver fatto insieme l’esperienza di osare.
Festa della famiglia
Genova
con la toga e il cappello rosso prendono il loro primo diploma ed è una grande, grandissima emozione, non solo per loro ma anche per le insegnanti che offrono carezze affettuose, e per noi genitori che, forse anche un po’ malinconici, li proiettiamo già nel mondo della Scuola. E dopo… tutti a cena insieme nella grande terrazza: insegnanti, Suore, mamme, papà, fratellini e nonni. È una serata di primavera ed è difficile salutarsi e allontanarsi da questo “paradiso”! Grazie a tutte le insegnanti, alle collaboratrici e alle Suore dell’Istituto Santa Marta per la dolcezza con cui ogni mattina hanno accolto bambini e genitori. Voglio dire a tutti che è bello dare inizio alla giornata con il vostro sorriso e il sorriso sereno dei nostri bambini! Grazie!
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E
ccoci, per il terzo anno consecutivo, a partecipare alla “Festa della famiglia”! E ogni anno sempre con maggiore entusiasmo perché è veramente una FESTA! La tenerezza dei bambini della Scuola dell’Infanzia Santa Marta (che tradizionalmente amo chiamare Asilo), tutti vestiti di rosso, che si guardano attorno, alcuni un po’ spaesati, altri più spavaldi, ma tutto con gli occhi ridenti (e talvolta anche con qualche dolcissima lacrima), porta grande gioia nel cuore di noi genitori, orgogliosi dei nostri “angioletti”. La dolcezza delle insegnanti accompagna la festa: questi alunni sono i loro “capolavori”. Suor Aloisia, suor Marietta e la maestra Mary hanno lavorato duramente e instancabilmente tutto l’anno con pazienza e determinazione, lungo un cammino che li fa crescere. I nostri “piccoli” quest’anno sono “i grandi”;
di mamma Paola
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Laboratorio di creatività P
roviamo a raccontare questa storia dalla fine, da quando l’emozione dei piccoli protagonisti del saggio di fine anno ha provocato una sorta di corto circuito con gli animi degli spettatori (genitori, fratelli, nonni, zii, amici…) che vibravano insieme a loro.
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Siamo nell’auditorium della scuola dell’Infanzia di Santa Maria degli Angeli di Firenze dove si sta svolgendo la recita conclusiva del “Laboratorio creativo e di ricerca alimentare”, progetto scelto e sviluppato durante l’anno scolastico 2005-2006 da Suor Gabriella e dalle sue assistenti, Gianna e Rosetta. Vitamine, carboidrati, proteine, zuccheri, aminoacidi… e una fitta schiera di “alimenti canterini” si muovono sulla scena dando vita al coloratissimo mondo di “Nutrilandia”. I piccoli attori di questo spettacolo, compresi nel loro ruolo di “alimenti sani”, con grande compostezza raccontano tra canti e balli “la bontà dei broccoletti”, “l’importanza del latte a colazione”, e di come “le vitamine, tante sorelline, un aiuto ci daranno: la salute tutto l’anno”. Il presupposto del laboratorio è che la coscienza alimentare e il relativo comportamento si formano già durante l’infanzia. Infatti, errori alimentari – come cibi troppo dolci, troppo salati, pepati o grassi – diventano lentamente una vera abitudine, con conseguenze quali carie, sovrappeso, sottopeso e sensazione di pesantezza. Gli alunni della scuola dell’Infanzia di Santa Maria degli Angeli hanno potuto così imparare che mangiare e bere in modo sano sono importanti premesse per una perfetta crescita e un adeguato sviluppo, che li farà sentire in buona salute sia ora che da grandi. Una preziosa esperienza assimilata in maniera divertente attraverso
di Mariella Iannuzzi Lombardini Firenze - Conservatorio
alimentare figli, solo cibi biologici, preferibilmente quelli provenienti dall’orto di Verde Coniglio. Per facilitare il compito dei genitori di seguire i propri figli in queste fondamentali esperienze scolastiche, Suor Gabriella quest’anno, oltre che presentare documenti fotografici, ha attivato supporti multimediali che hanno raccontato puntualmente e in modo particolareggiato le varie fasi del laboratorio. Un’occasione in più soprattutto per i genitori dei bimbi piccoli di conoscere il mondo dei propri figli.
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varie modalità: esplorando le potenzialità espressive del colore; pasticciando con impasti colorati e mescolanze varie; coltivando il gusto e il piacere di fare; ricercando uno stile estetico e rappresentativo personale; creando e completando in modo personale composizioni grafico-pittoriche. E il risultato non poteva che essere positivo, dal momento che quasi tutte le famiglie hanno dovuto cambiare le abitudini alimentari e preferire, dietro precisa richiesta dei propri
In missione
Porque hemos creído e di Sor Doralisa Ponce
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a cita fue en la hermosa ciudad de Valdivia en la Casa de Ejercicios Espirituales de Isla Teja. Fuimos a “entretenernos con Jesús” y a encontrarnos con nuestros hermanos de la Comunidad “Amigos de Betania”. Elegimos el Sur de Chile para facilitar la participación de los integrantes del extremo sur del país. A pesar de las distancias para la zona Centro y Norte, llegamos 57 personas de las Comunidades de: Vallenar, Coquimbo, Valparaíso, Santiago, Requinoa, Coltauco, Curicó, Talca, Valdivia, La Unión y Osorno.
Primer retiro reflejos multicolores. Fuímos acogidos en el terminal por las hermanas de la Comunidad de Valdivia, Sor Adriana Gajardo, Sor Angélica Manelli y una profesora. Nos condujeron a la casa de ejercicios espirituales de Isla Teja. Estaba todo dispuesto: una mesa para compartir el pan y las expectativas de cadauno en relación al encuentro, una casa preparada con todos sus detalles en los diferentes ambientes: Capilla, sala de conferencias, espacios para contemplar y meditar, habitaciones para el reposo, etc. En cada sitio un detalle de Marta nos hizo sentir “en casa”.
Viernes 28 de Abril
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Desde Talca llegamos el viernes por la noche a disponer la bienvenida a los hermanos de las comunidades. Ya de noche cruzamos el hermoso río Calle Calle iluminado y destellando
Sábado 29 de Abril De madrugada 5:40 horas iniciamos la recepción de las Comunidades, recorrieron muchos kilómetros, interminables horas de viaje para experimentar el gozo del encuentro con el Señor, y vivir días de oración y fraternidad. Las hermanas de la Comunidad de Valdivia se preocuparon de recibir a cada comunidad en el terminal de buses y conducirlos a la casa de ejercicios. Su generosidad y amorosa acogida es algo que no olvidaremos. Desde muy temprano hasta las 12 del día esperaron pacientemente a todos para darles un abrazo de bienvenida y talvez decirles con su actitud “El Maestro está aquí y te llama”. A mediodía del Sábado 29 de Abril ya estábamos todos en casa, nos reunimos a escuchar la palabra de nuestro amado Padre Fundador el Beato Tomás Reggio. Para esto nos ayuda la meditación: “Los ejercicios espirituales: un
en el amor de Dios espiritual de la Comunidad Laical “Los Amigos de Betania”
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don de nuestro Dios” (de sus escritos: Ejercicios a los Laicos 1857). La palabra del Padre Fundador nos emociona porque es sencilla, actual, clara, sentimos que Jesús indiscutiblemente nos habla a través de él y nos llamó “vengan a un lugar solitario…” aquí reposaremos de las agitaciones del quehacer cotidiano y experimentaremos la certeza de que el reino de Dios está en medio de nosotros. Iniciado nuestro retiro, nos encontramos en la Capilla: en silencio dejamos que el Señor nos interpele, que el Espíritu Santo nos dé luces y a partir de ese momento todos entramos en un clima siempre más intenso de reflexión, oración y “descubrimientos”, dejamos que Dios nos mire y nos disponemos sólo a escuchar su Palabra e inspiraciones. Rezamos la oración del mediodía, sexta, ya que nos hemos propuesto aprender a orar con los Salmos. Por la tarde, el Padre Pedro Gil presenta la Encíclica “Deus Caritas est” del Papa Benedicto XVI. Fue realmente una clase magistral, se trataba de dar pautas para la comprensión del documento pontificio, aclarar dudas para poder meditarlo y profundizarlo en un ambiente de recogimiento. Se logró plenamente el objetivo, dada la excelente disposición del sacerdote y su claridad en la exposición. El esquema de trabajo fue: exposición del sacerdote y respuesta a consultas, reflexión y lectura silenciosa en forma individual, puesta en común culminando el día con la Eucaris-
tía. Cinco horas muy intensas. Luego la cena y la oración de la noche (Completas). Nos retiramos a nuestras habitaciones con la Sagrada Escritura a fin de iniciar un acercamiento a la Primera Carta de San Juan.
In missione Domingo 29
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Domingo muy temprano celebramos la oración de Laúdes, luego del desayuno se hizo una exposición de la Primera Carta de San Juan, fue un trabajo interactivo de acercamiento a esta carta tan hermosa y profunda. Se realizó una Lectio Divina siguiendo una pauta para la lectura reflexiva y meditada. En cada ambiente, en la capilla, en las habitaciones con un día radiante de sol y una vista al hermoso entorno natural pudimos meditar las Carta de San Juan y conmovernos constatando que Dios que es Amor nos amó primero y todo lo que estamos viviendo es obra de su amor de Padre providente. La tarde del domingo fue igualmente plena de regocijo espiritual y trabajo interior. El sacerdote expuso la Segunda parte de la Carta “Dios es Amor” con el mismo esquema de reflexión del día anterior: Exposición, reflexión y lectura silenciosa individual, puesta en común y Eucaristía final, nuevamente desde las 15,0 a las 20,0 horas. Concluímos la jornada casi a la medianoche pues, después de la cena rezamos el rosario meditado tomando las reflexiones de los escritos del Padre Fundador. Fue uno de los momentos más emotivos pues en torno al Cirio Pascual fuimos agregando un cirio pequeño que representaba a cada Amigo de Betania y una Ave María del Rosario. En completa os-
curidad, sólo nos iluminaba el Cirio Pascual, Cristo al Centro de nuestra Comunidad y a su alrededor pequeñas luces que formaron un Rosario. Nuestra Madre María como mediadora y modelo de fe. Luego hubo un momento para expresar libremente acciones de gracias. Parecíamos el Pueblo de Dios recordando su historia de Salvación, puesto que muchas personas expresaron el significado que tiene para ellos llegar a integrar esta Comunidad vinculada a la espiritualidad de la Congregación Santa Marta. Recordaron experiencias vividas y valoraron la presencia en sus vidas de hermanas religiosas que, con su ejemplo les han transmitido el carisma de fe, acogida y servicio, como los han educado en la fe y han sido puente para su encuentro con el Señor. Casi era la medianoche y no nos dimos cuenta, estábamos muy despiertos gozando espiritualmente con lo que cada hermano y hermana expresaba. Lágrimas de gozo, cantos de alabanza, oraciones espontáneas que salían del fondo del corazón. Por las cuentas del rosario pasó toda la historia de la Congregación en Chile, hecha oración, alabanza y acción de gracias. A pesar de la hora, decidimos rezar completas antes de retirarnos a descansar.
Nuevamente nos levantamos muy temprano a celebrar la oración de Laúdes. Luego revisamos el Proyecto Encontrarse en Betania y los desaf íos que nos planteamos el año 2004 en Octubre, cuando en presencia de Madre Ambrosia, Madre Celestina y Madre Lilian dimos inicio en Talca a la Comunidad “Amigos de Betania”. Dichos desaf íos fueron revisados en Octubre 2005 en Curicó. Revisamos los lineamientos dados por la Congregación en el Capítulo y fuimos verificando si nuestra organización en cada Comunidad está respondiendo a estos lineamientos. Luego se respondió una evaluación a modo de reflexión individual. Nos dimos tiempo para sintetizar la experiencia vivida en forma tan intensa en estos dos días. Se transcribió en un documento que se archiva para ser revisado en posteriores encuentros y con ello se va “poniendo por escrito la historia” de la Comunidad Laical “Los amigos de Betania” que va más allá de la historia de un grupo de amigos, es el paso de la gracia de Dios por la vida de cada
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Lunes 1 de Mayo
uno de los integrantes expresada en la comunidad que se esfuerza por vivir un carisma propio en la Iglesia. Finalizada esta última reflexión y evaluación, nos reunimos por comunidad de procedencia a fin de poner común los desaf íos que cada uno pensó a partir de este retiro. (Éstos se sintetizan al final de esta crónica). Con una Eucaristía solemne celebrada por el Obispo de la Diócesis de Valdivia Monseñor Ignacio Ducase se puso fin al retiro. Monseñor Ducase, se mostró afectuoso gratamente sorprendido por esta comunidad de laicos tan estrechamente vinculados a la Congregación, a la cual aprecia mucho a través de las hermanas de Valdivia. Un almuerzo festivo al cual nos acompañaron todas las hermanas de la Comunidad de Valdivia fue nuestra última actividad en la casa de ejercicios. Como debíamos regresar en diferentes horarios de la tarde la Comunidad de Valdivia nos tenía otra sorpresa: un paseo bordeando el Río Calle Calle y contemplando vegetación nativa, enredaderas de copihues en flor, pequeños puertos y caletas de pescadores en una tarde otoñal hermosa, un regalo de Dios para quienes emprendíamos el regreso, espe-
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cialmente quienes debían cruzar un árido desierto antes de llegar a su comunidad. Nuestra conversación no variaba de tema: El amor de Dios, su infinita bondad y misericordia en cada minuto vivido intensamente, sin espacios para la distracción, quisimos seguir el consejo de nuestro Padre Fundador “entretenernos con Jesús”. Las hermanas de Valdivia despidieron a todas la Comunidades en el Terminal, saliendo el último grupo a las 10:30 horas. Queremos dejar testimonio de gratitud y amor fraterno que se expresa en nuestro recuerdo en la oración a Sor Marta Gonzáles, superiora de la Comunidad de Valdivia y a todas las hermanas, profesores y amigos de Betania que nos hicieron experimentar lo hermoso que es “convivir los hermanos unidos”.
A nuestra querida Madre Delegada Madre Ambrosia Bellasio, siempre pendiente de nosotros y apoyándonos para poder llevar a cabo este retiro, a Sor Agustina Campos y Comunidad de Talca, a Sor Juanita Parra superiora de Osorno. En general todas las Comunidades se preocuparon de hacer posible la participación de los laicos, de enviarnos algún “regalito práctico” para las necesidades que conlleva esta actividad. A todas Dios las recompensará, ésta es nuestra misión y como la asumimos todos, se siente que quiénes estamos encargadas de organizarla somos sólo instrumentos, porque es Dios quien actúa a través de la Comunidad Religiosa. Participaron hermanas animadoras en sus comunidades: Sor Juanita, Sor Margarita de Osorno, Sor Adriana de Valdivia, Sor Elena de Curicó, Sor Petronila de Valparaíso, Sor Erica de Coquimbo. Su presencia e integración en todos los momentos con los laicos mostró como podemos dialogar a un nivel espiritual con los laicos y darnos cuenta de cómo viven nuestro carisma y cómo lo han asimilado durante años compartiendo con nosotras. Rezamos la oración de las horas con 57 personas en lugar del grupo reducido de cada una de nuestras comunidades religiosas, eso para mi fue realmente emocionante. Disfrutaron de la oración Bíblica y se propusieron practicarla y continuar profundizando. El interés por la Palabra del Señor nos dejó claro que el tema de la próxima jornada que es formativa deberá ser Bíblico. Dar, en el escaso tiempo de dos días pautas para orar con la Sagrada Escritura. Está fijado para Octubre en Coquimbo, lo que ya estamos programando.
Ventimiglia
Ventimiglia
Centri estivi
ÂŤSanta MartaÂť
Viciomaggio
Viciomaggio Viciomaggio
Genova Cevo
Vighizzolo Viareggio
Bovisa Vighizzolo Camminando con fede 2/2006
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Viareggio Firenze - Conservatorio
Firenze - Conservatorio
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Un lungo cammino
Grazie! N di Achille Valle Milano - Crescenzago
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el 1973 con la mia famiglia venni ad abitare a Crescenzago e nel 1975 Marinella, la mia primogenita, cominciò a frequentare la Scuola Materna delle Suore di S. Marta in via Rovigo e dopo poco la seguì la sorellina Lucia. Fu così che conobbi Suor Ernesta, Suor Tommasa (che assomigliava tantissimo a mia nonna), Suor Irene, Suor Marietta, Suor Giuliana, Suor Giuseppina, Suor Paola, Suor Emanuela e Suor Maria Charbel e tantissime altre che, educando le mie bimbe, mi hanno aiutato a vivere con gioia la mia paternità anche quan-
insieme...
sce con la preghiera, scandita dal servizio a tempo pieno ai bimbi e alle loro famiglie. Con la mia collaborazione alla scuola Materna ho cercato di condividere la loro fatica di ogni giorno, vissuta con serenità nel nome del Signore, e di imparare come si possa arricchire la propria fede compiendo in umiltà e obbedienza quello che il Signore ci chiede. Oggi sono le Suore a “partire” e, dando loro il nostro saluto pieno di gratitudine, al termine della Celebrazione Eucaristica, abbiamo pregato così: “Signore, aiuta tutti noi e le nostre Suore a vivere questo momento non come un commiato ma come una grazia: nel presente per fare memoria di tutta la Bellezza che ci hai donato in questi ottantatre anni di vita insieme e nel futuro per continuare sereni il cammino nel tuo nome”. Abbiamo voluto questa preghiera all’inizio dell’album in cui si sono raccolti i documenti che testimoniano e fanno memoria di tutta questa “Bellezza”. Siamo sicuri che continuerete a volerci bene e a pregare per noi: GRAZIE ancora a nome di tutta la Comunità e in particolare dalla mia famiglia.
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do, per motivi di lavoro ero lontano da casa. Infatti quando dovevo partire, sentivo già di essere aspettato perché ero molto amato. Anche le Suore pregavano per me come la mia nonna che, seduta nell’ultima panca della chiesina del mio paese, recitava il S. Rosario e guardandomi parlava di me alla Madonna del Carmine di cui era devota. Forse Le diceva: “guarda quello lì, proteggilo e accompagnalo dovunque vada”… e sono sempre tornato. Il Signore si rivelava a me nei volti di tutte queste persone nelle quali il mio cuore affondava pian piano le sue radici. Sono passati gli anni e le Suore si sono ritirate dalla Scuola Materna di Via Rovigo. Il Signore però ha voluto che Suor Tommasa mi aspettasse. Infatti nel 1998 alcuni amici della Comunità mi chiesero di impegnarmi nell’Amministrazione della Scuola Materna di Via Padova e io me la trovai lì, sempre più somigliante alla mia nonna, sempre più leggera, sempre più dolce e capace di infondere serenità e speranza. Mi rimproverava perché lavoravo troppo e mi raccomandava di non fumare perché faceva male. Per farla contenta le dicevo: “Preghi per me, Suora, e vedrà che un giorno o l’altro ce la farò”. Evidentemente ha pregato troppo perché sono caduto rompendomi la clavicola. Sono restato un mese in casa e, siccome in casa non ho mai fumato, …ho smesso di fumare. Davanti ai miei occhi scorrono, insieme ai volti di tante Suore: suor Cecilia, Suor Candida, Suor Ferdinanda, Suor Bernardetta, di Suor Teodolinda e di alcune Suore indiane di cui non mi azzardo a riportare i complicati nomi, gli impegni della loro giornata, che inizia e fini-
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3 settembre 2000 31 maggio 2006 di Donato Duchi Educatore presso il Centro “Medaglia Miracolosa” Viciomaggio
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itorno in Piazza San Pietro dopo sei anni e ho ancora negli occhi l’arazzo con l’immagine del Beato Tommaso Reggio che spicca dalla facciata della Basilica, la folla silenziosa nell’attesa di papa Giovanni Paolo II, la preghiera, il canto, l’emozione e la devozione. La stessa che ci ha guidato qui oggi, in udienza dal Santo Padre Benedetto XVI, insieme ai nostri ragazzi, colorati con il loro cappellino arancione, “macchia” vivace nella piazza, nel mare di colori e di genti, di voci e sorrisi che arrivano da ogni parte del mondo. Sento, dentro di me, che nessuno qui nella Chiesa è straniero, né malato, né diversamente abile, ognuno ha il suo posto, una propria missione, quella che Dio gli ha destinato ancora prima che nascesse. Ci siamo tutti: ragazzi, bambini, operatori, genitori, insegnanti, suore, direttore sanitario; il Centro Medaglia Miracolosa di Viciomaggio è qui oggi, e da questo luogo santo, il nostro lavoro – per il ben-essere di chi soffre nel corpo – ha una nuova linfa vitale e ritrova il suo senso più profondo. Le parole di papa Benedetto XVI richiamano la sua recente visita in Polonia – patria di Giovanni Paolo II – e fanno pensare, soprattutto ai luoghi di quella terra: Auschwitz-Birkenau, dove la vita è stata calpestata e offesa. Roma, Piazza San Pietro in un’assolata giornata di Maggio, tanti cappellini arancioni che salutano, grida e sorrisi, la vita si riafferma.
Sull’onda della memoria del cuore...
di suor Emilia Rusmini
aver potuto partecipare all’incontro tenutosi a Chiavari per l’inaugurazione ufficiale del nuovo edificio ristrutturato della “Casa Divina Provvidenza”, per me – personalmente – è stato molto significativo poiché ha ridestato una serie di ricordi sempre vivi e cari. Mentre con sincero compiacimento con le Consorelle venivo ammirando le ristrutturazioni veramente radicali nell’edificio, io, che in tempi antecedenti (1949 la prima volta) ero stata a Chiavari, non potevo esimermi dal rievocare in cuor mio gli anni ivi trascorsi e non senza interna commozione riaffioravano ricordi di tante persone incontrate, ormai passate alla Casa del Padre, con le quali ho condiviso esperienze apostoliche nei primi anni della mia vita religiosa. Sempre aiutata dalla “memoria del cuore”, mentre ammiravo le nuove camerette che sono pronte per accogliere i prossimi ospiti, mi è tornata in mente una data, quella dell’anno 1916, in cui tre giovinette si recavano da Milano a Chiavari come ospiti presso le Suore di Santa Marta e che anche negli anni successivi hanno ripetuto l’esperienza. Quelle giovinette sono state le mie carissime zie, le quali fin dalla mia infanzia spesso mi hanno raccontato della loro bella esperienza giovanile a Chiavari. Serbavano bei ricordi delle nostre Consorelle di allora. Inoltre ricordavano anche l’arrivo delle Suore di Santa Marta a Crescenzago e a Masate la cui venuta era stata da loro favorita in forza della precedente felice esperienza. Bisogna proprio dire che il bene si diffonde da sé, infatti si nota lo sforzo continuo per testimoniare il carisma dell’accoglienza indicatoci dal beato nostro Fondatore, tenendo in attenta considerazione i mutamenti sociali che si
sono verificati con il passare del tempo. Pertanto anche il più recente lavoro di ristrutturazione operato nella Casa Divina Provvidenza, che sicuramente ha richiesto alla nostra Famiglia religiosa innumerevoli sacrifici, si rivela rispondente al mutamento epocale avvenuto ai giorni nostri. E va rilevato che cercando di vivere lo spirito di accoglienza secondo gli insegnamenti del Beato Tommaso Reggio «per essere nella Chiesa quella Betania dove Gesù è atteso e accolto con una carità che abbraccia tutti i luoghi e tutte le persone senza distinzione» le Suore di Santa Marta daranno il loro umile ma sincero contributo al piano di evangelizzazione che la Santa Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, viene costantemente sollecitando. Con la protezione del Beato Fondatore e il ricordo delle Consorelle che ci hanno tracciato la strada, speriamo di saper accogliere e vivere quanto recentemente il Santo Padre Benedetto XVI ha indicato alle Religiose: “C’è bisogno di scelte coraggiose, a livello personale e comunitario, che imprimano una nuova disciplina alla vita delle persone consacrate e le portino a riscoprire la dimensione totalizzante della Sequela Christi”.
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L’
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All’ombra del bag una “Betania” È
con questa convinta e sintetica affermazione che Mons. Tommaso Reggio, allora Vescovo di Ventimiglia, fondava il 15 ottobre 1878 la “Comunità delle Suore di S. Marta” a cui assegnava questa precisa identità:”Ciò che doveva rendere inconfondibili le sue Suore era la capacità di servire e di accogliere ogni uomo, in ogni tempo e in ogni necessità”. Fu negli anni trenta del secolo scorso che le Suore di S. Marta vennero chiamate ad operare nel nostro “Ospedale di S. Fina”per rinnovare la sua organizzazione sanitaria ed amministrativa che sotto la direzione del Prof. Gucci, aveva aggiunto ai reparti di Medicina,
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“
Chirurgia e Cronici, anche quello Sanatoriale. Sono ancora parecchi i cittadini di San Gimignano che ricordano Madre Teresa, Suor Giuditta, Suor Modesta, Suor Antonia, Suor Pia, la nostra concittadina Suor Fina e tante altre, che via via si sono succedute nell’arco di circa 70 anni. È di San Gimignano la Superiora Generale, Madre Antonia (al secolo Maddalena Dei) che da molti anni guida la Comunità sparsa in vari continenti. E la loro missione continua qui oggi con Suor Vincenza, Suor Manuela, Suor Eliana, Suor Leema che operano nel reparto di Riabilitazione, nella R.S.A e negli ambulatori del Distretto Infermieristico di S. Gimignano.
“La divina somiglianza con Gesù non dobbiamo cercarla nelle grandi e difficili imprese, ma nella vita quotidiana e nelle semplici virtù” (Mons. Tommaso Reggio)
di Antonella Maggiori
golaro a San Giminiano
Si è messo in evidenza il particolare Carisma delle Suore di S. Marta, presente non solo in Europa ma anche in America Latina, in Libano e in India. In particolare, Suor Eliana ha fatto conoscere meglio la vita del loro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. La Comunità di San Gimignano confida in un allargarsi del numero dei partecipanti, donne e uomini, che vogliono accettare l’invito ad incontrarsi sull’esempio di Marta di Betania nel nome di Cristo Gesù, per crescere nell’accoglienza di Dio nella nostra vita e in un vero servizio d’amore ai fratelli... e propongono di riprendere tali “incontri” nel prossimo autunno.
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Questo per quanto attiene alla salute del corpo, ma seguendo l’esempio della loro Protettrice S. Marta, questa nostra piccola Comunità, che sorge all’ombra di un bagolaro centennale, si dedica anche alla preghiera, all’accoglienza di quanti sentono il bisogno di curare la propria vita spirituale. Infatti nei mesi passati, le nostre Suore hanno proposto e realizzato degli incontri “con chi desidera entrare e rimanere nel cerchio dell’amicizia che da Gesù si irradia per abbracciare tutta l’umanità.” Questo gruppo si chiama: “AMICI DI BETANIA”. La partecipazione è stata incoraggiante: insieme si è pregato, si sono evidenziati passi del Vangelo che impegnano a tradurre nella pratica quotidiana l’insegnamento di Gesù: “non il ben parlare, ma il ben operare” come diceva Tommaso Reggio.
Pagine aperte di sor Adriana Gajardo
“La revolución de los estudiantes...” ¿Una llamada de Dios a nuestra misión de educadores?
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os dos últimos meses de esta primera mitad del año escolar en Chile (mayojunio) nuestro sistema educativo ha sido fuertemente sacudido por una seguidilla de protestas, tomas de los Establecimientos Educacionales, paros; por lo tanto, pérdidas de clase, cuyos protagonistas fueron los estudiantes de la Educación Media de los Liceos Municipales, movimiento del cual también, no estuvieron al margen los colegios religiosos. En un intento de descubrir los motivos, varios interrogantes van y vienen a mi mente, ¿por qué nuestro país ha sufrido por varios días la conducta agresiva de miles de jóvenes? ¿Qué han querido manifestarnos con ésta? Consciente de no ser la más indicada para efectuar un análisis crítico de esta realidad dolorosa que ha sacudido la conciencia de muchos chilenos, quisiera compartir algunas reflexiones con un único objetivo: deducir una lección de vida para nuestra tarea de educadoras consagradas. Por lo tanto, queriendo darme una respuesta, junto con la escucha de una amplia gama de opiniones emitidas por los medios de comunicación, leyendo otras tantas declaraciones de los diversos actores de la educación chilena, me atrevo a concluir que todo el movimiento estudiantil es el resultado de muchos factores que se conjugan entre si: problemas de administración, profesores desmotivados, falta de recursos, ausen-
cia de vocación pedagógica, entre otros. Y lo más grave, según las opiniones de los más entendidos, la principal causa reside en la enorme brecha que existe en la sociedad chilena: unos pocos que lo poseen todo y un gran número de hermanos que viven en condiciones de pobreza. Tantas veces me he cuestionado, ¿no tendremos también nosotras alguna responsabilidad? Quizás la calidad e intensidad de nuestra entrega ha disminuido, ¿podríamos estar actuando sólo por inercia? ¿Habrá que pensar y mirar a fondo cómo está nuestro desempeño educativo y nuestro testimonio de consagradas?. Mientras escribo estas líneas brota del corazón una fervorosa invocación al Maestro Divino: ¡ayúdanos a amar nuestra vocación de docentes! Danos valentía para dar testimonio de ti. Porque solamente unidos a ti Maestro Jesús, seremos capaces de perseverar en nuestra misión educativa. Tú eres el Camino, la Verdad y la Vida; el modelo de docente que debe animar diariamente nuestro quehacer pedagógico. De esta forma, nuestra presencia en los colegios será como la levadura que fermenta la masa. Luz que ilumina las zonas oscuras de nuestra patria. Ojalá, como Religiosas de Santa Marta continuemos siendo un pilar fundamental en la educación chilena, no obstante nuestra fragilidad.
Con l’affetto della memoria
Carissime, oggi, dalla casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, il Signore ha chiamato a sé per renderla partecipe della sua Pasqua eterna la carissima Consorella Suor CLELIA BOTTINI nata a Castelletto di Cuggiono (Milano) l’8 febbraio 1914, entrata in Comunità il 4 ottobre 1935, professa dal 19 settembre 1938. Da vari anni la sua salute era precaria, ma era riuscita a rimanere nelle nostre case dove sono attive le opere apostoliche e ad offrire, finché ha potuto, il suo piccolo e prezioso servizio e la sua testimonianza di serena disponibilità alla volontà del Signore. La vita intera l’aveva vista intraprendente e gioiosa, carica di voglia di impegnarsi tanto da essere capace di lavorare sempre, senza ombre di stanchezza e con autentico zelo apostolico. Aveva ricoperto incarichi di responsabilità come superiora in numerose case della Congregazione e, come Consigliera generale dal 1971 al 1981, aveva offerto la sua schietta e fedele collaborazione a Madre Ermelinda Rollero e a Madre Emilia Garolfi. Forte del suo senso di appartenenza alla nostra Famiglia Religiosa non ha mai lasciato nulla di intentato perché
le Suore di Santa Marta avessero un posto speciale nell’apostolato e che si moltiplicassero nel mondo. Mi è caro qui ricordare come, da bambina, il giorno della Prima Comunione, con molta spontaneità le ho confidato: “Sa che Gesù mi ha detto che da grande sarò Suora come lei?” Questo episodio è rimasto vivissimo in me e so che anche lei nel tempo lo aveva custodito nel cuore e affidato alla sua preghiera insieme con la mia vocazione. Per tutto questo avverto un tenero sentimento di gratitudine verso la cara Consorella e il vivo desiderio che il Buon Dio le renda merito per tutto il bene che ha saputo regalare nella sua lunga esistenza a coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla e di viverle accanto. Era infatti una persona molto generosa, dimentica di se stessa per essere sempre attenta ai bisogni delle persone che le venivano affidate. Preghiamo per lei con affetto riconoscente e chiediamole che interceda per noi dal Signore la capacità di spendere la nostra vita senza riserve ovunque l’obbedienza ci chiama. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
«Ecco ora svaniscono i volti e i luoghi con quella parte di noi che, come poteva, li amava per rinnovarsi, trasfigurarsi, in un’altra trama» T.S. Eliot
Madre Clelia carissima, più con i vivi sensi del cuore che con gli accenti del labbro mi accingo a darti l’estremo saluto, prima che tu sia condotta alla sepoltura, a nome di una schiera innumerevole di Consorelle che durante la tua esistenza hanno avuto la bella sorte di conoscerti e di apprezzare la tua non comune testimonianza di consacrata in tutte le tappe della tua vita. Anche tra le Suore qui presenti vi è qualcuna che tu hai guidato in modo mirabile sulla via della consacrazione all’unico Signore della nostra vita; come ve ne sono altre che ti hanno conosciuto nelle varie opere in cui l’obbedienza ti ha posto, dove tu sempre ti sei mostrata serena animatrice di comunità, accogliente, disponibile al sostegno e all’incoraggiamento, sensibile e generosa nei confronti dei bisogni di tutti coloro che la Provvidenza ha posto sul tuo cammino. Nell’ultima tappa della tua esistenza, ancora recentemente ci sei stata di grande edificazione,
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Roma, 21 aprile 2006
Con l’affetto della memoria perché senza lamento hai accettato quanto per te è stato motivo di purificazione, proprio nella Settimana Santa, che ti ha associato alla Passione del Signore nostro, Gesù. Grazie anche per questa ultima testimonianza. Il Signore, poi, ti ha chiamato alla pace senza fine, al termine della Settimana in Albis, quando i Catecumeni deponevano le bianche vesti del Battesimo. Forse non è un caso questa coincidenza: tu, chiamata alla Casa del Padre per entrare nella vita eterna, hai deposto l’abito della tua atroce sofferenza per entrare nel gaudio della pace senza fine, dove hai raggiunto tutte le Consorelle che ci hanno preceduto. Pertanto, carissima Madre Clelia, congedandoci da te, animata da fraterno affetto, con gli occhi velati dal pianto, ti salutiamo con le parole di questa
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benedizione irlandese: “Che la strada si apra al tuo passaggio, che sempre il vento ti soffi alle spalle, che il sole illumini il tuo volto, che la pioggia inondi i tuoi campi e che fino al prossimo incontro Dio ti custodisca nel palmo della sua mano.” Suor Agnese Bianchi
Grazie di tutto zia! In questi giorni ti abbiamo pensata a lungo e abbiamo ascoltato tante cose di te. Ci hanno detto che eri “povera”, che le tue cose erano contenute in un minuscolo sacchetto. È un grande riconoscimento, ma lo sapevamo già. Conoscevamo la tua grande
generosità. Sapevamo infatti che neppure i tuoi effetti personali sostavano a lungo nei tuoi cassetti. Ci hanno però parlato di altre ricchezze, che hai elargito altrettanto generosamente. Nei brevi tempi che hanno preceduto la partenza da quella che per 70 anni è stata la tua casa e la tua famiglia, le Consorelle commosse ci hanno testimoniato quanto sei stata amata e stimata. Ci hanno parlato con molta spontaneità di un’amica preziosa, sempre allegra, di una donna energica, attiva, laboriosa e infaticabile. Ci hanno parlato di una sorella attenta ai bisogni di molti , della fede e della preghiera che ti hanno sostenuto nella sofferenza. Anche noi abbiamo conosciuto e apprezzato l’intelligente curiosità che non si è mai spenta nonostante l’avanzare dell’età, ma soprattutto l’affetto che in diversi modi ci ha sempre raggiunto anche da lontano. Siamo consapevoli del fatto che una luce ha brillato per tutti noi. Questa luce non si spegne oggi, giorno in cui rimane vivo il ricordo del tuo sorriso gioioso che, nonostante la sofferenza, ci hai regalato pochi giorni fa. Ti stringiamo in un forte abbraccio e ti diciamo: GRAZIE DI TUTTO ZIA! La tua nipote Anna
Carissima Suor Paola,
Nel pomeriggio di oggi, dalla casa di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo la cara Consorella Suor PAOLA BERTARIO nata a Milano il 19 dicembre 1914, entrata in Comunità il 17 ottobre 1945, professa dal 4 ottobre 1948. Se n’è andata silenziosamente ed è passata nel Regno della beatitudine eterna quasi senza accorgersene. Dopo una lunga vita trascorsa a lavorare con alacrità e senso del dovere, a causa della malferma salute dovuta soprattutto alla sua anzianità, aveva accettato serenamente di risiedere nella casa di infermeria dove poteva essere seguita e curata meglio. In questa “nuova comunità” si era impegnata a vivere i ritmi della giornata affidandosi alla volontà del Signore e alle Consorelle che affettuosamente l’aiutavano ad adeguarsi alla situazione di una veloce decadenza senile. Finché è stata consapevole non ha cessato di pregare e di offrire le sue sofferenze per tutte le Consorelle e per la famiglia religiosa per la quale non ha mai risparmiato le sue energie. La ricordiamo appassionata di musica e brava insegnante di pianoforte nelle Scuole di Vighizzolo e di Roggiano dove ha trascorso molti dei suoi anni; ma la ricordiamo anche precisa e rigorosa nel “fare i conti”, così
come lo era nel lavorare all’uncinetto. Tutte le sue “creazioni” erano per la comunità e per i bisogni della casa in cui si trovava, contenta e felice di sentirsi utile, nonostante il venire meno delle sue forze: ha infatti lavorato sempre dandosi e mettendo a disposizione i suoi talenti. Chiediamo al Signore che accolga al banchetto del suo amore misericordioso la cara consorella Suor Paola e, con la sua intercessione, invochiamo su ciascuna di noi il dono grande di una fedeltà sempre più piena ai suoi divini progetti. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
«Non si perdono mai coloro che possiamo amare in COLUI che non si può perdere»
prima che tu sia condotta a sepoltura, abbiti un cordialissimo saluto da parte delle Consorelle tutte della Comunità di Bovisa, tra le quali alcune che ti hanno conosciuto fin dalla loro adolescenza e alle quali hai voluto bene, altre che per molti anni ti sono state colleghe nel servizio apostolico svolto per un trentennio nell’Istituto Santa Marta di Vighizzolo di Cantù e successivamente a Roggiano. Giunta al traguardo della vita terrena, avvenuto sommessamente a Querceto, dove hai trascorso nel raccoglimento gli ultimi tempi della tua non breve esistenza circondata dalle cure delle Sorelle, ti pensiamo ora entrata nel Regno della vita senza fine, dove potrai perennemente guidare il coro della lode di Dio con gli angeli del cielo, facendo tesoro delle tue doti musicali. In questa solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo, in cui ti diamo l’ultimo saluto, auspichiamo che insieme alle Consorelle ritornate alla Casa del Padre, per intercessione della Vergine Santissima e del beato Padre Fondatore possiate ottenere anche a noi luce, grazia e benedizione affinché compiamo serenamente la Volontà di Dio sempre e ovunque. La Comunità di Bovisa
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Roma, 26 maggio 2006
Con l’affetto della memoria Ora suoni anche in Paradiso
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Suor Paola è andata in Paradiso per eseguire una suonata di Chopin e gli angeli, attoniti e sorpresi dalla soave musica, hanno cessato di battere le ali. Dopo 92 anni di vita, molti dei quali trascorsi nella nostra Famiglia religiosa, Suor Paola ha chiuso la sua esistenza terrena. Dietro il suo aspetto piuttosto burbero nascondeva una grande delicatezza interiore, aveva uno spiccato senso del dovere che compiva con precisione, come i centri e i pizzi ad uncinetto che uscivano dalle sue mani freschi come l’innocenza della sua anima, mai toccata da moderne originalità. Noi, Consorelle di questa Casa immersa nel verde non potremo dimenticarla, perché la sua presenza attenta nell’accogliere tutti aprendo la porta o riscuotendo le rette, il suo parlare della sorella Lina che tanto amava e di tutti i suoi cari, la delicatezza con cui curava i fiori trova ancora eco in noi. Era felice di trovarsi nella casa di Querceto dove godeva delle premure e attenzioni delle Consorelle e che le ricordava la casa paterna di Crescenzago. Cara Suor Paola, ripeti in Cielo tra i Santi l’Uragano che tante volte ti chiedevamo di suonare, e il Padre Celeste ti accolga con fragore di festa nel suo Regno. Ciao, Suor Paola carissima, noi
tutte ti ricordiamo e sul capo canuto posiamo un bacio affettuoso, fraterno e riconoscente. Le consorelle di Roggiano
Roma, 3 luglio 2006 Carissime, oggi è salita alla casa del Padre Suor SAVINA BADARACCO e si è ricongiunta alle tante Consorelle che avevano condiviso con lei la fatica, la gioia e l’amore verso la carissima famiglia religiosa. Nata a Rezzoaglio (Genova) il 9 febbraio 1916, era entrata in Congregazione il 29 aprile 1933, per consacrarsi l’8 dicembre 1936. Lassù sarà tra i bambini per lodare con loro il Signore quasi a continuare l’opera meravigliosa compiuta in alcune nostre case in favore di tanti “piccoli” bisognosi di affetto e di cure speciali. Per questi bambini Suor Savina ha speso tanto le sue energie e la sua intelligente, operosa e instancabile... fantasia. È stata infatti capace di amarli di un amore fresco, nuovo, adatto alle loro esigenze e misurato sulle loro povertà, tanto da far fiorire esultanza e gioia anche dentro le intelligenze meno aperte e dentro le resistenze a ogni
proposta di apertura alla conoscenza. Era certa che l’amore, davvero, tutto può e tutto osa e spesso ha avuto la consolazione impagabile di vedere “riconsegnati” ad una vita dignitosa proprio quelli che sembravano aver avuto meno doni dalla natura. Suora intelligente e generosa capace di buon umore anche quando i tempi erano duri, ha cercato di attingere sempre la sua gioia dal Dio della sua giovinezza, e di mantenersi serena quando le energie le hanno impedito di essere “utile” ed efficiente. Ci sono luoghi e opere apostoliche dove Suor Savina ha lasciato maggiormente la sua geniale impronta educativa e organizzativa e dove è più vivo il ricordo di persone che l’hanno conosciuta e amata (è sufficiente citare Chiavari, Genova e, soprattutto, Viciomaggio). La sua versatilità, però, ha fatto registrare il suo nome per altre prestazioni: le memorie del periodo romano degli anni quaranta, conservate nell’archivio della Casa generalizia, mettono in evidenza due note storiche legate a Suor Savina: a lei era stata affidata la responsabilità dell’ufficio informazioni del Vaticano dislocato in Via Virginio Orsini riguardante i prigionieri e i dispersi in guerra, compito portato avanti da un gruppo di Suore di S. Marta in modo encomiabile, in
La corona del Rosario Arrivai di corsa a Querceto la sera del 3 luglio 2006: avevi appena chiusi gli occhi, carissima suor Savina, e tenevi la corona tra le mani: le accarezzai con tenerezza, le sfiorai con un bacio e pregai… Poi tolsi la corona dalle tue mani e le intrecciai con la mia: da quel momento ho capito di tenere la parte migliore di te. Mentre tornavo a Genova ho iniziato il Rosario. Ad ogni grano, del primo Mistero, un ricordo vivissimo si affacciava alla mente e mi riempiva l’anima di amicizia: la tua presenza sempre serena, il tuo sguardo luminoso e dolce, le mani impegnate a medicare, ad accarezzare, a proteggere i bambini. Quanti bambini – nel secondo Mistero – tanti davvero a Viciomaggio e tutti, ciascuno amato e cresciuto da te. Sono stati per te gioielli, speranza, impegno! Ogni giorno, ogni momento, per lunghissimi anni, sei vissuta per loro. Ti riempivano mente e cuore, erano per te preghiera e
lavoro, gioia e fatica, ma soprattutto, stelle luminose nella notte. E con noi adulti – nel terzo Mistero – avevi la costante innata capacità di ascoltare, incoraggiare, rasserenare, condividere; la tua camera, negli ultimi anni, un confessionale. Tutto era armonioso in te: la voce, il suono e il canto all’armonium, la gioia per le gite, il racconto di mille barzellette, le continue giaculatorie e implorazioni alla tua Madonna della Guardia, il “grazie, Signore” per ogni notizia, ogni avvenimento, i tuoi “Si” generosi, silenziosi, sofferti. Cara Suor Savina – nel quarto Mistero – un pezzetto della mia vita se ne va… ma lungo il percorso del cammino fatto insieme sono cresciuti fiori di amicizia, di benevolenza, di stima reciproca… E mentre – nell’ultimo Mistero – alle luci bianche dell’autostrada, contemplo la tua semplice, povera corona, questa mi appare splendente. Come se fosse rilegata con oro purissimo: è l’oro del nostro AMORE ! Suor Maria Rossini
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collaborazione con la Segreteria di Stato. Inoltre la stessa Suor Savina fu animatrice entusiasta e creativa del nostro Notiziario “Camminando con Fede”, che fu pubblicato per la prima volta in questo medesimo clima romano. Ha chiuso la sua vita nella Casa di Infermeria di Querceto, circondata dall’affetto delle Consorelle, dopo un periodo di purificazione e di preghiera per la Congregazione che ha amato e servito generosamente finché le sono bastate le forze. Preghiamo per lei perché goda della beatitudine eterna. Aff.ma Madre ANTONIA DEI