Il piacere di essere qua

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Fiesta Palloncini e Giocattoli, via Sassari 28a

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Bar Torre, via Sassari 31

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Ferramenta Il Bullone, via Sassari 35

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Salone Sensual, via Sassari 39

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Phoncenter Gujra Trading, via Sassari 41

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Tecnovideo, via Sassari 45

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Profumeria drogheria Aldina, via Sassari 49

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Bar Malù, via Sassari 51

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Hair Cosmetic, via Sassari 61

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Cartoleria edicola ART & SOL, via Sassari 63

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Estetica Brigitte, via Sassari 67

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Bar Gardenia, via Sassari 89 Bar Tiziana, via Sassari 97

Corpus Domini

Via Milano

S. G. Bosco 1 2

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ma Par Via

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Landeshauptmannstellvertreter Landesrat für Wohnungsbau, italienische Kultur, Schule und Berufsbildung

Piazza S. G. Bosco 3

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Arredamenti Casa Mia, via Montecassino 14

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Mercerie don Bosco, piazza S. Giovanni Bosco 27

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Bottega del Mondo Le Formiche, via Sassari 4a

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Pulimarket, via Sassari 4d

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Videoelettronica Vezzù, via Sassari 4e

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Multiservice, via Sassari 9a

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Ottica Mirko, via Sassari 13c

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Coconuda abbigliamento, via Sassari 13b

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Tabaccheria, via Sassari 13a

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Kiklos, via Sassari 17a

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Estetica Etherea, via Sassari 19a

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ZER8 abbigliamento per bambini , via Sassari 19b

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Latteria del Sole, via Sassari 21a

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Salone Etherea, via Sassari 21

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Bar Luciano, via Sassari 22a

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Autoscuola Europa, via Sassari 22b

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Oasi del Gelato, via Sassari 22c

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Automazioni Sperandio, via Sassari 22d

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Salone Pianeta Donna, via Sassari 24a

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Agenda

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AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL

CIRCOLO CULTURALE DON BOSCO

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BBG l'occhiale, via Sassari 87

Agenda

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L'agenda 2011 fa parte del progetto Il piacere di essere qua. In essa sono raccolte le immagini della mostra del Circolo Culturale don Bosco – Fotoclub Bolzano diffuse presso i trentasette esercizi di via Sassari che hanno aderito all'invito del Dipartimento alla Cultura italiana e della Confesercenti.

Via del Ronco

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pa Viale Euro

Via Monteca ssino

Pizzeria Il Portichetto, via Sassari 26b

Via Gu tenbe rg

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ri ssavolti via Sa e vetrine in mostra

Via Gloren za

Intimo Valentina, via Sassari 24d

volti e vetrine in mostra

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COPIA IN OMAGGIO

Sassari

Giotto calzature, via Sassari 24c

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Panificio Pancheri, via Sassari 24b

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*M QJBDFSF EJ FTTFSF RVB RVB

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PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE Vicepresidente della Provincia Assessore all’edilizia abitativa, cultura, scuola e formazione professionale in lingua italiana

segue elenco sul retro di copertina


*M QJBDFSF EJ FTTFSF RVB via Sassari, volti e vetrine in mostra

Agenda

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Un progetto del Dipartimento alla Cultura italiana in collaborazione con il Circolo Culturale don Bosco e la Confesercenti

Organizzazione

Circolo Culturale don Bosco a cura di

Denis Isaia testi

Denis Isaia, Paolo Bill Valente fotografie

Fotoclub Bolzano grafica e immagine coordinata

Atelier Grafico di Enrico Visintin, Bolzano stampa

Litografia Amorth, Trento Si ringraziano i commercianti di via Sassari per la collaborazione e la disponibilitĂ

Circolo Culturale don Bosco


l piacere di essere qua è un progetto che intende riconoscere e valorizzare il ruolo dei commercianti nella societá e come moltiplicatori di cultura.

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Una mostra presso il Circolo don Bosco e un’agenda rappresentano la prima fase di un progetto innovativo che ha coinvolto direttamente anche la Confesercenti. Sono convinto che la costruzione di una nuova rete fra istituzioni del territorio, commercianti e consumatori, contribuirà allo sviluppo economico, sociale e culturale della nostra provincia. Vogliamo costruire un’alleanza con i commercianti perché crediamo che possano essere nostri partner nella promozione e sviluppo di una cittadinanza attiva attraverso l’investimento in cultura. Buon 2011 a tutti! Christian Tommasini Vicepresidente della Provincia Assessore alla Cultura italiana


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bbiamo accolto con vero piacere la proposta del Vicepresidente della Giunta Provinciale ed Assessore alla Cultura italiana Christian Tommasini di realizzare una alleanza per diffondere la cultura nei quartieri della città di Bolzano e, nel contempo, valorizzare il ruolo dei negozi e delle attività economiche diffusi sul territorio, nelle vie e nelle piazze. È una scelta, questa, che assume un carattere strategico fondamentale, crea un rapporto nuovo tra politica e cittadini ai quali si chiede di non essere solo spettatori, ma divulgatori e sostenitori della crescita del proprio territorio. La mostra e l’agenda sui volti e le storie di via Sassari è il primo progetto messo in cantiere (realizzato dal Circolo Culturale don Bosco, al quale va il nostro sentito ringraziamento) ed altri ne seguiranno. Per Confesercenti si tratta di una grande opportunità, ma anche di una sfida, un impegno importante per promuovere il commercio di vicinato e valorizzarne il profondo legame con il territorio e l’attivismo sociale. 7


In una società che sembra dare sempre più spazio all’egoismo e all’individualismo ed in cui i legami sociali incontrano maggiori difficoltà, intendiamo difendere e sviluppare presidi di vita e comunicazione, dove non solo si compra e si vende, ma ci si scambiano relazioni, valori, sensibilità, punti di vista. In una frase: si vive. Guardate questi visi, leggete i brevi testi di accompagnamento. C’è un microcosmo incredibile, commercianti “storici” e nuovi arrivati anche da posti lontani, donne uomini, persone di ogni età. Ecco, a noi piace pensare il commercio come qualcosa di molto caldo e molto umano, esattamente quello che avviene in via Sassari. Paolo Pavan Direttore Confesercenti Alto Adige

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a nostra associazione è nata nel quartiere don Bosco nell’immediato dopoguerra e fin dalla sua costituzione si è sempre impegnata nella promozione della cultura intesa come momento di aggregazione e di crescita, vivendo e cercando di comprendere le molte trasformazioni avvenute nel quartiere. La “via Sassari”, da sempre asse portante del quartiere, è il luogo in cui si affacciano numerose attività commerciali, che un tempo avevano la peculiarità di essere il punto di riferimento per molti abitanti della zona, in gran parte operai. Il rapporto con i negozianti era stretto, a volte anche fiduciario, tanto da permettere l’annotazione su di un apposito libretto della spesa che sarebbe stata saldata a fine mese. Come dimenticare quei tempi. Ed è proprio partendo da questa memoria che abbiamo colto con grande soddisfazione l’opportunità di seguire il progetto Il piacere di essere qua. Via Sassari, volti e vetrine in mostra, certi che questo permetta di offrire uno spaccato sulla realtà del quartiere. La scelta può

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sembrare tardiva, ma va comunque colta per riuscire a documentare una evoluzione storico-culturale e sociale dell’essere cittadini di quella parte della città. Ci auguriamo che l’attuazione di questo progetto, voluto e condiviso con il Dipartimento alla Cultura italiana e la Confesercenti, serva a far emergere gli elementi che contraddistinguono il commercio inteso come servizio di vicinato e al tempo stesso a mantenere quel legame con il territorio creatosi nel corso del tempo. Emo Magosso Presidente del Circolo Culturale don Bosco Circolo Culturale don Bosco

Il piacere di essere qua appunti per una società qualitativa Care lettrici, gentili lettori, l’agenda che state sfogliando è il compendio del progetto il piacere di essere qua. Essa raccoglie in unico strumento le immagini della mostra del Circolo Culturale don Bosco, la mostra diffusa presso i trentasette esercizi che hanno aderito all’invito del Dipartimento alla Cultura italiana e della Confesercenti e la campagna promozionale che ha accompagnato il lancio del progetto stesso. Unitamente alle immagini, al suo interno troverete un inserto sulla storia di via Sassari a firma dello scrittore Paolo Valente e un breve memorandum per orientarvi nelle vostre scelte alimentari. Lo scorrere delle pagine è accompagnato da alcune citazioni tratte dalla interviste con i commercianti del quartiere. Esse sono lo strumento per addentrarci giorno dopo giorno nelle questioni che il commercio di vicinato affronta e un modo per far emergere le vere e le presunte problematiche del quartiere don Bosco. Da quando vivo da queste parti, via Sassari mi è stata descritta come il peggio che potessi incontrare a Bolzano. Shanghai e Bronx italiano sono solo due degli epiteti che nella mia testa hanno marchiato il quar-

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tiere don Bosco. Bene, in questo caso la cattiva fama ha fatto un buon lavoro! Come curatore del progetto, dopo aver intervistato tutti i negozianti aderenti, posso affermare che non solo, in termini generali, la situazione economica e sociale della via è buona, ma il rapporto proporzionale fra i prezzi delle locazioni e l’alto passaggio, garantisce buoni guadagni e - cosa ancor più importante - regala a chi lo desidera, ma non ha grandi mezzi, l’opportunità di provarci. “Prima stavamo in centro, ma lì si hanno delle difficoltà a far fronte agli affitti. Quello che guadagni lo devi lasciare al proprietario delle mura. Qua abbiamo più spazio e più soddisfazione”. Le parole di un commerciante visualizzano in maniera piuttosto chiara un equilibrio che altrove sembra raro. Non è una questione solo di prezzi degli affitti dei locali. “Qua ho ritrovato uno spirito popolare. I clienti mi portano la torta o la frutta. Sono cose che in una città non è semplice trovare. Fa piacere.”, mi ha detto un altro negoziante. E la sicurezza? “Dicono tanto, ma noi qua stiamo bene”. Infatti: “A me capita spesso di scaricare la merce di notte, a volte alle 11, altre alle 2, ma non ho mai avuto la sensazione di essere in pericolo”. “Certo anche qua ci sono stati piccoli atti di vandalismo. Danno fastidio, però succedono ovunque: in città fra bottiglie spaccate e schiamazzi è peggio”. Allora in via Sassari si può 12

perché il tessuto sociale e commerciale è forte, si può perché i prezzi sono accessibili, ma si può anche perché molti fra i commercianti che ho incontrato, hanno mostrato un’ottima capacità di leggere il presente e orientare le proprie strategie commerciali. Conviene entrare nei dettagli: il panorama economico generale e anche quello della Via, rivela delle criticità: a fronte di una situazione mediamente buona, alcune classi merceologiche sono in sofferenza perché sottoposte a dinamiche sfavorevoli. La pressione esercitata dalla grande distribuzione si fa sentire. Così come si fanno sentire gli effetti regressivi della crisi economica. In particolare si segnalano: l’ascesa di nuovi commercianti che fanno leva esclusivamente sul prezzo e la tendenza del consumatore ad orientarsi verso il risparmio a tutti i costi. L’insieme di questi ingredienti rappresenta il rischio più grave per la qualità del tessuto culturale, sociale e commerciale. “Noi svolgiamo un ruolo sociale nel quartiere. Se un cliente viene a chiedermi da bere quando è ormai evidentemente ubriaco, io mi rifiuto. Altri invece lo fanno… diciamo che alcune categorie di commercianti guardano solo al profitto immediato, senza pensare alle conseguenze per il tutto”. Di fronte a questa realtà molti commercianti si trovano davanti ad una scelta: o lanciarsi in una concorrenza spietata a somma zero, o ingegnarsi 13


per ricalibrare l’approccio del consumatore verso una vita qualitativamente migliore. Facile da dire, ma difficile da fare. Eppure questa è la sfida che attende il commercio di vicinato nel futuro. È un lavoro complesso che i commercianti da soli non possono affrontare e che ha evidentemente bisogno di progetti come questo che uniscono alla promozione, un approccio culturale, incentrato sulla responsabilità dell’offerta e della domanda. “Noi ancora non siamo usciti mentalmente dal periodo delle vacche grasse. In giro c’è molta improvvisazione”. Sembra un paradosso, ma le parole di uno dei commercianti più avveduti sono uno sguardo ficcante sul nostro presente: se la floridezza del sistema favorisce anche lo sviluppo di competenze improvvisate e economie di scala a bassa qualità, la crisi, per converso, dovrebbe essere l’occasione per ripensare il senso del valore. Tirare in ballo la qualità significa fare i conti con la questione del valore. Tutti noi vorremmo avere una vita qualitativamente migliore, ma come fare, se banalmente non ce lo possiamo permettere? La domanda è spontanea, ma mal posta. Quello che dovremmo chiederci è piuttosto: quando pensiamo di risparmiare, stiamo effettivamente risparmiando? Abbiamo fatto bene i conti? In base a cosa stiamo misurando il nostro benessere? La qualità del sistema migliora o 14

peggiora? Stiamo dando valore all’invenzione e alla cura, oppure favoriamo chi ci guarda come uno fra i molti possibili numeri? La qualità della nostra vita, ovvero la nostra capacità di avere relazioni e conoscere, è migliorata o peggiorata? Durante un’intervista un commerciante mi ha fatto notare: “...quando vai in un grande magazzino entri con l’idea di spendere 10 euro ed esci con 40 o 50 euro di roba..”. Inoltre conosciamo ciò che stiamo comperando? Che valore educativo ha per un bambino come per noi, una passeggiata nel supermercato, rispetto al saluto del gelataio o all’illustrazione paziente della produzione di un prodotto da parte del commerciante di fiducia? I commercianti di quartiere, o la maggior parte di essi, conoscono bene i prodotti che vendono, a volte ne sono loro stessi produttori e sanno i benefici che hanno avuto su altri consumatori. Affidarsi a chi persegue la qualità e la conoscenza del proprio prodotto e/o servizio, equivale ad avere una consulenza gratuita di uno specialista sotto casa. Riconoscerlo è un contributo fondamentale per dare corpo al futuro che vogliamo, cioè un sistema in cui competenze e meriti ottengano i giusti riscontri. Denis Isaia curatore del progetto

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1 sabato / capodanno 2 domenica 3 lunedì 4 martedì 5 mercoledì 18

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6 giovedì / epifania 7 venerdì 8 sabato 9 domenica “Di via Sassari sono il parroco, il confessore, il poliziotto, l’infermiere…” Roberto Polli – Bar Tiziana 20

Roberto Polli, Edera Spada, Cristina Bovo


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“I negozi di quartiere sono il vero sale della città.” Fabrizio Leonardi – ferramenta Il Bullone 22

Edelgard Maria Knoll, Fabrizio Leonardi


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“Se mi offrissero di cambiare zona non saprei dove andare. Qua la gente è tranquilla, ma allo stesso tempo è viva.” Elmar Webber – autoscuola Europa 26

Elmar Webber


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1 martedì

2 mercoledì

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“…la gente vuole i grandi centri commerciali, ma vuole anche che non si chiudano i negozi di vicinato. Ad un certo punto bisogna decidersi. Se tutti i negozi chiudessero il quartiere sarebbe un deserto.” 30

Via Sassari, una breccia nel confine

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nno 1957. Il comune di Bolzano impegna 13 milioni di lire per realizzare il tratto di via Sassari che da via Alessandria porta a via Resia1. La città si espande e nel farlo segue un percorso che appare scontato e naturale: dal centro alla periferia, dai vecchi quartieri alla campagna. Naturale ovunque, ma non nel capoluogo altoatesino, dove ogni luogo è ricolmo di valenze simboliche e segnato dagli sfregi del passato. I frutteti si oppongono alla città al pari di una verde invalicabile trincea. La via Resia si presenta come un confine tra un “dentro” ostaggio del caos della storia ed un “fuori” senza tempo. Un “fuori” che appartiene ad una dimensione atemporale che difficilmente riesce ad interloquire con la quotidianità di un centro urbano che prima di essere tale è esso stesso un intreccio di ritmi. Le cadenze vagamente frenetiche della città operaia, il tempo scandito dalle attività parrocchiali, gli orari lunghi del commercio al dettaglio che popola ed anima la vita di una strada. Al di là di quella frontiera, via Resia, i ritmi circolari delle stagioni, della preparazione dei campi, della loro cura meticolosa, del sospirato raccolto e del silenzioso riposo. 1. Bolzano. Attività amministrativa 1957-1961, a cura dell’Ufficio Stampa del Comune di Bolzano, 1961, “I lavori pubblici”, p. 73.

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C’è vita dentro e c’è vita fuori. Ma sono vite che non si incontrano. Non hanno appreso un linguaggio comune. Si guardano con diffidenza, a volte con rabbia. Non sanno nulla l’una dell’altra. E ciò che l’una crede di conoscere dell’altra è inquinato da decenni di soprusi e violenze, dalla guerra e dai suoi effetti ancora ben visibili. Nell’anno del Los von Trient la via Sassari si pone come un varco, un canale sterrato che conduce diretto dalla chiesa di don Bosco e dal quartiere delle semirurali all’aperta campagna. Attraversa isolati che stanno ancora sulla carta e zone prive di urbanizzazione, apre una breccia tra quel “dentro” e quel “fuori”. È una sorta di via Gluck che anno per anno si trasforma radicalmente, però senza il rimpianto di un idillio che si rompe. 32

Se c’è qualcosa che caratterizza Bolzano fin dalla sua nascita è il commercio. La città si sviluppa a partire dal XII secolo come borgo mercantile ad opera dei vescovi di Trento e delle famiglie nobili che dividono il potere temporale sulla contea. Una potestà controversa, soprattutto al farsi avanti dei signori di Tirolo. La contesa ruota proprio attorno a Bolzano, alle sue chiese, ai suoi palazzi e alle sue mura. Il conflitto si risolve alla fine del XIII secolo a favore di Mainardo II di Tirolo-Gorizia, duca di Carinzia, la cui preziosa eredità passa agli Asburgo nel 1363. Dopo l’istituzione di un consiglio comunale ad opera di re Federico III (1442), col duca Sigismondo e re Massimiliano, Bolzano diviene, per la “Terra tra i monti”, un centro economico di rilievo. Nello stesso periodo il potere politico si trasferisce di fatto ad Innsbruck. Merano, l’antica capitale, rimane privata delle sue prerogative languendo per secoli anche sotto il profilo del commercio, che ora transita lungo l’asse del Brennero. 33


L’importanza della città del Talvera cresce nel corso del Cinquecento e del Seicento. L’arciduchessa Claudia de’ Medici consacra la sua vocazione agli scambi coll’istituzione di un Magistrato Mercantile negli anni 1633/35. Già in questi secoli si profila quell’antinomia tra città e campagna, borgata commerciale e contado, che disegna due realtà tra le quali si innescano tensioni, pur restando sempre un certo grado di scambio e comunicazione. Nobili, commercianti, artigiani, contadini, servi agricoli appartengono a mondi diversi e tuttavia non possono prescindere gli uni dagli altri. La comunità urbana si dà le sue regole e si mostra di volta in volta più chiusa o più aperta nei confronti di chi vive “fuori” o viene da lontano. Ma è un fenomeno comune a molti altri centri.

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Il rione delle casette semirurali appartiene ad un’epoca tutta nuova. Il grande cambiamento urbanistico che interessa il quartiere don Bosco avviene a seguito della creazione della Zona Industriale a partire dalla metà degli anni Trenta del Novecento. Tra Ottocento e Novecento alle tradizionali dinamiche che animano il territorio, si sono aggiunti lo sviluppo industriale e le questioni innescate dai nazionalismi che nascono ed esplodono in tutta Europa con le conseguenze marcanti che perdurano tuttora. 34

In quest’area di Bolzano prende forma un quartiere operaio che è una città nella città. Un segmento intermedio tra il centro storico e la campagna. Un pezzo di storia calato lì chissà da dove. La cui identità è oscura sia a chi lo abita che a chi lo guarda sospettoso dall’esterno. E tuttavia sono un luogo, le semirurali, in cui nascono relazioni, si crea spirito comunitario e solidale. Lontano dalla monumentalità di regime e dagli antichi portici, vicino alle fabbriche e ai campi. Periferia, ma pur sempre cuore pulsante di tante piccole storie e di una miriade di attività. Partire dal centro di Bolzano, varcare il fiume, raggiungere i rioni attorno alla chiesa di don Bosco e proseguire, lungo la via Sassari, per raggiungere il “confine” di via Resia, significa compiere un viaggio nel tempo e nella storia complessa e complicata di questa terra. 35


Il fatto che durante la guerra oltre il “confine” ci fosse anche un lager dice come vicinanza e lontananza siano concetti relativi. Il campo di concentramento è lontano, invisibile dal centro di Bolzano, ma vicino, prossimo alle casette operaie. In comunicazione con chi le abita. Nazionalismi e dittature hanno camminato lungo quella strada, la via Sassari, ancor prima che essa fosse concepita. Ma vi hanno pure trovato una falla, una pietra d’inciampo, poiché là dove si sarebbe voluto il silenzio, il passaparola tra le persone ha reso vana, di fatto, la frontiera. Fino alla fine degli anni Cinquanta le semirurali continuano ad essere Heimat per migliaia di persone2. Siamo ancora ai margini della città. Il Piano Urbanistico comunale del 1964 prevede il rifacimento di tutta la zona. Poiché pesa fortemente il problema della carenza abitativa, nel frattempo si è continuato a costruire. Ma i progetti di nuove case sono motivo di scontro. L’adunata di Castelfirmiano del 1957 è convocata proprio per protestare contro l’espansione edilizia, vissuta in modo antitetico da parte di chi guida le sorti dei due gruppi linguistici. Ed uno dei primi attentati dinamitardi, nell’aprile del 1959, colpisce proprio un edificio in costruzione nella nuova via Sassari. 2. Cfr. Gruppo di lavoro Per un Museo delle Semirurali (a cura di), Semirurali e dintorni, Città di Bolzano 2004: Carlo Azzolini, “Appunti per una storia urbanistica delle Semirurali”, pp. 116-127; Martha Verdorfer, “Bolzano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri”, pp. 162-179; Ennio Marcelli, “Le Semirurali di Bolzano”, pp. 206-233.

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Le scelte urbanistiche sono motivo di confronto serrato, di scontro e di crisi. Gli amministratori comunali ne sono ben consapevoli. La politica urbanistica, affermano, deve “tendere a disciplinare e a coordinare l’espansione della città, non solo, ma deve preoccuparsi di sostituire ciò che non ha più significato, di occupare spazi nuovi con criteri di economicità e di salvaguardia del paesaggio, di individuare le zone degli insediamenti, affinché tutto risulti legato razionalmente come fatto interno cittadino e diventi allo stesso tempo una componente, una forza del piano intercomunale. La politica urbanistica è dunque un fatto complesso, che si presenta – ancor prima di essere proiezione, di essere futuro – come continuazione del

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passato, della storia, della tradizione, del folclore, dello stesso sentimento religioso, della cultura in senso lato”3. Il rifacimento sistematico dei rioni attorno a via Sassari e la creazione del quartiere Europa sarebbero stati possibili solo nel diverso quadro normativo e istituzionale stabilito col nuovo Statuto di autonomia del 1972. La storica tensione tra città e campagna, in altri termini tra Bolzano e provincia, segue fino ad oggi gli eventi come un filo che non si interrompe.

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Tuttavia dove la politica arranca, le persone non cessano di intrecciare relazioni. Come racconta il vecchio fotografo: “Venivano da me anche dalla campagna, persone di lingua tedesca. Si trovavano bene, ritornavano”. E il commerciante di elettrodomestici: “Vendo anche a gente di lingua tedesca… vengono dai paesi a comperare da me”. E confida: “Una volta, quando vendevamo degli elettrodomestici nei paesini, dovevamo andarli a consegnare di notte per evitare che i vicini o i negozianti del posto sapessero che avevano comperato da altri…” Il commercio, da sempre, è luogo di incontro. Una zona franca dove si può sviluppare un linguaggio comune, capace di sciogliere le contraddizioni ambientali. 3. 1961-1964, Bolzano-Bozen, pubblicazione edita dal Comune di Bolzano, 1964, “I presupposti del Piano regolatore e della politica di quartiere”, p. 59.

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Del resto via Sassari anche oggi è uno spicchio di mondo. “Vengono persone di tutte le nazionalità e ognuno ha il suo stile e le sue esigenze”, si dice al call center. È una piccola scuola di pazienza e di tolleranza. Così anche per chi si rivolge alla scuola guida: “Nel quartiere c’è un bel flusso di persone. Ci sono negozi che attirano clienti anche da fuori…” O alla parrucchiera: “C’è mescolanza di persone, insomma c’è un po’ di tutto, ma c’è tutto quello che serve, sia come attività commerciali che come servizi alla persona”. Una mescolanza che può anche preoccupare. Però al bar ti dicono che “questo è un bel rione, la gente è tranquilla e non ci sono grandi problemi”. E che i nuovi arrivati si integreranno in fretta. “D’altra parte ogni venticinque anni qua c’è l’invasione e è extracomunitaria. Io – spiega il titolare – cerco di aiutarli. Vengono qua con le liste della cartoleria e proviamo a completarle. 39


Via Sassari non è vissuta affatto come periferia. “È una buona zona di lavoro”, si dice all’autoscuola. “C’è tutto e si è a metà della città. Se mi offrissero di cambiare zona non so dove potrei andare per migliorare… Questo è un posto dove si sta bene, la gente è tranquilla, ma allo stesso tempo è gente viva. Nella via ci sono molte attività artigianali, c’è gente che sa lavorare, che offre cose interessanti, è una via viva…”. E il titolare della pizzeria: “Ho scelto di stare in via Sassari perché è il mio quartiere e mi trovo bene con questa gente”. Ha lavorato anche in centro, ma non tornerebbe indietro. E se l’ente pubblico non interviene con sue iniziative ci si dà comunque da fare. “Quello che fai te lo devi inventare tu, così ci si arrangia”. Del resto, si dice, “il quartiere si è rinnovato molto. È una zona piena di luce e molto vivibile. Ci sono tutti i servizi commerciali… Poi da quando negli ultimi decenni hanno aggiunto anche gli uffici pubblici, allora l’offerta si è completata”. Tra negozianti e clienti c’è un rapporto umano e amichevole. In cartoleria: “Qua ho ritrovato uno spirito popolare. I clienti mi portano la torta o la frutta. Sono cose che in una città non è semplice trovare. Fa piacere”. Al bar: “Il mio rapporto con i clienti è splendido. Abito qua vicino, conosco tutti. Mi piace quando i miei clienti stanno bene. Chi entra al bar si vuole rilassare dieci minuti, se poi li vedo anche allegri, allora 40

la cosa mi soddisfa ancor di più”. Oppure: “Quando lavori in un bar all’interno di un quartiere popolare è come stare in famiglia. La gente ti vuole bene, autenticamente bene”. In drogheria: “Il mio rapporto con i clienti è buonissimo. Se ho mal di pancia mi portano la camomilla, oppure se mi vedono in difficoltà vanno a farmi la spesa”. Al negozio di calzature: “La gente del quartiere viene sempre da me. È un po’ come andare in latteria… Vendo cose basilari, in cui però c’è ancora bisogno del consiglio. Via Sassari è una buona via, è molto frequentata e ci sono tantissime famiglie con bambini. In via Sassari c’è una tradizione del commercio. È una via che funziona. Il rapporto con i clienti è bellissimo. Scendere di casa e salutare la gente è un valore a cui non rinuncerei”. I commercianti percepiscono bene l’importanza del loro ruolo. “All’interno del quartiere facciamo un servizio quasi sociale. Se non ci fossero i negozi la strada morirebbe, la gente non andrebbe in giro, il quartiere stesso morirebbe. Se mancano i negozi la gente non esce per strada. Otterremmo l’effetto dei vari quartieri dormitorio, senza comunità. I negozi sotto casa non sono solo comodi, sono anche belli, perché animano i quartieri, danno un senso alle città”. Lo vede anche chi è arrivato da poco: “È un quartiere che bisogna conoscere. È un quartiere popolare, ci sono persone 41


senza troppi grilli per la testa… Dopo un po’ dei clienti sai tutto”. È chiaro che i problemi non mancano. Gli orizzonti della clientela si allargano e la mobilità aumenta. La concorrenza della grande distribuzione mette in crisi i “piccoli”. La merceria “cinquant’anni fa era un riferimento. Se si doveva comperare delle stoffe, un bottone o quant’altro, non c’era neanche il dubbio su dove andare. Ora invece la gente va in giro, si sposta”. Al bar si sostiene che “i megastore disintegrano l’economia di un quartiere. Quel modello di sviluppo basato solo sui numeri e sul marketing distrugge il tessuto sociale”. La nuova situazione può essere affrontata con l’inventiva dei singoli e con nuove idee. Alla Bottega del Mondo si sente, per il rione, “la mancanza di un’area pedonale in cui le persone possano passeggiare… Quando la via viene chiusa al traffico il quartiere si rianima… Anche le iniziative culturali da queste parti latitano, peccato, perché quando ci sono la gente partecipa volentieri”. C’è un sentire comune: “Bisogna cercare di far camminare la gente nei propri quartieri. Insegne, luci nelle vie, marciapiedi accoglienti. La via deve essere un luogo di ritrovo. Dovremmo tutti cercare di fare più aggregazione nella via, collaborare fra di noi ed invogliare la gente a stare nella via”. Ed è necessario puntare sulla qualità. “Ognuno di noi deve essere un piccolo grande professionista nel suo lavoro”, si sente dire alla latteria. 42

Il senso di appartenenza ad una comunità è condizione necessaria: “Se hai un prodotto di qualità non c’è bisogno di fare pubblicità. Nel nostro settore se sei capace di fare il tuo lavoro ed hai una buona offerta, la pubblicità lavora da sola e meglio con le persone”. Si può trarre vantaggio persino dalla presenza di un supermercato. È il caso del panificio. “Se hai un prodotto di qualità, il pane e il latte la gente lo compera qua, non al supermercato. La gente è affezionata alla qualità del pane”. Infine: “Crescere troppo non va bene, bisogna sapersi misurare e accontentare, se hai un buon rapporto fra lavoro e soddisfazione allora il più è fatto e c’è da stare tranquilli”. In definitiva “questa è un’ottima via. Può ancora migliorare, ma per funzionare bene ha bisogno di collaborazione fra i commercianti. Dobbiamo scambiarci le idee, moltiplicare e diversificare i servizi... Se fra i commercianti c’è simpatia e collaborazione allora la gente si affeziona alla via”4. Via Sassari: una strada che pare quasi una piazza, luogo di scambio, di partecipazione e di comunicazione. Una breccia nel confine che le persone hanno ormai imparato a varcare. Paolo Bill Valente

4. Le interviste ai commercianti sono state raccolte da Denis Isaia, 2010.

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5 sabato

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“Quando lavori in un quartiere popolare la gente ti vuole autenticamente bene.” Maria Grazia Nardon – Bar Torre 44

Maria Grazia Nardon, Ringhio, Salvatore Lerario


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8 martedì

9 mercoledì

“Fare una riparazione o un nuovo paio di occhiali è una soddisfazione.” Arman Razmjoo Nejad – BBG l’occhiale 46

Arman Razmjoo Nejad


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10 giovedì

14 lunedì

11 venerdì

15 martedì

12 sabato

16 mercoledì

13 domenica

17 giovedì

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18 venerdì

19 sabato

20 domenica

“Quando le persone escono felici dal mio negozio so che la giornata è andata bene.” Barbara Paissan – Salone Etherea 50

Barbara Paissan, Alessia Zamignan


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21 lunedì

25 venerdì

22 martedì

26 sabato

23 mercoledì

27 domenica

24 giovedì

28 lunedì

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1 martedì

2 mercoledì

3 giovedì

“Il giorno del mio compleanno le prime a farmi gli auguri sono le mie clienti.” Valentina Prezzi – Intimo Valentina 54

Valentina Prezzi


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4 venerdì

5 sabato

6 domenica

“Quando la gente si lascia andare allora so che ho fatto un buon lavoro.” Morena Moretto – Estetica Etherea 56

Giulia Aldegani, Morena Moretto


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7 lunedì

11 venerdì

8 martedì

12 sabato

9 mercoledì

13 domenica

10 giovedì “…qua ho ritrovato uno spirito popolare. I clienti mi portano la torta o la frutta. Sono cose che non è semplice trovare.”

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14 lunedì

18 venerdì

15 martedì

19 sabato

16 mercoledì

20 domenica

17 giovedì

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“…io avevo l’attività a San Giacomo, ma volevo cambiare ed allargarmi. Così un giorno mi sono detta, oggi lo trovo. Sono partita con la bici ed ho visto questo locale. In questo negozio ho potuto fare quello che volevo. Sapevo che avrei dovuto pagare di più rispetto a prima, ma sapevo anche che avrei aumentato il lavoro.” 61


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21 lunedì

22 martedì

23 mercoledì

“Qua in via Sassari c’è la giusta visibilità ed è comodo per tutti, clienti e dipendenti.” Andrea Sperandio – Automazioni Sperandio 62

Andrea Sperandio, Manuela Facinelli, Mattias Carlin


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24 giovedì

28 lunedì

25 venerdì

29 martedì

26 sabato

30 mercoledì

27 domenica

31 giovedì

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1 venerdì

2 sabato

3 domenica

“…oggi si torna ad essere un laboratorio, com’era all’inizio.” Giovanni Vezzù – Videoelettronica Vezzù 66

Giuliana Giordani, Valter Vezzù, Giovanni Vezzù


"QSJMF

4 lunedì

8 venerdì

5 martedì

9 sabato

6 mercoledì

10 domenica

7 giovedì “…anche il consumatore dovrebbe essere più responsabile. Chi compera a basso costo alimenta la bassa qualità e il lavoro nero; così va tutto in malora: la salute, la qualità della vita, la qualità delle relazioni…” 68

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11 lunedì

12 martedì

13 mercoledì

“La nostra mozzarella dura cinque giorni, quella del supermercato venti. Ci sarà una differenza, o no?” Stefania Laera – Latteria del Sole 70

Ester Picciarelli, Stefania Laera


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14 giovedì

18 lunedì

15 venerdì

19 martedì

16 sabato

20 mercoledì

17 domenica / le palme “…noi siamo al limite delle nostre capacità produttive. Possiamo aprire ancora un altro negozio, poi dobbiamo fermarci, altrimenti la nostra filosofia andrebbe a farsi benedire.” 72

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"QSJMF

21 giovedì

25 lunedì / anniv. della liberazione

22 venerdì

26 martedì

23 sabato

27 mercoledì

24 domenica / pasqua

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“…il segreto è far capire alla gente che deve fare un passo indietro. Non si può fare la spesa una volta al mese e pretendere di mangiare prodotti sani o freschi.” 75


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28 giovedì

29 venerdì

30 sabato

“Produciamo 100 tipi di pane fresco, di cui 80 ogni giorno.” Mauro Pancheri – Panificio Pancheri 76

Raissa Costa


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1 domenica / festa del lavoro

5 giovedì

2 lunedì

6 venerdì

3 martedì

7 sabato

4 mercoledì

8 domenica

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9 lunedì

10 martedì

11 mercoledì

“… nel negozio divido tutto per colore, così c’è vivacità, ma non confusione.” Letizia Veronese – Coconuda 80

Roberto Napoletano, Letizia Veronese


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12 giovedì

16 lunedì

13 venerdì

17 martedì

14 sabato

18 mercoledì

15 domenica

19 giovedì

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20 venerdì

21 sabato

22 domenica

“Venire da noi è un po’ come andare in latteria, vendiamo cose basilari, in cui però c’è ancora bisogno del consiglio.” Stefano Grezzani – Giotto calzature 84

Patrizia Filippi, Stefano Grezzani


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23 lunedì

24 martedì

25 mercoledì

“Del nostro mestiere ci piace tutto, il contatto con la gente, ordinare la merce, consigliare le persone.” Cristina Nicolli – ZER8 86

Marina Reffo, Cristina Nicolli


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26 giovedì

30 lunedì

27 venerdì

31 martedì

28 sabato

29 domenica

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“…dovremmo tutti cercare di fare più aggregazione, collaborare fra di noi ed invogliare la gente a stare nella via. Non dobbiamo isolarci, non dobbiamo andare indietro e chiuderci in noi stessi, abbiamo bisogno di confrontarci con il nuovo accantonando pregiudizi e false paure.” 89


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1 mercoledì

5 domenica

2 giovedì / festa della repubblica

6 lunedì

3 venerdì

7 martedì

4 sabato

8 mercoledì

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9 giovedì

10 venerdì

11 sabato

“Se nel quartiere riesci ad essere il punto di riferimento del tuo settore, allora il lavoro è garantito.” Davide Galvan – Kiklos 92

Davide Galvan, Morena Zancanella, Gabriel Galvan


(JVHOP

12 domenica / di pentecoste

16 giovedì

13 lunedì / di pentecoste

17 venerdì

14 martedì

18 sabato

15 mercoledì

19 domenica

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20 lunedì

21 martedì

22 mercoledì

“Con il nostro lavoro devi essere calmo. Qua vengono persone di tutte le nazionalità e ognuno ha il suo stile e le sue esigenze.” Amar Ali Tahir – Phoncenter Gujra Trading 96

Mohammad Ali Ashraf, Amar Ali Tahir


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23 giovedì

27 lunedì

24 venerdì

28 martedì

25 sabato

29 mercoledì

26 domenica

30 giovedì

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1 venerdì

2 sabato

3 domenica

“Quando sono arrivata in Italia non era pensabile trovare un posto come insegnante… mi sono data da fare, ho fatto il corso ed ora ho un bel negozio.” Bridiza Hasambelli – Estetica Brigitte 100

Bridiza Hasambelli


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4 lunedì

5 martedì

6 mercoledì

“Qua la gente passa e saluta sempre.” Dongzhu Qiu – Bar Gardenia

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Dongzhu Qiu


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7 giovedì

11 lunedì

8 venerdì

12 martedì

9 sabato

13 mercoledì

10 domenica

14 giovedì

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15 venerdì

16 sabato

17 domenica

“Abbiamo incominciato con i palloncini, poi i giochi ci sono venuti dietro.” Mesmaide Rodriguez – Fiesta 106

Massimo Oliana, Gioia Cozza, Debora Zampieri, Mesmaide Rodriguez, Slagia Ostovic


-VHMJP

18 lunedì

22 venerdì

19 martedì

23 sabato

20 mercoledì

24 domenica

21 giovedì

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“…l’unica arma che ho per essere competitivo con la grande distribuzione è essere vicino al cliente. Parlo con il cliente, spiego come funzionano le cose, ascolto le sue esigenze e se serve vado a casa per mostrargli come funziona il prodotto.” 109


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25 lunedì

26 martedì

27 mercoledì

“Nella vita è meglio avere una sola cosa importante e fare quella.” Erfan Rashid – Pulimarket 110

Khan Afteb, Erfan Rashid


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28 giovedì

1 lunedì

29 venerdì

2 martedì

30 sabato

3 mercoledì

31 domenica

4 giovedì

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5 venerdì

6 sabato

7 domenica

“Il nostro locale è delle mamme e dei bambini del quartiere.” Mariano Cristellotti – Oasi del Gelato 114

Mariano Cristellotti


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8 lunedì

12 venerdì

9 martedì

13 sabato

10 mercoledì

14 domenica

11 giovedì

15 lunedì / ferragosto

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16 martedì

17 mercoledì

18 giovedì

“Nel quartiere gira un detto: Dio li fa e piano piano, li manda da Luciano.” Luciano Cassini – Bar Luciano 118

Luciano Cassini


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19 venerdì

20 sabato

21 domenica

“La parrucchiera è il bar delle signore.” Sabrina De Santis – Salone Pianeta Donna

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Ilaria Malafarina, Debora Rotella, Sabrina De Santis


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22 lunedì

26 venerdì

23 martedì

27 sabato

24 mercoledì

28 domenica

25 giovedì

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“…la televisione non corrisponde alla realtà, lì la bellezza è standard, ma quella non è bellezza. Tutti dicono che è colpa dei ragazzi d’oggi. Non è vero, siamo noi che stiamo proponendo ciò che non esiste, quando anche un difetto può essere intrigante.” 123


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29 lunedì

30 martedì

31 mercoledì

“Le donne dovrebbero fregarsene della televisione e coltivare la propria femminilità.” Anna Marturano – Salone Sensual 124

Yelena Chacon, Anna Marturano, Mattia Morzenti


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1 giovedì

2 venerdì

3 sabato

4 domenica

Se sai cosa mangi vivi meglio

U

n tempo difficilmente gli alimenti nascondevano qualcosa. Per scegliere un prodotto bastava guardarlo, toccarlo e annusarlo. Quanto alla provenienza, anche in quel caso i dubbi erano pochi. Se non si conosceva direttamente il campo in cui i prodotti erano stati coltivati o allevati, poco mancava. Il sistema di produzione industriale alimentare ha aumentato la distanza fra il produttore e il consumatore. Non è solo un fatto di chilometri. Esigenze di conservazione e di trasporto, di economia di mercato e di promozione, hanno profondamente allontanato il prodotto da chi lo sceglie. In poche parole, spesso non sappiamo cosa stiamo mangiando: quando siamo chiamati a leggere un prodotto industriale, il tatto e il fiuto non ci sono d’aiuto e gli occhi possono essere facilmente ingannati. Anche l’agricoltura e l’allevamento si sono allineati ad un sistema di produzione di tipo industriale. I frutti sono diventati più grandi, più colorati e più belli, ma non è dato sapere se è merito dell’annata, degli additivi o del semplice affinamento delle tecniche di produzione. Seppure il dibattito sui rischi della produzione industriale sia vasto, controverso, complesso e difficilmente riassumibile in poche pagine, abbiamo deciso di allegare all’agenda un compendio alimentare, una sorta di ABC dell’alimentazione che, se non frugherà ogni dubbio, ci auguriamo possa essere un utile strumento di introduzione al tema e di primo orientamento nelle scelte alimentari*.

* I testi che abbiamo usato come riferimento sono I mostri nel mio frigorifero di Stefania Cecchetti, Terre di Mezzo Editore, Milano 2010 e Occhio alle merendine di Gabriele Buracchi, Bracciali Editore, Arezzo 2008.

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L’etichetta L’etichetta è la carta di identità di un prodotto ed è – laboratorio chimico a parte – l’unico strumento che ha il consumatore per avere maggiori informazioni sul prodotto che sta acquistando. Ecco come si legge.

Gli ingredienti sono la parte più rilevante di una etichetta. Per legge devono essere elencati in ordine decrescente di peso. Non è un fatto da poco. Ad esemio nell’etichetta affianco il grasso vegetale compare in seconda posizione, è evidente che il prodotto che stiamo comperando non è un prodotto magro. Allo stesso modo una tavoletta di cioccolato il cui primo ingrediente è lo zucchero andrebbe valutata in maniera differente rispetto ad una tavoletta il cui primo ingrediente è il cacao. Inoltre nell’etichetta vengono indicati eventuali additivi, aggiunti per migliorare la conservazione, garantire il trasporto e la stoccatura, aumentare la colorazione e il sapore, soddisfare l’occhio o eccitare il palato.

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“da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro” sono due informazioni differenti. La prima indica il termine minimo di conservazione superata la quale, se lo stato di conservazione del prodotto è buono, potrebbe aver mantenuto la sua commestibilità, la seconda invece è una vera e propria data di scadenza superata la quale ingerire il prodotto potrebbe costituire un rischio per la salute.

Dop e Igp. Sono Dop (Denominazione di Origine Protetta) gli alimenti la cui materia prima proviene dal territorio, come ad esempio il Grana Padano, da non confondersi con gli Igp (Indicazione geografica protetta) che invece limitano il legame con il territorio al fatto che nello stesso avvenga una parte della lavorazione, è il caso, ad esempio dello speck in Alto Adige. Ogm (Organismo geneticamente modificato) sono gli alimenti transgenici o derivanti da prodotti transgenici. La legge obbliga i produttori ad indicare «contiene Ogm» o «deriva da Ogm» se gli ingredienti sono Ogm o derivati da Ogm nella misura superiore allo 0,9%. La legge invece non obbliga i produttori a dichiarare la presenza di Ogm nei prodotti derivati da animali nutriti con mangimi transgenici.

Il luogo di produzione può essere un’indicazione preziosa. La prima è relativa alla legislazione. Non tutti i paesi hanno le stesse leggi relative a standard di produzione e garanzie per il consumatore. Un’altra indicazione è di tipo temporale: se il luogo di produzione è lontano dal luogo di consumo è possibile che possa contenere degli additivi per garantire la conservazione durante il trasporto. La legge europea non prevede l’obbligo di indicare il luogo di origine dei prodotti principali. Per il momento non possiamo sapere se il pomodoro dei sughi pronti proviene dalla Cina o dalla Puglia. 129


Coloranti, conservanti, edulcoranti e altri additivi. Breve guida per imparare a conoscerli Un’importante premessa. L’uso degli additivi è controllato per legge. Ogni produttore che voglia migliorare il proprio prodotto per aspetto, gusto, conservazione, può usare una quantità massima di additivi in base a una “dose giornaliera accettabile”. Dietro questa tutela si nasconde un problema. Se l’assunzione giornaliera di un singolo prodotto non è potenzialmente nociva, nessuno tutela il consumatore dalla somma degli additivi che ingerisce ogni giorno. Insomma mangiare fresco, da questo punto di vista, è la migliore scelta. E100 – E180 Coloranti Servono a colorare un alimento per renderlo più attraente. Soddisfano l’occhio, ma nulla hanno a che vedere con il gusto o con la capacità nutritiva. Alcuni sono stati sospettati di scatenare reazioni allergiche e di stimolare l’iperattività nei bambini. In particolare L’E127, colorante rosso usato per le caramelle, per i gelati e i ghiaccioli è stato vietato negli Stati Uniti perché sospettato di produrre danni al sistema nervoso. E200 – E297 Conservanti Da sempre l’uomo cerca tecniche di conservazione dei cibi. La chimica ha dato un grosso apporto in 130

questo senso, ma alcune sostanze risultano dannose per l’organismo. Meglio dunque scegliere cibi che si conservano a lungo anche senza sostanze chimiche, come i cibi surgelati, liofilizzati oppure conservati sottovuoto. E210, acido benzoico. Usato al posto della più costosa ma innocua pastorizzazione, può scatenare reazioni allergiche. L’acido benzoico in alcune situazioni può dar luogo al benzene, una sostanza cancerogena. E220, parte del gruppo dei solfiti (E221 – E227). Ingerito in alte dosi procura mal di testa, come nel caso del vino di bassa qualità, o reazioni allergiche. Attenzione, i solfiti sono anche naturalmente presenti nel vino e il produttore è obbligato a segnalarne la presenza se la quantità supera i 10 milligrammi per litro. Una buona abitudine per abbassare il livello dei solfiti è quella di far ossigenare il vino prima del consumo, non bere più di due bicchieri di vino al giorno, cioè la dose corrispondente alla quantità di solfiti giornaliera per un uomo adulto e scegliere vino marchiati Vqprd (l’attuale denominazione comunitaria che sostituisce le precedenti Igt, Doc, Docg) che adottano tecniche di produzione più costose, ma garantiscono un basso livello di solfiti. E240, conservante sospettato di possibili alterazioni al patrimonio genetico. 131


E249 (nitrito di potassio), E250 (nitrito di sodio), E251 (nitrato di sodio), E252 (nitrato di potassio). Usati nelle carni in scatola e in alcuni salumi per conservare il colore rosso della carne, nell’intestino possono formare le mitrosammine, sostanze fortemente cancerogene. E300 – E322 Antiossidanti E311, E312. Antiossidanti usati in alcuni oli (non in quelli di oliva). Alcuni studi hanno evidenziato danni alle mucose e diminuzione delle capacità riproduttive. Da evitare gli E320 e gli E321. Entrambi sono utilizzati in alcuni tipi di gomma da masticare, nelle margarine e nelle patatine fritte. Sono vietati in molti paesi nei cibi per bambini. Gli E320 (butil-idrossi-anisolo), possono provocare disturbi ai reni e l’aumento del tasso di colesterolo e dei grassi nel sangue. Gli E321, in alcuni studi sui topi, sono stati accusati di accelerare l’eventuale comparsa di tumori e, a dosi elevate, di disturbi ai nervi e al fegato. E400 – E499 Addensanti, Emulsionanti, Stabilizzanti Vengono usati nell’industria alimentare per legare sostanze che altrimenti tenderebbero a separarsi o al posto delle più costose uova. Quelli con la reputazione peggiore sono i polifosfati E450 e i pirofosfati usati per la produzione di alcuni formaggini e certi tipi di prosciutto cotto. Sono accu132

sati di sfavorire l’assorbimento del calcio soprattutto nei bambini. E620 – E640 Esaltatori di sapidità Fa parte di questa categoria il famoso glutammato di sodio, al centro di una controversia medica. Quello che è certo, è che questi esaltatori di sapore contribuiscono a eliminare le raffinatezze e i piaceri del gusto su cui sono cresciute, ad esempio, le eccezionali tradizioni della cucina italiana. E900 – E 948 Agenti di rivestimento Servono per far brillare i prodotti. Ad oggi non sono stati accusati di controindicazioni mediche. E950 – E 969 Edulcoranti artificiali Sostituiscono nei prodotti dietetici gli zuccheri. In passato soprattutto l’aspartame, i ciclamati e le saccarine, sono stati accusati di causare il cancro, la disputa però è ancora aperta. E999 – E1518 Amidi modificati Si tratta di amidi alimentari trattati chimicamente per ottenere determinate caratteristiche. Ad oggi non sono ritenuti dannosi per l’organismo. Aromi Si differenziano in aromi naturali e aromi, i primi derivano da prodotti naturali trattati i secondi invece sono artificiali. Vengono usati come additivi per restituire 133


gusto a prodotti che hanno subito differenti lavorazioni industriali. In entrambi i casi non ci sono ad oggi sospetti di tossicità, restano però dubbi sulla falsificazione e sulla standardizzazione della cultura del gusto che necessariamente promuovono.

Salumi in vaschetta. Per aumentare la conservazione contengono spesso nitriti e nitrati. L’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro correla il consumo di nitriti (E249, E250) al rischio di tumore allo stomaco. I nitrati (E251, E252) sono meno pericolosi, ma possono diventare nitriti nella flora batterica della saliva. Come dire… non se ne esce. I polifosfati presenti in alcune confezioni, invece limitano la capacità di assorbimento del calcio nell’organismo.

I cibi Up e i cibi Down

Dado con glutammato. Il glutammato, la cui bontà nutrizionale è ancora tutta in discussione, è un prodotto ingannevole per la capacità del nostro gusto di riconoscere la qualità.

DOWN Sughi pronti. Contrariamente alle passate di pomodoro, nei sughi pronti il produttore può evitare di dichiarare la provenienza. È possibile che la base con cui è fatto il sugo pronto sia un economico concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, cioè un prodotto la cui coltivazione è fuori dal controllo della nostra legislazione, ad esempio nell’uso dei pesticidi. Se dunque si vuole condire la pasta con un sugo pronto è bene controllare l’etichetta e scegliere un sugo pronto fatto con la polpa di pomodoro, piuttosto di un medesimo prodotto a base di pomodoro concentrato. I concentrati di pomodoro arrivano dalla Cina in fusti da 200 chili e vengono usati da molte aziende per produrre i sughi, nel solo 2007, le importazioni di pomodoro concentrato sono triplicate rispetto all’anno precedente. 134

Wurstel. Come i salumi in vaschetta contengono spesso nitriti e nitrati che se assunti in alte dosi possono avere effetti dannosi. I wurstel di pollo e tacchino sono spesso fatti con «carne separata meccanicamente», la dicitura, obbligatoria sull’etichetta (!), indica che la carne usata è composta dei filamenti rimasti attaccati alle ossa e rimossi con una macchina. Dunque per chi ama i wurstel il miglior consiglio è il solito: leggere attentamente l’etichetta e comperare il prodotto più semplice, con la minor quantità di ingredienti. Bibite. Anche quelle a base di frutta, come ad esempio l’aranciata, contengono una quantità di frutta ir135


risoria e molti zuccheri aggiunti: le cosiddette calorie «vuote» che hanno come unico effetto quello di contribuire all’aumento di peso. Le bibite contengono inoltre coloranti e conservanti, il più pericoloso è l’acido benzoico che unito alla vitamina C spesso presente come correttore di acidità, dà luogo al benzene, sostanza cancerogena. Meglio dunque orientarsi sui succhi di frutta con la maggiore percentuale di frutta o sui nettari di frutta che, malgrado siano meno nutritivi dei succhi, contengono quantità di correttori di acidità come l’acido lattico, l’acido citrico o l’acido ascorbico, non nocive.

aumenta la sua pericolosità. Per migliorare la qualità alcuni produttori usano il più costoso olio di girasole che si curano di segnalare in evidenza sulla confezione. Non bisogna fidarsi invece di chi declama l’uso dell’olio di oliva. Controllate l’etichetta, molto spesso la percentuale è molto bassa. Un classico specchietto per le allodole. Anche le patatine fritte in casa o nei locali, se non si utilizza olio di oliva, possono sviluppare i malaugurati trans che oltre ad alimentare il cosiddetto “colesterolo cattivo”, abbassano i livelli del colesterolo “buono” che agisce normalmente come spazzino delle arterie.

Merendine. Accusate di essere una delle maggiori cause dell’obesità infantile insieme ad uno stile di vita troppo sedentario, le merendine industriali sono da evitare per le quantità di zuccheri grassi che contengono e per il rischio, altrettanto alto, di creare consumatori passivi abituati a gusti omologati e ipereccitati dagli zuccheri e dagli aromi.

Margarina. Regina dei grassi idrogenati, è da evitarsi. In base alle restrizioni sempre più stringenti sulla idrogenazione, alcune case hanno incominciato a produrre e a segnalare in etichetta l’uso di tecniche alternative come il frazionamento o l’interesterificazione. Ma anche in questi casi la margarina resta un prodotto nutrizionalmente povero.

Patatine. Entrano di diritto nella categorie delle schifezze. Sono fritte con olio di cocco, palmistro o palma carichi grassi saturi, gli stessi responsabili del colesterolo «cattivo». Per garantire la conservazione, gli oli sono «parzialmente idrogenati» cioè spinti ad alte temperature e raffinati con un catalizzatore. Con questo processo una parte dei grassi diventa trans e 136

UP Dado senza glutammato o meglio ancora, l’estratto di carne che non ha sali e grassi aggiunti. Salumi al banco senza conservanti o polifosfati. 137


I surgelati. Fra tutti i preparati, i surgelati sono quelli che mantengono i migliori valori nutrizionali e con meno aggiunte di additivi. Ottimo il minestrone, meno bene i surgelati da friggere per l’alto numero di grassi che contengono (nel caso cuoceteli al forno). Quando scongelate un prodotto fatelo in frigo, nel microonde o passatelo sotto l’acqua corrente. Evitate di scongelare prodotti lasciandoli a temperatura ambiente, i microrganismi che erano stati eliminati con la congelatura potrebbero riprendere a moltiplicarsi.

Lo yogurt. Alimento principe di una alimentazione sana. Da preferirsi intero per le capacità nutrizionali. Meno bene gli yogurt alla frutta – che spesso contengono conservanti come l’anidride solforosa o nella peggiore delle ipotesi coloranti – e quelli cremosi che spesso sono prodotti con gli addensanti.

Pane fresco. Comprare pane fresco e artigianale ogni giorno è garanzia di qualità. Il pane in cassetta e altri prodotti da forno a lunga conservazione sono necessariamente trattati con conservanti o direttamente nell’impasto oppure spruzzati sul pane prima che venga confezionato.

• Consuma cibo fresco di stagione e ricordati di lavarlo bene, magari con un po’ di bicarbonato.

Il gelato. Soprattutto quello artigianale e soprattutto se quello del vostro gelataio è preparato con prodotti di qualità. Se il gelato è molto colorato o eccessivamente gonfio è probabile che il preparato di base (di origine industriale nella grande maggioranza dei casi) e gli ingredienti aggiunti siano di bassa qualità. Scegliete dei gusti dai colori e dai sapori naturali, il bianco pannoso del fiordilatte, il marroncino del pistacchio (non il verde fosforescente!) e non vi sbaglierete. 138

Quattro consigli finali • Leggi sempre le etichette.

• Verifica il luogo di produzione. Sapere da dove arriva ciò che mangi può essere un’informazione preziosa. • Migliora la tua vita! Leggi la nostra agenda e affidati al tuo negoziante di quartiere. Lui conosce da vicino il prodotto che ti vende. Se non sarai soddisfatto, almeno saprai con chi prendertela.

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5 lunedì

6 martedì

7 mercoledì

“Ci siamo fatti conoscere con le specialità che ho inventato: la focaccia del Portichetto, il tronchetto cubano, i calzoncini piccanti, il filoncino romagnolo…” Emanuele Maglione – pizzeria Il Portichetto 140

Emanuele Maglione, Luca Maglione, Alfio Pison, Alexander Contado, Leandro Capasso, Manuel Lodi


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8 giovedì

12 lunedì

9 venerdì

13 martedì

10 sabato

14 mercoledì

11 domenica

15 giovedì

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16 venerdì

17 sabato

18 domenica

“Far qualcosa di nostro è la soluzione che ci dà più garanzie.” Daniel Magliano – Bar Malù 144

Daniel Magliano, Titty Ferreri


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19 lunedì

23 venerdì

20 martedì

24 sabato

21 mercoledì

25 domenica

22 giovedì

26 lunedì

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27 martedì

1 sabato

28 mercoledì

2 domenica

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3 lunedì

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4 martedì

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5 mercoledì

6 giovedì

7 venerdì

“La sincerità è la chiave per avere un rapporto continuativo con il cliente.” Giordano Masiero – Hair Cosmetic 150

David Masiero, Claudia Dal Canto, Rosamarie Lageder, Giordano Masiero


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8 sabato

10 lunedì

9 domenica

11 martedì

12 mercoledì

13 giovedì “…qua in via Sassari non è mai mancato il lavoro. Sia io che il mio socio abbiamo lavorato tantissimo senza guardare le ore, ci siamo comperati due appartamenti e abbiamo cresciuto due famiglie.” 152

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14 venerdì

15 sabato

16 domenica

“…stiamo qua molte ore, a volte troppe, ma la cosa bella è la varietà, non ci si annoia mai…” Thomas Griggio – Tabaccheria 154

Thomas, Marta e Giorgio Griggio


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17 lunedì

18 martedì

19 mercoledì

“…se l’avessi saputo questo lavoro l’avrei fatto prima.” Adriano Artesini – cartoleria edicola ART & SOL 156

Adriano Artesini


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20 giovedì

24 lunedì

21 venerdì

25 martedì

22 sabato

26 mercoledì

23 domenica

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28 venerdì

1 martedì / tutti i santi

29 sabato

2 mercoledì / commem. dei defunti

30 domenica

3 giovedì

31 lunedì

4 venerdì

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5 sabato

6 domenica

“Da bambina venivo sempre qua con mia mamma che faceva la sarta.” Anna Pasqualin – Mercerie don Bosco 162

Anna Pasqualin, Stefania Griggio


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7 lunedì

8 martedì

9 mercoledì

“Ogni tanto qualche cliente quando esce dal negozio mi dice: sa che era un po’ che non parlavo così apertamente con qualcuno…” Mariagrazia Danti – arredamenti Casa Mia 164

Mariagrazia Danti


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10 giovedì

14 lunedì

11 venerdì

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12 sabato

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13 domenica

17 giovedì

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167


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18 venerdì

19 sabato

20 domenica

“Il nostro segreto è dare il massimo del nostro sapere e insegnarlo ai clienti.” Susanna Castellini – Ottica Mirko 168

Susanna Castellini


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21 lunedì

25 venerdì

22 martedì

26 sabato

23 mercoledì

27 domenica / prima d’avvento

24 giovedì “…oggi vengono prima da me a chiedere consiglio sui prodotti poi li comperano da altri, d’altro canto se siamo ancora aperti da così tanti anni è perché non lesiniamo suggerimenti.” 170

171


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28 lunedì

29 martedì

30 mercoledì

“…se ti si rompe la lavatrice e chiami l’assistenza, probabilmente aspetterai dieci giorni. Noi di solito in due ore risolviamo il problema.” Adriano Manzelli – Tecnovideo 172

Luca Moz Nicolussi, Adelina Ruzzon, Claudio Manzelli, Adriano Manzelli


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1 giovedì

5 lunedì

2 venerdì

6 martedì

3 sabato

7 mercoledì

4 domenica / seconda d’avvento

8 giovedì / immacolata concezione

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9 venerdì

10 sabato

11 domenica / terza d’avvento

“Il negozio è la vetrina che ci fa acquisire nuovi clienti.” Claudio Favali – Multiservice 176

Claudio Favali


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12 lunedì

16 venerdì

13 martedì

17 sabato

14 mercoledì

18 domenica / quarta d’avvento

15 giovedì “…cerchiamo di trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi, per questo oggi non patiamo la concorrenza della grande distribuzione e guardiamo al futuro con una certa fiducia.” 178

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19 lunedì

20 martedì

21 mercoledì

“Tutti i nostri prodotti hanno dietro un mondo che vogliamo raccontare ai clienti.” Monica Gamper – Bottega del Mondo Le Formiche 180

Monica Gamper, Donata Dalzini, Lidia Dal Bosco, Rosanna Domaschio, Anna Naletto, Laura Passamonti, Augusta Dante


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22 giovedì

26 lunedì / santo stefano

23 venerdì

27 martedì

24 sabato

28 mercoledì

25 domenica / natale “Con le nuove case il quartiere è rinato. Qualcuno dice che ci sono più problemi, ma i problemi uno se li crea. Ci sarà sempre qualcosa di nuovo… un po’ di sano spirito di adattamento non guasta.” 182

183


EJDFNCSF

29 giovedì

30 venerdì

31 sabato

“Sono qua dal 1960, ora il mio sogno è di poter chiudere in bellezza con un bel party e una grande svendita.” Aldina Perini – profumeria drogheria Aldina 184

Aldina Perini


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