Camminando 1 2012

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notiziario delle suore di santa marta

Camminando con fede 1/2012

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Editoriale 3 Editoriale

Frammenti di santità 23

suor Aloysia Galli

la Redazione

Parola di Dio 4

Il lenzuolo e l’uomo nudo

Padre Alfredo Ferretti omi

In missione 25 Non solo bella…

suor Renata

26 …E prepararono insieme la Pasqua

Attualità 6

Investire su chi genera “futuro e speranza”

suor Damiana Spignoli

suor Rosalba Bernareggi

28 Aprile dolce dormire?

Giornaliste angioline

31 Un libro sul recupero di Palazzo Quarantotti

La parola a... Madre Carla 8

Socchiudere l’uscio di casa per…

Mauro Del Corso

32 E dilettando appaga

Madre Antonia Dei

34 Quando il quotidiano si fa emozione…

Spiritualità e carisma 9

“Fin dall’eternità ti ho amato”

le Suore del 25° e 50°

12 Custodire e coltivare la pace essere operatori di pace

la Partecipanti agli incontri di spiritualità

Percorsi di formazione 14 Dall’autovalutazione di Istituto al progetto di evangelizzazione

Notiziario delle suore di santa marta Via V. Orsini, 15 00192 Roma

suor Anita Bernasconi

19 Convegno Nazionale USMI per le religiose infermiere

suor Eliana

22 Rispondere all’amore… si può?

36 Testimonianza apostolica, accoglienza e ascolto della Madre Generale in America Latina

Delegazione di Santiago

39 Una lettera… d’amore!

Simona Frammartino

40 “I talenti” doni ricevuti gratuitamente

una mamma

42 Che cosa cercate?

suor Karem Cavieres

suor Anita Bernasconi

16 Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella F.P.

Nicoletta Ballabio

le Suore partecipanti

Pagine aperte 44 Avete amato… siete state riamate Francesco

46 La ricerca del risorto

Rombo diacono Antonio

48 Camminando con fede Alcuni pensieri d’inizio anno

suor Agnese Bianchi

Con l’affetto della memoria

Quadrimestrale Anno LXXX Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

50

suor Ersilia Zecchini suor Lucia Chiappe

50 Ricordo di suor Ersilia Zecchini 51 Per la carissima suor Lucia


Editoriale

La Redazione

La famiglia tra lavoro e festa il vivere di ogni persona nelle dimensioni comuni degli affetti, della fragilità, della fatica e dei disagi conseguenti alla crisi attuale. Vorremo alimentare la speranza della festa. Vorremmo dare ragione al Papa quando afferma che “il modello familiare nella logica dell’amore, della gratuità e del dono va esteso ad una dimensione universale”. Ci sentiremo quindi chiamati tutti, pastori, consacrati e fedeli, a rientrare nella logica dell’amore, della gratuità, del dono in ogni ambiente di vita. Per non dimenticare ed emarginare il pesante momento storico e culturale in cui si trovano a vivere le nostre famiglie e tentare di cercare una soluzione raccogliamo come spunti di riflessione e di preghiera una provocazione che le Catechesi preparatorie al VII Incontro Mondiale delle famiglie ci offrono. “Si va verso un riconoscimento l’un l’altro, un riconoscere se stessi, un riconoscersi amati amando… L’amore coniugale attiva l’immagine di Dio nella persona, affinché questa immagine possa penetrare l’essere umano così integralmente che nei suoi gesti, nel suo pensare, nel suo sentire, nel suo agire diventa sempre più simile a Dio”… Di Dio facciamo memoria come Creatore e come Redentore. Preghiamo insieme perché lo Spirito Creatore e Liberatore restituisca a noi tutti l’esperienza del passaggio dalle varie servitù al servizio e alla libertà, per Dio, per gli altri, per la propria famiglia, per il cuore in festa.

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Dal 30 maggio al 3 giugno, si terrà a Milano il VII incontro Mondiale delle Famiglie. Saranno giornate molto intense con la presenza del Santo Padre Benedetto XVI. Nessuno di noi potrà essere solo curioso spettatore. Tutti siamo coinvolti a ringraziare per il dono della famiglia di cui serbiamo un ricordo intenso e siamo invitati ad alimentare la speranza perché sia, o torni ad essere, quella comunità insostituibile pensata dal Creatore. In una collezione privata a Londra è esposta una raffigurazione di Eva molto toccante: su una tela lunga e stretta, dalle tinte scure, Eva, sola, vista da dietro e appoggiata ad un albero, traspira un’angoscia e un pianto inarrestabili, per aver mangiato del frutto proibito; per essersi arresa al serpente che l’ha convinta a decidere da sé quel che è bene e quel che è male, prescindendo dall’ordine impresso nella creazione. Mettendo le mani sull’albero della scienza del bene e del male e sull’albero della vita, piantati al centro del giardino di cui parla il libro della Genesi, l’uomo e la donna non hanno aggiunto nulla alla loro felicità. Eppure Dio proprio nello stesso giardino ha dato origine alla vita, proiettandola tutta nell’ordine dell’amore. Pensiamo al dramma di molte delle nostre famiglie ingannate da una falsa libertà. Pensiamo anche che le nostre famiglie sono amate da Dio e quindi sono aperte alla festa. Presenti all’evento, nei modi possibili, vorremo sperimentare lo stare accanto alle famiglie, nella prospettiva di ricondurre ad unità


Parola di Dio

Il lenzuolo e l’uomo A

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scoltando la proclamazione del Vangelo della Passione di Gesù Cristo secondo Marco ci si imbatte in un versetto specifico di questo evangelista. Mentre racconta la cattura di Gesù nel giardino del Getsemani, annota: Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo (Mc 14, 50-52). Mi colpisce questo piccolissimo inciso all’interno del magnifico e solenne racconto della Passione. Perché questa citazione? Chi è quel ragazzo incuriosito di ciò che accade nel giardino, che esce da casa in fretta avvolto da un semplice lenzuolo? Alcuni esegeti vedono in quel ragazzo lo stesso evangelista Marco. Ma proprio questa voluta indeterminatezza del racconto mi lascia spazio a cercare di inserire il mio volto su quell’uomo che si avvicina furtivo a cogliere il dramma che si annuncia in quegli attimi concitati. Gli amici sono fuggiti, hanno abbandonato il Maestro. Solo tu, ragazzo senza nome, vestito di poco, lo segui. Non segui gli eventi, segui Lui. Corri il rischio di metterti dalla parte del ricercato, di fare la sua fine. Ecco perché cercano di afferrarti. Ma il destino del Maestro è andare da solo verso la Croce, verso quella lunga tortura prima dell’esecuzione capitale. E allora fuggi via anche tu, lasciando cadere quel poco che ti copre. Il destino del Maestro mette a nudo ogni uomo, svela i pensieri e i segreti dei cuori, i desideri e le fragilità. Anche il nostro peccato. La morte di Cristo, la sua discesa negli inferi della storia, è la ricerca da parte di Dio Amore dell’uomo nel

giardino delle sue scelte, dei suoi aneliti come dello smarrimento della relazione fondamentale con Dio stesso. “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?” Chi ha fatto cadere il velo dagli occhi sì da vederti non più rivestito dell’immagine e somiglianza dell’armonia di Dio ma della solitudine ripiegata su di te? Potrò fuggire anch’io lontano dal Maestro, perdendo lungo la strada lenzuoli di menzogne messi a coprire quella bella nudità che mi era stata donata come luogo di dialogo con Dio. L’ho cercata, la felicità, fuori di Dio e troppo a lungo, per mia disgrazia. Quante volte nella mia vita passata il mio cuore straziato, tormentato, si slanciava verso il suo Dio, dal quale si era allontanato! Posso mai dimenticare quelle lacrime amare che la vista della Croce fece scorrere dai miei occhi un Venerdì Santo? Ah!, partivano dal cuore, nulla poté fermarne il corso, erano troppo abbondanti perché mi fosse possibile nasconderle a coloro che come me partecipavano a quella commovente cerimonia. Ero in stato di peccato mortale, ed era proprio quella la causa del mio dolore. In quel momento, come in qualche altra circostanza, fui in grado di capire la differenza. Mai la mia anima fu maggiormente soddisfatta, mai essa provò felicità più grande, proprio perché in mezzo a quel torrente di lacrime, nonostante il mio dolore, anzi, per mezzo del mio dolore, la mia anima si slanciava verso il suo fine ultimo, verso Dio, suo unico bene di cui sentiva vivamente la perdita. A che servirebbe dirne di più? Potrò mai far comprendere quanto provai allora? Il solo ricordo mi riempie il cuore di una dolce soddisfazione. Ho dunque cercato la felicità fuori di Dio, e fuori di lui ho trovato solo afflizione e tristezza. Che gioia, che grandissima gioia che questo buon Padre abbia dispiegato su di me, nonostante la mia indegnità, tutta la ricchezza delle sue misericordie. Possa io almeno


nudo

di p. Alfredo omi

dersi a mensa e mangiare la Pasqua insieme. Prepari tu il menù. Anzi, mentre mi guardi e guardi la tua Chiesa, ti offri: Questo è il mio corpo. Ero fuggito nudo abbandonando il lenzuolo; ora mi sento abbracciato e rivestito di nuovo da Te. Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. (Is. 61,10) È la veste bianca del battesimo, il semplice asciugamano che cinge i miei fianchi mentre servo gli amici. Quel ragazzo che fugge nudo nel giardino della lotta, ora si ritrova seduto a mensa, rivestito dello sguardo trasparente di Colui che, al di là di ogni velo, sa leggermi dentro e vedermi nella bellezza che da sempre ha pensato per me. Il giorno della Risurrezione è il giorno dell’abito nuovo. Giorno nuovo, canto nuovo, abito nuovo, vita nuova.

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rimediare al tempo perso raddoppiando il mio amore per lui. Tutte le mia azioni, i miei pensieri, ecc., siano rivolti a questo fine. Quale occupazione più gloriosa che agire in tutto e per tutto per Dio, amarlo al di sopra di tutto, amarlo tanto più che lo si è amato troppo tardi. Ah! Questo significa cominciare fin da quaggiù la vita beata del cielo (P. Eugenio de Mazenod). Questi giorni di passione e di risurrezione mi sento “ricercato”. Non sono uno dei tanti. Ti ho voluto seguire. Ma sono anche scappato. E tu, Gesù mi hai cercato e mi cerchi ancora. Mi cerchi la sera della solenne e grande Cena, quando togli le tue vesti prima di lavarmi i piedi e nella tua bellezza sei per noi il nuovo Adamo rivestito, come Sposo, solo dell’amore e del servizio. Sei forzatamente spogliato prima di essere inchiodato su quella croce. Vogliono toglierti la dignità, la bellezza. Ma è solo un atto d’amore infinito che ti identifica con tutti coloro che sono spogliati della loro dignità di uomini e a ciascuno di loro ripeti: Oggi sarai con me nel Paradiso. Oggi sarai con me nel giardino della ri-creazione. Nel giardino dove, da secoli, mi cercavi e, finalmente, tu mi hai trovato. Sei stato avvolto da un lenzuolo prima di essere rinchiuso nel sepolcro. Un lenzuolo che porterà per sempre i segni del tuo passaggio, della tua notte d’amore per gli uomini, i segni del tuo corpo donato e del tuo sangue versato. Un lenzuolo che lascerai sgonfio della tua presenza quando uscirai bello e vittorioso nella mattina di Pasqua per incontrarti con la tua Sposa, quella comunità che era fuggita e che, pur sperando e cercando, si lavava di lacrime di pentimento e di desiderio di incontrarti ancora. Ora è tempo di rivestirsi della bella veste per se-


Attualità

Investire su chi I

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“futuro”

n questi tempi di crisi nuove parole hanno invaso le pagine dei giornali e il linguaggio comune. Siamo tutti diventati “esperti” di spread, di default e di deficit pubblico. Non possiamo più vivere senza conoscere le quotazioni di Borsa, allo stesso modo con cui seguiamo le previsioni del tempo, gli oroscopi, i risultati delle partite di calcio e del Gran Premio di Formula Uno. Ma ci sono anche altri termini che si sono affacciati, sebbene con fatica, nel parlare quotidiano: fiducia, futuro, solidarietà, sviluppo… Sono parole che la classe politica afferma di avere, talvolta, inserito nei suoi obiettivi. Per cittadini e famiglie però non sono solo parole ma rappresentano valori e scelte di vita. Risuonano come “generatori di speranza” di cui c’è tanto bisogno oggi, speranza per un futuro più sereno, soprattutto per le nuove generazioni.

In questi anni a garantire la coesione sociale sono stati soprattutto le famiglie e le reti sociali del volontariato capaci di organizzarsi a servizio del bene comune. È per questo che occorre partire dalle famiglie e dai cittadini per un nuovo modello di sviluppo e di crescita. Infatti la “rinascita”può avvenire solo sul piano dei rapporti: non sospetti ma collaborazione, non isolamento ma solidarietà. Noi cristiani non per semplice senso del dovere, ma per amore, siamo chiamati ad assumerci il compito di ricostruire una trama di rapporti veramente umani. Rappresentiamo il collante della società, specie quando essa cerca la sua stabilizzazione civile ed economica.


genera

di suor Damiana Spignoli

e “speranza” ne, nello spirito di solidarietà fra pubblico e privato per mobilitare tutte le energie del paese. Se si vuole uno sviluppo equo e sostenibile occorre che il Governo, anche quello attuale a cui non possiamo non riconoscere molti meriti, sappia valorizzare le associazioni, il volontariato, il terzo settore e approvi riforme del mercato del lavoro considerando che la produttività e la capacità delle imprese di stare sul mercato dipendono molto dalle misure di conciliazione fra famiglia e lavoro. L’Italia ha bisogno di liberalizzare la solidarietà, la sussidiarietà e far leva su tutte le forze vive presenti nel Paese, soprattutto su chi costruisce futuro e su chi genera speranza e progetti per tutti. Non si può negare che la crisi attuale nasce dalla debolezza della famiglia che una politica poco lungimirante, per non dire miope, sta vessando e impoverendo sempre di più. Noi cristiani abbiamo il compito preciso di tenere alto e largo l’orizzonte dei valori per essere capaci di orientarci anche nei momenti di smarrimento. La Chiesa non cessa di raccomandarci con voce accorata di prenderci cura della famiglia che sempre più dimostra la centralità del suo ruolo sociale e anche economico. Nessuno di noi deve dimenticare che la verifica del proprio impegno non è nell’immediato perchè la misura di tutto per un discepolo di Gesù è solo l’amore.

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Il cristiano infatti è chiamato a farsi carico dei problemi di tutti, evitando sia l’integralismo sia il compromesso al ribasso. Infatti di fronte alle difficoltà la soluzione può consistere nel ridurre lo spazio della morale o nell’abbassare l’orizzonte dell’impegno. Occorre invece trovare ciò che davvero accomuna e ripartire da lì. Se è vero che nelle fasi di transizione, quando vengono a mancare punti di riferimento comuni e certezze alle quali ancorarsi, le persone e le comunità possono lasciarsi andare agli istinti peggiori, soprattutto a causa della paura; è anche vero che in quei momenti la gente è più sensibile alle grandi proposte e alle sollecitazioni impegnative. Ma la politica e l’economia percorrono più facilmente altre strade, incluse purtroppo tante scelte anche di questo Governo. L’efficientismo e il “tirare la cinghia” non sono le uniche parole d’ordine per garantire un futuro di crescita e il consumismo, di cui tutti più o meno siamo vittime, non è una medicina alla crisi, ma piuttosto la vera malattia. Occorre far tesoro dell’autonomia dei cittadini nella costruzione del bene comu-


La parola a...

Madre Carla

Socchiudere l’uscio di casa per... I

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n tempi come i nostri basta socchiudere l’uscio di casa per… essere travolti da una folata di notizie, le più varie: scandali, fallimenti, corruzioni di ogni tipo e problemi a grappoli nella vita sociale e politica che sembrano condurci inesorabilmente verso uno scetticismo e un vuoto di senso paurosi. Come superare questa sensazione che ci impedisce di vedere “oltre” e ci lascia aggrappati al presente e incapaci di proiettarci fuori dalle nostre preoccupazioni, fuori “dall’uscio di casa”? C’è da ritornare a vedere lo splendore là dove si trova; c’è da far scaturire dal cuore le ragioni per cui vale la pena di affidarsi a Qualcuno che, nonostante tutto, “tiene”. È questo il compito che ci spetta: dobbiamo ritornare ad una fede forte, a credere davvero adesso, oggi. Sì!, a credere che Dio non se n’è andato da questa storia, anzi la interpella come ha sempre fatto, la muove con le sue logiche d’amore che non riusciamo più a scorgere! Nella nostra miopia stentiamo a riconoscere questo Dio che ci cammina accanto e “sconsolati e tristi” ci andiamo ripetendo: “Speravamo!” (Lc 24,21). Gli eventi ci spaventano…, non ultimo quello di una situazione economica davvero drammatica. Da credenti, da consacrate in particolare, dovremmo ricuperare il valore del sa-

crificio e accorgerci quanto è diverso il modo di vivere dei poveri, di coloro che non ci importunano per la strada, ma silenziosamente e dignitosamente vivono senza ciò che noi a volte consideriamo indispensabile! A questo proposito Enzo Bianchi ci fa riflettere quando afferma: “ci stiamo rendendo conto che il vivere con il mito idolatrico del tutto e subito, non ci garantisce un futuro buono, che il pensare solo a noi stessi come individui impoverisce la terra e fa aumentare il deserto” (Cfr. Sacrifici, segnali d’amore). Che cosa manca a noi di quello che manca ad altri? Quale deve essere la nostra unica ambizione? Quella indicata dal nostro Beato Fondatore che ci diceva: “Dilatare il Regno di Dio, procurare alla Sua infinita bontà l’ossequio di tutte le intelligenze e l’affetto di tutti i cuori, ecco la nostra unica ambizione!” Ma sappiamo che per dilatare il Regno di Dio bisogna avere occhi e cuori liberi da se stessi; bisogna testimoniare nel concreto, con una vita austera, che i sacrifici fatti con amore e per amore fanno germogliare la terra. Apriamo l’uscio di casa… e facciamo uscire il vento della solidarietà e delle rinunce fatte con il volto radioso, perché Lui è la “Ragione” di ogni nostro gesto d’amore per quei fratelli per cui Egli ha dato la vita!


Spiritualità e carisma

“Fin dall’eternità ti ho amato” acendo il percorso della nostra vita consacrata, potremmo sintetizzarlo in una frase: “Grazie Signore perché mi hai creato”. È questo il grido di riconoscenza per tanti doni, tante grazie ricevute in questi 25 e 50 anni di vita consacrata, dei quali il piú prezioso é la chiamata a seguirlo. Quando abbiamo sentito la sua voce, l’entusiasmo giovanile ci ha fatto abbracciare questo ideale senza che ci domandassimo “perchè a me Signore? Domanda che sicuramente abbiamo ripetuto piú d’una volta con il passare degli anni. Chi di noi non ricorda il giorno quando ai piedi

dell’altare pronunciammo il nostro “Sì” e sentimmo come la fedeltá del Signore scendeva gratuitamente nel nostro cuore e ci inondava di gioia e di stupore? Il nostro cammino di 25 a 50 anni non sempre è stato facile. Le nostre debolezze umane, molte volte han fatto sì che rallentassimo il passo, ma in mezzo a queste difficoltà Dio mai ci ha abbandonate. L’aiuto è venuto come

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F

le Suore del 25° e 50°


Spiritualità e carisma

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dono attraverso la nostra Congregazione, le nostre Madri che con amore, comprensione, saggezza e prudenza ci hanno accompagnate. E perché non dire un grazie a tante nostre consorelle che con semplicità e umiltà ci sono state di esempio? Tutti questi momenti ci hanno insegnato che vivere in Dio è il cammino certo per la fedeltà alla nostra vocazione di consacrate nella famiglia di Santa Marta. Quante volte abbiamo udito e letto con commozione ed entusiasmo le parole “FIN DALL’ETERNITÀ TI HO AMATO!”. Tutto questo ci ha dato la certezza che la nostra chiamata veniva solo da LUI. Ora che siamo alla fine di momenti meravigliosi di preparazione, vogliamo ringraziare di cuore Madre Carla, Madre Alejandra che hanno fatto di tutto perché questo periodo fosse vissuto in un clima di serenità spirituale. Infatti abbiamo avuto la possibilità di approfondire la nostra vocazione attraverso temi di riflessione come: l’incontro con Dio e con noi stesse, i santi voti, il nostro carisma, la vita fraterna, il nostro apostolato; temi che sono stati presentati in maniera profonda da due Sacerdoti che, allo stesso tempo, ci hanno dato la possibilità di partecipare serenamente e di esprimerci con libertà.

Non sono mancati, durante la giornata, momenti intensi di orazione personale e comunitaria. Poi i giorni di ritiro che in un certo qual modo hanno seguito la stessa tematica. Abbiamo coronato questa preparazione con la Santa Messa domenicale, durante la quale abbiamo rinnovato i Santi Voti ed ognuna di noi ha potuto ripetere il primo “Sì” “ECCOMI, SIGNORE, PERCHE MI HAI CHIAMATO”. Grazie ancora Signore per averci scelte e chiamate. Sempre porteremo nel cuore queste tue parole “Fin dall’eternità ti ho amato e continuerò ad amarti nonostante le tue debolezze, la tua povertà”.

Del 25°: Sr. Violeta Rosales Sr. Marcela Paez Sr. Silvia Diaz Sr. Elisabeth Marin Del 50°: Sr. Cecilia Valenzuela Sr. Carla Peña Sr. Paola Fuentes Sr. Alberta Sánchez Sr. Francesca Meacci


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Spiritualità e carisma

Custodire e coltiva essere operatori di A

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nche quest’anno le due soste di spiritualità programmate per la nostra formazione continua, hanno avuto delle risonanze molto positive da parte dalle suore partecipanti che sono giunte delle varie comunità numerose e cariche di attese. Da subito ciascuna si è sentita a suo agio, in un clima intenso di fraterna amicizia e di calda accoglienza, dove l’occasione di ritrovarsi insieme e di riconoscersi, ha accresciuto il desiderio di condividere con libertà e con senso di appartenenza le proprie esperienze personali e comunitarie e… di aiutarsi nel fare tesoro di questa opportunità per una vera crescita spirituale. In ambedue gli incontri – a Chiavari, 25-26 febbraio e a Roma, 24-25 marzo – il tema proposto per la riflessione riguardava la PACE e nonostante sia stato presentato con diverse sfumature che connotavano il diverso approccio dei due relatori, dall’una e dall’altra parte sono stati rilevati gli aspetti fondamentali della PACE: in che cosa consiste, il cammino della pace nella nostra vita, come custodire e coltivare la PACE per essere a nostra volta costruttori e operatori di PACE. A CHIAVARI ha animato l’incontro Don Enrico Bacigalupo che, come in altre occasioni, ci ha coinvolto efficacemente nell’argomento portandoci a considerare come la pace non è mai conquista nostra, ma dono di Dio che nel Vangelo trova la sua realizzazione tra due annunci. Il primo è nel canto degli angeli: “Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini” la notte di Betlemme. Il secondo, a Gerusalemme, è nelle parole del Risorto tutte le volte che compare ai suoi discepoli: “Pace a voi… Vi dò la

mia pace… e Io ve la dò non come ve la dà il mondo…” Gesù, quindi con la sua vita crocifissa e con lo spargimento del sangue dell’alleanza nuova, è divenuto Lui stesso autore e sorgente della vera pace. Questo dono viene messo nelle nostre mani per viverlo nell’agire quotidiano in tutti i nostri rapporti e, in primo luogo, nella relazione continua con Cristo nostra pace per divenire riflesso di Lui, unico arcobaleno nella storia umana. Occorre imparare lo stile del discepolo per fare il percorso della pace con Gesù… e, come ispirazione, sono proposte alcune importanti icone del Vangelo da contemplare in questo cammino: •  Gesù opera la guarigione dal Peccato e comincia a ricostruire la pace in un cuore ferito. Le nostre parole di fede e i gesti di bontà possono risanare le ferite dell’anima. •  Il Samaritano, oltre a soccorrere, si prende cura della persona colpita. Il tempo della cura, che è perdono, vicinanza, prossimità e non si interrompe mai, è lo stile che Gesù vuole da noi. •  La lavanda dei piedi da parte di Gesù, prima della cena è l’icona del servizio di chi si fa “servo per amore”… molto significativa per il nostro carisma! Dobbiamo purtroppo costatare che talvolta è più difficile “lasciarsi lavare” come “lasciarsi amare” che compiere questo gesto verso gli altri. È il richiamo alla correzione fraterna tanto importante nonostante sia faticosa. •  Affidarsi come il ladrone pentito… perché riconosciamo che la verità è nel cuore di Dio ed è in Lui che ritroviamo la nostra dignità.


Anche Don Adriano Castagna, nell’incontro a ROMA ha sviluppato le caratteristiche essenziali del nostro vivere ogni giorno come persone consacrate chiamate a portare nel cuore LA PACE DI GESÙ CROCIFISSO per essere operatori di pace. Nella trattazione, con alcuni passaggi, ci ha presentato in modo molto concreto le difficoltà e le possibilità di fronte a questo obbiettivo. La pace sembra un valore tanto desiderato, ma è molto sfuggente: come consacrate crediamo di poterlo realizzare attraverso lo sforzo del nostro impegno ossia come un esercizio, invece consiste nel lasciarsi prendere e possedere da Gesù, perché la sua pace è diversa come è testimoniato nel Vangelo di Giovanni e nelle lettere di San Paolo: “Senza di Lui non possiamo far nulla”. E la pace vera da custodire nel cuore è quella di Gesù crocifisso, la quale non esclude la sofferenza della croce, ma porta con sé un bene più grande. I motivi per cui perdiamo la pace dentro di noi sono individuati nel pensiero negativo su noi stessi, sui nostri errori, sulle nostre fragilità, nel giudicare gli altri e… nella nostra cattiva volontà. Dobbiamo educarci ed educare alla buona volontà che porta a purificare il cuore per andare verso Dio, il solo che può appagarlo. Come ci insegna S. Agostino: “Il mio cuore è fatto per Dio e il mio cuore è inquieto quando non riposa in Lui”. E… di fronte alla sconfitta riconoscere, come egli stesso afferma: “la cosa più importante è rialzarsi subito” perché… davanti a Dio non valgono le nostre fragilità, ma il nostro cuore.

Quando il discorso sulla pace è passato nell’ambito delle relazione comunitarie, il dialogo di confronto si è acceso: tutte eravamo consapevoli di toccare un punto molto sensibile perché la comunità è il luogo dove la pace dovrebbe essere di casa. Lo conferma S. Paolo in Col. 3,15 quando dice: “la pace di Cristo regni nei vostri cuori perché ad essa siete stati chiamati per essere un solo corpo”. La comunità è fondata su questo prezioso dono da custodire e accrescere con l’impegno di ogni membro per divenire operatori di pace. Nelle relazioni, quindi, si gioca il clima di pace in comunità: clima attraverso il quale passa una testimonianza positiva o negativa per chi entra in contatto con le nostre comunità. Se, entrando nelle nostre Betanie le persone costatano che si vive da sorelle volendoci bene, stimandoci, condividendo gioie e difficoltà… esse avvertono il respiro di Dio e godono la pace che in questo luogo è di casa. Non sempre, purtroppo, è così! però si può sempre ricominciare come ci ha incoraggiato Don Adriano il quale, a questo riguardo, ci indica una serie di situazioni e comportamenti che scaturiscono dal pensiero e dal cuore purificati nella grazia del perdono: tutto questo crea un’ igiene relazionale che favorisce serenità e pace nei rapporti comunitari. L’ora di adorazione eucaristica, a conclusione dei due incontri, ha permesso di rivivere nella preghiera di lode e di ringraziamento a Gesù nostra pace, i momenti più significativi di questa importante esperienza spirituale e di invocare che Lui solo sia sempre luce nel nostro cammino di pace. Partendo con il proposito di portare nelle nostre comunità questo prezioso tesoro, abbiamo salutato con molto affetto e riconoscenza le comunità che ci hanno ospitato con grande generosità…

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re la pace pace

le Partecipanti agli incontri di spiritualità


N

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Dall’autovalutazio al progetto

el Seminario di Roma del 19-20 Novembre 2011 si continua l’approfondimento del tema: Autoanalisi e autovalutazione di Istituto. Il Prof. Cattaneo introduce la relazione, facendo riferimento al Convegno di Roggiano dell’Aprile 2011 e analizza i tre lavori di gruppo fatti in quella sede. Il nodo più ricorrente, in tema di analisi e autovalutazione, riguarda la Professionalità Docenti, per procedere poi, in base agli Orientamenti del MIUR. alla valutazione del Merito dei Docenti e della Scuola. La proposta ministeriale relativa alla valutazione del merito, prevede la sperimentazione di un Progetto pilota che consentirà di individuare un modello per la valutazione della Professionalità, chiaro, affidabile, condiviso che premi le migliori performance individuali e consentirà pure di introdurre strategie idonee per intraprendere percorsi di miglioramento nella scuola. Questo riguarda non solo le scuole statali, ma anche le scuole paritarie cattoliche legate all’AGIDAE. A tutte le partecipanti al Seminario di Roggiano e di Roma è sembrato necessario seguire un percorso operativo di ricerca autovalutativa, con obiettivi da calibrare nelle specifiche situazioni scolastiche. Tutte condividono perciò questa tematica, esprimono piena condivisione e la necessità di continuare in questo processo di ricerca, e di fissare le tappe per arrivare, nei tempi stabiliti, a definire il Progetto di autoanalisi e autovalutazione di ciascun Istituto, sulla base di elementi condivisi a livello di Congregazione. Il Professore ha lasciato spazio alle responsabili delle scuole per la presentazione del lavoro di coinvolgimento e di sensibilizzazione fatto all’interno dei Collegi docenti e tutte concordano nel far tesoro delle esperienze pregresse e di quanto elaborato in occasione della certificazione di qualità, in nome della continuità.

Sono emersi punti di debolezza come la difficoltà nel coinvolgere tutti i docenti in questo lavoro e punti di forza che sono le competenze metodologiche e didattiche degli insegnanti e la chiarezza e verità nella compilazione dei questionari che diventano occasione importante per mettersi in discussione. Superato il primo momento di resistenza sono seguiti tempi di lavoro proficuo, vissuti nella condivisione del Progetto. Il Professore ha poi indicato alcune linee culturali come il significato pedagogico del merito e dell’eccellenza e le pari opportunità, concetto che ha trovato consensi tra le presenti. Nei lavori di gruppo sono infatti emerse sottolineature interessanti. Rispetto alle pari opportunità si dice che “… tutti nella scuola hanno un ruolo importante e insostituibile, occorre non sminuire nessuno… ma arginare chi sgomita a scapito del collega più dimesso. L’esperienza di chi insegna da molto tempo si deve coniugare con quella iniziale delle nuove leve che possiedono più strumenti innovativi. Tutto va valorizzato e apprezzato, ciò consente di non fossilizzarsi, ma di rimanere in uno stato di guardia, che può diventare un’occasione di aggiornamento interno. Per quanto riguarda l’eccellenza i confini restano sempre lontani, anche quando pare di essere vicini… e l’autoanalisi è vista come momento di crescita e non di giudizio e aiuta a mettere in discussione la riuscita della propria azione dal punto di vista professionale, deontologico e spirituale… e a rimotivare tutti”. La seconda parte del Seminario è stata dedicata al Progetto di Evangelizzazione. La Madre Generale, Madre Carla ha aperto il


Percorsi di formazione

ne di Istituto di evangelizzazione

di Suor Anita Bernasconi

le iniziative di solidarietà. C’è collegamento e apertura con la Chiesa locale e l’oratorio per la catechesi, la collaborazione nelle diverse iniziative. L’attenzione è pure rivolta alla famiglie e agli educatori per momenti di formazione, per un cammino di maturazione umana e di fede. La Madre ci invita ancora a ricuperare al massimo la testimonianza di vita personale e comunitaria per essere presenze significative in una società dove sono venuti meno i valori del Vangelo, da qui la necessità di una nuova evangelizzazione, perchè ci sono cristiani che non hanno mai incontrato Cristo, ci sono famiglie analfabete nei contenuti cristiani, ma non tutte le zone sono uguali, ci sono zone più fortunate, altre meno fortunate che diventano terra di missione. In questa situazione dobbiamo annunciare la bella notizia e per essere credibili occorre che la nostra vita manifesti la bellezza del vivere. Testimoniamo, perciò, con gioia la grandezza del dono della chiamata ad essere suore di Santa Marta. Esprimiamo gratitudine per quanto abbiamo ricevuto e verifichiamo se questo dono è vissuto nella consapevolezza che è dono per gli altri, perciò per la missione.

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dibattito con una riflessione di Enzo Bianchi, “Il cristiano sa comunicare la gioia”, perché è solo nella letizia che il nostro incontro diventa credibile. Alcuni interrogativi interpellano anche noi: “Perché il cristianesimo in questa società ha cessato di essere interessante agli occhi di molti? E i cristiani sono essi stessi davvero evangelizzati così da poter essere efficaci evangelizzatori?” La Madre ci invita a vedere l’Evangelizzazione non come dovere che si aggiunge ad altri doveri, ma come vita, è il nostro servizio quotidiano nella scuola e in tutti gli ambienti di apostolato, per far crescere una vita cristiana, capace di scelte convinte, a suo tempo. Madre Lilian ha sottolineato l’importanza di tenere presenti, per le Progettazioni annuali, i nostri documenti sull’Evangelizzazione e gli Orientamenti pastorali della CEI per il decennio 2010-2020 e ha espresso il suo apprezzamento per le varie esperienze presentate. Le suore presenti concordano su alcune linee di fondo: attenzione alle persone, ai bambini in difficoltà; più che l’attenzione alle molte cose che si fanno si è sottolineato il come si fanno, per una scuola diversa per il clima di accoglienza e la proposta di valori. Tutte le scuole sono molto attive, si coglie entusiasmo e desiderio di bene nell’accompagnamento quotidiano dei piccoli e dei ragazzi, capacità di condividere situazioni di dolore o di emarginazione. Le attività accomunano tutte le scuole e sono numerose: dall’impostazione della giornata, ai ritiri, ai campi scuola, al-


Percorsi di formazione

Educare alla vita del Vangelo a “L

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a Scuola cattolica rappresenta un luogo ideale per l’intreccio di alleanze educative, in cui riconciliare famiglie e nuove generazioni aperte alla fede cristiana, nella determinazione fondata e coraggiosa di poter vivere una vita buona anche in questo mondo e in questo tempo”. Con queste parole Mons. Crociata ha aperto, il 17 febbraio a Roma, il Convegno Nazionale “Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella Formazione Permanente”, organizzato dal Centro Studi per la Scuola Cattolica (CSSC). L’adesione è stata molto rilevante e anche alle nostre scuole la Madre Generale ha offerto questa opportunità per cui eravamo presenti in 10 suore. Nel suo saluto Don Maurizio Viviani, Presidente del CSSC non ha usato mezzi termini: La Scuola Cattolica per noi è ragione di vita, è un ingrediente della nostra vita quotidiana, è il luogo in cui deponiamo un seme con la speranza del seminatore della parabola di Gesù; è un nutrimento quotidiano per sostenere corpo e anima nel cammino della vita; è un alimento con cui desideriamo nutrire quanti ne fanno parte: dirigenti scolastici, insegnanti, genitori, collaboratori. Un pane che per noi è un impasto di professione e di missione, è una delle sorgenti della nostra spiritualità. La sfida per la Scuola Cattolica è molto impegnativa per cui le responsabili sono sollecitate a rivedere il POF alla luce degli Orientamenti Pastorali di questo decennio in corso. Le tematiche affrontate hanno spaziato dall’a-

nalisi del documento, alla presentazione delle “sfide della cultura e della società alla scuola e alla Formazione Permanente”, all’analisi della società attuale, alla responsabilità educativa, al coinvolgimento dei Laici, per concludersi con le linee operative per un progetto educativo. Gli Orientamenti Pastorali intendono proporre linee di fondo per una crescita concorde della Chiesa in Italia “nell’arte delicata e sublime dell’educazione” e sono offerte all’attenzione di tutti, non solo dei credenti perché il problema dell’educazione non è visto come un problema strettamente confessionale, come è stato sottolineato, ma antropologico che coinvolge tutti gli uomini di buona volontà, cui sta a cuore il futuro dell’umanità e delle nuove generazioni credenti e non credenti. Il contesto analizzato è quello di una società fortemente secolarizzata a cui annunciare il Vangelo. Mons. Crociata, Segretario Generale della CEI, nella lettura del documento ha sottolineato che il cuore dell’azione pastorale della Chiesa consiste nella missione evangelizzatrice. Oggi la Chiesa in Italia sente il dovere di concentrare la propria attenzione sulla persona e sulle condizioni concrete della sua esperienza per fecondarla con l’annuncio del Vangelo e con la forza della testimonianza cristiana. Soffermandosi quindi sul titolo del documento dei Vescovi ha aggiunto: “La vita buona codifica l’immagine di una vita riuscita perché adeguata all’integrità dell’uomo che Cristo incarna, rivela, comunica in una relazione compiuta con sé, con gli altri, con la realtà tutta, con Dio”.


CONVEGNO SCUOLA CATTOLICA

buona scuola e nalla F.P. di Suor Anita Bernasconi

monio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro, concorrere, mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune”. Ma questo non basta, ciò che deve caratterizzare la scuola cattolica è “una proposta pedagogica e culturale di qualità, radicata nei valori educativi ispirati al Vangelo”. A tale scopo è necessario curare la formazione di tutti coloro che operano nella scuola, la cui caratteristica fondamentale, in quanto educatori, è il carattere testimoniale e la capacità di farsi carico, di essere presenti, di accompagnare e promuovere tutte le forme di collaborazione con gli altri soggetti educativi, a cominciare dalla famiglia, ma anche con la Comunità cristiana per promuovere alleanza educativa nella reciprocità. Interessante l’intervento del Prof. Giorgio Chiosso dell’Università di Torino. Ha offerto un contributo prezioso per la progettazione educativa, attraverso 4 criteri di fondo: •  Educazione del cuore perché solo attraverso la coltivazione di questo luogo, l’uomo è in grado di cogliere l’ampiezza del desiderio profondo che c’è in lui e di aprirsi alla comprensione degli altri e delle cose. •  La proposta della tradizione classica che è la storia dell’umano. In essa troviamo significati etici, artistici, religiosi validi anche per l’uomo d’oggi. •  L’esperienza dell’eccellenza e della bellezza. Eccellenza vista come conquista di spa-

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Mons. Brambilla, Vescovo di Novara ha affrontato nella sua relazione “Le sfide della cultura e della società contemporanea alla scuola e alla Formazione Permanente”. Afferma che occorre riprendere con forza la fiducia nella funzione educativa, la necessità della promozione culturale, la sua urgenza per una efficace ripresa dell’Evangelizzazione: “Educare se non ora quando?”. Questo soprattutto di fronte alle nuove generazioni, ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani che attendono un rinnovato slancio educativo, una nuova stagione, a cui la Chiesa italiana dedicherà il prossimo decennio: “Educare in un mondo che cambia”. Il Signore ci chiede di interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo d’oggi, di cogliere le domande e i desideri dell’uomo e questo attraverso il Vangelo nel quale leggiamo che tutti cercano Gesù, per essere guariti, saziati, dissetati, risanati, liberati dal male, ma mentre li guarisce, Gesù suggerisce la fame e la sete di un altro pane e di un’altra acqua che sfama e disseta l’uomo come essere capace di relazione e di vita buona. L’uomo non può vivere solo di una vita soddisfatta, egli cerca di raggiungere una vita buona, condivisa. Una vita piena di cose, ma povera di legami e di significati, è come una casa affollata di beni, che però non ha il calore dell’amicizia e dell’amore. Confrontandoci con gli Orientamenti Pastorali possiamo cogliere l’originalità della Scuola Cattolica anche dal confronto con quanto dicono i Vescovi della scuola in generale. “La scuola ha il compito di trasmettere il patri-


Percorsi di formazione

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zi più ampi di libertà e di responsabilità, cioè come pienezza e compimento di sé. Bellezza nelle varie forme letterarie, artistiche, musicali, ambientali per sollecitare gli allievi a scoprire dentro di sé sentimenti diversi rispetto alla banalità del quotidiano. •  Amore al lavoro ben fatto. Il relatore per introdurre questo ultimo criterio si è rivolto al romanzo di Primo Levi: “ La chiave a stella” dove si narrano le vicende di un operaio specializzato che con questo particolare attrezzo gira il mondo a montare gru, ponti sospesi, impianti petroliferi. Il protagonista nutre l’orgoglio del “lavoro ben fatto” e dice: “Io l’anima ce la metto in tutti i lavori, per me ogni lavoro che inizio è come un primo amore” e Levi aggiunge: “Amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”. Non basta insegnare a fare, occorre fare bene e sostenere i ragazzi con l’incoraggiamento, l’aiuto, e infine con la correzione e la valutazione. La relazione conclusiva è stata quella di Don Carlo Nanni Rettore dell’Università Pontificia salesiana. È difficile parlare di un progetto in questo momento, parlerò del mio sogno, così ha esordito, ma è stato un sogno ricco di speranze e di certezze nei confronti dei giovani

d’oggi. A noi educatori è richiesto l’impegno per la loro formazione personale, culturale, al lavoro, con basi intellettive, emotive, morali, spirituali, comportamentali: tutte risorse da impiegare poi nella convivenza per il bene degli altri. Per la vita buona è necessario educare all’amore, alla conoscenza della verità, alla giustizia, all’amore per il bene, alla trascendenza. Nella Scuola Cattolica è necessario qualificare cristianamente e anche col nostro carisma gli insegnanti e le famiglie perché Cristo sia davvero il centro e la religione il punto chiave nella formazione. Tutti hanno espresso apprezzamento e sostegno all’opera educativa che da sempre la vita consacrata svolge in Italia; prima ancora che per attività specifiche la vita consacrata rappresenta una risorsa educativa all’interno del popolo di Dio, perché caratterizzata da una speciale configurazione a Cristo. Facciamo nostro, all’interno delle nostre Comunità, il suggerimento di Papa Benedetto XVI: “L’evangelizzazione dovrà farsi carico di trovare le vie per rendere maggiormente efficace l’annuncio della salvezza”, l’evangelizzazione sarà nuova se nascerà dall’impegno di un profondo rinnovamento per far risuonare la freschezza della buona novella e mostrare credibilmente agli uomini la bellezza di Cristo.


Convegno Nazionale USMI per le religiose infermiere E di Suor Eliana

le, arricchendoci spiritualmente attraverso vari momenti di preghiera comunitaria: celebrazioni delle lodi e dei vespri, celebrazione eucaristica animate da Sr. Fiorella Schermidori che, con il suo entusiasmo e la sua passione, ci ha fatto vivere momenti di paradiso. Il 6 Marzo abbiamo avuto la gioia di avere tra noi, nell’arco di tutta la giornata, la Dott.ssa Flavia Caretta, Docente presso il Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fisiatriche all’Università Cattolica del Sacro Cuore “A. Gemelli” di Roma. I temi trattati con molta semplicità, chiarezza e professionalità sono stati diversi, raggruppati nelle Principali Patologie dell’anziano (aspetti clinici, terapeutici e assistenziali). La Dottoressa ha messo in evidenza l’importanza di affrontare il tema dell’anziano con passione ed apertura perché la Geriatria è ancora un campo da approfondire ed affrontare in modo multidisciplinare; sarà la sfida del futuro per

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ccoci di nuovo riunite ad un appuntamento da non mancare. Dal 5-10 Marzo si è tenuto al Centro “Mondo Migliore” il Convegno nazionale per le Religiose Infermiere con il tema: “Principali patologie nell’anziano – aspetti clinici, terapeutici, assistenziali, etico-relazionali”. 130 Suore di diverse Congregazioni sono giunte a questo incontro molto importante che offre a ciascuna varie opportunità. Il Convegno si è aperto con la parola di “Benvenuto” da parte di Sr. Riccarda Lazzari, responsabile e moderatrice. Le sue parole hanno riempito il nostro cuore di gioia e di coraggio per affrontare questi giorni impegnativi e pieni di lavoro. L’incontro, oltre ad offrire una formazione adeguata, un aggiornamento professionale e un approfondimento delle linee fondamentali per una Pastorale della Salute verso gli anziani, ci dà la possibilità di staccarci dalla routine e fare un’esperienza fraterna inter congregaziona-


Percorsi di formazione medici e per noi operatori sanitari se vogliamo dare qualità alla vita che si prolunga. La Docente ci ha invitate a vivere la “gerogogia” che significa educarsi ad invecchiare… perchè ognuno invecchia a modo suo. Durante il Convegno non è mancato il momento forte di spiritualità, di bellezza e di cultura con la visita all’Abbazia di Trisulti (Frosinone), situata fra cielo e monti, a 825 mt. di altezza. È stata una giornata meravigliosa, piena di sole, che ha lasciato in noi un segno tangibile della presenza di Dio. L’Abbazia è custodita da pochi monaci Cistercensi, che con la loro presenza e con la loro vita di preghiera sono testimoni silenti dell’Assoluto di Dio e di grande attrazione spirituale per molti pellegrini. Ringraziamo di cuore il Signore per questa opportunità. Il Prof. Cesare Paparusso, Dirigente Assistenza Infermieristica, presso l’Ospedale S. Giovanni di Roma, ci ha aggiornato sull’assistenza infermieristica al paziente geriatrico, trattando le problematiche assistenziali, umane e relazionali della terza età.

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Con fermezza, chiarezza, praticità, entusiasmo e passione egli ha puntualizzato le caratteristiche professionali, umane ed etiche che devono possedere le varie figure assistenziali: sapere, saper essere e saper fare non possono andare disgiunti, come pure l’etica professionale deve essere presente nella formazione e nell’agire professionale… L’ambiente in cui vive l’anziano, è un aspetto importante da curare, perché sono i dettagli che favoriscono l’approccio umano che aiuta a mantenere in equilibrio la “fragilità” dell’anziano. Oltre a trasmetterci il suo entusiasmo e la sua passione, il Professore ci ha comunicato le sue esperienze accanto al malato, esortandoci ad essere umili, perché l’umiltà premia sempre. Il giorno 8 marzo, festa della donna, Sr. Riccarda ci ha proposto alcune riflessioni sul valore della donna, genio femminile, custode dell’uomo, esempio di amore verginale, sponsale e materno; così abbiamo iniziato la celebrazione di questa festività civile trasformandola in occasione di riscoperta del dono di Dio alla donna.


Aiutate dai fratelli, possiamo superare le varie sfide della vita e con i suoi doni, Dio, ci consola in tutte le nostre sofferenze, affinché diventiamo noi stessi consolatori con la consolazione che abbiamo ricevuto da Lui. Abbiamo chiusa la giornata con un momento gioioso di fraternità intercongregazionale, con balli, barzellette, scenette comiche, il tutto ci ha unite in un momento di comunione fraterna… A completamento degli aspetti clinici-terapeutici, etici assistenziali, non poteva mancare un aggiornamento legislativo per ciò che riguardano le RSA, le Case di Riposo e il territorio, tema presentato dal Prof. Nicola Barbato, Dirigente Infermieristico all’Ospedale S. Raffaele di Roma, e Docente all’Università di Tor Vergata. Ci ha aggiornato sui requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi specifici di queste strutture, la loro suddivisione a livello nazionale a seconda della tipologia degli ospiti, la legislazione può variare da Regione a Regione, da qui l’incentivo ad aggiornarci sulla legislazione della propria Regione. Ha dato indicazioni pure sui requisiti per ottenere l’Accreditamento Regionale delle RSA e Case di Riposo, in quanto le esigenze da parte delle ASL si sono accentuate ulteriormente. Ci ha invitato a far riconoscere dalle ASL le nostre attività assistenziali ambulatoriali e territoriali che ancora oggi svolgiamo in molte parti, solo in buona fede, senza sostegni e accreditamenti statali. Le RSA saranno il centro dell’assistenza infermieristica della Sanità del futuro. Ringraziamo le Organizzatrici di questo Convegno per i temi presentati e per tutta l’organizzazione. Ogni Religiosa ringrazia la propria Famiglia Religiosa perché ci ha permesso di godere di questo grande beneficio, un dono in più nella nostra formazione continua, spirituale e professionale, che desideriamo di cuore donare in “qualità” di servizio a tutti gli anziani, iniziando dalle nostre Consorelle.

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È seguita la relazione del dott. Massimo Petrini, dottore in Teologia e Pastorale della Salute che ha presentato il tema della “Pastorale della salute per gli Anziani e l’accompagnamento spirituale dei morenti”. Ha esposto le linee pastorali dell’anziano partendo proprio dal piano umano: •  aiutare l’anziano ad accettare la realtà della propria età, della propria fragilità e limitatezza; •  far prendere coscienza che tutti abbiamo una missione da compiere e la vita ci è lasciata finché questa si compia, per cui ci vedrà impegnate fino alla fine; •  proporre a tutti gli anziani, laici e consacrati, il dono di Dio, senza imporre le nostre idee ma semplicemente proporle accompagnandoli fino alla morte; •  è importante non fare distinzioni a livello mentale tra persone sane e malate, perché anche noi operatori siamo “malati” nello spirito, se non lo siamo nel corpo; tutti abbiamo bisogno di essere apprezzati e guariti. •  agli occhi di Dio siamo sempre preziosi sia quando siamo sani che quando siamo malati, Dio non fa distinzioni di profitto… Nel pomeriggio, Padre Luciano Sandrini, docente di Teologia pastorale sanitaria e di psicologia della salute e della malattia, con molta chiarezza, logica e delicatezza ha presentato il tema “Aver cura dell’anziano malato: come evitare il “burnout”. Ci ha illustrato i meccanismi psicologici che ci portano “a bruciarci” interiormente, come prevenirli e come curarci da questo rischio al quale siamo tutti esposti: fare chiarezza sulle motivazioni profonde che ci portano a servire e mantenere chiara la nostra identità personale. Il burnout è una bruciatura che fa soffrire, non è per la morte ma per la vita; è una opportunità per rivedere la propria vita, per togliere le maschere che portiamo e cercare la verità di noi stessi… Resilienza: termine nuovo, ascoltato per la prima volta, indica un processo attivo di resistenza di fronte ai problemi della vita, di autoriparazione e di crescita in risposta alle crisi e alle difficoltà che si presentano.


Percorsi di formazione

Rispondere all’am N

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ella prima settimana di gennaio, a Roma, si è svolto l’annuale Convegno del Centro Nazionale Vocazioni sul tema: “Rispondere all’amore… si può. Le vocazioni dono della carità di Dio”. Presenti più di 800 partecipanti tra sacerdoti, religiosi, laici impegnati nella pastorale delle vocazioni, a vari titoli. Don Nico Dal Molin, direttore del CNV, sia all’inizio che alla conclusione del convegno, ci ha invitati ad essere testimoni di Cristo con uno sguardo di speranza, missione oggi ardua ma bella. Il tema del convegno è ritornato puntuale negli interventi dei relatori, invitati a dare il loro apporto, potremmo dire secondo la propria vocazione. Padre Gabriele Ferrari, missionario saveriano, ha dato una bella e simpatica testimonianza sulla profezia che la vocazione alla vita consacrata può rappresentare ancora per il mondo di oggi. Da esperto missionario ha ribadito che la nuova evangelizzazione si fa con la speranza donata a ciascun uomo e ci ha spronato

con tutta la sua vivacità di spirito, a far sentire l’amore di Dio a chiunque avviciniamo. La biblista Bruna Costacurta, con tratto lieve e molto competente, ci ha condotti ad esplorare il Cantico dei Cantici per riscoprirvi le dimensioni e le espressioni dell’Amore. Gioia, poesia, bellezza, espressioni dell’amore sponsale che richiama l’amore divino, infatti i profeti, per descrivere l’amore di Dio, parlano dell’amore dello sposo per la sua amata, come pure dell’amore di un padre per il figlio. Consenso, adesione della persona amata, donazione senza riserve, dialogo di amore che unisce, sono alcune dimensioni che caratterizzano l’Amore vero e che vanno ri-scoperte, ri-annunciate in questa società dove, precisa la professoressa, vi è un diffuso analfabetismo affettivo. Rispondere all’amore con tutto il nostro essere si può, così ha esordito frère Alois Löser, priore di Taizé, rivolgendosi ad una platea sempre più attenta e ammirata di fronte ad un uomo dallo sguardo così dolce e mite. Col suo intervento ha voluto presentarci alcune linee educative ed ecclesiali, per aiutare i giovani a rispondere con serenità alla chiamata all’Amore. La fede, non è una adesione a certe verità ma unicamente una relazione con Dio. Credere a Cristo non significa avere la verità ma lasciarsi afferrare da Lui. Seguire Cristo è rispondere all’Amore con tutto il nostro essere; il giovane spesso è scoraggiato di fronte a questo, incontra resistenze per accettare ciò che è ma anche ciò che è chiamato


ore... si può?

di Suor Francesca Verdorfer, Suor Hind

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La vocazione è anzitutto grazia; è riconoscere, per l’uomo distratto, il passaggio di Dio. La vocazione è anche fatica, perché Dio si propone nella libertà di ogni uomo; la vocazione è oggetto di crisi; è chiamata alla fede. La vocazione è DONO DELLA CARITÀ DI DIO, così afferma Benedetto XVI nella sua Enciclica “Deus Caritas est”.

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a diventare. Davanti a un bivio non può restare fermo, deve comunque fare una scelta, Dio è lì e nella libertà lo invita ad assumere un impegno. I giovani, ha proseguito frére Alois, sono sensibili a questo gesto del Signore, tocca a noi fratelli e sorelle nella fede, affiancarli, sostenerli, ma soprattutto i giovani devono trovare in noi persone che amano! Ultimo, ma non per importanza, il Cardinale Gianfranco Ravasi, famoso biblista e Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Sua Eminenza con parole di chi ama la Sacra Scrittura e sa porgerla anche ai più piccoli, ha guardato alle fatiche e alle proposte per una risposta libera e profonda alla chiamata all’Amore. Ripercorrendo alcuni passi di Genesi, Deuteronomio, San Paolo, Apocalisse, ci ha fornito spunti di riflessione anche pastorali. Come ad esempio costruire un progetto che valorizzi l’IRC con un approccio culturale che abbia la finalità di spingere l’uomo a rispondere alle domande di fondo. Anche con il suo intervento, Sua Eminenza, ha sottolineato l’importanza che in ogni progetto di pastorale vocazionale ci sia sempre un concetto fondamentale: Dio con la sua Parola che genera azione, è l’artefice di ogni vocazione. Questo primato va riconosciuto come già lo avevano fatto Mosè, Geremia, Maria, Paolo…


Frammenti di santità Querceto, 16 gennaio 1978 Mia carissima... ho appena ricevuto la sua e rispondo subito per dirle la notizia che mi ha comunicato mi ha commosso profondamente. Grazie per la sua finezza di sentimenti a mio riguardo, se avessi saputo prima della morte di suo papà avrei pregato, lo faccio ora, anzi le dico subito che domattina nella Santa Comunione lo ricorderò a Gesù... Il Signore ha premiato la sua pazienza e la sua buona volontà. Mi senta vicina con il mio affetto fraterno e col desiderio di saperla cristianamente serena nella fiducia che i nostri cari defunti vivono nella luce e nell’amore di Dio. Il più affettuoso augurio e i saluti più cari. L’abbraccia la sua sempre

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Suor Aloysia Galli passata alla casa del Padre il 20 ottobre 1978


In missione

Non solo bella...

di Suor Renata

on capita tutti i giorni di vedere entrare in chiesa una grande attrice come Claudia Koll, che mentre le suore finiscono la meditazione, si inginocchia e prega. È successo a Chiavari nella nostra cappella una sera del mese di aprile… ce la siamo trovata davanti… è veramente bella oltre che brava. Abbiamo allora “osato” chiederle di fare qualche foto mentre cenava con il nostro Vescovo Mons. Alberto Tanasini, il provicario Mons. Corrado Sanguineti, Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, il responsabile diocesano della Pastorale scolastica don Pino, i segretari, il giornalista Alberto Viazzi di Telepace. La signora Koll ha accettato volentieri e si è fatta fotografare anche vicino alla Madonna. A cena terminata, ha partecipato ad un incontro/dibattito tenuto da Mons. Negri all’audi-

torium San Francesco sul tema “Gesù nostro contemporaneo”, durante il quale ha offerto la sua forte testimonianza. È quindi ripartita… senza dimenticare di inviare 8 uova di cioccolato per ringraziare dell’ospitalità. A volte è bello scoprire come davvero il vento dello spirito soffia dove vuole quando vuole… e fa crescere il seme del bene. L’importante è seminare… sempre!

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N

Chiavari


In missione

...E prepararono “E

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prepararono insieme la Pasqua”: è l’esperienza che ottanta preadolescenti con i loro educatori hanno vissuto a Como, ospiti nella Casa Divina Provvidenza dell’Opera Don Guanella. 23 marzo – Il ritrovo è alla Stazione Nord di Milano-Bovisa. L’atrio è invaso da ragazzi provenienti dalla Scuola Santa Gemma, dalle Parrocchie di Santa Maria del Buon Consiglio, dei Santi Giovanni e Paolo in Milano, e dall’Istituto Santa Marta in Genova. Molti sono i genitori in attesa della partenza dei figli, affidati alla guida esperta di Don Giacomo, di Suor Chiara, Suor Rosalba, di Silvia Ausiliaria Diocesana, delle insegnanti Serena e Rosanna, e di intrepidi giovani educatori: Luca, James, Francesco, Sara e Domenico. L’obiettivo di questo campo è stare insieme ripercorrendo con Gesù le tappe del Triduo Pasquale: dall’Ultima Cena alla Sua Passione, Morte e Risurrezione. All’interno dell’Istituto Don Guanella è situato il santuario. Dopo cena ci si raduna nella Cappella dell’Eucaristia; si leggono passi del Vangelo che introducono alla preparazione della Pasqua ebraica: “Venne il giorno degli Azzimi… Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò”… Ci si sofferma poi a riflettere sulla solitudine del Signore nell’Orto degli Ulivi: “Restate qui e vegliate con me”… Nello scorrere della preghiera, ciascuno condivide la propria riflessione: Gesù è lì con noi, mistero contemplato nel suo farsi “pane” per l’umanità. 24 marzo – Dopo i “riti” della sveglia mattutina, ci ritroviamo in chiesa. È il momento di seguire il Signore lungo la via della Passione.

Il brano del Vangelo ci fa meditare il tragico giorno del Golgota, il grido di dolore di Gesù: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”. Don Giacomo, dopo aver condotto la riflessione su questo momento forte, ci invita a salire la “Scala Santa”, simile a quella percorsa dal Signore durante il processo della sua condanna a morte. Ognuno, cantando e riflettendo sulla parola evangelica ascoltata, compie la salita in ginocchio. Ci ritroviamo tutti in cima al Calvario, ai piedi della grande croce, come Maria la Madre di Gesù, il discepolo Giovanni, il Centurione; e con lui meditiamo quella profonda espressione di fede: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. Terminata la funzione usciamo. La giornata soleggiata permette di addentrarci per le vie di Como. Visitiamo lo splendido Duomo e poi… sulla piazza antistante ci divertiamo a scandire simpatici bans. Giungiamo alla riva del lago, sostiamo fino all’ora di pranzo; intanto ci si rilassa, ci si diverte, si ammira il paesaggio e con lo sguardo si accarezza l’incresparsi dell’acqua. Il pomeriggio è dedicato alla visita del “Museo Don Guanella” e, in particolare, alla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione. Ci si prepara con momenti guidati e grazie alla disponibilità del nostro prete e di alcuni sacerdoti dell’Istituto, tutti possono ricevere la grazia sacramentale. Dopo cena, avviene il grande gioco “Verso Gerusalemme”: una singolare caccia al tesoro che ripercorre i luoghi storici della Palestina di Gesù. 25 marzo – Domenica: è il giorno della Risurrezione di Cristo. All’interno della chie-


insieme

di suor Rosalba Bernareggi

A COMO una proposta educativo-spirituale per i preadolescenti

la Pasqua

sasso su cui è scritto: “È risorto!”. E insieme si canta la gioia della Risurrezione! La mattinata prosegue fino all’ora di pranzo nel parco di Villa Olmo. Prepariamo la Messa. Nel pomeriggio, nel santuario dell’Istituto, la Celebrazione Eucaristica conclude l’esperienza di questi splendidi “tre giorni”. Si riparte per Milano… qualcuno prosegue per Genova. La mente e il cuore sono carichi di ciò che si è vissuto: preghiera, incontri spirituali, amici, luoghi visitati, mense condivise… Quale bagaglio! È un bene che ci si ritrova tra le mani, è “qualcosa” di prezioso che rimarrà scolpito in modo indelebile dentro ciascuno. 27 Camminando con fede 1/2012

sa, il santo Don Luigi Guanella aveva fatto costruire, in modo analogo a quella di Gerusalemme, la cappella del Santo Sepolcro. Sembra di essere davvero nel luogo storico, soprattutto nel momento in cui durante la celebrazione del mattino, Don Giacomo, vestito con il suo camice bianco da sembrare un’apparizione, esce dalla piccola porta sepolcrale e pone anche a noi l’interrogativo: “Dove state guardando? Chi cercate?”. Spiega poi i passi del Vangelo che ci fanno cogliere lo stupore dei primi testimoni della Risurrezione: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni, le donne… di fronte alle apparizioni di Gesù e dell’angelo. Ognuno in solitudine entra nel luogo del sepolcro; sosta in preghiera; prende un piccolo


In missione

Aprile dolce do C

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ome è consuetudine, in verità sempre più rara, i cerulei cieli fiorentini sono stati allietati dal garrire di volatili sempre più inusitati. Era il 2 aprile e a Firenze tutti, alzando gli occhi al cielo, commossi hanno proferito le seguenti parole: “è, sono arrivate le rondini”! anche per quest’anno! Voi direte: “o icche c’entra con quello che s’ha da scrivere?” noi, giornaliste angioline, siamo come le rondini che compaiono con i loro garriti, quando meno te lo aspetti. Infatti non erano passate che poche ore dall’avvistamento che l’auditorium della scuola, nel pomeriggio, si è riempito di giovani attori, un po’ traballanti e sgangherati (durante le prove), i quali con musiche e parti recitative hanno invitato gli spettatori: nonni, genitori, cugini, fratelli, sorelle, amici vari, a cavalcare non sulle ali delle rondini, ma della fantasia. Del resto noi adulti, poveri di questo sale che ha contraddistinto la nostra fanciullezza e giovinezza, siamo stati con leggerezza trasportati dai campanellini di Trilli che, con la magia della purezza del cuore, invitava tutti a volare “sull’Isolachenoncè”. O che c’è da attardarsi ulteriormente?

Avrete capito benissimo, cari e pazienti lettori di “Camminando con Fede”, che stiamo parlando della commedia “Peter Pan”, allestita e preparata dalla ormai navigata equipe dei docenti della Scuola Media e rappresentata con enorme entusiasmo da parte dei piccoli e con tributato successo da parte dei grandi, che, nell’avvicendamento delle varie scene, vedevano nei propri figli dei provetti attori di fama internazionale… Prima delle agognate vacanze pasquali tutti i componenti della Scuola, dall’Infanzia alla Secondaria di Primo Grado, si sono presentati alla Basilica della S.S. Annunziata, al fine di partecipare attivamente alla Santa Messa pasquale, celebrata da don Stefano Ulivi, il quale, facendo uso di aneddoti e di un linguaggio colorito (“una mano sulla testa e una pedata nel sedere!”) ha coinvolto sia grandi sia piccini ponendo l’accento sul significato della Pasqua di Risurrezione, che consiste nell’accogliere il prossimo come icona del Cristo vivente. Soltanto con la lettura della Parola di Dio, la preghiera e le opere di Carità sarà possibile considerarci creature di Dio, vero Amore e pura Misericordia, che come un Padre perdona le numerose cadute e le debolezze dei suoi figli (“Dio perdona tante cose per un’opera di Misericordia” come disse Lucia all’Innominato nel capitolo XXI dei “Promessi Sposi”). Subito dopo, usciti dalla Basilica, tutte le Suore presenti, gli alunni, docenti e genitori si sono accomodati in auditorium per assistere, sicuramente con un po’ di batticuore, all’estrazione dei biglietti delle uova pasquali, il cui ricavato è destinato alle varie Missioni nel mondo della Congregazione di Santa Marta. Nonostante che alcuni docenti da un lasso di tempo piuttosto lungo comprino svariati biglietti, non è mai capitato che, e nemmeno quest’anno, almeno uno di loro abbia vinto un ovino di consolazione! Come si dice a Firenze: “paperoni si nasce, paperini si


diventa!” Del resto come si fa a portar via un ovino a quei “barbari” urlanti (un si sta parlando di leghisti, eh!) ed emozionati che pendevano dalle labbra di Suor Cristina che con maestria faceva estrarre il biglietto legato al destino di uno di loro? Con l’entusiasmo proprio dell’età e delle vacanze imminenti i genitori hanno salutato, ma soprattutto ringraziato, Suore e docenti per la loro strenua e serena disponibilità educativa quotidiana nei confronti dei loro pargoli. Udite, udite! Il 22 di marzo, sempre su iniziativa della Preside, c’è stato un momento molto significativo di preghiera e riflessione, che accumunava i docenti e gli alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado. Infatti tutti sono saliti sul “tramme”, prenotato anticipatamente da Suor Cristina (neppure l’Ataf l’è in grado di opporvisi), e si sono diretti al Seminario Maggiore di Firenze, dove erano attesi dal Rettore Monsignor Stefano Manetti che con una semplicità di lessico, accessibile alla forma mentis dei preadolescenti, è riuscito a coinvolgere, con espressioni che illustravano realtà tipiche toscane, la mente, il cuore e l’anima dei ragazzi, affascinati dalla Parola di Dio che veniva trasmessa loro con candore e purezza di intenti. Infatti don Stefano ha illustrato sia ai piccoli che a noi docenti il significato di uno dei brani più complessi tratti dall’Evangelo di San Marco sulla Passione e Morte del Signore nostro Gesù, facendo sì che Verità inconfutabili, su cui ancor oggi i teologi discutono animatamente, divenissero per i ragazzi che ascoltavano delle verità quotidiane da realizzare senza fatica e ripensamenti, purché animati da una fede vivificante.

Al termine della mattinata, dopo una luculliana merenda a base di torte e dolci casalinghi, offerti dal Seminario, tutti noi abbiamo avuto l’opportunità di poter pregare con i Seminaristi e i Sacerdoti che li accompagnano nel loro cammino di fede, partecipando alla Liturgia dell’Ora Sesta, nella quale i ragazzi hanno imparato cosa significhi pregare all’unisono, sentendosi partecipi della comunità. Al termine del pranzo il Rettore ha riunito nuovamente l’assemblea per chiedere quale fosse stata la pagina della Parola di Dio più significativa emersa in quelle ore trascorse insieme, in una condivisione spirituale animata dalla presenza viva e fattiva del Signore Gesù. Questa giornata è stata, pertanto, un momento di crescita non solo spirituale ma anche umana, perché ha rafforzato legami di accoglienza, amicizia, fraternità e reciproco aiuto; forse una delle poche volte in cui grandi e piccoli, insieme, hanno rivolto i loro occhi non solo al proprio ma al cuore di tutti. Anche se in ritardo, cari lettori, vi inviamo affettuosi auguri per una serena, Santa Pasqua di Risurrezione… mangiate poca cioccolata, che vi viene i’diabete!!! Un forte abbraccione a tutti coloro che fanno parte della fantastica Congregazione di Santa Marta!!!

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rmire?

le Giornaliste angioline


In missione

Pisa: il restauro del Palazzo Quarantotti

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Pubblichiamo due articoli che presentano il libro “E dilettando appaga”, sono uno il completamento dell’altro. Li pubblichiamo di seguito, con una carrellata di fotografie, affinché tutti coloro che leggeranno questa rivista possano godere della bellezza del Palazzo.


di Mauro Del Corso

Un libro sul recupero di Palazzo Quarantotti U

cattolico nazionale Messaggero Toscano, la cui stampa venne affidata alle suore di Santa Marta (non a caso fondate dal primo vescovo giornalista della storia, il Beato Tommaso Reggio). Il 14 febbraio 1924, i fascisti devastarono la sede della redazione, gettandone le attrezzature in Arno ed incendiandola. Fu allora che il cardinale indirizzò un memorabile telegramma all’onorevole Federzoni, ministro dell’interno: “Oggi, anche Pisa è stata normalizzata. Come vescovo piango, come italiano arrossisco”. Da lì nacque Vita Nova, sino al suo ultimo numero del 31 luglio 1994, poi confluita nel nostro Toscana Oggi. Ammirare oggi la spettacolare vista sulla città dalla magnifica terrazza sul tetto del palazzo, (altro gioiello mirabilmente recuperato), sarà anche un’occasione per ricordare quelle suore che, proprio scappando da quei tetti, riuscirono a salvarsi dal rogo. Una domanda – pungente e indiscreta – alla fine della presentazione sarà inevitabile, pensando alle Suore di Santa Marta ed al faticoso restauro che hanno voluto: ma chi glielo ha fatto fare? L’amore e lo spirito di condivisione di una storia che in Palazzo Quarantotti, grazie a loro, è tornata a farsi vita quotidiana. Non era così scontato.

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tilitas et venustas (utilità e bellezza), è questo il titolo della nuova collana delle edizioni ETS, diretta da Alessandro Baldassari e Mariagiulia Burresi, che si è inaugurata venerdì 3 febbraio, alle ore 17,00 con una presentazione d’eccezione. “E dilettando appaga. Il Palazzo Quarantotti a Pisa: studi e restauri” è il primo volume della serie che, alla presenza dell’ Arcivescovo, sarà illustrato al pubblico nel salone delle feste dell’omonimo palazzo di via Tavoleria, più noto a generazioni di pisani come la casa delle Suore di Santa Marta. Un intervento di restauro e di recupero lungo (si parte nel 1995), difficile, rigoroso, oneroso, curato dall’architetto Alessandro Baldassari, che ha restituito l’antico palazzo ad uno splendore inaspettato mantenendone un percorso di lettura e di funzionalità che sono degli esempi e che ben riassumono il titolo della collana. Sfogliare il testo, e seguire la visita, sarà come aprire uno scrigno in cui si dipana un itinerario che – dopo un impegnativo consolidamento strutturale (Mauro Sassu) – va dalle straordinarie testimonianze degli affreschi medievali (Mariagiulia Burresi) a quelli imponenti del Settecento (Benedetta Moreschini), intrecciate con la storia della famiglia Quarantotti e di quelle a seguire (Silvia Nannipieri); sino all’attuale proprietà della Congregazione delle Suore di Santa Marta, cui va il merito assoluto di aver voluto questo recupero, che trova il suo suggello nel raffinato e rispettoso allestimento degli interni del pensionato universitario (la cappella, le camere, le sale di studio). Ma entrare oggi in quel palazzo sarà anche ripercorrere un pezzo di storia di questo settimanale, e dei suoi precursori. Fu infatti il cardinale arcivescovo Pietro Maffi che nel 1915, rilevando il Corriere Toscano, lo trasformò nel quotidiano


In missione di Madre Antonia Dei

E dilettando appaga I

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o credo che anche il lettore più distratto sfogliando questo libro sia costretto a farsi attento e a sentire il fascino che esce da ogni pagina. È vero che “DILETTANDO APPAGA”, sì, è proprio vero perché dalle pagine esce quel sapore inconfondibile di antico e di nuovo che difficilmente si può gustare in modo così armonico e intenso. La piccola grande storia del Palazzo Quarantotti richiama vicende interessanti che riguardano la storia di Pisa, di Firenze, della Toscana e non solo. Così le vicende economiche, artistiche e culturali affiorano insieme “agli intrighi” di famiglie che hanno partecipato a costruirne il tessuto talvolta condizionandolo e talvolta arricchendolo. Pagina dopo pagina il quadro si fa completo senza essere pesante, preciso senza perdere di vista nessun aspetto importante e lieve come lo sono le narrazioni che si gustano nella loro interezza appagante. Si riesce così, piano piano, a intravedere talvolta spiando dall’alto del palazzo, la vita o meglio la vitalità di una città come Pisa, che non è mai stata solo una città, ma molto di più. Pregio di questo libro è sicuramente aver aperto le porte del Palazzo Quarantotti, ma molto di più è averci fatto comprendere quali meraviglie ci sono dentro questa piccola grande storia di cui non possiamo che esserne fiere. Come suora di Santa Marta, infatti, mi sono sentita davvero “appagata” anche per questo senso di appartenenza che mi si è risvegliato in cuore. Qui infatti, proprio tra queste magnifiche mura sono vissute le suore che vi arrivarono nel lontano 1915 chiamate dal Cardinale Pietro Maffi per una presenza apostolica nella sua diocesi. L’attività iniziale fu subito quella della diffusione della buona stampa e non poteva che essere così. Figlie di un Vescovo come il Beato Tommaso Reggio che fu anche il fondatore del primo quotidiano cattolico idee libere, vere e buone”.

Noi, fondate a Ventimiglia nel 1878 per rispondere alle esigenze dei tempi e servire l’uomo dove egli chiede amore e accoglienza, avevamo imparato ad essere attente, come lui, all’evolversi degli eventi e a sentire sempre “il polso della realtà” in cui eravamo inserite. Obbedendo al carisma le suore spalmarono il seme della buona stampa ad ogni costo anche in tempi durissimi. Nel 1930 la gestione della tipografia passa dall’Istituto di Istruzione alle Suore finché nel 1934 la Congregazione acquistò anche l’immobile in cui essa era inserita. Rimasero quindi all’opera in tipografia superando tra le mille difficoltà causate dalla guerra anche le angosce dell’incendio e della distruzione. Allora tramortite dalla paura, ma non scoraggiate, ricominciarono da capo: raccolsero e ripulirono i caratteri di legno e di piombo, ne acquistarono di nuovi, impiantarono altre macchine ed ebbe inizio il settimanale cattolico “Vita Nova”.


Nacque così nel 1946 il pensionato universitario, oggi fiorente e ricercato per il servizio che offre e per lo splendore dell’ambiente che è sotto gli occhi di tutti. La fierezza quindi ha la sua ragion d’essere perché nasce da una lunga storia di bene e dall’incanto della bellezza che quando stanno insieme fanno danzare la vita. È chiaro, quasi ovvio che il Beato nostro Fondatore, che nel 1894-95 aveva promosso e sostenuto in Genova il restauro della cattedrale S. Lorenzo, sicuramente avrebbe voluto anche questo restauro, convinto com’era che “bisogna lodare Dio nell’arte”. Riconoscenti e commosse ancora una volta le Suore di Santa Marta benedicono il Signore perché, grazie alla competenza e all’operosità appassionata dell’architetto Baldassari, dell’impresa Bonaccorsi e degli altri esperti collaboratori, ritrovano nelle stanze del palazzo Quarantotti l’incanto e l’eleganza che sanno di azzurro e di cielo. Esse continuano la loro opera servendo secondo la necessità del tempo, di questo nostro tempo che ha bisogno di persone culturalmente preparate, ma soprattutto attente e aperte a ciò che fa crescere l’uomo in pienezza.

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Inoltre in questo momento di pericolo e di smarrimento generale lo stile di comportamento delle Suore fu quello di condividere tutto e accogliere tutti: spalancarono le porte e fecero entrare molte persone disperate in cerca di rifugio e di un tetto per ripararsi. Il pane lo andarono a chiedere agli alleati e riuscirono così a sfamare non solo le ragazze della Protezione della giovane che si sentirono come a casa loro accudite dalle suore, ma tutti coloro che avevano bisogno di soccorso senza distinzione di fede, condizione sociale o idee politiche. Lungo sarebbe narrare qui il numero incredibile di persone che in queste magnifiche stanze trovarono allora anche il pane della “consolazione”. È significativo che la casa sia stata anche sede della FUCI, offrendo l’opportunità di una formazione soda, libera, cristiana in tempi di confusione e disorientamento. Giunse però il momento in cui la Tipografia venne a perdere gradualmente il modo di continuare l’attività con gli strumenti di cui era dotata, poco efficienti e non più adeguati. D’altra parte non era facile cambiare radicalmente tutto. A questo punto si presentava necessaria una scelta: quale svolta dare all’opera perché continuasse ad essere all’altezza dei tempi? La risposta non tardò ad arrivare: venne da un’esigenza che intanto si era creata e stava diventando impellente: quella di offrire posti alle universitarie che studiavano lontano da casa e volevano essere al sicuro dentro il clima di una Betania accogliente e attenta anche alle necessità culturali.


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Quando il quotidiano si fa emozione... DAL PROGETTO

“Genitori imperfetti ma efficaci” 2011-2012 di Nicoletta Ballabio

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8 marzo

don Samuele Marelli “Educare alla vita buona del vangelo” La passione educativa di don Samuele e la sua verve hanno conquistato i genitori presenti al primo appuntamento del progetto genitori 2011-2012. Un esordio rassicurante e attento: “Vorrei tornaste a casa da questa serata incoraggiati, rincuorati e non caricati da nuovi pesi e preoccupazioni”. Poi una carrellata competente, frutto di tanta esperienza a contatto con il mondo dei ragazzi, su temi legati all’educare. Dai pericoli alle occasioni di successo, dalla gioia dell’amore al dolore che spesso accompagna il voler bene e tante soste sul tema della fede, dei valori del Vangelo.

13 aprile

“Diventare me… Un’avventura che porta lontano” rel: prof. Attilio Bergamini con gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado …quando il quotidiano si fa emozione… Una serata nuova quella che quest’anno ha chiuso il progetto genitori. Nuova per gli inattesi relatori, nuova nella modalità. Tutto ha preso il via da un percorso di apprendimento svolto dalle classi terze. L’adolescenza, insieme al tema della scelta della scuola superiore, ha occupato i ragazzi per un intero mese alle prese con brani su cui confrontarsi, attività di produzione scritta, testi poetici e


Nulla degli esperti, solo il vissuto quotidiano di ciascuno. La serata del 13 aprile ha visto le terze al gran completo in palestra, davanti ai genitori con quel tanto di agitazione che conferma il valore educativo di un’esperienza, anche breve, che rende ciascuno protagonista. L’espressione corale si alternava alla lettura individuale, nel pubblico la risata alla commozione. Erano in scena le emozioni, quelle vere, quelle di tutti i giorni. A seguire il prof. Bergamini, psicologo, ha commentato alcuni dei temi emersi. Con una modalità creativa e inconsueta, ha proposto tematiche importanti conducendo gli spettatori in un viaggio immaginario fra “Le meraviglie del paese di Alice” visitando il quartiere dei filosofi, dei bugiardi, dei sognatori, delle paure. Poi il gran finale con il nuovo ingresso dei ragazzi di terza pronti, a suon di musica, a portare un dono alle mamme. A conclusione i tanti grazie di genitori che si sono visti nelle parole dei figli, che hanno scoperto angoli ancora sconosciuti o piuttosto solo dimenticati delle fatiche del diventare grande, che ne hanno ancora una volta avvicinato il mistero.

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un film: La Sirenetta della Walt Disney. “Non siamo più all’asilo!” l’attesa reazione. “Proveremo a gustarcelo con occhi nuovi, quelli di oggi, quelli di tanti quattordicenni”. E così al partire della proiezione il silenzio è tornato a diventare padrone delle classi, la chiave di lettura proposta ha svelato sorprese e creato un clima attento, carico di emotività. La Sirenetta si rivelava così simile a ciascuno di loro nelle amicizie, nelle liti con il padre, nei sogni e nella fatica della loro conquista, nell’amore che non è stato per niente difficile suscitare temi di confronto e discussione. Poi la fase due, la più coinvolgente: un video clip che potesse comunicare con fotografie e musica le parole chiave di quel periodo della crescita che si chiama adolescenza. Scavi in vecchie cartelle di inizio prima media hanno portato alla luce antichi reperti, foto che ritraevano molti di loro ancora bambini. Subito le foto a ricalco, nelle stesse pose, con gli stessi sguardi, ma calati nell’oggi, a 14 anni. Infine la costruzione di una proiezione in power point, un succedersi di slide di approfondimento. Per ogni tema una raccolta di espressioni recuperate da piccole produzioni scritte o emerse dalle discussioni in classe.


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Testimonianza apost e ascolto I

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l 31 dicembre, mentre il popolo cileno si affretta a spegnere le ultime luci del 2011 e seppellire nel pozzo dei ricordi, fatti dolorosi come le catastrofi prodotte dalla natura, i disagi umani, le rivolte ingiuste, le violenze e gli assalti armati, gli incendi intenzionali, i decessi stradali avvenuti per l’abuso di alcol, arriva in missione la nostra carissima Madre Carla Roggero per rialimentare con l’olio della fede, della speranza e della carità le lampade delle Suore di Santa Marta, in America Latina, per seguire con rinnovato fervore, le opere già in cammino secondo il carisma del Beato Padre Fondatore Mons. Tommaso Reggio. I primi momenti dell’incontro sono vissuti con gioiosa emozione dalle Suore anziane, dalle giovani del Noviziato e dal numeroso gruppo accorso per il saluto e l’augurio natalizio e del nuovo anno. Dopo l’abbraccio augurale, Gesù Bambino dalla sua culla ci attende in Cappella per l’inno di ringraziamento alla Divina Provvidenza per la presenza fraterna, serena e animatrice della Madre Generale.

“Gratitudine affettuosa, Carissima Madre Carla e… BENVENUTA TRA NOI!” In seguito ci mettiamo in ascolto della sua parola, eco della Casa Generalizia di Roma che informa di ciò che è avvenuto negli ultimi mesi nella nostra Famiglia Religiosa e con vera gioia ed esultanza filiale riceviamo la notizia della visita delle carissime Madre Antonia e Madre Lilian. Appena si riaccendono le luci del nuovo anno, la Madre Generale dà avvio al programma preparato per questo tempo di grazia e di luce per tutte le Suore delle diverse Opere Apostoliche della Delegazione. Così il 5 gennaio, accompagnata dalla Delegata, Madre Alejandra Segovia, da Madre Mariela Osa e da Suor Sara Pizarro e Suor Ana María Cañete, si recano a Curicó e a Quinta de Tilcoco ove l’attendono i gruppi dei giovani missionari e missionarie accompagnati dalle Suore per l’animazione apostolica. Del gruppo maschile fanno parte i


olica, accoglienza della Madre Generale in America Latina

la Delegazione di Santiago

BOLO DELLA LUCE” che dopo i Vespri la Madre Generale consegna ad ogni Suora. Nel pomeriggio del 16 gennaio si radunano 40 Suore della Delegazione in Valparaíso per il 2º corso degli Esercizi Spirituali. Sono accolte con affetto fraterno dalla Rev.da Madre Generale e Madre Delegata. Mons. Ignacio Ducasse, Vescovo di Valdivia, incaricato della predicazione, centra le riflessioni sopra “LO SGUARDO MISERICORDIOSO DI GESU PER L’UMANITA”, nel contesto della Sacra Scrittura. La Madre Generale nel giorno della fraternità, come inizio offre alle partecipanti il tema “PERCHé FACCIAMO GLI ESERCIZI?” Anche in questo incontro con il Signore e con le Consorelle, ogni Suora è ricevuta personalmente dalle due Madri per essere aiutata nella crescita umana e spirituale. Il 25, Festa della conversione di San Paolo Apostolo e chiusura degli Esercizi, Madre Carla, accompagnata da Madre Alejandra, ritorna a Santiago. Dopo la celebrazione dei Vespri consegna, con emozione la medaglia di postulante a tre giovani del Noviziato: LIGIA CAM IUIT, CLAUDIA CANDIA E BELINDA LOBOS. Il programma è in pieno svolgimento… Madre Carla nei giorni che precedono il terzo ritiro Spirituale s’incontra con le Consorelle che celebreranno il loro anniversario di Professione. Del 25º sono: Suor Violeta Rosales, Suor Mar-

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giovani del “GRUPPO REGGIO”, che la carissima Madre accoglie e dona loro speciale affetto materno in quanto sono considerati cari figli del Beato Padre Fondatore, chiamati a rispondere al suo secondo “AUDACE TENTATIVO” per dare gloria a Dio nella dinamica apostolica della Santa Chiesa con il carisma di Santa Marta. Piú che sulle problematiche attuali, Madre Carla insiste sul valore della “TESTIMONIANZA DELLA LORO VITA NELLO SPIRITO DEL SANTO VANGELO”. Dialoga con i missionari mettendoli in guardia contro l’insidia delle mediocrità e raccomanda loro di tenere sempre viva la fiamma dell’amore per Gesú, primo missionario. Solo così la missione che svolgeranno nelle vacanze estive darà frutti perenni di vera conversione. Il 6 gennaio giungono alla Casa della Delegazione di Santiago, le Suore che parteciperanno al primo corso di Esercizi predicati da Monsignor Marco Ordenes, Vescovo di Iquique, Diocesi ove le nostre Suore svolgono la missione in Pica, zona desertica del Nord. Nel giorno della fraternitá le 44 Suore partecipanti s’incontrano con la Madre Generale per dare inizio a questo cammino di “CONVERSIONE” con rinnovato fervore. Durante gli Esercizi si celebra la festa dell’Epifania e del compleanno del Beato Padre Fondatore. Emozionante la consegna della Stella “SIM-


In missione cela Paez, Suor Silvia Díaz e Suor Elizabeth Marín e del 50º Suor Cecilia Valenzuela, Suor Carla Peña, Suor Paola Fuentes, Suor Alberta Sánchez e Suor Francesca Meacci. I sacerdoti, Don Alejandro Silva e Don Aldo Gajardo trattano l’argomento spirituale: “I SANTI VOTI COME RISPOSTA D’AMORE ALLA CHIAMATA DI GESU”. Madre Carla ascolta e completa alcuni aspetti particolari mentre le Suore sono tutte felici per averla tra loro durante la settimana che precede la festa. La celebrazione di questi ANNIVERSARI DI CONSACRAZIONE alla fine degli Esercizi dettati dal Rev.do Padre Marcos Buvinic, direttore del Seminario di Curicó, è stata veramente solenne e festosa! I canti, i fiori e i simboli contribuiscono a creare un clima di raccoglimento e pietà nella rinnovazione generosa e totale della vita al servizio del Regno. Madre Carla, pellegrinando per i sentieri apostolici dell’America Latina, ha acceso lampade di “SPERANZA E DI FEDE” nei cuori di ogni membro della famiglia del Beato Tommaso Reggio. Ella, in piena sintonia con il ministero della Chiesa come sacramento di salvezza,

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sente in cuor suo l’urgenza della “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” e comprendendo perfettamente che l’Evangelizzazione parte da se stessi prima ancora che dagli altri, ha lanciato ai membri della Famiglia del Beato Tommaso Reggio una nuova sfida “PROFETI DI SPERANZA”. Noi Suore di Santa Marta, sicure di non possedere tutte le energie necessarie per affrontare le sfide di questo nuovo ed esigente scenario umano, ringraziamo di cuore la carissima Madre Generale per averci donato un programma da svolgere nell’anno 2012: “RITROVARE LE RAGIONI ATTUALI DELLA NOSTRA SCELTA VOCAZIONALE” per contrastare la perdita dei valori essenziali nella nostra società attuale. Siamo pienamente coscienti che possiamo evangelizzare l’umanità con il binomio del Beato Padre Fondatore… “PREGHIERA E PENITENZA” ossia con la nostra santità. Coraggio dunque… il Documento consegnato con tanto amore dalla nostra carissima Madre nelle nostre mani, DEVE PASSARE AL CUORE per aiutarci a riscoprire il vero nesso della nostra VITA CONSACRATA per trasmettere la FEDE dicendo con la nostra vita più delle parole, che abbiamo incontrato il Signore e che l’EVANGELIZZAZIONE è una possibilità straordinaria per vivere la bellezza della nostra vocazione rispondendo con autenticità alla chiamata del PRIMO MISSIONARIO GESù.


Una lettera... d’amore!

di Simona Frammartino

(mamma di Edoardo)

I

La vita non è mai uno sbaglio, ma è tragico svuotarla dell’Essenza che vi è stata soffiata dentro al momento della nascita di ognuno di noi. Per un credente è Dio, per un ateo forse la scienza, per tutti deve essere chiaro che senza quel “soffio miracoloso” l’animo si inaridisce, la luce dell’intelletto si spegne, il battito del cuore si ferma. Diamo per scontato che la Chiesa si occupi dell’anima delle persone, mai come oggi credo sia palese che sia l’unica che cerchi di risvegliare le menti per ridare voce ai sentimenti. Anche lei, Suor Gabriella, nel suo piccolo contribuisce ogni giorno con i nostri bambini e soprattutto con iniziative come questa anche con noi genitori. Ancora grazie!

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n tempo di Quaresima, Suor Gabriella che non si preoccupa solo dell’educazione e della crescita intellettiva e spirituale dei nostri piccoli che frequentano la scuola, ha pensato di coinvolgere anche noi genitori donandoci la “Lettera d’amore del Padre”. La prima cosa che posso dire è GRAZIE. Grazie per aver ridato valore al tempo che non è una cosa astratta, ma la misura della qualità della nostra vita. Rappresenta l’amore che possiamo trasmettere ogni attimo con i gesti, le parole e con i momenti come questo. La “Lettera d’amore del Padre” a prescindere dai contenuti, che possono essere condivisi in tutto o in parte o per nulla, rappresenta una mano che viene rivolta all’altro, per invitarlo a riflettere e a confrontarsi con i propri cari o semplicemente con gli amici durante una cena. Il vuoto, l’indifferenza e il qualunquismo spingono l’uomo ad un isolamento intellettuale ed affettivo. L’IO prevale e l’altro non conta più, peggio non esiste più. Nello specifico quando leggo il passo: “TU NON SEI UNO SBAGLIO, UN ERRORE PERCHé TUTTI I GIORNI DELLA TUA VITA SONO STATI SCRITTI NEL MIO LIBRO”, non posso fare ameno di sentirmi confortata. È restituire significato ai giorni, ambire ad ideali e valori alti ma non per questo impossibili. È scoprire la condivisione, perché tutti insieme si contribuisca alla stesura del Libro che un giorno avremo la possibilità di leggere e comprendere, ma che oggi rischiamo di distruggere e scempiare distratti da egoismi e venialità.


In missione

“I talenti” doni ricevuti

gratuitamente I

n questo anno scolastico le nostre famiglie stanno camminando e rifletteno attraverso varie iniziative e stimoli, su due concetti chiave intersecati: il dono e il talento. Il dono, dal latino donum, della stessa origine di dare, presuppone un trasferimento di una cosa o persona ad un’altra. Il talento, che dal latino talentum indica la moneta come dono dato da Dio, indica le nostre inclinazioni e capacità, potremmo dire le luci che abbiamo dentro di noi e che possono e devono essere donate agli altri.

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una Mamma

Querceto

Oggi la socialità e le feste tradizionali, impongono spesso di fare regali, soprattutto di comprarli: il Natale, la Pasqua, il compleanno sono diventati i momenti nei quali si scarta un regalo. Ecco che il trasferimento di cui sopra non è più donare all’altro un nostro talento quanto piuttosto passare dalla sfera dell’essere a quella dell’avere. Perché a mio avviso il dono è oggi il tempo che io dedico all’altro. Donare significa pensare a qualcosa che può far felice l’altro. Donarsi considera il conoscersi per costruire relazioni sincere con l’altro. Riflettere sul significato più profondo delle parole e interiorizzarne il valore giorno dopo giorno attraverso la quotidianità che viviamo con i nostri figli ci permette non solo di riappropriarci di ciò che davvero conta nel nostro cuore, ma anche di poterci donare naturalmente. Questo concetto che ci sta accompagnando nel percorso di quest’anno è fondamentale sia nella famiglia, anche quella allargata, che nelle relazioni di amicizia. Lo scambio relazionale che ogni giorno costruiamo tra genitori e figli, all’interno della coppia, tra fratelli e sorelle, deve essere autentico e appartenere alla sfera dell’essere. Solo così possiamo coltivare le radici che daremo ai nostri figli, insieme


volte (perché sono sicura che un giorno saranno capite ed apprezzate) senza troppi giri di parole… che sono poi quei propositi suggeriti giorno dopo giorno dalla scuola: non usare le posate per giocare, rispettare la natura, stare seduti a tavola, ubbidire ai genitori e alle maestre… aggiungendo via via le nostre necessità più personali come quella di spiegare ai nostri figli il desiderio di un’uscita serale tra babbo e mamma da soli all’insegna della salvaguardia di uno spazio privato e come esempio di solidità dello stare insieme. Una delle cose che in questa scuola ci viene detto fin dalla prima riunione e ripetuto poi nel corso dell’anno è che solo insieme, scuola e famiglia, possiamo far crescere i nostri figli. L’impegno è per tutti: tirar fuori i nostri talenti e donarci. Grazie per ricordarcelo sempre!

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a quelle ali che permetteranno loro di volare forti e sicuri, seppur cadendo di tanto in tanto. Quello che nella nostra famiglia stiamo cercando di fare è porre attenzione a quelle luci interiori, ai doni che in ogni momento possiamo regalarci: una cena cucinata con amore, una carezza in più nel momento in cui dobbiamo correre perché è tardi, i pomeriggi all’insegna della “noia” da condividere e ascoltarci. E quelle regole da ripetere centinaia di


Pagine aperte

Che cosa cercate?

di suor Karem Cavieres

È

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stato il motto d’invito del nostro arcivescovo Angelo Bagnasco per tutti gli adolescenti a partecipare ad una grande manifestazione nel Palazzetto dello Sport a Genova, il 22 aprile, come tappa decisiva nel cammino del decennio educativo 2010-2020. La manifestazione indetta dall’Arcivescovo vuole essere per la Chiesa Genovese la conclusione del primo tratto di strada percorso, avendo al centro dell’attenzione il mondo degli adolescenti. Per l’organizzazione della manifestazione sono state allestiti degli stand dove ogni gruppo appartenente ai movimenti della Chiesa ha presentato un’angolatura della Chiesa stessa. Come consacrati siamo stati convocati anche noi e attraverso l’USMI e CISM abbiamo preparato il nostro stand, ci siamo uniti per presentare ai gruppi di ragazzi la “gioia di essere Consacrati a Cristo” e farlo vedere in un modo diverso; ogni gruppo, nel gruppo, si è impegnato al massimo per portare avanti la richiesta e animare ogni ora della giornata. Presentare la nostra vita, la nostra scelta ai

Genova

ragazzi di oggi non è tanto facile. Non tutti hanno la voglia di compromettersi, il mondo offre tante comodità e quindi hanno tutto, ma abbiamo scoperto che non sono contenti: cercano la vera felicità, il sentirsi vivi, realizzati nella propria vita, nella gioia vera, il desiderio c’è, ma la strada non è sempre libera. Ho vissuto esperienze molto ricche, perchè ho potuto scoprire ancora di più che il Signore guida i nostri passi in tutto e collaborare insieme per uno stesso fine ci porta ad annunciare il regno di Dio con “un solo corpo una sola fede. “La vita è uno straordinario dono ma è come una partita senza ritorno: o si perde o si vince. Ognuno desidera vincere! Ma vincere vuol dire allenarsi con rigore, impegnarsi seriamente, conoscere se stessi senza fermarsi alla superficie del “mi sento, mi pare, mi piace e quindi… educarsi vuol dire guardare in faccia se stessi e la vita con le sue luci e le sue ombre, le sue gioie e i suoi dolori…” questo è ciò che ha detto il Cardinale a tutti i presenti.


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Avete amato... I

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l 29 luglio 2011 per la parrocchia e la scuola materna di Malmantile non è stato un giorno come tutti gli altri e nemmeno la festa di Santa Marta è stata come quella degli anni passati a partire dal 1935… Sì, perchè un giorno del maggio precedente ci è arrivata tra capo e collo una raccomandata da parte della Casa Generalizia: ci comunicavano che il 29 luglio le suore avrebbero lasciato casa, parrocchia e scuola del nostro paese! Non abbiamo avuto modo di parlare e a niente sono valse le lettere inviate alla Madre Generale e all’Arcivescovo di Firenze… Ma, come ben sanno le suore che son passate dalla nostra scuola, i malmantilesi son gente abituata in casi come questi a chinare il capo e obbedire… è successo così anche nei confronti di sacerdoti chiamati dall’Arcivescovo ad altri incarichi… alla fine, con le lacrime agli occhi, abbiamo lasciato che alla chiamata seguisse l’obbedienza! Avremmo tanto desiderato incontrare i Responsabili della Famiglia Religiosa per poter parlare con loro ed esprimere, insieme al grande dispiacere che proviamo, la profonda gratitudine per quanto le Suore di Santa Marta ci hanno donato con la loro presenza fra noi! Comunque è arrivato anche il 29 luglio 2011 e la parrocchia si è riunita per un’ultima volta con le nostre suore (noi le chiamavamo così), intorno alla mensa eucaristica e a questa abbiamo invitato i sacerdoti che si sono avvicendati alla guida della parrocchia negli ultimi decenni e don Giampiero, presbitero originario del paese… oltre a tutte le suore che si erano avvicendate nella casa! La risposta è stata unanime, eravamo in tanti a salutare con la preghiera tutte quelle donne

che, ancora in vita o già presso lo Sposo, hanno dedicato con amore le loro energie ai bambini nella scuola materna (già mio babbo, classe 1929, è stato loro alunno…), ai ragazzi prima con il doposcuola e poi con la catechesi, alle giovani con la scuola di ricamo, alle famiglie e agli anziani con la loro presenza, la preghiera, il consiglio, il conforto. L’atmosfera, anche se in un clima di tristezza, faceva trasparire il senso di gratitudine per il bene che abbiamo ricevuto da tante di queste donne (chi scrive, oltre ad aver frequentato la scuola materna con suor Clara, suor Giulia, suor Clotilde, suor Adele ha frequentato la colonia di Varignano con suor Luisa come superiora e alla fine… si è diplomato al conservatorio S. Maria degli Angeli con suor Serafina come preside… una vita scandita dallo spirito delle suore del Beato Reggio!) e abbiamo cercato di dimostrarlo con la preghiera, i canti, la nostra presenza e il nostro affetto. Commovente è stato il ricordo di tutte le suore che in quasi 80 anni son passate dalla nostra casa: a stento son riuscito a trattenere l’emozione mentre scandivo il lungo elenco. Infatti, durante la preghiera dei fedeli abbiamo ricordato una per una con il loro nome e cognome le sorelle che hanno fatto parte della nostra grande famiglia… il silenzio di quel momento faceva venire la pelle d’oca! Ma penso sia stato un ringraziamento doveroso per queste nostre… seconde mamme che ci hanno tenuto sulle ginocchia mentre le lacrime solcavano le nostre guance quando, durante i primi giorni di scuola, ci sentivamo soli perchè i nostri genitori, per potersi recare al lavoro, ci affidavano alle loro cure… e loro, con amore e qualche caramella riuscivano sempre a far tornare il sorriso sui nostri volti!


e siete state riamate di Francesco Malmantile

la nostra mente vediamo scorrere le immagini di una vita trascorsa insieme, di un cammino fatto alla ricerca del Suo Volto in quello del piccolo, del malato, del povero, della gioia di un canto e una preghiera di fronte a quella grotta simile ad una piccola Lourdes a cui mai mancavano i nostri fiori. Care suore di Santa Marta, sarete sempre con noi. Per tutti i malmantilesi che in tutti questi anni avete amato e dai quali, senza che forse ve ne accorgeste, siete state riamate, un grosso abbraccio.

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Donne cariche di amore e di generosità che hanno vissuto il voto di povertà in un paese piccolo, che però ha fatto loro gustare il dono della provvidenza… “il Padre vostro sa di cosa avete bisogno” (Lc 12,30) e questo, secondo il racconto di alcune di esse, lo hanno sperimentato a Malmantile! Alla fine, come ogni salmo finisce in gloria, anche la nostra giornata si è conclusa con un’agape fraterna, per condividere anche il pane quotidiano che il Signore aveva messo sulla nostra tavola in quel giorno. Da oggi non abbiamo più la gioia di vedere le nostre suore in giro per il paese con le loro gonne lunghe mosse dal vento,ma vogliamo che TUTTE sappiano che nel nostro cuore e nel-


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La ricerca del Pasqua nella vita di fede “C

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RISTO SIGNORE È RISORTO, ALLELUJA!” Questo ancor oggi è stato l’annuncio che in tutte la chiese del mondo ci ha permesso di celebrare la Pasqua del Signore. “IL SIGNORE È DAVVERO RISORTO”! Questo è il saluto che i primi cristiani si rivolgevano; ancor oggi i battezzati di fede orientale si salutano in questo modo da Pasqua sino alla solennità di Pentecoste. Tutto questo per dire che il mistero pasquale irrompe nella nostra storia, lo fa portando con sè sempre due stadi di sentimenti che la caratterizzano: il primo fatto di gioia, di festa e di stupore. Il secondo da una certa incredulità. È la dimensione della nostra fede che ha origine nella Pasqua di Cristo; per ogni uomo o donna il “Sì” nel Risorto avviene attraverso un certo travaglio interiore, un dubbio che invade, uno stupore che coinvolge. Celebrare la Pasqua è poter ancora una volta dare alla nostra vita un significato, alla nostra fede un senso sempre più vero e rinnovato, intraprendere una direzione coraggiosa di annuncio e di testimonianza. Mi riferisco a uno dei vangeli della resurrezione, quello di Luca al capitolo 24,1-12 per offrire un primo spunto di riflessione. Traggo come importante una domanda: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” L’evangelista usa il verbo cercare, questo conferma, rende vero quanto dicevo prima, è la ricerca della fede dentro un cammino esigente, progressivo in alcuni momenti, regressivo in altri. È la vita. Solo vivendo uno scopre, incontra il

Vivente. Lo sente vivo nella propria esistenza, dove chiede di essere accolto, domanda di fargli spazio, mendica il compromettersi nella libertà dell’altro non negando nulla ma donando tutto. Commuove sentirci così nelle mani del Risorto, non c’è nulla da temere, è con te, lo hai lì, è il Signore! Per noi allora sarà Pasqua quando vivremo questo passaggio, quando prenderemo tra le mani la nostra vita, il nostro qui e ora e ci chiederemo: “Nelle mani di chi ho consegnato la mia vita?” Un secondo spunto lo colgo dall’atteggiamento diffuso tra i testimoni oculari del Risorto, è riportato in tutti i vangeli e riguarda la ricerca del corpo del Signore: “Hanno portato via il corpo del mio Signore e non so dove lo hanno posto”. In realtà siamo ancora dinanzi a una ricerca, all’essere spinti da un desiderio forte. Anche qui si tratteggia la dinamica di un cammino, il cammino della fede. Penso a tanti credenti quotidianamente in cammino alla ricerca del corpo del Risorto. Magari in ricerca davanti a una povertà non solo economica ma pure morale. Gente in ricerca in una situazione di dolore grave. Gente in ricerca là dove rinasce una speranza inaspettata. Oppure dentro una fraternità vera, sincera. Una comunione autentica. Ancora nella ricerca di persone che vogliono perdonare sul serio. Lì ti accorgi che hanno nascosto il corpo di Gesù, l’hai trovato il Risorto! È lì dentro quella situazione impresso in quei volti il Vivente. Ci conceda il Signore di fare della sua Pasqua lo stile della nostra vita, la forma della nostra fede, il motivo della nostra ricerca.


risorto di Rombo diacono Antonio

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Camminando

Alcuni pensi

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n questi giorni in cui si vive in un’atmosfera di particolare drammaticità a livello nazionale e internazionale mi sono soffermata spesso a riflettere sul titolo della rivista della nostra famiglia religiosa “Camminando con fede”. Si tratta di un’opera di cui conosco l’anno di “nascita”, infatti risale al 1945, se ben ricordo, cioè al termine della seconda guerra mondiale quando allora, educanda a Vighizzolo, frequentavo la scuola media. Ovviamente, ripensando a quel tempo non posso fare a meno di ricordare, non senza profonda commozione, le Consorelle allora nostre Educatrici e Insegnanti. Tutte ormai sono entrate nel regno della luce ad eccezione di Suor Giuliana e Suor Franca che attualmente si trovano a Querceto nella casa di riposo. A proposito della rivista “Camminando con fede” quando essa stava per “nascere” ricordo di aver sentito discutere, a Vighizzolo, Suor Matilde e Suor Rosa circa l’opportunità di menzionare in essa l’attività a livello formativo, come ad esempio il fatto che a Vighizzolo il S. Marta in tempo di guerra aveva accolto le aspiranti alla vita di consacrazione in attesa che poi, al termine del conflitto mondiale, potessero essere condotte alla Casa Generalizia a Roma, per dar inizio alla vita di consacrazione. Infatti questo avvenne e fu registrato sulla rivista, come si parlò di un altro servizio offerto

dalle Suore della Casa Generalizia al Vaticano. Si era trattato di offrire alle famiglie dei soldati prigionieri notizie di cui l’allora Monsignor Montini era a conoscenza. Detta comunicazione sulla rivista era inserita e corredata dalla fotografia delle Suore che realizzavano il lavoro sedute alla macchina per scrivere, in fila. Comunque la rivista, fin dall’inizio, è stata accolta con interesse ed attenzione e con il passar del tempo si è arricchita dell’apporto offerto da molte persone, sia religiose che laiche. Inoltre, poiché la nostra famiglia religiosa si è aperta anche ai paesi di missione, la rivista si è arricchita di nuovo materiale significativo. Per me, motivo di riflessione proficuo sono due parole “Camminando” e “con fede”. “Camminando” lo intendo come una sollecitazione a non fermarsi mai nel compiere il proprio servizio apostolico e quando se ne dà la relazione si faccia con chiarezza e sincerità in modo che quanto si è esposto per iscritto sia una comunicazione che possa giovare sotto il profilo spirituale, sia a chi legge sia a chi ha scritto. Per quanto riguarda poi l’espressione “con fede” devo dire che spesso essa è stata per me motivo di riflessione, ma questa volta lo è stato in modo del tutto singolare per il fatto che a sostegno del mio riflettere individuale ho avuto tra le mani un recente documento del


con fede

di suor Agnese Bianchi

Bovisa - Milano

eri d’inizio anno

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Papa Benedetto XVI, il motu proprio “Ianua fidei” dell’ottobre scorso. Così dice il Papa: “Fin dall’inizio del mio ministero, come successore di Pietro, ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede, per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo. Nell’omelia della S. Messa per l’inizio del pontificato dicevo sì: la Chiesa nel suo insieme ed i Padri in essa come Cristo, devono mettersi in cammino verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita in pienezza”. Fatte queste importanti premesse il Papa continua: “Alla luce di tutto questo ho deciso di indire ‘un anno della fede’. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012 nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”. Così altri appuntamenti si prospettano alla nostra vita spirituale: l’incontro mondiale delle famiglie a Milano e l’anno della fede, che saranno sicuramente oggetto di riflessione sulla nostra rivista.


Con l’affetto della memoria Roma, 3 marzo 2012 Carissime, nelle prime ore di stamane, nella Casa della Delegazione in Santiago del Cile, si è spenta la nostra consorella Suor ERSILIA ZECCHINI

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nata a Venezia il 31 marzo 1915, entrata in Comunità a Querceto il 1 luglio 1938, professa dal 30 maggio 1941. Il Signore l’aveva scelta perché fosse tutta sua, l’ha chiamata a seguirlo anche sulla strada del Calvario; e lei lo ha seguito con la docilità e la tenerezza di un amore capace di sacrifici e di offerte silenziose. La malattia infatti l’ha provata e l’ha resa immobile e bisognosa di tutto, ma la sua docilità e la sua volontà di spendersi per la Congregazione non si sono spente, anzi hanno trovato nella malattia l’occasione offerta dalla Provvidenza per “consumare” la sua esistenza offrendo tutto, proprio tutto “finché le sono bastate le fibre del cuore”. E questa lunga esistenza vissuta in pienezza secondo il carisma di Santa Marta, è stata veramente un dono generoso per le molte Consorelle e per tutte le persone incontrate nelle varie Comunità della missione cilena: a Curicò, Vallenar, Quinta del Tilcoco, La Laguna, Coquimbo, a Pergamino in Argentina… dove ha lasciato un ricordo esemplare di servizio umile e accogliente nutrito di assidua preghiera. Così ora sarà davanti al Signore per intercedere per noi che abbiamo bisogno di capire sempre di più che ciò che vale è l’offerta

di ogni giorno fatta con amore proprio come ha fatto lei. Preghiamo per lei e chiediamole di intercedere presso il Signore, per la nostra Famiglia Religiosa e in particolare per la missione cilena. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Ricordo di suor Ersilia Zecchini Dopo una lunga, penosa e silenziosa malattia, assistita amorevolmente dai medici e dalle Consorelle, Suor Ersilia Zecchini, dalla Casa di Delegazione di Santiago del Cile, ha lasciato la Comunitá terrena di Santa Marta per unirsi alla schiera delle Consorelle che l’attendevano nella Casa del Padre insieme al Beato Fondatore. Durante la sua missione in Cile e Argentina, Suor Ersilia si è donata senza riserve al servizio umile e silenzioso della casa dando al Signore il primo posto. Il suo slogan abituale “CAMMINERò ALL’OMBRA DELLE TUE ALI, MIO DIO, ASCOLTANDO LA TUA VOCE CHE MI CHIAMA

AL DOVERE DI SERVIRTI NEI FRATELLI BISOGNOSI”. Faceva della sua vita un dono generoso nell’ascolto della volontà del Signore accompagnato della preghiera in latino che non voleva dimenticare. Religiosa trasparente, anima di pietà profonda, esemplare ed umile nei suoi gesti e parole che educavano se stessa e coloro che l’avvicinavano, alla vita interiore e di pietà. Suor Ersilia mai criticava gli altri, analizzava il suo procedere cercando con impegno di mettere al servizio della famiglia religiosa e nell’obbedienza affidatale dalle Superiore, i talenti che il Signore le aveva donato per il bene spirituale e materiale delle anime. Nella sua semplicità soleva ripetere “SIAMO MISSIONARIE PIù PER CIò CHE SIAMO CHE PER CIò CHE FACCIAMO O DICIAMO”. Testimone del Vangelo e osservante delle Sante Regole, viveva in pienezza il carisma della Congregazione che tanto amava. “FEDE E SERVIZIO” facevano della sua vita “UN CANTO DI GIOIA”, che irradiava ovunque la Luce del Cristo Risorto. Negli ultimi anni, Gesù l’ha chiamata vicino a sé per salire con la Croce del dolore al monte Calvario. La sua sete d’amore per Gesù, per la Congregazione e per gli ultimi, attraverso il dolore sopportato con amore e per amore al Signore, sicuramente si è trasformata in “ANNUNCIO E MISSIONE”. Suor Ersilia, grazie per averci dato tanti esempi di vita consacrata e missionaria, per averci insegnato che non si può seguire Gesù,


Casa di Delegazione - Santiago

Roma, 5 aprile 2012 Carissime, oggi, dalla Casa Madre di Ventimiglia, è salita al cielo la Consorella Suor LUCIA CHIAPPE nata a Cogorno (Genova) il 10 marzo 1911, entrata in Comunità a Chiavari il 13 dicembre 1934, professa dal 15 maggio 1937. Ha consegnato la sua esistenza nelle mani del Padre ed è passata nelle sue braccia con tutta la serenità che l’aveva sostenuta nei lunghi anni della sua consacrazione a Dio. La ricordano tutti di qua e di là dall’oceano e particolarmente in America Latina dove arrivò carica di entusiasmo e di voglia di bene che la rese capace di diffondere attorno a sé la gioia della sua vocazione di Suora missionaria e di spendersi con generosità nel potenziare le opportunità mirate ad un servizio di carità sempre più generoso ed efficace ricorrendo a intuizioni buone e sagge, quelle che consentono

di “far bene il bene”. Nelle varie Comunità del Cile ove ha svolto la sua missione – a Curicò, Santiago, Coltauco, Quinta de Tilcoco, La Union, Osorno… – ha ricoperto il duplice incarico di insegnante e di responsabile della Comunità dove ha cercato di essere sempre conciliante, armonica e pronta a perdonare più che a giudicare: anche nell’ambito dell’apostolato ha lasciato ovunque l’impronta positiva della sua presenza. Al suo ritorno in Italia dall’America Latina ha continuato a servire il Signore con fedeltà alla Famiglia religiosa, riprendendo il fervore del suo iniziale cammino apostolico, interrotto con la sua partenza per la missione. Dopo un breve tempo passato a Chiavari presso la Casa Divina Provvidenza e l’Istituto Bancalari è cominciata per lei la lunga permanenza a Genova, Istituto e Villa, con l’ufficio di guardarobiera che svolgeva con grande competenza… Ma il compito più gradito era quello di poter sostare spesso nella Cappella presso la tomba del Padre Fondatore alimentando quella forte carica spirituale che diventava un tesoro di viva testimonianza per le Suore della Comunità che passavano di frequente a salutarla per avere la parola buona che sempre incoraggiava e confortava. È passata all’Infermeria di Casa Madre, dopo aver compiuto cento anni festeggiata felicemente e con tanto affetto dalla Comunità di Genova. Anche questo ultimo tempo trascorso in Casa Madre è stato “segnato” dalla preghiera e dall’offerta silenziosa e feconda proprio di chi alla fine di una lunga vita riesce solo a benedire e a ringraziare del dono ricevuto.

Affidiamola a Dio e chiediamole di intercedere per noi fedeltà e mitezza. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Per la carissima suor Lucia In silenzio come una nube te ne sei andata, desiderosa di fare la S. Pasqua con il tuo amato Sposo, senza pensare al vuoto che lasciavi tra noi. La tua presenza ricca di una preghiera silenziosa, umile, costante sia di esempio a tutte noi, desiderose di incontrarti in Paradiso e stare vicino a te per tutta l’eternità. Non dimenticherò la frase che mi suggerivi dopo uno scontro avvenuto tra consorelle. “Perdona, prega, ama”. Io aspettavo da te una risposta che mi desse ragione invece, saggezza dei santi, mi invitavi a guardare all’essenziale, alle cose del cielo, alla gloria di Dio! Ed ora che sei vicina al tuo Sposo prega per noi… da parte mia un caloroso abbraccio ed un arrivederci a presto.

Sr. Luciana Colombo Genova

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voltando la spalle al Cristo povero e crocifisso e che non si può amare Cristo separato dalla sua Chiesa. Grazie, per averci aiutate a scoprire la bellezza della fraternità in Cristo nel cuore del Beato Padre Fondatore. Grazie, Suor Ersilia per il dono della tua vita alla Chiesa, alla Congregazione e per le lacrime sparse nel tuo lungo cammino verso il Calvario insieme a Gesù, con la Croce del Dolore che salva e redime il mondo.


Cerchiamo di agire con lo stile di Dio: per vincere le tenebre della notte Egli accende il giorno, per far fiorire la steppa, anche solo per una breve stagione, sparge infiniti semi di vita, per far lievitare la massa inerte e immobile immette un pizzico di lievito.

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da “Proposte di riflessione... pag.71�


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