notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3 Editoriale
la Redazione
Parola di Dio 4 Coraggio! Io sono, non abbiate paura
don Enzo Bianchi
Attualità 6 Nessuno è fuori del tuo amore
suor Maria Pia
Ricordare e... vivere 8 La vera grandezza di Santa Marta
Piero Bargellini
Spiritualità e carisma 12 “Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo che in Lui si rifugia”
le Suore del 25°
13 Un giorno di speciale grazia
suor Jais
14 Suore di Santa Marta... ...ieri, oggi, domani
suor Stefania
La parola a... Madre Carla 15 La medaglia d’oro Frammenti di santità 16 suor Lidia Callini In missione 17 Puccini per amico
Notiziario delle suore di santa marta Via V. Orsini, 15 00192 Roma
le Insegnanti
18 Grazie Santità per la tua presenza a Genova
suor Stefania Benini
20 Quando la scuola si fa natura
Leoni Rachele e Giulia Pignedoli
22 Un mondo di viaggi
24 Festa di Santa Marta a Luco di Mugello
Margherita Bernoni
27 “Sotto la nuda volta del cielo”
suor Eliana Martinelli
28 Nella scuola delle meraviglie
M. Melica
30 Un’estate così...
suor Irene Tealdi
31 Il centenario si colora di festa
Claudia Conti
32 Valsolda in fiore
una mamma
33 Saperi e sapori un’insegnante
35 Sestri vede sparire un altro pezzo importante della sua storia
da Sestri Ponente
36 Un po’ più poveri e più soli
Margherita Bernoni
38 Il campino del prete
Barbara Giomi
40 Il saluto di addio alle Suore di S. Marta dall’Istituto De Sortis
Marcello Brunini
43 Con gioia annunciamo un dono per l’India
la Comunità di St. Mary Village
Pagine aperte 44 Il Vescovo “buono”
suor Damiana
46 Amici di vita sotto con le Suore di Santa Marta sotto il segno del Beato Tommaso Reggio Mariangela
47 Un anno di vita apostolica a Viciomaggio
suor Cornelia Macina, suor Vineetha Nirichan
Con l’affetto della memoria 48 suor Lucilla Fiorelli; suor Angela Busnelli;
Quadrimestrale Anno LXXXV
da Milano Bovisa
suor Riccarda Mascheroni
48 Carissima suor Lucilla Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Stefania, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it
suor Cornelia
49 Suor Lucilla
Carla Zignaigo e gli ex insegnanti di Chiavari
49 Cara suor Angela
Margherita Bernoni
50 Suor Riccarda: una vera seguace del Maestro
Le Suore della Missione latino-americana
Editoriale
La Redazione
“Mantenere viva la speranza”
3
della violenza o più assuefatti ad essa… Sicuramente la violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato… Auguro pace a ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa…” Ogni uomo di buona volontà senta rivolto a sé questo augurio di Papa Francesco e, anche quando può sembrare impossibile, si impegni a coltivare il sogno di mantenere viva la speranza!
Camminando con fede 2/2017
Si moltiplicano gli atti di razzismo in Italia mentre gli ultimi colpi terroristici tornano a scuotere le coscienze di molti, stampando nei nostri occhi i volti dei ragazzi che hanno compiuto la strage spagnola. Dietro di loro affiorano anche le tante diserzioni di adulti inaffidabili con i quali sicuramente questi giovani hanno avuto a che fare. Ancora una volta sembra che il lavoro educativo verso i giovani resti molto, pronto a rinnovarsi con puntualità sconcertante ad ogni nuova generazione. Sembra che il passato non ci abbia insegnato niente e che siamo sempre chiamati a riconquistarlo, pezzo per pezzo, illuminando le zone buie che sono dentro di noi. Sant’Agostino scrive nei suoi “Discorsi”: “Che cosa di nuovo e di insolito, o fratelli, patisce il genere umano che non abbiano patito i nostri padri? Anzi possiamo noi affermare di soffrire tanto e tanti guai quali dovettero soffrire loro? Eppure troverai degli uomini che si lamentano dei loro tempi, convinti che solo i tempi passati siano stati belli… Se trovi belli i tempi che furono è appunto perché quei tempi non sono più i tuoi”. E Papa Francesco così scrive nel Messaggio per la Giornata mondiale per la pace 2017: “Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno difficile e violento di quanto lo fosse ieri né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizzano la nostra epoca ci rendano più consapevoli
Parola di Dio
Coraggio! Io sono, A
nche Gesù, dopo aver donato la “parola del Regno”, aver guarito i malati e saziato le folle… prende un giorno di ferie! Rimasto solo sale sul monte in disparte a pregare e venuta la sera è ancora là in preghiera solitaria. La montagna per la Bibbia è il luogo delle grandi rivelazioni di Dio. Sappiamo che Matteo presenta la montagna come il luogo delle tentazioni, della proclamazione del Discorso delle Beatitudini, della trasfigurazione, della missione consegnata ai discepoli dopo la Resurrezione. Qui invece è luogo di solitudine e di preghiera. La solitudine per noi può essere buona o cattiva, ma non possiamo dimenticare che essa è una dimensione essenziale nella nostra esistenza, perché non è solo la verità più profonda che incontreremo alla fine della vita ma
Camminando con fede 2/2017
4
resta una dimensione da cercare e da vivere per essere pienamente noi stessi nella libertà per poter ascoltare, in assenza di voci umane, la voce di Dio che parla a ciascuno di noi nel cuore. Gesù nella solitudine è un’icona che dovremmo tenere sempre più presente proprio perché, nella sua umanità piena e assoluta assunta nell’incarnazione, ha cercato nella solitudine la volontà del Padre, ha sentito e vissuto la propria vocazione messianica in un modo diverso rispetto all’attesa dominante di un messia potente e dominatore. Nella solitudine Gesù si è preparato ad acconsentire alla logica della croce, al perdono per i suoi nemici, all’amare i suoi discepoli fino alla fine (Gv 13,1). Ha poi vissuto almeno trent’anni di solitudine prima della sua missione pubblica.
non abbiate paura (Mt 14,22-33)
Ma Gesù, stando sulle acque, li rassicura: “Coraggio, Io sono, non abbiate paura!” Non è un fantasma che mette paura, ma è Gesù, Signore sugli abissi della morte, sui vortici e sui marosi della vita, che viene e chiede di sconfiggere la paura, di esercitare il coraggio, la fede e la fiducia perché lui è “Io sono”. Colui che sembra assente in verità è presente più che mai e la sua barca resta sua sia che lui vi sia o non vi sia sopra. E sempre quando Gesù ci viene incontro, prima che discerniamo pienamente la sua presenza, ci dice: “Coraggio, non temete!” Pietro quando sente che è il Signore scende dalla barca e cammina sulle acque verso di lui, ma appena sente la potenza del vento, ha paura e comincia a sprofondare gridando “Signore salvami!” Ha provato ma non è stato capace di rimanere in piedi sulle acque del Mare di Galilea e affondando deve comprendere la propria debolezza che lo porta a invocare il Signore. Sì, Gesù accetta anche la nostra debolezza, la debolezza della nostra fede e ci tende la mano ogni volta che cadiamo o sprofondiamo. “Signore abbi pietà di me!” è l’invocazione di Pietro e deve essere la preghiera del cristiano sempre, preghiera che nel profondo del cuore deve essere presenza costante, pronta a diventare parole che si fanno invocazione, in ogni momento di consapevolezza della propria fragilità. Chi ha fede, a costo di camminare su acque in tempesta, riesce a stare dietro a Gesù, a incontrarlo come il Signore che gli dice: “Non avere paura, Io sono!”
di Enzo Bianchi
5 Camminando con fede 2/2017
La solitudine dunque non è stata per lui un luogo di assenza ma di presenza del Dio. In questa sosta sulla montagna Gesù ascolta il Padre e sceglie nuovamente di essere il messia povero, debole, che accetta anche il fallimento umano della sua missione, il messia delle sofferenze, del rigetto e della morte ignominiosa del maledetto sulla croce. Questo è il Gesù che la Chiesa e ciascuno di noi dobbiamo aver presente nel nostro vivere quotidiano, nella nostra lotta, nei nostri fallimenti, nelle nostre fragilità. Ma ecco che improvvisamente il Gesù solitario e orante diventa il Gesù Signore sulle acque in tempesta. La barca dei discepoli si trova in mezzo alla tempesta, è sbattuta dalle onde a causa del forte vento. Sembra una notte interminabile in cui i discepoli lottano contro i marosi nel buio fitto e nella paura. Gli antichi autori hanno sempre interpretato questa barca lontana dalla riva e sbattuta dalle onde come figura della comunità di Gesù, della Chiesa. In ogni ora della storia la barca dei discepoli di Gesù incrocia venti contrari e tempeste: non può essere diversamente in questo mondo dove contro di loro si scatenano spesso opposizioni, inimicizie e persecuzioni. Qualcuno dice che quello attuale è un tempo in cui “la barca si è riempita di acqua fino quasi a capovolgersi” ed è vero ma, oggi come ieri, fino a quando la barca non approderà alle rive del Regno di Dio, sarà così! Verso la fine della notte i discepoli sulla barca vedono qualcuno che cammina sulle acque venendo verso di loro. Invece di riconoscere in quella figura Gesù il Signore, pensano che sia un fantasma e hanno paura fino a gridare.
Attualità
Nessuno è fuori del tuo amore
di suor Maria Pia
19
Camminando con fede 2/2017
6
giugno 2017. Papa Francesco non finisce mai di stupirci e di insegnarci con le sue scelte, con la sua capacità di lettura della storia di ieri e di oggi, di comunicare al mondo contemporaneo i grandi valori umani di sempre che racchiudono la salvezza dell’uomo stesso e che spesso restano sepolti nel tempo. Così con questa sua visita a Barbiana e poi a Bozzoli il Santo Padre richiama a tutti noi lo spessore umano e spirituale di due straordinarie figure di profeti e di autentici testimoni del Vangelo: don Milani e don Mazzolari. Le idee dell’uomo non si possono fermare notava già nel Settecento un noto illuminista francese! Se il “I Care” è rimasto un “a solo” per molti anni, oggi, anche a fronte degli studi e dell’attenzione rivolti alla dimensione affettiva e psicologica, al sociale e al mondo del lavoro, il motto di don Milani è tornato sotto i riflettori, sprigionando tutta quell’energia in esso racchiusa! Una forza e una vitalità nuove, proprio perché in questo nostro progredire per stare meglio ci siamo circondati anche di molta indifferenza e individualismo! Che cosa ci sta a cuore? Un pensiero che ci richiama inevitabilmente il mondo della scuola, la figura degli educatori di oggi. Quanti cambiamenti, quante leggi, quante richieste innovative nel campo dell’educazione e della didattica! Ma che ne è della nostra passione educativa? Come essa si coniuga con il migliorare le nostre competenze professionali per il successo formativo dei nostri allievi? Don Milani ebbe un semplice obiettivo, forse uno soltanto. Quello di offrire una scuola di vi-
ta, una scuola per la vita, come ricordano alcuni suoi allievi: “Ci spronava ad andare a lavorare all’estero perché imparassimo le lingue. Non all’università… ci spingeva a fare il maestro, il prete e il sindacalista. Il tempo non andava buttato via, doveva subito essere dedicato agli altri”. (Burberi) “Non c’erano né banchi né lavagne, le cose si imparavano facendole. Il principio dei vasi comunicanti l’abbiamo studiato costruendo l’acquedotto per portare l’acqua a Barbiana, perché non c’era. I tubi ce li regalò la signora Pirelli, facevamo gli esperimenti dal campanile per la pendenza e i calcoli trigonometrici” (Cantini). Quale compito di realtà migliore di questo! Don Milani l’aveva compreso senza tanta formazione, senza corsi di aggiornamento, senza tante formalizzazioni sulla carta, l’aveva capito con l’intuito e col cuore ma soprattutto era passato all’azione! Non per niente Papa Francesco lo ricorda come “educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani. Andare a scuola significa aprire la mente ed il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. E questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato ad imparare, ha imparato ad imparare, – è questo il segreto, imparare ad imparare! – questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta
7 Camminando con fede 2/2017
alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano che era un prete: Don Lorenzo Milani. Apprendere, conoscere, sapere, parlare con franchezza per difendere i propri diritti erano verbi che don Lorenzo coniugava quotidianamente a partire dalla lettura della Parola di Dio e dalla celebrazione dei sacramenti…”. E ancora Papa Francesco: “Vorrei ringraziare tutti gli educatori, quanti si pongono al servizio della crescita delle nuove generazioni. La vostra è una missione piena di ostacoli ma anche di gioie. Ma soprattutto è una missione. Una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare. E da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune”. Se don Milani ha insegnato a essere uomini liberi carichi di speranza e di parole per camminare insieme agli altri, non di meno è stata la testimonianza di don Mazzolari, ribelle per amore, combattente per ridare all’uomo quella dignità tante volte schiacciata e negata. È utile ed arricchente ripercorrere insieme le tre strade indicateci da Papa Francesco nel discorso commemorativo fatto sulla tomba di don Primo Mazzolari. …“Ci sono tre strade che non conducono nella direzione evangelica. • La strada del “lasciar fare”. È quella di chi sta alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani
– quel “balconear” la vita –. Ci si accontenta di criticare, di «descrivere con compiacimento amaro e altezzoso gli errori» del mondo intorno. Questo atteggiamento mette la coscienza a posto, ma non ha nulla di cristiano perché porta a tirarsi fuori, con spirito di giudizio, talvolta aspro. Manca una capacità propositiva, un approccio costruttivo alla soluzione dei problemi. • Il secondo metodo sbagliato è quello dell’“attivismo separatista”. Ci si impegna a creare istituzioni cattoliche. Si tende ad affermare ciò che divide rispetto a quello che unisce. È un metodo che chiude porte e genera diffidenza. • Il terzo errore è il “soprannaturalismo disumanizzante”. Ci si rifugia nel religioso per aggirare le difficoltà e le delusioni che si incontrano. Ci si estranea dal mondo, vero campo dell’apostolato, per preferire devozioni. È la tentazione dello spiritualismo. Ne deriva un apostolato senza amore, lontano dal cuore della persona”. Le figure di don Milani e di don Mazzolari, come pure le riflessioni di Papa Francesco sono per tutti noi quelle luci catarifrangenti che ai bordi della strada della nostra vita ci aiutano a non uscire fuoristrada o a precipitare nei dirupi, ma a procedere sicuri con la mente aperta e con il cuore accogliente e pieno di compassione, sempre pronti a chinarci sui più deboli e a farci carico dell’umanità ferita perché come pregava don Primo: «Gesù sei venuto per tutti: per coloro che credono e per coloro che dicono di non credere. Gli uni e gli altri, a volte questi più di quelli, lavorano, soffrono, sperano perché il mondo vada un po’ meglio. O Cristo, sei nato “fuori della casa” e sei morto “fuori della città”, per essere in modo ancor più visibile il crocevia e il punto d’incontro. Nessuno è fuori della salvezza, o Signore, perché nessuno è fuori del tuo amore, che non si sgomenta né si raccorcia per le nostre opposizioni o i nostri rifiuti».
Ricordare e... vivere “Ricordare e… vivere”
vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio
La vera grandezza di Santa Marta
di Piero Bargellini
(Vol. 4 1959-63. n. 27 1963, pag. 73-77)
M Camminando con fede 2/2017
8
arta in aramaico significa «padrona»; padrona di casa, e tale si comportò la sorella di Lazzaro quando il Signore giunse a Betania accogliendolo all’uso orientale. Ella doveva essere la sorella maggiore e nubile, altrimenti ad accogliere il Signore sarebbe stato suo marito. In Oriente il dovere dell’ospitalità comportava una grande accuratezza e una specie di piccola liturgia. Una volta accolto, l’ospite doveva essere trattato con ogni riguardo, e Marta, la degna padrona, volle da se stessa servire Colui che onorava e illuminava la sua casa di luce soprannaturale. Non diede ordine ai servi di aver cura dell’ospite desiderato, ma da padrona si fece serva, correndo per la casa ed accudendo alle varie faccende, mentre sua sorella Maria – dice San Luca – «sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola».
Ciò provocò una specie di protesta da parte della «padrona»; una protesta che rivela immediatamente il carattere aperto e sincero di Marta. Se si volesse trovare in tutto il Vangelo un carattere affine a quello della maggiore sorella di Lazzaro, non ci sarebbe che S. Pietro che le potrebbe star vicino. Tutti e due, il pescatore di Genezaret e la padrona di Betania, avevano un carattere forte e leale, impulsivo e sincero. Generosi e realistici, dicevano quello che pensavano, apertamente, esprimendo all’occorrenza anche i loro dubbi, senza nessuna ipocrisia, ma poi uscendo in affermazioni di fede di tale fermezza da provocare stupita ammirazione. Nel vedere la sorella estatica ai piedi del Signore, la padrona di Betania non poté reprimere le parole del suo scontento. Ella avrebbe potuto serbarle dentro di sé, col pericolo
Con quanto affetto Gesù contraddice la saggia padrona di casa! Ripete due volte il suo nome, come farà con S. Pietro. Anche in ciò Marta è vicina all’Apostolo, che il Signore qualche volta doveva addirittura rimproverare, ma che amava profondamente per la sua generosità e la sua schiettezza. «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per troppe cose!». Ma ciò non era forse un segno di grande attenzione e di lodevole cura? Il Signore non la rimproverava, ma le faceva dolcemente sapere che Maria aveva scelto la parte migliore, quella della contemplazione, perché no le sarebbe stata mai tolta, mentre le preoccupazioni materiali dovranno fatalmente cessare. Ma la sorella maggiore di Lazzaro non sbagliava accudendo ai propri doveri di padrona di casa. Sbagliava soltanto, pretendendo che la sorella minore si alzasse dai piedi del Signore, per aiutarla. E soprattutto non sbagliava rivolgendo a Gesù la sua richiesta, cioè lasciando a Lui, e a Lui solo, decidere quale fosse la parte migliore. Con le sue parole, ella provocò una delle più alte lezioni di vita spirituale, che accettò con umiltà, e dopo la quale anche essa avrebbe curato la parte della contemplazione, pur non trascurando quella dell’azione, a cui era tenuta per i doveri di sorella maggiore e di padrona di casa. Il secondo episodio evangelico, nel quale la sorella di Lazzaro ha una parte preponderante e quello narrato diffusamente dall’evangelista Giovanni. Lazzaro è gravemente ammalato e le sorelle di Betania invocano l’intervento del Signore. Ma Gesù tarda al richiamo e Lazzaro muore. Quando si decide di recarsi dall’amico, è Marta, che sempre impulsiva e piena di iniziativa, gli corre incontro, mentre Maria a casa. Il carattere di Marta si rivela ancora chiaramente nel dialogo che segue, e nel quale la dolente sorella di Lazzaro manifesta la pro-
9 Camminando con fede 2/2017
che fomentassero un sordo rancore. Avrebbe potuto dissimulare, mantenendosi reticente e magari leggermente ipocrita. Avrebbe infine potuto rimproverare la sorella senza farsi sentire da Gesù. Invece volle essere sincera e leale, anzi non si rivolse neppure a Maria, ma al Signore, perché giudicasse Lui la condotta della sorella. È questo un particolare da tenere bene di conto. Tutti noi possiamo avere occasione di criticare e di disapprovare la condotta di un fratello e di una sorella. In questo caso non dobbiamo però fidarci del nostro giudizio, ma rimetterci a quello del Signore, perché soltanto Lui può valutare e giudicare. L’esempio di Marta, sotto questo riguardo, è di una grande importanza. Come padrona di casa, su cui incombevano i doveri dell’ospitalità e gravavano le fatiche domestiche, ella reputava inopportuno che la sorella minore se ne stesse seduta ai piedi del Signore. Il suo pensiero era legittimo e umanamente giustificato. Ciò non pertanto, ella non rimproverò Maria, ma chiese a Gesù: «Signore, non ti importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a occuparmi del servizio? Dille dunque che mi aiuti!». Non a lei doveva importare della condotta della sorella, ma a colui che poteva sapere quello che è male e quello che è bene. Nel caso che la condotta di Maria fosse stata riprovevole, non toccava a lei, per quanto padrona di casa, richiamarla all’ordine, ma a Gesù, cioè al vero Signore della terra e del cielo. Ciò vuol dire che ogni nostro giudizio, anche se apparentemente plausibile, ogni nostro desiderio, anche se umanamente lecito, va sottoposto all’approvazione del Signore, il quale è l’unico che può comandare agli altri di fare il contrario di quello che fanno. «Dille che mi aiuti!». Invece il giudizio del Signore fu diverso: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per troppe cose; una sola è necessaria! Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta».
Ricordare e... vivere
Camminando con fede 2/2017
10
pria fede nel Signore. «Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, – gli dice, aggiungendo: – Ma anche adesso so che qualunque cosa domanderai a Dio, Dio te la concederà». Le prime parole sembrano quasi di rimprovero, e sono invece di ferma fede, confermate dalle seconde, nelle quali è implicita la domanda di una grazia. «Tuo fratello risorgerà», risponde il Signore. La donna, padrona della dottrina com’era padrona della casa, sa bene che suo fratello risorgerà quando sarà il momento. Perciò, con una sicurezza che sembra quasi un po’ dura, ribatte al Signore: «So che risorgerà, nella risurrezione dell’ultimo giorno». Soltanto i Sadducei negavano, in quel tempo, la resurrezione finale, e Marta invece dichiara di credervi seguendo la retta dottrina. Non sa ancora che quella resurrezione è dovuta ai poteri di Gesù, autore della vita e della morte, della resurrezione corporale e della resurrezione spirituale. Con le sue parole provoca così un’altra rivelazione di Gesù, che afferma: «Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno». Quella di Gesù è un’affermazione fondamentale di tale importanza che il Signore sente il bisogno di chiedere a Marta l’assenso della fede. Perciò le chiede: «Credi tu questo?». Credi cioè che io sia la resurrezione e la vita? Credi che chi vive in me non morirà in eterno? Era una di quelle domande dinanzi alle quali gli stessi discepoli rimanevano interdetti e titubanti. Erano «parole dure» che gl’infanti della fede trangugiavano con difficoltà, come nella Sinagoga di Cafarnao, dove soltanto S. Pietro le accettò. Ed ecco ora a Betania la grande risposta di Marta, la risposta che nessun’altra donna proferisce mai nel Vangelo; la risposta, che pone Marta, ancora una volta, accanto all’Apostolo
a cui il Signore lascerà le chiavi e la potestà di governare il suo gregge. «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Messia, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo». «Beato tu, Simon Pietro, perché non la carne e il sangue te l’ha rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli», aveva esclamato Gesù all’uguale risposta datagli dal Principe degli Apostoli. «Beata tu, Marta, perché non la carne e il sangue te l’ha rivelato, ma il Padre mio, che è nei cieli», avrebbe potuto ripetere a Betania, prima ancora di richiamare in vita il fratello di Marta. Fu infatti dopo la risposta di Marta che Gesù gridò: «Lazzaro vieni fuori!». Il miracolo della resurrezione fu dunque operato dal Signore, in seguito alla ferma professione di fede di Marta. E come il Signore promise di fondare la sua Chiesa, non sull’ala aquilina dell’Apostolo Giovanni, la cui testa riposava sul petto di Gesù, ma sulla roccia dell’Apostolo Pietro, così avrebbe affidato alle donne come Marta il fondamento della vita attiva nella luce della sua infinita carità. L’ultima volta che Marta appare nella vita di Gesù è durante la cena che sei giorni prima della Pasqua Lazzaro, il resuscitato, imbandì, sempre a Betania. Vi furono presenti le due sorelle Marta e Maria. «Marta, – dice il Vangelo, – serviva». Continua cioè ad esercitare le sue mansioni di padrona. Ciò significa che dinanzi al Signore quelle mansioni erano ancora meritorie e la vita attiva, invece di essere condannata, veniva benedetta dall’ospite divino, altrimenti questa volta la sorella maggiore di Lazzaro se ne sarebbe astenuta. Soltanto Marta non trovava più inopportuna la condotta di Maria, che anche in quella occasione mostrò la sua completa dedizione al Maestro. Ella, infatti, prese una libbra di nardo autentico, ed unse i piedi di Gesù, asciugandoli con i suoi capelli, e la casa si riempì del profumo dell’unguento prezioso.
Essa perciò non si trova nel gruppo delle Marie, lungo la via del Calvario, né viene più menzionata nei giorni della Resurrezione. Il suo nome ritorna nelle leggenda di Lazzaro approdato sulle coste della Provenza e delle Saintes – Maries – de la Mer; leggende bellissime piene di poesia, ma tardive, e che, tra l’altro, hanno il torto di confondere Maria di Betania con Maria di Magdala, e di confondere erroneamente quest’ultima con la Peccatrice, che il Vangelo non commette l’indiscrezione di nominare. Basta del resto il testo evangelico per definire il carattere forte e generoso della maggiore sorella di Lazzaro: la donna attiva, ma piena di fede; la donna franca, ma non presuntuosa; la donna sincera, ma non importuna, la grande santa, che insieme con S. Pietro affermò, con ispirata sicurezza, la divinità di Gesù, pronunziando quelle parole, che da sole rimangono la più alta testimonianza della fede cristiana: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Messia, il Figlio di Dio, che doveva venire nel mondo».
11 Camminando con fede 2/2017
Marta dovette approvare quel gesto, altrimenti lo avrebbe deprecato con la sua consueta sincerità e franchezza. La padrona di casa, la responsabile dell’andamento domestico, trovò che l’omaggio al resuscitatore del proprio fratello e Redentore del mondo era dovuto, ed approvò tacitamente la condotta della sorella minore. Questa volta fu Giuda, che avaro ed egoista, ladro e rubatore dei poveri, si scandalizzò, criticando lo sperpero dell’unguento prezioso. Egli non si rivolse, come aveva fatto Marta, al Signore, ma condannò da sé il generoso gesto di Maria. «Perché non si è venduto questo unguento per trecento danari e non s’è dato il ricavato ai poveri?». «Lasciala fare, – rispose Gesù, – Essa ha riservato questo unguento al giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avrete sempre tra voi, ma non avrete sempre me». Marta annuiva, con Lazzaro suo fratello, che non lasciò mai, neppure durante i giorni della Passione, sapendolo minacciato dai nemici di Gesù, che volevano sopprimere un testimone tanto eloquente del Messia.
Spiritualità e carisma “Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo le Suore del 25° che in Lui si rifugia” (Sal 33,9)
È
Camminando con fede 2/2017
12
stata una gioia immensa, ritrovarci tutte insieme a Roma presso la Casa Generalizia che è stata la culla della nostra consacrazione. Dopo 25 anni di fedeltà al Signore che ci ha chiamate a seguirlo più da vicino, vogliamo rinnovare ancora una volta il nostro “Sì” alla chiamata, come S. Marta nostra protettrice che ha professato la sua fede in Dio. Durante questi giorni di grazia abbiamo fatto una memoria grata dei giorni passati e abbiamo progettato un futuro da vivere confidando sempre nel Signore. Per fare questo ci ha aiutato il programma che hanno preparato per noi le Madri con tanta cura e amore. Il programma è stato ricco di esperienze soprattutto spirituali, carismatiche ma anche culturali, e psicologiche. Attraverso la riflessione della Parola di Dio abbiamo sperimentato con quale amore e tenerezza Dio continua a guardare e proteggere la nostra Consacrazione. “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (Dt 6,4-5)” Questi versetti ci hanno permesso di rivivere l’importanza di questo Amore
che continua a guidarci della nostra vita quotidiana. Tale Amore lo esprimiamo quando il nostro cuore è disposto a manifestarlo con i nostri gesti, a testimoniarlo con la nostra vita. Noi dobbiamo trasmettere questo Amore che supera ogni barriera, è senza misura ci rende forti, audaci e coraggiose. Approfondendo il nostro Carisma abbiamo avuto il modo di valorizzare ancor di più la nostra identità di Suore di Santa Marta. Inoltre è accresciuto in noi lo spirito di appartenenza al Signore della vita e al nostro Istituto. “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto…” (Gv 15, 1-8), questo passo evangelico è stato un aiuto a scoprire ancora di più quanto è importante stare uniti al tronco che è Gesù per dare buoni frutti. Vogliamo ringraziare il Signore per il dono della vita e soprattutto per la vita Consacrata; vogliamo inoltre ringraziare i nostri cari, le Madri e tutte le consorelle che ci hanno manifestato l’amore e la misericordia di Dio e testimoniato la bellezza della vita Religiosa con il loro esempio. Un grazie a tutte… Suor Aleyama Mathew P. Suor Moly Kuncharath Suor Thressiamma Karippukattil Suor Mary Antony Tharappal Suor Thankamma Karippukattil Suor Marykutty Pooppakkattil Suor Aleyama Mathew V. Suor Carla Whaibé Suor Rita Azzi Suor Sophiya Namala Suor Margareetha Manthra Suor Ani Kalathil Suor Mersy Kalathil Suor Jhansi Kalathil
L
a Professione Religiosa: un evento traboccante di gioia! Un giorno stupendo dove Dio ha abbondato nella sua misericordia! Un giorno in cui il Signore ha piantato una pianta feconda nella sua vigna. Quanto sei più grande tanto più ti devi umiliare! Secondo queste parole la Beata Vergine Maria dalla sua grandezza è scesa nell’umile condizione per servire la sua cugina Elisabetta. Nel giorno della festa della Visitazione ho emesso i voti di castità, povertà e obbedienza intraprendendo un cammino di servizio. Quel giorno per me è stato un giorno di speciale grazia dello Spirito Santo. Ogni consorella di questa comunità ha collaborato con lo spirito delle Suore di Santa Marta: tutto era organizzato rendendo visibile la nostra comunione e l’amore fraterno. Anche se non ne sono degna il Signore mi ha fatto sua sposa dicendo: “la mia vite è soltanto mia”. Per essere feconda Lui mi ha piantanto nella vigna delle Suore di Santa Marta e mi protegge come pupilla dei suoi occhi. Al Signore
Trivandrum
che mi ama così tanto offro con gioia tutta la mia vita. È grande la gratitudine che provo verso la mia Congregazione che mi ha guidato fino ad oggi, offrendomi ogni possibilità di bene. Ciascuna consorella, dalla più grande alla più piccola, mi ha aiutato ad avvicinare l’amore di Cristo. Le consorelle mi sollecitano con la loro vita a crescere secondo l’insegnamento del nostro amato Padre Fondatore e a vivere con lo zelo di Santa Marta in questo mondo. Il giorno della mia Professione erano presenti molte persone per pregare per me e insieme a me. Con la ferma volontà di consacrarmi a Dio ho pronunciato il mio sì davanti a Dio e alla Chiesa. Durante l’Omelia il Vescovo ha sottolineato il valore e la bellezza della Vita Consacrata e ha invitato i presenti a chiedere per me il dono della perseveranza. Un sentito grazie a Dio e a tutte le persone che mi hanno aiutato con la preghiera e con l’esempio a iniziare questo cammino con coraggio e grande fiducia in Lui. Grazie.
13 Camminando con fede 2/2017
Un giorno di speciale grazia
di suor Jais
Spiritualità e carisma
Suore di Santa Marta... ...ieri, oggi, domani di suor Stefania
U Camminando con fede 2/2017
14
n foglio, una penna, un pensiero. In queste tre semplici cose, si svela un modo, forse, antico, desueto, ma ancora pieno di fascino e di significato per incontrare l’altro. Davanti a questo foglio bianco, liscio, candido e a questa penna a tratti incerta, a tratti incisa, un sorriso lieve, leggero, nasce… e la mano si ferma per segnare, insegnare, seguire. Ieri, come oggi, questa parola non resta fine a se stessa ma diventa comunicazione e vicinanza resa presente ancora da un foglio. È un foglio di word, una mail, un messaggio su WhatsApp, un post su Facebook, un Tweet. Modalità nuove di porgere una parola, di esprimere un pensiero che diventano come un’azione, semplice, chiara, vera… un’apertura per un servizio sempre più rispondente alle esigenze del tempo. “Serviamoci dei mezzi di comunicazione sociale, secondo il pensiero della Chiesa e le esigenze della vita religiosa.” (Art.80 Costituzioni delle Suore di Santa Marta)
Come suggerisce Papa Francesco, per essere in dialogo con questo mondo, occorre saper e poter comunicare con un linguaggio nuovo, comprensibile dai destinatari. Un profondo ascolto delle realtà contemporanee, della storia personale di chi ci contatta può diventare oggi il tempo della salvezza. La dimensione religiosa si incarna nella vita ed è per questo che occorre stare in questo mondo con il linguaggio e i mezzi di oggi. I mezzi mediatici ci aiutano ad allargare lo sguardo fuori e attorno a noi, alla storia di oggi per evitare che essa e il mondo restino fuori dai nostri recinti. Bisogna, tuttavia, fare attenzione ai rischi e alle insidie nascoste. Se si cercano solamente le news per soddisfare un’egoistica curiosità non abbiamo compreso molto: “Nuovo è solo ciò che si rinnova continuamente ed è solo la relazione con Lui, con gli altri, che ci fa nuove creature!” “Educhiamoci ad utilizzarli per la crescita personale e comunitaria, con la chiarezza evangelica e la libertà interiore di chi ha imparato a conoscere Cristo.” (Art.80 Costituzioni delle Suore di Santa Marta) Tutti possono ritrovarsi e dare spettacolo sui mezzi mediatici. L’apparire purtroppo è una malattia sempre più diffusa. E se passassimo la vita senza essere visti da nessuno? È un rischio sottile il desiderio di essere visti. Ma se qualcuno col cuore ferito potrà trovare nelle nostre chat un luogo di accoglienza… ciò sarà davvero meraviglioso!
La parola a...
Madre Carla
La medaglia d’oro i ha commosso, ma credo abbia commosso tutti, la storia dei tre fratellini che si sono salvati a Ischia, a seguito del recente terremoto. È stato Ciro il più grande a salvare Mattias: lo ha spinto sotto il letto e poi con un manico di scopa ha battuto contro le macerie e si è fatto sentire dai soccorritori. Ha continuato poi con lucidità e coraggio a occuparsi del suo fratellino… sorprendendo tutti perché 16 ore sotto le macerie sarebbero stati molto difficili da vivere… per un adulto! Credo sia stato spontaneo per lui fare così! E ciò mi ha fatto tanto riflettere. È l’amore fraterno che trionfa con una genuinità e una naturalezza che davvero ci toccano il cuore. Ma c’è un richiamo che non possiamo “non sentire”; Ciro ha ragionato così: “prima lui, prima il mio fratellino”. Se nel quotidiano noi coltivassimo questa dimensione da “medaglia d’oro” la vita diventerebbe una festa! I muri intoccabili che invece spesso costruiamo, le barriere dei “se” e dei “ma” che innalziamo, fanno diventare impossibile ciò che invece per molti è quasi naturale e scontato. Lo spettacolo meraviglioso del bene è trionfato ancora una volta: abbiamo visto all’opera tante persone incuranti del rischio per la loro vita e prese da una sola passione: salvare quella degli altri. Se questa passione travolgesse anche noi sal-
veremmo delle vite: con un gesto, un perdono, un primo passo, una condivisione franca, una preghiera di intercessione… Salvare vite nel quotidiano può voler dire “liberarle dalle macerie” della maldicenza, dell’indifferenza, talvolta dal disprezzo. Salvare vite vuol dire “liberare” chi ci vive accanto dalla paura di non essere gradito, accolto per quello che è. Salvare vite significa non rinchiudersi in se stessi, sui dolori personali, sulle malattie, gli acciacchi… ma avere l’occhio attento, pronto ad accorgersi di chi ci passa accanto. La catena della solidarietà che tanto ci piace parte dalle nostre mani e dal nostro cuore. Impariamo dal nostro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, che sapeva soccorrere i terremotati non solo della sua Liguria, anche quelli di CASAMICCIOLA!, ma non dimenticava di… fare gesti amabili anche con chi non era così benevolo nei suoi confronti. Cominciamo dal fratello o dalla sorella che “sta male”, offriamogli riparo, quello che dobbiamo e possiamo offrirgli dentro “le mura” del cuore. Ri-costruiamo ogni giorno, ri-partiamo dalla “macerie morali” che chiedono di essere “rimosse”. Non importa se non avremo la “medaglia d’oro”. Il premio più grande sta nella GIOIA DI AMARE. Il resto, dice il Vangelo “ci sarà dato in più”!
15 Camminando con fede 2/2017
M
Frammenti di santità Adorabile suor Lidia, varcato il portone centrale del Conservatorio, ti si intravedeva seduta alla tua scrivania... ma tu eri veloce nel comparire subito sulla porta della Direzione, con quel sorriso appena abbozzato ma proprio tutto tuo!, con quello sguardo un po’ inquisitorio per saper se al rientro tutto era ok! Ti percepivamo come suora e donna di grandi vedute, intelligente proprio per quel tuo saper cogliere in profondità. Ci sorprendevi nel regalarci quel tempo per andare ogni pomeriggio all’angolo di piazza san Marco a prenderci il nostro pezzo di pizza, senza richiederci troppe autorizzazioni, perchè pur raccomandandoci tanta prudenza, comprendevi che avevamo bisogno di piccoli spazi di libertà...
Camminando con fede 2/2017
16
Eri solita ripeterci che dovevamo imparare alla tua scuola la prudenza e la libertà... dai ricordi di una studente
Suor Lidia Callini passata alla casa del Padre il 23 gennaio 1983
In missione
Puccini per amico rotagonista del progetto dell’anno scolastico per le classi quarta e quinta della scuola “Santa Marta” di Viareggio in collaborazione con l’agenzia “Immaginaria” è stato, per l’anno 2016/2017, il grande Giacomo Puccini che ha incantato gli alunni con le travolgenti note di una delle sue opere più conosciute: la “Turandot”. Il progetto, dal titolo appunto “Puccini per amico”, ha visto in primis l’uscita alla sede di “Immaginaria” dove agli studenti è stato proiettato un cartone animato sulla storia della principessa cinese e volutamente interrotto nel momento in cui anche la penna del compositore si è fermata. E da quel momento è stato richiesto ai ragazzi di dare sfogo alla loro fantasia e di immaginare e descrivere il “loro” finale dell’opera.
La classe quarta ha realizzato dei disegni con diverse tecniche pittoriche, invece la classe quinta ha ideato dei veri e propri copioni con tanto di scenografie e costumi per i vari personaggi. Gli alunni infine hanno partecipato alla manifestazione organizzata presso il Teatro Puccini di Torre del Lago dove è stata allestita una mostra delle loro creazioni. Si sono poi trasformati in attori mettendo in scena, su un vero palcoscenico allestito nel giardino della scuola, le loro composizioni accompagnati dalle note del “Nessun dorma” sulle quali gli alunni della classe quarta hanno ballato e narrato la storia della principessa Turandot.
le Insegnanti Viareggio
17 Camminando con fede 2/2017
P
In missione
Grazie Santità
per la tua presenza S
Camminando con fede 2/2017
18
abato 27 maggio 2017 è stata una giornata memorabile per Genova, vissuta intensamente. Quasi centomila persone hanno partecipato globalmente ai diversi momenti della visita di Papa Francesco, il quale in poche ore ha potuto conoscere da vicino alcune realtà della diocesi e della città. È ancora viva la gioia di quel giorno, l’eco della partecipazione festosa, l’ascolto commosso di parole che in modo diverso hanno colpito il cuore di tanti, il senso di appartenenza alla Chiesa universale e in particolare alla Chiesa genovese che ha avuto la grazia di poter incontrare il vicario di Cristo. Il santo Padre ha rivolto parole illuminanti nei diversi incontri: all’ILVA, stabilimento siderurgico di Cornigliano, ha dato risposte incoraggianti alle domande di imprenditori e di operai genovesi incontrati nella mattina, spiegando come la Chiesa ha sempre visto il lavoro umano come partecipazione alla creazione che continua ogni giorno, anche grazie alla mente e al cuore dei lavoratori. Al Santuario di N. S. della Guardia ha parlato ai giovani invitandoli ad aprire le porte e il cuore a poveri e migranti, esortandoli al rispetto della persona e spiegando bene come si può essere missionari nel proprio ambiente senza partire per terre lontane. A mezzogiorno nella sala del Caminetto del Santuario della Madonna della Guardia il Papa ha pranzato con centotrenta ospiti d’eccezione: undici detenuti, dei quali cinque provenienti dal carcere di Marassi e sei dalla casa circondariale di Pontedecimo, scelti tra quanti hanno
da scontare le pene più lunghe. A tavola c’erano anche poveri, rifugiati e senza fissa dimora, assistiti dalle associazioni ecclesiali diocesane. Per l’occasione gli accompagnatori e volontari che li seguono quotidianamente hanno servito come camerieri. Dopo pranzo il Santo Padre si è recato all’Ospedale Gaslini e ancora una volta gli è stata posta la domanda: “Perché soffrono i bambini?” Ha detto: “Non trovo spiegazioni! Solo guardo il Crocifisso e mi fermo lì.” Poi ha auspicato che questo Ospedale possa continuare la sua apprezzata opera di cura e ricerca mediante l’apporto e il contributo generoso e disinteressato di tutte le categorie e a tutti i livelli. Nella Messa conclusiva della visita a Genova c’è stato il grande abbraccio della folla, e il Papa ha parlato della forza della preghiera, ha invitato tutti a superare una grossa imperfezione: la
di suor Stefania Benini Genova
a Genova ed è interessante vedere come tutti i carismi nascono in un posto concreto e molto legato alla vita di quella precisa diocesi, poi il carisma cresce e ha un carattere molto universale, ma alle origini, sempre ha una concretezza, l’attenzione agli ultimi, ai più poveri, questo è quanto hanno desiderato i vostri Fondatori e le vostre Fondatrici. Ci ha inoltre consigliato di rimanere fedeli ai loro sogni e desideri, e rimanere inseriti nella diocesi per sentirsi ed essere sempre più Chiesa. Grazie santità per la tua presenza e per le tue incoraggianti parole, perché ancora una volta ci confermi, ci esorti a proseguire con gioia l’impegno intrapreso di servire il Signore Gesù nei fratelli più bisognosi. Incoraggi in particolare noi suore di Santa Marta ad andare avanti con fiducia, a seguire con quotidiana fedeltà il nostro Padre Fondatore che amava ripeterci: “La carità ha le ali ai piedi, volate là dove l’indigenza del più povero lo richiede”. Queste espressioni ci esortano a proseguire nel nostro servizio con gioia, anche se le fragilità, il calo delle vocazioni e l’invecchiamento rendono necessario il ridimensionamento di alcune nostre opere. Rinnoviamo il desiderio di vivere e testimoniare la gioia che Dio ci ha donato, perché, chi incontra il Signore e lo segue con fedeltà diventa messaggero della gioia.
19 Camminando con fede 2/2017
chiusura! Perché, ha detto, il Vangelo non può essere rinchiuso e sigillato, perché l’amore di Dio è dinamico e vuole raggiungere tutti. Ha perciò suggerito che per annunciare il Vangelo occorre “andare”, uscire da se stessi! Nella mattinata in Cattedrale di San Lorenzo si era soffermato a lungo in dialogo con i preti, i religiosi e le religiose. Il Santo Padre ha insistito sulla fraternità prima di tutto, di non essere chiusi alle sorprese di Dio per non perdere la gioia della sorpresa dell’incontro. Un cuore che ama, che si dà, sempre vivrà nella generosità e nella donazione pur nelle difficoltà. Ci ha spiegato che la fraternità è un lavoro di tutti i giorni ed è tanto difficile, ma è una vera ascesi! Ascoltarsi, pregare insieme, fare festa insieme, questo fa bene. Ci ha suggerito di vivere la fraternità che ci rende più umani. Ha detto: “se ne parla tanto, ma ancora non è entrata del tutto profondamente!”. Ci ha ripetuto che i fratelli e le sorelle sono ricchezza gli uni per gli altri!… e questo è quello che apre il cuore: “recuperare il senso della fraternità”! Alla suora poi, che Gli chiedeva come poter vivere a fondo la “diocesanità” pur rimanendo fedeli al carisma del proprio Istituto, ha risposto che era contento di affrontare questo argomento, e ha precisato che la “diocesanità” ci salva dall’astrazione, dal nominalismo, da una fede un po’ gnostica o soltanto che “vola per aria”. Ci ha detto che tutti siamo inseriti nella diocesi e voi consacrati e consacrate siete un regalo per la Chiesa perché ogni carisma, ognuno dei carismi è un regalo per la Chiesa universale…
In missione
Quando la scuola si fa natura
di Leoni Rachele e Giulia Pignedoli
Milano Bovisa
N
Camminando con fede 2/2017
20
ell’anno scolastico 2016/2017 le nostre classi seconde della scuola Primaria dell’Istituto Santa Gemma hanno deciso di partecipare al progetto “Scuola natura” del comune di Milano. Il comune, infatti, ogni anno offre la possibilità alle scuole milanesi di passare del tempo nelle case vacanza al mare o in montagna, affiancati dal prezioso aiuto e dalla decennale esperienza degli educatori del luogo. Fin qui niente di strano… Potrà sembrarvi del tutto normale organizzare un’uscita didattica per i propri bambini, ma ancora non sapete che si tratta di rimanere lontano da casa per un’intera settimana! Un azzardo? Niente affatto! Spesso i bambini sono in grado di stupirci grazie alla grande autonomia che acquisiscono fin da piccoli, se diamo loro la possibilità di imparare ad essere indipendenti e se glielo lasciamo dimostrare. La sera, dopo ferventi preparativi, tutti eravamo agitati ma pronti per questa meravigliosa avventura.
trascorso liscio come l’olio e in un batter d’occhio siamo arrivati a destinazione. Un pranzo veloce e poi via verso la prima avventura: la scoperta della macchia mediterranea! Finalmente abbiamo potuto vedere con i nostri occhi come sono fatti i terrazzamenti e ripassare argomenti finora studiati solo sui libri. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Sveglia presto, colazione abbondante e ci siamo avviati verso Finale Ligure con il bus di linea per raggiungere il frantoio Magnone, dove abbiamo scoperto come vengono trasformate le olive per diventare quello squisito olio extra vergine di oliva che abbiamo avuto il piacere di degustare. Nel pomeriggio invece siamo andati a visitare il porto di Loano, dove abbiamo incontrato anche alcuni pescatori che stavano rammendando le loro reti.
E fu sera e fu mattina: primo giorno. Siamo dunque partiti alla volta di Pietra Ligure (SV) all’alba del 22 maggio. Il viaggio è
Al ritorno ci siamo fermati a giocare in spiaggia. Le maestre, più fortunate, hanno anche potuto saggiare la freschezza dell’acqua mentre tenevano sotto controllo i bambini che si rotolavano nella sabbia!
E fu sera e fu mattina: terzo giorno. È la volta di Genova. Al mattino siamo stati assorbiti e stupiti dal mondo della chimica e della fisica della Città dei bambini. Tutti i concetti e gli esperimenti sono stati tradotti al meglio in un linguaggio adatto ai più piccoli e ci siamo cimentati a imparare concetti nuovi, talvolta difficilissimi!
Nel pomeriggio ci siamo fatti risucchiare nei gorghi dell’acquario di Genova rinnovato, ma come sempre ricco di fascino ed emozioni!
profumate alle erbe aromatiche, immersi tra libri di poesie. Al pomeriggio finalmente bagno nel mare, sotto la rigida supervisione di un atletico bagnino. Che refrigerio! Alla sera tutti in pista per ballare le canzoni della discoteca e festeggiare tutti insieme. E fu sera e fu mattina: ultimo giorno. L’ultima fatica dei nostri avventurieri è stata la discesa nelle profondità della terra attraverso le grotte di Borgio Verezzi. Che emozione quando la guida ha spento le luci e siamo rimasti qualche secondo immobili e silenziosi come dei pipistrelli (che purtroppo non abbiamo incontrato perché pochi giorni prima si erano spostati). Al rientro a scuola i genitori erano più emozionati di noi; ci hanno trovato cresciuti e più maturi, segno che questa bellissima esperienza ci è servita per diventare anche un po’ più grandi insieme!
E fu sera e fu mattina: quarto giorno. Il signor Gerry ci ha accolto nel suo incantato giardino letterario dove abbiamo espresso desideri abbracciando un gelso (gustandone anche i dolci frutti), ci siamo arrampicati su un albero alto e senza appigli, abbiamo fatto uno shampoo all’aloe e prodotto saponette
Camminando con fede 2/2017
21
In missione
Un mondo di N
Camminando con fede 2/2017
22
ell’anno scolastico 2016/2017 la scuola Primaria dell’Istituto Santa Gemma ha deciso di intraprendere un meraviglioso viaggio alla scoperta del mondo e dei cinque continenti. Il viaggio è iniziato a settembre con l’assegnazione di un continente per ogni classe: alle prime è toccata in sorte l’Oceania, alle seconde l’Asia, alle terze l’America, alle quarte l’Africa e alle quinte l’Europa. Ogni classe, durante l’intero anno, è partita alla scoperta del proprio continente studiandone le caratteristiche e le curiosità principali, cercando di entrare in contatto con l’anima delle diverse culture e popolazioni. Il progetto ha coinvolto dunque tutte le classi che si sono viste partecipi dell’approfondimento dal punto di vista geografico, storico, religioso, musicale, artistico e culturale. Attraverso varie attività, che hanno avuto luogo durante l’intero anno scolastico, si è arrivati
alla “Settimana della mondialità”. Di cosa si tratta? Ogni classe ha fatto immergere tutte le altre nell’atmosfera del proprio continente proponendo diverse attività. “Signori e signore, allacciate le cinture di sicurezza, le uscite di emergenza sono qui qui qui… stiamo per intraprendere un sorprendente giro del mondo!” Prima tappa: Sidney I bambini di prima hanno presentato la loro ricerca sul continente oceanico, approfondendo in particolare la flora e la fauna che si potrebbero incontrare nelle terre inesplorate dell’Australia e delle isole vicine. Hanno intrattenuto i loro compagni con una divertente gara di lancio del boomerang, salti da canguro e hanno fatto costruire un magico souvenir: un segnalibro per ricordare questa fantastica avventura!
viaggi Terza tappa: Il nuovo continente Con Cristoforo Colombo è iniziato un viaggio dalle coste della Spagna a bordo delle tre caravelle: la Niña, la Pinta e la Santa Maria. Le classi terze attraverso una rappresentazione teatrale hanno raccontato il fantastico e variegato mondo delle Americhe, facendo incontrare ai bambini indiani, conquistatori, uomini d’affari, camminando tra grattacieli altissimi fino ai piedi della Statua della Libertà. Quarta Tappa: Africa Un safari indimenticabile vi aspetta!!! Accompagnati dalle musiche delle tribù i bambini sono arrivati in Africa, accolti da danze e canti tribali che li hanno fatti immergere nell’atmosfera di questo antico continente, dove la vita dell’uomo ha avuto origine. Si sono cimentati in un gioco di sopravvivenza tra gazzelle in fuga e leoni affamati, ascoltato un’emozionante poesia e visitato il museo preparato dai bambini con oggetti e ricerche di approfondimento.
da Milano Bovisa Quinta tappa: Il vecchio continente Le classi quinte hanno studiato quattro delle più importanti capitali europee: Atene, Londra, Parigi e Berlino. Nella giornata a loro dedicata i bambini ospiti hanno gareggiato alle miniolimpiadi, abbattuto il muro di Berlino, fait une promenade avec les artistes de MontMartre e infine si sono cimentati in una copia dal vivo di una miniatura del Big Ben… “Si prega di riallacciare le cinture di sicurezza, stiamo atterrando all’aeroporto di Milano Malpensa. Grazie per aver scelto la nostra compagnia!” Una volta a terra, senza nemmeno accorgercene ci siamo resi conto di aver raggiunto obiettivi e traguardi per lo sviluppo delle competenze che non avremmo mai immaginato al momento della partenza. Durante tutta la durata del progetto, i bambini hanno lavorato con entusiasmo, spirito di collaborazione e si sono dimostrati vicendevolmente dei buoni tutor. Auguriamo anche a voi di intraprendere questo “mondo di viaggi”!!!
23 Camminando con fede 2/2017
Seconda Tappa: Il gigante del mondo I bambini di seconda hanno accompagnato le altre classi alla scoperta del continente più grande: l’Asia. Avvolti dal profumo d’incenso è iniziato il viaggio attraverso alcune delle arti orientali. Sono state proposte l’arte dei Manga e degli Origami, sfide a Shangai e gare in pista con le bacchette per trasportare il riso. In palio per i vincitori deliziosi vermi asiatici… uuuuuuuhm!!! Infine sono stati costruiti animali, piante, fiori e oggetti utilizzando le forme del Tangram.
In missione
Festa di Santa Marta
di Margherita Bernoni Luo di Mugello
a Luco di Mugello C
Camminando con fede 2/2017
24
ome oggi, 29 luglio festa di Santa Marta, quante volte ci siamo ritrovati a far festa e a salutare le Suore per il loro avvicendamento e pur non comprendendo fino in fondo il valore e il significato dei “cambiamenti”, accettavamo, nostro malgrado, la Regola dell’Obbedienza. Ogni volta è sempre stato un dispiacere, un filo spezzato, una relazione interrotta, una sofferenza per tutti, sia per chi andava sia per chi rimaneva. Poi però, bastava poco tempo per riprendere il cammino, pronti con l’aiuto del Signore per nuove ripartenze e nuove relazioni, con la certezza che quei legami di affetto e di amicizia sarebbero comunque rimasti reciprocamente nei nostri cuori, per ricrearne altri. Ma questa volta è diverso, non c’è avvicendamento. C’è una partenza definitiva. Si chiude una Casa. Si chiude un’esperienza! La notizia del ritiro delle Suore dalla Scuola Materna e dalla comunità di Luco, ci ha lasciato sgomenti e dispiaciuti, soprattutto noi, di prima, seconda o terza generazione che ha visto nascere la Scuola Materna, quest’opera così meritoria voluta fortemente dal Priore don Dino Margheri col valente sostegno per dedizione e intelligenza dell’indimenticata Suor Giacomina Rivetti. È difficile per noi capire e
accettare quanto sta accadendo, ma la mancanza di risorse umane, questa la motivazione, ha costretto la Madre Generale, Madre Carla, a una decisione, suo malgrado, così dolorosa. Non ci resta che prendere atto e manifestare tutto il nostro dispiacere e la nostra amarezza insieme all’ affetto e alla gratitudine per il bene, l’attenzione e la premura dimostrate in tutti questi anni, oltre sessanta, dalle nostre Suore verso le persone e la comunità di Luco. Appena due anni fa abbiamo festeggiato il 50° dell’inaugurazione della Scuola Materna, è ancora vivo il ricordo della festa e mai potevamo immaginare il giorno di oggi: il giorno dei saluti definitivi. Tutto questo fa tanta tristezza, ed è molto difficile trovare le parole per esprimere sentimenti ed emozioni, sentimenti che appartengono alla sfera personale di ciascuno e che forse andrebbero vissuti in silenzio. Ma la dimensione interiore della sofferenza, come della gioia, non può esimerci invece dal gridare il nostro grazie prima di tutto al Signore per averci fatto dono delle loro presenze, per tutte le Suore che nel tempo si sono succedute fino ad oggi, facendo memoria, in modo particolare, di coloro che già vivono la dimensione dell’Eterno. Ognuno di noi ha beneficiato della loro presenza, per aver cresciuto e educato generazio-
Camminando con fede  2/2017
25
In missione
Camminando con fede 2/2017
26
ni di bambini e bambine, per aver condiviso con le famiglie momenti di vita e di gioia, talvolta di dolore e di sofferenza. Eventi ed esperienze di vita che appartengono a ciascuno di noi, alla propria interiorità, ma poiché sempre condivise hanno reso la gioia più grande e il peso del dolore, forse più leggero. E ci ha fatto essere comunità. Queste sono state e sono per noi le nostre Suore. Grazie dunque di essere state parte delle nostre vite, per ogni parola o gesto compiuto, per la presenza sempre discreta, per l’impegno pastorale come Ministri straordinari dell’Eucarestia, per la catechesi e la visita ai malati, per tutte le collaborazioni offerte ai nostri Sacerdoti, per essere sempre state presenti in ogni circostanza per tutti e per ciascuno in coerenza al Carisma del Padre Fondatore Beato Tommaso Reggio. In modo particolare vogliamo ricordare il grande coraggio delle Suore quando negli anni novanta, per volontà del priore don Savino in accordo con l’Amministrazione Comunale e con il beneplacito della Superiora Generale, Madre Antonia, è stata istituita, all’interno della struttura parrocchiale una sezione statale come risposta alle esigenze delle famiglie per evitare l’esodo dei bambini verso il capoluogo. Le Suore, con senso di responsabilità, lungimiranza e generosità hanno accettato di mettersi in gioco accogliendo il confronto e la collaborazione con altre agenzie educative in un’organizzazione nuova e per nulla scontata nei risultati. Ancora oggi sentiamo il bisogno di dire il nostro grazie, in modo particolare alle Suore che in primis hanno avviato questa esperienza, Sr. Marina Moretti, e a coloro che l’hanno continuata fino ad oggi. Non tutti, forse anche all’interno della Comunità Religiosa, hanno condiviso questo percorso, ma con grande riconoscenza dobbiamo dare atto alle Suore della loro testimonianza per il servizio offerto a favore di tutte le famiglie della frazione senza distinzione.
Certo non è stato tutto facile, a volte i fraintesi, le parole non dette, le contingenze di quel particolare momento hanno portato a delle incomprensioni, ma sempre comunque e subito superate in spirito di correzione fraterna. Da oggi sarà diverso, la scuola continuerà senza le nostre Suore, i genitori e la frazione avranno il servizio assicurato, i bambini si avvarranno di bravissime insegnanti, ma quello che verrà meno sarà l’identità di Scuola Cattolica così com’era stata pensata e costruita dal suo Fondatore don Margheri. Carissime suor Mariana, suor Marietta e suor Lissy oggi si chiude un cerchio; sappiamo che anche per voi non è facile affrontare questo momento così come per tutta la vostra Famiglia Religiosa, ma insieme cerchiamo di vivere questa separazione il più serenamente possibile con l’aiuto di Maria SS. e Santa Marta. Per tutto quello fin qui espresso e per tanto altro ancora diciamo Grazie Suore con l’affetto che ciascuno di noi sente al di là della inadeguatezza delle parole. Consapevoli poi, dei limiti di cui siamo tutti portatori e che spesso condizionano il nostro agire quotidiano, sentiamo in questo momento anche il bisogno del reciproco perdono semmai, forse anche involontariamente avessimo offeso la sensibilità di qualcuno o se la nostra testimonianza di battezzati non sempre ha toccato il cuore di chi abbiamo incontrato. Anche per questo ci stringiamo a voi in un abbraccio fraterno. Grazie Suore per la vostra amicizia, per la vostra generosità, per averci voluto bene. Affidiamo alle vostre preghiere i bisogni personali di ciascuno e della nostra parrocchia, in modo particolare per il nostro Pastore e Priore don Cristian. Ci conforta il pensiero che se c’è qualcosa che non viene mai meno è l’amore che il Signore pone nei nostri cuori e che, se lo vogliamo, ci mantiene sempre e ovunque uniti. È con questa certezza e questa speranza che vi portiamo tutte nel cuore!
“Sotto la nuda volta del cielo” di suor Eliana Martinelli
Castelgandolfo
Solo chi Ama davvero non passerà mai, come dice la Parola divina, ecco perché Santa Marta è così attuale anche oggi per tutti i cristiani come pure il Beato Tommaso Reggio tanto in sintonia con le direttive della chiesa odierna che invita tutti ad accogliere e servire gli ultimi. A seguito per dare la possibilità a tutti i partecipanti di assistere alla S. Messa, abbiamo preparato l’Eucarestia “sotto la nuda volta del cielo” e come sfondo lo specchio lucente del lago di Albano; la creazione tutta ha anch’essa partecipato alla celebrazione, cornice adatta per lodare e ringraziare la Divina Provvidenza per la festa della nostra Patrona S. Marta e anche per quest’opera ormai colma di ospiti affidati alle nostre cure, in sostegno a tante famiglie. Abbiamo terminato cenando tutti insieme… non c’è festa senza condivisione fraterna che unisce e rinforza i legami di amicizia e di aiuto. Così ritemprati nello spirito, illuminati dalla figura di S. Marta e del Beato Tommaso Reggio, tutti sono ritornati alle loro case colmi di gioia e gratitudine, più forti nell’affrontare le difficoltà quotidiane.
27 Camminando con fede 2/2017
C
osì abbiamo celebrato la ricorrenza religiosa della nostra Patrona Santa Marta nella Casa di Riposo di Castelgandolfo insieme a tutti gli “Amici di Betania”. Abbiamo iniziato l’incontro riflettendo sulla figura evangelica di S. Marta, mettendo in evidenza la sua personalità, capace di farsi valere anche davanti al Signore Gesù, ma che toccata dall’Amore eterno incarnato e illuminata dallo Spirito, ha saputo riconoscere in Gesù il “Figlio del Dio vivente venuto nel mondo”, proclamazione che ha cambiato per sempre la sua sequela in un servizio nella gratuità… Ecco perché il Beato Tommaso Reggio l’ha scelta come modello per noi sue figlie, le Suore di Santa Marta; Lui stesso, amava e viveva l’accoglienza evangelica verso tutti, bisognosi e non, mettendosi al servizio totale di tutte le persone che la Provvidenza affidava al suo ministero sacerdotale e pastorale, rispondendo subito e nel tempo ai molteplici bisogni che si presentavano. Era un pastore con “odore delle sue pecore”, non solo invitava a fare il bene, ma lui stesso cercava e aiutava tutti, con un aiuto a 360°, non escludendo nessuno.
In missione
Nella scuola delle meraviglie
di M. Melica
Velletri
M
Camminando con fede 2/2017
28
usica, canti e balli ed una scenografia tutta da vedere in un saggio di fine anno scoppiettante e spumeggiante dove numerose famiglie alternavano pianti di commozione a risate a crepapelle; due giornate di sano divertimento dove i veri protagonisti di tutte le età, i nostri bimbi, si cimentavano dando il meglio di sé, colmi di orgoglio e soddisfazione. Tema centrale del progetto speciale didattico di quest’anno sono state le “Fiabe” ed è per tale ragione che gli alunni delle 5 sezioni hanno portato in scena numeri originali, studiati e creati dall’ ingegno delle 5 insegnanti, insieme ad una collaborazione attiva con le famiglie e alla tenacia di tutte le suore, trainate dall’instancabile spirito di iniziativa di Suor Luisa. Il musical “Alice nel paese delle meraviglie” per i più grandi e “Il brutto anatroccolo” per i più piccini, il tutto animato da una miriade di melodie e battute con un unico scopo quello di divertire e divertirsi immaginando un mondo fantastico e magico, dove i cappellai matti, le regine di cuori, i fiori parlanti… la fanno da padrone. Un mondo immaginario che non si discosta tanto dalla vita reale della nostra scuola, un mondo felice e allegro frequentato da tantissimi bambini perché la vera meraviglia sono loro con il loro stupore, con i loro sorrisi e con la loro serenità. Memorabile resterà quest’anno la festa con-
clusiva della famiglia celebrata nel fiabesco giardino della nostra scuola. Presenti numerosissime famiglie, che riunite di buon mattino hanno assistito alla Santa Messa celebrata nella cappella delle suore; un momento di intimità, di raccoglimento arricchito dalle voci dei bimbi che intonavano i canti: a ripensarci ancora esplode di gioia il cuore. Al termine della celebrazione tutte le famiglie riunite in un clima conviviale hanno condiviso sorrisi e voglia di stare bene con poco. I bambini liberi come aquiloni hanno scorrazzato sentendosi a casa propria. E che dire dei mille manicaretti che hanno preparato le nostre mamme? Quel momento è stato unico e magico, ricco di sentimenti contrastanti, tra la voglia di urlare di felicità e il magone di un pianto senza fine per un altro anno appena conclusosi. Tutte queste emozioni sono state racchiuse nel lancio dei palloncini verso il cielo sconfinato. Come pionieri le insegnanti e le suore con i bambini liberano quel filo e un attimo dopo l’azzurro è variopinto da una miriade di puntini multicolore. Mille scatti immortalano quella sensazione indescrivibile. Un altro anno vola via con tutto il suo bagaglio, mentre a malincuore le famiglie dei bimbi si preparano per una nuova avventura. Ed ora tutti in vacanza, l’anno nuovo è in arrivo con un carico di novità e progetti tutti da vivere!!! Buone vacanze a tutti.
Camminando con fede  2/2017
29
In missione
Un’estate così... L
a colonnina di mercurio è alta, si sa, ma a Genova Santa Marta è un’estate che “sbolle”, che “sventaglia” le ore dei bambini del Centro estivo, delle maestre e delle suore tra giochi, piscina, mosse geometriche di taekwondo, delizie con le corde di chitarra, pennellate a gogò… qualche dialogo in inglese, un’escursione al mare di Chiavari, pranzo all’aperto e, naturalmente, riposo con il sapore multicolore dei sogni. Non c’è tempo per controllare il caldo, per schermare il sole che promette ancora molto. Un’estate così, un “campo estivo” così… supera le attese dei bambini, i desiderata dei genitori che hanno creduto nella fantasia delle suore, le previsioni… Ancora! Un’estate così… è anche… stagione di raccolti, là dove tempi addietro, i bambini della scuola dell’infanzia, con qualche “fuori
Camminando con fede 2/2017
30
onda” di altre classi, avevano – a più riprese – seminato… Nell’orto, predisposto ad arte, dissodato dalle mani esperte di qualche genitore, orto con “solchi” da azienda agricola, tutto è… “a norma”! “L’orto gioioso” ha fruttato insalata per palati delicati, fagiolini, patate doc, rapanelli, gettate di pomodori saporiti, ci sono anche i… meloni! Ogni giorno l’ideatrice dell’orto, con altra consorella, vi salgono, si curvano a mo’ di pendolo verticale sulle piante e scendono con cassette piacevolmente colme! Un’estate così… è solo a GENOVA!!!
di suor Irene Tealdi
Genova
Il centenario si colora di festa
di Claudia Conti Viciomaggio
È
31 Camminando con fede 2/2017
stato eccezionale l’evento svoltosi sabato 20 maggio 2017 alla scuola Santa Marta di Viciomaggio; un giorno speciale trascorso assieme ai bambini della scuola dell’infanzia. La grande palestra era addobbata con festoni colorati ed il sole che filtrava dalle finestre faceva brillare il nuovo sipario color giallo ocra, trasformando così la palestra in un teatro dal sapore antico. La stanza era gremita e le calde parole di Suor Rosanna, Suor Francesca e Suor Michela ci accolsero e presentarono lo spettacolo con i nostri figli protagonisti. Si apre il sipario: i visi emozionati e felici dei bambini ci riempiono il cuore. I loro sorrisi, la loro perplessità mista a gioia nel vedere noi genitori, nonni e familiari è stato il regalo più bello di quel giorno. I bambini agitano tra le mani una bandierina col numero Cento che ci ricorda il compleanno del nostro istituto, ed è bello pensare che ogni anno la scuola Santa Marta cresce e si rinnova insieme ai nostri figli, i nostri fiori, le nostre speranze. Questo giorno rimarrà per sempre inciso nei nostri cuori. I bambini si esibiscono in balli e canti; felicità, armonia e serenità sono le protagoniste. Infine, come ogni anno, vengono consegnati i diplomi ai bambini che terminano la scuola dell’Infanzia. È stato un giorno speciale, pieno di emozioni grazie alla professionalità e all’amore che le maestre impiegano nel loro lavoro, e grazie
a tutte le Sorelle dell’istituto Santa Marta che ogni giorno accolgono i nostri figli tra le loro braccia. Un grazie va a tutte le persone che vi lavorano e che rendono questa struttura una ricchezza del nostro territorio.
In missione
Valsolda in fiore
una mamma
I
Camminando con fede 2/2017
32
l Comune di Puria ha organizzato una iniziativa dal titolo “VALSOLDA IN FIORE” e anche la nostra Scuola dell’Infanzia ha partecipato attivamente alla manifestazione. I nostri bimbi, sotto la guida della maestra Caterina, delle nostre care Suore e con il prezioso aiuto di numerosi genitori, hanno abbellito il giardino piantando ogni specie di coloratissimi fiori. Ogni bambino ha scelto il “suo” fiore e lo ha piantato con cura e ha poi disegnato la propria idea di “aiuola fiorita”. Il giorno 8 giugno poi la Scuola Materna è stata invitata dal Comitato Organizzatore della iniziativa presso la Scuola Primaria di Loggio dove i bambini hanno potuto presentare il loro lavoro attraverso i bellissimi disegni e le foto della loro “aiuola fiorita”. Il Sindaco, presente all’incontro, ha premiato ogni “piccolo giardiniere” con una preziosa medaglia. I disegni dei bambini sono stati esposti alla mostra dedicata a questa iniziativa.
Puria
Le attività della nostra Scuola, che sono continuate fino alla metà di luglio, si sono concluse con uno spettacolo molto divertente al termine del quale sono stati consegnati i diplomi ai bimbi che a settembre inizieranno il nuovo cammino della Scuola Primaria. Il caloroso applauso finale ha voluto esprimere tutta la gratitudine e l’affetto dei bimbi e dei genitori per le nostre Suore e per la super maestra Caterina.
Saperi e sapori L un’insegnante
Viareggio
giato per conoscere il mondo, abbiamo seguito quella che si chiama outdoor- education, imparare osservando la natura che ci ospita. E così si è trascorsa una piacevole mattinata con il gruppo piccoli, 3-4 anni di età, al Parco didattico “C’era una volta” di Torre del Lago Puccini. Un ambiente naturale, tra campagna e lago, dove animali e piante, tra i più vari, abitano questi luoghi, nel rispetto e nella cura. Cura di sé e cura degli altri, saperi impliciti di questa esplorazione umana prima, e didattica poi, attraverso l’osservazione delle piante aromatiche, e della loro semina. All’interno di questo parco delle meraviglie, i bambini hanno potuto esperire un primo approccio con animali che non si vedono più tanto spesso nelle nostre realtà urbane! Gli animali della fattoria, nei loro recinti, con i loro vicini, le loro danze e i loro canti.
…uno scatto insieme ai cavalli e all’asinella Chiara…
33 Camminando con fede 2/2017
a didattica della Scuola dell’Infanzia si prefigge di accompagnare ogni bambino ed ogni bambina nella sua crescita, seguendo una pedagogia del benessere, dell’armonia, che riesca a valorizzare l’unicità di ognuno, come essere importante, differente e variegato. Dare il tempo ad ogni bambino di apprendere secondo il proprio ritmo, il proprio sé, condividendo l’esperienza del sapere insieme agli altri, vivendola, plasmandola e raccontandola. È un tempo che ha la necessità di essere inserito in uno spazio preciso e ben pensato, affinché si possa tessere una trama di potenzialità raffinate, libere di esprimersi e svilupparsi. Per l’anno scolastico corrente, è stata scelta una programmazione didattica volta all’esplorazione e alla conoscenza alimentare, dal nome “Saperi e Sapori”, un viaggio gustoso e “dis”-gustoso, tra sapori noti e meno noti, buoni e meno buoni, appartenenti ad ogni stagione ed usanza locale. Proprio da questo principio, abbiamo orientato le nostre attività, dedicando ad ogni gruppo di bambini (piccoli, mezzani, grandi) esperienze ed ambienti di apprendimento altri, distanti dalle quotidiane sezioni e raggiungibili solo con un viaggio a bordo di un entusiasmante scuolabus! Profondamente convinti di un’idea di educazione che tenga conto delle caratteristiche ludico-esperienziali di cui si fa portatrice l’infanzia, e che lo utilizza come canale privile-
In missione Animali piccoli e animali grandi, dai più veloci ai più lenti, da quelli piccoli e morbidi a quelli con una corazza forte e dura. L’avventura prosegue vedendo, toccando, annusando tanti tipi di erbe, che ci ricordano un po’ la nostra cucina o il giardino di casa… Indoviniamo insieme quali sono! Io la so, io la so!
Lo abbiamo fatto anche noi.
A ciascuno il suo vasino per piantare ogni semino! …con la farina ed acqua impastiamo!
Camminando con fede 2/2017
34
Si è conclusa così questa uscita didattica, che ha contribuito a rendere le menti più libere e vivaci! I bambini, tornati a scuola ed entusiasti di tutto ciò che avevo visto, hanno raccontato ai compagni e alle maestre rimasti a scuola, cosa fosse successo in quell’ incredibile giorno! Per il gruppo mezzani, 4-5 anni di età, è stata invece accolta la proposta didattica del Comune di Viareggio, in trasferta presso il Museo Blanc, museo della preistoria territoriale. Un viaggio a ritroso, portando i piccoli in un tempo lontano, anzi, lontanissimo da noi, dove bambini e bambine, diverse da quelli che siamo ora, abitavano la nostra città, quando ancora era solo sabbia, mare, terra e roccia. In questo luogo sono state ritrovate tante cose. Infine, abbiamo imparato come i nostri antenati cucinavano: certamente senza forno o fornello, non avevano una cucina attrezzata come noi. A loro bastava una pietra e una lastra per schiacciare il grano che raccoglievano e farne farina, ed impastarla poi con acqua, così da poterne mangiare una leggera pagnotta cotta al sole!
Il nostro viaggio nello spazio e nel tempo finisce qui, con una pagnotta da cuocere in padella, ed una merenda in più da condividere con papà e mamma. Il gruppo grandi, 5-6 anni di età, hanno iniziato invece, con una esperienza nell’esperienza, camminando su una lunga collina tra ulivi e casali, per giungere al tanto atteso “Frantoio di Campo Romano” a Massarosa. Qui la signora Elena ci ha illustrato tutto il percorso dell’oliva, dalla raccolta alla spremitura, per diventare poi olio, usato per condire le nostre pietanze! Sono state apprese tutte quelle fasi che rendono così com’è l’olio che vediamo e troviamo già pronto al supermercato. I bambini ne hanno visto il colore, annusato l’odore, toccata la consistenza e sentito il sapore. Un’osservazione su tutte le macchine e procedure che vedono protagonista la storia dell’oliva e della sua trasformazione. È anche così che si diventa grandi!
da Sestri Ponente
Sestri vede sparire
un altro pezzo importante della sua storia S sapevano che da lì a poco sarebbe cominciata la guerra e si sarebbe tornati a festeggiare il varo dell’Andrea Doria, della Michelangelo, della Cristoforo Colombo, solo per fare qualche esempio. Proprio per le famiglie degli operai dei cantieri navali, la Congregazione di Santa Marta, aveva deciso di aprire un Istituto. Al tempo si faceva come oggi: vera e propria assistenza a domicilio, sia a livello infermieristico che spirituale. Negli anni la situazione è cambiata, la vocazione no, dice suor Luciana. Le suore in questa realtà hanno cercato di portare sollievo e pace a quanti ne avevano bisogno, uniche presenze che per rompere la solitudine di tanti anziani e malati. Il rammarico per il vuoto che noi tutti sestresi proviamo non ci impedisce di dire dal profondo del cuore GRAZIE alle nostre amate suore!
35 Camminando con fede 2/2017
uor Luciana esce come tutte le mattine dalla casa delle Suore di Santa Marta, in via Gazzo a Sestri Ponente. «Non li conto più gli anni che ho», dice mentre raccoglie il saio bianco per camminare più veloce. Come ogni giorno raggiunge l’abitazione di decine di sestresi: «Faccio le punture, cambio le flebo. Ma la cosa più importante è il conforto che portiamo. Ascoltiamo chi soffre, stiamo vicino a loro e alle loro famiglie. Per questo capisco quanto i sestresi si sentano disorientati…». Anche impauriti. Perché a fine agosto, le suore di Santa Marta, infermiere a domicilio, se ne andranno. Manca un ricambio generazionale, spiega suor Luciana. E Sestri, che vede sparire un altro pezzo importante della sua storia, teme le conseguenze. «Non volevamo crederci. Così ci siamo subito messi in contatto con le superiore della Congregazione a Roma e con il cardinale Bagnasco. Abbiamo raccolto più di mille firme per chiedere alla curia di intervenire e di evitare la chiusura. Niente, non ci ha ascoltato nessuno», dice Lucia Altamura, residente a Sestri e in prima linea per la permanenza dell’Ordine di Santa Marta sul territorio. In assenza del sostegno “sacro” abbiamo tentato con quello “profano”: «La stessa raccolta di firme l’abbiamo spedita al sindaco Bucci, aspettiamo una risposta», dice ancora Lucia. Bisogna però fare un passo indietro nel tempo per capire l’importanza delle suore di Santa Marta a Sestri. Era il 1937, i sestresi avevano festeggiato da pochi anni il varo del transatlantico Rex, non
In missione
Un po’ più poveri I
n un clima di grande commozione e sentita partecipazione, la comunità di Luco ha dato il saluto alle Suore che dopo settant’anni, considerando anche il periodo trascorso all’Ospedale del Mugello, lasciano il nostro paese. Alla presenza del sindaco di Borgo S. Lorenzo Paolo Omoboni, dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Cristina Becchi, al concelebrante Don Mario Landi, originario di Luco, sabato 29 luglio, festa liturgica di S. Marta è stata celebrata una grande e solenne Eucare-
Camminando con fede 2/2017
36
stia di ringraziamento per il dono delle loro Presenze per tutti questi anni di vita vissuta insieme. Il parroco Don Cristian, visibilmente commosso nell’introduzione della Messa ha sottolineato come “i motivi di questo sofferto saluto sono facilmente intuibili e segnano profondamente la Chiesa; la crisi vocazionale costringe molte comunità religiose a chiudere esperienze belle e positive come la nostra. Stasera andremo a casa un po’ più poveri e più soli. La condivisione della vita e della fede con queste Donne, ha segnato un cammino di tanti di noi” – e nell’omelia ha sottolineato meglio questo senso di povertà: “domani saremo più poveri non solo perché
non avremo più il loro aiuto, ma perché avremo tre Vite in meno che ci testimoniano il Vangelo. Il Signore benedica le vostre vite e continui a farvi essere anche là dove l’obbedienza vi manda, offerta e dono per le persone che incontrerete”. La commozione è stata tanta e la si leggeva chiara sia nei volti delle Suore che in quelli delle persone e dei numerosissimi amici che hanno voluto esserci per dire il loro grazie personale e per ribadire un affetto che non verrà mai meno. Alla fine della celebrazione Don Cristian ha letto la lettera di saluto del Vicario Generale a nome di S.E. Cardinale Betori nella quale esprime riconoscenza alle Suore per il servizio e la testimonianza data e il rammarico di tutta la Chiesa Fiorentina per una scelta così dolorosa. Dopo anche il Sindaco ha rivolto il suo saluto che a nome di tutta l’amministrazione e della società civile ha voluto sottolineare “la profonda e sincera gratitudine per l’operato delle Suore nei confronti dei bambini della scuola dell’infanzia e delle famiglie e, prima ancora, per il loro servizio presso l’Ospedale del Mugello di cui molti di noi hanno memoria.” Il sindaco ha poi donato alla superiora una pergamena dove viene sottolineata la gratitudine per tutto il servizio svolto. Ha preso poi la parola don Mario Landi nativo di Luco e amico di tante suore che di lì sono passate. Ha sottolineato il loro essere “Comunità nella Comunità” riferito soprattutto alle suore dell’Ospedale “che pur avendo la loro cappella all’interno hanno sempre scelto di pregare in parrocchia rendendo testi-
Luco di Mugello
monianza di una fede e di una devozione autentica. Io stesso ho pensato al mio sacerdozio guardando a loro.” Alla fine dei vari interventi compreso quello della sottoscritta e della superiora Suor Mariana visibilmente commossa c’è stato lo scambio dei doni, un bellissimo calice per don Cristian e una dalmata al diacono Giuliano da parte delle Suore. La festa è poi continuata con un momento di condivisione fraterna dove ognuno ha voluto salutare e ringraziare personalmente le suore e ricordare frammenti di vita condivisa. Il chiasso dei bambini, i palloncini colorati, le belle e buonissime torte hanno per un momento attenuato il velo di tristezza presente durante tutta la celebrazione. Poi è calata la sera, i bambini hanno smesso di fare chiasso, i palloncini sono ormai puntini lontani a confondersi con le stelle e piano piano affiora in tutti noi la consapevolezza che la festa è davvero finita, e ci ritroviamo tutti più poveri e soli.
37 Camminando con fede 2/2017
e più soli
di Margherita Bernoni
In missione
Il campino del prete A
Camminando con fede 2/2017
38
San Gimignano, nel bel mezzo del centro storico, c’è una struttura, composta da un campo di calcio, uno di basket/pallavolo, dei gazebo all’aperto con biliardini e tavolo da ping pong, uno stanzone al coperto con tavoli e sedie e uno stanzino/ripostiglio per il materiale. È qui che si svolge ogni anno, ormai da quattro generazioni, il campo estivo per i giovani del paese; la mattina i più piccoli, organizzati in quattro ore di animazione e i più grandi il pomeriggio. Potremmo dire oratorio? Non proprio perché durante l’inverno questo spazio è chiuso ma d’estate i ragazzi possono accedervi liberamente il pomeriggio e, dalla fine delle scuole a tutto il mese di luglio, la mattina un gruppo di animatori dai 13/14 anni fino ai 22 e oltre, organizza attività per i bambini della scuola dell’obbligo sotto la direzione di due adulti. Da qualche anno abbiamo la preziosa presenza di Suor Francesca Verdorfer, religiosa della Congregazione delle Suore di S. Marta “presa in prestito” dalla sua comunità per un mese, e di recente Barbara Giomi parrocchiana e catechista.
Ogni anno viene scelto un tema prendendo spunto da quelli dei Grest nazionali, quest’anno era IL MAGNIFICAT, tema che viene poi rielaborato e riadattato cercando anche di calarlo nel nostro territorio ricco di opere d’arte che andiamo a visitare. Si inizia la mattina alle 8.30 e dopo un momento di accoglienza ci si riunisce in preghiera sotto i gazebo o anche nella vicina chiesetta di S. Bartolo aprendo con il canto questo momento che vorrebbe essere di raccoglimento, anche se non è sempre facile con bambini e adolescenti che in media sono una cinquantina. Ogni giorno si cerca di variare rivolgendo il nostro cuore al Signore con le preghiere fondamentali ma anche con riflessioni spontanee, piccole storie o spunti tratti dal quotidiano. Poi si prosegue con le attività legate al tema, che possono essere sia spiegazioni e riflessioni, sia visite ai monumenti con la riproduzione delle opere d’arte viste e relative agli argomenti trattati, disegni che poi vengono premiati. Seguono i giochi a squadre, quelli conosciuti da tutti oppure qualche gioco nuovo; l’importante è che giochino tutti.
Andrea Garrone: “Ormai è il secondo anno che vado a fare l’animatore al Campino dei preti, e posso confermare che è una bella esperienza. I bambini si divertono molto, sia durante il gioco libero che a squadre, ma non mancano momenti istruttivi! Una volta alla settimana i bambini fanno i compiti e noi animatori li aiutiamo. Da non dimenticare le gite!! Si fanno spesso, alcune per far divertire i bambini, altre istruttive, ma nonostante questo i bambini si divertono! Le attività che più piacciono sono la gita a Saltalbero e la pesca! Insomma… in poche parole il Campino è fantastico! Anche i bambini più chiusi con una piccola spinta imparano a giocare con gli altri!” Da parte mia potrei definire Il Campino come una palestra nella quale ci si allena a stare insieme, ad aiutarsi, a prendersi cura l’uno dell’altro, in una parola a “servire”. L’auspicio più grande è che questo si ripercuota alla lunga nella vita di tutti noi che abbiamo partecipato e di quelli che vi parteciperanno.
di Barbara Giomi
San Gimignano
39 Camminando con fede 2/2017
Poi fino alle 12.30 si aspetta l’ora del rientro a casa organizzando giochi liberi Un paio di volte la settimana sono previste delle uscite, quest’anno siamo andati all’Archeodromo di Poggibonsi, una zona archeologica che ha ricreato un villaggio Alto Medioevale, abbiamo fatto una escursione nella Riserva Naturale di Castelvecchio, siamo andati al Parco Sospeso di Saltalbero a Rapolano Terme. Ci sono poi giornate dedicate alla piscina e alla pesca. La festa finale sprigiona l’energia di questi ragazzi che si organizzano nel “Campino’s Got Talent” uno spettacolo di talenti tra cui vince il migliore sketch, poi c’è la premiazione della squadra vincitrice e gli immancabili gavettoni. La sera i genitori organizzano una cena condivisa per i saluti alla quale partecipa anche il nostro parroco Don Mauro Fusi. Il punto di forza del Campino è la coesistenza di anime diverse, per età, estrazione, cultura, temperamento e carattere, che convivono per questo lungo periodo per divertimento certo, ma non solo, ed è proprio questo “non solo” che cerchiamo di sviluppare e vivere alla luce della parola di Dio, cercando la sua presenza tra di noi. Concludo questo articolo riportando la testimonianza di un giovane animatore che ci tiene a non rimanere nell’anonimato…
In missione di Marcello Brunini
Il saluto di addio alle Suore di S. Marta dall’Istituto De Sortis
Viareggio
C
Camminando con fede 2/2017
40
arissimi tutti, questa celebrazione segna un addio. Una fine che è difficile accogliere. Dopo quasi 100 anni, le suore di S. Marta lasciano il servizio presso l’Istituto De Sortis. Stamani non si tratta semplicemente di salutare suor Aurelia, suor Flora, suor Jobby, suor Domenica, suor Antonietta, che partono e saranno sostituite. Certo ogni partenza è sempre un dolore. Stavolta, però, la sofferenza è più intensa, è più intima. Le Suore di S. Marta, tra qualche giorno, ci lasceranno in maniera definitiva. L’Arciconfraternita della Misericordia continuerà a gestire il servizio ai minori, ma senza più l’apporto delle Suore di S. Marta. Abbiamo provato a far recedere la Madre Generale da questa decisione, ma non ci siamo riusciti. Oggi, dunque, viviamo un doloroso addio. Un addio che, per noi del Varignano, è motivo di pianto. Sì di pianto. Una così lunga permanenza e un così qualificato servizio, nel momento che vengono a mancare, non possono che gettare nell’afflizione e nello sconforto. Il nostro di oggi, è pianto collettivo, comune. Un pianto certamente dignitoso, sommesso, composto, ma sempre un grande pianto. Molti non se ne accorgeranno neppure. Ma, il nostro, è un pianto corale che, vogliamo sperare, ci aiuti a ospitare, nella mente e nel cuore, l’addio che viviamo per farlo diventare occasione di speranza e di responsabilità. L’addio delle nostre suore, tuttavia, vuol essere anche l’occasione di un ringraziamento infinito. Un grazie non formale. Un grazie che sia come l’accoglienza di un testamento: l’eredità che voi
ci lasciate. Un’eredità costituita da tre perle: affetto, servizio, interiorità. Carissime suore, ora che ve ne andate, noi vorremmo accogliere la vostra capacità di offrire “affetto”. È la prima perla della vostra eredità. Durante la visita all’Istituto di un’altra Congregazione di suore, interpellata per sostituire le attuali, costoro hanno chiesto alle nostre suore: «Ma, in definitiva, cosa c’è da fare qui nell’Istituto?». La risposta è stata semplicissima, precisa e fondamentale: «Qui c’è da fare le mamme. Il resto viene da sé!». A contatto con i ragazzi e le ragazze, il primo atteggiamento necessario è l’affetto: la disponibilità accogliente del cuore; il farsi carico delle loro persone. Ma con un’attenzione. Oggi, per lo più, la maternità e la paternità sono vissute in una logica di chiusura e di possesso: «il mio figlio; la mia bambina». Spesso i genitori vogliono che i figli ripercorrano le loro strade, non si allontanino troppo dalle loro scelte, rimangano per molto tempo nella loro orbita. Lo stile di maternità che le nostre suore ci lasciano è pervaso dalla disponibilità ad una maternità e paternità “aperte”, «ospitali», non possessive. I ragazzi che incontrano, in definitiva, non sono un loro possesso, ma “doni”; autentici “doni” che non possono essere trattenuti; “doni” che non possono rimanere nelle loro mani. Le nostre suore accolgono con affetto e stima profonda i ragazzi e le ragazze loro consegnati, ma, al tempo stesso, rimangono disponibili a che ciascuno di essi scopra la sua profondità e
Camminando con fede  2/2017
41
In missione
Camminando con fede 2/2017
42
faccia la sua strada, spesso decisamente accidentata. Sono mamme aperte alla gioia accogliente e disponibili al pianto degli addii. Uno stile simile potrebbe far scivolare il loro servizio in una semplice “funzione”. Ma, in tanti anni del loro servizio, questa caduta non si è mai verificata. La loro capacità materna è sempre stata “non-possessiva”; sempre aperta alla cura più autentica e disposta all’addio più doloroso, ma capace di far crescere figlio e madre. Le nostre suore hanno riproposto nell’oggi, l’ospitalità aperta di Abramo e Sara. Una seconda “perla” ci lasciate in eredità. La vostra disponibilità al servizio disinteressato ai ragazzi e alle ragazze in difficoltà. Lo spirito evangelico della “Casa di Betania”, secondo l’intenzione del vostro Fondatore – Tommaso Reggio – è davvero singolare. Un esempio per capirci. Quando voi raccontate dei vostri ragazzi, colui che ascolta, fa fatica a capire che questi vivono drammi, difficoltà, conflitti. Per voi ogni ragazzo è prezioso, perché è una persona con la sua caratteristica, con la sua qualità, con la sua specificità anche, se spesso, decisamente problematica. Per voi, i ragazzi e le ragazze con i quali condividete l’esistenza – giorno e notte – non sono “problemi” e neppure “hanno problemi”; sono persone che vivono momenti singolari e hanno delle opportunità nascoste, che attendono qualcuno che li aiuti a portarle alla luce per trasformarle in cammini di speranza. In altre parole, voi suore, siete come delle levatrici. Donne davvero singolari: avete rinunciato a far nascere, per aiutare, “vite spezzate”, a “rinascere” alla felicità. Sta qui, del resto, il segreto della vostra scelta di vita evangelica; scelta che incide con fecondità sul vostro stesso servizio. Anche noi vorremmo essere come voi: capaci, anche solo un po’, di far “ri-nascere” gioia là dov’è il dolore; di trasformare le ferite in feritoie; di scoprire nelle difficoltà della vita delle opportunità per un futuro più umano. La comunità del Varignano, in questi lunghi anni di comune impegno, ha visto in voi la possibilità di un’evangelica “ri-nascita”: passare, cioè,
da una condizione di povertà ad una vita più dignitosa; affrontare le avversità del quotidiano come strade originali per inventare nuovi stili di stare insieme, valorizzando le diversità, condividendo le difficoltà. Questo è un motivo di pianto, per noi del Varignano, a causa della vostra definitiva partenza. Dalla vostra permanenza in mezzo a noi, vogliamo trattenere la terza perla: l’importanza dell’interiorità vissuta nella preghiera. Voi siete state per noi una “Casa di Betania” descritta dal Vangelo. Casa accogliente. Casa di preghiera per tutti i popoli. In un quartiere e in una parrocchia come la nostra, l’intercessione orante, seppure silenziosa e quasi invisibile, è una grazia e un dono inestimabile. È da quasi cento anni che voi, al pari di Mosè, tenete le braccia alzate al cielo e invocate su di noi la presenza di Cristo Signore, crocifisso e risorto, perché curi le nostre ferite, consoli i nostri cuori, inondi di speranza ogni nostra disperazione, si faccia sentire vicino quando il futuro si fa cupo e oscuro, come in questi tempi. Care sorelle, senza di voi ci sarà difficile mantenere i nostri cuori aperti all’intimità della preghiera. Eppure è un lascito che non vogliamo disperdere, ma alimentare e far crescere. D’altra parte, è nella preghiera che noi possiamo continuare il cammino di amicizia con voi, che oggi sembra concludersi. La preghiera è come una “casa di Betania invisibile” che tutti ci ospita e ci tiene legati come figli di Dio, amici di Gesù, fratelli e sorelle l’uno dell’altro, in qualsiasi condizione e luogo noi siamo. Affetto, servizio, interiorità, sono le tre perle che voi ci lasciate in eredità e che noi non vogliamo assolutamente svendere. Care sorelle che dire ancora? Desidero, a nome di tutti, ripetere una semplice parola: grazie, grazie, grazie! E buon cammino per quelle vie che solo lo Spirito di Dio traccia per ciascuno di noi, per i nostri e vostri ragazzi, per la nostra comunità, per l’Arciconfraternita della Misericordia, per il nostro quartiere e per la nostra città. Sosteniamoci l’un l’altro “con il bacio santo” e con un grande applauso.
Con gioia annunciamo un dono per l’India presente un bimbo disabile. Molte di loro ci hanno accolto con grande speranza raccontando il loro disagio di non avere una scuola specializzata vicino per poter essere aiutate a far crescere bene questi loro bimbi. Tutto questo ci ha portato a scoprire che Dio ci chiedeva di andare incontro alle necessità di questi bimbi. Da qui l’idea di trasformare la Scuola materna in una Special School. Il Consiglio Generalizio ha accolto con gioia questa nuova possibilità di essere vicino agli ultimi prendendosi direttamente cura di loro, come tanto raccomanda Papa Francesco. Facendo qualche aggiustamento alla struttura esistente è stato possibile ricavare lo spazio per accogliere un massimo di 30 bambini disabili. Attualmente frequentano la Scuola 25 alunni. Andiamo avanti con fiducia nella Provvidenza, con impegno e speranza. Le famiglie si sentono sollevate e mostrano la loro gratitudine collaborando attivamente con la Comunità. Dal profondo del nostro cuore nasce un canto di grazie al Padre Buono che ci ha guidato per queste strade perchè rispondessimo ai segni dei tempi e alla nostra Famiglia Religiosa che ci sostiene perché andiamo avanti con speranza e fiducia, dando amore a questi piccoli tanto provati e conforto alle loro famiglie.
La comunità di st. Mary Village
43 Camminando con fede 2/2017
U
n nuovo apostolato ha preso il via dal mese di giugno in India al St. Mary Village, vicino a Paryaram. L’esistente Scuola Materna è stata trasformata in scuola per i bambini disabili. Da alcuni anni avevamo notato che nelle nostre scuole materne di Paryaram e St. Mary qualche famiglia ci chiedeva l’iscrizione di bimbi disabili. Facendo visita alle famiglie dei due villaggi per motivi pastorali siamo venute a conoscenza di nuovi nuclei familiari con presenza di questi bambini che o rimangono in casa per la mancanza di una scuola adeguata nelle vicinanze o sono affidati a Istituti lontani dal luogo di residenza della famiglia. Questo ci ha sollecitato a fare una seria indagine nell’ambiente e, con sorpresa, abbiamo potuto individuare molte famiglie dove era
Pagine aperte
Il Vescovo “buono” P di suor Damiana
Camminando con fede 2/2017
44
otremmo chiamarlo così il Vescovo Dionigi Tettamanzi per il senso di umanità che lo faceva accostare a Papa Giovanni XXIII, appunto il Papa Buono. Da sempre aveva la passione della famiglia nel cuore: genitori, sposi, bambini ai quali a Natale scrisse per anni bellissime lettere! Imparò subito dal Concilio come si esercita un ministero che è scuola di dottrina, ma è soprattutto amore alle persone che mai vanno lasciate indietro per amore dei libri. Quando era Arcivescovo di Genova aveva cominciato a frequentare lezioni di dialetto genovese per poter mettere a proprio agio le persone semplici che lo incontravano quando era in visita ai vari luoghi della vasta Diocesi e che non avevano dimestichezza con la lingua italiana. Il suo stile gli veniva da quel cattolicesimo pratico e popolare che gli permetteva di andare oltre lo stretto perimetro dentro il quale, a volte, la Chiesa chiude la dottrina. All’indomani di quell’incontro disastroso che fu il “G8”, tenutosi a Genova nel luglio del 2001, alla cui preparazione aveva offerto con discrezione il suo accompagnamento, ricevette la visita dei coordinatori dell’iniziativa che gli raccontarono i fatti dolorosi accaduti, il loro impegno, il loro dolore e disorientamento. Il Cardinale ascoltò con grande partecipazione e, con grande delicatezza, li invitò al coraggio della libertà. I tratti più salienti della sua figura sono sicuramente la delicatezza verso le persone e l’attenzione ai temi sociali insieme alla capacità di mi-
surare il ruolo di pastore che, come raccomanda il Concilio, non oscura il servizio dei laici, ma li stimola ad assumersi responsabilità nella lettura dei segni dei tempi e nell’impegno in politica. Il Card. Tettamanzi era Vescovo di Genova quando fu proclamato beato, il 3 settembre 2000, il Fondatore delle Suore di Santa Marta Mons. Tommaso Reggio (1818-1901), suo predecessore sulla Cattedra di Genova. Il Cardinale si mostrò subito entusiasta della spiritualità e delle scelte pastorali del Beato anche se era passato già un secolo. Nell’anno che precedette la solenne Beatificazione in San Pietro, negli incontri mensili con i fedeli che si tenevano al Santuario della Guardia, dove l’immagine della Vergine era stata incoronata proprio da Mons. Reggio, presentò la figura di questo confratello che aveva con lui tante affinità spirituali e pastorali. Noi Suore di Santa Marta gli siamo profondamente grate per questa sua opera e soprattutto per il dono che ci ha fatto scrivendo la sua biografia. Ricordo con gioia i diversi incontri avuti con lui durante la mia permanenza in quel periodo nella Comunità di Genova. Il nostro Istituto si trova proprio appena sotto il Seminario arcivescovile e nel sacello attiguo alla cappella si trovano le spoglie mortali del Vescovo Reggio. Spesso, quando il Cardinale si recava per qualche motivo in Seminario, entrava dal cancello della scuola senza farsi annunciare, per pregare sulla tomba del nostro Fondatore.
dove si dice che una donna abbia fatto soffrire Gesù. Il Vescovo mi ripose con un sorrisetto: “Bene, controllerò”. Molto tempo dopo, incontrandomi al termine di una celebrazione mi disse: “Sai ho controllato, avevi ragione tu: le donne non hanno mai fatto soffrire Gesù”. Anche noi Suore di Santa Marta ci uniamo al cordoglio della Diocesi di Milano e di tutta la Chiesa per la perdita di questo Padre e Pastore tanto amato e siamo sicure che continuerà a ricordarci perché, come diceva, le Figlie assomiglino sempre di più al Padre che le ha volute nella Chiesa per essere un piccolo segno dell’amore di Dio per ogni creatura.
45 Camminando con fede 2/2017
Aveva una memoria di ferro ed era un grande fisionomista. Ricordava perfettamente le occasioni in cui aveva incontrato una persona, il luogo e il motivo dell’incontro. Una volta mi è capitato di portargli i saluti di una mia compagna di oratorio che a Milano, quaranta anni prima, aveva collaborato con lui nell’organizzazione di un’assemblea dell’Azione Cattolica. Quando lo incontrai feci appena in tempo a pronunciare il nome che mi disse subito il cognome e mi pregò di ricambiare i saluti in un modo da cui si capiva che la ricordava perfettamente. Quando venne a fare la visita pastorale nella parrocchia dove si trova il nostro Istituto, durante la condivisione del pranzo insieme alla gente, disse qualcosa sui difetti delle donne. Prontamente lo contestai facendogli presente che il Vangelo non contiene nessun episodio
Pagine aperte di Mariangela
Amici di vita con le Suore di Santa Marta sotto il segno del Beato Tommaso Reggio
un’amica di Betania
“I
Camminando con fede 2/2017
46
l raccolto lo misurerà il Signore con le sue bilance che sono diverse dalle nostre, e la misura del Signore è sempre quella dell’amore” così esordisce Madre Carla Roggero in occasione del Convegno degli amici di Betania, svoltosi a Genova il 10 giugno 2017. Un incontro intriso di profondità spirituale intima, in stretto contatto con le radici del Padre Fondatore Tommaso Reggio. Personalmente quest’occasione è stata la prima possibilità di conoscere questa magnifica realtà attraverso la quale ho avuto modo di allargare le mie conoscenze all’interno della Congregazione insieme agli altri laici sopraggiunti a Genova. L’incontro aveva lo scopo di aggregare un gruppo e costruire reti umane preziose con tutte le comunità presenti sul territorio nazionale, impegnate nel servizio apostolico con la collaborazione di amici di Betania. Sono venuta a conoscenza di esperienze di vita lontane da me, ma così vicine alla mia personale realtà, imbevuta da una società liquida e incerta, e credo che dovremmo tutti vivere e diffondere i veri valori cristiani con coraggio e fede. Questo l’obiettivo del Convegno: mantenere vivo il fervore sostenuti dall’amore delle suore di Santa Marta guidate dall’esempio del Beato Tommaso Reggio affinché anche la nostra comunità possa arricchirsi e rafforzarsi nel tempo secondo lo stile educativo delle nostre suore. Rivolgo, dunque, un sentito riconoscimento alla superiora di Genova, Suor Stefania, per l’ospitalità e la gentilezza di tutta la sua comunità. Ringrazio tutta la Commissione per l’accoglienza, la dedizione e la forza di credere in questo
progetto. Sono grata alle Suore della comunità di Velletri che mi hanno incoraggiata, alla superiora Suor Luisa e un grazie a tutte le Suore, che ho conosciuto e a quelle che non ho ancora incontrato. Un abbraccio va a tutti i laici che operano come me diffondendo la grande gioia di essere e di fare. Infine, ma non ultimo, un ringraziamento di cuore a Madre Carla Roggero, preziosa presenza in questi momenti di apertura e slancio verso il prossimo, affinché tutti possiamo appartenere alla grande famiglia della Congregazione delle Suore di Santa Marta, aiutandola a crescere, mantenendo vivo il ricordo del Padre Fondatore. Concludo riportando un brano del discorso di Papa Francesco sulla felicità perché io lo voglio dire a gran voce: sono felice di avervi trovato!!! “Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado di viaggiare dentro il proprio essere. Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia. È attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un’oasi nei recessi della nostra anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti. È saper parlare di sé”. È aver coraggio per ascoltare un “No”. È sentirsi sicuri nel ricevere una critica, anche se ingiusta. È baciare i figli, coccolare i genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci feriscono. Essere felici è lasciar vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sbagliato”. È avere il coraggio di dire: “Perdonami».
di suor Cornelia Macina
Un anno di vita apostolica a Viciomaggio Viciomaggio
stata una testimonianza molto bella quella di suor Vineetha espressa quest’oggi nella Chiesa Parrocchiale di Viciomaggio! Dopo un anno circa di… “servizio apostolico” in mezzo a noi, ha sentito il desiderio di ringraziare pubblicamente tutte le persone con cui ha avuto a che fare allargando la sua attenzione dall’ambito dell’Istituto ‘’Medaglia Miracolosa’’ con la sua presenza attenta e generosa nella reception della Piscina, a tutta l’area di attività dell’Istituto che abbraccia anche le opere parrocchiali! A fine Messa, suor Vineetha si è presentata sorridente e riconoscente verso tutti, leggendo la sua testimonianza che ha commosso i presenti. Ora va a Roma nella Casa Generalizia dove si preparerà ai voti perpetui con la consapevolezza che il suo anno “viciomaggino” è stato bello… gioioso… fecondo.
Carissimi parrocchiani di Viciomaggio, sono qui a ringraziarvi perché abbiamo camminato insieme quasi un anno. Ora è il momento dei saluti perché devo andare a Roma per prepararmi ai Voti perpetui. Questa parrocchia mi ha dato tante opportunità per crescere nella vita, porto con me tanti bei ricordi. Veramente ho sperimentato la tranquillità del villaggio. Mi ha attratta la vostra semplicità, la vostra preghiera e il vostro comportamento. Soprattutto mi avete regalato il coraggio di andare avanti. Quando sono venuta non conoscevo la lingua ma voi mi avete aiutato tanto a parlare senza paura. Sempre mi avete incoraggiata. Specialmente vorrei ringraziare Don Lamberto. Lui mi ha dato un amore di padre. Sempre mi ha dato forza per proseguire nel cammino della virtù e nella preghiera. Grazie per l’affetto che mi ha dimostrato sempre. Grazie mille. Noi tutti siamo chiamati a diventare Santi. Preghiamo insieme e impegniamoci a seguire Gesù con amore. Ho scelto la vita consacrata. Ancora sto gustando la dolcezza di questa vita. Qui a Viciomaggio sono stata bene con le suore. In questo momento anche loro voglio ringraziare. Specialmente Suor Rosanna che mi ha dato coraggio nel vivere con gioia la mia vocazione. Non posso dare grandi cose ma vi offro la mia preghiera e chiedo la vostra. Grazie a tutti voi, a Don Lamberto, alle suore per quello che mi avete trasmesso. Con affetto Sr. Vineetha Nirichan
47 Camminando con fede 2/2017
È
Con l’affetto della memoria Roma, 17 maggio 2017 Carissime, nel primo mattino di oggi, dall’ospedale di Niguarda in Milano è salita al cielo la cara Consorella Suor LUCILLA FIORELLI
Camminando con fede 2/2017
48
nata a Colfelice (Frosinone) il 09 dicembre 1936, entrata in Comunità il 16 luglio 1956, professa dal 15 ottobre 1958. A seguito di un improvviso malore che poi si è manifestato come una grave malattia, in pochi giorni, Suor Lucilla ci ha lasciate per tornare alla casa del Padre dopo aver percorso con fedeltà il suo cammino di Suora di Santa Marta. Religiosa sempre sorridente e pacata sapeva trasmettere serenità alle persone che avvicinava e in modo speciale anche ai suoi alunni che hanno imparato da Lei come sia sempre bello vedere ciò che il buon Dio prepara ogni giorno per i suoi figli. Si è dedicata particolarmente all’insegnamento con impegno e generosità prendendosi cura dei ragazzi a lei affidati. Nelle varie scuole (Vighizzolo, Milano Bovisa, Genova, Chiavari, Settignano),
dove ha svolto il suo servizio, è sempre stata una presenza discreta e serena, dedita al bene delle persone a lei affidate. È stata disponibile a svolgere i vari uffici che via via le sono stati chiesti come segretaria ed economa a Viciomaggio e al Conservatorio a Firenze e negli ultimi anni, con il venir meno delle sue forze fisiche, ha cercato di essere utile alla Comunità della Bovisa nel servizio della portineria fino al giorno in cui il Signore improvvisamente l’ha chiamata a sé. Ha lasciato nel dolore tutte noi e i suoi famigliari e in particolare le sue consorelle che le sono state vicine negli ultimi suoi giorni. La ricordiamo nella preghiera e le chiediamo di intercedere per la sua Famiglia religiosa che ha amato e servito con gioia, per le Suore della sua comunità e per i suoi cari. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Carissima suor Lucilla, grazie! Dio si è manifestato Verità amabile in te che mi hai sempre raggiunta con un pensiero, un piccolo dono, un segno di amicizia specialmente quando Egli ha chiesto un distacco, una partenza, un sacrificio. Sempre sei stata luminosa sorella, espressione di bontà al di sopra delle parole e delle convenienze, in ogni circostanza. All’inizio, quando a Chiavari mi sono trovata nella molteplice richiesta di un apostolato che ancora non sapevo, mi sei stata maestra incoraggiante
e gioiosa dandomi anche fiducia nel farti supplire da me nella classe dove eri bravissima e amatissima… Abbiamo riso insieme dei miei stratagemmi per realizzare lezioni “all’altezza della situazione” e tu, con voce soave e gentile, con fraterna dolcezza e comprensione, hai reso leggero il peso di quel tempo chiavarese. Da allora in poi hai sempre stimolato la mia creatività mostrandomi un volto di Dio pieno di fiduciosa dolcezza e mi sei stata vicinissima anche quando l’obbedienza ci ha allontanate. Ma non siamo mai state lontane davvero perché negli anni… nel tempo… abbiamo trovato una vicinanza fraterna superiore a quella usuale ed è quella che ora è pienamente vera perché tu mi sei più vicina di sempre come ti avverto Lucillaluce e mi raggiungi ovunque e mi segui ad ogni passo. Il nostro bene infatti, è oltre noi ed ora che tu sei viva in Dio sei molto più presente perché sei oltre la nostra misura di un tempo, sei nell’oltre misura e senti e vedi in un modo dove le coordinate umane sfociano nell’infinita gioia del Dio Amore… Bellezza… Resurrezione! Ora la nostra comunicazione è serenissimamente gioiosa… un miracolo d’amore nel quale mi chiami a guardare più lontano… come un invito ad entrare in una nuova gioia a me sconosciuta… mentre la parola di Gesù: “Che essi vedano la gloria che mi hai dato’’ (Gv. 17,24) risplende nel tuo sorriso, nel guizzo vivido del tuo ultimo sguardo…
suor Cornelia
sul volto sempre un sorriso gentile, la voce sommessa sempre pronta a incoraggiare. Le sue frasi iniziavano spesso con un “su!” Così ci sapeva sostenere, ci faceva vedere che per ogni problema c’è una soluzione. Questo è il ricordo che abbiamo di lei: lo abbiamo custodito nei tanti anni in cui è stata lontana da Chiavari, ma lo ritrovavamo intatto quando tornava per brevi soggiorni. Su whatsApp c’è ancora un bocciolo di rosa postato da lei… avremo cura di non farlo appassire!
Carla Zignago e gli ex insegnanti di Chiavari
Roma, 25 luglio 2017 Carissime, nel primo pomeriggio di oggi, dalla casa di infermeria di Querceto è salita al cielo Suor ANGELA BUSNELLI nata a Cesano Maderno (Milano) il 06 luglio 1928, entrata in Comunità il 7 gennaio 1947, professa dal 28 agosto 1949. Dopo una lunga malattia che l’ha resa bisognosa di tutto e di tutti, è arrivata alle porte del cielo accolta sicuramente da molte consorelle che l’hanno condotta in festa davanti al suo Dio. Tutte ricordiamo il suo amore per il verde, per la natura e le tante abilità con cui si è sempre resa utile fino a quando la salute glielo ha permesso. Fedele al carisma di Suora di Santa Marta ha svolto con passione
e dedizione il suo servizio apostolico particolarmente nelle scuole materne (Castelraimondo, Crescenzago, Cassina Nuova, Malmantile, Settignano…) dove ha saputo dare ai piccoli amore e attenzioni premurose. La ricordano tante persone che hanno goduto della sua dedizione e delle sue cure. In particolare preziosa è stata la sua presenza presso l’istituto “Innocenti” a Firenze dove si è dedicata con professionalità e umanità alla cura dei piccoli ospiti, diventando un valido punto di riferimento per le persone impegnate in un servizio così delicato e complesso. Via via le forze si sono fatte più fragili e Suor Angela ha cercato comunque di rendersi utile nei vari servizi a lei richiesti, terminando il suo lungo cammino nella casa di Infermeria e preparandosi all’incontro con il Signore. La ricordiamo e preghiamo per lei mentre le chiediamo che interceda dal Signore benedizioni e grazie per tutta la sua Famiglia religiosa che ha amato e servito con generosità. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Cara suor Angela Sento di avere un debito di riconoscenza nei confronti di suor Angela, (Flavia come amava ricordarci il suo nome di Battesimo) per avermi introdotta, tanti anni fa, a pieno titolo nell’ambito lavorativo all’Istituto degli Innocenti dove abbiamo lavorato e condiviso tutte le novità professionali relative ai
cinque anni trascorsi insieme. Credo di interpretare il pensiero di ex colleghe, che ho informate della sua morte, ma per motivi diversi non possono essere presenti fisicamente. Anche per loro voglio assolvere questo “obbligo di gratitudine” verso una Persona speciale per tutte noi, denominate “ragazze delle suore”. Una suora dal carattere non facile, ma forte delle sue convinzioni, e per questo credibile, fedele al Carisma della sua Famiglia Religiosa, un’educatrice appassionata, un’amica sincera. Insomma un punto di riferimento importante per le nostre giovani vite di insegnanti in un contesto non facile per le situazioni, a volte dolorose, dei piccoli ospiti dell’Istituto. La sua professionalità e umanità, fu riconosciuta da tutta l’amministrazione come una ventata di novità e tutti abbiamo beneficiato della sua presenza e del suo sapere. Poi venne il momento del ritiro delle suore dall’istituto, e suor Angela lasciò a me l’eredità
49 Camminando con fede 2/2017
Suor Lucilla
Con l’affetto della memoria
Camminando con fede 2/2017
50
di quanto aveva costruito. Una responsabilità che mio malgrado ho cercato di assolvere seguendo il suo esempio e che mi ha accompagnato per un lungo tratto della mia vita professionale e umana. Momenti belli e indimenticabili, emozioni vissute, relazioni positive che hanno allargato orizzonti e che mi hanno permesso di conoscere tante anime belle all’interno della sua stessa Famiglia Religiosa. Anche di questo le sono grata. Vite diverse, le nostre, ma parallele e che per un misterioso disegno abbiamo percorso insieme per un tratto di strada arricchendoci reciprocamente. Poi le mutate condizioni di vita, la lontananza, ma che mai hanno interrotto il filo dell’amicizia, ci hanno in un certo senso allontanato fino ritrovarci qui a Querceto, ed è stato come se fosse solo ieri. Poi tanto sgomento per la malattia che avanzava inesorabilmente. Cara Suor Angela non voglio celebrarti per doti né per virtù, né enfatizzare sentimenti che appartengono alla nostra sfera personale, ma esternarti tutta la mia riconoscenza per il bene e l’affetto che, insieme alla mia famiglia, ci siamo voluto reciprocamente. Grazie anche voi Suore che l’avete amata, curata, cullata nella sua infermità, grazie per avermi permesso di starle vicina e di condividere con voi i suoi momenti di sofferenza… e d’impotenza. Ho sentito da parte di tutte voi la coralità dell’affetto e la condivisione profonda intorno a quell’evento che stava per
compiersi, come a sorreggerla e sostenerla nel suo abbandono nelle braccia di Dio. Ciao Suor Angela, grazie di avermi voluto bene. Con profondo affetto e gratitudine.
Margherita Bernoni
Roma, 08 agosto 2017 Carissime, nel pomeriggio di oggi, nella Casa di Delegazione a Santiago (Cile) è salita al cielo Suor RICCARDA MASCHERONI nata a Figino Serenza (Como) il 09 dicembre 1924, entrata in Comunità il 04 ottobre 1947, professa dal 29 giugno 1950. Dopo una vita lunga vissuta nella ricerca fedele e costante della volontà di Dio, sempre pronta a rispondere a quanto la Famiglia Religiosa le chiedeva, Suor Riccarda ha raggiunto la pienezza della gioia nell’incontro con il suo Signore e con le tante consorelle che erano sicuramente ad attenderla nella beatitudine eterna. Giovane Suora ha risposto alla voce del Signore che la chiamava a seguirlo nella missione in Cile: una missione che la Famiglia religiosa aveva iniziato da pochi anni. Nei primi anni del suo servizio apostolico fu una educatrice attenta e appassionata a Curicò, a Coltauco, a Talca e in diverse altre comunità; in Santiago per vari anni fu responsabile ed economa, svolgendo il suo servizio con particolare saggezza e generosità. Sempre sorridente e pronta ad accogliere con delicatezza e
sollecitudine ogni persona era una presenza bella nella comunità e chi l’ha conosciuta la ricorda così: umile, allegra, generosa, attenta alle piccole cose e pronta sempre al sacrificio senza calcoli e senza misura. Negli ultimi anni, per le condizioni di salute e per l’età avanzata, ha continuato a servire il Signore e la sua Famiglia Religiosa con una preghiera e un’offerta quotidiana continua. Ringraziamo il Signore per il dono di Suor Riccarda alla nostra Famiglia religiosa e a lei chiediamo di intercedere per tutte noi che ancora siamo in cammino fedeltà e generosità nel servire il Signore della vita. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Suor Riccarda: una vera seguace del Maestro Seguire i passi di Gesù è condurre una vita integra, aperta alla volontà del Padre: amare come Lui ama, perdonare come Lui perdona, parlare come Lui parla, agire come Lui agisce. Seguire i suoi
dell’Incarnazione e a scoprire il valore salvifico nascosto nella Culla di Betlemme e nella Croce. Tutte la ricordiamo come sorella sensibile, umile, allegra, sorridente, generosa, servizievole e attenta ai più piccoli dettagli. Così è stata sempre la vita della nostra cara Suor Riccarda che desiderava offrirci la sua esperienza di Dio perché noi sue sorelle fossimo scuole dello Spirito e dei valori trascendenti della nostra esistenza. Trasformava le sue preghiere in gesti di carità fraterna e in amore fecondo per la Famiglia Religiosa, mostrando di essere vera figlia del Beato Tommaso Reggio. A causa della malattia e dell’età avanzata, negli ultimi anni trasformava il suo tempo in
preghiera contemplativa e il Rosario era l’anima della sua vita interiore. Nel concludere questo saluto non possiamo tralasciare di ricordare il suo grande amore alla Chiesa e ai Superiori verso i quali conservò sempre dedizione e fiducia. Con grande umiltà esprimiamo al Signore la nostra gratitudine per il dono che Suor Riccarda è stata per la Chiesa e per la nostra Famiglia Religiosa. Pur nel dolore siamo sicure di avere una lampada che arde davanti a Dio e che in Paradiso stanno facendo festa con lei anche il Padre Fondatore e le consorelle che l’hanno preceduta. Suor Riccarda, riposa nella pace! Le Suore della Missione latino-americana
51 Camminando con fede 2/2017
passi implica donarsi interamente, preoccupati per il bene comune più che per l’interesse proprio. Ricordiamo così Suor Riccarda, Suora di Santa Marta, che fin da giovane ha ascoltato la chiamata del Maestro Gesù e lo ha seguito come donna consacrata vivendo in castità, povertà e obbedienza. Suor Riccarda arrivò in Chile nel lontano 1951 a soli 27 anni, facendo parte di uno dei primi gruppi di missionarie italiane che giunsero nella nostra patria. Nella sua lunga esistenza si è impegnata in diversi campi di apostolato ed ha anche assolto l’incarico di Economa della Delegazione servendo sempre con saggezza e impegno generoso. Si impegnava per essere sale, luce e brace ardente e accendere altri fuochi come vera discepola e cristiana, figlia prediletta della Vergine Maria. La nostra cara Suor Riccarda con la sua presenza accogliente, delicata, sorridente e sempre attenta ad ogni necessità ci ha invitato a vivere il carisma di Santa Marta, ad amare Dio sopra tutte le cose e a essere sempre disponibili a compiere la sua santa volontà. La devozione alla Vergine Immacolata la aiutava a guardare con fede il mistero
“Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno” don Mazzolari
Camminando con fede 2/2017
52