Camminando con fede 2 2015

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3 Editoriale

la Redazione

In missione 15 Il sogno, il progetto, la realtà: 1965-2015 cinquant’anni e non sentirli

Parola di Dio

Margherita Bernoni

18 Testimonianze

4

“Tra voi però non sarà così”

da Luco di Mugello

Padre Ubaldo Terrinoni

20 Emozioni da Viciomaggio a Luco

Attualità 6

Laudato sì per sorella Madre Terra

suor Damiana Spignoli

suor Cornelia Macina

22 Campo di amicizia ad Arenzano

da Genova

24 Il coraggio di essere una famiglia cristiana

La parola a... Madre Carla 8

All’udienza del Papa è stata una festa

Spiritualità e carisma 9

A Betania rinasce la vita e la gioia di esser-ci per la missione

suor Anita Bernasconi

Percorsi di formazione 12 Ravvivate la fede e il dono della vocazione: svegliate il mondo!

le Suore partecipanti al Convegno

Mariangela Melica

26 Noi crediamo che i sogni diventino realtà

Laerte e Paolo da Viareggio

28 Storia della presenza delle Suore di Santa Marta

da Cuneo

30 Vivere il Vangelo dell’incontro alla luce della croce pellegrina

suor Silvana Bossegato

32 Camminerò

suor Francesca Verdorfer

34 Seminario “cuore della Diocesi”

da Bordighera

36 Nel verde della pineta di Cevo

Frammenti di santità 14

suor Faustina Alessandri

da Milano

38 Museo e Villaggio africano

da Novate Milanese

39 Roggiano: il golf, perché no?

da Roggiano

40 Grazie

Notiziario delle suore di santa marta

da Chiavari

Pagine aperte 42 Tutto è dono

suor Maria Do Thi Dung

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

44 “Tommaso Reggio... in Cina”

Quadrimestrale Anno LXXXIII

46 “Ho sempre sognato di avere tanti figli”

Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Stefania, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Alice Chennamkulath Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

Serena Dugnani

dall’Argentina

48 Tempo di ripartire... tempo da offrire

Viviana Abbondio

Con l’affetto della memoria 50

suor Angela Yepes, suor Cecilia Macelloni

50

Ricordo di Suor Angela

51

Carissima Suor Cecilia


Editoriale

La Redazione

“Fate tutto quello che Lui vi dirà” vertitevi” cioè cambiate mentalità. È una esortazione a vivere nella realtà di oggi la parola che Lui ci annuncia. Il Papa ci invita ad essere “Chiesa in uscita” che non si ripiega su se stessa ma affronta i rischi del mondo nel quale viviamo. Ma come uscire? Gesù ce lo insegna con il suo comportamento: non giudica nessuno, è attento alla sofferenza, mostra una preferenza per i lontani, per i poveri, per chi è nel bisogno, per i peccatori. Con il suo modo di essere rivela il volto di Dio, un volto non di giudice severo ma di Padre misericordioso. La stagione che la Chiesa oggi sta vivendo ci offre occasioni stimolanti per ravvivare la nostra fede: il Sinodo della Famiglia, il Giubileo straordinario della Misericordia, l’Anno dedicato alla Vita Consacrata. Anche l’Enciclica “Laudato Sì” con cui il Papa ci ricorda la grande sfida a cui tutti gli uomini, ma soprattutto noi cristiani, sono chiamati per salvaguardare la “casa comune” rappresenta un’altra grande occasione. Abbiamo infatti urgente bisogno di formarci una coscienza ecologica che richiede serietà e senso di responsabilità, anche per riconoscere che il nostro modo di vivere, le nostre abitudini di consumatori sono già un attentato alla salute dell’ambiente. Le parole della Madonna citate all’inizio “Fate tutto quello che Egli vi dirà” ci invitano a crescere nella familiarità dell’ascolto della Parola del Signore. Maria, la Madre che ebbe cura di Gesù e ora si prende cura con affetto materno di questo mondo ferito, ha compassione di tanti poveri crocifissi e dal suo trono di gloria ci invita a imitarla per farci prossimo di quanti incontriamo sul nostro cammino.

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Nel cuore del mese di agosto la Chiesa ci invita a celebrare la Festa di Maria Assunta in cielo e ci offre testimonianze che vengono anche dal passato. Un poeta e testimone, Padre David Maria Turoldo religioso dei Servi di Maria, partecipe delle vicende della nostra società e della Chiesa nella seconda metà del secolo scorso ci parla delle parole della Madonna riportate dall’evangelista Giovanni nell’episodio delle nozze di Cana. «La Madre disse ai servi: “Fate tutto quello che egli vi dirà”. Sono queste le ultime parole che si conoscono di Maria, le prime e le ultime parole che rivolge a noi per metterci nel giusto rapporto col Cristo. Non si sa ancora quanto ella rimarrà sulla terra: certo tutto il periodo della vita di Gesù; certo fino alla nascita della Chiesa, alla discesa dello Spirito Santo. Ma i testi sacri non ricorderanno più di lei nemmeno una parola, nemmeno nel giorno della sua gloriosa assunzione, quando – secondo una leggenda – tutti gli apostoli l’hanno salutata, mentre, circonfusa di luce, dispariva dai loro occhi folgorati. Cosa poteva dire Maria di più di quanto ha detto? “Fate tutto quello che egli vi dirà”. Le ultime parole sue mi fanno pensare, almeno per brevità e per senso, alle altre, ugualmente dolci e gravi, del Padre, quando comparve nella nube il dì del battesimo, oppure prima della passione del Signore: “Questi è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!”. Il Padre e la Madre rimandano entrambi alle parole del Figlio». È un invito importante per noi che viviamo un tempo di turbolenze, pieno di parole, di proposte, di suggestioni, di incertezze, di paure. Come cristiani dobbiamo stare attenti che non restino soffocate le parole di Gesù, il solo che ha parole di vita eterna. Ce lo ripete con forza Papa Francesco che sottolinea l’invito di Gesù “con-


Parola di Dio

“Tra voi però

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1. Un’ambiziosa richiesta I Dodici che sono alla sequela di Gesù fanno fatica a entrare nel progetto di un Messia sofferente e reagiscono in modo scomposto, sbagliato. Da una parte, c’è il Maestro che parla apertamente e con franchezza di ciò che di sconvolgente lo attende e cercando di introdurre i suoi alla scuola della croce; dall’altra, ci sono loro, i Dodici, che si dimostrano chiusi e riluttanti. Al primo annuncio (Mt 16, 21-23) è Pietro a dar prova di incomprensione, intervenendo e rimproverando con fermezza il Maestro. La reazione di Gesù è durissima: lo apostrofa con l’epiteto di “satana” e gli impone di “mettersi dietro”. Nel secondo annuncio (Mc 9, 33-37) è il piccolo drappello dei Dodici a perdersi nella rivalità su chi sia “il più grande”. Gesù chiarisce che la strada del discepolo non può essere diversa da quella del Maestro. Nel terzo annuncio (Mt 20, 20-28) sono di scena “i figli del tuono” (Mt 10,2), i figli di Zebedeo, che scavalcano con disinvoltura l’annuncio insistente del Maestro e che inseguono progetti di carriera. “L’ambizione è un seme che alligna in tutti i terreni, è la zizzania che si trova anche là dove vigoreggia il buon grano; e non c’è amarezza irrefrenabile come quella di un’ambizione delusa”. [cfr. mons. Garofalo] 2. La saggia risposta in due immagini L’intervento di Gesù non si fa attendere e lo articola in due immagini: il calice da bere e l’anti-modello del Regno.

Bere il calice indicava l’ira e il giudizio di Dio per l’infedeltà del suo popolo, la punizione dei peccatori e, soprattutto, l’amara e dura esperienza della sofferenza. Gesù, fa un esplicito riferimento all’immagine dell’anti-modello del Regno: “Voi sapete che i capi delle nazioni dominano su di esse”. I cosiddetti “grandi” tendono a primeggiare, a imporre se stessi, e la finalità del “servizio” al popolo svanisce. Il potere è dominio, sopraffazione, dispotismo; è violenza alla mente e alla coscienza. 3. “Tra voi non sarà così”: vv. 26-27 Lo statuto fondamentale del Regno messianico non è costituito da privilegi né da dominio. Il potere conferito a ciascuno è misurato sulla ricerca del bene per l’altro, nel principio evangelico di vivere per l’altro, con l’altro e nell’altro, come insegna Papa Francesco. Tra voi non sarà così. Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo; e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo (vv. 26-27). Questa è la Carta costituzionale dei discepoli di tutti i tempi. “Il servo e lo schiavo” sono i due modelli di quell’anti-potere che deve contraddistinguere la comunità evangelica. Con i due termini “servo e schiavo” si definisce chi “appartiene ad un altro” e non a se stesso. Servire è un verbo difficile, impegnativo. È l’immagine capovolta del potere. Gesù prospetta un’autorità senza dominio e non una comunità senza autorità. L’autorità è credibile quando si curva con semplicità a rispondere a tutte le esigenze dei singoli membri


non sarà così” di Padre Ubaldo Terrinoni

Mt 20,20-28

4. “Il Figlio dell’uomo è venuto per servire…” v. 28 a. Il Maestro: modello, soggetto e destinatario del servizio Servire è un’arte molto delicata, perché non richiede solo l’attenzione della mente, ma impegna anche il cuore, lo spirito, la sensibilità personale, le energie. È un’arte, perché nel servire l’altro occorre scegliere il momento più opportuno, le parole di carità da rivolgere e l’atteggiamento giusto da assumere nell’atto di servire. Il tutto vissuto con generosità e intima gioia e in piena libertà interiore. Gesù è il modello, il soggetto e il destinatario del servizio all’altro: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mt 20,28). b. Chi serve si dispone “in basso” per amore Il servizio concreto all’altro è il volto visibile dell’amore, è l’affettuosa e devota attenzione al Cristo che si nasconde negli ultimi, è l’affermazione del primato delle persone sulle opere, è la fattiva partecipazione alla costruzione di una comunità più umana e meno anonima, più solidaria e meno elitaria.

Colui che serve per amore dona tutto di se: ciò che è, ciò che ha e ciò che fa. Colui che serve per amore non mette limiti di alcun genere e non dice “basta, sono stanco, non ho tempo!”. Il servizio reclama “il fare” concreto, pratico, operativo, dimostrato; il servizio comporta l’esperienza di rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani, tenendo presente il monito di Gesù: “Tra voi però non sarà così; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo” (Mt 20, 26-27). L’esperienza insegna che talvolta nella vita è sufficiente un gesto per diventare eroi; ed invece non basta un’esistenza per imparare a servire e ad essere “schiavi per amore”, perché implica il difficile esercizio dell’eroismo discreto, nascosto, umile, quotidiano, un esercizio senza notizia e senza storia, al riparo da facili gratificazioni e da immediati profitti. Ed è tutt’altro che agevole per chiunque impegnarsi nell’ombra, faticare nell’oscurità e scomparire per cedere il posto al Cristo, che ancora oggi, vuol seguitare ad agire, a servire e a salvare anime e corpi.

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della comunità, cominciando dal basso, salendo poi sempre più su fino al cuore e alla mente.


Attualità

Laudato sì per Madre Terra C’

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è stato un tempo in cui i movimenti per la difesa dell’ambiente e quelli per lo sviluppo del “Terzo mondo” si guardavano con reciproca diffidenza. Poi nel 1992 è arrivato il summit della terra a Rio de Janeiro, nel quale gli esperti, tanto capaci quanto sconosciuti, delle Nazioni Unite ci hanno fatto comprendere che la questione della povertà e quella dell’ambiente sono inscindibili, che non si può affrontare l’una senza tener conto dell’altra e che qualsiasi soluzione parziale è destinata al fallimento. Il summit di Rio fu un evento straordinario soprattutto perché è stato messo in discussione da tutti, rappresentanti politici e della società civile, il modello di crescita senza limiti basato sull’uso forsennato dei combustibili fossili, sull’industrializzazione a tappe forzate, sulla produzione infinita di scorie e rifiuti. Sono passati oltre due decenni da questo importante summit e purtroppo poco o niente è stato attuato di quanto era stato auspicato con l’accordo di tutti. L’attesissima Enciclica di Papa Francesco spazia a 360° sull’argomento e solleva questioni importanti che orienteranno e rivoluzioneranno il cammino dell’uomo, da quella spiri-

tuale a quella dottrinale, da quella antropologica a quella sociale per una terra oppressa e devastata che geme e soffre, come gemono e soffrono tanti oppressi. Con grande chiarezza il Papa mette in relazione degrado ambientale e umano, denuncia i politici incapaci di trovare risposte e sprona la società civile nella sua opera di monitoraggio e di pressione. Siamo cresciuti con l’idea di essere dominatori del nostro pianeta, autorizzati a saccheggiarlo delle sue risorse. La violenza di tale atteggiamento “si manifesta nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi”. Dal punto di vista spirituale in questa enciclica l’amore di San Francesco per il creato, dove il Patrono degli ecologisti compare 12 volte, diventa la chiave di lettura dell’intero documento. È un nuovo orizzonte che il Papa vuole donare alla Chiesa e all’intera società. La seconda questione è quella antropologica. Secondo l’enciclica l’uomo non è più al centro dell’universo: l’atteggiamento che abbiamo assunto verso la terra, convinti di essere padroni e non custodi delle sue bellezze e ricchezze, deve essere cambiato. Papa Francesco ci invita


sorella di suor Damiana Spignoli

Il Papa non ha certo inteso scrivere un manifesto ecologista. Ha a cuore ben altro e si rifà direttamente al Poverello di Assisi nel ritenere che l’amore alle creature abbia senso solo nel quadro dell’amore al Creatore. Già San Giovanni Paolo II nel 1979 aveva proclamato San Francesco Patrono degli ecologisti riconoscendo in lui «un alto sentimento di tutte le opere del Creatore e quasi supernamente ispirato compose il bellissimo “Cantico delle creature”». Ciascuno di noi è chiamato a far proprio questo poema e ad impegnarsi a cantare la lode di Dio insieme a tutto il creato con uno stile di vita sobrio e un nuovo modo di intendere l’economia e il progresso. Chiediamo al Signore di sostenerci in questo urgente impegno con la preghiera con la quale il Papa conclude la sua enciclica: «Dio d’Amore, mostraci il nostro posto in questo mondo come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra, perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te… prendi noi con il tuo potere e la tua luce per proteggere ogni vita, per preparare un futuro migliore, affinchè venga il tuo Regno di giustizia, di pace, di amore e di bellezza. Laudato sì! Amen».

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a modificare «il nostro stile di vita con obiettivi che almeno in parte possano essere indipendenti dalla tecnica, dai suoi costi e dal suo potere globalizzante e massificante.» La Natura non è più nostra schiava ma nostra Madre. Da qui nasce la questione dottrinale. Non più la scienza contro la fede, ma l’una sorella dell’altra. E questa è una sorprendente novità. La scienza e la fede, per la prima volta nella storia, hanno trovato un punto di comunione: aiutare a salvaguardare quello che la nostra esistenza ha di più caro: il Creato. L’ultima questione è di ambito sociale legata a nuovi modelli di vita che siamo chiamati a vivere come società. Che tipo di ambiente vogliamo? Quale deve essere il nostro futuro? La questione sociale chiama in causa la politica, le istituzioni, l’economia, la scienza e ogni uomo credente, non credente o di altre fedi. Tutti siamo chiamati in causa, non è più il tempo dello scarica barile! È il momento della responsabilità personale e sociale fatta di rispetto e cura del Creato. Non solo una enciclica dunque ma un cantico forte e chiaro che richiama subito i motivi che spinsero san Francesco a chiamare la terra non solo “sorella” ma anche “Madre”.


La parola a...

Madre Carla

All’udienza del Papa è stata una festa A

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bbiamo avuto la fortuna di partecipare all’udienza di Papa Francesco mercoledì 12 agosto 2015, nell’Aula Paolo VI: una pausa bellissima e molto significativa per le Suore capitolari durante la seconda fase del XVII Capitolo Generale della nostra Famiglia Religiosa celebrato a Roma. È stato un momento di festa e di gioia grande che ci ha fatto sentire tutte vicinissime. È stato bello avvertire il clima di gioia che si sentiva palpabile nell’Aula. C’era presente il mondo nelle sue varietà: uomini e donne di ogni lingua che avevano in cuore un solo desiderio: far festa al Papa. Il Papa sempre accogliente e pronto a “perdersi” per i bambini che gli porgevano, ha affrontato il tema della festa e si è fermato in particolare sulla bellezza della festa in famiglia. «La stessa vita familiare, guardata con gli occhi della fede ci appare migliore delle fatiche che ci costa, ci appare come un capolavoro di semplicità: bello proprio perché non artificiale, non finto, ma capace di incorporare in sé tutti gli aspetti della vita» (Cfr. Udienza del Papa del 12 agosto 2015). Bella questa sottolineatura del Papa che possiamo applicare anche alla nostra capacità “comunitaria” di godere la festa. Il Papa incita tutti, e quindi anche noi, a godere della festa come momento arricchente che ci carica dentro, che ci fa creature che recuperano la gioia di ciò che stiamo facendo, perché sanno che ogni cosa è buona se si lavora per Lui e per costruire la

città terrena. L’incontro è stato davvero arricchente: è stato bello sentir parlare del Creatore come di colui che si riposa per godere di ciò che ha fatto e accorgersi che «era cosa buona» (Gen 1,3). In particolare è stato toccante il momento in cui il Papa si è rivolto a noi Suore di Santa Marta esortandoci «a proseguire con gioia l’impegno di servire Gesù nei fratelli più bisognosi ad imitazione del Beato Tommaso Reggio che amava ripeterci: “La carità ha le ali ai piedi, volate là dove l’indigenza del più povero lo richiede”». Con questo invito da custodire nel cuore, particolarmente emozionata per aver potuto salutare personalmente Papa Francesco e contenta di avergli potuto dire che tutte le Suore di Santa Marta, sparse nel modo, pregavano tanto per Lui, siamo uscite dall’Udienza ringraziando il Signore per la festa goduta, per aver assaporato come è vero che c’è una forza nella Chiesa che tiene tutti uniti ed è il Vento dello Spirito.


Spiritualità e carisma di suor Anita Bernasconi

A Betania rinasce la vita e la gioia di esser-ci per la missione opo la fase elettiva del Capitolo Generale, celebrata in Aprile a Roma, le Capitolari sono entrate nella seconda fase il 28 luglio 2015 fino al 14 Agosto, dopo aver partecipato agli Esercizi Spirituali a Roggiano, dettati dalla Dott. Bruna Costacurta che ci ha introdotte nella lettura ed esegesi di alcuni testi biblici sulla MISERICORDIA. Tutte siamo chiamate a ricorrere alla misericordia di Dio e ad essere noi misericordiose verso gli altri. Arricchite dall’esperienza significativa del pellegrinaggio a Concesio, sui luoghi di Paolo VI, dalla sosta a Genova sulla tomba del Beato Tommaso Reggio e dalla gioia dell’incontro con le Comunità di Roggiano, Saiano, Genova che ci hanno sostenute con la loro accoglienza, fraternità e ospitalità generosa, siamo giunte a Roma nella Casa Generalizia dove abbiamo iniziato i lavori del Capitolo. L’obiettivo era quello di rivitalizzare la vita consacrata, rinnovare l’impegno nella missione evangelizzatrice e imprimere un nuovo slancio alla Congregazione, scegliendo come motto: “A Betania rinasce la vita e la gioia di esser-ci per la missione”. Si tratta di un tema che ci ha aiutate ad approfondire la nostra identità e il nostro progetto apostolico. Sarà Madre Carla, rieletta Supe-

riora Generale per il prossimo sessennio, a guidarci nel nostro cammino. Siamo chiamate dal nostro Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, ad essere sorelle che continuano a dare vita al piccolo Istituto, fondato sul primato di Dio e la cura per l’uomo. Ci siamo perciò interrogate sulla qualità del servizio a Dio e agli uomini, nella fedeltà al carisma di accoglienza e servizio che diventa profezia per il mondo. 9 Camminando con fede  2/2015

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Spiritualità e carisma

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Le trenta Capitolari provenienti dall’Italia, dall’America latina, dall’India hanno vissuto il Capitolo come evento di Grazia in un clima di grande fraternità e di ascolto reciproco, sorrette dalla speranza e dalla presenza dello Spirito Santo che ha guidato le Delegate sia nei lavori di gruppo che in quelli assembleari. Padre Vernaschi CM ci ha offerto efficaci stimoli per la riflessione e il discernimento, prima di lavorare nei gruppi, allargando perciò gli orizzonti della vita religiosa in relazione alla Chiesa e all’ambito sociale. Il momento che stiamo vivendo non è facile e il nostro futuro dipende dalle scelte e decisioni prese in sede capitolare, che però non devono rimanere solo lettera scritta, ma vita nelle varie comunità. C’è senz’altro l’urgenza di rinnovarci, ma dobbiamo anche rallegrarci per la coerenza e la fedeltà vissuta dalla maggioranza delle religiose, col desiderio di una profonda radicalità evangelica. Le Capitolari esprimono la loro gratitudine a tutte le suore che nelle loro comunità hanno collaborato per la buona riuscita del Capitolo con la preghiera, l’offerta e col ricco materiale prodotto sia nella fase di sensibilizzazione personale, con la consulta, sia nella fase di riflessione comunitaria sui Lineamenta, prezioso contributo per la stesura dell’Instrumentum laboris, predisposto dal Consiglio generalizio con gli obiettivi indicati da Papa Francesco nella Lettera Apostolica ai Consacrati: • Guardare al passato con gratitudine • Vivere il presente con passione • Abbracciare il futuro con speranza Abbiamo fatto un cammino “dalla memoria grata alla gioia di evangelizzare nella Chiesa, affinchè nelle nostre Betanie rinasca la vita e la gioia di esser-ci per la missione”. Il lavoro era pertanto orientato a ritrovare le nostre radici e l’origine del nostro carisma, a verificare la situazione attuale dell’Istituto, a

programmare il nostro futuro e così abbiamo preso in esame il “minimo Istituto e la grandezza del carisma come lievito profetico di una identità per una missione di fede e di speranza, attraverso una testimonianza gioiosa e coinvolgente, perché al centro della nostra vita c’è il Signore Gesù”. La fondazione del nostro Istituto è stato l’audace tentativo del nostro Fondatore, con il solo compito di portare al mondo il Vangelo, irradiarlo e svelarlo agli uomini. Papa Francesco nella lettera ai Consacrati ci dice: “Mi aspetto che ogni forma di vita consacrata si interroghi su quello che Dio e l’umanità di oggi domandano. Nessuno in questo anno dovrebbe sottrarsi ad una seria verifica sulla sua presenza nella vita della Chiesa e sul suo modo di rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi e al grido dei poveri”. Noi, interpellate da Papa Francesco, ci sentiamo prima di tutto chiamate a vivere il PRIMATO di Dio nella nostra vita, con l’attualità del nostro carisma che ci apre ad una vera accoglienza e ci sprona ad essere attente ai segni dei tempi, perché la nostra missione diventi profezia capace di illuminare il futuro. Un’autentica spinta in questa direzione deve venire dalla responsabile della Comunità che accoglie e raggiunge tutti i membri e ricompone l’armonia. Le nostre Comunità devono diventare luoghi di Vangelo dove Gesù è atteso e accolto e dove regna l’amore vero fra tutte. Pur vivendo una situazione di fragilità e di crisi rispondiamo con la missione alle necessità dell’uomo e facciamo nostra la proposta di Papa Francesco di “Chiesa in uscita” per andare incontro ai bisogni dell’altro. C’è un’umanità ferita che attende speranza. Il calo delle vocazioni e l’invecchiamento rendono necessario il ridimensionamento delle nostre opere, ne comprendiamo l’urgenza, pur desiderando la sopravvivenza di tutte.


stituzioni. È importante tenere presente con chiarezza la meta verso cui orientare la nostra vita e la nostra azione apostolica. Ora tocca a ciascuna di noi e a ogni Comunità leggere con attenzione quanto ci verrà consegnato da Madre Carla e confrontare i contenuti degli Atti Capitolari e delle Costituzioni con la nostra vita per formulare insieme proposte per un progetto comunitario e rinnovare la nostra vita consacrata. Madre Carla ha manifestato tutto il suo compiacimento per il lavoro compiuto, ma anche tutte le Capitolari le hanno rivolto il loro grazie per la sua presenza sempre attenta, per la ricchezza dei suoi consigli e per la fiducia che ha riposto in tutte. Il Signore è con noi, cammina con noi e sostiene il nostro piccolo Istituto nella sua missione.

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Vogliamo vivere e testimoniare la gioia e chi entra nelle nostre Betanie deve scoprire la ricchezza che Dio ci ha donato. L’amore che ci unisce ci riempie di una gioia così profonda che traspare nel volto perchè chi ha incontrato il Signore e lo segue con fedeltà diventa messaggero della gioia dello Spirito. Negli ultimi giorni del Capitolo abbiamo vissuto una intensa emozione durante l’udienza del Papa, che rivolgendosi direttamente a Madre Carla le ha augurato di continuare con coraggio e fiducia e ha chiesto notizie della nostra Congregazione e di Tommaso Reggio. La chiusura del Capitolo è avvenuta nella sala dei ricordi dove abbiamo invocato Maria e il Padre Fondatore perché ci aiutino a vivere nella fedeltà di ogni giorno quello che ci propongono gli Atti Capitolari e le nostre Co-


Percorsi di formazione

Ravvivate la fede e il dono della vocazione: svegliate il mondo! le Suore partecipanti al Convegno

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entirsi accolte in un grande abbraccio e avere le vertigini” descrive un momento di particolare coinvolgimento non solo emotivo ma che tocca in profondità e lascia un segno. È stato questo l’impatto che abbiamo avuto partecipando all’Incontro Mondiale per giovani Consacrati e Consacrate. Roma, dal 15 al 19 Settembre 2015,

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ne ha accolti più di 5000 appartenenti a 500 Congregazioni diverse e provenienti da 126 nazioni: «uno “spettacolo” meraviglioso» ha commentato a conclusione del Convegno il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA), Card. João Braz de Aviz. Anche la nostra Famiglia Religiosa era, rappresentata da venti di noi che abbiamo ricevuto un dono grande e del quale siamo molto grate alla nostra cara Madre Carla e alle Consorelle delle nostre Comunità che ci hanno sostituite nel lavoro apostolico Riflettere insieme a tanti fratelli e sorelle sulla consacrazione, la vita fraterna in comunità e la missione, elementi essenziali della vita consacrata, ci ha rincuorate e incoraggiate. Le mattinate erano scandite dall’ASCOLTO di relazioni su temi biblici di chiamata, fraternità, carismi e mis-


vigilando su se stessi, ricordando che non c’è perseveranza senza disciplina e che il “rimanere” nell’amore fonda il dono della nostra vita. Dopo la Celebrazione Eucaristica, che concludeva il Convegno, la sera di sabato 19 siamo stati invitati a partecipare alla preghiera per i consacrati martiri di ieri e di oggi: scenario di questo momento è stato il tragitto dai Fori Imperiali al Colosseo. Con gli stessi sentimenti con cui abbiamo iniziato a raccontare quest’esperienza, concludiamo la nostra condivisione riportando le parole che Mons. Josè Rodriguez Carballo ci ha rivolto durante la veglia iniziale di preghiera: “Abbiate il cuore pieno di Dio e in esso entreranno tutti gli uomini e le donne che incontrerete nel cammino. Abbiate il cuore pieno di Dio e il vostro sarà casto e fecondo nello stesso tempo. Abbiate il cuore pieno di Dio e sarete Vangelo vivente, e darete frutti, e frutti abbondanti”: non è un semplice augurio, è molto di più e richiama a quella preghiera adorante che Papa Francesco ci esortava a rivolgere a Dio: “Tu sei il Signore”.

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sione. Nel pomeriggio erano organizzati i LABORATORI di condivisione, i gruppi di lavoro si svolgevano in varie Parrocchie e Istituti religiosi della città, ed erano caratterizzati da momenti di gioia, ma anche di profonda commozione di fronte a toccanti testimonianze. Dopo la Celebrazione Eucaristica, la sera era dedicata o ad Adorazioni Eucaristiche o a CAMMINI di missionarietà e contemplazione di bellezza (visita alla Cappella Sistina). E come dimenticare l’Udienza con Papa Francesco? Con il suo stile di sempre, semplice e incisivo, ha dato risposte ad alcune domande, scendendo in concreto sulla gioia e la profezia della sequela, la vita fraterna, le insidie di una vita spesa a metà e non donata completamente e generosamente, la maternità, la memoria grata della chiamata, il rischio del narcisismo da combattere con l’adorazione. A conclusione dei lavori, sia il Prefetto della Congregazione, sia il Segretario, Mons. Josè Rodriguez Carballo hanno ribadito la necessità di non trascurare il dono della vocazione


Frammenti di santitĂ Santa donna, piena di fede e di spirito religioso, dolcissima nel tratto e nel comportamento. Ăˆ morta dicendo ad una consorella della ComunitĂ che andava a pregare per la Madre Generale e per tutte le consorelle.

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Suor Faustina Alessandri passata alla casa del Padre il 25 aprile 1993


In missione

Il sogno, il progetto, la realtà: 1965-2015

di Margherita Bernoni

Luco di Mugello

abato 25 aprile a Luco di Mugello è stato festeggiato il cinquantesimo anniversario della Scuola Materna Paritaria S. Giuseppe, già Asilo Infantile, con una giornata intensa iniziata la mattina con la S. Messa celebrata da cinque sacerdoti e presieduta dal Cardinal Silvano Piovanelli. Le numerose suore presenti hanno fatto da cornice ad un contesto emotivamente coinvolgente con le persone conosciute, ex alunni, genitori, nonni e non pochi, con gli occhi lucidi per la commozione di un “sentire vero”. Nel saluto non è mancato il ricordo per le Suore e per coloro, che per motivi diversi non hanno potuto essere presenti, ma soprattutto per chi non c’è più

fisicamente ma che tanta parte hanno avuto nella vita della nostra comunità, delle nostre famiglie, dei bambini e delle bambine a loro affidati. Ricordare e festeggiare i cinquant’anni della nostra scuola materna non è semplicemente rammentare una data o un luogo, ma è soprattutto rendere ragione e gratitudine a chi quest’opera ha fortemente voluto: l’amato e indimenticato Priore Don Dino Margheri, che rispondendo alle esigenze delle famiglie di allora, si adoperò a trovare un luogo adatto ad accogliere i bambini. Non avendo però ricevuto risposte, e non volendo oltremodo fare attendere i padri e le madri di famiglia,

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cinquant’anni e non sentirli S


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adattò nella canonica degli spazi, in attesa di trovare un luogo più adatto per l’asilo. Erano gli anni immediatamente dopo la guerra. Chi ha frequentato l’asilo in quel tempo ricorderà il latte in polvere e il formaggio di colore giallo offerto dagli americani e le minestre della “zia” Dina, infaticabile “tuttofare” a fianco del fratello Don Dino. La prima maestra è stata Anna Maria Lapucci, poi nel 1947 sono arrivate le Suore di Santa Marta, già presenti presso l’Ospedale Mugellano. Suor Giacomina Rivetti, indimenticata maestra, insieme a don Dino condivide il sogno di una struttura diversa dalla canonica e dopo tanti anni, grazie alla generosità del sig. Dino Barchielli, che dona il terreno, viene costruita la nuova scuola materna con l’aiuto di tutto il popolo e del nipote Romano Borselli che ne cura il progetto e la direzione dei lavori gratuitamente. Siamo negli anni sessanta, l’opera viene inaugurata il 3 gennaio del 1965. Ripensare il passato è come riavvolgere la pellicola di un film che ci aiuta a comprendere meglio il cammino iniziato tanti anni fa fino ai nostri giorni; è l’intreccio di presenze e vissuti, di esperienze e memorie, che come fili ne compongono la trama. Sono persone a tutti noi conosciute e che a tutti i livelli, secondo le proprie competenze e possibilità, hanno contribuito alla realizzazione dell’opera voluta in primis dall’indimenticato don Dino. A loro si legano, in continuità, il carissimo Don Savino che insieme alle Suore, e alla Superiora Generale Madre Antonia Dei, non senza una qualche preoccupazione, hanno saputo cogliere il mutare dei tempi. Siamo negli anni novanta e, alla richiesta dell’Ente Pubblico di aprire una sezione statale all’interno della scuola materna parrocchiale, le suore hanno accettato “la sfida”, mettendosi in gioco anche sul piano professionale e condividendo spazi e strumenti operativi. La lungimiranza e la bontà di quella scelta,

grazie alle suore, ha consentito alle famiglie di scegliere di iscrivere i propri figli alla sezione paritaria o statale, ma soprattutto di evitare un precoce pendolarismo dei bambini verso il capoluogo e mantenere così la continuità – e la sopravvivenza – della locale scuola primaria. La collaborazione fra soggetti istituzionali diversi e quella fra insegnanti laiche e religiose, nel rispetto della propria autonomia metodologica nella progettazione educativa, è il risultato di una realtà più che mai viva e socialmente importante per la nostra comunità e il nostro territorio, come anche il Cardinal Piovanelli ha sottolineato nell’omelia con fervore ed entusiasmo. Questa è la nostra scuola materna oggi. Nella Messa abbiamo reso grazie al Signore per tutte le persone che in qualsiasi tempo e modo hanno sostenuto e sostengono l’opera, persone che – soprattutto Suore – non ci sono più, ma che hanno fatto parte delle nostre vite e della nostra comunità di Luco e che amiamo. Difficile nominarle tutte, ma nel cuore e nel pensiero, ognuno di noi sa di chi parliamo. Dopo la Messa presso la scuola è stato benedetto un bassorilievo in pietra donato dal parroco Don Alessio in ricordo dell’evento. Poi tutti al circolo MCL a degustare i buoni tortelli, piatto tipico del Mugello. Infine si è tornati a scuola dove i piccoli hanno offerto uno spettacolo vivace con la presenza di tanti genitori, familiari e amici. Nella scuola era allestita una bella mostra fotografica. Un libretto e un filmino raccontano in immagini i cinquant’anni di cammino di questa istituzione scolastica. Una bella festa dove si è percepita la distanza fra il passato e ciò che significa oggi, ma soprattutto è stata l’occasione di incontro. Le parole non possono esprimere appieno l’emozione e i sentimenti che ognuno di noi ha provato nel ritrovarsi con quella o l’altra persona, legami invisibili e profondi che esprimono la gioia di un GRAZIE!


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Testimonianze

da Luco di Mugello

C’

erano proprio tutti! Dalla gente anziana, ai giovani e i piccoli! Che emozione! I ricordi più belli del passato! Tutta una storia vissuta con tanto impegno e amore. Questa è stata la festa a Luco di Mugello, un paese di circa 1600 abitanti compatto nel trovare sempre nuove strategie di bene. Inoltre per manifestare il loro affetto alla Congregazione delle Suore di Santa Marta hanno donato un trittico raffigurante Maria come segno di riconoscenza per il servizio che continuano a svolgere a Luco con tanto amore e generosità verso tutti.

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Sabato 25 Aprile c’è stata una bellissima festa a Luco di Mugello in occasione del 50° Anniversario della Scuola Materna “ San Giuseppe”. Una festa organizzata nei minimi particolari, che ha coinvolto tutta la Comunità a partire dalla Mostra Fotografica, nella quale tanti paesani si sono rivisti e riconosciuti: un vero tuffo nel passato. La commovente Messa celebrata dal Cardinale Silvano Piovanelli, con la successiva Benedizione della targa in memoria dei cinquant’anni. Un delizioso pranzo per ringraziare tutti quanti, soprattutto le Suore che lavorano e hanno lavorato instancabilmente in tutti questi anni. L’intero pomeriggio trascorso con i nostri bambini che hanno cantato benissimo per tutti noi e per il nostro asilo. Sì, specifico nostro perché così è stato nel passato fortemente voluto da tutta la comunità, così è oggi e così deve essere domani, perché i nostri bambini sono il futuro. Questa emozionante festa ha reso più che mai viva la voglia di essere partecipi. Le mamme

Il 25 Aprile la Comunità di Luco di ✒ Mugello ha festeggiato i 50 anni dell’apertura dell’asilo dedicato a San Giuseppe, voluto allora da Don Dino Margheri, continuato da Don Savino Poli, ed ora da Don Alessio Cintolesi. La popolazione ha risposto numerosa ed interessata a tutti gli eventi. Il tutto si è svolto in un clima molto familiare e sereno, dalla concelebrazione presieduta dal Cardinale Silvano Piovanelli, allo scoprimento e benedizione del bassorilievo in onore di San Giuseppe. Il ricco pranzo, l’esposizione e la visione di vecchie e nuove foto hanno fatto la storia dell’asilo, insieme alla recita e ai canti dei bambini delle due sezioni. È stato particolarmente emozionante e molto gradito il ritorno di tante suore di Santa Marta che hanno rivisto i loro bambini cresciuti, oggi papà e nonni. È stato un ritornare indietro nel tempo triste o gioioso, nel ricordo anche di chi non c’è più ma che ha fatto un pezzo di storia del nostro paese. Con emozione e riconoscenza dobbiamo ringraziare le Madri di allora, di ora e quelle che verranno e dire loro di non abbandonarci mai: la loro presenza tra noi è preziosa. Sentiamoci sinceramente tutti impegnati come singoli e come comunità nella preghiera perché nell’Istituto delle Suore di Santa Marta ci siano tante vocazioni, per continuare a diffondere con la parola e testimoniare con la vita il Vangelo di Cristo, diffondere lo Spirito del Fondatore il Beato Tommaso Reggio che le voleva come lui in cammino sulle strade di tutti per continuare a servire i fratelli in ogni parte del mondo. Grazie! Diacono Giuliano


Don Alessio Cintolesi

Quest’anno l’argomento che ci ha accompagnato nel nostro percorso didattico è stato: LA NOSTRA SCUOLA IERI E OGGI. Abbiamo iniziato con la conoscenza di noi stessi, l’appartenenza ad un gruppo classe, l’importanza dell’amicizia e del rispetto reciproco e infine la storia della nostra scuola… perché esiste la scuola a Luco… A conclusione del lavoro svolto durante l’anno scolastico, il 25 Aprile 2015 si è festeggiato a Luco di Mugello la festa dei 50 anni della Scuola dell’Infanzia San Giuseppe con la Santa Messa, il pranzo, e a conclusione della giornata i bambini delle due sezioni hanno allietato il pomeriggio con balletti e canti preparati per l’occasione. Tutto si è svolto in un clima sereno, gioioso e di collaborazione fra le due sezioni. Stefania e Rita insegnati della Sezione Statale

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La festa del cinquantesimo della nostra Scuola Materna dà l’occasione, a me parroco di questa comunità da solo cinque anni, di constatare quanto sia stato fatto in passato dai miei predecessori Don Dino Margheri e Don Savino Poli e dalle Suore di Santa Marta a favore di quest’opera. La presenza convinta di tante persone sia nella preparazione che nella partecipazione all’evento hanno reso tangibile una realtà davvero importante come la nostra scuola. Il mio ringraziamento va a tutte le Suore di Santa Marta, soprattutto a Suor Paola, Suor Marietta e Suor Lussy e a coloro con le quali ho avuto il piacere di collaborare nella mia breve esperienza pastorale. Ringrazio il Signore per la loro presenza nella nostra comunità dove, oltre a svolgere il loro lavoro di insegnanti, sono presenti in parrocchia nei vari impegni pastorali. A tutte loro il mio personale ringraziamento unito a quello della comunità parrocchiale.


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Emozioni

di suor Cornelia Macina

da Viciomaggio a Luco I

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n un clima di grande gioia e partecipazione, oggi 25 Aprile 2015, si è svolta a Luco di Mugello la Festa per il 50° Anniversario della SCUOLA DELL’INFANZIA “SAN GIUSEPPE”, occasione di di ringraziamento per la presenza delle Suore di S. Marta. L’invito che ci era stato rivolto, in questo Sabato speciale, ha trovato buona risposta tra noi suore di Viciomaggio ed è stato facile mettersi in viaggio nelle prime ore del mattino con il cuore pieno di gratitudine e di gioia. Oltre i vetri del pullmino, il paesaggio collinare ornato di qualche albero in fiore qua e là invitava alla gioia bisbigliando nei pensieri un bel ritornello: oggi conoscerai il “Mugello”, quello di cui parlava suor Clarice…, quello nominato con un sorriso di nostalgia dal Vescovo Giuliano Agresti…, il Mugello menzionato da suor Mariana come un dolce ricordo… oggi, oggi… E presto, passando davanti all’autodromo di Scarperia dove per pochi minuti è stato possibile veder partire i piloti nelle roboanti macchine da corsa, è apparsa l’indicazione per Borgo San Lorenzo e pochi minuti dopo, ecco… Luco di Mugello! Il paese mi si è aperto dinanzi all’imbocco di una strada centrale luminosa… aperta… con le case a destra e a sinistra, vicine con i fiori alle finestre e, tra le case, andando verso la Chiesa, il cancello delle Suore, aperto e ornato con disegni colorati sul muretto d’ingresso, insieme alla grande scritta di benvenuto. I primi passi verso l’entrata sono stati bellissimi per l’incontro con le consorelle che son venute a salutarci portandoci in casa… mostrandoci gli ambien-

ti, le foto, la mostra… Il buon caffè offerto con amore ha svegliato subito l’attenzione: ecco le didascalie, le foto del passato così ben esposte, mi hanno rivelato eloquentemente i vissuti di sacrificio e d’amore… i passi tra difficoltà enormi delle prime suore di S. Marta venute a Luco. Ognuna di noi si soffermava particolarmente in qualche punto ed io… guardando, leggendo e camminando, mi sono trovata fuori, all’aperto, su di un prato rallegrato da piste e giochi mentre all’estremo limite del giardino, verso il cancello opposto, una voce gridava il nome di suore che ancora non si vedevano ed ho visto bene una donna anziana con le braccia aperte pronte ad abbracciare qualunque suora l’avesse raggiunta. Suor Michela è uscita andandole incontro con un abbraccio da vecchie amiche chiamandola «ROSA!!!». E altre suore, spuntate improvvisamente dal cancello, correvano verso questa Nonna sorridente e affettuosissima. Ad un tratto, il suono delle campane ha orientato velocemente me, le persone con tutte le suore intorno, verso la Chiesa parrocchiale dove l’incontro con le famiglie e con i figli ormai cresciuti è stato festosissimo… affettuoso… carico di emozione per tutti. In breve è apparso S.E. il Card. Silvano Piovanelli con altri sacerdoti, già pronti per la celebrazione eucaristica. Il Parroco, con umiltà e santo fervore ha espresso parole di saluto alle quali han fatto eco quelle toccanti della Signora Margherita Bernoni che ha esposto con ordine e precisione le sequenze storiche della dedizione di tante suore passate da Luco. Le sue


richiedere i ravioli, dei ravioli particolarmente gustosi chiamati “tortelli”, un primo speciale, credo sia proprio luchese, mai gustato prima, seguito da porzioni abbondanti e squisite di carne… patatine… insalata… Il tutto servito con cuore e sorriso, dai diversi volontari premurosi e felici di dispensarci quanto avevano sui loro vassoi. Dulcis in fundo, una torta di bell’aspetto, tutta bianca con le parole di augurio scritte in cioccolato, è stata divisa in tanti quadratini… Il programma della giornata era nel cuore di tutti perché, senza avvisi, i genitori, i nonni e parenti… si sono riversati nel giardino della Scuola dell’Infanzia di Luco dove i bambini insieme alle insegnanti, suore comprese, hanno offerto uno spettacolino delizioso. Ottimo l’impianto audio con le musiche e le canzoni che hanno allietato ognuno dei presenti. Infine, una distribuzione di regali ha reso più allegra la festa. Se la memoria è il presente del passato, la speranza di una miglior fioritura, è la garanzia del futuro: la fresca vivacità dei piccoli e la collaborazione di tutti i luchesi in questa fantastica giornata carica di entusiastica partecipazione, fanno ben sperare che l’evento di fede, gioia e fraternità sperimentato oggi, possa essere stimolo orientativo di nuove realizzazioni.

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espressioni coinvolgenti sono state accolte in un grande commosso silenzio. Tutto era immobile… in ascolto raccolto e perfino il Diacono Giuliano così agile e rapido nei suoi giusti preparativi, è rimasto sospeso ad ascoltare, pensoso e compiaciuto, quello che Margherita stava dicendo! Dopo questa brillante presentazione, il coro, dall’alto della cantoria, ha iniziato le sue armonie canore molto appropriate, unite al suono delle chitarre che hanno accompagnato tutta la solenne celebrazione. La santa Messa ha avuto un momento emozionante quando la popolazione di Luco ha offerto una preziosa icona alle Suore di Santa Marta ed è stato molto bello vedere, a fine Messa, tutta la gente in cammino… tornare verso la Casa delle suore dove è stato scoperto un meraviglioso bassorilievo in pietra serena raffigurante San Giuseppe con Gesù Bambino, offerto dal Parroco don Alessio. Momenti bellissimi sono stati quelli della migrazione rapida e festosa delle persone… a braccetto… in compagnia… dal punto della Benedizione davanti alla Scuola, al Circolo Parrocchiale. Il salone d’entrata era tutto vestito a festa con scritte e fiori ovunque. In un batter d’occhio l’ambiente si è riempito di gente affamata alquanto… e si è visto immediatamente un bel gruppo di persone in servizio veloce ed efficiente per raggiungere tutti. Mi son trovata a


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Campo di amicizia ad Arenzano da Genova

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ogliamo far conoscere un progetto a cui abbiamo partecipato attivamente come suore di Santa Marta insieme ad altre Comunità Religiose di Genova. Interessate a risvegliare nelle giovani l’attrazione dell’amore di Gesù e a riscoprire in ogni cuore la chiamata e la vocazione ad amare, ci siamo riunite per organizzare in agosto un campo estivo diverso, orientato a conoscere meglio Gesù, ad ascoltare la sua Parola ed a seguirlo sulla strada che Lui vorrà. L’invito era rivolto a ragazze dai 10 ai 14 anni; hanno risposto 34 ragazze provenienti da Milano, Torino e Genova. Per realizzare questo progetto ci siamo rivolte alla comunità dei Carmelitani Scalzi del San-

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tuario del Bambino Gesù di Arenzano che fanno già un percorso con i ragazzi del Seminario minore e che hanno accolto la proposta con molto entusiasmo. Dalla nostra Comunità di Genova abbiamo partecipato in due, Suor Saly e Suor Karem, ed è stata un’opportunità per far conoscere il nostro Carisma alle giovani che cercano di avvicinarsi a Gesù ma che hanno ancora paura. Ci siamo divise in squadre per una gara giornaliera assegnando punteggi nella bontà e nello spirito di squadra; anche noi vi abbiamo partecipato con tutta la nostra buona volontà ed entusiasmo. Il racconto base era il gabbiano Jonathan che nella sua semplicità ci ha insegnato a non


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conformarci alle cose facili, ma a volare alto con lo sguardo e il cuore liberi ad immagine del Grande Gabbiano per riuscire a scoprire i doni che Dio ha messo in noi. Attraverso questo racconto ogni Congregazione ha presentato il suo Fondatore e un brano della Parola di Dio, ritrovando nel tema lo sguardo lungimirante del nostro Padre Fondatore e l’esortazione a volare sempre dove c’è più bisogno. Poi i vari gruppi hanno realizzato cartelloni con le frasi più significative e laboratori di ricamo, di decoupage, coreografie e danze sul messaggio francescano. Siamo tornate dalla nostra nuova esperienza di Arenzano con grande gioia e tanta grazia nel cuore, per noi suore è stata un’esperienza molto edificante ma sicuramente anche per le ragazze che hanno partecipato con entusiasmo alle iniziative presentate. Abbiamo offerto il nostro impegno e la nostra fatica per la Congregazione e le nuove Vocazione che il Signore ci vorrà donare. Ringraziamo la nostra famiglia Religiosa che ci ha permesso di partecipare e di poter contribuire con la nostra presenza alla realizzazione di questa significativa esperienza che ci auguriamo si possa ripetere in futuro.


In missione di Mariangela Melica

Il coraggio di essere una famiglia cristiana Velletri

C

ome di consueto in occasione dell’avvio della stagione estiva, mi piace concludere l’anno scolastico con alcune riflessioni hanno attraversato il cammino della comunità della scuola Santa Marta di Velletri. Il nostro progetto didattico, “il corpo umano”, ha investito più campi e con grande soddisfazione siamo riusciti anche quest’anno a raccogliere consensi e ammirazione per tutto il lavoro svolto. Il cammino di tale progetto si è concluso con il saggio di fine anno che ha posto al centro della rappresentazione teatrale la persona come essere vivente come individuo unico e irripetibile. Il grande mistero della vita si

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racchiude in un DNA esclusivo che abbiamo associato alla figura di un burattino che a tutti i costi chiede un cuore che pulsi e prenda vita portando con sè tutti i suoi valori. La nostra più grande celebrazione ha raggiunto l’apice quando il giorno 14 giugno abbiamo trascorso la giornata con le famiglie dei nostri bimbi festeggiando per un altro anno consecutivo la festa della famiglia, una giornata memorabile che ha acceso i cuori e i sorrisi di tutti. Famiglia: un solo termine che racchiude in sè la potenza del mondo. È proprio qui che la mia riflessione prende significato dal momento che da mesi ormai, si cerca di far emergere questa necessità di ve-


La nostra Superiora Suor Luisa e l’intera comunità delle Suore di Santa Marta, sempre in prima linea, supportano le iniziative a favore della famiglia cercando in qualunque modo di promuovere momenti di aggregazione, affinché in questa piccola parte del mondo si inizi a ridimensionare i propri parametri culturali, riscoprendo i valori semplici, i percorsi naturali del ciclo della vita. In occasione di questi eventi che colpiscono l’idea di famiglia, il mio pensiero, la mia preghiera è rivolta a Chiara Petrillo Corbella, una giovane madre morta nel 2012 dopo avere rifiutato le cure per salvare la vita del piccolo Francesco che portava in grembo. Il coraggio di difendere il concetto di famiglia ha il nome di questa mamma! Con l’augurio che le mie parole giungano ai cuori dei lettori, l’intero staff della Scuola dell’Infanzia Santa Marta si prepara ad un nuovo avvincente anno scolastico.

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dere la bellezza e l’importanza della famiglia. Durante un’udienza dei primi giorni di maggio il nostro Pontefice inneggiava alla famiglia come patrimonio dell’umanità: “comunicare la famiglia” per rispondere alla situazione attuale caratterizzata da trasformazioni culturali e da spinte di disumanizzazione. Serve dunque testimoniare, aggiunge Papa Bergoglio, più che imporre un messaggio, bisogna far riferimento a ciò che l’Apostolo Paolo riassume nella sua celebre espressione: “questo mistero è grande, l’amore tra i coniugi è l’ immagine dell’amore di Cristo e la Chiesa. Una dignità indispensabile!” Il sacramento del matrimonio rappresenta un grande atto di fede e di amore e testimonia il coraggio di credere alla bellezza del Creatore e al disegno che ha ideato per noi, a donarsi oltre se stessi senza riserve! Un amore che si dilata con la nascita di uno o più figli, una famiglia che diviene inevitabilmente nucleo fondamentale della società.


In missione

Noi crediamo che L

a festa di chiusura dell’anno scolastico è stata bellissima, un sogno che è diventato realtà! Per la prima volta infatti gli alunni della Scuola Primaria e dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia hanno frequentato il Laboratorio di Teatro preparando uno spettacolo prendendo spunto dal Progetto annuale di tutta la Scuola “Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni” (Eleanor Roosevelt). Il copione è stato scritto dai bambini di quinta ed è stato poi sviluppato da tutte le classi durante le ore di Laboratorio. Lo spettacolo realizzato parla del fatto che se i bambini sognano e gli adulti credono ai loro sogni (e ai sogni di quando loro erano bambini) allora i sogni, poco a poco, possono diventare realtà.

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L’avventura di costruire questo spettacolo insieme è stata divertente, a volte difficile, sorprendente. L’abbiamo costruito ascoltando, cercando di intuire e di unire il sogno e la realtà. L’arte, la cultura, il teatro hanno il potere di mostrare altre possibilità, altri modi di vedere e di sentire. Danilo Dolci, appassionato educatore e poeta italiano, così si esprime in una sua poesia: C’è chi insegna guidando gli altri come cavalli passo per passo: forse c’è chi si sente soddisfatto così guidato. C’è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo: c’è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato. C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto a ogni sviluppo ma cercando d’esser franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato. L’emozione dei bimbi è stata grande ed ha contagiato anche il numeroso pubblico: genitori, nonni, zii e amici che si sono immedesimati nello spettacolo e, guardando i piccoli esibirsi con tanta convinzione, hanno sicuramente sognato e creduto ai loro sogni.

di Laerte e Paolo

Viareggio


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i sogni diventino realtĂ

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Storia della pre delle Suore I

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n questo anno dedicato alla Vita Consacrata, la Chiesa ci offre la possibilità di interrogarci con coraggio sul come essere ancora oggi delle presenze religiose significative. “SVEGLIATE IL MONDO” ci dice il Papa, sì perché solo con una spiritualità vissuta con trasparenza con bontà, con gioia e tanta umanità, è possibile rendere credibile la nostra consacrazione, creare interrogativi e stimolare i cuori alla sequela del Signore. Le Suore di Santa Marta fondate a Ventimiglia il 15 ottobre 1878 dal Vescovo Tommaso Reggio, beatificato nel 2000, sono nella Chiesa una Congregazione di Diritto Pontificio, affidate alla protezione di Santa Marta modello di fede e di servizio: un carisma incarnato nell’accoglienza, per portare ad ogni persona la spiritualità del Vangelo e la gioia di appartenere alla Chiesa. Una Fede che ci fa esclamare con Santa Marta: “Credo che Tu sei il Cristo Figlio di Dio” e ancora “So che qualunque cosa chiederai al Padre, Egli te la concederà”. Un patrimonio prezioso lasciato dal Fondatore che ancora oggi risponde alle esigenze della Chiesa e del mondo. Le suore di Santa Marta si dedicano a forme varie di apostolato: all’istruzione nei vari ordini di scuola, alla cura dei disabili, all’educazione nei pensionati universitari, a opere assistenziali gratuite: ambulatori, assistenza ai malati a domicilio, agli anziani in case di accoglienza, ai poveri e a tutti

coloro che hanno bisogno di essere accolti e amati. Operano anche in missione: Argentina, Brasile, Cile, Messico, India e Libano. Le Suore di Santa Marta operano in Cuneo dal 26 aprile 1947 chiamate all’apostolato per i poveri con l’assistenza gratuita in ambulatorio e a domicilio. La donazione dell’appartamento in Piazza Galimberti 9, è stata effettuata dalla famiglia Serra Federico. Le prime suore presenti erano 15 e operavano gratuitamente a favore degli ultimi, dei poveri, degli ammalati sempre disponibili ad ogni chiamata, aiutate dalla Provvidenza e dalla benevolenza delle persone. Inoltre si prestavano anche ad assistere i morenti nelle famiglie. Solo nel 1976, si sono stabilite in Via Mons. Peano 6, e continuano il servizio a favore delle persone bisognose di assistenza e di condivisione della sofferenza nelle famiglie e presso l’ospedale S. Croce e Carle, nella pastorale sanitaria dove da nove anni è presente una suora per fare visita ai ricoverati nei reparti e dare conforto, coraggio e aiuto fiducioso nel Signore ai malati e portare messaggi di speranza a tutti. Inoltre le Suore di Santa Marta sono state presenti fino al 2013 anche a Madonna dell’Olmo presso la scuola dell’Infanzia come insegnanti e collaboratrici nella catechesi parrocchiale e dove con la loro testimonianza hanno lasciato


senza di Santa Marta Sulla linea di questa tradizione le suore continuano a vivere con radicalità il proprio carisma di fede di accoglienza e di servizio che esprime nella quotidianità che il Signore Gesù è al centro della loro spiritualità e del loro stare insieme. Con una donazione gratuita, aperta, umana rivelano alle persone che la vita religiosa è ancora oggi un segno vivente del Vangelo.

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un vivo ricordo e ricevuto tanta benevolenza. Oggi le suore sono inserite nella parrocchia Sacro Cuore dove prestano il servizio liturgico come ministranti dell’Eucarestia.

da Cuneo


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Vivere il Vangelo dell’ alla luce della croce

L

o Spirito Santo, fuoco che arde, illumina e segnala i sentieri dell’Amore, in quest’anno dedicato alla VITA CONSACRATA, come una nuova chiamata al sequela di Gesú, invita tutti i cristiani, particolarmente i Consacrati ad essere attivi ed esperti messaggeri dell’allegria profetica e dell’ottimismo che offre Gesù Redentore nell’incontro con coloro che si lasciano incontrare o reincontrare. Le suore incaricate della pastorale nelle scuole di Santa Marta in Cile, hanno ideato una attività apostolica che, sicuramente risveglierá tanti cuori assopiti nell’indifferenza e nell’individualismo: “LA CROCE PELLEGRINA”. Questa simbolica croce che invita alla preghiera ed alla

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conversione è partita da Osorno, zona del sud per il “IL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE”, visitando le Comunità religioso-educative che durante una settimana svolgeranno più o meno, le stesse attivitá apostoliche con l’obiettivo di unire il nostro ideale in cristo, vivendo le stesse esperienze carismatiche all’ombra dell’ALBERO DELLA VITA, motivate dalle esortazioni del Papa Francesco e dal Carisma di fede, accoglienza e servizio del Beato Padre Fondatore. La Commissione incaricata dell’organizzazione ha come scopo che la comunità scolastica, nell’anno della vita consacrata si motivi alla preghiera per le vocazioni e per la Vita Religiosa. Secondo i luoghi e le circostanze, le Comunità programmano queste attivitá, per rendere omaggio a Gesù Risorto, a Santa Marta e agli Apostoli inviati dal Redentore ad annunciare le meraviglie del Regno. Bellissima la Croce! Meravigliosa! Ispira una devozione speciale. Oh mio Gesù della Croce Pellegrina, il tuo sguardo irradia pietá e misericordia mentre


di suor Silvana Bassegato

incontro pellegrina Chile

11.00 la Santa Croce è condotta dagli Amici di Betania al Santuario della Vergine della Mercede ove è venerata da numerosi fedeli motivati fervorosamente dal Parroco Don Sergio Cerecera. Alle ore 12.30 il gruppo della Pastoral Familiar e le Suore la conducono alla Chiesa della Matriz, accolta con applausi e canti dai numerosi fedeli in attesa della Celebrazione Eucaristica solenne per la Festa del giorno. La domenica 24 maggio, alle ore 12.00 la Croce è portata nella Chiesa di Gesù di Nazareth, Comunità dei Francescani e, alle 19.00, nella parrocchia del Rosario. Queste ed altre attività potremmo enumerare, ci limitiamo a dire che non sono mancate le celebrazioni per venerare, lodare e ringraziare come merita Gesù Risorto, Redentore dell’umanitá.

Oh Croce Pellegrina che al tramonto di ogni dí, i tuoi raggi abbracciano il mondo. Stringici a Te! Cammina con noi, pellegrini verso l’aurora senza fine. Croce Pellegrina, accogli nel tuo sacro legno pien d’amore, noi tutti pellegrini avvolti nelle ombre della mediocritá. Soccorri e guida la tua Chiesa e, a tutte noi, Figlie del Beato Tommaso Reggio, concedici l’unitá della Santissima Trinitá e la generositá nel nostro dono a Te.

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m’inviti a seguirti nella sabbia ardente delle macerie del mondo! E come in quel giorno benedetto in cui il tramonto, benediva il mio patto di fedeltá alla tua chiamata, ti lodo e ringrazio per l’accompagnamento al mio “Sì” che rinnovo con emozione ogni giorno nel canto del MAGNIFICAT con il cuore e la voce della tua e mia Santa Madre “MARIA”. La visita della Croce Pellegrina a Curicò si é svolta con molta solennità e devozione a Gesù Risorto, a Santa Marta e al Beato Padre Fondatore. L’11 maggio, Suor Maria Erazo, Superiora della Comunitá di Valdivia e la commissione formata da genitori, alunni, e professori della loro scuola, davanti al portone dell’ Istituto Santa Marta-Curicó, consegnano la Santa Croce attesa dalle Religiose, Alunne, Docenti e Laici, con emozione, cantando e pregando la conducono nel grande Ginnasio ove le numerose Alunne, il Coro, i Docenti e l’orchestra inneggiano con un’emozionante coreografia artistico-religiosa, mentre L’ALBERO SANTO DELLA VITA, dal palco adornato e illuminato, benedice l’esultante assemblea per mezzo del Cappellano, Padre Juan Carlos. E la Croce è collocata in Cappella. Nei giorni seguenti si susseguono i turni per le preghiere secondo le intenzioni indicate nel Programma Nazionale. Non mancano le visite dei genitorri delle 1.300 alunne, degli Amici di Betania, dei membri della Pastorale Familiare, dei Docenti, delle infermiere del Policlinico e fedeli della zona. Le Sante Messe celebrate dal Cappellano sono state solenni e partecipate. Si celebrano anche Sante Messe fuori dell’ Istituto Santa Marta. Nella Festa dell’Ascensione di Gesù, alle ore


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Camminerò G

iocare, correre, arrampicarsi, nuotare, stupirsi e… scoprire! Anche quest’anno la meta del mio impegno estivo è stata San Gimignano, con i bambini del Campino. Una trentina, tra bambini della Scuola Primaria, un paio della scuola media, seguiti da una decina di animatori molto giovani che con entusiasmo hanno organizzato per loro ben sette settimane di giochi, attività, merende. Con il mio arrivo a luglio abbiamo fatto anche uscite per tutta la giornata, prima al Parco

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Preistorico di Peccioli (Pisa), poi al Parco Saltalbero presso Rapolano Terme (Siena) e per scappare dal caldo anche in piscina! Nel Parco di Peccioli abbiamo visto le ricostruzioni dei dinosauri; a Saltalbero, siamo ritornati per vivere l’emozione di salire sugli alberi. Animatori e bambini, ben agganciati, hanno provato vari percorsi da un albero all’altro. Ogni volta io mi accontento di stare col naso all’insù e immortalare con un click le prodezze di questi intrepidi arrampicatori. Non manca poi l’uscita al lago nei pressi di San Gimignano, grazie all’Associazione Sangipesca che organizza per i bambini una gara di pesca con tanto di premiazione e merenda. Alcuni bambini sono già esperti, altri sono alle prime armi. E questa volta anch’io ho provato a pescare! Posso dire che questi sono momenti in cui i bambini sono davvero calmi e attenti, presi dall’agitazione solo quando urlano per aver preso un pesce. Ogni giorno il nostro ritrovo e lo svolgimento delle attività sono al Campino: bambini che giocano al calcio, alcuni a ping-pong, altri a calcetto, altri ancora a carte o colorando. Poi al mio richiamo lasciano il gioco e si siedono sulle panche, sistemate pressoché in cerchio perché almeno per alcuni minuti ci si raccoglie in preghiera. Ancora una volta l’invito ad affidare la giornata che inizia al Padre e chiedere la protezione al proprio angelo custode. È bello perché non sono io a condurre tutto ciò, ma i bambini liberamente. E poi mi introduco io che intono il ritornello del canto “Camminerò…” E se un giorno me ne dimentico, loro me lo ricordano, e poi ascoltano la mia riflessione su Gesù o sulla vita di santa


giovedì quando dedichiamo un’ora allo svolgimento dei compiti. Mi metto accanto ad una bambina di terza elementare e l’aiuto. Ogni tanto, come fa una mamma con i suoi piccoli, alzo lo sguardo e osservo: uno, due, tre, quattro tavoli occupati dai bambini che scrivono e gli animatori seduti accanto a loro che li seguono. Ringrazio in cuor mio Dio perché saranno ancora loro, giovani animatori a portare avanti questa bella e impegnativa avventura del Campino. E i genitori la apprezzano. Ecco anch’io ho fatto parte di questa esperienza significativa: gli animatori hanno donato tempo ed energie ai più piccoli; i bambini attraverso le varie attività hanno trascorso ore serene, ritrovati i compagni di scuola, fatte nuove amicizie. Ci siamo salutati con un ciao ed un grazie! Chissà se ci ritroveremo l’anno prossimo, intanto sorrido e riprendo il mio cammino per altre strade. Dimenticavo… un grazie particolare al nostro angelo custode che davvero ci ha protetti!

di suor Francesca Verdorfer

San Gimignano

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Fina loro concittadina. Sono pensieri elaborati nel mio quotidiano salire verso il Campino attraverso la silenziosa Via San Matteo, sostando nella semplice e austera chiesa di San Bartolo. Il mio sguardo mentre parlo incontra il loro, sorrido, e sorrido ancora quando al termine della preghiera vedo come si fanno il segno della croce, attenti. Non sembra vero! Poco prima erano tutti presi dal gioco. Sta a noi l’arte di saper cogliere il momento e dare loro briciole di saggezza che serviranno nella vita. Ancora un attimo di silenzio per l’appello e poi li vedi scattare in piedi, saltare le panche, mettersi in fila: è il momento della merenda, anzi loro dicono della colazione! Talvolta basta l’apparire di un animatore con la bottiglia e le brioches e tutti in fila per la propria porzione giornaliera e poi sistemarsi ai tavoli per la consumazione. La quiete dura poco: il tempo di mandar giù il boccone e il succo di frutta che subito ritornano ai loro giochi. Ma non sanno che dopo mezz’ora saranno richiamiati per il gioco organizzato svolto a squadre: Triceratopi, Tirannosauri, Faraoni, Ginevra e i Cavalieri di re Artù, nomi delle squadre a simboleggiare un percorso lungo la storia. Vi assicuro che è una bella impresa far giocare i bambini sotto questo sole e noi giudici diligenti a far eseguire loro tutta la staffetta! Come pure farli correre per il paese coinvolti nella caccia al tesoro! Ma anche noi animatori giochiamo! È bello vedere come i grandi fanno divertire i più piccoli, è buffo quando le bambine tentano di fare le treccine agli animatori. Provo gioia per questo clima che si è creato, penso proprio che al Campino i bambini stiano bene, nonostante il caldo particolare di quest’anno! Provo la stessa sensazione in particolare il


Seminario S

ono queste le parole usate abitualmente dal nostro Pastore, mons. Antonio Suetta, quando vuol esprimere la realtà del nostro Seminario diocesano. Infatti questo è l’ambiente in cui si formano i futuri sacerdoti che saranno “lievito nella massa”, “sale della terra”, “luce del mondo”. Quest’anno 2015-16 il nostro seminario ospiterà 12 seminaristi che, guidati dal rettore, don Ferruccio Bortolotto e da un’equipe di sacerdoti, si prepareranno con gioia al ministero sacerdotale. Tutta la diocesi esulta per questa numerosa presenza dopo gli anni della carestia e ringrazia vivamente il “Signore della messe”. Anche noi, Suore di Santa Marta che viviamo in questo luogo privilegiato fin dalla nostra fondazione, siamo piene di gioia per questa fioritura di grazia che alimenterà le nostre parrocchie, spesso situate in località sperdute

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e un po’ abbandonate per mancanza di forze e porterà ovunque la luce del Vangelo. Il Beato Tommaso Reggio nostro venerato Fondatore ci ha volute qui per amare, servire e pregare incessantemente per i futuri sacerdoti. Il nostro modello di vita è Santa Marta che, nell’intimità della sua casa, con saggezza e umiltà, veglia, opera, intuisce i bisogni di coloro che le sono accanto abitualmente o sporadicamente, per essere loro sorelle sorridenti premurose e attente, non solo ai loro bisogni, ma anche ai loro legittimi desideri. I seminaristi ci considerano loro madri e sorelle, amate, stimate e anche un po’ coccolate. Con loro condividiamo momenti privilegiati di preghiera, di riflessione sulla Parola e di agape fraterna nelle principali festività liturgiche. Con la costante preghiera e il sorriso incoraggiante li sosteniamo nel loro faticoso cam-


In missione

“cuore della Diocesi” da Bordighera

rio, come continuamente ci raccomanda Papa Francesco. Perciò le porte di questo luogo benedetto sono spalancate, spesso fino a notte fonda, per favorire incontri di animazione liturgica, musicale-sacra, ritiri spirituali, giornate di formazione spirituale e culturale per giovani, ragazzi, famiglie, associazioni, movimenti e operatori vari, impegnati ad aiutare i fratelli nelle loro quotidiane necessità. Durante l’estate il Seminario diventa poi un vero punto di approdo per tanti pellegrini, singoli o in piccoli gruppi, o anche per gruppi più numerosi che approfittano delle comodità offerte dall’ambiente e dalla vicinanza al mare, che si raggiunge attraversando un semplice sottopassaggio. Per tutti c’è accoglienza, servizio e… aiuto, il tutto fatto con amore e con gioia, come ci insegna la nostra grande Patrona S. Marta.

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mino verso il traguardo desiderato, offrendo il nostro umile servizio per facilitare lo svolgimento dei loro impegni quotidiani, anche fuori dall’ambiente in cui vivono. Infatti, o per studio, quando si recano a Genova nel Seminario interdiocesano, o quando si occupano di servire le varie parrocchie della Diocesi e, soprattutto i poveri, che alla sera vagano spauriti nelle stazioni ferroviarie vicine, cercando un po’ di conforto materiale e spirituale. In questa catena siamo inserite anche noi, figlie del Beato Tommaso Reggio. È sempre Lui che ci invia alle periferie esistenziali dell’ umanità che soffre e attende il nostro piccolo contributo. Ma il Seminario Pio XI è anche un luogo aperto che accoglie tutti coloro che, nella Diocesi collaborano attivamente alla diffusione del Vangelo in ogni settore ecclesiale e umanita-


In missione

Nel verde della pineta di Cevo da Milano

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a Scuola S. Gemma di Milano-Bovisa, non chiude i battenti a metà giugno, ma come tutte le nostre scuole e gli oratori, apre le sue porte ai numerosi bambini che affollano il “Centro estivo”, contenti di poter finalmente trascorrere un periodo di giocosa serenità, “fuori dalle righe!” L’esperienza più bella e significativa è sempre quella di Cevo, in Valcamonica a m.1100 s.l.m. dove un gruppo di bambini può trascorrere un periodo di vero cambiamento d’aria, ed è l’esperienza di quest’anno che vogliamo raccontare. Trovarsi in un ambiente circondato da montagne e ricco di pini e abeti è stato per i bimbi, una cinquantina, scoprire un mondo bellissimo, aperto alla contemplazione della natura e alla conoscenza di tante novità. Li abbiamo visti arrivare in pineta volando come uccellini fuggiti dal nido, preparare il loro zaino con molta competenza per le passeggiate, partecipare con entusiasmo alle gare, divisi in squadre: chi più mirtilli, chi più

more, chi più quadrifogli, chi più funghi?! Queste 4 squadre hanno vissuto i valori dello stare insieme e della condivisione, con grande divertimento ed allegria, senza genitori un po’ troppo apprensivi… ma sotto la sorveglianza discreta delle suore, mamme per l’occasione. Durante questo periodo di vita in montagna sono emersi alcuni valori importanti per la conoscenza e la comprensione di questi bambini. La valutazione non scolastica ha permesso di scoprire in loro doti pratiche, buon senso e autonomia nel gestire le proprie cose e i rapporti con gli altri. Sono state fatte scoperte veramente importanti per l’educazione e la formazione della persona nella sua completezza che è molto di più che una valutazione di sapere solo scolastico. Evviva Cevo, dunque! E questo lo dicono anche le suore che hanno gradito moltissimo questo “cambiamento d’aria”.


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Museo e Villaggio africano da Novate Milanese

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olo poche righe per esprimere l’entusiasmo di mia figlia Lucrezia ed il mio, per aver partecipato alla gita organizzata il 4 giugno u.s. al museo e villaggio africano di Basella di Urgnano (BG), è stata un’esperienza coinvolgente ed emozionante. Lucrezia si è divertita molto, il laboratorio con l’argilla le ha permesso di creare, lo spettacolo con l’attore le ha permesso di conoscere qualche parola di una lingua molto diversa dalla nostra, ed infine con la “giornata al villaggio”, le ha dato la possibilità di immedesimarsi con una bambina che vive nel villaggio, e di vivere con la fantasia una giornata tipo. Infine penso che, attraverso la condivisione di questa esperienza e la sperimentazione del gioco, è stato possibile stuzzicare la curiosità della bambina, a voler conoscere meglio la lingua e lo stile di vita dei bambini di quei luoghi. Rossella, mamma di Lucrezia Andrea classe Gialla

Gita Villaggio Africano Sono cinque anni che accompagno i miei bambini in gita con la scuola materna e devo ammettere che ogni volta è sempre un’esperienza diversa. Quest’anno siamo stati al Villaggio Africano, una delle più belle uscite a cui ho partecipato, perché coinvolgente per tutti, bambini e genitori. Oltre all’aspetto ludico, dove i bambini hanno giocato e ballato, e il sottoscritto si è divertito a fare il vento che sporcava il lavoro degli altri, c’è stato l’aspetto culturale che ci ha fatto conoscere gli usi e i costumi delle popolazioni africane. Abbiamo avuto inoltre la possibilità di riscoprire la semplicità e la dignità con cui queste persone affrontano la loro umile vita, fatta di piccoli gesti compiuti quotidianamente con la famiglia. Ciò che mi rimarrà sempre impresso è il loro sorriso e l’unione famigliare che accompagna le giornate ricche di lavoro e fatica, una ricchezza da invidiare e che spesso ci sfugge. Ringrazio le maestre e le suore che danno la possibilità a noi genitori di vivere coi nostri bimbi queste belle esperienze, che da papà, impegnato troppo spesso col lavoro, riesco a godermi di più. Papà Alessandro


In missione

da Roggiano

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enerdì 26 giugno una nuova esperienza sportiva ha coinvolto gli alunni della scuola primaria che stanno frequentando il Campo Estivo presso l’Educandato di Roggiano. Grazie all’iniziativa del Golf Panorama di Varese, proposta dalla prof.ssa Roberta Binda docente presso la Scuola, i bambini hanno potuto provare nel verde del parco di Roggiano uno sport poco praticato nel mondo scolastico: il golf. Colpo lungo e colpo di chiusura

sono state le principali tecniche insegnate agli alunni dai maestri Riccardo Pasqualini e Alberto Ballarin. Speriamo che i bambini si appassionino a questo sport, di solito ritenuto “per pochi” ma in realtà aperto a tutti coloro che vogliono cimentarsi in un’attività che sviluppa competenze importanti anche a scuola come la concentrazione, l’allenamento e… la pazienza!

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Roggiano: il golf, perché no?


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«Grazie per i ricordi che resteranno sempre in noi, quando ripenseremo alle medie sapremo dove trovarvi»

«Grazie soprattutto per avermi aiutato a crescere e ad avermi rimproverato quando avevo sbagliato…

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«Grazie per la fermezza con la quale ci avete fermati quando non facevamo ciò che è giusto, ora sapremo comportarci correttamente»

«Grazie per avermi fatto imparare che nella vita non bisogna pensare solo a moi, ma bisogna pensare anche alle persone che ci circondano»


ÂŤGrazie per averci dato speranze e averci aiutato ad affrontare le nostre paure

ÂŤGrazie per la cioccolata calda e le brioches che arrivano in classe quando torniamo dalla MessaÂť

Grazie per l’affetto che ci avete dato, ci ha fatto sentire piÚ accuditi e benvenuti

Grazie per tutto‌ ora grazie a voi mi sento miglire, sono maturato e posso affrontare un liceo. Grazie di tutto.

ÂŤGrazie per averci insegnato a prendere decisioni e grazie per averci dato la libertĂ di farloÂť

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Tutto è dono P

rovengo dal Vietnam, un paese molto provato dalle guerre e dalla persecuzione contro i cristiani. Mi chiamo Sr. Maria Do Thi Dung, appartengo alla Congregazione Domenicana di Thai Binh, di diritto diocesano, fondata ufficialmente il 25 marzo 2004. Siamo una nuova Congregazione, dunque, ci manca tutto, soprattutto il personale preparato per la formazione della nostra famiglia religiosa. Sono stata inviata a Roma per studiare,

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sto seguendo i corsi sulla vita consacrata al Claretianum. Vivo, come tante altre suore studentesse straniere che provengono da paesi missionari e non hanno alcuna comunità in Italia o a Roma, al Collegio Mater Ecclesiae o nelle comunità che fanno l’accoglienza. Il problema, per noi studentesse straniere è che, nelle sopraelencate strutture, possiamo alloggiare solo per 10 mesi accademici, in estate, siamo costrette


che molte mani hanno perso la capacità di trattenere o di far qualsiasi cosa, tanti piedi non camminano mentre hanno un desiderio ardente di muoversi per i bisogni personali, tante orecchie che non riescono più a sentire i suoni, tanti denti che non possono più masticare il cibo, tanti dolori che si espandono in tutto il corpo… La serenità di queste suore davanti ai tanti limiti mi fa capire come hanno vissuto la loro vita e penso che questi esempi mi possono essere di sprone per imparare. Oltre il lavoro, ho potuto partecipare alla vita della comunità: la Santa Messa, le preghiere, i pasti, i momenti comunitari; mi trovo ben accettata, aiutata, amata e accompagnata come fossi un vero membro della comunità. Le suore si interessano alle mie feste e anche a quelle della mia Congregazione. Sono stata con loro al Santuario di Boccadirio, per me è stata una gita molto significativa. Con me condividono anche lo spirito della loro Congregazione e mi hanno fatto conoscere la vita del Beato Tommaso Reggio, loro Fondatore con il libro: “Mai stanco per Dio”, mi è piaciuto molto sapere e capire la creatività dello Spirito nel creare le famiglie religiose… Ci sono tante cose in più che non si vedono, che non hanno nome, ma hanno la forza di farmi sentire col cuore, che penetrano nella mia vita e fanno parte della mia crescita. Sono molto contenta di far questa nuova esperienza presso le Suore di Santa Marta a Querceto. Spero che anche loro siano contente di quest’occasione e continuino ad aprire le porte anche ad altre suore studentesse come me. Potrebbe essere una nuova missione che Dio chiede a loro per il bene comune ecclesiale. Che Dio le benedica e le colmi di grazie!

di suor Maria Do Thi Dung

Querceto

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a trovare un altro luogo dove vivere. Non è facile per noi… Per fortuna, l’USMI ci ha pensato, si è impegnata per la nostra sicurezza, ha bussato alle porte delle comunità italiane per chiedere aiuto. Ogni anno, la maggior parte di noi trova una comunità di accoglienza, così possiamo mantenere bene il ritmo della vita consacrata e arricchirci di esperienze nuove e concrete. Nei primi anni di studio ho trascorso le estati presso suore Salesiane, dove mi sono trovata bene, ma quest’anno ho chiesto di fare una nuova esperienza in altro ambiente e sono stata mandata nella comunità delle Suore di Santa Marta in Querceto di Sesto Fiorentino, che accoglie soprattutto suore anziane e malate. Le suore di questa comunità mi dicono che sono venuta per aiutare, ma nel profondo del mio cuore, sento d’essere aiutata da loro da quando le ho conosciute e le sto frequentando. Per me la loro accoglienza è stata un grande dono, so che solo Dio può ricompensarle degnamente. Qui, mi è affidato un lavoro che mi piace e sbrigo volentieri. Durante il mio servizio e il tempo libero ho occasione di sentire le esperienze, le storie vocazionali, le passioni per la donazione a Dio, i desideri, i ricordi delle suore anziane che riscaldano anche la mia passione. Una cosa molto preziosa per me è la loro semplicità di vita, la fiducia nelle consorelle e nelle persone che le curano. Tante volte mi sono soffermata su questi loro riferimenti per meditare, perché le buone abitudini non nascono da un giorno all’altro, ma sono frutto di una pratica e di un impegno che dura tutta la vita. Mi chiedo spesso il perché molte consorelle inferme possano accettare con tanta serenità e pace la condizione attuale della malattia e sono certa che è l’aiuto di Dio che dà loro forza e le sostiene. Cerco di immedesimarmi nella loro situazione e provo tanta compassione nel vedere


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“Tommaso Reg Q

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uesta piccola storia ha tra i protagonisti il Beato Tommaso Reggio e una bambina. Xiao Micol è stata trovata, il giorno dopo la sua nascita, in una strada di Hefei, una grande ma povera città della Cina, vicino a Shanghai. L’uomo che l’ha salvata, chiamando la polizia e poi scomparendo, non sa quali avventure attendevano la piccola cinese. Dopo un periodo in ospedale, Xiao è arrivata in un orfanotrofio di Hefei, dove ha vissuto serenamente, grazie alle cure delle tate, fino all’età di due anni. Proprio nei giorni in cui nasceva Xiao, dall’altra parte del mondo, una mamma e un papà stavano consegnando al Tribunale dei minori di Milano la domanda di adozione. Erano pieni di sogni e speranze, ma anche spaventati perché non sapevano immaginare che forma avrebbe preso la loro famiglia: avevano fatto tanti progetti, ma ora la loro storia sembrava prendere una direzione inaspettata. Mentre questi aspiranti genitori percorrevano la difficile ma affascinante strada dell’adozione, tra colloqui con assistenti sociali, psicologi e giudici, Xiao, il cui nome significa “buona e gentile”, cresceva, scopriva il mondo attorno a sé, imparava a sorridere, a camminare, a pronunciare qualche parola. Non sapeva cosa fossero una mamma e un papà, ma forse, nel suo cuore, c’era il sogno dell’amore speciale di una famiglia tutta per sé. Come avrebbero potuto incrociarsi due strade tanto lontane come quelle che percorrevano Xiao e la sua mamma e il suo papà? Alcuni tratti del cammino sembravano davvero duri da percorrere, ma mamma e papà sentivano di non essere soli: un compagno

di viaggio speciale, “fiducioso nella Provvidenza”, li affiancava e li sosteneva nella fatica, il Beato Tommaso Reggio. La mamma, ogni volta che entrava a scuola, incrociava il suo sguardo benevolo sulla parete dell’atrio e si affidava alla sua protezione e preghiera. Un giorno che sembrava come tanti altri, una telefonata inaspettata, ma tanto desiderata, ha sorpreso mamma e papà: una piccola cinese attendeva una famiglia e loro erano stati scelti come suoi genitori. La piccola era Xiao. Così è iniziato un lungo viaggio prima del cuore e della mente e poi reale per uno di quegli incontri che davvero cambiano la vita. Tommaso Reggio è “volato” insieme a loro in Cina! Oggi mamma e papà raccontano alla loro bambina che, grazie alle preghiere di molti e in particolare all’intercessione del Beato Tommaso Reggio, si sono potuti incontrare e finalmente hanno potuto iniziare un nuovo capitolo della loro avventura: la vita in famiglia, insieme. Xiao è una bimba curiosa e, appena crescerà, vorrà di certo conoscere la storia di questo “amico di famiglia” a cui mamma e papà si affidano ogni giorno. Per il momento si limita a mandare un bacino con la manina all’immagine di quest’uomo dal volto buono che mamma ha incontrato e imparato ad amare grazie alle Suore di Santa Marta e ai suoi alunni dell’Istituto Santa Gemma. Questa è la storia di un’amicizia e di una grazia speciali che legano Xiao e la sua famiglia al Beato Tommaso Reggio a cui sentono di dovere davvero un grande grazie. Lo ringrazio in particolare io, che conosco bene Xiao Micol, perché sono la sua mamma.


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ggio... in Cina� g

di Serena Dugnani


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“Ho sempre sognato di avere tanti figli”

dall’Argentina

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ata in Italia, ora cura con dedizione e amore 71 bambini che frequentano il “nido” affidato alla Congregazione delle Suore di Santa Marta situato vicino ai quartieri 21 e 24 di Buenos Aires. “Ho sempre sognato di avere molti figli” confessa Suor Laura Colosio, nata a San Virgilio Concesio in provincia di Brescia, nel Nord Italia e che ora vivea dodicimila chilometri dalla sua patria. “Da bambina era molto intelligente, svelta e vivace. Non poteva star seduta neppure per cinque minuti”, racconta la sorella con quella musica nella voce propria degli italiani: “Mia madre ha sofferto perché, mentre tutte le ragazze lavoravano al telaio, io giocavo con i ragazzi. Mi minacciava, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, di mandarmi a scuola presso un convitto”. La ragazzina undicenne decise di raddoppiare la posta in gioco dicendo che avrebbe si lasciato la casa, ma per vestire l’abito da Suora! Sua madre, pensando di conoscerla bene, le rispose che se lei si faceva Suora il diavolo si sarebbe fatto frate! Ancora piccola aveva già la vocazione al servizio. Nel suo paese aiutava le donne in gravidanza e curava i neonati. Era un momento difficile per tutto il Paese: finita la disastrosa seconda guerra mondiale l’Italia cercava di rialzarsi. Continua: “A dodici anni si era considerati già adulti e si poteva lavorare per aiutare la famiglia. Non c’era scuola se non per i ricchi. Mio padre lavorava in una fabbrica dove si fondevano il rame e altri metallie così provvedeva al sostentamento di mia madre e di noi sette figli”.

Quando parla di sua madre la sua voce pian piano si affievolisce e diventa melanconica. Il suo sguardo si perde, gioca con le mani e si sprofonda nella poltrona: “Le madri del popolo erano sempre in attesa, preoccupate per i loro figli. A qualunque ora era sempre presente. Cucinava la polenta a pranzo e a cena perché solo quello aveva da darci per mangiare”. A dodici anni entrò nel collegio di Rodengo Saiano, un paese vicino al suo, di cui si occupavano le Suore di Santa Marta! Sua madre aveva sentito dire che le suore avevano macchine da cucire ed erano disponibili a insegnare il cucito alle ragazze e alle giovani donne. “Sono stata in Convitto quattro anni fino a quando mi resi conto che la mia vocazione era il servizio. Così mi sono trasferita da Saiano al Noviziato delle Suore di Santa Marta a Roma.” Nel 1966 arrivò per la prima volta in Sud America dove ha iniziato una maratona che la portò in tre diversi paesi e in cinque città. E da allora non ha mai lasciato questa parte del pianeta. Vallenar, nel nord del Chile è stata la prima città dove ha messo piede in America Latina e lì lavorò in un collegio dove si prese cura di centoventi ragazze. “Ho sempre cercato di comportarmi con loro in modo che mi vedessero come una mamma! Abbiamo avuto un rapporto di grande confidenza: mi raccontavano i loro problemi e preoccupazioni ed io cercavo di aiutarle. Preparavo loro il caffè e le svegliavo al mattino presto perché studiassero. Ho fatto di tutto per farle sentire a casa, come farebbe qualunque mamma per i propri filgli.” Dopo undici anni fece ancora le valigie, questa volta per andare in Argentina dove svolse il


Oggi la Casa ha una sala da pranzo che ospita duecento bambini divisi in due gruppi: quelli che frequentano la scuola al mattino e quelli che hanno lezione il pomeriggio. Ogni bambino è aiutato singolarmente nelle materie dove incontra difficoltà. “Ho sempre sentito nelle mie mani l’aiuto della Provvidenza”, dice Suor Laura. L’ultimo cambiamento di residenza lo ha fatto nel 2001, quando è stata destinata a Barracas, un povero quartiere della capitale. “Ho trovato un altro Paese. Avevo il ricordo di venti anni prima. Mi sono resa conto che i problemi erano diversi e serviva uno sforzo maggiore per venire incontro ai bisogni di tante famiglie. Le Suore infatti si erano trasferite dalla centrale Via Gaona, dove era il Collegio Santa Brigida, alla periferia nel quartiere Barracas. Suor Laura attualmente lavora sette giorni alla settimana nel “nido” del quartiere dove le Suore si prendono cura di 71 bambini. Ci sono tre locali diversi: uno per i piccoli dai sette mesi a un anno, il secondo per quelli da uno a due anni e il terzo per quelli dai due ai tre anni. I bimbi arrivano alle otto e escono alle 16. Poiché ci sono mamme che vanno a lavorare presto, alcuni bimbi arrivano alle 7.30. Ai piccoli vengono serviti la colazione, il pranzo e la merenda. “Mi piace prendermi cura dei bimbi. Ho sempre sognato di avere molti figli! Il Signore esaudisce il mio desiderio: mi ha affidato 71 bambini!” conclude Suor Laura con un sorriso di soddisfazione!

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suo apostolato nel Collegio “Santa Brigida” in Buenos Aires. “Durante l’estate mi preoccupavo di sistemare le aule. Faccio sempre così quando arrivo in una nuova Comunità. Mi piace lavorare come se fosse la mia casa: godo quando tutto è pulito e ordinato. Questo mi aiuta anche a sentire meno il distacco dal luogo che devo lasciare. Durante i sei anni in cui è stata e Derqui, località alla periferia località alla periferia di Buenos Aires,ha costruito insieme alla gente del luogo un “hogar”, con l’aiuto di donazioni private. Il terreno è stato regalato da una Signorina che conosceva le Suore. Tanti aiuti sono venuti dall’Italia da dove giungevano anche conteiners con molto materiale utile e anche macchine da cucire.


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Tempo di ripartire... T

utto ruota intorno al tempo, tutto sembra essere in funzione del tempo. Il tempo che vorremmo avere, il tempo che pensiamo di aver perso; il tempo che ci è rubato, che ci è volato e sfuggito dalle mani, il tempo che pensiamo ancora di avere e che non manchiamo di occupare; il tempo che vorremmo ripercorrere e rivivere e, a volte, cambiare. Tutto ruota intorno al tempo, a tal punto che non troviamo il tempo di fermarci e di pensare, che non troviamo il tempo per chiederci se quanto facciamo sia veramente essenziale o solo necessario per andare avanti e trovarci già al domani. Più passano gli anni e più il domani è associato ad un tempo incerto, quasi un sogno che non è più nelle nostre mani.

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Un sogno...

Si inizia da bambini, da giovani, e si guarda al futuro, a quel domani che allora sembrava ancora distante. Si pianifica, si organizza e ci si muove in funzione di qualcosa che un giorno sarà. Poi un giorno la sveglia suona e davanti allo specchio non si vede più il domani, non si sogna più; ci si ferma, e lì, per la prima volta, ci si chiede se quanto fatto sia stato essenziale, sia stato utile, sia stato vero. Il tempo passa, e noi cambiamo con esso, ma il nostro cuore, il nostro bisogno di sentirci vivi, di sentirci utili, di fare qualcosa, non ci abbandona. Tutto ruota intorno al tempo, ed oggi, siamo qui.

“Questo sono io, e queste sono tre persone a cui darò il mio aiuto, ma deve essere qualcosa di importante, una cosa che non possono fare da sole, perciò io la faccio per loro... e loro la fanno per altre 3 persone…” [dal film ‘Pay It Forward’]


tempo da offrire

di Viviana Abbondio

Desidero sognare ancora e, nel mio piccolo mondo, ho anch’io un sogno…

...un sogno per domani È tempo di ripartire e di fare un nuovo passo per proseguire verso un nuovo traguardo. La domanda è molto semplice… in questo cammino, in questo nuovo sentiero da disegnare e percorrere, cosa posso fare per dare un senso vero al passare del tempo? Tutto ruota in funzione del tempo, ed è forse proprio il tempo, risorsa che pensiamo sia esclusiva ed inesauribile, che può cambiare il senso dei miei giorni, della mia vita. Se ci fermiamo un momento e pensiamo al tempo… cosa significa per noi? Nel momento in cui lo viviamo come risorsa esclusiva, tendiamo a dimenticarci di chi ci vive accanto. L’esclusività è una parentesi chiusa, che riguarda solo noi.

I l tempo non è nostro, ma ci è dato in dono. Il tempo non è infinito, ma un cammino che inizia, si evolve e cresce per raggiungere il traguardo. Ogni passo ci porta sempre più in alto e quello che ci manca in questo momento è la consapevolezza che il tempo ci è dato per una ragione, che c’è un disegno da seguire e che noi ne siamo tutti partecipi.

Mi fermo davanti a uno specchio e guardo davanti a me… forse non sarà molto, ma il mio tempo è il tuo tempo.

Non ho mol to da darti, ho solo un sogno... Ti offro il mio tempo e vorrei che lo trasformassimo insieme, che lo vivessimo insieme e, che respirandolo giorno dopo giorno, lo sentissimo dentro e divenisse il nostro tempo. Questo è il mio sogno per domani: offrirti il mio tempo! A te, che sei qui davanti a me, che stai leggendo queste parole e che ti chiederai cosa significa tutto questo.

I l mio tempo, è il tuo tempo... Lo affido nelle tue mani, modellalo come lo senti nel profondo, fallo in maniera semplice e vera, e non chiederti perché.

Oggi è tempo di ripartire, ed io vorrei

ripartire con te.

Oggi è tempo di sognare, ed io vorrei

sognare con te.

Oggi è tempo di offrire, e vorrei tu accettassi questo mio dono.

Non ho molto da darti, ho solo un sogno…

aiutarti a costruire il tuo sogno per domani.

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Siamo ancora qui, siamo a dar luce ad un nuovo anno, e ci chiediamo cosa possiamo fare di diverso, come possiamo lasciare il segno. Sono qui, anch’io, con voi, come voi, a pormi le stesse domande.


Con l’affetto della memoria Roma, 18 maggio 2015 Carissime, stamane, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo la nostra consorella Suor ANGELA YEPES BOSCAN

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nata a Maracaibo (Venezuela) il 17 febbraio 1932, entrata in Comunità a Roma il 22 novembre 1954, professa dal 29 luglio 1957. Da alcuni anni si trovava nella casa di Querceto di Sesto Fiorentino a causa della sua salute, molto compromessa dalla malattia. Le cure amorose e continue delle consorelle l’hanno aiutata ad affrontare con fede e coraggio l’infermità lunga e dolorosa che l’aveva sorpresa in piena attività. Allegra e fedele alla sua indole venezuelana, ha cercato di vivere con impegno la sua vita di Suora di Santa Marta là dove l’obbedienza l’ha chiamata. Nel corso degli anni ha coperto incarichi diversi: a Settignano e a Vighizzolo di Cantù si è presa cura delle ragazze interne per tanti anni e ha anche insegnato. Ha svolto inoltre le mansioni di segreteria nella scuola sia a Genova che al Conservatorio S. Maria degli Angeli di Firenze cercando di servire sempre con impegno e generosità la sua amata Famiglia Religiosa. Gli ultimi anni trascorsi a Querceto sono stati per lei molto preziosi e l’hanno sicuramente preparata all’incontro con il Signore e le consorelle che l’hanno preceduta nella dimora eterna.

Affidiamola al Signore perché le doni la gioia senza fine e ricordiamo nella preghiera anche i suoi famigliari che dalla lontana America Latina piangono la sua scomparsa. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Ricordo di Suor Angela Ho vissuto molti anni a Settignano insieme a Suor Angela e, nonostante le nostre diversità, ci siamo volute bene e ci siamo sempre aiutate. Avevamo spesso accesi scambi di vedute, ma ci lasciavamo ogni volta in pace. Quando sono andata in Libano ogni tanto mi scriveva e, contrariamente al mio solito, ho conservato una delle sue ultime lettere. Mi raccontava della sua numerosa famiglia di cui conoscevo molti membri, del suo prossimo viaggio in Venezuela dove li avrebbe

riabbracciati e dei suoi acciacchi sempre più numerosi. Ricordava l’incontro con le Suore di Santa Marta in Chile, nella persona di Suor Cecilia Arnaboldi con queste parole: «Quell’incontro è stato un miracolo nella mia vita perché se non le incontravo non avrei mai capito che Dio aveva dei piani su di me, ragazza tanto ribelle e focosa… Ed eccomi qui, “quasi” anziana, con tanta nostalgia del tempo che fu, ma con il cuore pieno di gratitudine perché il Signore mi ha guardato con amore e continua a sopportarmi!… Più ci penso e più trovo che Dio è stato “meraviglioso” con me e quando mi sento sola gli dico: “Fammi compagnia, riempi il mio cuore, fammi essere contenta perché sei stato tu a cercarmi!”». Cara Suor Angela, ora sei sicuramente contenta perché hai trovato per sempre Colui che per primo ti aveva cercata e in Lui tutti quelli che tanto hai amato! Suor Damiana


Carissima Suor Cecilia

Carissime, al termine di questo giorno, nell’ospedale di Careggi a Firenze, è salita al cielo la nostra carissima Consorella Suor CECILIA MACELLONI nata a Fabbrica di Peccioli (Pisa) il 19 giugno 1940, entrata in Comunità il 10 maggio 1958, professa dall’8 novembre 1960. Dopo un periodo di tanta sofferenza alleviato dalle cure premurose e attente delle consorelle di Querceto ha raggiunto il suo Sposo tanto amato e servito nei fratelli a lei affidati. Suora mite, buona e laboriosa, ha vissuto la sua vita consacrata con fedeltà e serenità, dedizione affettuosa e tenera. Ha svolto il suo servizio di educatrice attenta e premurosa in numerose scuole materne anche con incarichi di responsabilità (Bovisasca, Cassina Nuova, San Gottardo, Masate, Crescenzago, Sarno, Velletri, Paderno…). Si è dedicata con generosità e disponibilità a collaborare alle attività parrocchiali annesse alle stesse scuole materne. Sempre attenta a chiedere molto a se stessa, quando non ha più potuto stare con i bambini, ha cercato di rispondere con prontezza a quanto l’obbedienza le chiedeva, adoperandosi anche a far fiorire dalle sue mani lavori preziosi e curati, pronti per diventare doni per tutti, come è avvenuto nella Comunità di Chiavari dove ha svolto il servizio della portineria con

impegno fino al limite delle sue forze. Siamo certe che lassù intercederà per i suoi famigliari, per la sorella Rita e i carissimi nipoti, in particolare per il suo caro fratello Don Secondo e per Suor Lucia che le è stata particolarmente vicina negli ultimi mesi. Invochiamola perché interceda dal Signore grazie e benedizioni sulla nostra Famiglia Religiosa che Suor Cecilia ha sempre amato e servito con tanta dedizione. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

sono la consorella che ogni volta che aveva l’occasione di passare dalla corsia dell’ospedale, ove eri ricoverata, si fermava alla porta della tua camera e ti salutava in dialetto milanese: “Ciao bela tuseta de Milan”. Tu sorridevi compiaciuta, felice nel sentire parlare di Milano, dove avevi trascorso diversi anni, spendendo con amore le tue energie con i piccoli che ti erano stati affidati. Infatti la prima volta mi hai risposto così: “Davvero se potessi, volerei ancora a Milano, ma ora il Signore mi ha fermato qui.” Dalla tua bocca però non è mai uscito né un lamento né un rammarico per quanto fosse grande la tua sofferenza. Ora, carissima, che hai finalmente raggiunto il Dio che tanto hai amato ed hai insegnato ad amare a quanti ti erano affidati, ora che sei andata ad abbellire i giardini del cielo, dove sono certa, già godi la pace dei giusti, ricordati di tutti noi; volgi uno sguardo di particolare tenerezza al tuo amato fratello don Secondo, alle tue sorelle Rita e suor Lucia e a tutti i tuoi cari. Ti ringrazio ancora, suor Cecilia carissima, per averci lasciato come preziosa testimonianza, l’accettazione serena della sofferenza. Prega per tutti noi! Grazie di cuore.

Suor Alfonsina

51 Camminando con fede  2/2015

Roma, 4 luglio 2015


“Coraggio! ...andate avanti con fiducia” Papa Francesco e Madre Carla (udienza del 12 agosto 2015)

Camminando con fede  2/2015

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