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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3

Editoriale

la Redazione

Parola di Dio 4

Lasciate che vi parli di umili cose

Giovanni Battista Montini - Paolo VI

Frammenti di santità 20

Madre Francesca Fredella

In missione 21 Ser en plenitud

las Religiosas

22 “Angiol’in’ aia” Attualità 6

Un nuovo stile di vita

suor Damiana

24 Consacrazione dell’Altare della Cappella del “Pensionato Universitario Santa Marta” di Pisa

La parola a... Madre Antonia 8

Motivi di speranza

prof. Cecilia Manuelli

le Suore

26 Si apre l’ottantesimo anno

Rita Romanò

28 70° della Scuola Materna di Masate Spiritualità e carisma 9

Dare testimonianza

Margherita Bernoni

11 Inizio di un cammino

le Suore di Viareggio

12 Fedeli per sempre all’amore

le Suore del Cinquantesimo

prof. Diego Ripamonti

30 Te se regordet...

Romeo Colombo

33 Una bella festa per dirvi grazie

Cecilia

34 Un evento gioioso nella Chiesa di Malmantile

14 Una giornata luminosa

35 Il Vescovo Bagnasco a Sestri Ponente

dall’omelia del Card. Angelo Sodano

Percorsi di formazione 16 Passi nello Spirito...

le Juniores

18 Testimoni di speranza

suor Anita Bernasconi

suor Ernesta Fiorani

36 Festa degli anniversari

le Suore

37 Piccole grandi emozioni

Raffaella Morrone

38 Una luce che si irradia da 80 anni

le Suore di Querceto

40 Momento di gioia e di festa

Notiziario delle suore di santa marta

suor Fortunata Miolo

Pagine aperte 42 Il ritorno del Messia

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

Padre Silvano Guglielmi

43 Nel piccolo con un cuore grande

Quadrimestrale Anno LXVI Redazione suor Cecilia, suor Cornelia, suor Damiana, suor Francesca, suor Mariana Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio

44 Acqua, luce, roccia...

i pellegrini del gruppo pullman

Con l’affetto della memoria


Editoriale

La Redazione

Riconoscere il Messia olo alcuni pastori, rappresentanti di umile e povera gente, riconoscono il Messia atteso. E la luce della gloria divina non si manifesta sul Neonato, ma su di loro: “L’Angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Luca 2,9). Gesù appare tra gli emarginati, tra le “vite di scarto”, tra coloro che non destano interesse e non contano. Non sarà che il vero Natale lo si può vivere veramente dove lo si celebra poveramente? Dovremmo fare questa scelta, di vivere nella sobrietà, anche quando non vi siamo costretti. Per contemplare il Natale abbiamo bisogno di semplicità. Allora scopriremo Gesù salvatore universale che reca motivi di speranza per tutti. Lui ha fatto proprie la debolezza, la povertà, l’impotenza, l’umiltà. Accogliere Dio nella nostra vita significa lasciare che la vita diventi riferita a Dio, in rapporto con lui. La vera compagnia che noi cerchiamo è la presenza di Dio che ci insegna ad essere vicini alla gente. Dio ha assunto la forma del bambino, ed è facile che il suo vagito sia soffocato dalle nostre eccessive attività o preoccupazioni o delusioni che hanno compromesso l’accoglienza di Gesù: le attività hanno precluso agli albergatori di allora di accogliere Gesù; le preoccupazioni hanno spinto Erode a temere un Re che di fatto non avrebbe disturbato il suo regno; le delusioni hanno impedito ai capi del popo-

lo eletto di accettare un Messia “bambino e nato in una mangiatoia”. Tutti non hanno guardato la stella. La stella richiama la luminosità che viene dal Vangelo incarnato nella vita di Cristo che diventa, lui Parola fatta carne, “lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino”. La stella risulta un invito a verificare quanto siamo capaci, nel buio della storia, a lasciarci guidare dalla luce della fede. La stella ci guida a celebrare un Natale di solidarietà: ci accompagna nelle case, inagibili per i recenti disastri atmosferici, a seminare la speranza; fra le lavoratrici e i lavoratori in cassa integrazione; accanto ai disoccupati senza prospettive di lavoro; nelle famiglie in angoscia per i figli indagati e innocenti; vicino alla gente che non può permettersi alcuna spesa in più per le feste natalizie; nelle comunità chiuse al senso del Natale di Gesù. Vorremmo bussare a queste porte per annunciare che Dio si fa piccolo per essere accanto soprattutto a loro. Vorremmo poter asciugare le lacrime segrete di chi non ha il coraggio di piangere davanti agli altri. Vorremmo che il Natale aiutasse tutti a stare nella crisi senza rassegnazione, ma con lucidità e coraggio per abbattere ogni logica di avvilimento. Vorremmo infine che in tutte le famiglie, anche in quelle colpite da acute sofferenze, fosse possibile costruire un presepio come annuncio discreto da parte del Signore, che Lui non se ne andrà mai da questa terra dove è venuto per rimanere come amico e fratello.

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Parola di Dio

Lasciate che “C

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interiori, affetti risorgenti, commosse intiapiterà anche a voi di provare mità? Ma, subito dietro questo aspetto lirigrande difficoltà nel dare le vere co e romantico, un altro va manifestandosi, ragioni d’un sentimento complesso e proche altera la limpidezza e la forza del grande fondo, specialmente quando esso si esprime motivo natalizio ch’è tutto verità, per introin forme tradizionali, popolari e varie; e cadurre elementi di fantasia, di leggenda, di piterà anche a voi di sperimentare, al tempo gioco spettacolare: ecco l’albero del Natale, stesso, la vivacità e la vanità d’una festa colecco Babbo Natale, che vengono a sostituilettiva, quando non si riesca a giustificarla re il presepio, e tentano di risolvere in mito nella sua origine e nelle sue forme con moe in gioco la deliziosa storicità del mistetivi ragionevoli. Così può capitare anche per ro. La mente si diverte, ma si confonde; si una festa tanto cara e tanto solenne qual è il diventa volentieri fanciulli ma tali si resta; Natale! Sappiamo tutti renderci conto delnon si comprende più; non si assurge più la sua essenziale bellezza? Potremmo tutti al sovrumano incontro col Bambino celedocumentare la sua reale autenticità? Che ste. E allora con facilità il Natale scivola nel cosa è in fondo il Natale? La festa della fasurrogato; nei dolci, nei lumi, negli auguri, miglia? Dei bambini? Dei poveri? La festa nei pranzi, che collegati con dei doni? l’originaria letizia della festa Ecco: c’è intorno al Natareligiosa hanno anch’essi una le una fioritura di bontà, di Ci è caro, ragion d’essere se misurata umanità, di gentilezza e di caa 30 anni dalla espressione del gentile costurità che davvero la iscrive fra i me cristiano. Ma, a sé stanti, momenti più belli dell’annata, morte di Papa cosa sono? La festa comincia anzi della vita, fra quelli che Montini, nostro ad accusare il vuoto; e, per potremmo chiamare momenamato Protettore, nasconderlo, comincia la freti caratteristici d’una civiltà, ascoltare una nesia del divertimento e della che cristiana si chiama. È così dissipazione esteriore e monriflessione da lui bello questo aspetto del Nadana; il Natale allora ha pertale, che nessuno, neppure rivolta ai fedeli duto ogni sua autenticità. quelli che ne disconoscono della Diocesi Vorrei che, per un istante, il senso intimo e operante, di Milano di cui pensaste appunto qual è quelo sanno rifiutare. Poi viene era Arcivescovo, sta verità, questa insurrogal’aspetto lirico e sentimentale: bile autenticità, il presepio, a quanta poesia ha dato originella solennità mi direte. Sì, il presepio: che ne il Natale? A quante dolci del Natale ci ricorda che Cristo è il Figlio canzoni, a quante pastorali nell’anno 1958. di Dio e l’Eterno del Padre: e melodie? A quante nostalgiche è nato da Maria Vergine. che contemplazioni, drammi


vi parli di umili cose di Giovanni Battista Montini - Paolo VI

me un flusso di bontà, sentirete nell’anima un bisogno di sincerità e di innocenza, un senso di umiltà e dipendenza; una sapienza che vi farà comprendere quella della parola evangelica: “Se non vi farete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”… Un altro mezzo per passare bene il Natale è pensare ai poveri, ai bambini e agli afflitti, e beneficarli nel giorno in cui Gesù Cristo si è fatto povero. Certo, un Natale egoista non sarebbe un Natale felice. Si è in molti affievolito e perduto questo motivo divino di carità, anche se è rimasto l’esercizio umano di essa, sempre ammirevole. Ma se oggi dal gesto fraterno, che offre doni provvidi e gentili ai nostri simili più bisognosi, si risalisse con ricordo, con l’intenzione a questa remota causa operante della filantropia e le si riconoscesse, e le si conferisse il suo valore religioso e cristiano, non sarebbe davvero arricchita di significato, impreziosita di cordialità, elevata di merito la beneficenza natalizia?... Vedete che dai piccoli e familiari commenti natalizi risaliamo facilmente alle grandi questioni. Ma così è l’economia degli argomenti cristiani: dalle piccole cose subito si passa alle grandi, anzi nelle piccole spesso le grandi sono comprese. Così è il Natale, anche quello domestico e popolare, quando è cristiano: perché ha in sé il mistero di Cristo!”

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Questa strabiliante verità, che i cristiani dovrebbero sempre avere presente allo spirito, e che i non cristiani si sforzano di ignorare, è la ragione profonda della festa del Natale… Tutto sarebbe da meditare e da valutare alla luce del mistero dell’Incarnazione. Il discorso non avrebbe fine; l’apologia dell’uomo e l’esaltazione della vita scaturiscono proprio, con vena inesauribile, dal mistero del Natale, contemplato nella sua autenticità. Ma lasciate che vi parli di umili cose: anche queste derivano dal presepio, e se non sono pari alla sua grandezza vogliono almeno farvi gustare alcune familiari impressioni e alcune semplici ammonimenti della sua umiltà. Perché l’avvertimento di Betlemme è anche umiltà; e se così si compì anche così lo dobbiamo meditare. È per questo che mi permetto di insinuare alcune semplici consigli per passare bene il Natale. Bene, intendo, per quel che è festa della vita, ricondotta alla forma primigenia, alla sua bellezza nativa, al suo intatto destino, alla sua infanzia piena di incanto e di lieta promessa. Ecco allora un primo consiglio: provate a figurarvi di ritornare fanciulli. Avete ricordi di infanzia affettuosa e serena? Avete memoria delle persone buone che ebbero cura di voi in quell’età? Sentite tenerezza per quei giorni lontani che, a guardarli, ora riempiono il cuore di nostalgia e di bontà? Provate, dico, a ritornare mentalmente fanciulli… Co-


Attualità

Un nuovo stile di vita Q

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uesto periodo sarà ricordato nella storia dell’economia moderna come una grande recessione paragonabile a quella del 1929. Infatti dopo il fallimento di alcune delle più grandi banche di investimento degli Stati Uniti, il mondo ha cominciato a tremare sotto l’effetto domino che coinvolgeva gli istituti di credito e le borse di tutto il mondo. La crisi dei mutui, che ha fatto aprire gli occhi a tanta gente, ha costituito certamente un campanello d’allarme per dire all’economia mondiale che così non si poteva più andare avanti. È sperabile che questa crisi aiuti a mettere in discussione il modo di concepire e di gestire l’economia e conseguentemente lo stile di vita che la società dei consumi ha introdotto nel mondo occidentale e persino nel Terzo Mondo. Non dimentichiamo che le banche sono nate come istituzioni per il bene comune: aiuto, difesa per i più deboli e in seguito per strappare la povera gente dalle mani degli usurai e aiutare a risparmiare in vista del futuro. Il capitalismo contemporaneo ne ha però favorito la degenerazione trasformando gli istituti di credito in sistemi di speculazioni pericolose. I fatti odierni ci dimostrano che il settore economico e quello finanziario non possono più essere gestiti secondo il principio della deregulation e che, da un punto di vista cristiano, devono essere evangelizzati.

Non possiamo non renderci conto che la crisi dei mutui nasconde una crisi culturale; infatti la nostra cultura privilegia il consumo immediato rispetto al risparmio, l’appagamento dei bisogni, spesso fittizi, anche quando mancano i mezzi per farlo. Si arriva a fare un mutuo… per andare in vacanza! Il “compra oggi e paghi fra un anno” è diventato un costume diffuso, che tenta di entrare nelle comunità religiose, e porta famiglie e individui a spendere al di sopra delle proprie possibilità. Se facciamo attenzione ci accorgiamo che in questi giorni non si è mai sentito parlare dei danni gravissimi che la crisi dei mutui, alla ribalta di tutti i massmedia, ha già causato e continuerà a causare nei paesi del Terzo Mondo dove vive la maggioranza dei popoli della terra, come se esso non esistesse più. Certo non si può pensare che una buona società si costruisca senza banche e senza finanza, ma con buone banche e con una buona finanza! È necessario che nasca una nuova cultura segnata dalla sobrietà e dalla responsabilità che umanizzi queste istituzioni e le metta al servizio delle persone. Bisogna soprattutto tornare al progetto di Dio che ha creato il mondo e lo ha affidato all’uomo perché tutti possano avere le risorse necessarie per vivere dignitosamente.


di suor Damiana

dove non manca niente, anzi dove spesso si ricerca il superfluo; anche per noi la tentazione di lasciarsi “sedurre” dal consumismo è senz’altro molto forte. Il nostro Fondatore Mons. Tommaso Reggio ci ha insegnato, con la vita più che con le parole,

Tocca anche a noi persone consacrate renderci conto della nostra missione di essere segni di una nuova umanità secondo il progetto del Regno. Nella nostra società, che continuamente spinge al consumo e dove i poveri diventano sempre più poveri, la crisi attuale puo’ rappresentare un motivo per rivedere il nostro stile di vita. In molte circostanze (Capitoli, lettere circolari, giornate di studio) capita di sentire che le comunità in cui viviamo sono comunità

Spesso però la nostra scelta di povertà rimane un bell’ideale sulla carta: in concreto ci tocca ben poco e soprattutto non testimonia niente alla gente che ci conosce e ci frequenta. La crisi attuale può diventare una sollecitazione per riflettere sulla autenticità della nostra scelta evangelica che consiste nel “lasciare tutto a causa di Cristo e del Vangelo” e per condividere davvero le privazioni e le difficoltà di un numero sempre più grande di fratelli che nel mondo mancano del necessario.

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ad amare la povertà più di tutte le ricchezze, a lodare il Signore quando ci fa degne di sperimentare la sua povertà, a confrontare sinceramente la nostra vita con quella di Gesù incarnata nell’esistenza di ogni povero.


La parola a...

Madre Antonia

Motivi di speranza C’

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è tanta stanchezza in giro, c’è preoccupazione, c’è ansia, c’è inquietudine… il tutto si coglie in modo quasi palpabile nell’aria e diventa difficile “intravedere” dentro questo clima oscuro la luce che non si affievolisce mai: la luce della speranza! Sembra infatti quasi impossibile che ci sia qualcosa che tiene in questo venir meno di certezze, di punti saldi, e chi ha lo sguardo offuscato da questa densa opacità fa fatica a scorgere ogni mattina quell’alba di speranza che è dono di una fonte luminosa inesauribile per ciascuna creatura, come afferma, convinto, Chesterton, uomo credente: “La Provvidenza si sveglia ogni mattina prima dell’alba”. Ciò significa che anche i cammini senza senso e tormentati di questi nostri tempi possono essere letti con la lanterna in mano e con gli occhi pieni della certezza che, nonostante tutto, qui, proprio qui, in queste realtà che sembrano assurde, nasce e cresce la salvezza. I giornali fanno fatica a ricordarcelo, ma il miracolo del Natale si snoda ogni giorno nelle chiese, nelle case, nelle scuole, nelle capanne o nei palazzi delle città vicine e lontane… in tutti i luoghi e in ogni situazione. Ogni uomo può “sentire”, se vuole, l’invito ad alzare gli occhi per vedere “oltre”. È così! La Provvidenza cammina e arriva accanto

ad ognuno, nessuno escluso, tocca a noi farle strada tenendo accesa la piccola lanterna della speranza che ci è stata consegnata: è la speranza della salvezza! È comune convinzione che oggi gli uomini hanno la fierezza di voler fare da sé… e fanno delle cose nuove e stupende, ma queste cose non li rendono più buoni, non li fanno più felici, non danno risposte alle loro più profonde esigenze. A questo proposito Paolo VI, da pastore attento e partecipe ai problemi del suo tempo, così si esprime nel testo “Il Natale”: “Sappiamo che l’uomo soffre di dubbi atroci e che nella sua anima vi è tanta oscurità, tanta sofferenza. Noi abbiamo una parola da dire che crediamo risolutiva. E tanto più dobbiamo osare offrirla perché essa non è umana, è quella di un Uomo Dio all’uomo, il Cristo che noi portiamo all’umanità. È il mandato di Dio non per condannare il mondo ma per salvarlo”. I tempi nuovi sono quelli che ci cantano in cuore quando riusciamo a credere che davvero la terra intera è abitata da uomini di buona volontà, ma soprattutto c’è in fondo ad ogni buio la luce di un Dio che non è mai stanco dell’uomo. Noi Suore di Santa Marta dobbiamo essere fiere del nostro Beato Padre Fondatore che mai era stanco per l’uomo perché mai era stanco per Dio.


Spiritualità e carisma

Dare testimonianza di Margherita

un’amica di Betania

Personalmente sono colpita dalla storia, magistralmente documentata da un DVD e dal “racconto” di Suor Marta che cita eventi, episodi di vita vissuta e di santità del Beato Tommaso Reggio. Fondatore delle Suore di Santa Marta che le volle, sul modello di Marta del Vangelo “serve per amore”, accoglienti e attente verso ogni persona soprattutto la più piccola e bisognosa… Confesso che nonostante la mia lunghissima amicizia con le Suore di Santa Marta, non ho mai, mio malgrado, “conosciuto” la figura così carismatica del Padre, se non attraverso la personale conoscenza delle “sue” Suore che incarnano nel quotidiano il suo carisma là dove sono chiamate ad operare e servire. Per

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È

uno splendido pomeriggio d’aprile, cornice ideale dopo tanti giorni grigi di pioggia, avvolti dai colori e dai profumi della natura circostante, che rivendica con forza il suo sbocciare. Ma la prima meraviglia è proprio quella della numerosa presenza degli “Amici di Betania” che hanno scelto di rispondere all’invito delle Suore piuttosto di preferire una gita fuori porta. L’accoglienza e la vicinanza delle Suore mettono a proprio agio ognuno dei presenti creando un clima di fraterno interesse. Dare testimonianza. Questo è il messaggio forte che mi è parso di “leggere” negli interventiriflessioni che, prima Suor Maria e poi Suor Marta, hanno offerto al nutrito numero dei presenti riuniti nei luminosi locali della Scuola dell’Infanzia di Querceto inserita nell’ampio e bellissimo edificio.


Spiritualità e carisma

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questo mi sento di esprimere un sentimento d’affetto e di gratitudine per avermi offerto una opportunità di conoscenza che mi ha intimamente ed emotivamente coinvolta. Di fronte alla figura e alla personalità del Beato Tommaso Reggio, sento tutta l’inadeguatezza delle mie parole, né saprei dove trovarle per esprimere quello che mi ha mosso dentro… Fra le altre cose, ciò che mi ha colpito, è l’aver affermato l’importanza della collaborazione dei laici cristiani chiamandoli a partecipare operosamente alla vita e alla missione della Chiesa. Questa “investitura” per quel tempo originale e innovativa, prefigura con lungimiranza quello che poi è stato in futuro il cammino della Chiesa in materia di laici impegnati facendo del Beato Reggio il precursore dell’opera pastorale dei laici. Questo, credo, rende oggi più che mai, attuale il suo carisma e il suo pensiero.

“Fare bene il bene”. È l’esortazione che, nel mio piccolo, insieme ai miei limiti, mi sento di accogliere; una sollecitudine a vivere un’esperienza di comunione vera e profonda fra le mura delle tante Betanie… insieme a tante Marte amiche, nell’ordinario quotidiano dove continuamente accolgono, incontrano, servono… Il tempo è volato in un attimo; il gruppo si è spostato in chiesa per la celebrazione della messa con la quale si è terminato l’incontro. L’altare preparato con splendide composizioni di fiori rosa ha fatto da cornice ad una assemblea entusiasta e gioiosa, anche le letture, coincidenza fortuita, coerenti al tema dell’incontro. Alla fine un ricco rinfresco offerto dalle Suore con la promessa di rivederci… La sensazione è quella di respirare a pieni polmoni, di liberare il proprio tempo… e lasciarsi andare! Grazie!


Inizio di un cammino le Suore di Viareggio

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opo il Primo Convegno Nazionale “Amici di Betania” tenutosi a Genova nell’aprile 2008, le Comunità di Viareggio, Centro Didattico s. Marta e Istituto De Sortis, hanno organizzato il pellegrinaggio a Genova. Prima meta è stato il Santuario della Madonna della Guardia in uno scenario primaverile che invitava alla preghiera; durante la s. Messa il rettore del Santuario ha presentato la figura del Beato Tommaso Reggio a tutti i fedeli presenti, delineandone i tratti di Pastore della Chiesa genovese e della sua particolare devozione alla Madonna della Guardia. Il pomeriggio è trascorso serenamente nell’Istituto Santa Marta sulle alture del Righi, per una sosta di riflessione sulla tomba del Beato Fondatore. Il pellegrinaggio ha costituito l’inizio del cammino come gruppo di “Amici di Betania”.


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SpiritualitĂ e carisma

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Fedeli per sempre all’amore N

esultare e in particolare ha commosso Suor Margherita che ha potuto baciargli la mano. Finalmente il giorno della gioia è arrivato: la presenza di Sua Eminenza il Cardinal Angelo Sodano che ha presieduto la celebrazione eucaristica ha reso più bella la nostra festa. La cerimonia è stata davvero toccante e ha riempito il cuore di gioia a tutte noi, alle numerose Suore, ai tanti familiari e amici presenti che hanno voluto condividere con noi questa particolare ricorrenza! Ci rimane solo da cantare a Dio la lode senza fine e da tenere strette in un abbraccio calorosissimo la nostra carissima Madre Generale e Madre Carla che tanto si è adoperata perchè tutto ci arrivasse diritto al cuore come dono squisito di fedeltà! Madre Antonia Dei Suor Benedetta Ricchiuto Suor Oliva Paoli, Suor Irene Cavati Suor Candida Rudello, Suor Ester Mauri Suor Lucilla Fiorelli Suor Margherita Ongaro

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ella vita non capita spesso di sperimentare in modo palpabile la possibilità di avere “il centuplo”. È successo durante la preparazione al 50° di Professione Religiosa celebrato a Roma nella Casa Generalizia delle Suore di santa Marta il 16 novembre al termine degli Esercizi Spirituali. Abbiamo sentito infatti in maniera toccante che il Signore ci stava regalando “troppo”. È vero! È proprio vero ci sono doni che il buon Dio tiene in serbo e poi ci prepara le sue sorprese. Abbiamo goduto accanto e insieme alla nostra carissima Madre Generale perchè il dono è stato anche di vivere insieme a lei la preparazione al 50°; la Madre infatti era con noi compagna di strada sui nostri sentieri e con la disponibilità e la riservatezza di sempre! Come narrare tutte le gioie vissute? La Madre ci ha guidate a scorgere nella nostra vita “i segni della fedeltà alla vocazione” e ci ha fatto intravedere come il Signore non si è mai mosso un solo istante dalla nostra strada. Mentre i giorni della fedeltà ci passavano sul filo della memoria anche attraverso le bellissime riflessioni guidate da Don Giulio Cirignano e dalla Dott. Bruna Costacurta, abbiamo visitato i luoghi della fede con rinnovata commozione anche perchè la carissima Madre ha sempre fatto in modo che potesse essere con noi la carissima Suor Margherita! Gli scavi di S. Pietro, la Basilica di S. Paolo, il santuario della Madonna del Divino Amore ci hanno visto attente e pronte non solo a gustare le spiegazioni, ma anche preoccupate di portare a casa tutto per farne tesoro. L’udienza con il Papa, che siamo riusciti a vedere da vicino come capita di rado, ci ha fatto


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Una giornata

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Sorelle nel Signore, due fari di luce si proiettano oggi sulla nostra comunità. Una prima luce ci proviene dalla Parola di Dio, che è stata proclamata in questo giorno di festa. Una seconda luce viene poi a rendere più splendente la nostra riunione intorno all’altare del Signore. È la luce che si sprigiona dalla festa dei 50 anni di professione religiosa di otto religiose di S.Marta, che hanno voluto riunirsi qui, nella loro Casa Generalizia, per ringraziare insieme il Signore del dono della vocazione e della grazia della loro perseveranza. Una prima luce ci viene dalla parola che Dio ci rivolge per mezzo del Re Salomone che ispirato da Lui stesso ammaestrava il popolo d’Israele con numerosi discorsi sapienziali, tramandatici poi nel noto libro dei Proverbi. Un passo importante di tale raccolta è quello dedicato alla donna che teme Dio ed a Lui consacra la sua vita, il suo lavoro e la sua famiglia. Sono parole che sono valide anche per la donna d’oggi e tanto più per la religiosa che ha fatto del servizio al Signore la ragione della sua vita. È poi l’apostolo Paolo che offre un programma di vita alle nostre comunità:” Fratelli, come santi ed amati da Dio, rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, perdonandovi scambievolmente…al di sopra di tutto

vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione” È un programma di vita per ogni discepolo di Cristo. Abbiamo ascoltato la nota parabola dei talenti, tramandataci dall’Evangelista Matteo. È un richiamo valido anche oggi per noi, chiamati dal Signore a lavorare nella Sua Santa Chiesa, per la diffusione del suo Regno nel mondo. Ognuno di noi ha ricevuto dei talenti dal Signore e li deve spendere bene, per la gloria di Dio e per il servizio dei fratelli, con spirito di iniziativa, con impegno quotidiano, con la generosità dei Santi, o come dice il Beato Tommaso Reggio, “finchè bastino le forze”. Fratelli e sorelle nel Signore! Un’altra luce fulgida brilla oggi su di noi. È la luce che promana dalla festa dei 50 anni di vita religiosa di otto Suore di S. Marta. In quel lontano 1958 otto giovani generose si consacrarono totalmente al Signore. Esse sono oggi qui con noi per ringraziare l’Onnipotente di averle sostenute nel corso di questi anni e di aver loro concesso di servirlo, in tante opere di bene. I loro nomi sono già scritti nel libro di Dio e nel cuore di tanti fratelli e sorelle che sono stati da esse amati e beneficati. Oggi però noi vogliamo rendere loro un omaggio pubblico, ricordandole tutte qui dinnanzi all’altare del Signore. Sono la Madre Antonia, le Sorelle Benedetta, Oliva, Irene, Candida, Ester, Lucilla e


Roma, Casa Generalizia della Congregazione domenica 16 novembre 2008

luminosa Dall’omelia del Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, nella S. Messa di ringraziamento per il 50° di professione religiosa di otto Suore di Santa Marta

Margherita. Dal cielo gioiscono pure con noi Suor Saveria e Suor Giacinta, già chiamate dal Signore al premio dei santi. Dal cielo partecipa anche alla nostra festa il Beato Tommaso Reggio, il grande Fondatore della Congregazione, con la schiera di tante religiose che nel corso di questi anni ci hanno dato un esempio di fedeltà e di servizio, che mai potremo dimenticare. È giusto, quindi che per tutta questa lunga storia di generosità, noi oggi lodiamo il Signore. È giusto che cantiamo con Maria Santissima il nostro “Magnificat”per i dono concessi dal Signore a queste nostre sorelle.

Care Suore di S. Marta, parenti ed amici delle Religiose festeggiate, continuiamo a pregare il Signore perché susciti sempre nella Chiesa numerose e sante vocazioni, sia per la vita sacerdotale come per la vita religiosa. Diciamogli ogni giorno: “O Signore, manda numerosi operai a questa messe! Suscita nei cuori di molti ragazzi e ragazze il desiderio di amarti e di servirti in spirito di totale dedizione e di grande generosità. Fa’ che altri raccolgano la nostra eredità e la trasmettano alle future generazioni, a gloria del tuo santo nome e per il bene del mondo intero”! Amen!

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Percorsi di formazione

Passi nello Sp L’

articolo 112 della nostra Regola di Vita esprime in pienezza l’intensa esperienza da noi vissuta a Roggiano nel mese di agosto. In questo tempo prezioso che la generosità materna della nostra Famiglia religiosa ci dona ci siamo fermate a riflettere e godere dell’ineffabile mistero che è l’intervento di Dio nella nostra vita. Partendo dall’esperienza personale e unica dell’incontro con Lui, ci siamo avventurate in questa relazione d’amo-

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re e povertà che è la nostra storia. L’incontro vitale con il Signore ci chiama a fare di noi donne nuove, ci rende visibile il disegno che sin dall’eternità ha pensato per noi e ci mostra anche il tessuto in cui siamo inserite… fili di una trama che creano un prezioso ricamo, la nostra Comunità, dono di Dio all’uomo. Entrare sempre più in contatto con se stessi porta a divenire consapevoli della straordinarietà di ciò che il Signore sta compiendo nella nostra vita e fa scaturire in ognuna un senso


di stupore e gratitudine. Questo ci spinge ad una comunione più profonda e totale con Lui e con i fratelli e contemporaneamente ci pone concretamente dinnanzi alle nostre mancanze e alle nostre fragilità. Siamo chiamate ad un affidamento fiducioso, a vivere in pienezza la Speranza, di cui siamo inviate ad essere testimoni credibili in un mondo che cerca capacità di amare e di donare la propria vita, che cerca una via per guardare al futuro con fiducia, che cerca un senso per l’esistenza… La nostra Speranza è un incontro concreto con il Cristo Risorto, che si fa quotidianamente esperienza nella Eucaristia, nella Parola e nella preghiera, invitandoci alla comunione sempre più vera con Lui. Solo attraverso questa intima unione con Lui che nel raccoglimento e nella preghiera si realizza, possiamo riempirci di stupore, godere e vivere la dimensione della riconoscenza, in cui tutto perde valore a fronte dell’Amore di Colui che ci ha chiamate alla vita. Il nostro Fondatore, come padre e maestro, ci aiuta indicandoci come giungere a questa intensa vita nello Spirito: conoscere se stessi attraverso l’esame di coscienza, cercare sempre e in tutto la volontà di Dio con la meditazione e perseguirla con propositi semplici e precisi, vivere affidati a questa volontà prendendo ogni cosa dalle Sue mani con pazienza e rassegnazione, promuovere il bene in tutti, vigili nella consapevolezza dell’inabitazione divina di ogni uomo. Solo approfondendo e alimentando questa intimità con metodo e responsabilità possiamo giungere come lui al termine della

La formazione è un processo vitale e dinamico attraverso il quale la persona, chiamata alla vita consacrata, si converte a Dio fin nelle profondità del suo essere, si se pone alla scuola dell’unico Maestro e impara, come Marta, l’arte di scoprire, con gli occhi della fede, gli interventi di Dio nella sua vita e nella storia. (art. 112 Regola di Vita)

nostra vita terrena dicendo: “Dio, Dio, Dio solo mi basta, sia fatta in tutto la tua volontà”. La preghiera, lo studio, il tempo della meditazione e la condivisione fraterna che hanno scandito le nostre giornate in questo prezioso mese sono state l’occasione per noi di muovere qualche passo in questo cammino spirituale con rinnovato entusiasmo. Mentre godiamo di quanto abbiamo ricevuto, sentiamo il grande desiderio di ringraziare tutta la Famiglia Religiosa, ogni suora per averci donato questo tempo di formazione, ed in particolare Madre Antonia, Madre Carla e suor Andreina M., per averci accompagnate e averci offerto tante occasioni di riflessione e di crescita.

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Spirito...

le Juniores

presenti in Italia


Percorsi di formazione

Testimoni di speranza di Suor Anita Bernasconi

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urante il convegno tenutosi a Roma il 25 ottobre 2008 con la presenza delle Superiore e delle Presidi, la Madre Generale, Madre Antonia, ha scelto come testo da commentare per introdurci nella fase di preparazione al XVI Capitolo Generale, alcuni passi del libro di Samuele, perché nella storia di questo profeta c’è un po’ anche la nostra storia, cioè quella di ciascuno di noi. Samuele è giudice in un tempo di decadenza della nazione. “Suo compito è quello di proclamare il diritto divino e la solidarietà tra i fratelli. È un giudice autorevole tanto che quello che dice viene ascoltato. Il suo potere è solo questo: convincere il suo popolo che è necessario tornare a Dio e obbedire a Lui solo”. La Madre, in questo momento di preparazione al Capitolo, richiama anche noi all’obbedienza

a Dio solo e ci ricorda l’impegno, come responsabili, di condurre le nostre Comunità sui sentieri che Dio ha segnato per noi. Tocca perciò a noi prestare attenzione ai suoi richiami, perché altrimenti c’è il rischio di “lasciarci sviare e di andare verso strade apparentemente buone e convincenti, secondo le nostre visioni umane, ma lontane dai comportamenti di Dio”. È importante osservare come agisce un profeta in un’epoca difficile, perché anche noi con cuore rinnovato e puro riflettiamo con chiarezza sulla situazione attuale della nostra Congregazione e delle nostre Comunità e preghiamo il Signore perché ci conceda il senso di ciò che dobbiamo fare nelle situazioni complesse della nostra storia. Per la Congregazione è tempo propizio di rinnovamento “per guardare al passato con gra-


La centralità di una vita spirituale più intensa e curata, la comunione fraterna, un più forte senso di appartenenza , essere vere Betanie: sono queste alcune delle priorità emerse nell’Intercapitolo. Il percorso fatto , seguendo le linee del progetto di Evangelizzazione ci hanno condotte all’ultima tappa del progetto comunitario: essere testimoni di speranza nella Chiesa, nella nostra famiglia religiosa e nel mondo. Per giungere a questo occorre: ritornare a Dio nell’ascolto e nella condivisione della Parola, nella disponibilità a lasciarsi guidare dallo Spirito, nella preghiera assidua; spalancare il nostro cuore allo stupore del volto di Gesù ed esserne talmente conquistate da non poter più fare a meno di Lui, sentirlo così presente e diventare capaci di dare nuovo senso alla nostra vita, nuove energie alle nostre scelte; vivere intensamente la vita comunitaria nell’accettazione vicendevole, nella reciprocità del perdono, nell’aiuto fraterno, nelle relazioni interpersonali autentiche; risvegliare il senso di appartenenza per rendere più proficuo l’apostolato, con l’apertura agli altri nei vari contesti dell’attività apostolica, con la passione educativa per i ragazzi e la disponibilità totale accanto a chi soffre, con il coinvolgimento dei laici e la condivisione degli obiettivi indicati dall’Intercapitolo. Preghiamo lo Spirito Santo perché ci aiuti a fare luce dentro di noi per leggere con serenità e verità la situazione attuale delle nostre Comunità religiose e apostoliche per far fiorire il bene, come desiderava il nostro Padre Fondatore.

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titudine, al futuro con speranza e al presente con passione”. Chiediamoci come potenziare in noi questi atteggiamenti, senz’altro vivendo con radicalità i valori del Regno che ci chiedono discernimento per superare la superficialità, abbandonare ciò che è secondario per dare risposte nuove e valide alle difficili sfide che si presentato oggi alla vita religiosa. Forse non è tanto il pensare a nuove opere, quanto vivere con cuore nuovo nelle nostre comunità. Tutto questo esige un rinnovamento a livello personale e comunitario per essere presenze significative che sanno andare incontro agli uomini con la testimonianza della buona notizia del Vangelo. Occorre risvegliare i motivi della nostra consacrazione, senza abbandonarci a sensi di stanchezza, di demotivazione, di apatia, ma con creatività nel saper scegliere strategie nuove e concrete che riguardano tutti gli aspetti della vita religiosa: dalla vita spirituale all’evangelizzazione, allo stile di vita, all’attività apostolica, alla vita fraterna, alle linee di tendenza presenti nella nostra Congregazione, all’esercizio dell’autorità. Rivediamo il nostro carisma per incarnarlo nelle situazioni storiche attuali; per questo motivo è necessario rileggerlo e reinterpretarlo alla luce dei segni dei tempi. Senza questo sforzo si finisce col ripetere le stesse cose senza tener conto di quell’ideale a cui siamo invitate a rispondere. Questo, come dice la Madre, è un tempo di seria riflessione e di ricerca comunitaria nell’umile ascolto dello Spirito Santo, per lavorare in modo significativo sui due questionari, per inviare al Capitolo la situazione attuale, concreta delle nostre Comunità.


Frammenti di santità Chiavari, 9 gennaio 1980 Carissima Suor…, Il suo scritto mi fa ben intendere che continua nel suo ricordo quanto ha fatto il Signore . passo dopo passo, nella sua vita. Per questo, si rivolga a Lui con viva gratitudine chiedendo ancora luce per vedere dove mettere i piedi e per essere sempre più come Egli desidera. Trovi il tempo di stare davanti al tabernacolo per discernere tutte le sue intenzioni e le sue azioni. Le nostre ragioni davanti a Gesù, sacrificato per nostro Amore, cadono tutte; le discussioni devono diventare umile preghiera per trovare la forza di seguire il nostro Maestro che ci cammina innanzi. Io trascorro la maggior parte del giorno in comunione di preghiera con tutte le suore inferme, offrendo ogni sofferenza, per l’amata Congregazione e tutte le nostre opere .Ma posso ancora rendermi utile nella Scuola e di questo ringrazio il Signore. Ovunque ci troviamo, siamo per Lui, lavoriamo per Lui. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo per Lui. Pregando per lei, l’abbraccio con Camminando con fede 3/2008

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tutta la mia tenerezza augurandole buon apostolato nel progresso dell’amore per Dio e tutte le creature che Egli le mette accanto. Si faccia santa! Sua aff.ma

Suor Francesca Fredella passata alla casa del Padre il 4 giugno 1980


In missione

Ser en plenitud n la casa de la Delegación nos hemos reunido para gozar de una intensa jornada de formación permanente junto a Madre Lilian. El grupo estaba conformado por dieciséis religiosas provenientes de las distintas comunidades (Chile, Brasil, Argentina) pero lamentablemente, por motivos de estudio, no pudieron asistir Sor Maria Gregoria Ibáñez y Sor María Isabel Castro. A partir del 12 y hasta el 19 de Julio estudiamos el tema de la madurez humana, acompañadas del libro: “Ser en Plenitud, el poder de una fe madura” del monje benedictino Anselm Grün. La modalidad del trabajo consistió en la reflexión a partir de la experiencia personal, trabajos grupales y plenarios, donde podíamos compartir las riquezas que el Señor nos donaba momento a momento. La guía de Madre Lilian nos ayudó a profundizar e impregnar nuestro vivir cotidiano de la presencia de Jesús, con el perfume de Betania. Sabemos que la madurez de la persona es un proceso de crecimiento continuo, por lo tanto, este momento ha sido verdaderamente una instancia para continuar en nuestro conocimiento personal y en nuestra aceptación, tal como somos a los ojos de Dios. Estas son dos “claves fundamentales para alcanzar la plenitud en la madurez en la fe”, como diría Anselm Grün: “Un fruto está maduro cuando ha llegado a ser lo que tiene que ser por su esencia”. La experiencia de palpar que nuestra vida tiene sentido pleno en ese reconocimiento que somos “obra de Dios” quien “ha pronunciado sobre nosotras una palabra única” y que sólo será revelada en la medida en que nos abramos a una verdadera aceptación de nosotras mismas, nos llena de es-

(Jn 10,10)

peranza y alegría. No obstante las dificultades del camino, mucho más grande el amor de Dios Padre que continua a revelar, sin violentar a su criatura, el plan de salvación en su propia historia. En definitiva, conocernos cada día más y aceptarnos nos acerca más a Dios y a esa madurez humana y espiritual que nos ayuda a vivir nuestra consagración con serenidad, con autenticidad y gozo profundo. Agradecemos a nuestra familia religiosa por estos días compartidos en formación permanente, por manifestarnos su continua preocupación y acompañamiento en nuestro crecimiento humano y espiritual, dándonos así nuevamente la posibilidad de asombrarnos al ver el amor de Dios que nos sale al encuentro. Los desaf íos no son pocos, pero confiamos que, con la gracia de Dios y la ayuda de su Espíritu, iremos transformándonos en ese fruto maduro que es un “don” para otros.

las Religiosas

de los primeros diez años de votos perpetuos

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E

“He venido para que tengan vida y la tengan en abundancia”


In missione

“Angiol’in’ aia” di Cecilia Manuelli

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C

icaleccio, gridolini, risa. Tepore di voci di bimbi. Oggi la palestra della mia scuola è piena di suoni e di allegria, più o meno contenuta. “Maestra, ma l’uva bianca come la coloro?”. “Prof, mi manca la paglia!”. “Luca! Lascia stare Marco!”… Vedi, Signore, sono tutti insieme: i “grandi” delle Medie che si prendono cura dei più piccoli; i “birbanti” di quarta e quinta alle prese con i pennelli e le tempere; le maestre e i prof a organizzare il lavoro, faticoso e impegnativo, perché tutti possano collaborare e ognuno si senta partecipe della Festa. Mi sono fermata sulla porta; il colpo d’occhio fulmineo mi ha bloccato: è per questo, Signore, che vale la pena lavorare con i ragazzi, per vederli crescere consapevoli che non sono isole deserte, che accogliersi l’un l’altro e lavorare insieme costa fatica, ma è bello e porta frutto. La nostra Festa dell’Accoglienza, per l’inaugurazione dell’anno scolastico, inizia da qui, dalla preparazione della “scenografia”: l’aia toscana ingombra di balle di paglia (scatole ricoperte da centinaia di striscioline di carta), di grappoli d’uva pronti per essere vendemmiati (cartelloni dipinti meravigliosamente!), di fiaschi di vino, di bottiglie d’olio, di olive (tutto affidato alla fantasia di grandi e piccoli). Signore, ti sento presente qui, mi sembra di vederti passare tra i nostri bambini, impiastricciati di colori e di colla, impegnati a “rubare” il pennarello al compagno vicino e a dipingere il viso a quella bimba che si è distratta… Chissà se la tenerezza che sento è anche la Tua, se quest’atmosfera così pregna di promesse fa sognare anche Te.


Festa

dell’Accoglienza 2008 all’interno del campo. Ecco, entrano i Tuoi bambini: seri, impegnatissimi, seguono le coreografie provate e riprovate nei giorni passati. Guardali! Sembra che siano nati attori, cantanti e ballerini! Il cerchio dei grandi, che “abbraccia” i più piccoli, si apre e si richiude come in un grande respiro. Gli adulti che via via entrano nello spirito di questa Festa speciale partecipano sempre più volentieri. Lo vedi quel babbo laggiù, Signore? È venuto per la prima volta: la sua bambina è quella speperina con le codine, quella che ride sempre. E quella famiglia laggiù, la riconosci? Hanno tanti problemi, ma sono tutti qui, oggi. È la nostra Festa dell’Accoglienza, mio Signore, te li affido tutti, uno per uno: i piccoli, le famiglie, le suore, i colleghi, le signore delle pulizie, i cuochi… Tutti i volti di chi è passato di qui e ha proseguito, tutti quelli che verranno. Perché ognuno trovi una mano amica da stringere e il Tuo Cuore aperto ad accoglierlo.

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Ecco il gran giorno, Signore. Ci hai regalato un cielo sereno, senza pioggia, nonostante le previsioni sfavorevoli. Siamo appena tornati a scuola, dopo aver partecipato tutti insieme alla S. Messa. I ragazzi hanno cantato e pregato, sereni e tranquilli (una volta tanto!), questa è la LORO Messa! Ma ora… “Chi è di scena?”. Il campo da calcetto è addobbato; l’impianto audio, provvidenzialmente offerto da un “fratello maggiore”, è pronto; genitori, parenti e amici sono in attesa, incuriositi dallo schieramento che è stato chiesto loro di assumere


In missione

I segni del sacro nell’arte

Consacrazione dell’Altare del “Pensionato Universita I

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l 13 ottobre ha segnato un momento particolare per il “Pensionato Universitario Santa Marta” di Pisa. Sua Eccellenza Mons. Giovanni Paolo Benotto durante una solenne concelebrazione eucaristica ha consacrato l’altare della cappella. Erano presenti la Madre Generale, Madre Antonia Dei, e il Consiglio generalizio, l’architetto Alessandro Baldassari, e l’equipe che ha lavorato per il restauro, alcuni membri della Soprintendenza ai Beni A.A.A.S., studentesse, amici, conoscenti, ecc… Erano ormai dieci anni che con professionalità e competenza l’Architetto Alessandro Baldassari lavorava per il restauro del famoso Palazzo Quarantotti adibito all’accoglienza di studentesse universitarie. Mancava però al completamento dell’opera il restauro della cappella. A questo delicato compito occorreva accostarsi con timore e tremore perché per coniugare il divino e l’umano era necessario procedere “in punta di piedi”, con

umiltà e sensibilità e lasciarsi guidare, oltre che dalla professionalità, da quel Dio che si rivela a chi lo cerca con cuore sincero. (Pubblichiamo qui di seguito il saluto che l’architetto A. Baldassari ha rivolto a sua Eccellenza l’Arcivescovo Mons. Giovanni Paolo Benotto all’inizio della Santa Messa di consacrazione dell’altare). “Non La sorprenda, Eccellenza, che sia io a darLe il benvenuto nella casa di Pisa delle Suore di Santa Marta e ad esprimerLe il nostro ringraziamento per la Sua presenza qui, oggi”. Alla Congregazione delle Suore di Santa Marta mi lega un rapporto professionale e di affetto che dura da più di 25 anni e che non è possibile riassumere in poche parole. Quando, al termine del lungo e complicato restauro del Palazzo Quarantotti, la Madre Generale mi ha proposto di occuparmi del rinnovamento della Cappella della Casa, ho accolto questo invito, come sempre mi accade in questi casi, con entusiasmo e con timore. Entusiasmo per l’occasione offertami di confrontarmi nuovamente con un tema tanto difficile e timore di non essere all’altezza del compito, di far prevalere le mie idee sull’architettura alla delicatezza ed alle necessità simboliche del luogo. Qualcuno ha detto che rea-


le Suore

del Pensionato Universitario Santa Marta di Pisa

della Cappella ario Santa Marta” di Pisa devozionale composto dal Crocefisso, dall’immagine di Maria, dalla Via Crucis da molto tempo presente in questa Casa. La Cappella di cui oggi Lei consacrerà l’altare costituisce certamente il cuore del Palazzo e della Casa, perché posta fisicamente al suo centro, perché conserva come in uno scrigno le tracce quasi millenarie della sua storia e soprattutto perché è qui che la comunità delle Suore e delle giovani ospiti si ritrova a celebrare l’Eucarestia. Un luogo che pur ricco di storia e di arte non è un museo, ma la dimora viva di una comunità vivente; la mia speranza è che la compresenza di questi elementi possa aiutare quanti cercheranno qui quel raccoglimento che l’arte, riflesso dell’atto creativo di Dio, può suggerire e rafforzare”. Il nostro “Pensionato”, come dice l’Architetto, vuole essere nella città di Pisa una “dimora viva”, una “comunità vivente” dove nel dialogo, nello scambio, nello studio cresce in socialità, in amicizia e cultura. Vuole abbracciare insieme studenti, università e famiglia in un itinerario di vita nella continuità delle “radici” delle giovani e affrontare il presente con serietà ed impegno. Vuole essere una “casa”, una “famiglia” dove le universitarie si sentono accolte, accompagnate, benvolute. Per raggiungere questo il Collegio, oltre che di comodità, ha anche bisogno di una “Presenza viva” di un “luogo raccolto” dove le studentesse possono ringraziare il Signore nei momenti di festa, invocarlo quando il loro cuore necessita di essere consolato o rassicurato.

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lizzare un altare significa disegnare il luogo in cui Dio e l’uomo siedono alla stessa tavola, e basterebbe un obiettivo come questo a mettere in crisi chi si accinge a raggiungerlo. Gli elementi che compongono lo spazio liturgico si offrono qui alla vista di ciascuno: sono convinto che, come in ogni progetto svolto con onestà e sincerità, ognuno è capace di trovare in quanto sperimenta un significato speciale per sè; così è già stato per questa Cappella, per chi ha lavorato per la sua realizzazione e così spero sarà per ciascuno dei presenti e per coloro che parteciperanno qui alla vita della comunità. Vorrei però condividere il mio tentativo di dare a ciascuno degli elementi che costituiscono questo spazio, nel rispetto della funzione di ciascuno, un’importanza particolare: all’altare, centro e significato dell’assemblea che conserva al centro la Reliquia del Beato Tommaso Reggio, fondatore della Congregazione; all’ambone, sostegno e tribuna del Libro della Parola di Dio che si offre alla contemplazione di ciascuno, alla Sede del Celebrante, e alla Custodia eucaristica che senza voler compromettere la centralità dell’altare si eleva, vorrei dire si libra, sull’assemblea, fino all’apparato


In missione

Si apre l’otta U

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n anno speciale quello che si è aperto per la scuola di Vighizzolo di Cantù perché ricorre l’Ottantesimo anniversario della fondazione, ottanta anni in cui le suore di Santa Marta hanno portato testimonianza nell’evangelizzazione e hanno diffuso la cultura, hanno educato migliaia di giovani e hanno aperto la porta all’accoglienza di tanti che hanno chiesto il loro aiuto. Varie iniziative costelleranno tutto l’anno scolastico serviranno a festeggiare, ma anche a creare momenti di riflessione e preghiera, alcuni ormai tradizionali e consolidati nel tempo, altri più specifici che sono stati pensati

proprio per l’occasione, come le mattonelle dipinte dagli alunni per decorare il muretto del cortile e che resteranno a testimonianza di questo indimenticabile ottantesimo o la solennizzazione di momenti celebrativi tipici ,come le sante Messe e la consegna delle borse di studio, l’incontro e la festa con le famiglie, la giornata degli ex. La prima iniziativa è stato il tradizionale convegno d’inizio anno tenutosi il 2 e 3 settembre sulla tematica educativa e didattica, dal titolo significativo: “LAVORIAMO INSIEME ?” LA COMPETENZA COOPERATIVA DELL’INSEGNANTE COME STRUMENTO DI GESTIONE DEL GRUPPO DI LAVORO DEGLI ALUNNI. Il convegno

ha visto l’adesione di più di cento partecipanti provenienti oltre che dalla nostra scuola, dalle scuole del territorio. I relatori sono stati tutti di grande livello a partire dal nostro Prof. Bergamini Attilio. Nel suo intervento ha affermato che: “Le persone non sono cose. Hanno un cuore, una intelligenza, un’anima, una sensibilità che le rende forti e vulnerabili allo stesso tempo. Muoversi in un mondo fatto di persone è impegnativo se si vuole affermare il valore della


antesimo anno di Rita Romanò

insegnante di Scuola Primaria

nata del giorno 28 settembre che coinvolge genitori, alunni, insegnanti, amici del Santa Marta e persone della zona, tutti uniti per vivere un momento di gioia e di condivisione. La partecipazione è stata altissima e il momento è stato ancor più bello perché preceduto e introdotto dalla Santa Messa in Parrocchia dove il Parroco don Carlo ha ricordato l’importanza della famiglia nella nostra società e che la scuola cattolica si impegni a sostenerla con l’aiuto nell’educazione dei bambini e con iniziative di formazione; ha inoltre ringraziato le Suore per la loro presenza in parrocchia e per il lavoro che svolgono nell’evangelizzazione. La camminata poi è stata un vero momento di festa, di incontro gioioso dove, accanto a chi mirava ad arrivare primo nella sua categoria, si è affiancato chi ha preferito passeggiare e chiacchierare in una bellissima giornata di sole autunnale, nei boschi che incominciavano ad ammantarsi di fulgidi colori. L’anno è solo alle porte e ancora tanti momenti belli ci attendono.

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persona ed è piuttosto difficile pensare di “fare scuola” trascurando questo valore. Eppure nel mondo della scuola viene facile pensare alle persone come colleghi o colleghe, come alunni, come compagni, come maestra o prof., al più come risorse. La capacità relazionale prevede di avere costantemente presente che, alunni, insegnanti e genitori sono in primo luogo persone. Se così non fosse i rapporti nella scuola sarebbero molto più semplici da vivere, ma anche più aridi.” Altri relatori hanno offerto il loro contributo come la Dott.ssa Raffaella Pasquale con un intervento dal titolo: “Gestire le dinamiche del gruppo classe con una particolare attenzione alle situazioni problematiche” un suo passaggio significativo” La crescita e lo sviluppo della mente e della personalità sono possibili solo all’interno di una relazione • Il bisogno di relazione è un bisogno fondamentale e primario, come i bisogni fisiologici. • Le relazioni che intratteniamo da adulti sono influenzate dal modo in cui si sono vissute le relazioni primarie infantili. • Le funzioni cognitive superiori dipendono dalle funzioni emotivo-affettive. • La “sofferenza” e il “dolore mentale” sono al centro del processo di apprendimento. • L’apprendimento autentico è quello basato sull’esperienza”. La dott. Todaro ha invece parlato della “Gestione delle dinamiche genitoriali”. Il prof Blandino dell’Università di Torino ha concluso con una lezione di alto risvolto sul valore e l’importanza delle buone relazioni. Un momento di condivisione e allegria è stato invece quello della ormai ventennale cammi-


In missione di Prof. Diego Ripamonti

70° della scuola materna di Masate R

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egalateci Dio e non più giocattoli”: questa estrema richiesta rivolta dai piccoli ai rispettivi genitori non fa che sottolineare lo scopo e tutta l’attività della scuola materna di Masate. In settant’anni di percorso educativo, tale scuola non ha fatto altro che “donare Dio”, cioè amore e dedizione costante ai piccoli da parte di tutti coloro che vi hanno operato e collaborato. In primo luogo le suore di S.Marta; è stato gioioso vedere, durante la solenne celebrazione Eucaristica di domenica 12 Ottobre, un folto gruppo di suore che hanno operato a Masate, tra queste anche un piccolo gruppo di suore native del paese che con la comunità masatese hanno festeggiato chi il 25° e chi il 50° di professione religiosa, lodando e ringraziando il Signore per il grande dono che a tutti ha fatto con la loro chiamata particolare. Alla fine della Santa Messa e durante Io svolgimento del pranzo comunitario, molti sono stati gli incontri, i visi e i ricordi che sono scaturiti

nei cuori dei masatesi partecipanti a tale evento così importante: gli anziani ricordano le prime suore che iniziarono l’attività della scuola materna nel lontano 1938; altri ricordano le suore del dopoguerra o degli anni sessanta e settanta; gli scolari delle elementari, invece, hanno fatto festa alle loro suore tuttora presenti all’asilo. Chi scrive non può non ricordare, anche perché frequentò a lungo l’asilo, sia negli anni infantili che in quelli scolastici per i vari doposcuola e compiti estivi, due suore apparentemente in contrasto tra loro, sia fisicamente che per educazione e formazione, ma che, anche se in modo diverso, hanno operato positivamente e lasciato un segno indelebile a Masate: suor Lorenza Balò e soprattutto suor Angela Monti. Quando circa quarant’anni fa in quel di S.Gimignano passai a salutarla, in occasione del viaggio di nozze, dopo alcuni momenti di titubanza, fissandomi coi suoi occhi ancora vivi e penetranti, mi riconobbe e subito esclamò: “Sei ancora lo “scavezzacollo” di una volta?”. Assicurata che con gli anni la mia irruenza e giovanile focosità si erano attenuate, al momento del congedo non mi abbracciò, ma porgendomi il crocifisso che le pendeva dal petto aggiunse: “Bacialo e che ti abbia sempre a proteggere e guidare!”. Mentre diceva queste parole fece lo stesso gesto che tanti anni prima faceva tutte le volte che la sera lasciavo l’asilo: una leggera e fugace carezza sfiorò il mio volto. Altro augurio più bello e più dolce non ho più avuto.


più piccoli per la grande fotografia che li accoglie all’entrata dell’asilo. Chi l’ha conosciuta, l’ha amata ed è stata amata attraverso la preghiera e l’operosità quotidiana che sono poi le prerogative essenziali delle figlie di S. Marta, secondo i dettami del Beato Reggio. Tante sono state le testimonianze a suo riguardo, soprattutto in questi giorni di festa e di ricordi. A me piace ricordarla attraverso un “dono” che mi ha fatto trovare in tavola il giorno precedente la sua dipartita da Masate: un piatto di polpette. Non erano comuni polpette quelle di suor Rufina. Non potevano essere comuni. Per quanto mi riguarda, e sono convinto che tanti sono del mo parere, al di là di una certa nostalgia, quelle polpette erano espressione di “fede”. Non sembri assurda la mia affermazione, in quanto in quel cibo c’era tutta l’umiltà del quotidiano servizio della cucina e la gioia operosa di donare dettata dall’amore della propria vocazione, perché, come è stato affermato “Le suore non sono mamme ma hanno tanti figli da amare”. Mi auguro e auguro di cuore alla nostra sempre giovane scuola e a tutti i bambini che ora e in futuro la frequenteranno che la “spiritualità” di quelle polpette abbia sempre ad animare ed aiutare le suore di S.Marta nel loro non facile compito educativo.

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II ricordo di queste suore non è presente solo nel mio cuore ma in tutti gli ultra sessantenni masatesi, sia per la loro personalità che intelligenza. Tale intelligenza si esplica principalmente intorno agli anni sessanta - settanta nell’oratorio femminile, nell’ambito della scuola materna, quando la formazione adolescenziale e giovanile è essenziale per la crescita individuale. Bene lo sanno le attuali nonne che dai consigli di suor Angela e dagli ammonimenti di suor Lorenza hanno saputo trarre profitto e frutto per sé e per i figli. Le suore di S. Marta non hanno saputo educare solo i piccoli e le ragazze, ma quando occorreva anche tutti i masatesi. Ad un certo masatese che ben conosco, il quale si vantava di non aver bisogno delle preghiere delle suore che si recavano agli esercizi annuali perché, scherzando, diceva di essere già santificato e di avere già l’aureola attorno al capo, una piccola suora intelligente e riflessiva non rispose ma sorridendo sì congedò. Dopo i primi giorni degli esercizi, incontrando quel tale la piccola suora, scusandosi, gli disse che aveva disubbidito al suo invito a aveva pregato per lui, perché nel silenzio e nella meditazione aveva visto che l’aureola, che quel signore affermava di avere, mancava di una parte importante: quella dell’umiltà. E quando si parla di umiltà non si può non parlare di colei a cui la scuola materna di Masate è stata intitolata: suor Rufina, che ormai conoscono anche i


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Te se regordet... U

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n paesino prettamente agricolo di quasi 1300 abitanti, riuniti attorno alla Chiesa e al Comune in grandi cortili rettangolari tutti uniformemente disposti: su un lato, a piano terra, le ampie cucine con il focolare e al primo piano le camere con tanti letti per accogliere i numerosi membri delle patriarcali famiglie. Sul lato opposto, a piano terra, le stalle con l’immancabile cavallo, o l’asino, per i lavori in campagna e qualche mucca il cui latte, oltre che per il sostentamento famigliare, veniva venduto al lattaio Manzoni che passava a ritirarlo mattina e sera. Dopo le stalle, che servivano da calorifero per l’inverno, c’erano i portici per i carretti e sopra le stalle naturalmente i fienili. Completava l’arredamento del cortile, in qualche angolo meno appariscente, l’unico servizio igienico (chiamiamolo così) attrezzato di scopinetto (ma senza acqua) che doveva servire a tutti gli abitanti del cortile. Anche per l’acqua ci si doveva servire all’unico rubinetto o per i cortili più fortunati, al pozzo. In Chiesa c’era la separazione tra uomini (a destra) e donne (a sinistra) con il capo rigorosamente coperto dal velo o per le anziane dal “panèt”. Per queste era una eleganza avere la sòca lunga, il gipunìn e i sibrèt. L’ultima casa verso Basiano era la Cascina Ines poi… campagna fino alla cinta Chemollo di Basiano. A sud l’ultimo fabbricato lo stabi-

limento Cornetti, poi… campagna. A est la distilleria Gariboldi, poi… campagna. A ovest la casa dello Zoccolaio, ora Pinchetti, poi… campagna. Il paesino però, mentre aveva solo due prestinai, il Zino e la Lena, aveva ben cinque osterie: il Mariàn, il Cètu, il Biss, la Palma, il Pelorosso, che erano un po’ una spina per il parroco perché alla domenica pomeriggio, gli uomini, invece di andare a dottrina, si riunivano lì a giocare a carte. L’accesso alle osterie era rigorosamente riservato agli uomini. C’erano tre falegnami: il Giuanèla, specializzato anche a fare le casse da morto, il Cereghìn, il Nino. Il fabbro Santino coi figli Ugo e Antonio e poi col Lucio, che alle 4 del mattino davano la sveglia ai contadini col suono cadenzato delle mazze che forgiavano i ferri per gli zoccoli dei cavalli.


di Romeo Colombo

festosa soprattutto delle ragazze. Don Stefanini le aveva scelte dalla Congregazione di S. Marta, che aveva conosciuto a Crescenzago, dove era stato coadiutore e di cui aveva stimato la bravura. Da allora sono passate qui numerose figlie di S. Marta lasciando tutte particolari impronte. Anche Masate ha donato a questa Congregazione ben venti ragazze e tutti siamo testimoni della grande validità della loro opera, anche se non pubblicizzata come attualmente avviene invece per cose futili e discutibili. A tutte siamo pertanto riconoscenti. Ma non è possibile non ricordare qui la figura mite e umile di S. Rufina, cuoca per 50 anni del nostro asilo. Arrivata al tempo dell’ultima guerra, col cibo tesserato, non era possibile far mancare il necessario ai nostri piccoli. Ricorderò qui almeno tre fioretti: Si recava ai grandi mercati rionali di Milano e lì riusciva sempre ad ottenere qualcosa da portare a Mesate. Una volta aveva quattro pacchi: ne portava due davanti e poi tornava indietro a prendere

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Guglielmo era lo specialista nel riparare le poche biciclette che circolavano nel paese ed eventualmente un elettricista. In questo contesto l’inaugurazione di questo moderno asilo nel Settembre del 1938 fu come l’esplosione di una orgogliosa ventata di futurismo, la realizzazione di una importante necessità per l’infanzia. Già i parroci Don Meschia e Don Origo l’avevano precorsa con l’aiuto di Castellazzi Fiora (la postina) e di Perego Celestina. Ma il parroco Don Luigi Stefanini, con l’aiuto del Conte Belgioioso, che regalò il terreno e la lauta sovvenzione della Sig.ra Antonietta Carminati vedova Staurenghi riuscì a realizzare l’opera. Il 21 Settembre 1938 ecco arrivare in paese le prime tre suore: 1. Suor Enrico Romano 2. Suor Antonia Laguzzi 3. Suor Veronica Belotti (sostituita nel ‘40 da Suor Rufina) arrivate dall’asilo di Crescenzago al bivio di Villa Fornaci in tram, lì ad attenderle c’era la carrozza del Giulài che le portò fino al Lazzaretto dove tutta la popolazione le attendeva per accompagnarle in Chiesa al suono festoso delle campane. Mi pare di rivederle ancora, un po’ intimidite e stupite da una così calorosa accoglienza. Dopo una funzione religiosa le accompagnammo all’asilo per la presa di possesso e fino a sera furono circondate dalla compagnia


In missione quelli lasciati. Arrivata in tram a Villa Fornaci si è accorta di averne lasciato un altro al capolinea di Benedetto Marcello. Subito gli operai di Masate che tornavano dal lavoro le presero i due pacchi da portare all’asilo, mentre lei ritornò a Milano; il pacco era là ad attenderla. Testimonianza di Suor Enrica. Un’altra volta dopo aver dispensato il pranzo a tutti i bambini, le suore si accorsero di non aver più nulla per sé. Invocata la Provvidenza, come Suor Rufina era solita fare, le venne in mente di guardare nel pollaio. Le galline avevano fatto tre uova per le tre suore! Così almeno poterono pranzare con un uovo sodo ciascuna. Testimonianza della fruttivendola con il negozio presso l’ospedale di Gorgonzola: suor Rufina passò a chiederle se avesse qualche ciliegia da portare ai suoi bambini all’asilo. Avendone poche nella cassetta le suggerì: “se vuole può andare pure a coglierle sulla pianta lì in giardino”. Suor Rufina tornò all’asilo con un bel cesto pieno di ciliegie.Un altro artefi-

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ce della nostra scuola materna che non possiamo dimenticare è Don Alfredo Tonolli. Le due aule non erano più sufficienti. L’ingresso era piccolo per la ricreazione al coperto. Allora, dopo aver ottenuto dal Conte Belgioioso l’area occorrente, ecco la costruzione di due nuove aule, della Chiesina e la copertura di tutto il cortile per la ricreazione al coperto. Il tutto inaugurato dall’arcivescovo Montini, divenuto Papa Paolo VI. Dopo questa carrellata di ricordi sorge spontaneo un sentimento di ringraziamento alla Provvidenza che ancora attualmente ci riserva la preziosità di questa opera, nonostante le difficoltà recentemente superate, grazie alla determinazione del Parroco Don Giuseppe Buzzi, del Sindaco Garibaldi Gianrino, della Madre Generale Antonia Dei, alla quale inviamo il nostro pensiero augurale per il 50° della sua professione religiosa. Alle attuali Suore Ferdinanda, Rita e Mini, giardiniere in questo giardino profumato di innocenza, auguri cordiali di buon lavoro!


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ggi 15 ottobre 2008, qui in Casa Betania, come in tutti gli istituti nel mondo delle Suore di Santa Marta, è un giorno di festa. È l’anniversario della fondazione di questa Congregazione che fu voluta dal Beato Tommaso Reggio il 15 ottobre 1878. Ma la nostra è una casa speciale perché si chiama Betania, come il paese dove viveva Marta, la solerte e infaticabile amica di Gesù. Infatti le nostre Suore portano il suo nome proprio perché il Padre Fondatore le voleva infaticabili, servizievoli e amorevoli verso tutti: piccoli, poveri, orfani, malati, abbandonati… Pronte, sempre pronte a correre in aiuto di tutti i bisognosi. Ma torniamo ad oggi; finite le lezioni ci siamo radunati tutti: Suore, insegnanti, genitori e bambini nella palestra, mirabilmente trasformata in cappella: altare, addobbo floreale, il

coro, i posti a sedere e un grande quadro con l’effigie di Tommaso Reggio, lì accanto l’inginocchiatoio dove Suor Piera, con noi qui a Velletri da quando è suora, ha festeggiato il suo 25° anno di vita consacrata. La S. Messa è stata celebrata da S.E. Mons. Vincenzo Apicella con don Cesare Chialastri, don Giuseppe Picciau, Don Mauro Amato e il diacono Angelo Caparra. L’omelia del Vescovo è stata trascinante quando ha ricordato la figura di Tommaso Reggio, ma soprattutto quando ha sottolineato l’irrinunciabile servizio che le nostre suore offrono alla comunità. La celebrazione è stata vissuta da tutti con grande partecipazione, a tratti commovente, come quando le Suore hanno rinnovato i voti, a volte esilarante quando Sua Eccellenza faceva notare come i bambini più piccoli giocassero perfettamente a loro agio non curanti del resto. Dopo la fine della Messa tutti ci siamo riuniti in un’agape fraterna, dove si è provata una autentica atmosfera familiare. Di questi momenti ne servirebbero di più, poiché ci fanno vivere attimi di vera serenità. Grazie a tutte voi Suore, con l’augurio che il Signore benedica e illumini sempre la vostra speciale vocazione.

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Una bella festa per dirvi grazie

di Cecilia

insegnante del doposcuola


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Un evento gioioso nella Chiesa di Malmantile P

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er il 130° anniversario della fondazione della Congregazione delle Suore di S. Marta, le stesse, presenti in Malmantile, hanno voluto condividere con la popolazione la loro gioia e la loro gratitudine al Signore per lo sguardo di predilezione a loro 34 riservato. Il Parroco ha messo l’invito sugli avvisi della settimana e le suore hanno colto l’occasione per diffondere il messaggio del loro fondatore il Beato Tommaso Reggio. L’evento ha suscitato sorpresa grande e gradita, ne dà atto la nutrita partecipazione. Ci siamo ritrovati, così, nella nostra Chiesa, in un’atmosfera solenne, ma nel contesto non lontana dall’idea, grande per la sua stessa semplicità, lasciata dal Beato Tommaso Reggio. L’amore per l’accoglienza, senza il quale ogni opera diverrebbe sterile e vana. Ad officiare l’Eucaristia: il signor parroco, Padre Domenico, superiore dell’Eremo di Lecceto, casa di spiritualità fiorentina, ed il diacono signor Renzo. Il messaggio che più ci ha colpito è il bellissimo “motto” del Beato Reggio “Fate fiorire il bene”, forse perché nei tempi nei quali viviamo, così frenetici e convulsi, spesso depauperati di quei valori che sono peculiari dell’uomo in quanto uomo, la pazienza di piantare un fiore, che è forse il parto più bello della terra, che si accosta a mille metafore sulla parte migliore di noi stessi, e

cosa resa difficile, e a volte, nel parlare di bene e di amore, si è sempre più derisi quando non scherniti ed umiliati. Il coraggio che aveva il Beato T. R. nel dire cose semplici e grandi e la volontà di metterle in atto, dovrebbe essere di sprone per tutti noi cristiani, ad avere sempre e comunque la convinzione nel portare avanti un messaggio, che ai giorni d’oggi, appare veramente “anticonformista”. La gioia e la serenità che questa giornata ci ha lasciato, la partecipazione, per una volta al di fuori dell’organizzazione scolastica, ci ha fatto capire, ancora una volta, che, anche se il cuore degli uomini spesso lo nasconde, Dio e il magnifico creatore, anche di una giornata dove si è dato la sorpresa di un riscontro così positivo, e di questo, dal più profondo del cuore, non si può che rendere grazie. La giornata sì e conclusa in un’atmosfera conviviale con un momento di agape fraterna, speriamo che questo sia solo l’inizio di un rapporto sempre più profondo tra noi.


Il Vescovo Bagnasco a Sestri Ponente ua Eccellenza Mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, dall’8 al 16 novembre ha compiuto la visita pastorale a Sestri Ponente. Settimana di lavoro intenso nella visita alle undici parrocchie con una popolazione di cinquantamila abitanti. Il servizio delle suore di santa Marta nella parrocchia “Nostra Signora Assunta,” è tipicamente infermieristico sia a domicilio che in ambulatorio in casa. Le nostre suore infermiere hanno accompagnato due malate gravi da sua Eccellenza che si è commosso per la loro situazione di infermità: una completamente inferma che necessita di continua assistenza, l’altra colpita dalla sclerosi a placche. La visita ha avuto un momento particolare presso la Casa delle Suore del Cenacolo di san

Domenico, dove l’Arcivescovo ha incontrato tutte le Religiose presenti in Parrocchia raccomandando loro la preghiera, l’Eucarestia, la fraternità e tanto amore per Dio. Come diceva Ermelinda Rigon, fondatrice delle Suore del Cenacolo: “Quanto più un’opera è per Dio, tanto più affonda le sue radici nella croce di Cristo, partecipata alle anime assetate di verità e di amore”. A conclusione della visita, l’Arcivescovo ha impartito il sacramento dell’Unzione degli Infermi accolto con profonda devozione dalle persone presenti alla celebrazione eucaristica. Con questa carica spirituale il 22 novembre, festa del Beato Tommaso Reggio, ci siamo ritrovate nella Cappella con il gruppo “Amici di Betania” e don Berto, nostro ex parroco, ha celebrato la santa Messa partecipata con fervida preghiera e mettendo in luce le virtù del nostro Fondatore. Abbiamo vissuto momenti di vera cordialità e amicizia.

di Suor Ernesta Fiorani

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130° Annive rsario dell delle Suore a fondazione di e 90° Annive rsario della Santa Marta loro presenz a in Paderno Franciacort a

Festa degli anniversari Domenica 12 ottobre 2008 Giornata storica, preceduta da preparativi intensi e “a sorpresa” che hanno coinvolto tutta la popolazione padernese: laici, cattolici, amici, parenti, collaboratori, volontari, adulti, anziani, giovani e bambini.

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IN PARROCCHIA di S. Pancrazio, alle ore 9:30 S. Messa di ringraziamento. La Chiesa parata come nelle solennità: tendaggi, tappeti rossi, fiori bianchi e blu, fanno corona al quadro del Padre fondatore. All’altare i celebranti Don Davide e Don Giuseppe, Don Alberto animatore di preghiere, canti, interventi. Nella folla, le Autorità civili: il Sindaco, i Presidenti della Scuola Materna e della Casa di Riposo, le Suore e le Famiglie, i parenti e gli amici di Religiose Consacrate. I discorsi spontanei, carichi di riconoscenza e benevolenza per l’operato delle Suore di S. Marta, ricco di “sacrificio, fede ed umanità”, si intrecciano a ricordi preziosi. Si ammirano le fotografie di 70 operaie del “Calzificio Ferrari” con le Suore, lo striscione preparato dai giovani dell’Oratorio, raffigurante nella cifra “90” Santa Marta ed il Fondatore, e la medaglia d’oro consegnata alle quattro suore attualmente in servizio, come ringraziamento. Fiori, foto, i palloncini colorati, danno voce ai sentimenti del cuore. La festa continua nella SALA CIVICA, per il rinfresco e per fare memoria di accadimenti pubblici e personali, vicini e lontani. Passano nelle mani e sotto gli occhi articoli di giornali, immaginette, depliants, inviti, telegramma della Madre Generale, i cartelloni che sintetizzano il nostro servizio seguendo il motto: “FAI FIORIRE IL BENE”. Un bene grande, ininterrotto, vissuto nella terra generosa della Franciacorta, fissato in alcune date storiche:

le Suore di Paderno

1918 - Le Suore sono chiamate per “operare e gestire” i luoghi che ospitavano le operaie del Calzificio e Cotonificio Ferrari (dormitorio, refettorio, cucina, spaccio aziendale, lavanderia, asilo). 1925 - Continuano la loro presenza inserite nella Scuola Materna “Oldofredi” dove organizzano la scuola di lavoro e l’oratorio femminile. 1955 - Viene loro affidata la direzione della Casa Albergo “Fratelli Zini”. E oggi 2008, proseguono l’apostolato nella fedeltà alle opere scelte condividendo il loro carisma con i laici Amici di Betania. Il messaggio del Padre Fondatore, Beato Tommaso Reggio, rivolto a tutti gli abitanti presenti alla festa delle Suore, è accolto con il proposito di attuarlo. Lo ha spiegato la Superiora alla S. Messa del Fanciullo: “sono tanti i semi buoni, i semi del bene, facciamoli fiorire sempre: nel nostro cuore, in casa, a scuola, al lavoro, con i genitori, gli amici, i malati, gli stranieri. Il bene fiorisce con un sorriso, una gentilezza, un saluto, un piccolo aiuto,un incoraggiamento, un perdono dato e richiesto un momento di ascolto, una parola di conforto, un po’ di sacrificio, di pazienza e qualche preghiera. Se tutti ci impegniamo Paderno diventa un grande giardino fiorito di bene”.


di Raffaella Morrone

Piccole grandi emozioni omenica 14 dicembre i bimbi della Scuola dell’Infanzia dell’Istituto Santa Gemma hanno augurato ai propri familiari ed insegnanti un Felice Natale regalando a tutti una meravigliosa rappresentazione nel teatro della Scuola. Nei giorni precedenti, noi mamme e papà, siamo stati coinvolti dai nostri figli nella preparazione al loro importante evento col ripasso della parte assegnata o il canto. Questo, suscitava in noi attesa di gioia constatando in loro entusiasmo e la loro infantile fierezza nel dimostrare il proprio impegno, chiedendoci solo di essere al loro fianco. È stato unanime il giudizio di noi genitori nel riconoscere che i nostri piccoli ci hanno resi capaci di stupore nel comunicarci che il “Natale c’è” e che il Bimbo Gesù nascerà e può nascere ancora una volta, nella semplicità dei nostri cuori. Sì perché sono proprio i cuori semplici dei nostri figli, le loro piccole… grandi emozioni ad emozionare noi adulti che, presi dal lavoro e dalle difficoltà di tutti i giorni, spesso non ci concediamo il lusso di fermarci a guardarli, a sentire e a vedere il mondo con i loro occhi. Per noi genitori è stato commovente vedere come i nostri piccoli siano stati gratificati non solo dalla riuscita dello spettacolo in sé quanto dai nostri calorosi applausi e dai nostri sorrisi confortanti quando i loro occhietti cercavano i nostri tra la platea, quasi pronti a scoppiare in lacrime qualora non ci avessero scorti, ma non hanno ceduto all’emozione e si sono fatti coinvolgere fino in fon-

do dal loro spettacolo per noi. Le nostre Suore e Insegnanti della Scuola dell’Infanzia sono state proprio in gamba: attraverso il canto, la musica e la danza, hanno compiuto un bellissimo lavoro nell’aiutare i nostri figli a crescere, a prendere coscienza delle proprie capacità e soprattutto nel far comprendere loro, sebbene con il gioco, alcuni valori fondamentali che noi genitori condividiamo con il Progetto Educativo della Scuola, quali, il saper stare insieme e lavorare insieme per uno scopo comune, sia nella scuola che nella Famiglia. In fondo i bimbi hanno dimostrato i loro progressi e noi genitori abbiamo potuto constatare quanto essi amino le attività svolte a scuola e quanto desiderino rendercene partecipi giorno per giorno. Meraviglia e gioia quando scopriamo i nostri figli come piccoli artisti che danno sfogo al proprio estro nei loro lavoretti scolastici portando la loro creatività anche a casa dove amano colorare, tagliare e incollare e dove, noi mamme e papà, ma anche le nonne e i nonni, tempo permettendo ci “mettiamo in gioco” – come cita il motto del P.O.F di quest’anno – realizzando dei piccoli presepi “fai da te” o solo una stella cometa, un angioletto o semplicemente dare colore a un prato verde. Il desiderio più grande dei nostri bimbi è quello di averci tutti “insieme” e di fare qualunque cosa “insieme”. Questa è la parola ricorrente nella quotidianità dei bimbi del Santa Gemma, si gioca insieme, si lavora insieme e si prega insieme. Anche per noi genitori in questi giorni di festa, la gioia più grande è proprio quella di poter riunire la propria famiglia almeno per qualche giorno; poter riabbracciare i nonni e gli zii lontani ma soprattutto riunire i propri genitori spesso presi dal lavoro. E poi ora che qualcuno di loro conosce i numeri quale migliore occasione di sedersi attorno ad un tavolo a giocare a tombola? Questo è ciò che noi genitori regaleremo per Natale ai nostri bimbi: lo stare insieme. Ed è questa l’emozione più bella: vedere i loro sorrisi e riempirci delle loro piccole emozioni.

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Una luce che si È

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stato bello, davvero bello, il momento di festa che ha sottolineato gli 80 anni di permanenza qui a Querceto delle Suore di Santa Marta. I ricordi e le notizie recuperate dai documenti ci dicono che l’11 febbraio 1928, quando era Superiora Generale Madre Crocifissa Torre, Sr. Ester Chioino, Sr. Costanza Brevi e Sr. Antonietta Busi davano inizio all’opera in questa casa. Sempre i documenti ci dicono che la casa fu inizialmente adibita a casa di riposo per le consorelle e per gli esercizi spirituali, in seguito ospitò persone anziane, bisognose e fanciulle minorate. Nel 1931 fu aperta per la prima volta la Scuola Materna e, negli anni successivi, fu sede del Noviziato della Congregazione. Questa è la storia di una fedeltà che si è snodata lungo il tempo ed è arrivata fino a noi tessuta con i fili d’oro dei sacrifici, delle offerte, dei silenzi adoranti e pieni di desideri di bene che solo il Signore conosce e solo Lui non dimentica.

II 30 Novembre scorso ricorreva l’80° dell’apertura della casa: insieme alla Madre Generale, a Madre Carla Roggero e Suor Vittoria Longhese, a parecchie consorelle dalle varie case, al Sindaco di Sesto Fiorentino, ai rappresentanti della Misericordia di Sesto dove operano le nostre consorelle da tanti anni, agli Amici di Betania, ai genitori della Scuola dell’Infanzia e alle molte altre persone cui dobbiamo riconoscenza, abbiamo vissuto un momento veramente intenso e irripetibile! Per rendere più solenne la cerimonia non è mancata la schola cantorum della Pieve di S. Martino, guidata dal maestro Giovanni. La S. Messa in ringraziamento al Signore per i tanti doni elargitici in questi anni, è stata concelebrata da Mons. Silvano Nistri e dai Padri Giuseppini, P. Fiorenzo e P. Ferruccio. Durante l’omelia Mons. Silvano, ha ringraziato le Suore per la disponibilità e l’accoglienza, evidenziando l’attività di Marta e la preghiera meditativa di Maria: due atteggiamenti che si devono conciliare, con l’augurio che ogni suora di S. Marta continui a testimoniare là


irradia da 80 anni le Suore di Querceto

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due bandiere, italiana ed europea, da esporre alla Scuola dell’Infanzia. La consegna a tutti i partecipanti di un piccolo ricordo: una candela con il messaggio “Una luce che si irradia da 80 anni” vuole essere l’augurio perché la presenza delle Suore di santa Marta in questa casa continui ad essere un segno dell’Amore del Signore e della Speranza che abita nei nostri cuori. Sale a Dio il nostro “Grazie” per questo giorno di festa e per i tanti benefici ricevuti, con una richiesta speciale di bene per la nostra Famiglia Religiosa e in particolare per le persone che abitano questa casa.

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dove si trova l’intraprendenza amorevole di Marta e l’amore forte e unico per il Signore dei Signori! La Madre Generale ha ringraziato i presenti e tutte le persone che collaborano nelle varie attività di questa casa: le Suore, il personale d’aiuto, i vari collaboratori, i genitori della Scuola dell’Infanzia, gli operatori della Misericordia per la loro disponibilità e per il prezioso aiuto che sempre sanno dare. Ha sottolineato poi come proprio in questa casa il Signore ha chiamato a sé tante sue spose. È bello pensare che qui le Suore si sono preparate al momento dell’incontro e misteriosamente, ma silenziosamente tutte hanno vissuto momenti di fede, di consapevolezza, ciascuna secondo la sensibilità e la Grazia che gli è stata donata. Il Signore qui si è fatto trovare “all’appuntamento” per la vita senza fine! Il Parroco ha voluto manifestare la sua gratitudine per il servizio che le Suore prestano in parrocchia sottolineando il ruolo importante che hanno come catechiste e come consacrate. Un rappresentante dei genitori della Scuola dell’Infanzia, a nome di tutti, ha espresso profonda riconoscenza per quanto le Suore si prodigano per l’educazione e la crescita dei bambini. La giornata di festa si è conclusa con un momento di fraternità, a cui ha partecipato anche il Sindaco di Sesto Fiorentino che, per gratitudine all’opera svolta dalle Suore e per la ricorrenza particolare dell’80°, ha donato le


Momento R

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icordare i momenti forti della nostra vita e della nostra storia commuove, rincuora e dà nuova speranza. È quanto abbiamo vissuto nella commemorazione del nostro Beato Fondatore. Ci siamo ritrovati tutti: Suore, Docenti e alunni della scuola primaria e secondaria. Diverse erano le intenzioni dell’incontro, tutte però accomunate da un nome: Tommaso Reggio, fondatore delle Suore di S. Marta. Volevamo ricordarne la figura e l’opera nell’ anniversario della sua morte; vivere un momento di preghiera per la nostra opera che esiste da 80 anni; consegnare in ricordo del Beato Tommaso Reggio alcune borse di studio ad alunni che si sono distinti in questi anni scolastici. La preghiera è stata partecipata e scandita da alcuni momenti significativi. Il primo è stato il ricordare come il Beato Tommaso Reggio si è immerso sempre nel contatto con Dio. Quale strumento nelle sue mani ha cercato di diffondere la conoscenza della Persona di Gesù a tutti gli uomini, rispondendo in questo modo alle loro attese più profonde. Profeta instancabile di speranza e di pace si è mostrato attento ai bisogni dell’uomo del suo tempo e in particolare si è rivelato un padre dal “cuore grande” e un educatore autentico. Ha saputo diffondere la gioia, ha seminato il sorriso nei solchi della tristezza. Ha saputo riempire la sua vita con una preghiera costante rivolta al Padre che è nei cieli e a Maria madre nostra dolcissima, nella certezza che solo la preghiera avesse il potere di forare i muri del male alzati tra gli uomini e la capacità di fare spuntare il sole della bontà e del dono anche

nei cuori gonfi di orgoglio e di cattiveria. Ha saputo mettersi al servizio dei poveri e degli esclusi per restituire a loro il degno posto che Dio ha preparato per tutti i suoi figli. Ha condiviso tutto perché tutte le persone che incontrava ricevessero la loro parte quotidiana di amore e di pane. La riflessione è diventata preghiera, richiesta perché anche noi, oggi, sulle sue orme possiamo diventare persone che cercano di non interrompere mai il colloquio con Dio e che tentano di essere portatori di felicità sulla terra degli uomini ad esempio suo. Abbiamo poi riflettuto su ciò che il beato Tommaso Reggio ha sempre ricordato alle sue suore: che ogni loro opera sarebbe rimasta in piedi non tanto per aiuti umani ma per l’abbandono totale alla Provvidenza. È infatti il Signore la vera guida; se non c’è Lui ogni nostra fatica è vana come ci ricorda il salmo 127: “Se… il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”. Nel cuore di ogni persona c’è il desiderio di costruire una casa che si chiama vita dove si possa sperimentare la gioia e l’accoglienza. La presenza dell’Istituto S. Marta in questi 80 anni di storia assume proprio questo significato: essere una casa dove ciascuno impara innanzitutto lezioni di vita, dove si sperimenta la benevolenza, l’attenzione, l’accoglienza e il perdono. E tutto questo grazie all’opera di Tommaso Reggio, che 130 anni fa “inventando” le Suore di S. Marta ha voluto che qualcuno si preoccupasse di dare una cultura, protesa a costruire non tanto un benessere materiale che non può soddisfare le attese più profonde del cuore umano, quanto piuttosto una cultura che fosse liberante per l’uomo che vuole costruire la casa della propria vita sulla roccia che è Cristo.


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o di gioia e di festa formato generazioni di giovani nel canturino e in particolare a Vighizzolo, secondo il carisma del Beato Tommaso Reggio e ancora oggi questo avviene con il medesimo entusiasmo. Gli alunni di oggi sono protagonisti di quanto accade e un giorno potranno dire ai loro figli o nipoti, guardando la mattonella commemorativa degli 80 anni, segno di continuità e di presenza: “io c’ero” quel giorno” e le radici saranno comuni e condivise. L’ultimo momento ha visto, fra la gioia e l’esultanza di tutti, la premiazione di due alunni per ogni ordine di scuola e per loro è stato chiesto, tramite la preghiera, che continuino ad essere sempre un “dono per tutti”. Signore, siano aperti i tuoi occhi notte e giorno sulla nostra scuola: qui tante volte invochiamo il tuo nome, qui ti abbiamo scoperto come il grande e vero Maestro della nostra vita, qui ti abbiamo conosciuto come il Signore di tutta la storia dell’umanità, qui abbiamo imparato a leggere il grande mistero della creazione. Fa’ che questi giorni scolastici siano, per ciascuno di noi, ricchi della tua presenza, perché, conoscendo sempre più l’opera delle tue mani possiamo contemplare le tue meraviglie, e gustarle nel nostro cuore. Ascolta la nostra preghiera e sostieni questi nostri compagni premiati nell’impegno di costruire un mondo migliore, di essere seminatori di pace, di amore e di speranza. AMEN!

di Suor Fortunata Miolo

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Tommaso Reggio nella chiesa di Dio si è lasciato «impiegare come pietra viva»!, abbracciando tutte le dimensioni della carità di fronte alle miserie fisiche e morali, non risparmiando né il suo tempo, né la sua salute, né le sue energie, né il suo talento giornalistico, né la sua attività di padre e di pastore per arrivare ad annunciare a tutti il vangelo della speranza. Sulle sue orme le suore di S. Marta continuano la sua opera racchiusa in queste due parole: fede e cultura, un binomio che costituisce ancora oggi l’impegno e la missione principale delle suore in questa casa. A ricordo di questa grande opera di Tommaso Reggio e di questi 80 anni vissuti con l’ intento di offrire ai giovani una solida preparazione umana e spirituale ed una formazione adeguata per affrontare la vita nella società civile, è stata posta sul muretto del campo da calcio la piastrella che era stata portata all’offertorio della santa messa di inizio d’anno. Questo gesto ha assunto per noi il richiamo a costruire ciascuno la nostra vita sui veri valori per diventare persone autentiche nel vivere quanto Dio ci comunica attraverso l’esperienza scolastica. Il Parroco, don Carlo, ha sottolineato come il diffondere la cultura sia un apostolato importantissimo delle suore di santa Marta che hanno


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Il ritorno del Messia

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Ad una comunità parrocchiale fu annunciato che il Messia sarebbe ritornato proprio nella notte di Natale. Era il ritorno promesso. Il Regno dei Cieli sarebbe stato portato a pieno compimento: era giunta la fine dei tempi e il Messia avrebbe cominciato la sua missione proprio dalla loro comunità. La vigilia si radunarono tutti. Le donne avevano preparato la cena, gli uomini avevano terminato il presepio, la corale provato a lungo la musica, i canti e le danze. Sapevano che in quella notte, finalmente, il Messia sarebbe arrivato. La festa incominciò… Ore 23.00: di lì a poco l’avrebbero visto! Mezzanotte: il suo arrivo era imminente. L’una: i cuori battevano più forte. Le due: la stanchezza cominciava a farsi sentire. Le tre: alcuni cominciarono a perdersi d’animo. Le quattro: sonnecchiavano e sbadigliavano tutti… Le cinque: non arrivava ancora… A mezzogiorno, il Messia bussò finalmente alla porta! Entrando disse: “Scusatemi, ma ho incontrato un bambino che piangeva E mi sono fermato a consolarlo…” Finchè ci saranno bambini che piangono, il Messia non arriverà… da Padre Silvano Guglielmi


Nel piccolo con un cuore grande

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Signore Gesù, insegnami il fascino dei vasti orizzonti, ma rendimi consapevole che il vasto orizzonte è fatto di tanti piccolissimi puntini! Insegnami a leggere con attenzione il giornale non meno di una lettera appena arrivata, insegnami anche a scrutare il volto di chi mi sta accanto, per accorgermi del suo mal di testa prima che me lo dica lui. Insegnami a salutare gentilmente il marocchino che dispone la sua merce davanti a casa mia. E fa’ che impari anche a salutare con affetto e sorpresa chi amo e ogni mattina trovo vivo accanto a me. Donami l’attenzione alle finezze della vita: il tono di voce, la tenerezza luminosa dello sguardo, la puntualità negli appuntamenti, la proprietà nel vestito, anche semplicissimo, la preghiera vissuta in punta di cuore! Insegnami a riempire ogni frammento del mio tempo non lavorativo, pensando, amando, pregando, telefonando a quelli a cui nessuno telefona, adorandoti in me stesso, palpitando per lo sconosciuto, che mi è seduto accanto sull’autobus! Insegnami l’arte millenaria delle invocazioni brevi ripetute più volte nel tempio dell’anima. Insegnami a ripetere, come gli antichi Padri: “Signore Gesù, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di me!”.


Pagine aperte

Acqua, luce, N roccia... i Pellegrini

del gruppo pullman

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ella vita ci sono appuntamenti così significativi che quegli incontri si stampano nella mente e nel cuore in maniera indelebile e la segnano per sempre. Il pellegrinaggio fatto a Lourdes nei giorni 15-20 ottobre è stato uno di questi. Di solito ai grandi incontri ci si arriva spesso stanchi per le numerose fatiche affrontate, ma noi, “il gruppo dei pellegrini del pullman”, arrivando a Lourdes non abbiamo tanto percepito la fatica del lungo viaggio quanto invece il gusto per la presenza di una “Mamma” che era lì ad attendere ciascuno di noi. Il primo saluto, avvenuto intorno alle ore 22 lungo il corso del fiume Gave, è stato toccante! L’eco dell’“Ave, ave Maria” della processione dei flambeaux che ci ha accolti passando in pullman, mentre eravamo diretti al nostro hotel, ora diventava la nostra prima preghiera di fronte a quella grotta che 150 anni fa aveva visto per ben 18 volte apparire “quella Signora vestita di bianco” che si era rivelata come l’Immacolata Concezione. Siamo entrati subito in sintonia con questa presenza amorosa, anche perché lungo le 15 ore di viaggio ci era stata donata una preparazione efficace: dalle lodi a Dio Creatore alla celebrazione eucaristica fatta in un’area di servizio e che ha visto tutto il gruppo riunito attorno a don Carlo, nostra guida e pastore. Così attraverso le sue parole di quella celebrazione e di altri momenti di intensa preghiera sono giunti a noi sms particolarissimi, che per la loro freschezza ed incisività sono arrivati al cuore di ogni partecipante. Così a partire da Lei, la Donna della Speranza, abbiamo intrapreso alcuni cammini… rinsaldando la nostra fede.

Giovedì mattina, dopo la celebrazione eucaristica presso la Bergerie di Bartrès, ci siamo messi in cammino verso l’ovile di Bernardette, ancora intatto, all’interno del quale ci siamo sentite “pecorelle” pronte al pascolo in cerca di nutrimento spirituale… Noi, Signore, tuo gregge, abbiamo voluto ripercorrere quel sentiero con il desiderio di giungere alla grotta di Massabielle dove Maria, Madre tua e nostra, si è rivelata agli ultimi e dove ha chiesto solo “penitenza!” per la conversione dei peccatori. Per questo non poteva mancare un cammino penitenziale che per ciascuno ha avuto inizio da una comune celebrazione liturgica fatta nella Chiesa di Santa Bernardette… per proseguire a livello personale nella Chiesa delle Confessioni per poter “lavare e purificare” il cuore da tutte quelle scorie costituite dai nostri piccoli e grandi peccati. L’incontro con la misericordia di Dio genera sempre una profonda commozione e ridona un’autentica gioia del cuore… E poi l’itinerario del Giubileo nelle sue 4 tappe: la chiesa parrocchiale nella quale si conserva ancora il fonte battesimale dov’è stata battezzata Bernardetta; il “cachot” dove ha abitato la famiglia Soubirousla porta San Michele, le arcate e la Grotta; l’oratorio dell’ospizio, dove Bernardetta ha fatto la Prima Comunione. A ricordo del cammino effettuato per ogni tappa veniva consegnata una etichetta adesiva da attaccare al grande medaglione che ne documentava l’avvenuta partecipazione.


davanti alla Grotta abbiamo fatto scorrere personalmente i grani del nostro rosario per affidare persone, necessità e situazioni che ci stanno a cuore! Così esse hanno sfilato davanti alla Grotta come la lunga fila degli ammalati… E poi… il saluto finale, un momento estremamente toccante, non senza qualche lacrima di sofferenza, di distacco da una Presenza così vicina e così amorevole! E la sentivamo proprio così dentro di noi, così amica che ci spiaceva lasciarla! In quelle prime ore dell’alba, ancora nel semibuio si intravedeva uno sventolio di fazzoletti bianchi. Stranamente la riva del Gave non era ancora affollata, lo sarebbe stata di lì a poco. Quel silenzio così profondo e così loquace venne rotto solo dalle delicate parole di don Carlo; poi ancora silenzio… e ci incamminammo verso il pullman… Sì tutto è stato meraviglioso! Grazie a don Carlo anche per un’organizzazione veramente “eccezionale” e a tutti i partecipanti, che con la loro presenza amica e gioiosa hanno reso più bello questo pellegrinaggio.

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Ed ancora… il cammino della processione eucaristica con tutti gli ammalati. Lui, il Signore della vita, il Pane della vita... adorato e venerato; Lui, il Dio della gioia che avvolge di serenità ogni sofferenza e che asciuga ogni lacrima sul volto dell’uomo… E come non ripensare al percorso della Via Crucis? Il commento fatto da don Carlo alle 15 stazioni ci risuona ancora dentro come stimolo a tradurre in comportamenti concreti quanto annunciato: dal silenzio orante di Gesù condannato a morte, che si oppone a quello di condanna della folla, all’atteggiamento da tenere quando ci sembra di soccombere sotto il peso della croce… sotto la croce si deve saper rimanere in piedi, come Maria… perché l’alba della Risurrezione è una certezza! Ed infine il percorso della processione con i flambeaux… luci di speranza nelle tenebre della notte. Luci di chi desidera donare e ricevere gioia, bontà, amicizia. Ma tutti questi cammini e queste soste hanno avuto sempre un traguardo comune: la Grotta! Sì, la grotta è stato sempre il punto di riferimento! Da essa è partito ogni movimento e ad essa è approdato ogni ritorno… Di fronte ad essa sono state vissute con commozione e profondità alcune celebrazioni, come il rito dell’acqua e quello della luce. Anche noi, su invito della Signora di Lourdes, siamo andati alla fonte a bere e a lavarci e a purificarci. Anche noi, bisognosi di luce, abbiamo supplicato il Maestro a ridarci luce per vivere da figli della luce e per testimoniare Cristo nostra speranza! Davanti alla Grotta tutte le sere abbiamo recitato il santo Rosario con intonazione biblica. Davanti alla Grotta abbiamo partecipato alla Celebrazione Eucaristica e qualcuno ne ha gustato anche più di una! Ma soprattutto


Con l’affetto della memoria Roma, 12 agosto 2008

Roma, 28 settembre 2008

Carissime, oggi, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo

Carissime, oggi, dalla Casa di infermeria in Ventimiglia, è salita al cielo Suor ELISABETTA BETTIO

Suor CESARINA GALLINELLI

Camminando con fede 3/2008

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nata a Sesto Fiorentino (Firenze) il 29 maggio 1920, entrata in Comunità il 07 giugno 1939, professa dal 24 giugno 1942. Suora generosa, esuberante e pronta a spendersi senza fare calcoli, ha cercato fino a quando le forze glielo hanno consentito di “servire” in letizia il Signore nella sua Famiglia Religiosa. Molti la ricordano per la sua naturale vivacità e per l'ottimismo con cui affrontava tutto, tanto le gioie e le soddisfazioni quanto le difficoltà e gli insuccessi. Soprattutto coloro che, da bambini, l’hanno conosciuta come educatrice non dimenticano come ella si adoperasse per farli divertire e per creare attorno a loro quel clima sereno che potesse compensare in parte la mancanza della famiglia. Suor Cesarina, infatti, ha speso molta parte della sua vita come assistente educatrice negli Istituti di Castelferro, Castelletto di Cuggiono, Viareggio, Colle Val d’Elsa, Lucca e Settignano. Quando però l’età non le ha permesso più di svolgere questo compito, per numerosi anni si è prestata a lavorare con tanta dedizione in mezzo alla natura, in particolare a Velletri.

Era giunta poi nella Casa di riposo di Querceto poiché si era resa consapevole che ormai le sue forze non rispondevano più. Nonostante fosse ritornata nelle sue arie fiorentine si è spenta a poco a poco aderendo serenamente alla volontà del Signore. La sua offerta è certamente salita al Dio che conosce ogni palpito del nostro cuore. Affidiamola a Lui e al suo amore misericordioso. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

nata a Piacenza d’Adige (Padova) il 22 marzo 1929, entrata in Comunità il 12 aprile 1948 e professa dall’8 settembre 1951. Il Signore l’ha chiamata a sé per farle godere le bellezze di una vita appagata dal suo Amore misericordioso quale premio dell’abbandono fedele di questa sorella al mistero della sua divina volontà. Sicuramente le consorelle che già sono immerse nella luce


Roma, 19 ottobre 2008 Carissime, oggi, dalla casa di Genova, è improvvisamente partita per il cielo la carissima Suor DOROTEA BRUZZO nata a Campomorone (Genova) il 16 agosto 1921, entrata in comunità il 22 ottobre 1948, professa dal 19 luglio 1951. Di salute ormai precaria, da poco era stata trasferita da Campora a Genova dove avrebbe potuto godere della compagnia della carissima nipote Suor Laura Cervetto e, per alcuni mesi, anche della sorella Maria alla quale era legata da un affetto intenso e tenerissimo. Serena come sempre, appena poteva andava in cappella dove “raccontava” al Padre Fondatore i suoi desideri: a lui presentava con la preghiera il dono della sua sofferenza e impetrava così una speciale protezione per la nostra Congregazione che ella amava molto. È vissuta semplicemente cercando sempre di essere utile là dove l’obbedienza la collocava e, in cucina, dove ha trascorso tanti anni, si è data sempre da fare per preparare tutto ciò che poteva soddisfare le esigenze di tanti bambini e delle sue consorelle preoccupandosi della loro salute e del loro benessere. La ricordiamo così umile e discreta capace di offrire e di amare senza far rumore, senza cercare ricompense. Molte sono le Case dove ha prestato la sua collaborazione

e in alcune si è fermata per breve tempo… ovunque, ed in particolare a Genova e a Campora, ha lasciato il ricordo della sua amabilità e generosa disponibilità. Lascia la sua carissima sorella nel pianto, ma anche nella consolazione di essere lei a portare un dolore che per Suor Dorotea, forse, sarebbe stato troppo grande. Uniamoci nella preghiera di suffragio e chiediamole di accompagnarci e proteggerci in questo momento così delicato e così importante per la nostra Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre ANTONIA DEI

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del Risorto l’avranno accolta con molta festa raccontandole la gioia della loro beatitudine accanto al Re dei Re amato sempre con fedeltà come unico bene. Suor Elisabetta ha cercato sempre di vivere le sue giornate impreziosendole di offerte e di sentimenti di disponibilità sincera e delicata verso tutti coloro che la accostavano. Molte sono le mansione che ha svolto con un servizio generoso e puntuale, in particolare è stata educatrice attenta nelle scuole materne o Istituti assistenziali (Sanremo, Ventimiglia, Firenze Conservatorio, Campora…) In qualche casa è stata anche responsabile di comunità. Dignitosa e gentile, attenta ai bisogni delle persone, sapeva soccorrere tutti in silenzio e con la necessaria prudenza. Finchè ha potuto si è spesa con queste caratteristiche, poi si è data da fare nonostante la malattia, sostituendo l’offerta e la preghiera, al venir meno delle energie fisiche e alla luce del suo pensiero e dei suoi delicati sentimenti. Affidiamola al Signore e chiediamole di aiutarci a vivere fiduciose nella Provvidenza come ha saputo fare lei. Aff.ma Madre ANTONIA DEI


La preghiera è il piÚ bello e appropriato modo per esercitare la speranza. Mons. Tommaso Reggio


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