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Editoriale

La Redazione

Una preziosa energia

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Il bisogno di infinito, la profondissima pace di cui parla Leopardi nel suo idillio, non è solamente una reminiscenza dei nostri giovani anni ma un desiderio dell’uomo di sempre, di ogni età e stagione. Eppure in questo oceano di pace la guerra riesce sempre comunque ad insinuarsi, dapprima in forma silente poi sempre più roboante… e sempre più vicina a noi. Ma dov’è quella pace annunciata dal Risorto? È forse la guerra più forte del nostro Dio? Le immagini di devastazione e di morte che passano sui social sotto i nostri occhi ci portano a chiederci: dov’è il nostro Dio? Domande terribili! di ieri, di oggi, di sempre! È in questa buia ora della nostra umanità che siamo chiamati come cristiani a far risplendere la luce di un Padre che non ci abbandona, che illumina anche il nostro buio, che ci raccomanda di non cedere alla tentazione di opporre guerra a guerra. Da credenti siamo chiamati a portare davanti a Dio il dolore, l’angoscia di tutti, perché non sono i potenti a scrivere un’altra pagina di storia, ma ancora una volta sono gli sfollati, le madri che affidano i loro figli, le fosse comuni, i palazzi che crollano, gli adulti che resistono nel combattimento a fare la storia. Occorre avere occhi pieni di fede per riuscire a crederci! Nel frastuono di quello che sta succedendo siamo chiamati ad essere consolazione proprio là dove il potente fa il bello e il brutto tempo. Dio ci visita con la sua presenza, lui il Principe della Pace e ci invita a trasformare questi segni di morte, che continuamente ci circondano e quasi ci soffocano, in segni di speranza in modo che sia sempre la fede ad avere l’ultima parola. E solo in questo modo può trovare spazio nell’animo umano quella pace interiore che è la più grande forma di energia, sempre rinnovabile ai piedi del Tabernacolo, ai piedi del Risorto che come primo dono dà proprio la pace, quella pace che ci aveva già lasciato in eredità: vi lascio la mia pace…

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