notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3
Editoriale
la Redazione
Parola di Dio 4
Sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi
un piccolo monaco
Frammenti di santità 19
In missione 20 Una fantastica settimana
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Ogni giorno è Natale
P. Alfredo Ferretti omi
La parola a... Madre Carla 8
Le manifestazioni di Dio
10 Una forte carica per un nuovo rilancio
24 Ancora una volta gli “angiolini” hanno raggiuto le vette dell’accoglienza
le giornaliste Angioline
26 A vita nova rinnovati Clara Birello e Cecilia Manuelli
28 Messaggio educativo dono di due Papi ai giovani
le Suore della Comunità
suor Anita
30 Scuola Famiglia Chiesa... in festa
Percorsi di formazione 16 Di squola si muore! Incontro con don Mazzi suor Maria Pia Mucciaccio
una Mamma
31 Una capanna in prestito
le Suore delle due Comunità Libanesi
le Suore
13 Come far fiorire la vita nel tempo “post conciliare”
Giovanna Cometto Spada
22 Un Avvento speciale
Spiritualità e carisma
una Mamma
21 Alla scoperta delle nostre vallate
Attualità
suor Serafina
suor Michela
32 Questo sì è un bel Natale!
la Mamma di Andrea
34 Verso Natale con bontà amore e pace
Giovanna Cometto Spada
Pagine aperte 35 Risvegliare la nostalgia di Dio
suor Giuliana Merciari
38 Libano, terra santificata
Notiziario delle suore di santa marta
suor Damiana
40 Cinquant’anni con Dio... e con noi!
Via V. Orsini, 15 00192 Roma
Michele Riva e familiari
44 Festa del diploma
Quadrimestrale Anno LXVII Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di S. Marta Via della Colonna, 34 - 50121 Firenze Tel. 055.2478051/2/3 scuolasmangeli@tiscali.it Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio
Francesco Dallai
45 Darsi pace
Marco Guzzi
46 Un “Anno Sacerdotale”
una Suora di Santa Marta
Con l’affetto della memoria
Editoriale “Camminare con fede” ci chiede anche di “vedere e guardare”, come ci insegna Isaia: guardare è andare oltre il vedere. Con questo stile riflettiamo su tre avvenimenti recenti per camminare con fede dentro i fatti. Abbiamo atteso Gesù durante l’Avvento. Quell’attesa ha lasciato il passo alla venuta. Certo, guardando non ci può sfuggire Lui, il Verbo accolto nel silenzio e nella pace. Silenzio e pace sono doni che Lui porta a noi. Guardando ci rendiamo conto che i pastori sono nomadi: si mettono in cammino accogliendo l’invito degli Angeli. Solo loro, rappresentanti di umile e povera gente, riconoscono il Messia atteso. Riflettendo ci accorgiamo che lo stesso tratto è percorribile per noi nella fede purché sappiamo farci semplici e puri di cuore, accoglienti, appunto, del silenzio e della pace. Guardando constatiamo che il Natale è, e dura, se è stato Avvento, se abbiamo preparato davvero la via diritta, se è maturata la coscienza. La luce della coscienza ci illumina: accogliere Dio significa che la nostra vita sia riferita a Lui, sia in rapporto con Lui. Avendo assunto la forma del bambino, è facile che il vagito di Gesù sia soffocato dalle nostre eccessive attività o preoccupazioni o delusioni: - le attività hanno impedito agli albergatori di accogliere il Bambino Gesù; - le preoccupazioni hanno fatto decidere Erode a rifiutare un re che temeva disturbasse il suo regnare; - le possibili delusioni hanno frenato la fede dei capi del popolo eletto nel Messia bambino e nato in una mangiatoia. Né come gli albergatori, né come Erode, né come i capi del popolo, ma come i pastori
(Is 6,9)
scegliamo di essere, semplici e puri di cuore. A dicembre abbiamo atteso le conclusioni della Conferenza di Copenaghen. “Guardando” abbiamo dedotto che occorreva allargare la politica alla alleanza tra scienza e fede, poiché l’impegno cui si tendeva richiedeva conversioni radicali negli stili di vita: non si può chiedere ai poveri una misura che non si sa vivere in prima persona. Identica alleanza occorre fra sviluppo sostenibile e sobrietà, condivisione giustizia sociale. Nessun impegno è accettabile se i Paesi ricchi, primi responsabili del problema ambientale, non si assumono le proprie responsabilità. Su indicazioni del Papa abbiamo riflettuto sulla Giornata della Pace 2010, “scegliendo di custodire il creato”. Riscontriamo una certa coincidenza tra le due circostanze, la Conferenza di Copenaghen e le Giornata della Pace. Quest’ultima chiama i Grandi della terra ad incontrarsi piuttosto che a scontrarsi. Ci sentiamo coinvolti nel compito di “cambiare stili di vita e combattere sprechi e opulenza”: nei Paesi ricchi viene sprecato il 30% degli alimenti! Non possiamo difenderci col dire, o col pensare, che sono sempre altri che sprecano! Il messaggio del Papa ci ha provocato ad accarezzare un sogno: per diffondere il rispetto dell’ambiente occorre una alleanza educativa tra famiglia scuola università e mass media. È una prospettiva che ci tocca da vicino! Siamo tutti chiamati ad animare tale alleanza. Il Papa ci ha richiamato che “nel prendersi cura del creato Dio si prende cura di noi”. Come sarebbero produttive le “conferenze”, le “giornate” se i conduttori scegliessero come Maestro Chi si prende cura di noi!
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Vedere e guardare
La Redazione
Parola di Dio
Sarà chiamato Q
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uesto tempo mirabile ricolmo della tenerezza del dono di Dio Padre e di Maria, che ci porta a rimanere attoniti davanti alla culla del Bambino, ci invita a riflettere sul mistero che contempliamo. Mi piace fermarmi con voi, su un passo del Vangelo di Matteo proclamato nella Messa vespertina della vigilia di Natale. È la grande introduzione e il portale d’ingresso alla mirabile e sconvolgente “buona notizia” nella quale siamo introdotti e che nella sua solennità vuole essere come il fondamento della grande costruzione di questa opera. Sta per presentare colui che è unico e rimarrà unico nella storia dell’umanità, ma che è stato conosciuto nel tempo e in un tempo ben preciso, che ha delle radici storiche, come ogni altro uomo, eppure rimarrà mistero da scoprire perché il suo nome: Emmanuele, indica proprio la sua vera identità: è il Dio con noi. E allora, ecco la sua “carta d’identità”. “Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo” Il primo impatto che abbiamo con questa pagina di Vangelo, ci può dare un senso di noia per la sua aridità, per la lunga litania di nomi, nomi che ci dicono poco, nomi per lo più sconosciuti. Mi sembra però che, se ci pensiamo bene, l’evangelista, già da queste prime battute, in qualche modo “costruisce” l’uomo Gesù, fa conoscere le sue radici, lo colloca dentro un popolo, una tradizione, una storia. Da vero israelita, Matteo, sa l’importanza che hanno i numeri e già qui ne dimostra la loro potenza evocativa e lo spessore del contenuto che racchiudono. Gesù non è un evento improvviso e occasionale, ma il culmine: sette per due, sette per due,
sette per due (14, 14, 14): una doppia pienezza, due volte sette, ripetuta tre volte, incredibile!… Lui, Gesù, sta lì in cima al disegno, con un suo spazio ben determinato e preciso nel progetto di Dio. Ed ecco allora che inizia a raccontare la sua “storia”. Questa storia è una storia comune, sembra scritta quest’oggi, perché vissuta nella quotidianità. In essa si accavallano santi e peccatori, ebrei e non, pagani e fedelissimi alla Legge. Gesù emerge da questa storia comune dell’uomo, storia di violenza e santità, di eroi e di gente insignificante: Lui è lì. Pare che dal vertice di questa storia il suo sguardo la penetri e la misuri e proprio in quel verbo frettoloso “generò” usato da Matteo sembra dire: è di me che parla, ecco, io vengo! È una meraviglia piena di stupore! Quel senso di noia che provo nel sentire lo scorrere distratto dei nomi, ebbene, quel senso di noia lo prova per primo Dio! Lui ha fretta di venire… e lui vuol farsi conoscere… e invece no! Deve pazientare, deve ogni volta fermarsi, attendere che quel “generò” passi da una generazione all’altra, per poter fare un altro passo in avanti. La pazienza di Dio! È un grande canto di lode a questa pazienza che accetta di venire incontro all’uomo passo dopo passo, aspettando, fermandosi, ricominciando… Mi pare poi ci sia un’altra meraviglia: come non leggere in tutto questo un disegno mirabile della Sapienza di Dio? Questa storia sghemba ha un senso! Non è lasciata al caso, e le cose via via si illuminano, diventano chiare: c’è “un filo rosso” che le collega. Il disegno e il pro-
Emmanuele, Dio con noi un piccolo monaco
Mt 1,1-17
tutto si ferma in attesa di qualcosa di grande che solo Dio può fare. È Dio che interviene, è Lui che viene incontro all’uomo. Non Giuseppe “generò”… come precedentemente detto per ben quarantadue volte no, ma: “Giuseppe, sposo di Maria dalla quale nacque…”. Gesù non appare come il vertice della storia dell’uomo, quasi che l’uomo arrivi finalmente a far partorire nella sua storia e per suo merito qualcosa di strepitoso, no! Tutto questo si ferma, lascia spazio a una nuova dimensione: è il venire di Dio nella storia dell’uomo non nella linea del “generò”, ma nel sopraggiungere dello Spirito Santo attraverso Maria. Ed eccoci qui inginocchiati davanti al Bambino, che sembra dirci: “Adesso prova tu, inizia a raccontare la tua genealogia, la storia della tua fede, della tua vocazione, dei tuoi no, dei tuoi slanci. Rileggi la tua storia nella fede e cogli i passi di Dio anche là dove non vedi che peccato o dove le sue orme ti sembrano confuse”. Niente nella storia della salvezza avviene a caso. Tutto invece fa parte di un disegno stupendo di Dio che viene incontro, che viene, viene, viene… Leggiamo la nostra storia non per il gusto di guardare indietro e crogiolarci nei dubbi o negli scrupoli. Guardiamo invece indietro per sorprenderci nel vedere come davvero Dio è il Dio con noi, qui e adesso. Davvero la vita di ciascuno esprime una continuità con quanto è stato. Lui, il Bambino di Betlemme non è altro che l’Emmanuele, il Dio con noi, sempre!
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getto di quella storia è condotto a Betlemme. È condotto qui, nella “Casa del pane” perché ogni uomo possa incontrarsi con Lui: Gesù, e sentire che la sua fame di Dio qui si sazia. Tutti i giri e rigiri dell’uomo incespicano e ricadono qui dove Lui è l’atteso e dove verrà per essere Lui il Pane che nutre il desiderio e l’attesa di quella interminabile processione che da Abramo ha peregrinato cercando e mendicando: “Dov’è nato l’Atteso?”. E Matteo ci serba la sorpresa più bella. Siamo arrivati al mirabile versetto 16: “Giacobbe generò Giuseppe lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”. Ecco: né la storia né la grandezza o la santità dell’uomo potranno mai “produrre Dio”. Qui
Attualità
Ogni giorno è V
orrei accostarmi al mistero del Natale lasciandomi ispirare da una lirica di Heinrich Heine (1797-1856). Di origini ebraiche, passò al cattolicesimo ma senza grande convinzione.
Sulla riva del mare Deserto notturno, sta un uomo. L’eterno fanciullo dal petto ricolmo di ambascia, dal cuore gravato dai dubbi, con lugubre voce interroga i flutti così:
Camminando con fede 3/2009
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“O flutti, scioglietemi voi L’enigma crudele antichissimo, che nomasi Vita; l’enigma pe’l quale, da secoli, invano il cervello si crucciano dei tristi mortali le tempie recinte di mitrie istoriate, di nere berrette, turbanti e parrucche: l’enigma, sul quale, grondando sudore, si curvano a mille, da secoli, ansiose le fronti mortali! O flutti, svelatemi voi L’essenza dell’uomo! Onde viene? A qual mèta s’affanna? O flutti, chi popola i mondi Che brillano d’oro nel cielo?”. Il mare bisbiglia La sua sempiterna canzone; fischia il vento; le nuvole corrono; inesorabili e fredde, le stelle sull’arco del cielo risplendono; e un folle attende il responso del mare.
Sono versi molto aspri, quasi sferzate di mare tempestoso sul nostro volto corrugato e pensoso. Sono versi difficilmente accostabili con lo spirito natalizio dolcemente incline all’indulgenza e poco propenso alla riflessione. Sono versi che descrivono “un folle” sulla riva del mare della vita che attende una risposta, un’immagine che riecheggia domande più volte ripetute e a noi familiari di G. Leopardi: “Che vuol dir questa solitudine immensa? Ed io che sono?”. Non vorrei cedere al pessimismo e rovinarvi la festa, ma è questo domandare incessante, ripetitivo, monocorde, che scuote le certezze e fa bruciar d’arsura le labbra febbricitanti del mio essere “questuante”, questo annusare il cielo per fiutare il filo di speranza che mi percorre l’animo. È la domanda di sempre: Sentinella a che punto è la notte? Come è fatta questa notte? E il cielo, che sembra srotolarsi per me, risponde con l’eco di un invito ancor più misterioso: Se volete domandare, domandate. Viene il giorno ma è ancora notte… Ecco il mistero della nostra fede: esplosione di luce e la gloria di Dio vista ancora di spalle, non faccia a faccia ma nella speranza. Viene il giorno ma è ancora notte: si ode la risposta della fede che avvolge la mia ragione e la scava nel suo modularsi più vero ma è sempre risposta di speranza, di attesa, di un Dio che posso toccare ma non posso mai possedere. E in questo fiutare il cielo, in questo domandare alle stelle “Chi popola i mondi che brillano d’oro nel cielo?” inaspettato eppur desiderato, mi sembra di sentire un profumo di bambino, di latte materno, di un calore che ancora raramente si sente nelle nostre case ma del quale abbiamo tanta nostalgia. È come svegliarti al mattino, e sentire l’amore che ti circonda, dove puoi accarezzare un bambino, dove ti stringi
a chi ami e gli sussurri le parole indecifrabili della tenerezza. Il cielo, a Natale, sembra rispondere con questo profumo. E non vi sembri irrispettoso del mistero di Dio, perché è odore di pane (Betlemme = casa del pane). È l’odore della Vita, non quella altisonante e ostentata, ma quella sbocconcellata sulle rive di ogni mare umano, quella donata da cuori semplici ma tutt’altro che ingenui. La risposta alle mie domande, sembra fluire dalla vita che esce dalle nostre case, dalle nostre relazioni vere, dai gesti d’amore sereni. Mi viene raccontata da alcuni amici l’avventura (una tra le migliaia che giacciono calde e vere nella grotta di Betlemme) di un bambino che la vita sta orribilmente sfigurando con una malattia senza scampo. Ma accanto a lui, i gesti di una famiglia che lo ha accolto e che con il tocco paziente, tenerissimo, sta trasfigurando. Ogni mattina ci vogliono tre ore per medicarlo: è lì il profumo del Natale, in quelle carezze, in quei sorrisi, in quegli sguardi e in quei baci che risanano una carne che sembra non aver mai primavera di freschezza. Stupenda luce del Natale. Quella famiglia sembra ripetere: “Il Verbo si è fatto carne ed ha posto la sua tenda in mezzo a noi”: il Verbo, il Logos, il SENSO si è fatto carne. Il senso del mio domandare si è fatto carne. Dio ha parlato. Non lo cerco tra le stelle ma in una stalla. Dio in una stalla. Dio, per amore! Il Natale ha i tratti disarmanti che solo un Dio che è amore può darci. Dio si è fatto bambino. Alla domanda “O flutti svelatemi l’essenza dell’uomo! Onde viene? A quale mèta si affanna?”, risponde Dio stesso con il mistero dell’Incarnazione del suo Figlio. La mia mèta è Cristo stesso. Lasciamoci toccare dal mistero del Natale ogni giorno perché ogni giorno è Natale! Essere toccati è uno degli accadimenti più emo-
zionanti e importanti della vita: colui che ti ha toccato nell’intimo, anche una sola volta, resterà tra i tuoi profeti. Chi ti tocca è entrato in te, ormai lo ospiti in casa, traccia solchi, lavora il tuo terreno, estirpa radici, porta semi, sollecita e risveglia le sorgenti della vita. Soltanto quelli che ti toccano sono in grado di cambiarti la vita. L’amico è amico perché ti tocca, disarmato e disarmante. Là dove puoi lasciarti toccare dall’altro e toccarlo, lì puoi dire di essere te stesso, avendo lasciato cadere ogni maschera. Questo è il miracolo da implorare sempre: qualcuno che sappia toccare il cuore. Questo è il sogno di Dio: che nessuno sia solo nella vita e che nessuna casa sia senza festa del cuore. Nessuno sia senza «attaccamento», questo bisogno proprio dell’uomo di condividere la vita emotiva con altre persone, attraverso relazioni intime e stabili, attraverso disponibilità e affidabilità. In queste relazioni Dio ti sfiora, ti tocca. Lo fa in un giorno in cui sei così ubriaco di gioia e di amore da dire, alle creature che ami, parole totali, assolute e che si vogliono eterne; oppure in un giorno di lacrime, nell’abbraccio dell’amico, o quando nel deserto di giorni sempre uguali sei sorpreso dal nuovo, dall’inaudito. In questi giorni in cui si intrecciano messaggi augurali vi mando questa meditazione che rivela la verità della mia ricerca. Tutti stringo in un abbraccio: nel silenzio forse condivideremo gioie e lacrime, solitudini e sorrisi. A ciascuno l’augurio che, fiutando il cielo, siamo rapiti dal sapore del paradiso “scodellato” sulla terra, sulla tavola che abbiamo preparato per far felice chi ci sta accanto. E Dio sorride. Un sorriso che è Pace agli uomini che Egli ama”. Noi sappiamo di essere salvati in Cristo, nostra speranza.
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Natale
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La parola a...
Le manifesta R
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icorre in questo periodo natalizio la solennità dell’Epifania che celebra il grande evento di una salvezza destinata a raggiungere tutti i confini del mondo: si tratta della storia sacra di un Dio Bambino, nato nella piccola Betlemme, raggiunto da misteriosi personaggi, venuti da lontano, i quali interpretando le profezie attraverso “segni divini”, lo riconoscono come il Messia che doveva venire… I Magi arrivano a Lui perché hanno cessato di scrutare il cielo e di seguire la stella che li conduceva alla grotta. E Gesù si manifesta ad essi in tutta la grandezza del suo mistero di salvezza affinché ne rechino l’annuncio a tutte le genti lontane. L’Epifania ci porta a riflettere come le “manifestazioni di Dio” si ripetano continuamente nel tempo…e, forse, in questo nostro tempo ne siamo più che mai testimoni. Alla luce della fede, infatti, comprendiamo che dentro le pieghe della piccola o grande storia c’è Lui, il Signore che si rivela, che si mette “in situazione” perché coloro che hanno gli occhi aperti lo vedano. I nostri occhi però sono troppo spesso bendati e a volte come miopi non riusciamo più a vedere se non il piccolo mondo che siamo noi stessi. In tale situazione soffochiamo nella paura, ci manca improvvisamente l’aria ed è come se fosse sparito il cielo sopra di noi. Questa “miopia” purtroppo ci impedisce di vedere l’azzurro che c’è in alto con la luce della stella che indica il cammino. “…così Dio non più cercato, non più ammesso come termine luminoso e felice del pensiero e della vita, rinasce nell’uno o nell’altro, come
pauroso e fatale tormento” (da “Il senso religioso” di Paolo VI). Di fronte ad ogni manifestazione, è necessario che il nostro sguardo sia ripulito fino a diventare limpido e libero per “ritrovare” ciò che può ricondurre a Dio, senza forzature, semplicemente nella verità... Solo così lo studio scientifico, il lavoro industriale, la macchina, la tecnica, lo sport, l’economia, il divertimento… diventeranno segni luminosi che portano l’uomo a contemplare la meraviglia della sua intelligente operosità, ma anche a ripetere con il salmista: “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Salmo 8). Se nel veder le cose, nel sentirle e soffrirle, siamo capaci di confrontarle sempre con il parametro dell’Amore di Dio con la sua instancabile voglia di manifestarsi all’uomo ogni giorno... faremo scoperte meravigliose. I fatti e le tragedie della vita, è vero, rimangono tali, anche quando Dio si manifesta, e noi rimaniamo esili e fragili di fronte alla prova… ma è splendido pensare che il Signore si è legato a noi, non perché siamo migliori degli altri, ma perché ci ama”. Se, però, le nostre esperienze e convinzioni interiori non saranno rigorose e convinte, sarà molto limitata la capacità di leggere la vita intera come avvenimento dell’ Amore di Dio e di ricondurre a tale Amore tutte le situazione interpretando ogni segno in questa prospettiva. Che Dio si manifesta qui oggi dobbiamo saperlo dire con la
Madre Carla
azioni di Dio luminosità della nostra vita, infatti là dove lo incontriamo Lui ci accende il cuore. Ci chiediamo: “Perché non possiamo essere gli uni per gli altri piccole luci che risvegliano il bisogno di quella Luce vera che è venuta a illuminare ogni uomo?”
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Spiritualità e carisma 1959-2009
Tutta la vita con Gesù buon pastore
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esteggiare il cinquantesimo crea nell’animo un’atmosfera particolarissima che riempie il cuore di una gioia composta e profondamente serena. Si avverte che la nostra vita è stata donata per mezzo secolo al Signore, ai fratelli, alla nostra Congregazione nonostante i limiti e gli errori personali, che si è sempre proseguito il cammino della scelta vocazionale decisa negli anni giovanili anche nei momenti di difficoltà acquistando gradualmente la consapevolezza di sé, degli altri e di Dio in forma sempre più matura. L’essere state invitate a Roma alla casa generalizia per una sosta di riflessione e convivialità ha infuso nel cuore un’atmosfera gradevolissima e indescrivibile. Moltissime sono le componenti che hanno fatto sì che ci si sentisse avvolte da un’atmosfera di attenzione particolare fatta di squisita accoglienza, serenità, calore umano con il desiderio visibile e palpabile di renderci protagoniste delle iniziative che avremmo vissuto nei giorni
Suor Rita Municchi Suor Andreina Assoni Suor Paola Fogliata Suor Giovanna Benucci Suor Concetta Lunardi Suor Ferdinanda Fossati Suor Maurizia Brognoli Suor Michelina Pellegrino Suor Marina Pirovano Suor Carla Riva Suor Clementina Centimeri
dal 4 all’8 novembre 2009. In tale clima si sono snodati i giorni per il nostro cinquantesimo passando da meraviglia in meraviglia. LA PREGHIERA ha sempre avuto il primato assoluto. Veramente speciali sono stati GLI INCONTRI introdotti e conclusi da Madre Carla in mirabili sintesi sulle radici ventimigliesi e chiavaresi della nostra Congregazione, focalizzando due lettere di corrispondenza tra Madre Anna Raffo e suor Crocifissa. Storia ed esempi penetrati nel nostro cuore, oggetto di riflessioni e considerazioni arricchenti che hanno spronato ad amare maggiormente la nostra famiglia religiosa. Altrettanto significativi sono stati gli incontri con Madre Antonia, col Prof. Montuschi, con Padre Terrinoni sul tema “Come vivere e progettare il nostro futuro dopo i cinquant’anni di professione religiosa” partendo da vari ambiti: quello della saggezza cristiana, della psicologia, della Bibbia. Fruttuosi sono stati i risultati per gli imput invitanti che hanno fatto scaturire riflessioni personali e approfondite su noi stesse, ma anche condivise tra noi in serena e piacevole convivialità. Graditissime anche LE USCITE E LE VISITE. Partecipare all’udienza in piazza S. Pietro, sul sagrato… molto vicine al Santo Padre, è stata la prima esperienza attesa!
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Spiritualità e carisma
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La visita agli scavi di S. Pietro con una valida guida, ha suscitato nel nostro cuore attenzione e atmosfera di preghiera, nel vedere e nel constatare come i primi cristiani perseguitati hanno onorato e tutelato i resti mortali del vicario di Cristo, così nei secoli successivi l’imperatore Costantino e anche oggi la basilica di S. Pietro testimonia la venerazione e l’ammirazione di tutti i cristiani per colui che con il martirio ha sigillato la sequela e la fedeltà al mandato assegnatogli dal Signore Gesù. Anche nella basilica di san Paolo, attrezzate di autoguide, abbiamo seguito benissimo e con emozione la visita del sacro edificio che racconta, mediante l’arte, la diffusa e profonda venerazione per l’Apostolo delle genti. Graditissima anche l’ultima uscita. Con un comodo pullmino vaticano, siamo state a Vitorchiano nel Monastero delle trappiste, dove risiede suor Rita Velli conosciutissima dalle Suore di Ventimiglia. La giovane Abadessa ci ha accolte con festosa simpatia e tanta, tanta gioia evidente in molti particolari. Con Madre Carla, Madre Antonia e Madre Lilian l’incontro è stato bellissimo per la testimonianza di stima vicendevole, fraterna, ricca di calore umano come amiche che da tempo non si vedono. A noi, le festeggiate, dopo l’accoglienza, l’interessamento e le foto, ha donato a ciascuna una graditissima scatola con i biglietti augurali di produzione locale. Il culmine della gioia, come sintesi di tutto quello di cui eravamo già ricche, è stato il 17 novembre giornata conclusiva degli esercizi spirituali, eccezionali, guidati da don Gero Marino, e il giorno della festa che la Congregazione ha dedicato a noi cinquantenni! L’atmosfera si era avvertita da giorni, si era capito che le giovani Juniores erano impegnate in vari preparativi ma tutto era top secret. Quel giorno è stato una super festa stupenda e inaspettata, la cappella splendida, bellissima, un’opera d’arte, i fiori… i particolari per l’offertorio… le luci… il nostro ingresso processionale… dava un tono di solennità mai vissuta. Nell’omelia, il sacerdote, ha sottolineato quanto la grazia di Dio abbia agito in noi per
arrivare a cinquant’anni di professione religiosa. Vite offerte al Signore e ai fratelli nella vita comunitaria, mantendosi fedeli alla scelta vocazionale iniziale, testimoniano il coraggio di aver deciso di continuare il cammino andando contro l’odierna tendenza: quella di sfuggire dalle scelte determinanti, durature, che impegnano per tutta la vita. Al termine della “divina liturgia” dopo applausi, foto… e manifestazione pubblica della gioia, si è passate al momento della convivialità nel refettorio… elegantemente preparato. Al centro della parete dominava la grande immagine di Gesù buon pastore, con il logo del cinquantesimo, impreziosita da splendidi ornamenti dorati. Verso la fine del pranzo una sorpresa… i canti in lingua cilena e malaialan con pianole, tamburi… preparati, esibiti e suonati dalle juniores con Madre Lilian che suonava la chitarra… UNA GRANDE, ECCEZIONALE FESTA ! ! ! GRAZIE, GRAZIE DI CUORE A TUTTE, AVETE SUPERATO LE NOSTRE ATTESE… Grazie alle giovani JUNIORES che ci hanno donato per tutto il tempo della nostra permanenza a Roma, la loro giovinezza, la gioia della vita comunitaria nella nostra Congregazione. Mille grazie, alle carissime MADRI: a Madre CARLA che ci ha seguite tutti i giorni con amore stando con noi e tra noi, con attenzione, sollecitudine e affetto fraterno A Madre ANTONIA per la sua vicinanza nei giorni della sosta… del nostro soggiorno romano, grazie, per averci guidate con tutta se stessa fino al nostro cinquantesimo con il desiderio di trasmetterci di essere sempre più dono a Dio, alle consorelle e ai fratelli nella nostra amata Congregazione e per il Regno di Dio. A Madre LILIAN per l’attenzione materna e fraterna di cui ci ha fatto dono non solo nella preparazione del canto, ma anche nel sostenere chi di noi aveva problemi di deambulazione.
Come far fiorire la vita nel tempo di Suor Anita
“post conciliare”
incontro della Madre Generale, Madre Carla Roggero, con le responsabili delle Comunità, della Scuola e con le Econome, avvenuto a Roma dal 30 Ottobre al 2 Novembre per la presentazione degli Atti Capitolari, ha avuto un’introduzione e un epilogo significativi. Don Giulio durante l’omelia della Messa di apertura ha invitato tutte a riflettere e a vivere la consegna del Capitolo come gesto che
rimanda ad una logica di comunione che può essere letta da un punto di vista umano come atteggiamento di fiducia reciproca, da cui scaturisce corresponsabilità condivisa, capacità di ascolto, di comprensione, di interazione e una forte speranza, fatta non di parole, ma di storie personali umili e vere. La Comunità letta secondo lo Spirito diventa spazio in cui lo Spirito si sente a casa e crea capacità di donarsi totalmente. L’oggi è tempo in cui la vita religiosa è abitata da incertezze, paure, non dobbiamo lasciarci dominare però da questa stagione difficile, ma accogliere il progetto scritto negli Atti capitolari per trarre motivo di consolazione e di riscatto da ogni forma di tristezza.
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L’
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Il commento finale della Dott.ssa Costacurta al libro di Giuditta e di Ester è stato un invito a cogliere il messaggio fondamentale: “Fidarsi di Dio sempre anche nelle difficoltà”. E Dio salva attraverso le mediazioni umane, magari deboli e povere: è il caso di Giuditta. Nel libro di Ester l’angoscia si trasforma in canto, quando si diventa dono di Dio con la vita donata. Il messaggio è quindi quello di un cammino di vita che passa attraverso la morte. Accettiamo il compito di essere mediazioni fino alla fine che è un morire per la salvezza. I due personaggi biblici sottolineano sempre come “il bene chiami il bene” e che il bene fatto non può produrre che bene anche a distanza di tempo. Il bene fatto non è mai perduto diventa salvezza sia per sé che per gli altri. La Madre Generale presenta la traccia per il lavoro comunitario e ne indica l’obiettivo: “Cammino di formazione per la crescita umana e spirituale”. Il percorso di quest’anno ci invita ad incarnare la Parola, la Regola di vita, gli Atti capitolari. A tutte la Madre rivolge sollecitazioni a
fare esperienza di comunione e di condivisione e a vivere gli incontri comunitari con partecipazione e corresponsabilità, cioè con sguardo aperto e attento a tutta la famiglia religiosa e alla Chiesa. Presenta poi la metodologia di lavoro e la scansione degli Atti Capitolari in 20 passi a cui corrispondono i tempi degli incontri comunitari. La Madre insiste sulla vita in Comunità, sulle relazioni positive perché quando si sente l’importanza e la bellezza della vita comunitaria si inventano i modi per costruire relazioni e comunicazioni nella verità e nella carità. Madre Carla ha parlato in modo reale e concreto della nostra vita spirituale, comunitaria e apostolica, con tono sereno e nell’ottica della speranza, offrendo stimoli per saper accettare le nostre povertà, ma anche per sapere individuare le nostre forze e il bene che possiamo fare. Il passo di Isaia commentato dalla Madre ci aiuta a rinvigorire la speranza perché Dio è Padre e assicura di amarci, dissolve le nostre paure e non lascia incompiuta la sua opera. Molto efficace è stato l’incontro tenuto da Suor Patrizia e Suor Vittoria sull’aspetto economico e amministrativo. I vari problemi sono stati analizzati e presentati con competenza e chiarezza, con consigli pratici per una saggia amministrazione e gestione delle risorse. La parola passa poi alla Madre Vicaria, Madre Lilian che ha presentato e illustrato il “Gruppo Reggio” del Cile: sono ragazzi che desiderano assimilare e vivere il carisma delle suore di S. Marta. Il loro progetto di vita è quello di entrare in seminario dando così origine al ramo maschile della nostra Congregazione. È un
Vogliamo essere Comunità in cammino preoccupate non tanto della velocità, quanto della perseveranza nel procedere, col desiderio di vivere quanto ci suggeriscono gli Atti Capitolari. Vogliamo “rivitalizzare” la nostra vita consacrata; vogliamo essere Comunità alla ricerca e attuazione di valori comuni: il Primato di Dio, l’amore comunitario, la testimonianza di una vita di fede e di pre-
ghiera; vogliamo essere Comunità che sanno conciliare la ricchezza della tradizione e il messaggio del Padre Fondatore con i bisogni di oggi; Comunità che si realizzano nella quotidianità con gesti concreti di attenzione, di benevolenza, di perdono; “Comunità che vogliono autenticamente vivere la comunione,
ponendo al centro l’Eucaristia per assumere dall’Eucaristia forma, criterio e stile di vita”. “Mai stanche di camminare verso il Signore, convinte che sul nostro cammino Lui ci precede, ci accompagna e dà senso anche alle nostre fatiche”. Vogliamo ricuperare questa certezza: “Cristo Maestro e Signore delle persone consacrate è la ragione prima ed ultima della nostra vita e della nostra missione”. (IL 111) Con questo messaggio, che diventa impegno, ci auguriamo di essere testimoni autentici e credibili, con sguardi di speranza per un “oltre” che risvegli in noi e negli altri la nostalgia di Dio.
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sogno bello, tutte le case vogliono impegnarsi a sostenere economicamente questo disegno perché possa davvero diventare realtà. Madre Antonia ripetutamente sollecita tutte a rinnovare la vitalità della nostra chiamata. Quando siamo entrate abbiamo firmato tutto in bianco: “O Signore, abbiamo detto, dove vuoi, con chi vuoi, quello che vuoi, come lo vuoi…”. Facciamo in modo che il dono non venga mai meno. Rinnoviamo l’autenticità della nostra vita consacrata, ripercorriamo il deserto, purifichiamo il nostro cuore, affidiamoci al Signore, perché i risultati li raggiungiamo con il suo aiuto e la sua Grazia. Tocca però ad ognuna di noi, ad ogni Comunità vivere la responsabilità interrogandoci: • Su come vivere la vita consacrata e apostolica, come renderla significativa; • Quali impegni assumere comunitariamente; • Come mettere passione nel vivere quotidiano; • Come servire la Chiesa e il mondo; • E se siamo davvero in atteggiamento di servizio, di solidarietà nei confronti delle persone che avviciniamo.
Percorsi di formazione
Di squola si muore?! “S
cuola” è la parola che nel nostro tempo risuona sulla bocca di tutti, dei piccoli e dei grandi, dell’uomo comune e dei politici. Per chi se ne deve occupare è una realtà meravigliosa e affascinante e nello stesso tempo tanto criticata e biasimata! In autobus o in treno i commenti sulla scuola da parte degli alunni e dei prof. costituiscono discorsi interminabili e chi viaggia, per un breve o lungo tragitto, certamente non si annoia, perché i discorsi sono sempre molto interessanti! I nostri mass media, poi, non perdono alcuna occasione per evidenziarne novità (riforme, Camminando con fede 3/2009
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decreti, atti di indirizzo…) problemi (bullismo, violenza, delinquenza…), come se la vera scuola sia racchiusa tutta lì. E allora c’è proprio la sensazione che “di scuola si muore”! e chi la frequenta spesso lo conferma. Ma “DI SQUOLA SI MUORE?!” all’interno dell’Istituto Santa Marta di via Montenero, 4 di Vighizzolo di Cantù, si è parlato la sera del 18 novembre 2009, quando è stato presentato dallo stesso autore, don Antonio Mazzi, il suo ultimo libro. L’intervento ha costituito un primo appuntamento del progetto dell’Istituto, un progetto “GENITORI IMPERFETTI ma EFFICACI” che la scuola realizza tutti gli anni avvalendosi del contributo di esperti e di persone incisive con l’intento di offrire alle famiglie spunti preziosi perché i genitori diventino sempre più educatori veri ed efficaci, capaci di affiancarsi con delicatezza ai ragazzi e di sostenerli nel loro cammino di crescita e di maturazione. Si avverte, infatti, la necessità di condividere con chi è “più esperto” proposte significative e concrete, di conoscere le modalità migliori che aiutino a captare le attese, i bisogni reali dei ragazzi e i loro problemi di modo che si sia in grado di ascoltarli profondamente e di riuscire a sintonizzarsi sulla loro lunghezza d’onda. L’intervento di don Mazzi non si è limitato alla presentazione del suo ultimo libro (per
di Suor Maria Pia Mucciaccio
Comunità di Vighizzolo
come si deve crescere un ragazzo, su come educarlo e come evitare il rischio di preoccuparsi semplicemente della sua istruzione. Più volte ribadisce che si educa insieme e solo se c’è una stretta collaborazione tra scuola e famiglia, perché dove non c’è sintonia non si può educare. “Una volta tanti anni fa la maestra arrivava sempre… anche con quaranta di febbre e faceva imparare a memoria filastrocche e poesie di Natale, brani significativi e sapeva piangere di soddisfazione per la bella figura dei suoi bambini senza vergognarsene!”. “C’erano una volta mamme che davano sempre ragione alle maestre… i genitori collaboravano molto di più di adesso, perché non c’erano comitati, editti, circolari, sindacati…” Ma si educa insieme anche all’interno del nucleo familiare diviso: è inutile che una mamma faccia il doppio della fatica perché l’ex-marito non c’è o lei non vuole che ci sia nella vita del 17 Camminando con fede 3/2009
chi lo conosce questa non è una novità!), ma a partire da esso ha messo in luce alcuni aspetti del pianeta dei giovani di oggi. Il suo intervento, simile a quello di un prestigiatore che incanta sempre il pubblico (quella sera erano presenti ben 260 genitori!), ha avuto inizio dall’ottimismo che gli adulti devono trasmettere agli adolescenti, qui… ora…, in questa epoca storica, perché l’adolescenza rappresenta una nuova nascita. Non certamente quella fisica, ma sicuramente rappresenta il momento in cui un ragazzo nasce con tutte le sue potenzialità: emotive, aggressive, sessuali. È questo il momento in cui esce dalla famiglia per entrare in una realtà più grande che è la società con i suoi valori e i suoi pericoli. “È il passaggio dallo spogliatoio al campo da gioco”, sottolinea il relatore, e per questo occorre scendere in campo ben preparati se si vuole vincere! Don Mazzi offre così qualche consiglio per
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proprio figlio! Ci deve essere sempre, è un padre e come tale ci deve essere comunque! E allora 10 consigli per prendere la via giusta…, 10 consigli per resistere al richiamo del branco, 10 consigli per volersi bene, 10 consigli per fare dei figli dei “capitani coraggiosi”… a cui aggiunge il Decalogo dell’insegnante quasi felice, il decalogo del buon genitore, il decalogo della fatica, il decalogo dell’adolescenza… Tutto questo, dice don Mazzi, necessita però di alcuni prerequisiti che un genitore o un insegnante devono sempre tener presenti: 1) L’ottimismo 2) Credere che l’età più importante è davvero l’adolescenza 3) Chi educa deve educare qui, ora, senza rimpiangere i tempi passati e senza aspettare il domani e senza esserne spaventati (se siamo cristiani dobbiamo credere che la mela buona è più forte di quella marcia, la parabola evangelica del seminatore ci può aiutare a superare questa sorta di pessimismo!) 4) L’educatore deve essere un profeta 5) Per l’educatore non esiste l’irrecuperabile, perché è colui che sa vedere viva la persona mezza morta 6) Valorizzare il tempo passato insieme, non tanto nella quantità ma nella qualità (la cena non può essere sempre il luogo dei processi!) 7) Insegnare che la buona educazione è più importante della seconda lingua o della scuola di danza, che il “divertimento pulito” e i soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più 8) Accogliere il corpo così com’è, valorizzandone le trasformazioni e la diversità (tutti abbiamo cura del nostro corpo: dalla bellez-
za…alla sessualità), senza la pretesa di cambiamenti (mamme che si pesano 100 volte al giorno, che pensano alla plastica chirurgica, ecc…) 9) L’importanza delle amicizie al di fuori della scuola, che è sempre un po’ un ambiente artefatto. Nei momenti di grande amore e di grande dolore c’è bisogno di una presenza amica, senz’altro diversa dalla figura genitoriale 10) Favorire il dialogo in famiglia, permettere lo sfogo… a limite pure una parolaccia, ma bando alla repressione anche di quei sentimenti che paiono negativi, perché prima o poi esploderanno fuori diversamente o cercheranno all’esterno delle compensazioni (spinelli ed altro!) La scuola è una cosa seria! Ma “la squola sarà SCUOLA solo quando torneranno a VINCERE LE COSCIENZE sugli orari, sui ruoli, sugli stipendi, sui voti…” Ed è per questo che don Mazzi nel terminare il suo intervento augura ai presenti di sfidare il buio della notte degli adolescenti e come adulti di saper alzare lo sguardo per cogliere il cielo stellato che è dentro ogni ragazzo. La carrellata di spunti offerti, di esempi espressi tra ironia e ilarità hanno reso il clima davvero piacevole. Chi conosce don Mazzi ormai da tempo sa di avere a che fare con una persona che ha sempre scommesso sui giovani, anche quando ciò ha voluto dire per lui non risolvere ma crearsi dei problemi. Il numero così elevato di presenze (nessuna pubblicità extrascolastica a motivo degli spazi ridotti della scuola!) ha indicato chiaramente il bisogno di provocazioni e di punti di riferimento sicuri. I presenti, forse un po’ spaventati o incuriositi dal titolo DI SQUOLA SI MUORE, avevano un’unica attesa: intravedere germi di vita… e don Mazzi in questa fredda sera del 18 novembre ce li ha seminati nel cuore… a noi ora il compito di farli germogliare tra i nostri giovani!
Frammenti di santità Firenze, 8 febbraio 1999 Cara… Sono a gustare con te questa bell’immagine di una “viola del pensiero” e a commentarne la didascalia: “La vita è vita: difendila”. Un po’ sibillina questa didascalia. Sembra ovvio dire che “La vita è vita”, invece ha una sua realtà oggettiva. Sì, perché c’è anche “una vita che non è vita”. Non è vita quella vissuta nella apatia, senza entusiasmo, senza slanci di generosità, senza partecipare al dolore o alla gioia di chi ci vive intorno e del mondo intero. Non è vita quella che limita i suoi interessi ai beni di questa terra: bellezza, potere, denaro. Sono beni fasulli e la vita si spreca in essi. La vita da difendere alla quale accenna la didascalia, è quella “piena”; piena di interessi, capaci di godere dei doni di Dio, ben cosciente di questi doni che ci vengono dall’alto, ricca di sentimenti, di altruismo, di perfezionamento dello spirito e, soprattutto, di amore. Amore di Lui, del prossimo, di noi stessi. Sì, anche di noi stessi. È una vita che va difesa anche questa; nella sua integrità fisica e nel suo anelito di perfezione spirituale. Questa vita noi dobbiamo amarla e difenderla, perché è attraverso essa che potremo Mettiamocela tutta! Scuotiamoci dal nostro torpore, viviamo di “vita autentica”. Un abbraccio fraterno
Suor Serafina passata alla casa del Padre il 17 febbraio 2004
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un giorno godere il Paradiso.
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Una fantastica settimana O
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ggi il sole splende nel cielo, rispecchiandosi nelle acque del nostro meraviglioso lago Ceresio, circondato dalle montagne ormai tutte dipinte di mille colori come solo l’autunno sa regalarci, un ennesimo dono di Dio da ammirare. È l’inizio di una nuova settimana alla Scuola Materna Don Andrea Bay di Puria frequentata dalla mia bambina. Ma è una settimana speciale perché è in arrivo una favolosa sorpresa che Don Mauro (Parroco della Valsolda), ha fatto ai nostri bambini. Sono in arrivo i gonfiabili, giochi tanto amati dai piccoli. Ci piace ammirare i nostri figli con i loro nasini appiccicati alla finestra , curiosi e impazienti di salire sui giochi. Finalmente, dopo averne constatato la sicurezza, Suor Amelia, Suor Luigia e Suor Filippina accompagnano i bimbi nel salone dell’asilo dove i giochi sono stati montati. Non ci sono parole nel vederli giocare, sprizzano gioia e felicità da tutte le parti, le loro risate rimbombano nel salone, i grandi fanno salire i più piccoli per primi e le nostre Suore sono attente che tutto vada per il meglio. Dopo alcuni giri, stanchi ma euforici, le Suore li riportano nell’aula per svolgere il programma scolastico promettendo loro di riportarli a giocare. E così per tutta la settima-
na i nostri bambini vivono un’esperienza indimenticabile e fantastica. Per tutto questo un grosso GRAZIE alle nostre Suore che hanno saputo con la loro pazienza, amorevolezza e professionalità, coinvolgere i bambini in questo particolare e unico gioco, aiutandoli a crescere nella complicità di gruppo, senza nulla togliere al programma prefissato. Ma soprattutto un GRAZIE particolare a Don Mauro che, con il suo gesto, ha donato tanti sorrisi e tanta gioia ai nostri piccoli, illuminando le loro vite e rendendo noi genitori più sereni. Il sorriso di un bambino vale più di mille parole!
una Mamma
Puria
di Giovanna Cometto Spada
Alla scoperta delle nostre vallate Madonna dell’Olmo Cuneo
C
ste liturgiche del Natale e della Pasqua. Per la prima sono già in cantiere tanti canti mimati che accompagneranno la rappresentazione natalizia dal titolo “Verso Natale con bontà, amore e pace”. Nel frattempo, nel primo mese di scuola, sono stati gli stessi piccoli alunni a preparare, aiutati dalle insegnanti, i grandi cartelloni che commentano ed illustrano le tappe del Progetto e che ora decorano le aule e gli altri ambienti. Molti di loro, inoltre, non hanno voluto mancare di partecipare alla vita della comunità di Madonna dell’Olmo, ad iniziare dal saluto festoso al nuovo parroco, don Corrado, la sera di sabato 19 settembre. A tutti, quindi, bambini ed insegnanti ed anche ai numerosi collaboratori e volontari che li sostengono nel prezioso cammino di crescita non resta che augurare: buon proseguimento!
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on i primi giorni di settembre i bambini della Scuola dell’Infanzia hanno ricominciato ad animare le aule e i locali di via Crissolo. Dapprima è stato il turno per i più grandicelli, poi è toccato ai più piccoli, dal 7 settembre, prendere confidenza con i compagni, i ritmi e gli ambienti di scuola. In totale sono 73 i piccoli alunni che sotto la guida esperta delle maestre: Simona, Micol, Valentina e Alice, coordinate dall’insegnante responsabile Suor Luigia, prendono parte ai laboratori in cui si diversifica l’attività educativa, da quella sull’evangelizzazione alla psicomotricità, alle attività grafico-pittoriche, al pregrafismo, inglese, educazione stradale, musica e recitazione. Le varie attività sono finalizzate al progetto che accompagnerà i bambini durante tutto l’anno e che susciterà sicuramente interesse: “se le nostre vallate sapessero parlare, quante storie avrebbero da raccontare?”. La domanda che introduce il tema del progetto fa già intuire il ricco programma che condurrà i bambini a scoprire la bellezza del creato, attraverso una prima scoperta delle nostre vallate, con l’ascolto delle storie che le riguardano. Sarà poi il turno di conoscere meglio gli ambienti e gli animali della fattoria e di porre particolare attenzione al mondo del lavoro e dei mestieri. Ma la capacità di osservare diventerà stimolo alla riflessione in prossimità delle grandi fe-
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Un Avvento speciale L
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e due piccole Comunità che vivono in Libano, otto suore in tutto, hanno avuto la gioia di avere con loro la Madre Generale nella sua prima visita all’estero dopo la sua elezione. Quando l’abbiamo salutata al suo arrivo all’aeroporto le abbiamo chiesto il programma per i giorni di permanenza nel Paese dei Cedri, tanto famosi fino dall’antichità e nominati più volte nella Bibbia. La risposta della Madre è stata pronta: “Sono venuta per stare con voi e visitare le famiglie delle suore libanesi che svolgono il loro apostolato in Italia.” La Madre si è intrattenuta con le due comunità, quella di Jal-el-Dib e quella di Sehaile’, parlando singolarmente con ogni suora, visitando l’ospedale e incontrando le ospiti della casa “Santa Marta” dopo la celebrazione della Eucaristia, in lingua italiana, nella bellissima cappella. Abbiamo avuto la gioia grande di ricevere in dono dalla Madre una reliquia del nostro Beato Padre Fondatore che avrà la sua collocazione nella Cappella della nostra casa a Sehaile’. Durante i pasti Madre Carla ci ha raccontato episodi riguardanti la unione dei due rami della Famiglia Religiosa di cui, giovane postulante, è stata testimone diretta. Inoltre ci
ha letto, commentandole, alcune lettere delle prime Madri. Ha anche espresso ammirazione per il bene che facciamo incoraggiandoci a perseverare, convinte che le cure che prestiamo ai più piccoli e deboli sono fatte a Lui. La visita della Madre alle famiglie delle suore libanesi che sono in Italia ha portato grande gioia, specialmente ai genitori che sentono molto la lontananza delle loro figlie. Madre Carla è arrivata da noi in un tempo bellissimo, quello che precede il Natale, solennità tanto sentita dai libanesi che addobbano strade, negozi e case con grande creatività e realizzano bellissime liturgie. Ogni sera dopo cena abbiamo pregato insieme la Novena del Natale. La Madre ha potuto inoltre partecipare presso l’ospedale a due grandi feste natalizie: quella della Associazione CHANCE, che si prende cura dei bimbi affetti da tumore, con la partecipazione di quasi duecento bimbi, cristiani e musulmani, con le loro famiglie e quella dello scambio di auguri e di doni del personale dell’ospedale che ha avuto inizio con la Santa Messa. Il proprietario, Dottor Farid Abou Jaoude’, insieme alla sua famiglia, ha rivolto alla Madre un caloroso benvenuto ringraziandola per l’opera insostituibile delle Suore nell’ospedale
LIBANO le Suore delle due Comunità libanesi
le due comunità riunite durante il quale ha illustrato il lavoro proposto a tutta la Congregazione per questo anno, con preziosi suggerimenti. Mentre diciamo grazie al Signore per questo dono, vogliamo esprimere la nostra gratitudine a Madre Carla per essere stata, con semplicità e cordialità, in nostra compagnia ed anche per i numerosi doni che ci ha portato… ogni giorno era Natale! Nutriamo in cuore la speranza che questi incontri, che fanno bene al cuore, si possano realizzare il più spesso possibile!
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e consegnandole un prezioso regalo Ha ricordato anche il suo viaggio a Roma nel lontano 1966 durante il quale si recò in Vaticano a chiedere Suore per il suo ospedale da poco inaugurato. La mattina del 16 dicembre Madre Carla ha fatto visita ai bimbi della Scuola di Padre de Cock al quale ha consegnato un generoso aiuto e un dono a ciascun bambino. Ogni classe le ha riservato una affettuosa accoglienza, espressa soprattutto con canti natalizi Il sabato prima della sua partenza, dopo il pranzo, la Madre ha tenuto un incontro al-
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Ancora una volta hanno O
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ggi, 4 ottobre 2009, il campetto da calcio della scuola S. Maria degli Angeli era avvolto ancora dalla bruma autunnale, ma all’interno di esso fervevano i preparativi da parte dei due professori (i “maschietti” della scuola) di tecnologia e di scienze motorie i quali si davano da fare per attaccare alle reti i cartoni che raffiguravano una gigantesca, e quindi sbalorditiva per le voluminose dimensioni, Arca dell’Accoglienza, su cui da ben tre settimane strenuamente gli alunni della scuola primaria e secondaria avevano lavorato con indefessa volontà ed allegria. È necessario, per poter continuare a descrivere l’avvenimento clou della mattinata, fare un passo all’indietro, in un lasso di tempo piuttosto breve, 14 settembre-3 ottobre, durante il quale sotto l’egida dei professori e maestri i 180 angiolini, alquanto scalmanati, negli ambienti interni della scuola hanno incominciato: chi a ritagliare, chi a strappare pagine di giornale, chi a incollarle su cartoni, chi a disegnare
e costruire orecchie e code di asini, maiali, galline, leoni, elefanti, zebre… poiché il fine era di introdurre nell’arca (altro non è che la scuola Santa Maria degli Angeli, che accoglie chiunque non soltanto bussa alla porta, ma chi passa per la strada) ogni genere di animali e di persone, viste come un’umanità nuova rigenerante, perché rigenerata alla luce delle parole del Cristo: “lasciate che i bambini vengano a Me” e “chi non si farà piccolo come questi bambini non è degno del Regno dei Cieli”! Orsù dunque, con tanta buona volontà grandi e piccini si sono dati un gran da fare per realizzare questo arduo progetto di introdurre tutto ciò che capitava loro a tiro e di introdursi nella mega Arca-scuola dell’Accoglienza; infatti sabato 3 ottobre tutti docciati, insapo-
gli “angiolini” raggiunto le vette dell’accoglienza
le giornaliste Angioline Firenze
stata imbandita ogni sorta di leccornia dal dolce al salato. Al termine del banchetto luculliano i genitori, gli amici, i parenti, gli alunni e gli insegnanti si sono calorosamente o stretti la mano o abbracciati e con un cuore rinnovato (speriamo!) spiritualmente si sono diretti alle proprie magioni ringraziando il Conservatorio per la grande capacità che ha di far vivere convivialmente e comunitariamente esperienze che risultano essere il connubio di sacro e profano. Alla prossima volta! Vi aspettiamo tutti, cercate di non mancare!!!
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nati e vestiti a festa, gli Angiolini sono stati accompagnati nella Chiesa di S. Maria Maddalena de’ Pazzi per assistere alla Messa di inaugurazione dell’anno scolastico celebrata da Padre Sandro Laini, assunzionista, animata nelle scansioni più significative dalla Preside Suor Mariana, che invitava al microfono tutti coloro che dovevano svolgere un compito specifico, e musicalmente dai professori Ivana Galati e Cecilia Manuelli. La Chiesa era gremitissima di genitori e di alunni non solo della scuola Primaria e Secondaria che partecipavano con intensità alla sacra liturgia, ma anche dei piccolissimi della Scuola dell’Infanzia che con i loro gridolini allietavano e rendevano più festosa l’atmosfera. Dopo di che tutti rientravano a scuola e si dirigevano al campetto di calcio ove alla presenza di amici e parenti realizzavano una piccola performance ludico-musicale con parti recitative. Momento clou della mattinata è stata la corsa (non all’arrembaggio, si intende bene!!) al primo piano della scuola dove la sera precedente suor Mariana, con gli angeli custodi che la sostenevano, aveva preparato mega tavolate su cui era
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A vita nova rinnovati
di Clara Birello e Cecilia Manuelli
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eri, 24 novembre 2009, il Conservatorio Santa Maria degli Angeli ha nuovamente offerto un’unica ed imperdibile occasione di raffinato evento artistico-culturale, da definirsi quasi uno scoop per la città di Firenze, culla dell’arte. Era da circa dieci mesi che operatori del restauro giravano per i meandri del Conservatorio, al fine di riportare a giusto valore e dignità sia il Coro delle Monache, posto sopra la grande Chiesa, restaurata e riconsacrata nel novembre del 2006, causa gli effetti devastanti della alluvione del 4 novembre 1966; sia la Sala della Duchessa al pianterreno del Complesso architettonico degli Angiolini, anch’essa alluvionata e, per mancanza di pecunia, senza aver mai avuto l’opportunità di ritornare agli antichi splendori. Ma grazie alla sponsorizzazione della Cassa di Risparmio, la Fondazione, gestita dall’attuale Presidente Professor Francesco Neri e da altri membri consiglieri, ha potuto ottenere una congrua cifra per continuare a riportare alla luce opere d’arte nascoste, ma significative, non solo per la storia del Conservatorio, sorto intorno alla prima metà del 1500, ma anche per il capoluogo toscano che si arricchisce di un patrimonio artistico di rilevante valore. È stato necessario fare questa premessa per poter rappresentare in modo più adeguato la festa, sia da un punto di vista sacro-liturgico, sia artistico-culturale, che ieri ha coinvolto oltre duecento tra invitati e visitatori interessati all’evento. Infatti alle ore 17.30 l’Arcivescovo della città, sua Eccellenza mons. Giuseppe Betori, ha celebrato nella Chiesa grande del
Conservatorio Firenze
Conservatorio la S. Messa, nella quale ha ringraziato la Superiora e il Consiglio d’Amministrazione di averlo reso partecipe di un evento artistico-culturale-religioso importantissimo, poiché riportare alla luce tesori di alto significato religioso e non solo, quali il Cristo e il San Giovannino del Giambologna, l’ambiente del Coro delle Monache, restaurato in toto, e la Sala della Duchessa con grottesche risalenti al 1850 che dovevano rallegrare e rasserenare la permanenza della Duchessa Maria Luisa di Borbone, è un credere ancora nelle nostre radici, non solo artistico-culturali ma soprattutto cristiane. Infatti l’Arcivescovo ha voluto puntualizzare il valore plurisecolare che il Conservatorio ha assunto e ancor oggi sta portando avanti nell’accudire, nell’educare, nel formare generazioni di giovani che hanno bisogno non solo di ambienti sereni e funzionali, e ricchi di storia, ma soprattutto di un personale, quale le Suore della Congregazione di Santa Marta e coloro che vi operano nei diversi ordini di Scuola, pervasi dal sentimento di appartenenza, ma soprattutto dell’accoglienza, poiché puntando sulla centralità della persona, vista come Cristo sempre attuale, vivo e vero perché Risorto, possano forgiare un individuo nuovo, ricco, carico di valori umani e cristiani. Questa precisazione dell’Arcivescovo, che ha tratteggiato l’opera educativa delle Suore della Congregazione di Santa Marta, che dal 1955 stanno gestendo con estrema fatica, ma anche con soddisfazione, l’attività educativa delle Angioline, è stata ripresa anche dal Presidente della Fondazione che con enorme soddisfazio-
te di sé che ancor oggi “purtroppo” necessita di cibo. Sembrava la “discesa dei Lanzichenecchi”! A mala pena si sono salvate le stoviglie, che cercavano anfratti dappertutto per non esser divorate! Bando alle ciance: è stata una serata indimenticabile perché ricca di profonde, indimenticabili emozioni che fanno ascendere lo spirito dalle bassezze terrene e lo spingono ad affermare: “…e ritornammo a riveder le stelle!” 27 Camminando con fede 3/2009
ne ha parlato di un iniziale cammino verso la riscoperta e la rivalorizzazione dei numerosi tesori che il Conservatorio ospita. Dopo la S. Messa e la visita sia alla Sala della Duchessa sia al coro delle Monache c’è stato un piacevolissimo break sotto forma di buffet, affinché i partecipanti, saziati nella vista e nella sensibilità da una visione quasi paradisiaca di bellezza pittorica, lignea ed altro, potessero avere l’opportunità di saziare anche quella par-
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Messaggio ed dono di due A
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chi legge questo numero di Camminando con fede vogliamo far conoscere il dono reciproco che due Papi del nostro tempo hanno fatto alla città di Brescia e Brescia alla Chiesa di Roma. “Ogni dono – lo dice S. Bernardo – ha in sè la sua ricompensa: il dono genera reciprocità perchè non si esaurisce in chi dona. Riflessione, questa, che ci viene spontanea ricordando la visita pastorale di Benedetto XVI nel territorio di Brescia e conclusa a Concesio, paese natale di Paolo VI, con l’inaugurazione dell’Istituto intitolato al Papa Montini: due grandi personalità legate da amicizia intramontabile. Giornata intensa, l’8 novembre, quella del Papa tra i bresciani, accorsi in 80mila e sparsi nelle piazze e vie dotate di maxi schermi, sotto una pioggia inclemente che non ha frenato il clima di gioiosa partecipazione ad un evento unico per i credenti e non, autorità, vescovi e 400 sacer-
doti, 2mila volontari, malati, stranieri, migranti, bambini, scouts, … Gente incurante del freddo e del vento sferzante, dentro e fuori dal Duomo, a manifestare la sua anima cattolica, la sua grande vitalità e fedeltà alla Chiesa e nella “coniugazione più laica e civile”, riconoscente – ha detto il Vescovo L. Monari – a quelle mani e piedi “benedetti”. Anche nelle nostre case di Paderno Franciacorta e Rodengo Saiano, le Suore si erano preparate a ricevere e ricambiare il dono dell’esserci con i parrocchiani, l’oratorio, le famiglie degli alunni e con gli anziani favoriti dalla diretta delle tv locali. C’eravamo in tanti, ciascuno a colmare il suo bisogno di certezze, di valori, e per cogliere insieme la nostra vera identità ecclesiale. Quanta emozione per le parole generose di Benedetto XVI espresse per evidenziare “la vocazione, il patrimonio e quanto appartiene all’anima positiva del popolo bresciano”, amato di un amore “appassionato” da Paolo VI. “Popolo” perché “con la Chiesa diocesana, con un laicato libero ed attivo e con la comunità civile, – Brescia – fidelis fidei et justitiaeha costruito luoghi di umanità, di cultura, di spiritualità”. A Concesio – pochi chilometri dalla città – il Papa ha messo in luce la sua profonda ammirazione visitando L’ISTITUTO PAOLO VI, centro di studi edificato sull’area di proprietà della famiglia Montini e conti-
ducativo Papi ai giovani le Suore della comunità
Paderno F.C. e Rodengo Saiano
Siamo in tempi di emergenza – avverte il Papa –, allo spirito dei giovani non deve bastare il “gregarismo illusorio, l’edonismo sfrenato, il rifugiarsi in paradisi distruttivi e nemmeno l’ideologia idealista del progresso sociale in un contesto storico che favorisce lo scontro tra le generazioni”. Il Papa sollecita gli educatori ad “aiutare i giovani ad uscire dal loro isolamento”, “ad aprirsi agli orizzonti di verità… e riscoprire le parole di Gesù: via, verità, bene”. Avviciniamo a Cristo “i giovani incamminati verso un futuro incerto… bisogna dimostrare loro la bontà della vita e confrontarsi con le loro perplessità sul valore della persona”. E il Papa Montini, che amava definirsi “vecchio amico dei giovani”, chiede attraverso la voce mite ma forte di Papa Ratzinger a Brescia, di aiutarli ad acquistare “coscienza di Cristo” a diventare interiormente liberi per sentire in sé “la scienza dell’amicizia”. Con impegno e stili diversi ma in profonda sintonia, i due Papi consegnano il loro vero messaggio educativo a tutti noi.
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guo alla casa natale dell’amico e predecessore sul soglio pontificio. Il CENTRO, definito “uno scrigno del pensiero e del cuore di Paolo VI”, a Ratzinger è sembrato un “monumento geniale, dinamico”. E lo è, dotato di un ampio auditorium, di museo con opere di pittura e di scultura e grafica, a soggetto religioso. Aperto – secondo le norme statutarie – a iniziative culturali – con le stesse finalità dell’OPERA PER L’EDUCAZIONE nata nel 1400, conserva raccolte di materiale documentario, carteggi personali, lettere, libri con annotazioni preziose, fotografie e ricordi cari, legati all’infanzia e lungo il corso della vita di Papa Paolo VI. Inoltre, il Centro promuove giornate di studio in collaborazione con molte università e scuole superiori, anche fuori d’Italia, assegnando ogni anno il PREMIO PAOLO VI a personalità ed istituzioni laiche e cattoliche che abbiano contribuito in modo rilevante alla cultura religiosa nel mondo. Siamo andate anche noi a Concesio per concludere bene l’anno 2009. In questo luogo il Pontefice ha riletto l’intensa lezione del Papa Montini per le nuove generazioni e ci ripropone il suo messaggio educativo. Per i giovani oggi è l’INCONTRO CON CRISTO: “Giovani, sappiate perché e per chi vivere” è il vero lascito del Papa bresciano. Il messaggio per gli educatori si traduce, secondo il Cardinale Tettamanzi, “in opera quotidiana e in ansia missionaria declinata con la volontà di aprirci a tutti attraverso il Vangelo”. È un incontro imperdibile per la nostra salvezza, occasione di vita vera per i giovani in cerca di rapporti umani autentici”.
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Scuola Famiglia Chiesa... in festa S
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abato 3 ottobre 2009, presso il Conservatorio S. Maria degli Angeli di Firenze, si è svolta l’annuale Festa dell’Accoglienza. Una festa, sì, cui hanno partecipato i bambini della Scuola dell’Infanzia e i loro genitori, un’occasione per cominciare insieme l’anno scolastico, per incontrarsi e conoscersi, ma soprattutto per impegnarsi fin da subito affinchè famiglia e scuola – come ha sottolineato suor Gabriella circondata dai “suoi” genitori – possano camminare insieme, unite e illuminate dall’amore del Signore Gesù, e diventare vero sostegno per i nostri figli. L’invito a questa assunzione di responsabilità è stato anche uno degli argomenti che più hanno coinvolto genitori, figli e insegnanti durante la celebrazione della Santa Messa, con cui è incominciata la giornata. Un invito a farsi strumento di umiltà e di amore, un appello che i bambini della Scuola dell’Infanzia hanno subito accolto senza timore, con sollecitudine, alzando simbo-
licamente la mano davanti a tutti. Una risposta straordinaria, perché estemporanea e nata dal cuore, che ha commosso e lasciato stupefatti i genitori, e che ha dimostrato come famiglia, scuola e Chiesa, – grazie all’amore di Cristo e alla preghiera – siano, per loro, insieme supporto e fondamento. I bambini sono stati poi invitati con i genitori a continuare la giornata nel giardino del Conservatorio Santa Maria degli Angeli. Qui suor Gabriella, circondata dai piccoli, ha liberato in cielo dei palloncini colorati, simbolo di pace e di amore per il prossimo, affinchè portassero il loro messaggio in tutte le case. “Ascoltate i vostri figli” sono state le parole con cui suor Gabriella si è rivolta ancora ai genitori, “e date il buon esempio non solo con le parole ma soprattutto con i gesti”, invitandoli a riflettere sull’importanza e la centralità della famiglia, sull’attenzione costante che dobbiamo rivolgere ai bambini. Un invito a rimanere sempre solerti e umili, perché “dire sempre di sì, essere permissivi e scusarli agli occhi nostri e degli altri è più semplice, ma non li prepara alla vita e li allontana da quelli che sono i valori umani e cristiani”. Un appello che ha concluso la festa dell’accoglienza e un augurio per uno splendido anno in cui famiglia e scuola, nella grazia del Signore Gesù siano vero fondamento per la crescita dei nostri figli.
una Mamma
Firenze
U
na drammatizzazione nel salone del circolo, aperto non solo ai genitori, ma a tutte le persone di Luco di Mugello. I bambini esprimono appieno il significato della vita che il Natale annuncia. Un capovolgimento totale di una vita nuova piena di speranza e di fede. Cieli nuovi e terra nuova. Questa la tenera storia di quattro bambini: Tommaso, Eugenio, Rocco e Manuel che come gioco, a Babbo Natale non chiedevano la play station o i gormiti, ma solo tempo per stare insieme. I bambini si divertivano con poco. Quel Natale volevano regalarsi una cosa straordinaria: una capanna dove rifugiarsi e sentirsi sicuri e protetti, parlando del più e del meno, proprio come dovrebbero fare tutti i bambini del mondo. I bambini si misero al lavoro con fatica e con entusiasmo alla costruzione della capanna e
Luco di Mugello
se ne andarono. Quando tornarono trovarono la capanna occupata da angeli, pastori, Maria, Giuseppe e il Bambino; intanto arriva anche gente comune, donne, bambini, artigiani, contadini e tutti portavano un prezioso dono a Gesù: torte, uova, latte… I quattro bambini si arrabbiarono e decisero di chiedere l’affitto ma scoprirono che in quella capanna c’era Gesù, allora convinti di dover fare anche loro un regalo speciale a Gesù, pensarono: “Che cosa?” Decisero di donare la capanna costruita con le loro mani. Era stato, infatti, il dono più prezioso per il Natale di Gesù. Una capanna dove poter trascorrere il suo primo Natale insieme al caldo della propria famiglia, così come dovrebbero fare tutti i bimbi del mondo, con babbo e mamma, per trascorrere una notte speciale. QUESTO È NATALE!
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Una capanna in prestito
di Suor Michela
In missione
Questo sì è un T
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utto inizia con i preparativi per la recita: i nostri bambini cominciano le prove sul palco, a casa canticchiano le canzoncine natalizie, ci raccontano degli addobbi per l’Albero di Natale che preparano insieme alle maestre e descrivono minuziosamente il presepe allestito nell’atrio della scuola materna dell’Istituto S. Marta di Chiavari. Noi mamme, soddisfatte di vederli così eccitati e felici contribuiamo all’aspettato evento, dedicandoci a preparare i vestitini per i nostri piccoli attori. Arriva velocemente il fatidico giorno dello spettacolo: accompagno “Andrea” all’asilo… colgo in lui una leggera agitazione, lungo il tragitto continua a ripetere che non vuole salire sul palco. Arriviamo, una calorosa confusione ci accoglie, si intimorisce, sembra spaesato e sorpreso, ma l’arrivo di suor “Giulia” subito lo calma: lo prende teneramente per mano e tutto si sistema. Raggiungo la palestra: è gremita di genitori, nonni e parenti tutti impazienti di vedere i loro bambini salire sul palco e dare il meglio di loro stessi per farci divertire e anche un po’ commuovere. Quest’anno il tema dello spettacolo è incentrato sul personaggio di un boscaiolo alla ricerca di un abete speciale per festeggiare il Natale. Nel suo viaggio incontrerà alcuni personaggi che lo aiuteranno a comprendere il significato più profondo del Natale.
Lo spettacolo ha inizio con l’arrivo dei bambini di due anni, appartenenti alla classe primavera. Vestiti da angioletti sfilano spaesati, accompagnati, mano nella mano, dai bambini di cinque anni, questi ultimi piccoli “Babbi Natale”. Qualcuno dei piccoli ha le lacrime agli occhi, qualcun altro è spaventato e disorientato, altri ancora spontanei e a loro agio, ma sono tutti tenerissimi. Salgono sul palco e con i loro grandi occhi cercano la propria mamma e il proprio papà tra il pubblico, per riceverne conforto, coraggio e considerazione. Attraverso un canto mimato ci fanno rivivere la gioia della nascita di Gesù; cantano, ballano e si muovono guidati dalla maestra, ognuno con una loro personale e dolcissima interpretazione. L’esibizione dei bambini più piccoli è sicuramente uno dei momenti più commoventi della recita. Poi arriva “Andrea”: è il primo della fila, la faccina stranita, sale sul palco e dentro di me cresce l’emozione e la speranza che quest’anno non si sciolga in lacrime; quindi, prende posto vicino ai suoi amichetti. Inizia la musica e in quel momento i suoi occhi incrociano i miei: gli sorrido dolcemente senza far trasparire la mia commozione, lui mi saluta con la manina. Penso… è fatta! e infatti inizia a cantare e ballare, è concentrato, segue la maestra e ripete tutti i movimenti non proprio perfetti, ma è bravissimo! è il mio piccolino, mi commuovo a vederlo lì, sul palco e mentre lo osservo orgogliosa penso che è cresciuto così in fretta! Entusiasmanti poi i dialoghi di alcuni piccoli artisti: prima il “Boscaiolo e l’“Abete” spiegano l’usanza dell’ albero per festeggiare il dono della nascita di Gesù Bambino; poi L’“Angelo Gabriele”, “Maria” e “Giuseppe” ci raccontano l’Annunciazione. Arrivano anche il “bue” l’“asinello” e “tre pecorelle” magicamente interpretate da cinque bel-
bel Natale! la mamma di Andrea
Chiavari
autonomia e dell’inconscia consapevolezza di esistere, che manifestano il loro bisogno di amore con un sorriso ingenuo, un abbraccio tenero, una lacrima in un momento di timore e ci insegnano così a guardare con i loro nitidi occhi. Sono proprio manifestazioni come quella che ci ha visti protagonisti oggi, il teatro di tanta meraviglia, iniziative organizzate da figure fondamentali nella crescita dei nostri figli, presenze che assumono ancor più valore in quanto siamo noi genitori a scegliere di porre, in un rapporto di profonda fiducia, tra le loro mani calorose i nostri più inestimabili tesori. Non resta allora che godere di tanta gioia, condividere e reciprocamente donarsi e dire grazie… GRAZIE BAMBINI! E grazie soprattutto a tutti coloro che hanno pensato collaborato e realizzato questo splendido spettacolo. Auguri e Buon Natale a tutti.
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lissimi bambini: sono a dir poco strepitosi nei loro costumi, le lunghe orecchie rosa dell’asinello, il pellicciotto marrone con le corna appuntite del bue e la candida lana delle tre pecorelle. Nella loro interpretazione aiutano il boscaiolo a trovare l’abete da addobbare. La recita si conclude con l’Angelo Gabriele che annuncia la nascita di Gesù figlio di Dio. Che dire… la recita è terminata è sorgono spontanee nel cuore di ogni genitore profonde riflessioni circa il privilegio del ruolo che ci è stato donato di interpretare. Una mamma così si esprime: “La dolce avventura dell’ essere genitore, dell’essere mamma, che regala sì tanta forza, ma che al contempo disarma perchè pone stupiti di fronte al meraviglioso dono della vita, colta nella sua forma più pura, più semplice, i bambini, anime docili, tesori inestimabili di generosità e sapienza. E ciò che più lascia attoniti è riconoscersi genitori proprio in quei momenti in cui i nostri figli si pongono ai nostri occhi nel loro essere persone, piccoli esseri immensi dotati di una propria
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Verso Natale con bontà amore e pace di Giovanna Cometto Spada Cuneo - Madonna dell’Olmo
È Camminando con fede 3/2009
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sempre un appuntamento “speciale” quello della rappresentazione natalizia della Scuola dell’infanzia di Madonna dell’Olmo: una prima tappa importante del processo educativo dei piccoli ed il risultato di un lavoro comune delle insegnanti e dei bambini impegnati nei canti, nella gestualità dell’esecuzione e nell’alternarsi dei ruoli. Così, anche quest’anno, un folto pubblico di familiari, venerdì 18 Dicembre, si è stretto attorno al palco del salone della Pro Loco per applaudire gli interpreti nello spettacolo “Verso Natale con bontà, amore e pace”, ma nei giorni precedenti non era mancata una “prima” riservata alla presenza di Monsignor Vescovo Cavalletto, un ospite ormai immancabile allo spettacolo! Le parole del titolo hanno sottolineato, assieme alla tenerezza e alla spontaneità dei piccoli, il messaggio che la Festa imminente propone a tutti. Il canto d’inizio ha letteralmente “messo le ali” al nostro cuore, grazie alle voci dei bambini che, con amore, si impegnano a far durare il Natale un anno intero. È quindi iniziata la parte
recitata e la voce narrante ha ripercorso l’Evento evangelico,dalla visita dell’Angelo al viaggio verso Betlemme, introducendo i dialoghi dei piccoli attori. Le loro vocine decise e vivaci hanno ricordato la Storia che ben conosciamo, anche se mai abbastanza: la ricerca vana di un posto nelle locande, il ricovero di fortuna nella grotta, il freddo della notte, lo sgomento di Maria… Ma il canto gioioso degli angeli, “È nato, alleluia!” ha dissipato ogni timore e i pastori si sono avvicinati al Bambino con i loro doni: il latte, il pane, la copertina e… il giocattolo preferito! Anche i Magi, guidati dalla Stella, hanno voluto essere presenti davanti a Gesù con i loro doni preziosi: l’oro, le medicine, i profumi, sinonimi simpatici dei troppo misteriosi incenso e mirra. Prima degli applausi finali i bambini hanno intonato il canto Jingle Bells, accompagnandosi con tanti strumentini musicali. “Ora la storia del Natale può continuare ogni giorno, per ognuno di noi – ha ricordato la narratrice – se la vivremo aiutando chi ci sta vicino con piccoli gesti di bontà e amor.
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Risvegliare la nostalgia di Dio
di Suor Giuliana Merciari
Chiavari
conoscerci meglio e soprattutto per comunicarci vicendevolmente il coraggio di quella fedeltà che anche nella fatica sa scrutare l’orizzonte, nella certezza che l’aurora sicuramente verrà. Ho goduto tanto nel veder “convenire” come ad un incontro gioioso circa 700 religiosi: un unico popolo che pareva camminare senza stanchezza quasi a dire che una vita “donata” rimane comunque “giovane”. L’assemblea aveva i segni della mondialità, ma la serenità che si percepiva era davvero espressione di unità dovuta alla comune esperienza di aver dato il cuore a Cristo. Era bellissimo avvertire, come al di là dei colori dei volti, degli abiti, delle età, si alzava come in un unico canto, la testimonianza che donare la vita al Signore e ai fratelli apre davvero la strada alla bellezza e alla gioia. Si sentiva che
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arissime sorelle sono grata di poter condividere con voi, attraverso queste pagine, una bellissima esperienza di Chiesa che mi resterà nel cuore come segno di speranza e di fiducia. Mi pare che raccontarvela sia davvero come spezzare il pane della fraternità e quindi moltiplicarne la gioia. Lo scorso 3 ottobre si è tenuto a Chiavari il meeting della vita Consacrata ligure dal tema: “Consacrati, una vita leggibile oggi”, un tema volutamente provocatorio a interpellarci sul nostro essere lievito e luce dove l’obbedienza ci pone. L’evento, organizzato da USMI - CISM - CIIS ha voluto essere un momento di riflessione e di preghiera in preparazione al IV centenario della manifestazione, in Chiavari di Nostra Signora Dell’Orto. Il meeting non è stato pensato per “contarci”, ma per “incontrarci”, per
Pagine aperte nessuno era estraneo, che ci univa un’unica vocazione, un unico ideale. Mi hanno commosso i volti belli dei religiosi giovani che con spontaneità e impegno ci hanno raccontato le loro prime esperienze di “missione”, comunicandoci con semplicità anche le loro paure, ansie e gioie. Mi ha commosso la numerosa partecipazione di preti e laici, questo è stato per me un segno di condivisione e la grata conferma che è bello e possibile lavorare insieme per il Regno di Dio. Il relatore, Mons. Giancarlo Bregantini ci ha coinvolto con la sua capacità di cogliere i colori della terra e della vita. “…I colori della terra che sono intrecciati alla nostra storia… che non si cancellano…, dietro i colori della nostra terra c’è la nostra storia: quello che il Signore ci ha donato. Ma guai a contrapporre un colore all’altro, bisogna intrecciarli, allo-
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ra i colori diventano armonia, sono l’arazzo della vita. La terra fa da contorno al nostro cammino di ogni giorno e questa terra va sempre amata (dalla Calabria al Molise) è l’immagine che la Bibbia si porta dentro: una terra va amata come un giardino… ed è la cosa più bella perché la Bibbia usa questa parola dall’inizio alla fine…” Due sono i colori e gli atteggiamenti da evitare: la nostalgia del passato e la paura del futuro. Mons. Bregantini con poche pennellate, ci dice che la lettera agli Ebrei è stata scritta proprio per vincere la nostalgia dei cristiani affaticati dal presente e forse troppo legati al passato comodo… “Oggi la grande esperienza che siamo chiamati a vivere è proprio questa: raccogliere il nostro passato… e insieme avere il coraggio del futuro.
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Cerchiamo, con fatica ed impegno di trasformare la nostalgia in benedizione!… Sentite come la lettera agli Ebrei legge la storia del suo tempo: Eb. 5,11 “…su questo argomento abbiamo molte cosa da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire…” Parla molto chiaro! Potremmo dire siete diventati “pigri” ed è forse la caratteristica che talvolta avvertono le nostre comunità religiose. E aggiungo, voi che a motivo del tempo trascorso dovreste essere maestri, avete ancora bisogno che qualcuno vi insegni… pur avendo una lunga vita di consacrati, siete ancora ignari della dottrina della giustizia… questo è uno dei pericoli che oggi noi viviamo! La parola chiave della lettera agli Ebrei che oggi ci fa un gran bene è la parola “perseveranza”. Non è più solo la speranza, oggi occorre la perseveranza, parola bellissima = speranza al quadrato che produce la perseveranza di tutti i giorni. In questa dimensione l’autore usa un’immagine efficacissima in Eb 6,18 dice: “… noi abbiamo cercato rifugio in Lui e abbiamo grande incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa abbiamo un’ancora sicura per la nostra vita… Gesù seduto nel cielo alla destra del Padre”.
Guardiamo questa immagine: chi sono i religiosi? Coloro che nella Chiesa hanno il compito di dire: c’è un cielo, c’è un oltre, dire che il cielo non è evanescenza…, ma il cielo è già vivo oggi sulla terra… con il tuo sorriso, con il tuo profumo. Amo moltissimo dire nella diocesi che le Suore sono il profumo in una comunità. “Voi siete questo profumo se il cielo è nel cuore, se l’ancora della vita non la gettate nei problemi. Dobbiamo fare delle nostre ferite delle “feritoie” attraverso le quali passa la luce, si intravede il Signore.” A noi suore di S. Marta è stata affidata l’ospitalità dei tre Vescovi (Mons. Giancarlo Bregantini, Mons. Alberto Tanasini, Mons. Giulio Sanguineti) Anche questo è stato per me un momento di gioia profonda che mi ha fatto sognare di essere a “Betania” in quella casa profumata di amicizia e di accoglienza, di tutti quei gesti semplici che facevano bene a Gesù. E mi pareva anche di veder sorridere il nostro Padre Fondatore rappresentato in quei Vescovi e lui stesso ospitante nella sua casa di Chiavari da lui tanto amata.
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Libano, terra I
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e di apertura al dialogo interreligioso di cui l Libano è nominato numerose volte nell’Anil Libano e il mondo hanno tanto bisogno e tico Testamento, soprattutto nei Salmi, sono una testimonianza che la Chiesa oggi sempre come terra bellissima, fertile, ricca di chiede alla Vita Consacrata. Il nostro Padre acqua e vegetazione. Chi non ricorda i famoFondatore interceda per tutte le sue figlie, si cedri di questa magnifica terra? Ma anche in questa nostra attesa piena di speranza e nel Nuovo Testamento – Vangeli e Atti degli Apostoli – vengono nominate alcune sue città, nel Sud del Paese a confine con la Galilea, perchè Gesù vi ha tenuto la sua predicazione e fatto miracoli, San Paolo è stato ospite a Saida (Sidone) in casa di amici e anche l’apostolo Tommaso ha predicato a Tiro. Per questo e per la fede dei cristiani, poco numerosi ma molto ferventi, possiamo dire che davvero il Libano è una terra santificata. 1 2 Le illustrazioni ci presentano una Il tempio di Gerusalemme fu Il profeta Elia è accolto dalla sequenza di immagini, dieci staziocostruito con il legno dei cedri vedova di Sarepta di Sidone ni bibliche, degli avvenimenti che del Libano (1Re - cap 6); (1 Re - 17); hanno avuto luogo nella terra libanese e di cui ancora si conservano i segni. Noi Suore che svolgiamo il nostro apostolato in Libano a Jal-el-Dib – Beirut all’ospedale e a Sehailè con ospitalità a signore sole, siamo fiduciose che la nostra Famiglia Religiosa possa mettere radici anche nel Sud del Paese. In queste zone, dove la gente vive poveramente, i cristiani sono una 6 7 piccola minoranza fra i mussulLa vergine Maria attende suo Gesù consegna le chiavi del Regno mani. La nostra presenza potrebfiglio Gesù nella grotta all’ingresso dei cieli a San Pietro a Cesarea be essere un segno di condivisione di Maghdouchè; di Filippo, città chiamata ora Marjaayoun (Mt 16);
santificata La grotta di N.D. de Mantara dove la Vergine Maria attendeva Gesù quando veniva a predicare a Saida (Sidone).
di preghiera, di essere, nei luoghi dove l’obbedienza ci pone, donne di fede, accoglienti e sempre pronte a servire soprattutto i più piccoli e poveri nei quali Gesù si identifica, assicurando offerte a sè le cure e le attenzioni prestate a loro.
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Libano
4 Gesù trasforma l’acqua in vino alle nozze di Cana, villaggio vicino alla città di Tiro (Gv 2);
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Gesù guarisce la figlia della cananea a Sidone (Mt 15);
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Il Profeta Giona e rigettato dalla balena a Yye’ a nord di Sidone;
di Suor Damiana
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La trasfigurazione di Gesù sul monte Hermon (Mt 17);
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San Tommaso predica a Tiro;
10 San Paolo visita i suoi amici a Sidone mentre va a perorare la sua causa a Roma (At 27).
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Cinquant’anni con Dio... e con C
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apita spesso che, chiacchierando tranquillamente con amici e conoscenti, trapeli la notizia di avere una zia Suora e capita anche che il nostro interlocutore sgrani gli occhi con grande meraviglia; il più delle volte poi scatta la solita lista di domande: “Dove vive?”, “Cosa fa?”, “Che tipo di Suora è?”…. Succede però anche che qualcuno vada oltre e chieda: “Com’è avere una zia Suora?” A questo punto rispondere non è più così scontato…. Dal mese scorso, però, per noi nipoti e parenti di Suor Carla Riva, che abbiamo vissuto la straordinaria ricorrenza del 50° anniversario della sua Professione Religiosa, è facile rispondere con orgoglio che: “Avere una zia Suora è proprio bello!” L’anno scorso, durante la sua “vacanza” a casa, la zia Suora ha manifestato il desiderio di festeggiare, nell’estate del 2009, il 50° anniversario della sua Professione Religiosa. Subito ha specificato che non voleva “cose troppo grandi ed eleganti” che l’avrebbero imbarazzata e che si sarebbero scontrate con la sua promessa di povertà; si è però lasciata scappare una frase che, pur pronunciata a voce bassa e quasi fra i denti, dimostrava un suo forte desiderio: “Sarebbe bello se anche tutti i miei cugini fossero presenti”. “Ma zia, sono tantissimi!” “Ebbè, basta avvisarli e poi loro decideranno cosa fare!”. Durante quella chiacchierata, la zia ha affidato a me il compito di organizzare la festa. A dir la verità, se lei non avesse insistito, non avrei accettato questo incarico che percepivo importante ed impegnativo perché si trattava di coinvolgere, e, al tempo stesso, rappresentare tutta la nostra numerosa famiglia.
Adesso, invece, a distanza di poco più di un anno da quel colloquio e ad un mese dalla festa, mi sento soddisfatto della riuscita e, anche attraverso queste mie semplici righe, desidero ringraziare di cuore la zia per la bella opportunità che ha offerto a me e a tutti gli altri parenti. Quando ho presentato agli zii, cioè ai fratelli e alle sorelle di Suor Carla, la mia proposta, essi l’hanno accolta con molto entusiasmo e con una certa trepidazione, manifestando da subito l’intenzione di “fare una cosa fatta bene”; da allora è iniziata la lunga fase dei preparativi. Nel corso dell’anno, in più occasioni, durante le telefonate o tramite le sue lettere, la zia Suora ha chiesto chiarimenti ed aggiornamenti sui preparativi per la sua festa, ma tutti noi, rispettando un tacito accordo e volendo riservarle la sorpresa, abbiamo sempre tergiversato, rispondendole con mezze verità. Anche in accordo con Suor Anita, la sua superiora, la zia Suora è tornata a casa solo il giorno prima della festa, così che non le si rovinasse la sorpresa. Sono stato proprio io, la mattina del 29 Agosto, a raccontarle nel dettaglio quasi tutto quello che sarebbe successo nel pomeriggio ed il giorno dopo. Quando ha capito cosa era stato organizzato per lei, si è commossa fino alle lacrime, ma dal suo sguardo ha lasciato anche trasparire la gioia e la grande emozione per quanto stava per vivere. La festa è solennemente iniziata con la Santa Messa, celebrata appositamente alle ore 17.30. Con don Gianpietro, il nostro parroco, abbiamo scelto la vecchia chiesa di San Rocco, che fino
di Michele Riva e familiari Saiano
noi!
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a due anni fa era la nostra parrocchiale; per la zia Suora, questa è una chiesa molto significativa perché da ragazza la frequentava regolarmente e perché “da lì” è partita per il convento. La celebrazione è stata allietata dal coro dei giovani della parrocchia ed è stata animata dai tanti nipoti che hanno arricchito il rito con preghiere, segni e gesti particolari e significativi, appositamente pensati per l’occasione. Per consentire a tutti i presenti di seguire la celebrazione, è stato anche predisposto un libretto, che, oltre al rito, nella parte finale, riportava, per sommi capi, la storia religiosa di suor Carla, ricostruita raccogliendo le testimonianze ed i racconti dei fratelli e delle sorelle. È stata una Messa molto sentita e partecipata: oltre a tutti gli invitati (circa 160), erano presenti anche mol-
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te persone della comunità parrocchiale che, venute a conoscenza dell’evento, hanno spontaneamente deciso di partecipare, per condividere con Suor Carla e i suoi famigliari il ringraziamento a Dio. Ad esse, in rappresentanza della Congregazione delle Suore di Santa Marta, si sono unite anche le consorelle della comunità di Saiano e, ospite molto gradita ed importante, Suor Francesca Peroni, la cugina della zia che con lei ha condiviso la vocazione e la vita religiosa nella stessa Congregazione. Questa numerosa ed attenta partecipazione è stata un’importante occasione di riflessione per tutti noi parenti: molte, moltissime persone, anche le più “insospettabili” vogliono bene alla nostra zia Suora che, grazie alla sua pazienza ed alla sua costanza e, il più delle volte, solo tramite delle semplici e veloci lettere di auguri, è riuscita nel
tempo a mantenere contatti con tutti i suoi parenti e con tanti conoscenti. Dopo la celebrazione, fedelmente testimoniata dal servizio fotografico e da un filmato, la festa è proseguita in oratorio dove, nel salone messo a disposizione dal Parroco, una ditta specializzata, appositamente contattata, ha preparato un grande rinfresco. Fra un boccone e l’altro e qualche buon bicchiere di vino, gli intervenuti hanno potuto fermarsi fino a tarda sera, chiacchierando piacevolmente, parlando a lungo con suor Carla e condividendo molti episodi e ricordi del passato con tanti “vecchi” parenti che da tempo non avevano più avuto occasione di incontrare. La festa è ripresa il giorno seguente: domenica, infatti, dopo la celebrazione della Santa Messa, durante la quale il parroco ha ricordato all’intera comunità la testimonianza della zia Suora, in un ristorante della zona, si è tenuto un pranzo per i famigliari più stretti: fratelli, nipoti e pronipoti. Al pranzo sono intervenuti anche Suor Francesca, i sacerdoti della comunità, un altro sacerdote originario della nostra parrocchia e i figli
comunità parrocchiale, il Parroco in primis, ha partecipato e sostenuto l’iniziativa; è stato bello vedere quanto fosse piacevole, soprattutto per i più “anziani”, ricordare e raccontarsi il passato; ma, soprattutto, è stato bello guardare negli occhi la zia Suora e vederla sorpresa, emozionata, soddisfatta ed orgogliosa della sua scelta pronunciata 50 anni fa. Son certo che a lungo resterà stampato nel mio cuore lo sguardo della zia, soprattutto quello che mi ha lanciato in due precisi momenti della giornata: il primo raccolto, sorpreso ed emozionato durante la celebrazione ed il secondo felice, soddisfatto e riconoscente la sera, alla fine della festa, prima di coricarsi. Nei giorni successivi, Suor Carla non ha perso occasione per dimostrare a tutti noi la sua grande riconoscenza per averle organizzato la festa, ma siamo noi, cara zia Suora, che dobbiamo ringraziare te, perché, se tu non avessi condiviso con noi la tua vita, testimoniandoci costantemente la tua Fede, tutto questo non sarebbe stato possibile. Dunque: “Grazie di cuore!”
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delle due signore che, anni fa, avevano scelto di essere le madrine per il Battesimo e la Cresima della zia. Anche questo appuntamento è stata una bella occasione, perché molti di noi, dopo molto tempo, hanno avuto modo di rivedersi e di condividere un pomeriggio di festa ed allegria. Sulle immaginette preparate per ricordare l’importante ricorrenza, abbiamo deciso di stampare una frase del Beato Tommaso Reggio: “Servire è delle mani; accogliere è del cuore.” perché, probabilmente, è quella che rappresenta in modo più completo la vita della nostra zia. Sicuramente la nostra famiglia ha vissuto un’esperienza fortemente positiva: è stato bello vedere che i fratelli e le sorelle nei giorni precedenti alla festa erano emozionati e molto coinvolti e che tutti i parenti, anche quelli che da tempo non si vedevano, hanno accettato volentieri l’invito e che tutti erano commossi, contenti e soddisfatti; è stato bello vedere che la nostra vecchia chiesa, anche se non è troppo grande, non riusciva a contenere tutti coloro che hanno scelto di partecipare alla Santa Messa e che la nostra
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Riflessioni di un preadolescente del S. Marta
di Francesco Dallai Genova
Festa del diploma È
passato esattamente un anno da quando ho sostenuto l’esame di terza media e il ricordo di tutte le sensazioni provate è ancora vivo in me: è stato il primo vero esame scolastico importante e l’ho vissuto con serietà ed impegno ma anche con allegria aiutato in questo dai miei compagni, che, specialmente durante la prova orale, mi hanno sostenuto moralmente ed hanno tifato per me. A distanza di un anno ci siamo rivisti quasi tutti alla scuola per ritirare il “sospirato” diploma e ci siamo ritrovati come se ci fossimo lasciati il giorno prima, solo un po’ più cre-
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sciuti; è stato come tornare indietro all’atmosfera spensierata della scuola media quando ci facevamo un “sacco” di risate!! Ci siamo raccontati, tra una pizzetta e una coca cola, le nostre esperienze da liceali, abbiamo rivisto alcuni nostri professori tra cui il “mitico” prof. Bernardini che per me è stato veramente importante e mi sono sentito “a casa” tra le mura di questa scuola che mi ha accolto nei tre anni che sono i più delicati nella carriera scolastica di ciascuno. Quel pomeriggio di fine maggio rimane tra i miei ricordi più belli e costituisce un tassello importante della mia vita di ragazzo. Grazie a tutti per questa opportunità che mi avete regalato!!!
Darsi pace
Marco Guzzi
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Se vuoi la pace, datti pace. La pace è solo il tuo cuore sprigionato. Se vuoi l’amore, diventalo. Tu sei l’amore: tutto l’amore che cerchi. Non chiedere perciò la pace al mondo. E non pretendere l’amore da nessuno. La pace dalla tu. Falla tutta i giorni, con le tue mani. E dallo tu l’amore. Sii felice. È dandolo l’amore che lo ricevi in abbondanza.
Pagine aperte una Suora di Santa Marta
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Un “Anno Sacerdotale”...
strada di ogni giorno, spinte unicamente dal a frase del nostro Beato Padre Fondatodesiderio di questa stessa “santità”, che sfocia re, apparsa sul retro della copertina del di conseguenza nella costruzione del Regno n° 2/2009 di “Camminando con Fede”, ci sugalla quale tutti siamo invitati a cooperare per gerisce uno spontaneo riferimento all’anno vocazione: prima dal battesimo e poi dalla visacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI, ta consacrata! una iniziativa scaturita dal cuoIn altra occasione il Beato Tomre di un Padre che “palpita” per “Sono ministro maso Reggio amava scrivere: “Mi i suoi sacerdoti, che ama e che del Signore voglio proprio fare santo!”, bando serve con profonda dedizione quindi allo scoraggiamento o al e affetto. Ma quest’anno speciaè necessario senso di inadeguatezza, abbiamo le interpella anche tutti noi che che io sia la strada aperta da tanti stimosiamo “pietre vive” della stesli e da un simile Padre! Inoltre, sa Chiesa che ha come Pastore santo, dunque quasi ogni giorno celebriamo e universale lo stesso Padre, e ci si mettano in ricordiamo feste e memorie di interpella in materia di coerenSanti, altra carrellata di modelli za di vita e di preghiera, perché pratica tutti per ogni possibilità e per ogni questo anno di grazia non passi i mezzi per “statura” spirituale; niente scuse, “inosservato” e soprattutto non diventarlo. siamo proprio chiamati a miraci lasci come prima, ma produre in alto, a “prendere il largo” ca una carica di testimonianza Costi quanto perché il Signore quando tornee di fedeltà al Papa e alla Chiecosti, bisogna rà, ci trovi pronte ad accogliersa dello stesso Gesù Cristo che lo con le lampade accese! E fin tutti seguiamo e serviamo! arrivarci!”. d’ora possa contare sulla nostra Sono proprio le parole del no(Beato T. Reggio) corresponsabilità quotidiana stro Padre Fondatore a provoper costruire con Lui un moncarci, a richiamarci alla comudo di fraternità e di solidarietà! Il tutto senza ne vocazione alla santità, proprio per quel dimenticare il nostro “servizio” ai Sacerdoti, sacerdozio comune che riceviamo tutti nel servizio che si traduce in preghiera, in offerta, Battesimo: “… è necessario che io sia santo… in collaborazione diretta o indiretta, per sostecosti quanto costi, bisogna arrivarci!”, non ponerli nel loro ministero e per contribuire alla tremmo ricevere provocazione migliore per salvezza dei fratelli! metterci ancora una volta in cammino sulla
Con l’affetto della memoria
Carissime, stamane dalla Casa Santa Marta di Osorno, portata dagli angeli, è andata a godere la pace dei giusti la nostra carissima Suor MERCEDES MONTECINO LOPEZ nata a Curicò (Cile) il 12 agosto 1929. Era entrata in Comunità il 19 marzo 1954 e aveva emesso la Professione il 1 marzo 1957. È entrata nel riposo eterno dove finalmente”starà seduta” a contemplare il suo Sposo che ha servito sempre con generosità e letizia finché le sono bastate le forze. Tutta Osorno la piange, tutti, proprio tutti, uomini, donne, giovani e bambini che in questi 38 anni Lei ha soccorso, consigliato e aiutato. Generosa e preoccupata di servire ogni creatura che il Signore le faceva incontrare, mentre
Roma, 31 ottobre 2009 Carissime, oggi, nella sua casa di Velletri dove fino all’ultimo ha cercato di rendersi utile alla sua comunità, è salita al cielo Suor ANTONIA LAGUZZI nata a Predosa (Alessandria) il 23 settembre 1914, entrata in Comunità a Chiavari il 28 marzo 1936, professa dal 19 settembre 1938. Dopo una lunga vita trascorsa gran parte con i malati ai quali si è dedicata con molta
sollecitudine e puntuale impegno nell’Ospedale di San Gimignano, alla Clinica Sanatrix di Roma, a Poggibonsi, a Sesto Fiorentino e a Castelgandolfo, ha cercato di offrire il suo aiuto là dove l’obbedienza la voleva e, secondo le necessità e i bisogni dell’opera, non ha mai risparmiato le sue forze. Anche nell’ultimo periodo della sua vita, nonostante l’età molto avanzata, è riuscita a portare avanti fino all’ultimo giorno il suo ufficio di guardarobiera, sostenuta sempre dal senso del dovere e dalla benevola comprensione della comunità. La morte l’ha sorpresa nel sonno e senza ombre né paure è passata così nel regno della gioia senza fine. Il Signore le ha concesso di arrivare a Lui velocemente, senza passare attraverso sofferenze particolari. A Lui, che nei misteriosi disegni della sua Provvidenza soccorre ciascuno secondo le sue necessità, la affidiamo perché insieme alle care consorelle interceda per noi tutte grazie e benedizioni. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
47 Camminando con fede 3/2009
Roma, 2 ottobre 2009
svolgeva il suo ufficio di economa della Scuola ha fatto la consigliera, la mamma, la confidente... A Lei infatti era naturale rivolgersi nei momenti di difficoltà, ma anche per condividere una gioia come si fa con chi ci vuol bene. Godere di poco e chiedere solo per gli altri è stato il suo stile di vita e, mentre amava la sua Famiglia Religiosa, ha cercato per tutta la vita di diventare come il Padre Fondatore “sognava” che fosse ogni suora di S. Marta: fedele e operosa. Lassù dove vive nella beatitudine sicuramente intercederà presso il Signore perché benedica la sua amata terra cilena, la Congregazione tutta e in particolare le consorelle della sua comunità. Preghiamo per lei e chiediamole di intercedere per tutte noi la virtù di servire umilmente e serenamente tutti. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Niente abbassa e svilisce il valore di una persona, specialmente se trattasi di ministro del Signore, quanto l’attaccamento alle cose del mondo. Niente forse lo esalta di piÚ quanto il vivere sobrio e modesto. Mons. Tommaso Reggio