Camminando con Fede 2020_1

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3 Editoriale

In missione 28 Cara Scuola Santa Marta

la Redazione

Parola di Dio 4 La torta di Marta

Monastero Benedettine

31 Noi siamo invisibili per questo governo

Marta Pisano, una mamma

32 Aiutare gli altri, anche nei momenti difficili

da Sesto Fiorentino

Attualità 6 Genova Ponte San Giorgio acciaio e luce... durerà mille anni!

33 Carità “compassione” servizio

suor Damiana

Vincenzo

34 Santa Marta no-stop la Comunità Educante

La parola a... Madre Carla 8 Ritrovare la speranza dopo tanta sofferenza

36 Genova, anno Domini anno doloris 2000

Ricordare e... vivere 10 Gli Ultimi

Mons. Tommaso Reggio

suor Irene Tealdi

38 Lasciare il segno della propria presenza da Viareggio

40 La pandemia non ferma suor Maurizia di Santa Marta

Alessandra Buscagli

Spiritualità e carisma 12 Comunità di Trivandrum in festa! Prima Professione e 25 anni di Grazia

41 Voci che tornano a cantare

suor Sossy

16 Ti farò mia sposa per sempre

suor Smitha, suor Reeja, suor Anusha, suor Rita

Frammenti di santità 18 suor Giuliana Bergantino In missione 19 Verde Valsolda

suor Adriana Turavani

20 Scuola chiusa, ma... tutti i giorni compiti a casa!

le insegnanti della Scuola San Giuseppe

22 Maturità al Liceo Santa Marta di Roggiano

da Roggiano

Notiziario delle suore di santa marta

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

26 La bontà non fa rumore

Quadrimestrale Anno LXXXVIII

da Vighizzolo

23 Esperienza forte di sofferenza e preghiera suor Maria Rossini e Comunità

24 Una festa di saluto indimenticabile

suor Cornelia Macina

la Comunità

42 Elevazione spirituale in parole e musica suor Aloysia Molteni

44 Una bella esperienza di preghiera, di silenzio e di dialogo con Dio

la Comunità di Pisa

46 Durante la pandemia

da Ventimiglia

48 Tornare a vivere nuove emozioni un’Insegnante

50 “La fede porta sempre alla gioia...”

da Santiago

52 "Divina provvidenza” fedele alleata della nostra missione!

la Comunità religiosa

54 Gesù Eucarestia al centro della Comunità Religiosa dall’Argentina

58 “Prigioniere” per amore

da Santiago

60 Comunità di Pica in tempo di pandemia

la Comunità di Pica

61 Dio non ci ha lasciate mai da sole

Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Stefania Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

maestra Cecilia

da Tizimín

62 La feria Americana

da Villarino

64 Le sfide della pandemia uno sguardo di fede

da Santiago

Con l’affetto della memoria 69 Suor Antonina Bertelli; suor Clara Bono; suor Laura Colosio;

suor Antonia Barbera; suor Carla Rivetti; suor Agata Pancrazi


Editoriale

La Redazione

Ho sognato un mondo... re insieme un mondo che definiamo “nuovo” ma che in realtà è presente da sempre nel cuore dell’uomo. La pandemia da coronavirus, che tutto il mondo ormai sta vivendo, mette a nudo la nostra interiorità e ci fa scoprire una ricchezza che, liberata, può “contagiare” positivamente anche chi fatica a leggere in questa gravissima e universale emergenza, qualcosa che può cambiare in positivo le relazioni e la vita di tutti. I sogni possono diventare realtà quando, come non cessa di esortarci Papa Francesco che scrive: “…Abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri… Certo c’è il rischio di rimanere con la mano tesa, ma nella vita bisogna rischiare, chi non rischia non vince… stringetevi la mano non per fare la fotografia ma per costruire ponti sempre più grandi. Che questo ponte umano sia seme di tanti altri…” Prendiamoci cura della vita degli “scartati” che la pandemia ha moltiplicato in maniera esponenziale, conseguenza delle ingiuste strutture del nostro mondo: il Signore dall’alto vede e benedice!

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Ho sognato un mondo dove si vivevano valori veri: giustizia, rispetto, amore, pace, sincerità, attenzione all’altro… Vedevo fratelli liberi di dire basta agli strumenti di morte. Ho sognato un mondo bello e colorato dove fratelli felici vivevano in semplicità, condivisione e solidarietà. Ho sognato un mondo dove veniva rispettata la dignità di ogni persona e si viveva nella gioia… il mio sogno è diventato realtà! Sì, nel cuore di ognuno di noi vive, magari in letargo, questo sogno e, se insieme credessimo che ciò si potesse realizzare, tutto cambierebbe… e in meglio! Siamo certi, ce lo ha fatto capire anche il lockdown: è tempo di aprire il nostro cuore, e siamo già in ritardo, per estrarre la ricchezza di sensibilità, di altruismo, di desiderio di incontro, di comunicazione forse assopita, che tutti abbiamo nel cuore. Le emergenze mettono a nudo la nostra interiorità. Le scelte che operiamo nel quotidiano, il nostro impegno per costrui-


Parola di Dio

La torta di Marta

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1. La cucina che racconta storie e notturna era guarita dalla quantità enorme ospita lo stupore. di pesci. Sulla cucina di Marta non c’era discussione. La focaccia d’uva passa insieme con le mele Tutti erano d’accordo che fosse la migliore di rinfrancava il languore dell’innamorata: soBetania. Quando c’erano ospiti, cominciava a stenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancaspadellare all’alba e nelle case vicine si diffontemi con mele, perché io sono malata d’amore deva un profumo da far risuscitare un morto. (Ct 2,5). Non so se mi spiego. Ma c’era qualche cosa di più di quel profumo 2. L’ingrediente segreto. che seduce il goloso e mette appetito anche a Tra tutto quello che Marta offriva che saziava chi non ha fame. La cucina di Marta muoveva e insieme regalava l’intima esperienza di un qualche cosa di profondo nei commensali e mistero c’era però una specialità che era uninei vicini di casa. Era un’arte di decorare la taca e segreta, riservata a commensali speciali. vola e di offrire vivande che raccontava storie, E si dice che fosse questa la ragione per cui suscitava emozioni, invitava alla Gesù e i suoi discepoli, quando preghiera, consolava le lacrime. erano nelle vicinanze, non ri«Sostenetemi I piatti, i sapori, il servizio prenunciavano a far visita alla casa con focacce muroso accompagnato da una di Betania. Era la famosa torta d’uva passa, parola lasciata cadere con leggedi Marta. La torta di Marta era, rezza e intensità di affetto, tutto tutto sommato, un dolce semplirinfrancatemi contribuiva non solo a sfamare ce, di farina, uova, miele, mancon mele, e a ridare vigore a chi giungeva dorle, pistacchi, lievito. Eppure perché io stanco da un viaggio, ma persino un ingrediente segreto la rendesono malata a condividere le vicende dei pava unica. d’amore» dri e le benedizioni di Dio. Quando dunque Gesù e i suoi diPer esempio, quando Marta cuscepoli si fermarono nella casa di cinava la torta salata con le erbe amare, negli Betania, Marta si mise al lavoro per preparare invitati si insinuava la trepidazione e l’inquiel’ospitalità e il pranzo e, soprattutto, la tortudine di quella notte, la notte epica del popota. Ed ecco ciò che innervosì Marta: quando lo degli schiavi che si mette in cammino verso l’impasto era ormai pronto, al momento di la libertà. introdurre l’ingrediente segreto, l’ingrediente E quando in casa si diffondeva il profumo del non si trova. Perciò Marta si agitava, perciò pane fragrante sembrava di essere nella casa era preoccupata, perciò cominciava a temere del pane e si creava un’atmosfera di Natale. che le aspettative di Gesù andassero deluse. Il pesce abbrustolito non solo prometteva Dove sarà l’ingrediente segreto? un piatto raffinato, ma insinuava lo stupore Il fatto è che, come si può intuire, l’ingredell’abbondanza insperata di quella pesca, diente segreto era segreto perché neanche la pesca del mattino quando l’inutile fatica Marta sapeva di che cosa si trattasse. Veniva


Monastero Benedettine

3. L’amicizia spirituale Quando la torta di Marta fu portata in sala e si fecero le porzioni, si realizzò un’altra volta il miracolo della cucina di Betania e fu regalata ai commensali l’esperienza della amicizia spirituale. Questo era infatti il profumo o il clima che creava la combinazione degli ingre-

dienti: quell’amicizia che condivide l’intima partecipazione ai doni dello Spirito. L’amicizia spirituale è quella concordia degli animi, quella reciprocità di affetti, quel trovarsi bene che incoraggia il cammino verso il compimento della vocazione. Nell’amicizia c’è sempre la tentazione della complicità, cioè di legami che trattengono invece di liberare, di uno star bene che invita a fermarsi, invece che animare lo slancio per giungere là dove il Signore chiama. Nell’amicizia ci sono infatti tentazioni. Ma chi condivide la torta di Marta, sperimenta che nella casa di Betania Gesù andava volentieri perché i legami di affetto, l’intesa semplice, la confidenza rasserenante offrivano una specie di riposo e ricreavano le forze di tutti per andare fino a Gerusalemme. L’amicizia spirituale è quel modo di giungere alla verità che ne rivela l’aspetto amabile, cioè fa sperimentare che la verità, la verità di me stesso, la verità della vita, la verità di Dio non è una formula, non è una legge, ma è la persona amabile di Gesù che offrendo le sue confidenze dice: vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi (Gv 15,15).

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da antiche memorie custodite nella tradizione di famiglia, le donne sante di Israele lo consegnavano alle figlie. E la mamma di Marta e Maria perché il segreto restasse in famiglia, aveva consegnato a Marta tutte le sue ricette e aveva insegnato a cucinare in quel modo che non soltanto sfamava, ma introduceva nel mistero sublime. Invece l’ingrediente segreto l’aveva consegnato a Maria. E quel giorno Marta non trovava l’ingrediente segreto perché non trovava Maria. Dove sarà Maria? Ecco dov’era: in giardino ad ascoltare Gesù. Fu così che Marta apostrofò Gesù e rimproverò Maria. E Gesù dette ragione a Marta: hai ragione Marta, Maria custodisce ciò che rende unica la tua torta, la parte migliore. Maria corse subito in cucina e la torta di Marta ancora una volta trionfò a coronare il banchetto.


Attualità

Genova Ponte

acciaio e luce... durerà

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A

Genova da tempo immemorabile si racconta un aneddoto che qualcuno reputa vero. Pare che un turista girando la città a un certo punto fermò un passante e gli chiese: Mi scusi ma non riesco a capire: qui a Genova il Santo Patrono è Giovanni Battista, ma la cattedrale è dedicata a San Lorenzo e il gonfalone del Comune porta l’effigie di San Giorgio. Mi spiega per favore questa stranezza? Il passante tra l’ironico e lo scorbutico, parlando mezzo italiano e mezzo genovese, sembra gli abbia risposto: Che vuole… noi genovesi siamo parsimoniosi in tutto, ma sui santi protettori preferiamo non risparmiare. Non si sa mai…

Il legame di Genova con i tre santi menzionati ha per ciascuno una propria ragion d’essere storica e popolare e non sorprende che nel momento in cui si è chiesto ai cittadini di suggerire un titolo per il nuovo ponte-viadotto di Renzo Piano, i nomi dei tre santi suddetti sono stati variamente proposti. Se alla fine ha prevalso San Giorgio non è certo per motivi di maggiore venerazione religiosa, bensì storico-politico o ancor più di orgoglio cittadino. Per Genova nel tempo delle Crociate il simbolo del cavaliere che uccide il drago è da accostare alla bandiera con la croce rossa in campo bianco che svettava sulle galee dall’antica gloriosa Repubblica marinara. Genova rinasce dal suo lutto ma molto c’è ancora da fare! Lo spirito che ci deve animare è


San Giorgio

di suor Damiana

mille anni!

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stato espresso da Renzo Piano, progettista del nuovo ponte San Giorgio, lunedì 3 agosto durante la cerimonia di inaugurazione. Ha preso la parola parlando a braccio e quello che ne è risultato è uno dei discorsi più belli e toccanti pronunciati sulla vita, sulla morte, sull’elaborazione di un lutto, sulla bellezza, sul motivo profondo per cui gli esseri umani si affannano a costruire ponti e, in fondo, la ragione stessa per cui viviamo. «È un ponte frutto di un lutto – ha detto – Il lutto non si dimentica, il lutto si elabora. Qui ci siamo smarriti e qui ci ritroviamo per ringraziare chi ha costruito il ponte con rapidità. Mi auguro che il ponte sia amato. Essere amati nella tragedia non è facile, ma credo che sarà amato perché è semplice e forte come Genova. È stato il più bel cantiere che abbia mai avuto in vita mia, anche se siamo sospesi tra il

cordoglio della tragedia e l’orgoglio di aver ricostruito il ponte. Si è parlato di miracolo, ma non c’è stato nessun miracolo. Semplicemente il Paese ha mostrato la sua parte buona. È un ponte di luce, da qui chi viene dal Nord vede la luce che arriva dal mare. Penso al poeta Giorgio Caproni che definisce Genova di ferro e di vento. Vorrei che questo ponte venisse visto così, forgiato nel vento. …Dobbiamo riconoscenza a tutti coloro che hanno lavorato al ponte e chi lavora, alla fine della fatica, si aspetta una perla: la perla è la riconoscenza. Qui siamo sospesi tra tragedia, orgoglio e riconoscenza, ma non parliamo di miracolo, qui è successa una cosa bella per il Paese. Costruire è una magia, i muri non vanno costruiti, i ponti sì. E farlo è bellissimo, è un gesto di pace. Anche questo cantiere è magia, un cantiere in cui su tutto prevalgono solidarietà, passione, amore. Ora il ponte è vostro, lunga vita al ponte».


La parola a...

Madre Carla

Ritrovare la spe dopo tanta soff R

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iprendere in mano se stessi e guardare è ripulita delle sue scorie e, quasi senza acalla realtà con cuore e occhi pieni di corgercene, noi e i nostri contemporanei ci compassione e di realismo, non è facile. C’è siamo ritrovati a chiederci: che cosa è imstato attorno a noi e dentro di noi una sorta portante nella vita? Per che cosa vale la pedi “sconvolgimento” del quale facciamo fana di spendersi? tica a misurarne la portata. La risposta ce l’avevamo già, ma ora l’abbiaSiamo ancora “in balia” di ciò che accade, mo vista “risorgere” dai cumuli di paure. di ciò che può accadere, di ciò che ad ogni Dobbiamo trovare un modo nuovo di abitaangolo del mondo… sembra impedire di alre il mondo, dobbiamo diventare capaci di zare la testa per affermare: “condividere la vita di ogni “ora ricominceremo”. uomo con il cuore, la testa e Sì, ricominciamo, ma da dole mani” (Sinodo per l’AmazCondividere ve? zonia) per diventare capaci la vita di Forse si può partendo dall’adi ridare speranza nel Dio ogni uomo scolto, sì dall’ascolto della che è nella storia e opera ancon il cuore, storia che si è snodata sotto i che oggi. la testa e le mani nostri occhi per lasciare che Non siamo in balia dei “nuci parli. meri” e degli eventi! In queIl rischio però è di “sentire” sto passaggio obbligato e la cronaca, le cronache, le sintesi, le doloroso che ci fa vivere ogni giorno con il previsioni di questa terribile pandemia e senso della fragilità dell’uomo, del creato, basta. Forse a noi tocca invece trovare “il dell’esistenza stessa, dobbiamo imparare ad filo rosso della Provvidenza” che è passato attraversare il deserto, a recuperare le ceranche dentro a questo terribile momento… tezze per essere portatrici di speranza. forse c’è da vedere dentro a questo immenTertulliano diceva: “Cristiani non si nasce, so dolore “i granelli di senape” che brillano ma si diventa”. e che noi non vediamo. In questo momento di purificazione imLa fedeltà alla storia contemporanea, la capariamo a ridire che per credere e sperapacità di rispondere “alle esigenze dei temre… occorre ritrovare la libertà di cantare pi” si gioca qui. a Dio con l’umiltà e la limpidezza interiore In questo tempo di aridità, di paura, di di chi vede la luce che illumina la strada sconcerto, di cammino faticoso… la fede si sempre…


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ranza erenza

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Ricordare e... vivere

Gli Ultimi (Seconda parte) Gli emigranti

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Tommaso Reggio era in rapporto di amicizia con il vescovo di Piacenza mons. Scalabrini (proclamato Beato nel 1996), fondatore di una Congregazione a favore degli emigranti. Così gli scriveva il 16 febbraio 1889: “Ammiro l’opera di lei per l’assistenza degli italiani in America. Non posso aiutarla con i soldi, perché costretto a chiedere l’elemosina io stesso, per opere assai più piccole. Desideroso di farlo, in qualche maniera, sono a proporle una persona che, forse, potrà esserle utile. È un giovane sacerdote di questa mia diocesi robusto e di ottima condotta che si mostra chiamato alla vita missionaria”. “Tutti i vescovi fossero come lei! …” rispose il Beato Scalabrini. Ciò testimonia come Tommaso Reggio, non potendo contribuire “colla sostanza” alle opere in favore degli emigranti, gli inviò a più riprese dei giovani sacerdoti diocesani o seminaristi che, mostrando inclinazione per la vita missionaria, chiedevano di entrare nella Congregazione dei Missionari di San Carlo. Il 22 settembre 1894 Tommaso Reggio scriveva ancora allo Scalabrini: “Qui non si dimentica l’opera degli emigranti, per questo speriamo di avere presto l’occasione di vederla a Genova, cosa che tornerà a me graditissima”. Le visite dello Scalabrini a Genova e la sua intesa con il Reggio, dovevano essere frequenti e non limitate ad episodi isolati; nel 1895, Mons. Reggio scriveva al vescovo di Piacenza: “Ella è aspettata a Genova tra breve. Chi, più di tutti l’aspetta, sono io e reclamo il diritto di ospitarla. Attendo, dunque, di sapere il giorno e l’ora del suo arrivo”. Nel 1898 lo Scalabrini tenne a Genova diverse conferenze sul problema dell’emigrazione che suscitarono nell’opinione pubblica molto interesse”. “In Genova, oltre l’assistenza di due Scalabriniani, si poterono realizzare delle vere strutture

a favore degli emigranti in sosta nel porto: ricoveri, sale e dormitori”. Questo testimoniano le lettere di Tommaso Reggio al Santo Padre e ai Vescovi dell’Italia settentrionale a cui propone un sistema di collaborazione per migliorare la qualità degli aiuti a vantaggio degli emigranti.

Gli Italiani all’estero Mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona, nel maggio del 1900 aveva fondato l’Opera di Assistenza agli Operai Emigrati in Europa e nel Levante. Genova rispose immediatamente, già nel maggio del 1900, all’appello del Bonomelli; subito venne fondato un sottocomitato, patrocinato da alcuni ricchi genovesi che, nel luglio dello stesso anno, poteva versare al comitato centrale con sede in Milano, L 6.800. Nel dicembre 1900, Mons. Bonomelli pubblicava su Il Cittadino, il seguente indirizzo: “Gelosi della nostra dignità di italiani e cattolici, abbiamo costituito, in Genova, il presente comitato, il quale per cominciare efficacemente l’opera sua, ha stabilito di acquistare almeno per ora, un’area di terreno nella città di Zurigo, che è uno dei centri principalissimi di emigrazione italiana nella Svizzera, per fabbricarvi una casa per operai, un segretariato del popolo per guida ed assistenza degli operai italiani. Rivolgiamo quindi un caldissimo appello alla carità dei Parroci e delle Istituzioni Cattoliche pregandole di offrire un contributo”. La lettera appello era firmata dal Bonomelli e in calce portava l’approvazione di mons. Reggio: “Con sommo piacere vediamo messa in atto la proposta che, or sono due anni, era stata fatta da noi di aiutare i numerosi operai italiani che si trovano all’estero e specialmente in Svizzera. Nel febbraio 1901 l’opera contava scuole, cucine economiche, cappelle, dormitori, associazioni


Gli stranieri in Italia Fin dal suo ingresso in Genova mons. Reggio si preoccupò della fondazione di un’opera che curasse l’istruzione morale e religiosa dei marinai cattolici stranieri, soprattutto inglesi, in sosta a Genova. L’idea venne proposta tramite Il Cittadino nel gennaio 1893, ma la mancanza di locali e di sacerdoti preparati ne ritardò l’attuazione fino al 1897. Mons. Reggio pensò di fare venire appositi religiosi o preti inglesi; ma non si potè mai arrivare a una soluzione adeguata. L’iniziativa si concretizzò nell’ottobre dello stesso anno, quando mons. Reggio chiamò in Genova don Geral Hay, già suo collaboratore in

Ventimiglia nella fondazione della Casa della Misericordia, per il quale fu messo a disposizione un piccolo ufficio nelle adiacenze del porto. L’opera aveva lo scopo di monitorare la propaganda protestante e di offrire ai marinari inglese cattolici, i più numerosi in transito a Genova, per i quali non esistevano, né uffici di ricevimento, né cappella, né la possibilità di assolvere ai loro doveri religiosi, né potevano essere assistiti nelle loro difficoltà. “Da gran tempo – scriveva l’Arcivescovo su Il Cittadino – è sentito, in Genova, il bisogno di una istituzione cattolica che, come quella protestante, presenti ai marinai cattolici inglesi, che si trovano in questo nostro porto, un luogo di incontro e la possibilità di assolvere ai loro doveri religiosi. Ora, finalmente, quest’opera santa è stata intrapresa”.

“Ricordare e… vivere”

vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio

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sindacali, leghe professionali; tutto era stato fatto per soccorrere chi era in miseria e per alleviare le dure fatiche del nostro popolo”.


Spiritualità e carisma

Comunità di Trivandrum in festa! di suor Sossy

Trivandrum

Prima Professione e 25 anni di Grazia O

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ggi, 14 gennaio 2020, è un giorno di grande festa, di immensa gioia e di gratitudine verso il Signore per la comunità di Trivandrum che celebra i 25 anni della sua presenza nella Arcidiocesi di Trivandrum. In tale occasione quattro delle nostre novizie hanno emesso per la prima volta i Santi Voti di castità, povertà e obbedienza nelle mani della Rev.ma Superiora Generale Madre Carla Maria Roggero venuta dall’Italia per rendere più solenne la festa con la sua presenza. La celebrazione ha avuto luogo nella chiesa parrocchiale di Fathimapuram. La solenne Eucarestia è stata presieduta dall’Arcivescovo Mons. Soosa Pakiam e insieme a lui hanno concelebrato moltissimi sacerdoti provenienti dalle varie parrocchie della diocesi e dalle comunità religiose maschili della nostra zona. Erano anche presenti le Suore delle altre nostre case, tante Religiose provenienti da varie Congregazioni, genitori e parenti delle neo professe e delle Suore, i parrocchiani, i vicini, conoscenti e benefattori! La chiesa era gremita di fedeli che testimoniavano l’evento e ringraziavano il Signore per i benefici ricevuti, tramite le Suore, in questi 25 anni e per il dono della vocazione

di queste quattro giovani, una delle quali è cresciuta in questa parrocchia. Esse sono: - Suor Stephy Sebastian, - Suor Soja Cletus, - Suor Rosemary Joseph, - Suor Sharanya Varghese. La partecipazione al banchetto eucaristico ha avuto il suo prolungamento in una gioiosa agape fraterna, offerta dalla Parrocchia, a cui tutti i presenti sono stati invitati. La festa è stata una testimonianza della gioia di appartenere al Signore e della bellezza della vita consacrata. La comunità, festeggiando i suoi 25 anni di vita in Trivandrum, eleva un ringraziamento al Signore per il suo amore misericordioso con il quale l’ha guidata in modo così provvidenziale, avvolgendola di grande tenerezza e di abbandono fiducioso in Lui.


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Spiritualità e carisma

“Porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità. 10 Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. 11 Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. 12 Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero” (Dt. 9-12).

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Ricordando i 25 anni di storia di questa opera vengono in mente proprio questi versetti del libro del Deuteronomio. Nel dicembre del 1994 Madre Francesca Castrezzatti e Suor Sossy vengono inviate da Roma a Trivandrum per iniziare il Noviziato in India. Subito è giunta da Paryiaram anche Suor Sophy Namala con le sette postulanti e abbiamo dato l’avvio a questa nuova opera in una casa in affitto. Dopo due anni è stata benedetta la nuova costruzione per il Noviziato. Nel frattempo abbiamo iniziato la nostra missione in mezzo alla gente dedita soprattutto alla pesca. Catechismo, doposcuola, visita nelle famiglie, assistenza ai malati erano le nostre opere privilegiate. Il Signore ci ha fatto crescere donandoci vocazioni e la Comunità è divenuta via via più numerosa. Le Suore impegnate nella formazione iniziale si preparavano per l’apostolato e in seguito la nostra opera si è aperta alla cura dei bimbi, anche disabili. In questi 25 anni, più di 50 giovani hanno fatto il loro noviziato in questa casa e sono una

grande ricchezza non solo per la Famiglia religiosa ma anche per la Chiesa e la società. Ricordiamo con gratitudine Madre Antonia che durante il suo mandato ha aperto questa casa, Madre Carla che sempre la segue con affetto materno, Madre Francesca che le ha dato sicure fondamenta secondo lo spirito della nostra Congregazione, Madre Paola che, con amore e coraggio, ha dato avvio alla missione indiana aprendo la prima casa a Pariyaram in Kerala, con il valido appoggio dell’amato Padre Lino Zucol. Siamo grate inoltre a tutte le suore e persone che hanno contribuito alla sua crescita. Il nostro grazie riconoscente anche all’Arcivescovo Soosa Pakiam M. che ci ha accolto con gioia in questa Diocesi e ha sempre mostrato la sua stima verso di noi seguendoci con amore, donandoci la sua fiducia e il suo consiglio. Il nostro grazie anche ai sacerdoti, soprattutto ai parroci e alle persone vicine che sempre sono state per noi di valido aiuto. In questa grande occasione chiediamo al Signore di benedire tutte queste persone che sono state per noi la mano provvidente di Dio che ci custodisce nel suo amore.


La gioia di incontrarsi, di ritrovarsi per poter condividere momenti di preghiera e di silenzio è sempre tanta! Il tema “Ascolto e Accolgo la mia e la tua umanità” è stato presentato da Don Andrea attraverso alcuni personaggi della Sacra Scrittura per aiutarci a fare il passaggio dall’io al noi. Se apriamo il nostro io scopriamo la bellezza del mondo, degli altri e di Dio. Allora diventiamo persone capaci di relazioni profonde e significative, di vivere in comunità accettando doni e limiti propri ed altrui. Dall’io nascono i problemi, con il noi si dissolvono e si creano comunità evangelizzanti capaci di leggere la realtà alla luce della Parola e di portare pace e serenità nel mondo.

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Spiritualità e carisma

Ti farò mia sposa per sempre

di suor Smitha, suor Reeja, suor Anusha, suor Rita

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l 31 maggio di quest’anno si sono celebrate insieme due grandi feste liturgiche: la Pentecoste e la Visitazione della Vergine Maria. Spinte dalla forza dello Spirito Santo anche noi come la Vergine, abbiamo pronunciato il nostro “Sì” per sempre e vogliamo farvi partecipi di ciò che abbiamo provato in quel giorno. La nostra gioia è grande perché siamo spose di un Dio che è tutto amore, misericordia e fedeltà e ci ha amate da sempre. Grazie per la tua presenza nella nostra vita che ci fa tue per sempre. Ti chiediamo solo la grazia di corrispondere a tanto amore con la perseveranza e il servizio ai fratelli. Vogliamo ringraziare anzitutto Dio per la sua grande bontà che ogni giorno hai per noi e che abbiamo sentito in particolare in questi mesi di più intensa preparazione. Ringraziamo la Famiglia Religiosa nella persona di Madre Carla, Madre Lilian e Madre Antonia e ogni nostra sorella per l’affetto e l’aiuto fraterno. Il nostro cuore è pieno di gioia e di gratitudine per la bellissima esperienza che abbiamo vis-

suto: un intenso rapporto con Dio attraverso momenti di preghiera, una vivace fraternità, nonostante le nostre diversità. La pandemia ha limitato i nostri spostamenti ma abbiamo potuto visitare diverse Comunità e sostare nei luoghi delle nostre origini dove abbiamo sentito presente il nostro Beato Fondatore. Le consorelle ci hanno accolto sempre con affetto e gentilezza rinforzando il senso di appartenenza a questa Famiglia Religiosa. Ringraziamo tutte con affetto e vi chiediamo di accompagnarci con la preghiera perché impariamo a vivere e crescere come vere figlie del Beato Fondatore. Questo è avvenuto nella nostra vita oggi, come ci ha spiegato Padre Ubaldo Terrinoni: “Vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 26-27).


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Frammenti di santità

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…Un momento di esame e di preghiera… (sera) mi concentro nel mistero della morte: che, oso dire meraviglioso, perchè avviene l’incontro col mio Cristo Gesù, per tutta l’eternità! Ringrazio Dio per il dono immenso della mia vocazione religiosa, non solo, ma anche l’aiuto per la mia perseveranza giorno per giorno con la sua grazia…! Ancor più, lo ringrazio che non solo mi ha chiamato alla vita ma… alla pienezza della vita! Ringrazio Dio che mi ha fatto gustare le meraviglie del suo amore, più grande della sua potenza. Ringrazio la Chiesa a cui devo molto. Ringrazio la Congregazione per il tanto bene ricevuto ogni giorno! Ringrazio i miei superiori e consorelle per il bene e l’affetto che mi hanno sempre dato, chiedo perdono per le mie mancanze nel non prevenire le accortezze e delicatezze nell’amore fraterno e del cattivo esempio che posso aver dato per la mia fragilità umana… Dio mi perdoni e mi usi misericordia, mentre chiedo a tutti una preghiera. A mia nipote suor Carmela il mio affetto e il mio augurio nella perseveranza con la forza della sofferenza come anima consacrata a Cristo Gesù. Lascio il mio affetto ai miei parenti. Ringrazio Maria Farchi per l’aiuto che mi ha dato in 33 anni di lavoro fatto insieme, nel servizio nascosto di ogni giorno, imparando e assaporando la ricchezza delle cose piccole mediante la donazione di un amore servizievole e comprensivo verso tutti. La ringrazio anche per le tante gentilezze che mi ha sempre usato e per il suo sacrificio a bene di ogni mia consorella. Le lascio il mio affetto sincero e riconoscente. (dal suo testamento spirituale) Suor Giuliana Bergantino passata alla casa del Padre il 4 luglio 2018


In missione

Verde Valsolda

di suor Adriana Turavani

a Verde Valsolda: non ha conosciuto il coronavirus. Tutti i piccoli paesi della vallata, aggrappati ai monti e immersi nel verde della natura, non sono stati “visitati” dal Covid 19 che, in breve tempo, si è impossessato del nostro mondo seminando dolore, morte e tutto quello strazio che conosciamo. I bambini della Scuola dell’Infanzia di PuriaValsolda, una sezione, si sono messi anche loro in Lockdown e tra le pareti domestiche hanno imparato a rispettare le disposizioni date dal Governo. Per le famiglie nasce subito un problema: come organizzare la giornata di bambini abituati ad andare a scuola, dove potevano incontrare maestre, amici, avere a disposizione tanto spazio e giochi. Per loro non era possibile la scuola a distanza. C’è stata la proposta di qualche attività. In aiuto viene la loro stessa abitazione, in quanto tutte le case, non appartamenti, hanno spazi verdi, un orto e qualche animale come galline, conigli. I piccoli hanno avuto l’occasione di stabilire contatti con il risveglio primaverile della natura, che ha suscitato stupore e desiderio di provare a coltivare, seminare e seguire, quindi, lo sviluppo del seme. Si sono improvvisati agricoltori che, con l’aiuto dei genitori, avevano realizzato un orto con diversi tipi di verdure. Ma… durante la notte, i cervi “vagabondi” tra il verde, hanno raggiunto gli orti e hanno divorato le buone verdure. In fondo ai bambini non è dispiaciuto moltissimo, perché amano gli animali che, purtroppo, invadono anche le strade con vero rischio di essere investiti. I bambini si sono impegnati in attività pittoriche: hanno disegnato l’arcobaleno e, come gli adulti, hanno ripetuto “Andrà tutto bene”. La Valsolda, pur non essendo colpita dal virus, si è lasciata coinvolgere dalle varie situazioni e ha

reagito con la preghiera per poter alleviare le sofferenze del mondo. Nello stesso tempo si è messa in riflessione ed è stato sperimentato il senso del limite, della fragilità. “L’uomo è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo”. È bastato un virus invisibile a fermare il mondo. Fragilità e grandezza ci appartengono. Si è capito che la storia non è nelle nostre mani, ma in quelle di Dio che ci ama, vuole il nostro bene e interviene quando è l’ora giusta che solo Lui sa. Che cosa fare ora? L’uomo deve ritrovare se stesso, la propria umanità smarrita nel tempo. “Conosci te stesso” diceva Socrate. Occorre ritrovare in sé la propria interiorità, le ragioni e i vincoli per vivere in maniera degna per sé e per gli altri, per la promozione dell’umanità che è in ognuno di noi e dei nostri simili. Viviamo nella speranza che la grande sofferenza per il coronavirus, aiuti tutti a fare un salto di qualità nella propria vita, per generare un mondo migliore, più umano. La verde Valsolda si inginocchia e ringrazia il Signore perché il coronavirus non l’ha ferita.

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In missione

Scuola chiusa, ma... tutti i giorni compiti a casa! L’

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inizio 2020, atipico e tragico, ha messo tutti a dura prova: la Scuola, gli insegnanti, gli alunni, le famiglie e la Comunità. Gli alunni e gli insegnanti sono stati costretti a cimentarsi nella didattica a distanza (DaD), a causa dell’emergenza sanitaria che ha sconvolto l’Italia e il mondo intero. Da un giorno all’altro i nostri bambini si sono ritrovati in una realtà diversa; certo, inizialmente a qualcuno è sembrato divertente: niente scuola, meno compiti, niente verifiche. Man mano però che la situazione si aggravava anche il nostro umore mutava e, da parte di ciascuno sono iniziati a mancare la scuola, gli insegnanti, gli abbracci degli amici, persino le verifiche… Ovviamente noi insegnanti, con il supporto della Dirigenza, abbiamo capito che dovevamo modificare la nostra modalità di lavoro e abbiamo cercato un modo per renderci presenti pur nell’assenza. Inizialmente è stata dura perché non avevamo mai lavorato con questo metodo; si è aggiunta l’ansia al pensiero dei nostri bambini e delle loro famiglie alle prese con questa nuova scuola. Ci siamo pian piano abituati a questa realtà alternativa e rivoluzionaria, ci siamo formati e siamo stati in grado di mettere in evidenza anche i lati positivi: la didattica a distanza ha permesso per esempio alla scuola

le insegnanti della Scuola San Giuseppe

Saiano

un’accelerazione digitale senza precedenti e, come afferma il metodo Montessori, abbiamo aiutato gli alunni a fare da soli facendo emergere aspetti che la didattica in classe non ci aveva permesso di cogliere. Gli insegnanti, in relazione al lavoro svolto dagli alunni, si sono dimostrati soddisfatti perché, pur in un momento così difficile e diverso, la didattica ha potuto proseguire con buoni risultati. Un grazie enorme va alle famiglie che si sono cimentate tra piattaforme, chat, e-mail e senza le quali moltissimi alunni, soprattutto i più piccoli, avrebbero avuto più difficoltà nell’esecuzione di quanto richiesto. La scuola però ci è mancata, i bambini ci sono mancati (persino le loro grida e le loro disattenzioni) e, nonostante il successo dichiarato, la scuola in presenza non potrà mai essere eguagliata da uno schermo reso necessario dalla chiusura forzata degli Istituti. Ecco perché speriamo vivamente che il nuovo anno scolastico si svolga in modo diverso perché la didattica a distanza, per quanto sia ben fatta, non regala le emozioni che ci danno i bambini nelle giornate scolastiche. La scuola va oltre la didattica: è relazione, emozione e socializzazione.


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In missione da Roggiano

Maturità al Liceo Santa Marta di Roggiano È

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stato un esame di maturità dolceamaro quello con cui si è concluso il percorso della quinta Liceo delle Scienze Umane dell’Educandato di Roggiano. Si tratta, infatti, dell’ultima classe della scuola secondaria di 2° grado, che portando a conclusione il ciclo, chiude l’esperienza di 50 anni passati all’insegna della continuità educativa e dell’innovazione. L’istruzione superiore a Roggiano è nata nel 1969 come Istituto Magistrale e nei decenni successivi sono stati sperimentati diversi indirizzi: il liceo psicosociopedagogico, il liceo della Comunicazione con l’opzione sociale, ambientale, sportiva e tecnologica, infine il liceo delle scienze umane. La malinconia però è stata ampiamente sanata dalla gioia di alunni e docenti di tornare in presenza, dopo i mesi di lockdown, e dalla soddisfazione dei risultati ottenuti: la media dei voti della classe è stata 79 e ben tre i 100, conseguiti da Sara Borghi, Letizia Rubinato e Chiara Silvestri. Insomma, un’ottima conclusione. Appena archiviata la maturità, la coordinatrice Suor Andreina, insieme alla segreteria e ai responsabili per la sicurezza, ha iniziato i lavori per accogliere gli alunni a settembre. Gli ampi spazi dell’Educandato saranno infatti adeguati

alla normativa a seconda dell’ordine di studio, dalla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado, e verranno potenziati alcuni ambienti, così che la vita scolastica possa riprendere nel migliore dei modi. Tra le novità, gli alunni troveranno nel parco alcune aule aperte ovvero degli spazi appositamente creati in legno dove le attività didattiche potranno letteralmente essere immerse nel verde. Questa idea è nata grazie agli stimoli della Green School, il percorso che anche quest’anno ha certificato le scelte ambientali ed educative dell’Educandato di Roggiano. A chiusura d’anno arrivano anche i saluti: il primo alla maestra Daniela Fioroli, che dopo 43 anni di servizio va in pensione, ed un altro, triste ma luminoso, alla amata Suor Agata che, dalla casa di Querceto dove si trovava da qualche mese, è tornata alla Casa del Padre. In ricordo di Suor Agata verrà celebrata nel parco dell’Educandato una Messa alla quale tutte le famiglie di alunni ed ex alunni sono invitate, lunedì 13 luglio alle ore 20.30. Non ultimo, Suor Andreina con il corpo docente e tutte le suore inviano alle famiglie di tutto il territorio l’augurio di trascorrere una estate serena e un arrivederci a settembre.


di suor Maria Rossini e Comunità

Esperienza forte di sofferenza e preghiera

Saiano

Un fulmine a ciel sereno: 23 febbraio 2020. “Scuola chiusa, divieto di uscire da casa obbligo di mascherina, distanza, guanti…” l disorientamento iniziale, fa seguito, nel cuore e nella mente di ciascuna suora, la Luce che indica l’unica strada da percorrere per trovare tranquillità, coraggio, fiducia: la PREGHIERA. Ci viene in aiuto il Vangelo dove la Parola di Gesù è sempre – particolarmente in questo tempo – efficace e confortante. Dice il Signore: “In verità vi dico, tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ricevuto e vi sarà accordato (Mc 11, 22-23)”. “Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, domandate e riceverete (Mt 7, 7-2)”. “Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta, prega il Padre tuo… e il Padre che vede nel segreto… (Mt 6, 5-6)”. Così il Padre viene tra noi: vede nel nostro cuore ansia, paura, angoscia, sofferenza, e… lacrime abbondanti versate per la morte di familiari e parenti cari: fratello, sorella, cognata, cugini, amici, colleghe, compagne di scuola… Ognuna di noi rimane a lungo con Gesù: nei tempi stabiliti per l’Adorazione continua, ma soprattutto nel colloquio segreto, personale, personalissimo! “Siamo chiuse, Signore: non incontriamo più i bambini e i loro familiari, non possiamo partecipare alle funzioni dell’Abbazia, della Parrocchia, alla visita agli ammalati, al cimitero per i suffragi, i ricordi… Ci sentiamo smarrite,

viviamo con sofferenza, giorno dopo giorno, il silenzio, la solitudine, il deserto, il vuoto di ogni attività. Però, ora dopo ora, arrivano molti segni ricchi di umanità, di conforto, di speranza e di quasi certezza: •  L a mattina: riflessioni profonde di Papa Francesco durante la Messa; •  La fede: dai santuari, il rosario, partecipato da migliaia di famiglie; •  Ad ogni ora e sempre dalla TV, aggiornamenti sul decorso della pandemia; •  Manifestazioni dai balconi per ringraziare e onorare il personale sanitario e sottolineare l’ottima organizzazione dei volontari; •  Concerti e musiche per assicurare ai morti (35.000!) che li amiamo e li sentiamo sempre vivi con noi. Intanto la natura fa primavera nei giardini, sulle balze, nell’aria, nel cielo… “sì che ammirarla intenerisce il cuore”. Così le tante espressioni di bontà, di tenerezza, bellezza, aiutano la nostra Comunità agli incontri più vicini e più veri, finalmente fraterni. E il Padre celeste ci vede, continua a vedere sospiri, speranze, mani giunte, implorazioni, e ricompensa ascoltandoci, rasserenandoci, prendendoci per mano. Ora non siamo più sole, camminiamo con Lui, e dal cielo i nostri Cari con la Vergine Santa, sorridono.

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In missione

Una festa di saluto indimenticabile

di suor Cornelia Macina Viciomaggio

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olte persone, bambini, ragazzi e famiglie intere, passano quotidianamente nei nostri ambienti, ma c’è un punto dell’Istituto Medaglia Miracolosa qui a Viciomaggio, dove l’Ospite si sente a casa perché trascorre la maggior parte del tempo nel Reparto Sociosanitario‚ “Beato Tommaso Reggio” e vive per giorni ed anni fino a quando, per raggiunta età di passaggio ad altra struttura, lascia necessariamente il posto ai nuovi Ospiti pronti ad attendere. Il giorno 11 gennaio 2020 nel nostro Istituto si è svolta una bellissima festa di saluto per Tiziano Landucci, nostro carissimo Ospite da ben trentacinque anni. Nel primo pomeriggio erano venuti i suoi cugini con striscioni augurali… primule fiorite ed altri elementi coreografici a preparare la sala di accoglienza nella quale la Comunità ha ospitato tutta la famiglia e altri invitati. Durante la cena la commozione spesso ha preso il cuore di tutti, specialmente per i bans dei partecipanti che hanno animato la serata… L’emozione forte è esplosa quando, a nome di tutta la famiglia di Tiziano, il cugino Fausto, durante il brindisi di saluto, ha ringraziato tutto il Centro Riabilitativo Istituto Medaglia Miracolosa, le Suore di Santa Marta presenti e passate, il pedagogista clinico Dr. Donato Duchi, Coordinatore del Sociosanitario‚ “Beato T. Reggio”, tutto il personale con i medici e i terapisti che lavorano presso l’Isti-

tuto. L’applauso scrosciante dei presenti e le lacrime di commozione della mamma di Tiziano, hanno contagiato tutti. Tiziano con sguardo innocente e gioioso si è mostrato contento. La grande torta condivisa ha concluso la festa, ma resta nel cuore di tutti la presenza di Tiziano in carrozzella, spesso sofferente e sempre con un sorriso dolce sul viso. Mi sembrava di fare un’opera buona salutarlo quando lo vedevo, ma ricevevo molto più di quanto davo! Nel suo sguardo mite e arrendevole leggevo una gratitudine immensa che, al di là della compassione, suscitava in me sempre uno scatto emotivo di comprensione e desiderio di aiuto. Da quando sono venuta a Viciomaggio, la vicinanza e la constatazione di molte sofferenze, mi ha aiutata a sensibilizzarmi e a posizionarmi in modo insolito per me, di fronte ai diversamente abili che prima guardavo a distanza compassionando… La permanenza in questa Casa mi ha dato una percezione che non avevo! Trovo attuale per me, la parola pronunciata da Papa Francesco nel 2016 a Cracovia‚ “Ci sono situazioni che possono risultarci lontane fino a quando, in qualche modo, non le tocchiamo. Ci sono realtà che non comprendiamo perché le vediamo solo attraverso uno schermo. Ma quando prendiamo contatto con la vita, con quelle vite concrete, allora ci succede qualcosa di forte, tutti sentiamo l’invito a coinvolgerci”.


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La bontà non fa rumore

la Comunità

Querceto di Sesto Fiorentino

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ncora una volta il 29 aprile u.s., il Signore ha bussato alla nostra porta per prendere con sè la carissima Francesca Buscaglione, anima semplice e profondamente buona. Era nata ad Asti il 2 aprile 1929 e, abbandonata dalla mamma, ha vissuto sempre con noi Suore di Santa Marta a Castelferro, Chiavari, San Gimignano, Viareggio. Molto affezionata alla superiora Suor Michela, la segue a San Gimignano dove resta per alcuni anni, poi a Castelletto di Cuggiono fino a che nel 1981, seguendo sempre Suor Michela, va a Viareggio all’Istituto Elisabetta De Sortis dove si prende cura dei piccoli della Scuola Materna con tanto amore e dedizione, come una mamma. Nel 1982 si ammalò e venne portata a Querceto per essere curata e, una volta riacquistata la salute, è pronta e contenta di poter prestare piccoli servizi alle sue suore ammalate del 1° piano, dove anche lei era degente. Benchè Francesca fosse a conoscenza solo del nome della sua mamma, Luisa, che non l’aveva mai cercata e di cui non aveva avuto mai nessuna notizia, spesso la ricordava nelle

preghiere e faceva applicare sante Messe per lei. Le suore di Santa Marta erano la sua famiglia e lei era profondamente affezionata a tutte. Per le feste voleva essere lei ad offrire i fiori per la Cappella e questo l’ha fatto anche per l’ultima Pasqua trascorsa con noi. Era di animo profondamente buono, non si lamentava mai e… non l’abbiamo mai sentita criticare qualcuno… taceva e sorrideva. Ha ricevuto l’Unzione degli infermi molto serenamente e ha pregato con noi; è stata cosciente fino all’ultimo respiro. Ringraziamo il Signore per averci fatto vivere per tanti anni accanto ad una persona buona, gentile e servizievole com’era Francesca e invochiamola perchè interceda per ciascuna di noi ora che, ne siamo certe, gode la luce e la pace dei giusti nella gloria di Dio.


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In missione

Cara Scuola Santa Marta

da Vighizzolo

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anno voluto salutarsi così, con due lettere piene d’affetto reciproco, a cui si sono aggiunti i pensieri di molti altri alunni, che quest’anno hanno terminato il primo anno all’Istituto Santa Marta. Un anno non facile, condizionato in maniera determinante dal coronavirus, ma anche un’esperienza che ha permesso di evidenziare ancora di più i valori umani degli insegnanti e dei bambini.

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«Cara scuola Santa Marta – ha scritto un alunno dell’istituto – ho 6 anni e quest’anno sono entrato in classe per la prima volta. Ho lasciato i miei amici dell’asilo e le maestre che conoscevo bene per andare in una scuola tutta nuova, con compagni e maestre che non conoscevo.


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che le persone erano preoccupate e pensavano non capissi. Non potevo più andare dalla nonna e dal nonno, non potevo uscire, non potevo andare più a calcio. Ed era colpa del coronavirus. Moriremo tutti? Chiedevo alla mamma. Lei diceva sempre di no, ma credo che mentisse perché mi vuole bene. Credevo proprio che alla fine saremmo morti tutti, non finiva mai questo coronavirus. E bisognava stare in casa. La mamma e il papà andavano al lavoro, poi un po’ sono stati a casa, che gioia quando li avevo tutti per me! È stato bellissimo fare i

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È stato tanto bello: ho fatto un mucchio di cose divertenti, i compagni sono diventati nuovi amici e gli insegnanti i miei nuovi punti di riferimento. Voglio bene ai miei amici, voglio bene ai miei insegnanti. Quando a scuola non c’era la mamma, c’erano le maestre e le suore. Anche loro mi vogliono bene. Anche la preside mi vuole bene. Poi sono successe tante cose strane e poco dopo le vacanze di Natale è arrivato il coronavirus. Praticamente da fine febbraio non sono più andato in quella scuola che mi piaceva davvero tantissimo. All’inizio ero felice, anzi, felicissimo! Ero in vacanza! Le “vacanze del coronavírus”, come diceva mia sorella. Poi le vacanze non finivano, tutti i giorni c’erano i compiti da fare, intorno a me vedevo


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compiti con la mamma, una riga e un bacio, un disegno e un abbraccio. C’è una cosa che devo dirti, però, le maestre non hanno mai smesso di essere il mio punto di riferimento. Anzi. Lo sono state più di prima. Perché tutto intorno era strano e spaventoso, ma loro c’erano sempre. E sorridevano. Tutti i giorni. Sono sempre state così affettuose, ci mandavano un sacco di baci. Magari da loro non c’era il coronavirus o era già passato, erano sempre contente. La scuola era diversa da prima, ma allo stesso tempo uguale. Non era cambiato un granché. Ho fatto tantissime cose, ho imparato a leggere e a scrivere, a fare i conti, ho disegnato e cantato. Ho visto tanti video bellissimi. Ho fatto anche i biscotti. Adesso sembra che questo coronavirus sia passato e ho potuto rivedere i nonni e gli amici. Forse la mamma aveva ragione. Credo che sarò promosso, la mamma dice che sono stato bravissimo, me lo hanno detto anche le maestre. Non vedo davvero l’ora di tornare a scuola, mi mancherà quest’estate, ma sono sicuro che a settembre sarà tutto bellissimo. Un abbraccio a te e a tutti quanti. Vi voglio bene!». A questa splendida lettera ha risposto la scuola con un’altra lettera: «Ciao piccolo, grazie per queste righe che rispecchiano il tuo vissuto e, credo, quello di tanti bambini travolti da una realtà fuori da ogni previsione. Hai ragione, da un momento all’altro ci siamo trovati tutti spaventati e impotenti, ma non ci siamo arresi e piano piano abbiamo stravolto le nostre abitudini e ricominciato da capo. La scuola è andata avanti perché voi avevate bisogno di imparare e di un po’ di normalità, anche se quello che contava di più era sentire la vicinanza di chi vi vuole bene.

Nei video e negli incontri online abbiamo sorriso molto, abbiamo fatto grandi abbracci virtuali e mandato baci con il soffio perché si sentiva tantissimo la vostra mancanza e assegnare i compiti o mettere i voti non era abbastanza. Sai, le maestre non amano solo i libri e le spiegazioni… non possono fare a meno dei loro alunni che imparano e che insegnano allo stesso tempo. Vederli crescere giorno dopo giorno ed entrare a far parte della loro vita è la gioia più grande del loro lavoro. Però sono contenta di una cosa: il coronavirus ci ha messo in moto, ci ha spronato a trovare alternative alla routine, ci ha mostrato le cose importanti alle quali dare la precedenza e ha creato quella vicinanza e quel desiderio di stare insieme che spesso diamo per scontato. Anche tu ti sei goduto la tua mamma come non mai! Questo periodo ci ha fatto crescere tutti nel senso del dovere, nella pazienza e nella collaborazione. Aspetti importanti che daranno i loro frutti anche nei prossimi anni. Ci siamo impegnati tutti al massimo e ora è giusto gustarci queste vacanze. Ci vediamo qui a settembre quando tutto sarà bellissimo come dici tu, ritroverai i tuoi amici, i tuoi insegnanti e recupereremo insieme il tempo perso e molto di più! Quando si condivide, il peso è più leggero e le gioie sono più grandi. Ti saluto con un sorriso immenso e un bacio volante».


Noi siamo invisibili per questo governo ra i vari appelli che si sono innalzati per chiedere aiuto al Governo per le Scuole paritarie nell’iniziativa: “NOI SIAMO INVISIBILI PER QUESTO GOVERNO” ne scelgo una di una mamma che come tante altre persone sono intervenute con le loro testimonianze. Gentilissima Ministro Azzolina, la Scuola paritaria è una scelta e a molti sembrerà un lusso, ma non è sempre così. In molti casi è una scelta fatta con amore e sacrificio, con più di una rinuncia… tante, ma meno importanti dei propri figli. Il Santa Marta di Genova non è per me e mio marito, come per altri genitori, una semplice scuola, ma è una seconda famiglia, a volte importante quanto quella di origine. In un mondo frenetico dove dobbiamo provare a tenerci stretto il posto di lavoro, chiudere gli occhi e sapere i bambini in ottime mani, non ha e non può avere un prezzo… È una scuola, una comunità, una casa… dove si coltiva, si impara e si pratica l’accoglienza ogni giorno. Al Santa Marta il lavoro paziente ed inesorabile inizia dalla più tenera età della sezione primavera. La scuola non è solo conoscenza, ma una fucina di abitudini e valori che si apprendono e si scambiano virtuosamente. Il nostro Santa Marta lo è. I valori tramandati dalle suore qui a Genova insieme ad un corpo insegnanti fatto di professionalità e umanità eccellente hanno contribuito alla formazione dei giovanissi-

mi… adulti di domani… vero patrimonio da difendere. Il futuro che attende i nostri figli fa paura… è denso di incertezze, povertà spirituale ed emotiva. Ci troviamo in una società sempre più distante dalla cultura dell’incontro, a favore di quella dello scarto. I bambini di oggi saranno le donne e gli uomini di domani. C’è un reale e disperato bisogno di sperare in persone migliori. Riprendendo le parole di Sua Santità Papa Francesco “Per educare un figlio ci vuole un villaggio. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente, famiglia, scuola, insegnanti, personale assistente, professori, tutti”, abbiamo bisogno che il villaggio non sia abbandonato. Anche se la sezione primaria della nostra scuola di Genova chiuderà tra qualche anno, la speranza è che lo Stato che sembra così lontano si faccia sentire vicino, in questo momento di bisogno, e tenda la sua mano, adesso… qui come altrove per difendere questo patrimonio. La scuola è scuola… comunale, statale e paritaria, a Genova come a Milano, come a Palermo. La scuola è tutta, è il domani del nostro oggi…

di Marta Pisano, una mamma

Genova

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Aiutare gli altri,

da Sesto Fiorentino

anche nei momenti difficili “Realizzare che devo servire gli altri, che non sono l’unico al mondo”.

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Papa Francesco

a prima riflessione riguarda la fragilità umana e la fragilità del sistema. In un momento mondiale di globalizzazione dei modelli organizzativi e di quelli di comunicazione e in un panorama generale con presenza di macchine e strumentazioni sanitarie inimmaginabili per come sono sofisticate, un virus dal nulla, nel silenzio iniziale e totale, ha messo in ginocchio il mondo ed il suo sistema sanitario. Un enigma sorprendente che non ha precedenti nella storia del dopoguerra. La nostra conoscenza appare così fragile e così limitata da creare per dirla con Edgar Morin, maestro del pensiero della complessità ampiamente ripreso nella Laudato sì di Papa Francesco, “la conoscenza è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze”. Non si è capito subito la gravità; ci sono volute alcune settimane per rendersi consapevoli e intanto il virus colpiva moltissimi con sintomi gravi e altri in numero minore con sintomi meno gravi. Ha preso di mira i più deboli e i più indifesi: gli anziani. Se ne sono andati senza neppur salutare nel caos più totale di tutti a partire dai medici agli infermieri e ai governanti. Abbiamo passato due mesi davvero inimmaginabili. Prima la chiusura delle scuole e poi la chiusura di tutto. Ci ha pervaso la paura, l’ansia, l’incertezza. Tutte le strade deserte e la gente al massimo si affacciava ai balconi. Noi a Sesto Fiorentino siamo rimaste nel nostro posto, abbiamo continuato a lavorare e a prega-

re. Dopo un primo momento di incertezza non abbiamo avuto più dubbi: lavorare ancora di più per la comunità e pregare per tutti. Abbiamo iniziato con mille precauzioni, con la paura di essere contagiate e non poter svolgere il nostro lavoro quotidiano. Abbiamo pensato ai nostri cari lontani. Un lavoro importante e necessario come quello di sanificare gli ambienti, provare la febbre all’ingresso del Polo Sanitario; smistare le persone e osservare che tutto andasse per il verso giusto. Giorni difficili faticosi ma abbiamo sempre con la preghiera vegliato sui nostri medici e infermieri e volontari che hanno fatto l’impossibile. Poi ci sono stati i momenti della vestitura, delle mascherine, degli occhiali per accompagnare i medici nelle loro attività e per accompagnare i pazienti ad eseguire i tamponi ed i prelievi sierologici. Abbiamo pregato in casa facendo diventare il nostro centro vitale non chiuso ma aperto alla preghiera e alla riflessione. Abbiamo ascoltato la mattina la Messa del Papa: le sue parole ogni giorno ci hanno guidate verso la serenità e la consapevolezza della nostra forza. Abbiamo trovato una grande spinta a fare, ad aiutare; nella nostra comunità il nostro compito è diventato più importante. Suor Maurizia e cito uno dei tanti esempi delle nostre sorelle, ha continuato il suo lavoro nonostante l’età ed il pericolo. Tutte noi ci siamo unite nella nostra missione. Questo ci ha insegnato e ci insegna che la distanza ci ha avvicinati e che questa brutta esperienza ci ha aiutato a trasformare l’inaspettato in eventi positivi di fratellanza, amicizia e amore verso il prossimo.


Carità

di Vincenzo

Sanremo

“compassione” arismi, doni o… vita di chi segue il Cristo? Nel clima di emergenza che caratterizza questa nostra epoca storica, anche il Seminario diocesano di Ventimiglia - San Remo ha chiuso le sue porte; rimanendo aperto ad una domanda di senso: “vivo con Cristo?”. L’intera comunità si è interrogata su come dare corpo ad una vita realmente evangelica, in ogni momento del proprio cammino. Uno degli esempi ci è stato offerto dalle suore di Santa Marta, a cui la nostra vita quotidiana è affidata riguardo agli aspetti più materni di accudimento e servizio, opera alla quale ogni Suora si offre con piena e vera disponibilità, prontezza e dolcezza, quasi a rispondere con la propria vita al disegno per il quale il Fondatore le ha fondate. Continuamente disponibili e aperte al dialogo, ci hanno offerto sempre un esempio di Carità evangelica, rimanendo silenziosamente al fianco di ognuno di noi: formatori, seminaristi! Chiunque venga a contatto con il Seminario, anche a distanza, può sperimentare e godere del dono della Compassione. Vivere la compassione, ci insegnano le nostre suore, vuol dire rimanere nella discrezione,

assistere senza insistere, custodire con amore fraterno. Il servizio attento ai nostri bisogni, che le Suore ci hanno dimostrato con costanza e dedizione, ci ha rivelato il lato più gioioso della vita cristiana: rimanere. La vera declinazione del servizio è lavorare, sorridere, tacere nell’Amore. “Eccomi!” è l’Imperativo di stupore e sorpresa che caratterizza le giornate e il servizio delle Suore di Santa Marta. Come Lei anche loro in questo momento di necessità e di vicinanza, hanno scelto di “esserci” in preghiera e servizio. GRAZIE è ciò che l’intera Comunità del Seminario esprime a coloro che, senza pausa, si donano affinché tutti possiamo sentirci a casa.

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servizio


In missione

Santa Marta U

n periodo che sarà ricordato per diversi anni, magari come le storie che i nostri nonni hanno raccontato e tramandato davanti ai focolari. Abbiamo riscoperto fragilità, devozione per il proprio lavoro, senso di responsabilità, gratitudine e nello stesso tempo uomini e donne che hanno lucrato, che hanno puntato il dito addossando la colpa agli altri. Mentre si scrivono queste righe il tutto non è ancora finito, il tutto continua ad avanzare senza lasciare nessuno escluso, territorio, razze, ceti sociali.

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La radio, i telegiornali rimandano notizie di luminari, anche loro in contrasto e tante volte sembrano orchestrate per creare confusione. La nostra scuola siede, ancora a pochi giorni dall’inizio della scuola, in panchina, lasciata inesorabilmente affondare in grandi dubbi e incertezze. Abbiamo fatto tesoro in questi mesi, siamo ancora più forti nello spirito, nella pazienza e soprattutto nella fede, ci siamo rifugiate nella preghiera, religiose e laiche. Testimonianza anche di un’attività che fin dai primi giorni di quel fatidico lockdown, ha vi-


sto il nostro istituto trasformarsi, reinventarsi facendo nascere un movimento, o meglio un’espressione di sostegno alla fascia di popolazione che senz’altro è stata trascurata più di tutti, i bambini. La nostra missione in primis è nel segno dell’accoglienza, nel sostegno ai bambini, che ogni giorno fino al 4 marzo 2020 abbiamo preso letteralmente per mano tutti i giorni accompagnandoli nelle tante attività della scuola. Ed è per questo che nasce “SANTAMARTANOSTOP”, un modo di pensare, un modo di ricreare delle attività seppur a distanza, ma che potevano essere di ausilio, di aiuto a tutti i nostri bambini. Tutte le suore, compresa suor Oliva Orsenigo, dall’alto della loro esperienza si sono messe in gioco, con una regia attenta, grazie alla Superiora suor Luisa De Capite, che ha diretto i tanti video-preghiere giornalmente proposti all’interno della piattaforma web della nostra scuola. Ma non solo, la Coordinatrice didattica Mariangela Melica insieme a tutte le Maestre suor Any, suor Lorenza, Lucia, Loriana, Mariasole e Valentina si sono rese protagoniste di tanti video lezioni ma anche di flash mob e

Velletri

per ultimo un concorso: “Disegno pensando alla mia scuola”. Gli stessi Maestri di Motoria, Musica, Teatro e anche la nostra pediatra Dott.ssa Cingolani, sono stati partecipi con i loro video. In poco tempo ci siamo riscoperti “youtuber” con all’attivo più di 200 video, certo abbiamo appreso nuove tecniche, potenziato l’infrastruttura web e creato rete con le scuole della nostra Congregazione. Ma tutto questo non potrà mai sostituire il calore di un abbraccio che ogni maestra al mattino poneva su ogni bambino. Confidiamo in una ripartenza, speranzosi che a settembre si possa avviare una macchina ben rodata che da oltre 60 anni a Velletri è segno di garanzia e di riferimento per tante famiglie. Il nostro Beato Tommaso Reggio ha sempre posto nelle sue riflessioni, nelle sue preghiere la massima attenzione per il mondo dei bambini, ricordandoci che in tutti i periodi documentati si sono susseguiti momenti difficili, ma in tutti i ricorsi storici la strada maestra era, è stata e sarà quella di investire sui bambini, bambini che saranno protagonisti del nostro domani.

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no-stop

la Comunità Educante


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Genova, anno Domini anno doloris 2020 E

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ra nell’aria ma non lo sospettavamo, era in Europa ma non ce ne rendevamo conto, non comprendevamo. Poi… l’incalzare delle notizie, l’insistenza di immagini movimentate, di espressioni preoccupate, di parole non nuove ma dette con novità, ci hanno allertate a metterci sull’attenti con tutti i sensi. Era arrivato… nelle città, nei paesi, suscitando perplessità e incredulità. Poi… è arrivato il suo nome: CORONAVIRUS, con ascendenza SAARS. Ogni giorno più potente, più sadico, più subdolo, è entrato ovunque, ogni giorno più ingiurioso, più blasfemo ha aggredito ospedali, case di riposo, uffici, fabbriche, laboratori. Ogni giorno più insidioso ha attaccato il pacifico anziano e il crocierista, lo sportivo e il sacerdote, le suore e il politico, lo scrittore e il filosofo.

Nessuno era preparato all’inatteso, nessuno poteva capire l’imprevisto. Poi a spada imperiosa l’Ordinanza regionale di chiusura immediata delle scuole, dei teatri, di tutti gli ambienti chiusi e a scadenze ravvicinate gli annunci parlamentari, governativi. Il silenzio forzato ci ha avvolti in un’atmosfera surreale. Ogni ora le stime delle vittime calavano nell’animo, nel cuore, eravamo in una guerra scatenata da un nemico inafferrabile, un nemico beffardo, mefistofelico di fronte alle paure, a coloro che senza capire il perché, con gli occhi muti, supplicanti, erano afferrati da una morte che non dà risposte, che impedisce ogni carezza, ogni stretta di mano, ogni gesto amico. Ma noi non eravamo ancora nella piena convinzione, è sempre così. Quando il mostro si è presentato nella sua crudezza, nella sua rigida indifferenza, quando la sua identità ha spopolato, sterminato vite umane cariche di esperienza, vite che hanno costruito storia nazionale, industriale, benessere, quando il mostro ha seminato bronzeo silenzio, ha creato una fitta rete di sospettose paure, quando le parole divenute contenute, misurate, distanziate trasmettevano


di suor Irene Tealdi

Oltre l’ora personalizzata ogni suora poteva sostare, a piacimento, in colloquio silente con il Signore Gesù, pregarlo per l’umanità ferita, dolente, per le famiglie duramente provate, per i giovani improvvisamente soli ma interconnessi, con una virtualità che non appaga, per la Chiesa, con fedeli “assenti”, per il Papa nel cuore di Piazza S. Pietro, trafitto da dolore supplice davanti al Cristo miracoloso. La Perla nascosta agli occhi degli altri è stata la nostra dinamica degli Esercizi spirituali. Ognuna ha potuto scegliere i giorni più consoni, li ha vissuti nella libera possibilità di silenzio, di preghiera, di meditazione, tenendo fede alla traccia oraria degli Esercizi spirituali. Abbiamo potuto seguire meditazioni secondo le singole sensibilità, nel riserbo della propria camera. Erano salvi i momenti comunitari, preghiera e mensa. Tutte abbiamo gustato questa novità, abbiamo gioito di un’esperienza a sorpresa. La pandemia non arresta la vita, non gioca d’azzardo con la voglia di vivere, non fa scacco matto alla creazione. La pandemia ha generato persone di grande coraggio, di altruismo, di eroica dedizione, persone che tutti abbiamo rivestito del GRAZIE, singolo, nazionale e universale. La vita rinasce da se stessa… SEMPRE!

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pensieri incontenibili e le immagini di una moria indefinibile, inafferrabile lungo corsie affollate, addensate di personale sanitario eroico, esausto, quando le notizie a getto continuo ci stordivano, quando le immagini bianco-nere dei camion militari ci hanno ingolfato di paura, di rischio, allora siamo entrati totalmente nella comprensione. Prudenza, distanza regolamentare, misure di sicurezza sono divenute la logica del quotidiano, del minuto, logica imbevuta anche di speranza, di serenità. Il silenzio-virus ha chiuso porte, portoni, cattedrali e monasteri, ristoranti, negozi e incontri di ogni livello. Ci siamo trovati a conoscere un pavido silenzio, una rimozione di normale relazione. È nata una nuova solitudine, un nuovo modo di vivere l’insieme. ALLORA… La Comunità di Genova si è data “una mossa”! La Scuola ha “raccolto” gli alunni, ha fatto appello con registro virtuale, è entrata nelle case, ha scandito orari con ogni maestro. La DaD ha riacceso i volti, i sorrisi dei bambini, dei ragazzi, le video lezioni hanno scatenato vivaci scene domestiche. Oltre al supplemento di preghiera su testo del Padre Fondatore, la Comunità ha vissuto, ogni settimana, il giovedì eucaristico, una giornata improntata a deserto e adorazione, con l’esposizione dopo la Messa e conclusione dopo i Vespri.


In missione

Lasciare il segno della Q

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uesta pandemia proprio non ci voleva! Da mesi ormai ci domandiamo come affrontare sul piano educativo la carica emotiva sprigionata in questo tempo sospeso, che ha risuonato, come un tuono, dentro l’animo di bambini, famiglie, educatori. L’impegno che questo irrequieto presente ci sta chiedendo è davvero grande: prenderci cura di un Essere Umano che insieme ad altri sta percorrendo una strada spoglia, senza direzioni, una strada persa o meglio sperduta e vestita di soli sassi. Ecco, noi educatori siamo quei sassi. Siamo gli unici punti di riferimento e di forza che possano sostenere il cammino di ognuno. Insieme. Preparando un sentiero capace di orientare verso un senso coerente, condiviso e creativo di benessere comune. Quando a marzo 2020 ci siamo viste costrette, come tutta l’Italia, a chiudere l’ingresso della nostra scuola, non solo siamo state colte impreparate dalle vicissitudini del momento, ma ci siamo accorte che la preoccupazione educativa maggiore risiedeva nel capire come poter dimostrare vicinanza ai nostri bambini, nel provare ad avvertire a cosa i bambini avrebbero potuto pensare sulle loro amate maestre che improv-

visamente avevano avuto l’idea di chiudere la scuola e non fare più imparare e giocare nessuno! Chissà… qualcuno lo avrà pensato, per poco o per lungo tempo, fatto sta che dovevamo fare qualcosa pur restando nelle nostre abitazioni. Mentre studiavamo il funzionamento della così detta “Didattica a Distanza”, non abbiamo perso tempo e abbiamo immaginato come poterci presentare agli occhi distanti dei bambini, a come poter giustificare la nostra assenza e a come aver potuto permettere che le aule e i nostri spazi aperti, potessero rimanere vuoti. Ci siamo documentate sull’origine di questo virus, abbiamo cercato il modo di rappresentarlo graficamente, non troppo serio e non troppo sciocco, ci siamo buttate sul buffo: il nostro obiettivo era quello di riuscire, nell’apprensione che avvolgeva i sentimenti di bambini e famiglie, a strappare un sorriso e un bel ricordo sul volto dei nostri alunni, facendoli sentire amati e abbracciati seppur virtualmente. Abbiamo creato così una semplice ma divertente filastrocca in rima, con tanto di illustrazioni a mano libera, con elementi narrativi che i bambini potessero riconoscere perché erano parte del loro vivere la scuola: cosa si diceva, dove si giocava, i personaggi della nostra didattica, gli spazi, le stesse maestre colte in momenti stravaganti di vita domestica! Speriamo che per i bambini sia stata una grande sorpresa, c’è chi ha voluto vedere la registrazione della filastrocca per tante e tante volte. Questo ci ha fatto un immenso piacere: i bambini non si erano scordati di noi! Anzi, volevano vederci a tutti i costi! E così abbiamo continuato ad inviare i nostri video di saluto ed insieme ci siamo sentiti un po’ tutti meno soli, cantando come Whisky ragnetto saliva la montagna o come il Cowboy Piero beveva allegramente il suo thè! Pronte per attivare la nostra Piattaforma di Didattica a Distanza, abbiamo organizzato una sorta di presentazione da destinare alle famiglie,


propria presenza

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L’Educazione non è Istruzione, educare è prima di tutto Formare, è aver cura della Relazione Educativa quotidiana, tra bambini e maestre, tra bambini e famiglie, tra bambini e bambini, tra gli adulti. Ogni momento della nostra giornata è relazione ed è importante curare una relazione che osservi gentilezza ed amore, per crescere come persone migliori di ieri. Siamo sempre in cammino e continuiamo a camminare, voltiamoci indietro: cosa vedi? Vedo la strada percorsa sin qui. Possiamo dire che per arrivarci… ce l’abbiamo fatta!

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in cui si presentava il nuovo Progetto educativo modellato su questo nuovo modo di fare scuola e le modalità di accesso alla piattaforma. Contemporaneamente ci siamo preoccupate di inviare un video destinato ai bambini, in cui spiegavamo che la scuola si era rimpicciolita e che si poteva vedere attraverso lo schermo digitale e l’aiuto degli adulti presenti con loro, una scuola magica perché capace di farci stare insieme anche se lontani. Ed è così che è iniziata l’avventura di una scuola virtuale. Quest’idea non ci piaceva, ma era l’unica consentita. Così abbiamo fatto del nostro meglio per far passare dalla fibra ottica, non solo velocità di funzionamento, ma tutto il nostro Amore, lo stesso che ha garantito un Servizio Educativo di Qualità sino alla fine del calendario didattico. Non sono solo giochi: il gioco ha un senso ben preciso. Le famiglie, affiancando non solo i propri figli ma dei veri e propri alunni, si sono scontrati con una realtà scolastica che, specialmente per la Scuola dell’Infanzia, non conoscevano. Il movimento dinamico con la musica, ad esempio, non era solo un ballo divertente, ma un esercizio di ritmo e coordinazione. Ascoltare e riconoscere i suoni, senza vedere come fossero prodotti, non è una competizione, ma un gioco che allena memoria e ascolto profondo. Disegnare le ombre degli oggetti, è una scoperta scientifica di come si fa un’ombra e cosa occorre per farla! Come si allunga e come si può muovere l’ombra! E ancora, storie e illustrazioni da immaginare, immaginare per inventare, inventare per creare: creare per pensare liberamente. Eccolo il duplice valore educativo: hanno imparato i bambini e hanno imparato le famiglie a guardare con occhi diversi i propri figli, come esseri capaci di creare cultura e lasciare il segno della propria personale presenza, del proprio libero potenziale umano.

da Viareggio


In missione

La pandemia non ferma suor Maurizia di Santa Marta

di Alessandra Buscagli

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n questo periodo in cui la pandemia ha sospeso le nostre vite, ha chiuso le attività commerciali e molte anche sanitarie, c’è un servizio che non ha mai cessato di funzionare, quello delle iniezioni a domicilio. È stato un grande aiuto per i sestesi ammalati e lo si deve a suor Maurizia di Santa Marta che vive presso la Misericordia di Sesto Fiorentino con la superiora suor Liliana e un’altra consorella suor Leema. Accompagnata dai volontari della Misericordia, mattina e sera, è andata e va nelle case dei sestesi portando con sé un raggio di sole, una parola di speranza, una frase per cacciare timori e ansie: “ho avuto paura non tanto per me, ci ha confidato suor Maurizia, ma andando da una casa all’altra temevo di portare il virus, e, coinvolgere altre persone, io ero protetta ma avevo tanta ansietà proprio per gli altri e per le mie consorelle”. Le persone mi chiedevano: “suora cosa ne dice di questa situazione?” Io rispondevo: “Cerchiamo di stare attenti e riusciremo a farcela”. Suor Maurizia, viene da Pavia, è una donna semplice, esile, ha ottant’anni, e dai suoi occhi azzurri trapela tanto amore e dedizione per gli altri… Quando le cose si fanno con il

Sesto Fiorentino

cuore, la fatica non si sente, il Signore mi dà la forza per fare il mio servizio con serenità, con dedizione. Prima del Corona Virus, alla fine del suo giro mattutino, intorno alle ore 11, andava alla farmacia comunale Primo Maggio per lavorare anche lì. Non è solo l’iniezione che si va a fare, ma si lascia una parola, un incoraggiamento; andando nelle famiglie si raccolgono le sofferenze, le pene, le confidenze. Cerco di confortare tutti e dico che la preghiera accanto alle medicine, guariscono meglio sia le pene fisiche che quelle morali. Io sono molto contenta della mia vita e sono molto consapevole del fatto che ricevo molto più di quanto riesca a dare. Ha preso il velo sessant’anni fa, suor Maurizia, gentile, premurosa, attenta nel suo lavoro, schiva e di poche parole ha sostenuto, e sostiene i nostri malati ogni giorno, e ci ha insegnato, a non avere paura ma a coltivare la speranza come se fosse una pianticella preziosa. Grazie suor Maurizia per essere con noi, e per aver aiutato i sestesi, a superare un momento tanto difficile con professionalità e tanto amore.


Voci che tornano a cantare

di maestra Cecilia

Chiavari

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restare incompiuto nell’immaginario dei bambini. Ecco allora l’idea della recita virtuale, lavoro complesso che ha visto maestre e famiglie lavorare fianco a fianco (seppur a distanza) nel proporre canti e balletti, anche in questo caso registrati “a domicilio” e poi assemblati dalla maestra. Ciliegina sulla torta, per i bambini che terminano quest’anno la scuola materna, è stata la visione “in diretta”, ognuno collegato da casa, della recita virtuale al termine della quale è stato loro comunicato che, dato il loro grande impegno, il tanto agognato diploma era stato conquistato!

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urante il periodo del lockdown in tutta Italia sono fiorite iniziative di Cori virtuali. Se nulla può sostituire la gioia del cantare fianco a fianco, in un periodo di isolamento forzato ascoltare le voci che tornano a cantare insieme ha comunque regalato emozioni forti. Anche la nostra scuola ha voluto tentare questa avventura, scegliendo, alla scuola primaria, di eseguire Fai fiorire il bene. Il canto, già tante volte cantato a scuola, ha trasmesso messaggi ancora più forti data la situazione in cui veniva eseguito. Ogni bambino ha registrato la parte assegnata, inviando poi il video alla maestra. Grande è stata la sorpresa di bambini e famiglie quando, nell’assistere al video finito, hanno scoperto che assieme a loro avevano cantato anche maestre e maestri (che si sono messi in gioco con autoironia e grande disponibilità). Per la scuola materna, invece, la sfida si prospettava più complessa. In una fascia di età caratterizzata dalla necessità di contatto e condivisione fisici, l’anno scolastico, sospeso a metà, rischiava di


In missione

Elevazione spirituale in parole e musica

di suor Aloysia Molteni

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l 17 gennaio 2020 abbiamo voluto concludere le festività del Bicentenario della nascita del nostro Padre Fondarore Beato Tommaso Reggio con una manifestazione particolare. In quella data, nella quale ricorre proprio la settimana dell’educazione, ci è sembrato op-

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portuno riprendere i brani del Beato Fondatore, temi cari a lui: l’attenzione, l’accoglienza, la relazione, argomenti sempre attuali che non invecchiano mai. Il luogo in cui ci siamo incontrati è stata la Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e


Suor Andreina, consigliera generale che ha presentato la figura del Beato Tommaso Reggio nella sua quotidianità: un grande che, aveva due grandi amori nel cuore: Dio e l’uomo. Teneva accanto a sé la Bibbia e il giornale. Aveva due grandi certezze: la storia di oggi “nasconde” e “svela” le orme di Cristo. Ha saputo anche descrivere il rapporto che aveva con le sue suore, dicendo fermamente: “Me le formerò io, le mie suore”. Ed eccoci piccolo gruppo di religiose che nella verde Brianza tenta di portare avanti un discorso educativo rivolto ai bambini e ragazzi di questa zona. È dal 1928 che le suore di Santa Marta danno all’opera l’impronta carismatica del loro Fondatore: Suore dell’accoglienza secondo il modello di Marta di Betania, attente ai segni dei tempi, ai bisogni delle persone, in particolare verso i piccoli e i ragazzi, facendo sì che la loro formazione favorisca l’integrazione con la realtà della comunità cristiana e sociale.

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Paolo di Vighizzolo di Cantù che ci ha permesso di ospitare molte persone e così divulgare il suo pensiero alla presenza di un numeroso pubblico che ha potuto interiorizzare i contenuti letti da attori della “Compagnia San Genesio” che li hanno trasmessi in modo efficace. La serata è stata animata dal coro vocale “Famiglia Sala”, composto da sette membri della stessa famiglia: padre, madre e cinque figli, ben conosciuta sia al Teatro della Scala di Milano che al Teatro La Fenice di Venezia. La scelta ci è stata suggerita da Don Giovanni Meraviglia, esperto di musica che ha curato personalmente i contatti. Il Coro si è esibito intercalando canti sacri ed alcuni passi di J. S. Bach alla lettura di brani degli scritti del Beato Tommaso. Hanno esibito brani di musica sacra: “Panis angelicus”, “Stella splendente”, brani di “Bach”, “Laudate Dominum” e “Amazing Grace”. Non è mancata la presenza di nostre consorelle che sono intervenute da diverse nostre scuole: Milano, Roggiano, Saiano.


In missione

Una bella esperien di silenzio e G

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restituirò le sue vigne ed ella mi risponderà di li Esercizi spirituali sono una bella avnuovo come nei giorni della sua giovinezza, ventura che il Signore ci offre, un dono quando felice uscì dall’Egitto”. riservato ad ogni Famiglia religiosa. Dio ci garantisce che in questi giorni tirerà via Eravamo abituate a viverli come la Madre da noi tutte quelle difficoltà e urti, tutto ciò Generale organizzava i vari incontri in alcuni che c’è in noi di male. luoghi belli e accoglienti. Abbiamo accolto questo dono a piene mani, Quest’anno il motivo del Coronavirus ha inabbiamo spalancato il nostro spirito elimiterrotto tutte le nostre organizzazioni e la nando tanti ostacoli che si frappongono all’aMadre ci ha invitate a vivere gli Esercizi in zione di Dio. ogni Comunità e di farli anche Di questo dono sappiamo che a livello personale. dobbiamo rispondere alle atIl tema scelto da ciascuna di noi Il Signore tese della Chiesa e della nostra fa riferimento alla Parola di Geci ha chiamate Comunità. sù, cioè al Vangelo. in Comunità Abbiamo vissuto questi EserciCi siamo chieste con molta a stare con Lui, zi come una nostra necessità, chiarezza che cosa volevamo non abbiamo perché abbiamo bisogno di ferraggiungere, in modo da avere marci un momento per vedere un preciso progetto davanti a altro da fare dove siamo, cosa facciamo e noi, realizzandolo pian piano, che questo. perché. giorno per giorno, con la nostra Avevamo bisogno di una vericapacità, con la nostra incapafica per vedere quello che siamo. cità, con i nostri limiti, con le nostre qualità, È stata una settimana vissuta intensamente con quello che siamo. nella preghiera e nel silenzio, per ricaricarci e Il Signore ci ha chiamate in Comunità a stare fare esperienza dell’amore di Dio. con Lui, non abbiamo altro da fare che questo. Dio ci ha chiamate a stare con Lui da sole per È una chiamata di Dio e vale la pena rileggere accorgerci che Lui ci vuole un gran bene e che il brano di Osea al Capitolo 2 dove Dio spiega solo con Lui noi stiamo bene. a Israele il senso della sua chiamata, in un moNoi abbiamo fatto la parte di Maria, stando mento tutt’altro che buono ed è anche il senso ai piedi di Gesù per ascoltarlo, così siamo ridel nostro Ritiro. uscite a vivere di Fede, convinte che se sapPeccatori lo siamo e Dio ci chiama proprio piamo ascoltare la sorella che ci è seduta acperché siamo peccatori. canto, sappiamo ascoltare anche una pagina “Io attirerò la vergine d’Israele, la condurrò del Vangelo e ritrovare dentro di noi quello nella solitudine, dove parlerò al suo cuore e le


za di preghiera, di dialogo con Dio la Comunità di Pisa

presenza, nella consapevolezza che solo l’incontro costruisce ed arricchisce. Il Signore ci aiuti in questo servizio alla vita con proposte di accompagnamento e di crescita nelle varie dimensioni della persona. Viviamo con la speranza che l’Università di Pisa si apra per far vivere alle nostre ospiti esperienze di convivenza, caratterizzate da condivisione, confronto, ricerca insieme, cittadinanza attiva e responsabile e vita di fede.

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slancio che abbiamo sempre sognato quando abbiamo iniziato la nostra vita religiosa. Gli Esercizi sono anche una conquista, vogliamo cambiare, convertire noi stesse. La conquista esige silenzio, cioè profondità del rapporto con Dio e abbiamo vissuto questo silenzio nella gioia, la gioia di stare con Dio, di godere dell’intimità che il Signore ci ha offerto. Nel silenzio e nella preghiera abbiamo rivisto anche il nostro rapporto con gli altri, la nostra vita comunitaria. Ci siamo domandate a che punto sono le relazioni, che qualità di relazioni sono presenti nella nostra vita comunitaria. Raramente parliamo di noi, della nostra esperienza spirituale, invece durante questi Esercizi abbiamo saputo aprire il nostro cuore e dire alla Comunità quello che il Signore ci aveva comunicato. Questa comunicazione crea più comunione e più vicinanza tra noi. Certamente in questi momenti non abbiamo dimenticato le nostre ragazze e i problemi che l’Università ci fa vivere in questo tempo di pandemia. Abbiamo pregato per trovare con gli altri Collegi universitari un criterio formativo e amministrativo da proporre alle ragazze per il nuovo anno accademico. Continuiamo ad offrire un’esperienza umanizzante di relazioni, amicizia, di reciproco aiuto che favorisca la maturazione delle giovani, esperienza che può essere fatta solo in


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Durante la pandemia

da Ventimiglia

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on è stato facile per nessuno il periodo della chiusura di tutto per il Covid 19. Anche noi ci siamo trovate in difficoltà: niente scuola, niente Messa, niente… Allora cosa fare? La scuola è stata fatta a distanza, i bambini sono stati seguiti da tutte le maestre prima con WhatsApp, poi con weschool. Si spera che i bambini abbiano appreso ugualmente, le insegnanti hanno affermato, però, che è molto più facile lavorare in presenza. Anche i genitori non si sono sentiti soli perché la comunicazione con loro è stata continua. Alla fine dell’anno scolastico ogni gruppo di alunni è stato salutato online dalle insegnanti. Ma i genitori della classe quinta hanno espresso il desiderio di tornare a scuola e salutare le insegnanti in presenza ed hanno organizzato per sabato 27 giugno una festa di saluto nel cortile della nostra scuola. Dato il particolare momento che stiamo attra-

versando, siamo arrivati tutti muniti di mascherina e gel disinfettante per le mani. Sappiamo bene che le regole dicono di mantenere la distanza tra le persone, ma la voglia di abbracciare i bambini era tanta. Incontrarci di persona dopo tutti questi mesi di lockdown è stato molto bello ed emozionante. Eravamo tutti presenti: suore, insegnanti, alunni e genitori. Verso le 16 la nostra dirigente, Suor Carmen, ha fatto un breve discorso raccomandando ai ragazzi di non sprecare il loro tempo e a questo proposito abbiamo letto loro la bellissima poesia “Non ti auguro un dono qualsiasi” della poetessa Eli Michler. Successivamente ha preso la parola l’insegnante di italiano che ha raccomandato ai bambini di impegnarsi al massimo per realizzare i loro sogni e di dare sempre il meglio in tutte le circostanze.


perché il Signore corregge colui che ama e sferza chiunque riconosce come figlio”. (Ebrei 12, 5-6) In questo modo dobbiamo leggere gli avvenimenti che sono successi lungo il periodo di lockdown. Il periodo degli Esercizi spirituali, fatti in modo diverso dal solito, ci ha lasciate piene di gioia. Ognuna occupava il tempo davanti al Santissimo o in camera e aveva tutto il tempo per riflettere e pregare, libere da ogni impegno comunitario. Noi li abbiamo fatti due alla volta, mangiavamo in una stanza vicino alla cucina in modo che le altre consorelle hanno potuto pranzare liberamente senza essere obbligate al silenzio. Quando tutte abbiamo finito il nostro corso, abbiamo fatto la giornata del Carisma, prendendo come argomento di riflessione la carità (vedi libretto delle preghiere e Regola di Vita). Durante l’adorazione della sera abbiamo fatto le risonanze, come si fa abitualmente durante gli Esercizi. Il nostro Cappellano durante la Santa Messa ci ha tenuto una bella omelia sulla Misericordia, prendendo spunto dalle parole del nostro Beato Fondatore; durante la celebrazione abbiamo rinnovato i Santi Voti. Ci è sembrata un’esperienza bella e proficua. Ora possiamo riflettere e continuare a pregare per il mondo con il versetto preso dal libro della Sapienza: “Non li guarì nè un’erba, né un unguento, ma la tua Parola, o Signore, la quale tutto risana” (Sap. 16,12). Il mondo, e noi prima di tutto, abbiamo bisogno di guarire dall’egoismo, dalla paura e da tante miserie, questo lo può fare solo la Parola di Dio, letta, meditata e pregata.

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Li ha salutati con la citazione di alcuni versi di Dante Alighieri da tenere come motto nel loro cammino di vita: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. A questo punto l’emozione era palpabile e qualche lacrima scorreva sui nostri volti. Dopo questo momento intenso, abbiamo consegnato ai bambini una pergamena con la poesia ed un piccolo presente con la frase “Fai fiorire il tempo” del Beato Tommaso Reggio che ricorderà loro questi anni spensierati trascorsi alla Scuola di Santa Marta. Il pomeriggio si è concluso in allegria con la gustosa merenda preparata dai genitori. E noi, Suore di Santa Marta? Abbiamo pensato di rivolgerci al Signore, padrone della vita, con maggiore intensità. Ogni mattina abbiamo seguito la Santa Messa celebrata da Papa Francesco a Santa Marta, la sua riflessione sulla Parola di Dio ci è servita per la nostra riflessione personale. Poi si andava in cappella per la preghiera comunitaria seguita dalla Santa Comunione che ci ha dato l’aiuto per iniziare le nostre attività con entusiasmo, nonostante tutto. Martedì, giovedì, sabato si esponeva il Santissimo e a turno si faceva l’adorazione fino all’ora Media, quando il Santissimo veniva riposto nel tabernacolo. Alla domenica l’adorazione come sempre. In questo modo ci siamo sentite più vicino alle persone colpite dal virus e a tutta l’umanità sofferente per la quale abbiamo pregato, e più vicino al Signore che non abbandona nessuno dei suoi figli, anche se li corregge: “Figlio mio non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;


In missione

Tornare a vivere U

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n altro anno scolastico è giunto al termine e come spesso accade prima della pausa estiva, ogni insegnante si trova a fare riflessioni e bilanci. Inutile descrivere quanto questo anno sia stato difficile, gli eventi dei mesi precedenti hanno stravolto in modo inaspettato le nostre vite personali e professionali. Su questo tanto è stato detto e tanto è stato scritto, ma ciò che voglio condividere ora è il senso di gratitudine che mi pervade. In primo luogo, nei confronti di bambini e ragazzi, veri maestri di vita, esempi di coraggio, forza e speranza. In secondo luogo, un ringraziamento va alle famiglie per il sostegno che hanno offerto ad alunni e insegnanti. Infine, un grande grazie va ai maestri e ai professori. Non si tratta di un elogio alla categoria, bensì un riconoscimento per ciò che è stato fatto in questi mesi. Ognuno di noi ha messo in gioco se stesso e la sua professionalità per far fronte alla situazione, mettendo da parte timori, ansie o incertezze. Il nostro compito era quello di far arrivare la nostra voce ai bambini e di fargli sentire la nostra presenza. Attraverso uno schermo abbiamo cercato di ricostruire insieme quella quotidianità che tanto amiamo e che forse, a volte, diamo troppo per scontato. Non è stato semplice. Il monitor di un computer non può rendere la complessità della relazione educativa, fatta di emozioni, abbracci,

sorrisi, di parole non dette o appena sussurrate. Ci abbiamo messo impegno, passione e soprattutto cuore. Non sono mancate alcune iniziali resistenze… videolezioni, un nuovo modo di ripensare la didattica, nuovi strumenti da impiegare, ma la scuola non ci ha lasciati soli. Il supporto della direzione, dei colleghi e di tutto il gruppo di lavoro è stato determinante nel fronteggiare un momento così delicato.


nuove emozioni un’Insegnante

Milano

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Può essere per noi e per i nostri bambini un tempo nuovo, un tempo di crescita, in cui la scuola deve farsi sentire. La scuola, quella vera, ricomincia dai bambini, dai docenti e dalle emozioni che colorano e arricchiscono le nostre giornate. Da qui ripartiremo, diversi sicuramente, ma con una gran voglia di tornare a vivere insieme nuove avventure.

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Tutta la comunità educante si è stretta attorno a insegnanti, famiglie, bambini e ragazzi. La condivisione e il sostegno reciproco hanno reso tutto meno complesso di come appariva inizialmente. Certo non sarà riuscito tutto perfettamente; la connessione, le difficoltà nel familiarizzare e poi padroneggiare tecniche e strumenti diversi, la mancanza dei bambini, le diverse situazioni personali… l’insieme di questi fattori talvolta ci hanno fatto vacillare, ma abbiamo resistito perché i bambini avevano bisogno dei loro insegnanti e di sentirsi accolti in classe, anche se solo virtualmente. E adesso? Come si potrà ripartire? Questa situazione ci ha tenuto distanti, ma solo fisicamente e ha messo in luce quanto, ora più che mai, abbiamo bisogno degli altri, di sentirci parte di una comunità che ci accolga, ci valorizzi, ci ascolti e ci sostenga. Al rientro in aula vorrei che ripartissimo da ciò che abbiamo lasciato. Racconteremo ciò che è stato, daremo spazio ai bambini, ai loro racconti, alle loro emozioni e ai loro timori. Ciò che abbiamo vissuto ha trasformato le nostre esistenze, ma dal cambiamento si può far nascere qualcosa di positivo.


In missione da Santiago

“La fede porta sempre alla gioia della Risurrezione che dilata la vita nell’amore di Dio” I Chile

(Regola di Vita 31)

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l Signore Gesù ci parla in tutti gli avvenimenti della nostra vita, a livello personale, comunitario e universale… L’arrivo della pandemia del Covid-19, che iniziò a colpire paesi così lontani geograficamente, ci faceva pensare che non sarebbe arrivata così presto qui. Seguivamo con attenzione e preoccupazione le informazioni sul numero dei contagiati, lo sforzo del personale sanitario per salvare i più gravi, il numero delle vittime che stava prendendo il sopravvento, e il lockdown che intere nazioni hanno dovuto vivere e stanno vivendo per un lungo periodo. Ci preoccupavano le nostre Madri, le nostre consorelle e le loro famiglie in Italia; ed è stato

così che, come Comunità, ci siamo proposte di pregare, tutti i giorni, alle 15:00, la Coroncina alla Divina Misericordia, perché questa pandemia finisse presto. Inoltre, il nostro apostolato si è diffuso recitando, una decina di Ave Maria per ognuna delle persone colpite o protagoniste dirette e indirette in questa pandemia. Seguivamo per televisione ogni volta il Papa che ci convocava alla preghiera, ci univamo a lui spiritualmente per chiedere per tutte le persone coinvolte la fine della pandemia. Anche noi abbiamo aderito alla sua richiesta di pregare alle ore 12:00 un Padre Nostro, ciascuna nel posto in cui si trovava. Ci sembrava lontano tutto questo fino a quando è arrivato nel nostro paese, e sono cominciati i contagi soprattutto nella nostra Regione Metropolitana. Tutto è cambiato anche per noi. Da marzo non abbiamo la Santa Messa nel-


nostre Suore dei Voti Perpetui, con la partecipazione di tutte le suore della Comunità. La Provvidenza di Dio, ci permette di affrontare ora in modo nuovo gli eventi, dilatando i nostri cuori e le nostre vite con il suo amore presente in ogni persona. Tutto è servito ad arricchire la nostra crescita sia personale che comunitaria. La realtà della pandemia ci ha fatto vivere in una costante incertezza e a porre attenzione a tutte quelle misure che come comunità ritenevamo necessarie, ma che purtroppo non sono state sufficienti, perché alcune di noi sono state colpite dal virus e hanno dovuto vivere in quarantena. Ecco la testimonianza di coloro che hanno vissuto tale esperienza: “Vivere la quarantena è stata un’esperienza particolare di Dio Padre. In quei giorni, di silenzio nel chiostro delle nostre camere da letto, lontane dalla comunità, abbiamo rivalutato il dono della Vita, e la ricchezza della vita comunitaria, perché in essa troviamo il riflesso dell’amore di Dio. Siamo molto riconoscenti per le attenzioni, la preoccupazione e le preghiere di tutte le nostre sorelle; poter ricevere la comunione in alcuni giorni di isolamento è stato il dono più apprezzato”.

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la cappella della nostra Comunità, però grazie alla Provvidenza Divina, i Padri Giuseppini di Murialdo, periodicamente ci hanno portato le Ostie Consacrate e così abbiamo potuto ricevere la Santa Comunione ogni giorno, dopo aver partecipato alla Santa Messa trasmessa online. La nostra prima incertezza fu se avremmo celebrato il Triduo Pasquale e la festa della Risurrezione del Signore. Ma sono giunte indicazioni dalla Chiesa Universale e locale, alla quale abbiamo aderito con molto entusiasmo, pronte a vivere la nostra fede in modo diverso da quello abituale, unite a tutta la Chiesa e al mondo intero che stava già soffrendo questa tragedia. La nostra sala di comunità, durante questo tempo, è diventata anche Cappella, dove ci riuniamo, ogni giorno per seguire le Celebrazioni Eucaristiche, che vengono trasmesse dai social. Lo schermo si è trasformato, oltre che in un mezzo per informarci e intrattenerci, in una finestra, che ci porta a vivere e ad apprezzare in modo più profondo il Mistero della nostra Fede. Cristo è presente in ogni luogo. Oggi, invece, il non poter ricevere la consolazione e la guarigione che ci dà il Sacramento della Riconciliazione, ci fa valorizzare maggiormente la grazia infinita del dono del Sacerdozio e ci impegna a vivere più coscientemente la nostra carità fraterna nelle piccole cose di ogni giorno. Vivendo, in un modo nuovo il tempo pasquale, la quarantena, la necessità di comunicare e di annunciare la Buona Novella, ci hanno spinto come Comunità, a vivere l’esperienza di arrivare agli altri, attraverso incontri trasmessi online. Ed è stato così, che ci siamo uniti a tutte le celebrazioni organizzate e preparate dalla Pastorale Vocazionale, durante il mese di Preghiera per le vocazioni che ha compiuto la nostra Archidiocesi e la nostra Delegazione. Abbiamo potuto collaborare e trasmettere Adorazioni Eucaristiche, guidate dalle nostre Suore Pre Postulanti e Juniores; la Preghiera cantata con il tema della nostra consacrazione come Suore di Santa Marta, preparata dalle


In missione

“Divina provvi fedele alleata della

P

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arlare della “Divina Provvidenza” è parlare dell’AMORE MISERICORDIOSO di Dio Padre per ciascuno dei suoi figli e figlie, di quell’amore fedele che mai ti abbandona. Questo Amore Misericordioso è il grande e principale motivo di queste parole ed esperienze che aneliamo a condividere e che intendono esprimere la nostra immensa gratitudine a Dio per i tanti benefici che da Lui riceviamo attraverso innumerevoli persone e istituzioni. Da quando è iniziata la pandemia qui in Argentina, e non solo da quando è iniziata questa crisi sanitaria, ma da quando è stata aperta questa bella opera, la Provvidenza non ha smesso di agire nella nostra missione. Ogni settimana ci chiamano per andare a cercare donazioni di ogni tipo: molti cibi, bevande, vestiti, mobili, elettrodomestici, medicinali, giocattoli, libri, a

volte anche denaro… e in altre occasioni arrivano direttamente alla Comunità. Con molta gratitudine, menzioniamo anche le suore delle nostre comunità vicine, che in tante occasioni collaborano con la nostra opera. Queste esperienze vissute ci toccano ancora, invitandoci ad esprimere con molta forza tutta la nostra fiducia e gioia di fronte alla sorprendente azione della Divina Provvidenza. Convincerci sempre di più che Dio è coerente con il suo piano, che si preoccupa di ogni persona, perché Egli è Padre. Si preoccupa di ogni cosa, anche delle più insignificanti, nella nostra vita. Più di una volta dobbiamo fare memoria e ripetere le parole del Maestro: “Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro” (Mt 10, 29) e gridare con le parole e con i nostri atteggiamenti il versetto 2 del Salmo 89: Poiché ho detto: La tua benignità sarà stabile in eterno; nei cieli stessi tu stabilisci la tua fedeltà.


denza”,

la Comunità religiosa Derqui

nostra missione!

Nonostante questo periodo difficile, di sofferenza per molti e di tante angosce, il Signore continua a benedire le nostre due opere, attraverso la solidarietà di tantissime persone. Nel nostro cuore conserviamo un vivo ricordo e gratitudine alla nostra sorella Suor Laura, crediamo che lei stia costantemente intercedendo presso il Signore per il suo amato Derqui. E qui abbiamo un altro motivo per rendere più viva la nostra azione di grazie. Molte di queste donazioni sono dovute, senza dubbio, alla sua intercessione! Concludiamo queste parole gridando con il cuore: “Il Signore è il mio Pastore non manco di nulla”.

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Per questa grazia di Dio che straripa incessantemente, possiamo preparare il pranzo dal lunedì al venerdì per circa 200 persone, tra adulti e bambini, anche andare in aiuto di numerose famiglie prive di tutto, famiglie che sono molto vicine a noi, portando loro del cibo, vestiti e medicine. Le suore al Centro di Salute offrono attenzione a tante persone in ricerca di sollievo del corpo e dello spirito con la vaccinazione permanente, cure e consegna di altro a chi ne fa richiesta o per altre esigenze di salute. Altre volte si preparano sacchi di cibo per dare ad altre famiglie.


In missione

Gesù Eucarestia al centro della Comunità Religiosa da Pilar

Argentina

I

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n questo periodo di pandemia, per le quattro suore che formano la comunità, il centro è stato la presenza di Gesù Eucaristia e il discernimento a prendere le misure per affrontare le varie sfide. All’interno della nostra Missione la cura degli anziani ad alto rischio, il contenimento dei parenti, la fiducia e la speranza al personale sanitario, l’isolamento di due suore infettate dalla malattia Covid-19, asintomatiche, hanno causato incertezza, paura e sacrificio che ci hanno invitato ad intensificare la preghiera e il lavoro quotidiano. Grazie a Dio, dopo il periodo di isolamento, le suore hanno ripreso il loro apostolato, con più misure di sicurezza per proteggere loro

stesse, la comunità e tutta l’opera. Questa è stata un’altra occasione per ringraziare Dio per il dono della vita, per averci chiamato alla vita consacrata e per aver sperimentato la Divina Provvidenza. Le suore guarite hanno raccontato che i primi giorni hanno sperimentato molta paura e incertezza, ma, man mano che passavano i giorni, sostenute dalla preghiera e dall’amicizia di coloro che comunicavano quotidianamente con loro, dalla Comunione Eucaristica di ogni giorno, hanno superato i timori iniziali. Siamo infinitamente grate alle Madri che ci hanno accompagnato e sostenute con l’affetto e la preghiera.


Testimonianze della casa di riposo a dalle tante informazioni, che “Sebbene a volte mi sento bombardat ale e nel lavoro, oltre allo stress mi hanno causato un disagio person e contro il Covid-19, ring razio per le tante misure di prevenzion mai, le colleghe che si prendono Dio, le suore che lavorano più che e che è stato presente in questa cura dei residenti e lo stato municipal contingenza. te, e la casa di riposo è un luogo sicuro, In questo momento siamo in buona salu ndi continuo tra priorità, sia per i dipendenti. Qui sia per i nostri anziani, che sono la nos posso a con gioia, valutando ogni giorno che ativ istr min am ne izio pos mia a nell a lavorare ”. a che presto torneremo alla normalità tornare a casa sana e con la speranz egata nell’Amministrazione Gloria Fortetti, impi

Sabrina Gòmez,

Pablo Villamagna

, volontario e bene

fattore

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“Q uando ho rice a, zi ti no vu to la ho vissuto la mia lesperienza inizia ta ol m m en te , co n , mi rabbia e incertezza re cosa mi aspettavo di sape fetcon la paura di in sarebbe successo, . tare la mia famiglia avuto un brutto ho n no Grazie a Dio sentita aiutata e so momento, mi sono . ità i ha dato tranquill stenuta, questo m ra rte appello alla cu Da qui faccio un fo e e ill m tutti, grazie di sé per il bene di cio.” un grande abbrac badante

“S ti am o vi ve nd o qu es to pe ri od o di pandemia da qu attro mesi, senza po ter vi si ta re fi si ca m en te i nonni in casa . Per tutti noi è un momen to molto difficile. Per messaggio o Whats app, chiediamo se mpre alle suore come st anno tutti. Si imm agina la gioia e la vi talità che la casa av eva con i visitatori e pe r tutte le attività ch e vi si svolgevano. Ora è difficile immagin are tutto questo, senza il contatto fisico. Fortunatamente no i siamo volontari che crediamo in Crist o, possiamo pregar e pe r og ni anziano, preg are per gli assisten ti, per le suore e per tu tti coloro che lavo rano nella casa di riposo . Chiediamo a Dio per tutti e specialmen te per ogni anzian o che tutto finisca pres to in modo che po ssiamo ritrovarci di nu ovo insieme a gode rci i bellissimi pomer iggi di primavera nella casa di riposo”.


In missione

“Senza dubbio, la pand emia ha alterato il ritmo e il modo di vivere che fino a quel momento avevamo cond otto. A volte i cambiamenti non sono facili e tanto meno qu ando sono così drastici, come questo che ha toccato tu tti senza eccezioni. Questo isolam ento forzato ci altera in molti modi e il fatto di non poter co ntinuare a visitare i no stri anziani ci costa, anche se penso ch e la parte peggiore è pe poichè a causa della lor r loro che soffrono, o età e delle loro condizi oni non è facile capire co succedendo. È una situa sa sta zione complessa che, co n l’aiuto di Dio attraver per incontrarci di nuovo siamo un giorno. Resta come tranquillità che Dio protegge la casa di riposo, i suoi abitant in particolare la squadr ie a instancabile di inferm ieri, cuochi, badanti e religiosa che con totale ogni devozione e amore assis tono i nostri cari. A tutti nostro riconoscimento e loro il l’eterna gratitudine”. Gabriel y Franca Vera ins

ieme ai loro figli

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ta è una residente che è sta “La nostra cara Nélida, do sitivo asintomático. Ha colpita dal Covid-19 po le di isolamento all’ospeda vuto andare in un centro Austral per 14 giorni. ne la o ha superato molto be Ha 92 anni; grazie a Di va in ata da specialisti e si tro malattia, è stata valut e. condizioni ottime di salut a Dio a profonda gratitudine un te sen e te an ion ess Ha una forza impr Nélida Mensi per il dono della vita”.

“Voglio ringraziare tutte le persone che si prendevano cura di mia madre. Sia lei che noi, in famiglia, ci sentiamo sostenuti dall’ amore e dalla dedizio ne di tutti voi. Questa settimana la mamma ha compiuto 92 anni, da lontano la festeggiamo, ringrazian do Dio per aver messo persone come voi sulla nostra strada. ” Monica Aman, figlia di Nelida Mensi


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In missione

“Prigioniere” per I

l titolo di questo articolo è suggestivo, perché sebbene può sembrare un po’ forte, quello che lo rende unico, è che questa “prigionia” nasce dall’amore di uno stare all’ascolto di quanto succede nel mondo con gli occhi rivolti cielo e alla speranza. Vorremmo, pertanto, come casa di Noviziato esprimere in parole semplici la nostra esperienza di vita in questo tempo di pandemia.

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Suor Luisa Pereira Per me l’esperienza di pandemia è stata un’opportunità per guardare all’essenziale, un tempo per rendermi conto che quello che è importante nella vita è imparare a servire “ad intra” servire dal cuore, tramite la costante intercessione della preghiera. La pandemia, come infinite volte ce lo ha ricordato Madre Carla non è per se stessa condizione per un cambiamento di vita. Bisogna cambiare il cuore, fare un cammino verso l’interiorità che ci permetta di guardare la realtà con occhi diversi, un nuovo modo di ragionare, di sentire. Sebbene non siamo state tra quelle in “prima linea”, credo che ognuna nel suo piccolo si è sentita parte della “prima Linea” intercedendo con la preghiera e con i piccoli sacrifici.

Angelica Martinez Se mi chiedono come ho vissuto questa esperienza di pandemia, non potrei sintetizzarla in un solo concetto, poiché il suo impatto su di me e su ognuna di noi, è multidimensionale. La pandemia è stata una tempesta che ha mosso tutto il mondo, la sua potenza ha spazzato via tante vite umane. Senza dubbio in questo tempo di formazione, il Signore mi ha chiamato a confidare nei suoi piani e a intensificare la preghiera, soprattutto per quelli più deboli e bisognosi, invitandomi ad essere più consapevole della fragilità e della vulnerabilità di ognuno di noi, e a confidare nei suoi tempi, ad avere speranza e fortezza ogni giorno. Mi commuove e mi riempie il cuore sapere che in ogni angolo del mondo Dio opera e continua ad arrivare ad ognuno dei sui figli, che ci sono delle comunità che si preoccupano per la salute del prossimo attraverso diverse opere di carità, di momenti di preghiera, adorazioni e celebrazioni eucaristiche. Questo mi conferma che siamo la generazione della coscienza, del cambiamento e della trasmissione della speranza, che non necessita di un faccia a faccia per portare alle persone il messaggio di Cristo. Non ci sono distanziamenti sociali che impediscano di stare uniti nella preghiera.


amore

da Santiago

Francisca Perez Ho fatto il mio ingresso in convento da cinque mesi e si sono verificate diverse situazioni che mi hanno aiutato a confidare di più nel Signore. Posso dire che non è stato facile avere fiducia, ho dovuto fare un cammino di abbandono, un cammino per avere una piccola certezza, per poter trovare luce; altre volte ho pensato: Signore, perché non dai fine prontamente a questa pandemia? Ma i tempi non sono nostri, i tempi non sono miei, i tempi sono del Signore e ho fatto molta fatica a comprendere. Sono una giovane alla quale piacerebbe avere tutto chiaro in questa vita, una giovane che vorrebbe che tutta andasse alla perfezione. La pandemia senza dubbio ha cambiato il mio pensiero. Il Signore mi ha detto che in questa difficile situazione non tutto può essere chiaro, perfetto o a modo mio e che nelle situazioni devo fare un atto di fiducia, di speranza, di fede, e in questo mi sento inadeguata… Lo stare in confinamento, isolata dal mondo, il non potere ve-

dere la mia famiglia, è stato molto faticoso , ma oggi, quanto significato ha per me un abbraccio, la presenza fisica, il condividere situazioni feriali! Quindi, dopo cinque mesi, cosa mi ha detto il Signore? CONFIDA IN ME, CONFIDA NEI MIEI PROGETTI. Francisca Aguirre Ho pensato sempre che il mio ingresso in convento avrebbe segnato l’inizio di un cammino che mai dimenticherò, che questi primi mesi saranno impossibili da non ricordare un domani, e ancora rimane nel mio cuore quella certezza. Senza dubbio, ricorderò per tutta la mia vita i bellissimi momenti che ho potuto vivere fino ad oggi, anzi con maggiore intensità per il difficile periodo che si vive mondialmente per la pandemia. La speranza che sto sperimentando in questi giorni di quarentena, è immensa e sono convinta che si tratta di una grazia che il Signore ha voluto regalarmi perché la mia preghiera sia ancora più forte e aperta alle necessità di tante persone che non trovano consolazione in questi giorni che sembrano così bui. Credo ciecamente che Dio sta colmando di infinite grazie ognuno di noi, soltanto ci manca di vedere con gli occhi della fede e confidare che Lui ci sta prendendo per mano e ci conduce verso la sua luce.

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Daniela Cifuentes Mi è capitato di vivere questo tempo di pandemia in un luogo del tutto speciale, un luogo nel quale il Signore mi ha chiamato a vivere una vita di preghiera costante, che mi ha aiutato a cercare la pace che tanti desiderano. Ho potuto vedere la realtà da un altro punto di vista, ma senza escludermi da essa, anzi mi ha permesso di pormi ogni giorno nei panni degli altri, condividendo il dolore di tante famiglie e persone che sono state colpite da questa pandemia. È nell’oggi che sorgono nel mio cuore tante domande che, forse per il momento non trovano risposta, ma la speranza è quella che mi ha aiutato a non perdere la fede in Dio. Sono certa che Lui è presente ancora con più forza in questi tempi così difficili.


In missione la Comunità di Pica

Comunità di Pica in tempo di pandemia D

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io ci ha chiamati e continua a colpire il nostro cuore perché qualcosa vuole dirci in questo tempo in Cile, prima per l’Esplosione Sociale, ora per la Pandemia. Il mondo si è fermato in silenzio, le campane non suonano più, le canzoni sono state portate via dal vento del deserto, i bambini, gli anziani, i poveri si sono chiusi nelle loro case, ma le stelle brillano ancora di notte e il sole continua a regalare luce e calore ai nostri villaggi nel deserto. In questa situazione risuonano nei nostri cuori le parole del nostro amato Fondatore il Beato Tommaso Reggio: “Torniamo a Dio”. Qual è il senso di questa pandemia secondo Dio? Che cosa ci vuole dire Dio in questo contesto che stiamo vivendo? A che cosa ci chiama Dio? Come comunità stiamo cercando di vivere così: 1. Rimanere in comunità in raccoglimento e preghiera. Ogni giorno facciamo l’adorazione al Santissimo e la Comunione; la domenica partecipiamo alla Messa in Parrocchia a porte chiuse. 2. Essere testimonianza di speranza per la gente. 3. Stabilire una rete di comunicazione online:    - Con gli anziani soli e malati.    - Riunioni e/o incontri di Conferenze, Decanato, Diocesi, Catechisti, Associazione di Balli Religiosi o Pietà popolare.    - Per quanto é possibile la catechesi di Prima Comunione e Cresima a bambini, giovani o adulti con questi stessi mezzi. 4. Sviluppo continuo di un apostolato di preghiera, riflessioni sulla Parola di Dio, Santa Messa domenicale attraverso messaggi di Whatsapp, Facebook. 5. Riunioni del Liceo, con dirigenti, allievi e professori dove si tengono lezioni per gli alunni.

6. Sistemare la nostra casa con tanto amore, dipingere, pulire, riordinare, fare il giardino… 7. Ogni settimana viene preparato un manifesto, tipo gigantografia, per esporlo fuori dalla chiesa con qualche brano chiave del vangelo domenicale. 8. Si è formato nella Parrocchia uno staff di laici, tutti cuochi o chef dei ristoranti di Pica. Cucinano nel centro dove si svolge la catechesi e ogni giorno danno un piatto di cibo a famiglie o persone che sono in estrema necessità per la pandemia. Tutto realizzato con donazioni, perché la gente è molto generosa.


da Tizimín

Dio non ci ha lasciate mai da sole

Messico

M

famiglie. Ogni fine settimana viene inviato loro un lavoro tramite video. In questo modo il bambino segue il suo ciclo di catechesi accompagnato dalla sua famiglia. In modo speciale, con molto incoraggiamento ed entusiasmo, tutti sono stati accompagnati durante i periodi liturgici più straordinari: Settimana Santa, Pasqua e Pentecoste. Con la cura pastorale degli adolescenti, i temi della preparazione alla cresima sono continuati fino a luglio, quando questo ciclo pastorale è terminato, ma ciò non ha interrotto il contatto con gli adolescenti. Con gli incaricati della Pastorale familiare abbiamo riflettuto e meditato alla luce dello Spirito Santo. Inoltre, ogni venticinque del mese veniva trasmessa la Messa “dell’Attesa Dolce” in favore di tutte le donne in gravidanza che hanno questa devozione alla Vergine. Per la nostra comunità religiosa questo è stato un tempo che ci ha permesso di crescere nella vita fraterna, è stato un tempo in cui vivere con maggiore intensità la vita di preghiera. Questo ci incoraggia e ci rafforza a vivere ogni giorno la nostra consacrazione nella certezza che Dio non ci abbandona mai.

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arzo 2020 Solennità di San Giuseppe, giorno anniversario in cui siamo arrivati in queste terre messicane, in particolare nella Parrocchia dei Santi Re, nella città di Tizimín, nello stato dello Yucatán, evento di grande gioia per la nostra comunità. Ma quest’anno è successo qualcosa che ha sconvolto le nostre attività. Dal 19 marzo tutto inizia a cambiare per la nostra comunità, abituata a vivere un ritmo di vita nella missione parrocchiale. Inizia l’epidemia Covid 19, che ha cambiato il nostro modo di lavorare nella missione parrocchiale, non è stato più possibile partecipare pienamente ai servizi di accompagnamento dei gruppi, le nove comunità rurali non possono più essere frequentate. L’Eucaristia inizia a tenersi a porte chiuse. Quindi sorge un nuovo modo di aiutare e sostenere i nostri gruppi, attraverso i social network, i cellulari e qualsiasi mezzo tecnologico che possa aiutare questo nuovo stile di vita. Dio ci ha illuminati giorno dopo giorno per portare avanti questi momenti, e così inizia il supporto nella catechesi, consigliato da suor Pilar, che accompagna i coordinatori e i catechisti a raggiungere ogni bambino e le loro


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La feria Americana L

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a comunità religiosa di Villarino - Argentina, durante questo tempo di pandemia, ha svolto diverse attività in favore delle famiglie dell’asilo e della regione di Barracas. In primo luogo, la nostra preghiera quotidiana e i nostri sacrifici accompagnano le famiglie nelle loro necessità, in particolare per i bambini che fanno parte del nostro asilo e che non capiscono quello che sta succedendo. Abbiamo vissuto dei momenti di paura e incertezza, ma questo non ci ha fermato nel continuare ad aiutare i fratelli che soffrono, rimanendo sempre fiduciose nel Signore che ci sostiene. La pandemia è arrivata proprio in un cambio di stagione, e le famiglie, oltre che gli alimenti, non avevano gli indumenti necessari per riscaldare bambini, anziani e loro stessi. Venendo a conoscenza di quelle necessità dei nostri fratelli del quartiere, abbiamo cerca-

da Villarino

Argentina

to di arrivare loro, aprendo “La feria Americana” (vestiti, scarpe, articoli per la casa); questa idea ci è venuta in mente per cooperare in parte alle necessità che vive il nostro quartiere. La preoccupazione è stata costante, per tutti i bambini che arrivavano al nostro asilo, per i genitori che venivano a ritirare gli alimenti, i giocattoli, l’occorrente per la continuità degli studi… Tutto quanto abbiamo realizzato è stato molto significativo per noi, ci ha permesso di vedere tramite alcune fotografie, molte espressioni di ringraziamento nel loro dialetto “Ashiiaaa”. La nostra missione ha avuto molte sfumature durante questo periodo di pandemia, tra quelli menzionati prima, ci ha colpito molto la morte della madre di una nostra dipendente; noi l’abbiamo accompagnata con la preghiera, l’abbiamo ascoltata nella sua sofferenza, le abbiamo espresso il nostro affetto. Questo tempo ci ha dato da fare molto ma abbiamo cercato di fare tutto con molto amore. Nonostante le difficoltà di tante famiglie, siamo contente che tutte hanno potuto provvedere alle loro necessità.


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Le sfide della pandemia uno sguardo di fede... C

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hi siamo in questa pandemia? Questa domanda ci ha invitato e spinto a navigare il mare dentro la nostra identità carismatica di Fede, Servizio e Accoglienza, che ci invita a non temere di fronte alle difficoltà e di non fermarci mai di fronte ai timori, le insicurezze che ci ha procurato questo tempo di tanto dolore per tutti. Come diceva il nostro Padre Fondatore “Voleranno dove il dolore e la difficoltà le chiamano” abbiamo cercato di fare tutto il possibile per rispondere in tempo e in modo adeguato a tante necessità da parte delle famiglie, degli studenti, degli insegnanti e degli assistenti dell’educazione, necessità che si è resa visibile affrontando questa crisi sanitaria dove ogni giorno la nostra vita, la nostra salute si vede fortemente minacciata e vulnerata dall’assenziale. Sono stati e sono tempi in cui ciascuno dei membri delle comunità educative stanno facendo del loro meglio per continuare a fornire un’istruzione di “qualità” e questo ora trami-

da Santiago

Chile

te connessione remota, ma di quale qualità parliamo? La qualità che non si esaurisce in risultati accademici, ma quella qualità che nasce dalla risposta alla domanda: CHI SIAMO? E come risposta, quella che si conia in anni di traiettoria: siamo Suore di Santa Marta la cui missione si riflette nell’educazione con un Progetto educativo focalizzato sulla persona e sulla sequela del Maestro Gesù che passò facendo del bene, per il quale la carità è stata sempre un’urgenza, quindi i nostri standard di qualità si progettano su criteri di solidarietà, compassione, vicinanza, stare accanto a chi soffre, poiché “Marta serve perché crede” siamo convinti che “Servire è delle mani e accogliere è del cuore”. Nelle attuali circostanze la “sala di classe”, il “gruppo-corso”, “l’ambiente collegiale” non ci sono più. È stata ed è una sfida enorme per tutti: scuole, educatori, studenti, famiglie e società nel suo insieme. Stiamo affrontan-


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do una realtà imminente che nessuno poteva prevedere, e che ci ha costretti a cambiare bruscamente le regole e il modo di imparare e di insegnare e di relazionarci. Con il desiderio di esaurire tutti i canali di comunicazione e di raggiungere tutte le famiglie, i docenti del Santa Marta hanno implementato diverse iniziative, per esempio: Utilizzo di piattaforme di classe: “Aula Virtuale” “Classroom” e altri modi per portare avanti il compito pedagogico attraverso WhatsApp, videochiamate, ecc. Tutto al fine di continuare a fornire i servizi educativi agli studenti e alle loro famiglie. Inoltre, hanno fornito linee internet e Notebook o tablet per gli studenti con difficoltà di connettività. Inoltre ogni scuola ha svolto altre azioni guidate dalla carità creativa che le muove per volare in aiuto del bisognoso. In alcune scuole è stato costituito il Progetto: “Fono Fraterno” che consiste nella formazione di una squadra di accoglienza, composto da religiose e docenti che chiamano continuamente tutte le famiglie degli studenti per conoscere la loro situazione di salute e accompagnarli lungo il percorso. Nello stesso ambito si è sviluppata l’iniziativa

del “Fono di aiuto psico-emozionale” guidato dalle psicologhe degli istituti educativi, che mantengono un’attenzione psicologica per il contenimento emozionale rivolto alle famiglie. Inoltre, è importante sottolineare che in tutte le scuole sono stati consegnati “Cesti di cibo” provenienti dallo Stato, o di gesti delle stesse scuole con altre reti di sostegno che hanno donato notevoli quantità di cesti solidali destinati alle famiglie più bisognose. In altre scuole si sono formate squadre di “Accompagnatori spirituali in Pandemia” il che ha significato che gli insegnanti di Religione si siano impegnati ad essere più vicini alle famiglie sofferenti, accompagnandole spiritualmente, consegnando la Parola di Dio: siamo fratelli e cirenei di tutte le necessità. Un altro collegio, analizzando la situazione di lontananza di diverse famiglie, si è reso disponibile per rendere possibile la connessione a internet e ha fatto anche un accordo con la Radio Regionale più ampia per realizzare “Programmi di Formazione Pedagogica e Accompagnamento Spirituale”.


In missione Chi siamo in questa pandemia? Siamo una Comunità Cristiana con un Progetto educativo, siamo i testimoni del Dio Vivente, siamo quelli che Dio chiama ad annunciarlo in mezzo al dolore, all’incertezza, siamo noi quelle a cui Dio ha affidato il tesoro della sua missione: mostrare il suo volto compassionevole, far conoscere un Dio vicino all’uomo. È questo il nostro compito primario, perché siamo noi che dalla Fede, Speranza e Carità che Dio ci dona, dobbiamo versare questi doni su tutti coloro che si riparano sotto l’ombra del carisma di Santa Marta.

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Pastorale giovanile e vocazionale. Di fronte alla inquietudine di come vivere questi momenti così difficili, dove la paura di quanto accadrà si è fatta dose giornaliera, una domanda è sorta nei nostri cuori: come arrivare e soprattutto come accompagnare tanti giovani che avevano deciso di fare un cammino di discernimento sotto le ali del nostro carisma, nella nostra pastorale? Come agenti pastorali ci sentiamo interpellate a donare una risposta, a fare un passo in più, come ha fatto il nostro Padre Fondatore, che fu audace, comunicatore della Parola, capace di sfidare molti schemi del suo tempo. Tramite questo invito è sorto in noi l’anelito a cercare i mezzi per poter evangelizzare. Ma come?

È allora che ci è venuto in mente l’articolo 110 della nostra Regola di Vita “è necessario, inoltre, che impariamo a leggere la storia del nostro tempo e la realtà di ogni cultura con il discernimento della fede e la creatività del nostro carisma per animare i valori in esse contenuti e fare dei rapporti umani altrettante occasioni per annunciare e testimoniare Cristo. La risposta non è tardata ad arrivare: le reti sociali. Sì! saranno un audace tentativo. Come pastorale “santamartina” abbiamo organizzato incontri tramite videochiamata. La nostra prima sfida è stata quella di realizzare alcune attività online, facendo uso di alcune reti sociali che abbiamo deciso di aprire in tempo di pandemia: Facebook e Instagram (Pjuvevoc Santa Marta). Abbiamo programmato per il mese di maggio, il mese vocazionale, le attività che abbiamo potuto realizzare: incontri di preghiera tutti i mercoledì e recita del santo rosario tutti i sabati. Desiderose di continuare ancora abbiamo voluto fare un passo in più e ci è venuto in mente di realizzare un ritiro online. Ma Dio ci ha chiesto ancora un passo più in là: l’annuncio a collaborare con la Pastorale Vocazionale della diocesi di Santiago, che aveva programmato un anno vocazionale. Questo invito ha avuto una grande accoglienza da parte dei giovani, tanto che si sono collegati 40 giovani, che hanno ringraziato per la delicatezza di aver pensato a loro. Anche la preparazione del mese dedicato a Santa Marta è stata pensata per i giovani. Come ultima iniziativa è stata programmata una giornata di discernimento online per i giovani, un’altra sfida per la pastorale. Ma come si può essere provocatori se non nel sentirsi inviati ad evangelizzare in questi tempi in cui siamo chiuse in casa?


to il nostro Paese e nel mondo intero, dopo i gravi disordini sociali alla fine del 2019. Poi… arriva la pandemia, la quale ci costringe a rimanere chiusi nelle nostre case… È strano non poter assistere in presenza alla celebrazione Eucaristica, non è lo stesso come condividerla con gli amici e con il nostro gruppo di pastorale. Grazie a Dio non è mancata mai la sua Parola nelle nostre case, perché attraverso i mezzi virtuali, l’ascolto quotidiano del vangelo e le bellissime riflessioni sono state condivise tramite Whatsapp. Come genitori siamo grati a Dio di aver avuto la possibilità, tramite i nostri figli, di aver conosciuto gli insegnamenti del Fondatore Tommaso Reggio e di appartenere al carisma di Santa Marta. Non possiamo ignorare, però, che molte famiglie hanno perso la fiducia nel futuro, ma siamo certi che possiamo mettere la nostra fede e la nostra preghiera a disposizione di quanti ne hanno bisogno e con l’impegno di tutti come comunità.

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La pastorale familiare Santa Marta La pandemia ci ha permesso come pastorale della famiglia di avere la possibilità di organizzare diversi momenti di dialogo e di condivisione, momenti che la vita quotidiana non ci permetteva. Pregare con i figli e con altre famiglie, attraverso le diverse reti sociali, è stata una risorsa per rinforzare i vincoli e sostenerci reciprocamente. “Vorrei che la fede fosse pandemia e contagiasse tutti di speranza, incoraggiamento e certezza di un futuro migliore, degno per tutti gli esseri umani”. Nel 2009 abbiamo iniziato come famiglia il nostro percorso di fede insieme alle suore di Santa Marta in Osorno, con l’ingresso di Emilio nella loro scuola, poi nel 2010 è stato l’ingresso di Guglielmo, entrambi a livello di scuola materna. L’ingresso dei miei figli nella scuola mi ha permesso di poter partecipare alla Pastorale Famigliare della scuola, e grazie al sostegno di Rodrigo, mio marito che rimaneva con i figli piccoli, potevo partecipare alle riunioni mensili e agli incontri fuori della città. Molti anni sono passati e l’inizio di quest’anno è stato senza nessuna novità, sebbene nelle mie preghiere chiedevo a Dio che si ristabilisse l’ordine, la pace e la sana convivenza in tut-


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I nostri morti in tempo di pandemia. “Marta disse a Gesù: Se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto, ma io so che quello che chiedi al Padre, Egli te lo concederà”. Se è difficile scrivere su questo periodo di emergenza sanitaria per i diversi stati d’animo come ansia, stress, angoscia… è ancora più difficile esprimersi quando vediamo che una luce che illumina la nostra vita, si spegne, quando improvvisamente ci sfuggono persone importanti che fanno parte della nostra vita quotidiana, quando siamo di fronte alla perdita di un essere caro. Come Comunità laicale siamo grati a tutte quelle persone che hanno iniziato questo cammino, soprattutto a Lucia Garcia, la nostra cara Lucita che un paio di mesi fa è partita per il suo incontro con il Padre. Entrò nella Comunità di Betania nel 2004, quando iniziammo il “Progetto Incontrarsi a Betania”. Se volessimo cercare una persona che viveva il carisma di Santa Marta coerentemente e a fondo, sicuramente penseremmo a Lucia. La sua partenza è stata un colpo che ha segnato nel profondo i nostri cuori. Quel sorriso pieno di gioia, quel dono disinteressato, la parola giusta nel momento preciso e piena di pace, azioni piene di amore, abbracci che calmavano ogni pena del cuore. Lo stato di emergenza non ci ha permesso di accompagnare lei e la sua famiglia come avremmo voluto, ma ci ha confortato la reazione spontanea di una Comunità Educativa, Parrocchiale e il popolo che l’ha accompagnata per le strade e davanti al Collegio. Tutti noi che l’abbiamo conosciuta, ci aggrappiamo all’idea che anche

stando in cielo, ci aiuterà a continuare il nostro cammino di fede, accoglienza e servizio. “Gesù le disse: Io sono la Risurrezione e la vita…” Abbiamo accompagnato nel dolore la nostra amica Maricarmen, che ha dovuto affrontare la partenza dei suoi genitori che le hanno dato la vita e che le hanno inculcato valori così belli, che oggi fanno parte della sua esistenza. Non ci sono parole che possano aiutarla a guarire una ferita profonda come quella che porterà con sé. I suoi genitori sono morti insieme colpiti dal Covid19 e uniti da quell’amore così bello che espressero l’uno per l’altro fino all’ultimo istante in cui furono in questo mondo. Quanto importante diventa la resilienza spirituale in questi giorni, il rialzarsi dopo episodi come quelli che abbiamo vissuto insieme alle nostre care amiche di Betania. Solo la fede ci sostiene, ci fa valorizzare ancora di più la vita, questo dono così bello e così fugace, che ci permette di generare meravigliose esperienze e legami incrollabili di amore.


Con l’affetto della memoria

Carissime, oggi, dall’ospedale di Careggi a Firenze, è salita al cielo la cara Consorella Suor ANTONINA BERTELLI nata a Lastra a Signa (Firenze) il 28 febbraio 1927, entrata in Comunità il 5 novembre 1947, professa dal 29 giugno 1950. Era ricoverata in ospedale da alcuni giorni in attesa dell’operazione che ci sarebbe stata il giorno successivo, quando nella notte, mentre riposava, il Signore l’ha chiamata a sé. Quasi senza accorgersi ha raggiunto il suo sposo che ha cercato di servire con dedizione nel corso della sua lunga vita. Giovane Suora si è dedicata con generosità all’assistenza dei bambini nei collegi e in diverse scuole materne (a Lucca, Rivisondoli, Luco di Mugello, Malmantile, Settignano…). L’obbedienza poi l’ha chiamata a svolgere il suo servizio apostolico come cuoca a Genova, Castelletto

Roma, 9 febbraio 2020 Carissime, durante la notte, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo la cara Consorella Suor CLARA BONO nata a Paderno Franciacorta (Brescia) il 19 giugno 1923, entrata in Comunità il 30 settembre 1942, professa dal 2 giugno 1945. Religiosa semplice ed essenziale ha trascorso la sua lunga vita cercando di servire e di amare il suo Signore ogni giorno con una preghiera soda, intensa, spesso intrisa di suppliche per la Famiglia Religiosa che ha amato senza risparmiarsi fino all’ultimo. Ha nutrito di silenzio fecondo di bene i suoi giorni ed è

stata sempre una presenza rasserenante, buona, amorevole con tutti nelle varie comunità in cui ha svolto con tanta dedizione il suo servizio apostolico come insegnante di scuola dell’infanzia e come responsabile di comunità (a Caprona, Malmantile, Crescenzago, Roma presso la C.E.I, Genova san Gottardo, Velletri…). Quando le sue forze sono venute meno con molta disponibilità ha continuato a servire con dedizione come portinaia a Roma nella Casa Generalizia lasciando sempre un ricordo di bontà e di amabilità. Ha terminato il suo lungo cammino a Querceto continuando ad essere una presenza serena. La ricordiamo così: una suora di Santa Marta che ha amato la sua vita di religiosa e la sua Congregazione e le chiediamo di intercedere benedizioni e grazie dal Signore per tutte noi e in particolare per i suoi famigliari che sempre le sono stati vicini. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO 69 Camminando con fede  1/2020

Roma, 31 gennaio 2020

di Cuggiono e Viareggio, dove si è sempre preoccupata di preparare “cose buone” per tutti. Da diversi anni si trovava nella casa di infermeria a Querceto perché la vecchiaia e gli acciacchi dell’età si erano fatti sempre più pesanti. Per quanto le è stato possibile ha cercato di servire la sua Famiglia Religiosa con la preghiera e anche con i piccoli servizi di cucito e ricamo che le era possibile ancora realizzare. L’affidiamo al Signore perché la accolga nella sua pace e le chiediamo di intercedere per la sua Famiglia Religiosa, per tutte noi e per i suoi cari che la ricordano con tanto affetto e riconoscenza. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Con l’affetto della memoria

Roma, 23 marzo 2020 Carissime, oggi, dall’ospedale Universitario Austral di Derqui, (Buenos Aires) è salita al cielo Suor LAURA COLOSIO

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nata a San Vigilio Concesio (Brescia) l’08 agosto 1939, entrata in Comunità il 05 settembre 1955, professa dal 14 settembre 1958. Suor Laura da alcuni mesi stava curando la sua salute perché seriamente compromessa, quando quasi improvvisamente le sue condizioni sono peggiorate e dopo la purificazione di diversi giorni di agonia, accompagnata amorevolmente dalle sue consorelle, ci ha lasciate per raggiungere la pace eterna. L’hanno sicuramente accolta in festa le suore missionarie che da lassù “vigilano” sulla cara Famiglia Religiosa e in particolare sulle “terre” per le quali hanno dato la Vita. Suor Laura è arrivata dal suo Signore con le “ceste piene” di un amore fattivo, generoso,

instancabile: si è consumata fino all’ultimo perché le “premure di Marta” fossero sempre e solo per rispondere ai bisogni degli altri soprattutto delle persone più povere e disagiate. Così ha svolto fin dai primi anni di vita religiosa il suo servizio apostolico come educatrice nei collegi a Velletri, a Castelferro, a Chiavari… fino a quando l’obbedienza l’ha chiamata a servire il Signore in America Latina. In terra di missione (in Brasile a Ibiporà e in Argentina a Villarino e a Derqui) dove ha trascorso molti anni della sua vita, sempre immersa nelle situazioni di miseria di ogni genere, ha saputo inventare soluzioni imprevedibili, sagge, adeguate e talvolta impensabili per chi non sente “il grido” dei poveri. Audace e talvolta incontenibile nella sua intraprendenza e nel suo desiderio di rispondere alle richieste dei più disagiati, non ha avuto scrupoli a chiedere a chiunque i soccorsi per la sua gente e il moltissimo che riceveva non si fermava mai nelle sue mani, perché tutto prendeva, per tutto donare. Quanti bambini, quante famiglie, quante persone di ogni età la ricordano perché sono stati da lei aiutati e consolati nelle loro fatiche e miserie! La ricordiamo così: una suora di Santa Marta con un carattere forte ma dal cuore grande, sempre aperto ad accogliere il più piccolo e il più povero perché in questi era particolarmente presente il Signore Gesù che lei aveva scelto di servire. Chiediamo a Suor Laura di continuare a “proteggere” i suoi “piccoli” ora che di lassù ha la possibilità di conoscere fino in

fondo il bisogno di ciascuno. E le chiediamo di intercedere anche per tutte noi, per la sua Famiglia Religiosa, per la sua comunità che ha amato intensamente, per i suoi familiari che sempre l’hanno accompagnata e seguita con tanta dedizione nelle sue missioni, e per tutte le persone che l’hanno aiutata a fare tanto bene in mezzo alla gente. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Cuore d’oro e carattere d’acciaio Diversi anni fa ho incontrato una sorella italiana con un cuore d’oro e un carattere d’acciaio. Ero parroco della “Villa 21” nella Parrocchia Vergine dei Miracoli di Caacupé, la più grande baraccopoli di Buenos Aires. A pochi metri di distanza viveva questa sorella italiana che, continuando l’eredità della Congregazione, educava i bambini dell’asilo di via Villarino. Si chiamava “Suor Laura”. Aveva un cuore di apostolo, curava insieme alle sue consorelle, con molta passione, i bambini per la maggior parte della baraccopoli. Mi venne a proporre che voleva conoscere meglio le famiglie e il luogo in cui vivevano i bambini. In poco tempo percorreva con le sue suore i vicoli della periferia e anche se la domenica era per stare in comunità, pian piano aggiunse alle sue attività il Giorno del Signore per dedicarlo alla missione. Sebbene questo le prendesse molto tempo, riusciva a coniugare la Santa Messa, la


Padre Pepe di Paola

visita alle case e la riunione dei missionari. Davanti ad ogni richiesta di un bambino senza istruzione o con dei problemi, lei subito gli cercava un posto ed in un battere d’occhio il bambino entrava nell’asilo. Poi mi chiamava e mi diceva scherzosamente: “Guardi, padre, stia attento che le pareti non si allungano”. L’integrazione della comunità faceva parte della sua visione. Ci chiedeva di aiutarla per le riunioni delle famiglie dell’asilo. La si trovava anche in autobus pronta per la missione oppure a partecipare ad una maratona. Ricordo quel giorno che raccoglievamo i soldi per la casa dei ragazzi e organizzammo una maratona per adulti. Lei e la comunità percorrevano le strade mentre i vicini le salutavano. Suor Laura con il suo carattere indomabile e il suo cuore d’oro ha conquistato la simpatia e l’affetto di tutti noi. Dietro quegli occhi chiari potevamo vedere la storia di una donna che ha donato tutta la sua vita a Gesù e al servizio della Chiesa.

Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,8) Con queste parole voglio iniziare a parlare di una Suora che ha avuto un cuore grandissimo, e che oserei dire ha scelto di donarsi con gioia e in abbondanza, perché ha saputo di essere amata e accompagnata fortemente dal Signore, Suor Laura Colosio, una donna piccola di statura ma di un’altezza di Spirito che non lasciava indifferente nessuno che gli venisse incontro. L’ho conosciuta negli ultimi anni della sua vita e mi ha stupito il suo spirito religioso e di sacrificio: era una donna capace di lavorare instancabilmente, ma anche di pregare intensamente, sapeva

riposare nel buon Dio, era abituale trovarla in Chiesa o di fronte alla immagine del Sacro Cuore con cui aveva una relazione personale. A Lui ricorreva quando c’era qualche bisogno particolare, specialmente della comunitá o dell’opera apostolica. Era di poche parole, ma con la sua vita ci mostrava come vivere e godere la vita religiosa in una donazione senza riserve. Vederla lavorare e relazionarsi con i bambini mi spingeva a fare lo stesso, a donarmi con un sorriso. Devo dire con vergogna che a volte non riuscivo a seguire il suo ritmo e a capire come lei, con la sua etá, riuscisse a fare tutto, e come dopo le chemio tornasse premurosa per riprendere il lavoro, lí dove lo aveva lasciato. Che forza e coraggio interiore! Ha lavorato fino alla fine, cosí come ci chiedeva il nostro Padre Fondatore, fino al “consummatum est”. Per noi giovani ha avuto sempre una particolare attenzione, preoccupata di insegnarci che solo lo Spirito Religioso e di sacrificio può portare avanti l’Istituto… voleva che fossimo vere suore di Santa Marta. Personalmente sento che mi ha colpito quell’amore grande verso Dio, verso il prossimo e la Famiglia Religiosa. Chiedo

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Oggi, ancora nella località di León Suarez, continuo a condividere la missione con le suore di Santa Marta con il loro aiuto e la loro fiducia. So che ora è con Dio e ringrazio di aver condiviso l’amicizia con lei, anche se non sono mai riuscito a far iniziare la Santa Messa in orario. Alla mia carissima amica, Suor Laura, una donna dal cuore d’oro e carattere d’acciaio.


Con l’affetto della memoria a lei di intercedere per tutte noi perchè ogni giorno possiamo diventare suore con lo Spirito del nostro Padre Fondatore. Cara Suor Laura sará sempre nel cuore di ognuna delle sue consorelle e in particolare nel mio. Sono molto grata a Dio per avermi permesso di conoscerla e di vivere accanto a lei, ma soprattutto di averla potuto assistere e accompagnarla insieme alle sorelle, in questo breve e veloce cammino di ritorno alla casa del Padre. Le vogliamo bene, riposi in Pace!

Suor Carla Alcántar Comunità Derqui-Argentina

Ho avuto e ho il privilegio...

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…di conoscere la Congregazione delle Suore, e il lavoro che esse svolgono a Derqui e a Barracas, in modo speciale. Dal momento che Suor Laura, è partita per la Casa del Padre, sento il desidero di fare riferimento al suo lavoro in entrambi i luoghi, faccio presente il lavoro svolto nel

Collegio Santa Brigida. Suor Laura, piccola di statura ma gigante nel suo lavoro, in lei ho visto l’impegno instancabile di portare il Vangelo, con fatti concreti e sempre al servizio di quanti più ne avevano bisogno. Donna di carattere, audace nelle sue risoluzioni, non aveva doppi fini e faceva tutto per gli altri in semplicità. L’ho vista percorrere strade, incontrare benefattori… tutto per l’opera di Dio riflessa nelle case; lottatrice aveva sempre una parola di incoraggiamento di fronte alle difficoltà che si presentavano. Il suo lavoro al Collegio Santa Brigida, fu arduo. Non solo si occupava delle toilettes e manutenzione del posto, ma non smise mai di seguire le alunne, che ne conservano il meglio dei ricordi. La Cappella curata da lei era sempre radiosa. L’esempio che ha lasciato in me, è che Dio si occupa sempre delle cose che sono sue, e se le cose non si danno è perché non sono necessarie. Parole giuste, verità autentiche, silenzi e accettazione di fronte ai cambiamenti; con dolore si separò da Derqui, dopo Barracas, ma io invito a vedere la sua opera a chi non l’ha conosciuta, Ringrazio Dio per esserle stata accanto 24 anni e chiedo solo di seguire il suo esempio: silenzio, lavoro e servizio.

Inés Romanelli (Docente Colegio Santa Brígida) Buenos Aires

Oggi scrivo queste brevi righe... …per parlare di un Angelo mandato in questo mondo, inviato con un chiaro scopo: dedicare la sua vita al servizio del popolo di Dio e in particolare dei più piccoli. Certo che mi riferisco a Suor Laura, una combattente formidabile, che ci ha insegnato il suo quotidiano esempio di dedizione. Quando la conobbi, sentii un rinnovamento, un risveglio nel donarmi nelle opere di solidarietà. Ogni volta che potei mi sedevo a parlare con Suor Laura, per l’affetto che aveva per me, lei mi raccontava i passi fatti nella sua vita, le sue esperienze così arricchenti, così solidali, dove la consegna era senza limiti. Suor Laura diceva che dovevamo prenderci cura e aiutare i ragazzi più dimenticati dalla società, quei bambini che non hanno avuto occasione di avere una vita migliore, e noi dovevamo essere presenti, e così faceva lei percorrendo quartieri estremamente vulnerabili, senza aver paura di niente. Diceva che Dio si prendeva cura delle Suore.


Cristian Avella (Rete Solidaria Copello)

Roma, 25 aprile 2020 Carissime, nella serata di oggi, dall’ospedale di Careggi in Firenze, improvvisamente è salita al cielo la Consorella Suor ANTONIA BARBERA nata a Casalvieri (Frosinone) il 23 febbraio 1932, entrata in Comunità il 1° ottobre 1949, professa dal 22 novembre 1952. Da tanti anni si trovava nella casa di infermeria a Querceto dove, nonostante la sua fragilità, ha sempre cercato di rendersi disponibile a svolgere i vari servizi che la comunità le ha chiesto in rapporto alle sue condizioni di salute. É sempre stata fedele ai suoi impegni di religiosa, intensificando la preghiera personale e comunitaria con il desiderio di vivere con fedeltà la sua consacrazione tra le Suore di Santa Marta. Ultimamente le sue condizioni di salute improvvisamente si sono aggravate e, ricoverata in ospedale in questo momento di grave pandemia, si è spenta senza poter avere il conforto della presenza

delle consorelle che però l’hanno seguita momento per momento da lontano con la preghiera e con tanta sofferenza. Al cimitero prima di essere sepolta ha potuto avere il conforto di una benedizione del sacerdote e della presenza di una rappresentanza della comunità. La ricordiamo nelle nostre preghiere e le chiediamo di intercedere grazie e benedizioni per la sua Famiglia Religiosa, per le consorelle della sua comunità e per tutte noi che ancora siamo in cammino verso la Patria celeste. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Roma, 06 giugno 2020 Carissime, stamane, dalla Casa Madre di Ventimiglia, è deceduta la carissima consorella Suor CARLA RIVETTI nata a Santo Stefano Belbo (Cuneo) il 22 gennaio 1932, entrata in Comunità l’08 aprile

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Realmente, per me, Suor Laura è stata un esempio, come sempre le dicevo che noi abbiamo bisogno delle sorelle, dei fratelli e dei sacerdoti che diano tutto loro stessi per il popolo di Dio, che escano alla frontiera, come diceva Giovanni Maria della Mennais, fondatore della comunità che ospita la Rete Solidaria Copello, intendendo come frontiera andare a cercare il più debole, colui che ha bisogno di non rimanere immobile nella nostra zona di confort, ma si attivi aiutando, come diceva Papa Francesco, ad essere pastore. E quella era Suor Laura. Non posso negare la tristezza che ha significato la sua partenza, ma so che lei è contenta di aver adempiuto il suo impegno in questa vita terrena ed ora sta vicino a Dio. Lei diceva che era sposata con Lui, così oggi sarà felice insieme a Gesù e alla Vergine Maria. Ci siamo impegnati a seguire questa bella opera, accompagnando tutte le Suore di Santa Marta, come ci ha chiesto la mia amica Laura, Suor Laura, che non dimenticherò mai e che sarà sempre nel mio cuore a guidarmi. Grazie, Sorella Laura!


Con l’affetto della memoria 1959, professa dall’08 settembre 1961. Oggi Suor Carla si è ricongiunta alla schiera delle numerose consorelle che da lassù intercedono per noi. Da due anni si trovava in Casa Madre ma negli ultimi tempi le sue condizioni di salute si sono molto aggravate, colpita da un male che giorno dopo giorno l’ha proprio consumata. Accompagnata e seguita con tanta cura dalle consorelle ha affrontato la dolorosa malattia con fede e abbandono al volere divino, senza lamentarsi, pregando e affidandosi sempre alla Vergine Santa. Suor Carla ha vissuto la sua vita di Suora di Santa Marta, fedele al Signore e svolgendo con dedizione e cura il servizio di assistenza infermieristica ai malati e agli anziani, là dove l’obbedienza l’ha chiamata (Busto

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Arsizio, Dolceacqua, Cuneo, Sestri Ponente, Ventimiglia Casa Madre…). Quando non ha più potuto dedicarsi alla cura dei malati, si è resa utile alla comunità, con impegno, nei vari servizi che le sono stati chiesti prima in Seminario a Bordighera e poi, per diversi anni, a Ventimiglia in via San Secondo. Preghiamo per lei che ora in cielo gode della pace eterna e le chiediamo di intercedere per la nostra Congregazione, per ciascuna di noi e per i suoi cari che sempre la ricordano. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Roma, 09 luglio 2020 Carissime, oggi, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo Suor AGATA PANCRAZI nata a San Giuliano Terme (Pisa) il 21 agosto 1927, entrata in Comunità il 15 maggio 1952, professa dal 22 novembre 1954. Da qualche mese si trovava nella casa dell’infermeria a Querceto e via via la sua salute si è fatta sempre più fragile fino al giorno in cui il Signore l’ha chiamata nel suo regno di pace dove sicuramente ad attenderla avrà trovato il suo carissimo fratello che l’ha preceduta solo di qualche giorno! Suor Agata era conosciuta da tutte noi perché la trovavamo sempre a Roggiano, pronta ad accoglierci con la sua immutata esuberanza e


Cara Suor Agata, a nome di tutta la Comunità di Roggiano, idealmente tutta qui per salutarti e ringraziarti del dono che sei stata durante i lunghi anni di permanenza tra noi. Lo sai che,ci siamo volute un gran bene, sì te ne abbiamo davvero voluto tanto! Sì, proprio così con tutte le difficoltà, le fatiche del quotidiano, nelle ore difficili come in quelle più serene il legame della fraternità non è mai venuto meno. Il fuoco del bene non si è spento e anche quando sembrava che qualcosa incrinasse i rapporti… bastava rimuovere la cenere e la fiamma della condivisione tornava ad ardere vivissima. Te ne sei andata troppo in fretta ma ti è sempre piaciuto andare… uscire… stavolta sei corsa in Paradiso. Non dimenticarti di noi GRAZIE SUOR AGATA.

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con le sue attenzioni e premure. Gli anni le avevano rallentato un po’ i ritmi, ma lei era rimasta intraprendente fino all’ultimo con la sua voglia di leggere, di conoscere, di approfondire e di condividere con tutti. Molti dei suoi anni li aveva trascorsi a Roggiano ma era stata anche in diverse comunità come educatrice nella scuola

dell’infanzia e assistente dei bambini in vari collegi e nelle scuole (Genova, Castelferro, Viciomaggio, Pistoia, Settignano, Roggiano…). In diverse comunità, ma soprattutto a Roggiano, ha svolto la sua missione di guardarobiera con dedizione e “con creatività” preparando anche cose belle per la cappella, per le suore e per chi le chiedeva un favore. La ricordiamo tutte con affetto e la pensiamo ora intenta a chiedere per tutte le grazie e le consolazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Sicuramente un’attenzione particolare anche dal cielo l’avrà per i suoi cari ma soprattutto per le sue consorelle di Roggiano e per quelle di Querceto che a lei si sono dedicate con tanto affetto. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Noi non possiamo comprendere quello che sta accadendo, ma vogliamo credere che il Signore, Crocifisso come molti oggi lo sono, risorge per tutti e aiuterĂ a risorgere anche noi. La Vergine Santa ci accompagni e ci custodisca nel nostro cammino di ogni giorno. (Madre Carla Maria Roggero)

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