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notiziario delle suore di santa marta

Camminando con fede 3/2012

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Editoriale 3 Editoriale

Frammenti di santità 19

suor Ilaria Amigoni

la Redazione

Parola di Dio 4

“La luce è venuta nel mondo...”

Card. Dionigi Tettamanzi

Attualità

In missione 20 ...al Santuario della Caravina

da Puria Valsolda

21 Una coscienza desta da 65 anni di missione

Suore, genitori e membri della Comunità Parrocchiale

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Dopo cinquant’anni il Concilio Vaticano II vuole avviarsi ad un nuovo inizio

24 “Betania” festa di inaugurazione

Mons. Giulio Sanguineti

27 “La mia pace sia con voi”

suor Maria Rossini

La parola a... Madre Carla 8

Grazie Cardinal Martini!

le Suore delle due comunità Libanesi

29 Ed ecco i primi di dicembre

Patrizia Malvasi

30 La dolce fragranza di Betania

Spiritualità e carisma 10 Chi ci separerà dall’amore di Cristo

le Suore dei Voti perpetui

12 Insieme a Pietro nell’anno della fede

le Suore Juniores

13 Cinquant’anni... oggi!

suor Irene Tealdi

34 75 anni di presenza viva e preziosa a Sesto (1937-2012)

suor Anita Bernasconi

17 Stare bene a scuola

suor Anita Bernasconi

da Sesto Fiorentino

36 A Genova grandi celebrazioni e ricordi

suor Anita

40 Ogni giorno è Natale

le Suore della Missione Libanese

Pagine aperte

Percorsi di formazione 14 Proposta di riflessione per il 2012-14

i giovani della JUCEO

41 Un canto di gratitudine

suor Cornelia Macina

42 Con S. Marta a Betania in Palestina

suor Cornelia Macina

45 I 50 anni di professione religiosa di Suor Luigia

Notiziario delle suore di santa marta

un amica

46 Il tuo ricordo sarà sempre con me

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

suor Angela Jepes

Con l’affetto della memoria

Quadrimestrale Anno LXXX

48 Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

suor Marcellina Fumagalli suor Ines Castro suor Amalia Fanciullacci suor Cecilia Arnaboldi suor Rina Boniotti suor Franca Bonaldi

49 Suor Cecilia: maestra e cara compagna 50 Cara suor Cecilia 58 Ciao suor Rina


Editoriale

La Redazione

I pastori di Betlemme vediamo questa parola che il Signore ci ha fatto conoscere». Attraverso il discorso diretto e l’esortazione vicendevole il narratore mette in evidenza la voglia di verificare se le cose stanno proprio come è stato detto loro. Essi cercano e, in base al segno offerto, trovano davvero che quella «Parola» è evento annunciato che i pastori possono constatare. Come Maria dopo l’annuncio dell’angelo, anche i pastori, ricevuto l’annuncio degli angeli, si mettono in cammino senza indugio, con desiderio ed entusiasmo: è la nota caratteristica dei discepoli. E trovano proprio come è stato detto loro: i fatti corrispondono alle parole e i pastori, ora, ne diventano annunciatori. A loro volta, infatti, si fanno “angeli” per altre persone, raccontando loro quello che prima avevano ascoltato e poi hanno personalmente verificato. Questa è la tradizione: è la stessa trafila che seguirono gli apostoli, divenendo annunciatori della notizia che essi avevano ricevuto e verificato. Inoltre essi lodano Dio e lo ringraziano per quel che hanno visto e udito; così tutti gli ascoltatori sono presi dallo stupore e si uniscono a questo coro di lodi. I pastori di Luca, dunque, sono predicatori del Vangelo: come l’evangelista stesso, sono risaliti alle fonti e, divenuti consapevoli della solidità dell’insegnamento ricevuto, lo hanno trasmesso agli altri, producendo stupore e meraviglia. Questa è un’idea tanto cara a Luca: l’ascolto della parola stupisce, lo stupore quindi crea la domanda e apre al desiderio della risposta. L’evangelista, dunque, vuole mostrare una vicenda di discepoli e fra di essi Maria costituisce ancora una volta il modello, perché custodisce il ricordo di fatti e parole e li mette insieme per coglierne il significato profondo. Compito del discepolo, infatti, è quello di custodire la parola e di leggerla simbolicamente, mettendo insieme fatti e significati. Le feste, dunque, possono essere per tutti noi un’occasione propizia per essere discepoli che ascoltano e custodiscono, meditano e annunciano.

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Il racconto della nascita di Gesù secondo Luca si sofferma a descrivere la reazione dei pastori, che hanno accolto la rivelazione dei messaggeri divini. L’intento del narratore è quello di sintetizzare un’esperienza importante per la vita cristiana. La scena delineata da Luca sembra una sintesi dell’opera apostolica narrata negli Atti degli Apostoli scritti dallo stesso evangelista. È tracciata, infatti, la dinamica della predicazione apostolica dall’ascolto del messaggio alla verifica personale, fino alla trasmissione della fede tramite la testimonianza della propria esperienza. È chiaro che i pastori di Betlemme erano poveri e, forse, anche un po’ delinquenti, ma Luca non sottolinea questi aspetti. Nel linguaggio neotestamentario, infatti, il termine «pastore» è riservato soprattutto a Gesù stesso, oppure evoca una persona responsabile della comunità, un predicatore e un educatore: «È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri» (Ef 4,11). Alla domanda: «Che cosa vanno a fare i pastori da Gesù?», molti di noi risponderebbero: «A portare dei doni». Questo il testo evangelico non lo dice affatto! Matteo nota che i magi offrirono doni al bambino, ma Luca dice dell’altro a proposito dei pastori. La liturgia natalizia ci offre una bella occasione per leggere con attenzione il testo del Vangelo. Anzitutto i pastori esprimono il desiderio di andare a verificare di persona l’avvenimento rivelato dal Signore: «Andiamo fino a Betlemme,


Parola di Dio

“La luce è ve nel mondo...” Camminando con fede 3/2012

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nuta

amando. Egli è sì onnipotente, ma nell’amore: per me e per quanti con me condividono i giorni, il cibo, il lavoro, la casa… Proprio perchè sono sconosciuto Dio mi conosce, mi ama oggi e sempre, è per me, sta dalla mia parte e, in Gesù, è come me: si è fatto sconosciuto ai più e si è manifestato ai semplici. Ma se non fossi semplice? Se non fossi povero e disprezzassi la semplicità? Se scegliessi la compagnia dei potenti e l’agiatezza o l’arroganza di certi ricchi… insomma se fossi ricco e chiuso in me stesso? In questo caso Gesù aprirebbe per me un tempo di attento ascolto, mi offrirebbe la grazia di apprezzare il silenzio e l’umiltà in cui le cose belle risplendono sempre nuove e possibili, perchè il Padre le vuole così per noi. Non ci resta che la conversione alla semplicità e alla purezza di cuore che nulla antepone all’essere amati da Dio. È di questo Amore che ci parla oggi il Natale cristiano. Facciamo risuonare nell’intimo di noi stessi il canto degli angeli alla grotta di Betlemme:

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama

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“L

a gloria del Signore li avvolse di luce…” È questo l’effetto che il Natale suscita nei pastori, primi destinatari dell’annuncio della nascita del Salvatore, il Cristo, il Signore. Questi tre titoli che Luca nel suo vangelo assegna a Gesù sono titoli imperiali; chiunque avrebbe detto che si trattava di Cesare, dell’uomo più potente della terra, di colui che, assicurando i confini dell’Impero Romano da invasioni, “salvava” le popolazioni conquistate. Ma non è proprio così! Lo si capisce subito dal segno proposto all’attenzione dei pastori: andando troveranno un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia: un piccolo che non ha neppure una casa! Spesso mi soffermo a pensare come mai il Padre non abbia scelto tempi e luoghi “migliori” per il Natale del suo Figlio, un tempo di pace e magari nelle stanze del Tempio a Gerusalemme. Da solo mi do la risposta: se avesse scelto di agire così, sarebbero venuti non gli angeli ma i banditori di Erode ad annunciare la nascita di un potente come lui ai suoi pari e sarebbero rimasti esclusi gli ultimi. Scegliendo invece di farsi ultimo, il Signore Gesù crea una nuova e profonda consapevolezza in tutti noi: possiamo dire che senz’altro è venuto per me! Dunque il Natale è sempre la festa della povertà, nel senso che sono i poveri i primi a riconoscere che Dio non è un altro dei potenti sulla scena del mondo. Se penso a Dio come all’onnipotente devo in qualche modo ricredermi: se in Dio c’è onnipotenza, se Dio può tutto non può esserlo che

di card. Dionigi Tettamanzi


Attualità

Dopo cinquant’anni il vuole avvia di Mons. Giulio Sanguineti

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hiamati siamo tutti: non solo i pastori della Chiesa nelle diverse gerarchie, ma quanti sono menzionati in alcuni testi di Giovanni XXIII cui faccio riferimento. Innanzitutto un brano, (il n 7) della Costituzione Apostolica con la quale il Papa Giovanni ha indetto il Concilio: “Il prossimo concilio

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si riunisce felicemente in un momento in cui la Chiesa avverte più vivo il desiderio di “fortificare la sua fede e rimirarsi nella propria stupenda unità; come pure sente più urgente il dovere di dare maggiore efficienza alla sua sana vitalità e di promuovere la santificazione dei suoi membri, la diffusione della verità


Concilio Vaticano II arsi ad un nuovo inizio È questa una delle più marcate lezioni del Vaticano II. Se consideriamo l’esordio del Concilio Vaticano II e il momento attuale potremmo dedurre che all’ottimismo degli inizi è succeduto un diffuso pessimismo: pensiamo soltanto all’attuale e persistente crisi economica, a quella demografica, dalle quali si scaturisce una crisi di speranza che non risparmia nessuno. Tuttavia crediamo in quanto il Concilio ci ha insegnato: nonostante tutto, Dio continua ad essere presente e a operare nella storia anche nei tempi di crisi. La speranza, che è una virtù cristiana, non può essere consegnata soltanto nelle mani di qualcuno: deve essere di tutti, perché l’intero popolo di Dio è chiamato a farsi portatore di speranza nella comunità degli uomini. Si apre quindi lo spazio, finora poco abitato, della corresponsabilità, del dialogo, dell’impegno, della partecipazione, della progettualità, e quindi della speranza che il Concilio Vaticano II ci ha richiamato e insegnato a vivere. Vorremmo poter oggi condividere l’affermazione della Costituzione Gaudium et spes: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi… sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”. Questo inizio del Documento che nel 1965 concludeva tre anni di intensi e fecondi lavori, è un esordio che possiamo mettere in conto di richiamare per la nostra vita personale e per quella delle nostre Comunità nell’imminenza del cinquantesimo anniversario dell’avvio del Concilio.

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rivelata, il consolidamento delle sue strutture”. Questi compiti non sono affidati soltanto a pochi membri della Chiesa, ma toccano tutti, seppure in diversi gradi di operatività. Il seguente testo che non potremo dimenticare, sempre di papa Giovanni XXIII, che è passato alla storia come il “discorso della luna”, pronunciato dal Papa in piazza S. Pietro la sera dell’11 ottobre 1962 “… Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… La mia persona conta niente: è un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore… Continuiamo dunque a volerci bene; guardandoci così nell’incontro: con quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… Tornate a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto…” Ecco, queste parole del Papa Giovanni ci chiamano tutti, ancora oggi, ad essere persone e comunità che rendono attuale il Concilio Vaticano II. L’Anno della Fede è una occasione per rinnovare i singoli cristiani e l’intera Chiesa. Aveva ragione il Papa quando, aprendo il Concilio ebbe uno slancio profetico e disse: “questa è soltanto l’aurora”. La grande luce che questa aurora potrà aprire sul mondo parte da una verità che non possiamo eludere: da quando Dio si è fatto uomo, e quindi si è fatto storia, non vi è più una storia degli uomini che non sia anche storia di Dio.


La parola a...

Grazie

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D

a tempo mi attraversa il cuore e la mente l’idea di fare memoria di alcuni incontri con il Cardinal Martini; credo che mi spinga a questo un bisogno grande di riconoscenza e di affetto. Sì, questo mio dire vuole essere solo un “grazie” detto sottovoce ma cantato con il cuore; come Famiglia Religiosa, infatti, non possiamo tacere il bene enorme che abbiamo ricevuto. Più volte ci è accaduto di godere della sua presenza calda affettuosa, discreta e attenta. Più volte sono stati rievocati con gioia i giorni della sua presenza a Roggiano, quando dovendo compiere la visita pastorale in quel Decanato chiese di essere ospitato, per ben tre volte, presso di noi!


Madre Carla

Cardinal Martini! davvero ci ha regalato momenti indimenticabili perché presenze così luminose nella storia della Chiesa lasciano orme inconfondibili. Mentre persone autorevoli in tutto il mondo dipanano sul filo dei ricordi la sua vita e ci svelano la ricchezza della sua “umanità” della sua spiritualità e la sua bontà luminosa fatta di gesti essenziali ma veri, noi sentiamo ingigantirsi dentro il bisogno di ringraziare Dio per questo Maestro e Pastore che ha amato la Chiesa e l’ha arricchita con la sua presenza. Il rischio grande è quello di parlare di Lui e “fermarlo” dentro ad una delle tante situazioni in cui l’abbiamo visto agire, parlare, confrontarsi… Il Cardinal Martini “esce” da ogni confine in cui lo si voglia delimitare perché la sua forza e il suo carisma investono davvero aspetti vastissimi della cultura e della fede. La sua semplicità disarmante e la sua affabilità stavano armonicamente insieme alla sua apertura critica verso il mondo che sapeva guardare nella sua complessità drammatica per coglierne sempre, però, il seme del Vangelo operante in essa. La Gerusalemme celeste, a cui anelava, guidava il suo “andare” verso l’umanità con un amore appassionato, lucido, aperto a tutti gli aspetti del reale. Ci ha insegnato a non avere mai paura della Verità, a ricercarla ad ogni costo per cantarne la bellezza, perché come diceva lui: “la bellezza salverà il mondo”. Grazie Cardinal Martini per aver donato al mondo il “respiro” di una fede che nutrita della Parola di Vita… ci ha regalato la Vita. Grazie Cardinal Martini a nome di tutta la Famiglia Religiosa delle Suore di Santa Marta!

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La comunità di Roggiano ricorda ancora con commozione i momenti trascorsi insieme a tavola: la condivisione semplice e familiare di tempi brevi ma intensi anche di preghiera. Il Cardinale stava in villa, aveva chiesto un posto silenzioso dove poter lavorare con calma e tutto si era fatto perché fosse “al caldo” e sotto le vigili e premurose cure di Suor Melania. Le Suore raccontano che, a un certo punto, desideravano tanto fare delle foto con Lui, ma non osavano chiedergli “tempo”: si erano accorte, infatti, che era tutto calcolato e, tra una visita a una parrocchia e quella successiva, davvero al Cardinale rimanevano pochissimi spazi! Ma un giorno, prima che uscisse, lo aspettarono sulla porta della villa per dirgli: “Eminenza possiamo fare qualche foto?” La risposta semplice fu disarmante: “voi ditemi dove”. Subito si mise in posa e, come un buon papà, si diede da fare per accontentare tutte. Altre occasioni in seguito consentirono di godere della sua presenza preziosa e della sua insostituibile parola: in particolare a Roma quando la madre Antonia lo aveva invitato per condividere con Lui pensieri, riflessioni, dubbi e per ricevere in cambio consigli preziosi. Lo incontrammo poi a Gallarate già ammalato ma circondato da persone attente a Lui: nella sua stanza dove vedeva arrivare sempre “il mondo intero”, anche per noi ci fu un’accoglienza che lasciò un ricordo indelebile carico di commozione e di pace. Talvolta ripensando alla sua vicinanza discreta ma vigile e attenta sento che la Provvidenza


Spiritualità e carisma

Chi ci separer dall’amore di L

e luci accese, l’altare preparato in modo impeccabile, le consorelle di Roma, quelle partecipanti agli Esercizi Spirituali, quelle venute dalle Comunità vicine, sembrava tutto pronto! E così è stato! Noi quattro Suore, accompagnate dalle note solenni del canto “Rallegriamoci ed esultiamo” siamo giunte all’altare per vivere l’indimenticabile celebrazione eucaristica nella quale ci siamo consacrate al Signore, per sempre.

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In questa sacra liturgia sembrava che pure la corte celestiale fosse scesa a festeggiare insieme a noi!

27 maggio 2012

Questo giorno indimenticabile è stato il culmine della nostra esperienza in questo anno di preparazione ai Voti Perpetui; un anno di benedizioni e di grazie che la nostra amata Famiglia religiosa ci ha offerto con tanta at-


tenzione e cura. Abbiamo vissuto tante belle cose e alcune ci hanno toccato in modo particolare: l’armonia quasi spontanea con la quale ci siamo ritrovate, provenienti dall’India e dal Brasile; l’amore riconoscente con cui abbiamo vissuti i nostri giorni “romani” insieme; un clima di famiglia sperimentato quest’anno nella comunità di Roma, dove ogni consorella ci ha accolto col cuore. Abbiamo fatto l’esperienza che la nostra differenza culturale (italiana, cilena, indiana e brasiliana) non era un ostacolo per vivere e condividere nella Famiglia religiosa da ognuna scelta, il carisma dell’accoglienza voluto e donato a noi dal Beato Tommaso Reggio, nostro Fondatore. L’opportunità di frequentare diversi Corsi di Formazione ci ha aiutato ad approfondire gli aspetti umani, spirituali della nostra vocazione e ci ha fatto vivere l’universalità della Chiesa incontrando religiose d’ogni parte del mondo. Il pellegrinaggio fatto nei luoghi del Padre Fondatore, ha rinforzato in noi l’amore per lui e rinnovato il desiderio di farci sante come Lui diceva e ci indicava.

di Suor Maria Andrea Fernandes, Suor Bindhu Sebastian, Suor Valdirene Martins da Costa, Suor Sindhu Sebastian

Il nostro ringraziamento va a Dio che ci ha create, chiamate, guidate e consacrate a Lui, ai nostri familiari che, nonostante la distanza fisica, hanno pregato Dio per noi, alla nostra Famiglia religiosa, a Madre Carla che ci ha fatto sentire soprattutto quest’anno il suo affetto materno, a Madre Lilian che ci ha guidate e accompagnate in ogni momento, a Madre Antonia che ci ha accolte in questa Famiglia e accompagnate nei nostri primi anni di formazione, a ogni consorella di Roma che ci ha fatto sentire in famiglia, a tutte le Suore che ci hanno accompagnate con la preghiera in questo anno speciale invocando sul nostro fragile Sì la forza creatrice dello Spirito Santo.

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rà Cristo

Voti perpetui


Spiritualità e carisma le Suore Juniores

Insieme a Pietro nell’anno della fede L’

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undici ottobre 2012 sarà un giorno che rimarrà impresso nei nostri cuori come un dono grande fattoci dal Signore. Per noi juniores straniere residenti in Italia, un’esperienza da non dimenticare. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare all’Eucaristia presieduta da Sua Santità Papa Benedetto XVI in piazza San Pietro. Quella mattina ci siamo alzate come al solito, per andare però, ad un appuntamento atteso; non apparivano ancora le prime luci dell’alba che dopo la preghiera comunitaria ci siamo avviate velocemente verso il Vaticano per non trovare la piazza già colma di pellegrini. Avevamo il desiderio di incominciare con la Benedizione del Successore di Pietro quest’anno, dedicato ad una rinnovata adesione al messaggio evangelico. Appena arrivate in piazza abbiamo aspettato che si aprissero le porte per l’ingresso nei posti predisposti per tutti i pellegrini. Abbiamo visto arrivare lentamente diversi gruppi da tutto il mondo. Senz’altro uno dei momenti più coinvolgenti è stata la processione dei Padri Sinodali, i quali rappresentando l’intera Chiesa Universale, si mettevano in comunione con il successore di Pietro. Alla fine della celebrazione eucaristica ci ha colpito enormemente il saluto fatto dal Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che ci è sembrato un segnale nel cammino verso l’ecumenismo fatto nella Chiesa. È stata per noi un’esperienza in cui abbiamo po-

tuto scoprire un nuovo volto della Chiesa nei suoi figli dispersi nel mondo pronti ad accogliere una nuova effusione dello Spirito. Una Chiesa che ricordando l’evento del Concilio Vaticano II si apre alla Nuova Evangelizzazione. Come figlie di questa Chiesa, abbiamo il compito di essere nel nostro piccolo quotidiano portatrici della buona novella del Signore, annunciatrici della nuova speranza che ci apre al dono di Dio. La sera dello stesso giorno, accogliendo l’invito dell’Azione Cattolica, siamo andate alla fiaccolata che partiva dal Castel Sant’Angelo e terminava in piazza San Pietro, lì ci attendeva Sua Santità che ci ha rivolto un saluto pieno di affetto per poi impartirci la sua Benedizione apostolica. Terminiamo con le parole di Sua Santità nella Lettera Apostolica “Porta Fidei”, come un itinerario da percorrere in quest’anno molto significativo anche per la nostra Famiglia religiosa… “Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati. Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente nella nostra esistenza e nella storia”.

Joniores


Cinquantesimo

di Suor Irene Tealdi

Cinquant’anni... oggi! n Principio… era la Vita e la Vita, cinquant’anni fa, si è fatta chiamata, stupore, risposta, mistero, ricerca. Oggi… a Roma… la Vita si è fatta Memoria, incarnata nei nostri animi, memoria trasfigurata nella filigrana della nostra storia; Roma… Castelgandolfo… commovente accoglienza su note di signorilità, eleganza, delicatezza, garbo; Velletri… accordi gioiosi, generosi, esultanti, di sorelle in festa…! Oggi… a Roma, a Velletri… •  i nostri occhi hanno visto ciò che allora fu… •  le nostre mani hanno toccato quanto allora era fragile, bello, sorpresa •  i nostri occhi hanno cercato le impronte di allora •  le nostre mani hanno sfiorato ciò che allora era gioia, scoperta, stupore. Oggi… i nostri cinquant’anni – impregnati di esperienza, di fedeltà, di un mistero fatto più denso, di una domanda gioiosa e sofferta radi-

cata in Cristo – sono ancora un’offerta libera. Oggi, cinquant’anni dopo, le nostre esperienze si intrecciano, si fondono in un memorare soffuso, pacato, interiorizzato. Oggi, cinquant’anni dopo, le nostre voci si accordano in un unico GRAZIE, al Signore, a coloro che furono, per tutte, dono di accoglienza. Un GRAZIE a chi, nello sgranarsi dei giorni, si è fatto compagno di strada, di fatica, di gioia, di sofferenza, di attesa, di certezza. Un GRAZIE corale per il bene ricevuto, per la speranza sostenuta e corroborata nell’amicizia, per la stima affidata alle nostre forze. GRAZIE oggi e sempre

le Cinquantenni: suor Cornelia, suor Luigia V., suor Maria, suor Pasqualina, suor Laura, suor Paola, suor Olimpia, suor Irene, suor Giovanna, suor Rita, suor Lucia, suor Albertina, suor Vincenza, suor Luigia F.

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Percorsi di formazione

Proposta di riflessione

Un cammino di corresponsabilità

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incontro della Madre Generale, Madre Carla Roggero, con le responsabili delle Comunità e delle Scuole, avvenuto il 18-19 ottobre 2012 a Roma si è aperto con la preghiera in S. Pietro, nella Cappella dei Santi ungheresi vicina alle tombe dei Papi. Abbiamo dato avvio ai nostri lavori con un atteggiamento di Fede per armonizzare il nostro cuore a quello di Cristo, perché solo questo può renderci capaci di vero discernimento. La S. Messa è stata celebrata da sua Em. Mons. Sodano che ha offerto stimoli chiari per andare al cuore dell’esperienza cristiana e religiosa nella Fede e nella carità. Nell’anno della Fede è necessario interrogarsi in profondità su chi è Gesù Cristo per noi e far tornare nell’uomo d’oggi la sete del Trascendente e la capacità di avvertire il bisogno di Dio. In questo tempo di Grazia dobbiamo prima di tutto rievangelizzare noi stesse per essere poi nella condizione di evangelizzare gli altri con la gioia della fede che è condizione indispensabile per annunciarla. La Madre Generale nell’introdurre la proposta di riflessione e di lavoro per le Comunità, dal titolo: “Un cammino di corresponsabilità e di comunione”, richiama l’immagine del “piccolo gregge” sempre guidato nel suo cammino dalla tenerezza e dalla Provvidenza di Dio. Il tema della Comunione fraterna accompagnerà la riflessione dell’anno 2012-14. Ci impegniamo ad essere: •  Comunità evangeliche e profetiche, qualificando la nostra vita secondo l’insegnamento di Cristo; •  Comunità corresponsabili nella vita fraterna e apostolica, nella ricerca del bene comune da parte di tutte;

•  Comunità missionarie consegnate a causa di Cristo e del Vangelo alla missione che non è affidata al singolo, ma alla Congregazione e alla Comunità; •  Comunità che progettano il proprio cammino di crescita, tenendo presenti le indicazioni date nella proposta, ma partendo dalla propria situazione reale. Quindi il nostro compito è creare o ricreare una vera Comunità, ma come è difficile superare certi individualismi e chiusure! L’impegno non deve venire meno da parte di nessuna. Occorre vivere con umiltà e semplicità, rafforzare i nostri legami, vivere relazioni buone con tutte. Questa è la nostra sfida perché gli altri possano davvero dire: – Guarda quanto si amano – e questo perché il mondo creda. Non è una scelta facoltativa, ma una via obbligata: testimoniare l’amore e l’unità, pronti a sacrificare i protagonismi personali. Per le superiore non è facile condurre una comunità, ma neppure impossibile con l’aiuto della Grazia. Continuia-


per il 2012-14 e di comunione

di Suor Anita Bernasconi

vamente esperienza di Dio e se noi siamo in grado di suscitare in coloro che abbiamo servito la nostalgia di Dio. •  Vivere la logica della croce e mostrare la sua efficacia. La radicalità della nostra vita è conformarci a Cristo e credere che per la legge della croce il male non è eliminato, ma trasformato in bene sull’esempio e per la forza della morte di Cristo. Questo non è solo un cammino personale, chiediamoci perciò quali sono le attese e i bisogni dell’uomo d’oggi. Il mondo d’oggi è attraversato da violenze, divisioni, contrasti, egoismi, è ripiegato su se stesso e pensa all’immediato successo… è duro nelle relazioni, i rapporti non sono fluidi, si chiudono, i toni sono sbrigativi. Il Profeta legge questa situazione con gli occhi di Dio e che cosa dice? – Un mondo diviso e violento non può andare avanti – e noi Religiose come dobbiamo presentarci? – Con segni contrari –. Quanto più il mondo è violento, dobbiamo offrire mitezza e accoglienza. Quanto più il mondo è diviso, tanto più ha bisogno di vedere che si può vivere diversamente e il mondo crederà se lo vedrà. Il mondo soffre di individualismo, è ripiegato su di sé, la profezia che attende è quella dell’amore, del servizio, della gratuità, senza che ci lasciamo ingannare dall’individualismo che genera tristezza.

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mo perciò a servire le nostre consorelle con impegno, coerenza, genuinità e trasparenza. Essere testimoni di Cristo che riempie la nostra vita, e questo è sufficiente per essere felici. Madre Carla continua la sua presentazione, sottolineando alcuni punti chiave che vengono condivisi dall’assemblea per vivere in pienezza la nostra vocazione: •  Essere segni della luce e della speranza di Cristo, attraverso scelte radicali di fedeltà e di amore per l’essenziale, in una vita più umana ed umanizzata da Cristo; •  Essere profeti di speranza attraverso l’ascolto e l’annuncio della Parola del Signore; •  Qualificare la nostra vita personale e comunitaria rivitalizzando la fede che deve essere l’impegno prioritario perché la missione sia proficua ed efficace; •  L asciarci educare, formare, trasformare dalla Parola perché la vita di ciascuno di noi diventi più evangelica. La Madre parla poi di urgenze profetiche che riguardano tutta la Chiesa e in particolare noi consacrate: •  Cammino di conversione vera e profonda che raggiunga le relazioni “e per cambiare le relazioni occorre una rigenerazione della propria mentalità che può modificare il nostro stile di vita e dare alle nostre comunità il profilo forte di una autentica identità. Ma per giungere a questo occorre un esercizio ripetuto di determinate scelte, fino a farle diventare un habitus personale, disposizioni stabili, qualità della persona, o virtù” (Card. Bagnasco). •  Vivere il primato della fede e interrogarci per vedere se chi usufruisce di servizi caritativi, assistenziali educativi fa progressi-


Percorsi di formazione

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Il mondo è pieno di durezza, parla con aggressività, e anche se può dire cose vere, non è credibile perché il tono non va. In questo caso il mondo ha bisogno di tenerezza, di misericordia, di reciprocità, e questa tenerezza deve prima di tutto trasparire da noi, dalle nostre Comunità e il mondo osserva e vede che è possibile. Il mondo vive una grave crisi economica, come rispondere a questo problema? Dobbiamo vivere la povertà, scegliere l’essenziale. Diventare capaci di risparmio anche piccolo è una urgenza perché questo diventa una risorsa semplice e benefica per il bene di chi vive in difficoltà. Mi piace concludere queste riflessioni con le parole che il Santo Padre ha rivolto ai Padri Sinodali, dove emerge quanta valenza abbia l’azione di Dio nel nostro essere e nel nostro operare. Egli afferma infatti: – Solo il precedere di Dio rende possibile il camminare nostro, che è sempre un cooperare non una nostra pura decisione. Perciò è importante sempre sapere che la prima parola, l’iniziativa vera, l’attività vera viene da Dio e solo inserendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziativa divina, possiamo anche noi divenire – con Lui e in Lui – evangelizzatori. Ma d’altra parte questo Dio che è sempre l’inizio, vuole anche il coinvolgimento nostro, vuole coinvolgere la nostra attività, il nostro essere

nella missione della Chiesa. È possibile questo se rafforziamo la nostra fede che è decidere di stare col Signore per vivere con Lui. Decidere – stare – vivere: 3 atteggiamenti irrinunciabili. Siamo davvero decise di stare con Lui, per vivere di Lui in un rapporto continuo di amore nella vita concreta di ogni giorno? Questa deve essere la nostra scelta prioritaria. Ringraziamo la Madre Generale per questa proposta che richiede preghiera, impegno, preparazione, riflessione personale e comunitaria “per un cammino verso una vera maturità umana, cristiana e carismatica che faccia nascere all’interno delle persone e della Comunità dinamiche di trasformazione e di crescita che sblocchino resistenze e liberino tutte le potenzialità che ciascuna porta dentro di sé”. È necessario essere convinte di questa necessità per costruire comunità dove ci si ama e per fare questo è necessario riscoprire le domande di fondo, risvegliare le profondità dell’animo e ascoltare le vere esigenze della nostra vita di consacrate. I Padri Sinodali hanno dimostrato interesse per la vita religiosa ed esortano a vivere radicalmente e con gioia la nostra identità di persone consacrate. Così si esprimono:” La testimonianza di una vita che manifesta il primato di Dio e che, per mezzo della vita in comune, esprime la forza umanizzante del vangelo, è una potente proclamazione del Regno di Dio”. Rispondiamo alle attese della Chiesa e della nostra Congregazione, questo è un augurio per tutte.


Stare bene a scuola

di Suor Anita Bernasconi

Convegno per insegnanti della scuola dell’infanzia

on questo titolo. “Stare bene a scuola” si è aperto a Chiavari l’incontro formativo per le insegnanti della scuola dell’Infanzia nei giorni 17-18 Novembre 2012, con la presenza di Madre Antonia Dei e delle suore della Commissione Scuola. Relatrice la psicopedagogista Dott.ssa Alessandra Neri che ha affrontato alcune tematiche richieste dalle suore e così presentate e sviluppate: 1.  La scuola e i gruppi: cooperazione e conflitto. Come si crea un gruppo, come promuovere comportamenti pro sociali. Come risolvere i conflitti. 2.  I bambini e l’aggressività: giochi per litigare e far pace. 3.  I capricci e le regole: proposte pedagogiche per l’autoregolazione. 4.  Le paure dei bambini. La metodologia seguita dalla Dott.ssa Neri è stata la presentazione dei vari punti della tematica, seguiti sempre dal lavoro di gruppo. Le Suore si sono coinvolte attivamente nelle varie proposte e anche nell’analisi e confronto delle proprie esperienze. Abbiamo iniziato la prima giornata di studio con un pensiero che potesse far bene a tutti. L’occasione è stata offerta dalla Scuola di Chiavari, dove nelle classi appariva la scritta: “Getta un seme, la vita ti regalerà un fiore”. È un’immagine molto bella che possiamo applicare al nostro impegno educativo. E un’immagine carica di fiducia e di speranza, ma anche di passione educativa: fiducia nel seme perché

ha in sé la sua vitalità, fiducia anche nella nostra azione educativa, fatta con entusiasmo e gioia. Stando con i bambini cogliamo in loro la presenza di Dio e scopriamo i germogli che ogni giorno ci sono. La Relatrice è poi partita dalla presentazione del gruppo che offre la possibilità di esperienze ricche e importanti perché è la prima struttura di apprendimento e quello che imparano i bambini lo devono soprattutto al rapporto con i compagni. Il gruppo favorisce anche un’azione di contenimento del narcisismo, promuove la reciprocità e l’acquisizione di competenze sociali e formative. Ci sono però difficoltà nella gestione del gruppo nella scuola dell’Infanzia ed è la gestione dei conflitti, la mancanza del rispetto delle regole, l’aggressività. Ed ecco le indicazioni pedagogiche per la gestione dei conflitti: •  Litigare è un diritto dei bambini: è un contributo allo sviluppo e all’autonomia; •  Il bambino scopre il senso del limite, ossia la presenza degli altri come argini al proprio narcisismo; •  Impara a sbagliare e a scoprire l’errore. Quindi il conflitto è anche fonte di apprendimento. L’educatore di fronte al conflitto non deve diventare giudice che rischia di essere sempre imparziale, ma mediatore, orientato ad attivare una narrazione, per cui i due litiganti si sentono stimolati a raccontare il proprio punto di vista o a disegnarlo, così entrambi si sentono

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Percorsi di formazione

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ascoltati. Poi dopo il conflitto c’è la necessità di ricostruire i ponti, le relazioni, di fare pace. L’insegnante educa alla pace e crea le condizioni perché un rapporto possa alimentarsi non solo nella simpatia, ma anche nella discordanza e nella diversità. Insegna l’arte dello stare insieme, non come semplice tolleranza, ma come reciprocità e accoglienza. Così pure è importante fissare dei limiti al bambino, aiutarlo ad adattarsi alle regole. All’età di 2 anni iniziano i capricci, comportamenti strani, perché il bambino è nella fase dell’egocentrismo. Ci sono capricci messi in scena in maniera plateale di fronte a un no. La quiete torna solo dopo avere dato sfogo alla rabbia. La maestra insegna ad adattarsi alle regole e a rispettarle. Le regole che l’adulto dà al bambino devono: •  Essere chiare: cioè devono trasmettere valori educativi facilmente comprensibili per i bambini, per esempio rispetto di sé, degli altri, delle cose. •  Essere condivise: nascere in un contesto di gruppo che le condivide e le trasmette senza contraddizioni. •  Essere concrete: formulate in maniera costruttiva ed esprimere esplicitamente i comportamenti che gli adulti si aspettano. •  Essere costanti: per favorire la costanza è importante avere solo un numero limitato di regole da rispettare. •  Essere coerenti: è necessario che l’adulto si comporti secondo i valori che vuole trasmettere perché il bambino è molto sensibile alle contraddizioni soprattutto dal momento in cui incomincia a sviluppare il giudizio logico e critico (7 anni). •  Essere conseguenti: quando una regola è trasgredita, il bambino sa che il suo comportamento ha delle conseguenze. Questa non è una punizione perché è strettamente legata all’azione. Ultimo argomento proposto: la paura nei bambini che ha la sua motivazione, anche se non sempre la capiamo.

Per aiutare i bambini a superarla è necessario accettare questa sua emozione e prenderne atto. Una persona coraggiosa non è una persona che non ha paura, ma una persona che la riconosce, l’accetta e ne trae insegnamenti. In questo Convegno siamo andati oltre la didattica, per occuparci di atteggiamenti, di relazioni, perché siamo tutti convinti che la scuola si gioca oltre che sul piano educativo-didattico su quello relazionale per rendere più efficace l’insegnamento. Da qui la necessità di approfondire tale argomento per riflettere sul nostro comportamento di Insegnanti e capire quali interventi fare con i bambini per coinvolgerli, aiutarli a superare i conflitti, le paure ed accettare le regole. Le suore hanno reso proficui i momenti di lavoro di gruppo che è stato davvero l’occasione per fare insieme un’esperienza efficace, identificandosi nel ruolo dei piccoli. In tutte c’era tanta spontaneità, creatività e passione, frutto di una lunga esperienza nella scuola dell’Infanzia. L’attenzione ai più piccoli è centrale nelle nostre scuole, proprio per questo la nostra Congregazione presta molta attenzione alla formazione delle religiose insegnanti perché possano conseguire una professionalità sempre più completa e le competenze necessarie per rispondere ai bisogni di oggi, senza dimenticare che l’impegno prioritario è l’Evangelizzazione, preparata con particolare cura quest’anno che è l’anno della fede.


Frammenti di santità Carissima suor Ilaria, ...ti ricordo soprattutto quando eri in India, nei primi anni della tua missione. Io collaboravo con te dall’Italia e ci siamo incontrate a Roma. qualche volta, quando rientravi per rinnovare i permessi. Parlavamo buona parte della notte... Tu, con occhi che ti brillavano, mi dipanavi una realtà che stentavo ad accettare e che era la tua gioia, la tua vita! Mi dicevi:” Quando alla sera rimaniamo senza niente per cena perchè abbiamo distribuito tutto quello che avevamo alle mamme che bussano alla porta tutto il giorno per i loro piccoli, sono felice, perchè penso che non abbiamo mandato indietro nessuno a mani vuote! Quando mi raccontavi di quel ragazzo di 17 anni che avevi salvato da morte sicura autorizzando un intervento chirurgico urgente, a spese della Comunità, che poi avrebbe stentato per un pasto quotidiano... quando mi parlavi del lavoro faticoso delle donne che tu contribuivi a rendere più umano e dignitoso, quando vedevo la tua espressione radiosa, mentre mi raccontavi dei bambini e delle loro pantofoline allineate nel corridoio... TUTTO È GRAZIA! Esercizi fatti a Roma, quando pregavamo in Cappella nello stesso banco e tu cercavi di nascondere la sofferenza dietro il tuo luminoso sorriso. Certamente tu, per me sei stata una GRAZIA, e ora ti penso immersa nella luce di Dio che sempre guardi tutti coloro che hai amato e aiutato a vivere! sr Alessandra F. Suor Ilaria Amigoni passata alla casa del Padre il 12 giugno 2004

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mi dicevi spesso e me lo hai ripetuto in quegli ultimi


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...al Santuario della Caravina da Puria Valsolda

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uesto è stato un anno ricco di tante novità, sia per la scuola che per la comunità della “Valsolda”. Sicuramente l’evento più significativo per noi e per tutta la comunità della Valsolda sono stati i festeggiamenti del 450° anno del Miracolo della Vergine della Caravina presso l’omonimo santuario, tempio di fede e di arte, situato sotto la mole del sasso di Cressogno, sul lago Ceresio, sulla strada che collega Lugano e Porlezza. Per l’occasione è venuto tra noi sua Em.za il card. Angelo Scola, che celebrando solennemente la santa Messa durante l’omelia ha richiamato due espressioni particolari della supplica e significative per il Santuario: Maria “Regina dell’amore e del dolore” e “Vergine Santa, che mescolasti le tue lacrime al sangue del Figlio tuo».

Queste due espressioni, soprattutto nella questa epoca storica ci vogliono ricordare che la vita è fatta di gioie e di dolori, sempre, inevitabilmente. Il dolore, la sofferenza, il sacrificio non sono però l’ultima parola, ma sono una condizione attraverso la quale si passa per affermare la vita. L’amore infatti è più forte della morte. È questo il significato dell’amore di Gesù, che dona la vita, dell’amore di Maria… e di questo amore è frutto anche il miracolo delle lacrime che fatto nascere questo Santuario. Dopo la celebrazione eucaristica il card. si è intrattenuto benevolmente con noi suore, in particolare con sr Marcella Benigno che si trovava in quel periodo in famiglia. Con lei si interessato e compiaciuto della sua missione in Cile.


Una coscienza desta da 65 anni di missione

da Fabbrica

iniziando con la “processione del mattone”. La richiesta, insolita ma che si è poi rivelata efficace, fu di portare ciascuno un mattone dalla vicina fornace di Montelopio. E grazie a questo gesto, sotto la direzione del celebre Isolano Isolani, molti giovani disoccupati poterono trovare un impiego ed imparare il mestiere costruendo la scuola materna. Anche dopo l’arrivo delle suore, nel 1947, questa vocazione dell’avviamento al lavoro è rimasta, se ancora negli anni sessanta molte ragazze andavano dalle suore ad imparare l’arte del 21 Camminando con fede 3/2012

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on è possibile parlare delle attività che ruotano attorno all’asilo “Sacro Cuore” di Fabbrica senza inserirlo nel contesto nel quale vive. E questo richiede anche qualche breve cenno di storia, per cercare di comprendere come un edificio di mattoni possa diventare una “istituzione” nel senso proprio del termine e come la presenza delle suore abbia aiutato in questo. E proprio dai mattoni si deve iniziare se nel secondo dopoguerra, grazie all’opera del pievano Marmugi, venne portata a termine la costruzione dell’asilo


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ricamo. Una cosa è sicura: fin dall’inizio in molti si sono rivolti alle suore per imparare a fare qualcosa, per trascorrere un po’ di tempo, per dare una mano, per ricevere una parola di conforto o anche solo un piatto di pasta quando non ne avevano. E questa è stata una generosità che i Fabbrichesi non solo non hanno dimenticato ma hanno saputo ricambiare. Infatti molte delle suore che si sono succedute in questi 65 anni hanno avuto modo di ricordare Fabbrica per la generosità e l’affetto dei suoi abitanti. Si potrebbe dire che la “processione del mattone” si è trasformata ed è diventata processione di tutto quello che alla scuola materna poteva servire. E davvero alle nostre suore non è mai mancato niente! Dopo questa introduzione storica possiamo rispondere alla domanda: che cosa ci fanno tre suore all’asilo a Fabbrica? Semplicemente tengono de-

sta la coscienza verso dei valori diversi rispetto a quelli che il mondo ci propone. Ci dicono che si può vivere con finalità diverse rispetto a quelle della carriera, del denaro, del potere; che la carità arricchisce e ripaga molto più di tutte queste cose; che Gesù può coronare la vita di una persona in modo da portarla al dono totale di sé, che va dal martirio fino al sorriso regalato a tutti. E quindi le suore a Fabbrica contribuiscono a rendere presente Gesù in mezzo a noi. Adesso raccontiamo con quali mezzi lo stanno facendo ormai da 65 anni. Il primo dei mezzi da elencare è sicuramente l’attività di Scuola dell’Infanzia. In questa attività le suore si prodigano per buona parte della loro giornata e anche in maniera proficua dato che i bambini iscritti sono sempre in aumento. Qui davvero possiamo ammirare il carisma della Congregazione e il servizio che svolge in mezzo a noi: la formazione integrale, umana e cristiana dei bambini ed il coinvolgimento delle famiglie (comprese quelle più “lontane” dalla pratica della fede). Il secondo mezzo con il quale le suore rendono presente Gesù nella comunità credia-


l’asilo o avvicinare le suore, pur non avendo bambini piccoli. Vogliamo concludere, alle porte dell’anno della Fede, con una citazione del Concilio Vaticano II. Proprio l’inizio della Gaudium et Spes ci dice che se non c’è niente di veramente umano che non trova eco nel cuore dei cristiani è anche vero che non c’è niente di genuinamente cristiano che non trova eco nel cuore degli uomini, anche dei non credenti. Ecco che la vera vita cristiana è la migliore degli strumenti che possano esserci per l’evangelizzazione. Quindi le suore, a Fabbrica o dovunque esse siano, sono anzitutto “serve dell’Evangelo”, serve della Buona Notizia che grazie alla loro vita contribuiscono a diffondere in mezzo agli uomini. E sono il modo, concreto e storico, attraverso il quale sperimentiamo uno dei più bei nomi che la Scrittura attribuisce a Dio: l’Emmanuele, il Dio-con-noi.

Suore, genitori e membri della Comunità Parrocchiale

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mo sia a buon diritto la collaborazione con la parrocchia. Non c’è da nascondersi che, per varie situazioni che si sono create, senza le suore la nostra parrocchia avrebbe avuto notevoli difficoltà ad andare avanti. La loro presenza si esprime soprattutto nei momenti liturgici e nella cura della chiesa insieme a vari laici, nell’attività di catechesi a fianco degli educatori dell’Azione Cattolica, nell’attenzione agli ammalati portando loro l’Eucaristia, nella visita ai defunti con la recita del rosario. Il terzo mezzo che le suore usano per rendere presente Gesù è in qualche modo il più importante, soprattutto perché è il più evangelico: l’accoglienza. A Fabbrica c’è sempre stata molta attenzione alla parte di Marta, oltre che a quella di Maria! Infatti attorno all’asilo di Fabbrica si sono sempre svolte molte attività, alcune che partono dalle stesse suore altre che le coinvolgono a vario titolo. Crediamo che non ci sia in tutto il paese, una persona che non abbia avuto occasione di frequentare


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“Betania” festa di L

a festa di Inaugurazione inizia nella calda luce di un bel giorno d’autunno: 6 ottobre 2012. Vi partecipano collaboratori ed amici, genitori e parenti di figli disabili, insegnanti, autorità locali accolti dai responsabili religiosi e laici dell’Istituto Medaglia Miracolosa. È compito del dott. T. Rastelli, direttore del CENTRO RIABILITATIVO, richiamare il senso di questa cerimonia. Lo fa attraverso la scaletta dei relatori chiamati ad illustrare quanto di “nuovo e di rinnovato” viene realizzato a Viciomaggio per migliorare il processo di “ABILITAZIONE E RIABILITAZIONE” dei disabili con problematiche e patologie neuro-psichiatriche, affidati alle cure sanitarie ed assistenziali. Cure che comprendono, in alcuni casi e con esito ottimale, l’integrazione nella Scuola Paritaria. È quindi un contesto di Comunità educante e formativa dove ogni momento della vita individuale e Camminando con fede 3/2012

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dell’intera struttura assume un grande valore terapeutico. Oggi siamo riuniti nella palestra. Le slide scorrono sulla parete con immagini del nuovo reparto “BETANIA’’, costruito al centro dell’Istituto che, nel corso degli anni, è stato dotato di moderne caratteristiche strutturali e tecnicamente avanzate: dalla piscina ai servizi diurni ambulatoriali, sale da pranzo e per la cura della persona, fisioterapia, logopedia, giardini… La strategia di ogni intervento è di tipo globale: curare nel senso di prendersi in carico totale il paziente e la sua famiglia, in collaborazione con i servizi del territorio pubblico e con le ASL 8 nel rispetto delle Linee Guida adottate dal Ministero della Sanità (1998) e ampiamente confermate nella recente revisione del 2011 in materia di riabilitazione. Su questa opera delle suore di s. Marta, nata nel 1917 per volontà di don N. Barbagli, Padre delle Missioni, e sulla storia contrassegnata da non poche difficoltà, la superiora generale Madre Carla ha parole di stima e d’incoraggiamento. La Madre assicura ai presenti quanto oggi il Centro di Viciomaggio stia a cuore alla Congregazione, che, infatti, s’impegna a sostenere le 14 suore nel compito quotidiano dell’ accoglienza e della integrazione tra l’aspetto pedagogico e quello riabilitativo. Dal 1917 l’attività pastorale ed assistenziale delle Religiose è “una storia di bene che cresce ed è all’altezza dei tempi” esordisce S.E. Riccardo Fontana. Tenendo la mano sulla testa di un bambino affetto da grave


inaugurazione

di suor Maria Rossini

•  È grande Il vantaggio di avere una struttura sanitaria in un piccolo paese divenuto punto di riferimento per il comprensorio aretino. Di questo il Sindaco, dott.ssa G. Minchetti, si sente onorata e commossa verso chi l’ha fatta nascere e crescere nel tempo, convinta che è priorità assoluta ogni esigenza dei cittadini svantaggiati prima di chiunque. •  Sull’adempimento delle norme previste dalle leggi vigenti per il socio-sanitario “B. Tommaso Reggio”, e “Betania”, l’architetto L. Borgogni dà garanzia che si è molto impegnato per rendere belli, piacevoli e funzionali i due reparti. •  La scelta del nome “Betania” – come spiega la superiora suor Maria – richiama la casa degli amici di Gesù dove a Marta dà un

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ritardo psicofisico, il Vescovo di Arezzo è convinto che “i diversamente abili sono qui tra noi a ricordarci che tutti hanno diritto alla vita. Perché?… Questi nostri figli sono ‘abili’, hanno cioè una precisa abilità nell’attivare le cure di chi si occupa di loro. Specialmente le cure del Personale delle Suore che Egli definisce “fortissime’’, Suore che hanno il gusto della concretezza (fatti e non chiacchiere) perché è così che si abbattono i muri dell’egoismo, le barriere si trasformano in ponti e si creano reti di solidarietà dando fiducia a chi deve gestire una situazione di problemi senza fine”. Prima del taglio del nastro, tra gli autorevoli relatori invitati a parlare, c’è chi ha voluto mettere in evidenza alcuni aspetti peculiari delle cure riabilitative. In sintesi: •  Il contesto di un lavoro interdisciplinare a favore di interventi individuali è sottolineato dal Dr. S. Torselli, coordinatore dei Centri Riabilitativi della Toscana, la Regione che ha dato ilriconoscimento dell’accreditamento istituzionale con le ASL di Arezzo.

Viciomaggio


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buon consiglio, a Maria confida i pensieri del suo cuore e al fratello Lazzaro, le sue lacrime. Il comportamento di Gesù sintetizza il carisma delle suore di S. Marta. •  La necessità di nuove tecnologie e di aggiornamento è molto sentita dalla neuropsichiatra infantile dott.ssa R. Turchi. Soprattutto il suo richiamo è rivolto agli operatori che si alternano sulle diverse “aree della persona” professionalità che si fa lavorando insieme e dialogando con i genitori che meglio di chiunque conoscono i loro figli. •  Rinascere è lo scopo degli interventi a tutto spessore, modellati in tempo reale sulle concrete necessità dei portatori di disabilità

e in un ambiente che collega il trattamento ambulatoriale e semiresidenziale al sostegno dei genitori. Disegno unitario, che la dott.ssa M.A. Giusti, psicoterapeuta in servizio da parecchi anni presso il centro, ritiene una sfida della Riabilitazione alla vita. Le Suore sanno bene che la cura passa attraverso il cuore dei loro assistiti e tengono fede ai quattro punti cardini della carità indicati dal loro Fondatore: Amore, Giustizia, Speranza e Sorriso, lo sanno le loro mamme di cui le suore sono amiche sono le loro sorelle maggiori, qui a Viciomaggio, Betania, piccola chiesa e grande famiglia. Questo è il Logo del Centro Riabilitativo. Un arcobaleno illumina e avvolge due figure: il Bambino e l’Adulto uniti a formare un cuore. A ben guardare, sembra anche una lettera dell’alfabeto: la lettera M ad indicare “Medaglia Miracolosa’’


“La mia pace sia con voi” le Suore delle due comunità Libanesi

utto il Libano, quello tanto decantato nella Bibbia per i suoi cedri, le sue acque, i suoi vini prelibati, ma anche quello dalle mille sfaccettature religiose, ha accolto con gioia Papa Benedetto! La preparazione a questa visita tanto attesa e tanto importante è stata intensa e molto partecipata, come del resto tutte le attese in questa bellissima terra e ha visto anche noi Suore di Santa Marta in prima linea. Strade e autostrade si sono via via “popolate” di gigantografie del Papa e le varie comunità hanno intensificato la loro preghiera per il

buon esito della visita e per implorare benedizioni e grazie su tutto il Libano. Nelle numerose visite ufficiali, negli incontri e nelle celebrazioni il “life motiv” che ha attraversato tutti i discorsi che il Santo Padre ha pronunciato è stato: “il solo scopo della mia venuta tra voi è portare la pace e dirvi che siete sempre nel mio cuore”. La gente di ogni credo, estrazione sociale, fazione politica è accorsa numerosa agli incontri con il Papa che ha conquistato la simpatia e l’affetto di tutti. La cattedrale di Saint Paul ad Harissa durante

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In missione la firma della Esortazione Apostolica “Ecclesia in Medio Oriente” ha visto rappresentati i diversi Riti nonchè le numerose confessioni religiose presenti in Libano. L’incontro con i giovani presso la sede del Patriarcato Maronita è stato frequentato da centinaia di giovani, molti dei quali musulmani che hanno accolto il Papa con entusiasmo esibendosi con canti di numerose corali e con varie danze. Ma il culmine della partecipazione alla visita del Papa è stata la Celebrazione Eucaristica della domenica. Fin dalla prima mattina infatti interminabili file di persone,giunte al Centro Villa con pullman messi a disposizione dal Comune, affluivano verso l’area appositamente attrezzata vicino al porto di Beirut. Era bellissimo osservare la gente – famiglie con bimbi piccoli, gruppi di giovani, persone di una certa età, sacerdoti, religiose e religiosi, tutti muniti di sciarpa e cappellino recanti il logo della visita del Papa – affluire gioiosa nella spianata immensa per vedere il Santo Padre e celebrare con lui l’Eucarestia sul palco appositamente allestito Camminando con fede 3/2012

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con la forma di un cedro e decorato come solo i libanesi sanno fare. Il Papa, apparso contento e disteso, ha fatto più volte il giro della spianata, dove il sole sembrava splendere più del solito, accompagnato dagli affettuosi slogans della gente. A sera, con il cuore pieno di gioia, mentre assistevo alla cerimonia di saluto trasmessa in TV, ho pregato perchè i libanesi ricordando questo incontro siano certi di essere sempre nel cuore della Chiesa insieme a tutto il variegato mondo medio orientale. Grazie, Papa Benedetto, per aver affrontato con serenità e coraggio i rischi di questo viaggio in una terra “complicata” e in un momento particolarmente difficile e delicato!


Ed ecco i primi di dicembre

di Patrizia Malvasi

opo aver stabilito l’incontro dei bambini del ’62, le nostre Suore ci aspettano il 7 dicembre alla Scuola S. Marta per condividere pensieri e preghiere. Non siamo molti, ma sicuramente i presenti sono coinvolti emotivamente e rappresentano anche i molti assenti lontani per diverse motivazioni. L’accoglienza nella scuola a luci basse e quasi silenziosa è rotta da esclamazioni di stupore per l’incontro tra noi con le Suore e per il bel Presepe realizzato dai genitori di oggi, o forse dai nonni che sono i bambini del ’62. Un presepe bellissimo, essenziale, a misura d’uomo, con statue di terracotta grandi quasi come i bambini ed una porta che dà l’accesso alla grotta, ora aperta con una chiave attraverso la quale si legge di settimana in settimana un messaggio diverso. Nel refettorio un’apparecchiatura gentile, suggestiva e pensata con colori e cose volte ad evocare il Natale, ma niente sfarzo! I tavoli sono divisi quattro a quattro, ma nessuno di noi vuole stare lontano dall’altro e perciò li abbiamo un po’ avvicinati. In due ore non ci siamo potuti raccontare tutto e ci siamo limitati all’essenziale: abbiamo mangiato la pizza e bevuto bibite e assaggiato dolci. I nostri sguardi non si sono mai staccati gli uni dagli occhi degli altri.

Le Suore, toccate negli ultimi tempi da diverse sofferenze, si sono mostrate comunque sorridenti e felici, contente di accoglierci a scuola, perchè con noi hanno fatto un tuffo in un passato che non vogliono dimenticare perchè riconduce a dei ricordi più significativi rispetto ai tempi più consumistici di oggi. D’altronde non possiamo pretendere che i bimbi e i genitori che vivono nella società di oggi siano diversi da così: sarebbero anacronistici! Le Suore oggi si sono molto modernizzate, ma testimoniano ancora la loro vocazione, sempre laboriose ed ospitali come S. Marta. Abbiamo ricordato anche le nostre “vecchie” suore ed oggi comprendo il valore che per noi avevano se riusciamo ancora a ricordarle così con tanto affetto. Le ringraziamo per la loro ospitalità e con il desiderio di esserci altre volte, le auguriamo tutti insieme BUON NATALE.

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Viareggio


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La dolce frag di Betania “D

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io, bellezza infinita, lascia trasparire il raggio della sua bellezza infondendolo nelle sue creature”. E così oggi il carisma di Betania, donatoci dal Beato Tommaso Reggio, continua ad offrire il soave profumo della fede, il servizio, l’accoglienza, l’amore nella Chiesa e in tutti coloro che costantemente vi abitano e si sentono avvolti in questa fragranza della grazia che trasmette la nostra spiritualità di religiose di Santa Marta in ogni apostolato, in sintesi, IL SOAVE PROFUMO DI CRISTO. Tale è il caso degli alunni che partecipano alla pastorale della gioventù: “JUCEC” del nostro Collegio del Sacro Cuore di Gesù. Negli incontri settimanali, zonali e nazionali dei vari Collegi di Santa Marta, i giovani vanno scoprendo la presenza di Gesù nella loro vita e fanno esperienza del suo amore misericordioso che li chiama, li accoglie e li accompagna nel cammino della vita, imprimendo nello stesso tempo un sigillo spirituale che illumina le loro azioni e si annida nei loro cuori, come un profumo che li identifica e li caratterizza in mezzo ad una società molte volte lontana da Dio. Vi sono cose che non si imparano nelle aule, si imparano nel recinto del Collegio! Valori che si inculcano fin dal primo momento e che si imprimono nell’anima come un profumo indelebile e che emanano il loro aroma ovunque.

i giovani della JUCEC

Quita de Tilcoco

L’aroma del passo del Signore Sono alunno di Santa Marta dall’anno 2000, da quando feci il mio ingresso alla scuola materna, però a quel tempo non comprendevo ciò che significava appartenere a questa famiglia fino all’anno in cui entrai a far parte della pastorale “JUCEC” (Giovani credenti in Cristo). Da allora come giovane credente in Cristo cominciai a comprendere che i valori trasmessi dalle religiose oltrepassano le cognizioni che si imparano nella aule e che essi sono i lineamenti del cammino che conviene seguire se vogliamo essere uomini e donne costruttori di bene, guidati sempre dalla mano misericordiosa di Dio. È stata un’esperienza edificante conoscere la figura del Beato Tommaso Reggio e la sua eredità spirituale! Senza dubbio la sua lucidità sociale, il suo impegno e la sua dedizione ad ogni persona, sono il centro ispiratore delle missioni realizzate durante l’estate e delle diverse attività della Pastorale giovanile. Lo spirito di fede, il servizio e soprattutto il carisma accogliente di Santa Marta si imparano osservando e imitando l’esempio delle nostre religiose che ogni giorno condividono con noi momenti educativi.


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granza

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In missione Sono 12 anni che mi trovo in questo Collegio e sono sicuro che, succeda pure ciò che il Signore ha disposto sul mio conto, uscendo dalla quarta secondaria quest’anno non mi mancherà la ricchezza di valori per affrontare le nuove sfide del mondo attuale. Sono cosciente che, come ex alunno, in futuro avrò la missione di diffondere l’aroma del carisma acquisito nel collegio Santa Marta e negli incontri della Jucec. Rodrigo Yánez

La fragranza della fede

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La vita di ciascuno emana quel profumo chiamato “CRISTO” grazie alla virtú della fede che ci permette di riconoscerlo in ogni luogo e in tutte le circonstanze della nostra esistenza. Tale fragranza si alimenta per mezzo della preghiera quotidiana in classe o in forma personale, con la liturgia che viviamo durante l’anno, con la meditazione della Parola di Dio in incontri di vario tipo. Molte volte la nostra fede dipende dagli avvenimenti: se sucede qualcosa che non va bene ci allontaniamo da Lui e se accade il contrario, Lo preghiamo e Lo adoriamo. Si diventa consapevoli di questo profumo, che emana dal carisma differenti fragranze, quando lo apprezziamo, e precisamente quando sorge la sfida di “restare con Lui” e comprendere che Cristo è presente sempre e ci accompagna nei momenti di trionfo e di allegria come ci fortifica nelle sofferenze e nei disagi. Questa nuova dimensione della fede poco a poco plasma parte della tua vita, concede un senso nuovo agli avventimenti e trasforma il tuo modo di essere. È gratificante sentire come magicamente quel profumo della fede ti ricrea, ti mantiene agile e ti rallegra, ti colma la vita e ti dà ragione di una grande veritá “che Dio è sempre con te” sebbene tu non te ne renda conto, ma lo percepisci soprattutto nei momenti difficili. Rodrigo Contreras

La fragranza del servizio Nell’osservare tutto ciò che Dio fa per noi, sorge la fragranza dolce e gradita del servizio. Non c’é sorriso più grato di quello che riceviamo come ricompensa nell’aiutare il prossimo! Il nostro cuore palpita fortemente e si colma di allegria nel considerare che abbiamo collaborato al far del bene ai nostri fratelli. Insegnare matematica oppure aiutare a leggere ai bambini del primo ciclo basico, essere disposti di fronte a qualunque necessità come visitare un ammalato, etc… sono piccole dimostrazioni di una fragranza che comincia quasi ad essere un’attitudine innata e generosa. Questa situazione è più frequente quando andiamo in missione e si condividono le esperienze spirituali vissute. Quando, poi, proclamiamo la Parola di Dio facciamo che i piccoli gesti d’amore siano di grande aiuto per gli altri. È importante possedere lo spirito di servizio ed essere disposte, per mezzo delle nostre povere e semplici mani, a portare il Signore che ci muove e che giunge in tutti i cuori aperti a riceverlo. Magaly Valdés, Dania Carrasco, Andrea Moreno

La fragranza dell’amore Abbiamo sentito “la fragranza dell’amore di Dio” nella pastorale studentesca e nelle distinte attività che in essa si realizzano. Senza questa esperienza con l’amico Gesù non avremmo avuto l’opportunità di esprimere la nostra gioia e di sentirci felici come ci sentiamo in questo momento. Questo clima di ottimismo si va fortificando in noi mediante la felicità di poter aiutare gli altri. In questo modo, la fragranza si dilata sottilmente in una forma quasi impercettibile e trasmette il significato del vero amore per mezzo della fede. Per noi è stata un’esperienza gratificante e di arricchimento che ci ha donato la fragranza della tranquillità, della gioia, della pace e della fiducia in noi stesse, dandoci la forza di affrontare


La fragranza dell’accoglienza Parlare della mia vita cristiana prima di appartenere alla JUCEC (Giovani credenti in Cristo) non avrebbe tanta logica come ce l’ha adesso. Comprendo perfettamente che questo movimento apostolico mi ha aiutato nella crescita della formazione cristiana e durante questo tempo ho potuto comprendere ciò che significa “seguire Gesù Cristo” e scoprire la sua presenza nelle altre persone. La mia esperienza religiosa, precisamente non ha avuto inizio quando giunsi al Collegio nel 2009 come alunno della prima media, bensì l’anno seguente, quando entrai a far parte del gruppo giovanile della JUCEC. A dire il vero non avevo la minima idea di ciò che si trattava e di quello che facevano i miei compagni, però volli parteciparvi perché sentivo che mi avrebbe fatto bene e così fu. È davvero gradevole sentirsi accolto così come uno è… per cominciare a vivere momenti intimi di fraternità significativa per mezzo

dello scambio di esperienze umane e religiose, aneddoti, camminate, giochi, dinamiche, liturgie, preghiere, ecc. Tutte queste attività ci avvicinano al Signore e conformano la nostra appartenenza al gruppo della pastorale; passo dopo passo, a volte senza esserne del tutto coscienti, ci trasformano spiritualmente e la nostra relazione con Dio cambia notevolmente. Il regalo di appartenere alla famiglia di Santa Marta non si limita soltanto agli studenti, bensì esiste una disponibilità di accoglienza nella comunità laicale, estranea allo stabilimento educativo, dove si vanno spargendo quei valori che poco a poco, noi abbiamo acquistato quasi come sigillo di identità personale. Mario Pérez L’esperienza di questi giovani è simile a quella di un alchimista che va al campo a raccogliere erbe aromatiche e nel suo laboratorio le deposita in un mortaio per poi macinarle. Da quel momento emanano un aroma che si trasforma in una medicina per l’umanità. Questi giovani a somiglianza dell’alchimista realizzano l’esperienza con Gesù. Il mortaio è la loro vita, Gesù è l’erba buona e l’aroma è la buona notizia del Vangelo. Così, uniti a Cristo Maestro, ottengono una medicina che sana loro stessi e tutta l’umanità. Come l’erba sparge la sua fragranza, così la nostra missione nella Chiesa è quella di spargere la fragranza del nostro Carisma affinché Cristo sia conosciuto ed amato in ogni luogo. In mezzo ad un mondo corrotto dal fetore del peccato, Dio ci concede di continuare a diffondere il profumo della conoscenza di Colui che porta il nome di “UNGUENTO SPARSO”.

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tutte le difficoltà della nostra vita, permettendoci di ricominciare quando nella nostra incostante donazione non optiamo per portare amore se ci lasciamo vincere da altri interessi. Per essere sincere dobbiamo mettere in luce che tutto si è rivelato dopo l’ingresso alla pastorale JUCEC la quale ogni giorno ci aiuta ad approfondire l’impenetrabile fonte d’amore che è Dio e nello stesso tempo ci fa sentire la sua incondizionata compagnia. Anche per questo siamo riconoscenti per la grazia che ci concede di poter crescere come persone all’ombra del carisma di Santa Marta. Amarilyn Lastra, María José Muñoz e Geraldine Fuenzalida


In missione

75 anni di pres viva e preziosa L

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a Misericordia di Sesto ricorda con affetto e riconoscenza i 75 anni del prezioso servizio svolto dalle Suore di S. Marta nella nostra città e dà appuntamento per una cerimonia di commemorazione – un ricordo in famiglia – a domenica 11 novembre festa di S. Martino in Pieve alla Messa Vespertina delle ore 18 celebrata da Mons. Stefano Manetti. Le Suore di S. Marta avviarono il loro servizio a Sesto nell’aprile del 1937: la Martinella, il bollettino mensile della Parrocchia, dette la notizia nel numero di maggio di quell’anno. Il Pievano Bagnoli, come correttore della Confraternita, si era dato da fare per farle scendere da Querceto, dove avevano aperto la loro casa nel 1928 e farle venire anche a Sesto dove la Misericordia avvertiva l’urgenza di un servizio domiciliare di assistenza soprattutto per la popolazione più disagiata. “La carità in qualche modo anticipa la giustizia: è la giustizia del domani”, diceva Mons. Facibeni.

Le Suore non misero condizioni nè per l’abitazione nè per il compenso economico nè per il tipo di servizio. “Si era bussato in nome della carità e si obbediva alla carità” così Mons. Bagnoli. La loro prima casa fu in via Galilei, 80, un’abitazione in affitto dove le Suore rimasero fino ai primi anni 70. Successivamente si spostarono in piazza della Chiesa, in un appartamento al primo piano nella Villa Zipoli-Caiani. Dal 2007 sono in piazza San Francesco nella nuova sede della Misericordia. La cappella della Misericordia è diventata la loro Cappella. Il loro Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, prima Vescovo di Ventimiglia poi Arcivescovo di Genova, aveva detto, quando nel 1878 riunì le prime postulanti: “Dovete essere delle buone Marte, come quella Marta che ospitò e servì Gesù nella sua casa di Betania”. In genere, quando si legge il Vangelo di Luca, che racconta di Marta e Maria con il fratello Lazzaro che ospitano Gesù nella loro casa a Betania, si resta perplessi da quel “Marta, Marta” detto dal Signore per i molti servizi di cui Marta si è presa a carico. “Maria si è scelta la parte migliore…” sembra che Gesù scuota la testa, quasi a dire: “Troppo!”, ma vorrebbe solo bonariamen-


enza a Sesto da Sesto Fiorentino

ai malati anche come ministri straordinarie dell’Eucarestia, fino all’apertura della nuova sede e alle molte specializzazioni che essa propone e dove è necessaria la competenza di suor Saveria, di suor Desly, di suor Olimpia, di suor Eligia e di suor Annamma. Si avvicendano le Suore, anche in obbedienza a una spiritualità che le vuole nomadi, un nomadismo di tipo religioso che non concede di avere qui città permanenti. Ma quando partono ci dispiace. Però non le abbiamo dimenticate nè vogliamo dimenticarle: dalle prime suore come suor Florinda Casali, suor Giacomina, suor Paola, alle ultime come suor Giuseppina, suor Maria Rosa, suor Luciana per non dire di suor Marina, suor Alessandra, suor Oliva, suor Amalia deceduta in questi ultimi giorni nella Casa di Riposo di Querceto. L’intenzione della Confraternita è quella di ringraziarle la sera di San Martino, ma anche di preparare qualcosa di più significativo che testimoni la nostra riconoscenza, soprattutto pubblicare sul bollettino della Misericordia l’elenco completo di tutte le suore che hanno fatto servizio a Sesto in questi anni. E Dio ne renda merito e benedica!

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te raccomandare a Marta di custodire uno spazio per sè, per la sua vita interiore. E le nostre Suore sono brave a custodirlo a noi. La loro Cappella nella Misericordia, tra l’altro arredata da loro, con l’altare, le panche, i segni trasferiti qui dalla loro casa di Settignano, è anche la Cappella dei fratelli. È la loro Betania e dovrebbe essere anche la nostra. Le Suore in questi settantacinque anni, sono state una presenza viva, di servizio, sempre svolto in mezzo alla gente. Hanno vissuto tutte le varie stagioni della Confraternita a Sesto Fiorentino: dall’iniziale assistenza domiciliare con attenzione ai più disagiati, alle prime iniezioni di penicillina, l’ospedaletto nei giorni di emergenza, la dialisi, il servizio

(1937-2012)


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A Genova

di suor Anita Genova

grandi celebrazioni e ricordi I

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n questo autunno così variabile e capriccioso, a Genova abbiamo vissuto momenti di Chiesa molto ricchi e partecipati. L’anno della Fede è iniziato il 22 settembre con l’arrivo della Madonna della Guardia nell’affollatissima Piazza De Ferrari e poi in Duomo, da lì è iniziato il Pellegrinaggio mariano nei 27 vicariati e si è concluso il 9 Dicembre con il ritorno della Madonna sul Monte Figogna, da dove continua a proteggere questa città. L’altro momento importante è stata la visita pastorale del Cardinale Angelo Bagnasco dal 17 al 25 Novembre al Vicariato di Castelletto di cui siamo parte. Dono di grazia avere il Cardinale in mezzo alla sua gente, alla quale ha offerto una straordinaria ricchezza di testimonianza e di contenuti sui quali ritornare a riflettere. Quante persone: sacerdoti, religiosi, suore, ragazzi, bambini conservano ancora la gioia di essere stati toccati dalle parole, dalle indicazioni di vita, dalle espressioni affettuose del Cardinale che ha dedicato tutto il suo tempo per i vari incontri che si sono conclusi con la Celebrazione Eucaristica nella Basilica dell’Immacolata. Ha lasciato a tutti un messaggio fondamentale: Vivere la Fede, cioè decidere di stare con il Signore per vivere con Lui e prendersi cura dei bambini e dei ragazzi ai quali ha raccomandato di seguire Gesù, scoprendo e coltivando un rapporto diretto con Lui, attraverso la preghiera e l’Eucarestia.

Martedì 20 Novembre l’Arcivescovo ha fatto visita alla nostra scuola. Bambini, ragazzi, suore, insegnanti, collaboratori l’hanno accolto con gioia. L’arrivo è stato festoso, accompagnato dal canto e da uno sventolio di fazzoletti bianchi. Si è intrattenuto con i bambini in un simpatico dialogo. A gara facevano domande alle quali il Vescovo rispondeva con tanta disponibilità e semplicità. I bambini erano curiosi e desiderosi di conoscere qualcosa di Lui: – Come hai fatto a diventare Vescovo? – Da piccolo frequentavo la Chiesa e l’oratorio ed ammiravo i due sacerdoti della Parrocchia che stavano sempre con noi anche nel gioco e io desideravo essere come loro. In 5a Elementare ho sentito una voce, un desiderio che ho tenuto tutto per me, non sono entrato subito in seminario, pur potendolo fare, ma ho frequentato le Medie fuori, al termine della 3a Media ho rivelato ai miei genitori il mio sogno: essere sacerdote… e sono entrato in seminario”. Ai bambini e ragazzi ha ricordato l’importanza di andare a scuola e di avere un’istruzione perché non tutti i bambini del mondo hanno questa fortuna. “Studiate ed impegnatevi oggi nel vostro piccolo per essere domani adulti seri e responsabili e fatevi guidare da Gesù, amico e maestro che non ci lascia mai da soli. Tutti ci siamo preparati a vivere il grande dono della visita pastorale nella nostra scuola e a


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sentire vicina la figura del Vescovo come pastore e guida della Chiesa. Abbiamo pregato in Comunità e nella scuola perché la visita del Vescovo fosse davvero un momento di Chiesa perché crediamo che le sue parole sono le stesse di Cristo e del Santo Padre e come Pastore ci ama, come il Padre ama i suoi figli. Ci siamo presentate come Comunità educante che vive il suo carisma di fede, accoglienza e servizio dato a noi da Mons. Reggio. Dopo l’incontro con tutti noi, si è recato a pregare ai piedi del Padre Fondatore, ammirando il magnifico sarcofago e baciando la reliquia, dopo di che ha lasciato un suo pensiero sul quaderno dei ricordi: «Al Beato Tommaso Reggio mio venerato Predecessore la mia riconoscente preghiera l’affidamento del “nostro” clero e della diocesi». Di tutti questi eventi, il più caro per noi suore di Santa Marta è stata la celebrazione in Duomo, il 10 Novembre, in onore del Beato Tommaso Reggio, nostro Fondatore e Arcivescovo di Genova, per l’inaugurazione del ritratto esposto in Cattedrale alla venerazione dei fedeli e la celebrazione eucaristica presieduta dal Card. Bagnasco e concelebrata dai Canonici del Duomo. Nella sua ampia meditazione Mons. Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e canonico onorario della Cattedrale di Genova, definisce Mons. Reggio “uomo di fede, che ha tenuto viva la presenza di Dio nel mondo in virtù della sua fede. Dove c’è fede viva c’è Dio. In tempi difficili per la città, l’Arcivescovo di Genova, vuole ricondurre il popolo alla Fede e con parole incisive alza il grido di salvezza per l’uomo, per la società: “Torniamo a Dio. Torniamo a Dio nella scienza, nell’arte, nella coscienza pubblica e privata. Senza Dio non prospera e non vive popolo, nazione o società”. Parole attualissime, perché questa è la grande preoccupazione del Papa e dei Vescovi di oggi in un momento che sembra aver smarrito Dio e il senso di orientamento. Alla celebrazione erano presenti la Madre Generale, Madre Carla Roggero, la Consigliera


e proprio per questo fonda la Congregazione delle suore di Santa Marta per rendere il Seminario casa accogliente, una famiglia che potesse continuare l’esperienza di Gesù a Betania. Incisive sono state le parole del Cardinale e viene spontaneo mettere accanto i due prelati Mons. Tommaso Reggio e Mons. Bagnasco e trovare tanta convergenza di cuore e di mente: un amore grande per la propria città, per la Chiesa di Genova, dove “i suoi arcivescovi” scrive il Cardinale – hanno sempre offerto a tutti disponibilità sincera e cordiale, rispettosa e costruttiva, al dialogo, al confronto nello spirito della distinzione e della leale collaborazione, avendo come scopo non altro che il bene della persona e della società tutta”. “Ricordo con grande riconoscenza la successione dei vescovi di Genova, tra i quali mi piace ricordare e invocare il Beato Reggio”, soggiunge Mons. Bagnasco. In entrambi non c’è ambito della Chiesa e della società in cui non mostrare il proprio interesse, a cui dire una parola illuminata e chiarificatrice. Tutto è importante, tutto viene raggiunto: la scuola, il mondo del lavoro, le chiese locali, il mondo della politica, della cultura, le consacrate, la gente che è nel bisogno. Il Beato Tommaso Reggio, definito in Genova un personaggio che, al di là dell’aureola di santità che la Chiesa gli ha conferito nel 2000, rimane ben presente negli annali storici genovesi, come uno dei migliori figli che la “Superba” ha espresso in tutto l’800. “L’anno della Fede ci trovi attenti e impegnati a ripercorrere il cammino compiuto dal nostro Beato: il cammino di una fede viva e rinnovata, una fede che si riveste dei tratti della santità: spazio di Dio nel mondo, in un mondo che di Dio ha tanto e urgente bisogno”. Ed ora il grazie della nostra Congregazione a S.E. l’Arcivescovo di Genova, il Cardinal Angelo Bagnasco che ha desiderato e voluto presente Mons. Tommaso Reggio nella Cattedrale di Genova e ha reso grande e indimenticabile questo momento con la sua presenza, la sua parola, la sua sincera amicizia.

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Madre Antonia Dei, la segretaria generale Suor Vittoria Longhese, Suor Renata Vivenzi e Suor Andreina Macalli della Commissione del Beato Tommaso Reggio. Insieme ai parenti della Famiglia Reggio, alla quale ci sentiamo particolarmente legate, c’era una rappresentanza dei Cavalieri di Malta e del Santo Sepolcro e tante suore di S. Marta, venute dalle varie case, sfidando l’allerta 2 di Genova, e numerosi fedeli laici, che hanno voluto dimostrare la loro devozione e apprezzamento al Beato, loro concittadino. Ricordiamo anche la presenza delle suore di Via Condotti che il Fondatore aveva accolto a Genova nel 1901. Il Cardinale nella sua omelia ha presentato la figura del Beato in modo molto efficace: “Siamo qui a venerarlo con gioia, ha detto il Cardinale e a impetrare la sua benedizione sulla Diocesi che tanto ha amato e servito”. Ha esposto la sua immagine al culto, ma per pregarlo e imitarlo è necessario conoscere la vita e soprattutto l’anima. E così ha presentato il suo ministero di sacerdote, Abate, Vescovo e Arcivescovo, sottolineando la ricchezza delle sue doti di natura e di grazia. “Il Reggio seppe spendere se stesso con sapienza, dentro alle vicende del suo tempo. Fu uomo di cultura, educatore di sacerdoti e di anime, organizzatore dell’editoria, attento lettore dei movimenti sociali e politici, in un tempo per nulla facile. In ogni circostanza era maestro di verità”. Il Reggio affermava “che la verità talvolta è dura, non per questo tacerà il mio labbro. Essa illumina la mente e tocca i cuori nel punto più intimo: semplice e schietta la udrete sempre da me. Dimezzarla o velarla è tradimento delle anime”. E ancora: “Sono ecclesiastico, è necessario che io sia santo, dunque si mettano in pratica tutti i mezzi per diventarlo”. Queste sue parole rivelano una tempra di uomo chiaro, concreto, determinato. La cura dei sacerdoti, dei consacrati, dei laici erano le priorità più urgenti per il bene del suo popolo. Come pure l’attenzione al seminario nel quale voleva creare un clima di famiglia


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Ogni giorno è Natale... L

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a venuta di Madre Carla, la nostra Madre Generale, in Libano nei giorni che precedono immediatamente il Natale ci ha consentito di celebrarlo in anticipo! Infatti invitate ogni mattina a riflettere sul mistero dell’Incarnazione, sollecitate a restare “sveglie” attraverso la lettura di brani di commento al Vangelo, aggiornate sulla vita della nostra Congregazione nelle varie parti del mondo e arricchite dalla presentazione della figura di consorelle che ormai godono la gioia del Paradiso abbiamo davvero celebrato il Natale! La Madre ha suddiviso il suo soggiorno tra Jal el Dib presso la comunità dell’ospedale e Sehaile, ma non sono mancati momenti trascorsi in festa tutte insieme. Tutte le famiglie delle religiose libanesi hanno ricevuto la visita della Madre che si è intrattenuta con loro portando le notizie e i saluti delle suore che si trovano in Italia Ogni giorno, con nostra grande gioia avevamo a tavola una “sorpresa”: un libro, un dolcetto italiano, un oggetto del quale possiamo fare dono a nostra volta. Durante la Festa di Natale organizzata per i dipendenti dell’ospedale la Madre è stata festeggiata da tutta la famiglia Aboujaoude, proprietaria dell’ospedale, che ha espresso

le Suore della Missione Libanese

il suo apprezzamento e riconoscenza per l’opera che le Suore vi svolgono da quasi cinquanta anni. Non è mancato un incontro in cui la Madre ha presentato in sintesi il lavoro comunitario per i prossimi due anni, soffermandosi soprattutto sulla metodologia di lavoro. La visita delle Suore di Madre Teresa di Calcutta, le Missionarie della Carità, ha permesso alla Madre di venire a conoscenza della collaborazione offerta dalle nostre consorelle alla stessa Madre Teresa quando negli anni della guerra è venuta in Libano per iniziare l’opera missionaria del suo Istituto. I giorni sono “volati” ma è rimasto nel nostro cuore il proposito di vivere sempre più a pieno la vita comunitaria, continuando a scoprire le “sorprese” che il Signore ci riserva ogni giorno e che lo rendono presente in mezzo a noi.


Pagine aperte

Un canto di gratitudine

Santuario di Santa Marta 29 Luglio 2012

di suor Cornelia Macina

Viciomaggio

parrocchiali, la notizia di questo evento con particolari note riguardanti il Beato Tommaso Reggio Fondatore della Congregazione e mi ha chiesto “coram populo” di ricordare com’è nata la mia vocazione e come S. Marta ha trovato il modo di “arruolarmi” tra le suore dedicate al suo nome e alla sua evangelica figura. S. Marta c’entra molto nel mio inizio vocazionale. Ma ringrazio anzitutto il Signore per la mia Famiglia che ha posto le basi religiose nel mio cuore e nella mia vita; da allora a mio fratello e a mia sorella, soprattutto, sono grata non meno che alla comunità parrocchiale. In quanto ad essere oggi suora di S. Marta, lo devo alla Provvidenza di Dio che un giorno, viaggiando in battello, mi ha fatto incontrare Suor Francesca Colombo. Con Lei e le consorelle, suor Carmela Labriola e suor Alfonsina…, nella “Villa Prandoni” a Torno, ho sperimentato l’accoglienza delle Suore di S. Marta che ho seguito con gioia. Nella stessa atmosfera di familiare partecipazione, dopo la celebrazione liturgica, è seguita la condivisione del pranzo, preparato dai volontari presso il santuario. Nel pomeriggio al canto dei Vespri solenni, la statua della nostra Santa è stata portata in processione per la benedizione dei paesi, dei monti e del lago. Nel ricordo ancora vivo di questa bella festa, mi piace cantare la mia gratitudine.

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T

ra Carate e Urio, sul lago di Como, c’è un Santuario dedicato a S. Marta, amata con particolare venerazione dagli abitanti del lago e celebrata particolarmente il 29 luglio, giorno della sua festa. Quest’anno, mi sono trovata anch’io in festa con Lei per il mio 50° anniversario di Professione religiosa. Durante la S. Messa concelebrata con solennità, c’erano persone di Carate, Urio, Laglio e Brienno, le quattro parrocchie strette intorno all’amata S. Marta e a me, suora di S. Marta! Il Vicario foraneo rev. don Maurizio, aveva già inserito nel giornalino delle informazioni


Pagine aperte

Con S. Marta C’

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è un altro evento, quest’anno, di cui sono infinitamente grata al Signore; un dono non programmato da me, nato sorprendentemente dal suo amore, attraverso il gesto generoso della mia famiglia: un pellegrinaggio nella Sua Terra insieme ad un gruppo di persone della diocesi di Como. La “terra Santa” è carica di suggestioni perché trasmette la presenza del Signore e l’azione di Dio nel suo popolo, di ieri e di oggi. Gli spostamenti programmati giorno per giorno, scanditi dalla S. Messa concelebrata dai cinque Sacerdoti del gruppo, dalla preghiera insieme di lodi e vespri, dai canti, dalle meditazioni nei diversi luoghi, hanno dato a me e a ciascuno di noi molti stimoli evocativi vissuti attraverso l’ascolto e la riflessione della Parola, la liturgia e la preghiera. Camminando sui passi di Gesù, si ricordano gli eventi legati a questi luoghi, ma soprattutto si vive interiormente la loro dimensione salvifica e ci si sente rigenerati dalla Grazia. Quattro sono i luoghi che lasciano un segno particolare: la grotta dell’Annunciazione a Nazareth, perché da lì ha avuto inizio, con il sì di Maria la nostra redenzione; la chiesa di Cana, perché mi ha ricordato le parole-testamento della Madonna: “Fate quello che Egli vi dirà”; il cenacolo, dove Gesù ha istituito l’Eucarestia e il sacerdozio, ci ha dato il comandamento dell’Amore, ha pregato per l’unità dei suoi discepoli, e dove è nata la Chiesa; il Calvario, dove Gesù ha perdonato il buon ladrone, ci ha donato una Madre, si è sentito abbandonato dal Padre e affidandosi a Lui ha “emesso” lo Spirito. Interessante anche l’incontro con la comunità di Nazareth e con i seminaristi di Betlemme, che ci hanno fatto comprendere le difficoltà e le

speranze che vivono i cristiani di Terra Santa. Ho provato sofferenza di fronte alla divisione del Santo Sepolcro tra i vari gruppi cristiani, che si sono così spartiti uno spazio prezioso proprio come fecero i soldati coi vestiti di Gesù. La tunica, però, rimase intera, per cui ho la speranza che anche la Chiesa tornerà ad essere Una. Gesù l’ha chiesto e io ci credo. Oltre a questo, ciò che maggiormente mi è rimasto impresso sono le contraddizioni presenti in questa terra: dai quartieri benestanti ordinati… puliti… degli israeliani, alla povertà estrema dei quartieri armeni e palestinesi. Anche il muro che separa Betlemme da Gerusalemme impressiona: non si può rimanere indifferenti davanti a quel muro che esclude Betlemme, quel piccolo villaggio della Giudea ora Cisgiordania, che Dio ha scelto misteriosamente per realizzare il Suo disegno di salvezza. Chiunque osserva le colline che circondano Betlemme, avvolte dal silenzio nella loro semplicità, si scontra subito con la durezza delle condizioni di chi vive oggi in questa città costretto a costanti e ripetute privazioni, impedito a recarsi sul posto, visitare un familiare, ricevere le opportune cure mediche. E poi, l’impatto fortissimo con Gerusalemme! Basta allontanarsi solo di qualche chilometro da Betlemme per scorgerla, così bella e maestosa che quasi spaventa: la città Santa, ideale punto di convergenza di cristiani, musulmani ed ebrei. Eppure il luogo simbolo del popolo di Israele, il posto dove Gesù Cristo è morto e risorto, è da sempre teatro di aspre divisioni. Stupisce vedere che, proprio nella città in cui Gesù ha portato a pieno compimento con la sua stessa vita il suo progetto di amore universale, più che in ogni altro luogo al mondo, il


a Betania in Palestina

di suor Cornelia Macina

Viciomaggio

Dei luoghi che ho visitato, un interesse particolare ha suscitato in me Nazareth, la città di Maria. Qui, nella sua terra, Ella mi appare

ancora più vicina, amica, sorella, simbolo ed espressione di tutte le madri: ebree, cristiane, musulmane… Ogni donna, destinata a portare vita, ha il compito anche oggi di collaborare alla rappacificazione È lei che accomuna tutte le donne e da lei possiamo imparare ad essere mediatrici di pace. Penso allora che sia difficile parlare di “pace” per questi luoghi, ma piuttosto di “paci”, perché non esiste una soluzione univoca per lenire le ferite di una Terra che da secoli subisce divisioni e lacerazioni. Credo non ci sia una sola strada per la pace, ci sono invece tanti sentieri percorribili per incontrarsi, per riconoscersi e per riconciliarsi. Ho capito che la pace è difficile perché ogni persona ha una fede profondamente incarnata nel conteso culturale di vita. Questi due aspetti sembrano inseparabili soprattutto in questa Terra dove la

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suo messaggio sia stato travisato, frainteso. E il difficile percorso di riappacificazione e convivenza, appare evidente in tutta la sua forza drammatica. Il fascino dei luoghi santi si assapora facilmente nelle comunità cristiane, la minoranza povera e inerme. Nella loro accoglienza si risolvono tutte le contraddizioni e le divisioni che ho visto a Gerusalemme, nella loro speranza leggo i segni di quel Dio che in Terra Santa continua a nascere, morire e risorgere. Sento che proprio nelle piaghe della sua Terra, Gesù è presente e traccia per ciascuno il sentiero per essere davvero operatore di pace, quindi beato.


Pagine aperte propria identità è fortemente definita dall’appartenenza a un credo religioso ed è solo con un grande sforzo che si potrà entrare realmente in dialogo con le varie espressioni religiose senza tuttavia perdere di vista e rinunciare alla propria preziosa identità. Io confido che Maria, nella sua umiltà onnipotente, possa sostenere le donne di ogni tipo e condizione nel loro impegno per un processo di unità e riconciliazione. Considerazioni, pensieri e forti emozioni… Il meglio per me è arrivato quando finalmente siamo arrivati a Betania ora chiamata Azariye, la dolce BETANIA, non raggiungibile dal vicino Monte degli Ulivi a motivo del muro eretto da Israele. Qui è stato bellissimo vedere la Casa di Marta, Lazzaro e Maria sui cui ruderi è sorta la BASILICA a loro dedicata in ricordo dell’accoglienza riservata a Gesù. Nel “palazzo” circostante, tutto richiama alla mente la vita e il lavoro (lo testimonia la grande macina lì conservata) di tre persone affezionate a Gesù che vivono di fede e sono capaci di vera amicizia. Proprio là, con mia sorpresa, ho visto la statua

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di Paolo VI con una dedica a ricordo della sua presenza benedicente nel 1964. A Betania ho avuto l’occasione di parlare familiarmente delle suore di Santa Marta e i presenti al vedermi così emozionata ed entusiasta, si sono fraternamente interessati alla nostra Missione in Italia e all’estero. Durante la S. Messa concelebrata secondo le mie intenzioni abbiamo pregato per tutte le suore di S. Marta in Italia e nelle terre di missione. L’omelia è stata tutta rivolta ad elogiare la fede di Marta che ha ottenuto la Risurrezione del Fratello Lazzaro. Ho sostato silenziosa e indisturbata alcuni momenti ricordando la realtà delle nostre case, le persone le consorelle di ogni casa. Col cuore traboccante di gratitudine ho provato grande gioia di essere proprio dove Gesù ha trovato amicizia e riposo… Più che altrove mi sono sentita nel posto giusto!


un amica

I 50 anni di professione religiosa di Suor Luigia

Puria

ella nostra valle, la Valsolda, esattamente nella frazione di Puria, il 15 agosto è stata celebrata la S. Messa dedicata alla nostra patrona Maria Santissima Assunta. In questa mattinata calda di Ferragosto, durante la celebrazione della S. Messa, abbiamo festeggiato anche suor Luigia che quest’anno ha raggiunto i 50 anni di professione religiosa. Suor Luigia è con noi da tanti anni, sia come educatrice della Scuola dell’ Infanzia “Don Andrea Bay”, sia come insegnante di catechismo. L’immensa pazienza e l’infinita bontà,

l’hanno resa unica e indispensabile. La sua presenza è stata ricordata dal Parroco della Valsolda, don Cesare Gerosa, come figura importante nella nostra Comunità, per la sua devozione e professionalità. Molti erano i bambini e ragazzi presenti i quali l’hanno applaudita e ringraziata con un piccolo dono per averli accompagnati con fede nel loro cammino spirituale e di vita. Fieri ed orgogliosi della nostra cara suor Luigia le auguriamo tanta gioia e serenità da vivere ancora in mezzo a noi.

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N


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Il tuo ricordo sarà sempre R

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ingrazio Dio per il bene immenso concessomi nell’aver potuto trovare nella mia vita, la persona che seppe capire il desiderio che era in me di fare qualcosa per Dio e per il mio prossimo… Sono nata in una famiglia cristiana, ho fatto i miei studi medio-superiori in una scuola cattolica e mi sono impiegata in un ufficio legale in una grande Compagnia Petrolifera, la “Shell” di Maracaibo, ma frequentavo l’Azione Cattolica della mia città e nei pomeriggi del sabato mi dedicavo alle famiglie povere, soprattutto all’insegnamento del catechismo, ai bambini semi-abbandonati dei quartieri poveri della mia città. Ma un bel giorno è arrivato alla sede della Parrocchia un invito (frequentavo gli incontri che l’Azione Cattolica teneva in sede) di partecipare a corsi e ad accettare una borsa di studio per l’insegnamento del catechismo ai bambini e ai giovani, tenuti nell’Università cattolica di Santiago del Chile e sovvenzionati da una ricca signorina cilena, alle dipendenze dei Padri Gesuiti, e che metteva a disposizione la sede, i professori, l’alloggio per le straniere e i corsi all’“Hogar Catechistico” di Santiago, dove si tenevano questi corsi. ho rinunciato al mio impiego alla Shell di Maracaibo e sono partita, piena di entusiasmo per santiago del Chile all’“Hogar Catechistico”, dove erano in servizio le suore di S.

Marta. Tra queste suore c’era suor Cecilia che guidava le ragazze che seguivano i corsi per l’insegnamento della catechesi, anche perchè era un corso interno per chi non viveva a Santiago. Il direttore era il Padre Eohanis, bravo gesuita e santo uomo di Dio. C’era anche una nostra suora che si occupava della scuola materna, molto frequentata e guidata da suor Ambrogia. Il mio approccio con suor Cecilia fu istantaneo e lei mi aiutò molto nell’inserimento e nella preparazione delle mie lezioni; ne seguì un’amicizia che mi portò a valorizza re la possibilità e il desiderio di esser anch’io una suora di S. Marta. Ho potuto conoscere qualche opera vicina, tenuta e curata dalle suore di S. Marta e tutto questo aumentò in me il desiderio di far parte di quella famiglia. Dopo un anno e qualche mese di studi e di esami che mi ha permesso di conoscere meglio le suore di S. Marta ho promesso a me stessa che avrei fatto del mio meglio, lottando forse con i miei genitori, che invece si sono dimostrati molto comprensivi al mio ritorno in Venezuela. Il mio desiderio era di recarmi in Italia e in questo mio sogno suor Cecilia mi seguì con la sua preghiera perchè il distacco dalla mia famiglia e dalla mia patria fosse il più sereno possibile.


di suor Angela Jepes

con me 47

zione, non solo intellettuale di queste ragazze, ma soprattutto la loro formazione morale e religiosa. Suor Cecilia non c’è più su questa terra, ha saputo dare il meglio di se stessa a quanti ha avvicinato e penso che ora, il suo ricordo sia uno sprone a tante che da lei hanno ricevuto un esempio di vita e un desiderio di essere buone religiose. GRAZIE SUOR CECILIA per tutto quello che mi hai dato e insegnato… il tuo ricordo sarà sempre con me!

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Il Signore mi ha aiutata, anche perchè ho fatto un viaggio “avventuroso” in una nave che era diretta a Napoli, dove mi aspettavano suor Valeria e suor Antonia… Così ho iniziato il mio Noviziato a Roma, sempre seguita dalle preghiere di suor Cecilia che dopo un po’ è rientrata in Italia per finire i suoi studi e discutere la tesi di laurea. Ho avuto la fortuna di vivere in comunità suor Cecilia a Roma (io ero allora Novizia!) e dopo la mia Professione sono stata destinata a Settignano, dove poco dopo è arrivata suor Cecilia come preside della scuola per Corrispondenti in Lingue Estere, nonchè delle medie. Io ero insegnante di dattilografia e seguivo le ragazze interne… Sono stati anni molto belli e suor Cecilia, con le sue idee grandiose sull’educazione e formazione delle ragazze ottenne dall’Enaoli la possibilità di soggiorno nei paesi (Francia, Inghilterra, Spagna) di cui le nostre alunne studiavano la lingua, inviando me come accompagnatrice e responsabile di queste studentesse. Che dire di suor Cecilia? era buona, generosa, intelligente e a lei premeva molto la forma-


Con l’affetto della memoria Roma, 22 ottobre 2012 Carissime, stamane nella Casa Madre a Ventimiglia è deceduta la carissima Suor Marcellina Fumagalli

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nata a Vaprio sull’Adda (Milano) il 7 novembre 1919, entrata in Comunità il 2 febbraio 1949, professa dal 9 settembre 1951. Il Signore sicuramente l’ha accolta e l’ha colmata della sua Beatitudine. È stata per tanti anni una Madre Maestra buona e carica d’amore genuino per il Signore e per la sua Famiglia Religiosa; esigente con se stessa e capace di far gustare la bellezza della vita religiosa vissuta nell’essenzialità, è stata per tante Suore un modello da imitare per diventare una vera Suora di Santa Marta. Amava la verità e la rettitudine che considerava fondamentali nell’accompagnare le giovani che le erano affidate. Sapeva ascoltare, partecipare e condividere quanto le veniva comunicato da chiunque si avvicinasse. Nella Famiglia Religiosa ha ricoperto diverse responsabilità: consigliera generale e superiora di varie comunità, compiti che ha svolto con sapienza, spirito di sacrificio e dedizione totale. Sempre, ma in particolare nell’ultima parte della sua lunga vita, è stata una presenza significativa nella comunità: ha cercato di utilizzare al meglio il tempo, sempre prezioso per lei, perché sapeva valorizzarlo con la preghiera, con la lettura, la meditazione e la condivisione con le sorelle malate di quanto aveva potuto conoscere e meditare. Ha cercato in particolare di trasformare

in dono la sua abilità nel ricamo, che da Madre Maestra e da Superiora aveva insegnato a tante giovani. Ha così “ricamato” la sua esistenza non solo con il lavoro delle mani, ma con una spiritualità profonda che le ha reso un cuore grande capace di vero amore verso le Suore e verso tutte le persone che erano accanto a lei. Ricordiamola e chiediamole di intercedere perché sia dato anche a noi di vivere generosamente e sapientemente fino all’ultimo la nostra vita consacrata. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO Roma, 23 ottobre 2012 Carissime, oggi, presso l’Ospedale di Valparaiso (Cile), dove era stata ricoverata d’urgenza, è deceduta improvvisamente Suor INES CASTRO LUENGO nata a Talca (Cile) il 14 gennaio 1937, entrata in Comunità il 21 gennaio 1958, professa dal 1 marzo 1961. Da tempo soffriva per problemi seri di salute di fronte ai quali però aveva reagito sempre

con dignità, coraggio e serenità. Preoccupata infatti di “darsi” e di trovare l’energia per rientrare nei ritmi del lavoro e della vita comunitaria, nonostante gli acciacchi, si era perfino specializzata nell’arte del cucire per avere più opportunità ai fini della sua preziosa collaborazione. Era stata insegnante accogliente, dal tratto delicato, ma anche Superiora capace di “sentire” con il cuore il bene che veniva dalle Suore e di apprezzarlo. Davvero non si è mai risparmiata, ma si è data finché le sono bastate le forze e ha nutrito la sua generosità di tanta preghiera e di amore vero per tutti coloro che ora la rimpiangono. Sono numerose le persone che le sono riconoscenti per i semi di bene sparsi ovunque si è trovata a svolgere il suo apostolato. Ha soggiornato alternativamente presso quasi tutte le comunità e relative opere della missione cilena, dove è rimasta, insieme al ricordo, l’impronta positiva della sua presenza. Mentre l’affidiamo al Buon Dio perché l’accolga nella contemplazione eterna della sua gloria, chiediamo a lei di invocare costantemente la grazia di nuove vocazioni per la nostra Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Carissime, stamane, all’Ospedale Careggi di Firenze, dove era stata ricoverata d’urgenza, è deceduta la cara Consorella Suor Amalia Fanciullacci nata a Sesto Fiorentino (Firenze) il 22 marzo 1923, entrata in comunità il 3 maggio 1943, professa dall’8 maggio 1946. Affabile e delicata aveva trascorso molti anni della sua vita preoccupandosi dei bambini meno fortunati, ai quali ha offerto le tenerezze e le cure di una mamma. Si è trovata, quindi, a svolgere questo prezioso servizio nei vari Istituti assistenziali della Congregazione: a Lucca, Colle Val d’Elsa, Chiavari, Viareggio, Settignano, fino a quando essi sono rimasti attivi. Successivamente ha ricoperto uffici vari. Nutrita di una “spiritualità” talvolta particolare ha costantemente portato nel cuore e ha regalato a chi lei era accanto l’amore per il Signore e la voglia di bene per tutti. Come Responsabile di comunità, a Castelgandolfo e a Sesto Fiorentino, ha cercato sempre di riempire di serenità le giornate delle consorelle e delle persone che collaboravano nell’opera. Disponibile a rendersi utile finché sono bastate le forze, ha offerto serenamente il suo aiuto come e dove l’obbedienza la chiamava. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita nella Casa di Riposo di Querceto di Sesto Fiorentino amorevolmente curata dalle Consorelle. Affidiamola al Signore che sicuramente l’ha accolta nella sua misericordia e chiediamole di

invocare per tutte noi la fedeltà ai suoi progetti di Amore. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO Roma, 3 novembre 2012 Carissime, oggi improvvisamente, dalla Casa d’Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino è salita al cielo Suor Cecilia Arnaboldi nata a Cantù (Como) il 13 luglio 1928, entrata in Comunità il 10 maggio 1945, professa dal 6 gennaio 1948. Se n’è andata dal suo Signore, quasi senza accorgersene ed è passata così, serenamente, nelle braccia del Padre. L’abbiamo conosciuta tutti come una Suora intelligente, un’insegnante preparata e pronta a valorizzare le doti dei suoi alunni. Per molti anni è stata docente e preside di diverse scuole dove ha dimostrato le sue capacità organizzative e un impegno profondo nel campo educativo. Soprattutto nei due Istituti scolastici della Bovisa e di Settignano dove ha esercitato il suo ruolo più a lungo, rimane la memoria della sua creatività nell’aggiornamento dell’offerta formativa legata alla Sperimentazione della Riforma Ministeriale. Anche in Cile dove ha preparato la sua tesi di laurea la ricordano per la sua generosità, la

sua intraprendenza e vivacità. Ha ricoperto diversi incarichi nella Famiglia Religiosa, come Superiora di comunità e come membro del Consiglio Generalizio, dimostrando sempre un desiderio grande di servire con fedeltà il Signore e la Congregazione. Ha vissuto con fede, serenamente e con dignità la sua malattia che nel corso degli anni l’ha resa sempre meno autonoma, ma non le ha impedito di essere sempre molto riconoscente e delicata nei confronti delle persone che le erano vicine e che l’aiutavano. Raccomandiamola nella preghiera al Signore della vita che conosce il bene fatto e valorizza ogni esistenza che si affida a lui, affinché l’accolga nella pace eterna del suo paradiso. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Suor Cecilia: maestra e cara compagna La partenza di Suor Cecilia da questo mondo ha lasciato un grande vuoto nel mio cuore. Anche se negli ultimi 49 anni si era pian piano estraniata dalla realtà, era rimasta per me sempre la maestra e la compagna per la quale serbavo profonda gratitudine e grande affetto. Quando da novizia l’aiutavo nella Scuola di Settignano mi ha insegnato tutto non solo il lavoro (segreteria, doposcuola, Camminando con fede 3/2012

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insegnamento) ma soprattutto la dedizione generosa agli altri e un profondo senso del dovere. Aperta e disponibile ad accogliere le sollecitazioni al nuovo, ha fatto di Settignano, sia nella scuola che nell’internato, un centro educativo di primo ordine. Non si è mai risparmiata nessuna fatica, privandosi spesso del sonno e a volte anche del cibo, per adempiere i suoi impegni. Quante nottate in bianco abbiamo passato visitando le Scuole Materne della Toscana per incontrare i genitori e sensibilizzarli al ruolo specifico di primi educatori ma anche per far loro conoscere i propri diritti nei confronti degli Enti Pubblici! Aveva un profondo attaccamento alla Chiesa e mi è caro riportare quanto scritto dalla Comunità parrocchiale di Settignano in occasione della sua morte. “Alcuni ricordano certamente suor Cecilia, una donna intelligente e piena di energia, per più di trenta anni Preside della Scuola Santa Marta e per qualche tempo anche Superiora della Comunità. Molto attiva nella nostra parrocchia. attenta alla vita della Chiesa, partecipe della vita della nostra comunità. Ottima musicista fu lei che ci aiutò ad inserire il canto nelle nostre celebrazioni e a dar vita a un coro di giovani, iniziando un’attività che è continuata nel tempo. Fece parte del Consiglio Parrocchiale per dieci anni finché lasciò Settignano nel 1979. In quel periodo di trasformazioni nella Chiesa postconciliare, collaborò a dare alla parrocchia una fisionomia ispirata a quel grande evento. Fu sempre

disponibile a dare ospitalità nell’ambiente dell’Istituto a tante nostre iniziative. Negli ultimi anni pian piano si è come assentata dalla realtà. e dopo un periodo di permanenza al Pensionato Universitario delle Suore di Santa Marta a Pisa, negli ultimi mesi era venuta alla Casa di Riposo di Querceto di Sesto Fiorentino dove ha chiuso il suo cammino terreno sabato 3 novembre. Ricordiamola nella nostra preghiera con gratitudine ed affetto.” Il mio ringraziamento, commosso e profondo, si unisce a quello di tanti ragazzi, ormai uomini e donne, che come me hanno avuto la fortuna di averla maestra di vita. Suor Damiana

Cara suor Cecilia Con un mezzo di fortuna, nel lontano 1945, siamo arrivate giovanissime in questa famiglia di Santa Marta dove Lui ci aspettava. Non la fatica dell’arrivare, non il dolore… ma solo l’entusiasmo degli anni più belli. Ricordo: tu eri più svelta, briosa, più coraggiosa con la voglia di andare e ti sei spinta in Terra lontana perchè dicevi: “Voglio essere missionaria”. Ed ecco: anche oggi sei volata… andata veloce fra gli angeli in un silenzio non a te consueto, ma offerto. Le mie lacrime sono fiori di amicizia che ti accompagnano nell’azzurro paradiso dove potrai godere il definitivo abbraccio di quel Signore in eterna giovinezza. Depone un bacio fraterno sulla tua fronte suor Melania con tutte le Consorelle.

Roma, 14 novembre 2012 Carissime, nella notte, improvvisamente, il Signore ha chiamato a sé dall’Istituto De Sortis di Viareggio Suor Rina Boniotti nata a Polaveno (Brescia) il 7 ottobre 1942, entrata in Comunità l’8 dicembre 1968, professa dal 3 ottobre 1971. La sua partenza ci ha lasciato “senza parole” come si rimane di fronte a un dolore che non si riesce a portare perché pesa troppo sul cuore. Solo la fede nel Signore della vita ci dà speranza e fiducia per andare avanti pensando che è Lui che mettendoci alla prova «provvede» a noi. Lui che chiama i suoi amici nel sonno, Lui che ha regalato a Suor Rina un ‹entrata soave nella beatitudine…, sa in quale dolore ci ha lasciati e quindi ci colmerà delle sue consolazioni aprendoci squarci sereni, nell’orizzonte del nostro futuro. Suor Rina è stata sempre una suora buona semplice capace di portare pace e serenità anche là dove la vita quotidiana si faceva carica di problemi. Una persona sempre impegnata a vivere con fedeltà e coerenza la sua consacrazione religiosa in questa nostra Famiglia che ha tanto amato e servito con dedizione nelle varie realtà


Ciao suor Rina! Il Signore che “veglia i suoi amici nel sonno” ti ha sollevato sulle sue ali e ti ha condotta a sé, senza che te ne accorgessi… Così Lui ha voluto! Adesso che sei accanto a Lui e vedi quanto dolore c’è in ciascuno di noi, aiutaci a “credere” che quel Dio che ci mette alla prova e ci toglie all’improvviso persone care, ci aiuterà a “vedere” i segni del suo amore anche oggi, qui nella tua Viareggio che ti piange sconsolata. Ti siamo grate suor Rina per tutto il bene seminato in semplicità, bontà e saggezza, per le cure delicate e attente che non hai mai lasciato mancare a nessuno e per il tuo spenderti con gioia e disponibilità

totale finché ti sono bastate le forze, perché le hai spese davvero fino all’ultimo. Prolunga, se puoi, la tua presenza qui tra noi, tra le Suore della tua comunità che tanto hai amato e servito; sii vicina ai tuoi cari, in particolare alla tua sorella Suor Graziana che è lontana, in missione in Argentina, e alle tante persone che oggi sentono con dolore la tua mancanza. Rimani qui accanto a noi con la forza invisibile e forte dell’Amore e della consolazione… perché possiamo riprendere il cammino con coraggio e fede, portando in cuore la gioia di aver potuto condividere con te un tratto della nostra storia. Sei stata una presenza bella, tanto cara e non potremo mai dimenticarti. Le parole non bastano per dirti il nostro Grazie! Il Signore della vita ti accolga nella sua beatitudine eterna e ti doni il premio di una vita spesa con tanta generosità solo per Lui e per il bene della tua amata Famiglia Religiosa.

Suor Carla Roggero

Roma, 18 novembre 2012 Carissime, con il cuore in pena come sempre, comunico che oggi nella Casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino ha risposto all’ultima chiamata del Signore che la voleva con sé nella vita senza fine Suor FRANCA BONALDI nata a Castione di Loria (Treviso) il 20 marzo 1927, entrata in Comunità il 12 agosto 1945,

professa dal 4 ottobre 1948. Da un po’ di tempo, ormai, era sempre più segnata dalla malattia e da una vecchiaia che fisicamente l’ha consumata. Ha vissuto con serenità, unita al Signore nell’offerta della preghiera e della sua sofferenza, la permanenza nella Casa di Infermeria dopo aver servito con fedeltà e per tanti anni la sua Famiglia Religiosa là dove il Signore via via l’ha chiamata: a Chiavari, a Genova e più a lungo a Roggiano. Qui l’ha raggiunta la grave malattia che, nonostante le molteplici cure, ha determinato il ricovero nella casa di Querceto dove ha concluso la sua vita terrena. L’abbiamo conosciuta intenta a tanti lavori, capace di sacrifici e di attenzioni generose per le consorelle. La ricordiamo per il suo prezioso servizio in cucina dove ha dato prova della sua capacità di “preparare cose buone” per la salute delle sue consorelle mettendo a fuoco la sua intelligenza e la sua creatività. Affidiamola al Signore e chiediamole di intercedere per noi così bisognose di soccorso e di grazie, sempre. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

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apostoliche dove l’obbedienza l’ha chiamata. Dotata di una particolare sensibilità e attitudine a prendersi cura delle persone malate e bisognose, fin dall’inizio della sua attività apostolica fu inviata presso diverse strutture sanitarie e, da ultimo a Viareggio presso l’ambulatorio della Misericordia dove ha concluso la sua vita terrena. Si poteva contare sempre sul soccorso della sua generosità operosa e discreta, sulla sua capacità di «guarire» le ferite non solo del fisico ma anche quelle del cuore. Tutti, soprattutto a Viareggio, la piangono e sentono la mancanza di una presenza preziosa. Affidiamola a Dio e rimaniamo nella certezza che continuerà a intercedere per tutti i suoi cari, in particolare per la sua sorella Suor Graziana e per noi grazie e benedizioni. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Ecco la potenza della fede! Dio ha fatto tutto, ha fatto l’impossibile: si è fatto carne. La sua onnipotenza d’amore ha realizzato ciò che va al di là dell’umana comprensione: l’Infinito si è fatto bambino, è entrato nell’umanità. Eppure, questo stesso Dio non può entrare nel mio cuore se non apro io la porta. Porta fidei! La porta della fede! Benedetto XVI dal “Messaggio urbi et orbi Natale 2012”


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