Chi sono Io? Flip the Book_1

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CHI SONO IO?

Corso triennale di orientamento scolastico per le Scuole Secondarie di primo grado

GUIDA DOCENTI al percorso di orientamento per il Biennio

a cura di Biagio Greco

Segna con una “X” le caselle corrispondenti alle qualità che pensi di possedere. Se per alcune sei in dubbio, prova a rivolgere a te stesso la domanda presente sotto ciascuna qualità. Se la tua risposta è “Sì”, vuol dire che puoi attribuirti quella qualità. Penso di avere le seguenti qualità:

[ ] Fiducia in me stesso, intraprendenza e indipendenza

Sono in grado di fare le cose da solo, senza attendere che qualcuno mi aiuti?

[ ] Spirito d’iniziativa

Sono disponibile a prendere iniziative e a occuparmi delle cose da fare?

[ ] Senso di responsabilità e affidabilità

Quando inizio un lavoro o un compito, lo svolgo al meglio delle mie possibilità, senza bisogno di essere controllato?

[ ] Perseveranza e determinazione

Persisto nel voler terminare ciò che ho iniziato anche se è difficile o incontro difficoltà?

[ ] Accuratezza

Faccio le cose in modo preciso invece che malamente e in fretta?

[ ] Originalità e Creatività

Cerco di ideare le cose da me senza copiarle da altri?

Sono portato ad inventare cose nuove?

[ ] Adattabilità e flessibilità

Sono disposto a cambiare opinione o attitudini quando le circostanze cambiano?

[ ] Energia ed Entusiasmo

Quando intraprendo qualcosa, anche se poco importante, sono abituato a metterci sempre tutto il mio impegno e il mio entusiasmo?

31 PUNTI DI FORZA

HO UN PIANO: ESSERE MIGLIORE!

Adesso rifletti sulle qualità che hai scartato, cioè quelle che non ti sei attribuito. Di certo, ce ne è qualcuna che per te è almeno migliorabile, se solo decidessi di impegnarti di più. Segna queste qualità con un cerchio rosso. Scegline una e racconta come potresti migliorarla:

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LE MIE EMOZIONI

Leggi il brano che segue.

Era la mezzanotte della notte di Halloween, io e Sam stavamo mangiando schifezze sul divano guardando un film horror e a ogni minuto del film ci abbracciavamo. Verso la fine ci fu una scena davvero orribile e urlammo come due galline! A quel punto arrivò Spencer in mutande, con i capelli dritti e arruffati, spaventatissimo, scoppiammo tutti e tre a ridere come degli idioti!

Era oramai tardi, Sam sarebbe rimasta a casa mia a dormire, allora ci addormentammo sul divano.

D’improvviso... TOC! Un rumore strano si era udito nella stanza. Sam si svegliò di scatto, il rumore continuava. Spaventata, svegliò anche me e, quando andai nell’altra stanza a chiamare Spencer, gridai di terrore: era sparito e sul letto c’erano tracce di sangue! Sam mi raggiunse e iniziammo ad urlare con tutto il fiato che avevamo in gola e poi scappammo a chiuderci in cucina. Ad un tratto la maniglia della porta si piegò lentamente... Sam e io spalancammo gli occhi ammutolite e terrorizzate, lei prese un coltello e girò la chiave... LA PORTA SI APRÍ e… ci mancò un pelo che Sam ammazzasse Freddie, il nostro vicino! Allora gli chiesi perché era lì e lui disse che aveva udito dei rumori strani e sua mamma era sparita. La stessa cosa che era successa a noi con Spencer!

Ero terrorizzata, tremavo come una foglia e il mistero si faceva sempre più fitto!

Le storie di Super-Giada, 12 anni

IN SCENA!

Ora sei pronto per rappresentare la paura. Drammatizza questa emozione in una brevissima scenetta. Il docente ti assegna ad un gruppo di lavoro.

1. Con i compagni del tuo gruppo, prendete in esame gli episodi che avete raccontato al punto 2 della pagina precedente e sceglietene uno.

2. Compilate uno schema seguendo la traccia seguente:

- Chi (i personaggi)

- Dove (il luogo)

- Quando (i tempi)

- Perché (quali sono le cause)

- Che cosa succede

- Le reazioni fisiche

- Il comportamento dei personaggi (che cosa hanno fatto/detto).

3. Strutturate la storia sotto forma di dialoghi. Se ritenete indispensabile descrivere epoche, tempi, luoghi e ambientazioni, potete usate una voce narrante fuori campo, oppure creare semplici cartelli con fogli di carta. Pensate a cose semplici e aiutatevi con ciò che avete a disposizione in classe.

4. Infine, mettete in scena, in classe, la situazione che avete preparato e verificate se le emozioni che volevate comunicare siano percepite dai compagni.

Se recitare ti mette in imbarazzo e proprio non riesci a divertirti, non temere, non è detto che tu debba farlo per forza. Ci sono altri modi in cui puoi renderti utile, ad esempio partecipando alla stesura della sceneggiatura, o aiutando i tuoi compagni nella messa in scena. Nessuno desidera metterti a disagio! Tuttavia, se pensi di essere timido e questo ti fa soffrire, cioè vivi la tua timidezza come una limitazione e vorresti tanto liberartene, questa può essere un’occasione d’oro per allenarti. Rifletti, sei in un ambiente protetto, i tuoi compagni ti conoscono e ti vogliono bene e i tuoi Professori sono lì per aiutarti a crescere. Non hai niente da temere, nessuno ti giudicherà se sbaglierai la tua battuta, non sei un attore! Allora coraggio, prova anche tu, superare questa piccola prova ti darà fiducia e ti sentirai molto più forte!

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Nella scheda seguente, riporta ogni qualità/abilità accanto alla forma di intelligenza corrispondente e assegna a ciascuna intelligenza un valore complessivo da 1 a 10, in relazione al peso che ha nella tua personalità. Procedi come nell’esempio.

INTELLIGENZA QUALITÀ/ABILITÀ PUNTEGGIO

Corporea-Cinestetica

Giocare bene a calcio, balli di gruppo, nuotare velocemente, agilità…

Inventare storie, creare slogan, brindisi, rime, fumetti, vignette…

COMPILA LA SCHEDA

SCHEDA DELLE AUTO-ATTRIBUZIONI

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9/10
8/10 Creativa

Partendo da questo elenco generale, possiamo spingerci più a fondo.

Talento e abilità non sono la stessa cosa. Tutti possono imparare a suonare uno strumento musicale (abilità pratica), ma non tutti sanno trasmettere sentimenti ed emozioni attraverso la musica (talento espressivo). Non è un fatto legato a quanto si è bravi in un certo campo. Non occorre essere Mozart per emozionare gli altri, o essere Leopardi per saper scrivere frasi commoventi e non c’è bisogno di essere Gandhi per riuscire a trovare le parole giuste e portare pace là dove altri hanno fallito. A qualsiasi livello, il talento si riconosce, è quel qualcosa in più che ci distingue da tutti gli altri che sanno fare la stessa cosa. C’è qualcosa in cui siamo un po’ più bravi della media, è una cosa innata, spontanea, per noi è facile, non ci costa fatica, è un nostro talento.

Film consigliato: Billy Elliot (© StudioCanal, BBC Films, WT2 Productions, Arts Council of England, Tiger Aspect Productions, Working Title Films )

INTELLIGENZA QUALITÀ/ABILITÀ PUNTEGGIO

RELAZIONI

1. Quanto sei disposto a collaborare ed aiutare gli altri a scuola?

2. Quando sei in un gruppetto di amici:

a. Tendo a punzecchiarli, a prenderli in giro.

b. Cerco di dire battute spiritose anche se sono un po’ forti.

c. Preferisco rapporti seri e sereni.

3. Quando vai a trovare persone che non conosci, quando arrivi in una classe nuova:

a. Me ne sto sulle mie ad aspettare che qualcuno mi rivolga la parola.

b. Sono timido ed anche un po’ diffidente.

c. Entro facilmente in contatto con i ragazzi e le ragazze della mia età.

4. Quando discuti con gli altri:

a. Critico spesso e interrompo.

b. Ogni tanto intervengo ma mi interessa poco quello che dicono gli altri.

c. So ascoltare e lascio parlare gli altri.

5. Quando un compagno ti confida qualcosa:

a. Ne parlo alla prima occasione.

b. Se la cosa è particolarmente stuzzicante non resisto e la racconto.

c. La tengo per me.

6. Se ti viene chiesto un favore che puoi fare:

a. Di solito rifiuto, perché non mi piacciono gli scrocconi.

b. Esaudisco la richiesta solo se la persona mi è simpatica.

c. Cerco di esaudire la richiesta della persona.

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IO E GLI ALTRI

7. Durante il gioco:

a. Faccio di tutto per vincere senza guardare in faccia nessuno.

b. Se perdo tengo il broncio.

c. Sono sempre leale, apprezzo il bel gioco e non faccio drammi se perdo.

8. Se la tua classe è divisa in gruppi contrapposti:

a. Sto con il gruppo più forte e peggio per gli altri.

b. Penso che le divisioni siano inevitabili.

c. Cerco di costruire unione ogni volta che mi è possibile.

9. Durante una gita in compagnia:

a. Preferisco starmene per conto mio ascoltando musica con le cuffie.

b. Mi annoio.

c. Porto giochi e invento storielle per tenere allegra la compagnia.

10. Quando un compagno fa qualcosa:

a. Rilevo subito gli sbagli ed i difetti, anche quelli più piccoli.

b. Minimizzo i meriti del mio compagno.

c. Metto in risalto gli aspetti positivi del suo lavoro e mi congratulo senza imbarazzo con lui.

AUTOSTIMA

1. Quando faccio un errore, penso…

2. Quando i miei amici si arrabbiano con me, mi dico…

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IL MIO PROFILO PERSONALE

Aconclusione di questo percorso, alla luce di tutte le riflessioni e le considerazioni emerse fino a questo punto, dovresti essere in grado di guardare a te stesso con obiettività e sincerità. Sei pronto per elaborare il tuo profilo personale. Per la stesura, aiutati con le indicazioni riportate sotto ciascuna sezione.

RISORSE EMOTIVO-RELAZIONALI

NELL’APPRENDIMENTO:

Volontà: Dimostro volontà ? In quali circostanze? (Procedi scrivendo ad esempio: dimostro di avere volontà quando mi capita…/mi trovo nella situazione…/faccio…/penso di avere poca volontà, devo migliorare…)

Determinazione e costanza: Dimostro determinazione e costanza? In quali circostanze? (Procedi in maniera analoga al punto precedente)

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Stile di attribuzione: So riconoscere i motivi dei miei successi/insuccessi? Ad esempio… (Procedi in maniera analoga ai punti precedenti)

Competenza: Sono consapevole delle mie competenze? Cioè, nelle circostanze della mia vita o di fronte ad una prova, riesco a utilizzare i concetti che ho studiato e ad applicare le abilità che ho appreso? In quali circostanze? (Procedi in maniera analoga ai punti precedenti)

NEI RAPPORTI INTERPERSONALI:

Sono una persona aperta e comunicativa con gli altri, compresi gli adulti e le persone sconosciute? Oppure la timidezza mi blocca, o mi considero semplicemente una persona riservata? Ad esempio… (Descrivi il tuo approccio)

Collaboro con i compagni, anche con quelli non tanto simpatici? [ ] SI [ ] NO

Ho un atteggiamento amichevole con tutti o solo con chi è gentile con me? Ad esempio…

Di solito ho rispetto dei ruoli? [ ] SI [ ] NO

Tendo a lasciarmi condizionare facilmente? [ ] SI [ ] NO

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Dai un’occhiata alla frase:

OGNUNO È UN GENIO

Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido. [Albert Einstein]

Racconta di quella volta in cui ti sei sentito fuori posto come quel pesce:

Quali sono le attività nelle quali ti senti completamente a tuo agio?

Descrivi la cosa che, in assoluto, ti riesce più facile da fare:

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In un saggio molto famoso dal titolo “Formae Mentis”, il celebre studioso Howard Gardner ha rivoluzionato il concetto di intelligenza. Tradizionalmente, l’intelligenza di una persona era misurata in base al suo Quoziente Intellettivo (QI), un indicatore numerico calcolato, di solito, sulla base delle prestazioni di un individuo nei campi del linguaggio, della logica e del calcolo.

Gardner stabilì che, al contrario, negli esseri umani esistono moltissime altre forme di intelligenza, e questa pluralità, rende il concetto di intelligenza molto più vicino a quello di talento.

In pratica, ogni persona non ha un solo tipo di intelligenza, ma è il risultato di un mix unico e irripetibile di molte intelligenze e, anche per questo, è un individuo diverso da qualunque altro.

Ad esempio, per qualcuno potrebbe essere molto facile disegnare a mano libera, ma molto meno fare i conti. Qualcun altro potrebbe non amare la poesia eppure, con uno strumento musicale tra le mani, riuscire a comunicare sentimenti profondissimi. Stiamo parlando dei linguaggi che ci permettono di esprimere meglio noi stessi, dei campi nei quali le cose ci riescono in modo naturale e senza fatica, quelli che amiamo o che ci incuriosiscono, per i quali ci sentiamo davvero portati.

Chi non conosce gli studi di Gardner si sorprende nel sentire definire come “intelligenze”, alcuni talenti molto diversi dai campi tradizionali. Pensando a Giuseppe Verdi o Dante Alighieri, non è difficile comprendere perché Gardner abbia definito l’intelligenza musicale o quella linguistica.

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IO E LE DIFFICOLTÁ

COS’É LA RESILIENZA

Il termine resilienza proviene dalle scienze dei materiali e fa riferimento alla proprietà di alcuni materiali, di assumere nuovamente la forma originale dopo essere stati deformati. In psicologia è la capacità di reagire di fronte alle difficoltà, di riscattarsi e rimettersi in gioco dopo un brutto momento o un duro fallimento. Non si tratta solo di “andare avanti”, ma di uscire dalla situazione di difficoltà con un cambiamento (un adattamento) e con maggiore forza.

In pratica, si tratta di una combinazione di forza e flessibilità.

Secondo la psicologa Suzanne Kobasa, dell’Università di Chicago, le persone resilienti:

… mostrano sempre impegno, coinvolgimento e positività nelle attività cui partecipano, anche in quelle meno importanti. In pratica, sono naturalmente portate a dare il massimo in ogni situazione e non si lamentano della fatica, perché fanno le cose con entusiasmo.

… hanno la profonda convinzione di essere in grado di dominare le situazioni almeno in parte, cioè almeno per quei fattori che dipendono esclusivamente dal loro impegno. Per questo motivo non temono le prove più del necessario. Chi ha un alto grado di controllo è pronto a modificare sé stesso e le proprie azioni per una migliore strategia.

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L’AUTOTERAPIA

Una prima indicazione, che viene fornita da coloro che si occupano di questo problema, è quella di concentrarsi meno su di sé e più sugli altri. C’è spesso nelle persone timide un eccesso di autocoscienza che blocca la spontaneità. Il timido si sente “diverso” dagli altri, deve invece considerare che molte persone provano lo stesso tipo di emozioni o sentimenti. In una certa misura le reazioni della timidezza sono universali e la vera differenza tra il timido e il non timido, è il modo in cui valuta sé stesso. Il timido reagisce più intensamente a quel genere di situazioni di fronte alle quali tutti provano un certo timore. Invece di ascoltarsi troppo, è bene che ascolti e osservi gli altri e che impari a intervenire.

IL RILASSAMENTO

Altre tecniche d’autoterapia sono il rilassamento, uno dei diretti antidoti dell’ansia; la respirazione; l’imporsi di esprimere le proprie opinioni ed emozioni, siano positive o negative; impegnarsi a interagire procedendo a piccoli passi e iniziando dalle situazioni più semplici, come chiedere indicazioni, offrire aiuto, fare qualche osservazione sul tempo, per passare poi a situazioni più “difficili” come accettare i complimenti, sorridere, guardare negli occhi, iniziare a sostenere una conversazione.

IL CONTROLLO

Esercitandosi si può imparare a controllare i propri pensieri che sono la prima causa delle difficoltà provate dalla persona timida. D’altro canto non c’è nessuno di più esasperante di una persona troppo sicura di sé.

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IL PARERE DEI MIEI GENITORI

La scheda che segue è rivolta ai tuoi genitori, ritagliala e portala a casa. Una volta compilata, incolla la scheda sulla pagina accanto. Si tratta di una lista di affermazioni che riguardano te. I tuoi genitori devono segnare con una crocetta le caselle relative alle affermazioni che ritengono vere. Di certo, ti sarà capitato di percepire con fastidio il giudizio dei tuoi genitori. A volte non si accorgono di quanto tu sia cresciuto e cambiato, continuano a trattarti come un bambino, o a ripetere i soliti cliché, come i giochi preferiti o i gusti alimentari. Spesso è vero, i genitori hanno i loro limiti, come chiunque altro! Eppure, rifletti, ci può essere al mondo qualcun’altro che ti conosca nel profondo e nell’intimo quanto loro?

Certo che no!

Sono gli unici in grado di sapere veramente chi sei e, indubbiamente, la risorsa più efficace che hai a disposizione per migliorarti. I tuoi genitori sono il riflesso nel tuo specchio: se non ti piace quello che vedono in te, è probabile che ci sia qualcosa che non ti piace di te!

Anche se ti secca ammetterlo, hai bisogno di loro! Per questo motivo, accogli serenamente le risposte che daranno e riflettici da solo. Quando sarai pronto, confrontati con loro senza pregiudizi e trova il modo di trarne una crescita.

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INTERVISTO I MIEI GENITORI

RAPPORTO CON LA SCUOLA

○ Mio figlio vive la scuola con serenità (senza ansie, senza paure...)

○ Mio figlio, al ritorno da scuola, è impaziente di raccontare come ha trascorso la mattinata

○ Mio figlio parla molto spesso della scuola

○ Mio figlio riceve spesso delle telefonate da compagni per informazioni sui compiti

○ Mio figlio, qualche volta, ama discutere con me di un argomento che è stato illustrato a scuola

○ Mio figlio parla qualche volta con i suoi amici degli argomenti illustrati a scuola

○ Mio figlio ammira almeno uno dei suoi compagni che riescono bene a scuola

○ Mio figlio ammira molto almeno uno dei suoi professori

○ Mio figlio qualche volta va a scuola anche se non sta molto bene

○ Mio figlio, durante le vacanze, ha ammesso almeno una volta di aver nostalgia della scuola

VOGLIA DI STUDIARE

○ Mio figlio fa i compiti e studia le lezioni da solo/a e nessuno glielo deve ricordare

○ Mio figlio, qualche volta, rinuncia al divertimento o agli amici per fare i compiti

○ Mio figlio, qualche volta, approfondisce gli argomenti anche se i professori non glielo chiedono

○ Mio figlio studia anche le lezioni di qualche corso extra-scolastico

○ Mio figlio nel corso dell’anno, ha letto almeno tre libri non scolastici

○ Mio figlio legge o sfoglia qualche volta un quotidiano

○ Mio figlio legge o sfoglia qualche volta delle riviste di informazione

○ Mio figlio segue qualche programma televisivo di tipo culturale

○ Mio figlio discute qualche volta con me di argomenti culturali (attualità, politica...)

CAPACITÀ DI STUDIO

○ Mio figlio è capace di studiare stando a lungo alla scrivania, senza lasciarsi distrarre da nulla

○ Mio figlio, quando studia, ottiene in genere dei buoni risultati

○ Mio figlio studia facendo degli schemi, delle mappe, delle scalette

○ Mio figlio prende appunti durante le lezioni

○ Mio figlio capisce facilmente, in genere, i libri di testo

○ Mio figlio capisce facilmente, in genere, le spiegazioni degli insegnanti

○ Mio figlio, quando vuole, riesce a fare i compiti e a studiare le lezioni abbastanza in fretta

○ Mio figlio organizza bene il suo tempo (prevede in anticipo quando studiare ...)

INSIEME, GENITORI E FIGLIO, DISCUTETE SULLE RISPOSTE E SULLE CONCLUSIONI CHE NE TRAETE.

TAGLIA QUI, COMPILA A CASA E POI INCOLLA NELLA PAGINA SUCCESSIVA

LOCUS OF CONTROL

Alcuni di noi tendono ad imputare le cause dei propri insuccessi esclusivamente alla propria incapacità, se ne attribuiscono interamente la responsabilità e tendono a colpevolizzarsi. Così è difficile ripartire dopo un fallimento! Altre persone, in maniera altrettanto sbilanciata, spostano sistematicamente le cause degli insuccessi sempre e solo all’esterno, come se la propria partecipazione agli eventi fosse marginale. Eppure, si tratta della loro vita e delle scelte che loro stessi hanno compiuto.

In modo più obiettivo, bisognerebbe imparare a distinguere tra ciò che si può effettivamente controllare e ciò che proviene dall’esterno. In pratica, si tratta di individuare come sia posizionato in noi il cosiddetto "locus of control". Parafrasando da Wikipedia: nelle scienze psicologiche, il termine “locus of control” (zona del controllo), indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della propria vita siano prodotti dai propri comportamenti, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà.

Sono stati individuati due tipi di locus of control:

•Interno: che è posseduto da quegli individui che credono nella propria capacità di controllare gli eventi. Questi soggetti attribuiscono i loro successi o insuccessi a fattori direttamente collegati all’esercizio delle proprie abilità, volontà e capacità.

• Esterno: posseduto da parte di coloro che credono che gli eventi della vita, come premi o punizioni, non siano il risultato dell’esercizio diretto di capacità personali, quanto piuttosto il frutto di fattori esterni imprevedibili quali il caso, la fortuna o il destino.

Ecco alcune situazioni scolastiche in cui potresti esserti trovato.

Scegli le cause che, secondo te, potrebbero averle determinate.

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VINCERE LA TIMIDEZZA

Alla tua età, anche se non sembra, spesso si è timidi, perché si avvertono in sé dei cambiamenti e si teme il giudizio degli altri. Si teme il futuro, che si sente spesso come minaccioso, e si vorrebbe essere presenti dappertutto ma nello stesso tempo rendersi invisibili.

Se sei un tipo timido non preoccuparti, la timidezza può essere affrontata e vissuta serenamente se le impedisci di diventare un ostacolo fra te e gli altri.

Una psicologa, Anna Oliverio Ferraris, ti aiuta a riconoscere i segni della timidezza, a capirne le cause e, per quanto possibile, ad affrontarla, mettendo in atto le giuste strategie.

GLI EFFETTI

Per averli sperimentati direttamente o averli osservati negli altri, tutti conoscono i segni della timidezza: senso di paralisi, impossibilità di esprimersi, panico, rossori, imbarazzo. La timidezza cronica è la paura di comportarsi in modo sbagliato e deriva da un triplice sentimento d’incapacità, di inferiorità e di colpa. Non tutti però sono intimiditi dalle stesse situazioni. C’è chi è timido soltanto con le persone sconosciute, chi lo è con le persone dell’altro sesso, chi è timido in presenza di persone autorevoli e chi non riesce a parlare in pubblico o in un gruppo di amici.

LE CAUSE

Anche le cause che sono alla radice delle diverse forme di timidezza non sono sempre le stesse. A volte è il temperamento ad avere il ruolo principale, altre volte è lo stile di vita, un’infanzia iper-protetta, oppure l’essere stati abituati a vergognarsi delle proprie azioni o dei propri sentimenti. Che cosa fare per combattere la timidezza?

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In quale occasione hai provato anche tu il desiderio di essere invisibile?

LO STILE COGNITIVO

Leggi attentamente le due liste (stile A e stile B) di atteggiamenti riportate di seguito, e verifica a quale stile di pensiero appartieni. In seguito, con la guida del docente, analizza le caratteristiche di ciascuno stile.

STILE A

• In genere, ti basi sulle prime impressioni, sulle emozioni e sensazioni che provi “a pelle”.

• In qualsiasi situazioni cerchi di avere sempre un quadro complessivo, tenendo contemporaneamente presenti più elementi ed aspetti.

• Dinanzi ad una decisione, trovi subito un modo per arrivare alla conclusione senza dover passare per tutti gli stadi intermedi.

STILE B

• Dedichi molto tempo a pensare prima di agire, a volte troppo tempo.

• Prendi in esame tutti gli elementi di una situazione, nei minimi particolari, cerchi di affrontare una parte del problema per volta.

• Procedi preferibilmente secondo un piano, anziché affidarti all’ispirazione del momento, non ami improvvisare, preferisci essere sicuro prima di agire.

Mi riconosco maggiormente nello stile (segna con una crocetta): [ ] A [ ] B

STILE A

IMPULSIVO - GLOBALE - INTUITIVO

Si tratta di uno stile che può risultare efficace quando è necessario raggiungere gli obiettivi in breve tempo. Tuttavia, risulta poco adatto quando è necessario compiere passi che richiedono riflessione, in cui occorre avere “sangue freddo” o in cui le prime impressioni possono ingannare. Fai pure affidamento inizialmente sul tuo “fiuto”, ma dovresti pensarci attentamente prima di passare all’azione, per verificare di non essere fuori strada.

STILE B

RIFLESSIVO - ANALITICO - SISTEMATICO

Si tratta di uno stile che, in genere, permette di evitare di correre grossi rischi o di cadere in gravi errori, che abitua ad avere una mente ordinata e schematica. Se questo è il tuo stile di pensiero, sappi sfruttarne i pregi, ma vedi di non diventarne vittima: in qualche occasione è opportuno anche rischiare, affidarsi a ciò che l’intuito ci suggerisce, altrimenti si rischia di rimanere paralizzati nell’indecisione o nell’attesa degli elementi che ci mancano per elaborare la decisione più razionale. Diventare eccessivamente meticolosi può causare un impoverimento e ci induce a perdere di vista l’essenziale.

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IL MIO PROFILO PERSONALE

Aconclusione di questo percorso, alla luce di tutte le riflessioni e le considerazioni emerse fino a questo punto, dovresti essere in grado di guardare a te stesso con obiettività e sincerità. Sei pronto per elaborare il tuo profilo personale. Per la stesura, aiutati con le indicazioni riportate sotto ciascuna sezione.

RISORSE EMOTIVO-RELAZIONALI

NELL’APPRENDIMENTO:

Volontà: Dimostro volontà ? In quali circostanze? (Procedi scrivendo ad esempio: dimostro di avere volontà quando mi capita…/mi trovo nella situazione…/faccio…/penso di avere poca volontà, devo migliorare…)

Determinazione e costanza: Dimostro determinazione e costanza? In quali circostanze? (Procedi in maniera analoga al punto precedente)

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LA MIA T.A.C.

Ti Aiuto A Capire

In questa sezione, ti aiuteremo a focalizzare la tua condizione attuale, in merito ad alcuni fattori fondamentali per il tuo percorso. Probabilmente non ti sei mai posto alcune domande particolari, o non ti è mai capitato di analizzare, nel dettaglio, strategie nate appositamente per farti rendere al meglio. Cosa aspetti allora, ecco la tua occasione!

LE MOTIVAZIONI

Perché ci sono dei ragazzi che studiano con costanza ed altri che proprio non se la sentono di farlo tutti i giorni? Ci sono molte ragioni che possono spiegare questa differenza, ma la principale è sicuramente legata alle motivazioni. I ragazzi che studiano volentieri sanno che il loro impegno ha degli scopi importanti per la loro stessa vita. Gli altri non hanno motivazioni adeguate, o non hanno ancora capito “perché” sia così importante studiare.

Fra le motivazioni più valide vi sono quelle legate al piacere o alla curiosità di imparare e all’ambizione. Sono dette “intrinseche”, cioè interne alla persona e sono le più durature. Le meno valide, invece, sono le cosiddette motivazioni “estrinseche”, cioè quelle legate a fattori esterni alla persona, come il timore di un castigo o il desiderio di ricevere un premio. Queste ultime, non durano nel tempo, possono aiutare a studiare per un breve periodo ma, alla lunga, perderanno efficacia.

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«IO STUDIO PERCHÉ...»

Segna con una crocetta tutte le risposte in cui ti riconosci:

○ non voglio essere sgridato

○ amo la competizione con i compagni

○ voglio mettere alla prova le mie capacità

○ non ho successo in altre cose

○ sento che studiando diventerò una persona migliore

○ voglio dimostrare a tutti che sono intelligente

○ voglio avere stima di me

○ voglio avere un buon rapporto con gli insegnanti

○ da adulto voglio fare carriera

○ voglio avere dei buoni voti

○ mi piace sentirmi lodato

○ mi adatto alla realtà: oggi è indispensabile studiare

○ voglio costruirmi un avvenire sicuro

○ se non studio i miei genitori mi castigano

○ sento il bisogno di essere sempre fra i primi

○ studiando spero di capire il mondo

○ studiando conquisto la soddisfazione e l’affetto dei miei genitori

○ voglio diventare un adulto simile a quelli che stimo

○ ho degli interessi culturali

○ nella mia famiglia tutti studiano

○ mi piace fare bella figura nelle conversazioni con la gente

○ desidero capire meglio me stesso

○ in futuro non voglio svolgere un lavoro manuale ma d’intelletto

○ mi obbligano a studiare

○ sento il piacere di utilizzare la mia intelligenza

○ voglio dimostrare di aver più successo di mio fratello/sorella

○ sono curioso

○ se studio i miei genitori mi fanno dei regali

○ non mi sento di deludere i miei genitori

Confronta i “perché” della tua prima selezione fino a ridurre la lista ad uno solo, quello che prevale su tutti gli altri. Scrivi una breve spiegazione della tua scelta:

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LA VOGLIA DI STUDIARE

Per iniziare a cambiare le cose, è necessario individuare il punto di partenza. Con il semplice test che segue, puoi avere un’idea della tua voglia di studiare attuale, alla fine calcola il punteggio.

A CASA, COME ORGANIZZI IL TEMPO DELLO STUDIO?

○ hai stabilito un orario per lo studio e lo rispetti (3 punti)

○ hai stabilito un orario ma non sempre riesci a rispettarlo (2 punti)

○ non hai stabilito un orario: studi nei momenti in cui ti senti (1 punto)

○ non hai stabilito un orario: studi solo qualche volta, quando ne hai voglia (0 punti)

COME ORGANIZZI IL LAVORO CHE DEVI SVOLGERE A CASA?

○ programmi il tuo studio: talvolta non svolgi solo i compiti per il giorno dopo, ma anche quelli per i giorni seguenti (3 punti)

○ svolgi solo i compiti per il giorno dopo: se ne hai tanti, incominci prima del solito (2 punti)

○ consulti il diario solo quando ti siedi alla scrivania: qualche volta scopri che non hai il tempo di svolgere tutti i compiti (1 punto)

○ consulti il diario solo qualche volta, quando hai voglia di lavorare (0 punti)

COME TI COMPORTI QUANDO SCOPRI CHE GLI IMPEGNI EXTRA-SCOLASTICI NON TI LASCIANO IL TEMPO SUFFICIENTE PER STUDIARE?

○ elimini qualche impegno (3 punti)

○ cerchi di studiare più in fretta (2 punti)

○ decidi di studiare solo ciò che è indispensabile (1 punto)

○ non ti preoccupi perché pensi che nella vita non conta solo lo studio (0 punti)

A CASA, STUDI TUTTE LE LEZIONI ED ESEGUI TUTTI I COMPITI ASSEGNATI?

○ sempre (3 punti)

○ quasi sempre (2 punti)

○ quasi mai (1 punto)

○ mai (0 punti)

A CASA, I TUOI GENITORI...

○ non devono mai sollecitarti a fare i compiti (3 punti)

○ qualche volta devono sollecitarti (2 punti)

○ spesso devono insistere (1 punto)

○ devono sempre ricordarti di fare i compiti (0 punti)

A CASA, QUANDO STUDI LE LEZIONI E FAI I COMPITI...

○ non ti alzi mai dalla scrivania finché non hai finito (3 punti)

○ ti alzi qualche volta per andare a bere o per fare uno spuntino o per telefonare (2 punti)

○ ti alzi spesso (1 punto)

○ resisti alla scrivania solo per pochi minuti (0 punti)

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IL RAPPORTO CON LA SCUOLA

Il test che segue, può aiutarti a riflettere sul rapporto che si è creato, nel tempo, tra te e la scuola. Alla fine calcola il tuo punteggio:

STAI BENE A SCUOLA?

○ Sì, perché svolgi delle attività che ti piacciono e perché stai bene con i compagni e con la maggioranza dei professori (3 punti)

○ Sì, perché ti piacciono i tuoi compagni e qualche professore (2 punti)

○ No, perché non ti trovi bene con i compagni o con i professori (1 punto)

○ No, perché non ti piacciono le attività che svolgi (0 punti)

PROVI INTERESSE PER GLI ARGOMENTI TRATTATI A SCUOLA?

○ spesso (3 punti)

○ qualche volta (2 punti)

○ raramente (1 punto)

○ quasi mai (0 punti)

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IL MIO NOME

Per iniziare questo laboratorio ti proponiamo un brano:

Ilpiù importante calciatore di tutti i tempi è stato senz’altro Pelé, nato a Três Corações, in Brasile, il 23 ottobre 1940. La sua carriera è stata incredibile! Pelé è l’unico calciatore di sempre, ad aver vinto tre campionati del mondo di calcio. Detiene il record di reti mai realizzate in una sola partita nel campionato brasiliano, 8 reti; il record assoluto di goal in carriera, 1281 in 1363 partite, con ben 6 cinquine, 30 quaterne e 92 triplette. É stato capocannoniere del campionato brasiliano, per la prima volta, nel 1956, quando aveva solo 16 anni ed era già una stella del Santos, la squadra più importante del Brasile. Il suo goal contro la Svezia, nel 1958, è stato votato come il più bello mai realizzato in una finale mondiale, finale che vinse, con il suo Brasile, ad appena 18 anni. Pelé ha fatto incetta di riconoscimenti: è il “Calciatore del Secolo” per la FIFA, “Pallone d’oro FIFA del secolo” e ha ricevuto, unico calciatore al mondo, il “Pallone d’oro FIFA onorario”. Nel 1961, per evitare che lasciasse il Brasile per trasferirsi in Europa, corteggiatissimo da Real Madrid, Manchester United, Juventus e Inter, il Presidente del Brasile Jânio Quadros lo proclamò “Tesoro Nazionale”, al pari di un’opera d’arte. Nel 2011, l’UNESCO lo ha proclamato “Patrimonio storico-sportivo dell’Umanità”. Alcuni episodi realmente accaduti ci danno un’idea di che fenomeno sia stato Pelè negli anni in cui giocava. La leggendaria bravura del più grande genio del calcio, era divenuta celebre ovunque, al punto che, pur di vederlo giocare, in tutto il mondo si organizzavano partite amichevoli contro il suo Santos.

Una volta, durante una di queste, Pelé fu espulso. Il pubblico s’infuriò così tanto che, per ragioni di sicurezza, dovettero sostituire l’arbitro e richiamarlo in campo.

Ancora più incredibile fu quando, nel 1967, Pelè fermò una guerra.

Proprio così, le due fazioni militari che stavano combattendo in Nigeria, siglarono una tregua di 48 ore pur di vederlo giocare in un’amichevole organizzata nella capitale Lagos.

Nel corso della sua lunga e memorabile carriera, a Pelé furono dati numerosi soprannomi e appellativi, tra cui “O Rei” (Il Re), “O Rei do Futebol” (Il Re del Calcio), “Pérola Negra” (Perla Nera) e Gasolina (in

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“Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche!”

Nella cultura dei Nativi Americani, conosciuti come Indiani d’America, il nome di una persona era scelto in base al suo spirito e spesso cambiava più di una volta nel corso della vita. Generalmente, il primo nome era scelto dal padre, tuttavia, molto spesso, capitava che fosse scelto dal capo tribù o dallo sciamano (il guaritore e sacerdote della tribù) e si basava sugli eventi legati alla sua nascita, o sulle manifestazioni della natura, considerate messaggi del Grande Spirito, la divinità indiana. Ad esempio, si tramanda che il grande capo degli Oglaga fosse nato durante un temporale e, proprio mentre veniva alla luce, il cielo fosse stato squarciato da una enorme nuvola color porpora. Al piccolo fu attribuito il celebre nome di ”Nuvola Rossa”.

Allo stesso modo, se durante la vita avveniva un evento importante o la persona era coinvolta in una situazione particolare, il nome indiano poteva cambiare, assumendo un significato celebrativo, come si evince dal seguente brano:

«Il celebre capo indiano “Toro Seduto” era figlio di “Quattro Cavalli” (“Four Horses”), un capo di secondo piano della tribù Hunkpapà. Da giovane il suo nome era Hakada o Jumping Badger (“Tasso che salta”) ma, a dieci anni, in seguito ad un evento straordinario, il suo nome indiano cambiò. Durante una battuta di caccia, Hakada riuscì ad uccidere un bisonte con una sola freccia e così, per celebrare quell’evento, venne immediatamente ribattezzato “Thathaŋka Iyothaŋka” (“Toro seduto”).

A quattordici anni, prese parte a una battaglia contro la tribù dei Corvi e si fece onore per il suo coraggio e la sua forza, dimostrando di essere un grande guerriero. Tuttavia, negli anni che seguirono, Toro Seduto non diventò famoso per il suo valore in battaglia, piuttosto per la sua enorme intelligenza tattica e le grandi capacità organizzative nel guidare il suo popolo contro gli Americani.

26 IL NOME PER I NATIVI AMERICANI

IL MITO FEDERICA

Federica Pellegrini è la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi, e anche la più longeva sportivamente parlando. Nel corso della sua carriera, iniziata nel 2002 (campioni italiani) e durata ben diciannove anni (un vero record per questo sport), ha conquistato otto medaglie d’oro, quattro d’argento e una di bronzo, tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, è anche l’unica atleta al modo ad essere salita sul podio per sette edizioni dei campionati mondiali consecutive.

Nella specialità dei 200 metri stile libero, una distanza di gara in cui ha saputo regalare emozioni mai vissute prima nel nuoto italiano, Federica ha battuto il Record del Mondo per ben due volte, nella finale olimpica di Pechino (2008) e in quella Mondiale di Roma (2009). Dopo tutti questi trionfi, è riuscita a vincere ancora l’oro nei Mondiali di Budapest del 2017, l’ottavo della sua carriera in vasca lunga, nuotando come pochi o nessuno si aspettava data la sua età. Di seguito, le emozioni che Federica ha provato dopo quest’ultimo trionfo:

“Memore di quello che ho vissuto in passato, quando dopo una vittoria tutto finiva velocemente, mi sono detta… Fede calmati, goditela centesimo per centesimo e così ho fatto. Dire che sono felice per aver vinto i 200 stile è dire poco!

Nemmeno al tocco della piastra ho capito di aver battuto le mie avversarie, perché, pur respirando dalla loro parte, c’era tanta schiuma che non mi permetteva di vedere dove fossero.

Poi, al tocco della piastra cronometrica, loro hanno alzato la testa poco dopo di me e mi sono soffermata, non potevo crederci!”

Nei mondiali di Gwangju 2019, in Corea del Sud, Federica vincerà ancora: un’altra medaglia d’oro e nuovo record italiano. Infine, alle olimpiadi di Tokyo 2020, svoltesi nel 2021 a causa della pandemia da Covid 19, la “Divina” riuscirà a superare anche l’ultima sfida con sé stessa. Incredibilmente, riesce ad accedere alla finale e, pur arrivando settima, aggiunge due nuovi record (portandoli a venti!) al suo inarrivabile palmarès, che la incoronano quale regina assoluta nella storia dello sport mondiale: nuotatrice con più finali olimpiche (5) nella stessa prova. A detta di molti, la Pellegrini è probabilmente lo sportivo italiano più importante di tutti i tempi.

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Intervista a Federica Pellegrini (trascrizione da telecronaca)

Perché amo la scuola?

Proverò a dirvelo. Ho un’immagine.

Ho sentito qui che non si cresce da soli e che è sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere.

E ho l’immagine del mio primo insegnante, quella donna, quella maestra, che mi ha preso a 6 anni, al primo livello della scuola.

Non l’ho mai dimenticata. Lei mi ha fatto amare la scuola.

ALLA FINE DELLA TERZA MEDIA TI DISPIACERÀ LASCIARE LA SCUOLA?

○ Sì, molto (3 punti)

○ Sì, un po’ (2 punti)

○ Non credi (1 punto)

○ Sicuramente no (0 punti)

CHE COSA PROVI AL PENSIERO CHE DOPO IL PROSSIMO ANNO

FREQUENTERAI UNA NUOVA SCUOLA?

○ Sei curioso, e hai voglia di vivere questa nuova esperienza (3 punti)

○ Sei curioso, ma hai qualche timore (2 punti)

○ Non ti aspetti niente di interessante dalla nuova esperienza (1 punto)

○ non hai voglia di vivere questa esperienza (0 punti)

CERCHIA IL TUO RISULTATO!

Da 33 a 31 punti: hai un rapporto con la scuola MOLTO BUONO

Da 30 a 25 punti: hai un rapporto con la scuola BUONO

Da 24 a 19 punti: hai un rapporto con la scuola DISCRETO

Da 18 a 13 punti: hai un rapporto con la scuola INSODDISFACENTE

Da 12 a 0 punti: hai un rapporto con la scuola DIFFICILE

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Papa Francesco Al mondo della scuola italiana Piazza San Pietro, 10 maggio 2014

IL PARERE DEI MIEI GENITORI

La scheda che segue è rivolta ai tuoi genitori, ritagliala e portala a casa. Una volta compilata, incolla la scheda sulla pagina accanto. Si tratta di una lista di affermazioni che riguardano te. I tuoi genitori devono segnare con una crocetta le caselle relative alle affermazioni che ritengono vere. Di certo, ti sarà capitato di percepire con fastidio il giudizio dei tuoi genitori. A volte non si accorgono di quanto tu sia cresciuto e cambiato, continuano a trattarti come un bambino, o a ripetere i soliti cliché, come i giochi preferiti o i gusti alimentari. Spesso è vero, i genitori hanno i loro limiti, come chiunque altro! Eppure, rifletti, ci può essere al mondo qualcun’altro che ti conosca nel profondo e nell’intimo quanto loro?

Certo che no!

Sono gli unici in grado di sapere veramente chi sei e, indubbiamente, la risorsa più efficace che hai a disposizione per migliorarti. I tuoi genitori sono il riflesso nel tuo specchio: se non ti piace quello che vedono in te, è probabile che ci sia qualcosa che non ti piace di te!

Anche se ti secca ammetterlo, hai bisogno di loro! Per questo motivo, accogli serenamente le risposte che daranno e riflettici da solo. Quando sarai pronto, confrontati con loro senza pregiudizi e trova il modo di trarne una crescita.

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L’AUTOTERAPIA

Una prima indicazione, che viene fornita da coloro che si occupano di questo problema, è quella di concentrarsi meno su di sé e più sugli altri. C’è spesso nelle persone timide un eccesso di autocoscienza che blocca la spontaneità. Il timido si sente “diverso” dagli altri, deve invece considerare che molte persone provano lo stesso tipo di emozioni o sentimenti. In una certa misura le reazioni della timidezza sono universali e la vera differenza tra il timido e il non timido, è il modo in cui valuta sé stesso. Il timido reagisce più intensamente a quel genere di situazioni di fronte alle quali tutti provano un certo timore. Invece di ascoltarsi troppo, è bene che ascolti e osservi gli altri e che impari a intervenire.

IL RILASSAMENTO

Altre tecniche d’autoterapia sono il rilassamento, uno dei diretti antidoti dell’ansia; la respirazione; l’imporsi di esprimere le proprie opinioni ed emozioni, siano positive o negative; impegnarsi a interagire procedendo a piccoli passi e iniziando dalle situazioni più semplici, come chiedere indicazioni, offrire aiuto, fare qualche osservazione sul tempo, per passare poi a situazioni più “difficili” come accettare i complimenti, sorridere, guardare negli occhi, iniziare a sostenere una conversazione.

IL CONTROLLO

Esercitandosi si può imparare a controllare i propri pensieri che sono la prima causa delle difficoltà provate dalla persona timida. D’altro canto non c’è nessuno di più esasperante di una persona troppo sicura di sé.

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C I N E F O R U M

Film consigliato: Wonder

(© Lionsgate, Mandeville Films, Participant Media, Walden Media)

TALENT-TIME

Film consigliato: Whiplash (© Bold Films, Blumhouse Productions and Right of Way Films) Film consigliato: Million Dollar Baby (© Clint Eastwood per Malpaso Productions, Albert S. Ruddy Productions, Lakeshore Entertainment, Warner Bros. Pictures)

Film consigliato: La ricerca della felicità

(© Gabriele Muccino per Columbia Pictures, Relativity Media, Overbrook Entertainment, Escape Artists)

Film

consigliato: A Beautiful Mind

(© Universal Pictures, DreamWorks SKG, Imagine Entertainment)

Una volta, mi capitò di ascoltare l’intervista ad un famoso fisico nucleare.

Domanda: “Come si diventa grandi scienziati come Lei?”.

Risposta: “un passo alla volta, un giorno alla volta. Se ogni giorno lanci un granellino di sabbia alle tue spalle, dopo qualche anno, senza fatica, sarai all’ombra di una montagna!”. All’epoca studiavo all’Università e una volta andai a comprare i libri per un esame importante. Quando li vidi sul bancone non credetti ai miei occhi… erano due tomi da oltre cinquecento pagine, ed io avevo solo due mesi per impararli!

Pensai di lasciar perdere, me ne sarei andato al mare e avrei ripreso dopo l’estate. Certo… sarebbe stata una sconfitta!

Mi venne in mente la frase di quello scienziato e presi a lavorarci su.

Le pagine da studiare erano circa mille, ed io avevo sessanta giorni di tempo. Iniziai tenendo da parte una scorta di dieci giorni per gli imprevisti. Così, facendo semplicemente 1000 diviso 50, realizzai che avrei dovuto tenere un ritmo di 20 pagine al giorno. Questo obiettivo faceva decisamente meno paura! Ci presi gusto e continuai a dividere: se ogni giorno avessi studiato almeno 5 ore, avrei dovuto imparare 4 pagine per ogni ora e, dividendo ancora, semplicemente 1 pagina ogni 15 minuti… ecco il mio granellino di sabbia! Avevo trovato la chiave!

Dapprima, organizzai le giornate di studio in modo rigido: due ore al mattino e tre al pomeriggio. Tuttavia, ben presto, capii che era molto più comodo renderle flessibili e intercambiabili; l’importante era non perdere mai il ritmo. Infatti, dopo qualche giorno, senza alcun rimorso, iniziai a concedermi un pisolino dopo pranzo. Dopotutto, se mi andava, era sufficiente aggiungere un’ora in più al mattino, e il gioco era fatto! Addirittura, se una mattina non avessi studiato affatto, avrei dovuto semplicemente aggiungere un’ora in più nei due giorni successivi. Fu così che, una volta, misi in fila cinque giorni da sei ore, e l’indomani, partii per il compleanno di mio cugino senza neppure sprecare un giorno di scorta. Con lo stesso principio, dopo qualche settimana, iniziai a frequentare regolarmente il Lido.

Un giorno, passò da casa un mio compagno, senza trovarmi.

Quando lo incontrai, mi disse che dovevo essere impazzito ad andare al mare, con tutto quello che c’era da studiare. Realizzai che lui aveva davanti a sé la montagna, ed era completamente sopraffatto dall’ansia. Per paura di non farcela, avrebbe vissuto un’estate da incubo e studiato in maniera frettolosa e disordinata. Invece io, la montagna la stavo smontando un granellino per volta e me la stavo buttando dietro le spalle. Finì che superai l’esame a pieni voti, e il professore mi confessò: “…quando l’ho vista arrivare, così abbronzato e rilassato, ho pensato che non ci avrei messo più di dieci minuti per bocciarla!”.

Quell’estate, compresi il significato delle parole “organizzazione” e “costanza”. Quelli di noi che riescono a metterle in pratica, possono permettersi obiettivi grandi come una montagna e, nel frattempo, godersi la vita!

In tutti gli sport, le motivazioni sono fondamentali, sono gli stimoli che ci spingono a superare gli ostacoli ma, soprattutto, le ragioni che ci impediscono di mollare. Quando la prova è dura e richiede molto impegno, oppure, in senso inverso, quando il premio ci sembra poco attraente, le motivazioni tendono a diminuire. Ecco che, dall’inconscio, emerge una vocina suadente che ci esorta a mollare. Vorrebbe convincerci che non valga la pena di impegnarsi tanto, oppure, che ciò che otterremo non sia abbastanza. Quella voce fa appello alla naturale tendenza umana, a cercare la situazione più comoda o più facile, ed è terribilmente seducente! Purtroppo però, tutti i più grandi campioni dicono la stessa cosa: le sfide facili portano a risultati mediocri!

La vita non è poi così diversa dallo sport, ecco perché, per riuscire nelle nostre attività, dobbiamo assolutamente occuparci delle motivazioni!

Voglio dirtelo senza giri di parole: se stai pensando che lo studio sia semplicemente un tuo dovere, sei fuori strada!

Non c’è niente di meno motivante di una cosa che siamo costretti a fare contro la nostra volontà. Voglio farti riflettere su una faccenda. C’è una parte della comunicazione di massa che lavora per far apparire “Cool” l’essere ignoranti. Ci mostrano persone ricche e famose che non conoscono neppure basi della cultura, e ne sono fiere! Questo si chiama marketing, una scienza che usa la psicologia per vendere prodotti e servizi. Quell’immagine, induce il nostro cervello a credere che tutto ciò che si possa desiderare nella vita, sia essere ricchi e famosi, e che la cultura non sia affatto necessaria per diventarlo. Purtroppo, come dicevo, questa idea è un “prodotto”. Proprio così, anche le idee possono essere vendute e acquistate, e tu, in quel momento, stai comprando un “pacco” !!!

Le persone ricche sono una percentuale irrisoria rispetto alla popolazione mondiale, mentre invece, purtroppo, le persone ignoranti sono in aumento. Ma cosa ci guadagnano dal convincerci a non studiare? È molto semplice, le persone ignoranti sono raggirabili: le loro scarse conoscenze non gli consentono di valutare correttamente le offerte, e così, tendono a credere facilmente alla loro convenienza; inoltre, hanno minore senso critico, quindi è più facile influenzarli e fargli cambiare idea, e perfino creargli bisogni che non avevano, inducendoli ad acquistare prodotti che, in realtà, non gli servivano. In sintesi, alle persone ignoranti è più facile “vendere” qualsiasi cosa, beni, servizi e perfino idee e modi di pensare. Hai capito adesso? Il mondo in cui vivi è un enorme mercato globale, ovunque c’è qualcuno che vuole venderti qualcosa… tranne a scuola! La scuola è l’unico posto in cui le dritte te le danno gratis e ti preparano a difenderti proprio dai venditori di false idee: la cultura rappresenta Giustizia e Uguaglianza! Perché dovresti studiare? Per essere libero !!!

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