Camminando con fede 2 2007

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3

Editoriale

In missione 21

Parola di Dio 4

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Primero pasos de dos misioneras en tierra yucateca sor Leticia y sor Marcela

Abìtuati al deserto p. Alfredo Feretti omi

Un evento davvero straordinario la comunità del Vaticano

la Redazione

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Una preziosa presenza in Bovisa Giorgio Basadonna

Attualità 6

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Don Lorenzo Milani un autentico testimone del Vangelo suor Damiana

Una grande festa... per un grande anniversario Luca Fraone

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“Chi si dona e ama rimane nella gioia” suor Melania Maffioletti

La parola a... Madre Antonia 8

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Spiritualità e carisma La fama di Tommaso Reggio

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Pellegrinaggio sui luoghi del Beato Reggio

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Alla tomba di un santo Laura Maiocchi

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Nella mia debolezza appare la potenza di Dio “Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre...”

Il re fanciullo Nicoletta Cenni

Insieme... è più bello un insegnante

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Una notte sotto le stelle le suore di Novate

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Ceelya e Jiji

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Occasione di festa a Querceto una suora

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Riccardo Stucchi

Scuola e famiglia per un cammino speciale una mamma

La Gioia

Instituto Santa Marta: Un espacio vital donde respiramos en la gracia las hermanas de Curicò

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A spasso nella storia una mamma

le suore neoprofesse

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“Mi vida es Cristo” Cecilia Astete

Pagine aperte 35

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Notiziario delle suore di santa marta Via V. Orsini, 15 00192 Roma Quadrimestrale Anno LXV

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La certificazione di qualità: presente e futuro

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Un pastore speciale le suore di Santa Marta

Eros

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Record in convento!

La Parola ci interpella

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Gracias

Suor Anita Bernasconi

Frammenti di santità 20

Caro, carissimo abito suor Emilia

Percorsi di formazione

Suor Beatrice Casucci

Lorena Vangel

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Una gratitudine “lunga” undici anni Susanna Ghinassi

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Rendo grazie al Signore con tutto il cuore suor Molly George

Redazione suor Cecilia, suor Cornelia, suor Damiana, suor Francesca, suor Mariana Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio

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Una comunità nella comunità: il dono delle Suore di Santa Marta per Vighizzolo

Con l’affetto della memoria 45

Ricordo della mia cara suor Chiara

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Con affetto a suor Tommasa

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Carissima suor Costantina


M

olto presto nel cuore dell’estate, quando nell’antica Roma si festeggiava il culmine della stagione delle messi, si cominciò a onorare Maria Assunta in cielo. Già nel quinto secolo, proprio il 15 agosto, si celebrava questa festa che era chiamata della “Dormizione di Maria” e del suo ingresso nella gloria di Dio. La festa assunse una grande solennità prima in Oriente e poi all’inizio dell’ottavo secolo si diffuse in tutta la Chiesa. L’Assunzione di Maria è conseguenza della Risurrezione di Gesù: è Lui infatti che associa la Madre alla sua gloria. Il Concilio Vaticano II ci invita a contemplare la glorificazione di Maria non unicamente come fatto legato alla sua persona, ma come annuncio di salvezza per tutto il popolo di Dio, per ogni battezzato. Questo è messo in grande evidenza nella liturgia che nel Prefazio afferma: “In Lei, primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza e fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza”. La Chiesa, guardando a Maria, scopre un segno che annuncia il compimento della sua storia, la meta alla quale Dio la conduce. Anche nel nostro mondo, dove i caratteri pagani tornano a prevalere, la festa di Maria Assunta in cielo continua ad essere per noi cristiani veramente un motivo di grande speranza, un invito a non dimenticare che il nostro destino è il cielo. Nel vangelo di Luca leggiamo “Maria, alzatasi, andò in fretta verso la montagna”. Il termine alzatasi deriva dallo stesso verbo che indica la Risurrezio-

La Redazione

ne: l’alzarsi di Maria per andare spinta dall’amore ad aiutare l’anziana cugina, ha in sé la forza dell’alzarsi di Gesù dalla tomba. E noi vediamo in Lei un modello a cui ispirarci nel vivere la nostra testimonianza. Sarebbe facile leggere la realtà che ci circonda con preoccupazione, facendo nostro l’antico detto: “Mala tempora currunt”, stiamo cioè attraversando un brutto periodo. Questa è infatti un’affermazione che si può adattare ad ogni momento della storia. Si ha infatti la percezione di una situazione molto confusa che i mezzi di comunicazione tendono ad aggravare. Siamo confusi nei pensieri, nei sentimenti, nelle scelte ed è facile che nel nostro cuore si diffonda la sfiducia verso tutto e verso tutti. L’esclamazione del salmo 74 “non ci sono più profeti” cioè figure che illuminino il futuro, esempi da imitare, è quanto mai attuale. Ora più di sempre abbiamo bisogno di essere sorretti dalla speranza, abbiamo bisogno di non dimenticare che viviamo in un tempo meraviglioso nel quale la grazia della Redenzione si estende a tutto il mondo. È a causa della nostra poca fede che non riusciamo a vedere il crescere silenzioso, ma reale, del Regno di Dio. Noi vogliamo guardare a Maria con grande speranza e fiducia rivolgendoci a Lei con le parole di San Germano di Costantinopoli: “Era giusto che Dio, per la tenerezza verso di Te sua Madre, disponesse che tu abitassi con Lui e a Lui parlassi di tutti noi… Egli ti assunse presso di sé... (e ora) qualunque richiesta da te fatta Egli la manda ad esecuzione con la sua potenza divina”.

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Editoriale


Parola di Dio

Abìtuati al dess N

el camminare faticoso e aspro alla ricerca di riflessi di sapienza nella cultura contemporanea mi sono imbattuto (ma non è un caso) nel libro di Erri de Luca In nome della Madre. È la storia appassionata e struggente di Miriam, un’adolescente a cui la Vita ha strappato all’improvviso un copione prestabilito e l’ha proiettata nella fantasia dell’Amore di un Dio che non attende altro che la disponibilità del cuore umano per gonfiarlo, come fa il vento con una vela, e spingerlo in alto mare dove ci si può fidare delle stelle, e dove più che scrutare l’orizzonte si deve guardare sempre in alto. E in uno dei dialoghi, intessuti di calda e vera umanità tra Miriam e Iosef, brilla, tra le tante, un’intuizione di rara bellezza.

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“Miriam, sai cos’è la grazia?” “Non di preciso”, rispose. “Non è un’andatura attraente, non è il portamento elevato di certe nostre donne bene in mostra. È la forza sovrumana di affrontare il mondo da soli, senza sforzo, sfidarlo a duello tutto intero senza neanche spettinarsi. Non è femminile, è dote di profeti. È un dono e tu l’hai avuto. Chi lo possiede è affrancato da ogni timore. L’ho visto su di te la sera dell’incontro (l’annunciazione) e da allora l’hai addosso. Tu sei piena di grazia. Intorno a te c’è una barriera di grazia, una fortezza. Tu la spargi, Miriam, pure su di me”. Erano parole da meritarsi abbracci. Restammo sdraiati senza una carezza. Ci pensai un poco e risposi per gioco: “Tu sei innamorato cotto, Iosef ”. Lo Stabat di Maria, Turris eburnea, è forse il nostro dover essere, l’anelito del nostro cuore, la nostalgia del ritorno a casa, in quel luogo senza luogo che è la profondità del nostro animo unificato e maturo che è dimora dell’Altissimo.

Si nasconde ma emerge continuamente come un fiume di lava, il nostro anelito alla piena maturità umana e cristiana, ricerca senza soluzione di continuità di quella quiete e forza d’animo che può far fronte alla marea del mondo che ci assale. Chi di noi non avverte in se stesso lo stridente contrasto tra il messaggio cristiano che ancora e sempre di più ci affascina e la concretezza della vita con le sue scelte e le sue opzioni in favore di quei valori che ogni giorno assumiamo dall’esperienza che ci conduciamo? Un contrasto che si attenua appena riprendiamo la strada della vita spirituale. È necessario ricercare una personale unità di vita che è data dalla vita in Cristo e nello Spirito. Solo una personalità unificata può comunicare perché si comunica ciò che si è, non ciò che si è appreso per sentito dire. Solo uomini semplificati possono comunicare. Le persone frantumate comunicano frantumi, verità parziali, ripetitive, noiose; l’uomo semplificato, al contrario, dice sempre la stessa cosa ma non risulta noioso perché lo dice con tutto se stesso. E lo comunichi con la tua umanità trapassata e invasa dal divino. Maria, dopo l’incontro con l’Angelo, vede il suo corpo modificarsi, gonfiarsi come terra gravida di vita, e rivela, con il silenzio del suo essere, il passaggio di Dio nelle zolle della sua terra. È questa Presenza, irruzione che lascia il segno, che la nostra umanità è chiamata a rivelare, perché è un incontro che cambia la vita. Non si tratta di spiegare una verità, ma di mostrare che quell’incontro ti ha cambiato la vita: “Gli amici della sposa non vedono ciò che accade nell’intimità con lo sposo, ma quando inizia a lievitare il ventre della sposa essi intuiscono ciò che è avvenuto nel segreto della camera nuziale” (S. Weil).


di P. Alfredo Feretti omi

Un incontro che ti fa sentire sempre a casa perché Colui che custodisci dentro il tuo cuore, nella tua umanità, ti custodisce. È il gioco della generazione (Figlia del tuo Figlio) che lega i due in un inscindibile legame di reciproca figliolanza. E la tua maturità diventa martyria dell’invisibile e fortezza del tuo essere. Senza presunzione (peccato sempre emergente fin dalle origini) e senza appropriazione, ma nell’umile gratitudine dell’Eccomi. Fin dalla nascita Dio fa attento il tuo orecchio perché tu possa ascoltare l’imperativo seducente di Dio: Ascolta, Israele, …amerai… La pienezza della tua umanità è nell’ascolto e nell’amore anche se ti strappassero l’anima, anche se tutto intorno ti sembrerà crollare e non troverai appiglio nell’uomo ma ti verrà chiesto di agganciare la tua corda al mistero. Anche alla fontana della tua città, dove andrai ad attingere acqua per il tuo esistere, potrai incontrare angeli che ti parlano con volto d’uomo: Nella nostra storia sacra gli angeli hanno un normale corpo umano, non li distingui. Si sa che sono loro quando se ne vanno: lasciano un dono e pure una mancanza: neanche Abramo li ha riconosciuti alle querce di Mamre, li ha presi per viandanti. Lasciano parole che sono semi, trasformano un corpo di donna in zolla di terra (E. De Luca). E sono tanti gli angeli che fanno attento il nostro orecchio, parlano di promesse e di guarigione, e sanno asciugare le lacrime della lotta, raccogliendone ogni stilla perché sono preziose davanti a Dio. La grazia è dono di profeti: è il corredo del discepolo che nella paura non teme, nell’angoscia non cede, nella balbuzie proclama. La grazia è la Sapienza, Signora della maturità e sorgente della fortezza, che ti spinge alla ricerca

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eserto

senza temere la notte, senza arrendersi all’apparente evidenza del silenzio di Dio. La grazia è la forza della Sposa del Cantico dei cantici che la spinge ad uscire nella notte a piedi nudi nella ricerca dell’amato. Non importa se è percossa, ferita, umiliata: Se trovate il mio amato ditegli che sono malata d’amore (Ct 5,8). Qui si rivela la sua forza sovrannaturale che ti fa “stare” quando vorresti fuggire, che ti fa avanzare quando vorresti tornare indietro, che ti fa inventare quando vorresti ripetere, che ti fa zittire quando vorresti colmare il vuoto con vuote parole. La grazia che Maria ci rivela e che ha ricevuto in dono è cresciuta nel deserto, è maturata nella solitudine, si è irrobustita nel dono. Nella stanza di P. Giovanni Santolini, un mio confratello missionario morto giovanissimo in Zaire, che usava definire i missionari (parafrasando il titolo di un film) Eroi per abitudine, abbiamo trovato accanto al suo letto il testo di una meditazione che leggeva ogni giorno, qualche volta con un po’ di fatica, specialmente quando la vita non era molto facile. In una si dice tra l’altro: Sempre in piedi, con il deserto intorno… Non abbiamo tempo da perdere per pensare alla nostra disperazione, al nostro dolore… Bisogna dire SI sempre, una volta dopo l’altra, fino all’infinito. Se ci fermiamo un attimo a pensare a noi stessi, ai nostri dolori, tutti avremo voglia di appoggiarci; dobbiamo essere fuori; e questo credere e alzarci, ricominciare sempre, ci fa più forti. Questo è il segreto della Grazia che rende l’anima vaso d’argilla, cotta al fuoco dello Spirito sotto il sole dell’Eterno anche quando l’eclissi della morte sembra nasconderlo ma che è forte più della morte, perché modellata dalle mani dell’Amore. Maria, la Piena di Grazia, cuore unificato e santificato, perché colmato di amore come un calice di benedizione, ci appare come un’invocazione, una supplica perché fiumi d’acqua viva scendano sulla terra e sull’umanità riarsa e assetata di pienezza.


AttualitĂ

Don Lorenzo un autentico testimone del Vangelo

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di suor Damiana

A

quarant’anni dalla morte, Don Milani continua a essere un apostolo, un profeta, un educatore. Egli aveva la dolcezza e la forza di un apostolo. Sì, una forza pura e innocente, come quella che trasuda dai Vangeli, che impediva di recitare una parte e ti costringeva ad essere veramente te stesso. La sua omelia domenicale, sempre sulla Scrittura, apriva la mente e aiutava gli ascoltatori ad abbandonarsi a un messaggio che “agisce da sé”. Proprio perché uomo di fede, pensava che Dio agisce in ogni persona e non si reputava indispensabile. Piuttosto metteva ogni impegno per rimuovere gli “ostacoli” incontrati dal messaggio per raggiungere il cuore. Per questo nei suoi rapporti con gli altri cercava di “liberare” più che di “indirizzare”. Fu profeta di pace. La sua profezia consisteva non tanto nel negare l’esistenza di un conflitto, ma nell’affrontarlo in modo positivo. Anche in questo era in sintonia con la Parola di Dio contenuta negli Atti degli Apostoli! Il suo libro “L’obbedienza non è più una virtù” contiene riflessioni approfondite, e quanto mai attuali, su quello che la morale cattolica ha sempre asserito riguardo al rapporto tra legge e coscienza, corredate anche da notizie storiche che evidenziano l’inutilità e la stoltezza del ricorso al massacro. Educare alla pace ha significato per Don Lorenzo educare all’osservanza della legge e della coscienza proprio nell’ambito dei conflitti. Ma Don Milani ha esercitato il suo ministero sacerdotale soprattutto come educatore. È questo l’aspetto che mi ha colpito e insegnato

di più in questo “prete scomodo”, conosciuto e amato fino da quando, giovane novizia , fui destinata a Firenze – Settignano. “Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come premio”. In queste parole è racchiusa l’esperienza del Priore di Barbiana e della sua scuola, esperienza educativa irripetibile che, dopo quarant’anni, continua a essere attuale. Don Lorenzo ci ha insegnato che la scuola “non può lasciare indietro nessuno: deve prendersi cura anche e soprattutto di chi ha problemi, di chi non ce la fa da solo” Queste parole, tratte dall’opera scritta più importante della Scuola di Barbiana, “Lettera a una professoressa”, che devono continuare ad animare il nostro apostolato di Suore di Santa Marta nelle diverse scuole a noi affidate, sembrano scaturite dalla penna del nostro amato Padre Fondatore. Mi viene spontaneo, ora che la figura di Don Lorenzo con il passare del tempo è diventata più nitida, accostare queste due personalità: tutti e due “esagerati” nel rispondere all’esagerato amore di Dio, radicali nel vivere personalmente la povertà, antesignani nello scegliere i mezzi migliori per promuovere l’uomo perché egli sia libero di scegliere, assolutamente fedeli alla Chiesa e innamorati della Parola di Dio. In questi giorni, nei quali con varie manifestazioni viene ricordato Don Lorenzo Milani, ringraziamo il Signore che, in ogni tempo, mette sul nostro cammino testimoni luminosi di Lui perché anche noi siamo spinti dallo Spirito Santo ad essere “esageratamente” coerenti con il Vangelo di Gesù.

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Milani

di suor Damiana


La parola a...

La gioia M

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entre ci scorre tra le dita anche questo tempo che è per tutti tempo di ferie, di riposo… mi capita di riflettere sul clima di mancanza di gioia che si coglie sui volti scontenti o poco sereni di molta gente. È vero, il mondo non offre molte occasioni di gioia vera. Ebbene, credo che noi, proprio noi dovremmo essere in questa realtà le “professioniste” della gioia, quelle che la conoscono così bene e la vivono intensamente, prima che altrove,dentro le loro case, perché sono nutrite ogni giorno da Chi è fonte della gioia: il Signore Gesù. Paolo VI, il nostro rimpianto e ricordato papa, metteva “il dito sulla piaga” proprio nel lontano 1975 quando diceva, nell’esortazione apostolica Gaudete in Domino: “Ci sembra infatti che la presente crisi del mondo, caratterizzata per molti giovani da una grande confusione, denunci da una parte l’aspetto senile – del tutto anacronistico – di una civiltà commerciale, edonistica, materialistica, che tenta ancora di spacciarsi come portatrice d’avvenire.” Queste parole suonano ora come una profezia, sembrano fresche di giornata e vanno diritte al cuore. Stiamo proprio toccando con le nostre mani l’aspetto senile di alcune società, tra cui l’Italia; tutto sembra narrarci tristezza, pena, angoscia, tutto sembra uccidere la speranza. Mi pare bello allora che ci immergiamo nelle pagine di questa magnifica esortazione per fare un tuffo nella gioia, per capire a quale profondità essa può sgorgare ancora oggi soprattutto per noi, e dobbiamo esserne testimoni! “È nel cuore delle loro angosce che i nostri contem-

poranei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto.” Ma come è possibile? Basta incominciare a capire che questo dono nasce e cresce dentro un impegno quotidiano che ci permette di imparare a gustare le numerose e semplici gioie seminate dal Creatore sul nostro cammino, a cominciare da quelle umane. Ecco le gioie umane di cui parla il grande Paolo VI: “gioia esaltante dell’esistenza e della vita; gioia dell’amore casto e santificato; gioia pacificante della natura e del silenzio; gioia talvolta austera del lavoro accurato; gioia e soddisfazione del dovere compiuto; gioia trasparente della purezza, del servizio, della partecipazione; gioia esigente del sacrificio.” La gioia cristiana, infatti, suppone un uomo capace di gioie naturali. Proprio così, dobbiamo imparare ad essere persone capaci di gioie naturali! Lo siamo? Siamo ancora capaci di godere o siamo ripiegate su noi stesse così tanto da non vedere altro che le nostre difficoltà e le nostre tristezze. Sappiamo gioire solo quando tutto ci “va bene”?… Forse, però, tutto ci va bene! Lo constatiamo facendo passare con mente serena la nostra giornata: è piena di doni di Dio fatti a noi su misura. Da quando ci svegliamo e ci sentiamo vive, pensiamo a tutti i momenti che ci fanno sperimentare la Sua costante e amorevole vicinanza accanto a noi, offrendoci infinite occasioni per renderci utili e fare qualcosa di bello e di buono… pensiamo a quante persone conosciamo e non hanno quanto noi abbia-


Madre Antonia

acquistano un significato nuovo nella certezza che tali esperienze rendono partecipi della Redenzione operata dal Signore. Se questo è il paradosso della condizione cristiana, si pone l’alternativa: o rifiutiamo di realizzare la fede che ci è stata donata con tanta ricchezza e non ci fidiamo di Dio, oppure, ogni giorno, ogni volta accogliamo con gioia il dono di Dio anche se non è secondo i nostri criteri. Ci pensa Lui a cambiare la nostra testa e il nostro cuore: se lo accettiamo fiorisce la vita, il deserto diventa oasi di benessere e di pace. C’è un salmo, fra i tanti, che può aiutarci a guardare le cose con l’occhio della fede, cioè con l’occhio della verità e dell’amore che viene da Dio e capire finalmente il senso della nostra storia. “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare: allora la nostra bocca si aprì al sorriso… Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia!” (125). Che cosa vorremmo di più…? Siamo sempre prigionieri e il Signore ci riconduce alla nostra terra, la terra della Vocazione a cui continuamente ci invita. Noi infatti non possiamo essere “ridotte a cercare la sua strada come a tastoni, né a vedere nella morte la fine delle proprie speranze”, né a credere che nella nostra vita non ci siano scintille di gioia. Vogliamo imparare dalla Madonna ad invocare con lei lo Spirito Santo come dulcis hospes animae (Sequenza di Pentecoste) per potere con lei cantare sempre le gioie nel Magnificat… con lei che ha saputo sempre gioire pienamente nel Signore”. Lei ci ha insegnato che la gioia può stare dentro la vita intessuta di problemi, di dolore, di angosce, perché alla “fonte” di ogni realtà ritroviamo come lei il volto di Gesù che è pienezza di vita, che è ragione e senso di ogni palpito. GAUDETE IN DOMINO era l’invito di Paolo VI. Ora mi piace far mie le sue parole: “GODIAMO NEL SIGNORE e portiamo in noi la gioia fino a contagiare tutti”.

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mo senza tanta fatica, pensiamo ai milioni di persone che non hanno nulla e meriterebbero di avere almeno quanto abbiamo noi, pensiamo alla Parola che Dio ogni giorno ci rivolge per essere luce sul nostro cammino… e ancora pensiamo al mistero del suo amore perché possiamo goderlo con cuore indiviso e ne siamo tanto felici da consegnarlo ad altri… Non è questa la gioia immensa e continua della nostra vocazione? Abbiamo mai pensato alla nostra fortuna di poterci riempire di tutta la bellezza che Dio ha seminato all’interno dell’universo e di aprirci alla misura della Sua infinita grandezza, invece di chiuderci ripiegate sui nostri guai? Se i “cieli cantano la gloria di Dio”, perché invece di cantare con loro, noi spesso ci lamentiamo, mai contente di quello che siamo, che abbiamo o non abbiamo? Penso che almeno qualche volta abbiamo fatto l’esperienza delle beatitudini, cioè abbiamo compreso che Dio ha nascosto la sua gioia là dove sembra che ci sia soltanto la sofferenza. Ci siamo, cioè, accorte che essere un po’ povere (ma lo siamo? abbiamo il coraggio di pensare di essere povere quando non ci manca niente?) ci rende ugualmente felici perché capaci di stare bene lo stesso; se siamo afflitte, se ci sembra di essere perseguitate, se qualcuno mentendo parla male di noi (mentendo, non se ha ragione…!) ci accorgiamo che Dio ci prende per mano e ci mette in condizione di fare nuovi passi e di renderci più liberi di fronte al giudizio degli altri! La gioia ha la sua fonte nella Parola del Signore. La gioia, questa gioia esigente, non si apre essa attraverso le beatitudini? «Beati, voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete» (Lc. 6, 20-21). È il paradosso della condizione cristiana: la prova, la sofferenza non sono eliminate, ma


Spiritualità e carisma

La fama di Tommaso Reggio C

asualmente si è venuti a conoscenza di una ulteriore prova della devozione alla Madonna del nostro Padre Fondatore e della sua capacità oratoria. Nella Chiesa Matrice di S. Nicolò in Albisola (Savona) si trova infatti una lapide marmorea che testimonia anche la stima di cui godeva Mons. Tommaso Reggio presso i confratelli Vescovi che affidarono a lui il compito di tenere l’omelia in una solenne festa della Madre di Dio.

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“Salvatore Magnasco Arcivescovo di Genova, Giuseppe Boraggini Vescovo di Savona, Filippo Allegro Vescovo di Alberga, Giovanni Battista Porrati Vescovo di Bobbio, godendo con meraviglia la pietà delle folle che accorrevano, il 20 agosto 1881 qui fecero assistenza a Pietro Giocondo Salvai Vescovo di Alessandria che celebrava il solenne pontificale durante il quale pronunciò l’omelia Tommaso Reggio Vescovo di Ventimiglia, nell’occasione in cui Albisola festeggiava il solenne centenario della Vergine Madre di Pace”


Pellegrinaggio sui luoghi del Beato Reggio D

di Riccardo Stucchi

Fondatore della Congregazione, il beato Tommaso Reggio. Negli ultimi incontri, quindi, suor Andreina ha iniziato a narrarci la vita del beato Tommaso Reggio e le intuizioni che lo portarono anche a fondare la Congregazione delle Suore di Santa Marta nel 1878 quando era vescovo di Ventimiglia. L’appassionante descrizione della sua vita e delle sue opere non potevano che far sorgere il desiderio di fare un pellegrinaggio nei luoghi più significativi della vita del beato Tommaso Reggio. In una domenica di fine aprile un gruppo degli “Amici di Betania” coi familiari ed alcune suore si è recato in gita a Chiavari per visitare il Santuario di Nostra Signora dell’Orto e l’attiguo seminario di cui il beato Tommaso Reggio, giovane sacerdote, nel 1845 fu nominato 11 Camminando con fede 2/2007

a quasi due anni presso l’Istituto Santa Gemma di Milano un gruppo di genitori, di insegnanti e di ex-allievi si ritrovano periodicamente per incontri fraterni di spiritualità, amicizia e scambio di esperienze di fede. Questo gruppo di fedeli è stato denominato “Amici di Betania” a ricordare l’ospitalità che Marta con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro spesso offrivano a Gesù nella loro casa appunto di Betania. A questa inizitiva le Suore stanno lavorando per realizzare un disegno ben preciso, cioè quello di trasmettere a noi laici lo spirito che è stato tramandato loro dal Fondatore. Di volta in volta sono stati invitati sacerdoti che hanno offerto spunti di meditazione a secondo del periodo liturgico dell’anno (avvento, quaresima ecc.).ed ognuno di noi è uscito dall’incontro spiritualmente rivitalizzato. Quest’anno, in particolare, per la ricorrenza dell’80° anniversario della presenza delle suore di Santa Marta nel quartiere della Bovisa in Milano ed il 60° di nascita della scuola “Santa Gemma”, alcuni tra di noi “Amici di Betania” è stata avvertita l’esigenza di conoscere più a fondo la vita, le opere e lo spirito che ha animato il


Spiritualità e carisma vicerettore occupandosi della formazione dei giovani che si avviavano al sacerdozio. Siamo stati ospitati nella bellissima “CASA DIVINA PROVVIDENZA” prima Missione delle Suore fuori dalla culla di fondazione in Ventimiglia. Seconda tappa è stata quella di Genova nella Casa delle Suore, presso la tomba del Beato. Qui si è toccato il momento più intenso del pellegrinaggio: la scultura di marmo bianco di Carrara che racchiude le spoglie di Tommaso Reggio, illustrata da suor Maria, superiora della comunità, sintetizza sapientemente ed esprime il Carisma delle Suore e la loro dedizione nelle opere della Chiesa. Abbiamo sostato in preghiera rivolgendo gli occhi al volto benedicente del Beato.

Dai luoghi che abbiamo visitato e dalle parole che abbiamo ascoltato durante il pellegrinaggio, abbiamo potuto comprendere meglio lo spirito che ha animato per tutta la vita il beato Tommaso Reggio: il senso dell’amicizia, il rapporto sereno con gli altri e il sentirsi corresponsabili di un’umanità divisa e, come oggi, segnata da ingiustizie drammatiche, il bisogno di sentirsi utili per dare un senso alla vita. Questi sono i tratti essenziali che delineano la figura di Tommaso Reggio e che le nostre Suore del Santa Gemma con la costituzione del gruppo “Amici di Betania” stanno cercando di trasmettere a noi laici.

Alla tomba di un santo P

di Laura Maiocchi

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arecchie volte ho avuto la grazia di trovarmi ai piedi dell’altare di un santo. Sempre in compagnia di familiari e di amici. Spesso grazie a qualcuno che, pensando a me, mi aveva coinvolta in un pellegrinaggio. Come da San Riccardo Pampuri a Trivolzio o in San Pietro, da Papa Giovanni. Recentemente sono stata a lungo in ginocchio dall’amato Giovanni Paolo II… Tutti momenti molto intensi, pieni di domanda, carichi di speranza. Non voglio metterla sul sentimentale. Eppure il 22 aprile, a Genova, è stato diverso. Non ho capito subito il perché. Mentre mi trovavo davanti al candido altorilievo, maestoso e sobrio, del Beato Tommaso Reggio, percepivo un’emozione particolare; in quel momento ogni presente era lì, davvero! Quasi

con il timore di guardarsi: perdere quell’istante sarebbe stato un peccato… Ciascuno, come me, con il suo cuore timorosamente socchiuso, con una lacrima sincera… Vivaci i bambini e il mio Stefano: bellissimi, come quelli che si facevano coccolare da Gesù! Le nostre suore con la grazia per la loro consorella… Tutti gli occhi rivolti a Lui con fede. Il silenzio parlava… Poi ho intuito perché tutto mi sembrava nuovo. Il Santo era lì. Non in una chiesa, ma in una casa. Presente in casa, fisicamente, realmente, spiritualmente. Una cosa dell’altro mondo, eppure così vera da diventare esperienza. Cosa dire? GRAZIE, Signore Gesù. Grazie alle mie suore.


di Ceelya e Jiji

Nelle mia debolezza appare la potenza di Dio I

per mano durante questi anni di formazione, in cui abbiamo vissuto momenti di grande entusiasmo alternati ad altri di dubbio e di prova. Ma tutto questo ci ha fatto sperimentare l’amore tenero di Dio e la sua misericordia ed arrivare alla convinzione che Lui ci ama così come siamo e ci chiede di accoglierci per offrire noi stesse a Lui senza paura. “Nella mia debolezza appare la potenza di Dio”: queste parole di S. Paolo sono state un programma per la nostra vita e oggi possiamo affermare che il Signore ha permesso che potessimo incominciare a scoprire nella nostra debolezza la grandezza e lo splendore della nostra chiamata alla vita religiosa in questa Famiglia. Guardiamo con gioia e fiducia il cammino che ci sta innanzi, nella speranza di procedere con “piede saldo”, ricercando ogni giorno la volontà di Dio e ripetendo come Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore”.

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l 31 maggio 2007 è stato per noi, Ceeliya e Jiji, un giorno in cui abbiamo sperimentato il grande amore provvidente e tenero di Dio. Infatti, dopo un lungo periodo di formazione, riflessione e preghiera, siamo giunte davanti all’altare per offrirci totalmente solo a Gesù ed emettere con gioia per la prima volta i voti di castità, povertà e obbedienza in questa Famiglia religiosa. Mentre eravamo prostrate ai piedi dell’altare, il nostro cuore era colmo di gratitudine verso Dio, verso la Comunità e verso tante persone che ci hanno accompagnato lungo questo nostro cammino. Questa celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Trivandrum, Mons. Soosa Pakiam, è stata allietata dalla presenza della carissima Madre Generale che ci ha accolto con tanta gioia in questa Congregazione e che, tramite le persone preposte alla nostra formazione, ci ha seguito, fatto crescere e giungere a questo momento, il più bello della nostra vita. Con uno sguardo retrospettivo a questo periodo di formazione, ci accorgiamo che la Madre Generale ci ha seguito passo per passo e l’immagine che si presenta ai nostri occhi è quella della chioccia che tiene i pulcini sotto le sue ali per proteggerli, custodirli e istruirli nell’affrontare la vita di ogni giorno. Questa realtà l’abbiamo sperimentata, ma l’abbiamo vissuta soprattutto nei giorni che la Madre Generale ha trascorso in mezzo a noi. Sentiamo quindi il bisogno di esprimere il nostro grazie riconoscente a Dio che ci ha tenuto


Spiritualità e carisma

“Mi abbandono alla fedeltà ora e per sempre...” C (sal. 52,10b)

on queste parole il 13 maggio 2007, durante la celebrazione eucaristica, abbiamo consegnato tutto il nostro essere a Dio, sigillando nel nostro cuore l’alleanza d’amore con il Signore nella Chiesa, con la promessa di essere fedeli per sempre al nostro Sposo Cristo Gesù, nella Famiglia Religiosa delle Suore di Santa Marta. Già è trascorso un mese dalla nostra Professione Perpetua! Come non ricordare e rivivere ogni istante di quel giorno tanto atteso e ancora così carico di emozioni e di gioie! Nel profondo del nostro cuore c’è un po’ di nostalgia, perché siamo consapevoli che una

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tappa importante del nostro cammino formativo è terminata. È grande la nostra gratitudine a Dio e a tutte le persone che ci hanno accompagnato con tanta delicatezza e amore in questo lungo cammino carico di doni di grazia straordinari. C’è in noi un forte desiderio di continuare la nostra strada insieme a Cristo Gesù, per sempre unite a Lui che è il SENSO, il TUTTO della nostra vita. Vogliamo portarlo con gioia in ogni parte del mondo per comunicare a tutti la gioia di essere state chiamate da Lui e di essere per sempre sue. La consapevolezza di essere ancora all’inizio


di questo cammino ci fa sentire fragili e deboli, ma l’esperienza quotidiana dell’amore incondizionato di Gesù per ciascuna di noi ci spinge a rispondere a questo grande dono con l’offerta della nostra vita, mentre ripetiamo le parole del nostro caro Padre Fondatore: “è troppo felice chi serve il Signore e Gli dà gloria”! Rimarranno scolpite per sempre nel nostro cuore le profonde e bellissime parole che Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Bertello, Nunzio apostolico in Italia, ha pronunciato durante l’omelia nel giorno della nostra Professione Perpetua. Come padre attento, ci ha esortato a compiere questo passo così importante con queste parole: “Voi siete giovani e avete consegnato la vostra vita al Signore nella Chiesa. Lui vi ha fatto gustare il suo amore, la sua bontà infinita e mai vi abbandonerà, perché voi avete avuto fiducia nel suo amore e vi siete consegnate a Lui attraverso la Consacrazione Religiosa. Oggi Cristo vi dà la certezza che mai vi lascerà sole, perché ‘Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui’; non dovete avere timore, perché sarà Lui che parlerà per voi, andrete nel mondo per essere annunzio della sua Risurrezione e per comunicare a tutti le meraviglie che Lui opera in quelli che lo amano. Gridate a tutti con la vostra vita la gioia di vivere con Cristo”. Queste parole ci saranno compagne sempre in ogni giornata della nostra vita e in ogni istante della nostra missione apostolica. Come non dire un GRAZIE di cuore alla nostra carissima Madre Generale e in lei a tutte le nostre care consorelle che, in ogni parte del mondo, Italia, Cile, Brasile, Argentina, India, Libano e Messico, hanno reso possibile a noi questa affascinante esperienza: stare un po’ di tempo nella “culla” della nostra Famiglia Re-

à di Dio

“O Maria, Vergine Benedetta, Madre di Dio e Madre mia amorosissima, tienimi sempre accanto a Te perché, teneramente fedele in questa vita, possa essere eternamente beata con Te in paradiso.” (Beato Tommaso Reggio)

Suor Salikutty, Suor Lissy Suor Marìa Purìsima, Suor Mercy Suor Maible, Suor Cicy, Suor Ani Suor Cecilia e Suor Jessica

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ligiosa per approfondire e gustare il carisma lasciato dal nostro Padre Fondatore. Grazie!!! E grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto con la preghiera e soprattutto con i tanti sacrifici fatti per concedere a noi questo tempo di grazia! Ne siamo molto consapevoli e profondamente riconoscenti. Grazie! Perché abbiamo imparato un po’ di più che “il nostro stare insieme affonda le sue radice nella fede che ci fa accogliere, come a Betania, Gesù, Signore della nostra vita” (cf. Cost. Art.66). Colme di stupore e di entusiasmo per i tanti doni ricevuti ora ci prepariamo per la partenza: andremo nelle diverse parti del mondo per vivere la nostra appartenenza a Cristo. Porteremo nel cuore il ricordo di tante persone, in particolare di tante consorelle che abbiamo conosciuto e con le quali abbiamo condiviso un tratto della nostra vita. In Cristo Gesù rimarremo unite per sempre portando nel cuore l’eco del canto che dice “Ogni paese è la mia terra, dove mi fermo è la mia casa, ogni persona è mio fratello, senza confine è la mia famiglia”. Grazie! Ci affidiamo alle preghiere di tutti e alla protezione della nostra tenera Madre mentre le diciamo:


Spiritualità e carisma

“Mi vida es Cristo”

di Cecilia Astete

E

l motivo de comunicarme con ustedes es hacerles llegar un mensaje para toda la Familia Santa Marta, especialmente para Madre Lilian y Madre Ambrosia. Luego del hermoso acontecimiento que vivimos el domingo recién pasado.

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Quisiera agradecerles desde lo más profundo de mi alma por todo lo vivido en nuestro retiro espiritual, y en el cual muchos amigos de Betania realizamos nuestra promesa laical, la cual nos compromete primeramente con Dios, el Dios de la Vida, el Dios del Amor. Y nos compromete a seguir las huellas de su Hijo Jesús, servir como Jesús, acoger como Jesús, y sobretodo Amar como Jesús. Tarea que haremos con alegría y con gran responsabilidad, y tarea que haremos bajo el alero de nuestra familia religiosa, siguiendo el camino espiritual trazado por nuestro Beato Tomás Reggio. Quisiera en lo personal contarles la gran emoción y felicidad al ver que lo que fue un sueño ayer, hoy es una realidad, que me llena de un gozo inmenso: por fin comprometo mi vida al Señor, como laico, pero no cual-

quier laico sino que laico de Santa Marta, mi familia espiritual de toda mi vida, la cual no es como la familia sanguínea la que uno no elegiò, sino que la familia que se elegiò con el corazón, ustedes me han dado a conocer a Aquel que le da sentido a mi vida y es por eso que siempre tendrán mi infinita gratitud: toda mi vida ha estado vinculada a la familia Santa Marta y ahora que gracias a Dios y a la invitación que ustedes me han hecho, yo soy parte de esta familia. Espero y conf ío en el Señor, en su Madre Santísima, en la oración de mi Familia Religiosa, el poder mantenerme fiel al compromiso asumido y quisiera ponerme a vuestra disposición, para lo cual ustedes estimen necesario que yo pueda hacer. Con gusto estaré dispuesta a brindarles mi pequeña cooperación. Espero por la gracia de Dios, cuando llegue el fin de mi vida terrena, poder decir con mi boca y mis acciones: “Dios, Dios solo me ha bastado para ser feliz”. Con infinita gratitud y cariño. Y pidiéndole al Señor que bendiga a la Congregación con muchas y santas vocaciones, Les saluda una hija de Santa Marta, ahora Amiga de Betania.


Percorsi di formazione

La certificazione di qualità: presente e futuro di Eros

Coordinatore Scuola S. Marta di Vighizzolo

abato 14 aprile si è svolto presso la Scuola Santa Gemma di Milano, un meeting sulla qualità, tra le scuole appartenenti alla Congregazione. La partecipazione delle Scuole invitate è stata elevata e costruttiva sebbene lo sciopero delle Ferrovie il venerdì 13 non abbia permesso alle responsabili delle Case più lontane di partecipare all’incontro. Il Meeting si colloca nel terzo anno dal conseguimento della certificazione di qualità degli Istituti della Congregazione ed ha assunto una valenza forte al fine di rendere evidenti le esperienze condotte nell’ambito dello sviluppo dei sistemi di gestione qualità. Con apertura dei lavori alle ore 10.00 in punto, come preventivato, l’incontro è terminato nel tardo pomeriggio, con grande dispiacere dei partecipanti. L’ordine del giorno, quanto mai ricco, ha interessato gli aspetti fondamentali di un sistema qualità “singolare” e fondato su valori umani più che su pretesti di profitto. I presenti hanno preso in esame innanzitutto l’impatto dei sistemi qualità sulla didattica condividendo le metodologie di lavoro che le singole istituzioni hanno adottato nel sistema scuola, mediandole con la creatività e l’intuizione che da sempre contraddistingue le suore di Santa Marta.

Ampiamente discusso è stato il ruolo delle Direzioni nell’implementazione dei sistemi qualità. Dal confronto è emerso un alto coinvolgimento di tutti i dirigenti che con entusiasmo spronano e trascinano tutto il personale. Fondamentale è stato l’intervento di Madre Carla che, giocando un ruolo di mediatore altamente competente, ha cercato durante tutto l’incontro di valorizzare il lavoro svolto per poter trovare nuove energie al proseguo di questo grande impegno per la Congregazione. Non poteva mancare un attento esame della qualità percepita dagli studenti e dalle loro famiglie, punto di partenza e di arrivo dell’intero processo formativo, e del servizio offerto da AGIQUALITAS, l’ente certificatore. Molti sono stati poi gli stimoli per la costruzione di fattivi tavoli di lavoro al fine di elaborare nuovi strumenti di qualità mettendo in comune la professionalità di tutti. Pensiamo di poter dire in verità che l’obiettivo del seminario è stato “centrato in pieno”: grazie al contributo di tutti i presenti. E la Congregazione ha potuto avere un quadro d’insieme sulle diverse esperienze condotte nell’ambito dello sviluppo dei sistemi qualità. Ringraziamo la Madre Generale per averci dato l’opportunità dell’incontro e Madre Carla per la sua presenza.

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Percorsi di formazione

La Parola ci interp S

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ono ormai diversi anni che si avverte nella nostra Congregazione il bisogno di formazione permanente per le responsabili di Comunità. L’obiettivo dei tre giorni vissuti a Roma dal 18 al 20 maggio e che si ripete due volte l’anno, è quello di imparare a leggere, da un punto di vista psicologico, teologico e biblico, la nostra vita personale e comunitaria con la guida del Prof. Montuschi e della Prof.ssa Costacurta. Il percorso formativo si è concluso con la proiezione del film: “Il dialogo delle Carmelitane”, a cui ha fatto seguito un confronto e una verifica della vita nelle nostre comunità. Il clima è stato quello dell’ascolto reciproco senza interventi di giudizio: si trattava solo di offrire e di accogliere qualcosa di personale. La Madre Generale era presente, in ascolto, recependo le intuizioni, gli impegni, i desideri, le difficoltà espresse dalle sue Suore. Il momento assembleare è avvenuto nella condivisione del vissuto umano e nell’ascolto delle situazioni che le persone e le Comunità stanno vivendo, tenendo presente il tema del progetto di evangelizzazione di quest’anno: “Dire parole che danno vita, partendo dalla Parola che salva, guarisce, conforta”. Mi voglio soffermare in particolare sul libro di Giobbe, che è stato il tema di fondo, la cui presentazione ci ha affascinato e coinvolto. L’esegesi della Prof.ssa Costacurta è stata preceduta dall’intervento del Prof. Montuschi che ci ha aiutate ad analizzare “che cosa diciamo, quali modalità usiamo: il lamento, l’accusa, o il voler essere salvatori degli altri a tutti i costi? Il libro di Giobbe è un capolavoro dal punto di vista narrativo e offre spunti di riflessione sul problema del dolore umano e in particolare

del dolore innocente che rimane un insolubile enigma dell’uomo. Il libro parla del rivelarsi di Dio e del cammino del credente che si mette alla scoperta di un Dio nuovo. Giobbe è un “uomo integro e retto, che teme Dio ed è alieno dal male”, è ricco, ha molti figli, una famiglia unita, vive una vita ricca, bella: quindi una situazione perfetta la sua. A un certo punto Giobbe è colpito dalla sofferenza a dalla miseria, privato dei suoi beni e dei suoi figli non si ribella, ma continua a proclamare la sua fedeltà a Dio. “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore”. Di fronte alla prova, la moglie di Giobbe invece reagisce: “Rimani ancora fermo nella tua integrità?” e incita Giobbe a imprecare contro Dio, ma Giobbe si ribella alle sue parole e fa un grande atto di fede. Col passare dei giorni la sofferenza diventa insopportabile e Giobbe non esita a maledire il giorno della sua nascita e il suo concepimento. I tre amici che vengono a consolarlo ritengono, secondo la tradizione, che, se soffre, è perché ha commesso gravi peccati, quindi è castigato da Dio. Giobbe continua a dirsi innocente e si scontra con il mistero di un Dio che sente lontano e sembra non preoccuparsi del suo dolore, ma l’intento di Dio è quello di allargare gli orizzonti di Giobbe per avvicinarlo alla sapienza, cioè alla coscienza di sé; Giobbe infatti scopre di essere una creatura limitata e dopo un cammino di solitudine e di sofferenza percepisce Dio al suo fianco, che presta attenzione al suo soffrire, che però persiste, perché legato alla sua situazione di uomo.


Giobbe finalmente dice a Dio: “Ora i miei occhi ti vedono” e può così riconciliarsi con il dolore e la morte, comprendendo che sono misteri che si possono vivere solo con Dio, che fa di Giobbe un uomo nuovo capace di perdonare i suoi amici che, credendo di difendere Dio, si sono resi colpevoli nei confronti di Giobbe e così Giobbe diventa ancor più caro a Dio che raddoppia i doni di un tempo, segno che la sofferenza non è il destino finale dell’uomo, ma è l’amore grande di Dio. È stato bello incontrarci con i personaggi del libro di Giobbe e analizzare i vari modi di dialogare:di Giobbe, dei tre amici, di Dio, per fare poi le giuste applicazioni al nostro

modo di comunicare con gli uomini e con Dio. Si riscontra che il cammino fatto durante l’anno è lento, ma progressivo e via via può modificare la nostra mentalità e un piccolissimo passo, se fatto insieme, può segnare un punto decisivo nel cammino verso la santità. Questi incontri, con la presenza di esperti e anche con momenti riservati a noi per uno scambio fraterno, sono ritenuti preziosi perchè permettono di verificare la qualità della nostra vita comunitaria e di mettere in circolo esperienze, sentimenti, relazioni, creatività, fede, sempre con lo sguardo rivolto alla Parola che ci salva.

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rpella

di suor Anita Bernasconi


Frammenti di santità Sehaile 19.06.97 Carissima Suor… solo poche righe per mandarle il mio ricordo: ne sento il bisogno anche per dirle tutta la gratitudine per l’affetto che ha per il Libano e per quanto si dà da fare per aiutare tante persone. Sono finite le esplosioni delle bombe ma, come sempre accade, le sofferenze della gente provata da una guerra fratricida continuano a essere molto profonde. Non mi sembra vero che siano passati più di trent’anni da quando lei (il mio “piccolo” come ero solita chiamarla), ancora novizia, è stata con me qualche tempo nella Comunità di Querceto. Quanti ricordi! Sono sicura che continuerà ad aiutare tante persone che bussano alla nostra porta qui a Sehaile. Non dobbiamo dimenticare le parole del Signore: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”. Preghiamo tanto per la seconda fase del Capitolo: lo Spirito di Gesù renda missionaria ogni consorella! Qui a Sehaile abbiamo un discreto fresco, Camminando con fede 2/2007

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delle belle giornate e, in questo periodo, un gruppetto di giovani figliole che studiano e staranno con noi un mese. Tutto è grazia ma... non vi sono vocazioni in vista, purtroppo! Ancora un grazie dal profondo del cuore. Preghi per me Aff.ma Suor Beatrice Suor Beatrice Casucci - missionaria in Libano - passata alla Casa del Padre il 28 agosto 1997


In missione la comunità del Vaticano

Un evento davvero n evento, che ci ha commosso e ci ha rese ancora più “debitrici” davanti a Dio, è stato il momento trascorso insieme al Santo Padre, presso l’abitazione di Sua Eminenza il Cardinal Angelo Sodano. Il 19 Marzo scorso, festa di S. Giuseppe e giorno dell’onomastico del Santo Padre, Madre Carla, su gentile invito di Sua Eminenza il Cardinal Angelo Sodano, ha sostituito “felicemente” la Madre Generale che era in Chile e ha potuto incontrare personalmente il Papa ospite del Cardinale. Il momento dell’incontro per gli auguri è stato toccante: Madre Carla ha potuto intrattenersi con il Papa e chiedergli una benedizione speciale per la nostra Famiglia Religiosa sparsa nel mondo, in particolare per la nuova missione in Messico, che proprio in quel giorno, aveva inizio con l’arrivo di due Suore dal Chile. Il Santo Padre, dopo essersi informato sulla Congregazione, ha assicurato preghiere e benedizioni.

La Madre Vicaria e le Suore della comunità del Vaticano hanno potuto godere di tanta grazia in un clima di profonda emozione e di straordinaria ricchezza spirituale. Ci piace sottolineare che Sua Eminenza il Cardinal Sodano, sempre presente con profondo affetto e trepidazione in ogni momento della vita della nostra Famiglia Religiosa, non solo si è adoperato intensamente perché l’apertura della missione potesse “avverarsi”, interessandosi direttamente con il Nunzio Apostolico, con il Vescovo e le altre autorità, ma, poiché l’area in cui le Suore devono svolgere il loro servizio apostolico è vastissima, ha anche fatto loro dono di un’auto. Come esprimere al Cardinale la riconoscenza dell’intera Famiglia Religiosa? Continuando a ricordarlo nella preghiera e a chiedere per lui le consolazioni che solo il Signore sa dare a quanti sanno farsi prossimo con discrezione, delicatezza e tanta generosità!

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U

straordinario


In missione

Primeros pasos de H

oy, 20 de Julio, cumplimos cuatro meses de nuestra llegada a Tizimín del estado de Yucatán del país de México donde hemos sido enviadas por nuestra Congregación para iniciar una “Nueva Misión”. Desde el momento que pisamos tierra yucateca y sobre todo Tizimileña nos hemos sentido muy acogidas, en primer lugar por el párroco, Padre Armín Almicar Rivero Castillo, quién se ha preocupado hasta de los detalles más pequeños para que nos sintamos bien en la casa que se nos ha asignado para vivir, en la parroquia y en todas las actividades que hemos realizado, ha sido ayudado muy de cerca

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por su vicario el padre Bernabé Cobá Cobá y por todos los agentes pastorales y fieles de la parroquia, igualmente debemos reconocer que las religiosas del hogar de ancianos han sido para nosotras casi como una comunidad de Santa Marta, pues han estado atentas a cualquier necesidad nuestra. Nuestro trabajo apostólico lo desarrollamos en la Parroquia de “Los Tres Santos Reyes” la cual atiende una población aproximada a los 41.000 habitantes. En la ciudad de Tizimín que es una ciudad ganadera-comercial se destaca la parroquia de “Los Tres Santos Reyes” la cual posee 38


di sor Leticia y sor Marcela

do misioneras dos en tierra yucateca

Sentimos muy viva la presencia de Dios en estos primeros pasos de la Misión en Tizimín a través del “Seguimiento” que han hecho de nosotras nuestros Superiores y hermanas en Chile y en Italia que, con sus oportunas llamadas telefónicas o email nos han acompañado y animado para que esta misión se vaya fortaleciendo en tierra yucateca y podamos continuar acompañando a nuestros hermanos en la Fe y así el Reino de Dios se vaya afianzando en cada corazón. Deseo destacar la maravillosa sorpresa que fue el regalo de un vehículo de parte de su Eminencia el Sr. Cardenal Angelo Sodano. Desde que lo recibimos lo hemos utilizado, pues la parroquia queda retirado de nuestra casa, además vamos a los sectores y a los pueblos según corresponda, agradecemos de todo corazón este gesto de generosidad para con nuestra misión y ya tiene nuestro recuerdo permanente en la oración.

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“sectores” que son pequeñas porciones de población y que cuentan con un “centro” o “Capilla” donde se reúnen a manifestar su Fe a través de la devoción a María, a los Tres Santos Reyes y al Divino Niño. También atiende los llamados “pueblos” o “comisarías” que son lugares rurales y funcionan en forma similar a los sectores, pero están más retirados de la parroquia. Nuestra tarea es acompañar a las personas que forman estos sectores o pueblos en el crecimiento espiritual con la profundización de la Palabra de Dios, ayudándolos en su organización cuando es necesario y animándolos para que las dificultades no los venzan, sino que sea un nuevo camino para acercarse más a Dios. El tiempo lo distribuimos visitando cada quince días cada pueblo y para los sectores los demás días pues tenemos distribuidos 19 cada una y generalmente los encuentros son a partir de las 19.00 horas. En la Parroquia participamos en todos los encuentros o “juntas” ya que son las personas que dirigen o participan en los sectores: Coordinadores, Cathales, legión de María, catequistas, equipo misionero. Jóvenes, cursillistas, adoradores, ministros de la Eucaristía, equipo de liturgia, etc… A algunos de estos grupos asesoramos y hay que apoyarlos con un tema y formación para que se preparen a animar cada uno de los sectores a los que pertenecen.


In missione di Giorgio Basadonna

Una preziosa presenza in Bovisa S

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ono ottant’anni di presenza delle suore di santa Marta in questo quartiere ed è giusto rendersene conto, non solo per ringraziare chi ha speso un pezzo di vita generando occasioni di incontro, di condivisione, di aiuto ma per scoprire oggi quali sono le necessità a cui rispondere. Di fatto da sessant’anni esiste una scuola (Santa Gemma) che ha istruito, educato e accompagnato il cammino di centinaia e migliaia di ragazzi che, attraverso l’insegnamento e il contatto con le suore e gli altri insegnanti, hanno scoperto il senso del vivere e hanno potuto preparare il proprio futuro. Ed è interessante scoprire che la scuola ha preso il posto di una “casa famiglia” che, nel 1927, raccoglieva e assisteva bambini e ragazze più grandi, in una struttura giornaliera. Così si scopre meglio lo scopo e il valore di una comunità religiosa che si è insediata nel quartiere per condividere la storia quotidiana di chi ci vive, offrendo mente e cuore per accompagnare le persone e le famiglie e trasmettere la certezza della presenza di Dio che ama, sostiene, consiglia il cammino di ciascuno. Una comunità di suore è sempre un invito, un richiamo ad alzare la testa e vedere al di sopra di sé l’amore paterno di Dio, ascoltare la sua Parola, che apre orizzonti luminosi sulla fatica e sui problemi quotidiani, e segna le tracce per un cammino di vita, di giustizia e di pace. Non è una coincidenza solo esteriore che queste suore portino il nome di santa Marta, di quella donna che il Vangelo presenta con la sorella Maria e il fratello Lazzaro, sempre pronti ad accogliere Gesù nella loro casa a Betania, vicino a Gerusalemme. Il beato Tommaso Reggio (1818-1901) vescovo di Ventimiglia prima e poi di Genova, sul finire del XIX secolo, aveva dato

questo nome alle suore chiamate da lui a servire il Signore e il prossimo, perché in qualunque posto arrivassero potessero sempre costruire un’altra casa di Betania in cui accogliere Gesù, riconosciuto in ogni persona. A Milano, casa famiglia e scuola Santa Gemma, sono espressioni di questo desiderio vissuto negli ottanta anni della loro presenza, come servizio e sogno di queste suore tese a realizzare il disegno del loro Fondatore e a fare della loro vita un segno visibile dell’amore di Dio che entra nella storia di ciascuno e vi semina possibilità di bellezza e di bontà, di armonia e di generosità, fondamenti di vita nuova. Gestire una “casa famiglia” richiede una continua attenzione alla diversità delle singole persone presenti, una sensibilità fine e concreta per accogliere senza preferenze o discriminazioni e rispondere a ogni bisogno, una pazienza senza limiti per non smettere mai di credere al possibile miglioramento di ciascuno, una sorgente infinita di perdono di fronte alle immancabili cadute che ritmano il cammino di tutti. “Voleranno in aiuto dell’indigenza” è la parola d’ordine data dal loro Fondatore! Proprio queste caratteristiche, queste linee costitutive di una comunità che vuole ricostruire il volto della famiglia come unico ambito necessario alla crescita umana, sono le stesse linee volute dal Fondatore per le suore che si ispirano a santa Marta e vogliono continuare l’esperienza della casa di Betania. Iniziare una scuola in un quartiere non centrale a Milano, impegnarsi a gestire una struttura complicata come è una scuola e condurla di anno in anno a meritarsi il riconoscimento e la parità con le scuole statali, seguire e realizzare tutto lo sviluppo e la crescita del complesso culturale sempre più intonato con le esigenze


Senza quasi accorgersi, i ragazzi respirano un’aria nuova, ben diversa dallo smog quotidiano, e possono vivere diverse esperienze concrete di vita cristiana, e dalla fede e dall’entusiasmo del Fondatore le suore traggono ogni giorno il coraggio per il loro compito non facile e spesso incompreso di testimonianza cristiana. È ovvio e sarebbe quasi inutile ricordare che una comunità di suore non si chiude e non si esaurisce in un compito preciso, come quello scolastico: di fatto sono presenti nella vita parrocchiale, si interessano di situazioni difficili di ammalati, di bisognosi, cosicché in questa zona non c’è nessuno che non ne conosca almeno una o non abbia sperimentato la loro disponibilità e il loro instancabile servizio. Di qui nasce in loro un senso perenne di gioia, di serenità pur nelle difficoltà di ogni genere e di ogni giorno: “la gioia di paradiso vi irraggia la fronte e rivela il trionfo e tradisce il segreto di un cuore beato nel possedimento di Dio”: così vedeva queste sue figlie spirituali il vescovo che le aveva inventate. Questa spiritualità vissuta nella concretezza quotidiana è il segreto di tutta la storia di ottant’anni di permanenza alla Bovisa, e ancora la sorgente di una speranza che, vissuta pienamente dalle suore, entra nel cuore della gente presente nel quartiere e sostiene e illumina il loro cammino. Così “fiorisce il bene”, secondo un felice augurio del beato Tommaso Reggio, ed è una coraggiosa realtà di questa zona milanese.

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della società, e contemporaneamente essere attenti a ogni ragazzo, alle esigenze, alle difficoltà, alle debolezze e alle caratteristiche di ciascuno per aiutarlo nel cammino e condurlo a un rendimento ottimale o almeno sufficiente per il domani… sono queste alcune esigenze di una scuola, sono queste le preoccupazioni di chi dirige e gestisce una scuola! Però il dominio dello studio non esaurisce il compito di una scuola che vuole insegnare a vivere, ed esige perciò una visuale umana aperta all’azione di Dio che ha creato l’uomo come sua immagine e lo ha reso suo figlio. Qui entra in gioco l’azione delle suore che rendono la scuola un luogo di vita dove si apprende lo scibile umano e dove si scoprono e si vivono le realtà più forti seguendo le tracce segnate da Gesù, il maestro. Tornano alla mente e invadono il cuore le ardenti parole dell’antico Fondatore instancabile nel richiamare il suo popolo al bisogno fondamentale dell’uomo, bisogno di Dio, del suo amore goduto in un rapporto generoso con lui. La scuola diventa così il campo di crescita di un cuore e un animo intonati alle verità fondamentali del vivere umano, sopite o ignorate nel contesto comune. È necessario un “risveglio cattolico per rispettare i beni e i diritti degli altri: non si coveranno odi, non si attenterà alla vita, all’onestà, all’onore dei fratelli, e cesseranno le appropriazioni indebite, e ricchi e poveri, piccoli e grandi saranno contenti del proprio vivere e del proprio posto sociale”.


In missione

Una grande festa... per un grande anniversario! di Luca Fraone

È

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stata una grande festa quella dell’Istituto Santa Gemma di Milano, che nella giornata del 12 maggio ha visto protagonisti bambini, genitori, suore, insegnanti e tutte le persone che fanno parte di questa grande comunità, le quali si sono messe di grande impegno per organizzare una giornata senza precedenti, per poter festeggiare al meglio il 60° anniversario della nostra scuola e l’80° anniversario della presenza delle suore di Santa Marta sul territorio della Bovisa. Un travolgente spirito di unione ha coinvolto tutti i partecipanti nell’intero arco della giornata, durante la quale sono state preparate numerose attività che hanno spaziato dai giochi di intrattenimento per i bambini più piccoli, ad altre attività per i meno piccoli, come esibizioni musicali, lotterie di beneficenza, vendita oggetti ricordo e molto altro ancora. Ospiti speciali di questa giornata sono stati tutti gli ex-alunni della scuola, i quali hanno prontamente risposto all’appello presentandosi numerosi, dai maturati di recente ai più, come dire, attempati! È stato in questo modo possibile far incontrare dopo diversi anni gli alunni con gli insegnanti,

proprio come se si fosse tornati indietro nel tempo! Al termine di un’esperienza così ricca rimangono i valori che tutti noi condividiamo e nei quali quotidianamente dimostriamo di credere, ancor più al giorno d’oggi, in cui lo spirito di unione scarseggia ed ognuno tende ad isolarsi nel proprio “io”… Giornate come queste sono preziose per tutti, perchè basta davvero poco per potersi trovare in pieno accordo. È doveroso un grandissimo ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione di questa festa eccezionale con l’entusiasmo che hanno dimostrato, alle suore che hanno reso possibile l’iniziativa, partendo dalla nostra preside Sr. Andreina Macalli ed un grazie anche a tutti coloro che hanno partecipato!


“Chi si dona e ama rimane nella gioia” di circa quaranta alunne per classe che rimanevano poi nell’istituto come convittrici. Il mio desiderio era solo riuscire a formare le alunne come donne gentili, educate, ordinate, amanti della cultura per un domani sicuro. Ricordo le loro pagine pennellate come quadri di pittori, quelle pagine di stenografia ripetute centinaia di volte, ma benedette, perché, al termine dell’iter scolastico queste studenti ancora tenere in età, trovavano posti di lavoro ben meritati e sempre da tutti elogiati. Ora si stringono al nostro cuore e ricordano… certamente non lamentano le nostre severità ma ci benedicono perché tanto hanno imparato. Anch’io dimentico le ore notturne sui quaderni che portavano il loro nome e oggi sull’ultima pagina vorrei solo scrivere: AD

UNA AD UNA VI ABBIAMO TANTO AMATO. Giornata bellissima, con un sole caldo come il cuore di tutti i partecipanti, ben organizzata anche nelle minuzie, proprio come si fa con il crescere nella vita ordinata e perfetta… Indimenticabile perché ho notato che il clima di collaborazione tra famiglia, suore e insegnanti, è sempre vivo, caldo di collaborazione e di bene. Non devo dimenticare che alla scuola “S. Gemma” hanno sempre insegnato docenti intelligenti di cuore buono, capaci di vivere come in un’unica famiglia: per tutti, superiore, presidi, insegnanti, alunni, vada un pensiero grato ed un abbraccio fortissimo: “QUANDO SI AMA, LA VITA NON HA ETÀ” Suor Melania Maffioletti

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Avevo appena 19 anni nel lontano 1949, ma oggi, 12 maggio 2007, mi sono sentita riabbracciata da lunghi intensi anni passati all’Istituto S. Gemma in Milano e dalle tante, bellissime alunne che ormai mamme o nonne, come me, mi hanno così stretta d’affetto d’aver in un lampo cancellato lunghi anni e fatta ritornare giovane come nella fotografia esposta sul tabellone dei ricordi. Vivendo l’insieme della giornata festosa, ho filmato la mia vita ed ho ringraziato il Signore che chiamandomi alla sua sequela così in giovane età, mi ha condotta passo dopo passo con soffio sapiente ed amorevole fino ad oggi. Erano anni non facili quelli vissuti alla Bovisa, ma l’entusiasmo che portavo in cuore metteva le ali alla mia gioia di essere insieme a un gruppo


In missione

Scuola e famiglia

una Mamma

per un cammino speciale S

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ono mamma di un bambino che frequenta la scuola Santa Marta e non avrei mai creduto che mi sarei lasciata coinvolgere in un cammino di scoperta della Parola di Dio, perché credevo che presentare il contenuto evangelico ai piccoli risultasse arduo e difficile, ma ho poi capito che essi sono davvero testimoni credibili. Il tutto si è svolto in sei tappe: • Festa beato Tommaso Reggio: “Lasciate le barche lo seguirono” (Mettiamo una stella nella rete di Gesù); • Avvento: “L'altro è uguale a te, amato da Gesù” (Scoprite gesti di bontà per rimanere nella rete con Gesù); • Natale: “Il cielo risplende dei nostri sforzi” (Le stelle nel cielo siamo noi); • Quaresima: “Saliamo sulla barca con Gesù” (Essere luce del mondo accanto a Gesù)… • Pasqua: “Voi siete la luce del mondo” (Essere portatori di tenerezza). • Festa fine anno: “Gesù, sole che splende dentro e fuori di te” (La mia guida e la mia àncora sei tu, Signore). È stato tutto molto sentito, perché la simbologia che accompagnava i messaggi era molto appropriata e accattivante e non si poteva lasciar passare questi incontri così forti e carichi di significato sena sentirci totalmente coinvolti.

Ogni famiglia portava avanti il percorso proposto con preghiere, impegni e letture precise che aiutavano tutti a migliorare ad essere migliori. I bambini ci hanno coinvolto in questo camminom portando a casa i messaggi proposti e stimolandoci a vivere in pienezza la presenza di Gesù anche in famiglia. Credo che nessuno di noi dimentichi l’impegno che la scuola ha adottato per tutto il percorso, aiutandoci a ricordare che quando crediamo di essere “soli” Gesù ci porta in braccio. I nostri bimbi ci hanno fatto gustare la profondità delle parole del Vangelo, l’umanità e l’amore negli scritti del Beato Tommaso Reggio e la bellezza dei “salmi”, ripetendo con entusiasmo parole di benedizione, di speranza, di certezza e di sicurezza della presenza del Signore sempre. Ci siamo meravigliati della loro spontaneità e capacità di memorizzare e riportare pensieri tanto profondi e ricchi di significato. Quando ci capiterà di vedere un faro, la rete dei pescatori, delle barche e in particolare, il timone, diventeremo noi portatori di questo meraviglioso messaggio di serenità, di sicurezza e di gioia; perché la bellezza di questo periodo sarà come una pietra luminosa nel mosaico della nostra vita e ci richiamerà il valore di ogni piccola cosa e di ogni gesto. Voglio concludere con alcune parole lette durante la festa finale: “Sulla riva di questo mondo c’è Qualcuno più attivo e più personale che mai: ci invita a gettare le reti, a fidarci di Lui, ad avere la certezza che non saremo mai soli, perché il Signore della vita ci precede sempre, ci fa superare ogni paura e ci indicherà il sentiero della vita”. Grazie di cuore per questo splendido cammino di crescita.


Occasioni di festa a Querceto una Suora

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ché sono riuscite a fare tutto in silenzio senza lasciare trapelare niente; nel pomeriggio una di loro ci ha deliziato con una bellissima danza indiana. La spontanietà dei loro gesti, la delicatezza dei movimenti, l’armonia dei colori ci ha fatto riflettere sulla delicatezza che dobbiamo avere nei nostri rapporti, valorizzando le doti di ciascuna, perché solo così si può testimoniare quello che ha detto Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome anch’io sono con loro”. Così la festa continua… e tutte grate di questi momenti, ringraziamo il Signore che ci aiuta a vivere insieme la gioia della fraternità condivisa.

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inite le grida gioiose dei bambini, si assapora la calma conventuale, ritmata da momenti di preghiera e di lavoro, che però dura poco. Ecco le suore giovani pronte a dare vitalità ad una domenica ordinaria. Nel pomeriggio, c’è un via vai di fiori, palloncini, ghirlande, tavoli, tovaglie e sedie; più si ha più si metta; ma… cosa si festeggia? La riposta è pronta: si inaugura il piazzale antistante la cucina rifatto a nuovo; ci vuole un nastro tricolore, un tavolino, le forbici e un “Sindaco” speciale per il taglio del nastro. La fantasia non fa difetto: ed ecco allora dopo il “canto dei Vespri” tutte insieme per l’inaugurazione, accompagnate dalle note dell’inno nazionale “Fratelli d’Italia”, il nastro viene tagliato con grande solennità, accompagnato da battimani e risate gioiose. E bello stare insieme, vivere momenti di cordialità, serenità e gioia, respirando a pieni polmoni “aria di famiglia” che dona una nuova spinta al nostro quotidiano… e naturalmente come conclusione, cena fredda all’aperto. Un’altra occasione, (senza preavviso) è stata quella per il 25 aprile. Le suore straniere hanno addobbato il refettorio con coccarde, palloncini e nastri tricolori, ma la sopresa più grande è stato vedere una pioggia di pezzetti di carta scendere dai ventilatori, accesi appositamente e formare la nostra bandiera. Sono state brave per-


In missione

Il re fanciullo

di Nicoletta Cenni

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esto profondo e intenso, Il piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery, capolavoro della narrativa per l’infanzia che riesce a commuovere anche i grandi per la vibrante poesia che percorre il testo, incanta gli animi per la semplicità con cui vengono posti interrogativi fondamentali sul significato dell’Amore, dell’Amicizia, sulla necessità del Sacrificio per difendere ciò che si ama. Se poi questa fiaba, sospesa tra il deserto e il cielo, metafore dell’infinito, viene portata in scena da bambini di quinta elementare, è come se l’ingenuità di questi piccoli attori restituisse integra agli occhi di chi assiste la purezza della storia. L’idea dello spettacolo nasce dall’incontro fra le Suore della scuola primaria di Vighizzolo e la regista Luisa Borsieri che, insieme al coreografo Andrea Carbone, ha curato l’adattamento teatrale del testo, rappresentato la sera del 16 maggio al Teatro Fumagalli, con il titolo: Il re fanciullo. All’apertura del sipario, la prima scena affascina per la rappresentazione accurata dell’atmosfera dei caffè parigini degli anni ’40 e indica l’epoca in cui si ambienta la storia. Il racconto inizia dall’incontro nel deserto fra un pilota lì caduto con il suo aereo e il bambino, comparso all’improvviso dal nulla, anch’egli caduto dal cielo, dove abita su un piccolo asteroide. Il protagonista, il piccolo principe, ha il volto di una bambina bionda, che racconta al pilota i suoi viaggi spaziali compiuti prima di arrivare sulla terra. Essenziale la scenografia, pochi oggetti-emblemi, essenziale come la storia, come il deserto, su cui si accampano interrogativi di una semplicità sconvolgente, riguardanti i significati ultimi della vita, ai quali fa eco il cielo.

Il pilota è emozionato – si intuisce – ma riesce a recitare la sua parte in modo convincente; molto brava anche la bambina che padroneggia la scena senza mai perdere una battuta, non sono da meno anche gli altri piccoli attori che, nonostante la grande agitazione dietro le quinte, quando escono sul palcoscenico non si confondono e sanno commuovere, perché recitano con una serità che stupisce e supera le aspettative. Esperimento questo che mi auguro sia ripetuto, nato da chi ha avuto l’intuizione di far rappresentare una storia sull’infanzia dai bambini stessi, perché “non si vede bene che col cuore” e proprio così vedono i bambini, come gli adulti non sanno più fare. Grazie a chi ha tenacemente creduto nella loro possibilità di raccontare una fiaba che nella sua essenzialità tocca il mistero dell’Essere, nella quale è celato un messaggio d’importanza straordinaria, un invito a guardare le stelle con gli occhi pieni dello stupore di un bambino, distogliendo lo sguardo dalle miserie umane; un’esortazione a difendere i sogni, esili come “un fiore che ha solo quattro spine per difendersi dal mondo”, ma che è reso forte da chi lo ama.


una Insegnante

Insieme... è più bello l 25 maggio, i ragazzi delle Scuole Medie Di Roggiano, Vighizzolo, Milano, Chiavari e Genova hanno sperimentato che è proprio vero: “Insieme è più bello!” Le mini-olimpiadi, così le abbiamo volute chiamare, si sono svolte in un clima di festa, di condivisione serena e di sana competitività. Alunni e insegnanti hanno vissuto una giornata indimenticabile. All’arrivo la pioggia sembrava voler condizionare tutto, poi, però, quando le gare stavano per iniziare, il sole si è fatto avanti e ha vinto le nuvole. Dopo una sfilata che ha condotto tutti sul campo per l’alzabandiera, vestiti con i colori della propria scuola, con lo slogan che inorgoglivano ciascuno e il gagliardetto che trionfava, gli alunni, dopo il canto dell’inno nazionale, hanno ascoltato in silenzio la preghiera dello sportivo, promettendo di fare di ogni gara un’avventura gioiosa, un’occasione per vincere e veder vincere i compagni più bravi. Poi, divisi sui vari campi, controllati da arbitri qualificati e imparziali, hanno affrontato le varie gare: atletica, pallavolo, calcio, lancio del vortex, staffetta, salto in lungo…

Dopo ogni gara la premiazione, tra urli di festa e strette di mani sincere anche per l’avversario. Il sole e il cielo azzurro rendevano ancora più bello Roggiano, vestito a festa con gli striscioni colorati di ogni scuola. Il timore che la competizione potesse assumere toni poco sereni, ha lascito posto a una vivace e simpatica capacità di fare festa insieme, dove non era più importante vincere tante medaglie ma gareggiare insieme con lealtà e provare, prima di tutto a se stessi, le proprie capacità. Un abbondante spuntino, accompagnato dal latte fresco del Tigullio, ha dato un significativo colpo d’ala ai giovani sportivi. Sul podio sono stati applauditi gli insegnanti di educazione fisica, animatori della manifestazione e ogni docente che giorno dopo giorno aiuta gli alunni a sviluppare sentimenti nobili, atteggiamenti di rispetto e di vera collaborazione. Lodare insieme il Signore, al termine della giornata, nella verde “cattedrale” del bosco in cui è immersa la Scuola di Roggiano è stata una grande gioia per tutti e non ha potuto non trasformarsi in un già atteso appuntamento per la seconda edizione delle mini Olimpiadi il prossimo anno.

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In missione le Suore di Novate

Una notte sotto le stelle E

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ccoci arrivati al termine di un altro anno scolastico. Tanti sono stati i momenti che abbiamo condiviso e vissuto insieme, insegnanti, genitori e bambini: momenti di festa, di formazione e di preghiera. I genitori hanno animato le varie attività con molto entusiasmo e spirito di collaborazione, accogliendo e vivendo il progetto nel carisma delle Suore di Santa Marta, sulle orme del Beato Tommaso Reggio, ormai conosciuto e che sentono come esempio e amico nel quotidiano. Anche la serata che festeggiava i “remigini” è stata una occasione di amicizia e di condivisione; i genitori erano felici e commossi nel vedere i loro bimbi ormai “grandi”, tutti compunti nel ricevere il diploma per il “salto” nella prima elementare.

Come sempre, animate da un vero spirito di partecipazione, le mamme hanno dato prova della loro bravura. È stato entusiasmante, divertente e simpatico il balletto che hanno preparato per rendere magico il clima della serata. La musica con le protagoniste improvvisate “ballerine”, ha reso esuberanti ed euforici grandi e piccini. La notte è stata emozionante per chi ha voluto dormire alla Scuola Materna, un’esperienza bella, ricca di bene, un ricordo che rimarrà nel tempo. La gioia e la tenerezza di Dio accompagnino questi piccoli nel pellegrinaggio della loro vita e il Signore Gesù renda l’amore e la fedeltà dei loro genitori sempre più veri. È l’augurio che le Suore e le Insegnanti rivolgono ad ogni famiglia.


Instituto Santa Marta:

las Hermanas de Curicò

Un espacio vital donde respiramos en la gracia ducar es un don, una instancia profunda de gracia que alimenta y plasma nuestra existencia, es una experiencia humana que nos pone en contacto con lo DIVINO, con el Maestro por excelencia JESUCRISTO. Qué plenificante es constatar que al educar a nuestras jóvenes las estamos acompañando en su proceso de crecimiento y formación humana y espiritual. Aquí en nuestro Instituto hemos vivido hondos momentos de comunión, cabe mencionar la hermosa Semana Santa que fuimos partícipes. Entre algunos momentos de oración y reflexión mencionamos el Vía Crucis preparado por el taller de danza y teatro, ayudándonos así a centrarnos en el misterio del dolor y pasión del Señor Jesús: todo el ambiente humano estaba impregnado por este gran misterio de salvación. El día Jueves Santo, nuestro patio se transformó en cenáculo de comunión, ya que todos los cursos nos unimos en oración para celebrar la Cena Pascual. Fue maravilloso ver que centenares de alumnas oraban, cantaban y alababan al unísono al Señor Jesús, contemplando y agradeciendo el acto sumo de amor de permanecer con la humanidad através de la Eucaristía. Somos testigos de la sed de infinito, de la sed de Dios que habita a cada una de estas alumnas nuestras… Y con perseverancia y fidelidad en el acompañar a Cristo, el Sabado Santo muy temprano más de 350 jóvenes se dieron cita en la capilla de nuestro Colegio para participar al Retiro Espiritual, organizado la Diócesis de Talca. Pero nuestra fe no se queda en el sepulcro, en la muerte, no! Cristo ha vencido la muerte, ha RESUCITADO Y VIVE, con este lema el Lunes Santo nuestro patio se llenó de música y oración agradecida, porque nos convocábamos

para celebrar la VIDA!!! Era la fiesta de la Resurrección… Es así, como vamos formándonos en nuestra fe y cómo ayudamos a nuestras niñas a crecer y ser testigos del Dios Vivo. Pronto hemos llegado al Cuarto Domingo de Pascua y con ello la jornada mundial de oración por las vocaciones. “Rueguen al dueño de la mies que envíe operarios a su viña” acogiendo la propuesta vocacional que el mismo Señor Jesús nos hace, hemos realizado una jornada Eucarística, invitando a los cursos por turnos a adorar a Jesús Sacramentado, pidiendo por vocaciones para la Iglesia y en particular para nuestra familia religiosa. Las alumnas de Enseñanza Media han podido conocer más de cerca a jóvenes como ellas, que ya han iniciado un camino de consagración. Con esta intención se organizó un foro vocacional donde las panelistas fueron: la juniora de Quinta de Tilcoco: Sor Claudia Cáceres, la Postulante de nuestro Noviciado: María José Casanova. Fue una significativa jornada de diálogo sencillo y cercano con las alumnas. Todo esto con el deseo de darles espacios de crecimiento humano y en nuestra Fe… es así como se vive en el Instituto Santa Marta de Curicó.

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In missione

A spasso nella storia L’

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argomento principale su cui si è inserito il lavoro didattico di quest’anno è stato: “La storia attraverso viaggi nel tempo”. Il tema ha animato anche la Festa di fine anno. Temporella, la macchina del tempo, infatti ha trasportato i bimbi nel Rinascimento dove, incontrando Leonardo da Vinci, hanno potuto imitarlo nella pittura e nella scultura. Anch’io mi sono affidata a Temporella ed ho ripercorso i tre anni in cui Leonardo, il mio tesoro, è cresciuto preparandosi al grande passaggio alla Scuola Primaria. Mi accorgo che anch’io sono cresciuta, insieme a lui, come genitore e ho potuto constatare che davvero” genitori non si nasce ma si diventa”. Certo questo comporta assunzione di responsabilità, disponibilità all’ascolto e al dialogo, attenzione, pazienza e amore. È importante ricordare quanto scriveva A. de Saint Exupery nel Piccolo Principe: “Tutti i

una Mamma

grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se lo ricordano”. Se però ce lo ricordiamo, riusciamo ad accostarci ai bambini scoprendo le loro risorse e potenzialità che permetteranno a ciascuno di compiere questo “passaggio” quasi fisiologicamente. Ma tocca a noi genitori viverlo, e quindi proporlo, come l’inizio di una avventura in cui fare esperienza di nuove relazioni e conoscenze insieme ai propri compagni. “I bambini imparano quello che vivono” (D: Law Nolte). Io ho sperimentato che è proprio così. Infatti, collaborando con le maestre, abbiamo sicuramente insegnato a Leonardo che il mondo è un bel posto in cui vivere. È questo l’augurio che voglio fare a genitori, educatori e a tutti i bambini soprattutto a quelli che come mio figlio, inizieranno a settembre la nuova avventura della scuola primaria.


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Caro, carissimo ABITO,

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lo sai che data è quella di oggi, o non vuoi che te lo rammenti perché sei un po’ anziano?… già è il tuo 60° compleanno: AUGURONI!!! Ti ho” festeggiato” mettendomi davanti a tavola un mini vaso con tre belle rose, per dirti il mio affetto. Sì, ti sono affezionata, anche se avrei preferito che tu avessi cambiato un tantino ancora il tuo look… sì, perché nel 1969 un pochino ti sei lasciato modificare, un pochino, non tanto, ma poi imperterrito sei arrivato fino ad oggi e (mi auguro) andrai oltre così con le tue 14 pieghe che ti rendono poco simpatico e un po’ noioso quando si tratta di stirarti: stira, stira e l’ampia (molto ampia) gonna non finisce tanto in fretta… almeno per me che ho 18 anni più di te. In certe stagioni cambi colore e magari tipo di stoffa, ma la foggia è sempre identica, sei proprio tenace, perseverante, incurante se qualcuno ancora è alle prese con la tua “balza” cucita a mano e ne è infastidito perché ormai gli occhi e le mani non gli servono più bene: Io però – ti avrò forse snobbato – mi sono fatta cucire l’orlo a macchina così non “tribolo” più. Ricordo però con piacere gli anni della mia gioventù. Mi rivedo il primo giorno che ti indossai, benedetto sì dal Vescovo Mons. Siri, non ancora Cardinale di Genova, ma “incapace di avvisarmi” di alcuni pericoli in cui sarei incorsa a causa tua… infatti mentre risalivo di corsa i gradini che dallo stanzino del bagno – dove tenevamo le valigie – immettevano nel corridoio al 3° piano, non avendoti sollevato sul davanti, feci una bella caduta… ma nonostante i “gibolli” mi sono subito preoccupata di te. – Mamma mia, l’avrò strappato! – ma con mia gioia ti rividi intatto, e quando di corsa (vizio congenito) scendevo le scale, mi sembrava di essere una libellula perché tu, allargandoti un po’, o meglio, gonfiandoti, mi rendevi più leggera. …E così, di anno in anno, “di avventure in avventure” sei arrivato a una bella età. Ricordo quando in Noviziato ne avevamo due di voi: quello della vestizione in ottimo stato, infatti eri nuovo, ma l’altro, quello per tutti i giorni, aveva la gonna rammendata alla perfezione da qualche consorella molto abile nell’arte del ricamo, ma rammendata all’inverosimile (chissà a chi era appartenuto…) sempre però “prezioso” per me e poi tanti, tantissimi altri ricordi, ma mi fermo qui. Ti ripeto che mi sei caro, carissimo e che non potrei vivere senza di te. Ciao dalla tua Suor Emilia


Pagine aperte le Suore di Santa Marta sparse nel mondo

Un pastore speciale T

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utta la Famiglia Religiosa delle Suore di Santa Marta si rallegra con Sua Eminenza Rev.ma il Cardinal Angelo Sodano insignito della “Laurea magistrale ad honorem in Giurisprudenza”. Questo titolo, che si aggiunge ai molti altri meritevolmente ottenuti, gli è stato conferito il 5 giugno scorso dal Rettore Prof. P. Paolo Scarafoni, L. C. dell’Università Europea di Roma, presso l’Auditorium “Giovanni Paolo II”. I Professori. Giuseppe Valditara e. Cesare Mirabelli, rispettivamente Coordinatore e Docente del Corso di Laurea in Giurisprudenza, durante la cerimonia hanno puntualmente sottolineato le valide motivazioni che hanno portato alla consegna di questo grande riconoscimento al Cardinale che nei vari ruoli di primaria importanza da lui ricoperti nello Stato del Vaticano ha, tra l’altro, ripristinato l’Istituto della mediazione, inteso in senso giuridico, specialmente per la realizzazione dell’accordo di pace fra Cile e Argentina. Ha inoltre concorso a concludere, a nome della Santa Sede, alcuni concordati e favorendo l’aggiornamento di altri; è intervenuto presso le diverse Organizzazioni Internazionali per la promozione e l’affermazione dei diritti umanitari in tempo di guerra, per i diritti della famiglia e dei bambini. Ha anche seguito con particolare interesse, a nome della Santa Sede, l’evoluzione della formazione del Consiglio d’Europa, dell’Unione Europea e dell’OSCE. Sua Eminenza in tale occasione ha

tenuto una lezione magistrale sul tema: “La Santa Sede nel quadro istituzionale Europeo”, dando prova della sua grande capacità di spaziare con sicurezza e abilità in ambiti tanto specifici e attuali, la cui conoscenza è indispensabile per muoversi oggi nella realtà internazionale europea e mondiale, con gli strumenti della cultura che consentono di far brillare maggiormente il messaggio evangelico di fronte al mondo. Piene di gioia le Suore di Santa Marta, in particolare la Madre Vicaria Suor Carla Roggero, che ha partecipato alla cerimonia in rappresentanza della Madre Generale in viaggio apostolico in India, e le Suore della Comunità del Vaticano, esprimono la loro gratitudine a Sua Eminenza che non perde mai l’occasione per dimostrarci la sua benevolenza e segue sempre con attenzione, premura e generosità ogni passo della nostra Famiglia Religiosa.


di Susanna Ghinassi

Una gratitudine “lunga” undici anni lescenti, dove ogni ragazzo è aiutato ad essere se stesso nella consapevolezza che esistono regole di convivenza civile e cristiana, regole a volte scomode ma sicuramente necessarie perché educative. Ogni singolo educatore, che ho incontrato durante il percorso didattico di Iacopo, ha sempre avuto tempo di ascoltarmi, non si è mai sottratto al dialogo e in tutti ho notato la volontà di approfondire la conoscenza del ragazzo nelle sue varie sfaccettature. A cominciare dalla Scuola dell’Infanzia, dalla mitica Suor Gabriella, che ha accompagnato generazioni di bambini che oggi sono uomini e che ancora conservano un ricordo bello ed importante di quel periodo. Come dimenticare la preziosa maestra Eleonora che alle Elementari, insieme alle altre maestre, è riuscita stimolare la curiosità, la voglia di sapere, il senso di responsabilità, in un clima sereno e disteso! Così pure per le Medie: docenti disponibili, impegnati, mai stanchi di coinvolgersi con i ragazzi, pronti a mettere a disposizione tempo ed energie anche oltre l’orario scolastico. Sembra di parlare di una realtà aliena rispetto a quello che offre oggi la Scuola, ma non è retorica, è la pura verità, vissuta e sperimentata. Non ho mai avuto l’impressione che qualche docente venisse a Scuola semplicemente per lavorare: ho sempre percepito la motivazione profonda di ciascuno, la volontà di educare, nel senso più ampio della parola. Che altro dire? Forse basta la constatazione che Iacopo è sempre andato volentieri a Scuola, anche gli scontri inevitabili lo hanno aiutato a crescere e preparato ad affrontare gli anni che verranno. Grazie! Spero che questa Scuola continui ad essere un punto di riferimento importante nel cuore di una città che troppo spesso perde di vista i valori fondamentali della crescita umana; grazie ancora! Sono contenta di affidarvi in piena fiducia anche l’educazione del mio ultimo figlio, certa che, in un clima di reciproca collaborazione, farete di nuovo un ottimo lavoro come avete sempre fatto.

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lla fine del percorso di mio figlio nella scuola “Santa Maria degli Angeli”, percorso iniziato nella scuola dell’Infanzia e giunto alla terza media, mi sembra doveroso esprimere un ringraziamento sincero alle persone che questa Scuola rappresentano e che contribuiscono a rendere così speciale. Gli “Angiolini” hanno rappresentato per mio figlio e la sua famiglia qualcosa di più di un semplice luogo di apprendimento didattico, sono stati una scuola di crescita umana, dove ogni bambino viene accolto con amore e aiutato singolarmente a sviluppare le sue potenzialità, con un’attenzione individualizzata, volta a fare emergere le qualità di ognuno. Una Scuola dove un alunno non è un numero o solo uno dei tanti, ma è un nome, una storia, una persona, con tutte le sue problematiche e le situazioni che lo accompagnano nella sua globalità. Basti pensare all’accoglienza mattutina, dove ogni bambino viene salutato per nome dalle varie Suore che lungo gli anni si sono succedute in portineria e in segreteria: Suor Angela, la mitica Suor Margherita, Suor Oliva, Suor Andreina; come dimenticare il cassetto pieno di caramelle di Suor Angela dove attingevano tutti i bambini dell’asilo e delle elementari? Una Scuola dove c’è tempo e voglia per ascoltare, senza perder di vista gli obiettivi formativi. Un’oasi in questa società frenetica, ma mai al di fuori della realtà che la circonda come dimostrano le problematiche affrontate con i ragazzi, le uscite, le varie iniziative culturali e ludiche. Posso aver avuto punti di vista diversi su qualche singola questione, come è giusto che sia, ma in questi anni ho conosciuto docenti ed educatori entusiasti ed impegnati, mai stanchi e sempre disponibili a sacrificare il loro tempo a servizio delle famiglie e della Scuola, veramente motivati nella loro missione educativa, attenti alla personalità di ciascun ragazzo, interessati ad approfondire le motivazioni del comportamento di ciascuno. Una Scuola dove non ci si vergogna di riproporre continuamente e di vivere la fede ed i principi cristiani, a volte giudicati anacronistici in altri contesti o addirittura improponibili a ragazzi adolescenti o pre-ado-


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Gracias M

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i nombre es Lorena Vangél y junto a mi esposo Carlos Mercado les escribimos esta humilde carta, porque hace mucho tiempo tenemos algo dentro de nosotros que nos supera, nuestra historia que es también la de ustedes. Hace un año y meses nos sucedió algo que nos quito la tranquilidad, la seguridad, hasta puse en duda si era una buena madre, más allá que mi único hijo es la luz de mi vida, y vivo solo para él. Una mañana se lanzó hacia atrás y se puso de color violeta, no emitía sonidos y su cuerpito tan pequeño solo se retorcía, lo primero que hice fue hacer lo que dicen las propagandas y lo que mi corazón más allá de estar partido me dictaba, corrí hasta el Centro de Primeros Auxilios de la ciudad, bajé del auto con mi vida en las manos… me contestaron que volviera a las 20:00hrs. que talvez tendrán un medico de urgencias pediátrica, yo consternada le dije; “por favor mírenlo, que no se que es lo que tiene”, me contestaron tiene que ir a otro lugar, chao. Ese chao hasta el día de hoy no me lo puedo quitar de la cabeza ¿Porque una madre tiene que pasar por esto?. Subí nuevamente al auto y el chofer paso de desconocido a un amigo que comenzamos a golpear puertas, me dijo; ¿conoce el Centro de Salud de las Hermanas de Santa Marta? le dije que sí, y mi desesperación aumento, Santiago ya no podía respirar, haciéndole respiración boca a boca llegamos

di Lorena Vangel

al Centro de Salud. Las administrativas sin preguntar se levantaron de sus asientos y me hicieron pasar directo a enfermería, donde la enfermera se puso en acción, sin decir palabra, apareció una Hermana en ese momento la cual me contuvo y llamó urgente a los médicos, (conté 6) entre ellos estaba la Enfermera, la Hermana y Dios, estoy segura. Llamaron la ambulancia, pusieron a mi servicio teléfono, hasta me ofrecieron dinero para movilizarme, sin hablar los medicamentos y turnos para controles en la semana. Partimos en la ambulancia, horas después las llame para contarles que Santiago estaba mejor y agradecerles, sin poder expresar aún todo lo que sentía con palabras. Soy una simple Mamá, no tengo grandezas, pero tengo una vida feliz junto a mi esposo y a mi hijo. Santiago lucho mucho para venir al mundo, siempre mi embarazó fue de alto riesgo, terminando en una cesaria. Santiago también tiene abuelos que darían su vida, solo para que no tenga que pasar por esto otra vez. Hoy a pesar de ser muy chiquito quiere bailar para ustedes, es el mejor homenaje, Santiago se salvo de un infarto inevitable y gracias al “Amor a la Vida” que ustedes nos brindaron. Gracias en nombre de toda mi familia y en nombre de todas las Madres que somos atendidas y contenidas en ese santuario de la Salud.


Cara Adelia (suor Uliva) ti invio il più caro saluto a nome mio e dell’Amministrazione Comunale in occasione della bella ricorrenza del tuo centesimo compleanno. Un affettuoso saluto Gianni Gianassi Sindaco di Sesto Fiorentino

S

i, nostra carissima e amatissima SUOR ULIVA, lei è proprio giovanissima dentro e anche un po’ di fuori!!! AUGURI AFFETTUOSISSIMI uniti a tanta gratitudine per la sua lunga vita dedicata al Signore e alla cura dei malati. GRAZIE CON 1.000.000 DI BACI Madre Antonia e tutte le Suore di S. Marta che sono nel mondo!!!

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Record in convento!


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Rendo Grazie con “O

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Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Sal 8, 1.5). Come il salmista voglio cantare la bontà del Signore. Sono così piccola davanti al suo mistero, eppure Lui ha manifestato ancora una volta in me la sua grandezza e la sua bontà, ha avuto tanta cura di me, mi ha protetto con le sue mani perché “sono preziosa ai suoi occhi”. Quando il tredici dicembre sono entrata in ospedale, avevo tanta paura ed ero certa di dover patire, ma avevo la speranza che, superato tutto, sarei tornata a stare bene, anzi meglio, per cui ero preparata a disposta ad affrontare il grosso intervento. Purtroppo non è andata come pensavo io… il Signore mi ha chiesto qualche cosa di più di quanto previsto: un secondo intervento! Ero molto stanca, non avevo le energie per subire un’altra operazione ed ho vissuto questa situazione con molta difficoltà. Il dolore, la sofferenza, la paura, l’angoscia facevano parte di me e mi sembrava di non farcela. Una certezza però mi accompagnava: il Signore non mi avrebbe mai abbandonato! E quando la sofferenza si faceva insopportabile, sentivo il suo sguardo che mi avvolgeva e questo riusciva a far tornare il sorriso sul mio volto. È bello e consolante pensare che gli occhi del Signore sono su di noi e che Lui ci ama incondizionatamente anche quando soffriamo e ci sentiamo soli e turbati.

Le care consorelle che venivano a visitarmi, mi lasciavano a malincuore, sapendo quanto grande era la mia sofferenza. Ho imparato ad abbandonarmi nelle mani di Dio e ho detto, forse per la prima volta con convinzione: “Signore, sia fatta la tua volontà”. Nel tempo trascorso in ospedale ho fatto esperienza non solo di sofferenza ma anche di amicizia con medici e infermieri che mi hanno curato con competenza, dedizione e affetto. Qualche paziente credeva persino che fossi una loro collega perché venivano sempre a salutarmi, si fermavano a parlare con me incoraggiandomi e promettendomi la loro preghiera. Il Signore non abbandona mai le sue creature, anzi nei momenti difficili se le prende sulle spalle per condurle alla meta e questa certezza è un dono grande. “Se avrete fede pari a un granello di senapa… niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20). Sono guarita, perché tutte, con piena fiducia e speranza, abbiamo chiesto al Padrone della vita questa grazia. Oggi insieme al salmista possiamo cantare: “È in te la sorgente della vita”. La mia gratitudine va a tutti coloro che mi hanno accompagnato con la preghiera; prometto un ricordo quotidiano al Signore perché le sue benedizioni ci rendano testimoni del suo amore per ogni creatura. In particolare voglio ringraziare le Suore della mia Comunità di Querceto, perché mi hanno circondato di premure, attenzioni e affetto durante il lungo periodo del ricovero e della convalescenza. Grazie, grazie di cuore a tutti!


di suor Molly George

al Signore on tutto il cuore pregando: “O Dio dell’amore, aiutami a conservare la gioia del mio cuore e a condividerla con tutti coloro che incontro. Trasformami così in uno strumento di pace e fa che ogni mia azione sia qualcosa di meraviglioso per Te. Fa’ che io operi sempre con Te, per Te, verso di Te. Amen”

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In questo tempo di sofferenza ho fatto una forte esperienza di Dio, interiorizzando quanto dice l’articoli 31 della nostra Regola di Vita: “L’attesa potrà essere lunga e difficile, ma come Santa Marta non perdiamo mai la certezza che i “ritardi” di Gesù sono solo apparenti. La fede porta sempre alla gioia della risurrezione e che dilata la vita nell’amore di Dio”. Di questo lo ringrazio continuamente


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Una comunità nella il dono delle Suore d Un’occasione speciale: il pensiero “particolare” del Cardinale alle Suore

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a comunità delle Suore di Santa Marta è un dono del Signore per la parrocchia di Vighizzolo: le suore, con la loro presenza discreta e preziosa, sono sempre vicine alla comunità locale e, ben inserite nella vita parrocchiale, danno il loro eccellente contributo per partecipare attivamente alle diverse iniziative e proposte locali, facendosi volere bene da tutti. In particolare durante quest’ultimo anno pastorale, in cui l’oratorio è risultato inagibile a causa dei lavori di ristrutturazione fortunatamente ora conclusi, le suore sono state un aiuto impagabile per la comunità di Vighizzolo, venendo incontro alle tante necessità della parrocchia, con una collaborazione sempre discreta e preziosa, ma soprattutto stando vicine nella preghiera. E così è stato anche per un’occasione davvero unica che la parrocchia di Vighizzolo ha avuto l’onore di vivere recentemente: la visita – del tutto a sorpresa – all’oratorio San Giuseppe, di Sua Eminenza il Cardinale Dionigi Tettamanzi. La visita del Cardinale è stata una sorpresa tanto inaspettata, quanto gradita: lo scorso venerdì 22 giugno infatti, nel pomeriggio, Sua Eminenza ha fatto visita a Vighizzolo per incontrare la comunità radunata presso l’oratorio recentemente ristrutturato ed impartire la sua benedizione. L’oratorio ha indossato per l’occasione il suo vestito più bello: tutto è stato pulito, sistemato e ordinato a puntino: un vero prodigio visto che solo la sera prima della visita era ancora aperto il cantiere! Nastri, festoni e bandierine hanno dipinto il cortile di vivaci colori, ma soprattutto i

volti sorridenti di tante persone hanno riscaldato l’atmosfera. Alle ore 15 tutti erano pronti nel cortile antistante l’ingresso del centro giovanile per accogliere festosamente l’importante ospite che non si è fatto attendere: puntuale, ha varcato la soglia accompagnato da un fragoroso applauso e da cori festosi di benvenuto, come si conviene agli ospiti d’onore. Le Suore di Santa Marta hanno partecipato all’incontro con grande entusiasmo, insieme ai numerosi bambini e alle insegnanti presenti al Centro Estivo organizzato dalla Scuola. Il Cardinale ha subito entusiasmato giovani e adulti con il suo caloroso e gioviale saluto, capace di coinvolgere tutti e, in particolare, ha avuto parole “speciali” per la comunità di Santa Marta: dopo aver salutato una per volta tutte le squadre dell’Oratorio Estivo parrocchiale, riconoscibili dai cappellini colorati, il Cardinale si è soffermato con un numeroso gruppo di bambini “in maglia rosa” chiedendo: “E voi, di che squadra siete?”. I bambini hanno risposto in coro “Siamo del Santa Marta!” e così Sua Eminenza con un grande sorriso ricco di affetto e benevolenza, ha risposto: “Ah! Le Suore di Santa Marta! Voglio loro molto bene perché mi sono sempre state vicine, ma mai quanto loro ne vogliono a me!”. La gioia e l’emozione dopo queste parole è stata grande: i bambini sono scoppiati in un fragoroso applauso e, ancor più le Suore, in ampi gesti di saluto. Dopo questo speciale pensiero, i ragazzi si sono “esibiti” nel ballo dell’estate a suon di “Musica,


a comunità: di Santa Marta per Vighizzolo

di Marta Pasquali

La cosa che ha colpito maggiormente tutti è stata la capacità del Cardinale di avvicinare ogni persona con il solo sguardo gioioso e con il calore delle sue parole semplici ed accorate. Questa visita è stata un dono davvero unico per la comunità di Vighizzolo e in particolare per la comunità delle Suore di Santa Marta che ha vissuto questo incontro come una festa e una benedizione speciale. La parrocchia di Vighizzolo è grata alla comunità delle Suore e ha voluto ricordare il loro impegno con un piccolo ma significativo segno: la dedicazione di una delle aule al primo piano dell’oratorio al Beato Tommaso Reggio. È un semplice gesto ma indicativo dell’affetto e della stima che Vighizzolo nutre per le Suore di Santa Marta: una “vera piccola comunità” al servizio della grande comunità parrocchiale.

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musica Maestro” – l’inno dell’Oratorio Estivo – e hanno pregato insieme con le parole di San Giovanni Bosco. Il Cardinale ha commentato aggiungendo poche ma incisive parole rivolte a giovani e adulti: “I giovani hanno bisogno di tante cose – ha detto – ma più di tutto sono assetati e affamati dell’Amore. E per questo noi adulti dobbiamo darvi tutto l’Amore di cui siamo capaci. Ma in ogni caso, sappiate, che ad amarvi più di tutti è il Signore”. Il Cardinal Tettamanzi ha poi benedetto la cappella dell’oratorio dedicata a Giovanni Paolo II – il “papa dei giovani” – e ha esteso la sua benedizione a tutta la comunità. Dopo aver visitato l’intera struttura, ha voluto intrattenersi con la gente per stringere le mani, lasciarsi fotografare, chiedere i nomi e salutare ciascuno, proprio come un caro amico.


Con l’affetto della memoria Roma, 18 maggio 2007 Carissime, oggi nella Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino si è spenta la cara Consorella Suor TARSILLA RIPAMONTI

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nata a Rodengo Saiano (Brescia) il 26 luglio 1922, entrata in Comunità il 9 novembre 1945, professa dal 4 ottobre 1948. La sua è stata una vita generosa spesa con l’obiettivo di “dare a tutti sempre senza misura”. Questa voglia di servire l’aveva spinta a lasciare il suo paesello per partire missionaria, giovane, e disponibile a tutto. Così è arrivata in Cile nel lontano 1951 e chi ha avuto la fortuna di conoscerla sa quanta freschezza e intraprendenza aveva nel vedere le urgenze di una povertà dilagante per cercare di cambiarla. La caratterizzavano giovialità e simpatia, doti che apprezzavano i molti catechisti cresciuti nella fede nella consapevolezza che credere è un dono da donare. I sacrifici fatti per evangelizzare là dove non arrivava nessuno la rendevano ancora più lieta, così per lei era facile parlare di Gesù ai ‘campesinos’ come alle ragazze che nei suoi laboratori di cucito, sia in Cile che in Argentina, apprendevano l’arte di curarsi di se stesse vestendosi con gusto e facendo fruttare le loro doti creative; contemporaneamente lodavano Dio che imparavano a conoscere come padre buono e attento a ogni creatura. È significativo il suo impegno per la pastorale familiare prima ancora che a questo riguardo fossero emanate dalla Chiesa direttive

concrete. Suor Tarsilla, infatti, creava momenti di catechesi per tutta la famiglia considerando questa iniziativa un’occasione per tenere insieme le famiglie messe in pericolo da problemi economici e da disagio sociale. La ricordiamo quando ormai, provata nel fisico e lontana dalla terra di missione, ripeteva spesso: “Signore, dammi la tua forza”. Ed è stata questa grazia divina che l’ha sostenuta nel suo ultimo lungo viaggio verso il Regno della luce. Chiediamo a Dio di accoglierla tra i suoi eletti e impariamo a servirlo sempre con un amore che non invecchia con gli anni, anzi si irrobustisce e ci rende creature luminose. Aff.ma Madre ANTONIA DEI Roma, 26 giugno 2007 Carissime, questa notte, dalla nostra casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, ci ha lasciato per salire al cielo, Suor CHIARA TANI nata ad Arezzo il 27 dicembre 1915, entrata in Comunità il 27 aprile 1933, professa dall’11 febbraio 1936.

Se n’è andata dopo una lunghissima sofferenza che, sicuramente, nei piani provvidenziali di Dio era prevista per la sua totale purificazione prima di entrare gioiosa e festante nel Regno per il quale tutta la vita ha lavorato, amato, sofferto e offerto. Ci era cara la sua amabilità, la sua serena capacità di accogliere le cose belle della vita e gustarle. In età ancora giovane partì per il Cile carica di entusiasmo e di vitalità, e laggiù si spese senza risparmiare le energie del cuore e della mente, senza cercare altro che il bene di tutte le persone affidate alla sua missione e con profonda appartenenza alla sua famiglia religiosa che ha amato di un amore forte e tenerissimo e per la quale ha sempre pregato e offerto. Quando, messa a dura prova dalla malattia si è dovuta curare, ha coltivato ancora di più il bisogno di pregare, di intercedere presso il suo Signore grazie e benedizioni sulla terra cilena che le era entrata nel cuore accanto alla sua indimenticabile terra toscana. Generosa, arguta e allegra sempre, ha nascosto ogni sua sofferenza e l’ha offerta in modo disinvolto, quasi fosse naturale essere contenta di regalare molto al suo Signore e alle sue consorelle che le prestavano assistenza e cure. Non è possibile scordare le tante collane di carta che ha confezionato finché ha potuto! Era anche questa un’occasione per continuare a donare gioia e gentilezza attraverso un piccolo segno della sua affettuosa gratitudine. La ricordiamo insieme alla sua carissima sorella Suor Imelda e ai suoi parenti che l’hanno voluta far “riposare” nella sua Viciomaggio dove era nata la sua vocazione


Ricordo della mia cara suor Chiara Non mi è facile parlare di Suor Chiara: nei suoi riguardi mi sembra di essere depositaria di una storia segreta che si è costruita sull’onda tenue di ricordi impressi nella mia memoria in tempi diversi della nostra vita: lei, la maggiore di sette e io, la più piccola, nata quando suor Chiara, si era già avviata verso la consacrazione tra le Suore di Santa Marta. L’ho conosciuta di persona solo a undici anni quando per la prima volta tornò in famiglia: l’occasione

fu proprio la mia richiesta di proseguire gli studi presso il collegio delle Suore di Santa Marta di Vighizzolo, per diventare, poi, suora come lei. Alcuni incontri, a Settignano, durante le mie vacanze, mi aiutarono ad entrare

sempre più nella sua vita, che diventava modello e guida per la mia scelta: mi affascinava la sua generosa dedizione a tanti ragazzi sfortunati e lo stile materno con cui si relazionava con i caratteri più difficili. Soprattutto mi colpivano il sorriso, la serenità del suo comportamento in un clima di amabilità e fraterna confidenza tra le Suore del gruppo con le quali collaborava. Mi dicevo: “Ecco, questa è la mia vita… anch’io presto sarò Suora”. Suor Chiara preferiva che aspettassi, ma io ero decisa ad entrare in convento quanto prima; così, ottenuto a fatica il permesso dei miei genitori, raggiunsi Roma e, da allora, la mia avventura entusiasmante verso le varie tappe della mia consacrazione religiosa fu veloce. Suor Chiara mi seguiva con trepidazione… l’avvertivo attraverso i suoi scritti e i messaggi che mi faceva pervenire cogliendo ogni occasione; da parte mia la sentivo sempre accanto come un angelo protettore. Ricordo nella circostanza della vestizione e professione, che anche il babbo e la mamma, pensando alla mia giovane età mi affidavano a lei. Intanto il tempo trascorreva veloce e mentre io giungevo alla fine del mio percorso della prima formazione, anche suor Chiara maturava la decisione di rispondere alla vocazione missionaria: nel gennaio del 1954, accompagnata dalla Madre Ignazia, partiva alla volta del Cile. Mentre si preparava alla missione, Suor Chiara ed io abbiamo trascorso un mesetto insieme a Roma e mi confidava

che segretamente aveva coltivato sempre questo sogno e che ora era felice di poterlo finalmente realizzare. La vedevo serena ed entusiasta e l’ammiravo per il coraggio di una scelta così importante. Un pensiero però la tormentava: il distacco dagli anziani genitori e il dolore che avrebbe procurato loro. Il saluto di addio, infatti, non fu privo di sofferenza da ambo le parti: Suor Chiara, allora, mi restituì la “consegna” che aveva ricevuto a suo tempo dal babbo e dalla mamma: ora, io mi dovevo assumere la responsabilità di fare presso di loro anche la sua parte e di tenerla informata di tutto. Purtroppo in pochi anni vennero a mancare ambedue i genitori. Partecipando da vicino a questi avvenimenti pensavo alla pena di suor Chiara tanto lontana e insieme cercavamo di mettere tutto e tutti nelle mani del Signore. Quando tornava in Italia per la visita alla famiglia, era festa grande: amava farci conoscere ogni cosa di questa terra divenuta ormai la sua seconda patria e dove cercava di seminare il bene con tanta passione e tanto sacrificio. Dopo trentatré anni donati alla missione, nel 1986 dovette ritornare definitivamente a causa di una malattia che poco a poco l’avrebbe portata alla infermità. Ospite nella comunità di Chiavari, in un primo tempo potemmo godere per alcuni anni di una reciproca compagnia e lei, la maggiore, spesso, in modo disarmante si affidava alla mia comprensione, al mio aiuto. La gran pena che questo mi procurava

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religiosa, accanto ai suoi cari che l’hanno preceduta nella Casa del Padre. Aff.ma Madre ANTONIA DEI


Con l’affetto della memoria era compensata dalla gioia di darle sollievo e sicurezza. Nel 2001 l’accoglieva, per l’ultima tappa del suo cammino, la casa di infermeria di Querceto: un cammino sempre più in salita, sempre più faticoso. Qui, circondata da tante amorevoli cure, ha avuto momenti di ripresa durante i quali ricuperava il suo aspetto gioioso e accoglieva festosa tutte le persone che si recavano a visitarla: traspariva allora la genuina freschezza del suo animo semplice e buono, capace di donare sempre serenità e allegria con le sue spiritose battute. Ho avuto il conforto di starle accanto durante la sua agonia: il mio colloquio interiore con lei mi ha permesso di rivivere i momenti toccanti della nostra vita e di ringraziare il Signore per avermi donato una sorella così. Suor Imelda Tani

Roggiano, 5 agosto 2007

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Carissime, con dolore comunico a tutte le nostre comunità che oggi nella casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è deceduta Suor TOMMASA VIVENZI nata a Brescia il 14 dicembre 1913, entrata in comunità il 26 ottobre 1933, ha emesso la Professione il 10 maggio 1936. Ha consacrato i suoi molti anni al Signore nella nostra Famiglia religiosa esprimendo il carisma di Santa Marta con zelo nei vari ambiti della nostra missione apostolica. Molte sono

le scuole materne dove Suor Tommasa dedicandosi con amore all’educazione dei piccoli e con attenzione materna alle Suore della comunità dove spesso è stata responsabile. Ha trascorso la sua esistenza impregnandola di mitezza, di sorridente accoglienza e di tanta tanta preghiera. Forse il segreto del suo sorriso stava nella preghiera a cui dedicava molto tempo e nel totale abbandono alla Provvidenza. In tanti la ricordano come una persona umile e riservata, ma aperta a forti legami di amicizia e di riconoscenza che ha saputo mantenere con particolare benevolenza nei confronti di chi l’ha aiutata nei momenti di dolore. La prova più penosa degli ultimi anni è stata quella di rimanere quasi cieca nonostante i vari tentativi medici. Da Milano era giunta a Querceto ormai grave con le conseguenze di una caduta che aveva messo alla prova il suo fisico già minato... Ricoverata all’ospedale di Niguarda in un primo tempo sembrava si fosse un po’ ripresa, ma forse era solo spronata dalla volontà di ritornare tra le sue consorelle perché le fossero vicine nel momento del grande passo. Aveva infatti previsto, appena ricoverata, che la sua fine sarebbe stata vicina e, nonostante le cure premurose da parte delle Suore della Bovisa e di Querceto, è andata al suo Signore velocemente. Pensiamola nella luce del Risorto e preghiamola perché ci aiuti ad essere creature serene capaci di bontà squisita. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Con affetto a Suor Tommasa Con i più vivi sensi del cuore ti rivolgo l’estremo saluto carico di gratitudine e di fraterno affetto, a nome non solo dei presenti ma anche di tutte le consorelle e degli innumerevoli amici, giovani e anziani, che ti hanno conosciuta e hanno sinceramente apprezzato la tua profonda, se pur discreta, testimonianza di fedele ed autentica consacrata ovunque l’obbedienza ti ha voluto. Anche le modalità del tuo ritorno al Padre sono apparse particolarmente singolari e conformi al tuo temperamento, sempre dolce e riservato. La Provvidenza divina, nei suoi imperscrutabili disegni, ti ha condotto in pochi giorni da Bovisa a Querceto, dove si è adempiuto il progetto dello Sposo, quello indicato dal salmo, pregato proprio sabato sera ai Vespri: “Mi indicherai il sentiero della Vita, gioia piena alla tua presenza” e così all’alba di ieri, festa della Madonna della Neve, silenziosamente hai imboccato quel sentiero. Comunque tu, alla Superiora che ti salutava, avevi chiesto di far celebrare una Messa, e alla Consorella che ti ha accompagnato e ti ha assistito negli ultimi momenti e che conoscevi da tanti anni, piena di gratitudine, hai chiesto la corona del Rosario più grande. Oggi, giorno della tua sepoltura, la liturgia celebra la festa della Trasfigurazione del Signore. L’apostolo Paolo ci ricorda che la


Suor Agnese B.

Roggiano, 6 agosto 2007 Carissime, ancora una volta vengo ad informare tutte le comunità che nella nostra casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino nel cuore della notte, ci ha lasciate per raggiungere il cielo Suor COSTANTINA CAMPORA Nata a Campomorone (Genova) il 27 ottobre 1922, era entrata in Comunità il 27 luglio 1945 e aveva emesso i Santi Voti il 6 gennaio 1948. Se n’è andata dopo essersi purificata con una lunga malattia che l’ha resa bisognosa di tutto e di tutti. È arrivata davanti al suo Re vestita dell’abito nuziale intessuto di fedeltà, di preghiera e di servizio gratuito e sincero. Gentile e delicata ha cercato, ovunque l’aveva posta l’obbedienza, di trattare tutti con squisita gentilezza. Negli ospedali dove, come

responsabile, ha potuto per tanti anni accogliere le persone da ricoverare cercava, come meglio poteva, di essere la prima “medicina” donando tanta bontà. Ha saputo sempre mantenere la sua “signorilità di tratto” anche quando la malattia avanzava e la faceva soffrire. Pensiamola nella pace del Signore tra le tante consorelle che l’avranno accolta con affetto e chiediamole che interceda per noi la grazia di essere sempre accoglienti e gentili nelle nostre relazioni. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Carissima Suor Costantina, a distanza di un solo giorno dal ritorno alla casa del Padre dell’indimenticabile suor Tommasa, anche tu sei stata chiamata dall’unico Signore della nostra vita al regno della pace senza fine. Sono desiderosa di darti l’estremo saluto a nome della tua cara sorella, dei tuoi parenti, di tutte le Consorelle di questa Comunità

che negli ultimi tempi ti ha accolta e curata ma anche di tutte le numerose Comunità in cui, nella tua non breve esistenza, hai esercitato in modo encomiabile il servizio di responsabilità e di infermiera, con grande spirito di dedizione e amore verso i fratelli sofferenti ed anziani. Anch’io, arrivata qui da qualche giorno, ti sono stata fraternamente vicina con la preghiera nella tua agonia, rievocando in cuor mio gli anni in cui la Provvidenza aveva disposto che condividessimo il nostro servizio educativo a Roma, più di mezzo secolo fa. Proprio ieri, tornando dal funerale di suor Tommasa, celebrando l’Ora Media, sono stata colpita particolarmente dall’antifona “pellegrino sulla terra, custodisco la tua legge”. Ho ammirato il tuo volto su cui appariva un’espressione di serenità e di pace, la corona del Rosario intrecciata tra le mani vicino alla nostra Regola di Vita. Vedendoti così ho pensato che l’antifona potesse essere una significativa sintesi della tua esistenza di consacrata: durante il tuo passaggio sulla terra ti sei lasciata guidare dal Vangelo, sostenuta sempre dalla preghiera nella tua dedizione ai fratelli. Nell’accomiatarci da te ti rinnoviamo il nostro ringraziamento per la tua testimonianza e ti esortiamo ad intercedere, insieme al Beato nostro Fondatore, per la nostra Famiglia Religiosa, perché, secondo i segni dei tempi continui a lavorare per il Regno. Suor A.B.

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nostra Patria è nei cieli e di là aspettiamo il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro corpo mortale in un corpo glorioso. Fino all’ultimo momento della tua vita terrena ci hai offerto la bella testimonianza della tua solida ricchezza interiore incontrata sulla Eucaristia e il tenero amore alla Madonna. Ti diciamo GRAZIE per la tua grande bontà e vivamente ti sollecitiamo perché, insieme al Beato Fondatore e alle Consorelle che ci hanno preceduto nel regno della pace, possiate intercedere per noi presso l’Altissimo.


Santa Vergine, ascolta la nostra preghiera: tu sei la stella del mattino, annuncio del sole eterno, la Madre SS. del Redentore e Ti veneriamo. Tu sei il vespro a noi propizio, la protettrice, la nostra Madre e noi Ti invochiamo. (Beato Tommaso Reggio)


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