Camminando con fede 2 2011

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notiziario delle suore di santa marta

Camminando con fede 2/2011

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Editoriale 3 Editoriale

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4 Zaccheo su un sicomoro per vedere Gesù Padre Ubaldo Terrinoni

In missione 19 Le Suore entrano in gioco

G.S. una mamma

20 Il Piccolo Principe: il valore di un messaggio senza tempo

Attualità 7 La settimana del Congresso Eucaristico Nazionale

Padre Alfredo Ferretti omi

La parola a... Madre Carla 10 Dal lamento... alla gratitudine

Alessandra Lanzini

22 Festa per una vita donata

dal Cile

24 Considerazioni estive a... Viareggio

suor Cornelia Macina

26 Festa di Santa Marta

Giovanna Cometto Spada

27 Da Settignano... a Chiavari

Spiritualità e carisma 12 Una tappa significativa

le Suore partecipanti

14 A te si stringe l’anima mia e la forza della tua destra mi sostiene

le Suore partecipanti

suor Alessandra Fabbrucci

28 Miniolimpiadi a Firenze!... L’era l’ora!

Conservatorio S. Maria degli Angeli

32 Piene di gioia e di gratitudine

le Suore della Comunità di Trivandrum

34 Benedizione della Scuola Superiore a Valdivia

Percorsi di formazione 16 Dalla progettazione all’autovalutazione di Istituto

suor Mariana Silva Toro

la Redazione

Parola di Dio

Frammenti di santità

suor Anita

suor Adriana Gajardo

Pagine aperte 36 Carissime sorelle

suor Giuliana Merciari

37 Innamorati di Maria

suor Damiana

Notiziario delle suore di santa marta

38 Grazie Signore Gesù

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

40 Tempo per ricominciare

Quadrimestrale Anno LXIX

42 Firmes en la fe!

suor Gina

39 Santa Marta: una lettura diversa

suor Sidhu Sebastiana

Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di S. Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio

Charles Singer

don Giacomo Roncari e suor Rosalba Bernareggi

Con l’affetto della memoria 45

suor Maria Valotti - suor Alberta Arcucci suor Pia Villa

45 Una presenza in seminario 47 Così è stato per suor Pia


Editoriale

La Redazione

“Vergine bella che di sol vestita...”

Vergine bella, che, di sol vestita, coronata di stelle, al sommo Sole piacesti si che in te sua luce ascose, amor mi spinge a dire di te parole; ma non so incominciar senza il tuo aiuto, e di Colui che amando in te si pose… Vergine… al mio pregar t’inchina, soccorri a la mia guerra, bench’io sia terra, e tu del ciel regina Vergine saggia, e del bel numero una de le beate vergini prudenti, anzi la prima, e con più chiara lampada… Vergine, que’ belli occhi che vider tristi la spietata stampa nelle dolci membra del tuo caro figlio,

volgiti a me che dubbioso a te vengo per il consiglio. Vergine pura, da ogni parte intatta, del tuo parto gentil figliola e madre, che illumini questa vita e l’altra adorni… Fammi, tu che puoi, de la sua (del Padre) grazia degno, senza fine o beata, già coronata nel superno regno. In questa Festa di Maria “coronata nel superno regno”, per sua intercessione chiediamo a Dio di scoprire i segni positivi che lo Spirito Santo continua a suscitare intorno a noi. Abbiamo bisogno di esercitare i nostri occhi e il nostro cuore per scoprire il bene che, spesso silenzioso, cresce in mezzo a noi. È necessario non fermarsi allo scontento e al lamento ma intraprendere strade costruttive che richiedono volontà e tempo per incontrarsi, comunicare di più e confrontare i nostri pensieri e giudizi alla luce del Vangelo di Gesù. Il nostro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, insieme a tanti santi, è guida sicura in questo cammino che è richiesto a ciascun credente e a ogni uomo di buona volontà.

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Puntualmente ogni anno nel cuore dell’estate la grande Festa di Maria assunta in corpo e anima al cielo nella gloria viene a ricordarci il destino che attende ognuno di noi: la vita senza fine nella gioia immensa della visione di Dio quando la Fede, e la Speranza svaniranno e rimarrà solo l’Amore. Le parole di una delicata preghiera scritta dal grande poeta Francesco Petrarca ci possono aiutare ad onorare e invocare la Vergine Madre di Dio:


Parola di Dio

Zaccheo su un p

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1. Un ottimo posto di osservazione...! Gesù stava passando per Gerico, ed era seguito e preceduto da una folla entusiasta e festante, perchè poco prima aveva ridonato la vista a un mendicante cieco (Lc. 18, 35-43). È ben comprensibile che anche nel pubblicano Zaccheo si fosse accesa una forte curiosità nei confronti di questo “profeta”, per cui “cercava di vedere quale fosse Gesù” (v. 3). L’occasione è propizia e non vuole perderla. Ma, purtroppo, c’è per lui l’arduo ostacolo della statura: è basso, troppo basso, e col suo sguardo non può superare la barriera di spalle della gente che si assiepa ai bordi della strada, per cui risulta inutile alzarsi sulla punta dei piedi. Fortunatamente gli brilla d’improvviso un’idea: pur di vedere Gesù, sfida il ridicolo di coloro che lo conoscono e senza alcun indugio si arrampica su un sicomoro, dove può certamente trovare un buon posto di osservazione. Sistematosi su di un ramo, attende con impazienza il passaggio di colui che da tempo egli “cercava di vedere” (v. 3). Da lassù, nel folto del fogliame, può vedere senza esser visto..., almeno così pensa lui! Non ha il minimo presentimento di quanto sta per accadergli. Egli cerca di vedere

Gesù, sale sull’albero per vederlo (v. 4), ma poi, è visto da Gesù (v. 5). All’improvviso è scosso da un turbamento: osserva che Gesù si arresta sul cammino proprio all’altezza di quell’albero e fissa su di lui gli occhi come per parlargli. Il suo cuore trema nel presagio di una


sicomoro per vedere Gesù di Padre Ubaldo Terrinoni

Lc 19,1-10

2 “Oggi devo fermarmi a casa tua!” “Oggi”. “Un invito porta sempre una data – scrive don Primo Mazzolari -, Gesù fissa l’incontro con urgenza”. È un “oggi” del calendario, di un giorno preciso, ed è un “oggi” irripetibile della grazia, per cui bisogna profittarne senza lasciarlo passare invano, un “oggi” da cogliere al volo. La salvezza che passa accanto o incrocia la nostra strada ha sempre e soltanto un “oggi” e mai un domani, è sempre un’unica offerta, un’unica occasione, un “oggi” appunto, per me, per te, qui, adesso e non più come oggi! “Devo”. Il verbo lascia capire apertamente che quell’incontro tra Gesù e Zaccheo frutto del caso o del destino, ma rientra nel piano d’a-

more di Dio, il quale ha preordinato ogni cosa fin nei minimi particolari. Esprime una “necessità” divina che va ben al di là del semplice gesto di cortesia; nasce dall’amore ed è sorretto dall’amore. È un “devo” che non passa al di sopra delle teste degli uomini, ma investe la singola persona nelle sue coordinate di tempo e di spazio. “Fermarmi” (méinai). Il verbo greco non si riferisce mai a una sosta di breve durata o a un passaggio frettoloso o a un rapido incontro. Al contrario, designa un “dimorare” prolungato, amichevole, sereno, vissuto e svolto nella calma; viene reso infatti anche con “abitare, rimanere, risiedere, dimorare”. È il prolungato “rimanere” di Maria presso la sua parente Elisabetta (Lc. 1,56) ed è il pressante invito dei due di Emmaus rivolto al Risorto a “sostare” nella loro casa (Lc. 24,29). Gesù, ora, intende raggiungere la casa di Zaccheo e fermarsi là con lui per condividere sentimenti, propositi, preoccupazioni e aspirazioni, entrare in profondo rapporto di amicizia con lui e aiutarlo generosamente per quel che vuole diventare. “A casa tua”. È la casa di un pubblico peccatore, di uno che senza scrupoli spilla dalle tasche della povera gente ciò che il fisco romano esige. E Gesù è ospite proprio presso di lui. Nel contesto delle consuetudini orientali e bibliche, il gesto di sedere a tavola come ospite costituiva un eloquente segnale di pace, di

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di quelle roventi e taglienti apostrofi che già avevano ridotto al silenzio scribi e farisei, dottori della legge e incauti interlocutori. Ma il timore è presto dissipato, perchè Gesù con tono amichevole e confidente lo chiama per nome e lo invita a scendere, perchè desidera stare con lui a casa sua: “Oggi devo fermarmi a casa tua!” (v. 7). Il fortunato daziere con un balzo è a terra e “pieno di gioia accoglie Gesù” (v. 6). Lo accoglie senza paure e sospetti, senza maschera di circostanza, ma con gioia e in piena libertà di cuore. Ha il presentimento che la vita sta per uscire dalla prigione della solitudine e sta per imboccare una strada del tutto nuova, insospettabile.


Parola di Dio amicizia, d’intesa piena e di condivisione incondizionata. Sì, tutto questo intende realizzare ora Gesù con Zaccheo. Ciò (però) non significa che egli minimizzi o addirittura consenta al peccato. Tutt’altro! “E lo accolse”. Accogliere è rompere la propria solitudine per un incontro, è dimenticarsi per protendersi verso l’altro, è dono di sè, è disponibilità piena. Zaccheo accoglie Gesù senza mettersi sulle difensive, senza schemi mentali e senza indossare una maschera di circostanza. Ma, in piena libertà di cuore, si presenta e si offre così come è: con le sue profonde inquietudini, con i sensi di colpa e le vertigini di vuoto interiore.

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Un incontro che cambia la vita Deve essere stato scioccante per i presenti vedere Gesù che si allontana con Zaccheo, come fosse il più caro amico, per raggiungere la sua casa. Il testo si limita ad annotare che “tutti mormoravano” (v. 7). Il corrispondente greco (diegònghyzon) indica un iniziale lamento o borbottìo fatto sottovoce, che poi sale progressivamente di tono e coinvolge tutti i presenti fino a diventare un urlo di indignazione e di ribellione verso Gesù che, in questa circostanza, li provoca apertamente con una scandalosa predilezione per quell’odiato e inaffidabile daziere. Ma che importa a Gesù quella bagarre quando è a tu per tu con un’anima aperta e disponibile per il Regno? Quelle violente rimostranze fuori posto non lo smuovono di una virgola, non modificano affatto il suo piano di salvezza. Nei vangeli echeggia con dolcissime variazioni tematiche il commovente messaggio della misericordia divina: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (v. 10), “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mt. 9,12) Qui un ricco entra nella schiera dei poveri e

dei proletari. Proprio di qui si conferma che la grazia di Dio ha il formidabile potere di strappare i legami più tenaci che incatenano anime e cuori e ha la virtù di reclutare per il Regno ogni genere di persone. E nell’incontro personale, Gesù non porta l’indice su sbagli, malizie, meschinità, colpe, malefatte e scelte infelici e devianti, ma spinge lo sguardo oltre la barriera della cattiveria per far emergere il desiderio di bene che è sepolto in ogni cuore. Cerca, scopre, sveglia ciò che nell’uomo vi è di vero, di puro e di buono. Risuscita la parte migliore, ben convinto che anche nella storia umana più devastata dal male, resta sempre qualche angolo sano, intatto, riservato all’innocenza. Egli non va in cerca di un cuore “pulito” per intrecciare subito un rapporto di amicizia: ricerca invece un cuore disponibile, da ripulire, da mettere a nuovo e, poi, farselo amico. “Dio si annida nel cuore dei peccatori – scrive Garofalo – e fa leva su qualcosa che anche in un’anima in rovina può restare intatto: una lontana memoria dell’infanzia, una voglia segreta di bontà, una confusa resipiscenza. Dio trova sempre il punto su cui insistere per innalzare un’anima fino al cielo con la potenza dell’amore”. E tuttavia resta invariabilmente vero che l’uomo è libero di rispondere a lui che passa o di chiudersi in un impenetrabile silenzio; è libero di offrirsi alla sua amicizia o di negarsi, di essere sincero o di inscenare il doppio gioco pur di non dire a lui e a se stesso la verità. Questo è purtroppo un tragico gioco nel quale rimane preclusa ogni esperienza di vero incontro con chiunque, sia con Cristo che con il prossimo. Se però l’uomo si apre all’incontro, come Zaccheo, allora Cristo interviene nelle radici più profonde dell’uomo per sostituire la logica del mondo con la sua, che è logica evangelica: logica di amore e di misericordia.


Attualità

La settimana del Congresso Eucaristico Nazionale

di Padre Alfredo Ferretti omi

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compagnia vitale, viatico nel cammino quotidiano. Gesù, l’appassionato di Dio e dell’uomo, ci provocherà al cielo verso l’incontro con il Dio della vita attraverso il dono del Suo Corpo e del suo sangue. La settimana del CEN sarà una settimana di eucaristia dispiegata nel vissuto di ciascuno di noi e delle nostre comunità inserite nel territorio. Per questo, pellegrinando nelle diocesi di Loreto, Jesi, Fabriano e Senigallia, ci sarà offerta la possibilità di toccare il mantello del Signore e riassaporare il gusto di

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o desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi” (Lc. 22,15): con queste parole, Gesù apre la grande sera della Cena con i suoi discepoli, quando si consegna nell’amore fatto Eucaristia, pane per la vita del mondo. Ed è su quando tonalità “passionale” che si apre la settimana del Congresso Eucaristico.Una settimana “di passione”, non solo nel senso che porremo al centro della nostra preghiera e della nostra riflessione il mistero pasquale di Cristo morto e risorto per noi, ma condivideremo con Lui le sue “passioni” più profonde. La diocesi di Ancona e le diocesi vicine della Metropolia vedranno radunarsi la Chiesa italiana non attorno a temi dotti di riflessione ma quasi a correre là dove il grido dell’uomo si fa più intenso e si indirizza al cielo. “Ho ascoltato il grido del mio popolo e sono sceso a visitarlo” (Es. 3,7). Accoglieremo questo “Eccomi di Dio”, rivelazione del Suo Nome (Io ci sono, sono qui con voi e per voi) che si accosta ai volti più intensi dell’uomo per offrirgli prima di tutto la sua presenza, la sua


Attualità sentirci risanati e pieni di vita vera. L’Eucaristia che si fa tenerezza, in una carezza di misericordia per ogni debolezza e ogni fragilità. Una fragilità da maneggiare con cura. Quanti sono i volti della fragilità che costellano il nostro vivere e le nostre relazioni! Nell’eucaristia si svelerà per noi la Passione di Dio per l’uomo, una passione che ha i toni profetici e sapienziali di un amore sponsale che colora di infinita dignità ogni nostro amore e lo porta all’altezza della sponsalità divina. E quanto abbiamo bisogno di Dio amore che ci svela l’alfabeto dell’affettività e ci aiuta a costruire relazioni amorose mature! Per questo, un posto particolare l’avranno anche i fidanzati, ai quali sarà dedicata la mattina del sabato 10 settembre, che vivono una stagione della loro vita particolarmente intensa e chiedono a Gesù Camminando con fede 2/2011

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e alla Chiesa di parlare loro con franchezza della bellezza dell’amore umano. La settimana del Congresso sarà un tempo di comunione tra le storie vere di cristiani che, nutriti dall’Eucaristia, si confrontano, a volte rudemente, con una quotidianità che domanda parole vere, parole di vita eterna. Per riscoprire le radici più profonde della nostra tradizione che, attingendo alla Primitiva consegna di sé, fatta da Gesù nell’ultima cena, si tramanda fino a noi e informa di sé ogni nostra prassi nella società civile, nel travaglio del lavoro e nel ritmo gratuito della festa. Sono i temi che la Chiesa Italiana ha evidenziato a Verona e che saranno dispiegati lungo lo snodarsi dei giorni. Una settimana che avrà momenti di popolo che coinvolgerà in particolare tutta la città di Ancona e non solo. Percorrendo le strade dietro all’Eucaristia in una processione che camminerà sui fiori delle nostre belle comunità ma senza dimentica-


vedrà apparire l’alba dell’arrivo del Maestro divino, come una colonna di fuoco, a rassicurarci con il suo “Non abbiate paura, Io Ci sono” (Gv. 6,20). L’indomani, giorno del Signore, la conclusione con la celebrazione presieduta dal S. Padre. La gioia di ascoltare quella Parola di vita eterna che ci attrae irresistibilmente e non ci fa allontanare da Lui. Una presenza, quella del Papa, che ci confermerà nella fede e, raccogliendoci intorno allo stesso altare, ci consegnerà ancora una volta quella “Tradizione” che immutabilmente ci collega al dono di Cristo. Tutto questo in un sereno clima di festa. Ogni espressione della nostra Chiesa è invitata e le particolarità di ognuno arricchiranno il frammento che portiamo in noi. Perché l’Eucaristia parla al mondo attraverso la nostra unità, suo dono supremo. Riscopriamo la bellezza e la fierezza del dono ricevuto e di cui siamo depositari e responsabili, senza nessuna presunzione ma con gioiosa umiltà. E nutriti di questo pane “sovrasostanziale” (perché tu Signore, sazi la fame di ogni vivente) ci scopriremo, con sorpresa, non tanto trasformati in pane ma in lievito per il mondo intero.

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re le spine del grido dei volti della sofferenza e delle contraddizioni presenti. Eucaristia dispiegata in una via Crucis e via Lucis, da quella Cena fondante il mistero fino a quella pietra ribaltata del sepolcro ad annunciare il corpo risorto di Cristo e di tutti noi. Ed ogni giorno, accanto agli incontri, ai momenti di celebrazione, di adorazione e di festa, ci sarà sempre lo spazio per raccoglierci in noi stessi e celebrare la misericordia di Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione. Fino alla conclusione dove rivivremo nella preghiera, nella condivisione delle esperienze e nella celebrazione l’intreccio di quel capitolo sesto del vangelo di Giovanni che fa da sottofondo a tutta la settimana. Sabato 10, nel pomeriggio, ci stenderemo su quel simbolico prato verde della moltiplicazione dei pani, perché Lui ci dica ancora una volta: “Raccogliete i frammenti avanzati.” (Gv. 6,12) Perché l’abbondanza della settimana sia consegnata a tutti. Frammenti di vita vera condivisi con tutti, frammenti di una eucaristia che risana le famiglie, che spinge concretamente all’impegno civile, che rinnova le comunità cristiane. Offriremo le dodici ceste avanzate a significare la sovrabbondanza del dono ricevuto, antidoto ad una depressione e a uno scoraggiamento che a volte intristisce il cuore. La notte sarà poi illuminata dalla Sua Irruzione. Io sono, anzi Io Ci sono. Sì, sono qui per voi. Sarà una rievocazione di quella notte di tempesta seguita alla moltiplicazione dei pani. Una notte che riassume in sé tutte le nostre notti e le nostre tempeste. Ma soprattutto


La parola a...

Dal lamento... alla È

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facile, fin troppo facile cogliere nelle conversazioni, nei volti, nelle riflessioni anche di persone molto vicine a Dio, di persone quindi credenti, uno stato d’animo che è intriso di paura, di smarrimento, di interrogativi che sembrano non trovare risposta. Mi viene in mente una significativa considerazione del Cardinale Martini che sembra chiarire subito quale atteggiamento deve sorreggerci in tempi come questi. Ecco cosa dice: “Dobbiamo avere la certezza che Dio ci forma attraverso tutte le situazioni. Egli ci ama e ci modella non solo con la mano destra con cui ci accarezza, ma anche con la sinistra con cui talvolta ci dà qualche ‘schiaffo’, qualche forte segno che bisogna cambiare strada” (cfr Card. Martini, Le Tenebre e la Luce, pag. 67). Passare quindi dal lamento alla gratitudine, significa proprio questo: avere dentro la certezza che, ovunque ci muoviamo, ci sono le mani di Dio, sì proprio le sue mani, che tengono sempre il nostro volto orientato verso la bussola dei suoi orizzonti.

Talvolta mi vengono in mente anche gli Apostoli che appena rimessi in libertà erano andati dai loro fratelli per riferire quanto avevano detto i sommi Sacerdoti e gli Anziani. “All’udire ciò – dicono gli Atti – tutti insieme levarono la voce a Dio proclamando: Signore, sei Tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, Tu che per mezzo del tuo servo Davide dicesti: “Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane?” (Atti 4,23-25) È significativo che in un momento di persecuzione, di turbamento, di mondo ostile, essi non si siano persi di coraggio, ma abbiano pregato con gioia, proclamato il primato di Dio e si siano rivolti a Lui con immensa fiducia, non preoccupandosi di chi li derideva e li imprigionava. Anche noi vogliamo essere così! Non lasciamoci andare a sterili lamenti sulla società difficile e impermeabile al Vangelo ma, con coraggio, impariamo a confrontarci serenamente con la realtà complessa che quotidianamente si presenta davanti a noi verificando


Madre Carla

gratitudine non delude e porta a compimento il suo progetto in ogni momento della storia. C’è un avvenire da ritrovare: il tempo si fa breve e incalzante… è necessario che quello che ci è apparso a volte un vagabondaggio senza meta, trovi un orientamento sicuro e definitivo, perché l’avvenire è sapientemente scandito dalla paziente fedeltà di Dio. Possiamo guardare avanti con fiducia solo se prendiamo coscienza di poter contare, qui e oggi, su quello che sarà il puntuale compimento dell’avvenire verso il quale siamo incamminati colmi di gioia. Vale anche per noi l’esperienza di Giosuè nella Terra di Canaan: a lui viene annunciato che la “Santità” compete a quella modestissima striscia di Terra che egli ha sotto i suoi piedi; non è più necessario – gli viene detto – rifarsi a illustri esempi del passato perché “il luogo sul quale egli si trova è santo”. (cfr. Pino Stancari, La beatitudine della mitezza) Lasciamo alle spalle ogni lamento e… serviamo Dio con allegrezza sempre, qui e oggi, su questa striscia di terra che è “Santa”.

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se siamo persone che hanno il cuore colmo di gratitudine oppure persone paurose che continuano a ripetere: “Ma dove andremo a finire?” Lodare Dio, significa riconoscere che siamo suo popolo, sue creature, mai abbandonate, mai incerte e vaganti in un deserto senza orizzonti! Anche questo tempo è “il tempo favorevole” perché noi sappiamo che negli avvenimenti, nelle attese, nei progetti e nelle preoccupazioni che pesano sul cuore del mondo intero, il Vangelo può essere annunciato come promessa di vita. Avviene sempre, proprio sempre, come per il popolo di Israele, che il Signore colloca nella terra in cui siamo dei “segni” che richiamano costantemente alla gratuità del suo dono. Anche la nostra ospitalità di Suore di Santa Marta deve diventare segno visibile della gioia che proviamo perché Dio é sempre là dove siamo e dove Lui ci chiama. Ospitare lo può fare chi non conosce lamenti, chi sa far riposare il cuore amando un Dio che


Spiritualità e carisma

Una tappa significativa O

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ggi 27 Luglio 2011 si compie una tappa significativa di un lungo percorso iniziato più di 25 anni fa, quando rispondendo all’invito personale di Cristo, innamorate di Lui, abbiamo detto il nostro “SI” al suo invito. Qui a Roggiano nella cornice festosa degli alberi secolari e circondate dalle nostre consorelle che hanno condiviso con noi i santi Esercizi, siamo andate incontro allo Sposo, con le lampade accese, per cantargli il nostro rinnovato amore e dirgli il nostro “Grazie”. Vogliamo ringraziare la Santissima Trinità che non ha guardato la nostra miseria e ci ha fatto un dono così grande: quello di amarla al di sopra di tutti e di tutto. Siamo profondamente grate alla Vergine Maria che ci ha generate alla vita della grazia e con premura materna ci sostiene giorno dopo giorno, Lei l’Immacolata, come soleva invocarla il nostro Fondatore. “Già dal grembo materno Tu ci hai amate”, è dalle nostre mamme la prima conoscenza di Dio, dai nostri genitori l’apprendimento della vita cristiana vissuta nel concreto, a Loro va il nostro grazie per la nostra vita che hanno accolto da Dio con tanto amore, privazioni e sacrifici, ci hanno fatto crescere e ci hanno donate al Signore. Al Beato Tommaso Reggio che ha fondato la nostra Famiglia Religiosa va il nostro grazie lassù in cielo, per la sua vita luminosa, eroica, ricca di tanto bene, per noi maestro e guida sicura, che sia la nostra vita a rendere lode e grazie al Signore per esserci stato Padre! Se oggi noi siamo qui a festeggiare è grazie alla

le Suore del 25°

famiglia religiosa delle Suore di S. Marta; da loro siamo state accolte, sostenute, formate alla vita di fede di accoglienza amorosa di Cristo nei fratelli. Un particolare ringraziamento va ai nostri Superiori che ci hanno accompagnato nelle varie tappe della nostra vita, dall’aspirandato al postulandato, dal noviziato allo juniorato. A lei Madre Carla che, in questo mese, ci ha regalato questo tempo di crescita spirituale e culturale, va il nostro abbraccio unito ad un sincero grazie che, come figlie, carichiamo di affetto, stima e gratitudine. Vorremmo che molte giovani vivessero la nostra esperienza di Dio, della sua misericordia e della sua benevolenza, come pure della pienezza di gioia umana e spirituale che sperimenta colui che si fida di Cristo Gesù; per questo continueremo l’impegno della testimonianza e della preghiera… Vogliamo estendere a tutti la nostra gioia, continueremo a pregare il Signore perché si prolunghi nel tempo il nostro grazie. Suor Sossy Madathínakam Suor Rosa Thattumkal Suor Annamma Thannikkappara Suoi Gladis Madathinakam Suor Thressiamma Kaithakkavil Suor Pauleena Kaniyarakath, Suor Lee!amma Elamplasseri Suor Gracy Kulathinkal Suor Liliana Staltari Suor Gina Ruggiero Suor Eliana Martìnelli


Donami, Signore, di essere una lampada da cui emanano la tua luce e la tua veritĂ

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Spiritualità e carisma

A te si stringe C

e la forza

on la consapevolezza che la forza di Dio è il nostro sostegno, vogliamo esprimere la nostra immensa gratitudine per la grazia di tornare alle radici della nostra esistenza come Famiglia Religiosa, peregrinando lungo le vie del nostro Beato Padre Fondatore. In preparazione alla Professione Perpetua, abbiamo vissuto la ricca esperienza del “pellegrinaggio del cuore” impegnandoci a rivedere la nostra vita alla luce del Carisma di Betania e a conoscere più da vicino la spiritualità e la vita del nostro carissimo Padre, Beato Tommaso Reggio.

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Abbiamo vissuto questo pellegrinaggio spirituale ripercorrendo le strade che ha percorso il nostro Padre Fondatore, visitando i luoghi che hanno segnato le tappe più significative nella sua vita e nella nostra esistenza come Suore di Santa Marta: Genova, Ventimiglia, Bordighera, Triora, Bussana, Chiavari e Querceto. Il Padre Fondatore ha sperimentato nella sua vita cosa significa camminare fidandosi solo della forza che viene da Dio, forza che era il suo sostegno e che lo portava a camminare con lo sguardo rivolto al Paradiso, quello che ha voluto lasciare anche a noi. Contemplando la sua esistenza, noi Suore di Santa Marta, impariamo da lui come ci si deve affidare e conformarci a Cristo. Il Beato Tommaso Reggio con la sua stessa vita c’insegna come sulla strada del Signore tutto è grazia… e a noi chiede di abbandonarci incondizionatamente tra le mani di Dio Padre che ci sosterrà sempre. Il 12 giugno 2011, giorno di gioia per noi: Suor Fabiani, Suor Mini Antony, Suor Mini Giorge e Suor Shanty, seguendo l’esempio del nostro Padre Fondatore abbiamo voluto affidarci interamente nelle mani


l’anima mia

le Juniores

della tua destra mi sostiene 15

Vogliamo anche ringraziare di cuore la Famiglia Religiosa per averci accolto come vere figlie, per farci crescere nella fede e nella speranza, per abbandonarci tutte e per sempre nel mare immenso dell’amore di Dio, l’unico capace di colmare il nostro cuore.

Suor Fabiani Rampazo Suor Mini Antony, Suor Mini Giorgie Suor Shanty

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di Dio confermando il nostro sì con la Professione Perpetua dei Santi Voti. Abbiamo sentito il Beato Tommaso Reggio accanto al nostro cuore e la sua paterna benedizione su di noi, benedizione che si esprime nella immensa gioia di godere proprio di un pezzo del Paradiso, quello che Lui stesso voleva dare a noi, sue figlie. Ci ha voluto nella sua Famiglia Religiosa per rendere visibile l’amore e la gioia in questo mondo. Sperimentiamo che è stato proprio Lui a consegnarci nelle mani del nostro Buon Dio perchè sia la forza che ci sostiene e ci custodisca nel cammino in questa nuova tappa della nostra vita. Insieme a Lui rendiamo grazie a Dio che ci accoglie con amore di Padre e ci porta a godere della felicità del Paradiso in terra. Vogliamo esprimere immensa gratitudine alla nostre carissime Madre Carla Roggero e Madre Lilian Doll che ci hanno accompagnate in questo periodo di formazione.


Percorsi di formazione

Dalla progettazione all’autovalutazione G

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li incontri del 7-8 gennaio a Roma e del 9-10 Aprile a Roggiano per la Scuola Primaria e Secondaria sono stati particolarmente proficui ed efficacemente riusciti, come del resto i precedenti, sempre condotti dal Prof. Cattaneo. Sono stati momenti di aggiornamento, importanti sotto l’aspetto culturale, ma anche preziosa occasione di comunione fraterna e di scambio di esperienze. •  Nel primo sono state date ulteriori indicazioni per completare la stesura del curricolo, del Patto formativo di corresponsabilità e della certificazione delle competenze. •  Nel secondo, dopo la consegna e valutazione dei curricoli, è stato affrontato il tema: Autoanalisi e autovalutazione di Istituto: senso e significato della ricerca valutativa, nella prospettiva della qualità e del merito. È importante nella scuola dell’autonomia avere un proprio curricolo, perché attraverso questo si può esprimere l’innovazione educativa che si intende realizzare. Il curricolo rappresenta lo strumento per lo sviluppo di apprendimenti funzionali a far acquisire le competenze che dovrebbero riguardare non solo le discipline, ma anche gli aspetti personali, sociali, metodologici, superando così i confini delle singole discipline. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, religiosi. In questa prospettiva e secondo le indicazioni date dal Prof. Cattaneo, le insegnanti hanno realizzato “il curricolo educativo-didattico non per individui astratti, ma per persone che vivono

qui ed ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato”. Il Curricolo è il “cuore didattico” del POF, ne è parte fondamentale ed è il quadro di riferimento di ogni scuola, vincolante per tutti i docenti. Siccome è parte integrante del POF. occorre garantire coerenza e funzionalità tra il curricolo di Istituto e le altre parti del POF. Nel primo incontro il Prof. Marco Tibaldi ha svolto il tema: Educare evangelizzando, ed evangelizzare educando, come conferma dell’impostazione data dal Prof. Cattaneo che insiste sul fatto che il curricolo deve tenere presente il Progetto di Evangelizzazione. Viene sottolineata anche l’importanza degli “Orientamenti pastorali del 2010-20”, pubblicati a ottobre dalla Conferenza Episcopale Italiana, che presentano nell’ambito della Evangelizzazione una chiara proposta metodologica. Punto di partenza è la considerazione “del mondo che cambia”, quindi è necessario, nell’azione educativa prestare attenzione alle urgenze e alle opportunità di oggi, organizzando percorsi formativi da non ridurre a pura didattica, ma occasione per trasmettere valori e per portare alla luce le domande più profonde. Cristo resta il vero grande punto di riferimento perché in Lui c’è pienezza di umanità a cui ispirarsi. È bello risvegliare nei ragazzi il desiderio di mete che salvino dalla mediocrità e per fare questo occorre che nei nostri ambienti si respiri un clima di desiderio, di dono, di amicizia.


di Suor Anita

e di Istituto Prof. Cattaneo. Nelle varie scuole le insegnanti lo continueranno, con la politica dei piccoli passi, per creare un clima di consensi su questo tema, valorizzando quanto è stato fatto fino ad ora. Non ci sono piste educative ed organizzative già tracciate, tutto resta aperto alla creatività, con attenzione alla realtà di oggi, investendo con fiducia sui laici, dando loro una preparazione adeguata per la trasmissione del messaggio cristiano, nella logica di una pastorale ecclesiale. La nostra vita di consacrate non è solo un impegno, una sequela di doveri, ma è soprattutto una ricerca di spazi e di tempi che possano arricchire la nostra vita spirituale, per una missione incisiva e significativa. Lasciamoci accompagnare dallo Spirito che ci aiuterà nella nostra azione educativa, con la certezza che tutti i nostri alunni sono una risorsa preziosa per il rinnovamento della chiesa e della società, perciò auguriamo loro che “resi protagonisti del proprio cammino, orientati e guidati ad un esercizio corresponsabile della libertà, possano davvero sospingere la storia verso un futuro di speranza” (Orientamenti pastorali).

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Nel secondo incontro per l’autoanalisi di Istituto il Prof. Cattaneo suggerisce di prendere in considerazione tutto il percorso fatto con lui: Progetto di Evangelizzazione, POF, Curricolo, Patto formativo di corresponsabilità, da questo si comprende come la scuola funziona e si organizza. Viene suggerita la raccolta e analisi dei dati, un’analisi sistematica del funzionamento, per individuare i punti forti e i punti deboli, per poi arrivare ad un progetto di miglioramento che riguarda l’organizzazione, la didattica, il clima relazionale, il profilo professionale dell’insegnante, lo stile della leadership, il funzionamento degli organi collegiali, la condivisione dei valori ecc. Sono di seguito selezionate le priorità dal gruppo dei ricercatori, il tutto deve essere approvato dal Collegio Docenti. Si è passati poi dall’analisi della qualità di Istituto al merito dei docenti. Su questo punto l’AGIDAE, nel nuovo contratto ha suggerito alcune modalità di intervento, ma sarà il Consiglio Generalizio a indicarci come valutare e compensare il merito dei docenti. Le suore partecipanti al convegno, suddivise in tre gruppi hanno lavorato intensamente, mettendosi in discussione, pronte ad uscire dalle proprie abitudini, disponibili al nuovo. Hanno risposto alle tre richieste del relatore: -  Autoanalisi e autovalutazione (Condivisione e confronto sulle condizioni di fattibilità). -  Profilo dell’insegnante. -  Tempi, modi, strumenti del percorso nella propria scuola. Il lavoro è stato molto intenso e apprezzato dal


Frammenti di santità Santiago, 2 luglio 1961 Il nostro primo fiore cileno è stato reciso, nella festa della Visitazione di Maria SS.ma dopo 5 anni di vita consacrata. Il Signore l’ha colto perché era bello, fragrante e con esso voleva adornare ed arricchire la celeste aiuola delle Suore di S.Marta. Una vita così breve e pur tanto piena di santi esempi! Assidua alla preghiera, mortificata nel lavoro, gaia nella ricreazione, EROICA nella sofferenza, che fu lunga e straziante, ma di edificazione a chi ebbe il compito di assisterla. Lavorò finchè le bastarono le forze e pregò fino all’ultimo momento della sua esistenza. Si può desiderare di più e di meglio? Il Signore premiò la sua bontà. Non chiese nulla ed ebbe tutto. Non chiese il miracolo della guarigione, preferì rimettersi in tutto alla volontà di Dio, perché era convinta che Lui, il Padrone della vita e della morte, dispone sempre per la nostra salvezza. Testimonianza di Suor Nazarena Candiani

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Suor Mariana Silva Toro passata alla casa del Padre il 2 luglio 1961


In missione

Le Suore entrano in gioco

una mamma

Paderno Franciacorta

er comprendere se e quanto spazio c’è nella nostra società per l’accoglienza agli anziani, dobbiamo capire bene chi è l’anziano, riconciliarci con questa verità essenziale è principio di sofferenza. È necessario conoscere la realtà che ci circonda e dare un nome ed un volto alla persona anziana. Si leggono molte storie di anziani che si trovano in uno stato di disinteresse generale, emarginati dal tessuto sociale e abbandonati al proprio destino. L’anziano è sempre stato e lo è tutt’ora un valore e una risorsa per la collettività, la sua esperienza è di fondamentale sostegno allo sviluppo e all’armonia della società. A volte però, per taluni anziani, il ritmo vertiginoso della vita odierna,diventa gravoso da affrontare. Soli, privi di risorse economiche, assistenziali, previdenziali ed affettive sono costretti, loro malgrado, a rivolgersi a strutture sociali istituzionalizzate che spesso non si rivelano confacenti a sopperire alle esigenze e alle necessità dell’anziano (affetto, compagnia, tempo, parola…). Qui entrano in gioco le Suore di Santa Marta. A Paderno Franciacorta, nella struttura “Casa Albergo”, l’accoglienza, l’ascolto, la presa in carico, l’orientamento e l’accompagnamento dell’anziano in quanto “persona” sono valori che reggono e motivano l’operato di tutta la giornata delle Suore che operano nella Casa Albergo “Fratelli Zini” la quale ospita 24 anziani, di ambo i sessi. Ogni anziano porta con sè un bagaglio di cultura, esperienze, vissuti diversificati nella espressione ma più o meno simili nei contenuti, nelle intensità dei ricordi e delle emozioni. È triste vedere volti velati di ricordi e di solitudine, ma è bello e nobile notare come le Suore sanno intravedere, capire questi mo-

menti e si sforzino con ogni mezzo loro possibile di prevenire e fugare le nubi, per mantenere sereno il più possibile il momento presente che queste persone stanno vivendo. Accanto alla Casa Albergo per anziani funziona anche la Scuola dell’Infanzia con un buon numero di frequentanti (125 bambini). Il compito di “educare” oggi è molto difficile, delicato ma anche pieno di soddisfazioni e carico di emozioni. I bambini oggi sono letteralmente bombardati da stimoli diversi,vivono in una specie di giungla di input. La scuola dell’Infanzia “Conti Luigi e Maria Oldofredi” rappresenta per i bambini un’oasi di serenità e tranquillità, nella quale possono esprimere le loro potenzialità, le loro energie, le loro piccole esperienze, sicuri di essere accolti e valorizzati. La nostra scuola di stampo cattolico, si caratterizza principalmente come comunità educante, si configura come scuola per la persona e della persona. Cercando di cogliere le sfide del momento presente, l’impostazione didattico-pedagogica pone al centro il bambino come “persona” in crescita tenendo conto di ogni minimo processo che in esso avviene. Siamo grati alle Suore per quanto fanno con amore, gratuità e dedizione; a loro la nostra riconoscenza e la nostra stima.

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P


In missione

Il Piccolo Principe:

il valore di un messaggio “T

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utti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”. Antoine De Saint-Exupéry coglie perfettamente nel segno con questa massima che ispira il suo capolavoro “Il Piccolo Principe”, un libro straordinario pubblicato negli Stati Uniti nel 1943. Un libro che racchiude con semplicità e saggezza tanti insegnamenti e profonde verità, il messaggio che l’autore intende trasmettere è proprio quello di far capire agli adulti che l’infanzia è il momento più importante nella vita di ognuno di noi. Una lezione impagabile di cui hanno fatto tesoro i ragazzi della classe Quinta della Scuola Primaria Paritaria Casa San Giuseppe, i quali come saggio di fine anno hanno portato in scena proprio l’opera di De Saint-Exupéry. Abilmente diretti dal maestro Alberto Vanoglio, gli alunni si sono esibiti in una recita piacevole e coinvolgente, allestita nello scenario del Centro Culturale San Salvatore di Rodengo, alla presenza del Sindaco e degli Assessori comunali, davanti a un pubblico attento. L’esibizione ha scandito la fine di un percorso durato l’intero anno scolastico 2010-2011, durante il quale i ragazzi si sono impegnati nello studio de “Il Piccolo Principe” sotto la guida dell’insegnante di lingua italiana, Suor Valeria Gonzini, coadiuvati anche dalle altre docenti che hanno sempre accompagnato con dedizione e professionalità i piccoli studenti. In questo modo è stato possibile approfondire gli insegnamenti e i messaggi del libro che

gli alunni hanno saputo trasmettere divertendo e divertendosi. Lo spettacolo ha regalato emozioni inaspettate, anche perché sul palco si sono susseguiti tutti i personaggi scaturiti dalla fantasia dell’autore e interpretati dai piccoli attori in erba: primo fra tutti il Piccolo Principe, che il regista Vanoglio ha abilmente fatto impersonare a più bambini della stessa classe durante la recita, dando così la possi-


di Alessandra Lanzini

Rodengo Saiano

senza tempo

portante, originale e divertente, perché ci ha fatto capire il comportamento dell’uomo, i suoi aspetti attraenti o spiacevoli, nobili o ridicoli”. Insomma una recita molto apprezzata, che rimarrà a lungo nella memoria di insegnanti, alunni e genitori, soprattutto per l’entusiasmo con cui i ragazzi si sono impegnati dando prova di talento e sensibilità. È una scelta azzeccata anche per festeggiare la fine del quinquennio di studi in modo consono ai valori che sono alla base della Scuola “Casa San Giuseppe”. Del resto: “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegare tutto ogni volta”, sospira disilluso il Piccolo Principe. Una filosofia innegabile che ogni adulto dovrebbe fare propria.

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bilità a tutti di immedesimarsi nei pensieri e nella semplicità del protagonista. Proveniente da un minuscolo e quasi sconosciuto asteroide, il “B 612”, il Piccolo Principe è un bambino che, nel suo vagare per lo spazio, ha conosciuto diversi personaggi strani, ciascuno dei quali gli ha insegnato qualche cosa. Figure bizzarre come quella del re, che per esistere aveva bisogno di comandare, poco importa se sul suo pianeta non c’era che lui; o il vanitoso, che si accorgeva degli altri soltanto se si dichiaravano suoi ammiratori; o l’ubriacone, che beveva per dimenticare di essere un alcolizzato; e poi la rosa, delicata e completamente affidata alle sensazioni del bambino, che la innaffiava, la curava, la difendeva dal vento e dalle grinfie degli animali, e della quale il Piccolo Principe era responsabile “era questo che la rendeva così importante”; il lampionaio, che accendeva e subito spegneva un unico fanale, perché così gli era stato ordinato; o ancora l’uomo d’affari che passava il suo tempo a contare le stelle, convinto che in tal modo gli sarebbero appartenute, e siccome sono piccole e gialle come l’oro, credeva che possederne tante significasse essere ricco e poterne comperare delle altre per poi contarle di nuovo e così via… Hanno detto gli allievi nel presentare la recita: “Abbiamo letto il libro e ci siamo preparati durante l’anno scolastico con l’aiuto dell’insegnante per capire i messaggi che i diversi personaggi volevano trasmettere, abbiamo scoperto che il libro è piccolo, ma molto im-


In missione

Festa per una C

ome l’acqua che scaturì dalla roccia per dissetare il popolo di Dio in cammino, il giorno 3 giugno, la Comunità Religiosa-educativa di Curicò ha organizzato un momento artistico-culturale per dissetare i cuori ai pellegrini curicani ricolmi di gratitudine verso la carissima Suor Celeste Radaelli, per il suo 90º compleanno e 67 anni di vita consacrata, dei quali, 62 dedicati a svolgere gesti d’amore presso i malati della zona nella settima regione del Cile. Era consapevole di essere stata chiamata a manifestare l’amore e la sollecitudine di Cristo verso coloro che soffrivano fisicamente e spiritualmente. Alle ore 11, nel palco del grande Ginnasio del Collegio, adornato artisticamente con fiori,

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motivi allusivi e tricolori italiani per la festa dell’unità d’Italia, ebbe inizio “la cantata” con le voci bianche e flauti dei piccoli della scuola, in omaggio alla Vita Consacrata e dedicata al servizio della carità e della salute. In seguito hanno partecipato con temi scelti della musica classica a varie voci: il Coro giovanile Santa Marta di Curicò, il Coro Alta Cumbre di San Clemente, il Coro del Liceo Politecnico San José di Curicò, il Coro Santa Marta della nostra Scuola di Talca e come grande sorpresa, il Coro dell’Università di Talca, con melodie e variazione ritmiche, ha concluso l’incontro corale con la partecipazione di due voci soprano-liriche che hanno commosso la numerosa assemblea, soddisfat-


ta per l’omaggio reso alla Suora Infermiera e alla Comunita Religiosa. Suor Celeste durante il suo pellegrinaggio apostolico a favore della vita per le strade infangate dei rioni periferici della piccola città, per portare sollievo, speranza e salute agli ammalati e alle loro famiglie, ha cercato religiosamente di coinvolgere tutta la comunità con l’attegiamento del Beato Fondatore che ripeteva alle sue figlie: “La visita ai malati e famiglie bisognose fatte a nome della Comunità, è sorgente di fraternità e di gioia e segno della vicinanza ed accoglienza del Signore”. Data la felice coincidenza delle feste nazionali d’Italia il presidente della Collettività italiana residente, Signor Manuele Massa e altri membri, hanno accompagnato Suor Celeste nella celebrazione anniversaria esaltando la donazione dell’intera sua vita all’apostolato sanitario offrendo pure in omaggio, un prezioso ricordo. Suor Celeste ha risposto ringraziandoli per la loro presenza e il dono dicendo: “FACCIAMO QUESTO PERCHé LA NOSTRA CONGREGAZIONE È PARTE VIVA DELLA CHIESA AL SERVIZIO DI CRISTO”. Per concludere l’incontro, una rappresentante del “Centro de Alumnas”in nome di tutto il mondo studentesco e dei genitori, ha rivolto alla festeggiata parole affettuose e di ringraziamento, augurando longevità e benedizioni dal cielo. La suora ha risposto alla gioventù e all’ assemblea con il seguente messaggio: “LASCIATEVI AFFASCINARE DAL MAESTRO GESù! EGLI È IL CAMMINO, LA VE-

RITÀ E LA VITA. IN LUI CERCATE LA PACE E LA FELICITÀ VERA E, SE ASCOLTATE L’INVITO A SEGUIRLO, NON ABBIATE TIMORE DI FARE IL PASSO… POICHÈ È TROPPO FELICE COLUI CHE LO SEGUE E LO SERVE NEI FRATELLI BISOGNOSI! IO SONO FELICE!” Infine, Suor Violeta Rosales, Preside dell’Istituto Santa Marta di Curicò, a nome di tutte, ha ringraziato il Signore, la Vergine Santa e il Beato Fondatore per il dono della perseveranza e vocazione caritativa in favore della vita concessa a suor Celeste, una Suora del secondo gruppo missionario partito dall’Italia ,fondatrice dell’Opera Apostolica di Curicò. Non è mancata la presenza di Sua Ecc. Mons. Horazio Valenzuela, Vescovo della Diocesi per salutare la Comunità e ringraziare per la collaborazione che presta alla Chiesa con la formazione cristiana delle giovani. Ha avuto parole augurali per Suor Celeste, per la sua competenza professionale nel campo sanitario, in particolare nell’ attenzione e cura dei sofferenti.

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vita donata

dal Cile


In missione

Considerazio U

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n breve periodo trascorso nella Casa Famiglia “De Sortis” attigua al Centro didattico “S. Marta”, mi fa sentire particolarmente fortunata per l’esperienza di vita con le Suore presenti a Viareggio, in un clima di accoglienza, di fraternità e di gioia. Stare insieme è bellissimo quando ci si vuol bene e si cerca il bene di chi sta con noi, anche se per poco tempo! Per questo ho il cuore pieno di gratitudine verso tutte le persone che hanno accompagnato con gesti di amicizia e gentilezza, la mia permanenza presso la Comunità “De Sortis” in un ambiente moderno e completamente rinnovato, molto più bello e… colorato di come lo conoscevo un tempo. L’Opera ha assunto una nuova fisionomia: infatti, l’insieme degli Ospiti in Casa Famiglia “De Sortis” è caratterizzato dalla presenza di educatori che promuovono un clima familiare, all’interno di gruppi affatto numerosi, anzi, piccoli e ben organizzati, con l’obiettivo di realizzare una nuova possibilità d’inserimento e d’integrazione all’interno di un luogo a misura di persona in famiglia, con servizi autonomi ed indipendenti. La struttura edile interna è molto confortevole ed invitante, nella varietà dei suoi colori accostati con equilibrio e buon gusto. A prima vista, di passaggio, vien voglia di fermarsi

per cogliere i dati interessanti dell’ambiente e gustare anche la bellezza delle nuove suppellettili scelte con mira artistica e soprattutto con intento funzionale, in relazione allo spazio e alla comodità. Non c’è lusso, ma armoniosa giustaposizione di ogni elemento architettonico, sia ornamentale che prettamente domestico. Tutto questo è la cornice del… capolavoro in atto all’interno del bell’ambiente ora connotato! L’incontro quotidiano con Suore, Educatori e Volontari dell’Istituzione, mi ha edificata molto perchè mi ha permesso di vivere a contatto con una realtà insolita e particolarmente “evangelica” in quanto si realizza come pura accoglienza sempre esigente ed operosa da parte dell’Istituzione, basata sulla gratuità e sull’amore per bambini, ragazzi e ragazze, a volte disagiati, nella necessità, eppur molto spontanei, fiduciosi, confidenziali e affettuosi, desiderosi sempre di amicizia come relazione amichevole e serena. Nei loro sguardi pieni di affetto e nel loro modo di fare, semplice ed immediato, ho colto, specialmente in certi momenti di particolare comunicazione e vivacità, il sogno di crescere e d’imparare… di sapere… di conoscere… ed un forte desiderio di vivere alla grande, di costruirsi un futuro… a dispetto di tutto e di tutti. Come dicevo, ho potuto constatare la squisita capacita degli adulti impegnati, insieme alle Suore, nella ricerca fatta di intelligenza, amore e sacrificio ripreso ogni giorno, per costruire delle personalità equilibrate, che sappiano affrontare la vita e le situazioni non sempre facili in cui si trovano. Ho visto e toccato con mano l’eroismo silenzioso di Educatori ed Educatrici, le Suore in prima linea, giorno e notte, che spendono la loro vita adeguandosi ad ogni esigenza spesso imprevedibile, a favore di ra-


ni estive a ...Viareggio di Suor Cornelia Macina

il Servizio e l’Accoglienza, l’ho constatato con grande emozione la sera della festa di S. Marta durante la quale il Presidente sig. Roberto Monciatti, nel ringraziare le tante persone operanti nella Misericordia venute alla S. Messa e alla festa piena di musica, ha detto che all’occasione, per onorare S. Marta, si stava inaugurando la cucina nuova e che… la cena preparata per tutta la gente seduta ai tavoli nel cortile addobbato a festa, non era… costata… nulla, ma era un dono gratuito di tutti quelli che sanno chi sono le Suore di S. Marta e la Misericordia presso la quale esse si spendono con tanto amore. Mentre la notte scendeva sulla città e le persone ci salutavano, suor Paola all’uscita, premurosamente, a nome di tutte le Suore, metteva loro nelle mani una bella pianta fiorita…

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gazzi familiarmente accolti e gratuitamente amati. Anche i Volontari che ho visto passare, nella loro disarmante semplicità, quando si presentano ed operano, sono veri campioni di grande umanità e serenità interiore. Mi son trovata a considerarli come persone che faticano e si logorano, secondo le proprie attitudini, in attività di volontariato serio e mi son chiesta se le ragioni del loro dono gratuito, rispetto alle logiche dell’utilitarismo economico e dell’assolutizzazione del profitto, possano permettere loro di sentirsi davvero felici, oppure se il loro volontariato è un modo per impegnare il tempo libero o per conoscere persone, per sentirsi utili, per mettersi alla prova, per confrontarsi con realtà diverse e difficili, per riuscire a creare relazioni offrendo al tempo stesso la possibilità di rispondere ai bisogni del territorio e della comunità attraverso la Misericordia o altro ente. Certo, i motivi che spingono un giovane qualsiasi ad impegnarsi nelle attività di benessere a favore degli altri, nel volontariato, sono comunque altamente nobili e significativi. Ogni mattina veniva un volontario a prelevare suor Rina, rivolgendosi a tutte e anche a me, sconosciuta, con un gesto di carità, prendendoci le tazze dalle mani, salutando con gentilezza e cordialità le sorelle impegnate insieme con lui a tempo per gli altri. L’epilogo della partecipazione e del senso di appartenenza ad una Istituzione che si prefigge


In missione

Festa di Santa Marta

di Giovanna Cometto Spada

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a solennità di Santa Marta, anche quest’anno, ci ha regalato un momento intenso e partecipato di preghiera e di festa. Venerdì 29 luglio alle ore 18, le navate della chiesa del Sacro Cuore hanno accolto i numerosissimi fedeli che, insieme con il sindaco Alberto Valmaggia e l’assessore Ambrosino, hanno voluto stringersi attorno alla piccola comunità delle suore della Congregazione di S. Marta che facevano memoria liturgica della loro Patrona. Una Santa lontana, contemporanea e amica di Gesù, il cui messaggio rimane quanto mai attuale. S. Marta ci provoca con il suo esempio di donazione al prossimo, di carità quotidiana, laboriosa, silenziosa, senza clamori, verso chi ha bisogno. Durante la liturgia eucaristica, concelebrata da diversi sacerdoti, le parole dell’omelia, pronunciate da Monsignor Vescovo Giuseppe Cavallotto, unitamente alla riconoscenza e alla gratitudine per le suore di S. Marta, hanno voluto essere un richiamo per tutti, perché ognuno, giovane o vecchio, secondo le proprie capacità e attitudini, trovi una propria modalità per farsi prossimo verso i fratelli. Assieme alla superiora, suor Serafina, le consorelle suor Arcangela, suor Maurizia, suor Luigia e suor Maria Rosa continuano

Cuneo - Madonna dell’Olmo

ad assicurare la presenza in città delle suore di S. Marta. Una presenza ultra sessantennale che le rende meritevoli di cittadinanza ad honorem per il loro aiuto agli ammalati, in ospedale e a casa, l’assistenza alle parrocchie e, dal 1950 la direzione, la guida e l’educazione dei bambini della scuola dell’infanzia “don Bartolomeo Stellino” di Madonna dell’Olmo. Proprio da Madonna dell’Olmo proveniva un gruppo numeroso di persone che non hanno voluto far mancare alle suore e in particolare a suor Luigia la testimonianza di amicizia e affetto per le energie e la dedizione pluriennale spese per i più piccoli. Al termine della celebrazione eucaristica il parroco don Mariano Riba ha invitato tutti a concludere la festa in modo informale e conviviale, partecipando al rinfresco preparato e offerto dalle suore stesse.


Da Settignano... a Chiavari

di suor Alessandra Fabbrucci

Chiavari

I

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l 24 maggio 2011 è per la casa di Chiavari, un grande giorno. Dopo un periodo di preparazione e di attesa, siamo pronte per ricevere la “Madonna dell’accoglienza” che arriva dalla casa di Settignano (Firenze) dove era stata situata in occasione del 50° di apertura della Casa stessa. La statua, opera dello scultore Arrighini, con una delicata operazione di sollevamento, tramite una gru, è trasportata dal camion al piedistallo già pronto, collocato nel giardinetto adiacente l’ingresso della Scuola dell’Infanzia. Il viso sorridente è rivolto verso la Casa per Ferie e le sue mani alzate hanno un gesto di squisita accoglienza per chiunque si avvicini o entri nella nostra casa. È un momento davvero emozionante! I Bimbi della Scuola dell’Infanzia, come tante colombine bianche, sono sul terrazzo della Casa “Betania” ed esprimono la loro gioia e il loro entusiasmo per questo avvenimento che ci regala la presenza di Maria Santissima, in mezzo a noi. Gli ospiti della Casa per Ferie si asciugano di nascosto qualche lacrima e i più intraprendenti filmano, col telefonino, le varie fasi dell’impresa. I passanti di via Colombo entrano stupiti dal cancello spalancato e con furtivo segno di croce salutano la Vergine. C’è un’atmosfera di festa, di gioia, di benvenuto, che scoppia in mille applausi ad operazione conclusa. Ora la Madonna dell’Accoglienza è con noi! A lei rivolgiamo lo stesso saluto che, nel lontano 1958, le fu rivolto a Settignano: “La stupenda immagine di Maria sale in alto a benedire visibilmente chi continua un’opera di squisita carità e ad essere garanzia celeste di una e ancor lunga e bella primavera cristiana. Il suo è ancora lo stesso sguardo di materna riconoscenza”.


V Edizione

In missione

Miniolimpiadi a U

dite, udite! Per la prima volta a Firenze si sono tenute, presso lo Stadio “L. Ridolfi” le gare di atletica (lancio del vortex – salto in lungo – velocità – staffetta – percorso) organizzate dai responsabili (Suore e laici) della Congregazione di Santa Marta. Martedì 17 Maggio 2011 alle 9.45, tutti gli alunni della Scuola Secondaria I° di Chiavari, Firenze, Genova, Milano, Roggiano, Vighizzolo con i loro allenatori e insegnanti si sono incontrati nello stadio di atletica sopra menzionato, per accendere il braciere delle ormai “nazionali” Miniolimpiadi, che per il quinto anno conse-

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cutivo, con successo di partecipazione e pubblico, vengono organizzate nelle varie località italiane, dove hanno sede le Scuole della Congregazione. La Preside del Conservatorio Santa Maria degli Angeli, Suor Cristina, giunta quest’anno a Firenze, ha avuto l’opportunità di far passare “il testimone” dalla località balneare di Chiavari alla città di Firenze, grazie agli Enti Locali che si sono dimostrati disponibili a collaborare nella realizzazione di questo “mega evento”. Tutti all’unisono hanno offerto materiali e opportunità, tali da poter realizzare questa alle-


Firenze! ...L’era l’ora! tifo per i giovani atleti di Firenze nella loro divisa verde e blu che, se non con la forza atletica, ma con l’ironia e le facezie che contraddistinguono le personalità dei fiorentini tentavano di farsi largo tra “vandali” che indossavano magliette gialle, rosse, arancioni e “saraceni” che con i loro delicati colori cerulei e ciclamini tentavano, e con successo!, di far man bassa di medaglie. Del resto contro la forza bruta la ragion non vale! Non solo, anche i genitori degli atleti di Firenze hanno dato un aiuto concreto, facendo il

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gra e piacevole manifestazione ludico-sportiva. Pertanto la Preside ha ringraziato sentitamente tutti coloro che hanno partecipato con entusiasmo alla realizzazione delle Miniolimpiadi. Del resto la città di Firenze non è nuova a simili iniziative nell’offrire il proprio fattivo contributo, affinché dette manifestazioni conviviali, al di là dei meriti tonici degli atleti, siano espressione di sentita partecipazione, comunione e condivisione fraterna. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia quale migliore occasione poteva capitare alla Congregazione di Santa Marta di organizzare una manifestazione sportiva nella Firenze capitale d’Italia (1864-1871)? Orsù dunque! In questo variegato fuoco d’artificio di colori non sono mancate la partecipazione ed il sostegno della Superiora, Suor Anita che, con Suor Gabriella, guidava la schiera dei piccoli della Scuola dell’Infanzia che, con i loro grembiulini bianchi e rossi, davano un tocco di familiarità insieme agli alunni della Scuola Primaria. Tutti gioiosamente e rumorosamente facevano il


In missione ze necessarie per continuare sfide e dispute che mettevano in luce un sano agonismo. Infatti i primi classificati di ogni squadra hanno avuto l’opportunità di prendere parte alle competizioni individuali, al termine delle quali le Presidi delle sei Scuole hanno premiato coloro che, individualmente e non, si sono distinti nelle competizioni. E… dulcis in fundo oltre alla medaglia (non di cioccolata s’intende! Altrimenti si sarebbe squagliata, poiché sembrava di essere in un girone infernale… condito di trombette brasiliane, urli, sberci, alti lai) sono state offerte merendine di ogni tipo e qualità, sostegno indispensabile per ritrovare quelle poche forze rimaste necessarie per rientrare nelle proprie magio-

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tifo a tutti i partecipanti, ed impegnandosi come forze dell’ordine, affinché la manifestazione si svolgesse nell’armonia prestabilita. A loro un grazie sentito di cuore! Se la mattina è trascorsa allegramente nelle varie attività sportive a squadre, di pomeriggio, il caldo, la stanchezza, la polvere si son fatti sentire a pieni polmoni, tanto che, per superare gli inconvenienti della situazione, ecco che all’improvviso, come un “bubbolio che rumoreggia da lontano”, sono entrati in pista a suon di tamburi gli “Sbandierai degli Uffizi” (e un sono gli sbandieratori! Gente di poca fede!) a riportare in auge quell’entusiasmo e quelle for-


ni, (o pullman per gli “stranieri”) stanchi sì, ma soddisfatti di aver potuto offrire un contributo non solo fisico, ma soprattutto sportivo ed educativo. Del resto “stare insieme fa crescere”! Come se ciò non bastasse, Mercoledì 18 Maggio 2011 ore 10.30 suor Cristina ha preparato la ciliegina sulla torta, in quanto è riuscita (e un si sa come la faccia: del resto le vie del Signore sono infinite!), a prenotare per tutta la mattinata tutt’i’ Salone dei Cinquecento (addirittura l’è saltato un Consiglio comunale per far posto al convivium degli Angiolini, che quest’anno ospitavano gli illustri stranieri provenienti dal Nord e dall’Ovest!) affinché tutti gli atleti potessero ritro-

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varsi e allegramente riflettere, insieme all’Assessore Eugenio Giani, sul valore dello sport visto soprattutto come partecipazione e sano confronto, che per un giorno hanno permesso agli alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado della Congregazione di Santa Marta di essere fattivi protagonisti di due faticose e sudate, sì, ma indimenticabili giornate all’insegna dell’Accoglienza, della Condivisione e dell’Accettazione dell’altro nella sua interezza quale icona del Cristo Risorto! W le Miniolimpiadi! W Firenze! W il Conservatorio Santa Maria degli Angeli!


In missione

Pieni di Gioia e “I

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n verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”. Ricordando queste Parole di Gesù e quelle del nostro amato Padre Fondatore che dice: “dare più considerazioni ai più poveri e deboli”, la nostra Congregazione, istituendo a Trivandrum un nuovo centro educativo per i bambini abili e disabili, ha esteso la sua attività caritativa in India dove la povertà favorisce il dilagare dell’ingiustizia. Questa scuola, attrezzata e confortevole, è segno della generosità di tante persone, che in Italia ci vogliono bene e soprattutto della nostra Congregazione. Di fronte a questo bellissimo dono che renderà felici tanti bimbi e le loro famiglie non possiamo che commuoverci ed esprimere la nostra gratitudine e la nostra gioia. Il 28 maggio 2011 è stato un giorno di festa per tutte noi, perché alla presenza delle nostra carissima Madre Generale e di Madre Antonia, viene inaugurato con la benedizione il complesso edilizio che comprende la “Play school” e la “Special School”. Il rito della benedizione è presieduto dal Vicario Generale della Diocesi Latina Mons. Eugin Periera. Erano inoltre presenti alcune autorità, sacerdoti, suore, genitori e naturalmente i bambini che frequentano le due scuole. Subito dopo è iniziata la Festa che ha visto protagonisti i bimbi che si sono esibiti in canti e danze, ricevendo gli applausi di tutti i presenti. Anche le autorità sono intervenute con messaggi educativi. Infine i genitori hanno ringraziato le Madri e tutte le Suore con un canto composto da loro per la speciale occasione.

La Madre Generale commossa ha rivolto parole di ringraziamento per l’accoglienza calorosa dimostrata dai bimbi e dalle loro famiglie. È seguito poi uno scambio di doni e la festa si è conclusa nella gioia di un’agape fraterna. GRAZIE è la parola che ci nasce dal cuore verso il Signore e la nostra Famiglia Religiosa. È davvero bello che la scuola Santa Marta per i bambini normali e diversamente abili, inaugurata a Trivandrum nel mese di Maggio, abbia incominciato la sua attività con particolare attenzione ai più poveri e deboli, proprio secondo lo Spirito del nostro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio. Sono numerosi i bambini ospiti in questa scuola e le Suore si dedicano con amore e generosità alla loro formazione con la collaborazione di alcuni laici. È veramente grande la gioia dei bambini e dei genitori per avere trovato un luogo ospitale e sereno. La “Special School” davvero apre un nuovo spiraglio di vita e di speranza per le persone più emarginate dalla società. Nonostante le difficoltà e le fatiche, questo centro educativo prosegue bene. Attualmente la “Special School” è frequentata da 44 bimbi e la “Play School” da 55. Mentre rinnoviamo la nostra gratitudine, chiediamo di sostenerci con la preghiera per portare avanti la bellissima missione, affidataci dalla nostra Famiglia Religiosa, facendo di questa scuola, un luogo sereno, dove i bambini in difficoltà e le persone bisognose vengono accolte come Marta, Maria e Lazzaro accoglievano Gesù a Betania.


di Gratitudine

le Suore della comunitĂ Trivandrum

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In missione

Benedizione dell Sup “Benedite il Signore, voi tutte opere

C

on questa espressione del salmo 102 ho voluto dare inizio alle mie parole che vogliono essere soltanto una manifestazione di tutti quei sentimenti che riempiono i nostri cuori in questo importante giorno per la nostra “Unità Educativa”. La lode del salmista è anche la nostra perché dal profondo del cuore desideriamo soltanto che questa bellissima “costruzione”, attraverso tutte le persone che vi abiteranno, continui a benedire Dio per sempre. Dio, mediante la volontà dei miei Superiori

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volle che toccasse a me essere testimone della realizzazione e dell’apertura della Scuola Superiore nella nostra Scuola di Valdivia. Si concretizza in questo modo il desiderio di tanti genitori che da tempo anelavano di poter contare nella nostra scuola sulla continuità educativa per i propri figli e di non fermarsi solo alla scuola bàsica. Ci siamo “imbarcati” in questa avventura con tremore e timore, ma allo stesso tempo fiduciose nella Divina Provvidenza che si manifesta mediante tanti segni, tra cui la risposta


lla Scuola eriore a Valdivia

di Suor Adriana Gajardo Cile - Valdivia

sue, in ogni luogo del suo dominio” (Sal 102) nostra azione ci aiuti ad essere fedeli in ogni progetto che tenteremo di realizzare per la maggior sua gloria. Il nostro Grazie sincero alla carissima Madre Generale, rappresentata in questo momento da Madre Lilian e da Madre Alejandra, e a tutta la nostra Famiglia Religiosa sparsa nel mondo S. Marta e il Beato T. Reggio ci aiutino ad essere ogni giorno un faro di luce e un’oasi di pace per tutti coloro che giorno dopo giorno frequenteranno la nostra Scuola. 35 Camminando con fede 2/2011

positiva della nostra Congregazione, l’appoggio dei genitori, la forza, l’impegno, l’entusiasmo e la professionalità dei nostri docenti e l’incoraggiamento delle Autorità Educative della nostra Città. Per cui oggi è “il giorno del grazie”, della gioia, perché questa giornata storica per la nostra comunità educante, sia benedetta dal Signore. Nei nostri cuori un unico grande anelito: che tutte le persone che saranno accolte in questa scuola continuino a dare gloria a Dio, fonte di ogni bellezza. Lui autore di ogni


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Carissime sorelle,

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desidero far giungere a ciascuna di voi il mio saluto e il mio “grazie”! Grazie per la delicata e affettuosa “compagnia” che mi avete regalato nel tratto di strada che abbiamo condiviso! Credo che davvero, la cosa più bella del nostro camminare insieme siano stati i piccoli, ma significativi passi sulla strada dell’amicizia, del nostro sentire che insieme possiamo esprimere “l’umanità della Chiesa”: abbiamo fatto un cammino di “comunione”, così, semplicemente, intessendo una preziosa rete di affetto, di bene. Ci siamo sostenute a vicenda comunicandoci le Parole di quella “Speranza” che non è nostra, ma che noi accogliamo e abbiamo il mandato di condividere con tutti. Questo bene che ci siamo regalate sarà il grande dono che porterò con me nel nuovo servizio che sono chiamata a donare. Parto da una terra che mi è carissima, quindi con fatica, ma con la certezza che ogni chiamata di Dio è sempre per aprirci a nuovi orizzonti, sempre per coinvolgerci nella sua novità; parto con la certezza che il Signore sa “mettere le vele alla nostra tenda” per condurci nell’infinito del suo amore. Vi auguro, chiedendolo al Signore, quello che desidero per me: di saper respirare tutta la Bellezza che la vita ci offre; di lasciar cadere dalle nostre mani, quello che non è “essenziale”, quello che distoglie il nostro sguardo dalla “Perla preziosa” che è il senso del nostro camminare… di avere sempre il cuore e la mani aperte per saper cogliere le provocazioni che “l’oggi di Dio ogni giorno ci propone… Vi auguro che non venga mai a mancare l’“olio delle nostre lampade”… che nessuno possa soffrire la mancanza del nostro amore, della nostra tenerezza… Abbraccio forte, forte ognuna di voi con la certezza che il bene ricevuto e donato, ci resterà sempre nel cuore! Con tanto affetto Suor Giuliana Merciari


Innamorati di Maria a veglia che ha preceduto la Beatificazione dell’amato nostro Papa Giovanni Paolo II trasmessa in mondovisione dal Circo Massimo di Roma ha avuto il suo momento culminante nella preghiera del Rosario tanto cara al nuovo Beato. Sono stati scelti cinque santuari mariani del mondo ed è stata assegnata a ciascuna comunità lì presente la riflessione e la recita di un mistero. I santuari erano quelli di Lagniewniki a Cracovia, di Kawekamo in Tanzania, di Notre Dame du Liban Harissa Libano, di Nuestra Signora de Guadalupe in Messico e di Fatima in Portogallo. A me che ora vivo in Libano è capitata la fortuna di essere presente al Santuario di Notre Dame du Liban ad Harissa. Nella basilica, addobbata con migliaia di fiori e ceri, come solo i libanesi sanno fare,e gremita di folla alla presenza di numerosi preti e vescovi, era stato allestito un maxischermo su cui abbiamo potuto seguire la veglia in diretta da Roma. L’emozione forte che ho provato nel rivedere tante immagini di Giovanni Paolo II e di ascoltare numerose testimonianze che hanno messo in luce i vari aspetti della personalità del Beato è salita alle stelle quando siamo stati collegati in diretta per recitare il terzo mistero del Rosario. Lo sventolio della bandiera libanese e vaticana che ognuno aveva in mano e dei luminosi flambeaux ha davvero ben rappresentato la gioia di questo popolo che aveva ricevuto il Papa, ora

Beato, con un tripudio immenso e che ora lo venera come suo protettore. In quel momento ho ricordato le Suore di Santa Marta sparse nel mondo e tanti amici cui sono profondamente affezionata e riconoscente, pregando la Vergine Madre di Dio e il Beato Giovanni Paolo II perchè ci aiutino e ci proteggano sempre nel cammino dietro a Gesù. Sono certa che la grande gioia che ho vissuto insieme a tanta gente nel mondo intero non si cancellerà facilmente dal mio cuore.

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di Suor Damiana


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Grazie Signore Gesù

di Suor Gina

CHIESA DELL’IMMACOLATA Sarno, 21 Agosto 2011

M

i è dolce ringraziare il Signore per il dono della fedeltà che mi ha fatto perseverare in questi 25 anni proprio qui ai piedi della “mia Immacolata”! Quanti dolci ricordi! Qui è maturata la mia vocazione e qui ha avuto inizio la mia avventura. Qui dove ho pregato per capire la Sua Volontà e farla capire anche a chi amavo! Ringrazio il Signore per il dono della mia famiglia che mi ha dato tutto ed è alla base della mia vocazione; per il mio papà che ora è a far festa e a gioire con il mio Sposo! Ringrazio la Comunità Parrocchiale e tutti i sacerdoti, qui presenti che hanno guidato e seguito il mio cammino, tutte le persone che fisicamente non sono più qui in mezzo a noi

ma che con noi stanno facendo festa da lassù. Grazie per la mia Famiglia Religiosa delle Suore di Santa Marta, per le Madri e le Suore che mi sono state vicino con la preghiera e l’esempio! Grazie a tutti gli amici che condividono anche oggi con me questa gioia del “SI” ripetuto ogni giorno in questi lunghi anni. Chiedo alla Mamma Celeste, alla nostra Immacolata, al Beato Tommaso Reggio e al Signore la grazia di perseverare nel suo amore, nel suo servizio fino alla fine dei miei giorni e di benedire la mia famiglia, le mie suore e tutti voi presenti perché insieme possiamo lodare Dio, chiedere altre vocazioni e dire Alleluia!

SAN BERNARDINO - MADONNA DI LOURDES Camminando con fede 2/2011

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Genova, 25 Settembre 2011

S

ono commossa nel dire il mio Grazie al Signore per il dono della perseveranza e della fedeltà in questi “25” anni proprio qui ai piedi di questa Madonna dal grande mantello dove è iniziata la mia missione tra le Suore di Santa Marta! Qui nella casa dove c’è il nostro amato Padre Fondatore! Sono arrivata qui che ero ancora novizia e ci sono rimasta quasi otto anni, fino ai Voti perpetui. A Genova ho rinnovato tutti gli anni la mia Professione Religiosa, qui ho goduto di tante gioie spirituali e umane e qui ripeto ancora il mio “SI” con la certezza che Lui è il Signore del mio cuore, della mia vita!

Devo dire grazie anche a quanti pur non essendoci più hanno condiviso il mio cammino di consacrazione e hanno pregato per la mia perseveranza! Grazie Signore perché, pur nella mia indegnità, mi hai chiamato a seguirti più da vicino, a Te mi affido a Te affido la mia famiglia, la mia Comunità, le mie consorelle tutte, tutti gli amici, tutti quelli che porto nel cuore e tutti quelli che oggi fanno festa con me. Tutti siamo chiamati alla santità e allora sosteniamoci a vicenda con la preghiera e con l’affetto. Alla Vergine Maria e al nostro Padre Fondatore chiediamo di benedirci e di mandarci altre vocazioni!


Santa Marta: una lettura diversa

di Suor Sidhu Sebastian Trivandrum - India

al momento in cui ho iniziato ad ascoltare la Parola di Dio ho sentito tante volte il nome Marta e spesso nelle omelie il suo posto era nella lista di quelli che si lamentano, Maria invece era sempre presentata come una che ascolta ai piedi di Gesù. Marta non aveva un ruolo importante e non l’avevo mai incontrata nel Vangelo tra le donne “protagoniste”. L’itinerario della vita mi ha portato ad appartenere a una Famiglia Religiosa che porta il nome di Santa Marta nonostante che non avessi molta chiarezza su questa figura. In lei non trovavo niente di straordinario ma per me era una maestra di accoglienza e di servizio premuroso. Maturando ho poi conosciuto non solo la donna che si preoccupa di molte cose ma soprattutto una discepola che vive in modo straordinario le cose ordinarie. Ho così imparato ad amarla. La maternità che esprime nell’accogliere Gesù nella sua casa, l’amore fraterno nel condividere le sue preoccupazioni con Lui, la sua speranza e la sua fede mi sollecitano ad imitarla. Il desiderio di accogliere bene l’Amico nella sua casa forse è stato per lei fonte di preoccupazione che non si vergogna ad esprimere a Gesù.Essa depone ai suoi piedi tutte le sue ansie e accetta di buon grado le sue correzioni. Mi domando: quando il Signore mi corregge con amore tramite gli altri qual è il mio atteggiamento? Qualche correzione non è forse rimasta in me come una ferita aperta? Marta invece è rimasta in silenzio ascoltando il Signore. Se pensiamo all’importanza del silenzio possiamo trovare una risposta: nella vita non c’è bisogno di discorsi inutili. Come a Marta anche a noi possono capitare momenti di incomprensione e di scoraggiamento… tendiamo allora le orecchie alle parole del

maestro… Quando siamo lontane da Lui, quando ci preoccupiamo di mille cose Gesù ci invita a scegliere la parte buona che non ci sarà tolta. L’incontro con Gesù cambia la vita di Marta che fa un salto di qualità: dal suo modo di essere a quello che è chiamata a diventare e ciò è possibile anche a noi! Desiderosa della guarigione del fratello Lazzaro Marta manda un messaggio a Gesù che ritarda a venire e il fratello muore. Eppure Marta attende con trepidazione il suo Maestro sicura che non la lascerà sola. Quando Gesù arriva non riesce a trattenersi e dice: “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”… “Io sono la Resurrezione e la Vita”… In queste parole di Gesù Marta pone tutta la sua fiducia. E noi, quando il dolore ci avvolge, siamo in grado di riconoscerlo e proclamare la nostra fede in Lui come Marta? Mentre dialoga con Gesù Marta si ricorda di sua sorella Maria e subito corre da lei: “Il Maestro è qui e ti chiama”! E noi, quando siamo nella sofferenza siamo altrettanto sensibili e attente verso gli altri? Ora Gesù è davanti alla tomba di Lazzaro, piange e sospira. Egli ordina: “Spostate la pietra!” e Marta “Manda cattivo odore, perchè questo è il quarto giorno”. Marta scopre che senza la presenza di Gesù ogni vita manda cattivo odore. “Vieni fuori!” e Lazzaro ritorna alla vita e in Marta dalla fede rinasce la speranza. Spesso nei momenti difficili Santa Marta mi viene incontro con le sue consolazioni. Quanta strada da percorrere ancora per giungere alla Vita? Non so, ma sono certa che la via è quella dell’amore e dell’umiltà percorsa dalla nostra Protettrice e dal Beato Tommaso Reggio nostro Padre Fondatore.

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Tempo per Camminando con fede 2/2011

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Grazie, Signore, per le settimane d’estate, per le scoperte e per gli incontri, per la bellezza contemplata, per il silenzio e l’amicizia, per l’amore rinnovato e il riposo! Grazie per questo tesoro: lo conservo nel mio corpo e nel mio cuore. Ora è tempo di ricominciare: bisogna ritornare alle cose ordinarie. Ma non ritornerò alle cose di sempre, alle pratiche del passato; non ricomincerò con le mie abitudini. Ritornerò con il desiderio di lottare, con la voglia di amare, con la dolcezza che accoglie. Ritornerò con la misericordia ed un sorriso aperto, con limpidezza e coraggio. Ritornerò, ancora una volta, con la gioia contagiosa del Vangelo. Ora è tempo di ricominciare: (Charles Singer) vieni con me, Signore!


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ricominciare

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Firmes en Firmes en la fe, firmes en la fe caminamos en Cristo, nuestro Amigo, nuestro Señor. Gloria siempre a Él! Gloria siempre a Él! Caminamos en Cristo, firmes en la fe.

“...S

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aldi nella fede, camminiamo in Cristo, nostro Amico e nostro Signore…”. L’eco dell’inno della GMG 2011 risuona ancora dentro di noi. Questo è il mandato che è partito da Madrid. Insieme a un immenso stuolo di giovani provenienti da ogni parte della Terra, sessanta di noi del Decanato di Affori in Milano: preti, suore e giovani… abbiamo vissuto la grande celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù. Forte è l’emozione di trovarsi accanto a giovani, uomini e donne, che credono la tua stessa fede, che sperano Cristo, la tua stessa speranza, che amano in Gesù ogni uomo come fratello. A Madrid, giovani provenienti da 190 Paesi hanno riempito uno scenario davvero “spettacolare” che ha dato al mondo la testimonianza di cuori semplici e generosi che radicano in Cristo la loro fede. Da Milano, noi “piccolo gruppo di pellegrini” ci siamo diretti verso Genova… poi l’imbarco sulla nave che ci ha portato fino a Barcellona. Qui è avvenuto l’incontro con tanti italiani,

soprattutto milanesi. La Diocesi di Milano, infatti, è stata gemellata alla Diocesi della grande città catalana. Nei due giorni di permanenza abbiamo partecipato alla Messa nella suggestiva chiesa della Sagrada Familia e in quella di Santa Maria del Mar, celebrazioni che hanno sottolineato lo spirito di unità delle due grandi Diocesi. Preghiere, canti, inni, bandiere… e già si respirava aria di festa!


Da Barcellona via… verso Madrid e Becerril de la Sierra, un piccolo paese che ci ha ospitato, arroccato a mille metri di altitudine, distante cinquanta chilometri dalla capitale. La palestra della scuola è diventata il luogo di riposo notturno non solo nostro, ma anche di tanti altri pellegrini. Lo scopo per cui eravamo lì, il clima di rispetto reciproco che si è da subito instaurato hanno sopito i disagi sia per la precarietà del dormire sia per la carenza di servizi per le “abluzioni” quotidiane. E poi… ecco la grande settimana della GMG!!! Madrid ha aperto le porte a due milioni di pellegrini che sono transitati per le sue vie, scesi nelle sue metropolitane inondando di allegria come un “tornado” ogni piazza. “ITALIANO, BATTI LE MANI” è uno dei tanti urli che spesso sono risuonati… e noi Italiani ci siamo scoperti davvero in tanti. L’esuberanza, la gioia di essere lì hanno contagiato tutti. E allora… italiani, spagnoli e por-

Milano

toghesi, francesi e inglesi, polacchi e tedeschi e altri ancora… americani, africani, asiatici e australiani si sono sentiti fratelli. Il Cardinale di Madrid ha celebrato la Messa d’Accoglienza dell’inizio della GMG e ha preparato l’arrivo del Papa. Benedetto XVI, il giorno successivo è entrato nella capitale salutato con sventolii di bandiere da fiumi di folla che confluivano nella grande Plaza de Cibeles al grido “¡Esta es la juventud del Papa!” Un alto e sentito momento è stata la celebrazione della Via Crucis presieduta da Sua Santità. La grande croce era portata a spalla, stazione dopo stazione, da giovani provenienti dagli svariati luoghi della Terra. In quel momento pareva compiersi ciò che San Paolo esprime in una delle sue lettere: “Non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non

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la fe!

di Don Giacomo Roncari e Suor Rosalba Bernareggi


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c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù!” (Galati 3,28). Di fronte a quelle stazioni di dolore, lacrime di commozione hanno bagnato volti assorti in quel “miracolo di umanità”. E lo stupore è stato tanto quando ci siamo ritrovati accanto a dei fratelli iracheni che, con grande entusiasmo, sventolavano la loro bandiera! Era l’espressione del loro essere lì alla GMG, il loro modo di dire al mondo: “Ci siamo anche noi… piccolo gregge di una chiesa perseguitata”. I giorni della Veglia e della Messa del mandato erano arrivati. Con zaini in spalla, qualche stuoia come giaciglio per la notte e poche cose per ripararsi da un’eventuale improvvisa intemperie, siamo partiti per l’Aeroporto Cuatro Vientos, luogo della grande adunata. Non ci sono parole per descrivere quello stuolo interminabile di persone che come un “esodo biblico” confluiva nell’enorme spianata: due milioni di presenze – dicono le statistiche – ma sappiamo che tanti e tanti pellegrini, non hanno trovato posto all’interno del campo e hanno passato la notte fuori, lungo le strade. Davvero la fede muove le montagne! Il caldo, la sete, un piccolissimo spazio dove distendersi… niente ha potuto minare la serenità di quei due giorni, nemmeno la pioggia

e il vento che durante la Veglia hanno sferzato tutti. Il Papa con parole incoraggianti ci sosteneva… E, passata la bufera, eravamo ancora tutti lì, ad adorare il Corpo eucaristico di nostro Signore, in un silenzio che si poteva toccare. Dopo una nottata trascorsa sotto la volta del cielo, dagli altoparlanti ci è giunto il segnale della sveglia mattutina e il saluto del “Buenos dias”. Il grande campo si andava via via destando dal sonno; intanto una colazione frugale, data dall’organizzazione, usciva dalla borsa delle cibarie. Poi… di nuovo l’attesa del Papa che sarebbe giunto per la celebrazione della Messa. Quando i grandi schermi hanno inviato le immagini dell’arrivo della papamobile a Cuatro Vientos, grida di gioia che scandivano il nome di “BE-NE-DET-TO” e una festa di colori nel vento hanno riempito la grande distesa. La Messa del mandato concelebrata dal Papa, da vescovi e da tanti sacerdoti ha fatto risuonare in tutti la gioia che Gesù Cristo è presente e fa la sua Chiesa… e che oggi può raggiungere ogni angolo della Terra. La grande croce, come testimone, è passata poi alla città di Rio de Janeiro che nel 2013 ospiterà la prossima GMG. Da questo luogo siamo ripartiti, carichi di una rinnovata speranza. Durante il ritorno via mare da Barcellona a Genova, abbiamo condiviso insieme spazi di riflessione e soprattutto la ricchezza che ciascuno si è ritrovata dentro grazie a questa indimenticabile esperienza. La preghiera, i canti, la gioia di comunicare hanno contagiato tutti. Anche il capitano ha voluto dire un grazie ai pellegrini della GMG presenti sulla sua nave, per la loro testimonianza di fede e di fraternità. E in Gesù si diventa davvero fratelli! ¡Caminamos en Cristo, firmes en la fe!


Con l’affetto della memoria

Carissime, nella serata di oggi, dalla Casa Madre in Ventimiglia, Suor Maria Valotti ci ha lasciato serenamente, rispondendo con docilità alla chiamata del Signore che l’ha accolta nel suo abbraccio misericordioso. Nata a Camignone (Brescia) il 12 novembre 1929, era entrata in Comunità il 14 ottobre 1948 e aveva emesso i Santi Voti il 19 luglio 1951. Nel corso della sua malattia, apparentemente breve, si sono rivelati poco a poco sintomi molto gravi che celermente l’hanno condotta alla fine nonostante i numerosi interventi medici e la costante amorevole cura delle consorelle di casa Madre. Ha sperato fino all’ultimo di poter superare questo momento di prova e di sofferenza per rimanere là dove l’obbedienza ultimamente l’aveva inviata, ma il Buon Dio aveva disposto diversamente. Suor Maria aveva trascorso moltissimi anni della sua vita con i bambini della scuola materna e

Una presenza in seminario Una presenza discreta, sincera, laboriosa e materna: queste semplici parole permettono di ricordare suor Maria. Non è mai facile trasmettere con le parole quello che il cuore prova, ma tenteremo di esprimere in queste poche righe la grande riconoscenza verso Dio per il dono di suor Maria nel nostro Seminario. Quando ci soffermavamo a parlare con lei niente era mai

scontato: ci dava profondi consigli frutto non solo della sua grande esperienza di religiosa da tanti anni, ma soprattutto consigli che provenivano da un’anima che si è lasciata plasmare da Dio nel corso della sua vita. Esprimeva al meglio lo Spirito di Marta all’azione, ma non trascurava assolutamente la contemplazione di Maria. Non di rado, quando la salutavamo in portineria, la scoprivamo con il Rosario in mano: pregava per i suoi bambini ormai diventati uomini, pregava per l’amata comunità di Sarno, pregava per la sua Congregazione, pregava per il nostro Seminario, pregava per noi e per tutti. I suoi profondi occhi azzurri non nascondevano un’ anima forte, un’anima combattiva, un’anima totalmente abbandonata in Dio e che cercava di perfezionarsi e di ricordarsi spesso nel corso della giornata “della presenza di Dio e dei propositi fatti nella orazione”. La sua malattia è stata “l’ascensore” che le ha permesso di essere un’Ostia nelle mani di Gesù Cristo: nel suo letto di dolore non dimenticava nessuno, ma anzi offriva ogni sofferenza per tutti. “Ci vuole pazienza” diceva spesso e la malattia l’ha messa di fronte alla necessità di dover dipendere dagli altri: non sempre il suo spirito accettava all’istante, ma la grandezza della sua anima è stata quella di pronunciare anche questo fiat. Nonostante tutto voleva vincere la malattia; e se anche non ci è riuscita con il corpo l’ha

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Roma, 14 aprile 2011

per loro era stata sempre mamma paziente e amorosa. Nelle case ove ha svolto questo prezioso servizio è rimasto vivo il suo ricordo: a Pisa San Rossore, a Firenze Conservatorio, a Querceto, a Malmantile, a Crescenzago e, per due periodi, a Sarno. Anche la sua presenza nel Seminario di Bordighera, dove ha svolto il suo ultimo servizio apostolico, è stata caratterizzata dalla delicata e attenta premura verso i sacerdoti per i quali moltiplicava preghiere ed offerte. Sorridente ed accogliente con tutti viveva intensamente la sua consacrazione, desiderosa di testimoniare l’amore al carisma di S. Marta e alla sua Famiglia Religiosa. Affidiamola al suo Signore e mentre invochiamo da lei intercessioni per la nostra Congregazione, pensiamola stretta nell’abbraccio della sua cara sorella Suor Amedea. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Con l’affetto della memoria vinta con la sua profonda fede, testimoniando ed essendo di esempio per le compagne di camera nell’ospedale. Ultimamente aveva grande difficoltà a mangiare e a parlare: quando le portavamo Gesù nella Santa Comunione i suoi occhi brillavano e semplicemente ella diceva: “avete Gesù non è vero? Grazie!”. Come Marta, di fronte al dolore e alla sofferenza, ella sembrava dire al suo Signore: “qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”. E, certo, la risposta di Gesù non sarà stata diversa: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”. Grazie, suor Maria, della tua presenza, del tuo affetto, del tuo amore nei nostri confronti: continua a ricordarci e a pregare lassù per tutti noi insieme a Gesù e alla nostra carissima Mamma!

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I Seminaristi del Seminario Vescovile Pio XI - Bordighera Diocesi di Ventimiglia - San Remo

Roma, 22 giugno 2011 Carissime, oggi dalla casa di Delegazione di Santiago (Cile) Suor ALBERTA ARCUCCI ha risposto all’ultima chiamata del Signore che l’ha invitata a partecipare al banchetto delle nozze eterne. Nata a Viareggio il 10 settembre 1922, era entrata in Comunità il 18 aprile 1945 e aveva emesso i Santi Voti il 15 ottobre 1947. Suor Alberta è stata tra le prime a partire, giovanissima, per il Cile, dopo solo due anni dall’inizio della missione. Da subito ha impegnato tutta se stessa ai nuovi compiti che l’attendevano in questa terra che poco a poco è divenuta la sua seconda patria: con entusiasmo e passione e, senza risparmiare le energie della mente e quelle del cuore, ha cercato di operare intensamente perché il bene, quello vero, trionfasse e tutti i poveri a lei affidati, potessero ritrovare dignità speranza e voglia di vivere. Nel corso dei suoi sessantun anni di missione in questa amata terra Suor Alberta ha avuto occasione di sostare in diverse nostre comunità lasciando segni positivi della sua presenza. Mentre svolgeva normalmente il compito di educatrice e di insegnante è stata attenta a cogliere i bisogni e le necessità della gente, cercando di operare con interventi destinati a migliorare situazioni difficili. In questo senso Vallenar è la città che ha potuto maggiormente godere della

presenza e dell’opera di Suor Alberta: qui ella ha sparso semi di bontà, di generosità, di intraprendenza che hanno fatto fiorire la missione. Tutti la ricordano, anche anziana, pronta all’accoglienza nonostante i problemi dovuti alla sua precaria salute. A Santiago dove ha trascorso i tempi non facili della malattia, si è purificata e ha consegnato la sua vita, serenamente, a Dio che un giorno l’aveva chiamata a servirLo in una terra lontana perché proprio lì l’aspettavano le ricchezze di affetto e di riconoscenza di tutti coloro che le hanno dato molto di più di quanto lei potesse desiderare. Preghiamo per lei e chiediamole di intercedere presso il Signore, per la nostra famiglia religiosa e in particolare per la missione Cilena. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Carissime, dalla Comunità di Viciomaggio, mi giunge la spiacevole notizia che nel corso della notte è deceduta improvvisamente Suor PIA VILLA Se ne è andata così senza disturbare nessuno… il suo Signore, forse, le ha voluto preparare un “risveglio” tutto nuovo nel suo Paradiso. Nata a Pavia il 9 agosto 1926, era entrata in Comunità il 26 dicembre 1950 e aveva emesso i Santi Voti il 14 agosto 1953. Parlare di Suor Pia vuol dire avere di fronte la figura di una vera Suora di Santa Marta che ha lavorato senza risparmiarsi e “con l’umile lavoro delle sue mani” ha rallegrato la mensa e la vita di chi ha potuto gustare anche la delizia delle sue attenzioni. Ella, infatti, nelle diverse case dove l’obbedienza l’ha destinata, ha svolto con cura e umiltà il servizio proprio dei bisogni quotidiani delle persone che

ogni giorno incontrava nelle diverse mansioni a lei affidate (come portinaia, guardarobiera, assistente dei più piccoli, cuciniera, economa, ecc…). La ricordiamo sempre disponibile, sorridente e serena nel tentativo di spendersi con generosità anche quando gli anni cominciavano a far sentire il loro peso. Il paese dove era cresciuta, Masate, che l’aveva vista partire giovanissima l’ha voluta per l’ultimo saluto: è così ritornata nella sua terra, là dove da sempre le Suore di Santa Marta sono molto amate. Affidiamola al Signore, a quel Signore che veglia sempre su ciascuna di noi. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

“Ecco sto alla porta e busso, se qualcuno mi apre entrerò e cenerò con lui” Apocalisse

Così è stato per suor Pia Cara suor Pia, non era nel conto che tu partissi… Nel silenzio,nel tuo sabato senza vespro, nel riserbo mite, nella semplicità e discrezione, che erano le tue virtù quotidiane, ci hai lasciate… Con passo silente, senza far rumore, senza disturbare, senza chiederci permesso… I tuoi passi brevi, i tuoi piedi sempre doloranti ti hanno portata là dove il tuo Signore ti attendeva,

all’appuntamento del mistero, nel cuore della notte. Sei andata in pace, come hai sempre cercato di essere in pace con tutti… cosa non facile.. Sei nei nostri cuori, cara suor Pia, sei nei nostri occhi che ti vedono:tutta presa dalle tue mansioni in cucina, preoccupata della cena, delle patate da cuocere il cui numero era sempre un tormento.. Sei nei nostri occhi, avanti e indietro tra dispensa e cucina, con il carrellino (pony) cigolante, che era la tua automobile, il tuo strumento di trasporto… Eri intelligentemente attenta a quanto avveniva nel mondo, alla realtà, su cui ti pronunciavi con stupore, con inquietudine talvolta. Ci manchi suor Pia, ci manca la tua presenza, in cappella, a tavola, in sala, alle riunioni, eri fedele, sempre pronta alle richieste… Ci manca l’espressione dei tuoi occhi chiari sempre intenti e premurosi a voler capire quanto si diceva e si voleva… Ci mancano i tuoi passetti… la tua paura di cadere.

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Roma, 25 giugno 2011


Camminando con fede 2/2011

“...Se dunque preghiamo il Signore perché ci dilati il cuore, ci accorgeremo che, anche se sembrano piccole le cose che dobbiamo fare per Dio, piccole non saranno mai se noi le faremo con cuore grande e generoso...” Mons. Tommaso Reggio

“dalle riflessioni ai Seminaristi” pp. 174-175


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