Camminando con fede 1 2018

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3 Editoriale

la Redazione

Percorsi di formazione 18 Impegnati nella condivisione del progetto educativo

Parola di Dio 4

Tutti furono colmati di Spirito Santo

Mons. Claudio Doglio

Attualità 6

La profezia di don Tonino è sempre viva

suor Damiana

suor Anita Bernasconi

21 “Nessun vento è buono per chi non sa dove andare”

suor Anita Bernasconi

24 Quando serivamo con amore l’alba sorge sempre

suor Anita Bernasconi

Frammenti di santità 27

Ricordare e... vivere 8

La suora di S. Marta

Mons. Tommaso Reggio

In missione 28 Una volta ancora Gesù ha visitato casa nostra

Spiritualità e carisma 9

Sulle tracce del nostro amato Padre Fondatore Mons. Tommaso Reggio

suor Aloysia Molteni

12 E si misero a seguire Gesù

Vanessa e Maria Josè, Cile

13 La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita

le Comunità di Trivandrum

14 “Dammi un cuore che ascolta”

le Comunità di Roma

suor Eugenia Bonvini

le Suore del Cile

31 Un’oasi di pace

Anna Maria e il Gruppo Betania

32 “Mettiti alla prova” La Scuola cattolica, Scuola solidale

maestra Simona, Saiano

34 È troppo felice chi ti serve e ti dà gloria

suor Carla Alcántar e suor Lorena Cortés

36 Un momento speciale e significativo

da Saiano

38 Assegnazione premio “Tommaso Reggio”

da Roggiano

39 Pasqua all’Educandato di Roggiano

La parola a... Madre Carla 16 Davanti al suo sguardo penetrante

da Roggiano

40 Memoria grata di un villaggio

suor Maible Manthra

42 La Madonna ci chiama... a Lourdes

Notiziario delle suore di santa marta

da Ventimiglia

44 Il Seminario a Sanremo... la storia continua

da Sanremo

Pagine aperte

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

46 La gioia per una promessa mantenuta

Quadrimestrale Anno LXXXVI

Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Stefania Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

Margherita Bernoni

48 Genova

la Comunità

Con l’affetto della memoria 49

Suor Romea Noseda; suor Miriam Jabbour; suor Emilia Rusmini; suor Felicita Menichi

50 La nostra amata zia 50 Cara suor Emilia


Editoriale

La Redazione

Nel tempo della velocità, educhiamoci alla lentezza riflettere, pregare, decidere. Anche ai discepoli che tornavano dalla missione dove avevano incontrato tanta gente diceva con tenerezza: Venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un poco! Un’antica ballata irlandese che si intitola “Trova il tempo” recita così: Trova il tempo di riflettere, è la fonte della forza. Trova il tempo di giocare, è il segreto della giovinezza. Trova il tempo di leggere, è la base del sapere. Trova il tempo di essere gentile, è la strada della felicità. Trova il tempo di sognare, è il sentiero che porta alle stelle. Trova il tempo di amare, è la vera gioia di vivere. Trova il tempo d’ essere contento, è la musica dell’anima. Riflettere, giocare, leggere, essere gentili, contenti, sognare, amare, sono i verbi che sintetizzano le tappe del nostro cammino per limitare il “fare” e dedicarci di più all’“essere” e dare così alla nostra esistenza un valore nuovo realizzando le nostre aspirazioni più profonde. Ci piace concludere la nostra riflessione con un pensiero del grande poeta libanese Khalil Gibran: “Le tartarughe potrebbero raccontare delle strade più di quanto non potrebbero le lepri”.

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Ci sono vocaboli che seguono il tempo, alcuni crescono, alcuni si affermano, altri invece sembrano voler sparire. Attesa, pazienza, adagio… che senso hanno oggi nell’era della velocità? Le nuove generazioni crescono immerse in un tempo che dà alla fretta, all’attimo una grandissima importanza. Non ci rendiamo conto che il correre senza sosta può impedirci di vedere e verificare dove stiamo andando. La tecnologia ci regala la velocità, la comodità, ci fa risparmiare molto tempo, eppure ci ritroviamo ancora di corsa, sempre di fretta, con i minuti contati e abbiamo la sensazione costante di essere in ritardo rispetto alla tabella di marcia che avevamo programmato. Non crediamo più che la lentezza sia un valore. Invece lo è perché solo nella lentezza si raggiungono tappe indispensabili, si consolidano relazioni, si lascia spazio a ciò che veramente conta! Solo riscoprendo la lentezza ci si può prendere cura, solo senza fretta si può vedere in un seme il frutto che sarà. Per dare alla nostra esistenza un valore nuovo è necessario rallentare il “fare” per dare spazio all’“essere”! Gesù nella sua vita terrena ci ha dato l’esempio anche in questo! Più volte nei Vangeli troviamo che Gesù si allontanava dalla folla, si nascondeva proprio, appartandosi in luoghi solitari per


Parola di Dio

Tutti furono colmati di Spirito Santo I

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l racconto della prima Pentecoste cristiana all’inizio degli Atti (At 2,1-11) offre il fondamento dell’universalismo cristiano, in quanto il dono dello Spirito Santo rende il progetto di Dio realmente universale: il gruppo dei discepoli è ora potenzialmente aperto a tutti. Luca la presenta come festa della nuova alleanza con numerosi richiami alla tradizione giudaica sull’evento straordinario del Sinai: nel culto giudaico della legge dunque viene inserito il dono dello Spirito che porta a compimento la legge e l’alleanza. Il nome «Pentecoste» è greco e vuol dire «cinquantesimo» (giorno); nella tradizione biblica ebraica invece è chiamata anche «festa delle messi», ma comunemente viene denominata «festa delle settimane», giacché cade sette settimane dopo Pasqua. In origine era una festa agricola delle primizie, ma fu da Israele storicizzata, cioè collegata a un evento importante della sua storia, che è il dono della legge fatto da Dio sul Sinai. In qualche modo dunque la Pentecoste era sentita come una festa di rinnovamento dell’alleanza. Nell’anno 30 della nuova era, l’anno della morte e risurrezione di Gesù, la comunità giudaica festeggiava a Pentecoste il dono della legge. Cinquanta giorni dopo la Pasqua in cui Gesù era risorto, gli apostoli erano riuniti per festeggiare il ricordo della legge che Dio aveva donato al suo popolo Israele. L’evento di quel giorno ebbe per loro un chiaro significato di cambiamento e di passaggio: dalla legge allo Spirito.

di mons. Claudio Doglio

Fortunatamente la versione CEI 2008 ha mutato la precedente traduzione, rendendo in modo corretto l’idea che il giorno di Pentecoste non sta per finire, ma segna il compimento di un tempo prefissato: «Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste». Tale espressione indica che è arrivato il momento, si è colmato lo spazio di separazione tra Pasqua e Pentecoste, cioè è venuto quel giorno significativo: la stessa formula ricorre anche in Lc 9,51 – che segna l’inizio del viaggio di Gesù verso Gerusalemme – e serve a Luca per indicare l’inizio del nuovo viaggio, quello decisivo per la Chiesa. Per la descrizione della comunità riunita Luca impiega un’espressione tecnica di tipo liturgico che designa l’assemblea convocata per la preghiera: «Tutti insieme nello stesso (luogo)». Ha un significato locale, ma soprattutto personale: erano insieme concordi, unanimi, spiritualmente uniti. Tale sottolineatura sembra derivare da Es 19,8 («tutto il popolo rispose insieme»), perché diversi particolari lasciano intendere che il narratore vuole presentare la comunità cristiana come l’assemblea israelitica del Sinai, a cui richiamano i vari fenomeni della manifestazione divina. Non viene detto che ci fu vento, ma che il fenomeno percepito fu quello di un suono, paragonabile a una raffica di vento: di conseguenza “tutta” la casa viene riempita come del Sinai si dice che “tutto” il monte era fumante. Anche per le fiamme si tratta di un’immagine: non c’è del fuoco, ma una realtà con forma di


fermare che il significato prevalente è quello di un discorso comprensibile in tutte le lingue degli uditori: il miracolo consiste proprio nel fatto che tutti gli ascoltatori riuscivano a capire il discorso degli apostoli. I giudei di Gerusalemme che hanno sentito il fenomeno rumoroso e ascoltano l’inspiegabile parlare degli apostoli vengono «da tutte le nazioni che stanno sotto il cielo». Infatti i giudei, diffusi in tutto il mondo antico, partecipavano alle diverse nazionalità condividendone anche la lingua. Con artificio retorico, il narratore pone in bocca agli stessi giudei un discorso di stupore in cui vengono elencati i paesi di provenienza di quella folla così variegata. L’interesse teologico che muove l’autore è l’universalismo: Luca infatti quando compone le sue opere, ha ormai maturato l’idea dell’universalità della Chiesa, eppure sa che, all’inizio della missione apostolica, questa apertura universale non c’era ancora. Proprio per questo, inserisce nel racconto dell’evento fondamentale un universalismo implicito: il miracolo di Pentecoste ha infatti una valenza implicita, che diverrà esplicita in seguito. Quel giorno – dice Luca – è stata manifestata la potenza dello Spirito ed è stato rivelato ciò che la Chiesa è in potenza. Il seguito del racconto mostra appunto lo sviluppo della dimensione universale della Chiesa che si apre lentamente a tutte le genti, finché il Vangelo arrivi fino agli estremi confini della terra.

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lingua e assomigliante al fuoco, cioè una specie di fiamma che si insedia su ciascuno, ne prende possesso e comunica la fiamma della parola. Il paragone con le lingue serve per anticipare il carisma straordinario che permette agli apostoli di essere capiti da tutti. Riempiti di questa potenza dall’alto, gli apostoli «cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». Lo Spirito è all’inizio dell’evangelizzazione e il segno di questa fondamentale opera apostolica è espresso dal «parlare in lingue», che Luca interpreta con lo schema dei cantici spirituali, secondo cui lo Spirito suscita in alcune persone la lode e la profezia. Il linguaggio del Magnificat, ad esempio, con il tipico verbo «magnificare», cioè dire grandi cose, è ripreso più volte negli Atti, dove si dice che gli apostoli parlano delle grandi opere di Dio. Lo Spirito fa esultare di gioia per le grandezze del Signore e la lode di Dio è profezia, come spiega subito dopo san Pietro, applicando la profezia di Gioele agli apostoli che parlano in lingue. Perciò il dono pieno dello Spirito Santo fa iniziare la storia della Chiesa e Luca lo racconta richiamando quel che era già successo all’inizio della vita di Gesù. Il narratore inoltre annota che «ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua» ed evidenzia che si tratta di un fatto molto strano, giacché coloro che parlano sono tutti galilei. Raccogliendo insieme i vari indizi, si può af-


Attualità

La profezia di don è sempre viva P

apa Francesco è instancabile nel cercare e valorizzare testimoni di quella che lui ama chiamare “Chiesa in uscita”. Li cerca e naturalmente li trova! Prima di regalarci l’Esortazione Apostolica “Gaudete et exultate” ha reso omaggio ad alcuni testimoni con cui abbiamo vissuto: Don Primo Mazzolari, Don Lorenzo Milani, Don Pino Puglisi, Padre Pio da Pietrelcina, visitando i luoghi dove sono vissuti scegliendo gli ultimi con i quali Gesù si è chiaramente identificato (cfr. Mt 25,31-46). Spesso quando erano in vita, era già successo a Gesù e ai suoi seguaci, non sono stati compresi, anzi a volte avversati e criticati anche all’interno

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della Chiesa, ma hanno lasciato un segno profondo nelle comunità in cui hanno svolto il loro servizio apostolico. In questi giorni in cui ricorre il 25° anniversario della morte di un altro luminoso testimone, il vescovo Tonino Bello, Papa Francesco ha voluto rendergli omaggio e soprattutto riproporlo come modello e “incontrarlo” nei fedeli che hanno vissuto con lui ricevendone l’eredità. La scelta di visitare proprio in questi giorni i luoghi di Don Tonino trova una delle ragioni anche nella preparazione del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani che avrà luogo nel prossimo ottobre.


Tonino

di suor Damiana

Il Papa definisce la chiesa sognata e realizzata da Don Tonino una chiesa CONTEMPL… ATTIVA, una chiesa cioè che non si immerge nel vortice delle “faccende” senza piantarsi davanti al tabernacolo per non illudersi di lavorare invano per il Regno. Al molo di Molfetta, dove venticinque anni fa si dava l’ultimo saluto all’amato vescovo Tonino, il Papa ha trovato un tripudio di bandiere coi colori della pace appese ad ogni balcone, inferriate, muretti e al collo della gente. I colori che don Tonino, primo a rompere l’assedio della città con i suoi 500 utopisti, aveva portato a Sarajevo nel dicembre del 1992 sono diventati i colori di tutta la diocesi. Il Papa ha parlato il linguaggio di Don Tonino: una sintonia di gesti e di parole! Francesco si è così espresso: “Don Tonino fra voi è stato un vescovo-servo, un pastore fattosi popolo che davanti al tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente… sognava una Chiesa affamata di Gesù e intollerante ad ogni mondanità”. Don Tonino sosteneva che la pace non cresce quando uno si prende il pane e va a mangiarlo per conto suo, la pace è mangiare il pane insieme agli altri, senza separarsi, è mettersi a tavola con persone diverse! E noi che condividiamo questo pane di unità e di pace siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo, a essere sempre e dovunque costruttori di pace.”! In questa significativa giornata di incontro in cui si constata ancora una volta che i profeti non muoiono mai, risuona il grido del vescovo Tonino: Alzatevi costruttori di pace, mettetevi in piedi! Chiediamo nella preghiera di saper accogliere il saluto del Risorto ai discepoli nel cenacolo PACE A VOI e così diventare uomini e donne che costruiscono la pace giorno dopo giorno!

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Ancora oggi infatti il vescovo pugliese con le sue scelte e suoi scritti infiamma cuore e mente delle nuove generazioni. “Spalancate le porte della vostra vita! I vostri spazi e tempi siano abitati da persone concrete, da relazioni profonde”. Don Tonino e i giovani hanno sempre stretto un legame del tutto particolare perché lui sapeva essere fratello, padre, educatore e profeta allo stesso tempo. Chi lo ha conosciuto personalmente ricorda bene che quel vescovo allargava le braccia piuttosto che puntare il dito, che si rimboccava le maniche, che non contava il tempo della sua vita speso per gli altri e per il vangelo! Era inevitabile che questo suo modo unico ed evangelico toccasse la sensibilità dei giovani che amavano non solo ascoltarlo ma che decidevano di accettare sfide impegnative tanto care a Don Tonino. Questa capacità di entrare dove la vita si sviluppa, questo stile tanto simile a quello di Gesù con i discepoli di Emmaus lo hanno avvicinato alle nuove generazioni non solo del suo tempo ma anche ai giovani di oggi. Papa Francesco è arrivato ad Alessano, paese natale di Don Tonino, portando una composizione di fiori proprio come si fa quando si visita al cimitero un familiare e ha pregato per lunghi minuti davanti alla tomba semplice, piantata sulla nuda terra. Le parole che Francesco ha rivolto ai fedeli di Alessano sono quasi un manifesto della Chiesa che lui sogna e desidera e che il vescovo Tonino ha incarnato, vissuto e annunciato. Gesù Cristo è stato l’esempio da lui seguito sentendo il bisogno di coinvolgersi in prima persona… non lo disturbavano le richieste pressanti che gli venivano da ogni parte, lo feriva invece l’indifferenza.


Ricordare e... vivere

La suora di S. Marta Camminando con Fede - Vol. 3 1954-59 - n. 22, 1959 pag. 5-6)

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a Suora di S. Marta cerca Dio, non si allontana mai da Lui, Lo sente presente nei suoi pensieri, ha la chiara percezione che tutte le cose e gli eventi lascino trasparire la Sua divina presenza, la Sua luce; in tutto il mondo spia le orme del passaggio di Dio e in tutti i suoni, in tutte le melodie vuole udire la Parola del Signore. Sa, ed è consapevole, di non essere altro che uno strumento nelle buone mani del Padre celeste. Sa, che come tutte le creature, essa è nel tempo ed in funzione del tempo, che qualsiasi cosa Dio faccia di lei, essa non può, né deve ripetere altro che: “Fiat, fiat!”. Riposa in Dio come nel Suo amato, nelle braccia di Dio, nella Sua Provvidenza e nell’amicizia di Dio trova lo scopo stesso della sua vita e da questo sicuro riparo può alzare a sé tutte le cose, tutti gli eventi, tutte le creature del mondo, in una immensa ampiezza; sente che l’essenziale, l’eterno, debbono essere in qualche modo nascosti nel mondo e nei suoi moti.

Nel mondo, la Suora di S. Marta, semplice, verace, sincera e pratica, trova la sua missione, imprende la sua lotta per il trionfo della Verità e della Carità, appoggiandosi ad dogma della Divina Provvidenza. Sa, la Suora di S. Marta che deve rifuggire da ogni forma di egoismo, che deve servire, che esiste per qualche cosa che è sopra il suo interesse personale, che non è il suo proprio piacere, il suo proprio utile o valore personale: sente la propria responsabilità di fronte al mondo, al dovere che le incombe di ritrasmettere ad altri quello che ha ricevuto. La Suora di S. Marta è la Sorella che ama, cioè che supera se stessa, che dice sì agli altri, sempre sincera e seria e… lieta, calda, cordiale: essa deve essere nella sua praticità una creatura viva, ardente, prodiga, entusiasta, nella sua modestia, una donna di elevata personalità. L’amore deve essere oggi per noi un andare oltre noi stesse, verso i fratelli, un donare senza esigenze, un partecipare senza richieste, un’offerta senza imposizioni.

“Ricordare e… vivere”

vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio


Spiritualità e carisma di suor Aloysia Molteni

Sulle tracce del nostro

amato Padre Fondatore

Mons. Tommaso Reggio accompagnatore ha ricordato dettagliatamente tutto ciò che il Beato Tommaso Reggio ha realizzato quando era Arcivescovo di Genova. Abbiamo potuto ammirare la Cappella del Santissimo Sacramento con il tempietto fatto costruire dal Beato e il cui altare porta incisi la data della consacrazione e il nome del nostro Padre Fondatore.

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L’

incontro di spiritualità quest’anno ha avuto un taglio molto particolare e significativo. Ricorrendo il bicentenario della nascita del nostro Beato Tommaso Reggio, la Commissione ha preparato un itinerario di preghiera in Genova dove il nostro Padre Fondatore ha vissuto gli anni della sua infanzia, giovinezza e della sua vita sacerdotale ed episcopale. Dalla casa natale, il Palazzo Saluzzo in Piazza Giustiniani, siamo passati alla Cattedrale, dove accompagnate dal Canonico Mons. Carlo Sobrero, abbiamo gustato le bellezze architettoniche e artistiche di San Lorenzo. Il nostro


Spiritualità e carisma

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Al centro della cattedrale il nuovo altare maggiore è sorretto da quattro sculture: in una è rappresentato il nostro Beato. Al termine della visita guidata siamo andate al fonte battesimale, dove Tommaso ha ricevuto il Battesimo, e tutte insieme abbiamo rinnovato le promesse battesimali. A conclusione di questo momento devozionale ci siamo recate in processione davanti al quadro che raffigura il Beato Tommaso dove abbiamo pregato e offerto un omaggio floreale. Nella mattinata ci siamo poi recate dalle nostre Suore a San Bernardino dove abbiamo ricevuto una calorosa accoglienza, Padre Luigi Nuovo, dei Padri della Missione, ci ha poi intrattenuto sul tema: “L’attualità del Beato Tommaso Reggio è una sfida per il nostro tempo” e con le sue parole ci ha aiutato a riflettere sulla situazione complessa del mondo contemporaneo sviluppando tre temi: Il ridimensionamento delle Comunità religiose dopo la fioritura avvenuta tra l’Ottocento e il Novecento.

La scarsità delle nascite nel mondo occidentale. La debole visione di fede nel considerare la vita e la storia umana. Ci ha fatto inoltre riflettere su come il Beato Tommaso Reggio avrebbe dato vita a nuove forme di servizio e di presenza nel mondo e nella Chiesa. Senz’altro ci avrebbe invitato a vivere senza colpevolizzarci o accusare perché tutti stiamo vivendo una fase di necessaria e paziente rielaborazione, accettando il momento storico in cui viviamo con serenità evangelica. Don Luigi ha suggerito tre mezzi che ci possono aiutare a far rifiorire le nostre comunità e la nostra Famiglia Religiosa, mezzi che sicuramente il nostro Padre Fondatore ci avrebbe ancora proposto, mezzi che troviamo indicati anche nella nostra Regola di vita: • cura della vita spirituale • cura della vita fraterna • cura del servizio. Oggi noi religiose siamo credibili ed evangelizziamo se viviamo nelle nostre comunità e nella chiesa queste tre dimensioni.


dono fatto dai Genovesi in onore del Padre Fondatore. La scritta dice: “IN QUESTA CASA DI CARITÀ ASILO DI VECCHI NAUFRAGHI DELLA VITA VOLLERO I GENOVESI CONSACRATO IL RICORDO DI MONS. TOMMASO REGGIO ARCIVESCOVO DI GENOVA CHE PASSÒ AMANDO E BENEFICANDO NEL NOME SANTO DI DIO”. ANNO 1904

Il giorno seguente a Chiavari abbiamo condiviso le emozioni, ribadito gli impegni presi nella visita dei luoghi in cui ha vissuto il Beato Tommaso Reggio e ringraziato il Signore per il dono del nostro Fondatore. A conclusione di quest’incontro una di noi ha voluto condividere una preghiera: “Signore che io Ti faccia onore! Tu mi hai scelto per vivere di Te e per Te! Non vorrei che altri per colpa mia e della mia tiepidezza dovessero pensare che Tu non mi ami abbastanza, che io non sono felice stando con Te”.

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Il Padre ci ha ribadito che nella cura della vita spirituale, della vita comunitaria e del servizio troviamo la forza necessaria per una fedeltà inventiva e creativa alla vocazione e alla missione che oggi ci è affidata. Siamo fedeli quando insieme camminiamo in modo evangelicamente dinamico, senza rimanere paralizzate dal timore o dallo scoraggiamento, magari dicendo: “Abbiamo sempre fatto così”. Dopo l’agape fraterna, condivisa con Padre Luigi, abbiamo pregato insieme nella cappella che custodisce le spoglie del nostro Padre Fondatore. Nel momento conclusivo ogni Suora ha formulato nel silenzio del suo cuore le sue intenzioni e i suoi desideri. Nel pomeriggio ci siamo recate nella Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano per una visita guidata. L’Abate Mario Capurro, dopo averci illustrato lo stile architettonico della Basilica ci ha parlato dell’apostolato svolto in Carignano dal nostro Padre Fondatore. Ultima tappa di questo significativo pellegrinaggio è stata la visita alla casa delle “Piccole sorelle dei poveri” dove una lapide ricorda il


Spiritualità e carisma

E si misero a seguire Gesù D

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urante il periodo del Postulandato abbiamo potuto sperimentare la ricchezza della formazione che ci ha aiutato a confermare la nostra risposta alla chiamata di Cristo che si è fatta più completa lo scorso 24 febbraio quando dalle mani della Madre Generale abbiamo ricevuto l’abito da novizie. Possiamo riscoprire i passi di Dio nella nostra vita, sappiamo che siamo state chiamate grazie alla sua grande misericordia e che Lui ci ha condotti in questa Famiglia Religiosa in cui si vive lo spirito di Betania che abbiamo sperimentato e condiviso. Chiediamo che sia Lui il centro della nostra vita e affascinate dalla identità delle Suore di Santa Marta, desideriamo accogliere e servire Gesù “con una carità che abbraccia tutti i luoghi e tutte le persone senza distinzione” (Cost. art 2). Nella preghiera e nella vita fraterna possiamo vivere quell’incontro con Gesù che ci invita a seguirlo, ad essere umili e a rinunciare a tutto quello che ci può separare da Lui. Sappiamo che è il Signore che ci chiama e ci fa discepoli. Seguirlo è rispondete a una vocazione nell’incontro con Gesù, godendo di sapere di essere guardate da Lui, lasciandoci formare sia con le no-

stre debolezze che con i nostri punti di forza lungo tutto il corso della nostra vita. Siamo grate al Signore per la sua tenerezza, la sua fedeltà e il suo amore che ci impegna ogni giorno e ringraziamo anche la nostra Famiglia Religiosa che crede al nostro desiderio di rispondere alla chiamata e ci aiuta a donare ogni giorno un poco di noi stesse a Gesù. Chiediamo al Padre Fondatore l’aiuto per crescere nello spirito di Betania e ci conceda di vivere con semplicità e umiltà il nostro cammino di sequela. Siamo fiduciose che Maria, modello di docilità di fronte alla volontà di Dio, ci accompagni e ci sostenga nel nostro cammino.

di Vanessa e Maria Josè, postulanti Cile


la Comunità

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita Trivandrum

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rola di Dio che ha fatto con le giovani durante la l 22 aprile del 2018 noi in presenza della Macelebrazione, ha arricchito maggiormente quedre Generale nella casa di Formazione a Tristo giorno di festa. vandrum abbiamo vissuto un’esperienza molto Con profonda gratitudine e gioia desideriamo bella, perchè abbiamo accolto e celebrato il sì comunicare con tutte la ricca esperienza da noi generoso e lieto detto a Gesù da Stephy, Soja, vissuta nel mese di aprile insieme alla nostra Rosemary e Sharanya. carissima Madre Carla, durante la sua visita In un clima di preghiera vespertina e raccogliin India. Abbiamo gradito la sua mento abbiamo celebrato il semplice rito della vestizione affidan- “La gioia del Vangelo amata presenza e ammirato la sua disponibilità nel voler raggiungere do a Gesù la vita di queste 4 gioriempie il cuore ciascuna di noi con dedizione mavani affinché Lui le accompagni e la vita intera terna. Senza dubbio la sua presene le guidi in questa nuova tappa, di coloro za e le sue riflessioni ci hanno dato così da rafforzare il loro sì fino alla che si incontrano la forza e il coraggio per seguire donazione totale. con Gesù” con entusiasmo le orme di Cristo. Siamo grate al Signore che segue Ci è giunta gradita ogni sua parola le giovani volgendo loro il suo Papa Francesco e soprattutto l’incontro personale sguardo d’amore. Egli infatti, ha svolto durante due corsi di esercizi Spirituali. permesso che queste giovani lasciassero tutto e La Madre Generale spesso raccomandava alle tutti per continuare la loro formazione con noi suore di vivere bene questa nostra vita, guarnel nostro noviziato, luogo di silenzio e di predando tutto nell’ottica del piano di Dio e coltighiera, in cui Gesù sarà loro vicino parlando al vando la disponibilità l’una verso l’altra. cuore e preparandole ad essere totalmente sue. La nostra vicinanza e la preghiera l’accompaLa presenza della nostra carissima Madre Gegnino sempre e ovunque! nerale, soprattutto la breve riflessione sulla Pa-


Spiritualità e carisma

“Dammi un cuore Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. Non dobbiamo aspettare di essere perfetti per rispondere il nostro generoso “eccomi”, né spaventarci dei nostri limiti e dei nostri peccati, ma accogliere con cuore aperto la voce del Signore. Ascoltarla, discernere la nostra missione personale nella Chiesa e nel mondo, e infine viverla nell’oggi che Dio ci dona. Papa Francesco

Preghiera per le vocazioni Padre Buono, che ami tutte le tue creature e desideri farne tua dimora, donaci un cuore che ascolti, capace di posarsi sul cuore di Cristo e battere al ritmo della tua Vita.

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Signore Gesù, amante della vita, allargaci il cuore alla tua misura; raccontaci il tuo desiderio e compilo nella nostra carne. Sprigiona in noi le energie della tua Risurrezione e contagiaci di vita eterna. Spirito Santo, ospite atteso, vieni e mostraci la bellezza di una vita che appartenga tutta a Cristo. A te, Maria, Madre sempre presente, affidiamo il desiderio di Pienezza che attende di esplodere dentro il cuore di molti giovani. Tu che hai accolto l’Inedito, suscita anche in noi l’audacia del tuo Sì. Amen.

S

i rinnova l’appuntamento annuale della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Vorremmo proporre alcuni spunti di riflessione che ci permettano di cogliere, ancora una volta, la bellezza della nostra vocazione e di quanto può suscitare la nostra presenza nella vita delle nostre comunità di appartenenza, tante volte, infatti, non siamo consapevoli del valore del nostro “esserci”. La parola “vocazione” richiama la profonda relazione che c’è tra noi e il Signore. Il nostro rapporto con Dio, infatti, è un dialogo intimo, vitale, personale e comunitario, tra Lui che ci interpella e noi che desideriamo rispondergli per vivere in pienezza. In questa relazione, poi, si spalancano infiniti percorsi e scelte di vita. La vicenda di Salomone, proposta dalla Chiesa Italiana in quest’anno pastorale, diventa allora modello per ogni uomo e donna in ricerca, più o meno consapevole. La pagina del sogno di Gabaon segna l’inizio della vicenda di Salomone. Moltissime rivelazioni di Dio avvengono di notte, allorché l’uomo dorme, sottratto all’attivismo del tempo diurno, disponibile al contatto con Dio. Ricaviamo qui la prima condizione ad un vero discernimento: la DISPONIBILITÀ. Ma non solo, ciò che contraddistingue il sogno di Salomone è l’assoluta gratuità con cui il Signore si rivolge al re: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda», questo particolare ci porta a riflettere sulla nostra personale vocazione, dono ricevuto immeritatamente. Salomone appena giunto al santuario aveva fatto un grande sacrificio, 1000 olocausti, Dio allora in sogno gli si rivela e il sogno non è una modalità per investirlo o comunicare una promessa, è di più, il Signore offre a Salomone la possi-


Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

che ascolta”

la Comunità Roma

(1Re 3,9)

invitate a diventare, anche noi, mediazione per l’uomo del nostro tempo. I nostri giovani portano dentro di loro una domanda di senso, il desiderio di cose grandi, di spendere la vita per il bene dei fratelli, come ci ha ricordato tante volte Papa Francesco. Sta a noi offrire una sincera testimonianza di fede, un sereno e gioioso annuncio dell’amore del Signore Risorto.

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bilità di esprimere un suo personale desiderio, che implicitamente non ha limiti, è il Dio onnipotente che offre il suo dono. Un’offerta che però non si rivela neutra. Salomone è invitato a riconoscere il DESIDERIO PROFONDO del suo cuore, è invitato a mettere a nudo la verità più profonda di sé. Così, ogni processo vocazionale è l’invito alla scoperta di sé e dei propri desideri. Siamo


La parola a...

Madre Carla

Davanti al suo sguardo penetrante Q

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uanto abbiamo gratuitamente ricevuto da Dio, attraverso la tradizione vivente dei nostri Padri, e abbiamo assimilato mediante l’ascolto della Parola, dobbiamo a nostra volta offrirlo gratuitamente. Sembra una “verità” scontata ma non lo è! Eppure ridare ad altri il senso pieno della vita è semplicemente RESTITUIRE! In questa ottica, andrebbe fatta una riflessione su quanto vediamo scorrere sotto i nostri occhi. Le vite, private di tutto, infatti ci interpellano e ci fanno nascere mille interrogativi, ma noi come cristiani abbiamo le risposte che vengono dal Vangelo che non vanno confuse con le dissertazioni sociali e politiche. A noi non tocca soltanto dare il giusto posto nel cuore a chi manca di tutto: il Vangelo è molto concreto e molto esplicito. Eppure nella situazione concreta dei drammi di ogni giorno, ci viene più facile e spontaneo chiedere quasi ragione a Dio di come sta andando questo mondo e del perché stiamo così male. A volte ci perdiamo a chiederci perché Lui l’onnipotente non si manifesta con lo splendore della sua verità e lo sfolgorio della sua onnipotenza. Perché – ci chiediamo – quella sua apparente “indifferenza” davanti alle quotidiane tragedie del mondo?

Forse dovremmo invece noi consentire a Dio di porci Lui le sue domande. Davanti al suo sguardo penetrante e creatore, forse riusciremo a vedere come il nostro agire sia mosso tante volte da motivazioni che mettono noi al centro e pretendono di misurare tutto, persino l’agire di Dio. In un’epoca come la nostra che non percepisce la consistenza e la drammaticità del peccato, non dovrebbe essere difficile comprendere che siamo incapaci di guardare oltre i nostri piccoli interessi. Le domande che Dio ci fa sono “spirito e vita” perché ci invitano a riconoscere le ragioni della nostra mancanza di felicità e di pace, anzitutto in noi stessi, nella fatica e nella paura di amare che ci portiamo dentro e nella diffidenza di fronte ad ogni atteggiamento di amore gratuito. Forse più che “interrogare” Dio è necessario interrogare noi stessi, accogliere la Sua Parola, coltivare il silenzio, la capacità di rientrare nel nostro intimo, di ritrovare il centro di noi stessi, vincendo l’ansietà e la fretta che ci divorano. Fermiamoci ad ascoltare le domande vere per ricevere su di esse la luce del Dio che parla. L’ascolto di Dio è sempre stato “capace” di cambiare il mondo, a cominciare da noi stessi!


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Impegnati nella del pro A

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pre il Convegno la Madre Generale, Madre Carla Maria Roggero. Sono presenti le suore della Commissione scuola, le suore che operano nella scuola Primaria e Secondaria e le responsabili della scuola per l’Infanzia. La Madre ringrazia il Prof. Cattaneo ed esprime gratitudine per la disponibilità che il Professore ha sempre nei nostri confronti e fiducia nella sua guida competente. Il Professore ci aiuterà nella lettura e valutazione della nostra realtà scolastica in Italia per individuare le scelte future che possono essere anche il ridimensionamento. La relazione della Madre è molto chiara, reale, completa, ha toccato con grande saggezza e competenza tutti i punti che riguardano il problema scuola. Tutto è frutto di una lunga e intelligente esperienza nella scuola e nello scambio oggettivo e profondo col suo Consiglio. In questa sintesi della Relazione della Madre sono stati toccati tutti i punti significati-

vi, necessari per capire bene il problema, ma senz’altro la Madre invierà copia completa della sua relazione a tutte le case. La Madre per prima cosa ha riconosciuto l’attualità e il valore del servizio apostolico nella scuola dove si opera una sintesi coerente tra fede, cultura e vita, creando perciò un ambiente significativo di Evangelizzazione. • Inoltre riconosce che le nostre scuole hanno sempre offerto un servizio in modo particolare ai più poveri, secondo le indicazioni del nostro padre fondatore; • hanno curato una formazione integrale della persona; • hanno cercato di supplire ai vuoti di altri ambienti educativi, vedi la famiglia; • la comunità religiosa, attraverso la sua vita


condivisione getto educativo di suor Anita Bernasconi

Occorrono autentiche motivazioni nella gestione della scuola, la cui missione ha un valore indiscutibile, ma ora si tratta di valutare come possiamo portare avanti un servizio con le forze che abbiamo a disposizione. Il Consiglio Generalizio dovrà affrontare un ridimensionamento delle attività scolastiche, infatti in più occasioni la Famiglia religiosa ha coinvolto direttamente le Suore e le Comunità in una valutazione del proprio servizio e della realtà in cui opera la nostra scuola per avere indicazioni, suggerimenti per affrontare insieme il problema del ridimensionamento che da anni si sta realizzando. Il personale religioso è insufficiente a far fronte a tutti i bisogni, per l’età che avanza e per la carenza di vocazioni religiose, perciò nell’attuale situazione la missione educativa chiede di essere sempre più condivisa con i Laici e in alcune realtà si prevede anche la necessità di assegnare loro ruoli di responsabilità e di gestione. Occorrono Laici molto impegnati nella condivisione del progetto educativo, capaci di collaborazione seria, presenze significative per i ragazzi e collaborativi con la Comunità religiosa anche nell’opera di Evangelizzazione. In questo caso dobbiamo pensare alla loro formazione, come del resto abbiamo sempre fatto, sul piano culturale, professionale, religioso e gestionale. Nella scelta dobbiamo pensare a persone a cui è stato trasmesso dalla Comunità religiosa la spiritualità, il ca-

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di comunione fraterna, ha avuto sempre un ruolo fondamentale di testimonianza dei valori cristiani; • l’impegno e la passione educativa sono sempre stati presenti anche quando, via via, le forze diminuivano. Un secondo passaggio nella relazione della Madre è la presentazione del momento storico difficile per la scuola cattolica e anche per le nostre scuole. La difficoltà più grave è quella dovuta alla carenza di vocazioni religiose; non meno importante la crisi economica, ma la Congregazione non ha fatto mai mancare il suo contributo alle scuole in difficoltà. Tutto questo non deve costituire motivo di scoraggiamento, ma deve mettere in atto un saggio discernimento della volontà di Dio e un atteggiamento di continuo rinnovamento nel riscoprire il carisma e le modalità di presenza nel mondo della scuola concentrandosi sull’essenziale: • il primato della testimonianza di Cristo povero umile e casto; • la priorità della persona e le relazioni fondate sulla carità; • la ricerca della verità; • la sintesi tra fede, cultura e vita; • la proposta efficace di una visione dell’uomo rispettosa del progetto di Dio. La Madre poi ci pone questo interrogativo: Le nostre scuole devono e possono esistere ancora? Ma come possiamo continuare a svolgere questo servizio?


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risma, la missione educativa dell’Istituto, in questo caso è possibile affidare loro incarichi di responsabilità nell’opera scolastica, con accanto la presenza della Comunità religiosa che garantisce la continuità e la condivisione dei valori umani e cristiani. Dobbiamo inoltre verificare quanta disponibilità c’è nelle Suore a collaborare con i Laici e se le Religiose sono disponibili ad accettare che ruoli di responsabilità vengano affidati a Laici. In certe scuole c’è già questa collaborazione, ma non sembra in atto in tutte le scuole. La Madre ha fatto questa lettura molto impegnativa; è un discorso faticoso e doloroso, ma necessario per fare scelte corrette, compatibili con la nostra Regola e il nostro carisma. “Noi abbiamo consegnato la nostra vita al Signore in questa Famiglia Religiosa per una missione e ogni nostro interesse personale deve essere subordinato alla realizzazione della missione per collaborare alla salvezza di ogni uomo, in particolare di quelli che il Signore ci affida. Chiediamoci se siamo davvero consapevoli di questo e soprattutto se questo è ciò che traspare dal nostro agire quotidiano”. Vediamo di rispondere in modo onesto e vero a questi interrogativi. Anche l’aspetto economico è fondamentale, è infatti impensabile che una scuola che non è in grado di sostenersi dal punto di vista economico, possa continuare un servizio per molto tempo. Ci sono scuole che si gestiscono in autonomia e aiutano la Congregazione, ma ci sono altre che devono essere aiutate dalla Congregazione.

CONCLUSIONE: ECCO QUANTO CI SUGGERISCE LA MADRE • Affidiamoci alla Divina Provvidenza e valutiamo come sia possibile continuare un servizio educativo, tenendo presenti i vari problemi. • Il Prof. Cattaneo ci accompagna in questo esame e ci aiuterà a capire se c’è un futuro per le nostre scuole. • Noi attraverso un lavoro di discernimento ci impegneremo in una analisi seria e ci disporremo ad una accettazione serena per quanto sarà necessario scegliere. • Il Consiglio Generalizio ha il compito di prendere le decisioni necessarie secondo le indicazioni del Capitolo Generale, ma noi dobbiamo offrire il nostro contributo di riflessioni e valutazioni per arrivare a decisioni partecipate e condivise. La Madre augura a tutte un buon lavoro e insieme chiediamo al Padre Fondatore di intercedere dal Signore l’aiuto necessario perché le scelte siano conformi alla volontà di Dio.


di suor Anita Bernasconi

“Nessun vento è buono per chi non sa dove andare”

a relazione della Madre Generale ha offerto, a tutte le suore presenti, spunti preziosissimi da cui partire per lavorare in Assemblea o in gruppo. Il Prof. Cattaneo si è introdotto con questa espressione di Seneca che rende molto bene l’idea per il nostro orientamento: “Nessun vento è buono per chi non sa dove andare”. E allora chiediamoci: “Qual è il vento che vogliamo utilizzare?”. Entriamo in un processo di riflessione. La Madre ha dato uno sguardo strategico sulla situazione attuale delle Scuole della Congregazione in Italia e noi, con la guida del Prof. Cattaneo, abbiamo fatto un’analisi strategica. Il Piano di ristrutturazione o ridimensionamento spetta al Consiglio Generalizio, ma ogni scuola dovrà inviare al Consiglio la lettura del Contesto del proprio Istituto, cioè fare il Piano strategico per individuare eventuali cambiamenti, innovazioni, proposte, richieste e chiederci: tra 5 anni come sarà la situazione della nostra scuola? Il primo lavoro richiesto dal Professore è stato quello di individuare la VISION E LA MISSION DELLE NOSTRE SCUOLE. Questi sono i risultati: per la VISION che si fonda sui valori della tradizione, la scuola è luogo di: • evangelizzazione • testimonianza da parte della comunità religiosa • carisma • centralità della persona e attenzione ai bisogni • inclusione

• educazione integrale. La MISSION che unisce le nostre scuole è: sintesi di fede, cultura e vita coinvolgimento di religiose e laici nel processo di evangelizzazione coinvolgimento dei laici nel nostro carisma motivazione e passione educativa crescita armonica, spirituale e umana delle persone a noi affidate formazione dei laici. Per stendere il Piano strategico di Istituto il Professore ci suggerisce quali sono i parametri che riguardano l’interno della scuola e l’esterno, tenendo presenti anche gli eventi della Nazione, ad esempio le votazioni possono influire sulla scuola. I PARAMETRI che riguardano l’interno della scuola sono: • tipo di scuola (Infanzia, Primaria, Secondaria) • dimensione: ben strutturata, offre sicurezza nel proseguire • conferma del numero degli iscritti • PTOF e Curricolo verticale • Innovazione Dati da tenere presente: • dimensione (n. corsi, n. insegnanti, n. allievi, comunità religiosa) • risorse: la presenza delle suore, i Laici con ruolo direttivo • inclusività: allievi H, stranieri, disabili, eccellenze • risorse economiche, se si vive con autonomia o no • coerenza con la normativa attuale. Parametri per l’esterno:

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Percorsi di formazione • presenza di altre scuole sul territorio: rapporti • rapporto con le Istituzioni locali ed ecclesiastiche • aspetto demografico della popolazione, sviluppo del territorio • eventi caratteristici • scambi a livello nazionale e internazionale In gruppo abbiamo lavorato su 5 domande poste dal Professore e che si dovranno tenere presenti nella stesura del proprio Piano strategico di Istituto. Riporto solo alcune indicazioni date dai gruppi, il Prof. Cattaneo farà una lettura completa. 1. Qual è la struttura che riteniamo significativa per la nostra scuola oggi? L’orientamento generale è verso una modalità di governance di tipo collegiale, abbandonando gradualmente quella apicale di oggi. Ovviamente questo richiede fin d’ora una solida formazione dei laici, ma anche delle religiose che devono entrare in un’ottica nuova di gestione.

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2. Quali sono gli elementi su cui formare i laici che si vogliono coinvolgere nelle nostre scuole? I laici devono avere davanti una Comunità che ha già fatto passare il Carisma attraverso il vissuto personale, coerente e chiaro di ogni suora. Il Progetto formativo del Centro deve contenere le linee della formazione con chiari step e contenuti essenziali che dovrebbero essere svolti in RETE tra le scuole. Si devono inoltre prevedere attività formative che nascano dal contingente e dal contesto specifico di ogni Istituto. In particolare a livello educativo i laici devono essere formati: • all’attenzione ai più disagiati e ai più fragili insieme alla valorizzazione delle potenzialità di ciascuno; • all’accoglienza incondizionata di ciascuno (anche dei non credenti); • a una cultura aperta senza pregiudizi; • alla disponibilità a lasciarsi formare e plasmare dal Vangelo e dal Carisma;


Rischi: • Ritrovarsi a livello di Congregazione a prendere decisioni che non scaturiscono da una indagine seria e approfondita della base, quando non c’è trasparenza di comunicazione; • Continuare a pensare che l’efficienza di oggi nelle nostre scuole ne impedirà la chiusura. È facile pensare che le prime a chiudere sono le altre scuole. I gruppi hanno portato in Assemblea i loro risultati, i capigruppo invieranno al Prof. Cattaneo la relazione scritta, perché possa fare una sintesi dei 4 lavori. In questo Convegno il lavoro è stato fatto in modo intenso, ricco, ben guidato, con risultati proficui. Ci portiamo via, dopo questa esperienza straordinaria: • la consapevolezza della situazione delle scuole della Congregazione • una chiave di lettura completa • la serenità per la condivisione e la collaborazione in Assemblea e nei gruppi • un buon metodo di lavoro per la stesura del Piano strategico, secondo lo schema SWOT: punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi • coinvolgimento responsabile • necessità dell’apertura verso i laici • l’impegno per il lavoro sul contesto della propria scuola, da fare al ritorno con gli insegnanti, i genitori, la comunità religiosa, e da inviare al Prof. Cattaneo entro il 25 Aprile. In sintesi possiamo parlare di: • Orientamento convergente nella MISSION; • Come realizzare la lettura del proprio contesto, da inviare al Prof. Cattaneo; • Le nostre scuole hanno ancora senso di esserci? Valutare perciò continuità o chiusura. • Valutazione molto positiva di questa esperienza. • Quello che è emerso è il vento che ci deve guidare nelle nostre scelte. La Madre Generale si è complimentata per il lavoro fatto da tutte le suore, con la guida davvero straordinaria del Prof. Cattaneo che ringraziamo di cuore.

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• a una professionalità che tenga presente sempre i valori portanti quali: la riservatezza, la capacità di intuire i problemi e di affrontarli come educatore oltre che come insegnante. 3. È possibile parlare di struttura di Rete tra le scuole della nostra Congregazione? Tutte ritengono che la RETE con la condivisione delle risorse e delle competenze sia un’occasione di confronto che apre a stimoli ed esperienze nuove e quindi a una maggiore ricchezza oltre che ad una riduzione di costi che porta ad una migliore economicità di gestione. C’è chi vede la RETE realizzabile nell’ambito dell’Economato, in parte anche nella Segreteria. Rimane qualche dubbio per l’attivazione di questa modalità di lavoro, considerando la distanza tra le varie scuole. 4. Quali cambiamenti si ritiene di realizzare all’interno della nostra realtà, nella prospettiva di nuovi modelli di organizzazione • iniziare ad individuare le persone che in futuro vorremmo coinvolgere nella gestione in base alle loro qualità, competenze, risorse rispetto ai bisogni; • formazione e preparazione dei responsabili; condivisione con i vari stakeholders; E ancora: • assumere la leadership del cambiamento; • comprendere il bisogno del cambiamento; • perfezionare il valore della proposta in una visione di miglioramento continuo e adattamento alle esigenze. 5. Punti di forza della propria scuola, di debolezza e rischi Ne indico solo alcuni: Punti di forza: • Il Primato della testimonianza di persone che danno la vita per Dio e per i fratelli; • Mantenere un’offerta formativa di qualità che abbia uno spessore valoriale e che sia attenta ai segni dei tempi come voleva il Fondatore; Punti di debolezza: • Atteggiamenti di pretesa da parte di alcuni genitori; • Età cronologica delle suore; • L’aspettare soluzioni da chi ha la responsabilità; • Il rinchiudersi nel proprio ruolo e rimanere “miopi” di fronte alle urgenze;


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Quando serviamo con l’alba sorge sempre I

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l Convegno del 29-30 Aprile a Roma, presso la Casa Generalizia, ha avuto come obiettivo iniziale quello di informare le Superiore e le Econome sul Processo di Pianificazione strategica delle scuole della Congregazione, realizzato il 24-25 marzo dalle Presidi e responsabili della scuola, con la guida del Prof. Cattaneo, partendo dalla Relazione della Madre generale sul futuro delle nostre scuole in Italia. Ad aprire il Convegno sono state le parole di incoraggiamento di Madre Carla “Siamo chiamate a presentarci al mondo con le mani operose di Marta”, e di Papa Francesco che ci parla del suo programma formativo: cuore, mente, mani, cioè il coinvolgimento di tutta la persona nelle nostre responsabilità. Alle responsabili è stato poi assegnato il compito di analisi della propria realtà scolastica, da inviare al Prof. Cattaneo che da una lettura comparata delle varie scuole, ha tracciato l’identikit delle scuole S. Marta che tutte dobbiamo tenere presente. Il lavoro è stato fatto seguendo la matrice SWOT: punti di forza, di debolezza, opportunità e rischi, quindi raccolta dei dati e valutazione, interrogarsi inoltre sulla situazione attuale delle scuole e chiedersi tra 5 anni quale possibilità avremo ancora di gestire le nostre scuole. Rimarrà l’attuale governance o cambierà? Il calo delle religiose evidenzia sempre di più il ruolo dei laici e da parte nostra l’impegno della loro formazione per le nuove responsabilità che dovranno assumersi. La VISIONE di rete delle Scuole della Congregazione può essere formulata come segue, secondo la proposta del Prof. Cattaneo: “Le scuole della Congregazione delle Suore di Santa Marta impegnano i loro alunni, in rela-

zione alla loro età e in una prospettiva di continuità e sviluppo progressivo, in modo integrale, affinchè sappiano affrontare con fiducia, gioia, creatività e competenze il percorso formativo e le sfide del loro tempo. In particolare gli alunni saranno al centro del processo di formazione e saranno formati alla cura e al servizio degli altri, specialmente dei più bisognosi, alla difesa e al miglioramento del mondo, la nostra casa comune, sulla base dei principi evangelici di giustizia, di accoglienza, di amore, di pace. Alunni quindi impegnati in modo sereno nel loro percorso di formazione e contemporaneamente testimoni nel loro quotidiano dei valori della tradizione della Congregazione delle Suore di Santa Marta e del Carisma del Fondatore”. In Assemblea abbiamo individuato 9 obiettivi comuni per la MISSION di rete delle scuole della Congregazione: 1. Realizzare progetti interdisciplinari (fede, cultura, vita) non in modo sommativo... da mettere nel PTOF. 2. Incontri programmati nel Collegio Docenti, elaborare obiettivi e programmare azioni anche con risorse esterne, lettura dei bisogni dei bambini e dei ragazzi. 3. Rimotivare gli insegnanti e le suore. 4. Riconoscere il grado di motivazione dei Docenti per definire una strategia. 5. Coinvolgimento e sensibilizzazione di tutti, Religiose e Laici nella costruzione e condivisione del progetto. Come? 6. Dare più responsabilità ai laici. 7. Per gli Insegnanti non è chiara la governance. La responsabilità ce l’hanno nei confronti degli alunni e delle famiglie, perciò quando si fa


amore

di suor Anita Bernasconi del carisma” e ha colto nelle Comunità l’anelito alla vicinanza, all’armonia, a lavorare insieme, ma anche individualismo, indipendenza e difficoltà. Ha sottolineato l’esigenza di relazioni d’amore autentiche, gratuite, non abbiamo altro debito se non quello di un amore vicendevole. Compito primario della Superiora è quello di mantenere fra le suore l’esatta osservanza della santa Regola, il rapportarsi con tutte con carità fraterna, il prendersi cura dei bisogni di ciascuna suora, il non reagire di fronte a comportamenti irrispettosi, ma pregare per la consorella che agisce così, come raccomandava il Padre Fondatore, il valorizzare ogni suora, dare fiducia, essere prudente e accorta per cercare il bene della Comunità. Suo compito primario è quello di far crescere tutte le suore nella fedeltà al carisma. Deve saper trattare ogni sorella secondo la propria indole e quindi con interventi adeguati. Il Capitolo generale del 2015 sollecita la Famiglia religiosa in un cammino di crescita e di maturazione per essere presenza profetica nella Chiesa e nel mondo d’oggi. Il progetto comunitario preparato insieme ci vuole condurre ad una vita più fraterna, più coerente, più impegnata nella missione. Alla Superiora la responsabilità di coinvolgere le suore e animare questo lavoro comunitario.

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il contratto occorre definire bene le loro responsabilità. 8. Formazione iniziale, successiva, specifica relativa al contesto. (Famiglie, studenti e altre persone) 9. S emina-raccolto del carisma nei laici. Il Consiglio generalizio ha la responsabilità di prendere decisioni circa il nostro futuro, ma noi ci siamo impegnate a far pervenire al Centro il nostro contributo con l’analisi strategica delle nostre realtà scolastiche. La seconda fase del Convegno nella prima giornata è stata guidata dalla Segretaria generale, Suor Vittoria Longhese e dall’Economa Generale Suor Patrizia Gaspari che hanno chiarito i nostri impegni relativi alle comunicazioni che dobbiamo far pervenire al Centro, alla gestione delle varie schede, alla tenuta dell’Archivio, e alla normativa attuale nella gestione amministrativa che richiede molta attenzione e competenza, perciò in alcuni ambiti è necessario far riferimento a persone esperte. La seconda giornata è stata gestita dalla Madre Generale e da Mons. Gero. Siamo state invitate ad andare a fondo nel nostro impegno di responsabili e a trovare forme nuove nell’esercizio dell’autorità. Madre Carla ha affrontato il tema del servizio e ci ha detto: “Quando serviamo con amore l’alba sorge sempre”. Il servizio dell’autorità dice anche Papa Francesco: “È una cosa delicata che ha bisogno di una tenerezza eucaristica che non maschera i conflitti, ma ci aiuta a risolverli”. La Madre si era incontrata con tutte le Comunità per rivedere insieme il primo progetto comunitario della prima mozione del Capitolo Generale: “Il minimo Istituto e la grandezza


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La Madre ci invita a vivere la responsabilità che ci è stata affidata nella concretezza del nostro quotidiano, là dove il Signore ci ha poste, con le consorelle che ci ha affidate e dove Lui è sempre presente con il suo amore e la sua misericordia. Mons. Gero invitato da Madre Carla nel pomeriggio di domenica ha risposto subito positivamente e ha gioito nell’incontrare di nuovo tanti volti noti. Il tema da Lui trattato: “Fra voi non è così” (Mc. 10,43) - Chiamati a responsabilità. Tema complicato e molto rischioso ha ripetuto Don Gero. “Vogliamo che tu faccia quello che ti chiediamo” dicono a Gesù i due fratelli Giacomo e Giovanni, per nulla toccati dalle parole del Maestro che annuncia la sua passione. “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo ed essere battezzati nel Battesimo in cui sono battezzato?” “Sì lo possiamo”, rispondono. Sono davvero distanti dal pensiero e dalle preoccupazioni di Gesù e non riescono a sintonizzarsi con Lui. Gesù chiama i 12 intorno a sé per una istruzione particolarmente decisiva e li invita a verificare che cosa succede nel governo dei popoli, come i capi delle nazioni spesso le dominano. “Tra voi non è così”, perché non sarebbero la sua comunità. Chi è chiamato deve adempiere il proprio mandato con spirito di servizio, guardando solo al bene degli altri, significa cioè dare la vita per le persone che sono affidate. Non sono necessarie buone parole, parole consolatorie, ma buone pratiche e trovare forme nuove nell’esercizio dell’autorità: • farsi servo delle persone che sono affidate • parlare con autorevolezza • fare quello che si dice • accompagnare, coinvolgere, dare fiducia, coltivare, custodire Problema fondamentale nella Comunità è l’accompagnamento spirituale ed esercitare l’autorità con paternità e maternità. Purtroppo c’è grande carenza di genitorialità, si preferisce essere molto direttivi.

Occorre curare relazioni positive, non soffocanti, né raggelanti, ma trovare la giusta distanza che permetta di accompagnare l’altro. Tutto questo richiede discernimento, prendersi cura della sorella, saper dire la parola giusta al momento giusto, creare rapporti tra persone che hanno modi diversi di vivere, in cui si cerca di ascoltarsi, comprendersi, anche nella diversità delle culture. Ciascuno deve essere accolto nella sua particolarità, ed è nel confronto con l’altro che si scopre e si conosce la propria identità. Conosciamo chi siamo realmente mentre diventiamo sorelle. È fondamentale attuare la metodologia di Emmaus: essere presenti nella vita di ogni sorella, camminare insieme, fare domande per suscitare risposte, come ha fatto Gesù con i due discepoli e così li aiuta a elaborare le loro ferite “speravamo…” e alla frazione del pane lo riconoscono. Chi esercita l’autorità deve fare come Gesù: una vita donata, spezzata. • La Superiora deve avere un rapporto duttile, intelligente con la Regola, deve capire come ciascuna sorella può obbedire alla Regola; • Deve creare Comunità accoglienti dove ogni sorella vive la bellezza della vita consacrata; • Deve curare la dialettica tra la Comunità religiosa e la Chiesa locale. Spetta alla Superiora gestire i rapporti con principi evangelici; • Nella Comunità gestisce rapporti affettuosi, relazioni positive perché si viva una pienezza di vita nella gioia e nella serenità. Il futuro della vita religiosa si gioca sulla qualità della vita comunitaria, sulla maturità delle persone, sulla bellezza umana di una vita consacrata. Il Signore ci vuole bene, ci rinnova, ci aiuta a creare comunità belle con donne che hanno belle qualità. Tutto questo dipende da come viviamo la nostra sequela di Cristo che è la via valida per vivere la gioia comunitariamente e per garantire il nostro futuro. Ringraziamo di cuore la Madre Generale per questi giorni ben organizzati e vissuti intensamente con la collaborazione di tutte. Il Convegno si è concluso il 1° Maggio con la visita e la preghiera di ringraziamento nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva.


Frammenti di santità Sempre tenera, affettuosa, sorridente e paziente ispirava fiducia pur mostrando fermezza quando era necessario. È stata la prima Madre Maestra delle novizie in Chile. Viveva in modo profondo il Carisma delle Suore di Santa Marta. Con il suo esempio e il suo profondo amore al Maestro ha aiutato tante giovani a crescere nella fede e a donarsi completamente a Gesù. Raccomandava quello che viveva: “Amatevi le une le altre, non giudicate e non sarete giudicate, imparate a guardare, a sentire e a tacere, In Maria avete una Madre”.

Suor Eugenia Bonvini passata alla casa del Padre il 12 luglio 2001

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A chi l’ha conosciuta basta ricordarla con affetto per sentirsi sorella che aiuta a vivere il carisma di Betania.


In missione

Una volta an ha visitato la I

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n gennaio, come tutti certamente sanno, la nostra patria cilena è stata benedetta dalla visita di Papa Francesco. Ci siamo preparate come Chiesa e come Suore di Santa Marta a questo grande avvenimento con preghiere e riflessioni disponendoci così a partecipare ai vari incontri. Sentiamo il bisogno di condividere questa esperienza che ha segnato profondamente la nostra vita di consacrate al Signore nella sua Chiesa. L’invito a partecipare come ministri straordinari dell’Eucarestia all’incontro di Papa Francesco con la gente nel Parco O’Higgins, l’abbiamo inizialmente considerato come un servizio pastorale per portare Gesù ai partecipanti durante la celebrazione della Messa. Invece, quando il sabato ci hanno convocato per un incontro preparatorio la motivazione e le indicazioni che ci ha dato il sacerdote che presiedeva la Commissione, ci hanno commosso profondamente: avevamo il compito di portare al fratello la presenza reale del Signore di cui il Papa è solo vicario. Di fronte a qualsiasi emergenza il nostro “motto” doveva essere: “La vita per il Signore”. Siamo rimaste un po’ intimorite e abbiamo sentito che il Signore ci aveva scelte per arrivare ai pellegrini accorsi per la solenne celebrazione dell’Eucarestia. La presenza del Santo Padre, la sua omelia,

il fervore, la preghiera, il canto, l’allegria e il rispetto per ogni fratello hanno creato un clima di adesione profonda a Gesù Cristo e alla Chiesa tanto che al momento della Comunione ogni persona si avvicinava a ricevere Gesù con devozione e gioia. Questa testimonianza di fede e di speranza ha suscitato in noi un’immensa gratitudine verso il Signore e verso la nostra Famiglia Religiosa per averci regalato la possibilità di partecipare a questa celebrazione e di fare quest’esperienza di servizio che lascerà certo un segno nella nostra vita e che ci impegna a pregare perché la visita del Papa sia ricca di frutti. Anche la partecipazione all’incontro con i consacrati e il coro liturgico nella Cattedrale è stato un regalo che non aspettavamo. Ci siamo preparate a questi incontri con preghiere, meditazione e riflessioni e ancora con la selezione dei vari canti destinati ad accompagnare l’incontro che ha infuso in noi una profonda gratitudine a Dio e alla nostra Famiglia Religiosa che ci ha regalato questa preziosa opportunità. La persona del Papa è per tutte noi la presenza di Cristo in mezzo al suo popolo: è per questo che la sua visita ci ha fatto toccare la presenza di Dio nella nostra terra cilena incoraggiandoci nel nostro cammino di sequela del Signore.


cora GesĂš nostra terra

le Suore del Cile

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In missione

CHILE

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Avevamo bisogno di ascoltare le sue parole piene di luce e di sapienza e nelle quali cercavamo forza per rinnovare il nostro impegno specialmente in questo momento di grande difficoltà nella vita della Chiesa in Chile e nel mondo. Come Suore di Santa Marta abbiamo ritrovato una profonda motivazione per riscoprire la bellezza del servizio e il modo di comunicare la persona di Gesù facendo attenzione a non alzare barriere che impediscono di farlo entrare nella vita concreta di ogni persona così che lo possa incontrare veramente. Il Papa ci ha detto con forza: “Dio non cerca supereroi ma donne che sperimentano la sua misericordia e la vivono in mezzo ai fratelli”. La partecipazione all’incontro con i giovani nel santuario di Maipù si è svolto nella gioia. Di nuovo ringraziamo Dio per il messaggio che Papa Francesco ci ha consegnato: “connettersi” con Cristo per essere testimoni ge-

nerosi, lasciandosi alle spalle timori e comodità. Durante il suo discorso il Papa ha domandato più volte di farsi la domanda: “Cosa farebbe Cristo al mio posto?”. Il Papa ha poi ricordato che il Sinodo dei Vescovi quest’anno sarà sui giovani. La Chiesa ha bisogno che la gioventù la interpelli: “Vogliamo essere la Santa Madre Chiesa non la Santa Nonna Chiesa” ha scherzato Papa Francesco! Al momento di lasciare Santiago per recarsi a Iquique la nostra Comunità ha atteso il Papa davanti alla Nunziatura. Con applausi e canti abbiamo voluto esprimergli ancora la nostra gratitudine e la gioia di essere vicino a colui che è stato eletto dal Signore per essere suo rappresentante: il dolce Cristo in terra! Ringraziamo di tutto il Signore e conserviamo nella nostra mente e nel nostro cuore la sua insistente richiesta: “Per piacere non dimenticatevi di pregare per me!”


Un’oasi di pace

di Anna Maria e il Gruppo Betania

iamo a Pisa, appena usciti dalla Cappella dell’antico e storico edificio che ospita le Suore di Santa Marta, dove, insieme alle Suore, abbiamo pregato e meditato guidati dalla Superiora Suor Anita. Siamo il “gruppo di Betania” che si è formato alcuni anni fa per iniziativa di Suor Rosanna; a Lei sono succedute come Superiore, Suor Oliva ed ora Suor Anita. Il gruppo non è molto numeroso: abbiamo cominciato con coloro che, tanti anni fa, avevano seguito, con Suor Irene, le lezioni di Catechismo e la preparazione alla Prima Comunione o che, in anni più recenti, erano state ospiti del Pensionato Universitario. Nel corso degli anni, nel gruppo, ci sono stati dei cambiamenti, qualcuno si è trasferito in altra città, una cara amica è scomparsa, ma soprattutto abbiamo avuto il piacere di accogliere nuovi amici. Fra tutti noi si sono stabilite amicizia e familiarità, che ci permettono di trascorrere l’incontro in una grande unità di sentimenti. Ci troviamo, circa una volta al mese, da settembre a giugno, e preghiamo: la Superiora prepara una riflessione e una preghiera, spesso tratta dagli scritti del Beato Tommaso Reggio, meditiamo su qualche punto che ci interroga. Talvolta qualcuno di noi propone anche qualche preghiera o qualche brano delle Scritture su cui riflettere. In questi anni alcuni di noi hanno dovuto affrontare gravi problemi di vario genere, ce li siamo confidati e ci siamo scambiati comprensione, consiglio e soprattutto preghiera.

Quello che desidero sottolineare è che tutti siamo concordi nell’avere notato come, durante questi incontri, ci sentiamo lontani dalle consuete preoccupazioni, e anche dal nostro ambiente, in un’isola di serenità e di pace; riceviamo una boccata di ossigeno che ritempra e ridà fiducia e coraggio. Insieme abbiamo ricordato e festeggiato il Beato Tommaso Reggio nel Bicentenario della sua nascita. La sua figura ci ha sempre affascinate per la molteplicità dei suoi impegni pastorali che ha potuto portare avanti perché tutto era preceduto da intensa preghiera. Erano le ginocchia a ricevere gli aiuti necessari. Noi lo preghiamo e gli affidiamo le suore di Santa Marta presenti nel Pensionato universitario di Pisa. Gli affidiamo le nostre famiglie e gli chiediamo aiuto perché possiamo vivere una vita piena di Vangelo per annunciare con umiltà e letizia che Gesù è l’unico Salvatore. Solo così riempiremo il mondo di pace, seguendo le orme del Beato ancora vive, efficaci e profumate di santità. 31 Camminando con fede  1/2018

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Pisa


In missione

“Mettiti alla

La Scuola cattoli

D

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urante quest’anno scolastico noi insegnanti della classe quarta, come già era accaduto in anni precedenti, abbiamo deciso di aderire al concorso: “Mettiti alla prova. La scuola cattolica, scuola solidale”. La finalità del concorso è quella di sensibilizzare gli alunni al tema della solidarietà e dell’attenzione all’altro attraverso esperienze inserite come parte integrante del PTOF della scuola. Abbiamo pensato di dedicarci alla tematica, quanto mai attuale, del fenomeno dell’immigrazione e della conseguente accoglienza di queste persone verso cui si prova generalmente più paura che spirito di solidarietà. Abbiamo creduto che parole come solidarietà e integrazione siano fondamentali al giorno d’oggi anche per bambini piccoli e apparentemente incapaci di comprendere una tematica tanto delicata. Inizialmente abbiamo chiesto agli alunni di pensare alle situazioni attuali di conflitto; abbiamo parlato della guerra civile in Iraq e in Siria in seguito alla quale è stato cancellato il confine tra i due Stati. Parlando di tali argomenti, i bambini hanno chiesto spiegazioni riguardo l’Isis, lo Stato islamico che incute timore, ma che suscita anche curiosità in questi piccoli spettatori del mondo. Noi insegnanti siamo state piacevolmente sorprese nel notare che gli alunni avevano già un buon bagaglio di nozioni e conoscenze che non vedevano l’ora di ampliare e approfondire. Siamo partite timorose per la paura di turba-

re i bambini con informazioni e immagini non sempre adatte a loro, ma abbiamo capito che, presentando la realtà in modo adeguato, anche i più piccoli possono, anzi devono, essere informati. Abbiamo pensato di far ascoltare agli alunni due brani musicali per poi analizzarli insieme. Il primo brano è un testo drammatico e poetico sulla questione migratoria e sulla tragedia del mare che ingoia impietosamente esseri umani disperati che abbandonano il loro Paese reso invivibile a causa di conflitti, persecuzioni o delicate situazioni politiche. Gli alunni si sono emozionati osservando le immagini dei migranti, soprattutto quelle dei bambini, vittime innocenti di questo stato di cose. Tutti hanno notato la tristezza del brano, ma anche l’importanza che esso venga diffuso per sensibilizzare gli uomini a questo tema drammatico. La seconda canzone proposta trattava invece del terrorismo legato all’Isis. Gli interventi e le domande degli alunni sono stati numerosi e noi insegnanti abbiamo cercato di spiegare che non esiste una diretta connessione tra Islam e Isis, cosa che ai bambini non era ben chiara. Abbiamo cercato di far loro comprendere che l’Isis è un movimento che “usa” in modo distorto i fondamenti dell’Islam e tradisce il suo messaggio originale. Ovviamente sono stati tralasciati i particolari più crudi perché i bambini di questa età vanno informati, ma anche tutelati e protetti.


prova”

di maestra Simona

Saiano

ca, Scuola solidale ai bisognosi, gli alunni hanno proposto di preparare dei volantini da distribuire nelle varie classi per chiedere a tutti di partecipare alla raccolta viveri da destinare alla Caritas. Grazie alle famiglie della nostra scuola sono stati raccolti generi alimentari, detersivi e prodotti per i neonati. Questo progetto ha sicuramente arricchito gli alunni che si sono dimostrati sensibili e maturi, ma anche noi insegnanti. Infatti siamo stati testimoni del fatto che, se bene informati e non ancora contaminati dai pregiudizi e dalla paura del diverso, anche i bambini capiscono che la tolleranza e l’integrazione sono valori universali.

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Abbiamo poi pensato di invitare a scuola due ragazzi migranti africani che hanno portato la loro testimonianza sulla guerra vista con gli occhi di chi l’ha vissuta e ci hanno raccontato la loro tragica esperienza che, via mare in condizioni disumane, li ha condotti prima in Sicilia e poi qui, a Brescia. I bambini, entusiasti ed interessati all’incontro, sono intervenuti con domande che, nella loro semplicità, ci hanno stupito per la loro serietà e profondità. Per concludere il progetto e dare un aiuto concreto


In missione

È troppo felice chi ti serve e ti dà gloria S

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iamo prossime a celebrare il 70° anniversario dell’arrivo delle prime suore Italiane in terra cilena. Infatti il 12 Giugno sarà per tutte le suore di Santa Marta, un giorno di ringraziamento al Signore per il dono della vocazione e della nostra Famiglia Religiosa. Noi, che siamo eredi di questo immenso tesoro, leviamo inni di lode e gratitudine al Signore, ma anche a tutte le suore italiane che, con tanto spirito di sacrificio e un forte senso di Famiglia, hanno dedicato la loro vita all’annuncio del Regno. Con la loro presenza, nel trascorso di questi 70 anni, si sono fatte portatrici di quella linfa preziosa che è il nostro carisma. Questa “linfa” è stata versata con amore nella nostra terra e ha fatto germinare il seme nascosto che aspettava silenzioso il momento giusto per germogliare. Loro ci hanno portato non un modo di fare le cose, ma un modo di vivere, di essere, un itinerario di santità… di questo siamo testimoni! La loro vita è stata per noi come la luce del sole che nutre piante e fiori, li feconda e li fa fiorire… Con il loro esempio ci hanno alimentato spiritualmente, e ora ci spingono a

dare la nostra vita con generositá e radicalitá, come hanno fatto loro. Noi non abbiamo visto i loro anni di “gloria e splendore” quando erano giovani e vivevano la consegna di un servizio che sembrava non avere riposo e non trovando spesso nemmeno il tempo per mangiare intente a donarsi sempre più al Signore e alla nostra Famiglia Religiosa. Abbiamo conosciuto gli anni in cui il peso della vecchiaia e della malattia si faceva sentire nella loro vita. È ammirevole vedere in loro tanta umiltà, silenzio, rinuncia, preghiera, sacrificio, offerta e soprattutto AMORE, amore per Gesù e amore per la nostra Famiglia Religiosa. Quando siamo entrate in comunità, nei primi tempi del Noviziato, quando è un po’ difficile lasciare la famiglia, gli amici ed i propri sogni per il Signore, Madre Ambrogia e Suor Riccarda, come tante altre sorelle maggiori, con la loro sola presenza e col sorriso ci dicevano quanto bello è donarsi e consumare la vita per Gesù nella nostra Famiglia Religiosa. È impossibile per noi non ricordare in modo speciale la nostra carissima Madre Ambrogia con il suo cuore materno, pieno di Gesú: con la sua sola presenza ci indicava, e ci indica


Loro sono i fiori che adornano di offerta generosa e di umiltà la nostra amata Congregazione; è il profumo che emana dalla loro vita che ci invita ad essere parte attiva e gioiosa di questo bel giardino, donando, assistite sempre dalla Grazia, il meglio di noi stesse per diffondere nel mondo il profumo di Betania. Grazie per il dono della vostra vita e per averci dato un esempio di santità vissuta nella vita di ogni giorno, nella semplicità del quotidiano, dicendo Sì in ogni momento. Chiediamo loro di intercedere per noi e aiutarci ad essere fedeli nel rispondere alla vocazione ricevuta come Suore di Santa Marta e ricordare sempre che Gesù è l’Unico Bene Necessario.

di suor Carla Alcántar e suor Lorena Cortés

Chile

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oggi, un cammino di santità da percorrere. Siamo state testimoni “privilegiati”: il Signore ha permesso che Madre Ambrogia sperimentasse sempre più la fragilità dell’anzianità e della malattia, ma non ha mai ha dimenticato il suo amore per Gesù, il suo essere suora di Santa Marta e il suo spirito missionario. Voleva attirare tutti al Signore: anche quando non riusciva più a pronunciare le parole un suo sguardo e una carezza erano gesti che venivano dal suo cuore pieno di Gesù. Ci sembra ancora di vedere il suo volto luminoso quando ci diceva con voce flebile ma ferma: “il Signore c’è SEMPRE”… questa era la certezza di una vita vissuta accanto al Signore. Ella, come tante altre suore che ci hanno preceduto, e come quelle che stanno adesso in infermeria ci animano e ci dicono che è bello seguire e servire il Signore fino alla morte.


In missione

Un momento e significativo I

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l premio “Borsa di studio Tommaso Reggio” rappresenta, per gli alunni della scuola “Casa San Giuseppe”, un traguardo fondamentale, perché con esso vengono riconosciuti alcuni valori importanti quali: impegno costante nello studio; comportamento e linguaggio gentile e sempre corretto; rapporti corretti con i compagni, gli insegnanti e gli adulti; apertura e disponibilità nei confronti dei più deboli e di chi, per vari motivi, si trova nel bisogno. Per dare un “tono particolare” a questa festa è stato scelto il 19 marzo, festa solenne di San Giuseppe, Patrono della nostra Casa e Scuola. Siamo nella nostra bella Chiesa per il consueto momento di preghiera quaresimale e, prima di concludere… SORPRESAAA !!!

Nell’ultimo banco, attente e commosse, ci sono le famiglie delle due alunne scelte per la premiazione. Appena vengono pronunciati i loro nomi, un applauso scrosciante, gioioso, entusiasmante esplode dal cuore di tutti gli alunni, dimostrando di essere contenti e di approvare la scelta, perché anche loro riconoscono nelle alunne i valori elencati. I genitori commossi, non hanno parole, parlano le lacrime che rigano i loro volti. Per chiudere in serenità e dolcezza questo momento gioioso è stata offerta a tutti una bella, soprattutto una buona cioccolata calda. Nonostante si viva in un mondo di incertezze e caduta di valori, siamo convinti che fare il bene “fa bene” a se stessi e agli altri: il bene ne genera altro e incoraggia tutti a compierlo.


speciale

da Saiano

Ecco due testimonianze: Che Gioia! Quando ho sentito pronunciare il mio nome, ho provato la sensazione di un forte battito nel cuore, tante emozioni stupende si accavallavano, una sopra l’altra, dentro di me, e una felicità enorme per la gioia che ho dato ai miei genitori e a me stessa. I miei genitori sono orgogliosi di me ed io ho più autostima. Beatrice Peli È difficile spiegare i sentimenti che ho provato alla consegna del premio a mia figlia: un vortice di emozioni anche contrastanti.

Felicità riflessa anche negli occhi di Linda per una gioia inaspettata; il riconoscimento della persona per valori ormai, oggi, sottovalutati; orgoglio per la mia piccola donna che cresce bene; paura che il mondo possa corrompere i lati più semplici e veri che ha dimostrato fino ad oggi. Non per ultimo, gratitudine per chi ci aiuta nella difficile missione di genitori nel quotidiano e, soprattutto per Colui che ci protegge dall’alto, che ci guarda vivere e ci guida nella via giusta. Mamma di Linda

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Assegnazione premio

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“Tommaso Reggio”

pplausi e lacrime di felicità hanno accompagnato la consegna delle Borse di studio per ricordare Tommaso Reggio che si è svolta lo scorso martedì all’Educandato Maria SS. Bambina di Roggiano. L’ambito premio è tradizionalmente assegnato il 22 novembre, data della morte del Beato Fondatore delle Suore di Santa Marta che da 60 anni svolgono la missione educativa a Roggiano. Quest’anno però la consegna è stata posticipata al 9 gennaio per ricordare solennemente, con la celebrazione dell’Eucarestia, il 200° anniversario della sua nascita. I più meritevoli, scelti fra gli alunni delle classi terminali della Scuola Primaria e Secondaria di Primo grado, devono aver dato prova di saper aiutare gli altri, di impegnarsi nello studio e di essere protagonisti nella creazione di un clima di

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da Roggiano

classe sereno, gioioso e collaborativo, attuando così il motto della Scuola: “Fai fiorire il bene”. Le due borse di studio per la classe quinta della Scuola Primaria sono state assegnate a Chiara Palmieri e ad Andrea Mario Medici, quelle per le classi 3^ della Scuola Secondaria di primo grado ad Asia Costa e a Francesca Palmieri. La consegna del premio agli emozionatissimi alunni è stata accompagnata dalla partecipazione gioiosa di tutti i compagni espressa in un fragoroso e interminabile battimani. Dopo aver ritirato il premio, i premiati sono stati abbracciati dalle famiglie, dai docenti e dalle Suore e hanno festeggiato insieme ai compagni con una golosa merenda. L’abbraccio commosso dei familiari, dei docenti e delle Suore ai festeggiati hanno concluso una mattina di festa e di gioia per tutti!


Pasqua all’Educandato di Roggiano

da Roggiano

Solidarietà concreta e momenti di riflessione ome in Avvento, nelle settimane di Quaresima le famiglie e gli alunni dell’Educandato si sono impegnati in gesti di solidarietà collaborando con alcune realtà attive sul territorio. In tutte le classi sono state poste ceste nelle quali ogni giorno sono stati raccolti generi alimentari da donare alla Caritas di Mesenzana e Grantola e alle Suore di Agra. Inoltre sono state vendute 250 uova di cioccolato il cui ricavato è stato devoluto all’ANFFAS per contribuire alla raccolta di fondi a sostegno di vari progetti a favore di ragazzi con disabilità. Questi gesti concreti hanno preso valore da importati momenti di riflessione. Venerdì 9 e sabato 10 marzo la Chiesa dell’Educandato è rimasta aperta per la iniziativa “24 ore con il Signore”: un intero giorno di adorazione eucaristica promosso da Papa Francesco il cui invito alla preghiera e al raccoglimento è stato accolto da molti alunni in tutte le classi.

Affatto silenzioso invece l’ultimo appuntamento prima della Pasqua. A guidare i ragazzi nella comprensione del messaggio evangelico è tornato a Roggiano Don Giovanni Fasoli, sacerdote dell’Opera Famiglia di Nazareth per adolescenti e giovani e docente di Psicologia dell’adolescenza, cyber-psicologia e new media comunication all’Università IUSVE di Venezia-Mestre. Don Giovanni, grazie alle sue competenze di social education e a una non comune capacità di dialogo e di coinvolgimento, ha entusiasmato i ragazzi che hanno trovato in lui un valido punto di riferimento.

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Memoria grata di un villaggio L

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a scuola Materna “Tommaso Reggio”, che era stata fondata nel 1989 nel Villaggio St. Mary si è ora trasformata in “Special School” per i bambini disabili. La popolazione del Villaggio dagli adulti fino ai bambini hanno accolto con gioia ed orgoglio l’apertura di questa scuola che è iniziata con il nome di “St. Mary’s Special School”. Durante l’inaugurazione e nel giorno del primo “Varshikam” (il saggio di fine anno scolastico) con la loro presenza attiva ci hanno aiutato condividendo con noi il loro tempo, la fatica e anche le spese. Vorrei qui ricordare e ringraziare le persone che si sono impegnate perché tutto riuscisse bene. Certamente quando nel 1989, sotto la guida della nostra carissima Madre Paola, le prime suore hanno dato inizio a una Comunità e aperto una Scuola dell’infanzia a St. Mary’s Village, hanno affrontato molte fatiche e hanno dovuto fare dei sacrifici perché la popolazione del villaggio era formata da persone che prima di diventare cristiane professavano una diversa religione e provenivano da diverse città e appartenevano

a caste diverse. Dopo 28 anni dalla nascita di questo Villaggio i Padri Gesuiti lo hanno consegnato ad un Prete diocesano. Il nuovo Parroco definisce il villaggio cosi: “Questa è una Comunità Parrocchiale ben formata, per qualsiasi cosa i parrocchiani sono vicini al Parroco, che è sostenuto da un gruppo di giovani entusiasti di collaborare all’attività parrocchiale. Mostra gratitudine per i padri Gesuiti che lo hanno preceduto e per noi Suore di Santa Marta perché dice che sono ben formati. Veramente la Comunità ricorda con affetto e riconoscenza le prime Suore che hanno sempre avuto un rapporto di stima e di affetto verso tutti. I genitori di vecchia e nuova generazione sono cresciuti con le nostre Suore, sia nella Scuola Materna che nella Scuola di catechismo. Tutti ricordano che quando andavano dalle suore, Sr Chiara, Sr Ilaria e Sr Gladis, erano accolti con il sorriso ed erano attente ai loro bisogni… una merenda non mancava mai! Quegli incontri riempivano il cuore di gioia! Nel 2000 quando la popolazione era aumentata


di suor Maible Manthra Quest’anno il 9 gennaio, quando abbiamo celebrato il Bicentenario della nascita del Fondatore, una mamma, la signora Bindu, ci ha rivelato che suo figlio aveva un piccolo foro al cuore. In quell’occasione le suore le avevano dato un’immagine del Beato Tommaso Reggio, suggerendo di pregarLo. Alla visita di controllo i medici non hanno trovato niente di quello che era stato diagnosticato in precedenza. Per riconoscenza hanno chiamato il figlio con il nome Reggio, oggi il ragazzo ha terminato gli studi di Plustwo (Liceo). Quando ero in Noviziato la Madre Maestra, Madre Francesca, diceva così: “Voi seminate senza aspettare di raccogliere; i frutti arriveranno. I semi che le prime suore hanno seminato con fede e speranza sono ora raccolti da noi sotto la guida di suor Alice. E noi aspettiamo con speranza che un giorno fra i bambini che sono passati dalla Scuola materna “Tommaso Reggio” ci siano alcuni chiamati dal Signore a vivere il suo carisma nella Chiesa e tra le Suore di S. Marta.

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sorse un altro villaggio vicino a St. Mary, con il nome di 14 Acre e fu costruita una Chiesa Parrocchiale grande. In questo nuovo villaggio arrivava gente da tutto il Kerala. Tra loro c’erano anche criminali e gente di malavita. Il Parroco, Padre Agostino SJ, insieme alle suore con le responsabili, Sr Jancy e Sr Bindu, erano solite visitare ed evangelizzare le loro famiglie. Siamo orgogliose di quelle suore che hanno influenzato positivamente la gente trasmettendo i valori cristiani. Tra i villaggi che sono stati fondati dal Rev.do Padre Lino Zucol SJ non ce n’è un altro che abbia raggiunto tale crescita sia spirituale che materiale. Le case che ha donato Padre Zucol sono custodite con cura. Viene coltivato anche il terreno che hanno avuto in dono insieme alla casa. Inoltre hanno dato una buona educazione ai loro figli ed ora tanti sono impiegati nei vari settori. Ci sono tante vocazioni maschili e femminili in questa Parrocchia: i genitori permettono con generosità ai loro figli di scegliere questa strada.


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La Madonna A

nche quest’anno la Madonna ci ha chiamati a Lourdes dal 16 al 18 marzo scorsi attraverso il pellegrinaggio organizzato con le Suore di Santa Marta, un appuntamento al quale non si può rinunciare! Si parte con due pullman per un totale di 107 pellegrini: giovani e adulti. Il viaggio è in notturna e tutti accettano di buon grado questo piccolo sacrificio. Al mattino arriviamo un po’ stanchi, ma sereni e pieni di aspettative ed entriamo nel vivo del pellegrinaggio. Primo momento: alla grotta. Partecipiamo alla Santa Messa dove Maria è apparsa a Bernardetta e si sente profondamente l’Amore di Dio; qui ognuno abbandona le proprie incertezze e fragilità per

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lasciarsi cullare dalla tenerezza della Mamma Celeste. Guidano la nostra preghiera Padre Domenico Orlando e Don Daniele Bisato che ci accompagnano da Ventimiglia. Con loro, dopo la Santa Messa, ci coinvolgiamo nella via Crucis e, nonostante il tempo incerto, riusciamo quasi a scaldarci ai raggi di un tepido sole. Dopo la recita del Santo Rosario serale, rimaniamo in albergo perché il tempo non permette le processioni, allora Padre Domenico ci invita a un momento di riflessione e condivisione nella hall e questo risulta un’occasione di vero incontro tra noi e presa di coscienza del nostro impegno cristiano presente e per


ci chiama...

da Ventimiglia

a Lourdes rivivere la gioia e l’entusiasmo della condivisione nella fede. La fede che, dice Padre Domenico, muove e scuote i cuori e le coscienze, accresce la fiducia in Dio, sconfigge i dubbi e le paure, ci fa sentire uniti al grande Pastore della nostra vita che ci guida fedelmente nel cammino. È già ora di ripartire da Lourdes, dopo questa intensa giornata di spiritualità mariana, guidata dal “Fate ciò che Egli vi dirà”. Le sollecitazioni nella fede per la vita sono state molte! Accendiamo il cero votivo perché una parte del nostro cuore e della nostra preghiera rimangano vicini alla grotta di Maria. Sono passati veloci i giorni e… ciliegina sulla torta, il 21 aprile i nuovi amici che si aggiungono a Betania sono ben 23. La Madonna ha seminato largamente nel loro cuore!

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i giorni che seguiranno. Riflettendo sul piano pastorale di Lourdes “Le nozze di Cana” e sull’invito della Madonna “Fate tutto quello che Egli vi dirà”, veniamo a parlare di noi e della nostra vita. Ci sono alcune testimonianze toccanti. Poi Padre Domenico ci parla degli “Amici di Betania” il gruppo di genitori e adulti che si riunisce un sabato al mese nel giorno di ritiro delle Suore di Santa Marta, per una preghiera in comune, una riflessione su un tema prescelto e si conclude con la celebrazione della Santa Messa. Padre Domenico presenta la figura del beato Tommaso Reggio, Fondatore delle suore, il suo spirito forte e mite insieme, la sua lungimirante attività nel campo spirituale, pastorale, educativo, sociale. Spiega la continuità del suo carisma nelle Suore di Santa Marta e di tutti quelli che vogliono vivere con entusiasmo la loro risposta al Signore. Invita i presenti che ancora non conoscono questa iniziativa a partecipare ai prossimi incontri. L’occasione sarà sabato 21 aprile a un mese dal pellegrinaggio a Lourdes, e tutti potranno ritrovarsi di nuovo al Santa Marta, per


In missione

Il seminario a Sanremo... la storia continua di suor Annetta Conte Sanremo

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arlare del seminario di Ventimiglia oggi ci porta a ricordare come il Beato Tommaso Reggio, nostro Fondatore, l’avesse nel cuore e come a Ventimiglia alla sua venuta come Vescovo fosse accanto ai seminaristi come pastore, formatore, educatore e amico. Parla il biografo L. Sanguineti “Uno dei primi pensieri di Mons. Reggio appena entrato in Diocesi, fu quello di provvedere ai bisogni del seminario e alla formazione dei chierici. Il seminario di Ventimiglia, situato in zona adiacente alla Cattedrale, Via Battistero 1, si trovava allora in assai misere condizioni. Era un fabbricato troppo vasto e male in assetto ed era occupato in parte dal civico ospedale e in parte dal collegio delle suore Giannelline. Gli alunni erano appena otto, ma mancavano gli insegnanti e le scuole non funzionavano regolarmente. Il Vescovo cominciò subito l’opera di restaurazione di questo vecchio fabbricato, perché potesse ospitare un maggior numero di alunni, ma anche di professori e accogliere altre istituzioni che voleva fondare accanto al seminario”. Uno dei suoi successori, il Vescovo Agostino Rousset, constatando le difficoltà del seminario per mancanza di spazi esterni e per gli ambienti non più adeguati cercava nella zona uno stabile più adatto per favorire un clima

familiare e aperto per i giovani seminaristi. Proprio nel 1939 le Suore della Trinità in Bordighera, via Aurelia 143 si dovettero trasferire in Francia per la riorganizzazione della Congregazione e misero in vendita la loro casa molto spaziosa e in amena posizione di fronte al mare. Era un’occasione da prendere al volo e iniziò così la prima avventura del trasferimento del seminario da Ventimiglia a Bordighera. Molti sono ancora gli affezionati che ricordano con nostalgia la vita semplice e anche austera, ma sempre lieta, il grande movimento di questo centro a cui facevano capo un po’ anche tutte le iniziative della Diocesi. Siamo nel 2017 e l’attuale Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Monsignor Antonio Suetta, ha nel cuore un suo programma per il seminario. Frequentando il grande Monastero di clausura delle Suore della Visitazione in Sanremo, pensava che potesse essere il luogo ideale per la formazione dei giovani seminaristi. Le Suore della Visitazione erano a Sanremo dal 1666 e traslocando più volte in luoghi diversi della città, avevano trovato finalmente sulla collina di Sanremo il posto ideale per la loro spiritualità. Proprio nel 2017, dovendo sistemarsi altrove per il numero ormai esiguo delle suore e per le precarie condizioni dell’età, hanno re-


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la meditazione nella visione del bello e della natura, un silenzio che dona pace e apre lo spirito al desiderio di Dio. Sì, nel monastero è forte la clausura ma sappiamo leggerne tutti gli aspetti positivi, il bello di ogni cosa, tutto ci aiuta a scegliere la parte migliore. E anche noi suore con i giovani seminaristi rifecondiamo la nostra vita con la scelta di mettere sempre al primo posto il Signore Gesù.

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so attuabile il sogno del vescovo, donando il Monastero alla Diocesi per la formazione dei seminaristi. Alcuni mesi sono passati per rendere idonea tutta l’area interna e esterna del Monastero ed è arrivato il grande giorno del trasloco! È il 2 dicembre 2017 e inizia la seconda avventura: sacerdoti, seminaristi e suore alla nuova sede in Sanremo in Viale Carducci 2. Arrivando una meraviglia nuova avvolge lo sguardo di tutti. Veramente il Monastero è un prezioso luogo di spiritualità e di cultura, con grandi spazi interni ed esterni, corridoi a lungo raggio, un chiostro dove domina in mezzo al verde il Sacro Cuore in atteggiamento benedicente. Tutto qui parla della storia delle Suore di clausura che dal 1936, avevano scelto questo luogo meraviglioso per essere più vicine al Signore. Ci avvolge un silenzio penetrante che rende viva una Presenza, un silenzio che porta al-


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La gioia per una È

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una splendida giornata d’aprile, la prima dopo tanti giorni grigi di pioggia. La cornice è ideale, avvolti come siamo dai colori e dai profumi della natura che rivendica con forza il suo sbocciare. Ma la prima meraviglia è proprio quella della numerosa presenza di persone che con ansia aspettano l’arrivo delle “nostre” Suore. A poco più di otto mesi dalla loro partenza da Luco – inutile qui, ripetere il dolore e l’emozione di quei giorni – oggi 8 aprile le “nostre” Suore sono ritornate per un evento importante per la nostra comunità. All’indomani della loro definitiva partenza da Luco il nostro Parroco Don Cristian “strappò” alla Madre Generale una promessa, quella cioè di far ritornare le Suore in occasione della Cresima di quei ragazzi e ragazze di cui loro stesse sono state educatrici e catechiste. Il loro arrivo, un po’ alla spicciolata perché provenienti da luoghi diversi, ha animato il

paese con espressioni di stupore e ammirazione, ma poi è stato come se fosse una domenica consueta d’incontro prima della Messa delle undici, come se nulla fosse accaduto in questi otto mesi. Dopo i calorosi e commossi saluti la comunità si è ritrovata a pranzo al circolo MCL, è stato un momento vissuto con serena convivialità alla presenza del Vescovo Mons.Giovanni Scanavino. Successivamente ci siamo spostati in chiesa per la celebrazione dell’Eucarestia e il conferimento del Sacramento della Cresima. L’altare, addobbato da splendide composizioni floreali, ha fatto da cornice ad una assemblea entusiasta e gioiosa, attenta alle parole del Parroco e del Vescovo. La presenza delle Suore, dei cresimandi, il coro e tutta la solenne Liturgia hanno concorso a creare un coinvolgimento emotivo “vero” che ha fatto commuovere. La sensazione è stata quella di respirare a pieni polmoni, di abban-


promessa mantenuta

di Margherita Bernoni

Luco di Mugello

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nuano ad essere presenti nel cuore di ciascuno di noi. Il ricordo di tutto il bene che abbiamo ricevuto dalle “nostre” suore fin dalle origini della loro presenza a Luco, non è una eco nostalgica del passato ma un’eredità da raccogliere con gratitudine e, se possibile, da ri-donare. L’augurio reciproco è quello di essere “Luce di bene” e così, come una goccia che cade genera cerchi concentrici che si dilatano possiamo a nostra volta dilatare il nostro cuore all’infinito nella gioia di un Grazie al Signore per i doni che continua ad elargirci!

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donarci e di lasciarci avvolgere dallo Spirito Paraclito. Tutto molto bello! Il tempo è volato! Rimane la gioia di aver condiviso questo “straordinario” evento con le “nostre” Suore, confermando e rafforzando il “senso di appartenenza” a questa Comunità. Tutti hanno vissuto intensamente questa giornata ed è stato bello scambiarsi impressioni, suggestioni ed emozioni, anche se velate da profonda nostalgia. Un grazie di cuore a Madre Carla, Superiora Generale, che ha mantenuto la promessa. Grazie a suor Paola, a Suor Mariana, Suor Marietta e Suor Lissy per aver accolto l’invito e alle Suore di Querceto in particolare a Suor Marina che è stata Superiora per dodici anni della nostra scuola materna e grazie ancora a tutte le Suore, per il tempo donato e vissuto in questa comunità in tanti anni di preziosa presenza e che, se pur non nominate, conti-


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Genova,

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nel bicentenario del Beato Tommaso Reggio ti aspetta per accoglierti ed incontrarti e darti un respiro di preghiera semplice e profonda! Vi aspettiamo numerosi

all’ISTITUTO SANTA MARTA Salita S. Bernardino, 8 Genova


Con l’affetto della memoria

Carissime, questa sera, dalla Casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo Suor ROMEA NOSEDA nata a Brenna (Como) l’11 maggio 1922, entrata in Comunità il 05 maggio 1944, professa dal 27 giugno 1947. La ricordiamo tutte come una suora laboriosa, sempre pronta a dare il meglio di sé là dove l’obbedienza la chiamava e disponibile per ogni servizio che le venisse richiesto. È stata un’educatrice e una “mamma” per tante ragazze che spesso “in difficoltà” e senza affetti hanno trovato in lei tenerezza, conforto e sostegno. Sono tante le persone che hanno goduto del suo bene e la ricordano per la sua presenza

Roma, 06 gennaio 2018 Carissime, stamane, dalla Casa di infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo Suor MIRIAM JABBOUR nata a Nsawam (Ghana) il 13 ottobre 1934, entrata in Comunità il 09 maggio 1968, professa dall’11 febbraio 1971. Suora dolcissima! Finché ha potuto e la malattia non l’ha sorpresa, ha saputo essere per tutti una presenza pacificante con il suo tratto delicato e il suo sorriso sempre pronto.

Dopo aver trascorso diversi anni in missione nella sua terra di origine in Libano prestando il suo servizio presso l’ospedale Abou Jaoudé, l’obbedienza l’ha chiamata in Italia dove improvvisamente la malattia l’ha visitata e l’ha gradualmente resa bisognosa di tutto e di tutti. Nel suo letto di sofferenza per lunghi anni Dio l’ha purificata e ha aiutato tutte noi a credere che la vita di ciascuno è nelle mani della Divina Provvidenza! Chiediamo a quel Dio che dà senso ad ogni “apparente” inutilità di riempire la nostra vita di fede vera e vivere con gioia abbandonati alla sua volontà. Dal cielo Suor Mirian continuerà a sorriderci come ha saputo fare sempre e intercederà per il suo Libano, per i suoi cari, per tutte noi e in particolare per le consorelle che l’hanno seguita e accompagnata nella sua malattia. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO 49 Camminando con fede  1/2018

Roma, 31 dicembre 2017

attenta e generosa (agli Innocenti a Firenze, Colle Val d’Elsa, Lucca, Pistoia, Castelferro, Saiano, Conservatorio di Firenze, Settignano…). I suoi ultimi anni, vissuti a Querceto, sono stati sempre accompagnati dal suo sorriso e anche quando la malattia l’ha provata e l’ha resa immobile è sempre stata una presenza serena. In Paradiso sicuramente l’aspettava un tombolo, perché avrà ricominciato a fare il pizzo di Cantù con ancora più velocità e precisione. L’affidiamo al Signore perché l’accolga nella sua pace e chiediamole di intercedere presso il buon Dio per noi, per i suoi cari, per la sua nipote Suor Olimpia perché diventiamo capaci di vivere affidate sempre alla sua Provvidenza. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Con l’affetto della memoria Roma, 28 marzo 2018 Carissime, stasera, verso le ore venti, all’ospedale di Cantù (Como), è improvvisamente deceduta la cara Consorella Suor EMILIA RUSMINI

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nata a Milano il 24 febbraio 1929, entrata in Comunità il 5 novembre 1946 e professa dal 28 agosto 1949. Era stata ricoverata in ospedale in seguito ad una caduta che aveva gravemente compromesso la sua salute già provata dagli acciacchi dell’età. Se ne è andata “quasi” senza accorgersene lasciando a tutte noi un ricordo di sé pieno di vitalità. Ha speso tutte le sue energie nella scuola dove ha profuso la sua intelligenza, la sua passione educativa, la sua creatività e… il suo amore per il bene, per la crescita di ciascun alunno nella conoscenza delle cose belle e grandi: sono tante le persone che hanno goduto del suo bene e che la ricordano con tanta riconoscenza. Ha seguito il Signore con gioia e disponibilità là dove l’obbedienza l’ha chiamata (Vighizzolo, Milano Bovisa, Genova, Chiavari, Roggiano, Saiano…) dimostrando sempre un grande attaccamento alla sua Famiglia Religiosa che ha amato e servito con generosità e dedizione. Non ha mai risparmiato energie e non si è lasciata sorprendere dall’età che avanzava: si è sforzata sempre di “essere”, comunque, all’altezza dei suoi doveri comunitari e, come ha potuto, si è resa utile fino all’ultimo nella comunità di Vighizzolo, dove per tanti anni ha servito il Signore

circondata dall’affetto e dalle cure delle consorelle e di tante persone che la ricordano per il tanto bene ricevuto. La ricordiamo così e l’affidiamo al Signore perché l’accolga nella sua pace e a lei chiediamo di intercedere per la sua Famiglia Religiosa, per la sua comunità di Vighizzolo, per tutte noi e per i suoi cari, a lei sempre molto vicini. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

La nostra amata zia Ora che è tornata alla casa del Padre e non è più fisicamente qui, è bello ripensare a come la zia Suor Emilia abbia saputo essere una presenza importante per ciascuno di noi familiari, nonostante la sua scelta di vita consacrata l’abbia condotta lontano da casa. Puntualmente, ad ogni ricorrenza, nella nostra cassetta della posta arrivava una busta con l’inconfondibile scrittura della zia Suor Emilia. Gli auguri, che fossero per un compleanno, un onomastico, il Natale o la

Pasqua, giungevano sempre con largo anticipo, a testimonianza di quanto fosse importante per lei farci arrivare in tempo i suoi pensieri. I bigliettini, colorati e teneri, erano scelti con cura e ogni parola esprimeva il suo profondo affetto per noi. Spesso c’era qualche frase scherzosa e divertente che prendeva spunto dall’immagine o dal disegno stampato sul biglietto. Ecco, la zia con i suoi bigliettini, con le cartoline che ci spediva dovunque andasse, con i piccoli doni che metteva da parte per noi durante i periodi in cui non ci vedevamo, con lo splendido sorriso e la gioia che ci mostrava quando andavamo a trovarla, ci ha sempre fatto sentire profondamente amati. Essere nei suoi pensieri e nelle sue preghiere al Signore è sempre stata per noi una preziosa certezza. Sicuramente non siamo stati in grado di ricambiare tutto il suo affetto, forse neppure una piccola parte, ma certamente le nostre mancanze non hanno intaccato il suo amore per noi, sempre immenso e gratuito.

I nipoti Silvio, Franco e Giselda

Cara Suor Emilia, oggi siamo tutti qui per salutarti. Non possiamo essere tristi, anche se la commozione è tanta, per i ricordi che inevitabilmente affiorano in ragione del vissuto che ognuno di noi ha avuto con te. Si può piangere ed essere malinconici ma non tristi. Hai avuto una vita lunga, da sempre basata su una scelta di


Roma, 9 aprile 2018 Carissime, nella serata di oggi, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo Suor FELICITA MENICHI nata a Canapale (Pistoia) il 13 ottobre 1922, entrata in Comunità il 4 settembre 1939, professa dall’11 maggio 1942. Si trovava da diversi anni nella casa di infermeria di Querceto dove si è prodigata, finché ha avuto le forze, per aiutare, confortare, soccorrere tutte le consorelle che godevano delle sue attenzioni delicate e generose. Religiosa sempre sorridente e attenta ad essere un’infermiera capace di curare i cuori oltre i corpi, ha svolto il suo servizio apostolico, anche come responsabile, in diverse comunità (Roma Clinica Sanatrix, San Gimignano, Poggibonsi, Firenze Conservatorio S. Maria degli Angeli, Vicchio…) con dedizione e cercando sempre il bene di ogni consorella e di ogni persona a lei affidata. Religiosa impegnata a vivere con coerenza la sua Consacrazione ha svolto compiti di responsabilità nella Congregazione come

Consigliera Generale e anche come Madre Maestra, ruolo da lei ricoperto con trepidazione e molto desiderio di bene verso coloro che doveva guidare. Affidiamo Suor Felicita al Signore perché la accolga nella Pace eterna dove trovano il premio coloro che l’hanno seguito con fedeltà e le chiediamo di intercedere benedizioni e grazie per la sua Famiglia Religiosa che ha amato e servito con dedizione e per i suoi cari che sempre le sono stati vicini. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

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condivisione che ti appagava. Un’esistenza spesa in comunione con le tue sorelle, con i tuoi alunni e con tutti i bambini che nel corso dei decenni hai visto crescere. È stata una esperienza edificante averti come insegnante e come figura di riferimento, anche negli anni successivi alla conclusione dei cicli scolastici. Ci hai cresciuti ed educati con rispetto, gentilezza, dedizione e comprensione. I tuoi toni erano sempre gentili e pacati. Ci salutavi con un sorriso e uno sguardo diretto nei nostri occhi. Dalla loro lettura capivi come stavamo, come ci sentivamo e ci ascoltavi. Ci davi tempo e così ci facevi sentire importanti e ci aiutavi a crescere consapevolmente. Ora sei pronta per una nuova vita che hai coltivato per tutta quella terrena, Dio non potrà che essere felice di accoglierti. Grazie di averci accompagnato nell’esperienza della vita che, per quanto difficile e imprevedibile, riserva la fortuna di incontrare persone speciali che rendono tutto più semplice e sereno. Ti salutiamo nella speranza di saper trasmettere quello che ci hai insegnato per far sì che qualcosa di te rimanga con noi e con i nostri ragazzi. I tuoi alunni


La mia VITA come un flauto è PIENA DI BUCHI …ma prendila nelle TUE MANI, Signore

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La tua MUSICA passi attraverso di me e sollevi i miei fratelli (da un antico manoscritto spagnolo)


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