notiziario delle suore di santa marta
Editoriale 3 Editoriale
In missione 18 Viva l’Italia! Viva Firenze!
la Redazione
Parola di Dio 4 Cristo compagno di viaggio dell’umanità
Claudio Doglio
20 Il Pellegrinaggio profetico della Madre Generale in America Latina
dal Cile
22 Cento anni sono come un giorno per te, Signore!
Attualità 8 Beato te... che hai creduto!
le giornaliste Angioline
suor Gina Ruggiero
23 Grazie suor Lucia
suor Annetta Conte
24 È possibile invecchiare bene
La parola a... Madre Carla 9 L’accoglienza... e le nostre Betanie
suor Alessandra Fabbrucci
26 Un giorno fatto per noi...
la Comunità di Pariyaram
27 Nel “paese di serenità”
Spiritualità e carisma 10 Lo Spirito Santo è protagonista e autore della vita della Chiesa...
le partecipanti ai Convegni
12 Un tempo da prolungare
le Juniores
28 Come educare i nostri figli alla fede
suor Anita
15 La preghiera diventi vita
suor Anita
Frammenti di santità 17 suor Emanuela Cocozza
Nicoletta Ballabio
32 Adorazione e preghiera con gli amici di Betania suor Cornelia
33 Cristo è risorto, è veramente risorto!
le Suore delle due Comunità del Libano
34 Campi preadolescenti “Pronto? C’è un amico per te!»
suor Rosalba Bernareggi
36 Alla scoperta della natura e in festa per Gesù risorto
Giovanna Cometto Spada
Pagine aperte 38 Dalle mani del Padre la vita fiorisce
Notiziario delle suore di santa marta
Cristina
30 Un oceano di silenzio
Percorsi di formazione 13 Convegno dell’infanzia Verso la Pasqua
Lorella Gavazzi
Don Andrea Buffoli
40 Un’esperienza eccezionale
suor Merin Jose SKD
41 La forza della preghiera
Via V. Orsini, 15 00192 Roma
Chiara Giunta, una mamma
42 Mattino di Pasqua
Quadrimestrale Anno LXIX
Padre Davide Maria Turoldo
44 Reverendissime Suore di Santa Marta Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di S. Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio
Paolo, Isabella e Maria Pia Scarso
Con l’affetto della memoria 45 suor Marina Pelleschi - suor Gerarda Zobbio
suor Rosetta Scarso - suor Carmela Moro
47 Arrivederci in paradiso 47 Suor Rosetta Scarso, una piccola donna con un grande cuore di madre
Editoriale
La Redazione
Pasqua, il giorno della gioia più completa Siamo invitati, al termine di ogni assemblea, a testimoniare davanti a Dio e al mondo Gesù Cristo risorto; un invito ad una testimonianza che non deve restare confinata tra i muri della chiesa, ma che soprattutto deve inondare, come una pioggia feconda “che non torna al suo creatore se non ha adempiuto al suo compito”, tutto il nostro prossimo, ricco o povero, simpatico o scostante. Pasqua significa “passare oltre”. È la festa dei pastori nomadi che, nella notte del plenilunio di primavera, partivano alla ricerca dei pascoli estivi. Agli ebrei ricorda il passaggio dalla schiavitù dell’Egitto alla liberazione della terra promessa. Per noi cristiani è il passaggio di Gesù dalla morte nel sepolcro alla vita nuova nella risurrezione. La nostra Pasqua è il nostro passaggio dal peccato alla grazia, dall’egoismo all’amore di Dio e del prossimo. Nel suo cammino di santità il nostro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, si è lasciato riempire il cuore dai doni che scaturiscono dalla Pasqua ed è divenuto testimone luminoso e credibile dell’opera di salvezza realizzata dal Padre nel suo amato Figlio il Signore crocifisso e risorto.
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La Pasqua è la festa della centralità di Cristo nella nostra vita. È l’occasione nella quale dobbiamo riflettere su tutte le volte che non abbiamo posto Cristo al centro dei nostri pensieri, interessi ed azioni. Il colore bianco dei paramenti liturgici è il colore dell’esplosione della gioia, della felicità del cristiano; il colore delle occasioni più esaltanti, della pienezza dei traguardi raggiunti. È il giorno della gioia più completa e non può essere diversamente, per il dono che in questo giorno ci è offerto e per la possibilità che ci è data di costruire già qui, adesso, il suo Regno. Tutti questi sentimenti raggiungono il culmine in un ineguagliabile tripudio proprio nella solennità della Pasqua; è la massima festa cristiana, quella che ci apre, se vogliamo, le porte del cielo; è la festa che dà un significato ed una ragione di vita all’esistenza umana. Ogni volta che il male è vinto e guarito, ogni volta che un gesto di amicizia rivela ad un fratello l’amore del Padre, ogni volta che si compie un sacrificio per “l’altro”, ogni volta che aiutiamo gli altri a vivere una gioia piena e più vera, realizziamo la Pasqua. Allora la morte è vinta.
Parola di Dio
Cristo compag L
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o stesso giorno di Pasqua, due discepoli di Gesù lasciano Gerusalemme e ritornano indietro nel loro mondo abituale, cercando di dimenticare quello che è avvenuto. La ritengono una storia finita e, purtroppo, finita male. In questo racconto l’evangelista Luca vuole evidenziare come il Cristo risorto accompagni sempre la sua Chiesa e, lungo la strada della vita, la corregga e la formi, la consoli e la nutra, soprattutto la converta alla missione con rinnovato entusiasmo. Quei due, scendendo verso il paesino di Emmaus, conversavano di tutto quello che era accaduto: si facevano la predica l’un l’altro, ricordando i fatti della morte di Gesù. Ne parlavano con insistenza, ma ne parlavano male, perché non avevano accettato l’evento e non ne avevano compreso il valore. Erano disperati e si separavano dagli altri: avevano abbandonato a Gerusalemme il gruppo degli apostoli e si erano chiusi in un dialogo senza vie d’uscita, continuando a ripetere le stesse cose, camminando senza andare da nessuna parte. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. È un’idea cardine di Luca: Gesù è il Dio che si è “fatto vicino” e cammina con i suoi; come già è stato nella sua esperienza terrena, molto di più dopo la risurrezione, il Cristo è compagno di viaggio dell’umanità. Eppure quei discepoli erano trattenuti e bloccati: i loro occhi non erano in grado di riconoscere la persona del Cristo. Egli, però, entra nei loro discorsi e fa irrompere un’altra parola, costringendoli ad uscire dal loro sterile “faccia a faccia” e invitandoli a uno sguardo diverso.
Avvicinandosi a loro con pazienza, li segue nella loro direzione, li raggiunge là dove sono e cammina con loro per far raccontare ai discepoli la loro versione dei fatti. Poi li farà tornare indietro, ma per il momento è lui che va dietro a loro, per guidarli all’autentico riconoscimento, rivelandosi il grande Maestro. Essi si fermarono, col volto triste; ed erano stupiti che quel forestiero non sapesse. Convinti di sapere, spiegano a Gesù la loro incomprensione, sintetizzando un vangelo in miniatura, cui manca solo l’annuncio della risurrezione, il centro della predicazione degli apostoli. Così confessano tutta la loro delusione, come se dicessero: “Ci eravamo illusi, perché aspettavamo un intervento di liberazione nazionale, ma Lui ci ha delusi, non risultando il liberatore che aspettavamo”. Ormai – dicono – non c’è più speranza, è proprio finita! Eppure compare uno spiraglio di luce: le donne hanno trovato il sepolcro vuoto, dicono di aver visto degli angeli, i quali dicono che egli è vivo. Ma sono solo parole! Così Luca presenta il dramma del discepolo: pretende di spiegare agli altri, mentre ha bisogno lui stesso di vedere; proprio perché non vede il Signore risorto, che pure ha di fronte, il discepolo è triste e scuro in volto. Ma Gesù non è così estraneo come sembrava, né così ignorante, come aveva lasciato credere: Lui conosce davvero i fatti accaduti e le sue parole sono quelle che interpretano e spiegano le Scritture secondo verità. Comincia con due rimproveri, quasi due insulti: li chiama “senza testa e lenti di comprendonio”. E prosegue con la domanda fondamentale: «Non
no di viaggio dell’umanità
di Claudio Doglio
Lc 24,13-35
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bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». Intende dire: “Lo sapevate dai profeti che la strada di Dio è questa, lo sapevate! E allora perché avete reagito da sciocchi? Perché non avete riconosciuto in atto il progetto e lo stile di Dio? Ricordate quello che vi ha insegnato!”. I discepoli, infatti, sono incapaci di riconoscerlo, perché in un certo senso, hanno perso la memoria: hanno dimenticato le sue parole, l’annuncio profetico dell’esilio e del ritorno, delle sofferenze del Servo e della sua glorificazione. E allora, mentre cammina con i discepoli, Gesù spiega loro le Scritture, cioè interpreta il senso delle pagine bibliche in rapporto alla propria persona. In tale prospettiva possiamo dire che la vicenda dei discepoli di Emmaus è narrata in modo da richiamare simbolicamente la celebrazione eucaristica, che Luca indica volentieri come la “frazione del pane”. Nel gesto di “spezza-
Parola di Dio
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re il pane” i discepoli riconoscono il Risorto: quello è il culmine dell’incontro, ma il lungo cammino insieme come interpretazione delle Scritture è un passaggio obbligato. Potremmo dire, quindi, che questo cammino indica la prima parte della Messa, cioè la liturgia della Parola, in cui ci viene comunicato il progetto di Dio e siamo aiutati a capire il senso della nostra vita. In prossimità del villaggio, Gesù finge di dover andare oltre e lo fa apposta per farsi invitare, facendo sì che essi esprimano la loro paura della notte e spingendoli a esprimere il loro desiderio di non essere lasciati soli. Infatti, non lo invitano solo perché pensano che lui abbia bisogno, ma soprattutto perché si accorgono che loro hanno bisogno di lui. È questo il senso vero della celebrazione eucaristica: non è Dio che ha bisogno del nostro culto e delle nostre preghiere, ma piuttosto è la persona umana che si rende conto di avere bisogno della salvezza e desidera accogliere il Signore. «Ed Egli entrò per rimanere con loro». Questa frase è carica di significato teologico e dice di più di un semplice “entrare in casa”. Il Cristo Gesù risponde alla domanda dei discepoli entrando per sempre nella loro vita. Entra nella loro esistenza, non più come un estraneo, uno che passa e se ne va, ma come uno che abita con loro e rimane a loro unito. È questo, infatti, il senso della risurrezione di Cristo: nel momento in cui il Risorto va al Padre, viene a noi. I due movimenti non sono alternativi, bensì complementari: entra nella nostra vita, proprio perché ha raggiunto la pienezza della vita con il Padre. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. La sequenza dei verbi è identica a quella della moltiplicazione dei pani, ma soprattutto corrisponde al racconto della cena pasquale: sono le stesse parole che caratterizzano la prassi liturgica della prima comunità cristia-
na giunta fino a noi oggi. Sono i verbi eucaristici, che ripropongono intenzionalmente lo schema della Messa: «Prendere – benedire – spezzare – distribuire». Allora si aprirono i loro occhi, come era successo ad Adamo ed Eva, quando si accorsero di essere nudi. Ma ora avviene il contrario, perché il mangiare eucaristico si contrappone al gesto di Adamo e la partecipazione al segno dell’obbedienza di Cristo supera la disobbedienza dell’uomo. Mangiare l’Eucaristia significa, pertanto, accedere all’albero della vita, in modo da vivere per sempre, con il risultato del capovolgimento della situazione di Adamo. In quei due discepoli, infatti, viene mostrata la nuova condizione dei redenti: si aprono i loro occhi e finalmente riconoscono la presenza del Signore, vedono Dio. Quando l’avevano davanti, i loro occhi di carne lo vedevano, eppure non lo riconoscevano; e quando lo riconoscono, è perché lui è sparito. Questa è anche la nostra situazione: noi riconosciamo la presenza del Cristo, pur non vedendolo fisicamente. Questo vedere è diverso da quello dell’esperienza pre-pasquale e consiste nel riconoscere la presenza del Signore nella nostra vita e nella Chiesa, attraverso le Scritture e soprattutto nel segno sacramentale del suo Corpo. Ecco il vertice del cammino della Messa: dopo la prima parte di liturgia della Parola, il culmine si ha nella Comunione. Il momento della tavola, ovvero la condivisione del pane apre gli occhi. Non erano bastate le parole per riconoscere il Cristo risorto: l’azione di “spezzare il pane” diviene il gesto eloquente, capace di esprimere in sintesi tutta l’opera e la missione di Gesù. In quel gesto, infatti, sta racchiuso il sacrificio della sua vita donata per la moltitudine degli uomini, una vita spezzata e distribuita, una vita comunicata. Ed è questo ad aprire gli occhi e a trasformare il cuore.
verso Gerusalemme: è un cammino in salita verso la croce. Eppure è un cammino fatto da persone che corrono con entusiasmo e con il cuore in tumulto dalla gioia. Gesù ha fatto piena luce sulla loro vita, una luce che illumina il loro ritorno. I discepoli di Emmaus arrivano a Gerusalemme con la voglia di dare la notizia e gli apostoli la sanno già. Stanno per dire: «Noi lo abbiamo visto» e si sentono dire: «Anche noi!». Essi raccontano in ogni caso la propria esperienza, il cammino e il cambiamento. Questi incontri decisivi avvengono anche nella nostra vita, che è come una strada: anche nel nostro cammino, personale e comunitario, incontriamo il Cristo, nel corso della nostra esistenza, con tutte le sue vicende. E questa esperienza di fede non può essere tenuta per sé, ma produce un entusiasmo tale che porta alla testimonianza e alla comunicazione, fa nascere il desiderio di dire ad altri quello che noi abbiamo vissuto.
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I discepoli hanno compreso che il Cristo risorto è la chiave di lettura della Bibbia: grazie a Gesù, infatti, si può incontrare il progetto di un Dio che ama l’uomo al punto da morire per lui. E così il cuore si scalda e riprende ad ardere. Adesso, dopo che è successo, si rendono conto che quelle parole riscaldavano il cuore, capiscono di essere cambiati, di essere stati letteralmente capovolti e non possono tenere per sé soli quello che hanno vissuto, ma sentono l’esigenza di ritornare a Gerusalemme dagli apostoli. Partecipi della trasformazione di Cristo, i discepoli riprendono il cammino in quella medesima ora, ma in direzione opposta. Nonostante il disagio del buio e della salita, questa volta la strada è percorsa nella direzione giusta, perché assomiglia al cammino di Gesù
Attualità
Beato te... che hai creduto! Q
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uesta affermazione rivolta – da Benedetto XVI a Papa Woytila – nell’Omelia della Messa di Beatificazione, ci potrebbe dare la chiave di lettura della figura di G.P. II: su di lui sono stati scritti ‘fiumi’ di parole e diventa quindi arduo fare sintesi, senza rischiare di scadere nella retorica o nel già risaputo! Scelgo allora di evitare l’ostacolo e parto da una angolatura di questa poliedrica personalità, Giovanni Paolo II è stato un “puro di cuore” e perciò un uomo “libero”, in una parola: un uomo di Dio! È ancora sotto i nostri occhi (grazie anche ai mas-media) la figura umana e l’intensa attività pastorale di questo Papa che il suo successore addita come colui che “è intervenuto con la forza di un gigante” contribuendo a cambiare il corso della Storia! In queste giornate del ricordo e della memoria, che ci hanno coinvolto nel “processo di Beatificazione”, ci siamo commossi fino alle lacrime e abbiamo goduto ancora una volta della sua ‘presenza’ tra noi! Ora che il ‘sipario’ cala su questi indimenticabili avvenimenti, tocca a noi tenere viva la fiamma della sua grande testimonianza di vita! Come diceva bene S. Agostino: “Se loro si, perché non noi…!?” Questa esperienza è come l’ennesima provocazione che il Signore ci regala perché possiamo uscire dalla nostra vita comoda, dalle nostre abitudini incallite, dalle nostre teorie sul già risaputo e sul già visto…!
Giovanni Paolo II è in qualche modo “tornato tra noi” per ribadire che non si diventa cristiani, cioè ‘santi’, senza il coraggio di scelte controcorrente, senza il coraggio di rompere con le mezze misure, senza la volontà di rimetterci in discussione e perché no, anche in gioco… pagando di persona pur di ‘far trasparire Gesù” con la nostra vita, nelle nostre scelte piccole o grandi, in una parola con la nostra testimonianza di fede vissuta nella vita, perché il Signore possa dire anche a noi: “Beata te… che hai creduto!” Si tratta di “preferire il Paradiso”, come ricorda una felice espressione di S. Filippo Neri, ma già qui su questa terra dove ‘pellegriniamo’ insieme, chiamate a renderla migliore di come l’abbiamo trovata! Il Signore ha scommesso su ciascuna di noi… perché allora tirarci indietro, fermarci a metà strada o rinunciare … alla ‘misura alta della vita’ che è appunto la santità? Non siamo sole: su questa stessa strada ci precedono, col Signore Risorto, i tanti santi che abbiamo conosciuto più da vicino, oltre al Beato Tommaso Reggio, anche quelli che ci hanno camminato a fianco, e il più vicino fra gli altri è appunto il Beato Giovanni Paolo II, per il quale rendiamo grazie a Dio e eleviamo un inno di gioia, nella speranza di averlo anche noi come ‘intercessore’ e come modello di vita, e che vita!!! A tutte quindi l’auspicio che la gioia della Risurrezione risvegli il nostro desiderio di tendere alla santità nel qui e ora, insieme!
La parola a...
Madre Carla
L’accoglienza... e le nostre Betanie sapeva portarsi sul cuore quelle vite desolate, sfruttate e senza speranza. Che farebbe oggi? La domanda è legittima. Forse ci aiuterebbe a tenere aperti cuore, mente e braccia, proprio ora qui dove siamo… per accogliere come è possibile e quanto è possibile ogni urgenza! Non amava i proclami, non cercava consensi… adorava nei poveri il Cristo che si faceva presente prima di tutto nel “quotidiano” quello che mette alla prova la nostra generosità perché ci chiede di dare senza rumore senza attendere ricompense! Il Papa ci ha invitato ad accogliere, ha sollecitato l’Europa a concertare gli aiuti, a rispondere a tale emergenza spalancando le braccia a questa folla di uomini donne e bambini. Non ci è data forse la possibilità di intervenire in modo diretto per sanare una situazione così grave… ma non ci mancheranno certamente le occasioni per dimostrare la nostra generosa solidarietà collaborando e partecipando ad iniziative che si realizzeranno là dove noi operiamo. Credo tuttavia che sia fondamentale per noi Suore di Santa Marta rimanere umili e fedeli al nostro compito quotidiano, al nostro carisma che è quello di accogliere, che è quello di portare, prima che in casa, nel cuore e nella preghiera quei poveri per i quali abbiamo scelto di dare la vita! Diamo al “mondo” lo spettacolo della bontà della nostra fraternità… e le porte delle nostre Betanie offriranno a tutti il primo pane di cui ha bisogno ogni uomo…: il pane della bontà!
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M
i unisco al coro dei “tanti” che in questi ultimi tempi hanno cercato di risvegliare nei nostri cuori le urgenze del bene, della solidarietà e dell’accoglienza. In un mondo che pare “scoppiare” di problemi, colmo di situazioni complesse e dolorose, diventa difficile, talvolta addirittura impossibile, capire e riuscire ad orientarci per seguire almeno un po’ la dinamica dei fatti; c’è il rischio di abituarsi a pensare che problemi così gravi non hanno soluzioni e… che a noi non rimanga altro che una passiva rassegnazione di fronte alla nostra impotenza! Ma sarebbe poco, davvero troppo poco! Tali eventi mi hanno spesso richiamato alla mente l’intraprendenza del nostro amato Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, quando, di fronte alle mille urgenze in cui si è ritrovato, ha avuto la capacità, la saggezza e la lungimiranza di affrontare i problemi distinguendo le vere emergenze del momento e intervenendo con immediatezza, senza perdere d’occhio le esigenze del quotidiano. Ripenso al suo prendersi a cuore gli emigranti italiani che si affollavano sul porto di Genova per partire… in cerca di fortuna, senza conoscere nulla, senza documenti, senza preparazione, del tutto inesperti della lingua: spinti “dalle onde” della fame e del bisogno di vivere e lavorare per dare un futuro più dignitoso ai loro figli, se ne andavano verso l’ignoto lasciando tutto e tutti! Narrare ciò che egli ha fatto per loro, sarebbe davvero interessante e ci farebbe sentire una volta di più orgogliose di aver avuto un Padre come lui…, ma ci basta ora ricordare come
Spiritualità e carisma
“Lo Spirito Santo è e autore del O
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gni anno le giornate di “Spiritualità” che si tengono a Chiavari e a Roma colmano il cuore di gioia delle partecipanti perché trovano un ambiente sereno, consorelle accoglienti, un’atmosfera di religiosa pace. La liturgia, la preghiera individuale, i momenti di silenzio e quelli di condivisione favoriscono quella fraternità calda che invita a condividere esperienze di vita, momenti di intima comunione con il Signore. Inoltre permettono alle Suore di lasciare per due giorni il lavoro quotidiano e di immettersi in una dimensione che ricrea la vita spirituale e sostiene l’apostolato. Anche quest’anno hanno guidato le giornate Don Enrico Bacigalupo e Padre Ubaldo Terrinoni. I relatori hanno svolto il tema “Lo Spirito Santo è protagonista e autore della vita
della nostra
della Chiesa, della nostra vita di preghiera, di relazione, della nostra testimonianza.” Don Enrico ha sottolineato come lo Spirito Santo è il frutto della Pasqua «Gesù chinato il capo donò lo “spirito” (Gv. 19,30)». Lo Spirito passa attraverso il cuore trafitto di Cristo e le mani bucate. Noi diventiamo figli attraverso questo atto di donazione. «La sera dello stesso giorno, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!” detto questo soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”». Lo Spirito è dono che genera perdono, guida alla verità tutta intera, rivela e comunica la
Giornate di spiritualità Chiavari e Roma
protagonista lla vita della Chiesa, le Partecipanti ai Convegni
vita di preghiera, di relazione, della nostra testimonianza”
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perché lo Spirito ci aiuta a vivere i suoi frutti: l’amore, la gioia, la pace, la magnanimità, la benevolenza, la bontà, la mitezza, il dominio di sé; e quando lo Spirito ci dona questa sinergia di grazia, allora ci spinge ad una testimonianza autentica della nostra consacrazione. La Pentecoste mette anche la chiesa sulle strade del mondo…, è proprio nello Spirito che la chiesa trova la forza per diventare missionaria, per annunciare il Risorto. I discepoli non possono più tacere, perché con lo Spirito sono diventati una cosa sola, hanno ritrovato il coraggio di portare Gesù fino agli estremi confini della terra.
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pienezza d’amore che è relazione tra Padre e Figlio: relazione rivelata, comunicata e donata all’uomo perché vi partecipi. Lo Spirito non è presenza intimistica, emotiva, rassicurante, ma dialogo costruttivo. È il Maestro interiore che prega in noi, ci riunisce, ci raggiunge nelle nostre “porte chiuse” per aiutarci a spalancarle, ci sollecita a risanare le nostre paure; è Colui che è fedele per sempre. Padre Terrinoni, attraverso la Sacra Scrittura, ha messo in risalto come lo Spirito Santo è presente fin dall’Antico Testamento e come da sempre guida il cuore degli uomini. Si è soffermato soprattutto sulla nostra collaborazione dicendo che Lo Spirito agisce in sinergia con noi, infatti la traduzione dal greco “ricevete” lo Spirito Santo non è appropriata, la versione corretta è “prendete”. Il “Dono” non può essere ricevuto passivamente, ci vuole collaborazione tra Gesù che Lo dona, noi che lo riceviamo e lo Spirito Santo. Prendere implica movimento, collaborazione personale e fattiva, coinvolgimento di tutte le nostre forze. Se noi permettiamo allo Spirito Santo di agire la nostra vita si trasforma,
Spiritualità e carisma
Un tempo da prolungare D
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urante questo tempo dello Juniorato, abbiamo avuto la grazia di poter realizzare diverse attività che ci hanno aiutato a crescere nella dimensione spirituale e comunitaria. Dopo gli Esercizi Spirituali, l’incontro con il nostro Buon Dio si è prolungato ancora per dieci giorni di intenso e profondo lavoro personale e comunitario. Affidandoci alla Vergine Santa e con la benedizione del nostro Beato Padre Fondatore, iniziamo il periodo di juniorato. Il Rev.do Padre Claudio Verdugo, ha svolto in profondità diversi temi della teologia morale, come: la libertà, le virtù cardinali e teologali insieme ai comandamenti, concretizzandoli e applicandoli alla vita comunitaria. Questo lavoro ci è servito per aiutarci a comprendere la frequente tendenza a rimanere nella superficialità e bellezza estetica di questi temi (Libertà, Virtù e Comandamenti) invece di interiorizzarli nella nostra vita di “comune-unione”. In seguito abbiamo avuto la grazia di approfondire i Salmi, lasciandoci interpellare dai loro messaggi; cosi abbiamo scoperto che Dio è presente in ogni situazione, motivando la nostra donazione al Signore nel quotidiano: in mezzo alle gioie, alle tristezze, alla confusione, alle angosce e infedeltà, il Signore è sempre presente… Questo approccio ai Salmi ci ha permesso di entrare meglio nell’Itinerario presentato dalla nostra Madre Generale, Madre Carla Roggero. Senza dubbio è una grande responsabilità aver accolto tante ricchezze e possiamo dire che è stato un piacere potere condividere con le nostre comunità il lavoro di quest’anno. Consideriamo nostro dovere evidenziare un lavoro molto speciale e formativo che stiamo realizzando in questi ultimi anni duran-
le Juniores
Santiago - Chile
te il periodo di formazione dello juniorato: “La Storia della nostra Congregazione”. Quest’anno, abbiamo scelto come sorgente di virtù, la figura del Beato Fondatore, e abbiamo letto scritti di Madre Ignazia Ongaro, Madre Paola Ruggeri e Madre Antonia Dei. Nella fase conclusiva di questo periodo di formazione, abbiamo avuto la gioia di trascorrere una serata con la carissima Madre Carla, che ci ha sottolineato che: “Chi impara a pregare, impara a vivere”. Partendo della vocazione di Mosé, ha indicato i passi brevi da fare prima di un vero e sincero momento di preghiera, e nel contempo ci ha esortate ad impegnarci nella ricerca del Signore, con profondità di cuore. Inoltre ci ha invitato a condividere quello che abbiamo vissuto in questo tempo e noi abbiamo manifestato l’importante ricchezza di questi momenti di oasi dove abbiamo lavorato e condiviso e ci siamo ritrovate con Colui che ci ha chiamato, aprendoci la porta del suo Cuore. Per concludere, possiamo dire che è stato un tempo di Grazia, di Amore e di Misericordia da parte del Signore, che ci spinge a seguire la sua strada nella vita concreta, lì dove Lui ci aspetta…
Percorsi di formazione
Convegno Scuola dell’infanzia
di Suor Anita
Verso la Pasqua l 12 e 13 Febbraio 2011 le Suore della Scuola dell’Infanzia si sono incontrate a Roma con la Dott. Luisa Pelizzari per continuare il lavoro sul progetto di Evangelizzazione. Con i bambini ogni giorno si vive il rapporto tra evangelizzazione e formazione in modo sempre più consapevole, nell’attuazione di un progetto che coinvolge le varie figure educative. “La risposta ai bisogni formativi degli alunni e delle loro famiglie è l’autostrada da percorrere per far passare i valori evangelici, quasi come cosa naturale, come risposta serena, anche se impegnativa, alle urgenze educative con le quali sia la famiglia che la scuola si confrontano quotidianamente”. Tema del Convegno: La Pasqua: organizzazione e stesura di tre Unità di apprendimento. La Dott. Pelizzari ha nuovamente letto e commentato il DPR 11.2.10 che approva i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento della religione cattolica per la scuola dell’Infanzia e poiché l’insegnamento della Religione non è considerato un campo di esperienza a sé stante va perciò messo in relazione con ogni campo di esperienza. Nell’apertura e presentazione del Convegno è stata ricordata la lettera che il Papa Benedetto XVI, il 23 Febbraio 2008, aveva consegnato alla diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione. Il suo intervento
aveva riscosso larghi consensi, perché tutti si rendono conto che per riqualificare il sistema scolastico è necessario scommettere in primo luogo sull’educazione. Il Papa dice che la riscoperta della vocazione educativa nella scuola non è un’invenzione della Chiesa, ma un’esigenza del presente. Una scuola “tecnicamente perfetta” non basta, se significa scuola efficiente, ma senza anima, perché ogni vera educazione deve mirare allo sviluppo integrale della persona e della sua humanitas. Rivolgendosi ai docenti, a partire da quelli della scuola dell’Infanzia, dice: “Il vostro compito non può limitarsi a fornire delle nozioni e delle informazioni, lasciando da parte la grande domanda riguardo alla verità che può essere di guida nella vita…” e continua facendo riferimento alle Indicazioni Ministeriali che per la Scuola dell’Infanzia hanno
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Percorsi di formazione
Camminando con fede 1/2011
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articolato le attività non in discipline, ma in 5 Campi di Esperienza, perché il bambino apprende soprattutto dall’ambiente e si pone i primi grandi interrogativi. La sensibilità religiosa naturale nel bambino è elevatissima, per questo merita di essere riconosciuta e coltivata. Se un tempo l’apertura del cuore a Dio nasceva sulle ginocchia della nonna, ora la Scuola dell’Infanzia è il primo ambiente in cui lo stupore che ci affascina negli occhi dei bambini, può essere educato e diventare apertura al Mistero di Dio e dell’uomo. Nella scuola cattolica la Quaresima è un tempo importante da vivere intensamente a partire dalle Ceneri, per arrivare alla gioia della Pasqua che è il massimo dono fatto all’uomo: siamo al vertice dell’anno liturgico, tutto esprime il mistero d’amore di Dio. La Dott. Pelizzari prima di passare all’organizzazione e stesura delle UA proietta un DVD sul triduo della settimana santa, con il commento di Rahner e Ratzinger, che può essere un sussidio da utilizzare nella scuola anche per i genitori, per un momento di riflessione e di preghiera insieme. Le UD proposte sono: • il dono della vita nel giovedì santo; • il dono della Madre nel venerdì santo; • il dono della pace nel sabato santo. Le prime due UD sono una preparazione alla terza, quella della Pasqua, sulla quale ora ci soffermiamo. Si parte sempre dalle attività dei bambini: • contemplazione del volto dei discepoli stupiti nel rivedere Gesù vivo; • ascolto del gioioso canto dell’Alleluia; • drammatizzazione del canto; • lettura dei racconti evangelici che narrano gli incontri col Risorto; • in silenzio davanti al saluto di Gesù ai discepoli: Pace a voi; • consapevolezza che Gesù Risorto dona pace e gioia al mondo intero.
Le attività sono collegate con i campi di esperienza e vengono individuati gli Obiettivi formativi che devono guidare i bambini a una bella esperienza religiosa: • leggere un’opera d’arte relativa al passo del Vangelo; • intuire il lieto annuncio della Risurrezione; • esprimere con gesti la gioia profonda del cuore; • intuire lo stupore di chi cerca Gesù morto e lo trova vivo; • comprendere che la pace è dono da chiedere nella preghiera; • maturare la consapevolezza che il dono della pace interpella la nostra responsabilità; • vivere la nostra realtà con fiducia e speranza perché amata e salvata da Gesù. L’Obiettivo generale che la Scuola si propone in questo periodo di Quaresima è: • cogliere quanto Gesù ci ama fino a dare la sua vita e coltivare nel cuore la consapevolezza del dono; • compiere gesti di solidarietà, cioè tenere il cuore aperto agli altri, come fa Gesù con noi. Al termine di questo lavoro è stato introdotto a grandi linee l’argomento del Curricolo per la Scuola dell’Infanzia che, nelle scuole pluricomprensive, dovrà collegarsi con quello della Scuola Primaria e Secondaria. Questo tema verrà sviluppato in un successivo incontro di ottobre. Chiediamo al Signore di far “brillare nei nostri giorni il mistero della gioia pasquale come aurora del mattino per essere sempre presenze pasquali in mezzo al sabato santo della storia. E attraverso i giorni luminosi e oscuri di questo tempo, sempre con animo lieto essere in cammino verso la gloria futura” (Rahner e Ratzinger). Un augurio a tutte: la gioia sia l’atteggiamento abituale in mezzo ai bambini e alle famiglie che quotidianamente avviciniamo, è il segno più vero che è bello stare con loro.
L’
incontro delle Superiore e Responsabili della Scuola Primaria e Secondaria con la Madre Generale, Madre Carla, nei giorni 2 e 3 Aprile 2011 a Roma ha avuto come tema: “LA PREGHIERA DIVENTI VITA”, un impegno a fare della nostra vita una preghiera e della preghiera la nostra vita. La Madre ha aperto i lavori assembleari commentando “La preghiera di Gesù” di Enzo Bianchi. La perseveranza e la continuità devono caratterizzare la nostra preghiera fatta senza interruzione. “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me peccatore”. È questa la preghiera in cui mente e cuore si unificano sotto l’azione dello Spirito Santo. Ringraziamo Dio che ha fatto il nostro cuore abbastanza grande per contenerlo, perciò affascinate da questa rivelazione, impieghiamo tutte le nostre forze per scendere nel profondo di noi stesse e lì, in un cuore buono e purificato, troveremo la via più breve per andare verso gli altri e sentirci, più che altrove, vicine a Dio. Quello che caratterizza la preghiera del cuore è la ripetizione del nome di Gesù, fino a diventare una ininterrotta invocazione, come il respiro dell’anima; in essa riconosciamo la nostra condizione di peccatori, bisognosi della misericordia di Dio. Per arrivare alla preghiera continua, occorre essere ancorati alla certezza dell’amore col quale Dio ci ama per primo. Accogliere il suo amore è il nostro primo dovere di consacrate. Se sapremo perciò custodire fedelmente questo pensiero nel cuore, Dio a poco a poco ci unificherà interiormente e ci farà il dono della perseveranza nella preghiera. Questo cammino, pur fatto personalmente, non è un’avventura solitaria,
ma comunitaria, per cui l’impegno comune ci invita all’ascolto reciproco, all’incoraggiamento vicendevole, alla conversione fraterna. Entriamo a far parte della Comunità per condividere tutto, dalle cose piccole all’impegno di fondo e formare così con le sorelle un solo corpo in Cristo. “Pregare con la Parola di Dio” è stato l’intervento della Dott. Costacurta che, dopo un chiara introduzione al Salterio e l’esegesi dei salmi 129 e 115 ci ha condotte a capire come i salmi possono diventare preghiera. Dio stesso ha ispirato i salmi, perciò ci rivolgiamo a Lui con le sue stesse parole. In essi troviamo le più diverse situazioni di vita e Dio conosce speranze, angosce, dolori, gioie, delusioni, desideri, peccati, ingiustizie di ogni uomo e dell’umanità. Tutto quello che noi vorremmo esprimere nella preghiera lo troviamo formulato nei Salmi in maniera perfetta e commovente. Insieme abbiamo pregato e meditato due salmi. Il Salmo 129 appartiene al genere letterario delle Lamentazioni, dove il grido di dolore raggiunge le punte dell’esasperazione. Ma il fedele di fronte al male subito, affida a Dio la vendetta, rinunciando a farsi giustizia da solo e la vendetta di Dio è il perdono. Si legge in questo salmo una storia di grande sofferenza del popolo scelto da Dio per proclamare la sua bontà, ma c’è anche la sofferenza dell’umanità d’oggi, oppressa dall’ingiustizia.
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La preghiera diventi vita
di Suor Anita
Percorsi di formazione
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Davanti alla giustizia di Dio coloro che operano il male, non potranno prevalere, anzi saranno come l’erba dei campi che secca appena cresciuta. La preghiera del salmista si fa forte, impreca contro gli oppressori con uno spirito che sembra lontano dal Vangelo. In realtà esprime una grande passione per la giustizia e la difesa di chi soffre per mano degli empi e lo sdegno per una mentalità disumana che sembra prevalere anche oggi nel mondo. Il Salmo 115 è un inno di lode e di ringraziamento a Dio che ha liberato Israele dalla schiavitù. Tutto dobbiamo a Dio, mentre la presunzione di credersi padroni di sé e della propria vita nasconde una sottile idolatria. L’uomo è chiamato a fidarsi di Dio che è un Dio che benedice chi confida in Lui. “Liturgia e consacrazione” è il tema trattato dal monaco benedettino Ildebrando Scicolone che ha sottolineato la bellezza della preghiera liturgica che è la preghiera della chiesa unita a Cristo. In essa esprimiamo la nostra fede e facciamo della preghiera comune la migliore scuola di preghiera personale. Al centro della preghiera liturgica sta l’Eucarestia in cui si rinnova ogni volta la Pasqua del Signore che è sempre presente in mezzo a noi. Gesù nell’ultima cena dona se stesso e anticipa profeticamente ai discepoli la sua passione e morte, spiegandola con un gesto capace di narrare l’essenziale della sua vicenda terrena: pane spezzato come la sua vita lo sarebbe stata di lì a poco; vino versato nel calice, come il suo sangue sarebbe stato sparso in una morte violenta sulla croce. Il successo momentaneo dell’ingresso in Gerusalemme non distoglie Gesù dal suo programma: egli affronta la morte che avanza: è la sua ora, è decisivo per lui quel momento, la sua morte manifesterà chi è Gesù e il cambiamen-
to che ha provocato nel destino degli uomini. C’è una pericope del Vangelo della Passione che sconcerta. Dopo la morte i soldati sigillano la tomba, come per eliminare definitivamente Gesù, il Messia, ma la sua parola dopo 2000 anni risuona ancora nella chiesa ed è l’unica Parola che ci converte e ci salva. Noi amiamo un Crocifisso risorto, per cui credere nella Risurrezione è credere a qualcuno che ha il potere di far uscire la vita dalla morte per comunicare un futuro di gioia, di comunione e di pace. Credere vuol dire perciò vivere sapendo che il nostro destino futuro è legato alla Risurrezione di Cristo e in ogni celebrazione, accogliendo l’annuncio della Pasqua, cerchiamo di farlo fruttificare nella vita quotidiana come risorti, pur sapendo che ci sono dei passaggi sofferti, dopo i quali però c’è la Risurrezione. Al termine del Convegno tutte abbiamo ringraziato la Madre per la ricchezza delle proposte che ci hanno introdotte a vivere intensamente la settimana Santa nel mistero della Passione, Morte, Risurrezione del Signore. Un grazie alla Segretaria generale ed Economa generale per i loro interventi chiarificatori, sempre necessari per portare avanti le nostre responsabilità con chiarezza, correttezza, puntualità. A tutte un buon cammino pasquale.
Frammenti di santità La mia vita sei tu, Signore Settignano, Firenze Signore, aiutami e insegnami a vivere come una candela che rimpicciolendosi, consumandosi non si accorge di emanare luce. A questo modo voglio consumarmi sul tuo altare fino a che terminata la mia presenza nel mondo tu non dovrai spengermi. Ti ringrazio, mio Dio, della vita con un grazie che desidero fatto di azioni, di santità e di santo amore... (22.10.66) - Imparare come si fa a salire: la mia picozza il rinnegamento e la fune l’Amore. - Realizzazione della mia vocazione: perfetto abbandono alla volontà di Dio che si manifesta ogni giorno attraverso quella dei superiori (non posso sapere io quello che è meglio per la mia anima) silenzio la mia vita interiore: “Nel silenzio e nella solitudine Dio parla al cuore e lo infiamma d’amore!”
Suor Emanuela Cocozza passata alla casa del Padre il 26 luglio 1970
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La voglio tappezzata di
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Viva l’Italia! Viva U
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dite udite, in occasione del 150° anniversario dell’unità della Nazione Italiana, alla quale ha dato notevole contributo il Granducato di Toscana, anche il Conservatorio “Santa Maria degli Angeli”, la cui sede ormai da secoli è posta nel quartiere adiacente la Santissima Annunziata, culla, non solo dell’arte, ma simbolo della profonda “religiosità” dei fiorentini, ha avuto l’opportunità di poter respirare a pieni polmoni quell’atmosfera ludica e storico-politicoculturale che ha caratterizzato la settimana dei festeggiamenti, voluta strenuamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: effettivo garante della Costituzione. Voi lettori, giustamente, potreste pensare che a Firenze, in particolare nella sede delle ex suore angioline e un si faccia altro che divertirsi! In realtà, come è tradizione, l’insegnamento viene reso più profondo e coinvolgente partendo dalla realtà
storica ricca di valori altamente educativi e didattici. Infatti il giorno 16 Marzo la Preside, Suor Cristina, ha organizzato un convivium in auditorium, dove i cosiddetti “angiolini” della Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di Primo Grado, con i loro insegnanti, e sotto lo sguardo vigile e commosso della Superiora, suor Anita, si sono riuniti festosamente, al fine di poter all’unisono cantare il famoso Inno di Mameli: “Fratelli d’Italia”, dove anche se un ci piacciono e quindi non li abbiamo scelti, siamo costretti a tenerceli, questi fratelli! …soprattutto quelli del norde! In verità mentre la musica e le parole risuonavano in quell’ambiente, che da anni ormai ospita rappresentazioni teatrali e musicali, ci siamo sentiti uniti e, per una volta, appartenenti ad una sola Patria, che come una bella signora avanti negli anni, si distendeva le rughe (esperienze
Firenze! le Giornaliste Angioline
Conservatorio S. Maria degli Angeli
Siamo in tempo di Quaresima, momento in cui l’uomo sente il bisogno di guardarsi dentro con quegli occhi del cuore che gli permettono di vedere nell’altro, come del resto in sé, la vera somiglianza con Dio, che soltanto attraverso il Battesimo e la Confermazione si può raggiungere. Anche per gli angiolini, per tradizione, la Quaresima è vista come periodo in cui impegnarsi di più, aiutare con convinzione, ma soprattutto con amore, coloro che si trovano in difficoltà e rispondere compiutamente e con gioia a quei valori cristiani che sono alla base del nostro Credo, della nostra vita. Infatti soltanto con la serietà di intenti, l’impegno quotidiano da parte di piccoli e adulti, a seconda delle loro forze, è possibile far propria quella luce, quella sorgente di vita che unicamente Cristo, Dio fatto uomo, con la Resurrezione è in grado di realizzare in ciascuno di noi. Mancano poche settimane alla Pasqua, momento che gli Angiolini festeggeranno, allietando con la loro allegra e vociferante presenza, l’immensa Basilica della Santissima Annunziata, santuario nel quale la Madre del Signore, pura Misericordia e Amore, accoglie tutti coloro che Le si rivolgono. A tutti i lettori: Buona Pasqua da parte delle Suore, degli Insegnanti e degli Angiolini!
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dei secoli passati) e con i tre colori propri della bandiera, si sistemava con eleganza e abilità il volto, espressione di una bellezza sì atavica ma ancora oggetto di ammirazione e rispetto! Infatti gli “angiolini”, con l’entusiasmo che è proprio della nostra scuola, il cui progetto è “l’accoglienza” festosa e la “convinzione” che il camminare insieme sia una crescita non solo umana ma soprattutto cristiana, hanno cominciato a sventolare i cartoncini, che rappresentavano non semplicemente e visivamente il verde, il bianco, il rosso, ma i’ tricolore! Che si ergeva sul palco con fierezza e maestosità, simbolo non solo di dolori, lotte, guerre, ma anche di fierezza, coraggio, consapevolezza e speranza da parte di coloro che hanno lottato per creare, sviluppare e consolidare l’unità nazionale, di cui soprattutto oggi andar fieri! A questa colorita ed entusiastica manifestazione, che rispecchiava, del resto, l’atmosfera che si respirava per le strade di Firenze, arricchite da numerose bandiere, hanno contribuito le Suore, i docenti, ma soprattutto gli “angiolini”, che, simili a putti, riproponevano quelle fattezze, quelle movenze proprie delle figure angeliche di Michelangelo, Leonardo e Raffaello. Del resto, un siamo gli eredi di coloro che nel 1500 diedero vita a i’ Rinascimento?
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Il pellegrinaggio
della Madre General P
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er le Betanie delle quattro nazioni dell’America del Sud, ogni passo, ogni gesto e parola della carissima Madre Generale è stato un servizio apostolico “Speranza e Ottimismo”. I due mesi trascorsi con le Suore del Cile, Argentina, Brasile e Mexico sono stati un tempo di grazia, un dono alle comunità, promotore di comunione e di apostolato sullo stile del Beato Tommaso Reggio: “Far fiorire il bene ovunque”. Sempre accompagnata dalla Delegata, Madre Alejandra Segovia, Madre Carla ha svolto un intenso itinerario apostolico, cercando di diffondere lo spirito fraterno con la parola, l’azione, l’esempio e con il pieno e generoso dono di sé. Fedele al mandato del Fondatore, ha raccomandato di avere presente, ricordando a tutte noi, Suore di Santa Marta che: “La vita religiosa sará tanto più apostolica, quanto più intima sará la nostra dedizione al Signore della chiamata: Gesù se fraterna sará la forma comunitaria di esistenza e più ardente il coinvolgimento nella missione specifica del nostro istituto si realizzerà in noi il “sogno dell’audace tentativo” del Fondatore Nelle giornate della Fraternità, preludio ai tre corsi di Esercizi programmati e da lei presieduti, la Madre Generale ha consegnato ad ogni suora il lavoro da svolgere durante l’anno 2011 “Profeti di Speranza - La preghiera diventa vita”. Durante gli esercizi tutte le suore hanno gioito per l’incontro personale “cuore a cuore” sia con
Madre Carla che con Madre Alejandra. Dopo il dialogo, i nostri volti irradiavano serenità e vita nuova in Cristo. L’8 febbraio, chiusura del 3º ritiro, sono stati celebrati in Santiago, casa della Delegazione, i festeggiamenti del 50º di professione religiosa di Suor Inés Castro e di Suor Juanita Parra e del 25º delle consorelle: Suor Susana Gatica, Suor Jacqueline Espinoza, Suor Marta Cristina Aliaga, Suor María Alicia González e Suor Mirta García. Il giorno seguente, hanno rinnovato Santi Voti le juniores: Suor María Andrea Fernándes, Suor Valdirene Martins, Suor Paola Becerra, Suor Iara de Souza, Suor Irene Cabello e Suor Teresa Ramos. La Madre Generale a nome della Chiesa, ha ricevuto con emozione, le sante pro-
profetico
dal Cile
ale in America Latina contrata con le juniores in Santiago. Ad esse ha proposto la sfida apostolica di “varcare gli orizzonti personali e storici per contemplare l’infinito ‘Gesu Eucaristico’.” Il mezzo più efficace? La vita diventi preghiera. Sfide e Speranze. Le dieci giovani professe sono invitate a rispondere ad un interrogativo: di che cosa hanno bisogno i religiosi “oggi” per garantire una fedeltà dinamica e creativa, capace di corrispondere alla chiamata propria della vita consacrata? In seguito, sempre in Santiago ha luogo il consiglio di Delegazione. L’ultima tappa del pellegrinaggio apostolico, le due Madri la realizzano in Mexico. Partono da Santiago il 24 febbraio per Tizimín- Regione dello Yucatán, ivi trascorrono quattro giorni nell’incontro gioioso delle tre missionarie della nuova opera e procedono alla cerimonia della prima pietra della Casa e Cappella per la comunità nascente, grazie anche agli aiuti pervenuti dalle opere italiane di Santa Marta. Il giorno 28, la carissima Madre Generale, prende il volo di ritorno per Roma, dopo aver compiuto l’intenso e rigenerante itinerario “PRO MISSIONE DEL TERZO MONDO”, mentre la Delegata ritorna a Santiago con la giovane Ligia Can Iuit, dono del cielo e del Beato Fondatore per la famiglia da Lui fondata.
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messe. Queste solenni celebrazioni risvegliano ogni cuore e invitano al tempo stesso a ringraziare il Signore per la chiamata alla sua sequela. Per tenere viva la fiamma d’amore, ogni mattina l’ascolto delle Omelie del Beato Fondatore ai sacerdoti, ha favorito l’interiorizzazione di temi, cosí profondi, da rimanere vivi nei nostri cuori. La Madre Generale, facendo tesoro del tempo, accompagnata dalla Delegata e dalle Suore dell’equipe, si è recata a Quinta de Tilcoco per incontrarsi con i giovani del gruppo “Reggio”, impegnati a seguire le orme del Beato e a vivere il Vangelo di Cristo, aspirando al sacerdozio, con il carisma di Santa Marta e l’ideale dell’Arcivescovo Tommaso Reggio. Altro audace tentativo!!! Dobbiamo pregare ed offrire, affinchè questo progetto si realizzi in pienezza. Negli intervalli degli esercizi, nonostante l’orario notturno degli aerei, le Madri hanno visitato Argentina e Brasile, incontrando le suore che sono rimaste nelle opere, confortando gli anziani delle case di accoglienza, salutando l’autorità ecclesiale e civile, ascoltando i disagi e le difficoltà del quotidiano vivere, animando tutti a seguire, con rinnovato fervore, Cristo presente negli ammalati e negli anziani. Al ritorno dal Brasile, la Madre Generale si è in-
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Cento anni
di Suor Gina Ruggiero Genova
sono come un giorno per te, Signore! D
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ice il Signore: “Mille anni sono come il giorno che è passato…” E noi insieme a Sr. Lucia diciamo: cento anni sono come un giorno per Te, Signore! Con trepidante gioia nel cuore, abbiamo atteso questa grande domenica, già da qualche giorno nella nostra casa di Genova, fremevano i preparativi per questa lieta ricorrenza! Come in tutte le feste importanti, si è fatto il triduo e oggi abbiamo visto accorrere festose tante consorelle, parenti e amici per far corno intorno a Sr. Lucia che festeggia i suoi 100 anni! Un secolo! Eppure i suoi occhi sprizzano gioia e riconoscenza, un sorriso che illumina il volto sempre sereno e lieto. Grata alla sua comunità, che ama e di cui non sa farne a meno, alle sue consorelle, ai suoi parenti, al Dott. Saldi e ai tanti amici e collaboratori, Sr. Lucia ha vissuto con intensità la Celebrazione Eucaristica presieduta dai nostri tre Frati Cappuccini. La processione offertoriale ha simboleggiato il suo lungo cammino terreno verso la meta della sua consacrazione religiosa, verso l’abbraccio del Suo Amore Sponsale, il sostegno della Comunità e delle Superiore che l’hanno guidata. Insieme abbiamo ringraziato il Signore per averci donato Sr. Lucia che, con la sua perseveranza e fedeltà, ci edifica.
Dal banchetto eucaristico vissuto con fervore e intensità al banchetto conviviale, preparato con amore e tanta fantasia, con le consorelle, le superiore che l’hanno accompagnata in questi ultimi anni, con alcune delle consorelle che l’hanno avuta come compagna di viaggio in questo pezzettino di strada genovese. Tutto condito con tanta allegria, con tanta gioia, tanti doni: dalla Benedizione del Santo Padre, donato dalla Reverendissima Madre Carla, al telegramma del cardinale Sodano, e tante, tantissime foto! Auguriamo a Sr. Lucia ancora tanti giorni di serenità e fedeltà al Signore e alla Sua Famiglia Religiosa che lei ama e che oggi, in vari modi le è stata vicina per lodare e ringraziare Dio di tanta provvidenza e generosità di anni.
Grazie suor Lucia
di Suor Annetta Conte
ggi qui riuniti siamo molti: la nostra comunità, le consorelle che hanno avuto la fortuna di condividere con Suor Lucia una parte del cammino religioso in Italia e in Cile,i suoi parenti e amici. Tutti insieme vogliamo rendere lode al Signore per il grande dono della presenza di Suor Lucia che, con gioia e trepidazione, festeggia i suoi 100 anni di vita. Vogliamo anche ringraziarlo perché, con il Suo Amore, ha accompagnato il suo lungo cammino e ha reso forte la sua fedeltà e gioiosa la risposta quotidiana tra le Suore di Santa Marta.
Grazie Suor Lucia per la tua presenza silenziosa ma costruttiva, grazie per il tuo spirito giovanile, spiritoso, sereno, docile e comprensivo. Grazie per il tuo sguardo sempre attento alla comunità, ma soprattutto per la fedeltà alla preghiera che ci rivela ogni giorno il tuo dialogo diretto con il cielo e ci sprona a vivere con te la nostra consacrazione nello spirito del nostro carisma. Il Signore Gesù sia sempre il tuo rifugio dove tu trovi il BENE ASSOLUTO e ricordati di noi che ti vogliamo bene. Dal cielo il nostro Padre Fondatore ti sorride e oggi ti ripete: “IO NON TI ABBANDONO MAI”. Grazie Suor Lucia.
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O
Genova
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È possibile inve
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Il giorno 10 marzo 2011, la nostra cara consorella Suor Lucia Chiappe, della comunità di Genova San Bernardino, ha compiuto 100 anni! Questa bella ricorrenza è stata festeggiata il giorno 13, domenica, con una Santa Messa solenne, nella Cappella dell’istituto, presente tutta la Comunità e un discreto numero di consorelle giunte dalle case più vicine, per ringraziare insieme il Signore di questa lunga e, ancora vivace, esistenza, spesa tutta per Lui. È seguito poi un buon pranzo, condito con tanta fraterna gioia. Suor Alessandra Fabbrucci, ha intervistato Suor Lucia.
Suor Lucia, mi racconti dove è nata e dove ha trascorso la sua giovinezza. - Sono nata a Cogorno, Genova, il 10-03-1911 e mi chiamavo Beatrice. Da ragazza facevo quello che fanno tutti: aiutavo in casa e frequentavo la Parrocchia. Poi sono diventata sarta, e volentieri insegnavo alle giovani apprendiste a fare gli orli e le rifiniture.
Quando ha conosciuto le Suore di Santa Marta ed è entrata in Convento? - Da Cogorno andavo a Chiavari, specialmente per le feste religiose e le processioni: lì vedevo sfilare queste suore e ho voluto conoscerle. Sono entrata poi in convento a Chiavari, il 13-12-1934, ho fatto professione nel 1937. Dove ha passato i primi anni da suora e quali erano i suoi compiti principali? - Subito sono rimasta a Chiavari con le ragazze interne, ma poi sono andata in altre città, secondo il bisogno di quei momenti. Come lavoro facevo un po’ di tutto, come fanno le Suore di santa Marta; in particolare poi, mi sono occupata della biancheria e del vestiario delle suore, ma anche dei ragazzi e della casa. So che è andata missionaria in Cile: mi parli di questo periodo, quando è partita, dove è stata, cosa ricorda… - Sono partita sulla nave, nel gennaio 1952 e sono arrivata in febbraio a Buenos Aires, di lì a Santiago e poi a Curicò. Sono stata in Cile 21 anni e sono stata responsabile di comunità in varie case: a Coltauco, a Quinta de Tilcoco, a Osorno, a La Union e infine alla nunziatura di Santiago. Ricordo bene l’Inno nazionale (e me lo canta tutto con perfetta intonazione!). Quando è tornata dal Cile, dove ha continuato la “missione”? - Sono tornata nel 1973, sono stata un po’ a Velletri e poi… destinazione Chiavari! In quel periodo ho avuto la gioia di partecipare ad un pellegrinaggio diocesano a Lourdes, e lo
cchiare bene
di Suor Alessandra Fabbrucci
Come passa le giornate? Ha qualche ricordo di Cogorno? - Ora posso solo pregare. Mi piace recitare i salmi e leggere (o ascoltare chi legge) il S. Vangelo. Di Cogorno ricordo il campanile bello alto e, là in fondo, la Chiesa e Lui!!! Mi ricordo anche questa filastrocca: “Cogorno è un bel soggiorno Ma a mezzogiorno non ci ritorno!” (raccontano che un uomo affamato, giunto a mezzogiorno, non abbia trovato né un negozio, né una trattoria per sfamarsi. Da qui il detto! E ride.)
Altri ricordi? - Una filastrocca in dialetto genovese, sul Bambino Gesù. (e me la recita tutta con chiarezza). Quali Madri ricorda? - Tutte! Ma particolarmente la Madre Paola, perché è stata, per sei anni, la mia superiora, e poi… ci capivamo! Anche la Madre Ermelinda, perché siamo genovesi tutte e due! Qui finisce l’intervista: Suor Lucia è stanca e va a riposare. Ma le suore della sua comunità che hanno partecipato gioiose a questo singolare incontro, mi aggiungono qualche chicca. “Suor Lucia continua ad essere esemplare, specialmente nella vita di pietà. Ogni giorno vuole partecipare alla Santa Messa alle ore 6,15 ma se la superiora le dice di non alzarsi così presto, prontamente obbedisce, perché l’obbedienza è sempre stata una sua grande virtù, insieme alla riservatezza, all’umiltà e allo spirito di preghiera”. Le sue massime sono sempre state: - Fare di necessità virtù! - Non giudicare mai nessuno! - Nelle contrarietà: pazienza, offerta e preghiera! GRAZIE SUOR LUCIA! SPERIAMO DI INVECCHIARE BENE COME TE, E TI AUGURIAMO ANCORA TANTI COMPLEANNI!
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ricordo ancora con gioia e commozione. Dal 1974 al 1979 sono stata a Chiavari all’Istituto degli Artigianelli. Nel 1979 sono venuta a Genova al femminile (Villa Cappuccina), e nel 2001 sono arrivata qui, nella casa del Padre Beato Tommaso Reggio, e ho cercato di cucire, per le mie consorelle, finché gli occhi me lo hanno consentito.
Genova
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Un giorno fatto per noi... R
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icordiamo bene come sono arrivati alla Scuola Materna, otto mesi fa, i bimbi in braccio alla mamma o al papà da cui non si volevano staccare e le lacrime che hanno versato mentre i loro cari si allontanavano. Ma oggi si sentono “grandi”, capaci di rallegrare i genitori e i parenti, mostrando ciò che hanno imparato in questo tempo. Come ha detto uno di loro, rivolgendo parole di congratulazione, quel giorno, 11 Febbraio, era fatto per loro, cioè per la Festa della Scuola Materna di Pariyaram, un giorno tanto atteso da tutti: bambini e genitori. Anche se il programma doveva iniziare alle sei del pomeriggio, i bambini dovevano arrivare molto in anticipo, perché era necessario che riposassero un po’, prima di truccarsi e indossare i costumi. Naturalmente sono stati molto entusiasti di esibirsi, mostrando ciò che hanno appreso nella nostra scuola con canti, balli, racconti di storie… I più piccoli, che fanno ancora fatica ad esprimersi nella lingua nativa, hanno recitato anche in Inglese! Vedere i propri bimbi muoversi secondo i ritmi dei canti, era una grande gioia per i genitori, che erano meravigliati di quanto avessero appreso in poco tempo. Insieme ai parenti e agli amici dei bambini erano presenti diversi sacerdoti e suore dei dintorni. Ormai il saggio della nostra Scuola Materna è diventato una festa del paese. La gente viene volentieri perchè sente propria la Scuola tanto che la chiamano la “nostra” scuola materna.
la Comunità
Pariyaram - India
È bello vedere la collaborazione dei genitori: la sera prima della festa vengono a preparare il palco e addobbare l’ambiente. La loro buona volontà nel dedicare volentieri il proprio tempo e impegno per la scuola dei loro bambini è davvero da apprezzare! Noi, suore siamo orgogliose di accompagnare i fanciulli all’inizio della loro vita scolastica e cerchiamo sempre di trasmettere i valori umani e spirituali utili per una convivenza sociale rispettosa degli altri Questo è molto importante, specialmente qui in India, dove convivono etnie e religioni diverse. Questi nostri alunni ritornano a trovare le maestre e a rivisitare la culla della loro vita scolastica e raccontano volentieri le esperienze vissute nella scuola e questo rende noi, Suore molto contente. Rendiamo grazie al Signore di tutto, anche del cammino fatto dai molti bambini usciti da questa nostra scuola e che ricoprono oggi incarichi di responsabilità nel campo della vita civile e del lavoro.
Nel “paese di serenità”
di Lorella Gavazzi Ventimiglia
È
siglio comunale della sua giurisdizione. Primo punto all’ordine del giorno, gli adempimenti per il rispetto dell’ambiente. Testimone d’eccezione di questa prima seduta ufficiale, è stato l’assessore all’Ambiente di Ventimiglia Andrea Spinosi, che per l’occasione ha fatto loro pervenire un originale automezzo-giocattolo per la raccolta differenziata. “Tenere in ordine il nostro paese – ha detto Bosio – è molto importante per il bene di tutti. Dunque provvederemo ai nostri spazi verdi con la cura delle piante”. E poi le regole per il buon governo. “Dobbiamo comportarci tutti bene, perciò ci rispetteremo a vicenda. Esprimeremo le nostre opinioni con riguardo e lavorando insieme per la crescita collettiva”. Punti approvati all’unanimità dall’Assemblea riunita. Insomma nel “Paese di Serenità” si fa proprio sul serio. Tanto che, con attenzione a questo 2011, proclamato dall’ONU “Anno Internazionale delle Foreste”, la Giunta e il Consiglio hanno deciso di dare il buon esempio. E così: “a breve pianteremo un ulivo che è anche simbolo di pace e della terra in cui viviamo”.
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la più giovane amministrazione mai eletta a Ventimiglia, ha idee chiare e ha già dimostrato di governare saggiamente: è il “consiglio comunale” del “Paese di Serenità” composto da bambini di cinque e sei anni e guidato da Alessandro Bosio, sei anni a breve e primo cittadino della circoscrizione. La quale si trova entro “le mura” della Scuola dell’Infanzia di Santa Marta. Ad ideare l’interessante progetto, che coinvolge tutti i bambini delle classi finali, sono state le insegnanti che, nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione, hanno pensato ad un percorso coinvolgente per portare anche i più piccoli a conoscere in concreto gli aspetto istituzionali che regolano la vita associata, l’importanza del rispetto reciproco e della comune identità. Cosicchè Bosio, eletto recentemente dalla sua collettività con formali elezioni, e che ha già ufficialmente incontrato il “collega” e sindaco della città di confine Gaetano Scullino, dopo aver scelto i suoi assessori ai lavori pubblici, alla sicurezza ai giochi e all’ambiente, qualche giorno fa ha dato inizio a tutto gas ai lavori del con-
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Come educa i nostri C
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ome educare i nostri figli è già un lavoro arduo per noi genitori moderni, sì proprio così ci piace definirci “moderni”!!! Già all’inizio della gravidanza compriamo libri su come far nascere un bimbo sereno, visitiamo tutti i siti a nostra disposizione per tenerci informate sullo sviluppo fisico del feto ma quello che ci preme di più è che sia un neonato felice!!! Psicologi, pediatri, omeopati, grandi luminari ci riempiono di regole vecchie o nuove per renderci questo compito il più semplice possibile. E noi per nove mesi ci nutriamo di queste regole, metodi di comportamento, forti di tutte queste “istruzioni per l’uso” arriviamo al giorno del concepimento con il nostro metodo di educazione sicure che sia il migliore, quello giusto!!! Ma ecco che arriva il primo pianto inconsolabile del lattante, il primo capriccio nel bel mezzo di un supermercato affollato, il primo rifiuto al cibo preparato seguendo quelle ricette che tanto piacciono agli altri bambini, il primo rifiuto a una nostra richiesta; e noi, mamme e papà moderni vediamo tutta quella pace e serenità che i nostri manuali ci avevano prospettato frantumarsi, caderci addosso come macigni pesanti e insostenibili.
Allora ci soffermiamo a pensare quali mostri abbiamo generato. Sicuramente ha preso dal papà! No, no, è tutto la sua mamma! Ma noi non eravamo così da piccoli!?! Ma in tutto questo caos non ci siamo forse dimenticati qualcosa??? Forse vi sembrerà ridicolo, ma come mi ha sempre detto la mia mamma le soluzioni migliori si trovano sempre nelle cose più semplici. All’inizio dell’anno le Suore del nostro Istituto ci hanno proposto di partecipare durante l’anno a tre incontri con Don Luca Salomone. Tema del primo incontro “come educare i nostri figli alla fede”, personalmente ho pensato che anche se in quell’incontro non avrei trovato la soluzione dei miei problemi,
are figli alla fede di Cristina
Ventimiglia
Dio ci ha donato tutto ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare la vita e l’educazione dei nostri figli, ma presi come siamo a vivere una vita frenetica, ce ne dimentichiamo, o meglio pensiamo che avremo più tempo, magari domani. Non abbiamo imparato nulla che già non sapevamo, abbiamo però capito che è molto importante ritagliarci piccoli momenti sereni per concentrarci solo ad ascoltare ciò che hanno da dirci di bello o di brutto i nostri bambini. Sapete che vi dico? È la prima volta che partecipo ad un gruppo di lavoro con altri genitori e dopo questa esperienza, mi sono sentita più serena, ma soprattutto consapevole che nel cammino di educatrice non sono sola, Dio è con me, Dio è nella mia famiglia!!!
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forse avrei trovato una certa serenità nell’affrontare i piccoli problemi giornalieri. Sabato pomeriggio ci ritroviamo nel salone dell’asilo con un gruppo di mamme tutte pronte ad affrontare questa nuova esperienza. Don Luca ci ha coinvolte tutte subito, dopo aver letto un brano del Vangelo il cui messaggio era: “Dio è con noi, lui ci ascolta e ci viene incontro”. Abbiamo formato tre gruppi di lavoro per il compito assegnatoci: disegnare su 4 cartelloni occhi, bocca, orecchie, mani. Poi ci è stato chiesto di scrivere una riflessione per ognuno di essi. Tutti abbiamo scritto cose molto serie e logiche ma soprattutto ci siamo soffermate a pensare: OCCHI guardano, scrutano, ma non sempre vedono ORECCHIE sentono, percepiscono ma non sempre ascoltano; BOCCA parole, parole, sgridate, rimproveri e forse tropi pochi baci; MANI che lavorano, che cucinano, che sistemano, che sculacciano e… accarezzano. Devo essere sincera, un po’ di risate le abbiamo fatte soprattutto nel vedere le nostre doti artistiche, ed è forse in quel momento che abbiamo iniziato a lavorare seriamente, e ho capito…
In missione
Un oceano di “Cerca ogni giorno l’Angelo del Silenzio che fa ammutolire le tante voci - rumore che ti tocca ascoltare o che a volte rincorri”
C
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oraggiosa, quest’anno, la proposta delle giornate di rilessione in preparazione alla Pasqua, rivolte ai ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado. Tema: il deserto e, di conseguenza, il silenzio. Questa è la sfida che ha lanciato il prof. Rombo e che ha preso il via dalla lettura e dal commento del brano evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto. Tre le parole chiave su cui i ragazzi sono stati invitati a riflettere: ESSENZIALE, ORDINE e SILENZIO, tante le osservazioni emerse. Ad arricchire di stimoli la mattinata, si sono aggiunte le proposte dei prof. di lettere che hanno approfondito l’itinerario attraverso la lettura di una fiaba (per le prime), di un discorso di padre Bianchi per le seconde e le terze. A seguire, i prof. di scienze hanno stimolato tante osservazioni attraverso la proiezione di immagini che la scienza offre per chi vuole scoprire i deserti della terra. È stato facile, ammirandole, partire dalla fatica della vita in queste aree apparentemente così inospitali, per riconoscerle poi scrigni di
meraviglie, ma anche meta di avventure, sedi di ricerche e di scoperte capaci di rivelare misteri. Un’immagine appesa alla parete raffigurante una distesa di dune ha accompagnato le riflessioni. Senza fatica i ragazzi hanno arricchito il tutto con i loro interventi pieni di curiosità, ma anche, guidati dai materiali loro proposti, di riflessioni che hanno evidenziato le tante risorse che i loro animi portano con sè. Certo non è facile, per loro, vivere il silenzio, noi gente di scuola lo sappiamo bene. Sappiamo però anche che qualcosa sicuramente in loro è rimasto, qualcosa che, inaspettatamente, chissà quando e come, verrà alla luce. È la certezza e la speranza di chi si scontra con la fatica quotidiana dell’educare. Abbiamo bisogno di silenzio per entrare in contatto con la felicità che abita nel fondo del nostro cuore. Sempre in movimento, non ci accorgiamo di ciò che si muove dentro di noi. Siamo come un lago che, se tranquillo, riflette la bellezza del mondo che in esso si specchia. Solo se ci lascere-
Ritiri spirituali
silenzio
di Nicoletta Ballabio Vighizzolo di Cantù
LA SCELTA DI ESSERE TACITURNI “Perché desidero ascoltare gli altri Ascoltare il mio cuore Ascoltare Dio”
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mo avvolgere dal silenzio, potremo riflettere la luce che ci invade. E scopriremo la gioia che c’è in noi, il mistero che sta dentro ciascuno di noi. Soltanto nel SILENZIO si riesce a percepire il canto che sale dal mondo. Non si tratta semplicemente di un vento che soffia e agita campi e boschi. E nemmeno di suoni che riusciremmo ad ascoltare con le nostre orecchie. È il canto della natura che celebra, con il suo silenzio, la bellezza del mondo
In missione
Adorazione e preghiera con gli amici di Betania di Suor Cornelia Milano - Bovisa
È
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stato bello ritrovarsi con gli amici di Betania sabato 16 aprile 2011 alla vigilia della festa delle Palme! Proprio mentre tutti eravamo invitati da varie parti, divisi tra mostre e concerti, indaffarati nelle corse prefestive, questa pausa è stata apprezzata e vissuta in modo intenso dalle persone che hanno risposto all’invito, come partecipazione esperienziale agli eventi di Pasqua. L’incontro è avvenuto in un’atmosfera di amicizia realizzandosi poi in cappella come dialogo con Gesù sacramentato, con piccole pause di desiderato silenzio per riflettere su quanto veniva proposto dai diversi lettori che davano voce ai protagonisti di questi giorni nei quali Gesù porta a compimento la sua missione di raccontare, con la vita, l’amore di Dio. Abbiamo iniziato stando accanto a Lui nel momento in cui Egli è acclamato dalla folla osannante e abbiamo ripercorso quei giorni lasciandoci aiutare da quanti parteciparono a quegli avvenimenti. - Io sono un apostolo, Gesù mi chiama a preparare e a vivere la sua ultima cena di condivisione e di amore ma mi perdo a discutere quanto valgo; sono nella continua ricerca di essere il primo, il più grande. - Sono Pietro: ho voglia di credere e di rimanere fedele alla promessa fatta a Gesù, ma basta l’accusa di una serva a farmi prigioniero della paura. - Sono Pilato: pur cercando di liberare Gesù, perché qualcosa mi dice che è innocente, mi lascio condizionare dal mondo.
- Sono uno tra la folla, sono il Cireneo… Ha fatto seguito una preghiera insieme, nella quale tutti ci sentivamo accomunati nell’alternarsi di sentimenti e di comportamenti vari, mentre chiedevamo perdono con la richiesta di aiuto per riuscire a non lasciarci condizionare dai pregiudizi, dal potere, dalla paura. Sulla traccia di preghiera che avevamo tra le mani c’erano delle domande rivolte a ciascuna personalmente. In un silenzio adorante , ognuno ha potuto confrontarsi con il Signore e dimensionare il proprio cuore sulle orme del suo Spirito. La preghiera a cori alterni ed una conclusiva, recitata insieme, ha completato l’ora. “Volevamo restare ancora in questo bel pregare “…mi ha detto Maria Rosa con occhi di nostalgia! – “È stato tanto bello! ha detto Angela. “Ci voleva Ci voleva”, ha detto Carlo. Ci siamo salutati augurandoci Buona Pasqua con il desiderio di ritrovarci a maggio. Sono felice nel constatare che gli amici di Betania, gustano la preghiera diventando sempre più… amici di Dio!
Cristo è risorto, è veramente risorto!
le Suore delle due Comunità del Libano
uest’anno la festa di Pasqua è stata più solenne del solito per noi Suore che siamo in Libano. Infatti la grande gioia, che trova la sua fonte nella Liturgia in cui riviviamo i misteri della nostra salvezza, è stata arricchita dalla presenza di Madre Carla che ha voluto essere con noi proprio in questi santi giorni. La Madre è arrivata in Libano all’ora dei primi Vespri della Domenica delle Palme (Sciaanine) accolta con affetto da tutte noi. E il nostro cuore era pieno di gratitudine per la sua presenza in questa amata terra tanto esaltata nella Bibbia, dove un piccolo seme (siamo solo otto) della Congregazione è presente da quarantacinque anni per testimoniare l’amore di Dio per ogni sua creatura. La Madre ha partecipato alla nostra vita “ordinaria” attendendoci quando tornavamo dal nostro lavoro apostolico, partecipando con noi alle solenni celebrazioni in Rito Maronita della
Settimana Santa, animando il nostro ritrovarci durante la mensa e negli incontri comunitari. Madre Carla ha inoltre visitato tutte le famiglie delle Suore libanesi donando loro tanta gioia e portando notizie e saluti di quelle che vivono in Italia. Ha dedicato anche il suo tempo ad un colloquio personale con ciascuna di noi. Le pesanti valigie con cui ha viaggiato riservavano ogni giorno una sorpresa per ognuna di noi: siamo molto grate alla Madre anche per queste sue attenzioni e delicatezze. Ogni mattina abbiamo “ricevuto” una lettera personale; ci hanno scritto alcuni “personaggi” coinvolti direttamente nella Passione del Signore: Pietro, Giuda, Giovanni, Pilato, Gesù e Maria sua Madre. Questi scritti contenevano delle riflessioni originali che ci hanno aiutato ad “entrare” più profondamente nell’atmosfera di questi giorni santi. La Madre ha trascorso tre giorni nella nostra casa a Sehaile’ dove ha potuto anche constatare la vitalità dell’opera e incontrare le ospiti del foyer. Diverse volte le due Comunità si sono trovate insieme qui all’ospedale per pranzare insieme. Mentre diciamo grazie al Signore per questo bellissimo dono, rinnoviamo alla Madre la nostra gratitudine per aver scelto di trascorrere i giorni santi della morte e resurrezione di Gesù in mezzo a noi. La sua presenza, il suo affetto, le sue esortazioni e la preghiera fatta insieme rimangano vivi nel nostro cuore e ci aiutino a far crescere la gioia la fraternità, la testimonianza coerente e l’amore per tutte le persone che Lui, Il Signore Risorto, mette sul nostro cammino.
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In missione
Campi preadolescenti Pastorale Giovanile
“Pronto? C’è
di suor Rosalba Bernareggi Milano
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o scorso anno è iniziato un cammino bello e importante nella nostra realtà parrocchiale di Milano Bovisa: un progetto, a livello di Pastorale Giovanile, di condivisione e di collaborazione tra Scuola Santa Gemma e il nostro Oratorio San Luigi. Don Giacomo Roncari, il nostro prete, con competenza e instancabilità, sta tessendo la trama di questo progetto, insieme a noi suore, ad educatori e animatori della Parrocchia. Cerchiamo di attuare comuni obiettivi educativospirituali al fine di aiutare i ragazzi a trovare tempi e spazi importanti per riflettere su se stessi e per incontrare Dio.
A CORTENO GOLGI... in Alta Valle Camonica A novembre, abbiamo realizzato un campo di tre giorni a Corteno Golgi che ha visto coinvolto preadolescenti della nostra Scuola Santa Gemma, di Vighizzolo di Cantù, di Roggiano e ragazzi dell’Oratorio di Bovisa. I risultati sono andati oltre le aspettative. Le risonanze di alcuni di loro lasciano intravedere quanto sia rimasto dentro ciascuno. “Con questa esperienza nuova e diversa ho avuto modo di riflettere, di conoscere altre persone e di rafforzare sia le mie vecchie amicizie sia il rapporto con Dio… Nei momenti di preghiera sono proprio riuscita a sentire Dio vicino a me, e non mi era mai capitato di provare questa sensazione così intimamente o forse ero io che non capivo o che non mi accorgevo di ciò.” (Clarissa)
“Dal punto di vista spirituale mi ha colpito molto il quinto capitolo del Vangelo di Marco: la parabola del Seminatore. Dopo averla analizzata è stato espressa da noi ragazzi in modo divertente attraverso una drammatizzazione. Poi… molti amici di altre scuole mi hanno insegnato che: “Chi trova un amico trova un tesoro!!!”. (Leonardo)
un amico per te!” A LAVENO... sul Lago Maggiore A marzo, l’esperienza è proseguita per altri tre giorni, con i ragazzi della nostra Scuola Santa Gemma e dell’Oratorio di Bovisa. Da Laveno abbiamo raggiunto la località di Arona e la famosa statua che rappresenta San Carlo Borromeo. Quest’anno la nostra Diocesi di Milano ci offre l’occasione di riflettere sulla figura del grande e santo Pastore milanese, di cui si celebra quest’anno il IV Centenario della sua Canonizzazione. Semplici, ma intense ’pennellate’ tratteggiano la gioiosa e fresca testimonianza di alcuni preadolescenti che hanno vissuto questo “Campo”. “Un ritiro spirituale di tre giorni, vicinissimi a Dio e al suo cuore per conoscerlo meglio… Durante la celebrazione delle messe abbiamo avuto modo di riflettere sul nostro comportamento nei confronti di Gesù e nei confronti degli altri. È stato come tuffarsi in un mare di emozioni vissute con ‘complicità’ e aiuto reciproco.” (Giulia)
“Si è trattata di un’esperienza seria, ma molto utile alla mia crescita come persona e ragazza... Sono stata così vicina al Signore che ho finalmente capito qual è la strada giusta…” (Ilenia)
“Abbiamo svolto molte attività che ci hanno fatto interagire con gli altri. Siamo andati ad Angera e ad Arona sul San Carlone… In queste bellissime giornate, molti momenti li abbiamo passati pregando. Suor Chiara, Suor Rosalba e Don Giacomo, ci hanno coinvolto molto nella celebrazioni eucaristiche che sono state molto serene e allegre. Se potessi rivivrei questa esperienza altre volte…” (Eleonora) “Sono stati giorni stupendi. Alle undici di sera siamo andati ad una veglia di preghiera e ho amato il Signore… Ho conosciuto ragazzi che frequentano l’Oratorio: ho imparato a stare con gli altri e a dialogare con loro. (Matteo) Le testimonianze scritte dai ragazzi sono tantissime e meriterebbero di essere lette. Tutto questo è certamente una sfida che vuole andare oltre le apparenze di una realtà giovanile che spesso non si lascia guardare dentro e che, proprio per questo, il più delle volte risulta indecifrabile. Il cammino continua... ci stiamo provando e crediamo che la strada da percorrere sia proprio quella di unire le forze educative, di sperare nei giovani e di credere che Dio in loro può “fare grandi cose”.
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“È stato bellissimo… Ringrazio le persone che in questo “campo” mi hanno aiutata a cambiare. Un grande GRAZIE a Don Giacomo, a Suor Rosalba, a Suor Maria Pia, a Suor Rosily e agli animatori: Sara, Ilaria, Camilla e Andrea. Vorrei che tutti i ragazzi facessero una simile esperienza e spero di portare io stessa una buona testimonianza di quanto ho vis suto.” (Federica)
In missione
I bambini della scuola dell’infanzia di
Alla scoperta e in festa per P
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er i bambini della scuola dell’infanzia don Bartolomeo Stellino di Madonna dell’Olmo continuano a succedersi giornate intense, fatte di attività, scoperte, giochi, apprendimenti, sotto la guida delle loro insegnanti. Per approfondire il progetto educativo di questi mesi di scuola, dal titolo “Crescere bene con una sana e corretta alimentazione”, nel mese di gennaio e più precisamente mercoledì 20, i piccoli alunni hanno assistito ad una “lezione” interattiva sulla coltivazione e la cura delle piante tenuta da un tecnico della Coldiretti nell’ambito del progetto “Campagna Amica” che da sempre, anche entrando direttamente a scuola, mira a sensibilizzare i più giovani alla conoscenza consapevole dei prodotti della terra ed in particolare di quelli locali. Le slides proiettate sul muro hanno proposto alcune immagini sulla lavorazione della terra, sulla semina, sulla stagionalità e sull’ecosistema del suolo che concorre alla formazione dell’humus. Quindi il tecnico Corrado Bertello ha interagito attivamente con i bambini ed ha ascoltato i loro racconti legati alle semplici esperienze di scoperta della natura, dell’orto e delle verdure che i piccoli fanno ogni giorno. I bambini, poi, hanno potuto esercitarsi a fare gli ortolani seminando,
ciascuno nel proprio vasetto, i semi di mais e di fagiolo. Ma la fame di scoperte e di nuove conoscenze, ha portato alcuni di loro a ritrovarsi sabato 25 marzo e sabato 16 aprile presso la biblioteca parrocchiale, per ascoltare e far rivivere con i loro disegni le avventure di “Fiocco, il coniglietto e le uova di Pasqua”, prima, e del pesce arcobaleno, poi, che nei loro racconti hanno affrontato tematiche importanti quali l’amicizia e l’integrazione. Sotto la guida di Donatella, suor Luigia e delle volontarie della biblioteca, poi, dalle mani dei bambini hanno preso forma tanti lavoretti da regalare con orgoglio alle proprie famiglie. Nei mesi di marzo e aprile alla scuola don Bartolomeo Stellino, l’idea guida nel cammino di preparazione alla Santa Pasqua è stato il miracolo della moltiplicazione dei pani, che ha suscitato nei piccoli alunni lo stupore e la gioia della condivisione e del dono, a cominciare dal cibo. Con l’approssimarsi della domenica delle Palme, tutte le classi della scuola hanno reso visibile la loro partecipazione alla festa che apre la Settimana Santa, portando ciascuno a benedire, alla Santa Messa delle ore 11.00, un ramoscello d’olivo, sorretto da una piccola colomba danzante al centro di
Madonna dell’Olmo
di Giovanna Cometto Spada Madonna dell’Olmo - Cuneo
della natura Gesù risorto ri hanno poi preso parte anche alla celebrazione eucaristica della domenica di Pasqua, ascoltando attenti il messaggio evangelico e animando la messa delle ore 11 con le loro vocine festanti.
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un cuore in cartoncino rosso. Il messaggio scritto sul cartoncino è stato chiaro e sicuramente importante: Gesù ci vuole bene e ci dona la pace! Con questa certezza nel cuore, i bambini accompagnati dai propri genito-
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Dalle mani del I
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n questi giorni di passaggio tra l’inverno e la primavera mi capita spesso di osservare la natura che, fortunatamente mi circonda: sbocciano i primi fiori, il mare ha colori bellissimi, le giornate si allungano, tutto rinverdisce… si direbbe che tutto riprenda vita!!! E sì, la vita deve sempre rifiorire, non è mai scontata! Basta poco per spegnerla, basta anche poco per farla rifiorire! Mi accorgo di quanto spesso le nostre sono vite spente: quanta tristezza ci pervade, quanta solitudine, quanta chiusura nelle proprie case, quanto egoismo e autoreferenzialità! Dall’altra parte osservo i miei ragazzi del catechismo e i miei alunni a scuola: quanta attesa nei loro cuori, quanto desiderio che qualcuno li prenda così come sono, gli voglia bene e tiri fuori da loro il meglio; ecco che allora vedi che rinascono, che hanno gli occhi illuminati da una luce che prima non avevano. Ci sono milioni di altri piccoli “miracoli” di questo tipo: può tutto questo non chiamarsi Pasqua, ovvero vita che alla fine di tutto torna e vince? La liturgia ci offre nel tempo della Quaresima brani evangelici di una bellezza enorme: sapere che l’uomo è tentato, che l’uomo fa i conti con la provocazione della libertà, con il rischio di dipendere da ciò che lo circonda, camminando però verso la montagna che è cammino faticoso ma bello e che porta sulla vetta alla luce e a
guardare con memoria grata il cammino fatto. È questa la più bella trasfigurazione interiore che avviene dentro di noi. I tre personaggi che troviamo lungo le altre tre domeniche: la Samaritana, il Cieco, Lazzaro. Persone non certo “a posto”, persone con almeno un motivo per essere tristi, con il cuore indurito. Persone che a contatto con Gesù trovano un nuovo motivo per tornare a vivere: la Samaritana consegna la sua storia a Gesù ed egli le vuole bene, non fa altro. Questo basta perché quella donna torni al suo villaggio con la gioia nel cuore e la vita rinnovata. Ogni nostra cecità, che è chiusura del cuore che è chiudere gli occhi a ciò che gli altri mi fanno vedere di me e della mia vita, tutto può essere illuminato, se comprendo che l’affidamento è l’unica arma possibile, dove io non mi affido perchè so che sono un perdente e da solo non ce la faccio, ma mi affido perché so che l’amore e la presenza degli altri mi danno vita. Gesù si riscopre amico e umano: da questo nasce la forza per risuscitare l’amico Lazzaro; Gesù piange: questa pagina ci ricorda che le lacrime quando scendono purificano, lavano gli occhi e ci aiutano a vedere con occhi nuovi, noi e gli altri. Tutti i personaggi che ascolteremo la domenica delle Palme e durante la Settimana Santa: i discepoli, Maria, le donne, i sacerdoti, i farisei,
Padre la vita fiorisce di Don Andrea Buffoli
Chiavari
credenti c’è la possibilità di cambiare, di dare una direzione bella e nuova a ciò che siamo, anche se questo è profondamente sbagliato. Alla radice c’è un’opportunità, che tutto di noi può cambiare, che anche dove tutti mettono la parola fine noi possiamo rendere quella fine un nuovo inizio. Se pensiamo così la Pasqua è davvero un momento fondamentale, che ci dà la forza per rialzarci, e chi si rialza vive! Ho parlato di esperienza personale, di Vangelo, di Gesù, di cambiamenti del cuore: tutto, se lo desideriamo, può risorgere e la nostra vita illuminata sarà portata ogni giorno sempre più a pienezza. Dalle mani del Padre la vita fiorisce: è una preghiera di padre Vannucci che sempre mi accompagna. Il Padre è colui che ci dà la vita e in tutto quello che fa per noi e con noi ci genera alla vita; possa il miracolo della Pasqua accadere ancora una volta dentro di noi, dentro il cuore dei nostri fratelli, dentro gli ambiti più feriali della nostra vita, perché a tutti sia dato il coraggio e l’infinita pazienza del ricominciare.
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gli scribi, Pilato, Anna, Caifa e tutti quelli che dimentico, sono lì con la loro vita, con quello che sono alle prese con uno che dice di essere la vita! Gesù nella Pasqua ci dice che lui è la vita e che ciascuno di noi ha un germe di luce e di vita nel cuore; in forza di questo, tutto dentro di noi e dentro la nostra vita può risorgere, tutto può essere illuminato. Non ci sono cose sbagliate che non possiamo cambiare o migliorare. Tutto, se lo vogliamo, può essere illuminato e trasfigurato. Dopo la risurrezione : apparentemente non cambia nulla, se osserviamo con attenzione tutti i protagonisti vediamo che non fanno tante cose. Ma le cose che fanno dicono quanto il loro cuore è abitato dalla luce, dalla Pasqua. La Pasqua dentro di loro ha prodotto questo miracolo: diventare le cose che hanno visto da Gesù, le cose fatte insieme con lui, lo stile di vita, il modo di essere che diventa man mano annuncio bello e testimonianza viva. Si dice che la Pasqua è il mistero centrale della nostra vita di fede: che bello, al centro della nostra vita, di persone e di
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Un’esperienza eccezionale
di Suor Merin Jose SKD
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a Comunità di Ventimiglia in via San Secondo, con il consenso della Madre Generale, ha ospitato per tutto il mese di agosto, fino all’11 settembre una suora di origine indiana, suor Merin Jose SKD della Congregazione delle “Serve di Cristo”. Suor Merin frequenta il corso di Pastorale Giovanile all’Università Salesiana a Roma, in questi due mesi estivi ha potuto allenarsi nella lingua italiana. Prima di lasciarci ci ha espresso oltre i suoi personali ringraziamenti, anche quelli della sua Superiora Generale, suor Cristina e della Congregazione tutta, fondata in India dall’Arcivescovo Iacob Toomkuzhy nel 1977. Pubblichiamo in prima persona le sue impressioni su questa esperienza. «Durante questo soggiorno tra voi, mi sono materialmente e spiritualmente arricchita. Ho sentito in voi un’accoglienza straordinaria che non avrei immaginato. Come Marta, siete state tutte attente e premurose verso di me. Desidero davvero chiamarvi “Marte viventi” in questo secolo. Vivendo in mezzo a voi, ho notato che eravate sempre contente, che con naturalezza offrite ogni giorno la vostra vita come dono per gli altri, che mettete in pratica veramente le parole del vostro Beato Fondatore: “Fai fiorire il bene”. Mi hanno molto colpito alcune vostre qualità: • Il volervi bene; • Il rispetto e l’aiuto reciproco; • I momenti di condivisione; • La dedizione costante al vostro lavoro. Siete inoltre riuscite a trasmettermi delle testimonianze evangeliche, tramite la preghiera quotidiana comunitaria, le adorazioni eucari-
Ventimiglia
stiche, la santa Messa quotidiana, gli incontri di preghiera con i laici “Amici di Betania” e con il vostro stesso lavoro, nelle attività scolastiche, nel rapporto con le persone. Vi ringrazio perché mi avete trattata come una di voi, mi avete voluto bene, mi avete fatto partecipe di tutto, mi avete fatta sentire a casa mia. Mi piacerebbe molto ripetere questa esperienza, siamo tutte spose di Cristo, anche se apparteniamo a Congregazioni diverse. Per la difficoltà della lingua non ho comunicato con voi come avrei desiderato, quindi voglio esprimervi così tutta la mia riconoscenza e il mio bene. Vi ricorderò nei tanti momenti della vostra giornata, ma soprattutto quando al mattino uscite dalla chiesa cantando o recitando il Magnificat, prima di iniziare l’attività quotidiana.
La forza della preghiera
di Chiara Giunta, una mamma S. Maria degli Angeli - Firenze
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Ma ciò che vorrei esprimere in questa breve lettera, ed è la cosa straordinaria della mia piccola esperienza, è la forza della preghiera. E lo voglio ribadire perché talvolta ci dimentichiamo di questa forza. Forse la diamo per acquisita, e allora la preghiera si trasforma in una sequela di parole da ripetere a memoria. Forse ne dubitiamo, e allora la preghiera non rappresenta veramente un nostro ringraziamento. E sono sicura che questi dubbi possono prendere chiunque. Ma quando vedi una bambina di cinque anni che prega, che da sola unisce i palmi delle mani e alza lo sguardo alla piccola immagine della Madonna che avevi attaccato sopra il suo letto, e che si rivolge direttamente alla Vergine, allora quei “forse”, quei “dubbi” si dissolvono. E puoi tornare a pregare. Come ho fatto io.
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ono la madre di Anna, una bambina che frequenta l’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia del Conservatorio S. Maria degli Angeli di Firenze. Ho voluto scrivere queste brevi righe per testimoniare il grande cambiamento che in questi anni c’è stato nel cuore di mia figlia, da sempre schiva e introversa, e di come la preghiera l’abbia avvicinata a Nostro Signore e riavvicinata a noi genitori. Per molto tempo parlare con Anna e farsi raccontare la sua giornata è stata un’impresa difficoltosa, se non impossibile. Chiusa nel suo mondo di favole, sospettosa e intimorita del prossimo, diffidente del pensiero altrui, le nostre domande e i nostri tentativi di farci raccontare cosa facesse a scuola cadevano spesso nel vuoto. Fine settembre. È da questo cambiamento che qualcosa, pur lentamente, è cominciato a cambiare. Piccole incombenze, i nomi di qualche amichetta, un accenno ai racconti che suor Gabriella quotidianamente fa ai suoi bambini. Finchè una sera l’ho trovata in camera sua, sul letto, a pregare. Era l’Ave Maria, Anna mi ha guardato e non si è fermata, ha continuato a pregare. E io mi son unita a lei, felice. Ed è stata, la mia, una preghiera di ringraziamento, cui ne sono seguite altre, ogni sera, insieme a mio marito. Certo, i racconti di Anna adesso sono sempre più frequenti. E quel velo sembra disciolto.
Pagine aperte
Mattino di Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Andrò in giro per le strade zufolando, così, fino a che gli altri dicano: è pazzo! E mi fermerò soprattutto coi bambini a giocare in periferia, e poi lascerò un fiore ad ogni finestra dei poveri e saluterò chiunque incontrerò per via inchinandomi fino a terra. E poi suonerò con le mie mani le campane sulla torre a più riprese finché non sarò esausto. E a chiunque venga anche al ricco dirò: siedi pure alla mia mensa, (anche il ricco è un povero uomo). E dirò a tutti: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso.
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Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Tutto è suo dono eccetto il nostro peccato. Ecco, gli darò un’icona dove lui bambino guarda agli occhi di sua madre: così dimenticherà ogni cosa. Gli raccoglierò dal prato una goccia di rugiada è già primavera ancora primavera una cosa insperata non meritata una cosa che non ha parole; e poi gli dirò d’indovinare se sia una lacrima o una perla di sole o una goccia di rugiada. E dirò alla gente: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso.
Pasqua
Padre Davide Maria Turoldo
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Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Non credo più neppure alle mie lacrime, e queste gioie sono tutte povere: metterò un garofano rosso sul balcone e canterò una canzone tutta per lui solo. Andrò nel bosco questa notte e abbraccerò gli alberi e starò in ascolto dell’usignolo, quell’usignolo che canta sempre solo da mezzanotte all’alba. E poi andrò a lavarmi nel fiume e all’alba passerò sulle porte di tutti i miei fratelli e dirò a ogni casa: pace! e poi cospargerò la terra d’acqua benedetta in direzione dei quattro punti dell’universo, poi non lascerò mai morire la lampada dell’altare e ogni domenica mi vestirò di bianco.
Pagine aperte di Paolo, Isabella e Maria Pia Scarso
Reverendissime Suore di Santa Marta
Ovada
N
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elle prime ore di stamattina il cugino Ferdinando (col quale proprio ieri mi sono recato a fare visita alla zia suor Rosetta) ci ha comunicato che la zia è partita per raggiungere i suoi fratelli e le sue consorelle nella contemplazione della luce Eterna. Ieri, venendo via dal vico Battistero e passando nel Vostro Istituto, mi ha particolarmente colpito quanto eravate legate e speranzose di recuperare suor Rosetta per averla ancora tra voi. Che dire della vostra consorella, sorella della mia cara nonna Maria, che insieme hanno trasmesso a me e a mia mamma, nipote d suor Rosetta e cugina di Ferdinando, non solo lo spirito religioso, ma anche la speranza nella Divina Provvidenza! Non ci sono parole che possono alleviare il dolore per la perdita della cara zia Modesta, tuttavia il suo ricordo, la speranza di ritrovarla in futuro nella comunione gioiosa della Casa del Padre della Vita e la Fede ci aiutano a superarne il distacco. Proprio poco tempo fa la zia, parlando del mio lavoro di insegnante, mi aveva detto col suo tono di voce a noi tanto caro, perché ormai ci sentivamo prevalentemente per telefono: “Ringrazia che hai quelle poche ore di scuola; qui molti hanno perso anche quelle, ma siamo nelle mani della Divina Provvidenza: è Lei che decide per noi”. Alla mia promessa di venirla a trovare, ella con ansia mi ha detto “Quando vieni? Forse sentiva che stava per raggiungere il suo fine, Dio, per il quale lei piccola-grande suora, partita dalle colline di San Lorenzo nell’ovadese, gerente postale a Serravalle Scirvia, dopo essersi occupata della sua mamma, aveva rinunciato a tutto, scelta non facile, ma che ora alla luce di una vita tra Firenze, Roma, Bordighera e lì con voi, vale sicuramente la pena di aver fatto.
Ormai eravate più voi la sua famiglia che noi: le vostre parole e l’espressione dei vostri visi ce lo hanno confermato ogni qualvolta le abbiamo fatto visita. Certo, ci mancherà il suo biglietto di auguri in prossimità delle feste e la sua voce nelle telefonate, tuttavia penso che ella sarà molto contenta, non tanto per gli onori coi quali verrà celebrata la sua salita al cielo, ma soprattutto perché raggiunge lo scopo della sua esistenza: la Luce Eterna alla quale tutti noi aspiriamo. Penso che quando qualcuna di voi sarà di passaggio, anche solamente in autostrada, nei pressi di Ovada la ricorderà con una preghiera. Ella da lassù sicuramente ci guarda e sorride come un angelo illuminata dalla luce di Dio e non vuole certo che versiamo lacrime, perché penso ch eè una festa per lei essere nell’alto dei cieli. Un grazie particolare a voi tutte care sorelle, per averla sempre accudita con amore e fraternità. Ci appelliamo alle vostre preghiere, sapendo che la zia ora prega guardandoci dall’alto. Iddio ci aiuti ad affrontare questi momenti difficili con la serenità di chi ha Fede.
Con l’affetto della memoria
Carissime, oggi, dopo un lungo cammino di sofferenza e di offerta, nella Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è deceduta Suor MARINA PELLESCHI nata a Piteglio (Pistoia) il 03 luglio 1918, entrata in Comunità il 28 ottobre 1938, professa dal 14 luglio 1941. Si è spenta come si spengono le anime buone che si avviano verso la patria del cielo che è la meta desiderata da una vita spesa per il Signore e per la Famiglia Religiosa che tanto ha amato. Suor Marina è stata capace di illuminare le sue giornate con il sole della generosità e della bontà squisita e delicata che toccava il cuore di chi le viveva accanto. Le tante persone che lei ha accostato nei vari servizi apostolici da lei svolti e in particolare negli ospedali, hanno goduto infinitamente delle sue mille delicatezze, perché da brava infermiera non solo ha curato le ferite del corpo ma anche quelle del cuore. Nella sua generosa disponibilità non mancavano mai consigli,
Roma, 26 febbraio 2011 Carissime, oggi dalla Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è partita per il cielo la Consorella Suor Gerarda Zobbio nata a Lumezzane (Brescia) il 10 febbraio 1925, entrata in Comunità il 13 marzo 1946, professa dal 6 gennaio 1949. Da qualche tempo era ormai
immobile a letto, era arrivata a Querceto accettando serenamente di vivere il suo ultimo tratto di cammino affidandosi a quel Dio che l’aveva chiamata a servirlo tra le Suore di S. Marta. Ha vissuto con fedeltà la sua vocazione cercando di lavorare intensamente e di non risparmiare le sue energie; così nei vari compiti che si è trovata a svolgere si è impegnata a dare il meglio di se stessa di fronte alle richieste dell’obbedienza. È stata disponibile ad accogliere ogni persona creando sempre benevolenza e simpatia in chi la incontrava. Affidiamola al Signore dei piccoli e dei semplici perché l’accolga nell’abbraccio del suo amore misericordioso e le doni l’eterna pace. Da lassù intercederà per noi che abbiamo bisogno ogni giorno di riprendere la strada della serenità e del dono gratuito. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
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Roma, 19 dicembre 2010
attenzioni, delicatezze e tutto ciò che le suggeriva la sua naturale bontà d’animo. Per molti anni è stata presente presso la struttura della Misericordia di Sesto Fiorentino dove ha saputo essere dono prezioso verso tutti coloro che l’hanno conosciuta nel suo servizio di carità e che ora la rimpiangono e la ricordano con infinita riconoscenza. Ci è caro pensare che Suor Marina, salita al cielo nell’imminenza della festa di Natale, con la sua bella voce di un tempo e insieme a tutte le consorelle che l’hanno preceduta, con slancio ed entusiasmo, si prepari ad unirsi al coro degli Angeli e dei Santi per cantare nella Notte santa l’eterno “Gloria” di lode e di ringraziamento al nostro “dolce Emmanuele”… Accompagniamola così questa cara Consorella e affidiamo alla sua intercessione i progetti di bene della nostra Famiglia religiosa e il cammino spirituale di ciascuna di noi. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Con l’affetto della memoria Roma, 6 marzo 2011 Carissime, oggi dalla Casa Madre di Ventimiglia, dove si trovava solo da alcuni giorni, è salita al Dio della vita Suor Rosetta Scarso
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nata a Ovada (Alessandria) il 26 febbraio 1914, entrata in Comunità a Ventimiglia l’8 settembre 1951, professa dal 9 settembre 1954. Nel suo lungo cammino di vita religiosa tra le Suore di Santa Marta, fino all’ultimo, ha “servito” la sua Famiglia Religiosa con una dedizione esemplare nutrita di bene e di offerte. Suora intelligente e pronta al sacrificio, ha ricoperto all’interno della Congregazione diversi incarichi di responsabilità. La sua dedizione attenta si è “caricata” ancora di più di preghiera e di generosità quando i momenti e le decisioni si presentavano particolarmente delicati. Eletta per due volte Consigliera ha fatto parte del Consiglio Generalizio per due mandati. Inoltre per lungo tempo, a più riprese, ha svolto l’ufficio di superiora in diverse Case della Congregazione. Ovunque è stata una presenza umile e generosa. Numerose sono le persone che hanno goduto della sua vicinanza. Era attenta e precisa nella cura delle consorelle per le quali riservava le sue premure e i suoi consigli sostenendole nelle difficoltà… e non mancava di supplementi di offerte per coloro che le stavano più a cuore. Suor Rosetta ci ha lasciato otto giorni dopo aver compiuto 97
anni: si trovava ancora all’Istituto di Via San Secondo dove, per oltre nove anni, è stata un efficace aiuto per l’economato e la portineria. Le Suore della comunità raccontano che il giorno della sua festa era felice e ringraziava il Signore per il dono della lunga vita che ha potuto spendere fino all’ultimo nell’offerta a Lui e nel servizio alla sua Famiglia Religiosa. Questa testimonianza ci è cara e ravviva in noi il ricordo e la gratitudine che divengono preghiera perché ella possa godere in Cristo gioia vera e pienezza di vita. Da lei invochiamo intercessione e benedizione per la Congregazione e per tutte noi. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Arrivederci in paradiso Cara Suor Rosetta, grazie della tua presenza nella nostra vita. Ci hai guidato quando eravamo “aspirantine” facendoci capire il nostro compito. Ci sei stata vicina in ogni momento di gioia e di dolore, comprendendoci sempre. Grazie del tuo esempio di fedeltà, di preghiera continua, di riconciliazione, di Vangelo vissuto,
della tua disponibilità: potevamo ricorrere a te in ogni momento, sicure che quello che ti dicevamo rimaneva nel tuo cuore, veniva assunto da te e accompagnato dalla tua preghiera. Grazie del tuo esempio di povertà veramente vissuta, del tuo esempio di lealtà. Aiutaci ora a vivere quello che ci hai insegnato col tuo esempio. Arrivederci in Paradiso.
Suor Claudia Bruno Ventimiglia
Suor Rosetta Scarso, una piccola donna con un grande cuore di madre Recandomi a far visita a Suor Rosetta Scarso, ricordo i tempi del Seminario quando nel 1996 arrivai a Bordighera ed incontrai la presenza delle Suore di Santa Marta e mi viene spontaneo esprimere sentimenti di gratitudine e riconoscenza verso questa nostra sorella che è andata ad incontrare lo Sposo che ha scelto di seguire. Una suora semplice e solerte, umile e servizievole, una suora che sapeva anche essere madre per noi seminaristi e in particolare lo dico per me che avevo la mia famiglia lontana. Suor Rosetta sapeva capire anche quei momenti difficili e, con discrezione, sapeva stare vicino dicendo “Coraggio, non sei solo, Dio ti vuole tanto bene e ti vuole felice”. Sono sempre rimasto edificato durante i tempi del Seminario quando la vedevo per prima
Don Antonio Robu Ventimiglia
Roma, 9 marzo 2011 Carissime, stasera, dall’Ospedale Careggi di Firenze, è partita per il cielo Suor Carmela Moro e ha raggiunto le tante consorelle che l’hanno preceduta e già conoscono le beatitudini che in terra hanno pregustato. Era nata a Crescenzago (Milano) il 15 aprile 1915. Entrata in Comunità a Chiavari il 22 giugno 1933 aveva emesso la professione l’11 febbraio 1936. Suor Carmela ha trascorso l’intera sua esistenza cercando di infondere in chi incontrava la benevolenza e la certezza che Dio è davvero Padre buono e sempre provvidente per tutti. Ha riempito i suoi giorni di preghiera intensa e nutrita di sacrifici e di offerte per tutti coloro che avevano la fortuna di essere oggetto delle sue attenzioni. Nell’ambito apostolico la ricordiamo presente in diverse opere e nello svolgimento delle più varie mansioni e sempre disponibile all’obbedienza e alla gratuità del servizio. C’è un aspetto, tuttavia, della sua spiritualità e della sua carità che poco a poco si distingue. Le esperienze nel collegio spagnolo, all’Arcivescovado di Firenze e soprattutto i periodi trascorsi nel Seminario di Chiavari, maturarono in lei una particolare dedizione alla cura dei seminaristi e in generale della persona dei sacerdoti, secondo lo spirito di Santa Marta. Molti, infatti, sono i sacerdoti che la ricordano come “una mamma”
che si è presa cura di loro quando erano seminaristi; una mamma che si preoccupava anche della loro crescita come futuri pastori del gregge. La sua disponibilità e generosità nel servire si è fatta particolarmente puntuale e significativa negli anni in cui è stata a Ferrara presso il Vescovo Mons. Luigi Maverna che ha seguito con tanta attenzione e dedizione. Ricordiamola e affidiamola al Dio della vita perché l’accolga nella gloria del suo regno e la ricolmi della Sua beatitudine. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
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entrare nella Cappella e per ultima uscire. Quando mi fermavo un attimo per un saluto a Gesù, lei era là, quasi nascosta, non appena suonava il campanello andava in fretta ad aprire per non fare aspettare alla porta. Seppur piegata dal peso degli anni, era sempre disponibile e sorridente e sapeva non far pesare a chi aveva attorno qualche sua sofferenza. Porto nel cuore la sua gioia quando si avvicinavano dei momenti importanti, tappe del nostro cammino. La sua presenza alla Santa Messa che celebravamo per la prima volta in Seminario era davvero una presenza di preghiera e di condivisione. Non ho potuto, causa impegni pastorali, essere presente alle esequie ma ho voluto andare a pregare in quella Cappella dove lei pregava per noi Sacerdoti, seminaristi di allora. Sicuramente anche dal Cielo saprà mettere una buona parola per noi con Gesù e soprattutto pregherà per il dono di Sante Vocazioni per la nostra Diocesi di VentimigliaSan Remo. Grazie Suor Rosetta per la tua presenza nella mia e nella nostra vita. Il Buon Dio, la Vergine Santa e il Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio sicuramente ti faranno sentire bene nella gioia del Paradiso. Sii felice in cielo e il Signore ti conceda la pace dei Santi e arrivederci in Paradiso.
La piÚ grande cosa di tutte è quella di compiere in tutto la volontà di Dio, e questa si compie attendendo con impegno e fervore a quello cui Egli stesso ci pone adesso tra le mani Mons. Tommaso Reggio