Camminando 3 2011

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notiziario delle suore di santa marta

Camminando con fede 3/2011

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Editoriale 3 Editoriale

la Redazione

In missione 24 La Parola di salvezza varca i confini con il cuore ardente dei missionari

Parola di Dio

suor Graziana e suor Margarita Vidal

26 Dicembre con i tuoi anno nuovo con chi vuoi

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Celebriamo il Natale

Conservatorio Santa Maria degli Angeli

Carlo Maria Martini

28 La ciurma alla ricerca del tesoro

Attualità

suor Rosalba Bernareggi

29 W la nuova palestra “Tommaso Reggio”

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La famiglia: Mistero di tenerezza infinita

Padre Alfredo Ferretti omi

suor Maria Pia Mucciaccio

32 Accendi una stella... su Borghetto Vara

La parola a... Madre Carla 9

Tenere il passo... di Dio

Spiritualità e carisma 10 Le nostre vite trasformate dalla Parola

le Juniores

12 Tu sei prezioso ai miei occhi

le NeoProfesse - Trivandrum India

14 “Sei il sole della mia vita: sempre...”

le Suore del 50°

Percorsi di formazione 16 Il curricolo della scuola dell’infanzia

suor Anita Bernasconi

18 Dall’autovalutazione di Istituto al progetto di evangelizzazione

suor Anita Bernasconi

20 Profeti di speranza, ritrovare le ragioni attuali della nostra scelta vocazionale

Notiziario delle suore di santa marta Via V. Orsini, 15 00192 Roma

suor Alessandra Fabbrucci

33 Grazie!

don Tommaso Fasoli

34 Corsa ai buoni sentimenti Ventimiglia

35 Auguri ventimigliesi

Scuola dell’Infanzia Ventimiglia

36 Dove l’accoglienza è... sinfonia

suor Cornelia Macina

39 Un anno favoloso

una mamma

40 Insieme alla Scuola dell’Infanzia “Sacra Famiglia”

Chiara e Roberto

41 Carissimo Presidente

Scuola dell’Infanzia Santa Marta

42 “Sbandieratori e tamburini”

mamma Cristina

44 Insieme orientati dalla stella verso il Natale

Giovanna Cometto Spada

suor Anita Bernasconi

22 Toccare Gesù nel malato

le Suore partecipanti

Pagine aperte 45 Roggiano si risveglia...

Frammenti di santità 23

suor Gesuina Marinari

Quadrimestrale Anno LXIX

suor Melania Maffioletti

46 Amici di Betania

un’amica di Betania

48 Attorno all’altare una corona di consorelle Achille

Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana

49 Un 50° in un contesto tutto particolare

Suore di S. Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org

Con l’affetto della memoria

Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio

suor Leonarda

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suor Fortunata Jara Gonzalez suor Annunziata Boeri

50 Fede pietà servizio nel carisma della vita consacrata di Suor Fortunata Jara


Editoriale

La Redazione

Il censimento annuncio che “abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili”. Lasciamo che Dio stani le energie che abbiamo dentro di noi. Ci sono giorni che il faticare quotidiano, le schermaglie del sopravvivere, la meschina ricerca del potere che soffoca e si abbarbica sul cuore, sembrano nascondere le poche energie che portiamo dentro e nulla più sembra meritare il nostro impegno. Lasciamo allora che la luce della stella scenda nella grotta delle nostre relazioni. Abbiamo tutti voglia di essere avvolti in fasce, accuditi da qualcuno che ci guarda in quella grotta che siamo e ci dice, anche una sola volta, senza ipocrisie, senza stereotipi di moda: Tu sei “salvato” perché amato! Non preservato da difficoltà o pericoli, ma nelle braccia di Qualcuno sì! Facciamo allora il censimento delle capacità che abbiamo ricevuto in dono e, dopo aver ascoltato il bambino dentro di noi e la voce di Dio che ci stana dalla nostra autoreferenzialità, usciamo verso la terra degli uomini. “Non si diventa uomini completi da soli, ma unicamente insieme agli altri” diceva D. Bonhoeffer. È quindi dagli altri che vogliamo ripartire! Che il Signore Gesù, nostro fratello e Salvatore, ci doni la forza nella prova, la speranza nel dubbio, la gioia di amare e di essere amati.

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In Italia in questi giorni, come nell’Impero Romano ai tempi di Cesare Augusto, è in corso un censimento. Allora era un modo per far quadrare in numeri e portare ancora più tasse nelle casse dell’impero. Oggi (è poi così diversa la motivazione?) la conta riveste significati ben più ampi che saranno analizzati fra qualche mese quando i rilievi saranno compiuti e i dati messi a disposizione di tutti. Vogliamo solo porre l’accento sulla modalità che ai tempi di Maria e Giuseppe, veniva usata per farsi registrare: “In quei giorni Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra (…) Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nazareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa della famiglia di Davide”. (Luca 2,1-4) Ciascuno di noi deve risalire il pendio dei propri ascendenti o discendere nello scavo verso le proprie radici per ritrovare dove è e con chi è veramente annodato; quale volto ha la sorgente, il Principio da cui riceve “generazione”. Al di là dell’albero genealogico a cui riferirci, possiamo arrivare anche noi alla Grotta, ad una spaccatura della terra, quasi un nido preparato da Dio stesso entro il quale senti il vagito dell’uomo e le parole di tenerezza che l’Eterno pronuncia per questo figlio dell’uomo. Abbiamo bisogno di fermarci, di entrare nella grotta del nostro cuore e ascoltare la voce di Dio e permettergli di sprigionare la vita. Come quella notte a Betlemme ha stanato i pastori e li ha messi alla ribalta di un


Parola di Dio

Celebriamo O

ggi il Natale ha quasi perduto il suo senso originario. Lo «celebrano» anche uomini di altre religioni. Perfino parecchi non credenti vivono in questo giorno una qualche forma di liturgia profana. Non v’è alcuno che rifiuti per Natale qualche dono o almeno una buona cena. Per questo non parlo volentieri del Natale. Da quando ho conosciuto un po’ meglio la Sacra Scrittura, è la Pasqua che mi attrae e mi pone dinnanzi a un preciso programma di vita. Benché il Natale sia una splendida manifestazione della gloria di Dio in Cristo e del suo amore per noi, i discorsi che si fanno a partire dal Natale sanno spesso di buonismo e di speranza a buon mercato. Essi sono un segno di poca lealtà con se stessi e con gli altri. Infatti

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diciamo delle cose che non sono vere e a cui nessuno crede. Ci auguriamo a vicenda lunga vita, felicità, successo, ci facciamo doni che vogliono dire l’affetto che ci portiamo, ma per lo più sappiamo che non è così. La prima lettera espone bene questo stato di cose. Il Natale fa emergere le storture della politica, la gravissima crisi economica che stiamo attraversando, le violenze quotidiane fisiche e psicologiche. E si potrebbero aggiungere tante altre cose ancora. Molti uomini e donne attendono in questo giorno qualcosa, un evento o magari una persona che li tiri su, che restituisca loro l’ottimismo ingenuo che hanno irrevocabilmente perduto; qualcosa di nuovo e di grande,


che potrebbe farli tornare indietro. Ma questa speranza è fallace, perché si basa solo sulle nostre forze e dimentica lo Spirito di Dio, il solo capace di aiutarci in maniera efficace. Dopo i giorni delle feste tutto ritorna più o meno come prima. È come un dirsi reciprocamente «ce la faremo», pur sapendo tutti che non è vero. Per vivere bene il Natale e ricavarne quel conforto che è giusto attendersi da questa festa, è necessario sforzarsi di capire ciò che viene detto nei Vangeli. In essi, soprattutto nel Vangelo secondo Luca, emerge un progetto di uomo che vive il dono di Dio nella meraviglia, nella gratitudine e nel distacco. Questo uomo nuovo può essere o un semplice come i pastori o uno studioso come i Magi. Tutti sono chiamati a partecipare all’esperienza dei pastori a cui fu detto: «Vi annunzio una grande gioia» (Lc 2,10). Chi partecipa di questa gioia, si difenderà da quel pericolo che è il Natale del consumismo, che ci impone di non sfigurare davanti ad amici e parenti con costosi regali. Pur avendo la coscienza che molte famiglie fanno fatica a far quadrare il bilancio del mese, si continua a spendere denaro pubblico e privato nella maniera più folle. Si tratta di una gioia semplice, intima, che può convivere anche con momenti di sofferenza e di strazio. Il bambino Gesù è l’immagine di questa fiducia e abbandono alla Provvidenza. Qui va ricordata la parola di Gesù: «chi non accoglie il regno di Dio come un bambino,

non entrerà in esso» (Mc 10,15). Se noi riusciamo ad affidarci alla Provvidenza di Dio, accettiamo ogni cosa con fiducia, perché fa parte del disegno del Padre. Il Natale guarda alla Pasqua e il presepio contiene allusioni alla morte e risurrezione di Gesù. Esse erano presenti nella riflessione dei Padri. Così, ad esempio, il tema del legno della croce veniva ricordato dalla culla di legno in cui giace Gesù. Le pecore offerte dai pastori ricordano l’agnello immolato. Anche la Madre che si curva sul Figlio ci richiama alla pietà di Maria che tiene tra le braccia il Figlio morto. La liturgia ambrosiana si esprime così: «L’Altissimo viene tra i piccoli, si china sui poveri e salva». Dunque, il senso del Natale ci riporta al centro della nostra redenzione e ci procura una gioia che non avrà mai fine. Un simile atteggiamento positivo può convivere anche con grandi dolori e penosi distacchi. So bene che questi sentimenti di dolore sono i segni di grandi ferite, che si riaprono soprattutto in questi giorni. Quando si vede a tavola un posto vuoto, riemerge il mistero del Crocefisso con le sue piaghe. Ci sarebbe ancora da trattare di come il presepio può essere contemplato anche da non credenti e da atei. Io penso che questo fascino derivi dall’atmosfera profondamente umana che in esso si respira. Una umanità che sa guardare anche al lato invisibile della realtà e si compendia nella preghiera «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama». Buon Natale a tutti!

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il Natale

di Carlo Maria Martini


Attualità

La famiglia:

Mistero di ten Nessuno tra i poeti ed i pensatori ha trovato la risposta della domanda: “Che cos’è l’amore?” (…) Volete imprigionare la luce? Vi sfuggirà tra le dita

P. Evdokimov

È

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alla luce di questa positiva provocazione che vogliamo, per un breve momento, bussare alla porta della famiglia, accostandoci con delicatezza e, nello stesso tempo, con rispettosa curiosità al “mistero” fecondo dell’amore coniugale nel suo concreto snodarsi dei giorni e del tempo impastato dal desiderio di eternità che ogni amore porta in sé. Eppure, se ci troviamo a riflettere sulla famiglia chiedendoci che cosa essa sia, è sintomo di qualcosa di molto serio che sta accadendo in mezzo a noi. Se noi ci chiediamo che cosa è la famiglia, significa che essa, o meglio che la definizione che noi fino ad ora abbiamo dato di essa, è quanto meno sottoposta a discussione. Segno di una crisi in atto che si presenta come sfida e come compito. Una nuova cultura sembra imporsi soprattutto nel mondo occidentale. La diminuzione dei matrimoni, l’aumento dei divorzi (in Europa ogni tre minuti c’è un divorzio o una separazione), l’incre-

mento dei singles, il numero sempre alto di interruzioni volontarie della gravidanza, una diffusa mentalità contraccettiva, il fenomeno delle coppie omosessuali (in molti Paesi europei sono passate legislazioni a favore delle unioni di fatto e dei matrimoni fra persone omosessuali), l’incapacità e la paura di una scelta che comporti un legame affettivo… sono il sintomo di un mutato orizzonte culturale nel quale si trovano a vivere le famiglie. Anzi: una questione è diventata emergente. Segna il senso del nostro tempo. Siamo quasi costretti a vivere nella quotidianità una sorta di falso dilemma: da una parte si coltivano intensamente gli affetti, ma nessuno vuol sentir parlare di legami; d’altra parte si stringono ogni giorno legami che tengono lontani gli affetti. Sono solo “contratti”. Ricca vita emotiva da un lato, e senza badare a spese, procedure e procedure d’altro lato, anche qui senza badare a spese. Risultato? La rivendicazione di una privatezza senza regole


erezza infinita di Padre Alfredo Ferretti omi

glia sembra resistere agli attacchi che da più parte le vengono rivolti. Ma quali sono i volti della famiglia che resiste? È una famiglia spesso debole, segnata dalla privatezza e della fragilità. Il rapporto uomo-donna che è a fondamento dell’istituto familiare, è minato da un marcato individualismo che ha riflessi in tutti i livelli della vita. L’altro è percepito ed entra nella mia orbita come “oggetto” utile; non è visto come presenza indispensabile per la comprensione del mio Io. Il mio essere persona, relazione, viene offuscato. D’altra parte non possiamo negare che un’enfasi emotiva ed intimistica è posta sul rapporto di coppia. Tale rapporto, esaltato sentimentalmente, è di fatto ridotto al privato. Questa dimensione non pubblica dell’amore, che per certi versi assomiglia al protrarsi del segreto adolescenziale dei primi innamoramenti, diventa così connivente con una modalità, fondamentalmente individualistica, di concepire se stessi di fronte alla società. La dedizione vicendevole si presenta come un fatto privato, lasciato all’arbitrio di due libertà.

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per nessuno e una vita pubblica che si copre di regole, ma solo per mascherare la proliferazione di interessi privati. Siamo diventati un po’ tutti schizofrenici. E questo si riversa sulle nostre famiglie. La famiglia, da una parte è oggetto di una crisi, dall’altra è anche il soggetto della crisi, nella sua incapacità educativa. Non ci vogliamo nascondere inoltre le difficoltà che si frappongono ogni giorno alla costruzione delle nostre famiglie e che sembrano spesso vanificare i nostri sforzi nella ricerca di un bene sempre più grande e condivisibile, come non vogliamo sottrarci alle provocazioni e alle sfide che ci vengono lanciate dal cultura contemporanea sempre più incerta tra la ricerca degli affetti e l’allergia ai legami. Eppure, accanto a questo quadro così inquietante, si aprono inaspettate scene di vita quotidiana bella, unificata nei suoi affetti e nei suoi valori, nei suoi slanci e nelle sue scelte, nella fedeltà coraggiosa e gioiosa. Si scoprono famiglie, vere scuole di umanità. E, se da una parte la famiglia è contestata, dall’altra cresce la voglia di famiglia; e la fami-


Attualità

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La famiglia tende ad essere ridotta all’esito di un contratto privato, recepito soltanto per il rilievo economico che le due parti contraenti vi possono avere. Individualismo e privatizzazione del legame si affiancano ad una enfatizzazione della coppia stessa vista come “nascondiglio”, una terza realtà, rispetto a quella dei singoli. Mentre è la verità di ciascuno la condizione necessaria alla verità dell’altro. A volte, si consegna all’altro il potere di renderci felici… con le conseguenti disillusioni. Vi è anche una corrente nichilista che scorre nelle viscere dei nostri giorni, un nichilismo gaio, apparentemente senza inquietudine (soppressione dell’inquietum cor meum di Agostino), incapace di riconoscere la vera portata dell’alterità. Questa mentalità nichilista sembra negare la domanda di fondo circa l’infinito e allora la libertà rinuncia a seguire la traiettoria del desiderio: La nostra vita è una ginnastica del desiderio… Allora che cosa fai in questa vita se non sei arrivato alla pienezza del desiderio? Dio, facendoci attendere, intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata l’anima e, dilatandola, la rende più capace. Quando diciamo Dio che cosa vogliamo esprimere? Queste due sillabe sono tutto ciò che aspettiamo. Protendiamoci verso di Lui perché ci riempia quando verrà (S. Agostino). Al desiderio di infinito, l’uomo sostituisce una indefinita serie di desideri finiti.

Ma la soddisfazione, risposta al desiderio (che è l’unione con la persona amata) per l’uomo resta ben più che l’appagamento dei propri bisogni fondamentali. Anche Giacomo Leopardi pur vedendosi sazio si lascia pungere da uno sprone che lo spinge a chiedere di più sul senso della vita. Vogliamo allora, insieme domandarci: che cos’è la famiglia? Dove possiamo cogliere la bellezza di questo dono per la Chiesa e la società? Come possiamo custodirlo e farlo crescere secondo il disegno di Dio? Sarebbe molto proficuo chiederlo al cuore delle vostre famiglie, attraverso uno scambio e una comunione coraggiosa e sincera, per cogliere, in questi “laboratori di relazioni”, il segreto dell’amore e della tenerezza. Lo chiederemo al cuore di Dio, nel suo rivelarsi in Gesù Cristo, Sposo con noi che vive una storia di amore struggente per la sua Sposa, la Chiesa. Lo chiederemo alla nostra intelligenza illuminata dalla fede, scavando appassionatamente nella tessitura del nostro essere uomini per scoprirvi l’impronta dialogica e comunionale disegnata dal Creatore. Interrogarci allora sulla vita e sulla vitalità della famiglia, non è porci di fronte ad un aspetto parziale dell’esperienza umana o ad un fattore della convivenza sociale ma è affrontare la dimensione riassuntiva della condizione di una società, la cifra della sua cultura.


La parola a...

Madre Carla

Tenere il passo... ggi è facile incontrare persone che si riempiono la bocca di impegno civile, di diritti violati, di giustizia sociale, ma poi non amano le persone che stanno loro accanto. Troppi fanno dichiarazioni di principio ma poi non aprono mani, braccia e cuore. S. Agostino diceva: “Non parlate di amore al vostro fratello vicino: amatelo!” C’è di più: il Cardinale Kospec in un suo scritto dice: “Niente di ciò che avviene nella storia può apparire indifferente alla fede. Basta sfogliare il Vangelo per trovare esempi concreti di disponibilità, di fattiva attenzione all’uomo, di spinte al bene. Il bellissimo brano di Pietro è sempre attuale, e sempre attuale è il suo gesto di fede: “Sulla Tua Parola getterò le reti..” Pietro si impegna, ritenta alla fine di una notte in cui non ha pescato nulla. Dobbiamo imparare da lui…; sì dobbiamo imparare a credere che anche le tempeste che si abbattono sulla nostra storia, sulla nostra patria, devono e possono essere guardate con gli occhi di chi ha fede e di chi sa che il Signore sana le tempeste e non le provoca, cerca la vita e non vuole che nessuno perisca. Tocca a noi fidarci, tocca a noi “far alzare la testa” a chi non ha più fiducia e viene continuamente messo alla prova. I Santi, – come dice lo scrittore A. Montonati, – superano le difficoltà e gli ostacoli perché sanno di avere le spalle coperte dal Signore. A differenza di noi non temono niente, sono sicuri che il Signore sta dalla loro parte e vanno avanti con una sola preoccupazione, quella di “seminare il bene” ovunque e comunque. A questo riguardo è significativo l’ammonimento di Rabbi Tarfon: “Non sta a te com-

di Dio piere l’opera, ma non sei libero di sottrartene. Fuggire nel passato e vivere di lamento o nella paura di ciò che accadrà, è un po’ come pensare che Dio è rimasto…indietro e non è più con noi”. È bello e consolante, invece, quanto afferma Bonhoeffer: “La cosa principale è che si tenga il passo di Dio, che non si continui a precederlo di qualche passo, ma nemmeno che si rimanga indietro rispetto a Lui di qualche passo” (Cfr Resistenza e Resa, Milano 1969). C’è infatti da assumersi la responsabilità di camminare dentro l’oggi per guardare avanti lavorando come chi sa che tutto ha un senso e crede che valga la pena di “gettare le reti” ogni giorno! 9 Camminando con fede 3/2011

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Spiritualità e carisma

Le nostre vite A

ncora per un altro anno abbiamo avuto la grande grazia di raccogliere l’anima davanti a Dio per godere un mese di innumerevoli ricchezze. Ci dà tanta gioia saperci sostenute da una famiglia religiosa che non ci fa mancare niente e che spesso si impegna ad aiutarci a crescere nel cammino di maturazione come consacrate. La prima giornata di formazione del mese di agosto è stata aperta da Madre Lilian che ci ha chiamato a vivere questi giorni come tempi di profonda intimità con il Signore, un tempo per lasciarci sedurre dalla sua Parola e farla diventare nostro pane quotidiano, cibo che ci dà forza.

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Ci siamo sentite unite dalla Parola che è stata la nostra guida, specchio della nostra verità. Insieme abbiamo riflettuto che la Parola di Dio è parte essenziale della nostra formazione permanente. Viviamo in un mondo che ci allontana sempre di più dal silenzio, per cui non si trova tempo per ascoltare Dio e la sua Parola quotidiana. Noi come consacrate dobbiamo essere “persone che in Gesù Cristo hanno come unica tensione quella di appartenere esclusivamente a Dio, di essere a Sua disposizione per compiere la Sua volontà e quella di vivere il Vangelo nella Chiesa e nel mondo”. Don Adriano, la guida che ci ha


trasformate dalla Parola le Juniores

vita quotidiana constatiamo che sono la prepotenza, la forza, l’arroganza, la violenza ad avere successo… per cui diventa arduo scorgere nella “debolezza” una possibile “beatitudine”. Non sempre non siamo capaci di vedere nelle nostre debolezze occasioni di spogliazione per essere condotti “all’unica cosa necessaria” Il nostro itinerario di formazione del mese di agosto si è poi concluso con otto giorni di Eserczi Spirituali, guidati dal Padre Hernan Jimenez (LC) che ci ha aiutato a conoscere più in profondità il Cuore di Cristo, un Cuore pieno di Misericordia e di Amore, capace di donarsi fino alla fine. Ci siamo così accostate al cuore di Dio amico, il Dio con noi. Attraverso diversi testi biblici abbiamo approfondito il rapporto di Dio con le sue creature, un rapporto che trabocca di Grazia e di Amore e che ci chiede ogni giorno di amarlo sempre più. Durante questo mese di spiritualità abbiamo vissuto anche un splendida giornata di relax, sul Lago Maggiore, assaporando un’infinita pace del cuore!

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accompagnato durate i primi giorni, ci ha fatto capire questa radicalità dell’ essere consacrate, che non è soltanto lasciare delle cose, dei criteri, dei pensieri, ma è avere la certezza che noi apparteniamo a Gesù. E allora con lo stesso cuore della Vergine Maria possiamo dire: Signore tu hai riempito la mia vita! Si compia in me secondo la tua parola!. Questi pensieri sicuramente saranno risuonati nel cuore del nostro Padre Fondatore, che a differenza di noi, ha saputo tradurli in vita vissuta. Abbiamo avuto, inoltre, l’opportunità di approfondire meglio la figura del nostro Fondatore attraverso la presentazione di Suor Andreina che con grande vivacità ci ha fatto cogliere la forza e la tenacia con cui egli ha vissuto pienamente lo spirito religioso e quella dedizione che ha cercato di infondere nelle “sue suore”. Durante queste giornata di preghiera e di scambio di esperienze, la presenza di Madre Carla ci ha incoraggiato a continuare il nostro cammino spirituale con gioia, nonostante a volte, sia un po’ faticoso. Infatti nella nostra


Spiritualità e carisma

Tu sei prezioso “P

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erchè sei prezioso ai miei occhi, hai valore ed io ti amo” (Is.43,4). Lungo il nostro cammino abbiamo sentito ripetere spesso queste parole del profeta Isaia da parte del Signore. Anche noi per il suo grande amore, con profonda gioia e gratitudine, davanti alla Chiesa abbiamo detto il nostro sì il 22 novembre scorso. “Come ricambierò al Signore tutti i benefici che mi ha fatto?”(Sal.116,12). Prima di tutto vogliamo esprimere la nostra immensa riconoscenza a Dio che ci ha chiamato a crescere nel suo amore e ad appartenere solo a Lui. Diciamo grazie alla nostra carissima Madre Carla che con cuore materno ci ha accolto in questa famiglia religiosa e ci ha offerto ogni possibilità per crescere umanamente e spiritualmente nel campo di Dio. Grazie a tutte le persone che ci hanno aiutate a tenere accesa la lampada della fede nella nostra vita. Un grazie sentito a Suor Alessandra e a Suor Vittoria che hanno accolto i nostri Voti a nome della Madre Generale. Nei pochi giorni della loro permanenza in India con la loro semplicità di vita hanno riempito il nostro cuore di gioia e sono partite suscitando in noi un forte desiderio di rimanere legate alla nostra tradizione, amando sempre la nostra Famiglia Religiosa. Il rito della Professione è stato presieduto da S.E. Mons. Soosa Pakiam, vescovo di Trivandrum, che durante l`omelia ha detto inoltre: “…oggi, 22 novembre, è un giorno speciale per le Suore di Santa Marta, perchè è il giorno della nascita al cielo del loro Fondatore. Dovete imitare la sua vita umile e di sacrificio per poter camminare sulla via della Santità.

Dovete essere persone disposte a svolgere qualsiasi servizio, non ha importanza quale lavoro fate, è importante come lo fate”. Queste parole hanno confermato la nostra decisione di vivere solo per il Signore. In tutti questi anni, attraverso gli studi sul nostro Padre Fondatore, abbiamo capito che noi consacrate non dobbiamo correre dietro a false promesse del mondo, ma dobbiamo impegnarci a conquistare uno stile di vita tutta santa come lui ce ne ha dato l’esempio. Dobbiamo porre al centro della nostra vita Cristo e imitare Lui per diventare sante, perchè Dio è Santo. È inoltre importante essere donne di fede che sanno leggere tutto, anche le contrarietà della vita e servire tutti come Marta faceva a Betania. San Paolo dice scrivendo ai Corinzi: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!”. Carissime noi che siamo all`inizio della corsa, chiediamo a ciascuno una preghiera per vivere con fedeltà la nostra consacrazione, per essere perseveranti nell’approfondimento della Parola di Dio, per servire il Signore finchè ci bastano le forze, e così contribuire alla costruzione del Regno di Dio. Grazie, grazie a tutte per il ricordo affettuoso e la preghiera che, siamo sicure, continuerete a rivolgere a Dio per noi e per tutta la Missione Indiana.

Suor Smitha Thachan Suor Reena Nazareth Suor Reeja Earnest Suor Smini Newton


Trivandrum - India

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ai miei occhi

le NeoProfesse


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“Sei il sol C

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on profonda commozione ci troviamo oggi unite alla gioia della Vergine per cantare il nostro “Magnificat” di ringraziamento: gioia proporzionata alla fedeltà al dono ricevuto. Convinte che la chiamata alla vita religiosa è un dono del Signore, a LUI dobbiamo la nostra gratitudine e il Nostro ringraziamento: ”gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” questa sicurezza ha animato la nostra scelta e ha motivato il nostro cammino di questi cinquant’anni nella vigna del Signore. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi!…” Quanta bontà il Signore ha usato con noi! E mirabile è la sua fedeltà a noi. In questo lungo percorso di cinquant’anni di vita religiosa il Signore ci ha chiesto di rendere leggibile per chi abbiamo incontrato, la sua Parola, la sua presenza, la sua bontà e misericordia vivendo il carisma della nostra Congregazione quale fiore particolare e specifico nel “giardino di Dio”che è la chiesa itinerante. Abbiamo sperimentato più volte come la nostra vocazione non è frutto di un progetto, ma nella sua realtà più profonda è un dono

di Dio, un’iniziativa del Signore entrata nella nostra vita con la bellezza della sua tenerezza, suscitando in noi il desiderio di un donarsi totale e definitivo a questo suo AMORE. Ci siamo ritrovate, con alcune dopo anni, con sempre tanta voglia di stare insieme e di comunicare gioie, dolori, esperienze vissute in un’ottica di fedeltà. Alcune di noi, Sr. Cristina, Sr. Ernesta e Sr. Teodolinda ci hanno precedute ed hanno già raggiunto la beatitudine eterna; sappiamo che ci sono particolarmente vicine e ci stanno preparando il posto. Sr. Adriana Frassine e Sr. Carla Rivetti non sono presenti per motivi di salute, ma spiritualmente sono unite a noi. Roma è per noi in questo momento punto di incontro, pausa di riflessione, di confronto, di rivisitazione dei nostri cinquant’anni di professione vissuti nella nostra Famiglia Religiosa, di particolare colloquio con Cristo nella preghiera. Non è venuto meno il nostro entusiasmo iniziale, la nostra gioia di “essere” e di “dare”; ci troviamo più mature, più consapevoli delle nostre fragilità e dei nostri limiti, ma sempre radicate nella misericordia di DIO. Ci sentiamo commosse, ma orgogliose del “SI’”pronunciato cinquant’anni fa. Di cuore eleviamo una preghiera al Signore per la squisita ed infinita misericordia a noi concessa. A Roma abbiamo vissuto momenti di preghiera, di riflessione; abbiamo visitato la basilica di S. Pietro e di S. Paolo e il Santuario della Madonna del Divino Amore; abbiamo avuto incontri di formazione con il Professor Montuschi e Padre Terrinoni. A tutti il nostro sincero ringraziamento.


le della mia vita: sempre...” Un particolarissimo grazie alla Congregazione che ci ha concesso tutta questa grazia di DIO. La nostra riconoscenza alla Rev. Madre Generale, alla Madre Vicaria che ci hanno seguito in tutti i nostri spostamenti e hanno avuto un occhio vigile a tutte le nostre necessità. La celebrazione Eucaristica, animata da canti e preghiere ha impresso il tocco finale a tutto il periodo di preparazione.

le Suore del 50° Roma

Il momento di convivialità è stato all’insegna del buon gusto, della sobrietà, della gioia, del “come è bello Signor stare insieme…” e la giornata, ridente e solare ha dato risalto allo slogan scelto per questa occasione: SEI IL SOLE DELLA MIA VITA: SEMPRE.

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suor Bernardita Silva, suor Adriana Frassine, suor Valeria Gonzini, suor Marta Viani, suor Carla Rivetti, suor Paola Cremonesi, suor Agnese Fenaroli, suor Leonarda Maggiori, suor Luisa Ballerini


Percorsi di formazione

Il curricolo della scu I

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l Curricolo della Scuola dell’Infanzia è stato l’argomento affrontato durante l’aggiornamento tenuto a Roma il 1° e 2 ottobre 2011 sotto la guida della Dott. Pelizzari. La modalità che è stata seguita nella stesura del curricolo si diversifica da quella della scuola primaria e secondaria, dove si indicano i traguardi per il raggiungimento delle competenze e vengono distinte le abilità e le conoscenze. Per la scuola dell’infanzia, guardando ai Campi di Esperienza di tutta la giornata scolastica, nell’obiettivo formativo non si separano le conoscenze dalle abilità, trattandosi di un approccio globale e unitario tipico di questa età. Le insegnanti si sono domandate prima di tutto qual è il contributo che la scuola dell’Infanzia può offrire al bambino che inizia il suo percorso educativo. Il primo compito è quello di costruire la sua identità nel modo più armonico e ricco, perché diventi il “migliore se stesso possibile”, come afferma il pedagogista Fiorin. Se si vuole aiutare una persona a sviluppare competenze, non ci si può limitare al piano delle conoscenze e delle abilità, occorre far riferimento anche al piano emotivo, motivazionale e valoriale e questo comporta un’azione educativa e didattica più rispondente alle esigenze della persona e capace di considerarla in modo più articolato e profondo. È stata presa in esame la giornata scolastica che è tempo totalmente educativo, durante il quale il bambino impara tutti gli alfabeti del vivere insieme, oltre alla consegna di U.A. in cui sperimenta il piacere del fare e l’impegno nel portare a termine la consegna. Avviene questo passaggio dal piacere all’impegno se il bambino cresce nella sicurezza e nella consa-

pevolezza che la sua maestra gli vuole bene e lo aiuta a crescere. Nella giornata scolastica sono stati individuati i Campi di Esperienza, strumenti di riflessione e di dialogo attraverso i quali i bambini vengono progressivamente introdotti nella cultura attraverso la realizzazione di U.A. L’attenzione ai cinque campi di esperienza garantisce di essere in cammino verso le quattro grandi finalità: identità, autonomia, competenza, senso della cittadinanza. Con il primo campo di esperienza: •  il sé e l’altro, il bambino matura la consapevolezza del valore personale; •  col corpo in movimento, impara la gioia del muoversi in modo libero ed espressivo; •  con linguaggi creatività, espressione trova le occasioni per godere la bellezza della pittura, scultura, musica, poesia fino a scoprire l’artista che è in lui; •  con discorsi e parole, passa da un codice ristretto a uno più allargato e coltiva la consapevolezza che ogni parola ha un significato; •  con la conoscenza del mondo, esplora il nuovo ambiente scolastico e riconosce i tempi della giornata scolastica. I traguardi posti al termine di ogni campo di esperienza indicano le piste da percorrere e gli obiettivi di apprendimento da raggiungere all’interno di ogni attività per lo sviluppo delle competenze che sono una delle grandi finalità della Scuola dell’Infanzia. “Sviluppare la competenza significa imparare a riflettere sull’esperienza, attraverso l’esplorazione, l’osservazione e l’esercizio al confronto”, significa portare il bambino a saper fare. È importante nella scuola dell’autonomia costruire il curricolo perché attraverso questo


uola dell’infanzia

di Suor Anita Bernasconi

2010, al nostro Progetto di Evangelizzazione e agli Orientamenti Pastorali della CEI per il decennio 2010-2020. Sono documenti essenziali che ci invitano a trasmettere valori e non una pura didattica per comunicare e rendere visibile “la vita buona del Vangelo”, attraverso l’amore, il rispetto, la conoscenza di Dio, lo stupore di fronte al bello della natura, la gioia dello stare insieme, la felicità nel fare il bene, così da grande, nell’amore di Dio troverà ogni risposta.

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si può esprimere l’innovazione educativa che una scuola intende realizzare. Va predisposto il Curricolo all’interno del Pof, nel rispetto delle finalità, dei traguardi per lo sviluppo delle competenze facendo riferimento anche agli obiettivi della Religione Cattolica del febbraio


Percorsi di formazione

Profeti di sper

ritrovare le ragioni attuali dell

“D

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obbiamo ritrovare la nostra identità di Consacrate, cercando ciò che dà FORMA E FORZA alla nostra vita, per un vero rinnovamento nella nostra Famiglia religiosa”. Così ha iniziato il suo intervento la Madre Generale, Madre Carla Roggero, nell’incontro con le responsabili delle Comunità e della Scuola, e con le Econome, durante il quale ha presentato la proposta di riflessione e di lavoro per l’anno 2012. Possiamo tentare di leggere la nostra consacrazione attraverso alcuni punti che la Madre ci ha indicato: •  incontro con la propria verità •  discernimento per vedere ciò che Dio vuole da noi •  disponibilità alla formazione permanente per identificarci con Cristo

•  rilettura della propria storia di risposta alla chiamata del Signore •  lasciarsi scegliere dal Signore sempre •  fedeltà al carisma per un cammino di santità. Tutto questo diventa cammino di consapevolezza umana e spirituale per giungere a dare oggi una risposta ferma e decisa alla chiamata. Il Prof. Montuschi ci ha guidate in una lettura psicologica della nostra vita, sottolineando l’importanza della formazione permanente, con la verifica del proprio stile di vita: linguaggi, parole, relazioni, sentimenti, capacità di ascolto, cose che non possono essere trascurate, e la quotidianità con le sue piccole o grandi tensioni cambia se si fa un cammino di maturazione. È necessario metterci in un atteggiamento di analisi, come ha sottolineato la Madre, non solo dei nostri comportamenti, ma dei nostri atteggiamenti, sentimenti, motivazioni per trovare ciò che ci impedisce di fare un’offerta libera e totale di noi stessi a Dio. Possiamo leggere la nostra consacrazione attraverso alcune domande che ci aiutano a fare chiarezza in noi. “Religiosi perché?” Questo è il primo interrogativo di Padre Guccini. La risposta vera è in Matteo e in San Paolo. I discepoli chiamati


ranza di Suor Anita Bernasconi

la nostra scelta vocazionale personali e dalla poca conoscenza della teologia. Il progetto fondamentale è: •  formare persone evangeliche •  prestare attenzione ai segni dei tempi •  diventare comunità aperte, punto di riferimento per i problemi familiari ed educativi •  moltiplicare queste opportunità per trasmettere i valori All’interrogativo: Che fare? Padre Guccini dice: Mi pare che il nostro sia ancora il tempo del silenzio, dell’ascolto, della riflessione. Per ora non è il fare che conta, (continuiamo pure a fare quello che stiamo facendo), per ora conta capire quello che Dio vuole da noi. Non basta rispondere a questi interrogativi, il Signore nel dialogo interiore ci chiede una grande disponibilità a collaborare al piano di salvezza e, quando ha la certezza di questa nostra disponibilità, ci offre tutte le grazie necessarie per rendere presente Cristo nella vita dell’uomo d’oggi. Tutte siamo responsabili di questo annuncio, dalle più giovani alle meno giovani. Quando in noi vengono meno la giovinezza, lo slancio, le risorse umane e subentra il limite, c’è però la profondità della Fede: qui è la consegna e allora possiamo dire con S. Paolo: “quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor,127) per essere in ogni stagione della vita Profeti di Speranza, con la testimonianza che non è una parola, ma è la nostra vita vissuta con autenticità e fedeltà alla Consacrazione.

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lasciano tutto per seguirlo. “È quindi una scelta a causa di Cristo, non una scelta per fare qualcosa”. Perciò siamo quelle che hanno fatto di Gesù e del Vangelo la propria ragione di vita, l’unica ragione, una vita che può portare alla croce, vera elevazione senza appartenersi più perché ci si è consegnati a Cristo. La Professione ha perciò valore di offerta, di consegna. Dobbiamo vivere questa convinzione, custodirla, coltivarla perché dà consistenza e stabilità al nostro vivere. Il Signore non vuole altro da noi che il fermo desiderio del nostro stare con Lui. Il secondo interrogativo sempre posto da P. Guccini: “Che cosa è la vita consacrata oggi?” Nella prospettiva apostolica è una presenza da rinnovare, qualificando la propria vita umana e spirituale per essere presenze significative. Il nostro essere nella Chiesa ci deve far trovare strade nuove per essere vicine alla gente in questa società secolarizzata. I cristiani praticanti e no chiedono aiuto per ritrovare un fondamento solido alla vita di fede, chiedono risposte ai grandi problemi e noi non possiamo dare se non ciò che siamo. “Che cosa faremo?” È il terzo interrogativo. Abbiamo fatto tanto in questi decenni, “consumate” in problemi istituzionali, bisogna andare più in profondità: cercare la qualità della nostra vita perché manca la sufficiente esperienza di Dio, manca la presenza dello Spirito perché siamo soffocate dagli interessi


Percorsi di formazione

Toccare Gesù nel malato L

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unedì 7 marzo 2011 con la celebrazione eucaristica presieduta in serata da padre Jean ha avuto inizio la settimana di aggiornamento professionale e spirituale per le religiose infermiere e collaboratori laici, organizzata dall’USMI, al centro di spiritualità Mondo Migliore in Rocca di Papa presso Roma. Quest’anno il convegno ha avuto come tema la malattia di Alzheimer. Martedì 8, in mattinata abbiamo avuto il dono di una Lectio Divina alla luce del Vangelo di Mt. 5,25-34, precisamente sull’episodio della donna emorroissa. La Lectio svolta è stata una ricchezza profonda e nuova, propria della Parola di Dio, che ci ha portato a riflettere con la fede vera dà la forza di trasgredire la legge per incontrare Gesù. Gesù incontra l’uomo, lo tocca e lo guarisce, quindi incontrare Gesù è sempre una terapia sanante, Egli insegna a chi lo segue a fare altrettanto, a toccare il malato fino a sporcarsi le mani. Per questo ci siamo sentite operatrici sanitarie, stimolate ad essere strumenti di Gesù per alleviare la sofferenza e donare vita. L’impegno nel nostro quotidiano è quindi quello di toccare Gesù nell’ammalato. La giornata si è protratta accogliendo la relazione della dottoressa Flavia Caretta specialista al policlinico Gemelli nell’ambito gerontologico, geriatrico e fisiatrico che ha svolto il grande tema dell’Alzheimer: aspetti clinici e terapeutici. Ha evidenziato l’importanza di un approccio umano, professionale e spirituale per ridurre e a volte eliminare le terapie farmacologiche che portano a peggioramento dei sintomi ed un aumento della compromissione cognitiva. Il 9 marzo la relazione di Padre Arnaldo Pangrazzi, sacerdote camilliano, docente al Camillianum, dottore di teologia con specializzazione nella pastorale della salute; ha trattato il tema “Gestione delle perdite: percorsi costruttivi e negati” includendo in questi ultimi anche la perdita che subisce il congiunto di un malato di

le Suore partecipanti Mondo Migliore - Roma

Alzheimer, nel rendersi conto che il proprio caro, con la perdita di identità non è più la stessa persona conosciuta ed amata da tanti anni. Interessante è risultata anche l’esposizione del professor Massimo Petrini docente di Etica geriatrica e docente del Centro Promozione e Sviluppo dell’Assistenza giuridica alla facoltà di medicina e chirurgia “A. Gemelli” dottore in Teologia Pastorale della Salute e docente all’Istituto internazionale di Teologia pastorale sanitaria “Camillianum”. Il professore Petrini ci ha parlato degli aspetti etici e pastorali nell’assistenza al paziente portatore di Alzheimer, toccando punti davvero nevralgici delle problematiche dell’assistenza al paziente demente. Per quanto riguarda l’ultimo giorno di convegno, venerdì 11 marzo 2011, in mattinata abbiamo ascoltato la relazione del professore padre Luciano Sandrin sacerdote camilliano, preside del “Camillianum” che ha tenuto la conferenza sulla psicologia dell’invecchiamento. Ci ha illustrato con competenza e metodo la necessità per ogni individuo di riflettere ad ogni età sul cammino dell’invecchiamento, in modo positivo nella consapevolezza che in ogni età si perde qualche cosa acquistando altro. Specificando che l’invecchiamento è legato non solo all’età cronologica ma molto all’età biologica, psicologica, sociale. Padre Sandrin ha sottolineato l’importanza di prepararsi per tempo all’invecchiamento di se stessi per potersi prendere cura degli altri. Inoltre siamo fortemente invitate a stare bene noi operatrici sanitari, per aiutare gli altri dobbiamo curare la nostra salute psicofisica e spirituale per poter curare, per guarire e curare, per prendersi cura. Nel primo pomeriggio c’è stata la compilazione degli ECM e un momento di condivisione dell’esperienza vissuta in questi giorni, con gratitudine per tutto quello che abbiamo ricevuto in arricchimento sia a livello professionale che spirituale.


Frammenti di santità 19 marzo 1994 Carissima ti sono vicina nei giorni della tua malattia ed ho pregato tanto la Madonna per la tua guarigione. Ho sempre nel cuore il tempo trascorso insieme a Settignano in quella casa tanto cara alla nostra Famiglia Religiosa. So che stai bene, che il peggio è passato e che il Signore per ora non ti ha voluto prendere con se’. Fai tesoro del dono della vita e spendila con generosita’ per gli altri. I ragazzi e i giovani che vengono lassu’ a scuola hanno bisogno di affetto, di fiducia, di guida e io prego perche’ la nostra presenza fra loro li aiuti a crescere come persone oneste e libere. Anche tu prega per me! Ti abbraccio con tanto affetto

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Suor Gesuina Marinari passata alla casa del Padre il 27 gennaio 2009


In missione

La Parola di salvezza C

ome raggi di fulgore che danno vita all’universo, sono partiti dalla parrocchia di Nostra Signora Di Caacupé, periferia della grande Buenos Aires, 30 giovani missionari accompagnati da Suor Graziana Boniotti e da Suor Margarita Vidal di Villarino verso il Paraguay, paese limitrofo con l’Argentina per portare la parola di salvezza ai fratelli paraguaiani. Il Reverendo Don Facundo Berretta, responsabile della Missione di quella zona assetata del Signore, dopo una seria preparazione

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apostolica del gruppo, accettò l’invito del Vescovo diocesano e organizzò la missione di porta in porta, per 15 giorni consecutivi. L’entusiasmo apostolico e l’amore che ardeva nei loro cuori, hanno ravvivato la fede di quel popolo semplice e ha acceso lampade di speranza in centinaia di famiglie che l’attendevano con ansia. Ogni incontro vespertino era “una festa di nozze”, dopo un’ intensa giornata di fraternità e di pace. Il canto, l’ascolto della parola di Dio e la preghiera hanno unito centinaia di giovani, di adulti e di anziani intorno a Gesù Eucaristico, esposto sotto il manto di Maria Immacolata. Veramente la Santissima Vergine di Caacupè, da loro molto venerata e invocata, ha toccato il cuore di quel popolo povero e mite! I pellegrini mariani con la presenza di tanti giovani hanno manifestato in clima di pietà e di raccoglimento, l’amore per la Madre dell’umanità. Le adorazioni a Gesù Eucaristico sono state richiami solenni alla conversione e salvezza delle loro anime. Don Facundo raccomandò loro di mettere Dio al primo posto nella loro vita, di alimentare l’anima con il Santo Vangelo, leggendolo ogni giorno e che la Santa Messa fosse per loro il regalo della settimana. Inoltre spiegò l’importanza del Santo Rosario affinché Maria accompagni l’uomo e la donna in maniera discreta e tenera nella vita quotidiana, da Madre misericordiosa. Spiegò che la parola Rosario deriva da “rosa”. Parliamo dunque di una coro-


varca i confini con il cuore ardente di Suor Graziana e Suor Margarita Vidal Argentina

dei missionari venire al nostro incontro, per aprirci le porte del cuore e quelle delle loro umili abitazioni, erano per noi altrettante chiamate a donare la vita con generosità e senza riserve per i fratelli che camminano con le mani tese per chiedere aiuti materiali e spirituali. Grazie Signore per questa nuova chiamata alla tua sequela!

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na di rose che viene offerta a Maria e che Ella ci mette a disposizione per meditare insieme a lei i momenti fondamentali della vita del suo figlio Gesù con i Santi Misteri. Per noi Suore di Santa Marta è stata un’esperienza meravigliosa nel campo apostolico! Nell’osservare quei volti abbronzati e ruvidi, quelle mani e quei piedi scarniti e impolverati


In missione

Dicembre con i tuoi anno nuovo co O

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rmai siamo agli sgoccioli di un anno incominciato con la Festa dell’Unità Nazionale, almeno così tutti dicono, ad iniziare dal Presidente Napolitano e, come se tali celebrazioni non fossero state a iosa, ecco che il Conservatorio si mette in linea, per non rimanere indietro e partecipa a grandi eventi, come il megaconcerto nel Salone dei Cinquecento! Diciamo SALONE e non una piccola saletta d’aspetto! Infatti lunedì 19 dicembre Suor Cristina, dopo aver addirittura prenotato due “tramme” dell’Ataf, ci ha portato all’interno di Palazzo Vecchio, dove il Sindaco, gli Assessori hanno accolto festosamente gli Angiolini della Scuola Primaria e Secondaria con i rispettivi insegnanti. Non solo c’era un luccichio di addobbi natalizi con stelle di Natale a mo’ di albero, che arrivava fino al soffitto, quasi dovesse omaggiare le “historie antiche” della città di Fiorenza, ma anche il palco, dove gli alunni sono stati disposti, appariva agghindato come per le grandi occasioni comunali. Or-

sù dunque! Dietro le bacchette magiche del maestro Francesco Travisi e dell’insegnante di musica Ivana Galati le garrule vocine si sono esibite nei vari canti natalizi in italiano, latino, inglese e chi più ne ha più ne metta, allietando gli orecchi dei numerosi genitori intervenuti, delle alte sfere della Fondazione del Conservatorio e dei numerosi turisti che affollavano il Salone, tra cui un nutrito gruppo di giapponesi (udite udite!) che, nonostante il kimono e la katana, si inchinavano a destra e a manca, non sapendo se quella musica celestiale era rivolta alla loro presenza oppure a qualche stravagante ricorrenza occidentale! Dopo circa un’ora di canti, oggetto di ringraziamento da parte del Sindaco Matteo Renzi, la Scuola è stata omaggiata di un alberello natalizio con le lucine incorporate e i cantori sono risaliti sui due “tramme” che li hanno riportati, stanchi sì ma soddisfatti, al quotidiano impegno scolastico. Non contenta di tutto ciò, Suor Cristina “l’ha organizzato” per l’ultimo giorno di scuola,


dal Conservatorio Santa Maria degli Angeli

on chi vuoi Suore di Santa Marta, l’“Accoglienza”, diventi “un’icona” quotidiana da perseguire con fatica sì, ma anche con gioia, al fine di far parte degnamente di quella grande famiglia dove regna incontrastato l’Amore di Dio. Anno novo, vita nova! Infatti l’11 gennaio le classi Seconda e Terza della Scuola Secondaria di Primo Grado si recheranno con i rispettivi insegnanti a Pisa. Voi direte: “A fare icchè?” Ma un n’avete letto che è stata organizzata una mostra su Picasso? E quindi, armati di quaderni, penne, lapis e panini l’allegra brigata fiorentina, servendosi del treno, si recherà in quelle terre pisane, menzionate da Dante nella figura del Conte Ugolino, a vedere non solo la Torre della Fame ma anche la maestosa Piazza dei Miracoli, sperando che la Torre Pendente non decida di cadere sulla loro testa. E si scherza! L’avrete capito, vero? Dopodiché visitata la mostra, i vociferanti Angiolini con gli sfiniti insegnanti ritorneranno nelle loro ataviche magioni. Se un ci si dovesse più vedere né sentire lo staff augura a tutti voi lettori fedeli di: “Camminando con fede” un Buon Santo Natale, un Felice Anno Nuovo e una arzilla Befana! Bacini, bacini, bacini!

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giovedì 22 dicembre, una mattinata intensa che è iniziata con la celebrazione della Santa Messa presso la Basilica della Santissima Annunziata, gremita fino all’inverosimile non solo di tutti gli alunni della Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria, ma e soprattutto di genitori che volevano star vicini ai “loro” Gesù Bambini. Infatti la liturgia è stata animata da canti religiosi e natalizi molto partecipati, al termine dei quali Suor Gabriella ha guidato con la sua proverbiale competenza il coro dei piccoli dell’Infanzia, commuovendo fino alle lacrime i genitori ma soprattutto i nonni presenti. Ritornati a Scuola, l’Auditorium si è riempito di parenti e amici degli ormai esperti coristi della Santa Maria degli Angeli che, guidati dalle abili mani dei due maestri Ivana e Francesco, hanno riproposto, allietando le storiche mura conventuali, che tra poco saranno oggetto di un profondo e mistico silenzio, quei canti che tanto successo hanno conseguito nella magione del Palazzo Vecchio. Cori intervallati da un edificante racconto natalizio diviso in tre parti. Come se ciò non bastasse è stato, grazie all’iniziativa dell’insegnante di Arte, organizzata una gara dolcificante a base di pandoro oggetto di lavorazione scultorea da parte dei piccoli accompagnati dai rispettivi nonni, anche adottati per l’occasione. Alla fine della mattinata tutti i presenti si sono congratulati, dopo aver abbracciato i rispettivi figli e nipotini, con le Suore, con gli insegnanti che quotidianamente collaborano all’unisono affinché il Carisma della Congregazione delle


In missione

La ciurma

di Suor Rosalba Bernareggi Genova

alla ricerca del tesoro S

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ì… eravamo una grande ciurma, trentadue preadolescenti e cinque educatori alla ricerca del tesoro, di un grande tesoro: Dio e gli altri nella costruzione della comunione, sulla nave della vita. Genova è stata la località prescelta per questo “campo” di tre giorni di fine novembre. Alunni delle nostre scuole di Milano e del capoluogo ligure sono stati accolti dalla comunità delle Suore di Santa Marta. Con zaini, sacchi a pelo, stuoie, con urla esuberanti e gioiose… i ragazzi hanno riempito le camerate e i saloni dell’Istituto. Hanno poi fatto onore ai pranzi e alle cene, preparati con cura dalle suore e dalle signore. Sono state giornate davvero intense: celebrazioni eucaristiche, veglia di preghiera, giochi, attività di gruppo e, inoltre, la visita all’Acquario, al porto antico e al centro cittadino. Nella bella cattedrale di San Lorenzo, abbiamo avuto

“Soffierà soffierà il vento forte della vita soffierà sulle vele e le gonfierà di Te.” poi la gioia di partecipare alla Messa celebrata da Don Giacomo. Gli obiettivi prefissati? Condividere tempo, energie, creatività… ma soprattutto la propria fede, la Parola di Dio, il desiderio di entrare in relazione con il Signore e con gli altri: “tesori da trovare o da riscoprire”. “È stato bello! Mi sono divertita! È stata un’esperienza indimenticabile” sono le risonanze dei ragazzi al termine dell’avventura. “Mi è piaciuta in particolare la veglia!”. E ancora: “I giorni passati insieme sono stati fantastici. Grazie a Don Giacomo, a Suor Chiara, a Suor Rosalba, a Silvia, all’educatore Luca e a tutte le suore di Santa Marta della comunità di Genova che ci hanno permesso di vivere questa bellissima esperienza.” Al momento della partenza per la stazione, i saluti tra i ragazzi milanesi e quelli genovesi, insieme alle promesse di un futuro incontro, sembravano non finire… E la riflessione vola nel tempo: quando “il vento forte della vita soffierà sulle vele”, certi ricordi forse svaniranno, ma nel profondo dell’animo di ciascun ragazzo resterà sicuramente il desiderio di custodire, di intensificare l’amicizia con il Signore e con gli altri, come il messaggio proverbiale della Bibbia ha insegnato in questa esperienza: “Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro.” (Siracide 6,14)


palestra W “Tommaso Reggio” la nuova

di Suor Maria Pia Mucciaccio Vighizzolo di Cantù

inaugurata la tensostruttura che ospiterà la nuova palestra dell’Istituto Santa Marta

grande fiocco tricolore che si snodava in un lungo nastro su tutto il lato perimetrale della palestra.

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C

i sono avvenimenti e situazioni in cui rendere grazie a Dio e dargli lode diventa proprio inevitabile, perchè il grido prima ancora di affiorare sulle labbra si è già consumato nell’intimità più profonda. E in questo inno di ringraziamento si racchiude e si gusta pure tutta la bellezza e la meraviglia dell’evento! Mercoledì 23 novembre 2011 tutti gli alunni dell’Istituto Santa Marta di Vighizzolo di Cantù hanno condiviso un bellissimo momento segnato da due grandi eventi: •  l’inaugurazione della nuova palestra dedicata al Beato Tommaso Reggio, fondatore delle Suore di Santa Marta: •  la consegna delle borse di studio “Premio Tommaso Reggio” a quattro alunni meritevoli di riconoscimento: 2 bambini della classe quinta primaria e due ragazzi della classe terza scuola secondaria di primo grado. Alle ore 9.45 il grande cortile della scuola ha incominciato a serpeggiare di file di alunni che, classe per classe, guidati dai loro rispettivi insegnanti, confluivano verso l’entrata principale della tensostruttura… A custodire la porta centrale un


In missione Presenti il Parroco della Comunità Pastorale, don Carlo Carubelli, il Diacono, Antonio Rombo, insegnante di religione del Santa Marta, e un giornalista della stampa locale. Dopo un breve richiamo da parte della preside delle motivazioni che hanno portato alla costruzione di tale struttura, il parroco ha proceduto alla benedizione della palestra, a cui subito ha fatto seguito il beneaugurale taglio del nastro. Lo speaker ha convogliato tutte le suore presenti nel cortile a porsi lungo il nastro tricolore e ha invitato la suora prescelta come madrina della tensostruttura, suor Lucia Llanca, ad effettuare il classico taglio del tricolore. Al taglio deciso della coordinatrice della scuola primaria ha corrisposto immediatamente un’esplosione di gioia da parte di tutti i bambini e ragazzi che in un’atmosfera proprio del tutto speciale hanno sovrastato con la loro

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quella dello speaker che nel frattempo cercava di invitarli ad entrare nella nuova palestra in modo ordinato per un momento di preghiera in ricordo dell’anniversario di morte del Beato Tommaso Reggio. Così, dopo alcuni minuti di ricomposizione ordinata e attenta dell’assemblea, ha avuto inizio un momento di preghiera caratterizzato dal file rouge della santità del Beato: Voglio proprio farmi santo! All’ascolto di alcuni stralci degli scritti del Beato ha fatto eco da parte dell’assemblea un ritornello di richiesta e di buon auspicio per ciascuno a percorrere le vie della santità, proprio come mons. Reggio: RENDICI SANTI SIGNORE PERCHé TU SEI SANTO! L’augurio è stato rivolto ad ogni alunno/educatore presente: Anche tu… come il Beato Tommaso Reggio, come tanti santi che hanno annunciato a tutte le persone del loro tempo e


Poi, al termine della cerimonia semplice ma intrisa di commozione, da un’altra porta della tensostruttura si rimette in moto il grande “serpentone” degli alunni in fila che si sparpagliano liberi e gioiosi nel cortile per consumare tutti in allegria un bel panino con la nutella! Che bello il Santa Marta!

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testimoniato con la vita quello che lo Spirito dava loro modo di esprimere… anche tu puoi fare lo stesso… E le persone a te vicine a cui portare l’annuncio sono i familiari, gli amici, i conoscenti… Non c’è bisogno di migliaia o milioni di persone che ti applaudono. Vivi da santo la tua vocazione alla santità.


Palestra

“Tommaso Reggio�

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In missione

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O Padre, che nel disegno della tua provvidenza hai chiamato Tommaso Reggio a fondare le Suore di S. Marta che oggi prestano il loro servizio educativo anche in questa nostra realtà canturina, dona a noi di accogliere e di custodire sempre la memoria e l’eredità del beato Tommaso Reggio, perché educati ad una fede salda diventiamo annunciatori della tua Persona e manifestiamo nel mondo le meraviglie del tuo amore. Te lo chiediamo per intercessione del Beato Tommaso Reggio e in nome di tuo Figlio Gesù. Amen!


In missione

Accendi una stella... su Borghetto Vara I

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l clima natalizio non è ancora svanito e nel nostro cuore risuonano gli echi delle musiche e dei canti, mentre rivediamo gli occhi sgranati dei bambini che, rivestiti di costumi natalizi, soprattutto angeli e stelle, sono davanti a noi sul palco d’occasione per trasmetterci il messaggio vero del Natale! Il ricordo più vivo è quello degli alunni di terza media che, ispirandosi liberamente al Piccolo Principe di Saint Exupery, vanno alla ricerca di un posto dove vivere liberi e felici. Sul loro cammino, guidato da una stella, incontrano alcuni personaggi nelle situazioni più comuni che viviamo quotidianamente: condizionamenti sociali, ricerca esagerata della ricchezza, mancanza di tempo per vivere le relazioni, culto della propria persona. Finalmente, accolti dall’angelo, trovano il posto ideale in cui fermarsi: una capanna dove l’angelo li invita a sostare e dove la stella li guida verso la Santa Famiglia di Gesù. Egli con le braccine aperte accoglie tutti e invita a rimanere vicino a Lui per ricevere pace, libertà, tempo e soprattutto amore, tanto amore

di Suor Alessandra Fabrucci

Chiavari

per Lui, che è venuto sulla terra per stare con noi e amore per i nostri fratelli che sono l’immagine della sua presenza in mezzo a noi. I canti che hanno accompagnato la scoperta della capanna “il cammino della stella” e la contemplazione del mistero natalizio “gli occhi di Maria” diretti dal professor Roberto Salsedo sono stati eseguiti con tanta partecipazione e precisione dagli alunni della scuola media, e per la sala sono corsi brividi intensi di commozione! Non poteva mancare, in questo contesto, la bella iniziativa di solidarietà che abbiamo chiamato: “Accendi un stella per Borghetto Vara”. Questo paese in provincia di La Spezia, particolarmente colpito dall’alluvione di fine ottobre, è stato scelto dalla nostra Scuola per dare un aiuto concreto alla popolazione, specialmente ai bambini e ai giovanissimi, che tutto hanno perso in questa calamità. Era presente la sera del 16 dicembre il giovane parroco di Borghetto che, con parole semplici ma significative, ha descritto il vissuto dei giorni tristi e ha collegato con la gioia del Natale la speranza della ripresa e la riconoscenza per i gesti di fratellanza e di aiuto propri dell’insegnamento e dello spirito del Natale. Vicini a Gesù, seguendo la Sua parola e il Suo esempio, davvero tutti troviamo il nostro posto in questa società che ha tanto bisogno di segni forti di amicizia, di condivisione e di amore.


Grazie!

di Don Tommaso Fasoli

Borghetto di Vara

R

everenda Madre, La ringrazio di cuore per il generoso contributo che l’Istituto Scolastico Santa Marta di Chiavari ha voluto destinare al ripristino delle strutture della parrocchia di San Carlo Borromeo qui a Borghetto Vara, danneggiate a seguito dell’alluvione dello scorso 25 ottobre.

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Sono rimasto molto colpito dalla bravura dei vostri allievi nella serata del 16 dicembre e dall’impegno che avete profuso per “accendere una stella su Borghetto Vara”. La stella che avete donato alla parrocchia campeggia sull’oratorio e veramente dà una luce di speranza, riflettendo la luce di Colui che è l’unica speranza del mondo.

Grazie alla vostra offerta di € 6.260,48 la parrocchia potrà concludere i lavori di ripristino di alcune strutture ed in particolare del salone parrocchiale, che svolge una funzione non solamente formativa spirituale per i ragazzi che lo frequentano per l’attività dell’oratorio, ma è sociale in quanto unico ambiente al chiuso attualmente presente a Borghetto, presso il quale svolgere attività cittadine (ad esempio la festa di Natale per i ragazzi delle scuole, una cena comunitaria per la vigilia di Natale). Mentre esprimo la mia personale gratitudine, mi faccio portavoce del “grazie” dei ragazzi e delle famiglie di Borghetto, e auguro a Lei, alle consorelle, e ai ragazzi e famiglie della vostra scuola ogni vero e desiderato bene nel Signore.


In missione

Corsa ai buoni sentimenti

da Ventimiglia

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nche quest’anno in un batter d’occhio siamo arrivati a Dicembre! Il mese più magico e laborioso dell’anno dove grandi e piccini si prodigano per fare in modo che il 25 sia un giorno davvero speciale, dove ci si ritrova tutti uniti per far festa, ma anche un momento di riflessione, di preghiera, di pace! In un mondo dove tutto è materiale ci si scorda troppo in fretta del significato vero del Natale, del suo valore Cristiano della condivisione. Lo spettacolo che i nostri bimbi hanno messo in scena ha voluto proprio far comprendere alla nostra generazione di genitori, che una volta si aveva molto meno ma si era capaci di gioire di quel poco e lo si condivideva con tutti. Con canti e balli hanno rievocato il passato e a legare ogni passaggio il monologo di una nonna, interpretata da una bimba di quinta, che cercava di far capire ai suoi nipotini che una volta i bambini non ricevevano molti giochi ma aspettavano comun-

que quel giorno con impazienza perchè si riuniva tutta la famiglia, si mangiavano cose che non si vedevano in giorni normali e anche un mandarino o un cioccolatino erano il simbolo della festa. Sono stati bravissimi! Penso che ognuno di noi, uscendo dal teatro, abbia portato con sè un piccolo grande insegnamento. Ho deciso che questo Natale sarebbe stato all’insegna della serenità e così è stato non abbiamo speso una fortuna in regali, quest’anno la nostra corsa è stata solo per i buoni sentimenti!


Auguri ventimigliesi

da Scuola dell’Infanzia

stume sarà sul prossimo biglietto di auguri natalizi che invierà alla popolazione. Grande onore, quindi, gioia e applausi a non finire, per questo momento così intenso e significativo.

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N

ella bella ricorrenza del Natale, i bimbi della scuola dell’Infanzia di Ventimiglia hanno trovato un modo originale di porgere gli auguri ai genitori, alle autorità e a tutta la popolazione, presentandosi vestiti con costumi ventimigliesi e facendo una bella carrellata di canti popolari. L’ultimo di questi, “Tu scendi dalle stelle” è stato eseguito addirittura in dialetto ventimigliese, insieme ad una bella poesia, suscitando la meraviglia e la commozione di tutti i presenti. Il sindaco, dott. Gaetano Scullino, ringraziando i bambini e la scuola, ricambiando gli auguri a tutti i presenti, ha annunciato pubblicamente che l’immagine dei bambini in co-

Ventimiglia


In missione

Dove l’accoglienza L’

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obbedienza trapianta le persone e le mette in nuove situazioni dove ci si può sentire come piante sradicate in terra nuova, piante che devono “attecchire” presto per fiorire e portar frutto. Trovarmi a Viciomaggio è un’esperienza nuova e diversa da tutte le altre per la complessità dell’opera e per come viene vissuto il nostro carisma. Si, l’Istituto “Medaglia Miracolosa” è la casa dell’accoglienza vissuta, donata e partecipata dalle suore e dagli operatori, a tutti i livelli, giusto come il nostro Padre Fondatore Beato Tommaso Reggio ci vuole impegnate con: “la capacità di servire e di accogliere ogni uomo, in ogni tempo, in ogni necessità”. E ancora: “Servire è intuire il bisogno, anzi prevenirlo; servire è accogliere ogni uomo con tutta la nostra attenzione”. Il mio apprezzamento è grande per le persone qualificate che nel nostro ambiente, lavorano con grande competenza e tensione operativa e mi stupisco… perchè tutti i giorni, il carisma delle suore di Santa Marta è vissuto anche dagli operatori con prontezza e competenza in ogni punto dove la necessità chiama e chiede il servizio di una fraternità generosa. La relazione con chi viene a noi si svolge su diversi fronti con le attività socio-sanitarie nel campo della Fisioterapia, Neuropsichiatria, Fisiatria e Psicologia. In ogni settore di quest’opera, con spazi e servizi adeguati

all’accoglienza, ci si può imbattere in gesti di solidarietà che promuovono e aiutano la vita. È bellissimo trovarsi, di passaggio, nel corridoio del CENTRO SOCIO SANITARIO “Beato Tommaso Reggio” ben equipaggiato di ambienti funzionali, dentro cui avvengono miracoli quotidiani di vita. All’ingresso c’è una dicitura eloquente: “QUESTO È LO SPAZIO DOVE PENSARE DIVENTA UN’ARTE, UN LUOGO DOVE LE PICCOLE COSE DIVENTANO GRANDI EMOZIONI”. Questo Centro è una palestra di grandi dinamiche relazionali svolte in ambienti diversificati e funzionali come terapie di recupero e di sviluppo per valorizzare ed ottimizzare anche le più piccole risorse di ciascuno. C’è la “SALA DEI COLORI E DEI SUONI”, “LA SALA DEI SAPORI E DEI PROFUMI” ,”LA SALA DEL MOVIMENTO E DEL CONTATTO”, “LA SALA DEL RIPOSO E DEL CALORE”. In queste sale le attività sono organizzate fin nei minimi particolari e vengono svolte con


è

grande competenza e collaborazione. I risultati sono tangibili e commoventi: un sorriso abbozzato sul viso; un lieve miglioramento nei movimenti… Alle pareti, lungo il cammino è visibile la documentazione: i molti lavori realizzati, le uscite terapeutiche al maneggio… al mercato… nella fattoria… e in tutti gli ambienti dove viene stimolata l’attenzione e la possibilità creativa di ciascuno. È un CENTRO RIABILITATIVO DI VITA giustamente come lo ha definito Giovanni Paolo II: “Il servizio del Centro Riabilitativo delle Suore di S. Marta è uno dei campi più importanti di apostolato per la promozione umana e cristiana della persona e della società… Riconoscendo e promuovendo la dignità ed i diritti delle persone disabili, noi riconosciamo

di Suor Cornelia Macina

Viciomaggio

e promuoviamo la nostra stessa dignità ed i nostri stessi diritti”. Pur essendo vissuta fino ad ora in Case piene di lavoro apostolico multiplo ed esigente, non avrei mai immaginato di trovarmi immersa in una realtà di sofferenza e di vita così coinvolgente che m’interpella e mi tocca il cuore. Credo di poter affermare che l’accoglienza, il nostro carisma di suore di S. Marta, qui è esplicitamente praticato in tantissime occasioni spicciole, con modalità diverse dalle altre case. Questa nostra Istituzione ha un preciso ruolo nella storia e nella geografia della Congregazione: è una casa con necessità complesse dove noi suore, in collaborazione con gli operatori sanitari, gli insegnanti e tutto il personale, possiamo essere “Dono” ad ogni istante e in ogni angolo dell’Istituto. Noi non abbiamo il potere di annullare la sofferenza, ma siamo preposte qui ad essere samaritane gentili e compassionevoli, sempre e con tutti. Nella Scuola, come altrove, la didattica e la formazione richiedono competenza, professionalità e sensibilità attenta per tutti gli alunni, soprattutto per chi non ce la fa… Così, la mia attenzione educativa come suora di S. Marta che era sempre andata dalla Casa alla Scuola e alla Parrocchia, con tante attività giuste, accordate insie-

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...sinfonia


In missione

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me per il buon andamento didattico e formativo degli alunni, in questa nuova situazione si trova a fare i conti con una realtà formativa del tutto nuova. Infatti, la scuola primaria, composta da un team di docenti, affiancato da specialisti, è aperta all’accoglienza, nella quale ogni bambino, senza distinzione, può sentirsi accettato così come è ed invitato a partecipare ad una relazione educativa insieme a tutti gli altri alunni sensibilizzati ai bisogni dell’altro. Questo coinvolge anche i genitori che condividono in pieno gli obiettivi portanti dell’Istituto. La portata spirituale, formativa e apostolica di questa integrazione è immensa e richiede aggiornamento continuo delle proprie capacità per trovare in se stessi risorse sempre più adeguate, creatività e competenza. Una cosa molto bella vissuta in questi mesi

è stata la collaborazione con le insegnanti della scuola dell’Infanzia: un carosello di incontri pieni di canti e di allegria che hanno fruttato una partecipazione corale alla S. Messa di Natale durante la quale a cori alterni, tutti gli alunni hanno dato il meglio di sé per un messaggio di gioia ai loro familiari e a tutti noi. Tra tutto il “bello” che vedo e tocco da vicino, mi piace esprimere il sentimento di apprezzamento che si riassume nel “GRAZIE”. La speranza e l’augurio per il nuovo anno è nelle mani del Signore per il prosieguo di ogni attività e nella crescita di ogni persona che lavora al Centro Riabilitativo, per essere sempre meglio casa ospitale per tutti dove Gesù viene accolto senza distinzioni o pregiudizi, con competenza terapeutica, bontà e amore.


Un anno favoloso nche la scuola materna “Don Andrea Bay” di Puria in Valsolda ha iniziato l’anno scolastico e la mia bambina quest’anno fa parte del gruppo dei “grandi” e lei per questo si sente importante. Fino ad ora ha passato due anni molto significativi per la sua crescita grazie a suor Amelia, suor Luigia e suor Filippina le quali, con la loro amorevolezza, professionalità e passione seguono i nostri bambini ed io come mamma mi sento tranquilla ed orgogliosa. Oltre al programma scolastico, riescono a gestire ottimamente la scuola, coinvolgendo anche le famiglie. L’anno scolastico appena trascorso è stato molto intenso e favoloso. Si è iniziato con la raccolta delle castagne a ottobre. Sono poi arrivati i burattini a raccontare le storie. È arrivata anche Valeria una fantastica cantastorie la quale ha incantato tutti quanti. A dicembre è stata celebrata una Santa Messa dedicata al S. Natale con la partecipazione dei

Puria Valsoda

genitori e con l’intrattenimento dei bambini con le loro canzoni. È arrivato Babbo Natale alla scuola con dolci e tante raccomandazioni. La recita di Natale ha scaldato tutti i nostri cuori facendo apprezzare questo magico giorno. A marzo i bambini con i genitori hanno sfilato per le vie del paese per festeggiare il Carnevale. La festa della mamma è stata ricordata in chiesa con i bambini ed i loro genitori regalando poesie e filastrocche. La recita a maggio è stata un successone sia per la bravura dei bambini sia per la numerosa partecipazione degli adulti. Ci sono state anche delle piccole gite nel territorio, una al Santuario della Caravina in Valsolda, una alla casa di riposo per gli anziani a Porlezza e sempre a Porlezza un’uscita al maneggio dei cavalli con galoppata dei bambini. Sicura che anche quest’anno ci sarà da lavorare e da divertirci, auguro alle nostre care suore a nome di tutti i genitori, un buon lavoro! 39 Camminando con fede 3/2011

A

una mamma


In missione di Chiara e Roberto

Insieme alla Scuola dell’Infanzia “Sacra Famiglia” Novate Milanese

L

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a mattinata, in casa, inizia con un certo fermento. Sono ormai alcuni giorni che stiamo “caricando le bimbe Alice e Martina, di 3 e 2 anni, per prepararle a questa giornata speciale: LA GIORNATA DELLA CONDIVISIONE DELLA SCUOLA MATERNA. Siamo pronti. Passiamo a prendere la nonna e andiamo alla S. Messa dove si trovano tutte le altre famiglie dei compagni di Alice, per iniziare la prima condivisione con Colui che ha condiviso tutto con noi. Finita la messa ci spostiamo con i bambini e genitori nel cortile della scuola adiacente alla Chiesa, in attesa del pranzo. La bella giornata di sole invita i bambini a lanciarsi tra gli scivoli e fare le corse fra un gioco e l’altro. Finalmente si va a pranzo! Complice l’ottima pasta al ragù, preparata dai cuochi dell’oratorio e della scuola; le torte salate e tante altre pietanze squisite preparate dalla mamme, il pranzo trascorre piacevolmente e i piatti si svuotano rapidamente senza capricci. Nel pomeriggio le maestre e i ragazzi dell’oratorio hanno preparato un gioco nel cortile della scuola materna coinvolgendo subito i bambini a partecipare con entusiasmo ed i grandi con uguale coinvolgimento a schierarsi nella “curva” dei tifosi. Al termine, il parroco ci ha fatto disporre tutti su un ampio cerchio che occupava tutto il cortile e ci ha spezzato ancora una volta quelle parole evangeliche che sanno scendere in profondità e dare senso a tutto ciò che si vive: “amatevi come io vi ho amato”, “lasciate che i piccoli vengano a me”. Ci ha ricordato inoltre, l’anno speciale che la Chiesa ci chiama a vivere che è rivolto proprio alla Famiglia. “Domenica e poi… lunedì”. Dopo queste bre-

vi riflessioni ma saporite come chicchi di sale, abbiamo saltato il cerchio stringendoci le mani, elevando lo sguardo e l’anima al cielo e pronunciando l preghiera condotta da don Marcello ed accogliendo grandi e piccoli con commozione, la benedizione da lui impartita. Prima del congedo finale, nell’angolo dell’oratorio per scaldarci un po’ di più, ci aspettavano le caldarroste ed un ottimo bicchiere di vin brulè. È stata la nostra prima giornata di condivisione e a dire il vero, in partenza, avevamo qualche perplessità: Alice fa i capricci a mangiare, Martina è piccola e si annoia, poi al pomeriggio dorme… Beh la giornata è volata e tutto è andato nel migliore dei modi, le bimbe si sono divertite e per noi genitori è stata l’occasione per rilassarci (sì, rilassarci) un po’ per conoscere gli altri genitori. Abbiamo potuto condividere non solo una fetta di torta o un piatto di pasta, ma soprattutto esperienze riguardo a gioie e difficoltà familiari gettando le basi di amicizie che speriamo, crescano e maturino nei prossimi 3 anni ed oltre. Ah…! Dimenticavamo, tutto questo è stato possibile grazie alle nostre Suore, a don Marcello, ai ragazzi dell’Oratorio, ai cuochi e alle attivissime mamme.


Carissimo Presidente,

da Scuola dell’Infanzia Santa Marta Querceto - Firenze

Siamo i bambini della Scuola Santa Marta di Querceto; come tutti i veri italiani anche noi abbiamo voluto fare qualcosa per i festeggiamenti dei 150 anni dell’“UNITà d’ITALIA”. Sappiamo che ci sono state e ci saranno mille manifestazioni di tutti i tipi, con cortei,comizi e trasmissioni pubbliche. Nel nostro piccolo abbiamo fatto una cosa grande, perché abbiamo pregato ed affidato l’Italia alla Madonna, affinchè la protegga e aiuti tutti ad essere buoni. Le mandiamo le foto della Corona del Rosario che abbiamo fatto volare nei nostri cieli… La direzione e il suo arrivo da qualche parte non ci è stato ancora comunicato; l’importante è che rechi un messaggio di pace nel nostro stupendo Paese. Siamo piccoli, ma abbiamo la forza per gridare “VIVA L’ITALIA”!

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Un bacione da tutti i bambini, dalle Suore, dalle insegnanti e da tutto il personale che collabora con noi e ci aiuta ad essere veri italiani.


In missione

“Sbandieratori e Q

uest’anno la nostra meta è una fattoria didattica sulle alture di Genova. Ed ecco che arriva la primavera! Che bello! Con l’allungarsi delle giornate siamo tutti più attivi, più felici e, a scuola…? cosa succede? Quanto fermento, quante cose bollono in pentola! Ma tutti siamo stati bambini e questo, dopo Natale è il periodo dell’anno che preferiamo. Per prima cosa c’è la gita scolastica, è fantastico, un giorno di scuola dove nello zaino invece dei libri ci sono i panini, ma soprattutto ci si sente più grandi perché si parte senza mamma e papà, un’avventura tutta da raccontare al ritorno, la sera. Quest’anno la nostra meta è una fattoria didattica sulle alture di Genova. Al nostro arrivo veniamo accolti dal proprietario della piccola azienda che ci mostra per prima cosa le mucche liguri, razza che si differenzia dal-

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le altre perché fisicamente più piccola e più agile, in quanto il territorio ligure, rispetto ad altri, è piuttosto impervio, difficilmente esistono distese di prati. Troviamo dei cavallini mignon talmente piccoli da sembrare cani; molti bambini non riescono a credere che esistano cavalli di questa taglia. Ma il bello arriva quando il pastore annuncia che andremo a mungere le caprette. Tutti abbiamo provato a mungere, cosa per niente semplice, qualcuno più coraggioso ha anche assaggiato il latte direttamente dalle mammelle; sensazioni uniche per noi adulti, ma anche per questi bambini moderni che il latte lo vedono uscire dalla bottiglia. Vederlo produrre dal vivo ha tutto un altro gusto! Ma le sorprese non sono finite, gli asinelli ci vengono incontro per farsi accarezzare, in un angolo mamma scrofa accudisce i suoi maialini; un bellissimo pavone si fa ammirare da


un ramo di un albero. Ci sono i tacchini un po’ meno belli e poi bambi e i suoi fratelli. Il latte munto deve essere trasformato in formaggio quindi tutti all’opera! Il pastore spiega tutti i passaggi richiesti in modo molto semplice, poi a turno ognuno fa il proprio formaggino, che viene inscatolato e portato con orgoglio a casa dove verrà mangiato con mamma e papà, che bontà! Passata la gita è il momento della recita. Il tema di quest’anno è: “I 150 anni dell’unità d’Italia”. Nella nostra scuola, con il consenso delle suore e delle insegnanti abbiamo fondato il comitato per le feste; siamo un gruppo di genitori che ama partecipare alla vita scolastica e ci impegniamo a dare il nostro aiuto nell’organizzare gli eventi più importanti e le varie feste. Da due anni a questa parte abbiamo deciso di metterci in gioco anche noi perchè così facendo ci siamo resi conto che i bambini più timidi e forse meno interessati a mettersi in mostra, vedendo i genitori divertirsi ed impegnarsi trovano una motivazione in più per fare del loro meglio. La recita è stata emozionante perché i bambini dalla prima alla quinta si sono cimentati in

Ventimiglia

balli popolari tipici dal nord al sud Italia; sono stati carinissimi e tutti molto impegnati, fieri della loro Italia. Ma vederli con le bandierine in mano, cantare solennemente l’Inno Nazionale è stato il momento più toccante e tutto il pubblico, compreso il nostro Sindaco, che ha assistito a tutto lo spettacolo, si è alzato in piedi e ha cantato con i bambini in un unico coro fantastico! Sorpresa nelle sorprese i nostri bambini hanno dato dimostrazione della loro abilità di sbandieratori: Per tutto il secondo quadrimestre un laboratorio di “sbandieratori e tamburini” è stato svolto a scuola per non dimenticare tradizioni che sono presenti nella nostra città ma che rischiano di essere dimenticate o abbandonate per mancanza di giovani leve. I bambini sono stati così entusiasti che il gruppo di Ventimiglia ha deciso di continuare la preparazione di questi piccoli sbandieranti in erba e magari se riusciamo li porteremo anche ai Campionati Nazionali che si svolgono ogni anno a Settembre!

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tamburini”

di mamma Cristina


In missione

Insieme orientati

di Giovanna Cometto Spada

dalla stella verso il Natale C

ome ogni anno, nella settimana che precede il Santo Natale, si è ripetuto un appuntamento che non manca mai da parte dei bambini e delle insegnanti della Scuola dell’Infanzia di Madonna dell’Olmo: la rappresentazione natalizia dal titolo “Insieme orientati dalla Stella verso il Natale”. E, infatti, tutti ordinatamente schierati, con grande effetto scenico, intorno alla capanna a grandezza naturale che è stata allestita nel presbiterio della chiesa parrocchiale, i piccoli attori hanno dato vita alla storia più coinvolgente dell’anno. Con il canto “Natale sarà” hanno trasmesso ai numerosissimi spettatori la sensazione struggente dell’attesa, con gli angeli che aspettano Gesù. Poi si è dipanata la storia, con l’intervento delle stelline, che hanno seguito la scia luminosa della Stella Cometa. Intanto gli an-

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geli annunciavano a Maria e Giuseppe l’evento meraviglioso che li coinvolgerà e poi incitano i pastori a seguire la luce della stella e a portare al piccolo Gesù il loro amore, unica ricchezza che Egli desidera. La missione della Stella intanto continua, fino a guidare all’umile rifugio anche i “grandi sapienti”, giunti dall’oriente, per riconoscere in Gesù colui che porta l’amore e la pace a tutti. Dopo i dialoghi, scanditi dalle vocine dei piccoli interpreti, dopo il muoversi attento e composto sul palcoscenico per dare corpo alla scena della natività, dopo i canti che hanno sottolineato i passaggi più importanti, ecco gli auguri finali a tutti, riassunti in una poesia e nel canto Jingle Bells, per sottolineare che il Natale ogni anno ci ricorda che tutti dobbiamo volerci bene e che Gesù è nato proprio per questo!


Pagine aperte

Roggiano si risveglia...

di suor Melania Maffioletti Roggiano

I

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dagli uomini di Brissago onde sorreggere senza pericolo l’imponente statua della Madonna del Rosario. È fatica salire, ma nessuno cede… si contendono il portare la loro Madonna mentre la musica della banda dà il ritmo cadenzato dell’andare pacato, soffuso di silenzio e preghiera alla dolce Madre di Dio. Aria pura, cielo serenissimo, voglia di vivacizzare la vita dell’uomo di oggi troppo soffocata da preoccupazioni quotidiane che impediscono all’animo di vivere la gioia e la serenità per ogni dono ricevuto dal Signore. Le feste lasciano un segno: il respiro del mio paese.

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l mese di ottobre, con le sue sorprendenti giornate, ha regalato le Feste Patronali delle Comunità parrocchiali di Roggiano e Brissago con cielo e sole caldo, splendido, sì che il cuore degli abitanti di questi silenziosi paesi si è aperto come fiori di giardino, riempiendosi di gioiosa partecipazione ad ogni iniziativa sia religiosa che sociale. Il Rev.do Parroco don Gianpiero con grande entusiasmo caldeggia lo schiodarsi dalle case perché la gente di ogni età si ritrovi a rinvigorire le importanti tradizioni, dimenticate col passare del tempo. È stata una vera bellezza partecipare alla Festa di S. Donnino patrono della Chiesa di Roggiano costruita nel XVI secolo. Viene esaltata la figura del Martire poco conosciuta dai giovani che con gioia assistono alla festosa fiammata del pallone, simbolo del consumarsi per Cristo e per la Sua Chiesa. È silenzio di vespro ma nel cuore corrono i ricordi delle persone che non sono più tra noi ma che richiamano la semplicità dei tempi vissuti con coerente fede. Non meno commovente camminare per ripide salite durante la solenne processione della Madonna del Rosario fra case coperte da pini e castagni, grossi alberi di larici dai colori pittoreschi mentre nel cuore ti arriva lo scricchiolio dei bracci legnosi e robusti preparati


Pagine aperte

Amici di Betania S

iamo noi, quelli che alla parola “facciamo qualcosa insieme?” siamo sempre pronti a dire sì. Siamo gli “amici di Betania” quelli per i quali conta poco il perché ma tanto lo stare insieme e condividere. Siamo diversi. Chi impetuoso e chi calmo, chi chiacchierone e chi riflessivo ma siamo ugualmente uniti da un’amicizia sincera e senza vincoli, uno di quei sentimenti che una volta provati, non si rinuncia a far propri. E così le suore di Santa Marta ci hanno chiamati a costruire con loro

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“Betania” il luogo dell’accoglienza e dell’ascolto, della riflessione e dell’amore, della preghiera e del raccoglimento, vivendo con loro quell’esperienza che in epoche lontane hanno vissuto Lazzaro, Marta e Maria, gli amici di Gesù. Anch’essi come noi, erano diversi fra loro ma tutti accomunati dalla fede e dall’amore per il Figlio di Dio, quell’uomo semplice mandato sulla Terra dal Padre per diffondere la Sua Parola: Carità, Amore, Fratellanza, Fede. Anche noi come allora Lazzaro, Marta e Maria abbiamo bisogno di una guida che ci aiuti alla riflessione e così è stato Don Luca Salomone, sempre pronto a diffondere con gioia


un’amica di Betania Ventimiglia

intanto nel nostro piccolo cerchiamo di fare l’un per l’altro ciò che Gesù ha lasciato come insegnamento all’uomo: ci rispettiamo, ci aiutiamo, ci consoliamo, ci ascoltiamo. Una grande riflessione è emersa grazie ad un personaggio come Giuda che, accecato dall’avidità, spinge Gesù a dare un messaggio unico che ognuno di noi dovrebbe raccogliere e tenere ben impresso in ogni momento della giornata e della vita: “I poveri ci sono sempre, io sono qui solo ora”. Ascoltiamo questa frase dentro di noi e rapportiamola alla nostra vita: oggi ci siamo, oggi ci sono i nostri cari e i nostri amici, oggi c’è la nostra famiglia; prendiamo tutto ciò che c’è di buono negli altri e in noi e adoperiamoci per trasformare tutto ciò che c’è di brutto in qualcosa di migliore per noi stessi e per gli altri. Viviamo e viviamo rispettando noi e la nostra vita e insegniamolo ai nostri figli: perché tutti possiamo vivere bene ascoltando la Parola di Gesù.

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lo spirito di Gesù e la Sua Parola, a tenere le redini di questo nostro primo incontro. È stato il sacerdote che ci ha portato a chiedere chi fosse Gesù, facendoci scoprire quanto fosse difficile esprimere in poche parole la grandezza di un sentimento tanto profondo e inesplicabile se non con la Fede. Il relatore ci ha fatto scoprire la figura di Maria quale donna di grande Fede capace di onorare e dimostrare dinnanzi a tutti il Suo amore per Gesù e la sua grandezza, riconoscendo in Lui il vero spirito dell’umanità. Abbiamo scoperto Maria donna dell’ascolto, quell’ascolto di cui molti di noi hanno perduto la capacità; Maria donna sincera e leale, sincerità e lealtà che spesso oggi non sono tra le nostre qualità. È stato un momento bellissimo in cui davvero ci siamo sentiti tutti parte di un’unica casa: quella di Gesù. Ce ne saranno altri di incontri, speriamo tanti e speriamo di crescere. Noi


Pagine aperte di Achille, un amico

Attorno all’altare

Roggiano

una corona di consorelle N

el silenzio palpitante della loro bella ed accogliente chiesetta, accanto alla statua sorridente di Maria Bambina “Regina Angelorum”, con voce unanime ed orante hanno rinnovato i voti della loro professione in occasione del 133° anniversario della fondazione della loro Congregazione. Il nostro sguardo si posava emozionato su ciascuna di loro per capire e comprendere il segreto di tanta dedizione. Semplicemente e mirabilmente il loro cammino religioso è iniziato con una risposta affermativa e incon-

dizionata alla Sua chiamata imperiosa e sponsale. Al termine della funzione eucaristica si è innalzato il canto alla Madonna Nera di Czestochowa, che avremmo voluto echeggiasse all’infinito nel nostro cuore: “è dolce esser Tuo figlio”. Abbiamo infine incrociato i loro sguardi sereni, i loro sorrisi discreti, i loro gesti di spontanea amicizia, che ci hanno accompagnato nella loro calorosa accoglienza. Questo “volo” d’anime, come voluto dal Beato Tommaso Reggio, giunto da ogni parte d’Italia e da molto molto lontano, si è posato nel nostro sperduto Roggiano.

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Ci chiediamo: “quale merito abbiamo avuto per godere di un così grande dono della loro presenza tra di noi?”. Umilmente riconoscenti ringraziamo la Divina Provvidenza.


Roma 11 novembre 1961 - Paderno 11 novembre 2011

in un contesto tutto particolare P

er un’ora la sala civica di Paderno si è trasformata in un “Piccolo cenacolo” nel quale si è consumato il sacrificio Eucaristico, in occasione del 50° di Professione Religiosa di suor Leonarda Maggiori.

(1Tes,5-16)

di Suor Leonarda

Protagonisti e animatori di tale straordinario avvenimento i piccoli della scuola dell’Infanzia “Conti Oldofredi” e gli anziani della “casa albergo fratelli Zini”. Una celebrazione Eucaristica intima, sentita e solenne ha rinnovato la fede dei presenti, lo spirito e la gioia di essere dono di Dio e per Dio ha ravvivato il nostro sentimento di lode e di ringraziamento per il dono della sua fedeltà.

Signore Gesù, vorrei amare fino alla fine! Ti guardo mentre tu decidi per me, e la tua scelta è chiara: è amore fino alla fine. Signore Gesù, ti guardo mentre mi dai l’esempio: colmami del tuo spirito, che mi dia luce per conoscere la volontà del Padre e forza per compierla: solo così troverò la gioia. Signore Gesù poni il tuo sguardo d’amore, fammi forte: imparare da te ad amare fino alla fine.

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Un 50

°

“Siate sempre lieti, pregate incessantemente In ogni cosa rendete grazie, questa infatti è la volontà di Dio verso di voi”


Con l’affetto della memoria Roma, 10 novembre 2011 Carissime, con pena comunico a tutte le comunità che stamane, nella Casa di Delegazione di Santiago, è deceduta Suor Fortunata Jara Gonzalez

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nata a Gualleco (Curepto - Cile) il 24 dicembre 1938. Era entrata in comunità il 14 marzo 1961, e aveva emesso la Professione Religiosa il 16 marzo 1964. Il Signore l’ha chiamata a sé dopo una breve ma grave malattia, non prima però di averla purificata attraverso l’esperienza della croce. Questa cara consorella, nelle varie comunità dove l’obbedienza l’ha destinata, per lo più ha ricoperto l’ufficio di cuciniera (solo negli ultimi due anni a Santiago è stata incaricata di attendere alla portineria). Ha svolto sempre il suo servizio incarnando il carisma di Marta, imitandola non solo nel lavoro delle mani, ma soprattutto nel silenzio generoso che nasce dal cuore e diviene dedizione e amore esprimendo accoglienza e delicatezza, e offrendo a tutti attenzione e conforto. È ricordata da molti per il suo buon tratto e il suo sorriso dando testimonianza di saper vivere la consacrazione in spirito di povertà, ma sempre con gioia: sapeva gustare tutto quanto riguardava la vita religiosa impegnandosi ad esprimere le sue risonanze interiori con molta sensibilità… in piccole poesie e preghiere. Mentre dimostrava amore alla Chiesa e alla sua Famiglia Religiosa, aveva anche a cuore la

sua famiglia di origine con i suoi numerosi membri per i quali era punto di riferimento e di unione. Affidiamola al Signore perché l’accolga al suo banchetto d’amore insieme a tutte le nostre consorelle defunte presso le quali invochiamo intercessione per la nostra fedeltà ai progetti di Dio. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Fede pietà servizio nel carisma della vita consacrata di Suor Fortunata Jara La testimonianza lasciataci dalla nostra carissima Suor Fortunata Jara ha tracciato sentieri profetici nella Congregazione di Santa Marta, con il dono della sua vita di fede, di pietà e di servizio creativo e generoso verso le Consorelle ed il prossimo in generale. Contemplativa nell’azione umile

del vivere quotidiano, la vedevamo spesso in ginocchio davanti a Gesú Eucaristico per ascoltare la sua voce che “SRADICA E CONSTRUISCE SENTIERI NUOVI” e per rinnovare quel suo “Si” anche in forma poetica, altro dono che ella possedeva e condivideva con poemi lirici nelle principali circonstanza storiche e religiose. Suor Fortunata come consacrata viveva di una fede profonda e radicale e sappiamo bene che la fede porta ad eliminare definitivamente la parola “DUBBIO” sostituendola con il termine “SPERANZA”. Così, Suor Fortunata con la sua lampada accesa come Santa Marta, con la luce del Risorto nei suoi occhi ed il sorriso di serenità sulle labbra, analizzava la vita al cospetto del Signore che la chiamò alla sua sequela, apprezzava gli elementi positivi, ascoltava i lamenti dell’umanitá e curava le ferite che la vita comporta nel


Santa Messa del Funerale. La Congregazione ringrazia il Signore per il dono di questa sua prediletta e per il mezzo secolo della sua vita, consacrata e donata senza riserve alla missione cilena delle Suore di Santa Marta per la salvezza delle anime. SUOR FORTUNATA RIPOSA IN PACE NEL REGNO DEL PADRE E GODI LA VITA NEI SUOI PASCOLI ETERNI.

Roma, 4 dicembre 2011 Carissime, comunico a tutte le Comunità che oggi, dalla Casa di Infermeria di Ventimiglia, è passata alla dimora eterna del Padre Suor ANNUNZIATA BOERI Si è spenta serenamente dopo aver purificato la sua esistenza che è sempre stata intrisa di bontà e di sincero attaccamento alla sua Famiglia Religiosa.

Nata a Badalucco (Imperia) il 3 dicembre 1921, era entrata in Comunità a Ventimiglia nel 1936 come “Piccola Figlia” (aggregata). Successivamente, con delibera consigliare del 1 settembre 1960, è stata ammessa alla vestizione religiosa e aveva quindi emesso la Professione il 3 ottobre 1962. Entrata giovane in Congregazione con il vivo desiderio di servire il Signore in umiltà e semplicità, ha risposto alla sua chiamata con cuore generoso ovunque l’obbedienza l’ha destinata. Con questa disponibilità ha ricoperto le più varie mansioni in diverse case della Congregazione dove ha lasciato una buona testimonianza. Soprattutto però la ricordano là dove ha svolto gran parte del suo lavoro come cuoca. Il fatto di essere rimasta orfana piccolissima l’aveva resa molto sensibile e creava in lei il desiderio di regalare affetto e cura a tutte le persone che accostava. Anche in cucina cercava di “accontentare” tutti e di indovinare i gusti perché il momento della tavola diventasse un momento gioioso. La preghiera ha caratterizzato la sua esistenza e l’ha sostenuta anche nei momenti difficili della prova che non sono mancati. Affidiamola al Signore della vita che sicuramente l’avrà accolta tra le sue braccia e da lei invochiamo intercessioni perché ciascuna di noi risponda sempre con generosità al progetto che Dio ha su di noi. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

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cammino al monte Calvario. Con la forza e la grazia che dona la preghiera, accettava le sfide e reagiva con la dinamica della fede e della speranza senza rifiutare le responsabilità che i Superiori in nome del “SUO DIO” le affidavano. Attingeva dalla Sacra Scrittura che alimentava ogni giorno la sua anima, la saggezza e la scienza dello spirito, doni necessari per il retto procedere. La nostra carissima Consorella che all’età di 72 anni ci ha lasciate, è stata per il mondo e per noi, un segno credibile e luminoso del Vangelo e dei suoi paradossi senza conformarsi alla mentalità di questo secolo. Fino all’ultimo momento della sua esistenza ha cercato di donare alle Consorelle e parenti che la visitavano, i valori evangelici che’Ella custodiva nella sua anima fin dall’infanza e gioventù. Suor Fortunata serenamente avvolta nel manto dell’umanità era accogliente e rispettosa, il suo volto era annuncio di pace e lealtà con se stessa e con il prossimo. Amava la Congregazione di Santa Marta senza escludere le altre Istituzioni religiose. Pregava per i Superiori e ringraziava il Signore per averla considerata degna d’inserirla nelle difficoltà, le sue poesie riflettono l’atmosfera spirituale della sua anima illuminata dal soffio dello Spirito Santo. Pregava per la Chiesa, per il Santo Padre che venerava come Cristo in mezzo a noi, per i sacerdoti e Missionari in particolare per il suo nipote, Rev.do Padre Juan Carlos che concelebrò e parlò di lei nella


“Quante cose ci dice il celeste Bambino. Beato chi sa comprenderlo nel suo muto linguaggio. Questo dice a noi: che tanto ci ama, e non vuole altro da noi che essere Riamato�

Camminando con fede 3/2011

Beato Tommaso Reggio


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