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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale

In missione

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Editoriale

20 Che bello insieme

la Redazione

Parola di Dio 4

Le apparizioni del Risorto

Giulio Sanguineti

Attualità 6

Una lettura sapienziale dell’arte di educare

suor Damiana

La parola a... Madre Antonia 8

Abbattere i muri

Spiritualità e carisma 9

La fedeltà e il Beato Tommaso Reggio

la Comunità di Sestri Ponente

10 Accion de gracias

sor Irene Cabello Pavez

Greta

22 Il nostro Vescovo in mezzo a noi!

la Comunità di Malmantile

23 I 150 anni di Lourdes

la Comunità di Querceto

24 Le Suore di un Vescovo Santo

Alice Bertini

25 Incontro con Gesù

Giovanna Cometto Spada

26 Mezzo secolo di opera educativa a Roggiano

vari

30 Una giornata di condivisione

un gruppo di mamme

31 Una nuova esperienza al “S. Gemma” di Milano

le insegnanti

32 Gettare i semi del Vangelo

una mamma

10 Memoria del Beato Reggio nella sua Ventimiglia

un'amica di Betania

12 “Soy importante para el Señor y mi Dios se hizo mi fuerza”

le Suore festeggiate

14 I luoghi della memoria

le Juniores prossime alla Professione Perpetua

Percorsi di formazione 16 Nell’amore gratuito di Dio troviamo la sorgente di ogni nostra gratuità

le Suore partecipanti

Notiziario delle suore di santa marta

18 Tras las huellas de Cristo

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

19

le Juniores

Pagine aperte 34 La alegria di saberse hija

sor Cecilia Ledesma

36 Mariando Carlo nasce a vita nuova

suor Anita Bernasconi

38 La vita comunitaria quotidiana... nel Medioevo come oggi

don Luigi Giussani

40 Lettera aperta... per dirti grazie

Viviana Abbondio

42 La forza della grazia divina

Augusto - Comunità educativa “E. De Sortis”

Frammenti di santità Suor Igrazia Costa

Con l’affetto della memoria 43 Ti custodisca sempre il Dio che hai tanto amato!

Quadrimestrale Anno LXVI Redazione suor Cecilia, suor Cornelia, suor Damiana, suor Francesca, suor Mariana Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio

44 Cara suor Tarcisia 45 Hai raggiunto il premio 46 Un ricordo riconoscente 47 “Non si perdono mai coloro che possiamo amare in Colui che non si può perdere” 47 Carissima zia


La Redazione

Editoriale

È Lui la nostra speranza n questo tempo, che nelle sue vicende ci offre un panorama piuttosto deprimente, Dio ha posto la sua presenza ed è questo il fondamento della nostra speranza. Portiamo nel cuore la forza della parola di Gesù: “Non sono venuto per giudicare il mondo, ma per portare la salvezza”. Questo amore portatore di redenzione, di luce, di speranza e di certezza che Dio non ci deluderà, non è semplice consolazione ma motivo di impegno per costruire “i cieli nuovi e la nuova terra nei quali abiterà la giustizia”, per partecipare alla crescita del Regno di Dio nell’attesa che Dio stesso ne porti a compimento l’edificazione al di là di ogni nostra attesa. Ma non possiamo limitarci a nutrire la speranza nel nostro cuore, dobbiamo viverla insieme agli altri, a tutti quelli che vogliono veramente un mondo diverso. Non si tratta di fare cose grandi, speciali, ma di farci carico della responsabilità del bene di ogni persona, di far proprie “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, soprattutto dei poveri e di coloro che soffrono”, di sentirci realmente e intimamente solidali con tutto il genere umano. Ricordiamo l’immagine della crescita del se-

me, tanto cara a Gesù quando vuole indicare il suo Regno. Il nostro compito è di aiutare questa crescita, favorire lo sviluppo di qualche piccolo germoglio, nella certezza che il regno di Dio cresce quando è asciugata una lacrima su di un volto sofferente, è donato conforto a chi è nel dolore, quando viene raddrizzato qualcosa di storto, quando si accoglie nel cuore il desiderio di un mondo nel quale sia riconosciuta e tutelata la dignità di ogni persona. Gesù Risorto è questa certezza, perché la risurrezione esprime il riconoscimento divino del suo supremo gesto di amore ed è per noi l’atto con cui Dio contraddice la sofferenza e la morte, la violenza e la potenza del male. Il nostro orizzonte ci appare spesso nuvoloso e buio, ma la fede ci permette di percepire l’alba che si sta avvicinando.Diceva Papa Giovanni XXIII: “Io mi accontento, come Abramo, di avanzare nella notte un passo dopo l’altro alla luce delle stelle”. Nella Veglia di Pasqua la liturgia acclama alla “stella che non conosce tramonto: Cristo! Egli, risuscitato dai morti, fa splendere sugli uomini la sua luce eterna”. È Lui la nostra speranza!

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Parola di Dio

Le apparizioni del Risorto di Giulio Sanguineti

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a fede dei primi discepoli nella risurrezione di Gesù si basava sull’incontro personale con il Risorto. Quelli che non l’avevano incontrato personalmente si fidavano della testimonianza degna di fede di coloro che lo affermavano, come facciamo anche noi. L’evangelista Marco scrive che “trascorso il sabato, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono gli aromi per andare ad imbalsamare Gesù” (Mc 16,1). L’obbligo del riposo festivo terminava al tramonto del sole, quindi la sera stessa del sabato le donne hanno acquistato i profumi e il mattino del giorno successivo, “primo giorno della settimana” ebraica, che corrisponde alla nostra domenica, sono andate al sepolcro. La prima apparizione di Gesù è a Maria Maddalena ed è accennata da Marco (Mc 16,9) e descritta più diffusamente dall’evangelista Giovanni. Maria è presso il sepolcro, forse dentro la piccola anticamera del sepolcro, e piange. Vede due angeli biancovestiti, i quali, di fatto, preparano l’apparizione di Gesù con una domanda: “Donna, perché piangi?”. È la stessa domanda che poco dopo le farà Gesù stesso, i1 Risorto. Maria, pensando che fosse l’ortolano, gli dice: “Signore, se lo hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto, e lo andrò a prendere”. Le dice Gesù: “Maria!”, con lo stesso timbro di voce con il quale l’aveva sempre chiamata. Gesù per farsi conoscere le ricorda il passato. Maria, udendo pronunziare i! suo nome da colui che pensava fosse un giardiniere, sente l’evocazione di scene precedenti che avevano anch’esse Gesù come protagonista, e lo riconosce. Maria si getta ai piedi del Signore in atteggiamento di adorazione. Poi va ad annunciare ai discepoli; “Ho visto il Signore”, e quanto le aveva detto. L’evangelista Luca narra l’apparizione ai discepoli di Emmaus, e conclude analogamente: “Si alzaro-

no e tornarono a Gerusalemme dove trovarono gli undici riuniti e quelli che erano con loro… e raccontarono tutto ciò che era accaduto lungo il cammino”. Gesù appare ai discepoli la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre le porte del luogo dove si trovano i discepoli per paura del Giudei sono chiuse. Viene Gesù. È una apparizione molto importante: è ricordata anche da S. Paolo nel suo elenco delle apparizioni (1 Cor 15,5). Il quarto Vangelo ha impresso al racconto caratteristiche specifiche: “la pace sia con voi”, che è qualcosa di più che un saluto, è un dono, è la nuova vita, è l’amore del Salvatore Risorto; soffiò su di loro e disse “ricevete lo Spirito Santo”: lo Spirito Santo comincia ad essere il protagonista della Chiesa e inizia la sua opera nel giorno di Pasqua. Il “soffio” richiama il momento della creazione dell’uomo: lo Spirito Santo è come il dono della vita che Dio comunicò all’uomo nelle sue origini. Ora siamo all’origine di una nuova umanità, siamo di fronte ad una nuova creazione, e Gesù dice “ricevete lo Spirito Santo”. Tale è la risurrezione. E non tutti i discepoli ne erano convinti. Matteo ci ha trasmesso una notizia molto significativa: “alcuni dubitavano” (Mt 28,17). Il gruppo dei discepoli riunito nell’isolamento di un luogo chiuso per paura, ci fa pensare alla nostra attualità: la possibilità di una vita ripiegata su di sé, incapace di iniziative vitali, perché paralizzata in un atteggiamento difensivo, è l’immagine di una comunità cristiana che deve risorgere. Se “il giorno dopo il sabato” (Gv 20,1) si era aperto con la visita al sepolcro di Maria Maddalena e poi con la corsa al sepolcro dei due discepoli che trovarono la tomba vuota (Gv 20,3 ss), ora è il Risorto che visita il luogo dove si trovavano i discepoli.


tortuosa, in salita; fa una esperienza a contatto diretto con il Signore, volendo incontrare Lui, e non gli altri che parlano di Lui. Gesù appare una terza volta agli apostoli, sul mare di Tiberiade. Gli apostoli erano tornati a pescare… i pesci! Si erano dimenticati che Gesù li aveva fatti pescatori di uomini? La scena avviene a Genezaret. Dopo l’insuccesso della notte nel loro lavoro di pescatori, sul far del giorno “Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non sapevano che era Gesù… Non avete qualcosa da mangiare? Chiese Gesù. Gli risposero: No. Gettate la rete dalla parte destra della barca e ne troverete. La gettarono, e non erano più capaci di tirarla su tanti erano i pesci… Gesù si avvicinò, prese il pane, lo diede loro e ugualmente il pesce”. Questa colazione dei discepoli con Gesù risuscitato è raccontata in modo tale che il lettore non può non pensare all’Eucaristia. Le apparizioni di Gesù Risorto, narrate dai testimoni oculari, consentono a noi cristiani di vivere nell’oggi la risurrezione, di vivere nella storia da risorti con Cristo. Certo, parlare di risurrezione a quanti si sono costruiti idoli di sicurezza, come il denaro, il potere, lo sperpero, il tornaconto, la violenza premeditata, l’intolleranza come sistema, il godimento come scopo assoluto della vita, potrebbe rappresentare una iniziativa che rasenta il ridicolo. Dovremmo allora correggere la traiettoria? Contrasteremmo con il comando di Gesù nell’ultima apparizione ai suoi discepoli-pescatori: Gettate la rete da quella parte e troverete (cfr Gv 21,5). E noi crediamo. Sulla sua parola gettiamo le reti dove, senza Lui, la pesca non riuscirebbe. Col dono della risurrezione recuperiamo un genere diverso di vita, un nuovo gusto di vivere, uno straordinario coraggio di dire il Cristo Risorto. Scegliamo di stare nell’attualità senza rassegnazioni supine, ma con lucidità e coraggio. Ci lasciamo stimolare ad andare controcorrente e a porre sui valori della fede le premesse di una rinnovata cultura di vita che possa battere ogni logica di distruzione e di morte.

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Andati per trovare Gesù dove pensavano che fosse, Gesù li raggiunge dove loro stessi sono. Giovanni, in una seconda apparizione agli apostoli, otto giorni dopo, ci presenta un esempio molto concreto di credente che fatica a credere, Tommaso, che diviene modello di colui che esige prove evidenti per credere. Modello di incredulità e di fede, in lui ogni credente può riconoscere le proprie ambiguità e anche le proprie capacità di scegliere la strada della fede: Tommaso sceglie di andare in mezzo ai fratelli, in comunità, per giungere a confessare il Risorto: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28). Infatti, dove due o tre sono riuniti nel suo nome, il Signore è in mezzo a loro (cfr Mt 18,20). S. Gregorio Magno scrive argutamente: “A noi giovò di più l’incredulità di Tommaso che la fede degli Apostoli”. Mentre gli Apostoli seguono un iter senza sobbalzi, vedono e credono, Tommaso segue una strada più


Attualità di suor Damiana

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ai come nei nostri tempi si è avvertita l’esigenza di ritrovare le linee fondamentali dell’educazione. Le cronache, non solo italiane, negli ultimi anni ci hanno messo di fronte a gesti compiuti da giovani che ci lasciano sconcertati. Ma al di là di questi casi limite, che però denotano pur nel loro eccesso una tendenza sempre più diffusa, si evidenzia che sia la famiglia che la scuola sembrano aver abdicato al proprio compito educativo. Il mondo giovanile si mostra sempre più frastornato e bisognoso di una “relazione educativa” che non sia un elenco di divieti che il mondo degli adulti impone alle nuove generazioni, ma un fedele accompagnamento per affrontare con fiducia l’ingresso e l’inserimento nel mondo. Penso sia indispensabile incentrare la riflessione non tanto e non solo sull’aspetto psicologico, pedagogico o sociale ma su quello sapienziale che cerca di trarre dalla Sacra Scrittura le indicazioni di fondo per impostare una relazione significativa ed efficace. Questo non per sminuire o contraddire gli apporti preziosi che possono venire dalle Scienze Umane e Sociali, ma per fondarli ad un livello più profondo con la dimensione specificamente religiosa. La relazione educativa è una relazione “asimmetrica” in quanto è incentrata sull’educando, a differenza per esempio dell’amicizia. Come già dicevano gli antichi egli, l’educando, non è un vaso da riempire con i nostri progetti e le nostre aspettative, ma un fuoco da accendere perché diventi quello che potenzialmente è e desidera di essere.

Una lett dell’ I due momenti fondamentali della Rivelazione, la Creazione e l’Esodo, possono illuminare la nostra riflessione. Questa convinzione per noi Suore di Santa Marta poggia sull’insegnamento del beato vescovo Tommaso Reggio nostro Fondatore che, nominato Rettore del Seminario di Chiavari ancora giovanissimo, prendeva a modello per l’educazione dei seminaristi Dio Padre, considerandolo l’unico e vero Educatore. Un primo elemento che si può sottolineare è il fatto che l’educazione è un’opera “misteriosa” come misteriosa è la nascita dell’uomo, della donna e di tutto ciò che esiste. Così ogni educatore che aiuta l’educando a crescere deve essere consapevole che non potrà mai esaurire la comprensione del mistero che l’altro è e resta per se stesso e per gli altri. La creazione poi ci mostra come anche l’educazione non sia un’opera terminata, ma un’opera che deve essere custodita, continuamente lavorata e interpretata. Nel libro della Genesi i verbi usati per la creazione: “planare”,”separare”, “vedere”, “benedire”, sono significativi anche per descrivere la relazione educativa. Lo Spirito di Dio planava sulla creazione perché era desideroso di essere vicino al caos per mettervi ordine; così il giovane deve percepire la passione dell’educatore disposto a planare con mitezza ma con disponibilità sulla sua vita. Dio poi separa cioè pone le premesse dell’organizzazione e dell’armonia del creato; così


ttura sapienziale l’arte di educare

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nella preghiera assidua e nella penitenza, è diventato imitatore dell’unico Educatore e ha fondato la nostra Famiglia Religiosa “dando origine a una iniziativa senza precedenti: egli è il primo vescovo in Italia che chiama le suore all’assistenza dei giovani seminaristi”. Con la sua vita, specialmente in quel tratto in cui fu Rettore del Seminario di Chiavari, ci ha insegnato ad essere “missionarie”, coniugando i verbi della creazione nelle nostre relazioni non solo nei confronti delle giovani generazioni che ci vengono affidate nelle scuole, nella catechesi e nei convitti, ma anche delle consorelle e delle persone che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino.

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l’educatore deve essere capace di aiutare il giovane a mettere ordine nel suo caos, a discernere i diversi moti del cuore per renderli armoniosi. Inoltre Dio vede, osserva il creato perché nel creato opera una libertà che, pur essendo creata, è vera libertà. In questa linea anche l’educatore deve essere capace di osservare quanti gli sono affidati per riconoscere ciò che il Creatore sta compiendo in loro, senza forzare o influenzare le scelte che solo l’altro deve compiere in piena libertà. Infine c’è il benedire di Dio. Ciò implica il fatto che l’educatore, alla radice del suo atteggiamento, deve avere uno sguardo di benedizione, di accoglienza sempre, anche di fronte agli sbagli dell’altro. Per affrontare le difficoltà, ma anche gli errori dell’altro, ci viene in aiuto il libro dell’Esodo. Nel sacro testo viene mostrato come Dio voglia mantenere il popolo nella libertà originaria con cui l’aveva pensato. È un Dio che sa ascoltare il grido del suo popolo, che non si scandalizza delle sue durezze, dei suoi ripensamenti, ma ha la pazienza di educarlo standogli vicino. Il suo nome infatti, JHWH “io sono colui che ci sono”, può diventare un’ottima definizione dell’educatore e della sua relazione educativa, una relazione in cui l’altro può sempre contare sulla presenza vicina ma non incombente di colui che lo guida. Il mio pensiero torna, pieno di affetto e gratitudine, al Vescovo Tommaso Reggio che,


La parola a...

Madre Antonia

Abbattere i muri S

ulla strada che porta a Dio c’è una stazione… senza Dio! Non ricordo dove ho letto questo pensiero, ma ho netta la sensazione di stupore che allora ho provato. In seguito, poi, ho avuto modo di ritornare su questa affermazione provocatoria e di riflettere. A me ora pare che sia vera, che succeda proprio così. Andare a Dio è camminare sempre, è cercarlo sapendo che Lui si fa trovare da chi lo va desiderando senza sosta, da chi per trovarlo sa anche sopportare la sua assenza, da chi sa che gli potrà capitare di arrivare a una “stazione” della vita e non riuscire a trovarlo lì. Ci sono, infatti, tappe nella vita di ciascuno che mettono a nudo la nostra fede, la scuoto-

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no, la ripuliscono dalle “scorie” della presunzione e così, quando “collochiamo” Dio in un “luogo” del cuore, in un “angolo” del nostro pensiero, in una “nostra preghiera”… Lui si assenta. Non si fa trovare, perché Lui è più in là, è altrove, è sempre più in alto. L’esperienza della sua assenza è tuttavia salutare, perché ci fa umili e veri, ci fa pellegrini in ascolto, ci fa ripetere “Resta con noi!”… a Colui che abbiamo fatto fatica a vedere presente, accanto a noi, lungo il cammino della vita. È allora che cominciamo a “comportarci” da veri credenti, ad abbattere i muri e ad andare incontro ad ogni creatura come se al mondo ci fosse solo lei per noi e nessun altro… È allora che ri-troviamo la nostra identità di uomini, le nostre radici “divine”, cioè quell’immagine di Dio stampata in noi che rende tutti figli e quindi fratelli. È allora che cominciamo a capire che davvero chiudere le porte non garantisce sicurezza, anzi… ci rende consapevoli che l’unico modo per accrescere la nostra sicurezza non è costruire muri, ma creare spazi aperti nei quali tutti possano dialogare e sentirsi partecipi e appartenenti allo stesso mondo. Dio non sta chiuso al sicuro con le porte blindate delle nostre povere sicurezze, Dio è oltre l’orizzonte e ci aspetta. Non possiamo non vederlo se davvero camminiamo insieme ai fratelli. Le sue assenze apparenti servono solo da spinta perché noi lo cerchiamo insieme a coloro che ci ha messo accanto. Lui ci attende sempre con la pazienza infinita del suo amore misericordioso fino all’ultima stazione del nostro cammino! E allora si rivelerà a noi in tutto lo splendore del suo volto.


Spiritualità e carisma

La fedeltà

la Comunità di Sestri Ponente Genova

e il Beato Tommaso Reggio esteggiare l’anniversario della nascita del nostro Padre Fondatore è stato per noi, arrivate tutte e tre da pochi mesi in questa Casa, una grande emozione. La celebrazione della santa Messa è avvenuta in Parrocchia alla presenza di molte persone che hanno accolto con entusiasmo il nostro invito. Il parroco nell’omelia ha tracciato il profilo del Beato Tommaso Reggio, Arcivescovo diGenova e Pastore infaticabile. I sacerdoti di questa città lo hanno conosciuto e amato maggiormente dopo che il Card. Dionigi Tettamanzi ha preparato l’allora sua Diocesi alla beatificazione, avvenuta in San Pietro a Roma il 3 settembre dell’Anno Santo 2000, con omelie tenute per un anno al Santuario della Madonna della Guardia e scrivendo una biografia completa del suo santo e amato predecessore.

La celebrazione è stata resa più solenne dal ricordo del 70° anniversario di professione Religiosa di Suor Ernesta Fiorani. Le parole della rinnovazione dei tre voti religiosi di Povertà, Castità e Obbedienza sono state seguite con commozione dai presenti e sono state precedute da quelle del parroco che ha messo in evidenza il valore della fedeltà alla chiamata che è sempre dono di Dio in Cristo Gesù. Insieme a Lui si superano anche i momenti difficili, che non mancano mai nella vita di ciascuno, perché il suo Amore è forte e fedele. Il Padre Fondatore, che vive già la beatitudine senza fine, certamente ha raccomandato al Signore in modo particolare Suor Ernesta con i suoi 92 anni di vita spesa per Lui, perché continui a godere del suo amore e della sua misericordia infiniti. Il nostro grazie sale a Dio e alla Comunità parrocchiale che ha voluto rendere più solenne questo giorno e pregare per tutte le Suore di Santa Marta sparse nel mondo.

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Acción de gracias di sor Irene Cabello Pavez

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Valparaíso

n este camino que he ido recorriendo, donde siempre está Cristo que nos habla en lo profundo de nuestro corazón, me invitaba…y me invitaba a seguirlo y a enamorarme cada día de EL. Nunca pensé que iba a llegar tan pronto el gran día de consagrarme al Señor y de poder decir mi Sí definitivo y para siempre. Cómo quisiera encontrar palabras que expresaran toda la felicidad que alberga en mi corazón, cómo quisiera narrar esta alegría y compartirla con todos, especialmente con aquellas personas que me han ayudado, que me han apoyado, que me han ayudado a trabajarme y “pulir” aquello que sería poco grato a los ojos de Dios y así poder llegar a vivir lo que el Señor quiere de mí. Gracias a mis Padres, familiares, amigos y particularmente a mi familia religiosa de “Santa Marta”. Señor, son muchas las gracias recibidas y una de ellas, muy importante para mí: la presencia de nuestra querida Madre General – Madre Antonia Dei. ¡ Señor, tengo tanto que agradecerte! Mi corazón está lleno de gozo y a El le pido la gracia de responder siempre con fidelidad y de enamorarme cada día más de El. Con su ayuda y la de nuestra Madre María espero y quiero ser esa Marta orante que espera al Huésped en su corazón. Soy feliz de ser la esposa del Señor y para siempre, como lo pronuncié el día de mi consagración, a El me entrego sin reservas y hasta la muerte (Cont.Art. 146). Gracias querida Madre Antonia, gracias Madre Lilian, gracias papás y gracias a todos los que me han ayudado a iniciar este hermoso camino. Gracias, Madre Santísima, bajo tu protección me pongo.

Memoria d V

entimiglia, 9 gennaio ore 18.15: nonostante la pioggia, alla spicciolata, un bel gruppo di amici di Betania giunge all’Istituto Santa Marta per stringersi intorno alle Suore che fanno memoria del loro fondatore, Beato Tommaso Reggio, Vescovo santo che ha lasciato in Liguria, in particolare nella Diocesi e nella città di Ventimiglia, un’impronta indelebile della sua dottrina, della sua operosità, della sua carità. Le Suore festose accolgono tutti con grande calore e la cappella luminosa, sobriamente, ma mirabilmente fiorita, ci aspetta per la parte fondamentale di questo incontro. L’arrivo di S. E. Mons. Alberto Maria Careggio, accompagnato dal futuro Vescovo di Savona Mons. Vittorio Lupi, dà inizio alla solenne Celebrazione Eucaristica, partecipata da tutti, Suore e laici, con intensa emozione. Fernanda, all’armonium, guida i canti che rendono più viva la celebrazione. Nell’omelia il Vescovo tratteggia la figura del Beato Tommaso Reggio inserendolo in una triade di santi della carità: Gianelli, Reggio, Roscelli, il cui influsso sulla Chiesa ligure e sulla società del loro tempo è stato notevole. In particolare il Beato Reggio, attraverso la sua opera di giornalista, seppe incoraggiare scelte di politiche illuminate sempre a difesa della verità e della libertà, sia in seno alla Chiesa, sia nel mondo laico. Il punto focale della Sua spiritualità fu sempre “mettere al centro Cristo” per vivere coerentemente il messaggio evangelico e donare Cristo agli altri. Rivolgendosi poi alle Suore della Congrega-


Spiritualità e carisma di un’amica di Betania

a del Beato Reggio

nella sua Ventimiglia tribuito a richiamare alla mente dei presenti emozioni ed episodi del passato fondamentali per la loro crescita interiore ed umana. È stato un momento di grande fraternità e letizia durante il quale il Vescovo e Mons. Lupi si sono intrattenuti familiarmente con tutti. Si è rivelato, tradotto in realtà vissuta dalle Suore, quanto detto da Mons. Careggio al temine dell’omelia: “Siate sempre le braccia di Marta e il cuore di Maria!” Un grazie al Beato Tommaso Reggio per tutto ciò che ci ha lasciato in eredità spirituale ed alle Suore per averlo saputo trasformare in vita quotidiana.

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zione da Lui fondata, ha richiamato la motivazione primaria per cui sono sorte: essere al servizio dei seminaristi e dei sacerdoti. Questo particolare compito, nonostante i molteplici nuovi ambiti cui oggi le Suore sono chiamate ad operare, non deve mai venir meno, anche solo come impegno di preghiera per le vocazioni e a sostegno dei sacerdoti. Al termine della celebrazione, abbiamo condiviso in festosa allegria, un ricco e squisito aperitivo, offerto dalle Suore con sorridente semplicità e affettuosa amicizia, contribuendo a rendere l’atmosfera, se ce ne fosse stato bisogno, ancor più gioiosa. Il clima creatosi ha con-


Spiritualità e carisma

“Soy importante para el Señor y mi Dios se hizo mi fuerza” (Isaias 49,1)

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emos deseado iniciar esta acción de gracias con la cita del profeta Isaías, donde revela que por el sólo hecho de haber sido creadas por Dios, somos una maravilla en la creación. Él nos ha dado la vida y en su designio de amor nos ha elegido. “Yaweh desde el seno materno me llamó; desde las entrañas de mi madre recordó mi nombre” (Is. 49,1).* Nos ha regalado el don de fidelidad para servirle durante estos 25 y 50 años de consagradas en nuestra amada Congregación de Religiosas de Santa Marta. Acogiendo con entusiasmo la delicada invitación de nuestras Madres a la preparación de nuestras bodas de plata y oro, vivimos una semana de reflexión y oración, en un clima de gozo fraterno y profunda espiritualidad, haciendo una experiencia hermosa en tres grandes momentos: la preparación, los ejercicios espirituales y la “gran fiesta”, con la dicha de compartir este gozo junto a nuestra Madre General, quien también cumple 50 años de consagración. En la preparación tuvimos encuentros con el Padre Enrique Contreras, fraile Capuchino, meditando sobre nuestra consagración desde la Palabra de Dios y nuestras Constituciones. Hemos experimentado la presencia del amor

le suore festeggiate

incondicional del Señor que se ha quedado para siempre con nosotros en el Santísimo Sacramento y de la Virgen María con el rezo del Rosario. No podemos olvidar la compañía generosa de Sor Alejandra Segovia, vicaria de la Delegación, que nos motivó en todos los momentos de estos maravillosos días que hemos pasado en el “Monte” donde el Señor se ha hecho presencia siempre amorosa. Las meditaciones la centramos en el Proyecto de Formación: con el tema… “Obiettivi per la formazione delle professe perpetue”. Significativo fue escuchar el testimonio de cómo el Señor, en su amor único e irrepetible, llama a cada una de nosotras. La acción de gracias conmueve nuestro corazón, porque experimentamos que Dios nos ama y que celebramos el triunfo de la fidelidad de Dios en nuestra vida, experimentamos que Él ha estado presente en todos los momentos que nos ha tocado vivir y que en su fuerza hemos podido superar los momentos dif íciles. En el clima de silencio, oración y fraternidad pudimos contemplar el misterio de Dios en su Iglesia; visitando el Monasterio Benedictino, participando junto a los monjes de la celebración de Laúdes y de la Santa Eucaristía;


Llegamos al día de la celebración, felices y agradecidas de Dios por tantos dones: En la Eucaristía experimentamos el cielo en la tierra, en la hermosa capilla de Valparaíso, con cantos que nos unía más íntimamente al Señor. Seguimos cada momento con gozo y con la inmensa alegría de estar acompañadas no sólo por las hermanas del retiro, sino también por tantas otras que se hicieron presente para dicha oportunidad estar cerca, de forma especial, a nuestra querida Madre Antonia quien junto a nosotras celebró el aniversario de sus 50º año de consagración Damos Gracias a Dios, a nuestras Madres, cohermanas, sacerdotes, a nuestros familiares que en los diferentes momentos de la vida nos han ayudado a seguir este camino. A todos y a cada uno en particular, les decimos que en la oración siempre los tuvimos presentes, que el Señor sabe lo que cada uno necesita. El camino sigue, queremos cada día ir reafirmando nuestro primer “Sí” con la ayuda de Dios hasta alcanzar la plenitud de su amor.

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visitando también el Santuario de San Alberto Hurtado, donde rezamos el santo Rosario ante su tumba, alabamos a Dios por su capacidad de contemplación y su corazón ardiente por servir a Cristo en los pobres. Concluimos nuestro tiempo de preparación con un encuentro con nuestra Madre General que nos hizo meditar en algunos pensamientos de Santa Teresa del Niño Jesús a través de los cuales nos invitó a reflexionar sobre nuestra vocación, probablemente más de alguna de nosotras nos detuvimos en esta frase: “Jesús no llama a aquellos que son dignos, sino aquellos que quiere”. Esta es la gratuidad que celebramos en estos 25 y 50 años entre las Religiosas de Santa Marta, que como Congregación siempre ha sido para nosotras la expresión del amor de Dios. Pero esto no termina aquí, vivimos los Ejercicios Espirituales dirigidos por Monseñor Marcos Órdenes, obispo de Iquique él que nos invitó a ser “Discípulas enamoradas del Señor para hacer experiencia de Cristo”.


Spiritualità e carisma

I luoghi della m A

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vevamo sentito tante volte raccontare quanto fosse bello visitare i “luoghi della memoria” ma non avremmo mai immaginato di provare tanta commozione e tanta gioia come quella vissuta da noi Juniores, che ci stiamo preparando per la Professione Perpetua, durante il nostro pellegrinaggio nei luoghi del nostro amato Fondatore accompagnate da Madre Carla! Come fare a descrivere tutto? Ci siamo ripetute tante volte che questo viaggio è stato un dono di grazia perchè abbiamo toccato con mano tutta la benevolenza, la fraternità, la gioia che uniscono le consorelle vicine e lontane; abbiamo respirato tante volte un’aria di fraternità vera che ci ha fatto bene al cuore. Le tappe sono state tante: siamo arrivate a Chiavari, dove grazie alla guida di Don Mario abbiamo potuto non solo visitare i luoghi del Fondatore, ma anche ascoltare tutto quello che Lui ha fatto per il bene della chiesa Chiavarese; è stato commovente entrare in seminario, contemplare la stupenda Cattedrale, e sapere che Lui, il nostro Fondatore, appena poteva andava dalle sue Suore…; chissà come godrebbe ora nel vedere la casa fatta nuova e splendida! A Genova poi ci siamo immerse nella Sua città natale e abbiamo capito con quanto lavoro e soprattutto con tanti sacrifici ha intrapreso e

portato avanti tutte le iniziative culturali, spirituali, sociali e caritative promosse dalla sua voglia di bene; così non solo abbiamo pregato sulla sua tomba ma abbiamo visto San Giovanni di Prè, San Lorenzo, Santa Maria in Carignano… e siamo anche andate al Santuario della Madonna della Guardia, ad affidare alla mamma celeste tutte noi e la nostra Famiglia Religiosa. Al nostro Padre Fondatore abbiamo affidato i nostri desideri, le nostre gioie e preoccupazioni come figlie che hanno potuto quasi incontrare il loro padre! A Ventimiglia abbiamo capito ancora di più la fede che il nostro Fondatore aveva nella Provvidenza. Visitando la nostra Casa Madre, ora bellissima, ci siamo immaginate la vita delle prime Suore e la fatica del Fondatore a rimettere in piedi il seminario e a provvedere alle necessità delle Suore e dei suoi Sacerdoti. Visitando la stupenda Cattedrale abbiamo fatto memoria del tempo e della dedizione totale del Beato Tommaso Reggio per la sua diocesi!


memoria

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Che dire ancora delle emozioni provate a Triora? Ci sembrava di sentire il cuore pulsare più forte: eravamo lì dove lui è morto e dove voleva essere sepolto. Ci siamo immaginate la gente che, commossa, lungo i paesini ha accompagnato e salutato per l’ultima volta il suo amato Vescovo! In ogni luogo: Bussana, Bordighera, Latte abbiamo sentito e guardato ogni cosa cercando di immaginare il Beato Tommaso Reggio “muoversi” in quella bellissima terra senza i mezzi comodi che avevamo noi e operare il bene senza fermarsi mai come sapeva fare Lui! Così siamo passate nei vari luoghi sempre accolte con festa e tanta fraternità e accompagnate da chi ci raccontava tutto quello che le Suore di S. Marta hanno fatto per essere fedeli al mandato del Fondatore! Siamo tornate dopo aver incontrato le consorelle di Querceto e aver letto nei loro occhi il desiderio vivo che la Congregazione continui e viva e abbiamo pregato perchè davvero i tanti sacrifici fatti da loro germoglino in frutti di bene. Abbiamo goduto immensamente dell’accoglienze delle Suore del Conservatorio, delle bellezza artistiche di Firenze e con il cuore colmo delle meraviglie di quella città, siamo ritornate a Roma con tanta voglia di ringraziare il Signore, soprattutto la nostra carissima Madre Generale che ci ha offerto questa bellissima opportunità e le numerose consorelle che ci hanno accolto e accompagnato con tanto affetto! E come non dire un caloroso grazie a Madre Carla che ci ha seguito con dedizione e generosità, e soprattutto ci ha aiutato a fare memoria non solo della spi-

le Juniores prossime alla Professione Perpetua

ritualità del nostro Padre Fondatore ma anche delle tante nostre sorelle che hanno dato la loro vita per il bene della nostra Famiglia Religiosa!


Percorsi di formazione

Giornate di Spiritualità le Suore partecipanti

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Nell’amor troviamo la L

e giornate di “Spiritualità” toccano sempre l’animo di ogni Suora che vi partecipa e lasciano in ognuna il bisogno di ascoltare il Signore che parla al proprio cuore. Quest’anno tre sono stati gli incontri. Il primo si è svolto a Chiavari “Casa Divina Provvidenza”, il secondo a Roma, Casa Generalizia, il terzo a Ventimiglia via San Secondo e Casa Madre. Già i luoghi scelti sono significativi, ricchi di ricordi e di affetto per tutte, e le Suore che hanno avuto la grazia di parteciparervi si sono sentite avvolte dalla grazia di Dio e dalla tenerezza delle consorelle. I relatori: Don Andrea Borinato, Don Fabrizio Pieri, Don Enrico Bacigalupo hanno svolto il medesimo tema “Nell’amore gratuito di Dio troviamo la sorgente di ogni nostra gratuità”, sviluppando aspetti comuni ma con stili diversi. Hanno sottolineato che Dio non è solo la sorgente, ma anche il criterio, la forma, la misura e il contenuto di ogni gratuità. La gratuità, come ben sappiamo, prima di essere sforzo, impegno, è fedeltà all’origine: Dio ci ha pensato, voluto, amato per gratuità. “Noi amiamo perché Dio ci ha amato per primo” (1 Gv 4,19).


ore gratuito di Dio a sorgente di ogni nostra gratuità

si trovi, tanto più per una Suora di Santa Marta che vuole vivere il carisma nella sua totalità. Essere cioè sempre a disposizione per il bene degli altri, anzi diventare un bene per gli altri. Si tratta di passare dal “fare qualcosa” a favore dei fratelli ad essere una persona per “gli altri”, come Gesù lo è “per noi”. Come sarebbe bello se ogni mattina, all’inizio della nostra giornata, ciascuna di noi si proponesse di rivestirsi di Cristo assumendone i pensieri, i sentimenti e con risolutezza si mettesse al lavoro come buono operaio dicendo “Per me servire è regnare: Oggi voglio cominciare a vivere così”. Allora le nostre comunità diventerebbero “locande”, dove ognuna gratuitamente si sente amata, curata e pronta a ridonare quello che ha ricevuto.

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La gratuità è fondamento dell’amore ed è restituzione d’amore perché amati. Non solo, ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Cfr Rom 5,8). L’amore di gratuità, che è l’amore dono, non segue né meriti né demeriti, non è legato al calcolo o alla misura, vive della beatitudine del non contraccambio. La misura di Dio è quella di non avere misura, Dio è spreco, è dismisura. “Al contrario, quando dai un banchetto invita poveri, zoppi, storpi… e sarai beato perché non hanno come ricambiarti”;. della beatitudine della gioia: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. I relatori si sono poi soffermati sulla parabola lucana del buon samaritano e sulla lavanda dei piedi giovannea, facendo notare come i verbi esprimano la prossimità e la gratuità dell’amore Lo vide / Si mosse a pietà / Si curvò su di lui / Gli fasciò le ferite / Gli versò olio e vino / Lo caricò sul giumento / Lo portò alla locanda / Si prese cura di lui / Ritornò indietro a pagare Questo nuovo decalogo ha la sua massima realizzazione nell’incarnazione del “Buon Samaritano”, che è lo stesso Signore Gesù, che lava i piedi ai suoi discepoli, che si fa servo, che diventa pane spezzato e condiviso. Gesù è venuto sulla terra per insegnarci a servire. Dunque, conformarci a Cristo nelle situazioni in cui si vive e si lavora, saper dire con spontaneità “Sono venuto per servire e non per essere servito” è una dimensione nuova in qualunque stato uno


Percorsi di formazione

Tras las huellas de Cristo «N

uestro estar juntas hunde sus raíces en la fe que nos hace acoger, como en Betania, a Jesús, “Señor” de nuestra vida. De Él aprendemos a descubrir el rostro de Dios en cada hermana, como sea que se presente. Debemos vivir con alegría este misterio de hospitalidad y de acogida de manera que Jesús sea perennemente nuestro huésped». (Regla de Vida, Art. 66)

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Durante el transcurso del verano recién pasado, junto a Sor Valeria Cavieres y Sor Mariela Osa, hemos realizado un intensivo período de formación espiritual, moral y teológico, divido en dos etapas: Historia de la Iglesia y conocimiento personal. En la primera etapa viajando por el mundo eclesial pudimos constatar la gran importancia que la Iglesia tuvo durante la antigüedad y el medioevo; las bases que se formaron durante estos períodos, nos llevan hoy a reconocernos partícipes activas de la propagación del Evangelio en el mundo. La segunda etapa estuvo marcada por la reflexión personal y el diálogo íntimo con el Señor, junto con Él abrimos paso a un encuentro con nuestra verdad y nuestra historia, para llenarla de luz y de vida e ir descubriendo en cada paso la presencia de Dios que siempre camina a nuestro lado. No podemos dejar de mencionar y agradecer al Señor la presencia de nuestra

querida Madre Antonia, su presencia y compañía en nuestro Juniorado, nos alentaron a abandonarnos con mas confianza en las manos del Padre y a confiar plenamente que Él está a nuestro lado como un ángel guardián, siempre dispuesto a escucharnos. Agradecemos de corazón al buen Dios, tantos beneficios que nos prodiga. Consientes de a quien mucho se le da, mucho se le pide; queremos donarnos sin reservas cada día mas al servicio de Cristo, para así saciar la sed y hambre de tantos hermanos que buscan consuelo y paz en el Señor… «…No es que tenga ya conquistado el premio o haya llegado a la perfección, sólo me esfuerzo en correr para conquistarlo, porque también yo he sido conquistado por Cristo Jesús». (Flp. 3,12)


Frammenti di santità Valparaiso, 20 marzo 1992 Carissima… Ho aspettato molto a scrivere per ringraziare della fraterna accoglienza che lei e le care Consorelle mi hanno fatto. Ho ancora davanti agli occhi i bei paesaggi marini e la mitezza del clima… ma qui ho ancora qualche cosa che posso fare… Il paesaggio di questi colli su cui è adagiata Valparaiso, la Genova cilena, mi strugge il cuore… questa povera gente non si può preoccupare dell’abitazione e i terremoti frequenti non invogliano a migliorare le proprie case… Tutti aspettavano il mio ritorno: consorelle, docenti e alunne… le lezioni del nuovo anno scolastico sono cominciate da una settimana, come la Quaresima in preparazione alla Santa Pasqua. Poiché il tempo per scrivere non è molto, porgo già da ora a lei e consorelle tutte di quella cara Comunità, gli auguri per una intensa Settimana Santa e per una gioiosa Pasqua di Risurrezione. Dio benedica codesta bella opera e tutti i suoi membri! Le ricordo ad una ad una e sento che codesta Casa, dove sono entrata per darmi al Signore, è sempre la “mia casa”. Quanta gioia provo nell’entrare e nel sentire il saluto affettuoso delle consorelle che mi accolgono e mi usano tante gentilezze! Grazie carissima, mi senta vicina: la considero come un membro della mia famiglia perché così ho sempre pensato la responsabile di codesta casa del Signore nella mia città. La vita, non solo mia ma della mia famiglia, è legata a questo luogo: lì hanno studiato le mie sorelle, lì ha iniziato la Vita religiosa mia zia Suor Ester, lì ho conosciuto le prime Madri Generali a cominciare da Madre Anna Raffo, compagna di scuola di mia nonna a Missano… l’abito delle Suore di santa Marta e professato fedeltà definitiva al Signore. Grazie carissima per il bene che mi ha fatto il passare con voi un po’ di tempo. Se può, mi scriva qualche volta due righe. Intanto riceva con la mia riconoscenza ancora tanti auguri di Buona Pasqua e un abbraccio molto affettuoso. Saluti a tutte Aff.ma

Suor Ignazia Costa - missionaria per 50 anni in Chile - passata alla casa del Padre a Valparaiso (Chile) l’11 agosto 1998

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Lì ho lavorato per le Lampade Eucaristiche con Don Stelleni, lì ho vestito


In missione

Che bello ins L

a vita di internato… già il pensiero faceva nascere in me angoscia e paura. Ma la realtà non era come mi aspettavo: nel Marian Engineering Hostel, ho trovato un ambiente molto accogliente e gioioso, le suore sono molto disponibili, e le compagne simpatiche. Mi sono inserita quest’anno nel bellissimo Hostel diretto dalle suore di Santa Marta. Quando ho incontrato le suore la mia pressione è tornata alla normalità. Appena passata una settimana mi è volata via tutta la nostalgia che avevo addosso. Ora che si è creato un clima di famiglia siamo tutte contente e serene. Attualmente siamo centotrenta ragazze venute da diverse parti del Kerala, cinque pro-

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venienti dal nord dell’India e una decina che hanno frequentato gli studi nei paesi arabi, ma ora sono iscritte all’Università qui a Trivandrum. Siamo una diversa dall’altra nel carattere, nelle abitudini e in più c’è un miscuglio di religioni e nonostante questo siamo riuscite a creare una bella atmosfera di amicizia e di condivisione reciproca. Io penso che la bellezza della nostra convivenza è basata su questa grande verità: “l’unità nella diversità vissuta come ricchezza e non come ostacolo”. Mentre viviamo una realtà così bella e profonda non possiamo non manifestare il nostro affetto e riconoscenza alle nostre care suore che si impegnano giorno e notte per


creare un clima di famiglia così caloroso. Sono convinta che in nessuna altra parte del mondo troveremmo un ambiente così stupendo. Questa realtà mi fa riflettere molto sulle persone che fanno le guerre di religione o perchè gli altri sono diversi da loro per razza, lingua o colore della pelle. Forse questo avviene perché non conoscono la bellezza di ciascuna religione e di ogni persona. Qui ci sono cristiane, musulmane, induiste (io sono induista) eppure tutte ci comprendiamo, ci stimiamo a vicenda e ci conosciamo senza che ci sia bisogno di studiare questo sui libri. Essendo di diverse religioni le feste sono tante e noi ci raduniamo tutte per festeggiare insieme. Non posso tenere solo per me una delle feste così bella e carica di emozione come è quella del Natale. È la prima volta che partecipo a questa festa cristiana, ma penso che porterò questa esperienza nel mio cuore per tutta la vita. Per un mese ho osservato le mie compagne cristiane che si alzavano al mattino presto per andare alla S. Messa e alla sera partecipavano al Rosario. Anche “noi” abbiamo aderito pienamente alla proposta che hanno fatto le suore che è semplicemente fantastica: coinvolgere tutte noi, indipendentemente dalla nostra religione. In mezzo alla sala da pranzo si è messo un albero secco, su cui dovevamo attaccare le foglie, i fiori a secondo delle nostre opere buone. Per me è stato uno stimolo per fare il bene agli altri. Inoltre c’è stato un

momento di riflessione personale che mi ha fatto comprendere che con il mio contributo, anche se piccolo, posso alleviare la sofferenza di un altro. Così sull’albero “secco” nasceranno foglie tenere, fiori belli e alla fine frutti maturi. Già una settimana prima della festa tutte eravamo impegnate: chi faceva il presepio, chi preparava il materiale per gli addobbi, un altro gruppo i canti per la Messa, insomma già eravamo dentro la festa. Alla fine è arrivato il giorno grande e tanto atteso. Tutte abbiamo partecipato alla Santa Messa di Natale. Per me è stato un momento commovente perché era la prima volta che partecipavo ad una cerimonia così “celestiale”. La festa è continuata fino alle due di notte: ci siamo divertite un mondo. Alla fine mentre ero a letto pensavo tra me: come è bello stare insieme, volerci bene e condividere tutto con tutti. Ora bisogna aspettare l’anno prossimo per celebrare di nuovo questa grande festa. Voglio esprimere dal profondo del cuore un ringraziamento alle mie suore che mi hanno fatto vivere questa meravigliosa esperienza.

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nsieme

di Greta

1st year EC - Marian Engineering College Trivandrum - India


In missione

Il nostro Vescovo in mezzo a noi! la Comunità di Malmantile

N

on è cosa di tutti i giorni gustare la gioia di avere tra noi il nostro Vescovo! La prima tappa del Cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, durante la Visita Pastorale in Malmantile è stata proprio la visita alla scuola dell’Infanzia “San Piero in selva”! Nella Scuola, ornata di fiori e striscioni, la gioia dei bimbi e delle Suore di S. Marta a cui la scuola è affidata, era “palpabile”. Tutto era pronto per accogliere l’ospite prezioso. Puntualissimo il Cardinale, accompagnato dal segretario e dal parroco, è stato accolto da un lungo applauso e dal vocio dei bambini. Il vescovo si è rivolto ai piccoli con parole speciali parlando loro del piccolo Gesù. Si è creato immediatamente un clima di simpatia reciproca e il Cardinale ha subito messo i bimbi

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a proprio agio tanto che diversi si sono rivolti a lui con semplici domande a cui rispondeva con affabilità, accarezzandoli. I bambini gli hanno offerto un piccolo lavoretto, un album di disegni preparati per l’ occasione e una somma di denaro per aiutare i bimbi poveri. Il Vescovo ha goduto ascoltando le poesie e i canti eseguiti dai piccoli con tanto impegno ed ha voluto sapere il nome di ciascuno, ha poi pregato con noi, ci ha benedetto, raccomandando di portare la benedizione anche ai genitori. Una mattinata davvero speciale per la nostra piccola scuola”di campagna”: la presenza del vescovo è stata per tutti noi un dono unico e veramente prezioso.


I 150 anni di Lourdes

la Comunità

11 febbraio scorso per la Comunità di Querceto è stata una giornata bella e indimenticabile per un duplice motivo: la celebrazione del 150° anniversario della prima apparizione della Vergine Immacolata a Lourdes, che abbiamo festeggiato con la S. Messa solenne e poi ricorrendo la Giornata Mondiale del Malato, istituita da papa Giovanni Paolo II, con l’assunzione del Sacramento degli Infermi, per ottenere dal Signore misericordioso, salvezza e sollievo. L’intera nostra Famiglia Religiosa, giovani, anziane e malate, si è accostata a questo Sacramento con entusiasmo e profondo raccoglimento. Dopo una breve esortazione del sacerdote alla preghiera personale e comunitaria, al digiuno e alla penitenza in questo tempo di grazia, abbiamo chiesto a Dio padre che soccorra la nostra debolezza e, per intercessione di Maria nostra madre, poter

risorgere dal peccato a una vita nuova. È stato commovente vedere parecchie consorelle, accompagnate in carrozzella, raccolte davanti all’altare, in attesa di ricevere un Sacramento tanto importante per la guarigione delle nostre anime. Si leggeva negli occhi di tutte gioia immensa e tanta serenità. Dal profondo dei nostri cuori riconoscenti, abbiamo elevato un ringraziamento al Signore per il grande dono che ci ha concesso e, rinforzate spiritualmente, ci siamo impegnate a continuare il cammino quaresimale da poco iniziato, con più fervore nella preghiera, con umiltà, mortificazione e amore fraterno autentico, per poter arrivare alla festa della Santa Pasqua spiritualmente rinnovate e così partecipare alla gioia e alla pace di Gesù Risorto. Ci siamo affidate e ci affidiamo comunitariamente alla Madonna perché lei ci conduca e ci assista sempre.

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L’

di Querceto


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Le Suore di un Vescovo Santo

di Alice Bertini

1a Media

V

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enerdì 18 gennaio sono andata a Scuola e, se non la conoscete, vi dico che si chiama Scuola S. Marta perché fino a poco tempo fa era gestita dalle Suore di S. Marta. Sembrava una mattina come tutte le altre e invece ci riservava una piacevole sorpresa. Dopo la ricreazione Suor Alfonsina ci aspettava in giardino: oltre il cancelletto c’erano delle aiuole ben tenute e dove già era spuntato qualche fiore. La Suora ci ha portato nel Convento dove in una bella sala c’era ancora il Presepio, bellissimo e molto grande per essere in una casa. Nella Cappella delle Suore, che proprio questo anno celebrano cento anni dal loro arrivo a Settignano, il 21 gennaio 1908, ci ha colpito un grande ritratto di Mons. Tommaso Reggio. Questo Vescovo ha fondato le Suore di Santa Marta nel 1878 perché fossero di aiuto e di conforto ai giovani seminaristi che studiava-

no lontano dalle loro famiglie. Inoltre le Suore, dopo un tremendo terremoto in Liguria, aiutavano moltissimi bambini che erano rimasti orfani e avevano bisogno di “mamme” che dessero loro affetto e istruzione. Tommaso Reggio dopo essere stato sacerdote diventò vescovo ed è stato proclamato Beato nel 2000 a seguito del miracolo della guarigione di una bimba in Cile, ottenuta per sua intercessione. Suor Alfonsina, dopo averci raccontato tutte queste cose, ci ha fotografato vicino al quadro del Beato mentre intonavamo il “Cantico delle creature”. La merenda, abbondante e squisita che le Suore ci hanno preparato (c’era anche una buonissima cioccolata calda), ha concluso la nostra visita al “centenario” Convento dalla cui grande terrazza si gode un magnifico panorama della nostra Firenze.


Incontro con Gesù di Giovanna Cometto Spada

nella festa dell’ulivo benedetto della loro crescita. Dopo aver visto un filmato e aver colorato le schede relative alla parabola, ognuno di loro ha poi rivissuto il racconto evangelico attraverso un disegno ed il dialogo spontaneo. La festa dell’ulivo benedetto, la domenica delle palme, che ha aperto le celebrazioni della Pasqua, è stata una ulteriore occasione di partecipazione attiva da parte dei piccoli alunni. A scuola hanno infatti ripercorso le immagini festose dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme su un libro illustrato e domenica 16 marzo, accompagnati dai genitori, hanno portato a benedire il loro ulivo. Non un rametto qualsiasi ma il risultato di un lavoro fatto con le loro mani: i rami di ulivo si innalzano tra le ali multicolori di una colomba della pace che avvolge una campana trasparente di materiale riciclato. “Con palme o rami d’ulivo splendenti, onoriamo il Signore che viene; con inni e con canti gioiosi cantiamo Benedetto il Signore”. È questo il messaggio solenne che ha visto i bambini partecipare, successivamente, alla processione, allo stesso modo dei bambini di Gerusalemme che avevano accompagnato Gesù. Si sono poi recati in chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica e attenti hanno pregato con tutta la comunità.

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C

on la Santa Pasqua ormai imminente si è completato un altro momento di attesa partecipata per gli alunni della Scuola dell’Infanzia di Madonna dell’Olmo. Come già era avvenuto per l’altra grande festa liturgica del Natale, i bambini hanno compiuto un intenso cammino di preparazione che li ha avviati con semplicità e delicatezza a incontrare il mistero pasquale. Uno dei passaggi più importanti è stato la prima conoscenza della parabola del Buon Pastore, riletta col titolo di “Storia di una pecorella testarda e di un pastore eccezionale” dove il pastore della parabola è diventato, per i piccoli, la figura rassicurante di mamma e papà o delle insegnanti, che sono pronti a sostenerli sia nei momenti belli che difficili


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Mezzo secolo di educativa a Rog I

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l 5 aprile 2008 L’EDUCANDATO DI ROGGIANO era in grande festa: gli alunni della scuola superiore, i genitori e i docenti hanno organizzato un bellissimo incontro invitando gli ex alunni e gli ex insegnanti attorno alle loro Suore che da cinquant’anni cercano di attuare qui il carisma dell’accoglienza e dell’evangelizzazione, affidato loro dal Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio. Il pomeriggio ha avuto avvio con la visita alla ricchissima mostra fotografica allestita dalle nostre maestre tutte ex alunne, ha avuto il punto centrale nella Santa Messa presieduta da don Sandro Bottini e concelebrata da don Giorgio Basadonna e dal nostro parroco don Franco Basilico. Mentre alcuni docenti suonavano, gli alunni hanno animato la celebrazione con bellissimi canti, molto coinvolgente il canto alla Comunione dell’Ave Maria eseguito dall’ex alunna Monica Trini, soprano. Si sono poi alternati sul palco amici che

hanno ricordato i momenti significativi vissuti a Roggiano e le emozioni del momento. Dopo un piacevole rinfresco gli allievi delle superiori ci hanno intrattenuto allegramente con canti, suoni e danze… la festa era proprio nel cuore di tutti! Era il 5 settembre 1957 quando le Suore di Santa Marta varcavano le soglie dell’Educandato, chiamate da Mons. G.B. Montini, arcivescovo di Milano poi papa Paolo VI, col compito di riorganizzare l’Istituto, secondo le nuove esigenze dei tempi. In questi anni le suore che si sono susseguite, i docenti, il personale, che con vari compiti ha collaborato, sono riusciti a creare un luogo di formazione umana e cristiana attraverso la cultura e, in stretta collaborazione con le famiglie, hanno aiutato tanti bambini, preadolescenti e giovani del territorio a crescere. L’idea di creare, nelle vallate dell’Alto Varesotto, un centro di formazione per le giovani della zona fu del card. A. Ferrari, arcivescovo di Milano nei primi anni del 1900, ed è stata realizzata nel 1926 dal sacerdote milanese don Giuseppe Bardella, cappellano all’ospedale di Niguarda, con l’aiuto di tanti benefattori. L’Istituto è nato come Scuola Agraria con lo scopo di formare delle brave madri che fossero degli “angeli” nelle proprie famiglie, l’obiettivo è stato realizzato con eccellenti risultati: le suore e don Bardella riuscivano a educare in un clima sereno, anche se im-


i opera oggiano: la storia

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prontato a grande rigore e severità; le alunne ricevevano una istruzione elementare, una ricchezza per i tempi dove nelle campagne prevaleva l’analfabetismo, e imparavano a cucinare, cucire, gestire pollai e stalle nonché coltivare. Nel secondo dopoguerra le Suore di Santa Marta modificarono decisamente la fisionomia dell’Educandato, mantennero l’internato e fondarono la scuola materna, elementare e media e negli anni sessanta la scuola e l’istituto magistrale dove si sono formate generazioni di maestre/i, molti di essi oggi sono ottimi educatori nelle scuole delle vallate, ma anche infermiere/i, assistenti sociali, psicologi, ecc. La scuola continua a mantenersi in linea con i tempi: eliminato il convitto, sta potenziando il tempo pieno per gli alunni dei vari ordini di studio e ha trasformato le magistrali in Liceo Scientifico della Comunicazione ad indirizzo Sociale che fornisce una preparazione qualificata dal punto di vista cristiano, umano e culturale, base fondamentale per una preparazione universitaria, in un ambiente che mantiene inalterate le sue caratteristiche di attenzione alla persona. L’anno scolastico, che è incentrato su questo evento, si concluderà con le feste della famiglia che i singoli ordini di studio, come di consuetudine, organizzano nel mese di maggio. Il Signore continui a benedire questa istituzione educativa, gli alunni con le loro famiglie e chi vi opera per farvi “fiorire il bene”.


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L’esperienza di Madre Antonia Dei all’Educandato

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Ritornare con il cuore ai bei tempi trascorsi a Roggiano è davvero emozionante! Credo che nella vita di ciascuno ci siano delle esperienze densissime di significato che il tempo arricchisce di sfumature inconfondibili e per certi versi irripetibili. Io ho goduto molto a Roggiano; il verde nel quale mi sono immersa e la possibilità di vedere l’arrivo di ogni stagione con il suo carico di colori e di vita mi ricaricavano ogni mattina. L’esperienza educativa è stata molto intensa: ho vissuto spesso accanto alle ragazze la missione di insegnante, educatrice, mamma, confidente. A Roggiano si è per tutti a tutte le ore del giorno e della notte, e non c’è confusione di ruoli, anzi tutto è molto chiaro: ti ritrovi ad essere cercata per ogni bisogno, ad essere coinvolta in ogni momento della vita scolastica, sentimentale, familiare dei tuoi alunni. Quando poi sono cresciuti con te, accanto a te scopri quanto è vero che si ritrova la vita solo donandola! Ci sono pagine che i giornali non scriveranno mai, ma che rimangono scritte fitte fitte e indelebili nel ricordo, nel pensiero, nei sorrisi freschi e pieni di gioia che ritornano ad arricchire il cuore anche solo davanti ad una foto! A Roggiano mi sono sentita talvolta “mamma” a pieno titolo, perché i problemi che dovevo spesso affrontare mi coinvolgevano e muovevano tutte le fibre del cuore, proprio tutte! Adesso che, con altre responsabilità, ho la fortuna di tornare a Roggiano mi capita spesso di camminare per i viali e di risentire voci, di rivedere frotte di ragazzi e ragazze incamminate verso la vita e mi nasce spontaneo l’inno di grazie e di lode a Dio per il gran dono che mi ha fatto lasciandomi a Roggiano. E il mio grazie va anche alle tante Suore che nei cinquanta anni trascorsi sono “passate” in questa casa lasciando il segno di una presenza di bene e di vita per i numerosi bambini, bambine, ragazzi e ragazze che hanno trascorso, in questo luogo incantevole, gli anni più belli e più preziosi della loro vita.

Una importante presenza Ho sentito parlare dell’Educandato e delle suore di S. Marta nel 1971, quando mi trovavo come coadiutore a Germignaga, ma è stata soltanto una conoscenza superficiale. Ho incontrato poi le stesse suore nel Decanato di Affori e, in quanto responsabile decanale per la “Comunità Educante”, ho potuto usufruire della loro collaborazione, apprezzandone l’impegno e la competenza


professionale sia come insegnanti che come educatrici. Ora da 25 anni mi trovo ad essere sempre più familiare, poiché, iniziando con loro la giornata con la celebrazione della S. Messa, si è instaurato tra noi un legame spirituale. Inoltre posso dire di conoscere sempre più il loro operato nel campo educativo e ne riconosco la validità stimata anche dai genitori che con fiducia affidano a loro i propri figli. Ma ciò che maggiormente voglio sottolineare è l’importanza della loro presenza nel nostro ambiente come religiose, consacrate a Dio, perché la loro testimonianza acquista una grande incisività nella vita futura dei ragazzi. Pertanto il mio augurio è che non vengano mai a mancare sul nostro territorio per la loro preziosa presenza educativa. Con affetto don Franco

“Ogni paese è la mia terra…”

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Sono arrivata a Roggiano venticinque anni fa, esattamente a metà della presenza della nostra Famiglia Religiosa in questa bellissima opera. L’obbedienza di un cambiamento è sempre un po’ dura, ma vissuta come libera scelta può diventare facile e riservare piacevoli sorprese. Il Signore infatti dà sempre la sua grazia in larga misura e questo ci aiuta a superare le difficoltà e a inserirsi in modo positivo nel nuovo ambiente. Dopo 25 anni posso dire di aver ricevuto questa grazia, di aver lavorato in questa cara opera con serenità raccogliendo molti frutti . Celebrando la bella Festa del 50° della nostra presenza qui a Roggiano posso dire di aver vissuto con grande commozione una giornata indimenticabile. Ho rivisto tante persone che sono state qui da bambini e da ragazzi ed ho faticato a riconoscerli… molti si sono fatti una famiglia e hanno adesso i loro figli… Quanti genitori e insegnanti con i quali ho avuto rapporti cordiali e di vera amicizia. Per tutto questo ho ringraziato il Signore che ha guidato il mio cammino di vita religiosa qui a Roggiano e mi ha regalato tante belle esperienze anche attraverso il contatto con la natura in questi bei boschi che circondano la nostra casa. Mi piace ricordare le parole di un canto che mi è caro: “ogni paese è la mia terra, dove mi fermo è la mia casa…” In un incontro di spiritualità Don Enrico ha detto che il Signore dona sempre in modo “esagerato”: per me è stato veramente così perché per 25 anni (metà della mia vita di consacrata) mi sono fermata qui e Roggiano è stato per suo dono “la mia terra e la mia casa”. GRAZIE SIGNORE! Suor Agata P.


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Una giornata di condivisione un gruppo di mamme

Novate

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a nostra scuola Materna “Santa Famiglia” in Novate Milanese, offre a noi genitori giornate e serate di condivisione e formazione che ci offrono la possibilità di crescere come persone e come educatrici dei nostri piccoli. Per noi mamme è facile essere permissive, indulgenti talvolta per il “fare” altre volte per il quieto vivere e diventiamo per il nostro “amore materno” un po' scusanti e superficiali. Domenica 30 marzo abbiamo vissuto insieme

ai nostri bambini una giornata straordinaria. Nella solenne celebrazione eucaristica il nostro parroco Don Maurizio ci ha stimolati a prendere coscienza delle nostre responsabilità, come prime collaboratrici di Dio, della sua parola per coltivare e trasmettere la fede con la nostra vita. Anche il momento di formazione ci ha toccato dal di dentro. La meditazione del “Padre Nostro” vissuto e non solo proclamato nella spiegazione di Don Maurizio con noi adulti e di Suor Annetta con i bambini, ci ha dato consapevolezza del valore del nostro rapporto con Dio nel quotidiano e come possiamo vivere meglio con gli altri se sappiamo accogliere e perdonare. Tutto è stato ricco di amicizia e di gioiosa allegria. Giochi, corse nel prato, urla dei grandi e piccini hanno riempito la giornata. Siamo tornate a casa distese, rincuorate, rifornite di quell'amore grande che solo Dio però può donare e guardando i nostri piccoli abbiamo riscoperto un po' di paradiso.


le insegnanti

Una nuova esperienza al “S. Gemma” di Milano P

Gli alunni sgranavano gli occhi quando la signora ha confidato loro che quando scrive le è indispensabile una cosa sola: il silenzio. L’incontro è stato molto partecipato e sul volto della scrittrice traspariva la gioia per aver contribuito ad accendere nel cuore e nella mente dei bambini una luce che, se tenuta accesa, potrà aiutarli a crescere come persone che sanno riflettere e interiorizzare bontà, accoglienza, gentilezza, amicizia e solidarietà. Prima di lasciarci la signora ci ha letto un divertentissimo racconto intitolato “Uno strano tipo” e promesso di dedicare a noi un suo libro che presto sarà dato alle stampe. La mattinata è trascorsa in un soffio lasciando nei bambini un piacevole ricordo e l’orgoglio di essere i destinatari della pubblicazione di una così simpatica scrittrice.

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er aiutare i bambini ad amare la lettura senza sentirla come un pesante dovere scolastico, ma come un piacere e un arricchimento specialmente nella nostra società dove tutto si basa sulle immagini, le insegnanti hanno invitato a scuola una scrittrice di libri per ragazzi: Roberta Grazzani. Gli alunni delle due quarte classi della Scuola Primaria “S. Gemma” hanno accolto con gioia la scrittrice di cui in precedenza avevano letto alcuni libri caratterizzati da uno stile scorrevole da cui traspare il suo amore per il mondo infantile, per la natura e il rispetto degli animali. I bambini erano stati preparati a porre delle domande alle quali la scrittrice ha risposto con dolcezza, sempre con il sorriso sulle labbra e dimostrando che tutti i suoi libri sono nati da esperienze di vita vissute con fantasia.


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Gettare i semi del C

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hi si affaccia nell’atrio della Scuola del Conservatorio S. Maria degli Angeli è avvolto da una atmosfera di accoglienza che richiama davvero quella di Betania dove Santa Marta e i suoi fratelli ospitavano con delicatezza, attenzione e amore Gesù e i suoi discepoli. Penso, e non solo io, che questo atteggiamento sia il buon terreno in cui si inserisce il seme del Vangelo. Noi genitori dei bimbi che frequentano la Scuola dell’infanzia, che accompagniamo i nostri figli fino nel salone, possiamo testimoniare la premura di Suor Gabriella nel proporre non solo agli alunni ma anche a noi adulti riflessioni “evangeliche”. I primi messaggi ci vengono dalle appropriate figure con didascalia appese alle pareti, rinnovate spesso, che anche quando siamo di fretta, e succede spesso, con un colpo d’occhio riusciamo comunque a interiorizzare. Inoltre il lavoro fatto con i bimbi nel campo delle conoscenze religiose, nella preghiera e nelle iniziative di solidarietà è impostato in modo tale che noi genitori siamo coinvolti, sempre che lo vogliamo.

Suor Gabriella non tralascia di usare neppure powerpoint all’avanguardia per raggiungerci con il messaggio del Vangelo. Inoltre dall’inizio di questo anno scolastico, il venerdì viene consegnato a ciascun genitore, in fotocopia, il brano del Vangelo che verrà letto nella celebrazione Eucaristica della domenica con un commento, una preghiera ad esso ispirata e il suggerimento di una applicazione pratica per la nostra vita. Se nostro figlio ci vede senza foglio ci trascina indietro perché lo prendiamo! Tutti noi siamo molto contenti di questi stimoli che ci vengono offerti con tanta ricchezza, premura e competenza e siamo riconoscenti a Suor Gabriella per questo “regalo”. Mi fa piacere trascrivere alcune delle numerose risonanze a queste preziose iniziative scritte dai genitori. “Alla Scuola dell’Infanzia non mancano mai le occasioni per essere evangelizzati, se una persona lo desidera: Suor Gabriella è un continuo “vulcano” di idee sia per i bambini, sia per i genitori (impresa molto più ardua!). Le iniziative sono sempre semplici, concrete e quindi più efficaci. Fin dal primo giorno di scuola, per esempio, oltre alle immagini riguardanti la didattica, per trasmettere allegria e accoglienza ai bambini, sulle pareti ne sono già presenti altre con brevi frasi che rappresentano per i genitori un esplicito richiamo alla riflessione e anche alla preghiera… Tale iniziativa, come le molte altre quali “Il libretto dei Valori pedagogici”, il commento al Vangelo domenicale, i lavoretti dei bambini, può inoltre essere un piccolo aggancio per iniziare un colloquio personale


una mamma

el Vangelo “Il foglietto con il Vangelo della domenica, a cui è allegata una traccia per la comprensione e per facilitare in famiglia il dialogo sulla parola del Signore, che ci viene consegnato ogni venerdì da Suor Gabriella raggiunge davvero il suo scopo nella mia famiglia. Tommaso, mio figlio, ascolta a letto il sabato sera la lettura del brano, che sostituisce il “rito” della fiaba, ed è ben consapevole che stiamo parlando della vita e della parola del suo “amico Gesù” come lui lo chiama… Quando la domenica andiamo alla Messa dei ragazzi nella chiesa di S. Ambrogio spesso alza la mano quando il sacerdote durante l’omelia fa le domande ai bimbi più grandi, dando risposte pertinenti e partecipa attivamente alla celebrazione.” “Grazie del regalo che ha fatto a me e alla mia famiglia! Leggere quanto mi ha inviato ha fatto del bene a tutti, ci ha costretto a fermarci per riflettere. Abbiamo desiderio di seguire Dio nel cammino della nostra vita...ma è sempre più difficile vivere veramente da cristiani nella nostra società. La scelta di far crescere nostra figlia agli Angiolini fa parte della nostra decisione di vivere da cristiani nel “quotidiano”. Con questa decisione abbiamo voluto dare alla bimba linee guida salde, sicure e basate sulla Verità… non solo per accrescere le conoscenze ma anche per vivere i valori della solidarietà, del rispetto,

della comprensione e inoltre imparare a prendersi già da ora le proprie responsabilità… cerchiamo di essere presenti e attenti, anche se non siamo perfetti.. Grazie Suor Gabriella per il suo valido aiuto in questo compito non facile!” Delle riflessioni e dei commenti sul loro “amico Gesù” che i bimbi fanno a casa, se ci mostriamo disponibili ad ascoltarli, si potrebbe scrivere un libro! Vogliamo imparare a chiedere al Signore nella preghiera che queste sollecitazioni quotidiane mettano radici nel nostro cuore e possiamo crescere come genitori, insieme ai nostri bambini, in modo da non trovarci davanti, nell’età dell’adolescenza, dei figli “sconosciuti” per aver trascurato di coltivare la dimensione religiosa e il dialogo tanto indispensabile per risolvere i problemi e superare le difficoltà che non mancano mai nella vita di ogni persona. 33 Camminando con fede 1/2008

in cui non mancano mai parole di conforto e di speranza che testimoniano una fede salda e vissuta, capace di ascolto profondo, sempre più raro da sperimentare, nonostante sia oggi ciò di cui la persone hanno maggior bisogno.”


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La alegria de saberse h E

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l día 11 de febrero, en la comunidad de Valparaíso, un grupo de religiosas culminábamos nuestros ejercicios espirituales anuales y nos preparábamos a festejar los 50 y 25 años de algunas de nuestras hermanas, entre ellas se encontraba nuestra querida Madre Antonia. Aquel significativo día, no sólo hemos participado de la hermosa y solemne celebración eucarística con las festejadas, quienes con su presencia nos dieron un testimonio de alegría cultivado en la fidelidad a Dios, esta querida comunidad ha acogido también a más de ciento cuarenta religiosas que desde las distintas comunidades viajaron a Valparaíso para agradecer a nuestra querida Madre general toda la entrega, preocupación y disponibilidad que ha tenido a favor de la congregación y con cada una de sus hijas en este tiempo que Dios la ha puesto como Madre y guía de nuestra querida familia religiosa. Queremos agradecer su docilidad a la voluntad del Señor, la cual ha trasmitido a través de sus itinerarios de formación, entre otras tantas maneras. Juntamente expresarle el amor sincero de hijas que fue creciendo en nuestros corazones. Durante el día se fueron desarrollando diferentes actividades. Por la mañana después de alabar y agradecer al Señor en la celebración eucarística, llegó el momento del almuerzo, el cual fue colmado de fuertes emociones. Al

término de éste, durante la tarde, nos reunimos con Madre Antonia, momento en el cual se manifestaron dichos agradecimientos. Fue en ese momento cuando la madre nos impactó con un regalo inesperado, dándonos a conocer un presente traído de Italia, el cual mostró en modo muy particular, como a ella le gusta decir: “un regalo de parte del Padre Fundador”. Prosiguió extrayendo de una caja una reliquia del Padre Fundador, precisamente una prenda que el vistió. Con su voz quebrada por la emoción, nos invitó a cada una, con delicadeza, a besar la reliquia. Sentí entonces, y creo que a todas las presentes también, invadía un sentimiento muy especial mientras veía a las hermanas acercarse y besar con ternura la reliquia en manos de la madre, quien apretaba y envolvía su rostro mirándolas con dulzura. Yo esperaba con ansias mi turno, percibí entonces que aquel sentimiento era de alegría profunda, me sentí una vez más hija de una gran familia espiritual, algo de nuestro Padre Fundador estaba delante de nosotras, sí, aquí en América, en nuestra amada tierra. Algo de aquel hombre que un día escuchó la voz del espíritu e hizo presente en el mundo, en modo concreto, un carisma especial vivido por las religiosas de Santa Marta. Bien sabemos que El está caminando con nosotras, que intercede cada día por cada una, al


di sor Cecilia Ledesma

hija

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ver esta reliquia fue para mí un signo que me ayudó a reforzar y valorar aún más nuestra identidad como familia, unidas en un mismo amor, una misma misión en un mismo sentir. Cuando volví mi mirada a Madre Antonia, pensé rápidamente en todas las hermanas que nos han precedido, que la han precedido a ella como Madre general y que nos han trasmitido el carisma amado y querido por nuestro Padre: la acogida y el servicio vividos en la fe y en la caridad por amor a Cristo. Hoy es parte de mí, de nosotras, y debemos custodiarlo con amor y hacerlo vida cada día para que no muera. Es parte de nuestra identidad, una de las tantas manifestaciones del amor de Dios ha donado a su Iglesia. Hoy nos toca seguir a nosotras (me toca a mí) hacer vivo y real el proyecto de evangelización según nuestra realidad como religiosas de Santa Marta, “encarnar los mismos sentimientos del hijo” (Fl 2,2) reconocer el amor de Dios como don y servir con ese mismo amor gratuito.


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Mariando Carlo nasce a vita nuova D

urante la liturgia bella e attraente della veglia pasquale, nella parrocchia di Vighizzolo inondata e ravvivata dalla luce della Risurrezione, dal canto e dalla gioia di tutta la Comunità presente, abbiamo vissuto un evento straordinario: Mariando, un ragazzo albanese di 23 anni ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, amministrati dal parroco don Carlo Silva che ha presieduto la concelebrazione resa ancora più suggestiva dalla presenza di 40 chierichetti. Prima di giungere a questo momento Mariando ha fatto un percorso di formazione durato circa due anni, in cui ha maturato sempre più il desiderio di immergersi nell’amore di Dio, così come è stato manifestato da Gesù e come viene trasmesso e vissuto nella chiesa cattolica.

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Nell’itinerario diverse sono state le tappe significative di incontro e di preparazione: dopo aver indirizzato al Parroco e all’arcivescovo di Milano una lettera per esprimere la libera volontà di diventare cristiano, il 10 febbraio in S. Ambrogio, Mariando ha partecipato al rito di elezione con altri 150 catecumeni provenienti da tutte le parti del mondo; la liturgia è terminata con la consegna della croce, mentre in duomo, durante la veglia in tradizione symboli, ancora il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha consegnato ad ogni eletto il Credo, riassunto della fede trasmessa dagli apostoli e custodita fedelmente dalla chiesa. Nella chiesa di Vighizzolo invece la 3° 4° 5° Domenica di Quaresima, durante la messa solenne comunitaria è avvenuto lo scrutinio


di suor Anita Bernasconi

Chiesa come comunità di vita e come corpo vivente di Cristo. Questa duplice scoperta segnerà sempre di più il suo pensare e il suo agire, infatti ora Mariando Carlo sta sperimentando quanto sia bello essere diventato figlio di Dio, in una vita pienamente libera, nella sequela del maestro interiore che conduce sulla strada giusta, meglio di qualunque altra guida spirituale. Devo riconoscere che è molto di più quello che ho ricevuto rispetto a quanto ho potuto e saputo dare perché il maestro interiore lo conduceva passo passo, lo illuminava nella sua scelta cristiana e spesso volte di fronte a una proposta o a una spiegazione del vangelo mi diceva: queste cose le sentivo e le vivevo anche prima di questo annuncio. Il dono dello Spirito Santo e del pane eucaristico fa senz’altro fiorire la vita e dà a Mariando Carlo energie nuove e potenzialità per continuare sulla strada della Risurrezione, superando dubbi e paure. La porta della nostra Comunità e della Comunità parrocchiale sarà sempre aperta e accogliente, perché c’è un impegno che ci lega reciprocamente e pregheremo per lui perché sappia sempre vivere e testimoniare l’amore di Cristo.

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o rito penitenziale con lo scopo di illuminare il catecumeno sulla necessità di essere salvato da Cristo e di accoglierlo nella vita. La comunità cristiana ha letto l’importanza di questi riti e li ha vissuti con fede e stupore in un clima di amicizia e di dialogo. Mi sono sentita privilegiata nel ricevere da parte di Don Carlo e della Curia di Milano, il mandato di seguire nell’evangelizzazione Mariando e di essere stata scelta da lui come madrina dei sacramenti. È stata per me un’esperienza unica quella dell’accompagnamento del catecumeno, un’esperienza indimenticabile. Mariando davanti alla comunità è diventato Figlio di Dio col nome di Carlo che significa” uomo libero”, perché così è stata la sua scelta e così sarà il suo programma di vita cristiana. Ringrazio il Signore per la sua presenza puntuale ad ogni incontro, per la ricchezza interiore, per l’impegno dimostrato, per la vivacità degli interventi e la curiosità e il desiderio di conoscere la Parola. Questa non è stata solo un’esperienza personale, ma comunitaria, perché trasmettevo sempre in Comunità quanto dicevo, ma soprattutto quanto ricevevo. È avvenuta in lui una crescita spirituale e umana con tanta gioia che ha guarito le ferite che si portava nel profondo del suo cuore. Mariando è venuto dall’Albania in Italia da solo a 14 anni, su un gommone e dopo una notte da incubo è stato accolto a Brindisi da un sacerdote che lo ha ospitato in una casa famiglia ad Arezzo fino a 18 anni, dopo di che ha scelto di vivere qui al nord e ha incominciato a costruirsi la vita con responsabilità e onestà. Ha scoperto l’amore di Cristo e la realtà della


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La vita comun

nel Medioe N

el libro di Leo Moulin sulla “Vita quotidiana dei monaci nel medioevo”, è trascritto un brano di lettera che gli ha mandato un abate, suo amico: “Un’abbazia è come un’orchestra, c’è di tutto: violini che suonano insieme, ottoni che intervengono senza discrezione, il sassofono e, in un angolo, il piccolo che regge il triangolino e del quale ci domandiamo l’uso. In un’abbazia c’è l’addormentato, il brontolone, il preciso, il tardo, il troppo pio, quello che si adatta a tutto e il compiacente del quale si abusa; quello

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di don Luigi Giussani

unitaria quotidiana...

oevo come oggi

Questa realtà fatta di gente così costruita, questa realtà può essere il luogo di una umanità nuova. Il problema sei tu, come guardi e come vedi, come ami le persone, come perdoni e qual è lo sguardo di stima e di ammirazione con cui guardi tutto ciò che si muove lì dentro. Sei tu, è l’altezza della tua anima, è

l’altezza e la profondità, la magnanimità e la larghezza della tua anima. Altezza, profondità, larghezza e magnanimità significano coscienza di appartenere a Cristo e che tutto quello che hai attorno, con tutta questa mascherata di umilianti condizioni, è di Cristo ed è attraverso questo che il mistero di Cristo si dilata nel mondo.

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che sa aggiustare ogni cosa, l’entusiasta un po’ ingenuo, il sempliciotto, magari simpatico, il depresso; c’è il monaco in difficoltà che ha bisogno che ci si occupi di lui e con i più vari pretesti viene a trovare Paolo e Giacomo per comunicare come ora si usa dire. C’è il brontolone servizievole senza limiti, c’è il tutto devoto e il tutto maldestro che si dispiace che non gli sia stato chiesto un aiuto; c’è colui che si è trovato un lavoro che il padre abate tollera per evitare il peggio, ma questo lavoro non serve a nulla per il bene comune; c’è il giovane vicecantore perché ha una bella voce, ma che va manifestando una volontà di potenza ancora mal controllata, se non si sta attenti; c’è l’incorreggibile ritardatario, c’è l’esplosivo che monta in collera e subito si pente; c’è lo scontroso, l’incompreso; c’è colui che si indigna di tutto ciò che esce dalla norma e lo dà a vedere troppo visibilmente, così va fuori della norma anche lui; c’è colui che con buone intenzioni sequestra il tal utensile o il tal libro comune per uso personale; c’è il disordinato che non mette nulla a posto.”


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Lettera aperta...

per dirti grazie 4 Gennaio 2007 - ore 21:20 Ciao… Come stai? Ti ho sognato questa notte… non mi ricordo di preciso dove, come, cosa mi dicevi, ma eri là. Questa mattina era tutto molto più chiaro; avevo l’impressione che tu fossi realmente là, al mio fianco. Poi la giornata ha cancellato parte di quella nitidezza, ma non ha cancellato te. Non so perché mi trovo qua a scrivere di un sogno, non ne comprendo alcuna ragione precisa…

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Proprio ora mi passano davanti agli occhi cosi tanti ricordi che non saprei metterli in ordine. Dalla prima volta che ti ho incontrato in colonia in quel lontano mese di Agosto

[“la più piccola fra quei pochi”] al giorno della tua partenza da Milano… anche questo in un lontano, triste e silenzioso Agosto. E prima, quando sei apparsa sullo spegnersi di una movimentata e rumorosa giornata, in quel salone grigio, che d’inverno si riscaldava col suono delle voci gioiose e gli interminabili giochi dei bambini; ed io ero là… non credevo fossi tu, ma eri lì, ti vedevo, mi venivi incontro… e sei arrivata in mio soccorso togliendo quella “piccola peste” un po’ troppo vivace da quel “improvvisato angolo del castigo”. Ed infine una lettera, diversi anni dopo, fatta scorrere sotto una porta, lasciando ad un foglio quei tanti pensieri che non riuscivano a trovar voce…


di Viviana Abbondio

Ti ho sognato questa notte… ma non so dove sei. Forse vorrei raggiungerti, o forse mi basterebbe che questo scritto arrivasse fino a te. Non lo so. La frenesia del giorno mi porta ad allontanarmi da questi pensieri, da queste parole; la quiete della sera, l’avvicinarsi della notte mi riconduce per mano in questo mondo, mi riporta più vicino al cuore. Una volta mi dicevi che non è importante quello che si scrive, o quanto si scrive. A volte basta anche un foglio bianco, una firma. Ora capisco cosa volevi dirmi. Chissà se ti ricordi ancora di quelle parole, chissà se ti ricordi ancora come leggere quel foglio bianco… chissà se ti ricordi ancora di me.

Il dispiacere più grande? Non averli condivisi con te. La certezza del cuore? Sentirti sempre parte di me. Ti ho sognato questa notte… non so dove sei. Non so come poter raggiungerti. Spero solo che un giorno scorrendo le pagine di questo, tu riesca a riconoscerti e a riviverti, e che questo scritto ritorni a far parte anche di te. Una sola cosa vorrei dirti… grazie. Grazie per aver aiutato quel “piccolo cucciolo” a studiare dandosi un metodo, a rialzarsi dopo ogni caduta, a ritrovare la luce nei momenti di oscurità, ad aprire il cuore a se stessa e agli altri. Grazie per avermi aiutato a crescere. Ti ho sognato questa notte… ed è stato fantastico! Il mio ricordo di allora, il mio affetto di sempre.

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Sogno o realtà? Non so cosa sia, o cosa sia stato, ma mi piace. Risvegliarmi con il tuo ricordo, con la tua immagine davanti agli occhi. E poi trovarmi qui a scrivere, senza motivo (a volte persino sorridendo a questa folle idea!).

Quanti anni hai aspettato quel tema: scritto, consegnato, corretto, ma che non hai mai avuto la possibilità di leggere. Non ricordo cosa vi fosse scritto, o quale ne fosse il titolo, non ricordo nemmeno il voto. Una sola cosa però ricordo, non l’ho mai condiviso con te. Dai giorni di quel tema, tanti ne sono passati e tanti altri temi sono stati scritti. Alcuni talmente carichi di gioia e stupore alla vita da inondarne il cuore; altri pieni di dolore, intrisi di lacrime e scritti con mano fragile ed insicura. Sono stati però i giorni passati, tutti quei temi scritti e vissuti, che hanno fatto crescere quella “piccola peste”, che hanno formato la persona di oggi.


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La forza

di Augusto

Comunità educativa “Elisabetta De Sortis” - Viareggio

della grazia divina S

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pesso la quotidianità è caratterizzata dalla frenesia e i nostri cuori disorientati smarriscono la serenità con cui dovremmo rivolgerci al Signore e ai nostri fratelli. Per questo rischiamo di pensare ai disegni dell’Altissimo secondo logiche fin troppo umane. Grazie a Dio, il nostro cammino terreno è costellato di segni che ci invitano e guidano verso mete e obiettivi in cui si riverbera la luce di Dio nostro Padre. Accade infatti che, anche nell’opera di educare e crescere delle piccole creature che Dio ci affida, riesca a passare la forza della Grazia Divina, sia pur attraverso le mani incerte e maldestre di noi adulti, che con umiltà consegniamo al Padre le nostre fragilità e mancanze. L’esperienza dell’estate scorsa mi ha rinvigorito e rinsaldato nella fiducia che Dio ci chiede quotidianamente di alimentare, sicuri che, nel suo progetto anche noi, piccoli strumenti di un artigiano così grande, possiamo e dobbiamo avere un compito da svolgere. Ho infatti avuto il privilegio e la gioia di incontrare e riscoprire nuovi e vecchi amici, che hanno reso un servizio lodevole ai “nostri bambini”. Ringrazio loro e il Signore per ciò che quotidianamente donano con

il loro amore, con il quale sostengono non solo queste creature ma anche noi, fragili strumenti, tenendo viva la fiamma che deve alimentare la nostra opera. Per tutto ciò e molto altro, questo è per noi… “stato di grazia”. Con umiltà Augusto


Con l’affetto della memoria Ti custodisca sempre il Dio che hai tanto amato!

Carissime, oggi, all’alba di questo nuovo anno del Signore, è salita al cielo Suor FABRIZIA POZZI nata a Cinisello Balsamo (Milano) il 4 giugno 1925, entrata in Comunità l’8 settembre 1945, professa dal 4 ottobre 1948. Fin dall’inizio della vita religiosa, Suor Fabrizia ha avuto a cuore la sua formazione spirituale coltivando l’amore alla Parola di Dio il cui ascolto ha sempre occupato i suoi giorni: in essa ella cercava il senso delle cose e degli avvenimenti, desiderosa di percorrere il sentiero della vita illuminata dalla fede. Contemporaneamente si era subito mostrata anche predisposta ad un apostolato a contatto con i problemi sociali che riguardavano i minori in difficoltà. Per questo, dopo un periodo di studio e di preparazione professionale fu inviata dai Superiori in vari Istituti assistenziali, come assistente sociale e responsabile per essere di aiuto alle singole comunità e alle opere che accoglievano molti minori in condizioni di disagio. Si ricorda in particolare il suo prolungato servizio agli Innocenti, a Firenze, e gli incarichi di responsabilità che ebbe successivamente anche in altre case con opere educativo/ scolastiche: a Vighizzolo, a Milano Bovisa, a Settignano, a Saiano… incarichi che ella ha sempre portato avanti con senso del dovere e impegno: molte consorelle che le sono state vicine la ricordano con affetto e

riconoscenza. Nell’ultimo periodo della sua vita il Signore la chiamava ad uniformarsi a Lui nel mistero della sofferenza e della croce. Da tempo era stata visitata dalla malattia che, piano piano l’aveva resa bisognosa di tutto tanto da indurla a chiedere di essere portata da Genova nella Casa di Infermeria, a Querceto dove, però, si è “fermata” poco. Il Signore l’ha chiamata a sé nel giorno in cui si celebrava la tenerezza della Maternità divina, dopo aver ricevuto l’Eucarestia, circondata dalle amorevoli cure delle Consorelle che l’accompagnavano con la preghiera e sostenuta anche dai cari affetti dei familiari, in particolare dal legame con il fratello Don Angelo. Affidiamola a Dio che ora le svelerà la Verità tutta intera, quella che Lui ci presenta sempre vestita di tanta bontà e di misericordia. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Carissima Suor Fabrizia, è con profonda commozione che, anche a nome di tutte le Consorelle, ti rivolgo un affettuoso “a Dio” in questa Chiesa parrocchiale dedicata a S. Ambrogio nella quale abbiamo ricevuto i Sacramenti della iniziazione cristiana e in cui è germogliata la nostra vocazione alla Vita Consacrata. E non posso non sottolineare come, per divina disposizione, tu abbia concluso il tuo pellegrinaggio terreno proprio a Querceto dove nel 1948 hai pronunciato il tuo Sì al Signore. La comunione Eucaristica, ricevuta pochi minuti prima della tua morte, ti ha introdotta al cospetto del tuo Signore che in tutta la tua vita hai cercato di seguire servendolo nei più diseredati e nutrendo il tuo spirito con la sua Parola che amavi e approfondivi attraverso lo studio assiduo e la meditazione. Sicuramente, dopo averti purificato con la sofferenza, il Padre ti ha accolto nelle sue braccia e ti ha fatto incontrare tutti quelli che hai amato, difeso e imitato. Ora non dimenticarti di noi e intercedi perché sappiamo offrire con la vita una testimonianza gioiosa della nostra consacrazione. Con affetto

Suor A.B.

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Santiago, 1 gennaio 2008


Con l’affetto della memoria Santiago, 12 gennaio 2008

è il mio cielo, guardo il giorno che muore su Genova. Il mare che si beve da millenni le aurore e i tramonti liguri, è una distesa di fuoco. Fra poco si spegnerà”. Anche tu, ti sei spenta, dopo aver gustato ed ammirato per anni dalla tua confortevole cameretta il bel cielo ligure, che attendevi di raggiungere per unirti al Beato Fondatore e Consorelle tutte, nella gioia del Paradiso. Mi tengo stretto al cuore il godimento di aver collaborato con te. Ciao!

Carissime, nella serata di oggi apprendo che è partita per il cielo Suor TARCISIA VOLPATI

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nata a Mortara (Pavia) il 7 gennaio 1923, entrata in Comunità a Ventimiglia il 14 agosto 1942, professa dal 29 luglio 1945. Ricoverata d’urgenza all’ospedale di Imperia per un infarto, il suo cuore già provato e ferito non ha più voluto continuare a battere. Il suo cuore ormai aveva già tanto amato e tutti se ne erano accorti: tutti quelli che ora, commossi, desiderano dirle un grazie grande per le sue mille delicate, silenziose e continue attenzioni. Sono le ragazze dell’orfanotrofio San Secondo e di Badalucco che in lei vedevano la mamma che non hanno mai conosciuto; i vecchietti di Dolceacqua per i quali si è prodigata senza sosta senza chiedere sollievo nel prolungato servizio; sono ancora i sacerdoti ai quali preparava l’occorrente per la S. Messa con la precisione e la cura di chi ama servire in loro il Dio della vita. I fiori con i quali ornava la mensa Eucaristica erano solo il simbolo dei mille fiori di generosità e di amore con cui lavorava e serviva il suo Signore senza chiedere ricompensa. Negli ultimi anni trascorsi in Casa Madre non risparmiava le poche forze per essere utile nonostante le precarie condizioni di salute. Anzi, Suor Tarcisia era “un braccio forte” in quella comunità dove si attivava per essere di aiuto ovunque si presentasse la necessità. Nei ritagli di tempo poi ricamava

Suor Alfonsina

e lavorava per le missioni. Ringraziamo il Signore che ce l’ha donata e immaginiamola pronta lassù a pensare “con tutto il cuore” alla sua famiglia religiosa e a tutte le persone che con tanto amore ha seguito indirizzandole verso il bene: molte di esse (ex ragazze dell’orfanotrofio e collaboratori della Casa di riposo di Dolceacqua) erano presenti al funerale. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Cara suor Tarcisia ricevuta la notizia della tua dipartita, nel mio cuore, sono riaffiorati tanti bellissimi e religiosi ricordi a tutti i livelli. In quel momento, la mia mente si è popolata di molti graziosi bimbi, ospiti dell’Istituto “S. Secondo”, che tu hai amato maternamente e regalato affettuose carezze. Da lassù, volgi loro il tuo sguardo e continua ad amarli. Diceva Santa Caterina da Genova: “La mia cella

Santiago, 13 gennaio 2008 Carissime, nelle prime ore di oggi, dalla Casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, ci ha lasciato per raggiungere il “suo” Signore Suor ROSA GAZZOLA nata a Crescenzago (Milano) il 7 aprile 1910, entrata in Comunità il 15 settembre 1928, professa dal 5 maggio 1931. Apprendo la notizia qui nel lontano Cile dove le suore tutte si sono messe in preghiera per Lei e per tutte le care consorelle defunte. Per tanti anni Suor Rosa aveva insegnato e comunicato ai numerosi suoi alunni l’amore per la matematica e i valori più belli della vita. La scuola, infatti, ha rappresentato il luogo principale della sua attività apostolica. Due opere, soprattutto, ricordano il suo assiduo e generoso servizio: la scuola di Vighizzolo e quella della Bovisa. Nella prima fu inviata subito dopo aver conseguito la laurea negli anni cruciali della


guerra. Trasferita a Milano Suor Rosa trascorse nella casa della Bovisa il più lungo periodo del suo servizio con il ruolo di insegnante e preside della scuola e – per un sessennio – anche di responsabile della comunità. Fu protagonista dell’apertura della scuola al quartiere e al circondario con l’avviamento professionale, e successivamente con la scuola media, la scuola tecnico aziendale, l’Istituti tecnico commerciale. Fu educatrice austera, rigorosa ed esigente nei confronti delle persone a lei affidate, ma sempre pronta ad aiutare generosamente chiunque si trovasse in difficoltà. Lo testimoniano le numerose sue ex alunne, anche coloro che sono state al suo fianco come scolare prima e dopo come consorelle e collaboratrici nell’insegnamento. Ha prestato inoltre il suo servizio come Consigliera Generale dal 1975 al 1981. Anche in seguito quando fu trasferita a Genova e a Settignano svolse il suo compito con impegno e responsabilità. Poi gradualmente la salute non le ha più consentito di stare al suo posto nella scuola. Ha trascorso così molti anni nella casa di infermeria, senza pretendere mai nulla, senza desiderare altro che di “essere Suora di santa Marta” come amava dire. In questo ultimo tempo faceva fatica a prendere consapevolezza di sè, ma quando riprendeva la sua lucidità, parlava

Hai raggiunto il premio Carissima Suor Rosa, scrivo a nome di quella innumerevole schiera di persone che nel corso della tua lunga giornata terrena hanno goduto della tua presenza. Prima di questo ultimo periodo della tua vita, trascorso a Querceto dove ti sei purificata come oro nel crogiolo a causa della infermità e dove hai goduto le amorevoli cure delle consorelle, come hanno avuto modo di rilevare anche i tuoi cari, hai svolto il tuo prezioso servizio apostolico in varie nostre scuole per cui è veramente impossibile elencare tutte le ex-alunne che ti ricordano. Questa verità è apparsa lampante quando, nel maggio dello scorso anno in cui si è celebrato l’80° della presenza delle Suore di Santa Marta in Bovisa, sei stata ricordata da tantissime delle persone presenti. Oggi il nostro saluto, se pur velato dalla tristezza del distacco, ti accompagna con la speranza che ci è offerta dalla fede nella comunione dei Santi che tu ormai, insieme alle consorelle che già vivono nella gloria, possa intercedere con il Beato nostro Fondatore per tutti coloro che ti hanno voluto bene e hanno potuto godere dei tuoi preziosi insegnamenti. Con affetto Suor Agnese

Santiago, 7 febbraio 2008 Carissime, apprendo qui, nella cara terra cilena, che stamane, nella Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, ha concluso serenamente la sua vita terrena Suor MASSIMINA DONINELLI nata a Cantù (Como) il 22 marzo 1920, entrata in Comunità il 15 ottobre 1942, professa dal 27 luglio 1946. La ricordiamo esile e fragile, ma capace di rapporti di gentilezza e di attenzione nei confronti di tutte le persone che si affidavano a lei per le cure fisiche e per avere buoni consigli per le loro necessità. Premurosa e “scrupolosa” ha dedicato la sua vita ai malati e, fino a quando ha potuto, si è data loro con generosità, nel suo ruolo di infermiera, ovunque l’obbedienza l’aveva destinata: nella Clinica Sanatrix, a Roma, negli ospedali di San Gimignano e di Luco, nelle Case di riposo di Torno e

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di “buono spirito” e pregava per le vocazioni. Affidiamola a Dio e invochiamo su ciascuna di noi la grazia di mantenere per tutta la vita il “buono spirito” del nostro carisma. Aff.ma Madre ANTONIA DEI


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di Vicchio e nella nostra Casa di infermeria di Querceto. L’ultima sua attività apostolica l’ha svolta nella Comunità della Bovisa a Milano, in un servizio di benevola attenzione alla salute dei ragazzi della scuola, dai più piccoli ai più grandi, i quali volentieri si recavano nel suo ambulatorio per farsi curare i loro mal di testa e qualche ferita provocata dall’intemperanza nel gioco; in questi casi, più che le pomate e i cerotti, a procurare l’immediata guarigione era la comprensione e l’immancabile carezza di Suor Massimina. Da tempo, però, una grave e progressiva malattia le aveva procurato tanti acciacchi limitando poco a poco l’attività che tanto le stava a cuore e nella quale ha cercato di mantenere sempre quel suo tratto gentile e premuroso che rimane nel ricordo di tutti coloro che l’hanno conosciuta e amata. Affidiamola al Signore e chiediamole che interceda per noi grazie e benedizioni. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Un ricordo riconoscente Carissima Suor Massimina, a nome della Comunità religiosa e scolastica del “Santa Gemma”, ti invio un affettuoso saluto prima che il tuo corpo sia condotto a sepoltura. Quando per le Feste Natalizie ti inviai i nostri auguri ti avevo invitato ad accogliere, attraverso l’angelo alla grotta di Betlemme, l’auspicio del Card. Ballestrero: “Sentiti nelle mani di Dio, mani che ti accolgono, che

ti sostengono, ti custodiscono, ti accarezzano. Queste mani del Signore siano il tuo rifugio, la tua forza, la tua sicurezza, la tua casa… le mani di Dio”. Queste significative espressioni che commentano un versetto del salmo 69, tu Suor Massimina carissima, le hai fatte tue specialmente in questo ultimo tratto della tua vita. Per noi oggi è il primo giorno di Quaresima, il tempo che prepara alla Pasqua, per te è l’inizio della vita senza fine nella gioia del tuo Signore, il Cristo vincitore della morte. Ti chiediamo di intercedere per quanti ti vogliono bene: noi tue consorelle e per tutti quelli che hanno goduto delle tue cure e gentilezze. Ti salutiamo certe che Dio ti custodisce per sempre sul palmo delle sua mano.

Le consorelle della Comunità di Bovisa

Santiago, 20 febbraio 2008 Carissime, stamane, dall’Ospedale Galliera di Genova, è salita improvvisamente alla Casa del Padre la carissima Consorella SUOR PIERA PREVOSTI nata a Rodengo Saiano (Brescia) il 18 settembre 1926, entrata in Comunità il 7 maggio 1947, professa dal 31 ottobre 1949. Il Signore è arrivato a Lei senza preavviso e l’ha sorpresa mentre, come tutti i giorni, si apprestava a servirlo con amore, in portineria, luogo dove ella riusciva a stabilire un contatto significativo con molte persone che godevano della

semplicità dei suoi gesti: il saluto e il sorriso dell’accoglienza e il benevolo e paziente ascolto delle loro pene con la promessa della sua preghiera presso la tomba del Padre Fondatore. Così è tornata al suo Re carica di dedizione e di opere di bene. Là dove è stata si é sempre adoperata per servire la Congregazione ed essere fedele al patto d’amore della sua giovinezza. Molte sono le case e varie le mansioni dove Suor Piera si è trovata a svolgere la sua missione di Suora di Santa Marta: come insegnante di Scuola materna, come infermiera, come aiuto e assistente nei doposcuola… ovunque ha lasciato il ricordo della sua disponibilità e del suo impegno. La sua vita di lavoro e di offerta è sicuramente nelle mani del Signore che nel suo mistero d’amore tutto sa custodire e rendere prezioso. Pensiamola accanto al suo Signore a intercedere per la cara Suor Rachele, per la nostra Famiglia Religiosa e per i suoi familiari che l’hanno voluta là nel paese a lei tanto caro. Aff.ma Madre ANTONIA DEI


(S. Agostino) Sempre carissima Suor Piera, prima che tu sia condotta al tuo paese natale per la sepoltura, voglio raggiungerti a Genova dove hai trascorso gli ultimi tempi della tua esistenza vicino alle venerate spoglie del nostro Fondatore. Con commozione ripenso alle tappe significative del nostro cammino di consacrazione al Signore iniziato nel lontano 1947. Del nostro gruppo di quattro, due hanno svolto il loro apostolato nel lontano Chile; a tutte il Signore non ha fatto mancare la sua grazia concedendoci di celebrare i 50 anni della nostra Professione. Ora, insieme a Suor Luciana Archetti, celebri una festa senza fine nel Paradiso e sicuramente intercedi per noi affinché possiamo sempre rendere grazie al Signore per ogni suo dono. Con grande affetto

Suor Agnese B.

Santiago, 14 marzo 2008 Carissime, apprendo qui, nella carissima terra cilena, che nel primo pomeriggio, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è partita per il cielo Suor EUFEMIA MARCHETTI nata a Zone (Brescia) il 21 luglio 1921, entrata in Comunità il 30 giugno 1939, professa dall’11

maggio 1942. Ha concluso la sua esistenza terrena purificata da una malattia che piano piano l’aveva immobilizzata a letto, bisognosa di tutto e di tutti. Ha potuto “offrire e soffrire” e, chi le stava accanto, spesso ha potuto soltanto intuire il suo bisogno e la sua offerta. Dio conosce ogni piega del cuore umano e sa leggere sempre nella vita delle sue creature: questa consapevolezza rende “preziosa” ogni malattia anche quella che ai nostri occhi appare penosamente assurda… invece, vista alla luce della fede, essa si inserisce come dono inestimabile nel mistero dell’economia della salvezza conquistata da Colui che è stato crocifisso per tutti noi. Suor Eufemia è sempre stata generosa e pronta a servire la sua Famiglia Religiosa là dove l’obbedienza la mandava. Varie le mansioni che le sono state affidate nel campo apostolico e molte le case dove ha operato con zelo e intensa attività. Dopo la prima esperienza di maestra di laboratorio a Saiano, ha conseguito la preparazione per essere una brava educatrice nella scuola materna, attività a lei congeniale che ha svolto per lungo tempo passando in numerose nostre opere in alcune delle quali è stata anche Superiora: Fabbrica, Viareggio De Sortis, Crescenzago, Castellina Scalo, Castelraimondo, Cassinanova, Viareggio S. Marta… Saiano dove ha concluso la sua attività prima di raggiungere la Casa di Infermeria. È ricordata come persona tenera e materna con i bambini, disponibile e premurosa con le consorelle, e con le carissime sorelle e nipoti che hanno condiviso con lei la

vita consacrata tra le Suore di Santa Marta. Pensiamola nella pace intenta a servire il suo Re e chiediamole di aiutarci ad essere fedeli sempre. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

Carissima zia, Il dolore per la tua morte è illuminato dalla certezza di sapere che ci ritroveremo. Il nostro pensiero affettuoso va alla donna che sei stata: generosa, leale, forte e debole allo steso tempo ma sempre pronta ad aiutare e sostenere quanti si rivolgevano a te. Sei stata testimone di fede e di amore per la tua Famiglia Religiosa ed esempio di vita anche per noi che ti incontravamo spesso. Certo, la lunga sofferenza ti ha trasformato nel corpo e nella mente, ma ti abbiamo “ritrovata” in un lampo dello sguardo. Dio ti ha preso fra le sue braccia ma il ricordo di te, cara zia, che con noi e per noi hai gioito, sofferto e pregato è e resterà vivo nel nostro cuore. Ti promettiamo di impegnarci per essere degni dei tuoi insegnamenti e di quelli delle tue care sorelle Suor Margherita e Suor Bernarda che ti hanno preceduto nel Regno dei cieli e che ora godono con te la gioia eterna Amelia, Angela e Giacomina

47 Camminando con fede 1/2008

“Non si perdono mai coloro che possiamo amare in Colui che non si può perdere”


Leviamo gli occhi al cielo e impariamo le cose che ci vengono di lassĂš. (Beato Tommaso Reggio)


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