Camminando_1_2022

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delle suore di santa marta

notiziario

In missione

Gocce di pace

Scuola

di Dio

Ricordare e... vivere

missionarietà

parola a...

Tommaso

Lilian

Spiritualità e carisma

lotta

Suore

di fraternità

di profezia

“chiamata” una “risposta” gioiosa, generosa e in continuo crescendo...

Suore del sessantesimo

Fare la Storia

Vocazionale

Frammenti di santità

Delfina

di formazione

con il cuore di Gesù

Juniores

Notiziario

di

profezie di speranza

uno stile di servizio

missione

premio “T. Reggio” ai bambini del Gaslini

Genova

Redazione

Mariana, suor Alessandra, suor Stefania, suor Maria Pia, suor Alice

di Santa Marta

Montenero, 4

Vighizzolo di Cantù (CO)

031.730159

Olivares

grafico Bergamaschi

Arina da Bovisa

Facciamo Pasqua

Grazia Azzarone

Credere nella speranza da Velletri

Viva gli sposi... dopo 27 anni! suor Alessandra Fabbrucci

Audace tentativo che ha lasciato tracce suor Emilia Opazo

Costruire la pace giorno per giorno da Genova

Ecco la strada... e si diventa “Beati” da Vighizzolo

La musica nel cuore da Ventimiglia

L’educandato per la pace da Roggiano

Su di te sia pace da Roma

L’appello a camminare insieme dall’India

Le giornate della flessibilità da Roggiano

Due premiati da Chiavari

Riflessioni sulla fede... da Cuneo

Diritti doveri e responsabilità da Ventimiglia

Pagine aperte

Abbiamo fatto Pasqua suor Maria Pia Mucciaccio

Grazie, amico e fratello carissimo don Ivano

Ricordo di suor Ferdinanda suor Alessandra Fabbrucci

Carissima suor Ferdinanda don Giorgio Bigazzi diacono

Ciao suor Silvia la Comunità di Bovisa

Velletri: lutto nella comunità di Santa Marta la Comunità di Velletri

Con l’affetto della memoria

suor Isabella Bettini; suor Ferdinanda Fossati; suor Raimonda Bocchicchio; suor Carla Garavaglia; suor Silvia Trezzi

suor
Suore
Via
22063
Tel.
camfede@istitutosantamarta.org Stampa
srl Progetto
Fabio
delle suore
santa marta Via V. Orsini, 15 00192 Roma Quadrimestrale Anno LXXXV Editoriale 3 Editoriale la Redazione Parola
4 Ho visto il Signore don Carlo Silva Attualità 6 “Cristo è la nostra pace” Fr. Saverio Cannistrà ocd
9 La
del Beato
Reggio La Commissione Beato Tommaro Reggio La
Madre
12 Quale speranza ci abita?
13 La
interiore le Religiose dei voti perpetui 14 Segno
e
le
partecipanti 16 Una
le
18
la Commissione
19 Madre
Gallese Percorsi
20 Connesse
le
22 Costruire
con
suor Anita Bernasconi In
25 Il
da
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le maestre della
Primaria 29
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Maria
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Editoriale Una preziosa energia

Il bisogno di infinito, la profondissima pace di cui parla Leopardi nel suo idillio, non è solamente una reminiscenza dei nostri giovani anni ma un desiderio dell’uomo di sem pre, di ogni età e stagione.

Eppure in questo oceano di pace la guerra riesce sempre comunque ad insinuarsi, dap prima in forma silente poi sempre più robo ante… e sempre più vicina a noi.

Ma dov’è quella pace annunciata dal Risor to? È forse la guerra più forte del nostro Dio? Le immagini di devastazione e di morte che passano sui social sotto i nostri occhi ci por tano a chiederci: dov’è il nostro Dio? Do mande terribili! di ieri, di oggi, di sempre! È in questa buia ora della nostra umanità che siamo chiamati come cristiani a far risplen dere la luce di un Padre che non ci abbando na, che illumina anche il nostro buio, che ci raccomanda di non cedere alla tentazione di opporre guerra a guerra.

Da credenti siamo chiamati a portare davanti a Dio il dolore, l’angoscia di tutti, perché

non sono i potenti a scrivere un’altra pagina di storia, ma ancora una volta sono gli sfol lati, le madri che affidano i loro figli, le fosse comuni, i palazzi che crollano, gli adulti che resistono nel combattimento a fare la storia. Occorre avere occhi pieni di fede per riuscire a crederci! Nel frastuono di quello che sta succedendo siamo chiamati ad essere conso lazione proprio là dove il potente fa il bello e il brutto tempo.

Dio ci visita con la sua presenza, lui il Princi pe della Pace e ci invita a trasformare questi segni di morte, che continuamente ci circon dano e quasi ci soffocano, in segni di speran za in modo che sia sempre la fede ad avere l’ultima parola.

E solo in questo modo può trovare spazio nell’animo umano quella pace interiore che è la più grande forma di energia, sempre rinnovabile ai piedi del Tabernacolo, ai piedi del Risorto che come primo dono dà proprio la pace, quella pace che ci aveva già lasciato in eredità: vi lascio la mia pace…

La Redazione

Ho visto il Signore

Davanti a una tomba vuota risuona il grande annuncio: “Non è qui, è risorto!” E da quel momento a quella tomba vuota si rivolgono tutti coloro che vivono nella speranza della risurrezione. Cristo ha vinto la morte, è il giorno del trionfo della vita.

Finalmente, dopo quaranta giorni, esplode il canto di liberazione e di gioia: alleluja, alleluja, alleluja.

Gesù è veramente risorto e come prova del la sua vittoria offre la sua presenza: “Ecco Io sono con voi sino alla fine dei tempi”. Tocca a noi ora riconoscerLo nei sacramenti della Chiesa, in modo speciale nell’Eucari stia e nel Perdono, nell’esercizio

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della carità minuta e feriale, nell’attenzione ai piccoli, nell’accoglienza dei richiedenti asilo, nella condivisione dello spezzare del pane così che a tutti sia riconosciuto il necessario per una vita dignitosa. Il Crocifisso risorto, come ha fatto con Maria di Magdala, chiama anche noi per nome. Ha una proposta da farci, un messaggio da comunicarci, un invito da rivolgerci. Ci vuole appassionati e solleciti annunciatori della gioia e della pace, ci invia presso i fratelli per essere i segni del suo Amore. Non possiamo più avere paura perché non siamo soli. Non possiamo però chiudere qui il discorso con una bella stretta di mano e… vai!!!. No! Maria di Magdala prima di conge darsi per correre a Gerusalemme in quella stanza al piano superiore, il Cenacolo, ci fa partecipi del compito affidatole da Gesù. Sì! bisogna che anche noi, dovunque siamo e a chiunque incontriamo, rivolgiamo l’augurio pasquale: “Ho visto il Signore”. In altri ter mini, come ci ricorda anche il teologo Alessandro Pronzato, bisogna che anche noi Lo risuscitiamo, Lo facciamo uscire dal sepol cro in cui l’abbiamo relegato, Lo liberiamo dalle bende dei nostri pregiudizi, dei nostri rancori, delle nostre frustrazioni e delusioni.

Bisogna che gli permettiamo di frantumare quella grossa pietra che lo teneva nascosto e dietro la quale lo abbiamo imprigionato. Allora lo scambio di auguri si fa preghiera perché, il Risorto, conceda ad ognuno la forza e il coraggio di testimoniare la bellezza e la giovinezza perenne della fede in questa socie tà liquida che scivola lentamente ma progres sivamente verso una forma di pa ganesimo ateo, privandosi della speranza di una vita che nessuno potrà più togliere. Cristo ha vinto la morte e per sempre! Questa vita, che abbia mo ricevuto in dono dal Risorto, domanda di essere comunicata a tutti i nostri fratelli, a tutti gli uomini di buo na volontà, soprattutto a coloro che si sen tono soli ed abbandonati, piegati dalla sofferenza fisica o morale, dall’odio, dalla violenza, dalla insicurezza, dalla mancanza di lavoro, dal calore di un focolare, da una parola amica. Che in ciascuno possa, dunque, risuonare, come eco contagioso, il grido pasquale di Maria di Magdala: “Ho visto il Signore!” e a quella vista di esperienza di fede e di amore ritorna la vita e così noi diventiamo testimoni di Luce.

È questa la Pasqua del Signore, è questa la nostra Pasqua.

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Cristo ha vinto la morte e per sempre!

Attualità

“Cristo è la nostra

1. In questo tempo parliamo costantemen te di pace, preghiamo per la pace, speriamo nella pace. Ma qual è la nostra idea di pace? Spesso pensiamo la pace come assenza di conflitti esterni ed interni.

In realtà, non può essere questa la pace del cristiano. Per mantenerla rischieremmo di fuggire dall’impegno, che sempre comporta responsabilità e preoccupazioni. Una pace che mirasse soltanto alla tranquillità e al benessere personale sarebbe una forma di egoismo. Si tratterebbe anche di una pace molto fragile, dipendente da situazioni esterne, contin genti e perciò costantemente esposta al rischio di essere turbata.

In effetti, amare l’altro sem pre ci toglie la pace, quella pace che consiste nella nostra comoda quiete.

idealizza condizioni di vita comoda e quie ta; la pace, sì, è ordine, ma ordine applicato a ciò che vi ha di più mobile, qual è la vita umana: donde la pace, se la vogliamo vera e duratura, risulta vigile, attiva; una pace da produrre continuamente, con geniale amore e con laboriosa attività; bisogna non solo go derla, ma sempre cercarla, la pace (cfr. Ps. 33, 15: inquire pacem et persequere eam: cerca la pace e corrile dietro).

Qualcosa di simile si può dire per l’idea di vi ta: quale idea di vita, di essere vivi abbiamo? Anche in questo caso pare che per molti essere vivi significhi sostanzialmente “stare bene”.

Una pace che mirasse soltanto alla tranquillità e al benessere personale sarebbe una forma di egoismo

Al tempo stesso, però, la pace, nel suo senso più pieno e più vero, è proprio il frutto della carità. Ricordo la profonda riflessione sulla pace che fece Paolo VI nell’udienza generale del 4 giu gno 1975. Diceva: Che cosa intendiamo noi quando parlia mo di pace? […] La pace non è egoismo, non è apatia, non è disinteresse degli altri, non è indifferenza verso le altrui sofferenze, non è disprezzo per gli altri per il comodo proprio. Quanta gente si dice pacifica, perché non si cura dei bisogni e delle disgrazie del prossimo, o perché rifugge dall’occuparsi delle questioni sociali […] La pace, di cui il cristianesimo ci fa dovere interiore e personale, non è inerzia, non è immobilismo, non è possesso egoista, che

Qualche anno fa Roberto Savia no scrisse un elenco delle dieci cose per cui vale la pena vivere, nel quale figuravano realtà assai eterogenee, come la mozzarella di bufala e un celebre pezzo di musica jazz.

Mi domando, però, se possiamo o vogliamo anche indicare dieci cose per cui eventualmen te vale la pena morire (come la vita degli altri, la libertà, il proprio Paese, la propria fede).

La vita, come la pace, non è solo ciò che ci fa sentire bene, in forma, e che perciò va protetto dalle minacce che mettono a rischio questa sensazione.

La vita dell’uomo, immagine della vita di Dio (che nel vangelo di Giovanni è chiamata zoé per distinguerla dal bíos, la vita nella sua di mensione fisica) è vittoria sulla morte, e proprio per questo ha la forza di affrontare la mor te. Lo stesso va detto della pace: la vera pace comprende e abbraccia la lotta per la pace.

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pace” (Ef 2,14)

2. Per capire questo discorso, che è un ap profondimento/innalzamento dell’idea “natu rale” di pace (e di vita) dobbiamo rifarci alla rivelazione, e quindi alla persona di Gesù Cristo e al suo mistero pasquale. È lì che la nostra umanità è stata assunta fino in fondo e trasformata, ossia liberata e portata a com pimento.

Come Gesù dice: “Io sono la via, la verità e la vita”, così il Nuovo Testamento dice anche che Cristo è la pace, nel cap. 2 della Lettera agli Efesini (2, 14-18). Si tratta di un inno cristologico, come quello al cap. 1 della stessa lettera, quello della Lettera ai Filippesi e quello della Lettera ai Colossesi: Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Cristo ha lottato per superare e abbattere ogni genere di barriera che ostacola la comunione:

il muro cosmico di separazione tra il cielo e la terra, la divisione storico-culturale tra giu dei e greci, la rottura dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Ha lottato con tutta la sua vita e la sua persona: “per mezzo della sua carne”, ma specialmente con la sua morte e risurrezione, “per mezzo della croce”.

La pace è la conquista del Risorto, che la dona ai suoi discepoli: “Vi do la mia pace” (Gv 14, 27; 16, 33).

3. Un altro aspetto importante della con cezione cristiana della pace, che ha dirette conseguenze sul nostro modo di vivere, è il suo legame con lo Spirito. Secondo san Paolo, esistono due modi opposti di impostare la vi ta: vivere secondo la carne e vivere secondo lo Spirito. “Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace” (Rm 8, 6).

Le opere della carne hanno a che fare special mente con la discordia, la divisione (anche interiore), mentre il frutto dello Spirito è nel segno dell’unità e della comunione (cfr. Gal 5, 19-22).

Dunque, la pace, quella vera, viene dalla lotta interiore con la carne, con le sue tendenze e opere. Per questa pace ciascuno deve lottare personalmente con se stesso. Forse se fossi mo più impegnati in questo combattimento spirituale interiore, avremmo meno conflitti all’esterno.

Ma come si lotta con la carne? Di quali armi disponiamo? Non dovremmo mai dimentica re che la carne è un nemico potente, proprio perché non si colloca davanti a noi, ma dentro

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di Fr. Saverio Cannistrà ocd
«Io sono la via, la verità e la vita»

Attualità

di noi e ci muove dall’interno delle nostre di namiche psicologiche, affettive, emotive.

Pertanto, la prima arma di cui dobbiamo mu nirci è la conoscenza di noi stessi, la coscienza delle nostre ferite e dei nostri bisogni. Solo guardando in faccia le forze che si muo vono dentro di noi, portandole alla luce, pos siamo affrontarle e controllarle.

Se non conosciamo il nostro mondo interio re, non siamo coscienti del peso della storia passata e del cammino che ancora dobbia mo percorrere per arrivare alla maturità, restiamo pri gionieri dei meccanismi della psiche e agiremo condizionati da essi.

La lotta contro la carne è in nanzitutto una lotta per la verità e per la libertà e così è lotta per la pace.

Nella povertà, nell’afflizione, nella fragilità della nostra condizione umana siamo “beati” perché Dio conosce la nostra angoscia e la nostra fatica e in essa non ci abbandona. Dio è con noi, anzi è “per noi”, come scrive Paolo nella Lettera ai Romani: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8, 31).

“Nulla ti turbi, nulla ti spaventi; tutto passa, Dio non cambia; la pazienza ottiene tutto; a chi ha Dio nulla manca. Solo Dio basta”

Ma non basta conoscere noi stessi per risultare vincitori nel combattimento spiritua le. Conoscere le fragilità, le immaturità e i limiti che ci portiamo dentro potrebbe determinare in noi una reazione di scoraggiamento e di rinuncia a lottare. In effetti, spesso la co noscenza di noi stessi ci conduce a un senso di impotenza. Nonostante gli anni, le energie spese, le espe rienze fatte, ci riscopriamo ancora una volta incapaci di vivere la pace, di essere in pace e di trasmettere pace. Per questo abbiamo biso gno dello Spirito, non solo della retta ragione e della buona volontà. Senza una vita teologa le che attinge la pace dalla relazione con Dio non si può vincere questa battaglia. “Tu gli as sicurerai la pace, pace perché in te ha fiducia”, dice il profeta Isaia (26, 3).

La fonte inesauribile della pace è la fiducia in Dio, la certezza di essere da Lui perdonati, amati, accompagnati. Gesù ci ha aperto la stra da maestra dell’abbandono fiducioso al Padre.

Tutti conoscono la preghiera che santa Te resa di Gesù compose e portava manoscrit ta nel breviario: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi; tutto passa, Dio non cambia; la pazienza ottiene tutto; a chi ha Dio nulla manca. Solo Dio basta”. È una preghiera che chiede la pace in mezzo alle prove e ai tur bamenti della storia. Teresa non è mai fuggita dalla storia con le sue complessità e contraddizioni. Ha elaborato una visione della vita contem plativa in mezzo alla storia, come una forma nascosta, ma non per questo meno efficace di cambiare la storia, di evangelizzarla. Ciò che Teresa esprime in quella preghiera meritatamente famosa è la sintesi della sua esperienza spirituale. È la via che lei ha seguito per giun gere alla pace. È una via che segue i percorsi tortuosi dell’umanità, quelli della storia pub blica ed esterna, e quelli della storia privata e interiore.

Non si può fare a meno di seguire questo itinerario perché è quello che Dio stesso ha seguito nell’incarnazione. Ciò che conta è compiere questo viaggio con lo stesso atteggiamento di Gesù, con la sua fiducia, il suo abbandono totale al Padre.

Tutto il senso e il valore della preghiera contemplativa per Teresa è questo: assimilarsi a Gesù, fare una cosa sola con Lui, per poter continuare a camminare nelle vie della storia portando nel cuore la sua pace, quella che scaturisce dal mistero della Pasqua.

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Ricordare e... vivere La missionarietà del Beato Tommaso Reggio

“Vi renda fecondi il Signore” (salmo 15)

Dentro casa, cioè… sulla porta del mondo “Non perdiamoci d’animo, noi pigmei dobbiamo tenere d’occhio le orme di quei giganti che ci hanno preceduto e tentare di calcar ne i solchi. Siamo così sicuri che il mondo ci amerà come fratelli o come padri? Non illu detevi. La Parola di Gesù Cristo è lì e non può essere cancellata “se hanno odiato me, odieranno anche voi”. C’è anche scritto nel Vangelo che noi siamo la luce del mondo, la veda dunque il mondo questa luce, ci percuo ta ma ci ascolti; ci respinga ma non ci sfugga di mano”. (cfr. Riflessioni ai sacerdoti)

“noi siamo luce del mondo, la veda dunque il mondo questa luce”

Nella sua Liguria che scoppiava di problemi Tutta la sua vita fu vissuta con spirito missio nario, ne sono viva testimonianza il fervore con cui, fin dai primi propositi, dichiarava di volersi impegnare per la salvezza delle anime, l’attività apostolica sempre più intensa e lun gimirante via via che il Beato avanzava negli anni, le penitenze, gli ampi spazi di preghiera cui quotidianamente si dedicava e l’esigenza di incontrarsi con le persone: dai suoi preti ai seminaristi, dai fedeli nelle chiese alla gente del popolo per le strade.

In tutto l’arco della sua lunga esistenza si è ri velato aperto ai bisogni, vecchi e nuovi, nella difficile realtà del suo tempo. I problemi che la società del XIX secolo viveva non erano certo meno gravi di quelli che oggi noi siamo chiamati ad affrontare: dilagavano le ideologie socialiste e materialiste; la Chiesa era indirettamente perseguitata da una legislazione anticlericale, finalizzata alla laicizzazione delle strutture statali, vennero chiusi a forza i conventi condannando alla miseria e allo sbando i religiosi, si sequestra rono molti beni ecclesiastici e i cattolici, per protesta, non par tecipavano alla vita politica. Lo sviluppo economico aveva provocato lo spo stamento dall’entroterra alle città della costa di tanti lavoratori che si trovavano così senza sicurezze né punti di riferimento, l’industria lizzazione delle regioni del nord, fra cui la Liguria, aveva reso ancor più problematica la già grave questione dello sfruttamento de gli operai… L’elenco dei problemi potrebbe essere ancora più lungo senza riuscire a deli neare in modo esauriente la complessità della situazione.

Era pertanto urgente offrire risposte con crete ai problemi più gravi, ma soprattutto preparare i cristiani, i sacerdoti in partico-

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Camminando con fede 1/2022

lare, a far fronte con atteggiamento maturo e propositivo ad una realtà in continua tra sformazione.

Si rimboccò le maniche Tommaso si fece tutto a tutti! Si dedicò all’assistenza dei bisognosi: carcerati, terremotati, colerosi…; creò mense e dormitori pubblici, affidati alle Suore di Santa Marta affiancate dai volontari, per i lavoratori poveri; fondò associazioni a vantaggio degli operai e orfa notrofi, modernamente organizzati, per ra gazzi in difficoltà.

Un giornale che aiuta a leggere in chiave critica e cristiana la tormentata realtà contemporanea Un’opera fu assolutamente nuova: servendo si dei più moderni strumenti, che la società del tempo offriva, all’indomani della parziale liberalizzazione della stampa, fu tra i pochi che, a loro spese, fondarono il primo quoti diano cattolico italiano, utilizzandolo come strumento di apostolato per la diffusione del la cultura cristiana e la formazione dei lettori. Negli anni dell’astensionismo, Mons. Reggio, proprio attraverso il giornale, ormai stilato e sostenuto economicamente da lui solo, con pochi collaboratori, si impegnò con tutte le sue forze per sensibilizzare i cattolici a par tecipare alle votazioni al fine di mandare in Parlamento dei deputati capaci di moralizza re e cristianizzare la vita politica e la società; in accordo con alcuni politici cattolici inoltre ipotizzò la fondazione di un partito di ispi razione cristiana (cfr. il carteggio con Cesare Cantù).

Difese i diritti della Chiesa e dell’uomo in ge nerale, evitando sempre di esasperare le si tuazioni e assumendo in ogni circostanza un atteggiamento conciliante, aperto al dialogo, anche se fermo. “Non vogliate farvi giudici se veri dei vostri fratelli, invece di essere pronti e facili nel condannare siatelo nel perdonare”

consiglia ai seminaristi e con i sacerdoti in siste “Lo disse chiaramente Gesù: “non sono i discepoli da più del maestro; se gli uomini hanno odiato e perseguitato me, ciò sarà pure di voi”. Fratelli amatissimi può ben parer dura questa verità, ma essa è parola di Dio di cui non perirà sillaba. La croce di Cristo non ci mancherà ma dobbiamo portarla con amore, non trascinarla.”

Il chiodo fisso: educare i preti a vivere da protagonisti la propria storia

I numerosi manoscritti delle sue prediche (conservati nell’archivio delle Suore di San ta Marta a Roma) destinate ai seminaristi, ai sacerdoti, alle monache, ai laici, l’assidua partecipazione alle “Missioni” nelle parrocchie, la sua attività di professore nella Facoltà Teologica, la ricca biblioteca che, nella Ca nonica di Santa Maria Assunta in Carignano, metteva a disposizione per dibattiti tra per sone di cultura; la fondazione di associazioni per la formazione permanente dei sacerdoti, fra cui la modernissima Facoltà Giuridica, te sa a preparare giovani preti e laici in settori nuovi per l’epoca come l’economia, le pro blematiche sociali, le nuovi indicazioni del diritto civile e penale, le linee portanti della cultura contemporanea, testimoniano la sua instancabile attività finalizzata a preparare cristiani capaci di inserirsi armonicamente nella società.

Senza trascurare chi parte

In una situazione già tanto difficile, divenne pressante un altro problema di grande attua lità anche oggi: la migrazione di massa di popolazioni, ridotte in miseria, alla ricerca di “terre promesse” dove poter vivere una vita più umana e dignitosa.

Genova, città di porto, era un punto di tran sito per queste folle che potevano facilmen te essere vittime di approfittatori. In stretta collaborazione col beato Scalabrini, apostolo

degli emigranti verso l’America, e con Mon signor Bonomelli, che si interessava di coloro che sceglievano il nord Europa, Monsignor Reggio lavorò per la creazione di iniziative a sostegno degli emigranti che, spesso in balia di organizzazioni disoneste, rischiavano di peggiorare ulteriormente la loro già dramma tica situazione.

A tale scopo si mantenne in contatto con i Vescovi delle Diocesi, perché con loro in tese organizzare e sostenere con intelligente realismo una valida rete di aiuti per chi par tiva.

la missionarietà o è nel cuore attento e appassionato o non c’è!

Era inoltre entusiasta quando poteva offrire a Monsignor Scalabrini, fonda tore della Congregazione di San Carlo, desti nata all’assistenza degli emigranti, qualche sa cerdote o seminarista in cui la vocazione mis sionaria, propria di ogni cristiano, intendeva realizzarsi in un lavoro diretto in terra stranie ra. E il Vescovo di Piacenza riconosceva, senza mezzi termini, l’importanza della sua azione: “Oh se tutti i Vescovi in Italia somigliassero a Vostra Eccellenza! Quanto maggior numero di anime si potrebbero salvare dei nostri migranti che ora vanno miseramente perdute.” (cfr. Ar chivio Padri Scalabriniani Roma).

Un’altra urgenza si evidenziava in Genova al cui porto ogni giorno attraccavano navi da cui sciamavano marinai provenienti da tutto il mondo e in particolare dai paesi anglosassoni. E il beato Reggio, nel 1897, fondò l’Opera dei Marinai inglesi affidandone la direzione a Gerald Hay, sacerdote che conosceva diverse lingue. L’istituzione aveva appunto il compito di avvici nare, aiutare nelle necessità materiali e assistere in quelle spirituali i marinai in transito. Ma la missionarietà, per Monsignor Reggio, ha le sue radici nel cuore: anche per lui Genova poteva essere soltan to il luogo in cui continuare a lavorare secon do i sistemi di evangelizzazione già collaudati. Al suo cuore non bastava! Genova era viva dentro, nelle sue esasperazioni sociali, nel grido dei suoi poveri che arrivavano da mille mondi. Questo grido arrivò al suo Arcivescovo e lui non si dette pace finché non fu in grado di far fronte alle necessità dei poveri. Inginocchia to e desideroso di dare a Dio ogni sua fibra, “percorse” la Liguria senza posa e insegnò che la missionarietà o è nel cuore attento e appas sionato o non c’è!

“Ricordare e… vivere” vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa.

commissione del Beato Tommaso Reggio

La
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Quale speranza ci abita?

C’

è un proverbio che dice: “finché c’è vita, c’è speranza”, ma non è così!

Finché c’è speranza c’è vita. La speranza è ciò che tiene in piedi la vita, la custodisce, la protegge, la incoraggia e la sostiene. Ma quale speranza davvero ci sostiene? Ci aiuta il Salmo 116 a rispondere: “Ho creduto anche quando dicevo, sono troppo infelice!” Questo salmo in tempi come questi ci affatica, ci risale alle labbra e dobbiamo fare uno sforzo per ripeterlo. Ammettiamolo! È bene che non perdiamo tempo, è bene che le notizie quotidiane così terribili non ci spengano dentro la lucidità e la voglia di continuare a cre dere. I nostri discorsi, i commenti, le considerazioni, certamente sono e non possono non essere pieni di dolore e di amarezza. Ma che cosa c’è in noi che oggi può illuminare anche gli altri? È utopia credere che si può “sperare”? Dice San Paolo: “Mosè rimase saldo come se vedesse l’invi sibile”! Noi cristiani e anche noi Suore di Santa Marta non vediamo chiaro più degli altri, non abbiamo più sicurezze, ma crediamo! Tutto il nostro essere è impegnato in una fiducia assoluta in Dio che non può illuderci. Ricordiamoci quella bellissima domanda che ora è diventata quotidiana: “Sentinella quanto resta della notte?” Quando finirà questa guerra, questa angoscia, questo dramma di popoli interi, questa pandemia? Quanto resta? Quanto manca? Anche noi, che dovremmo essere sentinelle, non lo sappiamo: siamo immerse nella notte! E quando gli altri ci chiedono quando finirà, noi non abbiamo risposte pronte, certe! Sappiamo solo che la notte cederà il passo al mattino; intanto il nostro compito è quello di incoraggiare, perseverare, e soprattutto cambiare il nostro modo di vivere il quotidiano. Dobbiamo essere un po’ come i radar capaci di captare guizzi di luce, mo strarli e farli risplendere. Ce ne sono tanti anche dentro di noi. Rendere ragione oggi della nostra fede è un compito che dobbiamo assol vere in modo adeguato, con dolcezza, cioè con una calma carica di bontà e di comprensione; con rispetto perché l’amore per gli altri è indipendente dal loro modo di credere e di pensare; con retta coscienza in modo che i nostri discorsi, i nostri comportamenti conducano “chiaramente” a ciò in cui crediamo e ci sia coerenza tra ciò che diciamo e ciò che viviamo.

Il Signore è con noi e questa “fatica” ci purificherà e ci renderà più capaci di capire ciò che conta davvero nella vita fraterna. Potremo così incarnare la profezia della speranza che il XVIII Capitolo Generale ci invita a vivere ricordandoci che “la nostra famiglia religiosa ha attraversato stagioni difficili, in contesti problematici e pesanti con tagiando sempre di gioia la realtà, fecondandola e facendo rifiorire la speranza” (cfr. pag. 107 degli Atti Capitolari).

La parola a... Madre Lilian Camminando con fede 1/2022 12

Spiritualità e carisma

La lotta interiore possibilità di discernere in libertà

Ci sono momenti in cui pensiamo che com battere sia un combattimento violento… Gesù ha combattuto, ha versato il suo sangue e ha sofferto, ma non si è mai arreso, ha sempre con tinuato a dare esempio di “buon combattimento”, che ha come premio l’essere liberi, non una “liber tà schiavizzante”, ma piuttosto una libertà che ci porta ad essere più impegnati. Per “cinque” giorni, “cinque” suore, abbiamo vissuto le giornate dei “cinque” anni dei voti perpetui; abbiamo avuto la grazia di approfondire la LOTTA INTERIORE. Abbiamo ricevuto strumenti e prospettive diverse per vedere e affrontare momenti di “disagio”. Quest’ultimo non è un evento, ma una realtà di tutti i giorni!

Sono stati giorni tranquilli, dedicati all’approfon dimento e a cercare di mettere in pratica ciò che ci veniva consegnato. Dal punto di vista umano abbiamo potuto riconoscere che la lotta interio re è un “atteggiamento normale” dell’essere, del credente, di chi è capace di essere alla continua ricerca di se stesso. L’ambito cognitivo va intrec ciato con quello psicologico e trascendentale, in una tensione continua tra il sé reale e il sé ideale. Un aspetto si intreccia con l’altro. Questa lotta non è qualcosa solo dei nostri tempi ma ci appartiene da sempre. Per questo l’abbiamo approfondita nell’ambito patristico, in particolare

negli scritti di Evagrio Pontico, il quale ricorda che l’obiettivo della lotta spirituale è «fondato nell’uni ficazione del cuore capace di discernere»; motto che ci ha portato ancora una volta ad entrare in noi stesse e vedere cosa ci dà la pace interiore, a discernere i nostri pensieri, desideri e tutto quello che ci impedisce di guardarci con tranquillità. La Parola di Dio, ci ha aiutato a comprendere e ad esemplificare ciò che avrebbe potuto essere stan cante e faticoso. Dalla Parola abbiamo potuto essere rassicurate che il Signore cammina al nostro fianco e conosce i nostri cuori, conosce le nostre lotte e fatiche e sa di cosa abbiamo bisogno. Dalla Scrittura abbiamo compreso che fragilità e limiti non sono impedimenti nella nostra vita interiore, ma piuttosto una possibilità per dare il meglio di noi stesse, come tanti personaggi biblici che han no dubitato di se stessi, ma non nella promessa del Padre. Così fece San Giuseppe: ascoltò, assunse, custodì e agì secondo il disegno di Dio; ma, essen do una persona umile e fragile, ha conosciuto e confidato nel volere e nella volontà di Dio.

Le giornate di quest’anno hanno ravvivato il nostro desiderio di lasciarci condurre dalla voce del Signore e di vivere momenti esclusivi e intimi con Lui. Come dice la nostra Regola di Vita: «il biso gno interiore di ascolto, il desiderio di incontro con Dio e con il nostro mistero umano... esige da noi momenti di silenzio... perché è lì, dove l’anima è nutrita e fortificata» (art. 23). In que sti giorni Dio ha parlato al nostro cuore, forse non perfettamente unificato, fragile e limitato, ma con il desiderio di continuare a camminare, a “combattere” e a vivere la propria storia, non co me impedimento, ma come possibilità, cercando «…la nostra configurazione a Cristo» (art. 20). «Non perdiamo mai la certezza che i ritardi di Gesù sono solo apparenti» (art. 31) e ricordiamo che la lotta interiore, ben vissuta, culmina nell’ab bandono e nella fiducia in Lui.

le Religiose dei voti perpetui (cinque anni) Cile Camminando con fede 1/2022 13

e carisma

Segno di fraternità e

Quando abbiamo ricevuto la proposta di partecipare alle giornate si spiritualità è stato come riaprire una finestra per far entra re l’aria della primavera perché, nonostante le molte forme di comunicazione oggi possibili, nessuna può supplire un ascolto e un abbrac cio vero.

Con tanta gratitudine e immensa gioia abbiamo partecipato a queste giornate che portavano il tema: “Date loro voi stessi da mangiare”

Da sempre, ma in modo particolare oggi, il vivere la fraternità è un “segno profetico” non solo per coloro che avviciniamo, ma anche per noi che abbiamo un costante bisogno di raffor zarci nella fede e sostenerci a vicenda.

Le giornate di spiritualità vissute a Chiava ri, hanno avuto veramente il sapore buono dell’incontrarci, del comunicarci, dell’abbrac ciarci con spontaneità e leggerezza, sono state soprattutto un momento di “ascolto” di quello che il Signore ci ha voluto dire attraverso le parole di don Andrea.

Ci siamo sentite anche noi su quel prato verde, interpellate da Gesù sul nostro vedere e pren derci cura dei bisogni della gente.

Oggi constatiamo la grande povertà delle no stre comunità e ci troviamo, come gli apostoli, a fare i conti con le nostre “impossibilità”, ma, ci ha detto don Andrea, il dono non è legato al concetto di efficienza, ma a quello di “benedi zione”!

È bello pensare che il poco che abbiamo, quando è benedetto e condiviso, viene moltiplicato. Tante volte ci sembra di trovarci in quel “luogo solitario” chiedendoci, come gli Apostoli, che

cosa dobbiamo fare. Oggi ci ha confortato sentirci ripetere che il nostro compito prioritario non è quello di risolvere i problemi (anche que sto, quando è possibile) ma quello di assumerli. Ci si è aperto il cuore ascoltando che il senso della nostra presenza oggi nel mondo è quello di abitarlo condividendo il Pane che ogni gior no riceviamo dalle mani di Gesù!

Dare noi stesse, commuoverci di fronte ai bi sogni di chi ci passa accanto, spargere semi di bellezza e tenerezza, può essere oggi, l’unica forma di testimonianza evangelica.

I lavori di gruppo sono stati momenti di signi ficativa condivisione del pane ricevuto.

È stato molto bello percepire la semplicità, la leggerezza, la cordialità della condivisione e il desiderio di tutte che in ogni nostra fraternità si possa imparare a benedire i doni di ognuna per offrirli moltiplicati a coloro che cammina no con noi.

In questi giorni abbiamo pregato insieme con gioia, sentendoci parte della grande famiglia del mondo e abbiamo goduto della cura con cui la comunità di Chiavari ci ha avvolto.

Sono stati giorni in cui la pioggia ci ha fatto compagnia, ma c’è stato anche qualche mo mento di sole, goduto in passeggiata, dalle più giovani.

Tutte abbiamo respirato questi giorni come un “segno” bello di fraternità che ci ha accompa gnate come il profumo del mare.

Per tutto quello che abbiamo ricevuto, a nome di tutte diciamo un grande “grazie”!

Spiritualità
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Incontro di formazione per il Gruppo Spiritualità “date voi stessi da mangiare” (Mc 6,37) le Suore partecipanti Chiavari

di profezia

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e carisma

Una “chiamata” una “risposta” gioiosa, generosa e in

«Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”»

Riconoscere la propria vocazione e capire il cammino da intraprendere nella vita è una delle scelte decisive che ciascuno, prima o poi, è chiamato a prendere.

Ciò che ogni persona cerca sostanzialmente è di essere felice, ma non è facile scegliere, per ché le possibilità che la vita offre sono tante, oggi più che mai.

Per giungere ad una scelta matura e consape vole serve capacità di discernimento, corag gio e soprattutto profonda fede.

Il cammino della vita non è sempre facile, per ché, proprio come quando ci si mette in viag gio, capitano imprevisti, si incontrano diffi coltà…

A volte prevale la stanchezza e talvolta anche la disperazione, perché sembra di non rag giungere mai la meta e di procedere a vuo to, ma, alla lunga, la conferma della propria vocazione si scopre nella quotidianità, nelle azioni di ogni giorno, nei piccoli segnali che il Signore ci riserva, nella serenità che Egli mette nel cuore.

Se la scelta è giusta, viene riconfermata per tutta la vita e si intuisce che è proprio l’unica possibile per realizzare il progetto di Dio su ciascuno.

Così è la scelta di consacrare la propria vita a Dio e affidarsi a Lui per compiere la sua vo lontà. E così passano giorni e si raggiungono importanti traguardi, come il 60° anniversario di vita consacrata.

Ripensando a questi (tanti) anni trascorsi, tor nano alla mente le innumerevoli esperienze vissute, le molte persone che il Signore ci ha fatto incontrare e possiamo con certezza dire che ognuno di loro, ciascun momento passa to, sia stato un’occasione per incontrare Gesù in persona. L’incontro con Gesù è una grazia fondamentale nel nostro cammino di fede. Noi seguiamo Colui che amiamo, che abbia mo conosciuto e che desideriamo incontrare ogni giorno.

Nei Vangeli sono tanti gli episodi in cui Gesù incontra qualcuno e cambia la sua vita: Zac cheo, la samaritana, il giovane ricco, Nicode mo, i discepoli, le folle…

Ciascuno di essi risponde al suo invito in mo do diverso: c’è chi lo segue immediatamente, chi resta deluso e va dall’altra parte. Eppure ciascuno di loro, in un modo o nell’altro, resta segnato da quell’incontro, perché non si può restare indifferenti alla chiamata del Signore, al suo sguardo che ama. L’amore, alla fine,

Camminando con fede 1/2022 16 Spiritualità
è
(Mc 10,21)

“risposta” entusiasta, continuo crescendo...

le Suore del sessantesimo

ciò di cui abbiamo più bisogno: è sinonimo di felicità, di completezza e di appagamento. Quando uno si sente amato, non gli manca niente! Ecco cosa dà la conferma della vocazione ogni giorno, anche

dopo “60 anni”: la certezza di ricevere ampiamente l’amore di Dio.

Cosa possiamo fare dopo tut ti questi anni? Sicuramente ringraziare, perché ciò che ab biamo finora ricevuto, lungo il cammino della nostra vita, è tut to un dono.

Quindi, possiamo pregare per ché il Signore guardi tanti gio vani, mostri loro il suo infinito amore e li aiuti a discernere la propria vocazione. E poi ancora possiamo chiedere al Signore di ascoltare ogni giorno il suo invito “Vieni e seguimi”, donarci la for za di proseguire ancora il nostro cammino, senza mai scoraggiar ci, ed essere testimoni autentici di quell’amore che Lui per primo ha donato a noi e che ogni giorno ci chiama a diffondere nel mondo.

Si uniscono in un inno di RINGRAZIAMEN TO al Signore per la sua FEDELTÀ

Suor Valeria, suor Adriana F., suor Marta V., Suor Paola, suor Agnese, suor Leonarda

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Spiritualità e carisma

Fare la Storia

Fare silenzio è ascoltare Dio; è rimuovere tutto ciò che ci impedisce di sentire o ascoltare Dio; è ascoltare Dio dovunque esprima la sua volontà, nella preghiera ed anche al di fuori della preghiera propriamente detta. Abbiamo bisogno del silenzio per fare la volontà di Dio, un silenzio prolungato da quest’altra disposizione di noi stessi che spesso dimentichiamo… o che disprezziamo per ignoranza: il raccoglimento. Dobbiamo “raccogliere” le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio, come il contadino raccoglie il suo raccolto nella stalla, come lo scienziato raccoglie il frutto di un’esperienza.

Questo è il motto che l’ufficio della Pasto rale delle Vocazioni della CEI ha scelto per l’anno 2022: poche parole che racchiudono la fine di un itinerario triennale di riflessione e di preghiera nel cammino di accompagnamento dei giovani nella Chiesa Italiana. Come ogni anno, subito dopo il Natale, ci sia mo dati appuntamento per vivere alcuni gior ni di riflessione. A causa delle restrizioni per la pandemia, ancora una volta il Convegno è stato organizzato attraverso la rete. Questo ha permesso che anche da altre parti del mondo gli animatori, i responsabili della pastorale delle vocazioni e le comunità religiose potessero col legarsi e partecipare al convegno al 100%. Anzi, tuttora i materiali sono reperibili in modo inte grale dal sito della CEI. Sebbene fossero numerosi e molto validi gli spunti offerti per la nostra riflessione, in questa sede ci piace condividere uno dei temi propo sti che riteniamo molto collegato al percorso che viviamo come Famiglia Religiosa dopo la Celebrazione del nostro XVIII Capitolo Gene rale: Il discernimento in Comunità (Giovanni Grandi).

La prima idea che è stata messa in luce è il biso gno di costruire comunione come un percorso spirituale in ascolto di ciò che il Signore propo

ne alla comunità. Il relatore ha portato la nostra attenzione a riflettere sul grande esercizio di fiducia che implica un cammino comunitario così impostato: ci si mette nelle mani dei fratelli e delle sorelle. Nello stesso tempo è un esercizio di fiducia nello Spirito che è dentro di noi e in sieme a noi come comunità, nella certezza che è il Signore che ci accompagna e ci precede. Nel cammino dei discepoli di Emmaus possia mo trovare spunti molto significativi che ci aiutano a metterci nell’orizzonte di questo percor so. Un primo punto fermo che ci viene offerto da quest’icona evangelica è avere la consapevolezza che per camminare insieme, bisogna essere pronti a tornare indietro riconoscendo i nostri errori.

Lo scopo del discernimento è incontrare il Si gnore, quindi è fondamentale dedicare del tempo per ascoltare ciò che il Signore dice al cuore di ciascuno. Risulta fondamentale allora trovare momenti di silenzio per ««raccogliere» le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio…». Non sempre ci saranno dei segni eclatanti, ma, se come comunità saremo allenate a scorgere la Sua presenza nelle piccole cose, diventeremo una presenza attraente nella semplicità del nostro vivere quotidiano che co struisce la storia e la fraternità.

le Commissione Vocazionale Camminando con fede 1/2022 18

Frammenti di santità

Madre Delfina Gallese, da una lettera ad una Suora

“Andare avanti, sempre avanti, finché avremo fiato. Sarà ancora lunga la via? Lontana la méta? Avanti, sempre avanti portando il nostro sacco da viaggio, e anche quello di chi, perdendosi di coraggio, ha rinunciato all’ascesa, ed è tornato indietro. Oh, noi arriveremo! Perché Dio ci ha dato la passione delle vette, l’entusiasmo per le cose ardue e la resistenza alla fatica. Doni di Dio anche questi!”.

Madre Delfina Gallese passata alla casa del Padre il 5 agosto 1969

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Percorsi di formazione

Connesse con il

Da sabato 12 a sabato 19 febbraio, noi juniores abbiamo vissuto un proficuo periodo di formazione.

Il tema dello juniorato di quest’estate è stato “Connesse con il Cuore di Gesù”, un titolo suggestivo, che aveva senza dubbio tempi di silenzio per poter ascoltare la voce di Gesù in mezzo a tanta agitazione ed è per quello che, abbiamo ini ziato il periodo di formazione, con una giornata di deserto, nel Monastero Benedettino che si trova in “Las Condes”.

In questo clima di grande silenzio abbiamo potuto per cepire la presenza di Dio in ogni angolo, soprattutto nella creazione di Dio incarnato nei suoi boschi e nella Cap pella.

evangelizzarli, affinché Cristo regni sempre di più in tutto il nostro essere.

Ringraziamo

Dio e la nostra Famiglia Religiosa per averci permeso di vivere questi giorni di fomazine e di godere della presenza di Cristo

Ci è stato permesso di prega re insieme ai monaci ogni ora liturgica, di sperimentare la Santa Eucaristia e l’immenso dono del sacramento della Ri conciliazione.

In questo periodo di formazione Padre Fran cisco Herrera ci ha accompagnato per tre giorni, invitandoci ad approfondire il tema: “I sette desideri del cuore”, tratto dal libro “degli spezzati” di Gregory Popcak. La sua riflessione ci ha aiutato a comprendere e a sperimentare che i luoghi più bui del cuore possono essere illuminati dal Signore, se sappiamo riconoscerli e offrirli.

La giornata è continuata con l’aiuto di Suor Salomé Labra, insieme a lei abbiamo potuto identificare ciascuno dei nostri sensi, impa rare a riconoscerli e vedere come possiamo

Poi, Suor Jacqueline Espinosa, Madre Mariela Osa e Suor Luisa Pereira, ci hanno invitato ad approfondire l’importanza di unificare i nostri sensi alla vita spirituale, mettendoli in relazione con il carisma della nostra Fami glia Religiosa e ciò che siamo chiamati a vivere, riorientan do ciascuno dei nostri sensi ed incarnarli nella nostra Regola di vita.

Senza dubbio, ciò che più ci ha auitato a fare sintesi di quanto abbiamo ricevuto so no stati i pomeriggi di ado razione davanti al Santissimo Sacramento, dopo giornate di tanta ricchezza spirituale e intellettuale avevamo la ne cessità di sostare davanti al cuore di Gesù, lasciare tempo perché Lui parlasse, e nel silenzio imparare a disporre tutti i nostri sensi a Colui che è la fonte delle nostre gioie.

Abbiamo concluso questo periodo formativo, con una visita alla Parrocchia “Santos Apóstoles”, dove Padre Francisco Herrera, parroco e membro del movimento neocatecumenale, ci ha spiegato le icone dipinte sui muri della Parrocchia. Abbiamo anche conosciuto “il santuario della Parola”, luogo dove i giovani vivono la Lectio Divina; qui anche noi abbia mo vissuto un momento di preghiera con Ge sù esposto.

Ringraziamo Dio e la nostra Famiglia Religio sa per averci permesso di vivere questi giorni di formazione e di godere della presenza di

Camminando con fede 1/2022 20

Frammenti di santità cuore di Gesù

Cristo; sappiamo che dobbiamo fare tesoro nel nostro cuore di tutto ciò che abbiamo vis suto e impegnarci non solo a comprender lo, ma a viverlo. Chiaramente con le nostre sole forze è impossibile, ma con l’aiuto delle

nostre formatrici, e soprattutto con l’aiuto di Dio, cammineremo lungo le strade che Lui dispone per la nostra santificazione. Grate in Cristo.

Sor Ligia Can, Sor Jessica Olea y Sor Lucía Casanova

Camminando con fede 1/2022 21 le Juniores Cile

Costruire profezie con uno stile di se

Convegno a Roma per Superiore, Responsabili delle scuole ed Econome

Il Convegno organizzato a Roma il 23-25 Aprile 2022 ha avuto come tema “Costruire Pro fezie di Speranza con uno stile di servizio”. La relatrice, dott.ssa Lucia Todaro, psicopeda gogista e consulente di formazione, ha appro fondito “La Relazione fraterna, operatrice di vita in Comunità”.

Il Convegno ha preso spunto da uno dei temi af frontati durante il Capitolo Generale 2022: “La profezia della vita fraterna”.

Il primo impegno della Comunità è la costru zione della fraternità che diventa Profezia. È nella condivisione tra sorelle e nella relazione reciproca il fondamento della fecondità di ciò che facciamo.

Sappiamo che la fraternità è un dono di Dio, ma occorre prendersi cura, quindi è dono e impe gno vissuto nella minorità e nell’umiltà di un servizio accompagnato dal dialogo. Il nostro è un cammino da fare con responsabilità, consapevolezza, confronto. Ognuno deve condivide re con la Comunità il Progetto comunitario e il Carisma.

La Relatrice insiste molto sull’importanza del la relazione e tutto corpo, cuore, mente, anima deve concorrere a servizio della fraternità con saggezza e accortezza per capire verso quale di rezione stiamo andando.

“Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele” (Seneca) verso la rotta giusta.

La prima riflessione: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e in questo mare aperto chi è re sponsabile deve orientare, aiutare, correggere, decidere, guidare e prendersi cura delle sorelle con umiltà e coraggio.

La seconda riflessione: “Chi fa da sé fa per tre”. Ma è proprio vera e giusta questa espressione? O è meglio come responsabile non escludere nessuno, quindi favorire in Comunità l’inclusione perché nella relazione è importante confron tarsi, valorizzare il gruppo, superare l’egocentri smo e creare armonia in Comunità, alleggerire la vita con momenti sereni e piacevoli. Terza riflessione: “Ascoltare quello che l’altro non dice”. La responsabile percepisce con em patia la situazione della consorella, perciò si prende cura dei suoi bisogni, ha a cuore il suo benessere, sa accompagnare la vita di ogni so rella e avvicinare l’altra nella relazione. Quarta riflessione: “Ogni giorno senza un sorriso è come un giorno sprecato”. Sorridere per dire all’altra che ho cura di lei. Sorridere più che rappresentare la felicità rappresenta la forza e l’autorevolezza che dà la possibilità di entrare nel cuore di una persona.

Ed ora come responsabili possiamo riflettere insieme.

La nostra vocazione è un servizio? Siamo orientate autenticamente ad essere sorriso che guida le sorelle verso un orizzonte comune?

Percorsi di formazione Camminando con fede 1/2022 22

di speranza rvizio

• Riconosciamo il bisogno di imparare umil mente e coraggiosamente ad accompagnare le altre?

• Stiamo cercando con assiduità di essere sorella maggiore per chi abbiamo accanto?

• Siamo disposte alla fatica di questo ruolo e alla responsabilità che richiede?

• Sappiamo formulare Profezie positive che cre ano fedeltà e pace in Comunità?

• Chiediamo a Dio la saggezza del cuore per rea lizzare questi nostri desideri e impegni?

Per guidare la propria vita e quella delle sorelle dobbiamo essere TIMONE e ÀNCORA: Timone che orienta e guida e àncora per dare salvezza e sicurezza. Sono questi gli strumenti per guidare sulla retta via.

Un secondo momento molto condiviso durante il Convegno è stato quello con la dott.ssa Costa curta che è sempre piacevole ascoltare per la sua ricchezza biblica, teologica e umana.

Parte dal Vangelo di Luca che dipinge la Chie sa nascente intorno a Gesù che nasce e illustra le diverse figure che popolano questa Chiesa e possono essere modelli per noi, accomunati dal fatto di essere in atteggiamento di Fede. La situazione in cui nasce Gesù è difficile come la nostra ma “il Piccolo resto continua a fidarsi di Dio, Dio c’è, è più forte del male e questo

ci aiuta a credere che Dio non ci abbandona e saranno i piccoli a portare avanti la storia, non i potenti e i violenti.

Noi Religiose dobbiamo imparare da tutti que sti personaggi illustrati dalla Relatrice: i pastori, Zaccaria, Elisabetta, Maria, Giuseppe, Simeone ed Anna l’importanza del servizio nell’umiltà e che è importante guardare a Dio, solo a Dio e consumare la vita in questo, attraverso la pre ghiera e il digiuno che ci fa desiderare ogni Pa rola che esce dalla bocca di Dio. È importante contemplare il Mistero di questo Bambino che si conclude a Pasqua, lì si sta con sumando il Mistero della morte di Gesù che do na la vita. Lasciamoci guidare dallo Spirito per cogliere un segno di Speranza.

Alla Fede l’ultima Parola: Gesù dalla morte trae la vita. Possiamo annunciare con l’Evan gelista Luca che la salvezza è venuta. Ogni incontro del Convegno ha fatto riferimen to alla vita comunitaria anche quello della Se gretaria Generale Suor Paola Becerra e dell’Economa Generale Suor Patrizia Gaspari che hanno raccomandato di fare tutto con ordine, rispettando la normativa governativa e le indicazioni della Congregazione.

Molti sono i suggerimenti dati in ogni contesto e spiegati con chiarezza e competenza per cui

di suor Anita Camminando con fede 1/2022 23

24

Camminando con fede 1/2022

non ci sono stati timori nell’accogliere ed af frontare i vari problemi presentati.

A conclusione del Convegno ha parlato la Ma dre Generale, Madre Lilian, che ha coinvolto l’Assemblea con le forti motivazioni che ha por tato, sempre in riferimento alla Comunità. Il tema presentato: “La Comunità come luogo formativo” illustrato in modo piacevole e avvin cente, attraverso illustrazioni e immagini signi ficative.

È partita da una icona biblica di Geremia 18,16: “Alzati, scendi nella bottega del vasaio e vedi come l’argilla è nelle mani del vasaio”. Dio sta modellando secondo la sua volontà, è attento e paziente e continua la sua opera anche in quello che ora sta succedendo. Dio è il vasaio e Lui il formatore, la Comunità è disponibile alla sua opera creatrice e si mette nelle sue mani. L’argilla si deve lasciare plasmare. L’altro passaggio: “La Comunità è luogo di co munione e partecipazione”, luogo di relazioni inclusive che valorizzano ognuno per quello che è. È importante vivere:

• La comunione, perché ognuno è prezioso;

• La partecipazione perché ognuno è portatore di un dono a favore di tutti;

• La comunicazione attraverso il dialogo e l’ac cordo per arrivare a decisioni condivise se condo lo spirito delle Costituzioni.

Il ruolo di chi presiede è far crescere la Comu nità con la sua autorevolezza e con l’obbedienza responsabile di tutte a servizio del Regno di Dio. Ultimo passaggio: “La Comunità, luogo che spinge alla Missione attraverso la testimonianza nei luoghi di vita concreta”.

Luca 10,2 dice che “la messe è molta ma gli ope rai sono pochi”. Un commentatore afferma che gli operai ci sono ma sono tutti occupati a cu stodire la propria casa. Dio è presente ma man cano i discepoli che sappiano vedere e vivere la testimonianza.

A conclusione la Madre Generale afferma: “Ciò che rende formativa una Comunità è:

• La spiritualità centrata sul Kerigma;

• La vita comunitaria di comunione e parteci pazione;

• La spinta missionaria”.

Al termine del Convegno la Madre Generale, Madre Lilian, ha donato una icona della Sacra Famiglia ad ogni Comunità che si deve impe gnare a seguire questo modello nell’amore e nel servizio, nella vita comunitaria, nella Chiesa e nel mondo, campo ideale per la missione. Tutte le suore presenti hanno ringraziato per l’organizzazione di questo Convegno molto in teressante, ricco di stimoli e vissuto in un clima sereno e di forte coinvolgimento.

missione

Il premio “T. Reggio” ai bambini del Gaslini

Quest’anno la somma del premio T. Reggio assegnato alla classe V è stato donato dagli stessi alunni all’Asso ciazione ASP TUTTIPERATTA.

Associazione che nasce da una storia, quella di una bimba di nome Agata, che a soli 20 mesi si è ammalata di un tumore infantile, il neuroblastoma, che l’ha porta ta in cielo a tre anni e mezzo, dopo due an ni di lotta e di cure. La sua forza esemplare è la grande ricchezza che ha lasciato tra i suoi amici e parenti. Pensando a lei e a tutti i bambini come lei, essi si sono raggruppati in associazione che è formata da soli vo lontari, un grande gruppo di amici di Aga ta, con la volontà forte di arrivare al cuore dei bimbi che soffrono. In questi ultimi anni l’impegno dell’Associazione si è focalizzato sull’accoglienza e l’inserimento delle famiglie che vengono da lontano, anche dall’estero, per la cura dei loro bimbi. L’Associazione infatti ha diversi progetti: Le CASE DI ATTA sono quattro appartamenti, in Arenzano, messi a disposizione delle famiglie che hanno i loro bimbi in cura all’ospedale pe diatrico Gaslini di Genova, totalmente a carico dell’Associazione dal giugno 2020. Una lavanderia, “LAVAMI AL GASLINI”, com pleta di lavatrice, asciugatrice, ferro da stiro e altri accessori; è stata realizzata all’interno del Gaslini e messa a disposizione delle famiglie dei reparti di oncologia, ematologia e trapianto del midollo, poi decorata da Millo street artist d’ec cezione.

L’ISOLA DEL GIOCO: un parco giochi all’interno dell’ospedale Gaslini di Genova, total mente ristrutturato e ri-arredato, con giochi,

tanto verde e pavimento colorato, a disposizio ne dei bimbi ricoverati e in terapia. Gli alunni di V orgogliosi per aver fatto questo dono, hanno ricevuto come riconoscenza un li bretto: “Berny e la ricerca della conchiglia perfet ta”. Testo di Martina Manuele con le illustrazioni di Agnese Scutellà, testo che nasce dall’amicizia di Agnese e Martina e dal loro amore per la na tura. Durante il lockdown la passione di Martina per la biologia marina e quella di Agnese per il disegno si sono unite per far conoscere meglio il mondo acquatico che tanto le affascina. Questo testo aiuterà i piccoli lettori a scoprire tante curiosità sugli organismi marini e l’importanza di proteggere il loro ambiente e trasmet terà loro il valore dell’amicizia, della collabora zione e della solidarietà.

Camminando con fede 1/2022 25 In
da Genova

Gocce di pace

Un momento di riflessione e di preghiera per la pace sotto il grande arcobaleno in trecciato dai bambini delle classi terze prima ria insieme alle loro maestre è stata l’iniziativa che si è affiancata a quella della scuola media che invece ha realizzato uno striscione posto all’ingresso dell’Istituto Santa Marta e completato con tanti messaggi di speranza di tutti gli alunni della scuola media.

Sotto la grande balconata della scuola ciascun bambino con in mano un nastro colorato ha voluto dire che per costruire l’arcobaleno del la pace ogni pezzettino è prezioso: ognuno si deve e si può impegnare a costruire il proprio tassello, ognuno è importante per costruire un mondo di pace e di speranza.

I bambini, stimolati dalle insegnanti, si sono cimentati nella ricerca delle parole amiche della pace, quelle che possono rendere il mondo più bello e multicolore: benevolenza, sereni tà, perdono, dialogo… tutte piccole azioni di ogni giorno che servono a dar vita a qualcosa di grande.

I bambini hanno sottolineato, poi, che se tutti ci impegniamo ad agire secondo la strada del bene, quest’ultimo regnerà sovrano e, dopo la tempesta, tornerà a brillare nel cielo l’arcoba leno.

L’incontro, animato anche da canti scelti per l’occasione e da poesie sul tema della pace, si è concluso con un momento di silenzio e con la preghiera di papa Francesco. Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tante vite spezzate; tante speranze seppellite…

Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu!

Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace.

Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”.

Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino, aiutaci a vivere le parole amiche della PACE: amicizia, benevolenza, tranquillità, tregua, rispetto…

Aiutaci a trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.

Sostienici in questo nostro desiderio di diventare costruttori di pace nella nostra classe, nella nostra famiglia, nei gruppi di amici che frequentiamo.

Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra!

Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace!

Amen!

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le maestre della Scuola Primaria Vighizzolo
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Messaggi di Speranza

In missione
Camminando con fede 1/2022 28

Arina

In un giorno di caldo e di sole ecco arrivare un frugoletto, con grandi occhi spalancati, due belle trecce, ma tanta paura e timore nel cuore; così tanta paura da nascondersi dietro le gambe della sua mamma. Arina è arrivata dall’Ucraina al Santa Gem ma di Milano giovedì 18 marzo, inizialmente molto timorosa a causa, non solo della situa zione che aveva vissuto, ma anche per la dif ficoltà di non parlare né italiano né inglese. Le prime ore passate insieme sono state parti colari: la continua mano e vicinanza alle ma estre, il timore di lasciarsi andare, ma piano piano i compagni con grande delicatezza e semplicità sono riusciti a farla partecipe del gioco anche se non si poteva parlare la stessa lingua.

Forse davvero i bambini riescono a comuni care con il vero linguaggio dell’amore! Dopo un mese Arina frequenta la scuola tut to il giorno, ha iniziato a studiare le prime

parole in italiano, conta e calcola operazioni matematiche, disegna e costruisce lavoretti insieme ai compagni.

Arina oggi ci saluta, ci parla delicatamente all’orecchio e parla un pochino ai compagni, ma soprattutto sorride e questo crediamo sia la cosa più importante di questa meravigliosa esperienza che abbiamo potuto vivere tutti noi.

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da Bovisa

In missione

Facciamo Pasqua

Come tutti gli anni, anche quest’anno è giunto il momento di festeggiare la pa squa al Pensionato Universitario “Santa Marta”. All’indomani della settimana santa i preparativi fervono: molte di noi si preparano a partire per raggiungere i propri cari in vista delle festività pasquali. Prima però di lasciare le sudate carte per dedicarsi ad un breve ma intenso riposo, anche in vista di queste vacanze, le suore hanno proposto un momento di raccoglimento e di preghiera comunitaria per salutarci e passare un’ultima serata tutte assieme.

Sotto lo sguardo amorevole di suor Anita e grazie all’aiuto e alla collaborazione di suor Rosily, suor Cristina e suor Mariana alcune di noi si sono riunite qualche giorno prima del 5 aprile per preparare i canti da presentare durante il momento di preghiera.

Le voci melodiose delle ragazze accompagnate dal suono del piano risuonavano tra i corridoi del Pensionato Universitario, rischiarando le menti e coinvolgendo anche chi, per vari impe gni universitari, si è dovuta purtroppo privare di entrare dal vivo nell’organizzazione dell’e vento.

Sin da quella mattina l’aria primaverile circola va per le stanze allietando i cuori e preparan doli all’imminente momento di unione della comunità.

Giunte alla fine dinanzi all’altare, non ci siamo potute esimere dall’attingere ai nostri pensieri più profondi e immedesimarci per un momento nel percorso di morte e resurrezione che ogni anno viene celebrato dalla comunità cristiana. Facendo ovviamente attenzione a non farlo di ventare un semplice “rito”, abbiamo in una sera

ta, seguito il percorso della croce stando sedute nei banchi della cappella all’interno del pensio nato.

L’atmosfera era così quieta e tranquilla che ognuna di noi si è potuta immedesimare in un personaggio della storia sacra unendo il pro prio cuore a Cristo e condividendone, in quel momento, gli affanni e le gioie. Dopo di ciò, a seguito di una foto di gruppo che conserviamo, memori di questa bella serata, è iniziata la festa.

Il refettorio, luogo comune e usuale dove ci in contriamo per consumare insieme i pasti, si è trasformato in un “locus amoenus” grazie agli addobbi floreali e alle scritte auguranti una san ta e serena Pasqua.

Tutte insieme, come una vera famiglia, abbiamo passato un momento di convivialità mangiando pizza ed una colomba e discorrendo su cosa ci avrebbe atteso una volta tornate a casa.

Tutte quante, come è giusto che sia, sentiamo il trasporto delle nostre radici ma, grazie all’amo re e all’affetto reciproco che si è stipulato tra noi ragazze, questo trasporto malinconico diventa il lieto sottofondo alle nostre giornate ricche di eventi.

È inutile precisare che la nostra seconda fami glia, a Pasqua, ci è mancata molto, soprattutto perché grazie ad essa, riusciamo ad affrontare e superare i piccoli ostacoli che la vita nella sua quotidianità ci presenta davanti.

E così, mentre ognuna nella propria casa, man giava le specialità tipiche della propria terra il giorno di Pasqua, pensava un po’ alle altre ra gazze e alla gioia di tornare a rivederle nella set timana successiva.

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Credere nella speranza

Quando si pensa di essere giunti alla fine del tunnel, quando tutti e tutto è pron to a ripartire dopo due anni in cui siamo stati presi e catapultati in un mondo fatto di restrizioni, in un mondo in cui abbiamo dovuto imparare termini del calibro del Green Pass, Vax o No Vax, dove anche il più piccolo essere umano si è visto costretto a scoprire l’uso di una mascherina e del tampone, il mettersi in fila per accaparrarsi dei beni di prima neces sità e soprattutto siamo stati costretti a per dere in poco tempo persone a noi care, la vita si apre a nuove sfide, a sfide in cui nessuno avrebbe mai pensato di ritrovarsi, ad essere lo spettatore di uno scenario che solo le donne e

uomini più anziani conservano ancora come un ricordo marchiato a fuoco.

Come è possibile spiegare ad un bambino parole come “pandemia”? Eppure siamo stati tutti, dai medici, insegnanti ai genitori ed edu catori, in grado di trovare il giusto approccio, le giuste parole a educare i nostri bambini a come comportarsi e come affrontare un qual cosa che per tutti è stato struggente.

Ma, come la pellicola di un film, di un brutto film la storia continua, continua con un nuo vo capitolo. Questo capitolo lo chiameremo “devastazione”.

Il tiranno dell’uomo a distanza di secoli, non trova la parola fine, non trova una cura alla

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sete di potere che alcuni uomini covano, e nutrono nei loro più profondi e oscuri pen sieri. Sono stati scritti libri, sono stati crea ti film, serie tv, siamo stati uditori in prima persona di testimonianze del calibro di Lilia na Segre, e peggio ancora si vive il dramma dei profughi che nelle notti più buie attraver sano mari in tempesta, in cerca della terra promessa.

Qui far comprendere, o meglio spiegare sem plicemente la parola “guerra” a dei bambini ha colto tutti impreparati. È impensabile che oggi dove la gente viaggia nello spazio, dove internet ha azzerato le di stanze geografiche, dove la tecnologia ci ha reso tutti più connessi, ci siano uomini, don ne e bambini che sono costretti a vivere nel terrore.

Vi chiediamo per un attimo di chiudere gli occhi, di ascoltare il suono della sirena che preannuncia un possibile bombardamento.

Sono situazioni che la nostra Italia, la nostra gente conosce bene, eppure la storia non ha insegnato nulla agli uomini che bramano di “superbia”.

Ma tra l’eterna lotta tra il bene e il male, uo mini come il Beato Tommaso Reggio che hanno donato la propria vita per il prossimo, che hanno avuto la lungimiranza e costanza di fondare una Comunità religiosa dedita all’accoglienza, sono elementi che nutrono forza, che lanciano segnali di positività. Questa dedizione ereditata dal loro Fondatore viene trasmessa, con naturalezza con spontaneità, dalle Suore di Santa Marta, in particolar modo negli scenari più duri, verso coloro che ne hanno più bisogno.

La nostra Comunità educante si è resa subito protagonista insieme a tutte le famiglie della nostra scuola nella vendita del consueto uovo di cioccolato solidale, consegnando l’inte ro ricavato a Don Filippo, responsabile della

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Comunità di Don Orione presente a Velletri, il quale con la sua testimonianza diretta ha riportato giorno dopo giorno, quello che stava e sta accadendo nelle città dell’Ucraina.

In prima linea, o meglio sul fronte non sono presenti solo i due eserciti, armati sino ai denti, ma nel silenzio, muniti solo delle loro preghiere e di tanta fede opera un esercito di uomini e donne che, senza chiedere nulla in cambio, si prodigano per portare sollievo ai bambini, alle persone anziane e malate. Nel tumulto di queste giornate, nei giorni in cui si è celebrata la rinascita della vita, siamo stati travolti da una notizia che non avremmo mai voluto ricevere: la perdita della cara Sr Silvia.

Nelle mura negli spazi infiniti di verde del la nostra scuola, a distanza di anni, sembra ancora di percepire una forte e rauca voce, che con il suo accento milanese coinvolgeva grandi e piccini.

Ci sarebbe da scrivere pagine e pagine su aneddoti e testimonianze della sua lunga pre senza nella comunità di Velletri, ma quello

che più di tutto ha sicuramente lasciato il se gno è stata la sua dedizione, il suo operato per la scuola.

Tutta la comunità si è stretta insieme nel gior no dei suoi funerali con un piccolo momento di preghiera, nel giardino della scuola, con tutti i bambini delle cinque sezioni in cerchio, con in mano un palloncino rosso, simbolo della sua Sezione, alla presenza di Don Cesa re, che ha ricordato le sue virtù.

Dopo averle dedicato un momento di pre ghiera, i bambini hanno lanciato su nel cielo questo omaggio, accompagnato dall’inno del la nostra scuola “Fai Fiorire il Bene”.

Vogliamo concludere con un ultimo capitolo che chiameremo, “speranza”; ci rendiamo conto, che in questo momento storico, in questo momento di pieno smarrimento per tutta la società, occorre più che mai prodigar si per il prossimo.

Le parole e i gesti del Beato Tommaso Reggio, oggi più che mai, sono attuali… piccoli gesti, ma fatti con amore, possono e sono la strada per la salvezza.

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Viva gli sposi... dopo 27 anni!

Dal 2020 i nostri cari amici Laura e Rober to desideravano celebrare il loro venticinquesimo di matrimonio, e avevano già tutto pronto a Voghera: chiesa, inviti, amici, musica e coro, poiché Laura è una brava musicista, ma la pandemia con successivo lockdown aveva loro impedito di raggiungere il desiderato tra guardo.

Quest’anno, trovandosi a Chiavari con la mamma nel periodo natalizio, è maturata loro l’idea di fare “una cosa semplice” e di festeg giare finalmente i… 27 anni, soprattutto per dire grazie al Signore per i doni ricevuti e per l’accompagnamento nei momenti belli e meno belli in questi anni. Detto fatto! Laura ha coinvolto la Comunità delle suore e per il giorno 29 gennaio, data fa tidica, è stata preparata una bellissima festa. La cappella era ornata di fiori e rose bianche, i can ti preparati con lei erano pronti e don Andrea ha celebrato una solenne cerimonia nuziale, con promesse battesimali e nuziali rinnova te, scambio di anelli e promesse di fedeltà. Ha sottolineato che L’amore: - scioglie i nodi: tante sono le difficoltà che si incontrano lungo il cammino…l’amore ci dà la possibilità di vedere le fatiche sotto la luce di Dio, e farle diventare seme di bene. Gesù già da questo brano di Vangelo dimostra di avere a cuore il bene della sua gente: poter capire che lui è Vangelo fatto vita. - l’amore colma le distanze: ci dà la possibilità di attraversare la vita con il dono del la prossimità. Spesso l’amore è disarmato, non ha armi per cambiare il mondo, ma lo cambia con la prossimità e con l’esserci.

- l’amore dona occhi nuovi: San Paolo nella se conda lettura dice che l’amore rinnova ogni cosa, dona un nuovo sguardo di stupore sull’ altro e sulla vita.

Era presente per l’occasione Madre Carla, zia della sposa, la mamma Anna Maria era com mossa e gli sposi raggianti!

È seguita la cena con torta e spumante per gli ospiti della casa per ferie e per le suore. Non è mancato un piccolo momento musicale, offerto dalla fisarmonica di suor Danila.

Finalmente tutti in festa, con l’augurio di ce lebrare il cinquantesimo, preferibilmente nel giorno e nell’anno giusto.

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Audace tentativo che ha lasciato tracce

Intervista a Padre Ignacio

È

una grande gioia per noi Suore di Santa Marta che un giovane, che abbiamo visto crescere nelle nostre classi e ha fatto par te “del Gruppo Reggio”, oggi sia diventato un Sacerdote per la Chiesa, per questo vogliamo condividere un po’ di lui e la sua vicinanza con il nostro carisma.

Vogliamo far conoscere con semplicità le sue risposte alle domande poste per la seguente intervista, a cui egli ha risposto con grande cura e profondità.

Padre Ignacio: Cosa hanno significato nella tua vita le Suore di Santa Marta?

Mi hanno insegnato a riconoscere la presenza di Dio in tutte le cose, a farle per amore di Dio, ad essere fedeli agli ideali che ci si pro pone, a mantenere salda la parola promessa. Non vedevo chiaramente tutto questo quan do ero studente, ma ora che sono cresciuto a livello umano e che ho acquisito una spi ritualità più salda, posso constatare che le suore hanno gettato le basi perchè questa spiritualità fosse consolidata, passo dopo passo. E penso che tutti noi, che abbiamo avuto la grazia di studiare nelle scuole Santa Marta, possiamo dire con certezza che mol to di ciò che siamo, lo dobbiamo a loro per l’educazione ricevuta.

Credo, e non esagero nel dirlo, che le suore hanno forgiato, in qualche modo, il caratte re sacerdotale della mia anima e che, grazie al loro aiuto, nella conoscenza delle verità eterne, attraverso le cose semplici in cui ab biamo dovuto vivere nella scuola, ho potu to avventurarmi in questa strada, in questa avventura missionaria, grazie all’esempio di molte di loro, nella fedeltà alla loro fa miglia religiosa, al loro carisma. Per esempio: è il caso di lasciare la patria per non farvi più ritorno, sapendo che

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avrebbero speso tutta la loro vita per Cri sto nei luoghi della missione? Questo ha fatto da stimolo a quanto ho detto prima, insegnandomi ad essere fedele alla paro la data, perché quella parola promessa non abbia semplicemente valore davanti agli uomini, ma abbia valore soprattutto agli occhi di Dio.

Quindi, in poche parole, direi che le suore di Santa Marta sono state per me esempio di sacrificio, di preghiera e di amore alla Chiesa e alle anime.

Cosa diresti loro ora che sei un sacerdote? Vorrei semplicemente ringraziarle per il so stegno con la preghiera, per i sacrifici che hanno fatto in questi anni della mia forma zione in seminario. Vorrei anche chiedere loro di continuare a pregare per me, per la mia fedeltà alla vocazione e alla mia famiglia religiosa fino alla morte. E le esorto a non ab bandonare mai le radici della loro vita consa crata, a non cambiare mai gli ideali del loro primo amore, a non concordare mai con lo spirito del mondo, a vivere ancorate al loro carisma perché Dio le riempia di benedizioni. Il gruppo Reggio a cui appartenevi è stato importante nel discernimento della tua vocazione?

Di fronte a questa domanda devo dire di sì, negarlo sarebbe mentire e non essere grato per tutto ciò che ho ricevuto in quel periodo di discernimento. Credo che essere passato attraverso questo gruppo, mi abbia permesso di raggiungere l’obiettivo principale: discer nere la mia vocazione e, una volta deciso, abbracciarla con generosità, poiché mi sono reso conto che Dio mi chiamava. Così mi so no donato completamente alla vita religiosa e sacerdotale. E se non è avvenuto all’interno della famiglia religiosa di Santa Marta, è stata una vocazione per la Chiesa e ciò dovrebbe riempire di orgoglio quanti si sono avventurati a sostenere questo audace tentativo.

Dio si è servito della mia partecipazione a quel gruppo, perché imparas si quali sarebbero stati poi il fondamento di ciò che vivo oggi, nella mia famiglia religiosa presso l’Istituto del Verbo Incarnato. Ricordo che, quando siamo andati in mis sione, nei diversi luoghi, ci hanno detto che la cosa più importante era essere riempiti di Cristo, per trasmetterlo agli altri, intensifi cando la preghiera di adorazione, il contatto con Gesù Eucaristia, oltre alla meditazione della Parola di Dio, tutti atteggiamenti che ci sono stati insegnati fin dall’inizio. Per padre Ignacio, il beato Tomás Reggio ha un posto speciale, e così lo esprime: “Del beato Tommaso posso dire molte cose. Penso che quello che più posso evidenziare della sua figura è lo zelo per le anime”. Ed era quel lo zelo che lo spingeva ad alzarsi molto presto al mattino per aprire la sua chiesa ai pescatori del porto; quello stesso zelo lo spingeva a de siderare una formazione integrale per coloro che sarebbero stati pastori di anime.

Tommaso Reggio sapeva di aver scoperto un bene che nessuno poteva togliergli e per questo voleva che molte anime conoscessero Gesù, lo abbracciassero e spendessero la loro vita proprio come aveva fatto lui.

Ringraziamo padre Ignacio per la sua testi monianza e assicuriamo che continueremo a pregare per lui.

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Costruire la pace giorno per giorno

Apiù di un mese dall’inizio dell’invasio ne russa, continua senza sosta l’accom pagnamento e l’impegno della Comunità scolastica Santa Marta di Genova a fianco della Comunità ucraina ortodossa presso la basili ca di S. Giorgio a Genova.

La Comunità delle suore e le famiglie del S. Marta si sono messe a disposizione per la rac colta di viveri: vestiario, cibo, medicine e di quanto può essere necessario per vivere per coloro che hanno lasciato d’improvviso la lo ro patria portando con sé poche cose!

La Comunità scolastica si è inoltre messa a disposizione per accogliere, per quanto è nelle nostre possibilità, bambini ucraini presso la nostra scuola.

Abbiamo accolto quanto il nostro Arcivesco vo ci ha chiesto dandoci due direttive: “mette re a disposizione mezzi, persone, risorse, attività per fare tutto il possibile per testimoniare il Vangelo, accogliendo e facendoci prossimo; affiancarci e supportare la Comunità ucraina perché possa a sua volta accogliere e sostene re i connazionali in arrivo”. Così anche a S. Marta due volte alla settimana parte un carico di ciò che le famiglie portano in dono.

Diverse persone si sono dichiarate disponibili ad accogliere all’interno della propria famiglia un bambino.

Intanto presso la nostra scuola hanno fatto il loro ingresso: Maksym di 5 anni, Eleonora e Artem di 4 anni. Tre bambini sfollati dall’U craina e momentaneamente assistiti dalla cooperativa Melograno (Caritas) e residenti presso il Seminario di Genova. Bella e com movente è la catena di aiuti umanitari e fraterni che si respira ogni giorno.

Il popolo ucraino, con la sua determinazione e la sua resilienza ha aperto una breccia nel nostro cuore e ci spinge a chiederci che cosa possiamo fare ancora. Sicuramente una pre ghiera assidua e incessante come ci ricorda pressantemente papa Francesco, e poi acco gliere i profughi, mostrare la forza e la con cretezza della solidarietà.

Rinnovare gli appelli ai “grandi” della Terra per ché si trovino le strade per giungere al dialogo e alla pace. Inoltre il più grande obiettivo che si è dato di perseguire la Comunità scolastica è quello di “costruire la pace giorno per giorno a partire dalla nostra vita quotidiana, dalle rela zioni in famiglia, sul lavoro, con le persone che incontriamo. Questa è una bella opportunità per fare educazione alla pace e alla solidarietà perché non basta accogliere i profughi, occorre mettersi nei loro panni, superare le barriere linguistiche e agevolare l’integrazione, occorre sempre cercare il dialogo per quanto difficile. Tutto questo è quanto si propone di fare la Co munità di Santa Marta a Genova.

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da Genova
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Ecco la strada... e si diventa “Beati”

Lungo lo scorrere di questa prima parte dell’anno scolastico, dominata dal tema della strada quale filo conduttore delle varie attività educative e didattiche, c’è una sosta di riflessione e di gioia che ogni anno caratteriz za alcune giornate di novembre.

È il 22 novembre, nascita al cielo del Beato Tommaso Reggio Fondatore delle Suore di Santa Marta e “padre” e “protettore” di tutti gli alunni dell’Istituto.

Quest’anno in cui ricorrono i 120 anni della sua nascita al cielo, a partire dal 22 novem bre fino al 29 novembre, i ragazzi e i bambini della Scuola Santa Marta di Vighizzolo hanno

ripercorso alcune tappe importanti della vita del Beato all’inizio della mattinata scolastica e a Lui si sono affidati nella preghiera chieden do protezione e gioia!

La settimana di preghiera si è conclusa con l’assegnazione del Premio Tommaso Reggio solamente alle due bambine della Scuola Pri maria, poiché la pandemia in atto ha portato alla quarantena una delle due terze medie. Ciò ha impedito che i ragazzi di terza della Scuola Secondaria di Primo Grado fossero presenti al momento di preghiera organizza to, anche se si erano preparati a questo fino alla vigilia.

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Sulla strada, anche su quella della vita, spesso si verificano delle interruzioni improvvise e si è costretti ad attendere oltre misura il via libera. Ed è quello che è successo all’Istituto Santa Marta.

Così per i ragazzi della scuola secondaria di Primo Grado il percorso è stato più lungo, più tortuoso, più faticoso ed incerto! Tuttavia, come dice il proverbio “tutto arriva a chi sa aspettare”, finalmente è arrivata la giornata

del Beato Tommaso Reggio anche per le due terze medie, lunedì 11 aprile 2022.

Anche per loro è stato preparato un momen to di preghiera e di riflessione, supportata da messaggi visivi e da canti, con la presenza del le famiglie dei premiati e il clima di festa si è subito imposto.

Così tutti insieme abbiamo ripercorso le tap pe del cammino di beatitudine di Tommaso Reggio…

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La musica nel cuore

Questa mattina l’aria era fredda e frizzantina, un po’ troppo per aprile, ma ci avremmo pensato noi a scaldarla. Oggi nella nostra scuola è un giorno speciale, di quelli che rimarranno tra i ricordi che fan no stare bene. Siamo arrivati alla conclusione del progetto: “La musica nel cuore” offerto dal maestro Franco Cocco a tutte le bambine e i bambini della scuola primaria dell’Istituto Santa Marta di Ventimiglia e l’idea migliore ci è sem brata quella di trasformare questo finale in una bella festa. In questo momento storico, però, ci è sembrato giusto fermarci a riflettere sull’im portanza della Pace e della Libertà e dire il no stro gigantesco NO alla guerra. All’inizio dello spettacolino i bambini e le bam bine si sono esibiti in semplici balletti grazie alle coreografie insegnate loro da Eugenio e Alina. Successivamente coloro che sanno suonare uno strumento si sono cimentati in una piccola performance: Filippo con l’armonica a bocca, Alessia con la pianola, Francesco con la chitar ra; Giorgia con la batteria, Stefano con il flauto

traverso e suor Rita con la fisarmonica. Ad intervallare le esibizioni musicali ogni classe ha recitato una poesia sul tema della Pace, la classe quarta ha voluto fare un omaggio alla Libertà recitando il testo della canzone “Viva la libertà” di Jovanotti. Molto toccante è stato il numero della classe terza: oltre a declamare versi in italiano, hanno recitato strofe della canzone “Semina la Pace” di Gen Rosso in lingua russa, inglese, francese, spagnola e tedesca. È stato un bellissimo ed im portante messaggio di fratellanza e unione tra i popoli.

Per finire in bellezza ci siamo uniti tutti, in segnanti comprese, al balletto preparato dalle ragazze e dai ragazzi di quinta e ci siamo sca tenati.

È stata una bella mattinata, divertente, emozionante e che lascerà un segno in tutti coloro che vi hanno preso parte. Rimane però un velo di tristezza nel pensare a tutte quelle bambi ne e a tutti quei bambini a cui mo menti così allegri e spensierati di condivisione e di allegria non sono concessi.

Cerchiamo di fare del nostro me glio per costruire un mondo in cui a tutti sia concesso vivere un’in fanzia degna di tale nome.

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Camminando con fede 1/2022 42 la comunità educante Ventimiglia

L’educandato per la pace

Anche l’Educandato “Maria Santissima Bambina” di Roggiano è stato, come il resto del mondo, profondamente colpito dalla tragica guerra in Ucraina.

Fidando nell’aiuto e nel sostegno del Signore, gli alunni, dai più piccoli ai più grandi, si sono ri trovati in chiesa per pregare affinché in Ucraina torni la pace e la popolazione, così duramente colpita dal conflitto, possa ritrovare la serenità. Dopo la preghiera tutti gli alunni si sono riuniti sul piazzale dove i bambini della Scuola primaria si sono disposti in modo da formare la parola PA

CE, mentre i ragazzi della Scuola secondaria di primo grado hanno creato il simbolo della pace. Da oggi, tutti i giorni, alle ore 12.00, in ogni classe si rispetterà un minuto di silenzio, il “Ti me out” (proposto da Chiara Lubich nel 1991 durante la Guerra del Golfo) per creare, insieme a coloro che nel mondo auspicano la fine delle ostilità, una sorta di catena umana che leghi e abbracci tutti gli uomini di buona volontà.

Camminando con fede 1/2022 43 da Roggiano

Su di te sia pace

Ci piace condividere con tutti voi la bellissima esperienza che abbiamo fatto la notte tra il 19 e il 20 marzo scorso. A seguito dell’inizio della guerra in Ucraina ed in risposta agli appelli di Papa Francesco, il nostro Cardinale Vicario rivolse a tutta la Diocesi di Roma un invi to speciale: vivere un mo mento di preghiera per la pace secondo una moda lità molto cara ai romani, cioè realizzando un pelle grinaggio notturno a pie di al Santuario del Divino Amore, con partenza dalla Basilica di San Giovanni in Laterano. Questo invito giunse pure alle nostre Madri che a loro volta l’hanno rivolto a noi suore giovani della comunità di Roma. Con gioia abbiamo subito detto il nostro sì! Al momento sapevamo poco di ciò che significava. Dopo le prime ricerche ci siamo accorte che si trattava di camminare per 20 km per tut ta la notte. Quindi, ognuna di noi, secondo le proprie capacità e i propri impegni si “die de da fare” per trovarsi pronta allo sforzo non indifferente che veniva chiesto. Di fronte al dramma della guerra e delle tante persone che in quei giorni per salvare la propria vita, “macinavano” km a piedi, i nostri 20 km erano davvero nulla!

Così siamo giunte alla sera del 19 marzo in Basilica, sapevamo che ci sarebbe stata la partecipazione delle persone, ma la nostra sorpresa fu grande all’ingresso in Basilica: la chiesa era praticamente piena e tantissime persone erano in piedi!

Dopo un momento di preghiera comunitaria,

a mezzanotte, ci siamo messi in cammino. Vi cino a San Giovanni in Laterano le persone dei palazzi circostanti uscivano sui balconi o si affacciavano alle finestre per accompagnare il pellegrinaggio. La nostra non era una manifestazione “folcloristica” o meramente “pie tosa”, il nostro camminare e la nostra preghiera racchiudevano il grande desi derio di pace e il bisogno di affidarsi a Qualcuno di più grande.

Ad un certo punto del no stro cammino la fatica si è fatta sentire! È stato fonda mentale il sostegno che mutuamente ci offri vamo: nella vita è bello che sia sempre così, nel momento in cui una di noi prova la fatica di andare avanti, è importante che ci sia sempre vicino qualcuno che con una parola buona o con l’esempio ci aiuti a riprendere il ritmo del nostro andare.

Giunti vicini al Santuario, ci siamo fermati sotto un cavalcavia: fu inevitabile pensare alle immagini terribili che ci arrivavano in quei giorni dai giornali e dalla televisione con le persone che si rifugiavano sotto i ponti per ripararsi dalle bombe.

Al termine del nostro cammino, alle ore 6 del mattino, abbiamo celebrato insieme l’Eucaristia mentre affidavamo alla Madonna del Di vino Amore le fatiche e le sofferenze dei no stri fratelli, con il desiderio grande che finisse presto questa terribile realtà che purtroppo ci accompagna tuttora!

suor Vanessa Pavez, suor Jeeva Charles, suor Alphonsia Israel, suor Rosmy Kunnummel, suor Maria Belinda Lobos e suor Maria José Casanova

In missione da Roma Camminando con fede 1/2022 44

PREGHIERA PER LA PACE

Fra le Tue braccia, Regina della Pace, Ti chiediamo di stringere gli uomini, le donne e i bambini di tutto il mondo, bisognosi della Tua consolazione di Madre. Li affidiamo al Tuo Cuore, in questo tempo di guerra, perché Tu possa condurre tutti al Tuo Figlio Gesù, che con la Sua Santa Croce ha redento il mondo. Ti preghiamo per le vittime innocenti di ogni conflitto, in particolare per i bambini, le donne, gli ammalati e gli anziani. Custodiscili nel Tuo amore e liberali da ogni pericolo.

Ti preghiamo per coloro che sono costretti a combattere, ad eseguire ordini che portano alla morte. Illumina con la Tua misericordia chi è ferito e chi ferisce, chi si difende e chi attacca, chi perde la vita e chi crede di vincere. Tocca il cuore indurito dal potere, perché i nemici si aprano al dialogo e possano comprendere che la guerra è sempre una sconfitta.

Aiutaci ad essere accoglienti verso chi soffre, aprendo le porte del cuore e delle nostre case a chi fugge, donando amore a chi ha perso la speranza. Regina della pace, prega per noi.

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L’appello a camminare

Nella vita della Chiesa il tema del sinodo “Per una Chiesa sinodale: comu nione, partecipazione e missione” gioca un ruolo cruciale nella missione stessa. Come dice Papa Francesco, tutta la Chiesa riflette su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «È proprio questo cammino di si nodalità che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».

Questo cammino, che segue la scia del “rin novamento” della Chiesa proposto dal Con cilio Vaticano II, è insieme un dono e un compito: camminando insieme e rifletten do sul cammino compiuto, la Chiesa potrà imparare attraverso la sua esperienza quali processi possono aiutarla a vivere la comu nione, a raggiungere la partecipazione, ad aprirsi alla missione (cfr. documento prepa ratorio, art. 1).

Ogni sorella della nostra comunità è grata per aver avuto questa preziosa opportunità di partecipare al processo sinodale. Gli in contri sinodali tenuti nei mesi di gennaio,

febbraio, marzo, aprile sono stati percepiti come una nuova Pentecoste dopo la pande mia del Covid-19.

Si sono svolti quattro tipi di incontri sinodali tenuti nell’ambito della comunità di Trivan drum e nel quinto una suora della comunità parteciperà.

1. Sinodo della famiglia

2. Sinodo dei religiosi

3. Sinodo BCC

4. Sinodo parrocchiale

5. Sinodo diocesano

1. SINODO DELLA FAMIGLIA

Un Sinodo nato dal cuore di Papa Francesco che ha in mente che per il processo di prepara zione al Sinodo dei Vescovi del 2023 è essenziale la partecipazione di ogni famiglia.

Padre Jerome Rose, Vicario della nostra Par rocchia di Fatimapuram, Trivandrum, ha deciso di fare qualcosa di diverso e significativo sul tema della comunità e della missione per la Chiesa.

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camminare insieme

L’idea del parroco era che le suore dovessero visitare ogni casa della parrocchia per il sino do della famiglia.

Quindi 18 suore della comunità di Trivandrum sono state inviate a condurre il sinodo familiare con le famiglie nei mesi di gennaio e febbraio.

L’incontro sinodale ha avuto inizio con una preghiera e una riflessione sulla Parola di Dio, discutendo poi della vita di fede delle fami glie, della vita fraterna in famiglia, dello spirito missionario cristiano e della vita nella parrocchia.

Ciascuna suora e i membri della famiglia hanno avvertito un movimento spirituale dopo il Covid-19.

Il sinodo ha aiutato anche ad individuare le famiglie che necessitano di maggiore atten zione, a promuovere una vita sacramentale e a condurre coloro che hanno bisogno di una consulenza psicologica.

Il sinodo familiare, durato circa due mesi, è stata una bella esperienza in cui ciascuna di noi si è sentita aiutata a crescere nella fede.

2. SINODO DEI RELIGIOSI

La diocesi ha iniziato il sinodo dei religiosi richiamando il decreto di papa Francesco che ogni religioso ha ruoli e doveri nella Chiesa. Attraverso la nostra vita siamo tutti chiamati a vivere lo spirito sinodale nella comunità e società cristiana.

La Comunità di Trivandrum ha ospitato tre tappe del sinodo. La comunità è stata divisa in cinque gruppi, ciascuno dei quali ha lavo rato sul questionario preparato dalla diocesi. In seguito le idee sono state raccolte e rese pubbliche.

A febbraio, la comunità ha presentato queste idee al Comitato sinodale diocesano. Come Suore di S. Marta consideriamo questo Sino do come una benedizione simile al tema del nostro Capitolo Generale: “Fraternità accoglienti”. Dopo aver letto gli Atti capitolari, è stato bello percepire che ogni individuo della comunità è in cammino sinodale.

L’incontro sinodale ha anche messo in luce vari altri temi come la comunità, la partecipa zione e la spiritualità, come condurre una vita in comunità e come camminare insieme alla Chiesa e alle sue istituzioni.

3. SINODO BCC (COMUNITÀ CRISTIANE DI BASE)

Il Concilio Vaticano II ci ha educato a capire chi siamo e di cosa siamo capaci. Ci ha in segnato che noi siamo Chiesa, che viviamo come comunità e che ogni battezzato è de stinato ad adempiere i suoi obblighi spirituali all’interno della Chiesa.

Le BCC che si sono formate nel 1990 sono radicate su questo neo-principio delle istituzioni clericali.

Nel mese di marzo abbiamo vissuto due tap pe del sinodo BCC in nove comunità sotto la guida delle suore.

Gli incontri, iniziati con la preghiera, seguita dalla lettura della Bibbia e dalla sua spiegazione, hanno aiutato il popolo a credere ferma mente di sentirsi chiesa.

La gente ha espresso la sua gratitudine al par roco e alle suore di Santa Marta per aver or ganizzato gli incontri sinodali.

Il gruppo era composto da persone prove nienti da vari strati della società tra cui uomi ni, donne, giovani e bambini.

dall’India
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I partecipanti si sono complimentati per il fatto che è stata un’esperienza straordinaria nel discutere i pro e i contro della loro vita parrocchiale, della loro vita di fede, di pre ghiera, dei problemi familiari e dei giovani.

4. SINODO PARROCCHIALE

Dopo il sinodo BCC, le segretarie dei gruppi di preghiera sono state invitate a presentare una sintesi delle discussioni svolte in ciascun gruppo di preghiera.

Successivamente queste idee sono state pre sentate all’organo generale della parrocchia, secondo l’istruzione della diocesi.

Le rappresentanti delle suore di ogni gruppo hanno sottolineato che tutto ciò si è rivelato efficace e dinamico tanto da diventare un nuovo movimento nella chiesa.

5. SINODO DIOCESANO

Siamo orgogliose nel dire che Sr Blessy Kolath della nostra comunità sia un membro del te am del sinodo diocesano.

Durante il percorso del sinodo, quindi, saremo aggiornati e ci sarà una continuità delle nostre attività.

Il sinodo diocesano sarà probabilmente nel mese di maggio.

CONCLUSIONE

Anche noi preghiamo che tutte queste con sultazioni risultino validi mezzi per la vita della comunità cristiana e vengano attuati e non rimangano nei documenti.

Preghiamo, pertanto, che tutto ciò possa ri svegliare un’alba di speranza, aiutare ad im parare gli uni dagli altri, a cercare una lumi nosa intraprendenza che illuminerà le menti, riscalderà i cuori, darà forza alle nostre mani (cfr. documento preparatorio, art. 32).

Camminando con fede 1/2022 48

Le giornate della flessibilità

Come d’abitudine, al termine del primo quadrimestre, all’Educandato “Maria Santissima Bambina” di Roggiano, per tre giorni, i ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado, sono impegnati in attività extracurricolari, atte però a sollecitare e stimolare il desiderio di apprendimento degli alunni e a mostrare loro un modo alternativo per stare a scuola. Quest’anno la flessibilità ha occupato il 2, 3 e 4 febbraio con un programma nutrito e interessan te, che ha compreso giochi matematici e giochi geografici, un viaggio nella musica, un approfon dimento sul problema della fame nel mondo, un modulo sull’astronomia, un viaggio artistico che

ha avuto come risultato la creazione, da parte dei ragazzi, di un veliero di metallo e di oggetti costruiti con materiali di riciclo, un cineforum con film differenti a seconda della fascia di età. A tutto ciò si sono aggiunte delle ore di Life Skills, come previsto dai programmi ministe riali.

Questo viaggio nel mondo della scienza, della musica, della geografia, dell’attualità ha entusia smato i ragazzi, che, dal lunedì seguente, han no iniziato il II quadrimestre più rilassati e con maggiore entusiasmo, puntando al traguardo del loro viaggio personale, un brillante risultato alla fine dell’anno.

Camminando con fede 1/2022 49 da Roggiano

missione

Due premiati

Io frequento la scuola Santa Marta dalla Sezione Primavera quindi da molti an ni, soprattutto perché mia mamma alcuni giorni lavora fino alle 5 del pomeriggio e qui c’è il tempo pieno, ma non solo per questo motivo.

In questa scuola mi trovo molto bene, ci so no molti spazi come la palestra, il campetto dove giocare durante la ricreazione e ci so no maestre brave e suore sempre disponibili, molti laboratori divertenti e compagni molto simpatici con i quali passo gran parte della mia giornata.

In questa scuola viene consegnato un premio particolare: la borsa di studio dedicata a Tom maso Reggio, data a un bambino/a di quinta elementare e a uno/a di terza media.

Beh, io quest’anno l’ho vinta! Eravamo tutti in palestra con i genitori, le suore e gli insegnan ti e c’era anche il Vescovo Giampio.

In quel momento, quando ho sentito pronun ciare il mio nome, ero emozionato e felice, anche un po’ impreparato perché non me l’a spettavo minimamente di vincerla. Mamma e papà immediatamente si sono alzati e hanno raggiunto il Vescovo, io li ho aspettati accanto a lui e subito li ho abbraccia ti con tanta gioia dentro di me. Dopo poco mi hanno consegnato la pergame na della borsa di studio: i miei compagni mi hanno fatto tanti complimenti e c’è stato un grandissimo applauso. Quando sono arrivato a casa, dopo la scuola, i miei genitori mi hanno nuovamente abbrac ciato e la sera abbiamo festeggiato.

È stata un’esperienza unica, un evento indimenticabile che non uscirà mai dalla mia te sta e dal mio cuore.

Ludovico Caffi, 5^ primaria

Mi chiamo Beatrice Satta, frequento l’I stituto Santa Marta da 11 anni e quest’an no ho avuto la fortuna di ricevere la borsa di studio intitolata al Fondatore delle Suore di Santa Marta, Tommaso Reggio.

Non è accaduto molto tempo fa, visto che, per questioni riguardanti l’attuale pandemia, la festa dedicata a Tommaso Reggio era stata rinviata.

Già dal mese di novembre durante le conver sazioni in classe spesso veniva fuori questo argomento.

La maggior parte dei miei compagni aveva espresso la propria opinione dicendo che la borsa di studio sarebbe stata consegnata a me o alla mia amica Eleonora, anche lei molto brava a scuola.

Io, sinceramente, non ho mai pensato di meritarla tanto quanto lei, ma non mancavano neanche i momenti in cui mi chiedevo se avessi potuto prendere seriamente in consi derazione questa opzione.

Mia madre mi aveva informata del fatto che sarebbe venuta il giorno della festa, visto che sarebbe stato il mio ultimo anno in questa scuola; così ho iniziato a pensare davvero di poter avere qualche possibilità di essere la vincitrice, illusione che però è andata in pezzi quando ho saputo che non ci sarebbe stata

Camminando con fede 1/2022 50 In

solo la mia di mamma, ma anche quella di Eleonora.

Essendo le mie speranze svanite, non ho mai chiesto se anche mio padre sarebbe venuto, ma non me ne pento. Penso ciò perché, du rante la festa, quando i miei compagni mi hanno fatto notare che erano entrati entram

bi i miei genitori, non ci potevo credere e così mi sono girata verso Ele.

La sua espressione non era triste ma felice e, di conseguenza, lo era anche la mia.

Dopo la consegna, visto che Eleonora mi ave va detto di avermi comprato un regalo, un braccialetto azzurro, che ora porto ogni gior-

da Chiavari Camminando con fede 1/2022 51

no, ho deciso di farle un pensiero anch’io, in fondo la sua reazione è stata la migliore in cui potessi sperare.

Oltre a quello di Eleonora quel giorno ho sen tito il calore anche del resto dei miei compagni, con cui condivido il percorso scolastico fin da quando eravamo bambini e che presto, con un po’ di timore dovrò salutare, iniziando il liceo.

C’erano anche i miei insegnanti, persino il no stro nuovo Vescovo, Giampio Devasini, che ha dialogato con noi ragazzi, e le suore che, come per ogni festa di Tommaso Reggio che si rispetti, hanno offerto la cioccolata calda e le brioches come merenda.

Nonostante quello che ha rivelato quel fatidi co giorno, continuo a pensare di non essere stata la persona più indicata a cui dare una tra le possibilità più importanti che molti altri ragazzi purtroppo non hanno avuto.

Qui in Europa ci lamentiamo spesso della scuola, di quanto sia stressante, ma non te niamo conto del fatto che, oltre ad incontrare alcune delle persone più importanti della no stra vita, impariamo come affrontare a testa alta le difficoltà che si presentano una volta usciti da queste mura.

Per il futuro spero solo che, considerando an che quanto sta succedendo in Ucraina, la no stra società non degradi in qualcosa di letale, come una guerra.

Per questo credo di essere stata molto fortuna ta a vincere la borsa di studio e soprattutto ad avere una scuola, una famiglia, dei compagni e degli amici che mi aiutano ogni giorno a sco prire e ringraziare per i doni belli della vita.

Beatrice Satta, 3^ secondaria I° gr.

Camminando con fede 1/2022 52
In missione

Riflessione sulla fede per “gli amici di Betania” su invito delle Suore di Santa Marta

Gli Amici di Betania si sono riuniti il 2 aprile nel salone “Frassati” presso la chiesa del Sacro Cuore, su invito delle Suore di Santa Marta, Congregazione fondata dal Beato Tommaso Reggio per servire e acco gliere ogni persona in ogni tempo e in ogni necessità. Ad illustrare alcune parole del citato Beato “La fede è un amore che crede, è una fiducia nel Padre in cui spera” è stato don Maurizio Biodo che con riferimenti agli scritti del Card. Scola, di Sant’Agostino, alle lettere di San Paolo e al Vangelo, ha saputo destare l’attenzione delle numerose persone presenti. Dopo la preghiera iniziale l’insegnamento ri cevuto si è basato su tre aspetti: la fede è ac coglienza piena di stupore, poiché l’amore di Dio è totale, non comprensibile all’uomo e al la donna quindi non si spiega razionalmente, solo si accoglie; la fede è adesione fiduciosa, è orientare a Dio tutto il nostro cuore, poiché

siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio; la fede è conoscenza che Dio ha di noi. Sant’Agostino scrive: “Tu ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha pace finchè non riposa in Te”.

Dalla conoscenza nascono l’incontro e la co munione con il Signore, così è accaduto a Simone che ha ricevuto lo sguardo di Gesù e si è sentito amato, conosciuto e accolto.

Il Beato Tommaso Reggio ha testimoniato nella sua esistenza terrena che la fede è davvero necessaria e insostituibile e “Dio solo basta”.

Terminato l’incontro i presenti si sono salu tati con un bel sorriso e il cuore un po’ più leggero, ringraziando don Biodo, le Suore di Santa Marta ed i partecipanti.

L’augurio è di ritrovarsi presto e di accompagnare un amico in più all’incontro.

Camminando con fede 1/2022 53 da Cuneo

Diritti doveri e responsabilità

Individuare le motivazioni sociali che hanno portato le comunità a valorizzare i bisogni delle persone, che stanno alla base del riconoscimento dei diritti di ogni cittadino e delle relative responsabilità

La prof.ssa Venturelli dell’associazione “LIBERA” ha iniziato l’incontro presen tandosi e conoscendo i ragazzi.

Ha poi parlato di mafia, con slides di Falcone e Borsellino e dell’associazione “LIBERA” e del suo fondatore don Ciotti. Attraverso queste immagini la professoressa ha portato i bambini a scoprire queste figure e cosa hanno fatto di importante per combattere la mafia. I bambini hanno subito dimostrato interesse e partecipazione, con interventi pertinenti e interessanti sempre guidati dalla docente e cercando di capire cosa significhi veramente la parola mafia.

L’incontro è continuato affrontando il te ma dei diritti e i doveri che si trovano nella Costituzione Italiana e sul fatto che ci sono diritti inviolabili, cercando di spiegare e far capire bene cosa significhino queste parole con esempi, riferendosi sia al mondo degli adulti che al mondo dei bambini.

Ha poi fatto notare l’importanza della parola “inviolabili” promuovendo un dibattito con domande e risposte che si sono rivelate sempre costruttive.

La professoressa ha poi introdotto i diritti dei bambini e su questi hanno ragionato insieme. C’è stata anche un’attività pratica di riconoscimento dei bisogni fondamentali per cre scere come brave persone e bravi cittadini: i ragazzi hanno disegnato un albero e hanno fatto corrispondere ad ogni ramo un bisogno, da cui è emerso che il primo dei bisogni è la famiglia.

Infine è stato proposto di capire quali respon sabilità derivino dall’avere sia i diritti che i doveri e dopo una bella discussione si è capi to che la responsabilità è l’ago della bilancia tra i due.

L’incontro è stato molto interessante e molto gradito da tutti!

Camminando con fede 1/2022 54 In missione da Ventimiglia

Pagine aperte

Abbiamo fatto Pasqua

La morte improvvisa di don Simone Vas salli ha toccato profondamente anche tutte noi suore di Santa Marta.

Se la notizia è già sconvolgente in sé stessa, lo è stata ancor più per il legame che ci unisce alla sua famiglia, in particolare alla zia Ro salba.

Tante di noi hanno conosciuto don Simo ne da piccolo, quando con la sua famiglia in giornate o festività particolari ha vissuto momenti di incontro soprattutto nel grande parco di Roggiano. Alcune, invece, lo hanno accompagnato nel suo percorso di prepara zione al sacerdozio con la preghiera, con gli aggiornamenti e racconti attraverso la zia Rosalba…

A distanza, ma non lontane con l’affetto e la preghiera, abbiamo seguito quei tristi giorni di febbraio, abbiamo letto e guardato quanto di lui veniva pubblicato. Tante testimonianze di affetto, di riconoscenza e di gratitudine per il bene da lui ricevuto, per le situazioni e pre occupazioni di tante persone per le quali egli ha pregato ed interceduto presso Dio Padre… forse anche in quell’ultimo momento di adorazione e di preghiera. Ed ora sentiamo il de siderio di dargli un saluto particolare facendo nostre le parole del suo caro amico e vicino di casa don Marco Pennati: “Credo che in questi giorni ci è stato dato di fare la Pasqua. Alla fi ne la vita di un prete si caratterizza per essere memoria viva di Cristo. In questi giorni, pian

gendo Simone, insieme a tantissimi, abbiamo fatto la Pasqua…”

La breve vita di don Simone ha segnato intensamente la vita delle persone incontrate, lasciando a chi l’ha conosciuto la preziosa ere dità di un incontro vero e autentico col Signore della vita. Ed è stato proprio nell’incontro con il Signore Gesù, in quel dialogo misterioso della notte del 6 febbraio, durante la sua preghiera notturna davanti al Santissimo, che don Simone si è lasciato “prendere” per dimorare in eterno accanto a Gesù. In quelle ore di apparente solitudine, di silenzio e di buio, don Simone è stato come custodito e vegliato dalla presenza raggiante di Gesù Eucaristico… in un dialogo tra i due che non avrà più fine! 6 febbraio 2022, una sorprendente coinciden za con il 30° anniversario di morte di padre Turoldo, il cantore delle meraviglie di Dio, le cui parole sono state scelte dai familiari di don Simone per il loro ultimo saluto: “Ma quando da morte passerò alla vita, sento già che dovrò darti ragione, Signore… avrò capito come belli erano i salmi della sera…”

E a distanza di alcuni giorni dalla sua morte, ha destato stupore che le stesse parole fosse ro state come fermate anche da don Simone, segnando con una piega la pagina del libro di padre Turoldo che le riporta. Diventino es se anche la nostra preghiera per accogliere il mistero dell’umano e del divino, della morte e della vita.

Camminando con fede 1/2022 56
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Grazie, amico e fratello carissimo

saluto di Don Ivano nella celebrazione

“C

aro don Simone”, così inizia il breve messaggio che i tuoi ragazzi mi han no chiesto di leggere. “Caro don Simone, i tuoi ragazzi, con cui hai camminato in questi anni, hanno dimostrato il loro amore nei tuoi confronti con questo semplice gesto: hanno lasciato il loro “Grazie” scritto in un bigliettino con la promessa di mantenere vive le tue parole, portare avanti i tuoi gesti e condividere il tuo amore”. Così da questo messaggio essenziale, dalla gratitudine profonda, “essenziale” di questi meravigliosi ragazzi, adolescenti e giovani, parto anch’io.

• Signore, noi vogliamo vivere per sempre!

• Signore, noi vogliamo essere felici per sempre!

• Signore, noi vogliamo amare ed essere amati per sempre!

• Signore, noi vogliamo scoprire che il nostro Destino è l’abbraccio di un Amore e l’espe rienza di una Bellezza per sempre!

• Signore, noi vogliamo che gli amici, quelli veri, quelli attraverso i quali traspare il tuo volto, restino e ci accompagnino per sempre!

• Signore, noi non vogliamo piangere!

• Signore, noi non vogliamo dire “è finito tutto”!

• Signore, anche se questa preghiera oggi è un grido ed è il grido di un dolore lancinante, però è pieno di GRATITUDINE. La stessa che stava nel cuore di don Simone! Perciò la dico anche in nome suo.

Grazie, Signore, per la bellezza di questa Co munità.

Grazie, Signore, per la meraviglia che sono questi giovani.

Grazie, Signore, per la tua carezza che, attraverso il Vescovo Mario, i Seminaristi dio cesani e del PIME, i tanti amici preti, i tanti amici, stai donando alla nostra vita, e un po’ sta asciugando le nostre lacrime.

Grazie, Signore, per i tantissimi preti giova ni, amici e compagni di don Simone che ho incontrato in questi giorni, hanno un cuore bellissimo innamorato di te.

Grazie, Signore, perché questo male non vin ce.

Grazie, Signore, perché che cosa manca al la nostra vita, se non vedere il tuo bellissimo volto?

Grazie, Signore, per la bellezza della vita e della Fede di don Simone.

Grazie, Signore, per la sua Vocazione vissuta sempre come un dono a Te e perciò fino al cuore di ciascuno di noi.

Pagine aperte
Il
delle esequie di Don Simone Biassono, 9 febbraio 2022 di don Ivano Camminando con fede 1/2022 58

Grazie, Signore, perché come dico sempre, questa è una “Terra Benedetta” e quante volte con don Simone dicevamo: don, siamo ve ramente graziati, quanto Amore di Gesù sta accadendo alla nostra vita qui!

Adesso a te, don Simone:

Grazie, Don, per come hai vissuto la tua vita e per come hai vissuto la tua morte.

L’ultima sera che abbiamo passato in sieme è stata bella, come sempre. Era vamo usciti a mangiare una pizza insieme con i Seminaristi, come sempre ci siamo detti le cose più belle: Gesù era il cuore della nostra Amicizia.

Era la sera del derby e io, milanista, ho mandato a te, interista, un messaggio, do po la fine della partita e mi hai risposto.

Al mattino della domenica ti abbiamo trovato nella tua stanzetta dove pregavi, seduto con il Vangelo in mano e davanti a te l’Eucaristia esposta… sotto l’ostenso rio l’immagine della tua famiglia, del Vescovo Mario, di don Enrico e don Ivano, Rettore e Padre spirituale del Seminario e, così, nella tua preghiera abbracciavi tutti.

Il Signore ti ha preso così, perché hai sempre vissuto così. Cosa ti mancava? Vedere il Suo Bellissimo Volto!

Grazie, Don, perché anche in noi hai riacceso più forte questo Desiderio e ci dici: FIDATEVI DI GESÙ!

FIDATEVI DI GESÙ! FIDATEVI DI GESÙ!

Grazie, Don Simone, fratello e amico carissimo! Grazie, Signore Gesù per questa tua benedizione!

Camminando con fede 1/2022 59

Ricordo di suor Ferdinanda

Ci siamo incontrate, io nove anni lei ot to, sulla gradinata del collegio che, da allora in poi, avrebbe ospitato lei e la sua so rellina di quattro anni: Angela e Teresa. Lei accompagnava il papà Vittorio, che ricordo robusto e altissimo, affranto di doverle lascia re, dopo la morte prematura e dolorosa della moglie.

La nostra è stata un’intesa immediata e abbia mo condiviso lo studio, le marachelle e il la voro per tutta la nostra adolescenza. Ci siamo ritrovare in noviziato, io vicina alla Professio ne, lei alla Vestizione, poi ognuna ha fatto la sua strada scelta dall’obbedienza: lei maestra di scuola materna, io nelle elementari. Questa missione tra i bambini è stata spesso condivisa nelle stesse comunità di Venti miglia, Sanremo, Milano e abbiamo aumentata la nostra amicizia e fra ternità, animandoci a vicenda e collaborando in modo spontaneo e anche divertente…

Veniva spesso in mio soc corso; un ricordo tra i tanti: una notte intera insieme a finire i lavo ri di ricamo delle mie alunne di quinta, in prossimità della fe sta della mamma. Il repertorio sarebbe lungo!

Suor Ferdinanda era persona co -

Pagine aperte Camminando con fede 1/2022 60

sì generosa che sembrava essere fatto a lei il piacere di aiutare e di togliere, non solo la sottoscritta, ma chiunque dalle difficoltà del momento.

Amava incondizionatamente la sua missio ne che le ha fatto incontrare via via bambini, seminaristi e anziani nelle opere a cui è stata destinata. Per tutti ha avuto cure e attenzio ni materne. L’ho sempre raggiunta nei luo ghi vicini a quelli in cui ero, o quando andavo in famiglia per la visita annuale. La sapevo sofferente in questi ultimi tempi, ma sempre protesa verso l’altro e partecipe della vita comunitaria e parrocchiale.

La notizia della sua morte mi ha dolorosa mente sorpresa e colpita; quello stesso giorno le avevo inviato una lettera che, certamente ha letto dal cielo!

Il suo funerale, celebrato dal Vescovo Dio cesano, monsignor Suetta, nella cappella

della Casa Madre, è stato una commossa rievocazione della sua vita donata a Dio e ai fratelli; lì ho incontrato occasionalmente, per un passaggio in macchina, una giovane signora molto addolorata, che mi ha confi dato: “Mi ha fatto da mamma quando, a due anni, ho perso la mia e mi ha accolta nella scuola, anche se la frequenza cominciava a tre anni. Ancora adesso avevo con lei un rap porto di assoluta confidenza”.

Anche un giovane uomo, in carrozzina, è stato accompagnato dal papà fino al cimi tero, perché non avrebbe potuto rinunciare a salutare una suora che lo aveva guidato con tanta dolcezza e sicurezza nei primi anni della vita.

Questo e molto altro era Suor Ferdinanda e sono certa che ora gode il premio dei servi fedeli, perché ha distribuito generosamente, innumerevoli “bicchieri di acqua fresca”!

di don Giorgio Bigazzi diacono

Carissima suor Ferdinanda

non sono riuscito a salutarla come avrei voluto, la notizia della sua partenza ci è giunta improvvisa e inaspettata, desidero dunque farlo ora con queste brevi parole.

Innanzitutto grazie di vero cuore per il suo prezioso servizio, sempre attento e premuroso. Forse, a volte, non si riflette abbastanza su quanto voi suore dedichiate la vostra vita, le vostre preghiere e senza dubbio anche le vostre sofferenze, per coloro che sono chiamati e si preparano ad essere servitori di Dio e dei fratelli nel Ministero sacerdotale.

Lei, carissima Suor Ferdinanda, con il suo ca rattere forte e molto pratico, che celava però il cuore affettuoso di una madre, lascia un pre zioso e vivo esempio in tutti coloro ai quali il Signore ha dato la grazia di conoscerla.

La saluto di cuore con la speranza e la sicu ra certezza che ci ritroveremo un giorno nella gioia eterna del cielo.

A Dio Suor Ferdinanda, preghi per noi il suo Sposo Gesù che ci protegga e custodisca nel nostro cammino terreno!

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Ciao suor Silvia

Oggi siamo qui per ricordarti e per rin graziare il Signore che ti ha posta sulla nostra strada. Non piangiamo una fine, ma ce lebriamo un inizio: quello della tua vita in Cie lo, accanto allo Sposo che hai amato e servito per tutta la vita.

Siamo tristi perché qui sulla terra non potre mo più vederti, ma nel cuore ti sappiamo felice tra coloro che hai amato e che ti hanno prece duta in Paradiso.

È difficile pensare di non incontrare il tuo sorriso e la tua voce lungo i corridoi, in por tineria… ovunque nella nostra amata casa del Santa Gemma.

Sei arrivata solo quattro anni fa, ma hai lascia to un segno grande nei cuori di tutti noi… suo re, personale, famiglie e nei tanti alunni che hai soccorso e accudito con cura, allietandoli con i tuoi modi vivaci: avevi sempre una parola e un sorriso per tutti.

Ci sono tante cose di te che non dimentichere mo: tutti quelli che hai accolto in portineria ricorderanno il tuo saluto, le tue battute, le chiac chierate. Ciascuno di noi ha riso almeno una volta con te. I nostri alunni del Santa Gemma ripenseranno sorridendo a quando hai scoper to qualche loro finto malanno, alla tua simpa tica distribuzione di tute e magliette. I più pic coli sono stati spesso con te in ricreazione, nel momento della merenda o all’accoglienza della mattina. Eri instancabile. Anche da malata. Sei stata una persona speciale con il tuo carat tere forte ed energico che ti ha fatto superare le tante prove che la vita ti ha riservato. Hai saputo essere autorevole e amorevole porto sicuro per tanti bambini, adulti e suore con la tua vicinanza attenta e fattiva, con la tua capacità di sdrammatizzare e le tue pronte battute, che sapevano dissolvere anche i nu voloni più cupi, con la tua generosità sempre

e comunque fino a che bastavano le forze e oltre, con la dolcezza un po’ ruvida che sapeva farti arrivare al momento giusto con un gesto o un sorriso.

Avevi lo sguardo buono di chi capisce gli altri. Hai dedicato tante energie e passione ai tuoi bimbi di Velletri e Viciomaggio, soprattutto ai bambini disabili… e infine a quelli di Milano. Ringraziamo il Signore per averti voluta tra noi in questi ultimi anni. Ti chiediamo di pre gare per noi che terremo vivo il tuo esempio se sapremo aiutarci, parlarci con onestà, vivere insieme con allegria, arrivare ovunque ci sia bisogno di un aiuto. Ce lo hai insegnato tu. Grazie per la persona che sei stata.

Pagine aperte Camminando con fede 1/2022 62

Velletri: lutto nella comunità di Santa Marta È morta a Milano l’amata Suor Silvia

Suor Silvia è tornata alla Casa del Padre. La suora, appartenente alla comunità educante di Santa Marta, è venuta a mancare oggi a Mila no, lei che ha lasciato una grande traccia di sè anche a Velletri, dove è stata per tanti anni. “Tutta la comunità delle Suore di Santa Marta di Velletri – si legge infatti nei canali social della Scuola dell’Infanzia di via Paganico – si stringe nel dolore per la perdita della Cara suor Silvia. Suor Silvia è stata una vera e propria istituzione per tutta la cittadina di Velletri, una Suora, una Mamma, una Nonna per tante generazioni. Con la sua passione più grande i bambini, le giostre e balletti dei suoi saggi che erano dei veri e propri capolavori.

Vogliamo salutarti con le note della primavera di Vivaldi, che il Beato Tommaso Reggio ti ac colga e ti esalti nella gloria eterna. Grazie suor Silvia”.

A ricordarla è stata anche la parrocchia di San Giovanni Battista di Velletri, guidata da Don

Andrea Pacchiarotti: “Poco fa è morta a Mila no suor Silvia, educatrice di tante generazioni della nostra Velletri, che l’hanno sempre am mirata per la generosità della sua vocazione. Nonostante il suo carattere “energico e forte”, si è fatta amare e definirla meravigliosa nelle parole di tanti è poco, aveva un’attenzione particolare per tutti i bambini, ma in particolare per quelli in difficoltà e per le loro famiglie. A-Dio suor Silvia!”.

Tante preghiere e ricordi per lei da tutta la co munità veliterna, essendo stati in tanti coloro che si sono formati sotto la sua guida.

Una voce forte e un carattere vispo, per una suo ra che ha saputo dare tutta se stessa ai tanti bimbi, molti dei quali ormai adulti, che hanno avuto la fortuna di averla come guidata quotidiana. Solo pochissimi anni fa va aveva lasciato le colline di Velletri, per ritornare alla sua terra, lei che oggi ha infine lasciato la vita terrena, per giungere alle porte del Paradiso.

Velletri Camminando con fede 1/2022 63

Con l’affetto della memoria

Roma, 25 dicembre 2021

Carissime, oggi nella casa di Infermeria di Querceto Sesto Fiorentino, il Signore ha chiamato a sé

Suor ISABELLA BETTINI

nata a Poggibonsi (SI) il 03 dicembre 1941, entrata in comunità 25 marzo 1963, professa dal 20 novembre 1965.

All’alba della grande solennità del Natale il Signore ha voluto che Suor Isabella terminasse il suo lungo calvario di sofferenza e potesse godere il premio per lei preparato.

I suoi ultimi giorni sono stati segnati da una grande sofferenza che l’ha purificata e l’ha resa pronta per il cielo. Nonostante il Signore l’avesse visitata da diversi anni con una malattia che via via è andata aggravandosi ha sempre cercato di portare avanti con tenacia e determinazione il suo

servizio apostolico fino a quando le è stato possibile. Infermiera, molto attenta e precisa, ha lavorato con serenità, bontà e competenza, curando i malati a lei affidati con una dedizione premurosa e paziente. È stata una presenza significativa in ogni ambiente dove lei ha svolto il suo servizio perché ha saputo vedere in ogni malato a lei affidato la presenza del Signore Gesù a cui aveva dedicato la sua vita e tutte le sue energie e che ha servito sempre con fedeltà. La ricordano così quanti l’hanno incontrata e conosciuta nei vari luoghi dove lei ha svolto il suo servizio apostolico come infermiera e anche come responsabile di Comunità: Poggibonsi, Sanatrix Roma, San Gimignano, Luco, Dolceacqua, Latte, Sestri Ponente e da ultimo nella Casa di infermeria a Querceto dove da alcuni anni si trovava perché le sue condizioni di salute si erano notevolmente aggravate. Noi che l’abbiamo conosciuta vogliamo ringraziare il Signore per il dono che Suor Isabella è stato per la nostra Famiglia Religiosa e preghiamo per lei che dal cielo continuerà a seguire tutte noi, in particolare i suoi famigliari che le sono stati molto vicini e le consorelle della comunità di Querceto che l’hanno seguita e accompagnata nei tanti momenti di sofferenza.

Aff.ma

Madre LILIAN DOLL

Roma, 05 marzo 2022

Carissime, oggi, all’ospedale di Sanremo è salita al cielo

Suor FERDINANDA FOSSATI

nata ad Apricale (IM) il 18 giugno 1938, entrata in comunità 14 febbraio 1957, professa dal 03 ottobre 1959.

Ricoverata il giorno prima in ospedale per alcune cure, improvvisamente ci ha lasciate. Purtroppo, però, a causa della pandemia, non ha potuto godere, negli ultimi istanti della sua vita, della vicinanza delle consorelle. Certamente il Signore non l’ha lasciata sola donandole la sua grazia e la sua consolazione. Avrà sicuramente sentito anche il dolore delle sue consorelle di Casa Madre che non hanno potuto vederla e starle vicino.

Suor Ferdinanda ha vissuto con entusiasmo e dedizione la sua

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vita di Suora di Santa Marta, dedicandosi soprattutto ai bambini per i quali si è spesa e donata con competenza e tanta passione.

La ricordano con stima e affetto le persone che l’hanno conosciuta nelle varie scuole dove ha svolto il suo servizio apostolico come insegnante, in particolare a Ventimiglia, San Remo, Madonna dell’Olmo, Milano - Bovisa, Roggiano, Viareggio, Masate… È stata responsabile di comunità a Masate, Latte, BordigheraSeminario, e si è dedicata alla cura delle sorelle con tanta generosità e spirito di sacrifico.

La ricordano in particolare gli ospiti e il personale della Casa di Riposo di Latte dove è stata una presenza sempre disponibile per ogni bisogno e sempre attenta alle necessità delle persone più fragili e povere.

Anche quando per i problemi della salute le sue forze sono diminuite Suor Ferdinanda ha continuato a servire con amore il Signore e la sua Famiglia Religiosa, prestando il suo prezioso servizio nella portineria di Casa Madre. Preghiamo per lei che sicuramente dal cielo continuerà a intercedere per tutta la Congregazione, per le consorelle di Casa Madre e per i suoi familiari, e facciamo tesoro del tempo che il Signore ci concede per rispondere con generosità al suo amore.

Aff.ma Madre LILIAN DOLL

Roma, 06 marzo 2022

Carissime, oggi… ancora una volta il Signore della vita ha bussato alla porta di Querceto per invitare nella sua Casa a partecipare al banchetto dell’amore eterno

nata a Candida (AV) il 23 novembre 1920, entrata in comunità 08 marzo 1941, professa dal 21 gennaio 1944.

Suor Raimonda da tempo era pronta ad attendere l’incontro con il Signore che ha desiderato tanto; ha concluso molto serenamente e con tanta lucidità il suo lungo cammino terreno.

Le sue forze si sono consumate via via col passare degli anni in un’offerta quotidiana al Signore nella preghiera e nell’accettazione serena di quanto il Signore via via le ha chiesto.

Lassù c’erano ad accoglierla la sua sorella Suor Irma, le consorelle e le tante persone da lei curate nel corpo e nell’anima che sicuramente l’hanno circondata con mille premure come sapeva fare lei con tutti.

Suor Raimonda ha lasciato un ricordo di bene là dove con serenità e generosità ha svolto il suo servizio di infermiera, in particolare negli Ospedali di San Gimignano, Luco di Mugello, Clinica Sanatrix e anche a Viciomaggio nel Centro di Riabilitazione. Sapeva raggiungere anche le “ferite” dell’anima consolando con la sua attiva e prudente saggezza e con il suo tratto delicato.

Precisa e solerte nel rendersi disponibile a quanto l’obbedienza le ha chiesto; anche nella vecchiaia, in particolare negli anni vissuti a Querceto, è stata di buon esempio e ci ha lasciato il profumo di una vita feconda di bene. Sicuramente nell’intensità della luminosità del cielo, Suor Raimonda ritroverà lo splendore della luce perché i suoi occhi possano contemplare il volto del Signore e intercedere per tutte noi e in particolare per la sua sorella Maria Grazia per la quale si è preoccupata fino agli ultimi istanti della sua vita terrena. Invochiamola perché ci aiuti a vivere serenamente anche nei giorni della prova come ha saputo fare lei.

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Aff.ma Madre LILIAN DOLL

Roma, 02 aprile 2022

Carissime, oggi a Firenze, all’ospedale di Careggi, il Signore ha chiamato nella pace che non ha termine

Suor CARLA GARAVAGLIA

nata a Bernate Ticino (Milano) il 12 ottobre 1928, entrata in Comunità l’8 settembre 1952, professa dal 03 agosto 1955. Solo da pochi giorni era stata trasferita a Querceto perché le sue condizioni di salute si erano rese più fragili ma improvvisamente la situazione è precipitata e Suor Carla se n’è andata nella pace e nella serenità, là dove il Signore l’aspettava.

Sicuramente è passata all’incontro gioioso con il Signore insieme alle Suore di Santa Marta e ai suoi cari che l’attendevano là dove ogni goccia di bene trova la sua pienezza.

Infermiera e fisioterapista sempre attenta al bene dei suoi malati e contenta di poterli soccorrere non solo nelle cure fisiche ma anche

con il tocco della sua preghiera, del suo affetto, ha svolto il suo servizio con grande dedizione e delicatezza per tanto tempo in particolare a Reggio Calabria dove ancora le persone, i dottori e le infermiere la ricordano con stima e affetto.

Nelle comunità dove lei ha vissuto (Roma, Reggio Calabria, Viciomaggio) è sempre stata una persona conciliante, desiderosa

sempre di mettere pace, di dare fiducia e serenità. Era una presenza buona, capace di gesti generosi e di chiedere a se stessa fatiche quotidiane che univa ad una preghiera semplice ma intensa e piena di fede.

Quando per l’età non ha più potuto svolgere la sua professione di infermiera, ha trascorso gli ultimi anni a Viciomaggio sempre donando il massimo fino a quando le forze glielo hanno permesso, contenta di servire la sua famiglia religiosa anche nel servizio di cucire e confezionare gli abiti per le sue consorelle che ha amato e servito con una fedeltà che la rendeva sempre serena e disponibile.

Chiediamo nella preghiera a Suor Carla di continuare ad intercedere per tutta la Famiglia Religiosa che ha tanto amato, in particolare per le consorelle della sua comunità di Viciomaggio e per i suoi cari, che sempre l’hanno seguita e le sono stati vicini e che lei ricordava sempre con tanto affetto.

Con l’affetto della memoria Camminando con fede 1/2022 66

Roma, 18 aprile 2022

Carissime, oggi all’ospedale Luigi Sacco di Milano, il Signore ha chiamato a sé

Suor SILVIA TREZZI

nata a Milano (MI) il 12 dicembre 1939, entrata in Comunità il 07 settembre 1961, professa dal 26 settembre 1964. Da alcuni giorni era stata ricoverata in ospedale per accertamenti, ma le sue condizioni di salute si sono velocemente aggravate e, quasi improvvisamente, Suor Silvia ci ha lasciate per incontrare il suo Signore, che ha amato e servito con gioia per tutta la vita. Si è spesa per la Famiglia Religiosa con generosità e dedizione fino all’ultimo in mille modi nonostante i seri problemi di salute che l’accompagnavano. Il suo carattere forte ed energico che le ha permesso di superare le prove che la vita le ha riservato, è sempre stato accompagnato da tanta amorevolezza e cura per

tutti, in particolare per le persone più bisognose. Sapeva accogliere e coinvolgere le persone in modo straordinario con il suo sorriso, il suo entusiasmo che hanno lasciato un segno evidente in tutte le persone da lei avvicinate. La sua dedizione è stata grande con i bambini ai quali si è dedicata, con amore, in tutte le comunità dove ha svolto il suo servizio apostolico come insegnante (Novate, San Gottardo, Querceto, Paderno, Settignano, Viciomaggio, Crescenzago...).

In modo particolare la ricordano a Velletri, sia a Linda Penotti sia a Casa Betania, dove Suor Silvia è stata una presenza straordinaria per tutti, per le consorelle, i genitori, i bambini, le insegnanti che hanno lavorato con lei. La sua carica di entusiasmo, la sua dolcezza, a volte anche ruvida, sapevano conquistare i cuori di tutti coloro che si avvicinavano a lei. Anche negli ultimi anni trascorsi alla Bovisa, quando per l’età avanzata non ha più potuto svolgere il suo servizio di insegnante, è stata comunque

una presenza bella, instancabile, accogliente e generosa con tutti. È rimasto nel cuore di tutti la sua intraprendenza e il suo sorriso e chiediamo a Suor Silvia di continuare a intercedere dal Signore benedizioni e grazie per la sua Famiglia Religiosa, per le sue consorelle della Bovisa che l’hanno accompagnata e seguita con amore negli ultimi tempi e per tutte le persone, in particolare per i bambini, che l’hanno conosciuta e tanto amata.

Aff.ma

Camminando con fede 1/2022 67

«…la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso …c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati».

Papa Francesco

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