Racconti per ridere, per spaventare e pregare 2

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La classe terza elementare 2017

ColĂŠgio Atenas

1a Edizione - 2017 - Alfenas - MG

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INTRODUZIONE Un’esperienza unica ed interessante per usare e sfruttare l’immaginazione. Questo è stato per noi il progetto ‘Conta Reconta’, che ci ha dato l’opportunità di conoscere un po’ di più della cultura di Alfenas e dintorni. Abbiamo riportato in vita storie che sarebbero potute morire sulla bocca della gente se non fossero state raccolte e sistemate in un libro nel quale tutti potessero leggerle. Queste storie ci insegnano in modo divertente lezioni di vita che ci porteremo dietro per sempre. Sin da piccoli, sognavamo di diventare scrittori. Quando la nostra maestra Eliane Rogatto Pupin ci ha detto che avremmo scritto un libro non potevamo credere alle sue parole, eravamo entusiasti! Ci siamo sentiti orgogliosi di noi stessi quando abbiamo avuto tra le mani il nostro lavoro concluso. La classe terza elementare del ‘Colegio Atenas’ sta portando avanti questo progetto con ‘ Racconti per ridere, per spaventare e pregare 2’, nel quale potrete trovare nuovissime storie. Tutti possiamo scrivere un libro, basta sognare e credere che sia possibile!

Turma 4º Ano - 2016

Gli autori di “ Racconti per ridere, spaventare e pregare .”


Índice LA PIOGGIA MISTERIOSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 LA STRADA DELLA CHITARRA DANNATA . . . . . . . . . . . 8 LA FERROVIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 LA FABBRICA DELLE BAMBOLE . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 LA TOSSE MISTERIOSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 ANIMA DANNATA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 COMPAGNO DI PESC A . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 IL BARONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 IL CANE BIANCO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 IL DEFUNTO DEL DIAVOLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 L’UOMO NERO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 IL BUGIARDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 LO JATOBÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 IL MULINELLO DI GUIAVIRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 IL CORTILE DI PIETRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 LE CINQUE TALPE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

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LA PIOGGIA MISTERIOSA Si stava già facendo buio, era quasi l’ora della preghiera, ora di raccogliere le zappe e tornare a casa per un bel riposo dopo una pesante giornata di lavoro al campo. Il signor Olimpio, come tutti i giorni, raccolse le sue cose e andò verso il pascolo a prendere il suo cavallo, compagno fedele . Il signor Olimpio faceva sempre la strada di Ponte Grande, dove lavorava ed abitava. Stava camminando verso casa dopo una giornata faticosa quando il cielo diventò scuro preannunciando pioggia certa. Era già arrivato vicino al grande albero di more, quando comiciò a piovere a dirotto... Il cavallo nitrì terrorizzato e il signor Olimpio si rese conto, stupefatto, che su di loro non cadeva neanche una goccia. Olimpio guardò indietro e notò che la coda del cavallo era rimasta impigliata al tronco del gelso. Fu in quel momento che disse - Dio santo! Che diavolo succede ?! - spaventato, incitò il cavallo a proseguire, ma lui, con occhi spalancati, si staccò dal gelso e in un attimo sfrecciò a tutta velocità verso casa. Inorridito, con il cuore che gli usciva dal petto, il signor Olimpio disse all’amico: Questo è opera di uno spirito maligno, niente di buono, qualcosa di terribile si aggira da queste parti. Di qui non passerò più, mai più - disse facendo il segno della croce.

Isabela Serrano Quintella Sofia Lacerda Costa Pereira

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LA TOSSE MISTERIOSA Per le strade sterrate di Caçu, nell’antica fattoria del Zequinha Paulino conosciuta come Fattoria Acqua Morta, molti casi già sono stati narrati, alcuni dimenticati e altri sono ancora ricordati, raccontati dalla bocca del popolo. Dicono le voci che una coppia abitava in quelle terre. Vivevano da soli, ma presto avrebbero ricevuto un nuovo membro nella famiglia, poiché la moglie era incinta e stava per partorire. Lì vivevano in pace nei campi con i loro lavori agricoli. Durante il giorno, quando il sole splendeva sulla terra, tutto era tranquillo, gli animali pascolavano, gli uccelli cantavano. Tuttavia, al calar della notte, tutto cambiava. Voci e urla echeggiavano, erano da rizzare i capelli, e si sentivano per tutte le strade e i campi, nessuno con un minimo di giudizio usciva da solo, perché c’erano molti misteri. Tutti avevano messo serrature e lucchetti sulle finestre e rimanevano all’interno delle loro case dopo il tramonto. Il fatto era che la moglie di Zé stava per partorire e lui doveva portarla all’ospedale della città, ma non voleva lasciare la sua proprietà vuota e incustodita. Allora cercò il suo compare gli disse: - Compare, ho bisogno di un favore. Mia moglie sta per partorire e non posso lasciare la fattoria senza nessuno. Potresti rimanere lì per tre giorni? Ho paura che qualcosa di brutto accada in mia assenza. - Vai tranquillo compare, rimarrò tutto il tempo necessario e mi prenderò cura di tutto. La coppia partì per l’ospedale. Il giorno passò senza problemi e venne la notte, tutto andò liscio, ma quando l’orologio batté le dieci, un rumore di cavallo raggiunse la porta ... battendo le zampe per terra. A quell’ora chi poteva essere? L’uomo pensò: “Deve essere il compare, ha lasciato la moglie in ospedale ed è tornato.”

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Senza pensare andò alla porta, aprì... e con orrore vide che c’era un uomo terribile su un cavallo con gli occhi rossi. La creatura non disse una parola e in un tratto fulmineo si avventò su di lui facendolo cadere sulla schiena. Poi salì sul tetto della casa, scomparendo nella notte ... L’uomo, in un brivido, illuminò il soffitto con la lampada ma non vide altro. Spaventato, rimase un lungo tempo con gli occhi aperti finché il sonno arrivò e si addormentò. Non appena chiuse gli occhi, una tosse echeggiò dalla cantina. Ancora più spaventato, non sollevò neppure la testa fuori dalla coperta. La notte successiva, la stessa cosa, quanto diventò buio, la tosse ricominciò per la paura dell’uomo, che un’altra volta non riusciva ad addormentarsi. Ormai la terza notte, quando la tosse si riprese, l’uomo prese coraggio e disse: - Che diavolo di tosse è questa! Voglio vedere subito cos’è! E nonostante il terrore che sentiva, prese la lampada e andrò fino in cantina, dove si poteva sentire la tosse… Per sua grande sorpresa trovò un ariete che viveva lì, ma in realtà la tosse proveniva dal poverino che era molto raffreddato.

Laura Menezes de Oliveira Kamila Rodrigues Alves

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IL DEFUNTO DEL DIAVOLO Molto tempo fa, poco dopo la fondazione della città di Alfenas, molti immigrati provenienti da tutti gli angoli del Brasile e anche dall’estero, vennero a vivere nelle terre che sarebbero divenute famose in futuro. Un portoghese, all’età di sedici anni, arrivò qui e presto riuscì ad appropriarsi di alcuni terreni, dove oggi c’è il Campo dell’America, e non ci mise molto a trovare un lavoro. Un noto gentiluomo della zona disse al ragazzo: - Non abbiamo molti prodotti qui, dobbiamo sempre cercarli a Rio de Janeiro. Abbiamo bisogno di trasportatori, e se vuoi ho una consegna per te. Porterai là maiali e tornerai con altri prodotti . Non ci volle molto perché il ragazzo iniziasse i suoi viaggi di andata e ritorno per Rio de Janeiro, sia che fosse bel tempo, sotto il sole caldo o con la pioggia pesante, incontro a molte sfide e a molte avventure. Lui se ne andava, e non sapeva cosa avrebbe trovato, ma non si tirava mai indietro. Una volta in un viaggio a Rio de Janeiro, passando per una ricca tenuta vicino a Itamonte, decise di fermarsi per riposare. Una volta accolto e ospitato, subito dopo cena venne sorpreso da una notizia. - Il colonnello è morto! Il ragazzo responsabile della consegna offrì subito il suo aiuto per qualunque cosa fosse necessaria. Dopo un po’, andarono fino all’edificio dove si svolgeva il funerale. Il corpo del colonnello era sul tavolo, coperto da un lenzuolo bianco, e la stanza era illuminata da candele. All’improvviso, un sibilo di vento forte entrò attraverso le finestre e fece spegnere tutte le candele, tutto piombò nell’oscurità e il silenzio fece gelare l’anima. Fu allora che alcune voci si alzarono per rompere il silenzio: - Accendete le candele, accendetele velocemente! Gli schiavi vennero e accesero rapidamente le candele ... E quale fu la sorpresa di tutti? Il corpo del colonnello era scomparso, sul tavolo rimase solo il lenzuolo bianco … Il colonnello, che non era un tipo molto amichevole, aveva stipulato un contratto con il Diavolo, che quella notte, veniva a riscuotere il suo premio. Al posto del corpo seppellirono un tronco di banano, così nessuno lo avrebbe scoperto . - Ma non doveva essere un segreto? - Ovvio, ma sai no?, le chiacchiere?” Le chiacchiere che raccontano tutti . Se non fosse per le chiacchiere, non conosceremmo molte delle storie che fanno rizzare peli e capelli.

João Henrique Silva Swerts Miguel Fernandes Silvério

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L’UOMO NERO L’Uomo Nero è un gigante che viene a prendere i bambini disobbedienti, bambini che lasciano in disordine i loro giocattoli, bambini che non si siedono a tavola ... Lui vive in molti luoghi, tra cui i paesini dell’Italia. Quando un bambino disobbedisce, i genitori chiamano l’Uomo Nero e lui arriva con il suo grande sacco ... è inutile nascondersi negli armadi o dietro le porte, l’Uomo Nero conosce tutti i nascondigli. Le persone che lo conoscono bene, dicono che lui abiti in un castello molto vicino alle città e molto vicino ai quartieri, quindi arriva molto, molto rapidamente quando viene chiamato da un papà. Questo gigante prende i bambini disobbedienti dalle loro case e li chiude in un seminterrato del suo castello, un posto molto buio e pieno di ragni pelosi e orribili. Una volta pentito, il bambino dice all’Uomo Nero che sarà buono e l’uomo allora riporta il bambino ai genitori, che ne sono felici. Così i bambini capiscono quanto sia importante rispettare i loro genitori.

Fabiana Kaori Yokoyama Fanny Martins Engel Macedo

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IL BUGIARDO Nelle strade delle campagne di Squtome passavano i lavoratori delle piantagioni vicine che ogni giorno si fermavano nella fattoria di Ze finendo la giornata di lavoro con una chiacchierata con gli amici. Una sera però uno di loro, Pedro Pinhão, non si presentò e i suoi amici lo trovarono molto strano. Tornando a casa, però, lo incontrarono alla fermata dell’ autobus vicino alla piantagione di caffè del signor Fonseca e gli dissero: - Ciao Pedro, oggi non sei venuto a raccontarci qualche bugia?! - ed egli rispose: - Ora non ho tempo, mio figlio Joāo Carlos sta quasi per morire in ospedale!!!!- Spaventati, gli amici si recarono a casa del signor Jaci per chiedergli se poteva prestar loro l’ auto per recarsi più velocemente in ospedale. Prima di arrivare si fermarono dalla signora Hilda, la moglie di Pedro Pinhão, per vedere se potevano esserle di conforto. Uno di loro le disse: -Buonasera signora Hilda! Come sta suo figlio??? Pedro ci ha detto che sta morendo in ospedale…- Non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare che giunse Pedro con suo figlio, il quale sembrava stare molto bene. – Ehi! Cos’ è successo? Cosa ci fate qui? chiese Pedro, e loro: - Ma come?! Tuo figlio non era in ospedale senza speranze?!- così Pedro rispose: - Ah ma voi mi avevate detto di dire una bugia e io vi ho accontentati!- Da quel giorno tutti furono certi che Pedro Pinhão era il re della menzogna.

Leonardo Quintino Molina Nícolas Neder Agostini

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LO JATOBÀ Vicino ad Alfenas c’ era una fattoria chiamata “Ponte Grande” dove spesso venivano raccontate storie dei tempi dei nostri nonni. Storie che facevano rizzare i capelli a coloro che le ascoltavano. Ora ve ne racconterò una… In un tempo lontano, molto lontano, lungo la curva di un sentiero sconosciuto, c’ era un vecchio albero chiamato “Jatobà”, dove spesso accadevano fatti strani. Ora vi racconterò una storia insolita, una storia da far paura… C’ era un uomo chiamato Zé Paulino che lavorava in una piantagione d’ aglio presso la fattoria Ponte Grande. Quest’ uomo, sin dalla nascita, era sempre stato molto pauroso e per questo non camminava mai solo. Il suo compagno di strada era un piccolo e molto simpatico cane bastardino che non lo lasciava mai. Quando qualcuno o qualcosa importunava Zé, il piccolo amico abbaiava e ringhiava sempre in segno di protezione nei confronti del suo padrone. L’ uomo, vedendo queste reazioni da parte dell’ animale, diceva sempre: -“Non potrei mai avere un amico migliore di questo. È capace di percepire a lunghe distanze altri animali o presenze malvagie”. Un giorno Zé Paulino lavorò fino e tardi e lavorò così intensamente che non si rese conto che ormai la notte era giunta e che l’ oscurità copriva ogni cosa. Così il contadino in fretta e furia rimise tutti gli attrezzi a posto, sellò il cavallo e si mise in cammino verso casa. Il silenzio era tombale, non si udiva rumore alcuno se non quello degli zoccoli del cavallo sui ciottoli della strada. Ogni tanto il bastardino abbaiava, ma oltre a questo, il buio e la tranquillità della zona erano spaventosi. Ad un certo punto, arrivato nella curva dell ‘ albero di Jatobà, qualcosa sbarrò la strada. Zé non riusciva a vedere cosa fosse chiaramente, ma non era un uomo, né tantomeno un animale e ne era terrorizzato. Il suo migliore amico non smetteva di abbaiare e il cavallo si agitava da una parte all’ altra. Zé spaventato frustò più forte il cavallo per cercare di farlo correre via, ma questo si dimenava più forte e comunque non riusciva a scappare. Zé Paulino disse: - “Gesù! La faccenda si fa brutta!”. Il bastardino corse di tutto punto verso la creatura, ma venne subito sbattuto contro il Jatobà e Zé lo sentì piangere. Così terrorizzato frustò di nuovo e più forte ancora il cavallo che iniziò a correre più veloce che mai saltando sopra gli ostacoli sino a casa. Una volta sceso dal cavallo questo scappò via senza che Zé riuscisse nemmeno a togliergli la sella. Il contadino spaventato iniziò a chiamare il suo amico che non tornò più. Allora disse tra sé e sé: -“ Domattina partirò presto a cercarlo”. All’ alba Zé partì e non trovò da nessuna parte il suo cane. Una volta giunto all’ albero di Jatobà, dove la sera prima era accaduto il fattaccio, il contadino impallidì… il suo povero amico era stato pietrificato e giaceva lì, vicino al Jatobà.

Lucas Carvalho de Souza Paulo Cézar De Souza Miranda

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RINGRAZIAMENTI Poter rivivere molti di questi racconti tramandati dalla memoria popolare ci fa credere nell’importanza della cultura orale. Le voci nascoste tra i canti affascinano e offrono nuove esperienze. Ancora una volta, poter condividere le memorie di Antonio Ananias ci ha permesso di creare una bellissima opera letteraria. Ancora più bello è stato scoprire gli strani personaggi della nostra Alfenas, grazie ad una lezione dello stimato professore João Batista dalla quale io ed Eraldo Miranda , socio dell’intera ricerca, abbiamo imparato molto circa la nostra città. Se non fosse stato per queste parole e racconti di persone così gentili non potremmo ora conoscere tutte queste fantastiche storie. Qui esprimo la mia gratitudine e ammirazione a chi ha fatto del nostro lavoro un piacere ... dedico inoltre ogni singola pagina di questo libro alla Signora Emilia Lopes Ananias , la matriarca di molte di queste vicende. Una storia raccontata arricchisce l’essenza umana.

Maestra Eliane Rogatto Pupin




SINOSSI Manine curiose hanno cucito queste pagine, le hanno cucite con grande entusiasmo e hanno creato così un tesoro di parole. Tra tante storie, gli allievi della terza elementare del “Colegio Atenas”, ci regalano e ci invitano ad una lettura davvero singolare. Qui chiunque avrà l’opportunità di viaggiare e magari di rivivere tanti ricordi che, se non fosse per i nostri piccoli scrittori, si perderebbero nel tempo. Deliziati con queste righe, immedesimati nelle storie e lasciati andare per vivere al meglio questa avventura colma di credenze e misteri. L’esperienza letteraria è l’alimento base della conoscenza.

Profª: Eliane Rogatto Pupin

Colégio

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