notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3
Editoriale
la Redazione
Parola di Dio 4
Da Pasqua a Pentecoste
Don Claudio Doglio
Frammenti di santità 20
Suor Valeria Bocchino
In missione 21 Con Jesús nuestra vida es misión
Roger Flores
23 Una presenza luminosa Attualità 6
Parlare di Paolo è parlare di Cristo
suor Damiana
le Suore della Comunità
24 Giorno di festa al “Santa Marta”
le Suore della Comunità
26 Al Santuario di Padova La parola a... Madre Antonia 8
La Madonna
Spiritualità e carisma 10 L’entusiasmante compagnia di Gesù nel quotidiano
16 Sguardi di speranza le Suore partecipanti
18 Cultura, fede, testimonianza
le Suore professe perpetue
30 Uomini con le stellette
gli Alunni di V
31 Affetto e stima del nostro pastore
suor Cornelia
33 In casa con le Suore
Caterina, Raffaella e Rossana
34 Grazie di cuore
suor Anita
Percorsi di formazione
28 C’è sempre una prima volta
la Commissione Beato Tommaso Reggio
14 Celebrazione della prima fase del XVI Capitolo Generale della Congregazione
suor Cornelia
Isabella, Gabriele e Niccolò
12 Mai stanco per Dio
suor Anita Bernasconi
una mamma
Pagine aperte 35 Rendo grazie a Dio e a tutti
suor Mariamma Elukkunnel
36 Umorismo dono dello Spirito 38 Un’esperienza di crescita: l’accompagnamento spirituale
suor Noha Haddad
40 Un salvadanaio d’amore
Notiziario delle suore di santa marta
un “manouche” francese
Con l’affetto della memoria 41 Ci mancherai...
Via V. Orsini, 15 00192 Roma
42 Grazie Signore
Quadrimestrale Anno LXVII
43 Una vita per Cristo Redazione suor Cecilia, suor Cornelia, suor Damiana, suor Francesca, suor Mariana Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio
46 Homenaje a Sor Eusebia
Editoriale
La Redazione
La lezione dei monti n questo tempo due monti diventano provocazione a riflettere: il monte Nebo, tappa significativa del viaggio del Papa in Giordania, e il monte dell’Ascensione, che celebriamo nella liturgia. Si fa significativa la voce del salmista: “Alzo i miei occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?” (Sal 121, 1).Occhi elevati in alto per essere aiutati. Proprio dai monti ci viene l’aiuto: i monti simboleggiano il distacco dal quotidiano per perseguire l’ascesa, richiamano una ricerca di futuro, aprono all’inatteso, soprattutto aprono al viaggio interiore che stimola al coraggio, all’ascolto, al silenzio. La montagna è una via per l’uomo che cerca la trascendenza. La montagna è anche un centro in cui l’uomo in cerca del sacro è in grado di ricevere un messaggio che lo trasforma: sulla montagna andiamo a scuola di vita per incontrare e ascoltare Dio, ma anche per ascoltare noi stessi e crescere. Questa esperienza ci ha trasmesso il Papa: “sulle alture del Monte Nebo la memoria di Mosè ci invita ad innalzare gli occhi per abbracciare …non soltanto le opere meravigliose di Dio nel passato, ma anche a guardare con fede e speranza al futuro che egli ha in serbo per noi e per il mondo intero”; e aggiunge: “sappiamo che non vedremo il pieno compimento del piano di Dio nell’arco della nostra vita; eppure abbiamo fiducia che, facendo la nostra piccola parte…contribuiremo a rendere diritte le vie del Signore e a salutare l’alba del suo Regno”. L’aiuto che i monti ci offrono è quindi condizionato al fatto che “ciascuno faccia la sua piccola parte”. Il monte dell’Ascensione è il luogo del commiato di Gesù dai suoi discepoli e rac-
chiude, come in un germe, tutta l’energia vitale della nostra ansia di futuro: la forza per convertirci continuamente, l’orientamento sicuro del nostro cammino, la consolazione nell’ora della prova, la forza della fede: la fede ci dà uno sguardo puro per riconoscere Gesù nascosto nelle tante e umili sembianze del quotidiano. Il vero cristiano è riconoscibile da questo: cammina ogni giorno, nelle alterne vicende della storia, con la mente e il cuore uniti a Cristo da cui attinge la forza per stare accanto all’altro nell’intento di animare Chiesa e società; perseverando nella lotta contro le proprie tendenze egoistiche, nella gioia di essere veramente libero. Così imposta una vita di comunione, nelle famiglie, nelle comunità, nell’ambito del lavoro, che è l’unica strada della libertà e della gioia, anche se è in salita: è come scalare la montagna: perché è difficile camminare insieme; esige umiltà e dedizione. Tuttavia è un fatica ricca di frutti. Essa ci suggerisce di pregare per il fratello, di non considerare nemico nemmeno chi ci è causa di sofferenza, di chinarci su di lui, di servirlo Guardare e contemplare i monti e, soprattutto, scalarli, è volere salire per arrivare con lo sguardo dello Spirito in fondo alla nostra anima.
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Parola di Dio
Da Pasqua a Pentecoste
di don Claudio Doglio
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a Pasqua a Pentecoste si compie il mistero della nostra salvezza e la potenza della risurrezione di Cristo viene comunicata anche ai suoi discepoli. L’evento celebrato nella festa di Pentecoste non è raccontato nel Vangelo, ma all’inizio degli Atti degli Apostoli: è già storia nostra, attualizzazione nella Chiesa della Pasqua di Cristo. La Pentecoste era una festa già esistente nella tradizione ebraica, che viene però ad assumere un nuovo significato: infatti, ciò che si compie in quel giorno festivo cambia profondamente il significato della celebrazione.
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L’antica festa di Pentecoste Il nome «Pentecoste» è greco e vuol dire «cinquantesimo» (giorno); nella tradizione biblica ebraica, invece, è chiamata anche «Festa delle messi», ma comunemente viene denominata «Festa delle settimane», giacché cade sette settimane dopo Pasqua. In origine era una festa agricola delle primizie, ma fu da Israele storicizzata, cioè collegata ad un evento importante della sua storia, che è il dono della Legge fatto da Dio sul Sinai. In qualche modo, dunque, la Pentecoste era sentita come una festa di rinnovamento dell’alleanza. Nell’anno 30 della nuova era, l’anno della morte e risurrezione di Gesù, la comunità giudaica festeggiava a Pentecoste il dono della legge. Cinquanta giorni dopo la Pasqua in cui Gesù era risorto, gli apostoli erano riuniti per festeggiare il ricordo della Legge che Dio aveva donato al suo popolo Israele. L’evento di quel giorno ebbe per loro un chiaro significato di cambiamento e di passaggio: dalla Legge allo Spirito.
La venuta dello Spirito Per questo Luca presenta la comunità cristiana come l’assemblea israelitica del Sinai: tutti insieme, riuniti nello stesso luogo. «Venne improvvisamente dal cielo un rombo come di vento che si abbatte violento e riempì tutta la casa dove erano seduti» (2,2). Non viene detto che ci fu vento; l’unico fenomeno percepito è quello del suono, paragonabile a una raffica di vento. La casa è quella che chiamiamo il Cenacolo, cioè un termine generico per indicare la sala da pranzo. Si presume che la sala superiore dell’ultima cena sia la stessa messa poi a disposizione degli apostoli. “Tutta” la casa viene riempita come del Sinai si dice che “tutto” il monte era fumante. «E apparvero loro lingue nell’atto di dividersi come se fossero di
Lo Spirito sostituisce la legge Il concetto di riempimento e lo Spirito Santo sono legati al battesimo: già all’inizio degli Atti Gesù aveva promesso che sarebbero stati «battezzati nello Spirito Santo». Inoltre, quando Pietro dà giustificazione del suo comportamento con Cornelio, dal momento che egli ha battezzato dei pagani, fa il paragone tra la sua esperienza e la loro: «Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi. Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: “Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo”» (At 11,15-16). L’immagine del riempimento dello Spirito deve essere compresa in senso generale. Infatti la parola «battesimo» in greco indica comunemente una «immersione». Ora, però, da un punto di vista logico, immersione e riempimento sembrano immagini antitetiche: uno indica un corpo che entra in un liquido, il secondo invece indica un liquido che entra in un corpo. Eppure sono adoperate entrambe per indicare lo stesso evento: il «battesimo nello Spirito» indica l’immersione dentro lo Spirito, che porta alla trasformazione; e il riempimento dello Spirito evoca la presa di possesso da parte dello Spirito,
anche qui con lo scopo della trasformazione. La stessa immagine è comune in Paolo con la caratteristica di insistere sul cuore nuovo come punto di arrivo: «Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio» (Gal 4,6). Lo Spirito, mandato nei cuori, richiama la terminologia biblica per indicare le due alleanze: la contrapposizione infatti è stabilita fra tavole di pietra e cuore di carne, fra la legge esterna della prima alleanza e la legge interna creata dal dono dello Spirito. L’immagine appartiene al contrasto paolino fra la grazia e la legge: la legge è stata data dall’esterno, ma la grazia trasforma l’uomo dall’interno. Luca, discepolo di Paolo, ha imparato una teologia della grazia strettamente legata allo Spirito Santo che sostituisce la legge. Pentecoste o Pasqua? A Pentecoste, dunque, il dono dello Spirito è in contrapposizione all’antico dono della legge: proprio per questa idea teologica e liturgica Luca ha caratterizzato il giorno di Pentecoste come il giorno dello Spirito, ovvero della nuova legge. Nel Vangelo di Giovanni, invece, il dono dello Spirito è collocato la sera dello stesso giorno di Pasqua: questo testo è proprio il brano evangelico proposto per la Messa di Pentecoste! Ma non c’è contrasto, bensì complementarietà teologica. L’evento in sé, infatti, supera la dimensione del tempo e non può essere limitato ad un preciso momento: nell’impianto narrativo degli autori biblici la collocazione storica e cronologica serve per offrire un messaggio teologico. Più che un dato storico, è un dato teologico. In Luca, il dono dello Spirito Santo rappresenta il compimento della nuova alleanza, che permette la conformazione a Dio, mentre la vecchia alleanza non poteva produrla. In Giovanni, è lo stesso Cristo risorto che dona direttamente lo Spirito Santo. Pentecoste, dunque, è il compimento della Pasqua. Se sette è il numero della pienezza, sette per sette è il massimo! Per questo Pentecoste viene dopo il quarantanovesimo giorno: è la pienezza della Pasqua!
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fuoco e (ognuna) si posò su ciascuno di loro» (2,3). Anche qui si tratta di un’immagine: non c’è del fuoco, ma una realtà con forma di lingua e assomigliante al fuoco, cioè una specie di fiamma. «E furono riempiti tutti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (2,4). Lo Spirito è all’inizio dell’evangelizzazione. L’immagine del riempire sembra derivare dalla metafora dell’acqua che ricolma un recipiente e si vede quando comincia ad uscire: nella Bibbia, infatti, la prima immagine per indicare lo Spirito è l’acqua, elemento vitale. Con questa espressione Luca vuole mostrare il compimento della promessa di Gesù: «la potenza dello Spirito» viene dall’alto e nella Pentecoste diviene manifesta.
Attualità
Parlare di Paolo è parlare di Cristo S
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ì, parlare di Paolo e conoscere Paolo è addentrarsi nella conoscenza di Cristo! L’Anno Paolino, che si conclude tra poco, è stato proposto da Benedetto XVI a tutta la Chiesa perché essa tragga nuovo slancio per la propria missione. Ciascuno di noi, che siamo chiesa, è chiamato a ravvivare la propria testimonianza cioè ad avvicinarsi sempre più a Gesù. Una via privilegiata per questo cammino è partire da San Paolo, dalle sue lettere, dai brani della Scrittura che ne tratteggiano l’opera missionaria. È Paolo che ci fa gustare la sensazione di “essere arrivati in porto”, come scrive Romano Guardini, perchè egli “si è trovato nell’identica situazione in cui ci troviamo noi”. La vastità dell’opera di Paolo, chiamato apostolo anche se non conobbe direttamente Gesù, i suoi viaggi missionari, la sua infaticabilità, l’unione mistica con il Signore, convivono nella quotidianità della sua vita e lo rendono vicino al faticoso cammino di ogni cristiano. Inoltre lo spirito missionario di Paolo ha molto da dire alla Chiesa che oggi è chiamata a operare su due versanti: quello interno da rivitalizzare e talvolta da ricristianizzare e quello dei Paesi lontani, spesso dolorosamente aggrediti da nuove persecuzioni. Non possiamo ignorare che la concezione del Pastore e della comunità che Paolo tratteggia nella seconda lettera a Timoteo è stata in tutte le epoche un cardine dell’attività missionaria della Chiesa. Nel grande tesoro che l’Apostolo delle Genti ci ha lasciato non manca una “dottrina” sulla
salvaguardia del creato che tanto sta a cuore agli uomini di buona volontà. Nell’ottavo capitolo della Lettera ai Romani infatti il grande maestro afferma che “…la creazione attende lo Spirito di Dio come ogni essere umano” e ci mette così in guardia sulla tendenza a considerare la terra come un immenso serbatoio di risorse da sfruttare. In questi nostri giorni in cui tanto si dibatte sul comportamento verso i più deboli, soprattutto gli immigrati, Paolo ci dice con gli scritti e con la vita, capovolgendo la logica umana, che noi siamo del Signore, quindi apparteniamo a Lui: “Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso perchè se noi viviamo viviamo per il Signore e se moriamo moriamo per il Signore. Sia che moriamo, sia che viviamo, siamo dunque del Signore” (Rom 14,58). Noi apparteniamo dunque a Cristo perciò tutto quello che siamo e facciamo prende valore da Lui ed è per Lui. Ne consegue che la carità è la regola suprema a cui tutti devono obbedire per vivere nella concordia e nella pace, portando i pesi gli uni degli altri e facendo a gara nello stimarsi a vicenda. Questi insegnamenti ci mettono proprio nel cuore di Gesù e del suo Vangelo e sono validi per tutti e in tutti tempi. Nella nostra vita di cristiani, che è sempre un combattimento, l’ostacolo principale da superare è il nostro io che vuole imporsi e reagisce con intolleranza davanti ad ogni diversità. Così la nostra società (e anche noi cristiani) chiama stranieri o estranei le persone che
totale di sè per il bene dell’altro. Inizia così già sulla terra la festa del cielo e tutti possono sentirsi accolti nell’abbraccio del Padre che ci ha rivelato l’eccesso del suo amore donandoci il Figlio. Sono questi i pensieri che mi hanno accompagnata durante il “pellegrinaggio” alla Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma al termine della prima fase del Capitolo Generale. E, mentre ammiravo la Basilica dedicata al grande Apostolo e gli scavi recenti che hanno messo in luce il suo sepolcro, ho pregato perchè anch’io, come lui, sappia dare la vita per Gesù Ho anche chiesto per me e per tutte le Suore di Santa Marta sparse nel modo di poter dire con verità: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me…” e cantare con il cuore: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, il pericolo, la spada?… Niente potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. 7 Camminando con fede 1/2009
provengono da vari paesi del mondo, persone diverse per indole, cultura, religione e consuetudini di vita, ma che sono come noi figli dell’unico Creatore e Padre di tutti. “Mi sono fatto debole con i deboli per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno” (Cor 9,22). È questo l’ideale di vita proposto ad ogni cristiano che segue il suo Signore mite e umile di cuore: spendersi instancabilmente nell’esercizio della carità e andare sempre oltre nel dono
di suor Damiana
La parola a...
La Madonna H
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o letto, non ricordo dove, che si può essere grandi in due modi: il primo è quello di essere un eroe, un precursore, un creatore…, il secondo è quello di contenere in sé l’esistenza di un grande. Questa è stata la grandezza della Madonna, ciò che l’ha resa grande. Alla domanda semplice, ma pregnante, che spesso ci viene posta anche da chi non crede: “Ma chi è la Madonna?”, bisognerebbe rispondere subito dicendo che è l’umile donna che Dio ha scelto per far assumere a Gesù la sostanza di uomo, “per dargli un corpo”. Nessuna donna è come la Vergine Maria perché in nessuna creatura è avvenuto e mai avverrà quello che è avvenuto in lei. È accanto a lei, così donna, così madre che ci introduciamo serenamente al mistero, al senso vero della vita e impariamo a ricuperare le dimensioni “alte” del sentire e dell’amare che spesso rischiano di diventare irraggiungibili. È accanto a lei che ritroviamo il senso religioso autentico, che l’allora Cardinal Montini aveva così definito: “Filo lanciato nel vento ed esposto a tutte le illusioni e aberrazioni se non incontra una mano celeste”. La mano celeste che l’uomo, anche l’uomo di oggi, ha bisogno di incontrare è la mano della Madonna; con lei impariamo a gustare ciò che entra nella nostra vita e la rende feconda: il dolore e la gioia, la letizia e la preoccupazione, l’attesa e l’annuncio di novità. Impariamo da lei a capire che il creatore è un Dio provvido e amoroso e proprio nei suoi occhi “leggiamo” la certezza che il mondo è intriso della sapienza e della bontà di un Signore che tutto conduce a “buon fine”. Se poi, in questo mese di maggio e in ogni
giorno della nostra vita, ci “attacchiamo” alla splendida preghiera del Rosario e la recitiamo come “si deve”, riusciamo a gustare il senso pieno, la densità e la bellezza di una devozione che ha cambiato e colmato la vita dei grandi santi, degli uomini che, proprio recitando il Rosario, hanno imparato a guardare alla Donna così grande e potente che: “Qual vuol grazia e a lei non ricorre, sua disianza vuol volar sanz’ali”… come scrive dante nel XXXIII Canto del Paradiso nell’invocazione di San Bernardo alla Vergine. Recitare il Rosario è trattenersi raccolti in un mondo silenzioso e santo, è sostare per imparare a diventare ciò che ciascuno di noi deve diventare secondo i disegni di Dio. Mentre recitiamo il Rosario, infatti, ci immergiamo nel mistero, ma siamo costretti anche a pensare che ciò che avvenne alla Madonna, non è avvenuto in lontananza, ma è l’esempio di ciò che deve avvenire nella nostra vita: Dio deve “prendere forma nella nostra esistenza”. Solo se, come la Vergine santa, ci inchiniamo dinanzi a Dio e con fede Gli diciamo SI’, diventeremo creature libere, esultanti, umili. La Madonna ha creduto, si è fidata di un Dio che mantiene sempre la sua Parola e ha percorso per tutta la vita la strada “ignota” per la quale Lui la chiamava. Il messaggio dell’Angelo che noi ripetiamo ad ogni “Ave Maria” è l’ordine, l’invito ad accogliere un Amore incontenibile e a vivere di esso SEMPRE. Nell’ora esatta di quel SI’ è cominciato l’Amore cristiano sulla terra. Da quell’ora l’appello si ripete continuamente: ogni volta che ascoltiamo ogni sua verità, ogni volta che Egli ci “appare”,
Madre Antonia
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ci comanda o ci ammonisce si rinnova l’esigenza ad accoglierlo in noi più profondamente per mettergli a disposizione tutte noi stesse con una volontà pronta, semplice, chiara… Sia così! E la nostra devozione alla Madonna si rafforzi, si intrida di fede vera.
Invochiamola, come ci ha insegnato il nostro amato Padre Fondatore, e crediamo che proprio “dalla sua mano celeste scenderanno sulla nostra Famiglia Religiosa, sulla Chiesa e sul mondo intero le grazie di cui tanto abbiamo bisogno in quest’ora della storia.
Spiritualità e carisma
L’entusiasmante com 19
aprile 2009. La giornata è di quelle apparentemente un po’ noiose, nuvole basse, cielo grigio e pioggia, eppure già dal primo gradino del pullman il clima cambia. Eccole lì, nelle prime file, sono sedute Suor Marta e le altre Suore e mentre scorri nel corridoio con un buon giorno a destra e un buon giorno a sinistra, incroci quegli sguardi che portano dentro tutti la “stessa luce”. Ci sono alcune Suore giovani e alcune più anziane, ma in tutte si intravede l’entusiasmo e la gioia di poter tornare per qualche ora sui passi del loro amato e Beato Fondatore; qualcuna di loro, più anziana, col desiderio di riabbracciare anche qualche compagna di strada che ora vive a Genova o a Chiavari. In tutte vi è la grande gioia di poter visitare quei luoghi che hanno visto l’origine della loro stessa vocazione e magari la possibilità di stare per qualche minuto con lo sguardo e la preghiera volte alla tomba del Beato Tommaso Reggio. Nei posti sul retro del pullman, in “Piccionaia” si dice a Firenze, ecco le famiglie: babbi, mamme e figli dove negli sguardi dei genitori rivedi lo sguardo dei figli, sia gli uni che gli altri ancora assonnati ma in tutti la voglia di passare insieme una giornata
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un po’ speciale. Per sguardi distratti potremmo dirla un’amicizia nata tra i banchi di scuola, nello specifico i banchi dei nostri figli, ma che nasconde in fondo una simpatia umana tenuta insieme dall’avere dato credito, ciascuna mamma e babbo e figlio per vie diverse, a una proposta fattaci dalle Suore. Ebbene sì noi siamo “gli Amici di Betania” della Scuola Santa Marta di Sesto Fiorentino. Partiamo, dunque, alle ore 7,20… che dire… i soliti ritardatari! Arriviamo a Genova per le 10.30 dove troviamo ad accoglierci praticamente tutte le Suore che lì abitano, con la stessa gioia di quelle che ci accompagnano. Lasciamo zaini e zainetti nel refettorio della Scuola e ci dirigiamo alla chiesa dei Frati dove per le 11.00 è prevista la S. Messa. I bambini tutti per mano a Suor Maria ci precedono ed è commovente vederli così affidati e obbedienti accanto a lei. Terminata la funzione, un piccolo saluto al nostro caro Tommaso Reggio. Si pranza tutti insieme e poi via alla mezz’ora di “ricreazione” in cui durante un mini torneo a calcetto balilla figli contro figli, i babbi prendono piede e la sfida si conclude in un agguerritissimo babbi contro babbi.
mpagnia di Gesù nel quotidiano di Isabella, Gabriele e Niccolò Amici di Betania Sesto Fiorentino
accudire i bambini orfani e non, per educarli. Oggi i bisogni sono cambiati e questa struttura tenta di rispondere all’insorgere di un nuovo grande bisogno che è quello della relazione. Sono tantissime, infatti, le persone che cercano la compagnia, un punto di riferimento o una qualche consolazione”. Ci colpisce che spesso la nostra mentalità moderna relega il mondo religioso a lato della vita, eppure nessuno come le Suore, che io ho incontrato in questa “gita”, ha espresso giudizi o detto cose la cui origine è realmente il cuore della vita e tutte le cose che abbiamo visto sono una reale e concreta risposta ai bisogni emergenti del mondo di oggi. A Chiavari, dopo una giornata di pioggia, è uscito il sole!!! Un’ultima personale osservazione sulla proposta che ormai da un anno le Suore ci hanno fatto: diventare “Amici di Betania”. Ci siamo domandati spesso perché “Amici di Betania” e dopo questo viaggio abbiamo trovato la risposta. Per Gesù gli amici di Betania erano Lazzaro, Maria e Marta. Il Vangelo ci racconta che erano suoi amici, nel senso di amici di famiglia. Mi viene da pensare che Gesù, Lazzaro, Maria e Marta erano cresciuti insieme come può essere per il mio bambino con i suoi compagni di scuola o con i figli di amici. Per meglio dire forse quei tre per Gesù erano la sua amicizia più umana, erano i suoi amici di sempre, quelli con cui forse aveva giocato da bambino a “ lupo mangia frutta” o a “nascondino”. Ecco perché forse “Amici di Betania” vuol dire amici di Cristo nel quotidiano, perché proprio attraverso la mia vita normale, il volto di quella maestra o di quel genitore di un amico di mio figlio, diventa il volto di Gesù mio compagno. Noi in questi quattro anni di scuola del nostro bambino, ci siamo sentiti così guardati, voluti bene e accolti come accadeva tra Gesù, Lazzaro, Maria e Marta. Grazie!
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Alle 14,30 ci raduniamo tutti per un momento di preghiera davanti alla tomba del Beato Tommaso Reggio. Questo, credo, sia stato per tutti il momento più intenso della giornata, dove i cuori battevano all’unisono davanti a questo uomo dei nostri tempi. Una delle Suore dice quanto sia importante avere il “Padre” nella loro casa, ci descrive il monumento del Beato Tommaso Reggio, le sue raffigurazioni, lastre scolpite in bassorilievo coronate da una statua a tutto tondo del Beato realizzata dallo scultore sestese Berti e questo ci ha reso orgogliosi. Segue un momento di preghiera in cui ci viene letta l’omelia ai laici “Nocchieri fragili… sulla barca della Chiesa” in cui il Beato dice “Signore salvaci perché periamo. Ecco la bella preghiera insegnataci dagli apostoli”. Mentre una mamma leggeva il brano, mi colpiva l’insistenza di questa frase: “gridiamo nei momenti del bisogno della nostra famiglia e dei nostri cari. Signore salvaci perché periamo”. Questa è una posizione nuova di fronte alla vita dove la nostra preoccupazione non è la paura di morire, ma avere la certezza che da Lui siamo salvati. Il viaggio riprende con una visita al duomo di Genova, San Lorenzo, di una bellezza straordinaria, dove tutto sembra avvolto di mistero e si ha la consapevolezza del nostro limite se non ci affidiamo a Dio. Infine a Chiavari dove le Suore di Santa Marta hanno una scuola con tante possibilità, dalla Scuola dell’Infanzia in su…, questa è una delle missioni che il Beato Tommaso Reggio aveva affidato alle Suore, quella di prendersi cura dei bambini. Ma a Chiavari vi è una novità: la struttura è stata trasformata, in parte, in Casa per ferie. Una Suora, mentre ci accompagna, dice: “Sapete, noi abbiamo sempre avuto come compito quello di sostenere i bisognosi e in alcuni momenti storici si è reso necessario dover
Spiritualità e carisma
Mai stanco per Dio N
la Commissione Beato Tommaso Reggio
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on finiremo mai di stupirci per il grande dono che Dio ha fatto alla Chiesa e a noi, Suore di Santa Marta, nella persona del nostro amatissimo Beato Padre Fondatore: più lo si “scruta” e più si scopre la ricchezza e la bellezza della sua personalità e soprattutto della sua spiritualità. Il titolo della bellissima biografia, che il noto giornalista cattolico Angelo Montonati ha preparato, è davvero il programma di vita del Beato Tommaso Reggio: Mai stanco per Dio. Il libro è stato presentato a Roma Sabato 2 Maggio 2009 presso la sala stampa Marconi della Radio Vaticana. Erano presenti: S.E. il Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, Mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, l’autore del libro il giornalista Angelo Montonati, la nostra cara Madre Antonia Dei, la neo-eletta Madre Generale, Madre Carla Roggero, le suore capitolari, tante altre consorelle, amici, conoscenti e giornalisti. Alcuni hanno intervistato il Card. Angelo Sodano e l’autore, e nei giorni successivi, hanno pubblicato recensioni e diffuso le news sulla nuova biografia. Molto significativi gli interventi di presentazione: il Card. Angelo Sodano, che ha curato anche la prefazione del libro, ha introdotto la cerimonia col ricordare la Beatificazione del nostro Fondatore, il 3 Settembre 2000, sottolineando lo spirito di amore del Beato verso i bisognosi, descrivendo la sua personalità poliedrica e definendolo “apostolo dei tempi moderni”. Mons. Mauro Piacenza ha messo in evidenza l’amore, la passione e la dedizione con cui Tommaso Reggio si è speso per la formazione dei giovani sacerdoti, il suo zelo per la diffu-
sione del Regno di Dio, il suo donarsi a piene mani per la Sua causa tanto da richiamare alla memoria l’apostolo delle genti, S. Paolo con il suo: “…guai a me se non annunciassi il Vangelo!” L’autore, Angelo Montonati ha sottolineato come Tommaso Reggio fosse “un precursore dei tempi moderni, uomo del dialogo e dello spirito ecclesiale, giornalista e fondatore del primo quotidiano cattolico italiano. Vescovo dalla vista lunga, che in certi aspetti anticipò gli insegnamenti del Concilio Vaticano II; uomo dotato di eccezionale sensibilità e straordinaria onestà intellettuale riconosciuta anche dai suoi avversari; pastore che seppe anche rivalutare il ruolo delle donne tanto da affidare i suoi seminaristi alle cure delle Suore di S. Marta da lui fondate”. Ha preso la parola anche Madre Antonia Dei, la quale ha espresso la grande commozione che proviamo, come Suore di S. Marta, ogni qual volta vengono riconosciute le grandi capacità del nostro amato Padre Fondatore e la gioia che assaporiamo nel vederlo conosciuto, amato e venerato da tanti. Ha inoltre ribadito la profonda gratitudine per l’esempio di vita che ci aiuta, ci muove ad essere anche noi instancabili nell’amare Dio e gli uomini, in particolare i più deboli, i più indifesi, i più poveri. Riprendiamo e facciamo nostra la preghiera conclusiva del suo intervento: “Il Signore aiuti tutte le Suore di S. Marta sparse nel mondo a diventare sempre più degne di un Padre così grande e così buono e renda ciascuna di noi ‘instancabile’ nel fare il bene”.
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a celebrazione di un Capitolo Generale è sempre un evento forte della Vita Consacrata perché è un’espressione del carisma proprio delle Suore di Santa Marta che si incontrano per verificare la vita spirituale, fraterna, apostolica con attenzione ai segni dei tempi. Il XVI Capitolo generale apertosi a Roma il 25 Aprile 2009 ha vissuto, fin dall’inizio, momenti intensi di preghiera per chiedere l’assistenza dello Spirito Santo, discernimento nella valutazione e saggezza non solo umana, ma spirituale profonda. Le Capitolari si sono sentite accompagnate e sostenute da tutte le consorelle perché un Capitolo generale è un evento importante della Chiesa e della Famiglia religiosa e si inserisce nel processo vitale di Riforma comunitaria auspicata dal precedente Capitolo del 2003. La Madre Generale, Madre Antonia, il primo giorno ha presentato all’Assemblea la sintesi dei questionari individuali e comunitari, apprezzando il lavoro di ogni Suora e di ogni Comunità e ha lasciato nel cuore di tutte un interrogativo importante: “Chi è Cristo per noi? In questo mondo secolarizzato sappiamo davvero con la vita testimoniare il primato di Cristo? Il Signore è davvero il nostro unico ideale, il nostro tutto?”. Nei giorni successivi sono state presentate dalla Madre Antonia per l’Italia, India, Libano e dalla Delegata Madre Lilian Doll per l’America latina le relazioni sullo stato personale, spirituale, apostolico, disciplinare della Congregazione, seguite dalla lettura delle relazioni economiche. Sarà questo un materiale prezioso su cui riflettere per rileggere nella seconda fase del Capitolo la nostra vita di consacrate.
Intervento significativo è stato quello di Padre Amedeo Cencini sul tema: “La vita consacrata nell’epoca post-mortale”. Si è introdotto augurando alle Capitolari che tutta questa fase preparatoria si traduca in disponibilità concreta a lasciarsi guidare dallo Spirito del Signore con rettitudine, libertà interiore e coinvolgimento di ciascuna. Con queste premesse le Capitolari sono state introdotte nel vivo della riflessione: “Quale situazione storica la vita religiosa sta vivendo in questi tempi? Come ritrovare i germi di rifioritura di una autentica vita?” Il nuovo compito della vita consacrata è quello di svelare e risvegliare il desiderio di Dio che c’è in fondo al cuore dell’uomo. È questo ciò che il mondo si aspetta: tocca a noi, anche a noi Capitolari, esserne le interpreti; è questa la nuova primavera della vita consacrata che ci si augura possa fiorire anche nella nostra famiglia religiosa. Occorre però interrogarsi sullo stile del nostro servizio e della vita fraterna, per verificare se davvero è mosso dalla contemplazione dell’Eterno e sa testimoniare e trasmettere l’amore di DIO. Momento centrale nella prima fase del Capitolo è stata l’elezione della Madre Generale, il 29 aprile, alla presenza del Presidente Mons. Natalino Zagotto, Vicario episcopale per la Vita Consacrata. Dopo la proclamazione della nuova eletta, Mons. Zagotto ha rivolto alla nuova Superiora Generale, Madre Carla Roggero, l’augurio per il compito di animazione, di servizio e di governo della Congregazione che l’attende e ha ringraziato Madre Antonia per il servizio svolto con dedizione totale alla Congregazione e alla
Roma, 25 aprile-3 maggio 2009 di Suor Anita
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Durante l’Assemblea Capitolare del 1° maggio si sono programmati i lavori per la seconda fase del Capitolo. Le capitolari hanno a disposizione un ricco materiale: i questionari, le relazioni generali e le relazioni di ogni Comunità, le Costituzioni, il Direttorio, l’intervento di Padre Cencini che ha toccato sul vivo i problemi scottanti della vita consacrata innestata nel tessuto storico del mondo contemporaneo. Il Pellegrinaggio in San Paolo fuori le mura ha concluso questa prima fase. Sulla tomba dell’Apostolo le Capitolari hanno pregato e chiesto l’ardore apostolico perché ciascun membro della Famiglia religiosa sia capace di esprimere nel mondo la fecondità profetica del nostro carisma.
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Chiesa; si è poi soffermato a parlare con grande affabilità, profonda stima, amicizia, umanità. Per tutte ha avuto parole di benevolenza e di affetto. Il giorno seguente, 30 Aprile, si sono svolte le elezioni del Consiglio Generalizio che ha il compito di “collaborare con la Madre Generale per un servizio nella Chiesa ai fratelli fino al dono totale di sé, perché la nostra Famiglia religiosa sia una testimonianza autentica del Vangelo nella Chiesa e nel mondo”. Esso risulta così composto: Madre Lilian Doll Vicaria Generale Madre Antonia Dei 2° Consigliera generale Suor Alessandra Sordi 3° Consigliera Generale Madre Sossy Madathinakam 4° Consigliera Generale Suor Vittoria Longhese Segretaria Generale Suor Patrizia Gaspari Economa Generale
Percorsi di formazione
Sguardi di speranza G
li incontri di spiritualità tenutisi a Chiavari ed a Querceto sono per tutte coloro che hanno la grazia di potervi partecipare motivo di arricchimento e di notevole ricarica interiore. Il trovarsi insieme, con Suore provenienti da diverse comunità, fa sempre bene al cuore, perché lo scambio spirituale e umano arricchisce ed aiuta a comprendere che il bisogno di Dio, di preghiera, di rapporti
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sereni è insito in ogni suora di santa Marta. Le giornate sono state guidate a Chiavari da Don Enrico Bacigalupo, a Querceto da Don Claudio Doglio. Tutti e due i relatori hanno trattato il medesimo argomento “Sguardi di speranza per un “oltre” che risvegli in noi e negli altri la nostalgia di Dio” servendosi di brani evangelici e metodologie diverse, ma ugualmente efficaci.
le Suore partecipanti
come alla Maddalena, Gesù dirà “Maria” e noi lo riconosceremo perché la sua luce ha invaso non solo la tomba vuota, ma anche il nostro cuore. I due relatori oltre ad aver commentato i brani evangelici, in modo approfondito, ci hanno fornito una interessante traccia per orientare la riflessione personale e la condivisione comunitaria. Ciascuna dunque, nei tempi di riflessione e di preghiera personale, facendo tesoro della Parola così efficacemente presentata, ha avuto l’opportunità di soffermarsi su quei passi che maggiormente l’avevano interessata per cui, nell’incontro comunitario è stata offerta la possibilità di mettere in comune quanto ognuna individualmente aveva meditato. Al termine delle due giornate abbiamo ripreso il nostro cammino ringraziando il Signore per la sosta ristoratrice che la Famiglia religiosa ci ha offerto.
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Don Enrico ci ha aiutate a scoprire attraverso la figura di Marta (Lc 10,38-42), la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,17-46), e l’unzione di Betania (Gv 11,1-10) il cammino che Marta ha compiuto per diventare una donna di speranza capace di accogliere l’amore di Gesù. Don Claudio mediante una riflessione partecipata ci ha fatto riscoprire che la virtù della speranza non è un’idea ma la certezza di una persona: Gesù Cristo. Si è servito anche del brano evangelico: l’apparizione di Gesù a Maria di Madgala (Gv 20,1-20), simbolo della donna nuova che va alla ricerca dell’amato, per aiutarci a comprendere che quando c’è il buio nel cuore la speranza muore. “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Sono queste le domande fondamentali che dobbiamo porci quando l’oscurità c’invade, quando la speranza viene meno. Allora anche a noi,
Percorsi di formazione
Educare a tutto campo N
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ei giorni 28-29 marzo 2009 si è tenuto a Chiavari un seminario di monitoraggio e di valutazione del progetto di “Evangelizzazione in ambito scolastico”, sotto la guida del Prof. Cattaneo. Erano presenti le responsabili dei vari tipi di scuole. Arrivare a formulare un progetto di Evangelizzazione, tenendo presenti gli alunni e tutta la Comunità educante e religiosa, era l’impegno assunto dal Capitolo Generale del 2003, confermato dall’Intercapitolo e condiviso da tutte le Scuole. Tutte abbiamo cercato di essere attente a questa consegna e durante gli incontri tenuti a Chiavari e a Roggiano da persone veramente qualificate, ma soprattutto sensibili a questo problema, quali Don Claudio Doglio e il Prof. Giampiero Cattaneo, ci sono stati offerti strumenti e opportunità preziose di formazione perché i nostri ambienti educativi rispondano in modo efficace alle attese della Chiesa, delle famiglie, del territorio. Alle linee teologiche e pedagogiche indicate dai due relatori si è aggiunta la competenza e il coordinamento di Madre Carla che non ha mancato mai di sostenere il gruppo, animandolo e motivandolo con suggerimenti chiari che sapevano interpretare i veri bisogni dei ragazzi e delle nostre scuole. Sono stati analizzati dal Professore i materiali prodotti dalle varie scuole, in alcune c’è stato
l’impegno di calare il progetto di Evangelizzazione nel Curricolo di Istituto, fornendo una programmazione di contenuti ben strutturata in Unità di apprendimento e con la verifica e la valutazione, in altre scuole l’obiettivo deve essere ancora raggiunto pienamente. Lo scopo del seminario di Chiavari era quello di verificare, relativamente al Progetto di Evangelizzazione, quanto dell’itinerario operativo è stato realizzato, quanto è stato modificato o si pensa di modificare. Dal primo lavoro di gruppo in assemblea sono emersi punti di criticità su cui avanzare nuove proposte che possano collegarsi al Curricolo di Istituto che ogni scuola deve elaborare. I lavori di gruppo sono stati momenti proficui vissuti con molta partecipazione, in uno scambio vivace di esperienze e di valori. In ogni proposta si coglieva che il Progetto di Evangelizzazione era legato non alla sola ora di religione, ma abbracciava tutta la giornata vissuta nella scuola, perciò era l’impegno di ogni educatore in ogni momento. Si sentiva l’esigenza, in mezzo a tanto individualismo, egoismo, chiusura che caratterizzano la nostra società e le stesse famiglie, di educare al dono disinteressato, al positivo, alla fiducia verso l’altro perché la diffidenza nelle relazioni sia sfatata da una reale apertura verso
di Suor Anita Bernasconi
quali crediamo. Il Professore dall’analisi del monitoraggio fornirà ulteriori proposte per lo svolgimento del progetto e strumenti di valutazione dell’esperienza annuale. Ed ora un grazie a nome di tutte alla Madre Generale che, credendo nella Scuola e nella sua missione ci ha offerto sempre tante occasioni di aggiornamento e di formazione e una sollecitazione a tutte noi: percorriamo insieme la via della solidarietà con l’uomo d’oggi, dell’evangelizzazione, nutrita dall’ascolto orante e quotidiano della Parola. In questo tempo pasquale accogliamo l’invito rivolto dal Risorto a Maria di Magdala: “Va’ dai miei fratelli e porta loro l’annuncio” e noi lo faremo con un cuore colmo della Passione per Cristo e per l’umanità.
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la molteplicità dei volti che rendono ogni incontro un’occasione bella per accogliere, integrare, dare anima ed entusiasmare. Madre Carla ha rilevato nei lavori di gruppo una motivazione molto alta, maggiore disponibilità a intervenire e a mettersi in gioco e l’acquisizione di un valido metodo di lavoro. Non sono mancati momenti per un aggiornamento delle ultime Circolari Ministeriali riguardanti la valutazione, il patto di corresponsabilità e il documento di indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, con l’intenzione di ripristinare l’ora di Educazione civica in modo forte: momento in cui i ragazzi riscoprono l’appartenenza allo Stato e i valori di questa Carta e della nostra Nazione. Tutte queste sono piste che attendono una chiara progettazione per il prossimo anno scolastico; la norma ministeriale dovrà essere collegata con il nostro presupposto culturale e con i valori nei
Frammenti di santità Vighizzolo, 28 giugno 1982 Carissima Suor…, la penso con tanto affetto, tutta presa ormai nel pieno dell’attività degli esami e di cuore Le auguro soddisfazioni e riuscita, pari allo zelo, per la gloria di Dio che la anima. Dio assista le nostre scuole, attraverso le Dirigenti, affinchè senza compiere ingiustizie diano buone soddisfazioni alle famiglie che fanno tanti sacrifici per far frequentare scuole pareggiate o parificate ai figli, per tenerli lontani dai pericoli e dar loro una profonda formazione umana e cristiana. Coraggio sempre! Dio ci conceda di conseguire quella perfezione a cui mirammo fin dall’adolescenza. Con tanto e tanto affetto Le invio il mio abbraccio, pregandola di estenderlo alla carissima Madre Clelia, che tengo sempre presente nella preghiera, a Suor Ernestina, a Suor Turavani e a tutte le Consorelle della Casa, specie alle più anziane che conosco meglio. Camminando con fede 1/2009
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Il Signore mandi tante benedizioni a tutte e a ciascuno.
Suor Valeria Bocchino passata alla casa del Padre il 6 agosto 1990
In missione
Con Jesús nuestra vida es misión s difÍcil expresar toda la alegría que me dejó la participación en la misión 2009. Desde entonces día a día me pregunto:¿qué puede llenar más mi vida que ver sonreir a una abuelita que vive sola?, ¿que puede llenar más mi vida que ayudar,escuchar y compartir con mis hermanos?. Al término de esta misión en Huerta de Mataquito, mi respuesta a estas interrogantes fue: NADA, NADA pude llenar más mi vida que ver sonreir a una
abuelita, nada puede llenar más mi vida que ayudar,escuchar y compartir con mis hermanos. ¿POR QUE? simplemente, PORQUE EN MI HERMANO ESTA CRISTO. Cuando encontré esta repuesta, también encontré el significado de esta misión, que es CULTIVAR, VIVIR, y PERMANECER con cristo en mi alma, sólo así pude desarrollar y sentir esta actividad. Como explicar también, el relacionarme con
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E
di Roger Flores
In missione mis compañeros y compañeras de distintos lugares del país, compartir con 5 religiosas del carisma de santa Marta y con el sacerdote Pedro Gil de Valdivia.¡ Increible como se puede llegar a querer a tantas personas en tan pocos días ! Y de nuevo se viene a mi mente DIOS , porque gracias a él puedo querer a tantas personas. Él es amor y ese amor lo pude transmitir con demasiada gente. No puedo dejar de lado a la comunidad de LA HUERTA, quien nos recibió con la mejor acogida que pudimos a ver encontrado, fue la misma acogida que santa Marta brindó a Jesús.
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Con mucha tristeza el día 25 de Enero regresé a mi ciudad (Vallenar), teniendo desde ahora siempre presente en mi oración a esta comunidad, a los niños, ancianos, jóvenes y adultos. No me queda más que decir, que solamente gracias a Dios, y a cada persona encontrada, ya que sin ellos nuestra misión no es misión.
Una presenza luminosa
le Suore della comunità
Firenze - Querceto di Sesto Fiorentino
l giorno 3 marzo questa famiglia religiosa ha avuto la gioia di accogliere il nuovo Arcivescovo della Diocesi fiorentina: Mons. Giuseppe Betori, che ha concelebrato col nostro cappellano: Padre Ferruccio e con Padre Fiorenzo, entrambi Giuseppini, che esercitano il loro apostolato in Querceto di Sesto Fiorentino. Alla Santa Messa, oltre tutte le Suore della casa, ha partecipato un gruppo numeroso di laici, genitori dei bambini della Scuola dell’Infanzia, che fanno parte degli Amici di Betania. Durante l’omelia, breve, ma molto densa, l’Arcivescovo ha ribadito la necessità della conversione per ritrovare la presenza di Dio. Questo è anche l’impegno che ci siamo assunte, in particolar modo durante il periodo della Quaresima, per arrivare alla risurrezione di Cristo rinnovate e ritemprate nello spirito. Dopo la celebrazione eucaristica, all’uscita dalla Cappella, il presule ha salutato cordialmente tutte le Suore presenti e poi si è recato in visita,
nelle camere, alle varie consorelle malate, lasciando a ciascuna un messaggio di gioia e di speranza. Non ha tralasciato neppure una breve visita in cucina, dove ha chiesto di essere fotografato con Maria, esultante di gioia. Infine, prima di tornare in Diocesi, si è recato nella Scuola dell’Infanzia accolto calorosamente dai piccoli che hanno voluto dimostrare la loro bravura con canti e brevi recitazioni. Dopo averli accarezzati e benedetti, l’Arcivescovo ha dato loro un mandato: portare la benedizione del Vescovo ai loro genitori. Tutti i bambini hanno promesso una preghiera per lui personalmente e per tutta la Diocesi fiorentina Lasciandoci ha ringraziato tutti per l’accoglienza affettuosa e cordiale, ci ha benedetto chiedendo ancora preghiere. Sicuramente la visita dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Betori tra noi, rimarrà come presenza di luce nel nostro andare quotidiano.
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In missione
Giorno di festa al “Santa Marta” L
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a giornata dei 130 anni della nascita delle Suore di Santa Marta è stata caratterizzata, nella comunità di Genova da una presenza eccezionale, quella del nostro Arcivescovo il Card. Angelo Bagnasco. Già nella prima decade del novembre scorso la comunità aveva ventilato la possibilità di invitare S. Ecc.za a casa nostra, ma la data ravvicinata del 22 novembre, il Sinodo dei Vescovi a Roma e immaginando la fitta agenda di impegni apostolici e pastorali del Cardinale, ci ha fatto desistere ripromettendoci però di poterlo invitare per il giorno 9 gennaio, festa liturgica del nostro Beato Padre Fondatore Tommaso Reggio, detto e fatto. Abbiamo formulato una semplice richiesta scritta, ma molto dubbiose, in una risposta positiva, per i tanti impegni ecclesiali; invece al suo ritorno dal Sinodo abbiamo avuto conferma che il giorno 9 gennaio alle ore 15/15,30 Sua Ecc.za ci avrebbe onorate della sua visita. Per la circostanza tutto il Corpo Docente si è impegnato nel presentare agli alunni la figura del Vescovo, le sue caratteristiche di Pastore e di Maestro, il suo ruolo nella Chiesa universale e in quella particolare che è poi la nostra Diocesi. I piccoli hanno rappresentato con graziosi fumetti la figura e l’opera di Tommaso Reggio ed i più grandi hanno animato con canti e preghiere la Celebrazione Eucaristica. La risposta dei genitori è stata ampia e nell’attesa dell’arrivo del Cardinale il clima si è fatto caldo e sempre più familiare anche grazie alla presenza dei bambini della sezione primavera. L’approccio con i ragazzi è stato molto bello, il Cardinale li ha coinvolti nel commento all’omelia; ha spiegato loro l’importanza di vivere in pace,
amati, seguiti dai genitori, dagli insegnanti e dalle Suore. Ha narrato che nel periodo in cui ricopriva la funzione di Vescovo delle Forze Armate, in occasione delle sue visite nei territori di guerra (Bosnia, Kosovo, Iraq, Afganistan) molti bambini, nonostante guerra e fame chiedevano, andandogli incontro, quaderni e matite perché avevano compreso che solo la scuola avrebbe potuto cambiare il loro futuro e quello del Paese. Ciò ha permesso di intrattenersi con i ragazzi e informarsi sul loro atteggiamento nei confronti del loro impegno scolastico. Anche la comunità religiosa ha approfondito il senso di questa visita nella rilettura della bella pagina del Vangelo di Luca (Lc. 10, 38-42) “Gesù entrò in un villaggio e una donna di nome Marta lo accolse nella sua casa” Che Marta abbia accolto Gesù dice molto in favore di questa donna che per la sua accoglienza tutto il villaggio diventa ospitale in contrasto con il villaggio dei Samaritani che non vollero ricevere Gesù. Certo, ognuna di noi ha il suo stile per accogliere e ospitare; c’è chi si contenta anche solo di poter vedere, chi di ascoltare, chi di condividere valori e progetti, chi nel darsi da fare perché tutto risulti secondo le regole della buona accoglienza… “Marta, dice il Vangelo, era tutta presa dai molti lavori” e questo non ha giocato in suo favore meritandosi l’ammonizione affettuosa di Gesù “Marta, Marta una sola è la cosa di cui c’è bisogno…” Questo aiuto di Gesù alla riflessione di Marta ci ha richiamate alle ultime parole del nostro Beato Fondatore “Dio, Dio solo mi basta!” questo è stato l’epilogo di tutta una vita spesa nell’accogliere “l’Unico Necessario”.
la Suore della ComunitĂ Genova
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Al Santuario di di Suor Cornelia Milano - Bovisa
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l desiderio delle suore che quest’anno celebrano il 50° di Professione Religiosa è diventato un dono per tutte, un’opportunità preziosa per ciascuna di noi. Suor Paola Fogliata della comunità della Bovisa e suor Concetta Lunardi della comunità di Novate, avevano chiesto come regalo, un pellegrinaggio a Padova e questa loro aspirazione ci ha trovate unanimi e concordi nel metterci in viaggio, motivate dall’evento del loro anniversario, ma soprattutto, dal desiderio di ringraziare il Signore in un modo più sentito e condiviso, là dove le nostre consorelle festeggiate desideravano essere. Nel disporci ad una giornata di preghiera, ci siamo premunite di un libretto canti che durante il viaggio ci è servito per animarci e prepararci ad esprimere col grazie, la gioia di trovarci insieme per ricaricarci e far esperienza di fraternità in un luogo santo. All’arrivo presso la Basilica dedicata a Sant’Antonio, abbiamo trovato subito la celebrazione della S. Messa dopo la quale siamo state accolte da un Padre, disponibile e pronto ad accompagnarci nell’itinerario previsto. Egli ci ha condotte fuori del santuario, in un punto poco distante, sul sagrato, dove ha iniziato a parlarci dell’architettura e del significato inerente alle diverse parti della Basilica, avviandoci alla comprensione della simbologia e della spiritualità presente nelle diverse forme murali. Abbiamo potuto sentire dalla sua voce calma, riflessiva e piena di vissuto, ogni particolare riguardo la vita di Sant’Antonio, insieme alla storia del Santuario, ma soprattutto, attraverso le sue spiegazioni, abbiamo percepito il dono della fraterna condivisione
Padova nel 1209, quando S. Francesco, appena ventisettenne, si portò a Roma da papa Innocenzo III per chiedergli l’approvazione della Regola del nascente Istituto”. Un “GRAZIE” da tutte noi a Te Signore, fonte di Bellezza e santità e un canto pieno di gioia per queste due sorelle, Suor Paola e suor Concetta, che tu hai chiamato e custodito fedelmente nel tuo amore. Mettiamo il Tuo dono trasmesso a loro e a noi con la nostra gratitudine, sul tuo santo altare perchè il Bene, per la forza del tuo Spirito, diventi frutto maturo per la vita eterna.
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di notizie, emozioni e verità… trasmesse a noi da persona che vive lo spirito e i valori di questo Santo stupendo. Una guida qualunque, racconta ciò che ha studiato, ma noi, attraverso l’esperienza diretta del francescano, siamo potute penetrare nel cuore del santuario dove abbiamo desiderato restare nella meditazione e nella preghiera che lo Spirito ha attivato nel profondo del nostro cuore attraverso l’ascolto della santità di un uomo affascinato e consumato dall’amore per Gesù e la diffusione del suo Vangelo. Lasciavamo il sagrato con la constatazione che la bellezza di un luogo rende possibile l’incontro con Dio, col suo mistero presente in tutte le cose. All’interno del santuario abbiamo visitato la cappella delle reliquie mentre la guida, con poche parole sommesse, ci presentava il ritratto interiore di Sant’Antonio, amante appassionato del suo Signore. Pregando e ascoltando, è continuata la visita alle diverse cappelle fino a quella “delle Benedizioni” dove ci siamo inginocchiate per un’ultima grazia: noi stavamo cercando Qualcuno che ci stava aspettando! Sì, non siamo capitate per caso a Padova nella Basilica del Santo! Storia e arte, cultura e bellezza, sono state la giusta cornice della spiritualità profonda a cui il Signore ci aveva chiamate proprio nell’ottavo centenario delle origini del francescanesimo iniziato
In missione
C’è sempre una prima I
l desiderio di affrontare il XVI Capitolo Generale ben preparate ci ha dato la forza per superare tutte le difficoltà di organizzazione per incontrarsi. Così le Suore professe di voti perpetui dalle due Comunità di Trivandrum sono partite in treno per Pariyaram dove le consorelle di quella comunità insieme a quelle di St. Ma-
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ry le attendevano con immensa gioia. Tutte insieme con il cuore palpitante abbiamo ringraziato Dio che ci ha riunite per un avvenimento così importante. Il relatore don Joy S.J, provinciale dei Gesuiti, un uomo tanto semplice quanto competente è arrivato puntuale e ha dato avvio all’incontro spiegando le regole e la prassi del Capitolo
le Suore professe perpetue dall’India
Generale come previsto dal Diritto Canonico. Ha posto poi delle domande sulla nostra identità per portarci alla comprensione della necessità di attuarla nel contesto in cui viviamo. Il suo tentativo di farci consapevoli della situazione attuale dell’India, in particolare dello stato del Kerala, ci ha trovate molto interessate ed entusiaste. Il lavoro che egli svolge nell’Università gli ha permesso di avere una ottima conoscenza degli aspetti politici, sociali e religiosi del nostro paese. Il numero dei cristiani, già in netta minoranza rispetto alle altre religioni, sta ancora diminuendo, perciò, ha sottolineato che il nostro compito è quello di essere lievito in una nazione così vasta e variegata. Il secondo giorno abbiamo cercato di calare quanto ascoltato nella nostra situazione. Madre Sossy aveva già preparato delle linee di lavoro tenendo presente la nostra Regola di Vita e i documenti del Capitolo Generale precedente. Ora, alla luce della conoscenza acquisita sul nostro territorio, ha modificato lo schema di lavoro, lasciando delle domande per aiutarci a riflettere e condividere. Eravamo proprio felici di utilizzare bene questo tempo che e’ stato un dono per noi. Il sentimento di riconoscenza che ognuno di noi porta dentro il cuore verso Dio e la Congregazione è risultato molto evidente nella condivisione fraterna. Quando e’ stato messo in co-
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volta
mune il nostro sogno per il prossimo sessennio, abbiamo constatato un grande desiderio di attualizzare la nostra identità di Suore di Santa Marta in varie parti dell’India: essere il lievito dove la pasta è ancora azzima. Questo incontro ha accresciuto in noi il sentimento di gratitudine e ha rinforzato l’affetto vivo che custodiamo nel cuore verso la nostra Famiglia Religiosa. Non possiamo dimenticare la nostra amatissima Madre Paola che durante il suo servizio ha fondato la nostra missione in India. Dopo tanti anni la gente di Pariyaram la ricorda volentieri e non ha dimenticato il suo linguaggio di amore e il suo sorriso. Anche tutte noi ne facciamo memoria con tanta riconoscenza insieme a Sr Annetta e Sr Ilaria che hanno speso con amore e dedizione buona parte della loro vita per la missione qui in India. Siamo sicure che ora dal Cielo ci seguono e pregano per questa terra che tanto hanno amato. Un desiderio è stato espresso da tutte: tenere vivo il ricordo delle suore missionarie che hanno offerto il loro servizio per la testimonianza al Vangelo in questo subcontinente. Come incenso profumato il nostro ringraziamento sale a Dio perchè ci ricolmi ogni giorno della ricchezza del suo Amore. Esprimiamo la nostra sincera gratitudine alla carissima Madre Antonia che segue con cura ogni passo della nostra missione. L’esempio e le esortazioni del nostro Beato Fondatore a volare per soccorrere ogni necessità sono vive nel nostro cuore di Figlie e a lui chiediamo di vegliare sul nostro cammino perché, attraverso la nostra testimonianza, il Signore sia sempre più conosciuto ed amato.
In missione
Uomini con le stellette
gli Alunni di V
Firenze - Conservatorio
N
oi, alunni della classe quinta primaria del Conservatorio “S. Maria degli angeli” abbiamo avuto la gioia e l’onore d’incontrare una prima volta il nuovo Ordinario Militare per l’Italia Mons. Vincenzo Pelvi con i Cappellani Militari, della zona pastorale della Toscana, alla S. Messa “Interforze”, celebrata nella Basilica dell’Annunziata.
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Il Vescovo ha rivolto il pensiero agli uomini con le stellette che “rendono un servizio verso chi è indifeso o in emergenza risultando portatori di solidarietà a popolazioni di diverse culture, in paesi ove operano con umanità e senso del dovere”. È stata in quest’occasione che l’Ordinario Militare ha promesso di venire a trovarci a scuola e così è stato. Una mattina con nostra sorpresa è arrivato in classe. La nostra gioia è stata grande, eravamo tutti emozionati. Abbiamo pregato insieme e ricevuto la sua benedizione. Prima di lasciarci ci ha fatto dono di un grazioso ricordo che porteremo sempre con noi. È proprio vero: la vita ci riserva sempre liete sorprese!
Affetto e stima del nostro pastore
di Suor Cornelia
Milano - Bovisa
munione tra le suore e le persone, comunione all’interno di ogni comunicazione come tratto distintivo nella chiesa… Per riuscire a crescere nella comunione c’è bisogno della stima reciproca e della compassione vicendevole. La stima è la prima forza da cui può sprigionarsi il dialogo per camminare nella comunione. Non si può realizzare la comunione se non c’è stima le une per le altre. La stima riguarda i talenti che tutti abbiamo; la compassione riguarda le nostre povertà e i nostri limiti. Come il Signore ha
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a visita pastorale del Card. Dionigi Tettamanzi alla sua grande Diocesi ha avuto nella nostra casa di Milano-Bovisa un momento significativo nell’incontro con le Religiose del Decanato. Il Cardinale si è rivolto alle numerose suore delle varie Congregazioni con parole che hanno sottolineato il valore della vita religiosa nella Chiesa sintetizzando il suo pensiero in tre punti: come primo traguardo da raggiungere, egli ha posto la comunione. Comunione tra le suore nella comunità, co-
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avuto compassione di noi, così noi dobbiamo aver compassione gli uni per gli altri perché tutte le comunità cristiane brillino di questo bene davanti al mondo spesso così lacerato e conflittuale. Il 2° traguardo è la missionarietà perché la comunione con Dio e tra noi non ci chiude, ma ci apre agli altri, e questo andare verso i fratelli è testimonianza cristiana aiutata dal valore della femminilità per la quale alle Consacrate è dato di arrivare nel cuore degli uomini là dove neppure il Sacerdote può. Infine, il traguardo che sintetizza tutto è la santità, la santità personale come mezzo per la diffusione del regno di Dio. Se uno ha la santità personale e vive santamente, ha tutto. Uno può essere malato, anziano, ma può sempre crescere nella santità e nella comunione attraverso tutti i doni ricevuti e così dare testimonianza. Dopo queste sante parole, il cardinale ha impartito la Benedizione solenne a tutte le suore del Decanato di Affori e si è soffermato con i gruppi delle Comunità presenti informandosi
circa la loro provenienza e le loro attività. Salutando e benedicendo tutte, Egli ha raggiunto la nostra sala di Comunità dove ha salutato paternamente le suore presenti. L’affetto che lega il Cardinale alla nostra Famiglia Religiosa, risale al tempo della preparazione alla beatificazione del Padre Fondatore, quando egli era Vescovo della Diocesi di Genova. Per questo Egli, al termine dell’incontro, ha voluto soffermarsi familiarmente con noi Suore di Santa Marta. Si è intrattenuto con ciascuna, complimentandosi con le Suore anziane che gli hanno ricordato la sua mamma quasi centenaria. Nell’accomiatarsi ha lasciato questa dedica: “Alle Rev.me e care Suore di S. Marta, perché sappiano rivivere il carisma del beato Tommaso Reggio in particolare nel campo educativo. Con la benedizione del Signore, con il mio affetto” + Dionigi Card. Tettamanzi
In casa con le Suore uando un paio di mesi fa, in un incontro degli “ Amici di Betania”, ho chiesto a Suor Marta se era possibile passare un’intera giornata in casa con le suore, mi ha risposto, con un sorriso curioso quanto la mia richiesta, dicendo che ci avrebbe pensato. Questo giorno si è concretizzato presto; altre mamme hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa ed eccoci qui. Sapevamo che avremmo condiviso dei bei momenti e che il tempo sarebbe volato, ma un’immersione così totale nel lavoro, nella preghiera e nella vita di casa di certo non ce l’aspettavamo. Oltre alla Scuola dell’Infanzia che tutte noi conosciamo bene, l’attività principale della casa di Querceto si concretizza nell’assistenza alle suore anziane e malate, molte delle quali purtroppo non più autosufficienti. Ognuna di noi dopo la preghiera delle Lodi, la Santa Messa e una buona colazione è stata accompagnata ad un piano... Qui le suore, professionalmente più preparate e aiutate da altre, ogni giorno provvedono a lavare, cambiare, curare, servire colazione, pranzo e cena,somministrare medicinali sempre con molta gioia. C’era da frullare la frutta, pulire il pavimento delle camere e del corridoio, portare la biancheria sporca in lavanderia e soprattutto aiutare le suore che non fanno più niente da sole. L’ordine, la pulizia, la professionalità, la serenità e l’infinita dolcezza con cui vengono svolte tutte queste attività ci ha molto colpite. Oltre al lavoro abbiamo condiviso i pasti semplici e deliziosi in un refettorio che davvero sembrava una grande famiglia C’è stata la possibilità di dedicare alla preghiera e alla meditazione tempo che spesso
nella nostra quotidianità fugge via. Non sono mancate allegre conversazioni e un’uscita in giardino per qualche foto ricordo. Ecco, in questa domenica del tempo di Pasqua, dove il Vangelo di Luca ci ricorda che Gesù disse ai discepoli “siate miei testimoni”, abbiamo veramente visto come si vive la testimonianza; noi torniamo alle nostre case, nelle nostre famiglie, al nostro lavoro e tra gli amici cercando, senza presunzione, di essere davvero testimoni dell’amore di Gesù. Un grazie di cuore per il calore che ci è stato dimostrato e per come ci hanno accolto Suor Marta e tutte le suore della casa di Querceto.
di Caterina, Raffaella e Rossana Querceto
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In missione
Grazie di cuore
una mamma
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icono tutti che il tempo dell’infanzia è breve, che ogni attimo passato con i nostri bimbi bisogna viverlo appieno, perché sono attimi che non ritornano più. La mia bambina indugia davanti allo specchio; oggi, per l’ultimo giorno di scuola, vuole essere elegante e carina. Ripenso, per un attimo, che fino a poco tempo prima ero io a sceglierle i vestiti, i giochi… ora è lei che pretende di decidere, non perché sia ostinata e viziata, ma perché ormai è risoluta nell’esprimere i suoi gusti e le sue decisioni. La guardo muoversi, parlare, andare su e giù per la cameretta… e ripenso al tempo, a quel concetto espresso dalla voce della gente… l’infanzia vola, ed in questi tre anni, così pochi e così tanti, mia figlia è cresciuta. Ricordo il primo giorno d’asilo, era così contenta nel suo grembiulino bianco, con lo zainetto sulle piccole spalle… e quell’entusiasmo, quella gioia che si spezzò
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Malmantile
all’improvviso quando le dissi che me ne andavo e che sarei tornata a prenderla. Ricordo lo sguardo perso, non voleva lasciarmi, ed io quasi, quasi mi sentivo in colpa, senza ricordare che, anche nelle cose più semplici, non c’è crescita senza un briciolo di sofferenza. È stato un percorso lento, ragionato, portare mia figlia verso la conquista dell’autonomia, portarla a crescere, compito principale di chiunque sia chiamato, sia per natura sia per vocazione, al ruolo di educare. L’anno prossimo tutto sarà diverso, nei luoghi, nei ritmi, nelle persone che andrà ad incontrare, così è la vita che non permette di soffermarsi sui momenti migliori. Tutti gli attimi passati, impressi sulle foto e sui filmini registrati durante le recite, ricordi che devono essere custoditi, per sottolineare un passaggio importante della vita della mia bambina. C’è una nota malinconica in questa giornata festosa, è come ritornare indietro nel tempo, a quelle ultime giornate di scuola, quando senti la gioia e la curiosità di qualche cosa che inizia e la tristezza e l’incertezza di qualcosa che finisce per sempre. La mia bambina mi chiama per uscire, allegra e contenta, per lei è solo un giorno di festa, è troppo piccola per preoccuparsi dell’avvenire. Io so invece che questo inizio e questa fine altro non sono che alcuni degli innumerevoli mattoncini che compongono il castello della nostra vita. Sono sicura che le fondamenta del castello di mia figlia sono solide e crescendo non dovranno mai cadere. Nella nostalgia del saluto un grazie enorme a voi suore per il lavoro svolto, per la comprensione, l’ascolto e l’aiuto dato anche a noi genitori, per il coinvolgimento nell’ambito educativo, ma non solo, anche per i momenti felici, gioiosi e festosi, tanto preziosi e tonificanti. Grazie! Grazie di cuore.
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Rendo grazie a Dio e a tutti passato un anno dalla tragedia che ha colpito la mia famiglia a causa di uno spaventoso incidente stradale accaduto mentre tornavo in convento dopo la visita ai miei cari. Colgo con tanta gioia questa occasione per rivolgere a Dio e a voi tutti un ringraziamento che nasce dal profondo del mio cuore. Sento il bisogno e il dovere di dirvi di cuore grazie perché in questi mesi ho potuto sperimentare il vero amore fraterno da parte delle consorelle che sono vicine a me e anche di quelle lontane che pregavano incessantemente recandosi anche alla tomba del nostro Beato Tommaso Reggio perché intercedesse per me davanti al Signore. Grazie alle vostre preghiere e offerte sono guarita. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà implorerai aiuto ed egli dirà ‘eccomi’ (Is. 58.9). Questa frase traduce visibilmente ciò che il Signore opera nella mia vita. Come sapete tutti, anch’io per tre giorni morta insieme al mio amatissimo fratello e al nipotino, il piccolo Arlin, perché non dimostravo nessun segno di vita. I medici non nutrivano nessuna speranza di potermi salvare Dopo tre giorni nella sala di rianimazione, grazie a Dio, ho cominciato ad avere il palpito della vita e giorno dopo giorno sono migliorata. Mi viene la pelle d’oca pensando a quando mi è accaduta questa tragedia, nella sala di rianimazione, non avevo nemmeno un filo di stoffa addosso, ma il crocifisso, che mi era stato dato il giorno delle mia Professione, era la’ attaccato al mio petto bagnato di sangue. Questo fatto mi dà la profonda certezza che il Signore mi accompagna e mi consola ogni momento della mia vita. Ora il Signore mi insegna a credere e a convincermi che nella mia vita non sono da sola, ma che Lui è sempre con me. E questa certezza mi deve
sostenere anche nei momenti difficili e bui della mia vita. Con il cuore traboccante di gratitudine rendo grazie alla Congregazione, alla carissima Madre Antonia e a ciascuna consorella per la preghiera e per aver invocato l’intercessione del Beato Tommaso Reggio nostro Padre Fondatore. Alla fine tutte insieme avete realizzato nella mia vita questa parola di Dio: “Il digiuno che voglio non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua casa? (Is.58,7) In modo particolare voglio esprimere la mia gratitudine alle consorelle della comunità a cui appartengo, quella di Pariyaram. Nei giorni di angoscia e di trepidazione hanno dimenticato tutto e l’unica preoccupazione era la mia vita e quella dei miei cari rimasti vivi, che si uniscono a me nel ringraziamento. Ho sperimentato l’amore fraterno delle mie consorelle che mi hanno aiutato con cuore sincero senza mai mostrare che questo costasse loro benchè la minima fatica. Ora questa vita mia la offro come un fiore di gratitudine per fare il bene che Dio desidera da me. Per questo vi chiedo ancora la vostra vicinanza attraverso la preghiera. Di nuovo vi ringrazio di cuore per tutto quello che mi avete fatto. Il Signore vi ricolmi della Sua grazia. Ricordando i vostri sorrisi e servizi ringrazio Dio che mi ha concesso di rinascere. Vi lascio questa pagina. come un segno tangibile della nostra fraternità.
di Suor Mariamma Elukkunnel India
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È
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Umorismo dono dello S
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ento sempre più frequentemente persone che si lamentano. Nulla va bene. L’aria si fa sempre più pesante. O anche per il bombardamento televisivo che ogni giorno ci propina cronaca nera. Attorno girano facce cupe, angosciate, terribilmente serie. Sembra che il grigiore e la tristezza aumentino. Una sera, mentre cercavo un testo, mi è capitato fra le mani un libricino edito dalle Paoline nel 1974 e che, mi ricordo, mi aveva fatto bene in alcuni momenti particolari della mia vita: “L’umorismo di Gesù” di Henri Cornier. L’ho riletto di un fiato. Per questo ho pensato di invitare anche voi, a praticare un po’ l’arte dell’umorismo. Non dico la scherzosità stupida, l’ironia feroce e sprezzante, il sarcasmo beffardo, ma l’umorismo che è stato definito da un autore francese “un’arte di vivere, che conserva ogni cosa al suo posto. L’umorismo è una qualità dell’amore” (Op De Beek): l’umorismo, dunque, che vuol dire quel pizzico di buon umore anche terra terra che nasce dalla voglia di vivere, un tocco di leggerezza e di bonomia nel notare le contraddizioni e i limiti della gente, uno sguardo che sa posarsi sulle cose, sulla vita, sulle persone, senza cattiveria e amarezza nel coglierne le debolezze e anche le assurdità. Buon umore che vuol dire comprensione, be-
nignità, tenerezza, libertà da qualsiasi falso scandalo. Scrive Cornier: “Gesù aveva il senso dell’umorismo e l’ha ancora. Per decidere di farsi uomo quando si è Dio, per accettare di passare come un falegname, come un beone, persino come un bestemmiatore, non si richiede davvero un grande senso dell’umorismo? Vi è dell’umorismo sul fatto che Egli sia venuto ad abitare in mezzo agli uomini, pur sapendo che non sarebbe stato ricevuto. Egli è venuto a dirci che ci ama e che dobbiamo amarci fra noi come egli ci ama. È un messaggio serio che non è compreso da coloro che si prendono troppo sul serio”. In fondo si tratta di imparare a sorridere di nuovo. A sorridere, non a deridere. Quante volte basterebbero davvero un sorriso, una battuta bonaria – anche se non accettata e capita da tutti –, un leggero fiotto di ilarità, per sbloccare situazioni pesanti, per svelenire l’atmosfera e avviare relazioni più sane e veritiere tra le persone! Certo! L’umorismo è difficile, come è facile l’ironia. L’ironia può nascere dal risentimento, dal disprezzo. L’umorismo sorge dalla libertà interiore, dalla gioia di vivere, dalla comprensione, dalla povertà, dall’umiltà. Implica la morte di “Sua maestà il Personaggio”, che si
Spirito in questo nostro mondo tanto triste, tanto invelenito, tanto vuoto di umorismo e ricco di stupidità. E, probabilmente, prenderemmo meno sul serio noi stessi e più gli affanni e le pene dei fratelli e delle sorelle. Anche Gesù, scrive Cornier, ci tratta con umorismo, perché è molto superiore a noi, ci comprende, ci misura, ci ama. Noi siamo poveri di umorismo, perché siamo piccoli e ci sentiamo grandi. Colui che ha il senso dell’umorismo comprende assai bene colui che non l’ha. Colui che non l’ha, comprende assai male colui che l’ha, e pretende di comprendere tutto, perché non comprende abbastanza. Gesù comprende gli uomini: “Egli sapeva quello che c’è in ogni uomo” (Gv 2,25). Gli uomini, invece, “pur vedendo, non vedono e pur udendo non odono e non comprendono” (Mt 13, 13). Gesù aveva il senso dell’umorismo . Probabilmente Gesù ha riso quando ha dato il soprannome di “figli di tuono” a Giacomo e Giovanni, che volevano far scendere dal cielo il fuoco su un villaggio della Samaria che non voleva lasciar passare il gruppo degli apostoli (Mc 3,17). Sicuramente Gesù ha ancora oggi il senso dell’umorismo. Chissà che soprannome ha dato a me!
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gonfia al punto da non vedere che se stesso ed essere incapace di sorridere. Non per nulla il nostro Dio è uno splendido umorista, che giunge fino al paradosso di fare cose grandi con gente da niente come i primi discepoli e come noi. Da rispondere con una risata alla presunzione dei potenti che si sognano di avere il mondo tra le mani, dimenticando che sono polvere, destinati a ritornare in polvere, mentre il mondo è condotto dalla tenerezza misericordiosa e sorridente del Padre. Ma Lui è l’umile. E ci invita a diventare quello che siamo in verità: piccola gente davanti al solo Grande, che, guarda caso, è umilissimo. È il servo che ci lava i piedi. Penso che l’umorismo potrebbe essere considerato come uno dei doni dello Spirito, il dono del sorriso, dell’umiltà attenta alle cose minute ed immense. Il dono della tolleranza, il dono della benignità verso il prossimo. Dono grande perché, grazie ad un pizzico di umorismo, si disintossica l’atmosfera, si ridimensionano le situazioni, si sgonfia il Personaggio, si spaccano le barriere dell’altezzosità e del rancore, si scioglie la stizzosità. Affiora un rigagnolo di letizia e magari nasce un fiume di gioia. Se noi Chiesa diventassimo capaci di sorriso e di ilarità, saremmo un segno straordinario
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Un’esperienza di cr l’accompagnament N
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el corso frequentato presso l’Università dei Gesuiti qui a Beyrouth ho scoperto che il mio ruolo di accompagnatrice spirituale è essere con la persona nel punto in cui si trova nel suo cammino, sempre responsabile di una parola profetica che infonde speranza e ridona vigore, parola che parte dal cuore e arriva al cuore dell’altro. Questa formazione mi ha permesso di scoprire anche che il discernimento spirituale è legato ai doni dello Spirito Santo e al clima di Pentecoste nel quale nasce e vive la Chiesa. Si tratta di dare fiducia alla grazia che accompagna la mia libertà e tutto il mio essere. Perché è proprio lì nel più profondo e nel più intimo che si deve cercare questo Spirito, allontanando i vani pensieri che mi abitano spesso e purificando i miei desideri dalle motivazioni egoistiche e orgogliose. Nessuno nasce cristiano, ma lo diventa. La fede fa del battezzato una persona in cerca di Dio, per giungere alla santità. L’accompagnamento invita a vivere un atto essenziale: “conoscersi”. Una conoscenza totale, intima, che si estende a tutte le situazioni perché la vita passata è importante per il buon esito di questo cammino di crescita. Uno dei principi essenziali dell’accompagnamento è di svelarsi all’altro e questo implica un rispetto reciproco, profondo. In ogni percorso di accompagnamento c’è una rivelazione dell’uomo a Dio e di Dio all’uomo. Questo esige tanta umiltà per essere in ascolto dello Spirito, per scoprire nelle sue idee e nel suo
agire la strada della ricerca di Dio. La presenza dell’accompagnatore provoca questa ricerca e la sua scoperta nel fondo del proprio cuore. Per far questo è necessario anche introdursi sempre più nell’intelligenza delle Sacre Scritture. L’accoglienza, il rispetto e la fiducia comunicano la certezza che qualsiasi persona può pervenire alla piena maturità umana e spirituale, perchè l’essenziale in questo cammino non è la lunghezza del percorso, ma la direzione intrapresa in piena libertà verso l’Altro e davanti all’Altro. L’accompagnamento è anche l’altare dove si esprime il dolore e dove si dice e si manifesta la domanda d’aiuto. Davanti a questo grido l’accompagnatore è invitato a posare lo sguardo di fede sull’altro, uno sguardo simile a quello di Gesù e a vivere sacramentalmente il silenzio, un silenzio attento che sa accogliere senza giudicare per permettere all’altro di svelarsi e di aprire il cuore totalmente fino alla liberazione interiore. Questo silenzio è un dono di sè, un’offerta cristiana in Cristo e con Cristo per accettare l’altro com’è, nella convinzione che nessuna persona è mai un “caso irrimediabile”. L’accompagnatore spirituale è chiamato ad esser un testimone di quello che l’altra persona vive affinchè questo cammino sia veramente un cammino di santità. Non è l’accompagnatore a dare la fede o a imporla: la fede è un dono divino ma il cammino d’umiltà, di rispetto, d’accoglienza, di com-
crescita: nto spirituale
dal Libano
universitario o di una buona formazione, ma la conseguenza d’una relazione intima con il Dio Vivente e sempre presente, sostenuta dalla sapienza e dall’esperienza.
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prensione potrà far fruttificare la pace interiore che permette all’accompagnato d’entrare nel profondo di se stesso e di scoprire l’Amore di Dio e la ricchezza interiore che si esprime liberamente nella fede che salva. Inoltre l’accompagnatore aiuta l’altro a non aggrapparsi alle certezze sensibili e alle sicurezze umane e ad accettare di abbandonare i suoi dubbi e le sue incertezze per aprirsi all’urgente e continuo appello di Cristo. Uno dei segreti della mia vita spirituale è la rilettura quotidiana dell’esistenza sotto lo sguardo di Dio che aiuta a scoprire la sua presenza in tutti gli avvenimenti concreti della vita, anche là dove non lo aspetto, a riconoscere le mie fragilità, che diventano il luogo di un’umile presa di coscienza e di un incontro di purificazione e mi rivelerà la forza dell’amore gratuito. E lì che l’Amore, la confidenza e la bontà di Dio sono tradotti dalla preghiera, strumento indispensabile che m’immunizza e mi conduce sulla strada di Dio. Ma la prima cosa da tenere presente e da non dimenticare mai è che lo Spirito Santo è l’unico accompagnatore e la sola guida che, per Cristo e con Cristo, mi porta al Padre con tutte le persone che accompagnerò. È essenziale che io ricordi sempre il mio ruolo di strumento di Dio, e mi affidi alla grazia dello Spirito Santo. Un cieco non può condurre un altro cieco. Colui che vuole accompagnare un altro nei “percorsi santi”, come dice S. Teresa d’Avila, deve lui stesso percorrerli prima. Essere accompagnatore non è il risultato di un corso
di Suor Noha Haddad
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Un salvadanaio d’amore
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Sono uno zingaro, un povero girovago, la mia roulotte è il mio monastero, il mio cuore il luogo della mia preghiera. Non ho abiti eleganti: Dio dice che il corpo è più bello del vestito. Non mi preoccupo di cosa mangerò domani: col Padre Nostro chiedo il pane di ogni giorno. Metto da parte per la mia anima un salvadanaio d’amore: il mio cuore non è avido di ricchezze; ha una gran voglia di amare il prossimo. La mia roulotte è piccola, ben più di una casetta. Ma tu, Signore, tu non avevi dove posare il capo. Rimpaglio sedie e vendo cesti. Con calma, cade la notte piano piano. Per pregarti, Signore, accendo un focherello. Devotamente apro il tuo Vangelo. Come una pecorella docile, gusto la tua pace. Sii benedetto, Dio d’amore. So che mi vuoi bene E che me ne vorrai per sempre. Un “manouche” francese
Con l’affetto della memoria Carissime, oggi, a Milano, improvvisamente ci ha lasciato senza darci il tempo di salutarla Suor Teodolinda Cappelletti nata a Mirabello di Cantù (Como) il 14 febbraio 1938, entrata in Comunità l’8 dicembre 1958, professa dal 3 luglio 1961. Le vie di Dio sono anche quelle “misteriose”. Spesso Lui ci sorprende e ci “costringe” a rafforzare la nostra fede per vedere “forse” se, come Marta, davvero sappiamo ripetere: “Io credo che tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”. Suor Teodolinda è stata chiamata dal Signore alla vita senza fine proprio mentre offriva con affettuosa dedizione la cena alla sua mamma: ultimo suo gesto di servizio proprio con la stessa premura che caratterizzava Santa Marta quando serviva Gesù. L’abbiamo accompagnata e
lasciata là accanto al suo papà, mentre la neve e il sole sotto un cielo limpido sembravano volerci dire che Lei era già nella luce e nell’azzurro del Padre. Generosa e capace di dimenticarsi per “soccorrere” le sue consorelle nelle necessità, non si è mai risparmiata e, spesso trascurando se stessa, é volata in favore di chi era nel bisogno. All’inizio della sua vita consacrata, dopo aver conseguito il Diploma di Istituto Magistrale, ha svolto, per diversi anni, la sua missione come insegnante tra i bambini della scuola elementare a Genova e in altre scuole dove l’ufficio di responsabile glielo permetteva. È stata infatti nominata Superiora a Genova, a Roggiano, a Milano Bovisa, a Viciomaggio, a Vighizzolo, a Crescenzago e infine a Masate. Ha fatto anche parte del Consiglio Generalizio dal 1991 al 1997 come Consigliera Generale. Attaccata alla sua Famiglia Religiosa alla quale sentiva di appartenere fin nelle sue fibre più profonde si era ultimamente occupata più da vicino della sua carissima mamma. Ha lasciato così in gravi difficoltà il suo carissimo fratello don Adrio che era nei suoi pensieri più cari ma ora, senza dubbio, con la stessa intraprendenza, starà organizzando come fargli sentire che Lei “c’è” vicinissima come sempre. Affidiamo Suor Teodolinda al Dio della vita perché l’accolga nella sua luce eterna e doni alla mamma, al fratello e a tutte noi la forza necessaria per continuare a servirLo in serenità e letizia come faceva Lei. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
Ci mancherai… Siamo qui per salutarti, carissima Suor Teodolinda, e lo facciamo con il cuore stretto nella morsa del dolore. Tu ormai sai che quanto ci passa nell’anima è dettato dalla forza del bene che ci legava, perché tra noi tutte, figlie di una “piccola Famiglia Religiosa”, ogni perdita è qualcosa che fa “vuota la casa”. La fede, sì la fede di Marta, ci aiuta e ci fa forti nella prova, e capaci di ripetere con te “ma io credo che Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”. Siamo qui numerose per darti il nostro ultimo saluto carico di affetto e di gratitudine, mentre ti pensiamo in cielo insieme a tante consorelle a fare festa al nostro amato Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, proprio oggi giorno in cui tutte le Suore di Santa Marta ricordano il suo compleanno. Ci mancherai, Suor Teodolinda! Noi sappiamo che tu stai pensando alla tua mamma e al tuo carissimo fratello Don Adrio, sicuramente hai fatto questo appena arrivata lassù dove il cuore ritrova l’energia e le pulsazioni eterne! Da un po’ di tempo loro erano la tua grande preoccupazione e non lasciavi mancare occasione per ringraziare del dono che ti era stato fatto di poter stare loro vicina. In un attimo sei partita con la stessa prontezza che avevi nel soccorrere le tante consorelle che hanno goduto delle tue premure. Si vede che il Signore voleva occuparsi direttamente di te!
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Roma, 6 gennaio 2009
Con l’affetto della memoria Ci affidiamo ancora alla Provvidenza che invochiamo e alla Fede che vogliamo tenere viva: esse ci aiuteranno a vedere nelle trame dei giorni che verranno la Speranza di cui tutte abbiamo tanto bisogno. Ciao Suor Teodolinda!
Madre Generale Suor Antonia Dei
Grazie Signore
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Grazie Signore del dono di sr. Teodolinda, della sua fedeltà alla consacrazione, con instancabile generosità e gioiosa dedizione al prossimo che la provvidenza ha posto sul suo cammino, fino all’ultimo istante della sua esistenza terrena. La tua rapida dipartita da questo mondo, da noi sofferta con indicibile pena, è forse un simbolo della zelante sollecitudine e notevole tempestività con cui sempre hai assolto ogni servizio apostolico, spendendoti generosamente “finchè bastano le forze!” Carissima sr. Teodolinda, ora che sei entrata nella vita senza fine, oggi festa liturgica del Beato T. Reggio, ti chiediamo di intercedere presso di Lui per i tuoi cari, per gli amici e le Suore di S. Marta, affinchè sappiamo scoprire e compiere ogni giorno la volontà di Dio nell’ottica del Regno. Con grande affetto e gratitudine
Sr. Agnese Bianchi
Roma, 12 gennaio 2009 Carissime, oggi, dalla Casa di Cura Columbus di Roma, ha risposto alla chiamata del suo Dio la cara Consorella Suor Margherita Ongaro nata a Bornato di Cazzago S. Martino (Brescia) il 30 giugno 1938, entrata in Comunità l’8 maggio 1956, professa dal 22 novembre 1958. Suor Margherita ci ha lasciato per andare a godere per sempre il Suo Signore. Si è spenta nella notte, ma Lei aveva vegliato e offerto per i suoi familiari e per tutta la sua Famiglia Religiosa: ogni respiro, ogni palpito, ogni fatica… Molte Consorelle hanno avuto il bene di conoscerla e di godere della sua collaborazione, offerta ovunque con generosa disponibilità presso la clinica Sanatrix di Roma o in aiuto degli anziani nella Casa di Riposo di Sarno. Lo stare con i bambini, però, soprattutto con i più bisognosi di affetto negli Istituti assistenziali (degli Innocenti a Firenze, di Viareggio De Sortis, di Chiavari…), ha sicuramente rappresentato, per lei, una missione privilegiata data la sua capacità di accoglienza e di dedizione materna. Improvvisamente le si è presentato un male irreversibile che l’avrebbe condotta progressivamente alla completa inattività. Gravemente colpita e consapevole del graduale aggravarsi della malattia, ha tentato di reagire cercando di prestare il suo servizio
finchè le è stato possibile, poi, con serena rassegnazione, ha accolto la volontà del Signore. Ultimamente aveva più volte chiesto di andare in casa di infermeria. Invitata da me ad aspettare per celebrare prima il suo 50° di Professione Religiosa ne aveva assaporato la gioia intensamente insieme alla sua sorella Suor Angela e ai suoi familiari. Ricoverata più volte in rianimazione e consapevole dell’avanzare veloce del suo male aveva pregato, ascoltato e condiviso le preghiere e tutto ciò che accanto al suo letto Suor Angela e noi abbiamo cercato di rendere prezioso fin sulla soglia della sua dipartita. Ha avuto la gioia di ricevere l’Unzione degli Infermi dalle mani del Card. Angelo Sodano, nella solennità del Natale, quand’era ricoverata nel Policlinico Gemelli. L’ultimo colloquio è stato quello all’ospedale poche ore prima della morte. Parlandole abbiamo visto che piano piano intendeva
Una vita per Cristo Care Sorelle di S. Marta, Familiari ed amici della compianta Suor Margherita! Due giorni fa un Angelo del Signore passò per la Clinica “Columbus” di Roma e sussurrò dolcemente all’orecchio della nostra Sorella Margherita: “La tua ora è giunta partiamo per l’altra sponda”! Si chiudeva così il cammino di una vita generosa, iniziata 70 anni fa nella bella terra di Bornato e cresciuta sul ceppo di una famiglia di profonda vita cristiana. Terminava così una esistenza totalmente spesa al servizio di Cristo e della sua santa Chiesa. Nel cuore della notte, come nella parabola evangelica, lo Sposo era giunto a chiamarla a sè e la trovò con la lampada accesa, pronta ad entrare nel gaudio del suo Signore (Mt 25, 1-13). In questo momento si fondono in coro tutte le voci di noi qui presenti
che l’abbiamo tanto amata, quasi in un’unica sinfonia, per ringraziare il Signore d’averci dato una figura così bella di donna cristiana, che consacrò tutta la sua vita al Signore, servendolo nei fratelli e nelle sorelle che essa incontrò sul suo cammino. Sono bambini, sono anziani, sono persone sofferenti che hanno sempre trovato in Suor Margherita un cuore aperto all’amore. Una dolorosa malattia la costringeva all’immobilità, ma essa offriva tutto al Signore, con un senso di pazienza e di serenità interiore davvero ammirevoli. Con l’apostolato della sofferenza continuava così l’apostolato del servizio svolto in tutta la sua vita. In quest’ora di dolore per la dipartita di Suor Margherita, Gesù ci conforta ripetendo anche a noi le parole dette un giorno a Marta e Maria che piangevano la scomparsa del fratello Lazzaro: “Io sono la Risurrezione e la vita. Chi vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,25). Il Vangelo di oggi ci ha riportato questa stupenda pagina dell’Apostolo S. Giovanni e ci ha ricordato come la luce della Pasqua si irradi su tutta l’esistenza cristiana. Il mistero della morte assume così un volto nuovo, il volto illuminato dalla fede nel Risorto! Fratelli e Sorelle nel Signore, illuminata da questa fede la nostra Sorella Margherita è andata incontro al suo Signore. Quante volte essa avrà ripetuto le parole di quel bel canto popolare che diceva: “Quando busserò alla tua porta, avrò fatto tanta strada, avrò
ceste di dolore, avrò grappoli d’amore o mio Signore”! Sì, ceste di dolore ne ha avute tante da portare all’altare del Signore, ma tanti sono stati pure i grappoli d’amore che ha offerto a Cristo Gesù! E’ l’esempio di una vita edificante che Suor Margherita lascia in eredità a tutti noi. Con letizia cristiana essa ha vissuto ed ha poi affrontato le sofferenze della sua lunga agonia. Ora essa è giunta all’incontro con lo Sposo, con la lucerna accesa nelle sue mani. Con la nostra preghiera noi vogliamo accompagnarla in quest’ultimo viaggio all’incontro del suo Signore. Dal cielo le sarà certamente accanto la sua dolcissima Madre Maria. La pietà cristiana ce la fa invocare come “Porta del Paradiso”. Che Maria Santissima prenda, quindi, per mano Suor Margherita e l’introduca alla presenza di Cristo, lo Sposo che essa tanto aveva amato e servito in questa vita, in attesa di contemplarlo un giorno, faccia a faccia, nella gioia eterna del cielo. Amen!
Omelia del Card. Angelo Sodano S. Messa in suffragio di suor Margherita Ongaro
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e aprendo improvvisamente gli occhi ascoltava e sentiva tutta la tenerezza che avevamo per lei, tanto che la nostra presenza aveva fatto “alzare” anche la sua pressione. Siamo certe che nella sua lucidità si è purificata “come oro nel crogiuolo” e ora cammina sui sentieri del cielo e ci aiuta a capire il mistero della sofferenza e della vita accolta anche quando è segnata dall’oscurità del dolore. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
Con l’affetto della memoria Roma, 27 gennaio 2009 Carissime, oggi, dalla casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, presso la quale aveva trascorso gli ultimi giorni della vita, è salita al cielo Suor Gesuina Marinari nata a Firenze il 21 novembre 1920, entrata in Comunità il 15 maggio 1940, professa dall’8 maggio 1943. La chiamata improvvisa del Signore non pare averla colta di sorpresa, come si può intuire da qualche suo scritto, dove ella esprime il suo pensiero già fisso “nell’eternità del tempo”, pensiero che sembra rivelare un’attesa vigilante dell’entrata nella vita senza fine. A questo proposito desidero citare due “brevi passi” tratti dalle pagine dei suoi appunti personali… scritte con molta semplicità e con tono quasi poetico, ma con riferimenti significativi:
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“La virtù del sorriso è la fortezza di tenere per sé pesi e oscurità e di regalare agli altri leggerezza, gioia, sollievo, amore”. “Liberami dalla fretta, Signore! Rallenta il mio passo… con una visione delle eterne distese del tempo…” “Sorriso e tempo”… due parolechiave di lettura di un’ascesi spirituale che in Suor Gesuina era diventata stile di comportamento e di relazione con tutte le persone e in ogni situazione. Coloro che l’hanno conosciuta
non possono dimenticare il suo volto sempre sorridente e la sua disponibilità – senza mai lasciarsi vincere dalla fretta – nell’accogliere ed ascoltare le persone cercando di intuirne i bisogni ed essere loro di aiuto. Mi piace immaginare la festa che le avranno fatto al suo arrivo le consorelle che già abitano nella beatitudine del Paradiso intonando con lei il Magnificat di lode e di ringraziamento. Per molti anni si è dedicata all’insegnamento ai bambini della scuola elementare con bontà e competenza, impegnata sempre a cercare le strade più adatte per aiutarli nella loro crescita con la pazienza di chi sa attendere i tempi della maturazione. Così diverse Case della Congregazione (Colle Val d’Elsa, Castelletto, Viciomaggio, Roggiano, Carcegna, Lucca, Castelferro, Velletri, Settignano, Pisa, Castelgandolfo, Genova Villa, San Remo…)
hanno avuto il beneficio di questa preziosa presenza educativa. In molte di queste Case ha svolto il suo incarico di responsabile, sempre apprezzata e rimpianta per la generosità e la delicatezza del suo tratto e per la sapiente discrezione con cui sapeva aiutare piccoli e grandi. Anche Suor Gesuina, verso la fine della sua vita, è stata provata dalla solitudine e dalla sofferenza che la malattia della vecchiaia porta con sé insieme all’inattività. Sicuramente questa situazione è stata per lei una prova di purificazione per passare dalla oscurità della notte alla pienezza della luce. Preghiamo per lei e chiediamole che interceda per tutte noi. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
Roma, 15 febbraio 2009 Carissime, oggi, dalla Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo Suor GABRIELLA COSTA nata a Pisa il 20 novembre 1914, entrata in Comunità il 13 novembre 1933, professa dal 10 maggio 1936. Se n’è andata dopo una breve permanenza nella casa di Querceto dove è arrivata già molto provata dalle conseguenze di una vecchiaia avanzata che la costringeva ormai alla completa inattività. A Saiano per molto tempo aveva goduto delle cure delicate e affettuose delle Consorelle
bisogni e le modalità di aiuto per il loro benessere fisico e spirituale. Le Suore che sono state con lei le sono grate per il bene ricevuto. Ora pregherà per la Congregazione che ha tanto amato e invocherà dal Buon Dio tutta la luce e la saggezza che ci sono necessarie in questo momento delicato della nostra amata Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
Roma, 8 marzo 2009 Carissime, oggi dalla nostra Casa Madre di Ventimiglia è salita al cielo Suor SILVIA POGGIO nata ad Acquiterme (Alessandria) il 2 gennaio 1927, entrata in Comunità l’11 febbraio 1943, professa dal 29 luglio 1945. Sicuramente ha raggiunto il suo Sposo, purificata da una lunga sofferenza, vissuta e offerta con amore paziente e intenso. Buona, di una bontà che spesso diventava tolleranza e capacità di far prevalere il bene su tutto il resto, si è sempre mossa con generosità di fronte alle necessità rendendosi disponibile con affabilità e naturalezza. In molti le hanno voluto bene proprio per questo suo “tratto” di squisita capacità di accoglienza e di forza nell’affrontare le prove che nella sua vita non sono state poche… Suor Silvia è stata sempre disponibile per qualunque servizio le fosse richiesto dall’obbedienza: si è trovata, infatti, a svolgere mansioni diverse in varie case: o
tra i bambini della Scuola Materna e i giovani nelle opere di Montalto Ligure, Gaiola, Castelvittorio, San Remo, Cuneo, Madonna dell’Olmo o con gli anziani a Latte… Dal 1995, colpita da una grave malattia, si è trovata ricoverata presso la Comunità della Casa Madre di Ventimiglia: da qui è passata nella dimora eterna. Ci rimane un ricordo molto caro di lei e la certezza che continuerà a chiedere a Dio grazia e luce su ciascuna di noi soprattutto in questo momento delicato per la nostra cara Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
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che l’hanno soccorsa e aiutata a sentirsi “utile” anche quando le risorse fisiche e l’età non le consentivano più di svolgere il suo servizio come aveva sempre fatto. Suor Gabriella infatti, “finché le sono bastate le forze”, si era spesa nella sua Famiglia religiosa, con tanta generosità e bontà, sia quando aveva accolto i tanti bambini che hanno goduto delle sue cure di educatrice attenta e sensibile (a Chiavari, a Crescenzago, a Settignano, a Viareggio)… sia quando aveva assunto l’incarico di responsabile di comunità (a Rivisondoli, a Cassina Nuova, a Castellina Scalo e a Paderno). Consapevole di questo delicato ruolo, aveva seguito con affetto e dedizione le Consorelle che le erano state affidate cercando di intuire i loro
Con l’affetto della memoria Roma, 11 marzo 2009 Carissime, questa sera, nella Casa di Delegazione in Santiago (Cile), ha lasciato questa nostra dimora terrena per andare nella “missione” del cielo Suor EUSEBIA CHIARI nata a Bagnolo Mella (Brescia) il 4 novembre 1922, entrata in Comunità a Roma il 3 maggio 1943, professa dall’11 febbraio 1946. Sicuramente il suo viaggio verso il cielo sarà stato lieve e denso di “sorprese”.
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Nei luoghi dove l’obbedienza la chiamava è passata sempre con la leggerezza delle persone che cercano il bene vero, che seminano la terra lasciando ad altri… i frutti. Instancabile nel suo spendersi per l’apostolato e preoccupata di “darsi” al massimo, ha saputo caricare di vitalità e di gioia il bene che faceva generosamente. Capace di una intraprendenza sempre nuova, si è spesa per fare il catechismo, per insegnare Religione nelle scuole, per proteggere i bambini a rischio sociale. Là dove andava riusciva a “muoversi” senza far pesare nessuna difficoltà, neppure l’ostacolo della lingua nuova, data la sua grande facilità per imparare le lingue. Così è stato fin dall’inizio del suo apostolato prima in Italia come assistente dei bambini nelle opere di Colle Val d’Elsa, Settignano, Castelferro…; successivamente nella missione del Cile dove ha insegnato religione in diverse scuole basiche (a Coltauco, Requinoa, Quinta de Tilcoso, Talca), e in Argentina, a Pergamino, con l’incarico di responsabile di un centro di rieducazione. Ha trascorso anche alcuni anni in Brasile, a Ibiporà… quindi di nuovo in Cile, a Coquimbo, dove ha continuato la sua missione nella scuola finché le sono bastate le forze. Ha poi trascorso gli ultimi anni a Santiago, nella casa di Delegazione. Ora, accanto alle nostre consorelle della comunità del cielo, si riposerà contemplando il volto di Dio e cercherà “instancabilmente” di supplicare la divina Provvidenza perché
conceda a tutte noi il dono di riuscire a parlare sempre e soltanto con il “linguaggio dell’amore”.
Aff.ma Madre ANTONIA DEI
Homenaje a Sor Eusebia Querida Sor Eusebia, ha llegado el momento en que ya no la veremos más con los ojos del cuerpo, pero continuaremos a sentirla viva entre nosotras con la mirada de la fe…, su presencia, como la de tantas hermanas italianas, deja en nuestros corazones una huella profunda de amor a Dios y a la Congregación. Su vida, como religiosa y misionera, sin lugar a dudas, ha contribuido a dar vitalidad a nuestra Familia Religiosa en América Latina, vitalidad que se alimenta de la sencillez de almas generosas y silenciosas, que pasan sin hacer mucho ruido, porque así le gusta al Señor. Así fue su paso entre nosotras y en los distintos lugares que conocieron su materna caridad. Chile, Argentina y Brasil la vieron recorriendo incansablemente grandes distancias para llegar donde había una necesidad que socorrer; protegiendo del frío a los pequeños que padecían las inclemencias del tiempo; trabajando codo a codo con los Padres Scalabrinianos para rescatar a los niños en riesgo social; y enseñando la bondad de Dios Padre a través del Catecismo
Sus Hermanas de America Latina
Roma, 15 marzo 2009 Carissime, oggi, dalla Casa Madre in Ventimiglia, ci ha lasciate per raggiungere la Casa di Dio Padre la Consorella Suor MELANIA FERRARI nata a Rocca de Giorgi (Pavia) il 27 settembre 1915, entrata in Comunità a Ventimiglia l’11 febbraio 1936, professa dal 30 settembre 1937. La ricordiamo serena, allegra sempre in mezzo ai bambini che hanno goduto della sua bontà creativa, della sua piacevole fantasia e soprattutto della sua riservata, premurosa, squisita carità. Tutti la ricordano per la sua semplice, attenta delicatezza quasi naturale che nutriva però di intensa preghiera e di costante buona volontà per essere il più possibile in sintonia con la volontà di Dio. Suor Melania ha svolto la sua missione apostolica per lo più come insegnante: prima nella Scuola Materna, (a Pigna Marittima, a Gaiola, a Carbonara Scrivia, a Madonna dell’Olmo), poi anche nelle Scuole Elementari (a Ventimiglia e a Sanremo). Per due mandati ha svolto anche il ruolo di responsabile di comunità a Madonna dell’Olmo e a Cuneo. Ha quindi trascorso l’ultimo periodo a Ventimiglia nella Casa Madre e, finché non ha avuto il sopravvento la malattia, ha cercato di prestare il suo aiuto nei confronti della comunità e delle consorelle inferme. Sapeva accogliere tutti con il suo tratto cortese, vero, autentico.
Anche durante la malattia ha mantenuto questo suo stile mansueto e colmo di gratitudine per tutte le consorelle e le persone che la curavano o si recavano a visitarla e ripeteva solamente “grazie”. Non conosceva i lamenti e se n’è andata così lasciando il buon profumo del bene che è rimasto anche nel ricordo commosso di chi ha avuto la fortuna di viverle accanto. Preghiamo per questa cara consorella e affidiamo alla sua intercessione la nostra fedeltà ai progetti che Dio ha per ciascuna di noi e per la nostra Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre ANTONIA DEI
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y las Clases de Religión. Sor Eusebia, una mujer transparente, inteligente, culta, soñadora, poeta de corazón que supo compaginar su dimensión humana y espiritual de mujer, cristiana y religiosa. Sor Eusebia, la hemos admirado por su facilidad en aprender idiomas, y estamos seguras que el idioma del AMOR que la llevó a decir SÍ a la llamada del Señor, SÍ a la misión en América Latina, SÍ a la aceptación de la cruz en la enfermedad, es ahora el idioma que hoy la une eternamente con su “Primer Amor”. Gracias, Señor, porque nos permitiste conocerla y amarla… Gracias, Sor Eusebia, porque fue “mirada tierna de Dios” en nuestras vidas…