Ccf 2 2012pronto

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notiziario delle suore di santa marta

Camminando con fede 2/2012

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Editoriale

In missione

3 Editoriale

20 Momenti vissuti insieme

la Redazione

le maestre Stefania, Rita, suor Marietta

22 Quella “strana” alleanza tra mamme e figli

Parola di Dio 4

Amare... Il fratello

Card. Silvano Piovanelli

Federica Ghizzardi

24 La bella e la bestia

Anna Campaniello

26 Come fiori...

Attualità

suor Cornelia Macina

28 Progetto vita

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Profumo di menta

Silvia D’Amico

Padre Alfredo Ferretti omi

29 Una Santa del Vangelo

La parola a... Madre Carla 11 Un “Sogno”... che anche oggi si fa realtà

Spiritualità e carisma 12 Grazie di cuore

suor Anusha Meachirakath

le Suore della Missione libanese

30 Un giro di boa “fai fiorire il bene”

Mariangela Melica

32 Virgignolo: oasi di pace

le Giornaliste angioline

35 Passo dopo passo

suor Adriana Turavani

37 Un anno di gioiosa e intensa attività

suor Leonarda

38 Presenza profetica in America Latina

Percorsi di formazione 14 Dove siamo e dove stiamo andando

suor Anita Bernasconi

la Comunità di Delegazione

40 All’ombra delle torri

suor Francesca Verdorfer

42 Come i grani del Rosario

Frammenti di santità 19

suor Agostina Cadei

suor Maria Pia Mucciaccio

44 Notte prima della festa dei remigini

la mamma di Andrea

46 Battaglia dei fiori 2012

mamma Cristina

48 ...a Lourdes con la nostra scuola

Notiziario delle suore di santa marta

don Daniele Bisato

50 Un addio riconoscente alle “nostre” Suore

Romeo Colombo

Con l’affetto della memoria

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

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Quadrimestrale Anno LXXX Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

suor Lucilla Ornaghi, suor Concetta Lunardi suor Clarice Parrini, suor Costanza Cattaneo suor Margarita Nuñez Arenas

56 Cantico di lode al Signore... 58 Un saluto a suor Concetta 58 Suor Clarice Parrini: una vita offerta 59 Il profumo dell’amore cristiano 61 Carissima suor Costanza 61 Cara suor Amalia e care consorelle tutte


Editoriale

La Redazione

Maria: porta fidei Viviamo un momento di grande sfiducia negli altri, nella società, nel futuro. Fede è invece fiducia, è sapersi affidare. Credere significa essere capaci di vivere con gli altri relazioni positive. Credere è inoltre rendersi ben saldi in Dio, edificare su di Lui, fondare la nostra esistenza su di Lui. Per crescere nella fede, dono di Dio, abbiamo bisogno, come già gli apostoli, di affidarci all’unico Maestro: Cristo, di farci suoi discepoli che ascoltano l’insegnamento che Lui ci trasmette per donarlo anche agli altri. La fede non è dunque qualcosa da custodire come una pietra preziosa in un forziere, ma una forza che si esprime nella vita e dà un’impronta ad ogni dimensione della nostra esistenza: in casa, nel lavoro, nei rapporti con gli altri, nella vita sociale, nella nostra appartenenza alla Chiesa, portando tutto nella logica dell’amore, del dono di sè e del servizio. Un grande aiuto per crescere nella fede possiamo riceverlo guardando alla Madre di Dio, a Colei che ha portato in sè la nostra salvezza, con la sorprendente devozione che ci raccomanda il grande poeta Giovanni Boccaccio; “sempre, qual che sia stata la tua vita abbi speciale rispetto e devozione in Colei nel cui ventre si raccolse la nostra salute e che è viva fontana di misericordia e Madre di grazia e di pietade; e in Lei, così come in termine fisso, avesti sempre ferma speranza”

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Le feste più importanti, e fra queste c’è anche il 15 agosto, ricordo dell’Assunzione di Maria al cielo, ci portano a misurare il tempo che scorre, a richiamare alla mente certi momenti che abbiamo vissuto e anche a chiederci in quale direzione stiamo camminando. Sicuramente ci turbano le tante incertezze che attraversano l’Italia e l’Europa e i problemi del lavoro che toccano tante famiglie. Come credenti ci danno pena anche le mancanze di limpidezza apparse nella vita stessa della Chiesa. Il periodo estivo, con il rallentamento dei ritmi quotidiani, ci offre l’occasione di rientrare in noi stessi e di chiederci cosa il Signore vuole da noi che “abitiamo” questo preciso tempo storico. Gesù stesso ce lo rivela come ha fatto con i suoi discepoli, ricorrendo ad immagini semplici ma espressive. Pensiamo, ad esempio, al lievito e al sale che richiamano qualcosa che non si nota, che scompare ma che ha la capacità di agire in profondità, di dare sapore, di far fermentare la pasta per un buon pane. Per comprendere il discorso di Gesù sul lievito e sul sale, è necessario affrontare il tema della fede sul quale il Papa invita tutti i cristiani a fermare l’attenzione, dedicandovi un anno intero, appunto l’anno della fede. Nella sua Lettera Apostolica “Porta fidei” il Papa parla di una “profonda crisi di fede” che attraversa il nostro tempo dicendo che essa “costituisce la più grande sfida della Chiesa di oggi. Il rinnovamento della fede deve essere una priorità… Abbiamo l’impegno di rendere Dio nuovamente presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso alla fede, alla capacita’ di affidarci a Lui che ci ha amati fino alla fine in Gesù crocifisso e risorto”.


Parola di Dio

Amare... il frate M

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atteo, nel capitolo 18° del suo Vangelo, ha raccolto il quarto dei discorsi di Gesù: cinque discorsi che costituiscono quasi le colonne caratteristiche del suo Vangelo [discorso della montagna, discorso apostolico, discorso in parabole, discorso ecclesiale, discorso escatologico]. Questa pagina, che è stata chiamata anche la “regola della comunità” cristiana, è attenta a definire la vita, il comportamento, il governo della Chiesa. Una delle questioni affrontate con particolare calore è proprio quella della correzione fraterna, che in un certo senso è la missione della sentinella nei confronti del pericolo che può correre un fratello. Si tratta di un impegno molto delicato e difficile ed è per questo che Matteo organizza le parole di Gesù secondo una precisa gradualità. Il primo livello è quello del “segreto”: il dialogo personale, infatti stabilisce un’intimità che permette di sciogliere le incomprensioni e di rispettare meglio la dignità e l’onore del fratello: “ammoniscilo fra te e lui solo”. Il tarlo terribile di moltissime comunità (anche la tua?) è la mormorazione, lamentarsi degli altri, parlare alle spalle, spettegolare. Può essere necessario ricorrere ad un secondo livello, quello dei “testimoni”. Attraverso il coinvolgimento di un’altra persona che partecipa della stessa fede e delle stesse esigenze di carità si può incidere più facilmente nel male che attanaglia un fratello. Ma alcune volte la situazione può essere più grave, l’ostinazione del male molto più decisa. Ecco allora come rimedio estremo, il terzo livello, quello dell’intera comunità ecclesiale.

Essa, senza fasti giuridici né con supponenza farisaica, deve dibattere il caso cercando di individuare i mezzi adatti ad aiutare il fratello peccatore. Paolo nella prima lettera ai Corinzi offre un illuminante esempio di questa prassi riguardo al caso di un incestuoso (vedi 1 Corinzi 5). Solo dinanzi all’indifferenza orgogliosa, all’arroganza e al rifiuto totale scatta la “scomunica”, cioè il riconoscimento che il fratello si è liberamente posto fuori dall’orizzonte della comunità. Fuori della comunità, ma sempre nel cerchio redentivo dell’amore, che mai si arrende e sempre spera. Essere “sentinella”, praticare la correzione fraterna è, comunque, un’arte che richiede umiltà, amore autentico, sensibilità. Lo scopo non è mai quello del giudicare o del condannare, ma del salvare (cfr. Gianfranco Ravasi, in “Breviario familiare”, anno A). Dei tre livelli, il primo è quello che ci colpisce di più, è il più necessario, ed è quello che è alla portata di tutti. Ed è quello che dà uno stop vigoroso e chiaro alla maldicenza, al pettegolezzo, alle mormorazioni, al parlare alle spalle. Nessuno può misurare il male che la mormorazione produce nelle comunità, né rendersi conto di quanta gioia spenga nel cuore delle persone. Gesù ha detto con forza: “Non giudicate e non sarete giudicati”. La “correzione fraterna” presuppone una grande fraternità fra le persone. Invece, osserva amaramente sant’Agostino, “noi uomini siamo come vasi di terracotta che appena si urtano si danneggiano”. Bisogna amare l’altro per essere accolti quando lo aiutiamo a riconoscere le sue debolezze. Salvo poi fare noi stessi la stessa co-


tello

di card. Silvano Piovanelli

sa accettando le correzioni altrui. Occorre – dice Paolo – “fare la verità nell’amore” (Ef. 4,15). Oggi il Vangelo pare seminare utopia nei rapporti umani. Dice l’apostolo Paolo: Cerca di non avere nessun debito con nessuno, essere in pari con tutti. Può anche darsi che tu riesca a non dovere nulla a nessuno in molti campi, o forse in tutti i campi. Ma nel campo dell’amore non finirai mai di pagare il tuo debito. Perché il Signore, che ti ha amato fino a morire, ti do-

manda di contraccambiarlo con l’amore verso i fratelli (Mt.25,31-46). Riuscirai mai a saldare questo debito? Vivere questa utopia ti sembra impossibile? Non perderti d’animo. Comincia subito con due passi possibili a tutti e che da ora tu puoi realizzare: •  non giudicare (“non giudicate secondo le apparenze” (Gv. 7,24) e non mormorare (“Fate tutto senza mormorare”: Fil. 2,14)

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Parola di Dio

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•  diventa dinanzi al Signore intercessore per gli altri, particolarmente per il fratello difficile, per quello che è antipatico od ostile, anche per coloro che ti perseguitano (Mt. 5,44). Gesù insegna il modo per realizzare, qui e ora, la presenza di Dio: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. “Riuniti nel mio nome”, riuniti cioè con quell’amore che Gesù domanda ad ogni discepolo suo e alla sua Chiesa, quell’amore che anche in questa pagina di vangelo il Signore comanda con chiarezza. “Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia” (Ez 33,7). Ogni cristiano è profeta, è sentinella, e quindi responsabile, in parte, della sorte dei suoi fratelli. Quale il tuo atteggiamento dinanzi agli altri: ti importa di loro? Cerchi di parlare e di agire secondo le tue possibilità e le opportunità? Almeno nella preghiera d’intercessione tieni presenti le loro persone e i loro bisogni? “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole” (Rom 13,8). Questa parola dell’apostolo Paolo ti mette con le spalle al muro: tutte le volte che pensi di essere a posto con gli altri e di non dover nulla a nessuno, ti inganni. Il tuo debito è col Signore che ti ha amato fino a morire e non puoi sdebitarti, cioè contraccambiarlo, se non amandoLo nei fratelli. In quali persone soprattutto il Signore ti domanda che tu paghi il tuo debito verso di Lui? Gesù dà indicazioni per recuperare chi ha sbagliato, chi si è smarrito. Certamente, tocca al pastore ritrovare la pecorella smarrita. Ma ogni cristiano è pastore di suo fratello. Nessuno può ripetere come Caino: “Sono forse io il guardiano di mio fratello?” (Gen 4,9). In certe situazioni non ti capita qualche volta di pensare o anche di dire: “Che c’entro io? Non tocca a me! Si arrangino!”? C’è chi pensa che, per il fatto di aver detto

la verità, si può mettere il cuore in pace. Ma la verità non è il valore assoluto, è l’amore il punto di riferimento e la bussola per le scelte. La diffamazione può uccidere un fratello, rovinare una famiglia, spezzare un rapporto di coppia, distruggere per sempre un’amicizia. Non si può raccontare tutto ciò che è vero o tutto ciò che si sa. Quello che dici del fratello può essere vero, ma raccontarlo è diabolico. Ti rendi conto che talvolta quello che racconti è gonfiato dalle sottolineature, i sospetti, le allusioni, che trasformano la mormorazione e diffamazione in una vera e propria calunnia? Hai mai messo in pratica il comando di Gesù: “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui”? Non è facile, ma è indispensabile parlare direttamente, faccia a faccia, in segreto, trovando le parole giuste, non accusatorie, non ponendosi nell’atteggiamento del giudice, ma presentandosi come un fratello capace anche di ascoltare e comprendere, facendo capire che rimane non solo l’amicizia, ma anche la stima. L’ultima parola di Gesù, quando si è giunti al terzo momento della correzione fraterna, cioè il momento dell’intervento della comunità, è molto dura: “se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”. Sembra in contraddizione con quanto poco sopra affermato dallo stesso Matteo (18,13): la pecora smarrita “se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite”. La comunità cristiana ha il diritto e il dovere di pronunciare parole di denuncia e di condanna: ma è un dovere che nasce dall’amore: amore per tutti, particolarmente per i più piccoli e i deboli, anche per coloro che vengono ripresi e condannati, perché la Chiesa deve sempre più imparare dal suo Maestro, il quale era definito “amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11,19).


Attualità

Profumo di menta di Padre Alfredo Feretti omi

icono che il profumo di menta che ti entra nelle narici quando cammini in un prato nel cuore di una primavera inoltrata, si fissi tra quei ricordi che, quando riaffiorano, li senti ancora dentro di te e intorno a te. Odore buono. Vita buona. Quella sera, il 2 giugno scorso, nel cuore del Parco Nord di Milano, erano centinaia di migliaia, le famiglie da tutto i mondo (si è parlato di 350.000 persone), raccolte nel desiderio di “cantare” la famiglia, di guardarsi semplicemente negli occhi per dire la bellezza e la fatica di essere e fare famiglia. Sono passate da poco le dieci di sera e ci incamminiamo verso l’uscita. O meglio, seguiamo una fiumana umana che con marmocchi addormentati in braccio e altri scatenati dall’eu-

foria di una serata diversa, vanno senza fretta verso i luoghi di appuntamento con i pullman o i mezzi di trasporto pubblici. È notte. Attraversiamo un boschetto e poi un grande prato. Non c’è illuminazione. Questo fiume di gente sembra fendere l’erba come una nave fende l’acqua e avanza solenne e sicura mentre la rotta si traccia da sola e una nuova strada si apre. Non c’è disagio nella gente, non c’è protesta per l’assenza di luce. C’è una luna che non vede l’ora di finire i suoi giorni per dirsi piena. Manca poco ma è già così amorevole da darsi tutta a noi. “ La notte sarà chiara come il giorno”. Calpestiamo una distesa impressionante di erba menta (se non fossimo a Milano avrei detto “mentuccia”). E il profumo sale, ti si attacca ad-

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Attualità dosso come l’odore della vita, della giovinezza. Forse l’odore della speranza. Cosa mi porto in cuore di questa serata passata? Tanta dolcezza, tenerezza, attenzione al concreto. Papa Benedetto XVI ci ha offerto una paternità splendida, struggente e forte, attenta e disponibile. Non c’è stato un susseguirsi i racconti eclatanti, al limite della normalità, non si sono sentite storie troppo forti tanto da stordirci. Si snodava la narrazione della normalità non banale, tutt’altro, ma nobile, composta, austera e piena di speranza. I gesti erano misurati e spontanei come spontanei erano i bambini aggrappati ai papà o alle mamme che parlavano davanti al Papa. Anche il linguaggio sembrava lontano da quella ricercatezza forzata che a volte si ritrova in occasioni così ufficiali. Le domande poste al Papa hanno toccato i temi più semplici e più profondi della vita delle nostre famiglie. Pennellate alle quali sembrava che nemmeno il Papa volesse dare risposte esaustive, quanto offrire piste e stimoli da raccogliere a nostra volta nella responsabilità del fare nella concretezza.

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Ai due fidanzati del Madagascar che rivelavano il loro timore del “per sempre” suggeriva: Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. Questo, tutta la personalizzazione giusta, la comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre.

Una bella famiglia greca ha presentato i riflessi della crisi economica sulle famiglie: “La nostra situazione è una tra le tante, - hanno detto - fra milioni di altre. In città la gente gira a testa bassa; nessuno ha più fiducia di nessuno, manca la speranza. Ci sono giorni e notti, Santo Padre, nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza. Cosa può dire la Chiesa a tutta questa gente, a queste persone e famiglie senza più prospettive? E il Papa colpito al cuore da questa franchezza: Che cosa possiamo fare noi? Questa è la mia questione, in questo momento. Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie, potrebbero aiutare. Noi abbiamo in Europa, adesso, una rete di gemellaggi, ma sono scambi culturali, certo molto buoni e molto utili, ma forse ci vogliono gemellaggi in altro senso: che realmente una famiglia dell’Occidente, dell’Italia, della Germania, della Francia… assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia. Così anche le parrocchie, le città: che realmente assumano responsabilità, aiutino in senso concreto. E siate sicuri: io e tanti altri preghiamo per voi, e questo pregare non è solo dire parole, ma apre il cuore a Dio e così crea anche creatività nel trovare soluzioni. Speriamo che il Signore ci aiuti, che il Signore vi aiuti sempre! Grazie. Una serata in famiglia nella quale non si sono nascoste anche altre ferite sanguinanti. Una coppia di psicoterapeuti brasiliani ha presentato il dramma delle separazioni e il dolore di coloro che dopo un divorzio si sono risposati: “Alcune di queste coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i Sacramenti, la loro delusione è grande. Si sentono esclusi, marchiati da un giudizio inappellabile. Queste grandi sofferenze feriscono nel profondo chi ne è coinvolto; lacerazioni che divengono anche parte del mondo, e sono ferite anche nostre, dell’umanità tutta. Santo Padre, sappiamo che queste situazioni e che queste persone stanno molto a cuore alla Chiesa: quali parole e quali segni di speranza possiamo dare loro?”


non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno. Mi sembrava straordinariamente bello sentire un Papa dire che anche i divorziati risposati servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Avevo nel cuore il volto di tanti amici che conosco da anni con i quali condivido un lungo percorso: queste parole di Papa Benedetto mi sono sembrate un balsamo rigenerante per il cuore. E dentro di me li ho abbracciati uno ad uno. Tutto questo e molto altro ancora ritornava nella mia mente mentre, calpestando il prato e assaporando l’odore della menta, sorridevo agli amici sconosciuti che camminavano con me, contenti di aver toccato un momento di grazia. Tutto così straordinario e tutto così ordinario. La mattina del 3 giugno il cammino si ripresenta come parabola del vivere umano fin dall’alba. Eravamo quasi un milione a camminare in mezzo al verde: Il Signore è il mio pastore, in verdissimi prati mi pasce… Un camminare bello, con tante famiglie, con le solite gag familiari, i dispettucci dei più piccoli, i teneri sostegni e incoraggiamenti delle coppie “giovani da più tempo”, l’incedere forte e deciso dei fanatici del jogging. In tutti la consapevolezza di essere chiamati. Della celebrazione eucaristica finale di quel-

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E la risposta, pur confermando il pensiero della Chiesa, era così carica di umana e soprannaturale partecipazione che ci siamo abbracciati sul prato, e con le famiglie semplici (non eravamo tra i vip o nei posti riservati ma tra la gente assetata di vero) ci siamo scambiati sguardi d’intensa approvazione. Ci sentivamo capiti. E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati. Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza


Attualità

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la domenica, affiorano tante emozioni. Ma c’è un quadretto, un piccolo cammeo colto nella folla, sconosciuto a tutti se non ai miei occhi; un ciuffo di vita che ho colto per lasciarlo germogliare nel mio cuore e lì ancora vi rimane come dono. Sono seduto nel settore dei sacerdoti concelebranti (più di un migliaio), davanti al palco papale. Sono nell’ultima fila, ai bordi della strada dove passerà il Papa. Di fronte a me, al di là della strada, ci sono i politici, gli uomini di governo, alcuni parlamentari e senatori, gli amministratori pubblici. Durante il canto del Padre nostro, dietro di me, in quella strada che separa sacerdoti concelebranti e politici, si prepara la piccola processione della persone che saliranno a ricevere la comunione dal S. Padre. È una piccola teoria deliziosa di famiglie di tutto il mondo.

Una giovane mamma tra queste, con una bimba per mano, mi guarda e, all’invito di scambiarci un segno di pace, mi dice dolcemente: “La paix du Christ”. Si avvicina e mi stringe la mano. Bella nella sua compostezza e nella sua franchezza. In quell’istante si avvicina a lei un uomo trafelato e sudato, forse il marito, che le consegna in braccio una bimba in pianto, quasi inconsolabile per l’assenza della mamma. I singhiozzi si acquietano presto e la dolcezza dei tratti della sindrome di down mi contagiano. Bella questa mamma con il suo tesoro in braccio che cammina solenne tra un muro di preti e uno di politici. Mi viene in mente la parabola del buon samaritano. Di fronte alla sofferenza, la politica si gira dall’altra parte e forse anch’io, come chiesa non me ne so fare carico seriamente. Ma chi se ne prende cura? Quella mamma è il volto della tenerezza del buon samaritano che è Cristo. Se lo carica sulle spalle e lo porta al più vicino luogo di ristoro. In effetti questa mamma sta andando a ricevere l’Eucaristia. Il “Corpo di Cristo” le dirà il Papa offrendole la comunione. Il “Corpo di Cristo” ripete senza parole questa mamma a quella bambina che porta in braccio, offrendole se stessa. È l’unico volto dell’amore. C’è una tale struggente bellezza in questo scambio di atti d’amore tra lo Sposo, Cristo, e la Sposa, questa donna, noi, tutta quella folla presente, che m’inchino a chiedere la grazia di capire e penetrare di più il mistero nuziale che porto in me e che è scritto nel dinamismo dei nostri desideri. Quanto sono piccolo di fronte a tanta verità d’amore. La messa è finita. Ritorno per quel prato odoroso della sera precedente. Sogno di coinvolgere tante famiglie in questi gemellaggi di amore, di vedere stringersi legami e relazioni belle, buone, sane, sananti. Ma forse è solo un sogno. Non per questo starò alla finestra a guardare la vita passare senza cogliere ogni occasione. Sono parte di questo mistero nuziale e, mentre inspiro profumo di menta, assaporo odore di vita buona e ripeto: “Sì, lo voglio”.


La parola a...

Madre Carla

Un “Sogno”... che anche oggi si fa realtà l Beato Tommaso Reggio era un maestro nel rendere realtà un sogno intravisto nell’intimo del suo cuore. Sognava… e poi si adoperava perché il sogno diventasse realtà concreta, palpabile. È stato così anche quando ha pensato a noi, Suore di Santa Marta: custodiva in cuore il sogno, l’idea di Suore che dovevano essere in un certo modo… ha fatto dei tentativi che, però, non corrispondevano mai al suo “sogno”, ma poi… è passato “all’audace tentativo”. Finchè non è riuscito… non si è dato pace! A Roggiano, nel mese di luglio, mentre i giorni scorrevano sereni e le responsabili di tutte le nostre comunità presenti nel mondo cercavano “insieme” di discernere che cosa il Signore chiede oggi alla nostra Famiglia religiosa, pensavo e con tanta gioia mi dicevo: “l’audace tentativo si è concretizzato ancora una volta: è qui ora e cerca nell’unità il bene del “piccolo Istituto”. Il sogno però ha bisogno ancora di “audacia” per “vedere” come nell’oggi possiamo rispondere alla chiamata della storia, nella Chiesa. Commovente è stata la “scoperta” che il nostro DNA è proprio identico: nei tratti, nei modi, nelle abitudini… e in tutte c’era il bisogno “vivo” di accoglierci reciprocamente. Ci sentivamo a casa, insieme, come se ci conoscessimo da sempre. Valeva proprio la pena di incontrarci! Ora lo possiamo dire con tanta gioia. Il nostro è stato un “fare del cuore” o meglio dei cuori all’unisono. Siamo passate così dalla consapevolezza di un “passato glorioso” all’esigenza di una risposta idonea alle realtà problematiche della nostra Famiglia Religiosa oggi, mentre ci sembrava di sentir nascere spontaneo in cuore più volte una risposta corale: “Noi serviremo il Signore nostro Dio e obbediremo sempre alla sua voce” (Gs 24,24). Convocate per ascoltare ciò che ci suggeriva lo Spirito, ci siamo spesso sentite “discepole” che

hanno custodito, testimoniato il suo amore, ma… “discernere” era il nostro compito e dovevamo assolverlo ricche solo della nostra povertà di certezze, consapevoli del nostro continuo inciampare lungo il cammino eliminando risposte facili e semplicistiche. Discepole del Signore e attente al Beato Tommaso Reggio, senza ripiegarci sui nostri insuccessi, sulla mancanza di forze, senza consolarci a vicenda, abbiamo cercato di riconoscere che qui e ora, nell’adesso della nostra Famiglia religiosa, possiamo e dobbiamo partecipare al disegno di salvezza e servire con gioia il Signore Gesù crocifisso: così la nostra vita sarà una “luce” che brillerà nelle notti del mondo. Lavorando nei gruppi nei quali le realtà del Cile, dell’Argentina del Brasile, del Libano, dell’India, del Messico e dell’Italia affioravano senza fatica, si è respirato l’aria fresca di una condivisione sincera. Talvolta la narrazione ha consentito la conoscenza diretta, immediata di ciò che si muove nelle realtà delle nostre Betanie nel mondo. La trepidazione e la gioia muovevano le corde del cuore di tutte: dunque il tesoro del carisma brilla ancora vivissimo! Ma il tesoro non si può solo custodire, bisogna “discernere” in che modo non lasciarlo spegnere dalla nostra rassegnazione di fronte alla complessità dei problemi schiaccianti. È stato bello vedere come nel silenzio e nella preghiera dei giorni di Esercizi Spirituali si vedesse quasi un orientamento comune, uguale. C’era la tensione di ciascuna a “tendere l’orecchio” per percepire i passi del Signore che cammina ancora nei giardini delle nostre Betanie. C’era la certezza che davvero siamo una Famiglia Religiosa che cerca il bene al di qua e al di là degli oceani, legate dal filo che ci tiene sempre unite: il Signore Gesù che “solo basta”.

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Spiritualità e carisma

Grazie di cuore “L a messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Come risposta a questo richiamo di Gesù sono venuta a seguire Cristo. “La mia gioia è compiere la sua volontà” e ripetendo queste parole del salmo, lo scorso 28 aprile ho fatto la Prima Professione tra le Suore di Santa Marta.

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di suor Anusha Meachirakath

Come ricambierò i tanti doni ricevuti da Dio se non offrendo la mia vita che è il dono più grande? La mia decisione è quella di servire Cristo con tutto il cuore, perchè Egli mi ha riconosciuto prima che mi formasse nel grembo di mia madre e mi ha chiamato per nome. Prima di


siderare tutto come una perdita per il Signore, nè l’onore, nè il potere nè alcuna sofferenza devono separarci dall’amore in CristoSignore” Credo che una religiosa debba essere convinta di tali parole. Lo scopo della vita di una persona consacrata deve essere il bene del fratello e la gloria di Dio. Per il cammino che ho appena iniziato come suora di Santa Marta chiedo la vostra preghiera per me, perchè possa vivere nella fedeltà al Carisma del nostro Beato Fondatore ed acquistare una profonda conoscenza della Parola di Dio, aperta all’azione penetrante dello Spirito Santo per conformare sempre di più la mia vita a Cristo. Desidero vivere imitando la fede di Santa Marta e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio… illuminare il buio come una lampada accesa… come sale l’incenso davanti al Signore, espandere il profumo della sua Santità… Mio Dio concedimi la grazia di diventare testimone di Cristo dove tu vorrai!

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tutto mi inchino di fronte all’immensa misericordia di Dio. Mi ricordo con cuore grato di coloro che hanno illuminato il mio cammino con la luce della fede, soprattutto i miei genitori. Mi fiorisce nel cuore un sentito grazie per la Congregazione che, come una famiglia preparata per me da Dio stesso, mi ha seguito fin dall’ inizio della mia formazione e mi guida ancora donandomi ogni bene per la mia crescita, e per Madre Carla che ha accolto oggi la mia consacrazione davanti a Dio e alla Chiesa. Ho sempre nel cuore quei giorni che ha trascorso con noi qui, in India, alimentando con le sue parole e il suo esempio la spiritualità della missione indiana. La cerimonia della professione è stata presieduta da sua Eccellenza Mons. Stephen Athipozhiyil, Arcivescovo di Alleppey, che durante l’omelia diverse volte ha affermato: “la vita consacrata è una sfida per il mondo che cerca un’immediata risposta a qualsiasi domanda. Coloro che accettano questa vita devono con-


Percorsi di formazione

Dove siamo e dove

Convegno Congregazione Suo

L

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a Madre Generale, Madre Carla Roggero, il 14 luglio 2012, ha dato inizio ad un incontro straordinario con la partecipazione dei membri del Consiglio Generalizio, del Consiglio di Delegazione dell’America Latina, delle Superiore di tutte le Comunità dell’Italia (32), dell’America Latina (20), del Libano (2), dell’India (5). Dopo il saluto rivolto a tutte le presenti, il grazie alle suore della Comunità di Roggiano per la straordinaria accoglienza, un pensiero a tutte le suore delle varie comunità, ha rivolto la sua parola alle partecipanti. Le parole che abbiamo voluto sentire e che era necessario sentire sono state: •  Le parole della Madre Generale, che hanno acceso in tutte, all’inizio dell’incontro, la motivazione per affrontare con impegno e corresponsabilità i problemi della nostra Congregazione, dopo un confronto con la Parola che ci aiuterà a comprendere quel-

lo che il Signore vuole dirci. Lui ci indicherà i cammini di fedeltà e di servizio. Occorre tenere lo sguardo sempre fisso in Lui. •  Le parole di Padre Guccini che ha illustrato la situazione della vita consacrata oggi. •  Le parole di Mons. Stefano Manetti Rettore del Seminario Maggiore di Firenze che ha guidato gli Esercizi Spirituali, e attingendo dalla Parola, ci ha raggiunte nel cuore e nella vita. Tutto è servito per lavorare nei gruppi e cercare le risposte a quanto la Parola ci suggeriva. Dio parla sempre, parla al suo popolo d’Israele con cui fa amicizia e cammina con loro nella libertà e nella fedeltà. La Parola ha raggiunto anche noi, suore di Santa Marta, nel silenzio e nell’ascolto, perché Dio non urla mai, la sua voce fa il rumore di un vento leggero. Basta aprire la Bibbia per ascoltare ciò che Dio dice a ciascuna di noi. Dopo l’ascolto, la risposta, il mettere in comune, il desiderio di leggere la nostra realtà, ma anche di poter sognare ad occhi aperti, nonostante le difficoltà della nostra vita, della nostra Congregazione, perché è bello non arrendersi, ma alzare lo sguardo, provare ad immaginare il nostro futuro e alimentare grandi desideri e speranze per rendere più bello e più santo il nostro Istituto per l’uomo d’oggi. Sognare comunità fraterne, sognare una vita buona, sognare una missione aperta a chi è nel bisogno e nella ricerca di Dio: questo è il nostro sogno, ma è anche il sogno di Dio: vedere un amore grande in tutte e fra tutte. La Madre invita a prendere consapevolezza della situazione attuale della nostra Famiglia religiosa, sottolinea le difficoltà del tempo presente e sollecita tutte le suore ad essere segni della luce e della speranza di Cristo.


Roggiano, 14-26 luglio 2012

stiamo andando Chiede di creare una vera comunione perché figlie dello stesso padre e appartenenti alla stessa famiglia religiosa. Solo in questo clima potranno maturare germi di bene e scelte fatte secondo le indicazioni della Parola. Sottolinea in modo molto incisivo la dimensione della Croce, nucleo irrinunciabile a cui la nostra vita religiosa deve guardare, se vuole essere se stessa e quindi capace di parlare all’uomo d’oggi. Occorre qualificare la nostra umanità e innestarla nell’umanità di Gesù e questo richiede un’arte del vivere che esige spogliazione, semplificazione, unificazione, ricerca di ciò che è essenziale. Indica con molta fermezza la disciplina nella nostra vita religiosa, per essere un’alleanza con Dio, per essere donne secondo una vocazione divina, per fare della nostra vita un’opera d’arte in cui bontà, bellezza, beatitudine sono immanenti l’una nell’altra. Padre Guccini ci offre spunti importanti relativi alla vita consacrata oggi, per far nascere in noi domande e verificare con discernimento profetico dove siamo e dove stiamo andando. Il relatore sottolinea i problemi maggiormente in evidenza: Ci siamo fatti assorbire troppo dagli impegni istituzionali delle regole, delle opere, degli aggiornamenti, senza guardare alla qualità della nostra vita. Si verifica il crollo di un modello di vita, per cui il nostro problema è di non sapere dare alla vita il significato e l’importanza che Dio le dà. La consegna è l’atteggiamento che dobbiamo custodire nel cuore con fedeltà come nucleo che ci definisce, ci dà il nome che abbiamo, ci dà consistenza e stabilità, qualunque cosa capiti.

di Suor Anita Bernasconi La vita comunitaria è problematica e difficoltosa. Come arrivare ad una vera intesa sul modo di tradurre in vita vissuta tutto ciò che riguarda il nostro progetto di vita? Manca il senso della missione, come mandato non personale ma dato all’Istituto e alla Comunità. Il singolo ne partecipa in quanto membro della Comunità, ma non può gestire la missione come lavoro apostolico in proprio, occorre condivisione, collaborazione, corresponsabilità da parte di tutte. All’analisi dei problemi fatta da Padre Guccini, qui solo enunciati, ha fatto seguito il lavoro di gruppo dove sono emerse in concreto le difficoltà, le ansie, le speranze per essere persone credibili con uno stile evangelico di vita che sia in grado di parlare alla nostra società sempre più priva di Dio. Ora, dice il Padre, è importante capire dove e come spendere le risorse, e comprendere, quale, tra le molte cose possibili e pur buone, è quella che merita la nostra presenza, tenendo conto della situazione di oggi e delle risorse disponibili e quali sono i criteri che ci guidano. Continuiamo a fare quello che stiamo facendo, attente ai segni dei tempi e a tutte le alternative che si possono presentare. Ma continuare a fare quello che stiamo facendo non significa necessariamente farlo come abbiamo sempre fatto. Stiamo attente a non guardare esclusivamente ai problemi sociali lasciando in ombra l’unica cosa di cui disponiamo e di cui c’è bisogno: Cristo Gesù e il Vangelo. Padre Guccini ha insistito molto su come muoverci dentro a un percorso accidentato e insieme affascinante della vita religiosa oggi. Ha

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re di Santa Marta


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Convegno Congregazione Suore di Santa Marta

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indicato come tutta l’attenzione dovrebbe andare al nostro modo di essere e di operare in Comunità e fuori, in modo che emerga e si faccia vedere il valore che ci deve caratterizzare: la qualità umana e spirituale della nostra vita personale e comunitaria. I contenuti emersi nei vari gruppi, espressi con ricchezza e creatività diversa, si completano e si armonizzano tra loro e sono importanti per una successiva proposta alle Comunità. Il percorso fatto durante gli Esercizi Spirituali è stato di una ricchezza straordinaria. Ci ha guidati Mons. Stefano Manetti sul tema: “Discernere la volontà di Dio per incarnarla nell’oggi”. All’ottavo giorno il sacerdote ha presentato i due discepoli di Emmaus e in questo racconto si possono sintetizzare i vari insegnamenti offerti a noi, tanto da essere per noi un’icona importante, un modello di vita. I discepoli tristi si allontanano da Gerusalemme, stanno scappando dalla Croce, dalla Pasqua di Gesù che si unisce a loro, ma non lo riconoscono. Gesù li ascolta, li ammaestra, li fa crescere e il contatto con la Scrittura fa ardere il loro cuore, lo fa attento. La Scrittura aumenta la Fede, la relazione con Dio e pregano Gesù: – Resta con noi –. Il Signore che è ancora uno sconosciuto, alla preghiera si ferma, entra in casa, prende il pane, lo spezza, a questo punto lo riconoscono, non sono più tristi anche se non c’è più Gesù: il pane spezzato è il corpo offerto sulla croce, lo riconoscono: ecco la conversione. Scappavano dalla croce, ma ora riconoscono in essa l’amore. Lui ci amava così e non lo sapevano. Riprendono entusiasmo e ritornano dagli altri a dire che l’hanno riconosciuto nello spezzare del pane, portano l’annuncio del Risorto. Il nostro cammino, e in particolare in questi giorni, è fatto di Emmaus, siamo qui, lontani dalle opere, non tristi, ma col desiderio di penetrare a fondo nella nostra vita. Siamo raggiunte dalla Parola, abbiamo bisogno che Lui sia con noi e spieghi le Scritture. Sforzi il nostro cuore a pregarlo e ciò che prima ci creava ansia, insi-

curezza, improvvisamente ci attrae: è l’uomo nuovo che riconosce Dio e così ritorneremo all’attività apostolica portando l’annuncio e la testimonianza. Quando la Parola ci viene incontro e l’accogliamo ci trasforma. Pietro in ginocchio davanti a Gesù riconosce la sua verità: “Allontanati da me che sono peccatore”. Gesù conduce i dodici in un cammino di guarigione, li educa alla Croce, e a pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. La Parola di Gesù come ha formato gli Apostoli, forma noi al servizio e alla preghiera, e ci conduce in un cammino di fede, portandoci dal buio e dalla passività, al dono di noi. Solo se Dio vive in noi, si realizzano le grandi opere del suo amore, attraverso il nostro amore fraterno da vivere prima di tutto in Comunità nel superamento di ogni individualismo. Nell’Eucaristia Gesù rende possibile anche a noi la reciprocità fra il suo amore e il nostro, facendosi pane per noi per colmare la nostra incapacità ad amare come Lui. Annunciamo Cristo al mondo d’oggi, portando dentro di noi la sua morte, perché lo Spirito venga su questa umanità. Chiediamoci: Io lì dove sono ora, quanto posso dire di evangelizzare, in che modo mi rendo conto che quello che sto facendo è il mio contributo all’evangelizzazione? Noi siamo gli strumenti di cui Dio si serve oggi per la missione. Si tratta di vedere che fare. “Voleranno dove necessità urge”, perciò scrutiamo nella Scrittura ciò che dà significato al nostro fare, con la consapevolezza che qualunque cosa si faccia, ha valore e dà gioia. Mi auguro che tutte le suore possano essere raggiunte dalla Parola che noi abbiamo avuto la fortuna di ascoltare. Tutte noi partecipanti dobbiamo tenere vivo il ricordo di questi giorni per saper trasmettere alle altre quello che abbiamo vissuto. È importante che nulla vada perso di quanto abbiamo sentito, di quanto abbiamo detto nei gruppi, di quanto è emerso in assemblea. Tutto è stato un dono da offrire a tutte le consorelle.


Frammenti di santità

il 18 aprile 1990

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Ti ricordi? A Cevo sul prato nell’ora più calda c’eravamo noi due perché il sole non ci dava fastidio, anzi... e mentre i bambini giocavano riuscivamo a piegare il bucato steso al sole... secondo le regole della tua “pignoleria”. Ti ricordi? Ti alzavi presto (troppo presto) per stirare bene tutto... perché anche i calzoncini dei bambini dovevano avere “ la piega ben fatta!” Ti ricordi? Sopportavi la fatica e non ti misuravi, ti piaceva vedere le cose finite e a posto, lavoravi con amore generosamente... ma sempre troppo! Avevi un senso del dovere esagerato; anche la notte prima di sentirti male sul tuo comodino c’era il mucchio di quaderni da correggere... I ricordi affiorano a grappoli e aprono nel cuore squarci di serenità e di vita insieme indimenticabili. Anche il tempo della tua malattia è stato “tempo del dono”. Hai goduto delle cure attente, delicate e generose delle suore di Roggiano, che ti hanno vegliato a turno fino all’ultima notte. Ho nel cuore il tuo sguardo carico di serenità perché ti sentivi amata e quando la parola ormai faticava a “comporsi” sulle labbra, ti arrabbiavi, ma comunque chi ti stava accanto diventava intuitivo e capiva quello che non riuscivi più a dire. Ora… cammina e canta sui sentieri del Paradiso pieni di genziane e di rododendri e se puoi raccogli stelle alpine… Lassù nulla è proibito… e tutto si eterna di ciò che è stato seminato quaggiù. Ora tu lo sai con certezza, vero? Suor Agostina Cadei Ciao! Suor Renata passata alla casa del Padre


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Momenti vissuti insieme

da Luco di Mugello

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ella Scuola dell’Infanzia “San Giuseppe” di Luco (Firenze), convivono due sezioni: una gestita dalla Parrocchia e l’altra dallo Stato. Quest’anno abbiamo condiviso due esperienze educative: •  progetto teatro: i bambini di cinque anni hanno partecipato ad uno spettacolo teatrale di “Giulio Coniglio” al Teatro Giotto di Borgo San Lorenzo •  progetto continuità con la scuola Primaria: i bambini hanno vissuto un’intera giornata alla scuola realizzando l’attività programmata “Trova la rima”. Il momento più significativo di questa collaborazione è stato la realizzazione della festa

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di fine anno che aveva come tema “Insieme nelle stagioni: sensazioni ed emozioni”. I bambini delle due sezioni, riuniti a gruppi misti, sono stati coinvolti nel rappresentare gli elementi caratteristici di ogni stagione; con la musica di Vivaldi hanno eseguito dei semplici balletti. A conclusione della festa è stato consegnato il diploma a 24 bambini che passano alla scuola Primaria. Un rinfresco per tutti i presenti ha rallegrato la festa.

Le maestre Stefania, Rita, suor Marietta


omenica 10 giugno, nella Parrocchia di San Pietro a Luco di Mugello c’è stata una grande festa per tutta la comunità parrocchiale. Dopo un anno di catechismo, seguito con impegno ed attenzione dalle nostre Suor Marietta e Suor Mini e dal nostro parroco Don Alessio, 19 bambini hanno ricevuto la prima Comunione. Durante l’anno si sono impegnati a conoscere la vita di Gesù, preparandosi a riceverlo come dono prezioso. È stato commovente vederli entrare in chiesa accompagnati dai canti che sottolineavano la solennità del momento. Durante la Messa abbiamo notato con quanta

serietà e concentrazione seguivano la celebrazione, pronti a ricevere Gesù. Aprire il cuore, fare posto a Lui, anche se bambini, possiamo farlo come ci ricorda il Curato d’Ars, preso ad esempio da Don Alessio nell’omelia. Aprire il cuore ad un amico, un amico speciale, fedele, amico del cuore che tutto sa, tutto capisce, tutto comprende. Un amico che è pronto a darci il suo amore e cosa più bella ci insegna ad amare. Un amico che non ci lascerà mai soli “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. È questo l’augurio che oggi facciamo, un augurio per la vita.

Tiziana

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Quella “strana” È

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come l’episodio dell’obolo della povera vedova tramandato dall’evangelista Marco: un gesto piccolo, quasi insignificante rispetto alle grandi offerte dei ricchi, ma ancor più importante, proprio perché è costato più fatica ed è stato fatto con il cuore. Così è la donazione fatta dalla scuola per l’infanzia Santa Marta di Sesto Fiorentino, all’asilo “La gioiosa” di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, colpito dal terremoto: 2.000 euro e giochi per i suoi piccoli ospiti. Una donazione non delegata a un fondo o a un conto corrente, ma partecipata dai genitori dei bambini che hanno voluto consegnare di persona la propria solidarietà. La signora Isabella, mamma di una bimba di 3 anni, racconta a IlSussidiario.net il percorso che mercoledì 4 luglio ha portato lei e altre quattro mamme fra le macerie di quel paese colpito al cuore dal sisma del maggio scorso. «Al termine di ogni anno scolastico organizziamo una cena di commiato dove ognuno si impegna a preparare una pietanza da consumare tutti insieme. Scegliamo di non andare in pizzeria perché ciò che viene risparmiato è destinato ad un progetto di beneficenza. La particolarità è che, da sempre, consegniamo in prima persona ciò che abbiamo raccolto. Quest’anno la scuola ha contattato la Curia che ha segnalato il nome del parroco di Reggiolo: don Gino ha chiesto che i fondi venissero donati all’asilo del paese, gravemente danneggiato dal terremoto». Durante la cena le mamme della Scuola Santa Marta sono riuscite a raccogliere 1.500 euro, più 500 euro di offerte varie ed hanno fatto

qualcosa in più: anche il fondo per le migliorìe della scuola, alimentato ogni anno dalle offerte dei bambini che “diventando grandi” lasciano l’asilo per passare alla scuola primaria, ha preso la via dell’Emilia. «Dopo aver contattato la direzione dell’asilo di Reggiolo», spiega mamma Isabella, «ci siamo convinti che per un anno potevamo rinunciare a qualcosa di nuovo per aiutare chi non aveva più niente. E abbiamo pensato a ciò che può servire a far tornare il sorriso ai più piccoli: giochi da giardino e tricicli». Ma la gara di solidarietà non era ancora finita: i piccoli alunni della Santa Marta hanno deciso di comprare un giocattolo, bambole e macchinine da unire ai regali per i bambini della “Gioiosa”. «Così giovedì», continua Isabella, «io e altre mamme abbiamo compiuto una piccola spedizione con destinazione Reggiolo. Siamo rimaste scioccate: gli edifici del centro storico sono martoriati e comprensibilmente e irrimediabilmente danneggiati. Ciò che, invece, non riusciamo a spiegarci sono


TERREMOTO

alleanza tra mamme e figli

di Federica Ghizzardi Querceto

ride amara Isabella, «che le maestre ci hanno raccontato che da allora i bambini giocano al terremoto». Reggiolo è comunque un paese che non si arrende e con dignità prosegue nel suo cammino di ricostruzione. «Non hanno paura delle scosse, ma di essere dimenticati. Ora i riflettori sono accesi ma quando si spegneranno, hanno il timore che la gente smetta di aiutarli», conclude mamma Isabella. E allora sì che daremo ragione a don Gino: per rimettere a nuovo la chiesa, forse dieci anni non saranno sufficienti.

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gli scheletri pericolanti di case costruite solo pochi anni fa. Abbiamo visitato l’oratorio di don Gino, una struttura vastissima che comprende campi da calcio, aule, sale giochi e una casa di riposo che è stata dichiarata inagibile e, quindi, completamente evacuata. Il teatro che fa parte del complesso dell’oratorio verrà completamente demolito fra pochi giorni: dopo le scosse di maggio rimangono in piedi solo alcune colonne rette da travi di fortuna che danno la sensazione di dover crollare da un momento all’altro. Don Gino però era tranquillissimo anche mentre attraversavamo quell’edificio che sembrava un colabrodo!». La chiesa di Reggiolo, un patrimonio artistico inestimabile, è quasi totalmente compromessa. Fa parte dei complessi sotto la tutela delle Belle Arti, che durante un sopralluogo hanno stabilito che sarà restaurata fra cinque anni. «Don Gino era scoraggiato e diceva che a Reggiolo ce ne sarebbero voluti altri cinque solo per raggranellare la cifra necessaria per i restauri. Fortunatamente l’asilo ha retto anche se è stato dichiarato agibile solo da pochi giorni. Ma le maestre non si sono date per vinte e hanno continuato il servizio sotto una tenda. Ora però sono rientrati nella struttura originaria, anche se per prudenza utilizzano solo il primo piano: la scossa del 29 maggio ha sorpreso i piccoli ospiti al secondo piano ed evacuarli è stata un’operazione troppo lunga». A spaventarsi maggiormente, però, non sono stati i bimbi ma le maestre. «Pensi», sor-


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La bella e la bestia

di Anna Campaniello Vighizzolo

tazione divertente, coinvolgente, dai ritmi incalzanti, intervallata da balli e coreografie curati fin nei minimi dettagli. L’amore, naturalmente, è stato più forte di ogni ostacolo e ha trionfato su tutto. E anche se il finale della favola non è stato certo una sorpresa, i bambini sono stati capaci di trasmettere in modo originale, genuino e inatteso, il messaggio che “La Bella e la Bestia” voleva trasmettere, un messaggio che, evidentemente, i protagonisti dello spettacolo avevano colto perfettamente. La “Bella” è stata capace di andare oltre le apparenze, di prendersi cura di una “Bestia” che aveva solo bisogno di affetto e calore umano. E l’amore ha compiuto il miracolo. Grazie ai bambini per averci regalato un sogno. Grazie alle insegnanti che li hanno accompagnati e guidati. Grazie alle suore che, nell’ombra, hanno svolto una parte fondamentale. Grazie ai tanti che hanno lavorato dietro alle quinte. Grazie, per dirla con le parole della canzone di Jovanotti che ci avete dedicato a fine serata, «il più grande spettacolo dopo il Big Beng… e siete voi».

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e favole, si sa, sono storie che fanno sognare i bambini ma non solo. Ed è stato proprio un sogno quello che abbiamo vissuto, tutti assieme, il 9 giugno scorso all’Istituto Santa Marta di Vighizzolo. Lasciandosi ispirare dal tema “Prendiamoci a cuore”, gli alunni della Scuola Primaria hanno messo in scena “La Bella e la Bestia”, uno dei grandi classici Disney, per molti genitori un salto indietro nel loro passato di piccoli. Persino la pioggia, che per giorni non ha dato tregua, si è arresa di fronte all’entusiasmo dei bambini e degli insegnanti-coreografi che, dopo settimane di duro lavoro, aspettavano con trepidazione di poter mostrare il risultato di tanto impegno. Per qualche ora, giusto il tempo per fare le prove generali e per lo spettacolo vero e proprio, tra le nuvole si sono fatti largo squarci di azzurro, proprio per restare nel clima del sogno. Tutti i bambini, a partire dai piccoli di prima elementare, hanno partecipato attivamente allo spettacolo. Protagonisti assoluti sono stati però i “grandoni” di quinta, impegnati nei panni dei narratori e perfettamente calati nei panni dei principali protagonisti della favola. Fantastica la recitazione, bellissimi i costumi realizzati da un gruppo di mamme, semplicemente spettacolare la scenografia, della quale si sono occupati i papà. Per oltre un’ora, l’intera platea è rimasta a bocca aperta ad assistere ad una rappresen-


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Come fiori...

di suor Cornelia Macina

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ntrare nella Scuola dell’Infanzia a Viciomaggio, è come mettere i piedi su di un morbido prato verde con tanti piccoli fiori che sorridono… Incontrare gli occhi vivi dei bimbi, in questo ambiente colorato e armonioso, è fare esperienza di un linguaggio silenzioso, eloquente, limpido e gentile che apre il cuore alla comunicazione prima ancora che lo stupore diventi… parola. Chi si affaccia alla soglia della loro classe, riceve in dono un sorriso invitante e gioioso che dice: “Resta qui!”… “torna ancora”. Spesso mi sono trovata in mezzo ai piccoli del “primo piano” per cantare insieme a loro “qualcosa” che li accomunasse agli alunni della classe prima. Per un certo periodo, i bimbi che l’anno prossimo entreranno nella Scuola Primaria, sono venuti in classe prima dove hanno fatto esperienza di scolarità diversa e creativa in un ambiente nuovo.

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Viciomaggio - Arezzo

Quale fascino aveva per loro la scala che li portava più su, al piano della scuola primaria? mi sono domandata. Una volta in classe, ogni piccolo si è applicato con entusiasmo nell’attività proposta, accanto ad un amico più grande disposto ad aiutarlo con la stessa emozione. Il sorriso dei bimbi della Scuola dell’Infanzia ha una poesia particolare e la semplicità di offrirmelo nei passaggi più impegnativi del lavoro è stato un vero regalo. La loro meraviglia iniziava durante l’ascolto della storia che avrebbe introdotto una delle letterine dell’alfabeto da festeggiare e che avrebbe scatenato l’interesse e la partecipazione di ciascuno; seguiva il riconoscimento della letterina nelle parole pescate da un sacchetto e la gara nel dire tutte le parole possibili contenenti la letterina del giorno. Infine, il grande disegno con la parola più nominata e scelta da tutti. Particolarmente simpatico il momento del puzzle da formare insieme al compagno o la compagna accanto. Al momento dell’intervallo bisognava scendere e questo costituiva una specie di dispiacere per tutti… C’era però l’invito ad “una prossima volta” per cui tutte le voci formavano un coro dolce e piacevole misto ad espressioni soavi e affettuose… Devo ringraziare Suor Francesca che, insieme alle sue insegnanti, credeva di affaticarmi… Invece per me è stata una vera gioia progettare per parecchi mercoledì, un’attività adatta alla condivisione degli obiettivi e alla partecipazione integrata di entrambe le età degli alunni.


festa di saluto dei bimbi ai loro genitori quando hanno esposto, sottoforma di spettacolo, i traguardi raggiunti nel percorso educativodidattico “I CINQUE SENSI” affrontato durante l’anno con attività grafico-pittoriche visibili sopra un album da presentare alla famiglia. Con la consegna dei diplomi ai “Remigini” ogni bambino promosso alla classe PRIMA ha avuto un cappello speciale a conferma dell’abilitazione a frequentare la Scuola Primaria.

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Devo anche dire l’ottima preparazione dei piccoli che, con disinvoltura si sono mossi agevolmente in ogni richiesta del lavoro proposto che non sempre era alla loro portata. Le mie visite alla Scuola dell’Infanzia si sono colorate di emozione nei momenti significativi dei bimbi intenti con le loro insegnanti nel dipingere, nel fare ginnastica o nel manipolare materiale plasmabile, creando figure tridimensionali con grande divertimento. Il bello è uscito allo scoperto il giorno della


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Progetto vita È

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uno dei miei progetti preferiti, tra quelli didattici realizzati dalla scuola dell’Infanzia, che ormai frequento da vari anni. È incredibile vedere come bambini di 3-5 anni capiscono, interiorizzano e concretizzano facilmente (più di noi adulti) il concetto di “rinuncia”: io rinuncio a qualcosa per dare aiuto agli altri meno fortunati di me e ricevere la gioia nel mio cuore, perchè “c’è più gioia nel dare che nel ricevere!”. Ovviamente “gli altri” sono dei bambini reali legati ad un progetto concreto, presentato ai piccoli alunni con il linguaggio ed il tono adatto (tipico di Suor Gabriella) e visualizzato con foto (es. una scuola oppure carrozzine e attrezzi per disabili…, in genere nei luoghi delle missioni delle suore di S. Marta). Per crederci, bisogna osservare lo sguardo luminoso ed il sorriso gioioso del bambino che arriva a scuola portando con orgoglio il frutto della sua rinuncia. Non è lo sguardo di chi ha “ubbidito” ai genitori o all’insegnante solo per farli contenti o addirittura per paura di essere sgridato. Anzi, spesso è il bambino che convince ed “educa” il genitore, e gli trasmette la propria gioia che diventa contagiosa. Se la famiglia è attenta, sensibile e collabora, avvengono dei piccoli “miracoli”: ho visto bambini rinunciare ad un paio di scarpe desiderate per un anno! Ma anche rinunciare ad un gelato, è un passo importantissimo. Inoltre, la rinuncia viene giustamente ricono-

di Silvia D’Amico

Firenze Conservatorio

sciuta con un segno concreto anche all’interno della “comunità” scolastica (si sperimenta la meritocrazia!): può corrispondere ad un mattone di una casa da costruire oppure, come quest’anno, ad una stella di un cielo da illuminare. Il bambino che ha fatto la rinuncia, quindi, attacca su un cartellone “un pezzo” che, insieme agli altri, contribuirà a completare il disegno, a realizzare un’opera più grande, impossibile per il singolo. Tutto ciò, pur nella semplicità della realizzazione, diventa una vera scuola di vita, dove il bambino assimila e impara a vivere parole fondamentali come impegno, responsabilità, rinuncia, meritocrazia, collaborazione e “insieme”. C’è infine il valore aggiunto di inserire il progetto, oltre all’attività quotidiana della scuola, in un contesto religioso comprensibile ai bambini: è per me una gioia profonda vedere bambini che, durante il proprio tempo libero in giardino tra un gioco e l’altro, spontaneamente vanno di fronte alla grotta con la “Madonnina” e si mettono a pregare con le mani giunte. Ringrazio quindi il Signore di avermi fatto incontrare questa scuola e ringrazio tutte le persone che vi lavorano per l’attenzione quotidiana che dedicano ai nostri figli, visti come persone “complete” e non solo come alunni che imparano alcune abilità o competenze.


Una Santa del Vangelo

le Suore della Missione libanese

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è stata celebrata la Santa Messa alla quale è seguita una sostanziosa merenda durante la quale le ospiti hanno potuto godere momenti di distensione insieme alle Suore delle due comunità. Domenica 29, tutta la Comunità delle Suore di Madre Teresa di Calcutta è venuta a farci gli auguri. Verso l’ora di pranzo il campanello della nostra casa ha suonato in modo insolito e, quando siamo andate ad aprire, ci siamo trovate davanti tutte sette le suore della comunità con alcuni bimbi (di cui ci prendiamo cura quando sono malati), due volontari e… una gigantesca torta di panna e cioccolato! Questa visita inaspettata della Comunità al completo (la casa delle Suore ospita più di cento fra bambini e anziani ammalati e abbandonati) ci ha commosso e dimostrato la gratitudine delle suore confermandoci nella volontà di fare il bene, sicure della parola di Gesù: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli è a me che lo avete fatto”.

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n Libano le feste dei Santi sono celebrate con molta solennità e di solito sono precedute da novene molto partecipate. Qui a Jal-el-Dib e a Sehaile Santa Marta è divenuta una Santa familiare per noi Suore della Congregazione di Santa Marta che svolgiamo il nostro apostolato in Libano da quasi cinquant’anni. Quest’anno la celebrazione è avvenuta in due tempi. Sabato 28 luglio alle ore 10 nella Cappella dell’ospedale è stata celebrata una festosa Eucarestia in rito maronita alla quale ha partecipato numeroso il personale e qualche parrocchiano. Un rinfresco offerto da noi suore ha prolungato l’incontro amichevole e favorito uno scambio di auguri molto cordiale e fraterno. Nel pomeriggio nella casa di Sehaile, dove sono ospitate una ventina di signore alcune delle quali stanno con noi dai tempi della guerra e hanno conosciuto le nostre prime Suore,


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Un giro di boa “fai fiorire il bene” Tommaso Reggio

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ai fiorire il bene”, è con questa citazione del Padre Fondatore delle Suore di Santa Marta, che si è concluso l’anno scolastico appena trascorso, un inno per le famiglie e i bambini a perseguire il valore del bene in ogni momento della vita. Ma siamo già al giro di boa e inizia il conto alla rovescia e riaprano le porte della scuola dell’infanzia “Santa Marta” di Velletri (RM). Un nuovo percorso targato 2012/2013; e intanto la squadra di suore e insegnanti della scuola non ha mai smesso di lavorare, di progettare e ricercare nuove strategie per rendere più efficiente e gradevole il cammino dei piccoli che transiteranno anche per il nuovo anno scolastico. Mi ritrovo onorata a ricoprire un incarico da titolare, se pur temporaneo, già dal mese di gennaio 2012. Una nuova esperienza che mi ha offerto l’opportunità di allargare i miei vissuti lavorativi, ma soprattutto mi ha regalato la gioia di lavorare con un team di persone umane, preparate e affabili. Le suore sono sempre in prima linea e su più fronti si occupano di portare avanti con pazienza e umiltà una così importante missione, quella di educare e prendersi cura dei bambini. Vivo a Velletri da tre anni, conosco la Scuola di Santa Marta, e con essa le suore e tutta la

storia della loro Congregazione, ad accogliermi Suor Luisa, la Superiora, che sin da subito si è dimostrata una persona attenta e gentile che fa della scuola, delle suore e dei bambini l’obiettivo primario. La scuola è a dir poco meravigliosa, immersa nel verde con ampi spazi interni ed esterni studiati per la libertà di ogni singolo bambino. Un piccolo angolo di paradiso perché i bambini necessitano di vivere la scuola come un piacere e non come uno status condizionante, dove apprendere diventa un bisogno e giocare si trasforma in una esperienza di vita da condividere. Le quattro sezioni guidate da due suore e da due laiche, ogni anno attuano un progetto diverso che abbraccia svariate tematiche, il tutto guidato da una pedagogista che dirige il lavoro didattico.


di Mariangela Melica Velletri

A volte mi fermo a pensare ai miei piccoletti che mi attorniano ogni giorno e rendono le mie giornate piene, e ogni giorno capisco che non avrei potuto prendere una strada diversa da quella che ho intrapreso; e puntualmente prima di entrare in classe il mio cuore batte come il primo giorno di scuola, come quando ero io a sedermi in quei banchini. Continuerò a fare tesoro dei consigli che ogni giorno le suore mi danno e insieme continueremo a fare ciò che loro hanno costruito con tanto sacrificio. La campanella sta per suonare, ai posti di partenza! Grazie Suor Luisa, grazie a voi tutte Suore di Santa Marta, e buon lavoro a tutte noi.

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La stessa importanza viene data all’alimentazione, monitorata e minuziosamente studiata da una nutrizionista che puntualmente organizza anche incontri con le famiglie, senza tralasciare che la scuola dispone di personale qualificato che opera in cucina e in tutta la scuola. I laboratori extracurricolari come il calcio, danza, karatè, psicomotricità, musica e lingua inglese rappresentano il fiore all’occhiello della città. Il rapporto scuola famiglia è al principio di tutto l’andamento scolastico, il tutto racchiuso in un clima sereno e disteso e le varie iniziative che si svolgono durante l’anno vedono coinvolte il bambino, la famiglia e l’insegnante perché ogni momento sia il più appropriato per crescere e imparare nella condivisione dei ruoli. Sono pronta a ricominciare anche se per pochi mesi, questa nuova avventura che mi ha colmato il cuore e la mente, e anche se lontano dalla mia famiglia e dalla mia terra natía mi sono sentita a casa, io e mio marito così felici e appagati di aver conosciuto nel nostro cammino di vita le suore di Santa Marta.


In missione

Virgignolo: oasi O

gni qualvolta gli angiolini si mettono in viaggio fissano il loro primo appuntamento ai Giardini D’Azeglio, dove anche venerdì 25 maggio un pullman a due piani è stato fragorosamente preso d’assalto dagli alunni delle tre classi della scuola secondaria di primo grado, che, come tanti lucignoli in attesa di godere di un giorno di libertà, si accingevano a compiere un’altra uscita extra moenia nei poggi di Montespertoli. E l’è chiaro, cari lettori di “Camminando con fede”, che non erano cuccioli sguinzagliati, ma accompagnati dai rispettivi docenti e dal dirigente scolastico. Vu direte: o icchè vu siete sempre fissi in giro? E un vi son bastate le Miniolimpiadi? Bando alle ciance. Come è ormai consuetudine the boss (Suor Cristina) la ci ha preparato una giornatina coi fiocchi! La meta era la amena, ridente e lussureggiante località di Virgignolo: Camminando con fede 2/2012

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un do si trova? Ma naturalmente sotto le colline di Montespertoli, famoso per gli affettati, i’ vino bono e i’ pane casareccio. Tutte leccornie da far resuscitare anche i morti più defunti! Scesi dal pullman tutti sono rimasti favorevolmente colpiti da un paesaggio naturale, attraversato dall’omonimo fiumiciattolo, Virgignolo, dove l’aria che si respirava era permeata di atmosfera georgica e bucolica. Infatti con la semplicità del tempo che fu, ma soprattutto con la gioia grande di un cuore sincero, poiché accogliente verso il prossimo, siamo stati ospitati da Don Giampiero Costagli, da alcuni suoi collaboratori e dal personaggio più accattivante: il cane Bobo, novello Argo, che grazie al suo fiuto e alla giovane età è


l’unico vero guardiano del luogo, ove sono state costruite: una chiesa e gli edifici che ospitano coloro che desiderano trascorrere in silenzio ed in preghiera alcune ore, per ascoltare la parola di Dio e riflettere sul suo eterno messaggio di: Via, Verità e Vita. Don Giampiero, dopo averci fatto gli onori di casa, ci ha invitato a cantare e a pregare davanti all’altare della sua chiesa; non solo, ci ha fatto riflettere sul valore che lo Spirito Santo dovrebbe avere nella mente e nel cuore di ogni persona; realtà divina non sempre oggetto di adeguata comprensione e quindi facile da accettare, poiché considerata avulsa dalla nostra sensibilità, ma soprattutto spiritualità, convinti come siamo di poter agire e quindi esistere senza aver bisogno dell’aiuto di Dio. Don Giampiero con pacatezza e semplicità ha cercato di far capire a tutti i presenti, grandi e piccini quanto importante sia lo Spirito Santo nella crescita di ciascuna persona, perché è l’unico vero sentimento d’amore che lega Dio e il suo Verbo alla creatura umana, sua icona. Dopo essere stati in ascolto ed aver partecipato a questo carismatico momento spirituale i ragazzi, come del resto i docenti, hanno avuto l’opportunità di spaziare per i boschi del “natio borgo selvaggio”: c’era chi urlava, chi sbraitava, chi scivolava sull’erba, chi si rincorreva e chi ruzzolava. In parole semplici sembravano i ragazzi dell’aquilone di pascoliana memoria! Infatti i ridenti spiazzi risuonavano delle garrule vocine, che esprimevano fatica nel correre, disabituati come sono, in

Firenze Conservatorio

quanto costretti a vivere in spazi cittadini angusti e quindi felici di poter respirare a pieni polmoni quell’atmosfera intrisa di accoglienza, fraternità, condivisione di intenti! Come se ciò non bastasse Don Giampiero, Suor Cristina e i suoi aiutanti hanno distribuito una abbondante scodella di pastasciutta fumante, intrisa di vero ragù alla fiorentina. Se un vu lo sapete per ottenere un sugo de i’ genere e ci vogliono minimo quattr’ore di rimescolamenti su i’ foho. Ascoltate e meditate! A proposito se un vu lo sapete, noi giornalisti angioline, pettegole come siamo, vi riferiamo l’ultimo gossip: o perchè ci siam ritrovati in quel di Virgignolo? La risposta è semplice: Don Giampiero e Suor Cristina si conoscevano fin dalla scuola elementare, tanto che per la manina entravano nelle rispettive classi! Dopo la pausa pranzo i ragazzi si sono nuovamente cimentati in sport di vario tipo e in rincorse più o meno franose. Prima di ripartire Don Giampiero ci ha nuovamente riunito nella bella casa del Signore, dove ci ha fatto ulteriormente riflettere sulla comunione e condivisione di ciò che siamo, realtà che si manifesta soltanto nelle opere di carità.

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di pace

le Giornaliste angioline


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Stanchi, sudati, ma soddisfatti e convinti di aver trascorso una giornata significativa, non solo per la mente, ma soprattutto per il cuore siamo rientrati in quella realtà, spesso e volentieri banale e priva di significato, poiché non sempre alimentata dallo Spirito Santo. Cari lettori, ormai l’anno scolastico sta per concludersi e tutti gli angiolini, grandi e piccini si danno da fare per abbracciare e baciare amici e parenti, poiché pervasi dalle smanie della villeggiatura. Anche per noi Suor Cristina, ormai è un suo clichè, venerdì 08 giugno, ha organizzato una mega festa, talmente bella e originale che tutti si son chiesti ‘ndove le vada e pescare idee tanto stravaganti: sicuramente sulle rive dell’Arno, come del resto sciacquò i suoi panni il Manzoni! I tre ordini di scuola (dell’infanzia, con la divisa di colore rosso; della primaria in bianco e blu; della secondaria di primo grado, con la maglietta verde) si sono ritrovati all’interno della Basilica della SS.ma Annunziata, dove hanno avuto l’opportunità di partecipare alla Celebrazione Eucaristica presieduta da Don Stefano Ulivi (ve ne riordate? L’è quello “della mano sulla testa e della pedata nel sedere!”), il quale con leggerezza, ironia, al fine di coinvolgere le giovani menti, ha parlato dei valori della Fede, della Speranza e della Carità cristiane che danno significato alla nostra esistenza, caratterizzata altrimenti da egoismo, invidia, gelosia, bramosia del potere e del successo. Subito dopo la S. Messa la Basilica stracolma di nonni, genitori, amici degli angiolini si è svuotata, ma d’altro canto l’omonima piazza si è riempita di bambini, fanciulli e adolescenti, vigili urbani (e chi più ne ha più ne metta), che dietro gli inviti di Suor Cristina si siste-

mavano sulle gradinate del loggiato del Brunelleschi da dove, dopo aver cantato alcuni brani musicali, si sono diretti verso il centro della piazza e hanno lanciato nel cielo turchino decine di palloncini dai variegati colori, il tutto accompagnato da scrosci di applausi, di urla e di grida che allietavano i putti dei Della Robbia, che, a loro volta, nonostante fossero in fasce, battevano le loro candide manine, il tutto sotto lo sguardo sorridente e ironico della statua equestre bronzea del granduca Ferdinando. Udite, udite: e un ci crederete, ma due palloncini hanno attraversato gli Appennini e si sono diretti verso il Mare Adriatico, dove sono stati raccolti da due famiglie, le quali, dopo aver letto il messaggio benaugurante attaccato al filo, hanno inviato alla scuola una e-mail di ringraziamento. Ormai le vacanze estive si stanno approssimando per un momento di meritato e gradito riposo, e noi, giornaliste angioline, auguriamo a tutti i lettori di “Camminando con fede” un periodo di totale relax dopo un faticoso, ma soddisfacente anno scolastico. E con le parole della cantante Gabriella Ferri gridiamo all’unisono: “tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare! In mezzo ai pesci, in mezzo alle onde, noi ci andiamo a divertir!”.


Passo dopo passo

di suor Adriana Turavani Viareggio

50° anno di Fondazione 1962-2012

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ta ai suoi piedi, chiedo la grazia di poter inoltrare alla prefettura di Roma la domanda di autorizzazione ad accettare l’eredità devoluta alla Congregazione dalla Signorina Elisabetta De Sortis. Su detto terreno verrà costruito un edificio da adibire a Scuola Materna ed elementare…”. La Superiora Generale seguiva con gioia e trepidazione il nascere della nostra scuola. Da Roma incoraggiava le Suore e faceva sentire la sua vicinanza di Madre con lettere che risalgono al 1960. “Gli inizi presentano sempre maggiori difficoltà che non le opere già in cammino: Dio vede e provvede… Dunque, coraggio! Carissime, che contano nell’edificio

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elebrare un anniversario è tornare alle radici, è come voler ripercorrere il tempo trascorso per rivedere quello che si è compiuto. Noi abbiamo radici sante: il beato Tommaso Reggio e otto consacrate. Le Suore di Santa Marta sono i rami di questo albero ben radicato. La Congregazione si è estesa in più Stati. Il Padre Fondatore diceva che le Suore devono andare verso gli uomini con una carità che abbraccia tutti i luoghi e tutte le persone senza distinzione e “voleranno” in aiuto dell’indigenza. Alla fine degli anni cinquanta si posano a Viareggio, al Varignano: un quartiere popoloso e privo di una scuola. Essa sorgerà per volontà del Consiglio generalizio. La Madre generale, Madre Ignazia Ongaro, il 4 novembre 1960, scrive al Santo Padre: “Beatissimo Santo Padre, umilmente prostra-


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sono le fondamenta; sono esse che daranno sicurezza e durabilità alla casa. Il rimanente: bello, artistico, attraente, ma esteriore, col tempo si deteriora e dovrà essere rifatto… Attente dunque a mettere molta preghiera, bontà e carità nella fondazione… Il Signore ci affida tanti bambini… accogliamoli con quella angelica bontà con la quale li avrebbe accolti Lui”. Passo dopo Passo, la scuola Santa Marta taglia il traguardo di cinquant’ anni di Fondazione. Il giorno fissato per i festeggiamenti è il 20 maggio. Il programma della giornata è ricco e inizierà dalla Parrocchia della Resurrezione, dove viene celebrata la Santa Messa dal Parroco Don Marcello Brunini, concelebra Padre Lorenzo Manganelli, con la partecipazione degli alunni, dei docenti, dei genitori e di Suore provenienti da altre case e che avevano svolto il loro apostolato a Viareggio. Nel pomeriggio ci ritroviamo in millecinquecento al Palazzetto dello Sport, dove i nostri alunni, in una suggestiva rappresentazione in danza, ripercorrono la vita del Padre Fondatore, il mistero della chiamata con le coreografie curate da Simonetta Cinquini e Francesca Del Cima, insegnanti di danza ed ex alunne. All’iniziativa partecipa anche Sua eccellenza Rev. ma mons. Italo Castellani, Vescovo di Lucca, che prende posto al fianco delle altre autorità religiose e civili. Suggestivo è stato il momento religioso introdotto dalla soprano Claudia Belluomini che ha cantato l’Ave Maria di Gounod. Sua Eccellenza, ha invocato la Madonna con una preghiera composta dal nostro Fondatore: “…O Madre nostra amorosissima, senti questa nostra preghiera che io, a nome di tutti pronunzio qui… noi intendiamo consacrarti proprio i nostri cuori…”. Il maestro Massimiliano Grazzini, che è stato uno fra i tanti alunni della scuola, ha composto, per l’occasione, un vero e proprio inno, dal titolo “Passo dopo Passo” eseguito in coro

da tutti gli alunni, sventolando bandierine azzurre. A conclusione della festa, non poteva mancare la super torta con le sue cinquanta candeline per celebrare un traguardo tanto importante. La scuola nel corso degli anni, ha accolto molti bambini del quartiere, oggi cresciuti, che non hanno perso l’opportunità per ritrovarsi in un giorno del tutto particolare. Hanno potuto riabbracciare Suor Melania, la loro amatissima maestra e immergersi nel fiume dei ricordi. Dalle loro testimonianze emerge che gli alunni a scuola si sentivano a casa, ma anche i viareggini avevano fatto sentire le Suore a casa perché le avevano accolte nel cuore nel lontano 1962. Tempi difficili e duri e le mamme l’avevano capito. Bisbigliavano tra loro: “… aiutiamo queste Suore. Sono come i nostri figli quando mettono su casa…” “Passo dopo Passo”, noi Suore presenti al cinquantesimo di fondazione continuiamo a seminare nello stesso solco aperto nel 1962. Come allora spargiamo semi di preghiera, bontà e carità. Aiutiamo coloro che ci frequentano a sentirsi sempre a casa, dove il focolare arde in continuazione, illuminando i nostri volti e riscaldando i nostri cuori. “Battito dopo Battito “aiutiamo il mondo intero a volare libero sulle ali dell’ Amore… Battito dopo Battito. Questo è l’augurio che facciamo a tutti. Resteranno a lungo certamente negli occhi e nel cuore i momenti di questo pomeriggio vestito a festa, contornato di “azzurrità” marina e illuminato dal bel sole che splende a Viareggio.


Un anno di gioiosa e intensa attività

di suor Leonarda Paderno F.C.

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Questi alcuni avvenimenti ma di lavoro se n’è fatto tanto altro. La scuola si è chiusa il 30 Giugno, ma rimane un ultimo tratto per mettere la parola fine e godere il meritato riposo: Il Centro estivo. Quattro settimane per i bambini al di fuori degli schemi “scolastici” all’insegna del divertimento, della sorpresa, della novità di ogni giorno alla scoperta del nostro territorio di Paderno F.C. Dalla scuola, alla Piazza Castello, al mercato del contadino con degustazioni di formaggi, salumi, marmellate, miele; al Municipio: dove il Sindaco ci mostra la sala consigliare, ci spiega il significato del gonfalone di Paderno, mette a tutti una coccarda tricolore. Poi visita alla stazione con il trenino che va su giù per la val Camonica. C’è anche la vigilessa che ci mostra la sua auto di servizio, ci accompagna lungo la strada e ci insegna come attraversare sulle strisce pedonali, ferma le macchine alzando una paletta, prima di lasciarci fa dono anche a noi di una paletta che rimarrà nei nostri ricordi. Una bella giornata in cascina all’aria aperta, che bello! Abbiamo cavalcato il cavallo e l’asino, giocato con le caprette, le oche, i conigli e siamo saliti sul trattore. Poi affamati ci siamo seduti a tavola. C’è stata anche la visita alla Posta e al Supermercato. Quanto abbiamo lavorato per la felicità dei bambini, in questi 20 giorni di Centro Estivo! Ora possiamo dire: godiamoci un po’ di riposo.

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n pensiero di ringraziamento al Signore che ci è stato accanto, ci ha guardato e ci ha seguito minuto per minuto con la sua protezione e il suo amore, durante tutto il percorso che abbiamo sperimentato nella gioia dei bambini, nell’impegno, nella dedizione delle maestre e nella condivisione gioiosa delle fatiche giornaliere. Veramente un inno di ringraziamento e di lode si eleva dai nostri cuori al Signore della gioia e del giubilo. Quanti avvenimenti belli, gioiosi si sono succeduti durante tutto l’anno scolastico e sono motivo di gratitudine per tutti coloro che si sono prodigati per la serenità e la crescita dei bambini. Vogliamo fare qui un breve escursus: •  la festa dei nonni… Un trionfo, è stato la prima volta, ed è stato bellissimo: un momento di preghiera, una semplice esibizione canora dei bambini, una tombolata e una merenda in compagnia. Una sorpresa per i nonni, qualche lacrimuccia infatti si è vista solcare i loro volti. Bello e significativo il pranzo condiviso con i nonni della Casa Albergo e le autorità della scuola. Lunghe tavolate ben preparate e addobbate con un alternarsi di bambini e anziani seduti in attesa di un buon pranzo. •  Lasciamo immaginare a voi i preparativi per il S. Natale! •  La spensieratezza del carnevale tanto attesa e vissuta con allegria tra maschere, coriandoli, stelle filanti, salti , balli e frittelle. •  Il periodo forte della Quaresima che ci ha visti impegnati nelle spiegazioni del Padre Nostro e nell’attuazione pratica della “Quaresima di Carità” finalizzata ai poveri della Parrocchia, poi la gioia della Pasqua di Risurrezione. •  Il progetto “ICARO” indetto dalla Polizia Stradale di Stato. È stata una mole di lavoro non indifferente con il suo epilogo al Centro sportivo “S. Filippo” di Brescia. •  Il saluto finale ai 35 bambini che lasciano la Scuola dell’Infanzia per continuare il cammino nella Scuola Primaria, la consegna del “Diploma” con un piccolo dono ricordo.


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Madre Lilian Doll e Madre Antonia Dei

Presenza profeti in America Latin D

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urante la Quaresima 2012, le nostre carissime, Madre Lilian Doll e Madre Antonia Dei hanno rappresentato un salutare incoraggiamento al rilancio dell’impegno missionario della Congregazione in America Latina. Testimoni e maestre dell’Amore che si dona e seguendo un intenso itinerario, hanno percorso tutte le Comunitá esistenti in Mexico, Brasile, Argentina e Cile, promuovendo quel rinnovato slancio e ardore missionario che dà significato vero e profondo alla Vita Consacrata, tanto inculcato dal Beato Tommaso Reggio per essere profeti credibili del Vangelo e del Cristo Risorto. In tutte le Comunitá, la carissima Madre Antonia per mezzo di una sua lettera messaggio “UNA STORIA CHE NON

FINISCE”, attualizzando i diciott’anni del suo “Pellegrinaggio Generalizio” tra noi, ha cercato di ravvivare i principi fondamentali della VITA CONSACRATA, radici del nostro Carisma: “Essere segno profetico nel mondo nella ricerca dell’assoluto di Dio. Disponibilità totale, ardore dell’annuncio, provocazione per l’uomo moderno indicando con la vita il primato del Signore e stare in ascolto delle esigenze attualizzate della Parola di Dio. In questa prospettiva, ispirate dallo Spirito Santo e guidate dalla saggezza fervorosa della nostra carissima Madre Antonia sono emerse proposte interessanti e concrete: le Suore, coscienti che l’impegno missionario oggi non si improvvisa e che ha bisogno di persone credibili e allenate alla vita interiore, si propongono di seguire con impegno il Progetto… “RITROVARE LE RAGIONI ATTUALI DELLA NOSTRA SCELTA VOCAZIONALE”, proposta di riflessione per l’anno 2012. Questo ritorno alle fonti del nostro Carisma ci fa comprendere che la vera Suora di Santa Marta alimenta la sua fede con il dono di sé, vive la contemplazione, celebra la Parola di Dio e l’Eucaristia, cresce nell’Amore; vive la missione come opera della comunità coltivando la comunione fraterna come una necessità del cuore. Inoltre, ama la Chiesa e ne accompagna il cammino nella NUOVA EVANGELIZZAZIONE, ricca di compassione prende parte alle sofferenze del mondo, specialmente dei piú poveri imitando l’esempio del


Beato Padre Fondatore che dal cielo esorta le sue figlie ad essere autentiche e fedeli a quanto ci propone il Carisma. Quanta gratitudine dobbiamo al Signore e alla carissima Madre Generale per questa rugiada spirituale della Madre Lilian e Madre Antonia, rugiada che rigenera e fortifica lo spirito missionario di tutte noi! Nei giorni trascorsi in Santiago le nostre Madri hanno avuto modo di salutare e dialogare con i giovani del “GRUPPO REGGIO”, speranza e ottimismo del secondo AUDACE TENTATIVO DEL BEATO FONDATORE. Per la realizzazione di questo evento ecclesiale che ci allieta, dobbiamo pregare Gesú Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote ed offrire con generosità, sacrifici e rinunce. I giovani sono entusiasti e promettono bene, però dobbiamo accompagnarli nella loro scelta sacerdotale. Domenica 18 marzo, Madre Lilian Doll raccoglie una spiga dorata del chicco di frumento che il Signore gettò e che ella coltivò durante il suo periodo di Madre Maestra. In nome della Santa Madre Chiesa riceve i voti di Castità, Povertá e Obbedienza della novizia Loren Marianela Cortes Antiquera. Suor Loren, una cara ex-alunna del Liceo Santa Marta di Coquimbo, accompagnata dalle Rev.de Madre Antonia, Madre Alejandra e Madre Maestra, genitori, parenti e da molte Suore invitate alla Celebrazione, ringrazia con emozione per il dono della chiamata a seguire Gesú nella famiglia di Santa Marta. Il

la Comunità di Delegazione

Cile

Beato Tommaso Reggio certamente le sorride dal cielo insieme alla schiera di tutte le nostre eroiche e sante consorelle. Come non ringraziare con emozione le visite delle carissime Madre Lilian e Madre Antonia alle Suore ammalate dell’Infermeria della Casa di Santiago? Suor Lucilla Ornaghi, Suor Daniela Ripamonti ed altre che furono tra le prime missionarie in Cile! UNA STORIA CHE NON FINISCE… segue la corrente dell’umanità come l’acqua del torrente che benefica e se ne va. Così le nostre carissime Madri il 30 Marzo, antivigilia della Domenica delle Palme, con i ramoscelli d’olivo della gratitudine e affetto di Madre Alejandra e di tutte le suore della Delegazione dell’America Latina, di buon mattino, riprendono il volo verso la Città Eterna.

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ica na


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All’ombra delle torri di suor Francesca Verdorfer

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1955-2012, una storia lunga fatta di grida gioiose, di calci al pallone, di discussioni animate. Tutto nasce all’interno delle mura di San Gimignano grazie all’opera instancabile di Mons. Paggetti che volle per i suoi ragazzi e per le future generazioni, una struttura tutta per loro. Ancora oggi don Mauro Fusi continua a sostenere questa sana tradizione; appena terminato l’anno scolastico i ragazzi sangimignanesi si ritrovano per sei settimane al Campino. Così viene chiamato ormai questo spazio attrezzato di campo di calcio, campo di basket e di una piccola sala, frequentato sia dai piccoli che dai giovani. Tra una partita di calcio, di ping-pong e di biliardino, a tutti viene offerta la possibilità di passare ore allegre di svago e di amicizia. Ma per i più piccoli, intendiamo dai 6 agli 11

anni, un gruppo di giovani volontari della Parrocchia, prepara un programma particolare sull’esempio di tanti centri estivi che seguono una precisa tematica. Già nei mesi di aprilemaggio don Mauro offre a questi giovani la possibilità di formarsi e di organizzarsi per meglio condurre “il Campino”. Anche quest’anno, ed è il terzo, anch’io sono salita verso la bellissima San Gimignano, attrezzata di zaino, di borsa con tante cosine per i bambini, ma soprattutto con tanta voglia di collaborare e vedere la gioia stampata sul viso e nel cuore di tutti, (guardatevi intorno ce n’è bisogno vero?). Sì, oramai sono diventata per i sangimignanesi non tanto


co Avventura e pure al lago, non per prendere il sole ma per pescare! Una esperienza che ha divertito molto i bambini, grazie all’interessamento della Associazione Sangipesca e del signor Egisto “Gisto” custode fedele del Campino. Ma un grazie grande, pieno di sorrisi, di risate, di scherzi, di brontolate, di battute tipicamente toscane! va ai bambini, quest’anno una ventina che si sono alternati lungo le settimane. Con loro siamo andati alla ricerca dell’Albero della Vita, insieme a Esteban, Capitan Marloc, la sirena Gomeisa, Antares… personaggi di una storia fantastica che cerca di far riflettere su vari aspetti della vita fino ad arrivare appunto all’Albero della Vita, la Vita che è per noi cristiani Gesù. Non è sempre stato facile far calare nel cuore dei bambini tematiche come la Vita è domandare – la vita è sorgente di luce – la vita è futuro – la vita è eternità; abbiamo cercato di fare ciò partendo dall’esperienza personale dei bambini, concretizzata in giochi di squadra dove l’unione fa la forza, in attività dove mettere in atto le proprie abilità manuali e creative, in momenti di riflessione dove ognuno può trovare il suo pensiero da offrire al Signore e agli altri. Anche quest’anno tutti noi piccoli e grandi, abbiamo costruito un pezzo di storia del Campino!

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la “suora nuova” ma “la suora del Campino”. E qui desidero ringraziare don Mauro per la sua fiducia nei miei confronti che rinnova ogni anno, dire il mio grazie alla Madre perché anch’io come posso cerco di rendere bella la nostra Congregazione, con un servizio prezioso, abbracciare con gratitudine i miei giovani collaboratori quelli puntuali e quelli saltuari; quelli che tra un esame e l’altro si rendono disponibili, quelli che offrono tutta la loro energia per i più piccoli, quelli che arrivano in ritardo ma pur sempre pronti a giocare, ad organizzare, quelli che hanno abbandonato questa avventura estiva ma che voglio ricordare, sono i giovani, una parte di giovani ai quali forse, dovremmo dare più attenzione perché il seme buono c’è! Un grazie particolare lo voglio dedicare ad Emanuela, una mamma che prima accompagnava i suoi bambini e quest’anno mi è stata di valido aiuto ed un sicuro punto di riferimento. E poi? Quest’anno altro dono: don Giorgio , un sacerdote che ha trascorso vari anni al servizio dei nostri connazionali all’estero. Quando non poteva don Mauro, a lui il compito di guidare la preghiera e non solo, bravissimo intrattenitore sia per i piccoli che per noi grandi, allegro compagno di avventura, agilissimo sia nel nuoto che nel salire sugli alberi. Sì, perché anche quest’anno siamo riusciti ad organizzare uscite in piscina, al museo, al par-


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Come i grani del C

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ome i grani del Rosario scorrono tra le dita, uno dietro l’altro quasi senza accorgersene, con il cuore attento forse più all’incontro di una Persona che non alle parole ripetute, così momenti di preghiera si sono susseguiti lungo tutto l’anno scolastico per incontrare quel Gesù che, facendosi nostro compagno di viaggio, ci cambia la vita e ci accompagna con la sua Presenza silenziosa e sempre viva. Sì, all’interno dell’Istituto Santa Marta di Vighizzolo, il progetto di evangelizzazione ha posto attenzione principalmente alla cura della preghiera, perché è pregando che si conosce meglio l’Amico Gesù, se ne assapora la sua presenza, alimentando così il gusto e il desiderio di incontrarLo più spesso. Semplici momenti di preghiera lungo tutto l’anno hanno ritmato alcune giornate. Innanzitutto cura e attenzione sono state poste alla preghiera del mattino, preparata in modo alterno dalle suore o dagli insegnanti, fatta tutti insieme in palestra o all’interno della singola

classe, seguendo le proposte della diocesi, utilizzando materiale multimediale attraverso proiezioni su LIM o materiale cartaceo predisposto ad hoc. Così ogni mattina… in modo sempre nuovo e/o rinnovato per tutti i 200 giorni e più dell’anno scolastico. Altri momenti di preghiera si sono susseguiti, quelli forse apparentemente più scontati, ma nella preghiera non c’è mai nulla di scontato o di ripetitivo, se il cuore accoglie la proposta in modo vivo e coinvolgente. Si tratta delle celebrazioni eucaristiche di alcuni momenti: inizio d’anno, S. Natale; si tratta di momenti di preghiera “ordinaria” quali la giornata missionaria, la commemorazione dell’anniversario di morte del Beato Tommaso Reggio, giornate di spiritualità nei tempi forti (Avvento e Quaresima), preghiera di ringraziamento al termine dell’anno scolastico… E poi quest’anno ci sono stati momenti un po’ “straordinari”, nuovi rispetto al passato. Un momento di “preghiera per la grande famiglia umana”, collocato a fine gennaio e che ha in-


Rosario di suor Maria Pia Mucciaccio

Vighizzolo

gesto di solidarietà con la raccolta dei viveri e materiale per l’igiene personale che verrà portato alla Caritas locale. Oggi, venerdì, guidati dal prof. Rombo, diacono, nella Chiesetta della scuola, abbiamo riflettuto e pregato su 2 stazioni della Via Crucis: 1a Gesù condannato a morte, 2a Gesù caricato della croce. Un breve commento da parte del Diacono con due indicazioni chiare e concrete: a) mettere sulla croce di Gesù (che visivamente avevamo davanti a noi per terra, sui gradini dove l’avevano appoggiata i ragazzi che l’avevano portata) il nostro peccato più grosso, il nostro limite, quello che maggiormente ci pesa sul cuore… b) farci carico, come Gesù, di qualche compagno di classe o del gruppo sportivo… proprio come una madre prende in braccio e porta il suo bambino. Poi… di corsa siamo saliti in classe… con qualcosa in più…, con la presenza di Gesù, con una marcia in più! Il S. Marta, spesso, ci regala…. qualcosa in più!” Ma non solo per i ragazzi un di più, ma anche per tante mamme, lavoratrici o no, che ogni lunedì mattina, suddivise in 2 turni, per 6 settimane, hanno vissuto un momento di preghiera strutturato, arricchito anche di gesti simbolici, semplici, ma incisivi per mantenere fresco e vivo lo spirito di preghiera!

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teso intrecciare tre grandi ricorrenze: l’unità dei cristiani, la festa della famiglia nel rito ambrosiano collocata nella quarta domenica dopo Natale, e la giornata della memoria. Con la famiglia di Dio, dove tutti siamo fratelli per il fatto di essere figli dello stesso Padre, si è posto al centro della preghiera l’amore e il dono reciproco dell’essere umano che solo in tale reciprocità realizza a pieno l’immagine di Dio che è Amore e mira alla Comunione dei cuori (progetto di Dio per ogni uomo!). Allora non c’è spazio per sentimenti di superiorità o di segregazione, di lesione dei diritti e della dignità umana. Purtroppo, però, quando si chiude la porta all’Amore di Dio e si apre a idee che denudano l’uomo della sua dignità umana, l’uomo perde la sua umanità e bellezza e si riveste di brutalità. Preghiera, dunque, per la grande famiglia umana!, ma preghiera anche in occasione della giornata mondiale della famiglia, con la partecipazione a due momenti più salienti: con i Cresimandi a S. Siro e con le famiglie, il 3 giugno, alla celebrazione Eucaristica presieduta dal S. Padre. E poi una Quaresima 2012 vissuta all’insegna del di più, come raccontato qui di seguito. “Sì, nella nostra scuola si vivono realtà che sono un di più, che vanno oltre l’orario, oltre la lezione, perché… il di più trova la sua risposta nel vivere momenti belli e significativi che aiutano noi ragazzi a crescere e a formarci non solo come “buoni alunni” ma anche come cristiani. Oggi siamo giunti al termine della prima settimana di Quaresima, segnata per 40 giorni da 3 impegni: preghiera del mattino, gesto concreto di attenzione in classe o in famiglia,


In missione

Notte prima della fe I

l mio bambino è un “remigino”. Il termine remigino è antico, deriva da San Remigio che si festeggiava il primo ottobre: data che un tempo rappresentava il primo giorno di scuola. Remigini, erano tutti i bambini che per la prima volta andavano a scuola. A settembre andrà alla Scuola Primaria. Sono trascorsi tre anni da quando per la prima volta è entrato in questa scuola ed è arrivato (anche per noi genitori) il primo traguardo della sua vita…

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“Dite: è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.”             (J. Korezak) È proprio questo che hanno fatto le maestre della Scuola dell’Infanzia “Sacra Famiglia”. GRAZIE suor Eugenia, suor Lorenza, suor Marta, maestra Elena, maestra Laura, maestra Maria, maestra Stefania, maestra Paola, maestra Teresa, signora Paola, Luigi e don Marcello per aver pensato alla nostra scuola come una COMUNITÀ EDUCANTE trasmettendo i valori della vita in un clima di condivisione e di corresponsabilità, creando un’atmosfera familiare, costruendo relazioni calde e

autentiche. GRAZIE per aver accompagnato per mano i nostri bambini nel cammino della loro crescita, GRAZIE per averli sostenuti ogni volta che ne avevano bisogno. GRAZIE per aver asciugato ogni mattina qualche loro “lacrimuccia”. GRAZIE per aver dato sempre fiducia ai nostri “piccoli” e soprattutto a noi genitori. GRAZIE per l’attenzione ai bisogni di ogni singola famiglia. GRAZIE per il quotidiano crescere rimanendo sempre un po’ bambini, perché solo gli occhi dei bambini riescono a vedere nella vita ciò che i grandi non sono più in grado di vedere. “ADDIO, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. (Il Piccolo Principe - A. De Saint-Exupéry) La parola ai piccoli… Siamo stati un po’ birichini ma anche attenti ad apprendere tante belle cose che le nostre insegnanti con metodo preciso ed affascinante ci hanno trasmesso e quindi siamo stati “promossi” tutti alla Scuola Primaria. Ora vi vogliamo raccontare un po’ della nostra Scuola dell’Infanzia. È una scuola davvero eccezione. È viva come i colori che la dipingono. Ma dovete sapere che c’è un colore con delle sfumature meravigliose che va oltre i colori delle tre sezioni: verde, giallo, azzurro: è il colore “rosso” del cuore accompagnato dal “bianco” della pace. Sì, abbiamo sperimentato l’amore costruito sul perdono perché anche per noi non è sempre facile vivere insieme. Ogni tanto qualche pugno… qualche spinta ecc… ma dopo il litigio arrivano anche le paroline ed i gesti costruttivi: “scusami”, una stretta di mano od un bacino e di nuovo a giocare felici insieme.


In questa scuola non manca davvero nulla per farci crescere nel corpo, nella mente, nello spirito. Abbiamo imparato a ragionare per scoprire il mondo in noi, vicino a noi ed anche quello lontano da noi attraverso i libri, i DVD. Ci siamo messi in comunicazione con Gesù parlandogli tutti insieme e da soli, attraverso la preghiera quotidiana. Abbiamo scoperto il nostro corpo e tutto quello che possiamo fare con esso attraverso la psicomotricità. Siamo stati educati, nelle ore di musica, ad ascoltare tutte le melodie che avvolgono l’universo e ad esprimere la nostra: Abbiamo avuto un approccio alla lingua straniera: l’inglese. Ci è stato proposto di toccare, impastare, trasformare e costruire con materiali diversi. E quanti elaborati sono uscita dalle nostre manine coi pastelli, coi pennelli, con il Das, con la carta usando tutti i linguaggi, verbali e non verbali. Abbiamo avuto anche delle lezioni sulle regole per aiutarci a “sviluppare il senso della cittadi-

Novate Milanese

nanza” fatte proprio dai Vigili cittadini. Ci sono state le uscite didattiche che ci hanno arricchito culturalmente, ma anche divertito. Tutto ciò descritto, è solo una parte delle esperienze fatte. Siamo dispiaciuti di lasciare questo “caldo nido” ma siamo anche curiosi di spiccare il volo verso la Scuola Primaria che già ci ha accolto per qualche ora con molta festa. Le nostre maestre, che lasceremo con qualche lacrimuccia, ci hanno assicurato che potremmo sempre ritornare a trovarle. GRAZIE, mamma e papà per averci portato in questa scuola. GRAZIE Don Marcello che ci hai accolto e spesso hai giocato con noi. GRAZIE “tutte le persone” che avete lavorato per farci trovare la pappa pronta e buona; il parco-giochi sempre bello e pulito; e la scuola in ordine, compreso i conti. GRAZIE, Suore e Maestre che insieme a Gesù in ogni attimo di questi tre anni ci avete accompagnato nella crescita per diventare sani, buoni e felici.

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sta dei remigini

la mamma di Andrea


In missione

Battaglia dei fi D

opo la recita di fine anno che i nostri bambini hanno messo in scena con grande entusiasmo e la grigliata che ormai è diventata una tradizione dell’Istituto Santa Marta di Ventimiglia e che ogni anno si arricchisce e migliora in organizzazione, il Comitato per le feste ha deciso di partecipare alla Battaglia dei fiori. Tradizionale festa di Ventimiglia nata quasi 50 anni fa dove seguendo un tema comun e,

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con l’utilizzo solo di fiori freschi e semprevivi, vengono costruiti grossi carri che sfilano nel centro città seguiti da gruppi folkloristici. I carri vengono ammirati, giudicati da una giuria tecnica ed infine per la gioia di grandi e piccini, si battaglia con il pubblico lanciando mazzi di fiori. Poiché l’Istituto Santa Marta attraverso un percorso ludico è impegnato nella riscoperta delle tradizioni liguri e ventimigliesi, con il Comitato delle feste e con il sostegno delle suore, ci siamo lanciati anche noi in questa sfida e abbiamo deciso di costruire il “carro di Santa Marta”. Del gruppo solo uno sapeva come costruire un carro, tutti gli altri non sapevano nemmeno da dove iniziare, ma poco importa! Con la volontà e l’impegno si può arrivare ovunque, non è forse questo che insegniamo ai nostri figli? Dunque scuola terminata, appuntamento tutti i giorni per almeno due settimane per realizzare il nostro carro, con il simbolo del nostro Istituto: il faro che illumina la via e indica il cammino ai nostri bambini ed il timone che rappresenta il ruolo delle insegnanti e di noi genitori nel correggerli ed aiutarli con i nostri insegnamenti e le nostre esperienze, quindi prepararli alla vita. Abbiamo letteralmente invaso il cortile della scuola, una ventina di genitori con prole al seguito; l’allegria ha sempre regnato durante i lavori malgrado chi sapeva cosa fare fosse ogni tanto sopraffatto da chi non sapeva fare niente ma voleva fare tutto, però una volta stabiliti i ruoli siamo diventati una catena di montaggio perfetta: i lavori di saldatura, di montaggio, le cose più pesanti erano compito dei papà, le


rifiniture, le idee, i particolari, i mazzetti di fiori, quello delle mamme, quello di pitturare gli scarti e giocare a sbriciolare il polistirolo invece era il divertimento preferito dei bambini. Mano a mano che il carro prendeva forma anche il nostro gruppo diveniva una cosa sola, le nostre suore disponibili come sempre, si prodigavano nella ricerca del materiale, nel darci sostegno morale e fisico, la pausa caffè, la merenda, il pranzo, la cena… Come dicevo sono stati dieci giorni intensi per noi ma anche per loro che rimanevano alzate fino a tarda sera. Non voglio perdermi nei particolari della costruzione del carro perché altrimenti non finirei più di scrivere, ma tengo particolarmente a far capire a chi leggerà, quanto è bello trovarsi fra genitori non necessariamente si conoscono al di fuori della scuola e insieme partecipano ad un progetto: complicità, allegria, solidarietà, spensieratezza, fatica, sacrificio sono tutti sentimenti che ho vissuto in quei giorni e che

Ventimiglia

mi porterò dentro per sempre! Soprattutto il sentirmi bene nel posto giusto! Arriva finalmente il grande giorno, la sera della sfilata! Siamo il gruppo più numeroso a scendere in piazza, una sessantina di personaggi. Ad aprire il corteo i nostri piccoli “ventimigliusi”, bambini e bambine dai tre ai cinque anni con il costume di Ventimiglia. A seguire “le letterine” i più grandicelli che annunciano il nome del nostro gruppo “Il paese di serenità”. Ognuno con un palloncino in mano ed una parola d’amore scritta sopra, pronti a lanciarlo davanti alla giuria; a chiudere il corteo i genitori che hanno partecipato alla realizzazione del carro insieme ad altri bambini e, sulla scia di serenità e allegria che ha regnato durante la costruzione del carro, tutti si sono lanciati nella danza! Lungo il percorso le nostre suore con altri genitori facevano il tifo per noi, fieri di veder sfilare il loro carro ma anche i loro valori!

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iori 2012

di mamma Cristina


In missione

...a Lourdes con la nostra C

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hi avrebbe mai potuto prevedere una così numerosa partecipazione? 150 persone tra bambini, genitori, insegnanti e, ovviamente, alcune suore. La meraviglia non è certo che delle religiose vadano al santuario di Massabielle, ma che siano riuscite a motivare persone con impegni lavorativi e familiari così disparati, sì!, perché di motivazione si tratta. Partire la sera trascorrendo la notte in pullman, fermarsi a Lourdes il sabato e la domenica mattina, per ripartire nel primo pomeriggio e ritrovarsi al lavoro lunedì mattina! Quando ci sono sacrifici e rinunce di questo genere bisogna sapere bene perché lo fai! Avevamo, dunque, dalla nostra parte questa “spinta” iniziale che ci ha permesso di vivere in breve tempo le esperienze più significative: la Messa nella Basilica superiore (sabato) e alla Grotta (domenica), la via crucis al Calvario, il bagno alle piscine, la visita al cachot, il rosario alle 18.00 (trasmesso da TV 2000) e per chi ha voluto, anche la confessione nella cappella apposita. Ci ha un po’ disturbato il cattivo tempo che ha imperversato sabato sera, dopo cena, rendendo più difficoltosa la sosta di preghiera davanti alla grotta. La meraviglia di tutti è come l’ambiente sia stato così affascinante e, in così breve tempo, sia riuscito a toccare il cuore anche di coloro

che, all’apparenza, sembravano più refrattari. In tutti certamente rimane un’esperienza che continua a parlarci nei momenti più impensati e in tutti la nostalgia di ritornare per riassaporare e percepire meglio il messaggio che la Vergine ha voluto comunicarci. Sì, perché Lourdes trasmette uno di quei


scuola

discorsi che sono carichi di cielo per noi che li ascoltiamo, per le nostre situazioni, per il nostro tempo. E non saremo i soli che per quante volte andremo, ritorneremo avendo sentito qualcosa di assolutamente nuovo e importante per la nostra vita!

di Don Daniele Bisato

Ventimiglia

Ăˆ l’auspicio che anch’io voglio condividere con quanti me lo hanno confidato essendo stato presente come animatore spirituale di questo pellegrinaggio.

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In missione

Un addio ricon alle “nostre” Su S

iamo rimasti ormai in pochi a ricordare l’arrivo delle Suore di S. Marta a Masate per dare l’avvio alla nuova scuola materna nel lontano 1938. Masate allora era un piccolo paese di contadini e l’avvenimento aveva una notevole rilevanza anche nei paesi del circondario. La costruzione era stata possibile grazie alla donazione del terreno e di un aiuto finanzia-

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rio da parte della famiglia Belgiojoso e di lire 70.000 da parte della signora Antonietta Staurenghi, vedova del prof. Staurenghi, primario dell’ospedale di Monza che aveva costruito la villa qui a Masate e dove ora tutti e due riposano nel nostro cimitero e meritano la nostra riconoscenza. La realizzazione dell’edificio è stata fatta dal parroco di allora Don Luigi Stefanini e co-


sì pure la scelta delle Suore di Santa Marta, avendole conosciute ed apprezzate nell’asilo di Crescenzago, dove era stato coadiutore. Preparò quindi una festosa e sentita accoglienza (era un pomeriggio di una domenica di sole) nello spazio antistante la Cappella del Lazzaretto, all’inizio del paese. Inutile sottolineare la totale presenza della popolazione, consapevole dell’importanza

Mesate

culturale, civile e religiosa che toccava personalmente i propri bambini e li preparava ad un futuro migliore. Così, tra il festoso suono delle campane, abbiamo dato il benvenuto a Suor Enrica, Suor Antonia e a Suor Veronica, le abbiamo accompagnate in chiesa e, dopo il saluto del parroco, il vespero e la benedizione eucaristica, tra un tripudio generale, accolte nella

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noscente Suore

di Romeo Colombo


In missione

loro nuova casa. Qui soprattutto le ragazze han potuto soffermarsi fino a tarda sera in loro compagnia. Ma purtroppo dopo solo un biennio di attività, l’infausto periodo bellico creò non poche difficoltà alla nascente istituzione. Provvidenzialmente arrivò suor Rufina, la cuoca umile, semplice, sempre sorridente, allenata al sacrificio, che con i suoi espedienti non lasciò mai mancare nulla ai nostri bambini. Era conosciuta nei mercati rionali di Milano, dove racimolava frutta, verdura e viveri non venduti, arrivava col tram a Villa Fornaci anche con tre scatoloni di vivande e a piedi, con mille acrobazie, li portava all’asilo di Masate.

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Fortunatamente gli operai che tornavano dal lavoro in bicicletta le davano una mano. Una volta tornando a mani vuote da Milano, si fermò dal fruttivendolo col negozio presso l’ospedale di Gorgonzola. Gli erano rimaste però poche ciliegie nel cesto. “Se ne vuole ancora vada sull’albero a coglierle!” Suor Rufina ritornò col cesto di ciliegie sufficiente per la festa dei bambini. E quando una sera le tre Suore si trovarono senza nulla da mangiare? “Diciamo il rosario che la Provvidenza arriva”. Un’idea! Suor Rufina va nel pollaio e trova tre uova. Un nuovo sodo a testa perché la scarsità di olio e burro non permetteva la frittata. Sì, perché suor Rufina teneva in pollaio un po’ di galline e qualche coniglio per ogni evenienza. Glieli mantenevano i contadini di Masate, che tornando a sera col carro d’erba per le mucche, lasciavano il loro tributo all’asilo per il pollaio di suor Rufina. È stata questa la nostra preziosa preistoria il cui merito è anche quello di aver dato ben 22 Suore alla Congregazione di Santa Marta e


istituzione, così com’era stata concepita e ha lavorato, è destinata a chiudere oggi l’ultima pagina della sua storia. A tutte le suore che qui sono passate, lasciando nei bambini l’impronta materna della loro opera, alla buona Celestina Perego, che in umiltà nei primi decenni ha collaborato con loro, diciamo oggi il nostro più sentito grazie. E oggi diciamo anche grazie a suor Ferdinanda per aver diretto quest’opera con intelletto d’amore negli ultimi undici anni, grazie a suor Cecilia, grazie a suor Domenica, grazie alla Congregazione delle Suore di Santa Marta, cui auguriamo di rifiorire! È triste però per chi ha visto nascere e fiorire questa meravigliosa Scuola Materna, modello ed esempio per chi opera in questo prezioso settore sociale, assistere impotente alla sua fine. Quale sarà ora il futuro della nostra popolazione infantile? Per le preghiere di suor Rufina e di tutte le suore che qui hanno lavorato e che ora sono in Cielo, Dio ci benedica ancora.

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gettato il seme della vocazione al sacerdozio a ben quattro preti: padre Giuseppe Redaelli, padre Giuseppe Ripamonti, don Marco Pennati e don Simone Vassalli. Non dobbiamo dimenticare poi che negli anni ’50 l’edificio necessitò di una notevole ristrutturazione per il quasi raddoppio della popolazione infantile e per l’adattamento alle nuove disposizioni ministeriali. E fu l’ardore di don Alfredo Tonolli ad aggiungere ben due aule, ad ampliare il refettorio, adattare un locale a cappella ed ideare e realizzare la copertura del cortile per rendere possibile la ricreazione dei bambini nei mesi invernali. Abbellì pure il giardino esterno con il gruppo marmoreo della Madonna di Fatima. Il tutto benedetto ed inaugurato nel 1956 dal card. Montini, divenuto poi papa Paolo VI. Di tutto questo dobbiamo sentire la necessità di rendere grazie a chi lo rese possibile, alla popolazione e soprattutto alla Provvidenza. Oggi i tempi e le mentalità sono cambiati, le leggi più esigenti. Anche questa benemerita


Con l’affetto della memoria Roma, 28 maggio 2012 Carissime, oggi, dalla Casa di Delegazione in Santiago, è salita al cielo Suor LUCILLA ORNAGHI

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nata a Villasanta (Milano) il 2 settembre 1915, entrata in Comunità il 18 gennaio 1941, professa dall’8 settembre 1943. Mi è difficile raccontare qui, in poche righe, che cosa è stata Suor Lucilla per il Cile e per la sua Famiglia Religiosa. Credo che il carisma del servizio ai poveri più poveri si sia incarnato in lei fino a renderla audace e intraprendente come una mamma che tutto “inventa” perché le sue creature abbiano ogni giorno bene e vita: talvolta è stata capace di compiere “imprese” che sanno di “miracolo”, come è accaduto a La Laguna quando si fa “carico” di ragazze che, senza di lei, sarebbero state sulla strada… Suor Lucilla infatti, nonostante la ristrettezza delle risorse, senza tentennamenti supera ogni difficoltà, moltiplica i suoi ruoli facendosi madre, padre, psicologa, insegnante, consigliera, ecc…e tenta ogni strategia per ridare un po’ di dignità a queste creature. Molte in Cile sono le case e le opere dove Suor Lucilla ha lasciato con il ricordo la sua impronta indelebile: ovunque la sua voglia di bene la portava ad un’accoglienza senza riserve: cercava di intuire i bisogni delle persone e di andare loro incontro con benevolenza e carità concreta. Questo suo stile di rapporto l’ha manifestato in tutti i ruoli di responsabilità da lei ricoperti

durante la lunga permanenza in Cile: come insegnante, preside, superiora, membro del Consiglio di Delegazione ma soprattutto… come Suora di Santa Marta, forte nella prova, pronta al sacrificio, capace di tenerezza e di fermezza. Benediciamo il Signore che ce l’ha regalata e chiediamo alla cara consorella di aiutarci ad amare la nostra Famiglia Religiosa con la stessa magnifica e umile intraprendenza che l’ha resa instancabile nel bene. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Cantico di lode al Signore per il carisma missionario di suor Lucilla in America Latina Il 27 maggio, solennità di Pentecoste, mentre gli angeli accendevano le ultime stelle nel firmamento e la Santa Chiesa concludeva il ciclo pasquale, la carissima consorella Suor Lucilla Ornaghi spiccava il volo verso la Città Eterna, attesa dallo “Sposo della chiamata” per celebrare nel Regno la Pasqua perenne nella scia

luninosa del suo lungo pellegrinaggio missionario in America Latina. Suor Lucilla Ornaghi, nata a Monza (Milano) nel 1915, accompagnata dalla Madre dell’umanità, ha varcato l’orizzonte per incontrarsi con Colui che, durante la sua vita ha amato e servito nei fratelli, specialmente nei più bisognosi, mossa dal carisma del Beato Padre Fondatore e dallo stile accogliente di Marta di Betania. Giovane solerte, disciplinata, e audace, esigente con se stessa e con gli altri, giunse in Cile nel 1951 con l’ideale missionario di “DONARE LA SUA VITA PER EDUCARE ALLA VERITÀ E LIBERTÀ” coloro che la Divina Provvidenza le affidava. Amava la Chiesa come sacramento di salvezza, il Papa ed i suoi Ministri, devotissima di Gesù Eucaristico, pregava e faceva pregare per la loro integrità e santità personale affinché la loro testimonianza di Cristo Risorto fosse un eloquente ANNUNCIO PROFETICO DI PACE, SPERANZA E SALVEZZA. Durante la sua permanenza in questa sua seconda patria. Suor Lucilia ha ricoperto vari incarichi con delicata responsabilità. Docente laureata in Roma nell’Area dell’Educazione ha svolto il suo apostolato per molti anni nelle scuole e nei Licei della Congregazione come preside e responsabile della scuola. Fu Superiora di varie Comunità e membro del Consiglio della Delegazione dell’America Latina. Inoltre fu catechista e animatrice di comunità laiche, di gruppi giovanili cattolici, cercando con molto impegno di utilizzare i talenti ricevuti dal Signore per il bene spirituale delle anime. Come non ricordare il suo apostolato missionario nella città


visitava ogni settimana l’opera della Laguna. Amava la Madre Generale e la Delegata che la rappresentava in Cile. Riceveva con docilità e fede le sue parole seguendo i suoi consigli con rispetto e sollecitudine considerandoli messaggi che le inviava il Signore per il bene della Chiesa, della sua Famiglia religiosa e delle anime che la Divina Provvidenza le affidava. Possiamo asserire che Suor Lucilia ha vissuto i suoi sessant’anni di missione in America Latina come un autentico “testimone di Cristo Risorto” facendo fiorire il bene ovunque, specialmente nel cuore dell’umanità, dando preferenza ai bisognosi.

Roma, 27 maggio 2012 Carissime, da Viareggio mi comunicano la triste notizia che nelle prime ore della notte, presso l’ospedale dove era stata da poco ricoverata, ci ha lasciato per andare al Cielo Suor CLARICE PARRINI nata a Luco di Mugello (Firenze) il 16 marzo 1925, entrata in Comunità il 26 giugno 1947 e professa dal 28 agosto 1949. Se n’è andata quasi di sorpresa… infatti, nonostante l’età avanzata, aveva svolto regolarmente il suo ufficio fino all’ultimo, fino a quando un male insidioso, in breve, l’ha purificata con una sofferenza molto intensa: è stata la sua ultima offerta a quel Dio per il quale aveva dato la vita. E la sua vita, fin dall’inizio del suo servizio apostolico è stata sempre un “sì”

generoso al Signore nella fedeltà alla sua vocazione ovunque fosse inviata dall’obbedienza e nello svolgimento delle più varie mansioni a lei richieste: come “mamma” attenta ed affettuosa accanto a ragazzi orfani e bisognosi (negli istituti assistenziali a Chiavari, Genova, Castelferro…), educatrice vivace e gioiosa tra i bambini delle scuole materne (a Paderno, Castelletto, Vicchio e Puria), infine come guardarobiera attenta e disponibile (a Velletri e a Viareggio). La ricordiamo così, intenta nel suo lavoro umile, ma amato, capace di dedizione serena e disinvolta nel non far pesare anche gli acciacchi dell’età. La sua Viareggio la piange e fa memoria della sua allegrezza e della sua voglia di rendere ogni giornata “festosa” anche quando la monotonia dei giorni sembrava cancellare gli arcobaleni di gioia. Affidiamola al Signore che tutto raccoglie nel cesto fiorito della sua misericordia e chiediamole ottenerci da Lui la perseveranza tenace e fiduciosa nella risposta senza riserve al dono della sua chiamata. 55 Aff.ma Madre CARLA ROGGERO Camminando con fede 2/2012

di Talca ove l’obbedienza l’ha chiamata a donarsi in vari periodi differenti nell’ambito dell’educazione, motivando le giovani generazioni a crescere in cultura e vita cristiana? Suor Lucilia non misurava le sue forze nella donazione di sé per aiutare i bambini bisognosi e le loro famiglie. In una speciale circostanza rischiò la sua vita per salvare due piccoli circondati dalle fiamme. Considerava l’Educazione “l’avventura più affascinante e difficile della vita”. La sua più grande preoccupazione erano i bambini in situazione irregolare a causa delle famiglie disorganizzate. La vediamo a Derqui, Buenos Aires, Argentina negli incontri con i genitori della casa del bambino Santa Marta, nell’intento di formare le loro coscienze alla responsabilità di essere i primi educatori che insegnano ai figli i valori umani e cristiani, essendo la famiglia la prima scuola dove si viene educati alla giustizia e alla pace. Così pure la troviamo a LA LAGUNA DE CURACAVI, settore rurale del Gran Santiago con i figli dei contadini ad accompagnarli nella loro vicenda campestre affinchè la dignità di ogni persona fosse rispettata e valorizzata e ogni giovane potesse scoprire la propria vocazione per costruire un futuro di giustizia e di pace in Cristo. Prima di concludere questa testimonianza di Suor Lucilia Ornaghi, desideriamo mettere in evidenza un altro aspetto importante del suo carisma missionario “l’amore alla sua famiglia religiosa ed il rispetto verso i superiori”. Per lei la voce dei Superiori maggiori era la voce del Signore che le parlava al cuore. Amava il Papa, il Vescovo, il Nunzio Apostolico che


Con l’affetto della memoria Suor Clarice Parrini: una vita offerta

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Lo scorso 27 maggio, nel giorno di Pentecoste, all’età di 87 anni, è morta Suor Clarice Parrini. Da tanti anni viveva nella comunità di Viareggio, dove svolgeva il suo apostolato, prima come maestra d’asilo poi come guardarobiera. Margherita, questo era il suo nome di battesimo, divenne Suor Clarice giovanissima, a 22 anni partì da Luco di Mugello, suo amato paese, per seguire la sua Vocazione: rispondere alla chiamata del Signore dedicando tutta la sua vita al servizio degli altri, ed entrando nella comunità delle Suore di Santa Marta. L’obbedienza, la povertà, la dedizione totale agli altri sono state la regola di tutta la sua lunga vita. Chí ha avuto modo di conoscerla la ricorda come instancabile lavoratrice, sempre con il sorriso sulle labbra, simpatica, ma anche grande ascoltatrice, sempre disponibile per tutti nei momenti di difficoltà. Suor Clarice ha dedicato tutta la sua vita al Signore e nel suo cammino ha trovato tante persone che le hanno voluto molto bene e che le sono state vicine, come le suore e la superiora dell’Istituto di Santa Marta di Viareggio che tanto amorevolmente l’hanno accompagnata negli ultimi giorni di vita terrena. Carissima Suor Clarice ti ricorderemo sempre come una piccola suora, ma grande nel saper donare. Ora, nella gloria celeste, prega per noi!

La nipote, Margherita Marucelli

Roma, 24 giugno 2012 Carissime, improvvisamente oggi ci ha lasciato nel dolore più grande Suor Concetta e non troviamo parole per esprimere la nostra desolazione. Suor CONCETTA LUNARDI nata a Fosciandora (Lucca) il 4 giugno 1935, era entrata in Comunità il 20 gennaio 1957 ed aveva emesso la Professione religiosa il 23 agosto 1959. Era nel pieno di una giornata come le altre e non aveva dato nessun segnale di malessere, anzi poco prima di essere colpita da un ictus che l’ha condotta alla morte aveva avuto la consolazione di parlare a lungo con la sua carissima sorella Suor Elisabetta e con la Madre Antonia. Era stata allegra e briosa come sempre, ed ancor più di sempre perché aveva avuto una gioia inaspettata. Forse nella sua misericordia il Signore aveva previsto che l’arrivederci in cielo fosse detto così come si fa quando davvero si parte all’improvviso. La sua morte ci ha segnate e ha lasciato nella prova le carissime suore della comunità di Viareggio che in breve tempo hanno visto andarsene due amate Consorelle. Adoriamo i decreti di Dio e apriamo il cuore al dono della fede nella certezza che proprio Lui che ci mette alla prova ci consolerà con quella tenera vicinanza capace di colmare ogni vuoto. Suor Concetta sicuramente dal cielo non ci farà mancare ogni giorno quel pizzico di allegria e di buon umore che teneva in serbo per i momenti difficili e

che esprimeva con spontaneità nei rapporti con le persone in particolare nel quotidiano incontro con i piccoli della scuola materna: a loro sapeva regalare, attraverso le sue originali sorprese, serenità e gioia di vivere avendo una particolare sollecitudine per i più deboli e bisognosi. Per questo molti la ricordano con riconoscenza e affetto. Ricordiamola generosa e pronta a soccorrere le necessità anche a rischio di essere fraintesa, ma pensiamola seduta accanto ai suoi genitori e ai fratelli tutti in festa. Sicuramente insieme, come angeli custodi, saranno sempre pronte a pensare alla loro carissima Suor Elisabetta. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Un saluto a Suor Concetta È con il cuore colmo di un dolore immenso che desidero salutare Suor Concetta e chiederle che ci aiuti a portare questa pena grande. Quel Signore che non si stanca di sorprenderci e di avvolgerci nel suo mistero l’ha chiamata senza darci neppure il tempo di salutarla. I tempi e i progetti di Dio ci richiamano alla fede e ci costringono a gridare come S. Marta: «Ma io credo!» Lui sa che questa comunità di Viareggio, provata da tanto dolore, ora ha bisogno che Lui medico delle anime e dei corpi versi


Aff.ma Madre Suor Carla Roggero

Roma, 22 giugno 2012 Carissime oggi dalla casa di Querceto il Signore, dopo un lungo tempo di grande sofferenza, ha chiamato a Sé Suor COSTANZA CATTANEO nata a Figino Serenza (Como) il 22 aprile 1928, entrata in Comunità il

10 novembre 1948, professa dal 19 luglio 1951. Nei suoi disegni misteriosi Il Signore l’aveva messa alla prova per lunghi anni con una malattia che piano piano l’aveva resa bisognosa di tutto e di tutti. Ridotta all’inerzia totale, dopo una vita spesa con tanta generosità a servire la sua famiglia religiosa e ogni persona che ha incontrato, ha goduto delle attenzioni e delle cure delle consorelle della casa di infermeria e di quelle delicate della sua carissima sorella Suor Amalia. Tutte la ricordiamo come una Suora attivissima, instancabile e precisa nel suo lavoro di guardarobiera solerte e attenta ai bisogni di ciascuna. Negli Istituti assistenziali, dove ha svolto il suo servizio, si è anche dimostrata educatrice attenta e premurosa soprattutto nei confronti dei minori privi degli affetti familiari. Certamente non potranno dimenticarla le tante piccole che alla Bovisa hanno trascorso tutta la loro infanzia e che hanno trovato in Suor Costanza quella mamma che non avevano mai conosciuto: lei le accudiva in tutto e cercava di circondarle di ogni attenzione affettuosa con il desiderio di sanare in qualche modo le ferite e la precarietà della loro fragile esistenza. La affidiamo a quel Dio che L’ha purificata e l’ha chiamata a sé forse per “tenere in ordine” almeno un po’ anche il suo Paradiso! Chiediamole di intercedere protezione per tutte noi in particolare per la carissima sorella Suor Amalia. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Il profumo dell’amore cristiano “Ascoltatemi, figli santi, e crescete come una piana di rose su un torrente. Come incenso spandete un buon profumo, fate fiorire fiori come il giglio, spargete profumo e intonate un canto di lode.” È proprio un profumo soave come fiori di giglio quello che stiamo respirando mentre celebriamo questo funerale. È il profumo candido dell’innocenza, dell’umiltà, della semplicità, dell’obbedienza, della purezza. Carissimi, in questo funerale della nostra sorella suor Costanza si respira il profumo dei bambini. E non c’è profumo più fragrante che dica vita e bellezza. Non ho mai conosciuto suor Costanza, ma penso che la storia di una suora, come quella di suor Costanza, si può racchiudere tutta in un verbo, il verbo della vocazione, il verbo dolce e soave della chiamata di Gesù: seguimi. Nel Vangelo Gesù inizia il suo ministero passando lungo il mare della Galilea e pronunciando il suo invito a Pietro

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l’olio della consolazione e asciughi le lacrime di ogni Suora! I suoi parenti e le persone che l’hanno amata ora sentono che Lei sarà instancabile nell’intercedere per noi tutti. Sì, continuerà a prodigarsi per la sua Famiglia Religiosa che ha amato e servito con tanta dedizione e fedeltà e in particolare per la sua comunità nella quale si è spesa senza risparmiarsi mai, soprattutto quando vedeva le urgenze del bene: non riusciva infatti a sopportare che si ritardasse per soccorrere chiunque soffrisse, fosse in pericolo o comunque avesse bisogno di qualcosa. Generosa e vivace sapeva rallegrarci e dare un pizzico di gioia alla monotonia dei giorni. Sicuramente ora sarà capace di rallegrare tutti anche nella casa del Padre. Di lassù continuerà a pensare alla sua carissima sorella Suor Elisabetta; ma questo non lo farà da sola perché si uniranno a lei i suoi genitori e i suoi fratelli, però dopo averla stretta in un abbraccio tenerissimo. Il Signore che ci visita nell’ora del dolore ci trovi capaci di affidarci a Lui sempre sicuri che in Lui la vita non ha fine.


Con l’affetto della memoria

Camminando con fede 2/2012

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e a suo fratello Andrea. Stanno riassettando le reti e Gesù dice loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E questo invito torna a risuonare come ultima parola che Gesù risorto rivolge a Pietro. Lo abbiamo ascoltato nel Vangelo appena letto (Gv. 21,15): “Detto questo aggiunse -seguimi-”. Un po’ come se tutta la vita del discepolo si trova ad essere abbracciata da questo seguimi. Riascoltiamo ora il Vangelo lasciando che sia proprio Gesù a parlare, Lui il Risorto, che ci invita incessantemente a seguirlo. Nel Vangelo sono tre le parole che il Risorto rivolge a Pietro, una triplice domanda, un triplice invito e la conclusione. Per tre volte Gesù risorto chiede a Pietro: “Mi vuoi bene tu?” Pensiamoci un istante: siamo al termine del Vangelo. È l’ultimo incontro che Gesù risorto ha con Pietro. Per tre volte gli chiede: “Pietro mi vuoi bene?” Non c’è dubbio, è la domanda essenziale, quella a cui Gesù maggiormente tiene. Gesù non chiede a Pietro cosa ha fatto o cosa non ha fatto. Non gli chiede quali peccati ha commesso o quale mancanze. Va al cuore della fede. A Gesù interessa se Pietro lo ama, se gli vuole bene. È questa prima di tutto la vocazione. Voler bene a Gesù. Ed è lo Spirito Santo, come ci ricorda Paolo, che ci permette di rispondere. È Dio che manda nel nostro cuore lo spirito di Gesù che grida “Abbà, Padre!” La crescita dell’amore è l’opera dello Spirito in noi, è lo Spirito che ci fa comprendere che noi siamo amati e siamo fatti per amare. È lo Spirito che ci permette di intuire che la verità di ognuno di noi sta nell’accogliere l’amore di Dio e nel rispondere con il nostro amore. Mi

ami tu? Mi vuoi bene? È questa la vocazione ed è questo il segreto di una vocazione per il Regno: l’amore per Cristo e per i fratelli. Infatti per tre volte Gesù, dopo aver posto a Pietro la domanda sull’amore, gli dice “Se mi ami pasci le mie pecorelle”. È l’amore che si fa servizio, servizio nella Chiesa e nel mondo. In particolare servizio in ordine all’accoglienza e alla passione educativa, così come si esprime nel carisma della Famiglia religiosa di Santa Marta: essere buone Marte come quella che Gesù prediligeva. Il profumo dell’amore cristiano non è mai un profumo generico. L’amore cristiano è partecipazione all’amore di Cristo e dunque l’amore cristiano profuma dell’amore di Cristo. Cristo ha amato il gregge, ha dato la sua vita per il gregge. Il profumo dell’amore cristiano si incarna nell’amare ciò che Gesù ha amato. Diventa cioè amore per il gregge. L’amore cristiano assume il suo volto nel contesto di una precisa comunità, di un preciso servizio nella Chiesa. Per una suora l’amore per il gregge si esprime prima di tutto nelle relazioni fraterne con le altre sorelle. È questo il primo segno di amore e la prima testimonianza che la suora è chiamata a dare: la vita fraterna di comunione che suor Costanza ha vissuto nelle comunità dove ha svolto il suo servizio fino agli ultimi anni a Querceto. E poi suor Costanza ha amato la Chiesa nei servizi che le superiore le hanno affidato; chi ha conosciuto suor Costanza si ricorderà certamente il suo servizio umile in guardaroba, un servizio che diceva accoglienza e bontà verso l’altra persona. Se mi ami pasci.

Solo nella concretezza dell’amore una vocazione è vocazione cristiana. Infine le parole con cui Gesù termina il suo colloquio con Pietro ci richiamano il punto di arrivo di una vocazione. La meta della vocazione è l’affidamento completo a Gesù. “In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. È da questo affidamento che sgorga una nuova chiamata. “Detto questo aggiunse -seguimi-. La chiamata della giovinezza si rinnova nel momento della consegna. E la morte si trasforma in un nuovo incontro, in una nuova risposta, in una gioiosa danza d’amore. È il profumo di giovinezza che stiamo respirando. Suor Costanza ha iniziato il suo cammino da ragazza, aveva 20 anni quando ha risposto all’invito di Gesù: seguimi. Questa prima parola è stata l’ultima parola che Gesù le ha pronunciato al termine della sua vita: seguimi. Un nuovo viaggio, una nuova vocazione, una nuova chiamata, la chiamata al Paradiso. È in Paradiso che ora suor Costanza continua la sua sequela. Con Maria Santissima, Santa Marta, il padre Tommaso Reggio e con tutti i santi. Ed è dal Paradiso che suor Costanza continuerà a pregare per tutti noi, per le sue suore, i suoi cari, la comunità e per la Chiesa. Te Deum laudamus et te Dominum confitemur. Ringraziamo Dio per il dono di questo fiore verginale, cresciuto nel campo della Chiesa e che ora rende più bello il giardino del Cielo. Don Arnaldo Mavero Parroco di Figino Serenza


consentimi di rievocare il percorso della nostra giovinezza che fino a 20 anni abbiamo trascorso amichevolmente insieme. Traggo dalla lettera di S. Paolo agli Efesini le seguenti parole: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui, nella carità”. Queste parole dicono al mio cuore la verità più profonda della nostra vita: entrambe siamo state scelte a seguirlo e, quando la voce del Signore è giunta ai nostri cuori, abbiamo risposto con entusiasmo e ci siamo consacrate a Lui abbracciando la Regola delle Suore di Santa Marta. Suor Costanza, hai corrisposto con entusiasmo all’amore di Dio fin dall’inizio della tua vita consacrata, accettando in seguito con serenità e per lunghi anni una grave malattia aiutata dalla presenza costante, premurosa, amorevole della tua sorella suor Amalia. L’altra notte Gesù, in punta di piedi si è avvicinato al tuo letto e ti ha presa per mano esclamando: “Vieni, vieni, mia sposa a godere in eterno la felicità insieme a me, a Maria mia madre, al tuo santo fondatore Tommaso Reggio e a tutti i santi. Ciao suor Costanza. Ti ricorda con affetto la tua amica.

Suor Alfonsina

Cara suor Amalia e care consorelle tutte, ha fissato per molto tempo le altezze celesti nell’immobilità del suo letto ed ora si sono squarciate le nubi e la nostra suor Costanza ha capito

di trovarsi stretta al suo Signore. Noi che l’abbiamo conosciuta, laboriosa, precisa, instancabile nel guardaroba a Bovisa e a Vighizzolo, ora porgiamo sul suo sereno viso il nostro bacio riconoscente e preghiamo intensamente. Condoglianze a te sorella e alla famiglia tutta.

La Comunità delle suore

Roma, 30 maggio 2012 Carissime, dalla Delegazione dell’America Latina mi si comunica che stasera all’Ospedale “Austral”, nei pressi di Derqui, in Argentina, è improvvisamente deceduta Suor MARGARITA NUÑEZ ARENAS nata a Curicò (Cile) l’8 dicembre 1941, entrata in Comunità il 25 dicembre 1959, professa dal 2 marzo 1963. La triste e imprevedibile notizia ha recato sconcerto e grande dolore in tutte noi. Si era ristabilita bene dopo un tempo trascorso a Santiago per le cure necessarie alla sua salute; da pochi giorni era ritornata a Derqui in Argentina con gioia grande perché sapeva di poter continuare a servire il Signore in quella realtà apostolica e di essere così ancora di aiuto alla sua Famiglia Religiosa. Missionaria vera e appassionata ha seminato il bene con dedizione, gioia e con grande cuore ovunque è passata… in Cile, in Argentina e in Brasile. Sensibile verso i più bisognosi di attenzione, ha saputo prodigarsi

senza mai dimenticare che il suo primo compito era annunciare la Parola di Dio e portare tutti a Lui. Dotata di creatività, sapeva «servire» con le mani e inventare sempre cose nuove e diverse che... poi insegnava ad altri con lo stesso amore con cui testimoniava la bellezza della sua consacrazione religiosa. Ha donato davvero tutta la sua vita «finché le sono bastate le forze» e… proprio mentre era pronta a riprendere il suo servizio in allegrezza… il Signore l’ha chiamata a sé perché l’ha trovata pronta per il suo Regno. Certamente Suor Margarita non lascerà incompiuta la missione che le stava tanto a cuore…: mentre è immersa in Dio, continuerà, con la sua intercessione, ad essere spiritualmente vicino alle persone che ha amato e a tutte noi per aiutarci a tenere il cuore sempre pronto ad accogliere la volontà di Dio. Affidiamola, quindi, al suo amore misericordioso e a nostra volta confidiamo nella divina Provvidenza!... “in quella meravigliosa Provvidenza che, come ci ricorda il Beato Tommaso Reggio - ogni mattina si alza prima del sole e sempre ci precede nel nostro cammino”. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

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Carissima suor Costanza


La fede ci mostra la luce di Dio Papa Benedetto xvi


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