Camminando con fede 3 2013

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notiziario delle suore di santa marta


Editoriale 3 Editoriale

Frammenti di santità 20

suor Daniela Speziali

la Redazione

Parola di Dio 4

Ecco siam giunti...

don Luigi Galli

In missione 21 Festa di Natale a scuola

mamma Laura

22 Autunno...

Attualità 6

La luce della Fede, la Gioia del Vangelo

suor Damiana

dalla Scuola dell’Infanzia

24 Il Signore chiama... il Libano risponde

suor Damiana Spignoli

26 Firenze-Roma, andata e ritorno

La parola a... Madre Carla 8

Testimoni di luce

Spiritualità e carisma 9

La vera vita si trova lì dove l’amore è fedele

le Suore del Cinquantesimo

le giornaliste angioline

28 Un presepe particolare

Silvia, mamma di Davide e Viola

30 Un personaggio straordinario in mezzo a noi

una cittadina valsoldese

32 Vincitori per caso e per bravura?

da Chiavari

34 Il Natale non ha età

Percorsi di formazione 12 Un cammino di corresponsabilità e di comunione

36 La magia del natale

una mamma

suor Anita Bernasconi

Pagine aperte

16 Un’esperienza indimenticabile

Mariangela Mela

suor Sali e suor Karem

37 Cara suor Antonia

17 Grazie di averci chiamato

38 Un saluto a suor Amalia

suor Cornelia Macina

Marco Bassani

don Arnaldo Mavero

40 Addio a suor Matilde

Notiziario delle suore di santa marta

Francisco Cumsille

42 Il sogno della normalità

una mamma

43 La figura del Beato Tommaso Reggio

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

Quadrimestrale Anno LXXXI Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

da L’Operaio Ligure

Con l’affetto della memoria 44

suor Amalia Cattaneo; suor Marina Pirovano; suor Matilde Cumsille Zapapa; Flavia Zanetti

44 Cara suor Amalia 45 Chi era suor Matilde? 46 In ricordo di suor Matilde Cumsille 47 Ricordo di suor Flavia Zanetti


Editoriale

La Redazione

In quel tempo... e tu sei riempita di Lui tanto da traboccarne. Il nome di Maria è: amata per sempre. L’angelo la chiama piena di grazia, noi popolo cristiano la invochiamo Immacolata. Ed è la stessa cosa! Maria non è piena di grazia perchè ha detto “sì a Dio”, ma perchè Dio ha detto “sì” a lei prima ancora della sua risposta. E lo dice a ciascuno di noi, tutti amati da Lui come siamo, per quello che siamo: buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre, piccoli e grandi ognuno riempito di cielo! E la prima parola di Maria non è un si ma una domanda: come è possibile? Ella sta davanti a Dio con la sua dignità, la sua maturità, il suo bisogno di capire… Poi pronuncia il suo “Sì”. Eccomi, come hanno detto profeti e patriarchi. La storia di Maria, la Madre di Gesù, la discepola fedele è anche la storia di ciascuno di noi. Ancora l’angelo è inviato nella nostra casa e ci dice: “Rallegrati, sei pieno di grazia!” Dio è dentro di noi e noi, come Maria, possiamo essere grembo fecondo per generare Gesù e offrirlo con gioia a quanti lo cercano anche senza saperlo. 3 Camminando con fede 3/2013

Luca nel suo vangelo sviluppa il racconto dell’annuncio a Maria come se avesse usato lo zoom di una cinepresa: parte dall’immensità dei cieli, restringe progressivamente lo sguardo fino ad un piccolo villaggio, poi al primo piano della casa di una ragazza tra le tante, occupata nelle sue faccende e nei suoi pensieri. L’angelo Gabriele entrò da lei. È bello pensare che Dio ci sfiora, ci tocca nella vita quotidiana, nella nostra casa. Lo fa nel tempo delle lacrime oppure quando manifesti il tuo amore a chi ti circonda. La prima parola dell’angelo non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, tutti i giorni cerchiamo: la GIOIA! “Rallegrati, gioisci, sii felice!” L’angelo non chiede a Maria: prega, inginocchiati, fai questo o quello.. ma semplicemente: apriti alla gioia, come una finestra si apre al sole. E Dio si avvicina e ti stringe in un abbraccio, viene e porta un annuncio di felicità. La seconda parola dell’angelo svela il perchè della gioia: sei piena di grazia! Un termine nuovo mai risuonato prima nelle scritture e nelle sinagoghe e tale da turbare Maria: Dio si è chinato su di te


Parola di Dio

Ecco siam giu ...A

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l fin del nostro pellegrinare. Siamo davanti a Gesù Bambino; dopo il percorso che ha scrutato un pochetto i segreti dei Misteri di Dio, ce lo aspettavamo proprio così e siamo pronti a prenderlo in braccio come il vecchio Simeone: “Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lc. 2, 27-32). Tenendo Gesù tra le braccia, alziamo lo sguardo: attorno a noi è notte. Per questo ci viene detto di questo Bambino: “Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata” (Mt. 4,16). La notte ha una valenza diversa: può essere il momento propizio del silenzio e della preghiera (Gesù, dice il Vangelo, pernottava pregando), ma è anche il momento del dubbio, della paura e della solitudine. La notte nel nostro mondo è la notte della sfiducia e della paura; il Natale può essere il triste emblema, per molti, di questo buio. C’è un nNatale che non illumina nonostante le mille luci: ci si accontenta di tante luci per avere un briciolo di commozione in modo da mettere tra parentesi (almeno a Natale) le ansie ed i problemi quotidiani. Anche Gesù è visto come piccolo babbo natale che serve a distrarre ma non serve a risolvere. Purtroppo anche ai cristiani, se non sono avveduti, può succedere di vivere un natale senza

Salvatore. Perché ci sia Natale vero è necessaria la luce vera. Gesù è la luce che brilla nelle tenebre. Al buio tutto è piatto ed uguale; al buio si hanno le mani libere e si può fare ogni cosa, perché le differenze tra bene e male, tra umano e disumano, tra giusto e violento scompaiono. Guardando tanti fatti della nostra società si resta sgomenti perché è caduta ogni forma di pudore; si ruba tranquillamente perché “tanto che problema c’è”; anche la rivolta è banale perché arrabbiata ed irosa: mette in mostra solo invidia e gelosia per comportamenti che sarebbero gli stessi se solo se ne avesse la possibilità: in tutta questa rabbia non c’è il cuore. Nel buio succede che non ci sia più rispetto per i “deboli” e deboli più di chiunque altro sono i “vecchi” e i “bambini”, cioè gli improduttivi; nel buio non si sente il peso delle disugualianze sociali che accostano ricchi, sempre più ricchi e poveri, sempre più poveri. Nel buio cresce il risentimento e il borbottìo lamentoso; ci siamo dimenticati che i nostri nonni (o bisnonni, a secondo dell’età di chi legge) hanno fatto due guerre e lottato contro autentici “crimini dell’umanità”. L’Europa vive un periodo di pace che non ha eguali rispetto ai 10.000 anni della sua precedente storia. Ci sarebbe da essere contenti; ed ovviamente lo si deve essere perché è una cosa eccezionale, ma questa situazione grandiosa è stata sfruttata non per la crescita di autentiche relazioni “di pace e fratellanza” tra le persone e tra i popoli, ma per buttarsi sull’ingrasso dell’economia che è diventata strumento di egemonia per alcuni e trasformata in potere per imporsi sugli altri.


È proprio notte; ma… la notte è il momento in cui la luce splende di più. Se solo vedessimo per un attimo la splendore della Luce che si sprigiona dal Bimbo che ci è donato, allora saremmo in grado di guardare la notte che ci circonda con un animo del tutto diverso. È quello che i cristiani devono fare a Natale; lo devono al Bimbo che a loro ha rivelato l’amore di Dio e che ha svelato un “vangelo” rimasto segreto per secoli: Dio, in questa notte, non dimentica le donne e gli uomini che egli ama; per Lui la notte più fonda è chiara come il giorno. I credenti questo dovrebbero saperlo e farlo passare dalla testa e dalle labbra fino al “cuore” perché diventi vita quotidiana. Il Natale di Gesù ci impone un serio esame di coscienza: “sappiamo illuminare la notte?” e prima ancora: “ci siamo accorti che è notte”? Gli amici di Gesù (cioè i cristiani) se vogliono essere luce nella notte debbono avere dei “prerequisiti” essenziali. Il primo è una grande compassione con coloro che vagano nelle tenebre; molti sono presuntuosi e altezzosi e fanno venir voglia di lasciarli vagolare nel loro buio; ma il cristiano non può arrabbiarsi con nessuno: sa benissimo che lui potrebbe essere ben peggio se la grazia di Dio non lo sostenesse. La mitezza deve emergere dalla pazienza e dalla fatica di riprendere l’uso della ragione e tenere per mano le intelligenze che vanno a tentoni nel buio. La luce del Vangelo non si spaventa di fronte alla diffusione di un “sentimentalismo vacuo” dove il criterio del vero diventa “il sentire”, ma sa sostenere i passi vacillanti dei “bimbi” e non si innervosisce nell’udi-

re i “pianti isterici” di chi non trova la strada per tornare a casa. Ecco il “buon Natale”: accendere la luce, fare spazio, valorizzare ciò che viene buttato, far “entrare nel cerchio della danza” quelli che sono rimasti fuori, ricominciare sempre con chi distrugge per puro capriccio quello che con te ha costruito e non perdere mai la speranza. Se questo Natale sarà un vero Natale lo si vedrà dal “cuore trasformato” almeno un poco, cioè dalla libertà che decide di cambiare qualcosa di sé e che fa in modo che questo cambiamento resti… nella notte. Buon Natale, buona luce e buona speranza!

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unti...

di don Luigi Galli


La Luc la Gioi

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apa Francesco non finisce di stupire rivolgendosi a tutti con un linguaggio ricco di tenerezza che riempie il cuore di luce e di gioia! C’è l’imbarazzo della scelta nel cercare citazioni che confermino questa affermazione: nelle omelie della celebrazione Eucaristica quotidiana a Santa Marta, nel saluto domenicale a Piazza S. Pietro, nell’Enciclica “Lumen fidei” e nella esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Com’è bello scoprire che la fede è una relazione di amore con il Signore che ci invita a riconoscere la sua “affidabilità e la sua tenerezza e attenzione verso ciascuno, qualunque sia la sua storia personale! L’invito a “raccontare” la vita di persone che hanno creduto aiuta a vivere cristianamente, a crescere nella fede. È importante a questo scopo, prima che imparare delle nozioni, rifarsi alle figure bibliche e imparare come si sono relazionate con Dio nella fede. Il Papa afferma che “con il cuore si crede” (Rm 10,10) e noi possiamo davvero toccare Dio con il cuore grazie alla Incarnazione del Figlio suo Gesù. E se mettiamo la nostra fiducia nel Signore lo ascolteremo quando ci invita a fare come Lui ha fatto. Allora non saremo intransigenti e arroganti ma umili, non rigidi, ma capaci di testimonianza


Attualità

e della Fede e oia del Vangelo di Suor Damiana

rale e missionaria”. Questo richiede un atteggiamento personale e comunitario “capace di trasformare nel profondo consuetudini, stili, linguaggio e strutture orientandoli verso l’evangelizzazione piuttosto che verso l’autopreservazione”. Il Papa invita ogni cristiano, quindi anche noi Suore di Santa Marta, a recuperare la freschezza originale del Vangelo per portare agli altri con nuovo dinamismo l’amore di Gesù vivendo in uno “stato permanente di missione”. Nella parte conclusiva della Esortazione apostolica Papa Francesco invita ancora ciascuno a guardare a Maria. Ella è la donna di fede che cammina nella fede e che, condotta dallo Spirito, è divenuta feconda. Ogni volta infatti che guardiamo Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. Il Papa termina esortando a chiedere che, con la sua preghiera, Maria ci aiuti “affinchè la Chiesa divenga una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo! Il Signore Risorto ci dice, con una potenza che ci riempie di immensa fiducia e di fermissima speranza: Io faccio nuove tutte le cose!” (Ap 21,5). Con Maria avanziamo dunque verso questa promessa e diciamole: “Maria, Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi!”

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e di dialogo. Infatti se, in verità, siamo convinti di avere una grande ricchezza da dare avvicineremo sempre gli altri con bontà e rispetto. Pensiamo alla nostra vita di cristiani: non abbiamo ricevuto la fede dalle parole di qualcuno ma guardando come vive la persona che ci parla! La Chiesa, come la luna, non brilla di luce propria ma riflette quella di Gesù, il Sole! Così è di ogni cristiano, di ciascuno di noi che illumina gli altri con la sua piccola luce ricevuta dal Signore. È per questo che è impossibile credere da soli, si crede attraverso la comunità che discende da quella apostolica che ha conosciuto Gesù nella sua vita terrena. E sappiamo che la fede diventa operativa per mezzo della carità. Per questo noi diventiamo “affidabili” non se preghiamo volentieri ma se sappiamo intessere relazioni buone con le persone che ci avvicinano. La fede è infatti luce non solo per ogni persona ma anche per la vita familiare e sociale. Questo è dimostrato dalla storia: le scuole e gli ospedali sono nati dalla iniziativa di cristiani. È la fede quindi che, pur con errori da parte dei credenti, ha fatto acquisire dignità alle persone. E Papa Francesco ha un “sogno”, quello espresso nella Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”: una Chiesa incamminata senza indugio sulla strada della “conversione pasto-


La parola a...

Madre Carla

Testimoni di luce L

a felicità viene da un’esistenza vissuta in pienezza. Per proclamare che”la vita è bella”, bisogna essere capaci di far trasparire dal volto una luminosità genuina, fresca, quasi naturale.... Scommettiamo sull’eterno in un mondo che gioca sulla provvisorietà, non perché siamo più decisi di altri, ma perché da quando Qualcuno ci ha riempito la vita, non possiamo rinunciare a gustarla in pienezza! “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, così ci ha detto Gesù. È come se ci avesse detto, voglio che la vita e l’Amore siano dentro ogni cuore dentro i “guizzi” di ogni giornata. E ancora ci è stato detto: “Amerai”, amerai, amerai… Questo è l’unico compito del credente o di colui che si sforza di diventarlo ogni giorno! Vedere con gli occhi della fede l’opera infallibile della grazia intorno a noi, anche in tempi tenebrosi come questi, non è facile!

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Ma… per amore bisogna credere nella luce (cfr. Gv-22,36) Ci sono dei momenti, è vero in cui ciascuno sente il peso e la calura del giorno (cfr. Mt 20-12) e la lotta per dare testimonianza profetica diventa una sfida di fronte alle evidenze schiaccianti dei mali che percorrono la terra. Tuttavia il Signore della vita ci chiama a camminare nella luce in questo mondo di relazioni sociali che si rompono che così facilmente si sfaldano o si corrompono. Rimaniamo testimoni di luce? La venuta di Gesù di fatto ci dice che Dio cerca un posto proprio qui tra noi! È pieno l’albergo ma Lui entra in una stalla… là dove ci sono persone che vedono la sua luce nonostante le tenebre. Essere luce e testimoni di luce per vedere la stella che Cristo non spegne mai sul nostro cielo… è questo il nostro compito Oggi!


Spiritualità e carisma

La vera vita si trova lì dove l’amore è fedele

le Suore del Cinquantesimo

resiede il rito Sua Em.za il Cardinal Angelo Sodano e concelebrano con lui Don Gian Battista Rizzi e Padre Alberto Vernaschi. Sono passati 50 anni da quando abbiamo emesso i primi voti nel 1963 e festeggiato il 25° nel 1988, quando avevamo scelto come icona l’Annunciazione, a cui si è sempre ispirata la nostra vocazione, cioè la chiamata di Dio e il nostro “sì”.

Roma, 17 novembre 2013 celebrazione del 50° di Professione religiosa fra le Suore di Santa Marta di: Suor Anna Arienti Suor Rosanna Parola Suor Angela Maran Suor Anita Bernasconi Suor Ignazia Bou Suor Antonia Pezzotti Suor Adele Fava Suor Vittoria Longhese Suor Giovanna Salvadori Suor Serafina Nichetti

Ora per il nostro 50° abbiamo scelto come icona la Madonna dell’umiltà che presenta al mondo Gesù, perché anche noi, con la nostra vita, desideriamo mostrare a quanti incontriamo il volto accogliente e misericordioso del Signore e vivere con gioia la bellezza della sequela e il valore di fede, accoglienza e servizio del nostro carisma di Suore di Santa Marta. Con Maria vogliamo cantare il nostro MAGNIFICAT ed esprimere la gioia perché ci sentiamo amate da Dio. MAGNIFICAT per il dono della vita, per il dono del Battesimo e della vita consacrata; MAGNIFICAT perché il Signore ci ha guidate nella vita religiosa e apostolica dove abbiamo cercato di spendere le nostre forze ed essere dono per tutti; MAGNIFICAT di ringraziamento e di lode alla Congregazione che ci ha accolte, ci ha dato fiducia, comprensione. Sinceramente sentiamo di amare la nostra Famiglia Religiosa e vogliamo continuare a rispondere alle sue richieste, sempre, finché bastano le forze. MAGNIFICAT per questa sosta ristoratrice a Roma: un tempo importante e necessario per chiederci che cosa è essenziale nella nostra vita, per tornare al cuore delle nostre scelte e per godere di momenti belli di amicizia, di incontro, di confronto con la Parola di Dio. Tutto è servito a questo scopo: la parola di

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SpiritualitĂ e carisma

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1963-2013 50° di professione religiosa Ed ora cantiamo il nostro MAGNIFICAT per inneggiare alla tua fedeltà o Signore. Abbiamo sperimentato il tuo amore, la tua misericordia e la tua bontà e vogliamo dire a tutti che tu sei grande e misericordioso. Ci hai condotte su sentieri di gioia e di croce, hai voluto farci sperimentare la tua presenza e ci hai aiutate a scorgerti anche quando ci sembravi lontano. Come in Maria hai compiuto in noi grandi cose, santo è il tuo nome. Vogliamo anche ringraziarti, o Signore, per averci chiamate tra le suore di Santa Marta, per averci donato il Beato Tommaso Reggio, nostro Fondatore: un Padre amoroso, attento ai bisogni di tutti e sorelle con cui condividere la vita e la tua tenerezza. Rinnoviamo il nostro “sì” e come la Vergine dell’Annunciazione, con umiltà apriamo il nostro cuore a tutte le tue chiamate e ci abbandoniamo a Te, o Padre, pronte a portare ai fratelli l’amore che abbiamo sperimentato.

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Madre Carla e delle altre Madri, della Dott. ssa Bruna Costacurta, di Mons. Claudio Doglio, di Don Gian Battista Rizzi che ci ha guidate negli Esercizi spirituali, l’udienza del Santo Padre, la visita alla tomba di San Pietro, ai Monasteri di Montecassino e di Casamari, il ritorno a luoghi cari: Castelgandolfo e Velletri che ci ha fatto ritornare indietro nel tempo e rivivere momenti importanti del nostro noviziato, il clima sereno e di grande disponibilità della casa generalizia. In ogni luogo abbiamo goduto la vera accoglienza che ci ha fatto bene. MAGNIFICAT per i numerosi e fraterni auguri che ci sono giunti da tante consorelle e persone amiche, in particolare ringraziamo Madre Carla che così ci parla: “La Grazia del Signore vi accompagni sempre e conservi nel vostro cuore la gioia e lo stupore per le meraviglie che il Signore sa compiere nella vita di chi rimane fedele al suo amore, sempre”.


Percorsi di formazione

Un cammino di correspons e di comunion O

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gni incontro con la Madre Generale è la risposta al bisogno di formazione personale e comunitaria di cui avvertiamo l’urgenza perché sono momenti importanti per fare discernimento nella nostra vita consacrata. Il Convegno delle Superiore e Responsabili della scuola, tenuto a Roma dal 31 ottobre al 3 novembre 2013, ha avuto come tema: “Un cammino di corresponsabilità e di comunione”. È questo l’impegno che ci ha lasciato il Capitolo Generale del 2009 e che la Madre Generale, Madre Carla, ha poi indicato nella Proposta di riflessione per il 2012-14. Mi piace riprendere quanto il Capitolo Generale ha suggerito per rendere significativi gli incontri comunitari, vissuti nel clima della corresponsabilità e del discernimento. La Comunità si deve interrogare: •  Su come vivificare la vita consacrata e apostolica, •  Come renderla significativa, •  Quali impegni assumere comunitariamente nei confronti delle persone che avviciniamo.

Si tratta di vivere il nostro carisma di fede, accoglienza e servizio, privilegiando la relazione con Dio, la vita fraterna condivisa, la missione. Dove si troverebbe il significato profondo della nostra vita religiosa e della nostra corresponsabilità, se non nella qualità della vita comune e nel nostro stile di vita nell’apostolato? Se la missione non rende visibile e non esprime in modo significativo ciò che siamo, la nostra vita e ciò che facciamo non ha significato. O siamo una missione viva o non lo siamo, anche se ci consumiamo nel lavoro. Il Convegno è stato aperto dalla Madre Generale con la lettura e commento del messaggio che Papa Francesco ha pronunciato ad Assisi il 4 ottobre 2013. Il Papa invita la Chiesa a seguire Gesù sulla strada della spogliazione. Spogliarsi della mondanità, dice il Papa, cioè dello spirito del mondo, pericolo gravissimo che minaccia tutti e porta all’idolatria, alla violenza, all’egoismo. Ma soprattutto spogliarsi della mondanità spirituale che fa mettere al centro se stessi, con sguardo centrato non su Dio, ma su di sé. La Madre, prendendo spunto dalla parola del


Convegno per le Superiore e le Responsabili della Scuola

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abilitĂ ne

di suor Anita Bernasconi


Percorsi di formazione Papa, ci invita a rivedere la nostra vita personale e il servizio apostolico per verificare se sono l’espressione di una persona che serve il Signore nei fratelli e percorre una strada di spogliazione. Il nostro Padre Fondatore ha camminato su questa strada indicata dal Papa ed era solito ripetere che il nostro Istituto avrebbe avuto vita solo per “lo spirito religioso”delle suore e quindi per la libertà della spogliazione. È seguito poi l’intervento delle suore della Commissione Tommaso Reggio. Suor Renata con la lettura e il commento delle Costituzioni e Regole del 1885 e 1900 ha messo in risalto l’identità della suora di Santa Marta. Il Beato Tommaso Reggio voleva suore libere per Dio, libere da sé, dai giudizi, dalle proprie idee, dalle inclinazioni. Suore umili, attente a servire Dio solo, a scomparire in Lui, suore modeste e allegre, schiette e garbate, avvedute e laboriose assai,

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ma col cuore intriso della Parola di Dio. La Suora di Santa Marta, diceva il nostro Padre Fondatore, deve avere un animo forte, morta a sé medesima, ma vivente di luce, di giustizia, di verità, di virtù virili e ripeteva alle Suore che la malattia che uccide la vita comunitaria è lo spirito di singolarità e che la terapia infallibile è l’uniformità, il distacco, il sacrificio. Suor Andreina ha sottolineato il cammino di corresponsabilità e di comunione vissuto dal Padre Fondatore come Sacerdote, Rettore del seminario, Abate di Carignano, Vescovo di Ventimiglia e Arcivescovo di Genova. Sente di non vivere mai da solo, ma nella consapevolezza di essere Chiesa; legge la vita alla luce della Provvidenza, per cui affronta ogni tipo di povertà, anche quella culturale, trovando sempre strategie nuove per andare incontro ad ogni bisogno con l’esempio di una spogliazione totale dei suoi beni, per soccorrere i poveri, specialmente i bambini.


gno di Dio e rispondere alle attese profonde del mondo. Spiritualità della comunione significa sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione è fare spazio al fratello, portando i pesi gli uni degli altri, respingendo ogni egoismo. Spiritualità della comunione è vedere ciò che di positivo c’è nell’altro per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio e prendersi cura dei suoi bisogni, intuire i suoi desideri, condividere le sue gioie e le sue sofferenze. È un cammino non facile ma necessario, richiede un paziente tirocinio che comporta la conversione di ogni nostro atteggiamento che non è in sintonia con quanto detto. È un cammino personale col desiderio di progredire insieme, se abbiamo scelto di seguire il Signore sulla strada della Croce. È un cammino possibile perché Gesù è presente in mezzo a noi, ci tiene unite. Nella vita comunitaria sembra un’utopia questo cammino per le difficoltà che si possono incontrare nel quotidiano, ma questo dubbio ci assilla se ci fermiamo alla logica umana; se invece alla base della vita comunitaria e di corresponsabilità c’è la preghiera, il Signore ci sostiene con la sua Grazia. È importante perciò prendersi il tempo necessario per pregare, per avere cura della qualità della vita e dare tempo a Dio che ci illumina e ci rende capaci di discernimento spirituale, cioè di saper leggere, attraverso la sua Parola, dove Dio ci vuole condurre.

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Suor Cristina ha concluso gli interventi interpellandoci: Che cosa ci muove dentro? Se siamo innamorate di Cristo troviamo le strade giuste per creare fraternità e vivere la corresponsabilità. Occorre non perdere mai la speranza, alimentare la forza interiore che deve nascere dalla preghiera, con la pazienza dei piccoli passi. E così il bene si diffonde. Padre Claudio Santangelo C.M. ha illustrato “Il cammino di corresponsabilità e di comunione”. L’adesione a Cristo nella vita consacrata è una risposta personale, ma tutto si concretizza in una Comunità che è dono dello Spirito. Dobbiamo alimentare questa consapevolezza, superando l’ottica puramente umana, perché non si tratta di una semplice convivenza terrena, ma soprannaturale. •  Occorre leggere con fede ogni situazione, appoggiandoci non a tanti ragionamenti umani, ma alla Parola, ai Documenti della Chiesa, alla nostra Proposta. •  Vivere la corresponsabilità e la comunione nella preghiera, cioè nel dialogo incessante con Dio e nello stile di vita fraterna e apostolica. A volte questa dimensione spirituale: il desiderio di Dio, il piacere di stare tra le cose di Dio è debole, occorre animare la Comunità, senza la pretesa di convincere nessuno, perché è la Grazia di Dio che opera in ogni sorella. Se ci sforziamo di guardare alla Trinità come a modello di comunione, componiamo la nostra unità nella diversità e nell’accoglienza delle membra più deboli che sono le più necessarie perché in esse si manifesta meglio l’azione di Dio e il nostro amore. Occorre promuovere la “Spiritualità della Comunione”, come ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica “Novo millennio ineunte” al termine del Giubileo del 2000. È la grande sfida che ci sta davanti, in questo millennio, se vogliamo essere fedeli al dise-


Percorsi di formazione

Un’esperienza indimenticabile

di suor Sali e suor Karem

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ra i numerosi catechisti convenuti tutti a Roma in occasione di questo anno della Fede, esattamente nei giorni 28 e 29 settembre, c’eravamo anche noi, suore impegnate nella catechesi con altri catechisti provenienti dalla nostra parrocchia e dalla diocesi genovese. Ci siamo sentiti parte viva della Chiesa, attorno all’unico pastore, Papa Francesco. Quando siamo arrivati in san Pietro i volontari ci hanno accolto con grande entusiasmo e ci hanno aiutati ad entrare in un clima di silenzio e di preghiera. Davanti all’altare maggiore abbiamo fatto la nostra professione di fede, rinnovando il nostro impegno ad essere veri testimoni di Cristo, in una continua trasformazione in Lui. Dopo siamo andati a visitare le tombe dei Papi; commovente è stato poi sostare davanti alla tomba del beato Giovanni Paolo II. Il nostro pellegrinaggio è proseguito nel pomeriggio con l’incontro del cardinale Angelo Bagnasco con tutto il “suo” gruppo genovese di catechisti, nella chiesa del Gesù. Come altri gruppi abbiamo seguito la catechesi del Cardinale sul brano evangelico di Luca 24, 13-33 (i discepoli

Genova

di Emmaus) in cui ritroviamo il modello di un cammino catechistico. La catechesi deve svelare il Risorto, infatti Gesù si fa compagno di strada. Così anche noi catechisti dobbiamo aiutare i ragazzi a scoprire la Sua presenza misteriosa e silenziosa. Gesù che ha fatto la volontà del Padre fino in fondo, non si presenta con l’arroganza del vincitore della morte e non pretende riconoscimenti, ma, con pazienza e umiltà, ascolta, spiega e attende i tempi dei discepoli che alla fine diranno: “resta con noi”. Gesù diventa quindi modello per noi catechisti. Il cardinale Bagnasco poi ha proseguito presentandoci la parabola del seminatore che semina senza guardare dove il seme cade, nella terra buona come in quella meno buona. Anche noi dobbiamo seminare la Parola di Dio senza esprimere pregiudizi senza escludere nessuno. Ecco, il compito del catechista è quello di seminare, sempre, a piene mani, senza paura, soprattutto senza giudicare se il terreno è adatto o no, senza pretendere di vedere subito i frutti del proprio lavoro. Domenica 29 settembre abbiamo avuto l’incontro col Santo Padre. Nell’omelia papa Francesco ci ha ricordato di fare memoria continuamente di ciò che Dio fa: ci salva e ci trasforma. Il catechista, ha detto il Papa: “custodisce e alimenta la memoria di Dio e la sa risvegliare negli altri”. Con queste parole ha sintetizzato il ruolo di noi catechisti, esortandoci a non rischiare di adagiarci nelle comodità, nelle mondanità della vita e a non rischiare di mettere al centro il nostro benessere. Siamo ritornati nelle nostre parrocchie convinti dell’importanza di “essere catechisti” e non di “fare” i catechisti. Grazie Papa Francesco, le tue parole ci hanno scaldato il cuore.


Roma, 29 settembre 2013

Grazie di averci chiamato di suor Cornelia Macina

zionalità unite dallo stesso desiderio, confluivano verso la Basilica, quasi sembrava di essere in un immenso teatro dove andava in onda uno spettacolo grandioso di fratellanza… L’esperienza d’incontro l’avevamo vissuta anche il giorno precedente quando, catechisti di diverse diocesi, riuniti intorno a un Vescovo, hanno partecipato alla S. Messa con catechesi di preparazione in varie chiese di Roma. I catechisti della Toscana e della Liguria, guidati da S.E. Card. Angelo Bagnasco si son trovati insieme nella Chiesa del Gesù e questa combinazione ha favorito il nostro incontro con il gruppo parrocchiale di Genova-S. Bernardino all’interno del quale spiccava la presenza delle nostre suore ed ex alunne catechiste: suor Karem, suor Marykutty-Saly, Cristina Solari e altre. Che bella sorpresa! Ne abbiamo avuta anche un’altra: è stata quella di ve-

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rovarsi a Roma insieme a tutti i catechisti del mondo per un incontro col Papa è stato un evento coinvolgente e indimenticabile carico di emozioni, occasione unica per sentirsi Chiesa oltre i limiti regionali e nazionali nei quali solitamente ci muoviamo ed operiamo. Il pensiero forte era che Papa Francesco sarebbe presto venuto tra noi, che lo avremmo visto da vicino e forse avremmo potuto anche dargli la mano… chissà, ma quello che rendeva pronto il cuore ad accoglierlo era il fatto che ci sentivamo attesi da Lui perchè ci aveva chiamati da ogni parte del mondo per stringerci al suo cuore di Padre e Pastore e dirci la parola di fede che tutti aspettavamo. Suggestivo il momento dell’arrivo mattutino in piazza san Pietro; la risposta all’invito del Padre era commovente: da vicino e da lontano numerose file di persone di ogni colore e na-


Percorsi di formazione

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dere nel gruppo romano, molto più avanti di noi, suor Shainy… suor Luisa Pereira… suor Rina… suor Rany… Il nostro gruppo formato da oltre cinquanta persone provenienti dalle parrocchie di Cortona, Sansepolcro e Arezzo – aveva all’interno tre sacerdoti e tre suore di S. Marta: suor Francesca, suor Carmen ed io. Il pernottamento del nostro gruppo a Riano è stato agevole, ma la partenza del mattino è stata necessariamente anticipata alle prime ore dell’alba. Siamo giunti a Roma molto presto e già nella grande piazza antistante la Basilica eravamo tantissimi con una grande voglia di entrare al più presto nei settori assegnati. Ma, nonostante la moltitudine, c’era ordine e allegria negli spazi e tra le file di sedie preparate per accoglierci. All’ingresso ci era stato dato un libretto con canti e preghiere… Tutti parlavamo… salutavamo… cercavamo di fare amicizia con altri catechisti nei dintorni… Tra noi c’era Stefano, il più alto della compagnia. Egli aveva il cappellino color amaranto sulla bandiera italiana, nostro segnale di riconoscimento e andava dicendo… con un pizzico di euforia che… sicuramente sarebbe riuscito a dare al Papa il cappellino toscano, nostro distintivo! Ma, per poter avere la possibilità di fermare un attimo il Papa di passaggio, ci voleva un bambino, sì, forse un bambino! Cercavamo un bambino nelle vicinanze e non si vedeva, ma improvvisamen-

te, con grande gioia l’abbiamo individuato in braccio alla mamma catechista seduta all’interno del nostro settore, in fondo alla fila verso il centro. Eravamo molto felici per questo e non ci è parso il vero di invitare la mamma col bambino in mezzo a noi, nella postazione più vicina alla transenna! Già immaginavamo che Gianni, la guardia aretina vicinissima al Papa, avrebbe potuto aiutarci… e così è veramente accaduto con grande scambio di saluti e sorrisi al suo passaggio! Dicevo che è stato bello aspettare l’inizio dell’arrivo del Papa, ma l’atmosfera festosa di grande entusiasmo che riempiva l’aria di allegria, poco dopo ha lasciato il posto ad un meraviglioso silenzio contemplativo ed orante. Infatti, l’attesa del Papa è stata ‘’pregata’’ con la recita del santo Rosario fino all’inizio della S. Messa. Durante questo tempo, le parole scambiate, le conoscenze fatte, ogni altro pensiero… tutto si è acquietato. Una grande pace silente regnava nella piazza gremita fino all’inverosimile! Quando è iniziata la Celebrazione Eucaristica eravamo uniti come una grande famiglia ed in effetti sentivo vibrare nel cuore la gioia di trovarmi in quel punto chiamata da Gesù stesso in quel preciso momento. Sentivo vere e luminosissime le parole di Gesù ‘’Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro’’ (Mt 18,20). Le letture della Messa presentavano una pagina del profeta Amos che il Santo Padre ha utilizzato per iniziare la sua Omelia ‘’ Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri… distesi su letti d’avorio…” (Am 6,1-4) Ecco, il discorso è iniziato col metterci in guardia dal pericolo e dal rischio di adagiarci nella mondanità della vita e del cuore mettendo al centro il nostro benessere. Papa Francesco ha detto che questo succede quando perdiamo la memoria di Dio ‘’Guai agli spensierati di Sion!’’ diceva il profeta e il Papa ha innestato su questo avvertimento la sua diagnosi circa la nostra situazio-


se incidesse nel cuore, il messaggio conclusivo: – Il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore che vede tutti come fratelli; se è uomo di pazienza, di perseveranza che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia. Preghiamo il Signore perchè siamo tutti uomini e donne che custodiscono e alimentano la memoria di Dio nella propria vita e la sanno risvegliare nel cuore degli altri. Amen – L’appello finale rivolto a tutti noi catechisti, ci ha inondati di gioia: – Cari catechisti, vi dico «Grazie per quello che fate, ma soprattutto perchè ci siete nella Chiesa, nel popolo di Dio in cammino, perchè camminate col popolo di Dio… Che il Signore vi benedica e la Madonna vi accompagni. Grazie tante! Grazie di questo servizio alla Chiesa e nella Chiesa». Queste parole mi sono rimaste incise nel cuore e nella mente mentre ascolto ancora Papa Francesco, godo la festa del suo sorriso, dei suoi gesti felicemente eloquenti, del suo saluto carico di affetto e di empatia.

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ne: - Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io… sul proprio benessere. La vita, il mondo, gli altri perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la “memoria di Dio” anche noi stessi perdiamo consistenza, ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto, come il ricco del Vangelo il quale ha il volto delle cose. Chi corre dietro al nulla, diventa lui stesso nullità, questo riferimento è di Geremia 2,5. – Infatti noi siamo fatti ad immagine di Dio, non ad immagine delle cose, degli idoli! – Queste parole del Papa echeggiavano nell’aria come una pioggia benefica sopra di noi. E poi ha cominciato a dire: – Allora, guardandovi, mi chiedo: – Chi è il catechista? – È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri… – Papa Francesco ci ha parlato di Maria e poi, riferendosi al contenuto della seconda lettura, è tornato a centrare il suo dire sul nostro ruolo dicendo che – il cammino del catechista, il nostro cammino, deve tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza (1 Timoteo 6,11). Papa Francesco ha alzato lo sguardo – grazie al maxischermo tutto è palese e visibile – ed ha coniato come


Frammenti di santità Roma, 28 gennaio 1973 Mia carissima suor Daniela, prima di tutto ti dico brava per la tua disponibilità. Hai consegnato a Gesù “Un foglio bianco”… È un bell’atto di fede! Riponi sempre in Lui la tua fiducia, non rimarrai mai delusa. Ancora più mi è piaciuta l’intestazione. “Eccomi, alleluia!” È tutto un programma di vita! di una vita vissuta nell’amore, quindi nella gioia che nasce dal sacrificio. Ho insistito sulla gioia e insisto, perchè è logico, è necessario che ci sia in un’ anima consacrata: è un segno della presenza di Dio! e il mondo ne ha tanto bisogno! Ma, come hai ben capito, è anche frutto di una conquista; è una vittoria sul nostro egoismo; è un dilatare gli orizzonti della nostra vita; è un donarci per amore, come ci ha insegnato Gesù, come ha fatto Lui. Man mano che ci lasciamo possedere da lui, diventiamo capaci di dono e, quindi, di gioia. Coraggio, suor Daniela, avanti sempre con slancio e con entusiasmo nel nome di Dio… A te un abbraccio affettuosissimo. Ti sono ogni giorno vicina con la preghiera In Gesù tua Madre Maestra Madre Paola

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Suor Daniela Speziali passata alla casa del Padre il 24 luglio 2000


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Festa di Natale a scuola

di mamma Laura

La scelta particolare dei canti natalizi ha permesso, quest’anno, a noi genitori di essere partecipi. Abbiamo cantato insieme, noi e i bambini. Anche quelle melodie fino a poco tempo prima sconosciute, durante la festa, sono subito sembrate familiari, grazie al canto ripetuto dei nostri figli nei giorni precedenti la festa.La comune allegria percepita nell’attesa, è stata accompagnata anche da emozioni personali e diverse da ciascuno di noi: i genitori dei piccoli, la gioia di vedere per la prima volta il proprio bambino sul palco, parte di un gruppo e di una realtà nuova, ma ormai familiare; per i genitori dei grandi la consapevolezza che quel momento sarà l’ultimo, l’ultima festa di Natale del proprio figlio, l’ultima volta vestito da angioletto, da pecorella o da pastore, su quel palco che tanto racchiude, rappresenta e comunica per ciascuno di noi che vive ogni giorno questa nostra scuola.

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ome ogni anno, per noi genitori della Scuola dell’Infanzia Sacra Famiglia e per i nostri bambini, si respira aria di Natale. La dolce musica diffusa che si percepisce subito, la mattina, varcando la soglia della porta: il presepe davvero bello ed originale; le decorazioni nelle classi e l’attesa della festa che, quest’anno si è svolta sabato 14 dicembre offrendoci diversamente dalla solita recita, un emozionante “Concerto di Natale” eseguito da tutte le voci dei nostri bambini. La preparazione di questo momento, da vivere prima con i loro nonni e poi con i propri genitori, fratellini e sorelline, per i nostri bambini, è un evento educativo molto importante: l’attesa, il rispetto dei ruoli assegnati dalle insegnanti, la fatica d’imparare per fare dono di qualcosa di bello ai nostri cari… Insomma tutto ciò che concorre a vivere il Natale nel suo vero significato: Gesù con noi!

Novate


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Autunno...

dalla Scuola dell’Infanzia

Luco di Mugello

Bentornato autunno con i tuoi colori, profumi e sapori! I

bambini della Scuola dell’Infanzia di Luco si sono recati nella vigna di Elia a vendemmiare. In un secondo tempo sono andati nel bosco a raccogliere le castagne,

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felici di poter correre, osservare e ammirare le meraviglie della natura. Una mamma ha cotto le caldarroste per tutti i bambini che le hanno gustate con gioia! Ăˆ stato bello poi giocare liberamente nel bellissimo giardino e prendere in braccio i cagnolini della cagnetta Luna.


Papa Francesco N

el mese di ottobre i bambini hanno inviato a Papa Francesco i loro disegni, le foto di gruppo e hanno promesso di pregare per lui, per tutti i sacerdoti e tutte le suore, in particolare quelle di S. Marta. Papa Francesco ha risposto ringraziando e benedicendo bambini e genitori, sorpresi da tanta benevolenza.

A

lla Scuola dell’Infanzia di Luco, con nostra sorpresa e meraviglia, le suore hanno organizzato la festa dei nonni! È stato un pomeriggio bellissimo all’insegna della gioia e dell’allegria che i bambini e le bambine hanno saputo trasmettere a tutti i presenti con canti, balli e disegni dedicati ai

una nonna

nonni, compiaciuti e felici nel vedere i propri nipotini esibirsi “solo” per loro. infatti, per una volta i genitori pur presenti, hanno mantenuto una distanza discreta per lasciare tutto lo spazio e l’attenzione ai nonni e ai bambini per un loro coinvolgimento totale! Al di là della festa, bellissima! è stato un momento importante di aggregazione e di confronto tra gli adulti, ognuno dei quali aveva da commentare e condividere l’esperienza di questi primi mesi di scuola, esprimendo soddisfazione e compiacimento per il lavoro e l’impegno delle suore alle quali è stato esplicitato il nostro grazie sincero. Alla fine abbiamo condiviso tutti insieme una bella merenda con tante cose buone preparate dalle mamme! Grazie a tutti.

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Festa dei nonni


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Il Signore chiama... il Libano risponde di suor Damiana

Libano

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noi otto Suore di Santa Marta, che svolgiamo il nostro apostolato in questo meraviglioso Paese, a ragione nominato più di settanta volte nella Bibbia, il Signore ha fatto dono di un autunno ricco di incontri e celebrazioni gioiose. Il 3 settembre abbiamo ricordato in Parrocchia l’anniversario della Beatificazione del nostro Padre Fondatore durante la Celebrazione Eucaristica vespertina. Il Parroco, Abuna Velentino, aveva annunciato l’avvenimento con un avviso sull’informatore parrocchiale. La gente ci vuole bene perchè viene in contatto con noi in diversi momenti gioiosi o difficili della vita: catechesi della prima Comunione, collaborazione con le attività del gruppo giovanile, malattia e morte di qualche familiare.

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Così alle ore 18 del 3 settembre la chiesa era gremita di gente, la corale pronta, la reliquia del Beato esposta sull’altare. La Concelebrazione ha avuto solenne inizio e l’omelia è stata sostituita dalla proiezione di un DVD riguardante le tappe salienti della vita del Padre Fondatore in lingua araba, che era stata preparata nel 2000 in occasione appunto della Beatificazione. Poichè qui in Oriente, come ai primi tempi della cristianità, la fede si trasmette attraverso la vita dei Santi, la celebrazione è terminata con il bacio della reliquia seguito da un semplice rinfresco alla porta della chiesa dove sono state anche distribuite le immagini del Beato Tommaso Reggio contenenti i tratti della sua biografia in lingua araba.


re puntualmente Suor Noha che ha emesso i Voti il 1° novembre 1988 insieme a sua sorella Suor Hind. Così la domenica 3 Novembre durante la Santa Messa, concelebrata da sette sacerdoti, nella chiesa parrocchiale di Mar Abda le abbiamo fatto festa. La chiesa era gremita non solo perchè la gente le ha voluto manifestare affetto e gratitudine per il suo impegno in parrocchia, ma anche perchè la famiglia di Suor Noha, che conta 10 fratelli e sorelle, oltre che babbo e mamma, nipoti e pronipoti in quantità, occupava da sola un quarto della chiesa! La celebrazione è stata solenne e gioiosa, la corale stupenda e molto vivace la testimonianza di Suor Noha. Al termine un ricco rinfresco preparato dalla sua famiglia ha favorito incontri e ringraziamenti che hanno rallegrato e fatto bene al cuore di tutti. Che altro dire se non Grazie Signore perchè ci doni la tua GIOIA?

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Dopo la festa abbiamo vissuto con gioia e trepidazione (è avvenuto un attentato grave nel centro di Beirut) l’attesa dell’arrivo della Madre Generale e della Madre Vicaria che visitava il Libano per la prima volta. I giorni sono volati ed è arrivato il 18 ottobre! Le Madri durante la settimana della loro permanenza sono state sempre con noi regalandoci momenti di serena e gioiosa fraternità. Hanno soggiornato nelle due comunità, hanno visitato i genitori e parenti delle Suore libanesi che sono qui e che vivono in Italia, hanno parlato con ogni singola suora. Non sono mancati momenti in cui siamo state tutte insieme e, come è amata consuetudine, la Madre non ci ha fatto mancare le gradite “sorpresine”: libri, immagini, oggetti sacri e profani che hanno rallegrato le nostre agapi fraterne, ma soprattutto non ci ha fatto mancare le sue esortazioni a vivere pienamente la nostra consacrazione e le notizie della nostra Famiglia Religiosa di oggi e di ieri. Madre Lilian si è mostrata contenta di conoscere questa realtà e non ha nascosto neppure la sua predilezione per il pane libanese (solo assaggiato di sfuggita in Italia) e per il riso cucinato in mille modi! Alle Madri va tutta la nostra affettuosa gratitudine per la loro presenza che ci ha detto l’attenzione e il bene per ciascuna di noi e per la piccola missione libanese! Le celebrazioni del 25° anniversario della Professione Religiosa da qualche anno vengono raggruppate per l’esiguo numero delle Suore interessate, ma noi abbiamo voluto festeggia-


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Firenze-Roma, andata e ritorno

le giornaliste angioline

Firenze Conservatorio

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udite audite! Omnes prophetae in patria sua sunt! ?I’cche vu credevate che gli Angiolini e si lasciassero scappare una leccornia così invitante? Il 27 novembre Anno Domini 2013 addobbati a mo’ di tanti Babbo Natale e Befane (del resto e un c’erano nonni, nonne, suore, docenti!) con l’entusiasmo che da sempre contraddistingue le loro garrule vocine, che animano le silenziose vie conventuali del Conservatorio, si sono diretti in quella città conosciuta come Caput Mundi, non solo della ormai fragile e vacillante seconda Repubblica, ma soprattutto Sede del Vicario di Cristo, speranza per coloro che vedono la morte non la fine, ma il fine tramite cui risorgere avvolti dalla Luce eterna della Misericordia di Dio, nonostante le numerose fragilità e cadute nella realtà terrena; come dice Manfredi nel III Canto del Purgatorio: “la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei” (Imparate gente, imparate!). Ma andiamo per ordine altrimenti, stravaganti e prepotenti come siamo, in quanto eredi diretti dei Guelfi e Ghibellini fiorentini, ci confondiamo e incominciamo a dare i numeri, nonostante nessuno, causa la “tenera età”, abbia conseguito la laurea in matematica. Ore 3.45: Giardino d’Azeglio, lato via della Colonna, quattro mega pullman si ritrovano per ospitare 243 pellegrini (a Roma ci aspettano altri 130 amici) tra piccoli, adulti ed anziani, tutti protesi a sostenere una levataccia a dir poco fantozziana

per dirigersi all’Urbe con aranciata, coca cola e panini, ma soprattutto con bandiere e sciarpe verdi con il logo della Scuola, su cui era stampato dalla Maison Ferragamo uno dei pensieri più semplici, ma più sconvolgenti, con cui Papa Francesco ha aperto il suo Pontificato: “Non abbiate paura della tenerezza”. Ore 8.30: Giunti a Roma i vari gruppi guidati da Suore e docenti si sono appropinquati in piazza San Pietro, già numericamente gremita, dove la temperatura allo zero e l’allegro vento di tramontana mettevano a dura prova la resistenza di grandi e piccini, tanto che il Papa Francesco, commosso da tanta partecipazione, entusiasmo ma soprattutto spirito di sacrificio nel sopportare un clima gelido che ha rischiato di trasformare gli Angiolini in stoccafissi e pinguini (senza offesa per nessuno! capitooo?) si è complimentato per il coraggio dimostrato dagli astanti, che ha voluto concretamente, ma soprattutto teneramente, abbracciare e baciare per dimostrare l’Amore che lui, Vicario di Cristo, ha verso i piccoli e gli ammalati. Dopo aver percorso in largo e in lungo piazza San Pietro con la sua “papamobile” (per una volta hanno strappato la coniazione di un nuovo vocabolo a noi, inventori della lingua italiana – trecento fiorentino colto!) Papa Francesco ha incominciato a parlare sulla realtà della morte, intesa come passaggio verso la Resurrezione, spiegando che è necessario quotidianamente vigilare, pregare e compiere atti di Misericordia per non temere quello che il pensiero ateo contemporaneo presenta con terrore: l’interpretazione di una esistenza casuale caratterizzata da un vuoto cammino verso il nulla. Soltanto vigilando, pregando, mantenendo costante la lampada accesa della Sapienza divina,


Per non tediarvi eviteremo di descrivervi il viaggio di ritorno, che si è svolto regolarmente e con allegria anche perché la preside, causa impegni congressuali è rimasta a Roma, e voi sapete cari lettori che: “quando il gatto un c’è i topi e’ ballano!”. Sta per iniziare con la prima domenica di Avvento il nuovo anno liturgico. L’Avvento è un periodo particolarmente significativo che ci prepara non solo al Natale, ma soprattutto alla venuta del Signore nella Gloria alla fine dei tempi. Qualora un ci si dovesse né vedere né sentire a tutti auguriamo Serene e Sante Festività Natalizie!

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attraverso l’ascolto della Parola di Dio, accompagnato dal digiuno e dalle opere di Misericordia corporali e spirituali, sarà possibile avvicinarsi al termine dell’esistenza con il sorriso della Speranza, poiché l’attesa, lunga o breve che possa essere, solo con la morte diviene realtà. E, come se queste riflessioni semplici e profonde non fossero state sufficienti per far germogliare nell’animo dei fedeli presenti quel piccolo fiore della Speranza in Dio, papa Francesco come se fosse stato attorno ad un grande tavolo con i fratelli a lui più cari e gli amici più intimi ha invitato i pellegrini a ripetere per ben tre volte e con profonda convinzione: “Chi pratica la Misericordia non teme la morte!”. Infreddoliti, ma contenti, gioiosi di essere stati avvolti dal calore di queste serene parole materne che offrivano Speranza e Pace, gli Angiolini si sono diretti, attraverso il cardo e il decumano romano, nella zona circostante piazza San Pietro, al fine di potersi ristorare e visitare quelle strade ricche di storia percorse da chissà quante persone come loro.


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Un presepe pa L

a presenza delle Suore di S. Marta, nella Scuola dell’Infanzia come nella Comunità Parrocchiale, è sempre resa significativa per la stima e l’affetto del parroco e dei parrocchiani che non mancano mai di coinvolgere le Suore in tutte le attività. Anche le Suore, pur con i loro limiti, secondo il carisma dell’Istituto, cercano con semplicità di accogliere ogni persona, piccola e grande, e farla sentire importante, perché capace di donare e ricevere quei doni unici che il Creatore consegna a ciascuno per trafficarli. Siamo liete di comunicare attraverso lo scritto di alcune mamme l’esperienza fatta con tutte le famiglie della nostra scuola in preparazione al S. Natale e alla festa vissuta a scuola.

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“Quest’anno, per Natale, alla Scuola d’Infanzia “Sacra Famiglia”, quella che frequentano i miei bambini, le suore e le educatrici hanno avuto una grande idea. Tutto è iniziato una sera di fine novembre, quando le rappresentanti di classe hanno indetto una riunione solo tra genitori. Dopo varie comunicazioni ci hanno detto: – e ora veniamo al Natale… Le suore per quest’anno vorrebbero un presepe con le bottiglie di plastica. – Bello! – abbiamo pensato tutti noi, genitori presenti all’incontro. – Non avremo problemi a recuperare un bel po’ di bottigliette di plastica! – Non avevamo ancora realizzato che noi, mamme e papà, avremmo dovuto costruire insieme ai nostri


articolare di Silvia, mamma di Davide e Viola Novate Milanese

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figli i vari personaggi del presepe usando bottiglie d’acqua da 0,5 o 1,5 litri. Mormorio nella sala del teatro dove c’eravamo riuniti, un po’ di preoccupazione e alla fine una grande risata… ci saremmo tutti impegnati e divertiti per realizzare un meraviglioso presepe a misura di bambino! Ognuno poteva scegliere un personaggio: stelline, pastori, pecore, re magi… c’era l’imbarazzo della scelta! Il 5 dicembre era la data in cui bisognava consegnare a scuola le statuine e… un presepe, veramente super, (come ha detto il mio bambino più grande) ha preso vita nel salone della scuola. La mia famiglia, ma anche molte delle famiglie con cui ho parlato, hanno apprezzato molto questa iniziativa proposta dalla scuola. È stata una bella occasione per stare insieme ai nostri figli in un modo diverso. Vedere l’impegno dei bambini per creare dei personaggi che piacessero loro, è stato divertente. Vedere la loro soddisfazione a “lavoro concluso”è stato emozionante davvero! Inoltre, quest’idea del presepe è stata aggregante. Tra mamme quando ci s’incontrava per strada ci si dava consigli sulla realizzazione dei personaggi e si sono addirittura organizzati “gruppi di lavoro”. Ci si trovava a casa di qualcuno per la merenda e poi… tutti all’opera! Insomma Scuola dell’ Infanzia Sacra Famiglia, GRAZIE per aver reso questo Natale così creativo e per aver fatto respirare anche a noi adulti l’atmosfera magica ed entusiasmante del Natale.


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Un personaggio D

omenica, 15 dicembre 2013, i bambini della Scuola dell’Infanzia don Andrea Bay di Puria, in Valsolda, con la presenza dei genitori e di numerosi parenti e non, hanno reso questa giornata gioiosa e allegra con canti e poesie con la ricorrente recita natalizia. Anche in quest’occasione, suor Amelia, suor Luigia e suor Filippina, le Suore che gestiscono con amore e paziente professionalità la scuola materna, hanno svolto, come

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sempre un impeccabile lavoro, preparando i bambini al saggio, affidando ad ognuno di loro un ruolo da interpretare nella Natività, emozionando e scaldando i cuori dei presenti. Approfittando di questa meravigliosa festa, c’è stato un doveroso e sentito ringraziamento poetico, a sorpresa, manifestato dai bambini e organizzato dalle Suore con la complicità dei genitori, nei confronti di una persona che ha dedicato, molti anni della sua vita, il suo tempo, insegnando gratuitamente l’inglese ai bambini che frequentano e hanno frequentato la scuola. Questo personaggio è la signora Pamela Dixson. E qui, come testimone e portavoce, vorrei soffermarmi per descrivere in maniera concreta la personalità di questa signora che, per chi ha avuto ed ha la fortuna di conoscerla, può solo elogiarla e ammirarla, perchè fa parte di quelle persone che Dio manda tra noi con l’animo pieni di umanità e il cuore stracolmo di bontà. Pamela, così vuole essere semplicemente chiamata, senza nomi aggiuntivi di riconoscenza e così la chiamerò, nasce in Inghilterra da padre australiano e madre inglese, genitori benestanti. Insieme alla sorella e ai genitori, trascorre un’infanzia dorata, viaggiando in diversi Paesi, alloggiando nei migliori alberghi di lusso con al seguito un personale di servizio. Tra i numerosi viaggi la famiglia Dixson arriva anche in Italia soggiornando a Bellagio, sul lago di Como, dove il padre si innamorerà del luogo e dei dintorni, decidendo


straordinario in mezzo a noi una cittadina valsoldese

Puria

La sua vita di mamma, accompagnata sempre da una salda e convinta fede, non le impedisce anche qui in Valsolda, di fare ciò in cui sempre ha creduto e voluto:insegnare. Lo farà di sera, di giorno, e soprattutto come volontariato. Pamela è una donna molto combattiva nel sostenere le sue idee. Si scontrerà, in gioventù, con le autorità locali della Valsolda, le quali avevano deciso di chiudere la scuola del paese. Ma Pamela, con la sua immensa generosità e disponibilità, aprì liberamente le porte di casa sua agli scolari, facendo diventare la sua abitazione una scuola con lei insegnante. Il Sindaco dinnanzi a tale gesto, si arrese e riaprì la scuola del Paese. Poi la Divina Provvidenza fece sì che, in modo gratuito, insegnasse l’inglese ai bambini della Scuola Materna “don Andrea Bay di Puria e lo fece fino all’estate scorsa, lasciando anche qui un segno indelebile della sua bontà, diventando un pilastro portante della Scuola dell’Infanzia. Questa donna ha rinunciato al lusso per dedicarsi alla sua missione d’insegnante tra chi non poteva permettersi un insegnante di lingua inglese e considerando la fede l’unica sua ricchezza, è ormai diventata nonna. Ora si dedica al sociale; è membro del Consiglio Pastorale di Cressogno, e Ministro straordinario dell’Eucarestia. Organizza incontri ecumenici, partecipa quotidianamente alla S. Messa, aiutando il Parroco in varie attività; insegna senza scopo di lucro l’inglese a chi ne ha bisogno e se chiedi a qualcuno chi è Pamela Dixson, ti risponderanno che è un personaggio straordinario.

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di venire a viverci per poi spostarsi anche in altre città d’Italia. Per due anni abiteranno anche a Menaggio, in una villa alla quale daranno proprio il nome della figlia Pamela. Ora, ai nostri giorni, questa villa è adibita a scuola materna e porta ancora il nome di “Villa Pamela”. Col trascorrere degli anni arriverà la Seconda Guerra Mondiale e anche per la famiglia Dixson la vita sarà segnata da grandi sofferenze. Infatti il padre viene arrestato e fatto prigioniero ed il resto dei familiari costretto a far ritorno in Inghilterra e Pamela trascorrerà la sua adolescenza in un collegio di Suore. Finita la guerra, il padre viene liberato dalla prigionia mentre lei si diplomerà come insegnante, scoprendo, in questi anni, la fede, l’essenza della sua vita, fonte principale della sua esistenza. Forte e salda è la sua convinzione che si converte dalla religione anglicana a quella cattolica, ricevendo il Battesimo. Pamela, ora più che mai, non accetta più gli agi fino allora usufruiti, ribellandosi e a suo modo metterà a disposizione il suo insegnamento ai più disagiati della periferia di Londra. Durante un’estate, ritornerà in Italia a trascorrere le vacanze dai genitori che vivono da qualche anno sulle sponde del lago Ceresio in Valsolda e precisamente ad Albogasio. Il suo tempo lo dedicherà alla chiesa del paese, pregando e servendo. Qui, incontrerà il suo futuro marito, un semplice contadino. Trasferondosi a Cressogno (Valsolda) abbandonerà definitivamente la vita agiata che non ha mai desiderato e diventerà poi madre di 4 figli.


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Vincitori per caso o per bravura da Chiavari

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ome ogni anno gli alunni della scuola primaria santa Marta di Chiavari vengono coinvolti in iniziative proposte dal territorio o provenienti da ditte che favoriscono con materiali e concorsi lo sviluppo di una coscienza responsabile riguardo a problemi del nostro pianeta. Una di queste iniziative, che è piaciuta particolarmente alle insegnanti di italiano delle classi 2a, 4a e 5a, riguardava l’attenzione alla risorsa “mare” con tutto quello che comporta da parte degli umani per salvaguardarlo. L’iniziativa chiedeva alle classi partecipanti la composizione di una poesia che avesse come argomento il mare. I bambini si sono lasciati coinvolgere dalle insegnanti e dalla fantasia. Così, a fine ottobre, abbiamo scoperto di aver vinto, insieme a due classi di altre scuole, una visita guidata all’acquario di Genova perché la nostra poesia della classe 2a è risultata tra le tre migliori del concorso a cui hanno partecipato 130 classi. Nel corso della premiazione ai bambini è stata donata anche una maglietta con scritto alcuni versi di una delle poesie vincitrici.

Ma il premio più ambito è stato vedere con calma tutte le specie animali presenti nelle varie vasche. È stata un’esperienza… favolosa!


Mare...

Mare dolce blu profondo      nascondi un fantastico Mare di piccolini     galoppan Mare di

marini.

e di colorate come biglie.

e di Mare di    azzurri, rossi, bianchi e gialli. Mare di variopinte   al tramonto son le più belle. appisolata.

Mare di leggere barchette dorate           e balli di Mare di infinita bontà   fra spumeggianti guizzi di felicità      ecco che arriva il principe che incanta ogni bambino. Scuola Santa Marta - Chiavari Classe seconda primaria

fatate.

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Mare di acqua salata fra le braccia di una


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Il Natale non ha età

di Mariangela Mela

Velletri

S

ono giorni frenetici quelli che precedono il Natale, giorni che travolgono la famiglia in un vortice di appuntamenti obbligati, bambini che presentano liste di regali introvabili, ricerche di addobbi nuovi e originali, visite a babbo natale, e genitori che si sfidano nell’arte del presepe perfetto, organizzazione di cenoni e feste in lussuosi locali, queste sono solo una parte delle innumerevoli e superflue attività che spesso ci proponiamo di fare. Questo scorcio non è altro che la vera facciata della nostra società ahimè malsana e arida di sentimento, dove il Natale è la vera memoria,

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la parola sacra che spesso va sprecata, dimenticandoci completamente di quei benefici che ogni giorno riceviamo in primis da quel Bambino che celebriamo, ma che spesso nel bel mezzo della festa dimentichiamo. Mi piace pensare che sarebbe veramente bello se anche solo per un giorno fermassimo questa frenesia soprattutto in questo periodo dell’anno, coltivare il buon umore, l’umiltà e i buoni sentimenti, fermarsi e riflettere, dare un giusto valore e riscoprire nel presepe perfetto la concezione di amore, di sacrificio e di famiglia, dove si concretizza il fine dell’esistenza umana.


stare insieme le genti di diversi continenti e nel miracolo della nascita si rinnova il messaggio di speranza. Cerchiamo di superare le mode del momento, istituiamo una giornata che bandisca l’eccessivo utilizzo di smartphone o tablet, spegniamo le tv e apriamoci a dialoghi che normalmente non facciamo, leggiamo dei libri, aiutiamoci l’un l’altra. Cari amici, sentiamoci tutti un po’ bambini di nuovo, bambini che scoprono le cose con gli occhi spalancati di fronte alle meraviglie del mondo.

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È proprio questo il messaggio che i bambini della Scuola dell’Infanzia Santa Marta di Velletri hanno lanciato nella rappresentazione di quella notte autentica, una rappresentazione commovente, e sentita che ha riscaldato i cuori di tutti. La grotta, il bue e l’asinello, Maria e Giuseppe, l’Angelo e i pastori erano lì al centro del palco, ripercorrendo in semplici gesti il grande evento della nascita del Messia, tra piccole battute e musiche celestiali, si è portato in luce lo spirito del Natale, quello vero, fatto di semplici cose. Che anime pure i bambini! Era tutto lì il vero significato del Natale, non erano i flash delle macchine fotografiche dell’ultima generazione, ma erano quei bambini che riportavano in scena la nostra tradizione di un mistero meraviglioso che vive ancora oggi dentro di noi. Ed è così che voglio vivere il nuovo anno, con il fermo immagine nella mia testa, di quei bambini che gioiosi raccontano la magia del Natale, la spensieratezza e la pienezza dei loro occhi mentre intonano il Gloria. Tutto confluisce in quella culla, luogo primario degli affetti. Il Natale non ha età, non conosce limiti, oltrepassa le barriere politiche e religiose, invita a


In missione

La magia di Natale

una mamma

A

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nche quest’anno, puntuale, è giunto il periodo natalizio. Le vie dei paesi si accendono di luci magiche e si vestono di ghirlande festose; l’aria profuma di vin brulè e pampepato, ma ciò che colpisce di più è lo sguardo d’amore e di speranza che si legge negli occhi della gente, lo scalpiccio di piedini infantili e le risa innocenti che risuonano nelle case in attesa di Babbo Natale. Il 24 novembre il paese di Dasio si è svegliato cullato dal brusio di tutti coloro che allestivano banchetti e addobbavano le vie per ospitare i mercatini natalizi. La partecipazione è stata calorosa: le mamme deliziavano i passanti con dolcetti fatti in casa, mentre i bambini schiamazzavano allegramente per i vicoli del paese. Il 15 dicembre sono scese in campo le suore con i nostri piccoli pargoli, anzi tutti in-

Puria

sieme sono saliti sul palco per incantare genitori, nonni e amici con la loro deliziosa recita natalizia. I bambini hanno interpretato canti e poesie, scelti proprio da loro stessi, dando vita ad un presepe vivente senza pari! La vera magia si è però realizzata il 17 dicembre quando, sotto gli occhi incantati dei bambini, è apparso un Babbo Natale carico di doni per tutti loro. Qualcuno ha pianto, qualcuno ha riso,qualcuno si è nascosto tra le braccia della mamma, ma in fondo al cuore ogni bambino ha vissuto il più prezioso dei regali: la magia del Natale. La speranza del Natale dovrebbe accendersi ogni giorno dell’anno nel cuore di tutti!


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Cara suor Antonia,

di Marco Bassani

H

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Le chiedo un’ultima cortesia: estendere a suor Alessandra e a tutte le consorelle di Querceto la nostra più commossa gratitudine per le cure e le preghiere con cui hanno accompagnato suor Marina in Paradiso. Insieme a tutta la mia famiglia auguro, davvero con tutto il cuore Buon Natale a lei e a tutta la Comunità.

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o sentito la necessità di scrivere queste due righe in primo luogo per ringraziare tutta la Comunità di Santa Marta, e lei in particolare, per le amorevoli cure prestate alla zia. Nelle sue ultime settimane, quando si trattava di prendere decisioni anche molto personali legate alla lotta contro la malattia, mi ha colpito il totale affidamento di suor Marina ai suoi superiori. È difficile per noi “laici”, a volte così pieni d’orgoglio e di ambizioni personali, capire davvero il significato e il valore dell’obbedienza. La zia me l’ha insegnato: ho avuto a che fare con quelle che lei chiamava madri e sorelle e ho scoperto vere madri e vere sorelle. Credo d’aver capito il vostro “segreto”: obbedire e comandare è più facile e naturale quando tutto è fatto con Amore. La suora che ha accompagnato suor Marina a Masate ha ripetuto più volte che negli ultimi momenti era serena, che era pronta. Non faccio fatica a crederlo, anch’io l’avevo vista “tranquilla” e totalmente “affidata” al volere del suo Signore. Certo avrà avuto anche un po’ di paura, ma sono certo che avesse anche voglia d’incontrare finalmente lo “Sposo” atteso e servito per tutta la vita. Credo che la zia ci guardi tutti dal Paradiso, anzi ne sono sicuro perchè sentiamo la sua protezione.


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Un saluto a suor Amalia

di don Arnaldo Mavero

C

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arissimi, ci dà una grande consolazione ascoltare, nel giorno del funerale di suor Amalia, le parole del Vangelo che abbiamo appena letto. Un giorno Gesù ha raccontato ai suoi discepoli che cosa avverrà alla fine della storia e ha pronunciato queste parole: “Il Figlio dell’Uomo dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perchè io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Sono parole che conosciamo molto bene parole che quasi sappiamo a memoria. Eppure sempre ci stupisce pensare al significato di queste parole. Gesù dice che Lui, Lui stesso, era affamato, assetato, forestiero, nudo, malato e carcerato e i benedetti hanno incontrato Lui, hanno aiutato, curato, visitato, proprio Lui, Gesù. E quando i benedetti domandano: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” Gesù risponde: “In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”

Al centro delle parole di Gesù c’è Lui: Gesù Risorto che si identifica con i più bisognosi. Accogliere e prendersi cura di chi ha bisogno è accogliere e prendersi cura di Gesù. Rifiutare chi ha bisogno è rifiutare Gesù. Il Vangelo usa l’immagine del re, parla di un re che dà il suo giudizio. Nel fratello bisognoso il cristiano vede il suo re. Infatti i bisognosi sono detti da Gesù “i miei fratelli più piccoli”. È un’espressione molto carica di affetto, dove Gesù usa l’aggettivo miei con un accento tutto particolare: i piccoli sono i miei fratelli. Questa espressione indica tutto l’amore personale, lo sguardo di compassione, la predilezione che Gesù ha per i più piccoli al punto che chi ama i più piccoli ama Gesù. E questo carissimi fa’ sì che il nostro destino eterno si giochi proprio nella capacità di vedere e di amare Gesù soprattutto negli ultimi e nei bisognosi. La vita cristiana è vita di amore, di bontà, di servizio. Ero malato e mi avete visitato. La nostra sorella suor Amalia ha trascorso la sua vita di consacrata nel servizio agli ammalati. Fino all’ultimo. Tutta la sua vita. Ha vissuto il suo amore per Gesù negli ospedali, vicino ai fratelli e sorelle ammalati. E ci dona pace e consolazione avere la certezza che ora suor Amalia vede avverarsi la parola di Gesù: “Vieni a me, benedetta dal Padre mio, perchè ero ammalato e mi hai visitato e tutte le volte che hai fatto questo a un mio fratello nel bisogno, l’hai fatto a me. Tu hai donato tutta la vita a me nella tua consacrazione


La nostra vita, e in ultima istanza la vita del mondo, ha un fine preciso: vivere amando, amando soprattutto i più bisognosi. Quindi la carità, il perdono, la pazienza, il servizio, la bontà… insomma il fare agli altri ciò che vorremmo essere fatto a noi… questo è il significato che Dio dà alla nostra vita. Purtroppo però, ci accorgiamo, in modo drammatico che c’è anche chi non entra in questa logica della carità e delle misericordia e quindi non entra nella logica del regno. C’è insomma la possibilità di impostare in modo scorretto la propria vita e dunque di fallire il senso del’esistenza, chiudendoci all’amore e ritenendo che l’egoismo, il pensare a noi stessi, l’arroganza e la superbia possano dare importanza e gusto alla vita. No, no! Ogni volta che amiamo un nostro fratello, in particolare un bisognoso, la nostra vita si colora di eternità, si apre al mistero di Dio e intuisce la verità essenziale di questa strana manciata di anni che costituisce il nostro cammino terreno. È questo ciò che Gesù ci dice, ciò che tanti uomini e tante donne hanno vissuto e testimoniato è ciò che anche noi vogliamo vivere e lasciare come testimonianza al mondo. Nel Cantico dei Cantici la sposa dice allo Sposo: “M’introduca il re nelle sue stanze, gioiremo e ci rallegreremo per te”. Il re dei re, il re che si manifesta nell’umile e nel povero, il re che noi serviamo nei nostri fratelli, il re che regna dal Legno, ha introdotto nella stanza nuziale la sua sposa. Noi ci rallegriamo e gioiamo perchè suor Amalia ha incontrato il suo re, il suo sposo e ora il loro canto d’amore è eterno. Ma nello steso tempo ripetiamo a Gesù le parole della Sposa: attiraci dietro a te, corriamo. Chiediamo cioè a Gesù di attirare anche noi, tutti noi, sulla strada dell’amore affinchè tutti noi si possa correre seguendo Lui, Gesù, sulla via della donazione ai fratelli e alle sorelle e così sia!

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e Io ti sono sempre stato vicino, in particolare nel fratello ammalato che tu hai servito e ora vieni a me: non più vicinanza, ma perfetta comunione, incontro reale, vita insieme per sempre, vita eterna”. Carissima suor Amalia, che bello vedere in lei, al termine della sua vita, la realizzazione della sua vocazione. Lei, suor Amalia, ha voluto vivere l’amore per il prossimo con una speciale donazione a Gesù, accogliendo la chiamata alla vita consacrata. Ha vissuto nella fedeltà la sua totale appartenenza a Gesù come segno per ogni uomo della tenerezza grande di Gesù e della priorità del regno dei cieli. Che bello pensare come ora, al termine della sua vita, può cantare il suo grazie a Gesù per la perseveranza che lo Sposo le ha dato e per aver servito il carisma della sua famiglia religiosa in particolare come scriveva il Fondatore, il Beato Tommaso Reggio, “le suore, volando in aiuto all’indigenza, servano con l’umile lavoro delle loro mani, il Cristo presente negli uomini di ogni tempo”. Che bello pensare che suor Amalia, al termine della sua vita, può testimoniare che è stata vera e feconda la sua maternità, quella maternità della quale ha parlato Papa Francesco rivolgendosi lo scorso mese di maggio alle religiose, quando diceva che “la consacrata è madre ed è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità spirituale”. Ed esortava – ad essere madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità; non si può capire la Chiesa senza la sua maternità. E voi siete icona di Maria e della Chiesa”. Penso proprio che la gioia delle dolci parole di Gesù “Vieni a me benedetta dal Padre mio”, possano da un lato dare conforto a chi tra noi vive il dolore del distacco, penso in particolare alla Comunità delle Suore di S. Marta e ai parenti di suor Amalia, dall’altro diventano per tutti noi un richiamo preciso al senso della nostra vita.


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Addio a suor

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i rivolgo a voi, con il cuore colmo di dolore, ma allo stesso tempo sono onorato di rappresentare i nipoti nell’addio della nostra amata Zia. Chiedo scusa se non riuscirò a soddisfare tutti con le mie parole. Perché qualcuno ricorderà come la zia fosse molto brava a raccontare barzellette oppure tutte le monellerie fatte da piccola. Qualcun altro rimarrà deluso perché non parlerò quanto fosse, in gioventù, una fumatrice accanita. Chiedo scusa, ma oggi non ne parlerò. Quando ho iniziato a scrivere queste parole, ho ricordato che quando ero piccolo, le suore carmelitane dicevano che quando un’anima va in cielo, è accolta da angeli con arpe, trombe e “laudes” mentre cantano canti angelici. Oggi l’anima della zia Maruca è arrivata al cielo e senza dubbio un gruppo di angeli l’ha accolta. Ma questa volta è stato sufficiente dirle: “Vieni suor Matilde”. Non si sono sentiti canti ce-

lesti, o trombe, o arpe. No! Oggi il volume si è alzato e la musica aveva un altro ritmo. Oggi si sente la musica del Medio Oriente e si balla il “dabkle” che sono tradizionali danze arabe. Oggi la festa in Cielo è grande perché è arrivata una grande donna, terribilmente divertente, ricca di bontà e prudente… e anche consacrata a Dio. Sì sono certo che lei è già in cielo, non solo perché vestiva un abito religioso, ma perché la mia certezza si fonda sulla convinzione che al momento della nostra partenza la domanda è una sola: “Quanto amore hai donato”? Sì carissimi è questa l’unica domanda alla quale dovremo rispondere. Qualcuno dubita della porta dalla quale sarà entrata la nostra zia Maruca? L’amore che la zia ha donato a ciascuno di noi qui in terra, è talmente tanto che ognuno è convinto di essere il “preferito”. Chiedete ad ognuno chi era il preferito della zia e ciascuno


alzerà per primo la mano perché convinto di esserlo, tale era l’amore che lei ci donava. Sono certo che così risponderanno: Loly, Riccardo, Josè Elìas, Cecy, Lula, Chabe e Lizath, tutti più che sicuri di esserlo. Anche Mony, Carola, Christian, Marisol, Pablo Andrès, tutti senza dubbio diranno di essere stati i preferiti della zia. Così pure lo dirà Pato, Mel, Raf o Pablo. Felipe, Juan Carlos, Alejandra e Keka. Sei stata brava zia Maruca a farci credere di essere il “preferito” come la nonna con i suoi nipoti. Essere stata capace di averci amato così, coltivando anche lo stesso sentimento in ciascuno di noi, ha un merito incredibile, per cui la festa in cielo è grandissima. Ci rimane la consolazione che una parte di quella gioia che oggi si vive in cielo, si diffonda sulla terra per colmare la nostra tristezza per la tua partenza.

di Francisco Cumsille

Non posso finire queste mie parole senza ringraziare le Suore di Santa Marta per l’attenzione e la cura che sempre hanno accompagnato suor Matilde. Ai professori, alunni e genitori delle scuole dove lei aveva insegnato, grazie per l’affetto dimostratole in questi giorni; a tutti i collaboratori grazie per la vostra lealtà; a lei Monsignore Duarte e a tutti i sacerdoti per avere voluto essere qui a salutare la nostra zia. Grazie! Ringrazio Dio per la nostra zia, per le sue parole cariche di gioia, perché sempre abbiamo ricevuto parole di incoraggiamento, parole cariche di fede e di speranza. A te carissima Zia, a nome di tutti i tuoi nipoti, dal profondo del nostro cuore Grazie, Grazie. Siamo certi che sarai sempre con noi. Riposa in Pace.

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Matilde


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Il “sogno” della normalità

una mamma

È

con immenso piacere che esprimo la mia profonda ammirazione, per l’Istituto santa Marta, per le suore e per le insegnanti che vi operano, basata sul cammino che, con mio figlio, ho iniziato circa 3 anni fa. Ricordo ancora il giorno in cui per la prima volta entrai nella scuola per un colloquio con la preside e con che timore le spiegai la situazione tutt’altro che facile di mio figlio bellissimo di 6 anni che aveva grosse limitazioni nel linguaggio e, di conseguenza, alterazioni nel comportamento. Insomma più che d’inserimento nella Scuola Primaria si poteva pensare di prolungare la Scuola dell’Infanzia. Il mio timore nel fare

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Chiavari

questa presentazione del bambino stava proprio nel sentirmi dire: “Signora, noi non siamo in grado di far fronte ad una situazione del genere con poche ore di sostegno a disposizione, inoltre, suo figlio si trova in uno stato di irreversibilità”. Discorso spiacevole e mortificante per un genitore che, però, altrove ci fu fatto. Ebbene invece con mia grande gioia mi sentii rispondere dalla preside in modo fermo e rassicurante. Mi spiegò che, pur essendo una situazione particolare e apparentemente compromessa, sarebbe valsa la pena di prendere questo bimbo per mano e accompagnarlo lungo un cammino, probabilmente tortuoso, ma che sicuramente andava fatto, confidando nelle risorse, nelle potenzialità del bimbo e nell’operato della scuola. Così avvenne e mio figlio fu accolto in una casa ospitale, nella quale tuttora regna un clima di serenità, dove i bambini vengono accettati per come sono senza discriminazione, motivati per migliorare e seguiti da insegnanti preparati in ambito didattico e pedagogico. Il risultato di tale contesto è tangibile sotto i nostri occhi che ogni giorno si riempiono di stupore di fronte agli enormi progressi fatti da mio figlio nell’arco di questi tre anni di Scuola Primaria. Ora la “normalità” è molto più vicina e mi piacerebbe che quelle persone che non avevano voluto scommettere su mio figlio, vedessero cosa si sono perse e, se lui avrà un futuro migliore non sarà certo grazie a loro. Invece un grazie accorato lo rivolgo a tutto l’Istituto Santa Marta che ha accolto mio figlio a braccia aperte con umanità e amore cristiano, mettendosi a sua disposizione senza riserve. Tutto ciò contraddistingue questa scuola e posso dire, di cuore, che siamo fortunati a farne parte.


da L’Operaio Ligure

La figura del Beato Tommaso Reggio R

che dal relatore nella presentazione della Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis del Reggio. In quell’importante pubblicazione – stampata a Roma nel 1991 – è documentato che: “tra il 1975 e il 1978 si effettuarono radicali ricerche, a complemento di quelle già realizzate, e in questa fase si deve molto alla solerzia di mons. Francesco Repetto, promotore della fede della Curia di Genova”, mentre più oltre possiamo leggere che: “Dietro l’impegno di mons. Repetto caddero anche le ultime difficoltà”. Questi poi fu devoto del Beato Reggio, come di altre figure di santi della Chiesa genovese, e in una testimonianza del 26 giugno 1980 lasciò scritto che durante il decorso di una grave malattia: “invocai, in particolare, unitamente ai miei famigliari, anche Mons. T. Reggio”, alla cui intercessione: “attribuisco non solo il buon risultato, ma altresì le più preziose grazie spirituali ricevute nella lunga prova”. I lettori dell’Operaio Ligure e in particolare i soci delle Società Operaie Cattoliche, che già conoscono l’azione del Reggio per favorire la partecipazione dei cattolici italiani alla vita pubblica, possono così associare al ricordo del beato genovese la memoria del sacerdote Repetto, che con impegno e devozione si adoperò per collocare la figura di quel grande pastore nella storia della Chiesa, non solo a livello locale ma universale.

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icorre quest’anno il trentesimo anniversario della morte del sacerdote Francesco Repetto, avvenuta a Genova il 14 ottobre del 1984. Uomo di fine educazione e di rara discrezione, unita ad intensa spiritualità, ebbe animo delicato e sensibile, ma capace di fermezza quando il caso lo richiedeva, come nelle tragiche circostanze della persecuzione razziale allorchè, con la sua attività nascosta ma costante, contrastò il conformismo del male. Questi si distinse in un’opera non priva di rischi e in conseguenza delle sue azioni venne arrestato nel febbraio del 1944 e detenuto nel carcere di Marassi. Per i suoi meriti nel salvataggio degli ebrei nel 1955 gli fu conferita la medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche Italiane e nel 1982 la “Medaglia dei Giusti fra le Nazioni”, assegnata dallo Yad Vashem dello Stato di Israele a coloro che più si prodigarono per gli ebrei durante la persecuzione razziale. Oltre a questi meriti noi qui vogliamo ricordare, del sacerdote genovese, l’intensa attività di studioso di storia della Chiesa che è in Genova e di riferimento per i ricercatori che si rivolgevano a lui. Inoltre, si distinse nella salvaguardia del patrimonio culturale ecclesiastico e nelle ricerche per valorizzare le figure dei santi della nostra diocesi, raccogliendo il materiale archivistico per alcune cause di beatificazione. Soprattutto i fedeli della diocesi di Genova non devono dimenticare che al Repetto si devono le ricerche storiche che portarono alla beatificazione – tra le altre figure meritevoli dell’ onore degli Altari – di Mons Tommaso Reggio (1818-1901), fondatore delle Suore di Santa Marta e vescovo di Ventimiglia e poi arcivescovo di Genova. Questo non fu un intervento marginale ma al contrario decisivo e tale da essere ricordato an-


Con l’affetto della memoria Roma, 18 settembre 2013 Carissime, nelle prime ore di stamane, dall’ Ospedale di Careggi in Firenze, è salita al cielo Suor AMALIA CATTANEO

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Nata a Figino Serenza (Como) il 24 gennaio 1931, era entrata in Comunità l’8 maggio 1954 e aveva emesso la professione religiosa l’8 dicembre 1956. I suoi ultimi giorni sono stati segnati da una grande sofferenza che l’ha purificata e l’ha resa pronta per il cielo. Mite e laboriosa, ha sempre cercato di lavorare con serenità, bontà e competenza, curando i malati a lei affidati con una dedizione particolarmente premurosa e paziente. È stata una presenza significativa in ogni ambiente dove lei ha svolto il suo servizio, perché ha saputo vedere in ogni malato a lei affidato la presenza del Signore Gesù a cui aveva dedicato la sua vita e tutte le sue energie e che ha servito sempre con fedeltà.

La ricordano così quanti l’hanno incontrata e conosciuta nei vari luoghi dove lei ha svolto il suo servizio apostolico: San Gimignano, Luco, Borgo San Lorenzo… e da ultimo Querceto dove, per lunghi anni, si è presa cura delle sue consorelle con tanta delicatezza, amore e dedizione. Noi che l’abbiamo conosciuta e abbiamo goduto della sua presenza, vogliamo ringraziare il Signore per il dono immenso che è stato per la nostra Famiglia Religiosa e preghiamo per lei che ora, nel riposo eterno, ha ritrovato tante consorelle e in particolare la sua sorella Suor Costanza. A lei chiediamo di intercedere presso il Signore per tutte noi e per le necessità della sua amata Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

«L’uomo che sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà» Papa Francesco

Cara suor Amalia, consentimi di fare un salto nella memoria e rievocare gli anni della nostra giovinezza, quando ambedue, ricche di fede e di entusiasmo, per raggiungere ogni mattina il santuario della Madonna di S. Materno, tu dal tuo casolare percorrevi una stradina, altrettanto io dal mio, le cui stradine si congiungevano sulla via principale e dalla quale ti scorgevo arrivare “sempre” a braccetto della tua cara e indimenticabile

mamma Ninetta, fedele amica della mia mamma Felicita. Per questo non ho alcun dubbio che la fede e l’amore che nutrivano in cuor loro, siano state ricompensate dalla gioia di aver consacrato le loro figlie al Signore. Ora, cara suor Amalia, hai potuto raggiungere le tue amate sorelle: suor Costanza, Clementina, Enrica e i fratelli e riabbracciare con loro la vostra amata mamma Ninetta. Sottolineo una lieve differenza, ma che, tuttavia esprime la verità sostanziale: nella tua qualità di infermiera professionale hai sempre accolto con dedizione e amore i pazienti a te affidati, ora che vivi nella luce di Dio assieme a quelli che ti hanno preceduto prega per le consorelle alle quali hai prodigato sempre con amore fraterno le tue sollecite cure e hai cercato il loro bene. Grazie per il tanto bene che hai seminato! La tua amica, consorella e paesana sr Alfonsina Frigerio

Roma, 8 novembre 2013 Carissime, stamane, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo la Consorella Suor MARINA PIROVANO nata a Gorgonzola (Milano) il 6 aprile 1934, entrata in Comunità il 15 ottobre 1956, professa dall’11 novembre 1959. La sua “partenza” solo dopo pochi giorni dal trasferimento a Querceto


Roma, 1 dicembre 2013

Carissime, stamane, dall’ospedale di Valparaiso (Cile) è ritornata alla casa del Padre la carissima Consorella Suor MATILDE CUMSILLE ZAPAPA nata a Placilla de San Fernando (Cile) il 9 novembre 1929, entrata in Comunità il 28 dicembre 1956, professa dall’11 novembre 1960. Religiosa sempre allegra e generosa ha vissuto la sua consacrazione con fedeltà totale al Signore e alla Famiglia religiosa che ha amato e servito fino all’ultimo anche quando le sue forze si sono fatte sempre più deboli e fragili. Disponibile ad accogliere con gioia il volere del Signore nell’obbedienza pronta e generosa a quanto i Superiori via via, nel corso della vita, le hanno chiesto, ha svolto il suo servizio di insegnante, educatrice, “direttora” e superiora in varie comunità (Curicò, Vallenar, Valparaiso, Coquimbo, Roma, Pariyaram (India)…). Fiduciosa nel Signore ha lavorato con straordinaria dedizione sempre pronta a farsi carico di ogni bisogno delle persone che avvicinava con tanta attenzione e sollecitudine. Per due sessenni a Roma è stata membro del Consiglio Generalizio, sempre preoccupata di ricercare il bene della Congregazione e molto attenta a rispondere con sollecitudine e generosità alle necessità delle nostre Missioni sparse nel mondo. La ricordano con affetto e stima le persone e le Suore che l’hanno conosciuta in America latina, in

Italia, in India, in Libano e ora pregano perché il Signore l’accolga nella sua pace e le doni il premio che Lui riserva a chi gli è stato fedele sempre, in ogni situazione della vita. A Suor Matilde chiediamo che continui anche dal cielo a pregare per tutte noi che ancora stiamo camminando e preparandoci per l’incontro con il Signore della vita e per i suoi famigliari che tanto l’hanno amata e accompagnata nel suo cammino. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Chi era suor Matilde? Una sorella, allegra, generosa, sempre disposta a servire, lavoratrice instancabile, sempre contenta, “monella”. Viveva la sua consacrazione in modo aperto, attenta ai segni dei tempi, con apertura mentale, cercando sempre di interpretare i cambiamenti perché era convinta che Dio ci parlasse mediante i segni dei tempi. La sua forza era la Parola di Dio, ciò che succedeva

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ci ha sorpreso e addolorato tanto. Infatti, nonostante l’improvvisa e grave malattia che l’aveva colpita, speravamo di poterla riavere qui nella comunità di Roma ancora un poco con noi, come i medici ci avevano detto. Ha vissuto cercando di fare tanto bene ai bambini che le sono stati affidati sia nelle varie Scuole materne dove ha svolto il suo servizio di insegnante (Crescenzago, Bovisasca, Castelraimondo, ecc.) sia nei collegi dove è stata chiamata a svolgere il suo servizio come educatrice (Velletri, Roggiano, Chiavari, Castelferro, Genova ecc.). Si è sempre resa utile con il lavoro delle sue mani: in guardaroba e là dove era necessario prestare un aiuto. Da poco tempo le era stato affidato il servizio della portineria nella comunità da Roma quando improvvisamente si è ammalata gravemente. Buona e aperta al bene ha offerto la sua malattia cercando di “lasciar fare al Signore ciò che era bene per lei” e di accettare dalle sue mani anche la prova del dolore. Sicuramente ora è nella pace del Signore e intercede per noi che tanto abbiamo bisogno del suo aiuto. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO


Con l’affetto della memoria

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nel mondo, lei donava il suo messaggio con la sua vita. Capace di accogliere tutti senza distinzione, perchè ricca di umanità e sempre riconoscente verso Dio, diceva che tutto quanto era frutto della grazia di Dio e dei sacrifici dei suoi genitori i quali, con grandi sforzi e rinunce, formarono in Chile una famiglia con grandi valori cristiani. Era una donna umile, mai presuntuosa, l’unica ragione della sua vita era il Signore per cui aveva lasciato tutto per servirlo dove l’obbedienza la mandava. Sorella di animo magnanimo, non si perdeva in sciocchezze né piccinerie. Tutta la sua vita aveva come fondamento l’amore di Gesù, Giuseppe e Maria. Amava la vita fraterna e comunitaria alla quale partecipava animando, consigliando e, quando era necessario, correggendo. Una sorella, capace di entrare in empatia, una sorella che dava fiducia, affetto, senza giudicare. Bastava dicesse: “no te preocupes cabrita”, tutto ha una soluzione con buona volontà, sforzo e amore”. Ringraziamo il Signore che ce l’ ha donata e la fortuna che abbiamo avuto incontrandola nel nostro cammino. Lei ci ha dato la guida e dato la forza per lavorare con responsabilità, ci ha incoraggiato a lavorare e amare la nostra famiglia religiosa, accogliendo e servendo tutti in modo particolare le persone più deboli, facendo tutto per amore a Gesù e Maria, i suoi grandi amori. Oggi già gode del premio dei giusti; sappiamo che questa separazione è solo momentanea;

per noi che crediamo nella risurrezione abbiamo la certezza dell’incontro definitivo nella casa del Padre, con tutti quelli che abbiamo amato qui in terra. Suor Matilde riposa in pace, sarai sempre nei nostri cuori.

Suor Teresa Aceituno.

In ricordo di Suor Matilde Cumsille Alla carissima Madre Nazarena, Delegata della Famiglia Religiosa in America Latina, alle consorelle tutte e in particolare ai famigliari e parenti della nostra carissima Suor Matilde, desidero far giungere il mio ricordo e la mia vicinanza attraverso la preghiera e la supplica al Signore della vita perché doni il riposo eterno alla nostra cara Suor Matilde e il conforto a tutti loro che ora vivono un momento di grande dolore. La notizia della morte della cara suor Matilde mi ha addolorato tanto: avevo sperato che un certo miglioramento di questi ultimi giorni fosse un segnale buono e promettente e che anche questa volta riuscisse a superare i suoi problemi di salute che l’hanno accompagnata in tanti momenti della sua vita! Il Signore della vita invece ha pensato che questo fosse il momento dell’incontro con Lui! A noi è caro pensarla già nella pace insieme alle tante consorelle che di qua e di là dall’oceano lei ha amato e per le quali si è spesa per far gustare loro “quanto è bello e soave vivere insieme”.

Sempre contenta, serena e disponibile, spesso incurante della sua salute, per essere pronta a darsi con serenità e generosità, ovunque l’obbedienza la inviasse. È stata una presenza molto viva nella Famiglia religiosa: ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità mentre si trovava in Cile, è stata Superiora in India dove si è spesa per aprirsi a una accoglienza senza riserve. È stata inoltre per due sessenni a Roma membro del Consiglio Generalizio sempre attenta e preoccupata del bene della sua cara Famiglia Religiosa. Ritornata da qualche anno nel suo amato Cile non ha smesso di spendersi con amore e dedizione come lei cercava sempre di fare. La ricordo con tanto affetto e stima e con me le Suore e le persone che l’hanno conosciuta qui in Italia e che ora piangono e pregano per lei perché il Signore la ricompensi per il tanto bene compiuto. Esprimo la mia rinnovata vicinanza ai famigliari tutti, ai parenti, alle consorelle e in particolare a Suor Marcela Rodriguez e a tutte le Suore della comunità di Valparaiso, la comunità dove lei è vissuta molto volentieri in questi anni e dove lei desiderava rimanere anche in questi ultimi tempi di malattia, circondata dalle cure, dall’affetto e dalle premure delle sue consorelle. Mentre affido al Dio della vita la sua anima, sono certa che Suor Matilde dal cielo continuerà a intercedere per tutte noi e per la sua amata famiglia Religiosa Roma, 9 dicembre 2013 Suor Carla Roggero


Carissime, stamane, all’Ospedale di Careggi (Firenze), dove era stata ricoverata per l’aggravarsi della sua situazione, è salita al cielo Suor FLAVIA ZANETTI nata a Bagolino (Brescia), l’8 giugno 1925, entrata in Comunità il 3 marzo 1949, professa dal 1 novembre 1951. Suor Flavia è stata una religiosa che ha vissuto con tanto impegno e gioia la sua consacrazione al Signore. Infermiera preparata e buona ha speso tutte le sue energie nel soccorrere ogni infermità e nell’addolcire con la sua pacatezza e la sua presenza

serena tutti coloro che hanno avuto la fortuna di godere delle sue cure. Le persone che l’hanno conosciuta nei vari luoghi dove lei ha svolto il suo servizio infermieristico (S. Gimignano, Luco di Mugello, Reggio Calabria, Poggibonsi…) la ricordano così: una Suora attenta, premurosa, serena e capace di curare non solo le ferite del corpo ma anche quelle dell’anima consolando con la sua bontà. Quando non ha più potuto svolgere il suo servizio presso i malati si è resa disponibile fino all’ultimo a servire con semplicità e dedizione la comunità nelle mansioni a lei affidate. La ricordiamo così e la pensiamo nella gioia del Signore che ora potrà godere in pienezza e le chiediamo di continuare a intercedere un po’ di aiuto per tutte noi che ancora fatichiamo nel nostro cammino. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Ricordo di Suor Flavia Zanetti Quattro anni di vita insieme mi hanno fatto conoscere e affezionare a Suor Flavia che, lasciato il suo lavoro di infermiera, faceva parte della Comunità del Conservatorio S. Maria degli Angeli a Firenze. Di carattere forte, ma gioviale e dotata di uno spiccato senso dell’umorismo, sapeva sdrammatizzare le situazioni che la riguardavano prima che diventassero “serie”.

Pur essendo anziana e non priva di acciacchi aveva mantenuto vivo il senso di disciplina e di ordine appreso nello svolgimento della sua professione. Credo che in quattro anni non abbia mai pronunciato il mio nome: si rivolgeva sempre a me chiamandomi con l’appellativo del mio ruolo (Superiora!) anche quando parlava di me con gli altri. Lo faceva però con tanto affetto (quasi compiangendomi!) e la cosa, che mi pesava fatta da altri, me la faceva sentire vicina e solidale. Avanzando l’età era sempre meno autonoma nelle decisioni, ma seguiva con fedeltà il ritmo della vita comunitaria. Nel Natale 2009, desiderando farmi un regalo, aveva iniziato un lavoro all’uncinetto che è risultato come la tela di Penelope… Quando il Signore l’ha chiamata era ancora intenta a terminarlo e sono sicura che lo sta lavorando in cielo mentre presenta la sua preghiera al Signore anche per me!

Suor Damiana

47 Camminando con fede 3/2013

Roma, 19 novembre 2013


Camminando con fede 3/2013

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“Non temete” Il nostro Padre ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino verso la Terra Promessa. Egli è la misericordia, la nostra luce, la nostra pace Papa Francesco


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