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Imballaggio flessibile e alimenti
IN OCCASIONE DI PRINT4ALL SI È SVOLTO IL SEMINARIO “GIFLEX – (N)IAS E STRATEGIA ANALITICA – VALUTAZIONE DELL’IMBALLAGGIO FLESSIBILE PER ALIMENTI CON LA NORMA TECNICA NAZIONALE UNI/TS 11788:2020”, UNICA IN EUROPA E BASATA INTERAMENTE SU UNO STUDIO FATTO DA GIFLEX IN COLLABORAZIONE CON PRIMARI LABORATORI D’ANALISI
Rosy Barrale, coordinatrice Comitato Tecnico Giflex L’argomento è stato introdotto da Andrea Cassinari del Comitato Tecnico di Giflex, che come associazione dei produttori di imballaggi flessibili, (più di 400 mila t di imballaggi flessibili sono movimentate in Italia per un fatturato complessivo di 3 miliardi di Euro), ha ritenuto opportuno portare avanti un progetto scientifico volto a valutare la sicurezza di questo tipo di imballi per gli alimenti costituendo il Comitato Tecnico e l’impatto ambientale con il Comitato Sostenibilità, i cui esiti scientifici inevitabilmente si sovrappongono per arrivare a concretizzare l’obiettivo di una economia circolare. Non esiste l’imballaggio perfetto, bisogna trovare il perfect fit per combinare basso impatto ambientale, protezione del prodotto e struttura dell’imballaggio stesso. L’approccio di Giflex è sempre stato improntato alla concretezza, infatti la norma UNI/TS 11788:2020 licenziata e il suo protocollo di analisi sono divenute punto di riferimento per tutta la filiera dell’imballaggio flessibile. È stato un lavoro lungo che ha coinvolto laboratori, produttori di materiali, trasformatori e associazioni, all’insegna della collaborazione e della trasparenza.
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UN PERCORSO DURATO 20 ANNI
La genesi della norma è iniziata vari anni fa quando il Comitato Tecnico avviò uno studio per caratterizzare le sostanze che in potenza potevano migrare sugli imballaggi flessibili, sviluppando un adeguato metodo analitico di screening con l’obiettivo di rilevare sostanze volatili, semivolatili e non volatili, con una maggiore sensibilità e tenendo conto dei fenomeni di migrazione e set-off per i quali le sostanze possono essere presenti sulla superficie interna di un FCM, ovvero un materiale a contatto con gli alimenti. Per la precisione, come ha ricordato Rosy Barrale, coordinatrice Comitato Tecnico Giflex, tutto è davvero iniziato nel 2002 quando è stata avviata la valutazione organolettica, proseguita poi nel 2004-2006 con uno studio sull’odore, un’indagine sensoriale e strumentale sull’impronta olfattiva di resine poliolefiniche destinate all’imballaggio flessibile; nel 2007 è stato avviato il progetto di collaborazione con Avisa (Associazione nazionale che rappresenta le imprese produttrici di adesivi e sigillanti, inchiostri da stampa, pitture e vernici) per trovare un metodo condiviso per la valutazione qualitativa e quantitativa della controstampa; successivamente sono stati fatti test e sono stati messi a punto i protocolli di prova e dal 2015 al 2016 sono stati definiti i campioni.
IL PROTOCOLLO D’ANALISI
Successivamente è intervenuto Valter Rocchelli di Sepack Lab, che ha fondato nel 2009 con Mara Baronciani. Ambedue sono punti di riferimento nelle analisi di laboratorio, nei progetti di studi e ricerca e nella consulenza su imballaggi e su Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti (MOCA) di qualsiasi natura. Il laboratorio vuole supportare produttori e utilizzatori di MOCA lungo tutta la filiera grazie al continuo miglioramento dei servizi analitici forniti ai propri clienti mediante un costante