RECYCLINGSOIL
scenari e strategie per il paesaggio e la cittĂ nel territorio pedemontano lombardo
UN SOTTILE STRATO SUPERFICIALE
RECYCLING SOIL
quanto ci costa biodiversità suoli del Nord Italia uso del suolo pedemontano bresciano dallo scarto all’opportunità drosscape pedemontano bresciano PAGINA
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COSA SUCCEDEREBBE SE... RISERVA DI VUOTO biodiversità pedemontano bresciano fasi di sviluppo stategie scenario biodiversità ciclo del carbonio
UN NUOVO CICLO PER I SUOLI “CONSUmATI” espansione urbana pedemontano bresciano il paradigma classico delle aree dismesse verso una nuova visione potenziale di riciclo visioni e aree di progetto sezioni di progetto e relazioni urbane una rete di suoli ricilati PAGINA
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ENERGIA E AGRICOLTURA rete energetica e agricola pedemontano bresciano fasi di sviluppo stategie scenario biomassa e sostentamento alimentare
VERSO UN NUOVO PARADIgmA the ignored challenge espansione in europa espansione e drosscape pedemontano lombardo cosa succederebbe se... recycling soil dispositivi del riciclo rete ambientale rete idrica rete energetica e agricola relazioni dei dispositivi rete territoriale del riciclo PAGINA
CONTROLLO IDRICO sistema idrico pedemontano bresciano fasi di sviluppo stategie scenario ciclo dell’acqua
PAGINA
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“Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime e funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane. E’ un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali acqua, nutrienti e carbonio. Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile.”
5 Dicembre 2014 Nuova sintesi definitoria della termine suolo Enciclopedia Treccani
UN SOTTILE STRATO SUPERFICIALE
Le risorse non rinnovabili sono quelle che, relativamente alla scala cronologica dell’uomo, una volta esaurite non possono rigenerarsi. In base alla loro disponibilità, si possono classificare in due grandi famiglie: quelle la cui quantità è misurabile, note anche come riserve, e quelle di cui una quantità è ancora da stimare. R. Costanza et al.
“The Value of the World’s Ecosystem Service and Natural Capital”, 1997
“Il suolo sta lì, sotto i nostri piedi. Una pellicola che avvolge tutta la terra. Un sottile strato di materiale sciolto, umido e generalmente scuro, non diverso dal fango dopo un temporale. Percepito come natura morta dalla maggior parte delle persone, è invece natura viva, vivissima. La madre delle risorse e il padre del nostro benessere. Risorsa capace di trasformare un rifiuto, ovvero qualcosa di morto, in una nuova vita.” Paolo Pileri
“Amor loci. Suolo, ambiente, cultura civile”, 2012
Immagine dell’autore, Stazione di Brescia, 2014
qUANTO CI COSTA Il cambiamento degli usi del suolo attraverso i piani e attraverso le varie politiche pubbliche è uno degli aspetti che occuperà sempre più il futuro della pianificazione urbanistica e territoriale chiamata a misurarsi con le istanze di sostenibilità e ad aumentare la sua responsabilità verso gli effetti sociali e ambientali che l’uso del suolo scatena. In sé la diminuzione di spazi aperti rappresenta già un effetto dalle molteplici ricadute ambientali e sociali e costituisce anche un’erosione delle potenziali riserve agricole e ambientali oggi disponibili.
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Se il suolo ad esempio non fosse in grado si stoccare carbonio, questo verrebbe rilasciato combinandosi in gran parte con l’ossigeno per formare anidride carbonica, un gas serra climalterante. La capacità di stoccaggio è praticamente nulla per i suoli urbanizzati e massima per quelli boscati, pertanto il passaggio da un uso del suolo ad un altro produce una variazione positiva o negativa della potenziale capacità di stoccaggio del suolo. Altro effetto ambientale è ad esempio l’impermeabilizzazione: il passaggio da una copertura ad un’altra altera la naturale capacità filtrante del territorio modificando il bilancio idrologico locale e prospettando ricadute sul controllo delle acque superficiali con generazione dei conseguenti danni. Purtroppo rimangono ancora molte difficoltà che frenano quel processo culturale che abbracci l’idea di suolo come risorsa non rinnovabile, multifunzionale e come bene comune. Seguendo le politiche e le strategie degli ultimi decenni, di fatto legate alla cultura della rendita economica, vi è il rischio concreto di un continuo varo di provvedimenti che facilitano la trasformazione dei suoli liberi e non la cura del suolo. Nonostante ciò, vi sono le condizioni tecniche e concettuali per imboccare nuovi percorsi culturali: la trasformazione di suoli già “consumati”, come le aree di scavo o industriali, o di suoli liberi interclusi e/o marginali, può essere attuata senza particolari problemi verso l’ambiente.
0,7 - 14 miliardi per l’erosione dei suoli
COSTI annuali stimati dalla UE
3,4 - 5,6 miliardi per la perdita di riserve di carbonio 2,4 - 17,3 miliardi per contaminazione 1,2 miliardi per un evento in caso di frana o smottamento
8.700 km2
AREE IMPERABILIZZATE in Italia nel 1956 e 2012
21.800 km2
frane
EVENTI DI DISSESTO IDROGEOLOGICO in Italia con vittime 1985-2009
alluvioni
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2006
1999
1985
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APPROVVIGIONAMENTO ALIMENTARE in Italia
fonte: “Soil thematic Strategy”, Commissione Europea, 2006; “Rapporto consumo di suolo in Italia 2014”, Inspra, 2014; “Dissesto Idrogeologico in Italia”, Consiglio nazionale dei Geologi, 2010
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Boschi di latifoglie e boschi misti | 1.00 Zone umide | 0.94 Boschi di conifere | 0.84 Vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione | 0.79 Lande erbose, aree a pascolo e praterie d’alta quota | 0.64 Spazi aperti con o senza vegetazione | 0.55 Aree occupate da colture agrarie con ampi spazi naturali | 0.38 Prati stabili | 0.2 Agromosaico | 0.1 Territori modellati artificialmente | 0.0
MAPPA DELLA BIODIVERSITà DEI SUOLI fonte: “Compensazione e Bilancio d’Impatto Ambientale”, Osservatorio Città Sostenibili”, 2010; rielaborazione su dati Corine Land Cover, Environmental European Agency
1954 10
2010 insediamenti produttivi, grandi impianti e reti di comunicazione aree estrattive, discariche, cantieri, terreni artefatti e abbandonati aree verdi urbane non agricole tessuto urbano continuo e discontinuo seminativi prati stabili colture permanenti zone aperte con vegetazione rada e assente aree boscate ambienti con vegetazione arbustiva e/o erbacea in evoluzione zone umide, paludi e saline corpi idrici
Ortofoto del 1955 e del 2010 di Brescia,
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USO DEL SUOLO fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia e Provincia di Brescia
DALLO SCARTO ALL’OPPORTUNITA’ L’espansione urbana si è sviluppata negli ultimi 50 anni tra dinamiche di nuova urbanizzazione e di crescita dello spazio urbanizzato sempre più spesso promossa da una offerta che però non si fa carico del riciclaggio dei vecchi spazi: i nuovi spazi del produrre, del risiedere, del loisir, non si sostituiscono a quelli precedenti, ma vi si affiancano e il patrimonio invecchiato sempre più spesso è vittima di diffusi processi di sottoutilizzo ed abbandono degli edifici, di porzioni di superfici e di suoli. La sommatoria di edifici o urbanizzazioni che si dispongono su greenfield e di scarti, rovine e macerie sui brownfield costituisce un nuovo problematico orizzonte per questa forma di urbanizzazione ormai consolidata; a questo patrimonio abbandonato si affianca sempre più spesso l’invenduto di produzioni edilizie e non poche superfici sottoutilizzate: parcheggi e strade minori delle aree di abbandono, aree marginali, interstizi e residui infrastrutturali. 12
Le crisi creditizia, energetica e ambientale stanno facendo crescere sempre più la coscienza che il momento attuale rappresenta uno spartiacque, una transizione verso un’epoca che ci consegnerà un mondo profondamente trasformato: così, ciò di cui necessitiamo è una visione nuova al fine di trasformare lo scartare in un’esperienza complessivamente positiva. Viviamo in un ambiente che è sempre più costituito da scarti; oltre ad interrogarci su come eliminarne la produzione nel futuro, dobbiamo chiederci cosa fare degli scarti che già oggi popolano il nostro ambiente ed, in particolare, le nostre città. Interpretando il termine “drosscape” in questa nuova accezione di “trasformazione dello scarto” e non di semplice “paesaggio dello scarto”, ritroviamo una considerazione dell’abbandono e dello scarto come possibilità positiva, come premessa a modalità di intervento basate sulla cura e su un uso diverso dei suoli consumati, non più solamente predisposti “come puro supporto della produzione di edifici” ma per una serie di “dinamiche di valorizzazione ambientale e paesistica” sostenute in modo diffuso. Una potenziale rete di “beni comuni”, che si esplicita solo a partire da un cambiamento di prospettiva e che solo attraverso una azione di rottura genera un processo circolare e cumulativo virtuoso.
“Drosscape Diagram” tratta da “Drosscape”, Alan Berger, 2005
USO DEL SUOLO L’uso del suolo è il riflesso delle interazioni tra l’uomo e la copertura del suolo e costituisce quindi una descrizione di come il suolo venga impiegato in attività antropiche: il territorio viene quindi classificato in base alla dimensione funzionale o alla destinazione socioeconomica presente e/o programmata per il futuro. TERZO PAESAGGIO I residui corrispondono a terreni in attesa di una destinazione e derivano dall’abbandono di un’attività; sono quelle aree lasciate incolte, sempre esistite, che la storia denuncia come una perdita di potere dell’uomo sulla natura, ma che sono l’espressione di biodiversità e riciclo naturale. Spesso si evolvono verso un paesaggio secondario, caratterizzato da una forte dinamica in cui si assecondano specie pioniere e specie più stabili, fino a raggiungere un equilibrio. DROSSCAPE “As daily life teaches, Murphy’s law remind us, and the second law of thermodynamics formalizes, nature produces waste as it grows. Beyond and behind these topics is an issue so huge we tend not to see it at allwhat i call the drosscape, which implies that dross, or waste, is “scaped”, or resufaced, and reprogrammed for adaptive reuse.” (fonte: “Manifesto del Terzo Paesaggio”, G. Clement, 2005; “Drosscape”, Alan Berger, 2007 )
Immagine dell’autore, Edificio abbandonato a Brescia, 2014 e immagine aerea dall’Aereo Club Brescia, Cave di sabbia, 2009
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DROSSCAPE fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia e Provincia di Brescia
COSA SUCCEDEREBBE SE...
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COSA SUCCEDEREBBE SE LE AREE FOSSERO DELLE RISERVE DI VUOTO?
BONIFICA NATURALE FITOVOLATILIZZAZIONE
rimozione degli inquinanti dal terreno da parte della pianta e successivo rilascio nell’atmosfera
FITOSTABILIZZAZIONE
immobilizzazione degli inquinanti per “adsorbimento” a livello della parete cellulare dei tessuti della pianta
FITOESTRAZIONE
rimozione degli inquinanti e trasferimento nei tessuti della pianta
RIZODEGRADAZIONE
degradazione degli inquinanti per interazione tra attività microbica e quella radicale nella rizosfera
AUMENTO STOCK DI CARBONIO
AUMENTO BIODIVERSITA’ URBANA
COLLEGAMENTO RETE ECOLOGICA
ABBASSAMENTO TEMPERATURA URBANA
Cosa succederebbe se decidessimo di riciclare tutte le aree del drosscape come spazi vuoti, aree verdi naturali, riserve di biodiversità che all’interno del tessuto costruito a seguito dell’espansione urbana, sono state sostituite da “semplici aree verdi antropizzate”? In uno spazio urbanizzato dove la presenza di materiale vegetale e forme di vita animale sono fortemente subordinate all’ambiete costruito, queste aree costituiscono una significativa opportunità di ripristino ambientale. Queste aree possono diventare spazi di distensione e lentezza in cui incontrare i ritmi della natura e delle stagioni, con forme di vita vegetale e animale che crescono con un “grado di indeterminazione” che è parte integrante del ciclo naturale e che come afferma lo stesso Clement è parte con l’uomo di un organismo molto più ampio quale è il pianeta stesso. E’ evidente che il contatto con aree naturali possa essere ricercato e trovato più facilmente in altre aree del territorio pedemontano, nelle vicine torbiere o in collina tra i primi boschi di latifoglie, ma grazie al riciclo delle aree del drosscape, vi sarebbe l’opportunità di ritrovare questo contatto anche all’interno di uno spazio di prossimità come è quello delle aree urbane. Parchi dalle forme “frastagliate”, che assumono fome spontanee e indeterminate utili al mantenimento ed aumento della biodiversità, all’assorbimento di una maggior quantità di stock di carbonio nei suoli urbani, all’assorbimento di gas ad effetto serra come l’anidride carbonica, all’abbassamento delle bolle di calore e un miglioramento delle prestazioni degli edifici, e soprattutto, in una fase iniziale, alla bonifica delle molte aree contaminate che si trovano all’interno del tessuto urbano e che rimangono per anni inaccessibili e pericolose. La possibilità di crescita vegale “libera” assume perciò un riciclo dei “suoli consumati” ambientale ed ecologico, cercando di ripristinare il ruolo di contenitore di un elevatissimo grado di biodiversità e di controllo del ciclo del carbonio, che sono funzioni fondamentali del suolo.
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1.00 0.75 0.50 0.25 0.00 spazi del drosscape
Immagini dell’autore, Brescia dal Monte Maddalena, 2014
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BIODIVERSITA’ fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia e Provincia di Brescia
pressione forte
equilibrio
T.P.
T.A.
T.P.
pressione debole
T.A.
T.P.
effetti di sterilizzazione perdità di biodiversità
T.A.
effetti di propagazione aumento di biodiversità
T.P.: terzo paesaggio T.A.: terreni antropizzati
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grado di naturalità compensazione a saldo positivo
compensazione a saldo nullo Naturalità pre intervento
T1
T2
fonte: “Scambi naturali tra Terzo Paesaggio e territorio antropizzato”, Terzo Paesaggio, G. Clement, 2004 “Compensazione e Bilancio d’Impatto Ambientale”, Osservatorio Città Sostenibili, 2010;
tempo
COLONIZZAZIONE fase di fitodepurazione impianto nuova vegetazione
ESPANSIONE aumento della biodiversitĂ primi corridoi ecologici
STABILIZZAZIONE inspessimento aree boscate rete ecologica territoriale
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SUCCESSIONE NATURALE
PIANTE ANNUALI
PIANTE PERENNI
ARBUSTI
BOSCO CEDUO
ANNO 5
ANNO 10
ANNO 15
BOSCO ALTO FUSTO
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ANNO 1
ANNO 50
SUCCESSIONE A DUE STADI
fonte: “Green City, Clean Waters,” Philadelphia Water Department, 2014
riduzione PM
piantumazione
assorbimento inquinanti
bonifica aree
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residui
crescita arbusti
aumento stock carbonio
riduzione CO
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nuovi impianti
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abbassamento temperatura urbana
contaminazione
aumento stock carbonio
crescita
riduzione CO
mantenimento
2
maggior biodiversitĂ urbana
LA BIODIVERSITA’ Molte delle importanti funzioni del suolo sono opera delle piante, degli animali e dei microbi cui dà sostentamento. Un solo cucchiaino di terra di giardino può contenere migliaia di specie, milioni di individui e centinaia di metri di reti fungine. I microrganismi del suolo contribuiscono alla decomposizione del materiale organico, al riciclo dei nutrienti nonché al sequestro e allo stoccaggio di carbonio. Come forma estrema di uso del suolo, l’impermeabilizzazione può destabilizzare o frammentare gli habitat, influendo su molti organismi in zone molto estese, con un grave impatto sulla biodiversità del soprassuolo. La biodiversità in genere aumenta secondo la quantità (ettari) e diversità (orizzontale e verticale) della vegetazione sul suolo aperto. I corridoi tra spazi verdi sono fondamentali, in campagna e nelle aree urbane a livello di quartiere: la connettività ecologica è una questione chiave sia su scala locale sia soprattutto su scala regionale. 26
Gli ecosistemi sono costituiti dall’insieme delle componenti abiotiche (suolo, acqua, aria) del biotopo e delle componenti biotiche (vegetazione e fauna) della biocenosi: la rappresentazione cartografica degli ecosistemi è dunque una rappresentazione del mosaico dei biotopi. Questo mosaico è quasi sempre un agroecomosaico poiché le tessere di questo mosaico non sono tra loro indipendenti, ma costituiscono un tessuto interconnesso da una trama di catene trofiche, cioè di scambio di nutrienti e di energia. Le strutture di impermeabilizzazione lineare possono pertanto costituire una grave barriera interrompendo le rotte migratorie e influendo sugli habitat. Ciò può essere più dannoso di una forma compatta con superficie piatta in quanto è più probabile che si crei un ostacolo artificiale alla migrazione degli organismi. Inoltre la frammentazione del paesaggio causata da strutture lineari ed espansione urbana può avere altri effetti dannosi, come il cambiamento del clima locale e un maggior inquinamento.
in un solo grammo vivono milioni di specie batteriche 1 ettaro può contenere fino a 5.000 kg di organismi viventi il suolo contiene il 95% della biodiversità del pianeta
- Territori modellati artificialmente
- Agromosaico - Prati stabili - Aree prevalentemente occupate da - colture agrarie
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- Spazi aperti con - o senza vegetazione - Lande erbose, aree a pascolo - naturale, praterie d’alta quota - Zone umide
- Vegetazione boschiva - e arbustiva in evoluzione - Boschi di conifere - Boschi di latifoglie, boschi misti
GRUPPI DI BIOTOPI DEL NORD ITALIA fonte: rielaborazione su dati Corine Land Cover, Environmental European Agency
IL CICLO DEL CARBONIO
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1 ettaro...
Il suolo a livello globale è un fattore chiave nel ciclo del carbonio. La rimozione di terreno arabile e di sottosuolo durante l’impermeabilizzazione ci priva del suo potenziale per la fissazione naturale nell’atmosfera, influendo sul ciclo del carbonio e sul clima. Normalmente la fissazione di CO2 avviene tramite la crescita vegetativa e l’accumulo di materia organica; su scala globale, il serbatoio non-fossile di carbonio nel suolo ammonta a circa 1500 miliardi di tonnellate, quasi tutte entro il primo metro. Il suolo trattiene più carbonio organico rispetto all’atmosfera (760 miliardi di tonnellate) e alle piante (560 miliardi di tonnellate) messe insieme. Si stima in effetti che catturi circa il 20% delle emissioni annuali di CO2 prodotte dall’uomo. Vi sono circa 70-75 miliardi di tonnellate di carbonio organico solo nei suoli europei (Jones et al., 2004) e in media un ettaro di formazione erbosa su un suolo minerale contiene 160 tonnellate di carbonio per ettaro nei 30 cm superiori, mentre nel terreno agricolo il valore è di circa 110 tonnellate (solo una frazione di quello fissato in un suolo organico, come una torbiera). Oltre alla perdita di capacità di assorbimento di carbonio dall’aria, l’impermeabilizzazione ha un pesante effetto sugli stock di carbonio della vegetazione in suolo aperto. Dunque le considerazioni sulla struttura, l’organizzazione e la progettazione del suolo aperto, possibilmente con vegetazione, dovrebbero mirare tra l’altro a mitigare i cambiamenti climatici. Uno dei numerosi vantaggi degli spazi non pavimentati, specialmente nei siti verdi in ambiente urbano, è quindi il loro contributo (in aggiunta ad altri, e talvolta come unico fattore) alla riduzione dell’impronta di carbonio. Si prevede che le perdite di carbonio immagazzinato possano essere tre volte superiori in una situazione di sprawl urbano rispetto alla densificazione delle aree urbane (Eigenbrod et al., 2011).
di terreno naturale può stoccare circa 160 ton di CARBONIO
di bosco ad alto fusto può assorbire circa 5 ton di CO2/anno
di bosco può assorbire circa 50 ton/anno di polveri sottili
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0 - 0,1 0,1 - 25 25 - 50 50 - 75 75 -100 100 - 125 > 125
STOCK DI CARBONIO ORGANICO TRA 0-30 cm in t/ha fonte: Life Help Soil per le Regioni Lombardia,Piemonte,Veneto ed Emilia Romagna
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COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTE LE AREE DIVENTASSERO LO SPAZIO PER IL CONTROLLO DEL CICLO DELLE ACqUE?
REGOLAZIONE EVENTI ALLUVIONALI
RIUSO ALVEI FLUVIALI
STOCCAGGIO PERIODI DI SICCITA’
RIUSO ACQUE METEORICHE
RACCOLTA ACQUE DI PRIMA PIOGGIA
DIMINUIZIONE SCORRIMENTO SUPERFIFICIALE
FITODEPURAZIONE URBANA
Essendo le reti idrauliche presenti all’interno della città progettate e studiate in anni passati e quindi predisposte a contenere e distribuire una certa quantità d’acqua, è evidente che gli spazi del drosscape che ricadono in aree a rischio idrogeologico siano potenziali opportunità per aiutare il sistema idrico a non essere sempre più spesso al collasso. Cosa succederebbe se utilizzassimo queste aree per gestire e stoccare le acque sia in periodi di scarsità d’acqua sia per eventi alluvionali? Queste piccole e grandi superfici in alcuni casi non ancora impermeabilizzate, talvolta già ribassate, o in altri casi occupate da vasche di fondazione e quindi riutilizzabili come vasche di laminazione, sono un’opportunità per disporre di aree predisposte alla captazione delle acque in eccesso. Le capillari reti fognarie che innervano le aree urbanizzate raccolgono oggi enormi quantità di acqua che convogliano verso pochi e puntuali impianti di depurazione o verso i principali corsi d’acqua: in molti casi questi sistemi sono al limite delle loro portate massime e in corrispondenza di picchi di precipitazioni non riescono a trattare le eccessive quantità d’acqua. Si capisce allora quale sia l’importanza strategica che queste aree possono rivestire all’interno dello spazio urbanizzato e nell’equilibrio idrogeologico del territorio pedemontano assorbendo e stoccando una quota delle acque meteoriche, aiutando e non congestionando la rete fognaria e mitigando il rischio di esondazione. E’ in questo contesto che le aree del drosscape assumo il ruolo di interventi per reindirizzare parte delle acque meteoriche verso l’infiltrazione nel terreno e stoccandone una buona parte in aree di laminazione programmata: questo scenario perciò punta a ripristinare in questi “suoli consumati” il ruolo di controllo del ciclo dell’acqua che è funzione fondamentale del suolo, e di incentivare la realizzazione di interventi anche sugli edifici preesistenti su queste aree, con la predisposizione di opportuni impianti di riuso delle acque meteroiche.
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rischio molto elevato rischio elevato rischio basso idrografia secondaria idrografia principale drosscape
Immagini dell’autore, Fiume Mella e Torrente Garza a Brescia, 2014
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RETE IDRICA E RISCHIO DI ALLAGAMENTO fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia
262,6 PRECIPITAZIONE MEDIA ANNUA di Ottobre 1981-2008 stazione di Brescia in mm
214
175
109,7
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1982
scorrimento
1992
2000
2008
evento alluvionale
in un sistema tradizionale
in un sistema con interventi di allagamento programmato
tempo
fonte: Centro metereologico della Regione Lombardia, serie storica; Center for Watershed Protection. “Impacts of Impervious Cover on Aquatic Systems�, Ellicott City, 2003.
STOCCAGGIO riuso urbano periodi di siccitĂ
REGOLAZIONE eventi frequenti tempo di ritorno 5 anni
CONTENIMENTO eventi eccezionali tempo di ritorno 30 anni
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PRECIPITAZIONE MEDIA MENSILE 1971-2000 in mm
111,9
47,9
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FEBBRAIO
OTTOBRE
SISTEMA A DISTRIVUIRE
fonte: Centro metereologico della Regione Lombardia, serie storica; Center for Watershed Protection. “Impacts of Impervious Cover on Aquatic Systems”, Ellicott City, 2003.
SISTEMA AD CONTENERE
riduzione scorrimento superficiale
wetlands urbane
riuso acque meteoriche
depavimentazione stradale
cisterne di stoccaggio
aumento infiltrazione profonda
wetlands
aree drenanti
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controllo scorrimento superficiale
piazze d'acqua
stoccaggio pioggia
tetti blu
irrigazione aree verdi
riciclo acque meteoriche
fondazioni
aumento capacitĂ di flusso
allargamento alvei
CICLO DELL’ACqUA La capacità del suolo di immagazzinare acqua dipende da vari fattori, tra cui tessitura, struttura, profondità e contenuto di materia organica: un suolo pienamente funzionante immagazzina fino a circa 400 mm di precipitazioni. L’impermeabilizzazione riduce l’assorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi impedendolo completamente, con effetti sul ciclo idrogeologico e sul microclima. I tre maggiori impatti dovuti alla maggiore impermeabilizzazione del suolo sono la riduzione del tasso di infiltrazione idrica, l’aumentando dello scorrimento superficiale e una minore evapotraspirazione.
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Le precipitazioni che si infiltrano nei suoli fanno aumentare in misura significativa il tempo necessario per raggiungere i fiumi, riducendo il flusso di picco e quindi il rischio di alluvione. L’acqua in eccesso che non è assorbita o che è rilasciata solo lentamente dal suolo o dalle falde crea un deflusso superficiale: in ambiente urbano normalmente bisogna raccoglierla, canalizzarla e trattarla. Il deflusso superficiale può essere considerevolmente ridotto aumentando la percentuale di suoli aperti. Aumentando invece il deflusso di pioggia, riducendo l’infiltrazione e l’evaporazione attraverso l’impermeabilizzazione o i cambiamenti di uso del suolo come la deforestazione, si priva il ciclo dell’acqua delle sue fonti. Un andamento affidabile delle precipitazioni al suolo dipende da una sufficiente evapotraspirazione, cioè il rilascio combinato di acqua dalla traspirazione del suolo e della vegetazione sovrastante. La perdita di superficie di evaporazione e di copertura vegetale dovuta all’impermeabilizzazione può quindi essere un fattore che contribuisce ai cambiamenti climatici locali. L’acqua, che già scarseggia periodicamente in molte città europee, diventerà una risorsa sempre meno abbondante per effetto del riscaldamento globale; la riduzione di zone umide, pozzi naturali e terreni non impermeabilizzati per l’espansione delle città aumenta fortemente il rischio di inondazioni a seguito dei cambiamenti climatici.
1 ettaro...
assorbe fino a 3.750 tonnellate di acqua può evapotraspirare circa 600 l/anno di acqua immagazzina circa 400 mm di acqua di prima pioggia
evapotraspirazione
40%
scorrimento 10%
infiltrazione
25%
25%
copertura naturale
evapotraspirazione
35%
scorrimento 30%
infiltrazione 20%
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35-50% superficie impermeabilizzata
evapotraspirazione
30%
scorrimento 55%
infiltrazione 10%
5%
75-100% superficie impermeabilizzata
fonte: Centro metereologico dell Regione Lombardia, serie storica; “Impacts of Impervious Cover on Aquatic Systems�, Ellicott City, 2003
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COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTE LE AREE DIVENTASSERO DELLE PIATTAFORmE ENERgETICHE E AgRICOLE LOCALI?
RIMBOSCHIMENTO A BIOMASSA
FILIERA AGRICOLA CORTA
RETE ENERGETICA LOCALE
RIDUZIONE USO FONTI FOSSILI
RIDUZIONE CO2 DA TRASPORTO
PRODUZIONE BIOCARBURANTI
DIMINUIZIONE DEFICIT PRODUTTIVO
L’inclusione dei temi energetici e agricoli all’interno del riciclo delle aree del drosscape attirbuisce parallelemente al ruolo ecologico ed ambientale anche una loro riattivazione in chiave sostenibile. Cosa succederebbe se decidessimo di ririclare questi spazi per farne delle piattaforme agricole di produzione locale, destinata alla socialità e alla condivisione, o delle piattaforme energetiche che riducano l’utilizzo di fonti fossili e aumentino l’autosufficenza energetica locale? L’agricoltura urbana viene definita come un agricoltura in grado di coltivare e distribuire cibo all’interno di zone urbanizzate o periurbane: questo tipo di attività agricola promuove la sicurezza alimentare e il consumo dei prodotti locali, attraverso un modello economico che pur mantenendo come scopo la coltivazione di piante e ortaggi prosegue però il cambiamento culturale di valore da attribuire al suolo, come bene comune e sociale. Le aree del drosscape disposte in prossimità di aree urbanizzate risultano perciò adatte ad assumere il ruolo di superfici per il ripristino della funzione fondamentale di produzione alimentare e di materie prime che un suolo naturale possiede: gli spazi abbandonati sono opportunità di sviluppo di attivtà collettive e didattiche, al recupero di possbili scarti produttivi e all’impiego degli stessi per la produzione energetica. L’autoproduzione energetica su queste aree è infatti un’importante strategia per riciclare tali spazi attraverso la piantumazione di colture di Short Rotation Forestry (SFR) per la produzione di biomassa: coltivazioni che a seconda del tipo di pianta possono variare in cicli brevissimi, brevi o medio-lunghi e definiscono un paesaggio in continuo cambiamento all’interno dell’urbanizzato. Inoltre per le aree da bonificare l’utilizzo di piante specifiche e tecniche di incenerimento ad alte temperature, che scindano i contaminanti in sostanze non più nocive per le altre matrici ambientali, interseca fattori eneregeticoeconomici con temi ecologici ed ambientali.
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rete viaria secondaria rete viaria principale rete energetica aziende agricole, cascine, impianti energetici drosscape aree agricole
Immagini dell’autore, Stazione di Brescia e Quartiere San Polo, 2014
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RETE ENERGETICA E AGRICOLA fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia
SOLARE BIOMASSA EOLICO RSU GEOTERMICO
RICHIESTA DI ENERGIA 1850-2050
IDROELETTRICO e NUCLEARE
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FONTI FOSSILI
1850
1900
1950
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2010
Distribuzione Produzione Agricola
Lavorazione Industriale
2050
Dettaglio Consumatore
Commercializzazione Centrale di Acquisto
FILIERA TRADIZIONALE FILIERA CORTA
fonte: ROADMAP 2050 A Practical Guide to a Prosperous, Low-Carbon Europe, OMA/AMO, 2012
GDO
PUNTI trasformazione aree urbane per la produzione locale
SPAZI creazione di piattaforme logistiche nei pressi dei punti
RETI creazione di una rete locale per la distribuzione
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NODI RETE ENERGETICA
NODI RETE DIFFUSA
NODI RETE AGRICOLA 46
NUMERO DI azIENDE aGRICOLE LOMBaRDE
CONsUMI ENERGEtICI IN LOMBaRDIa piccole
32.327
< 10.000 €
11.079
medie
10.825
grandi
25.000 - 100.000 €
200.000 - 500.000 €
fonte: “Censimento dell’Agricoltura in Lombardia”, Regione Lombardia e Istat, 2013; “Documento Preliminare al programma energetico regionale”, Finlombardia per Regione Lombardia, 2013;
1%
settore agricolo
27%
trasporti
28%
produzione/industrie
44%
edilizia civile
riduzione consumi residenziali
produzione biomassa
rete diffusa
energia termica
residui agricoli
energia fotovoltaica
centrali energetiche
compensazione CO produzione 2
biomassa
47
residui per biomassa
riduzione deficit alimentare
orti urbani
vendita diretta
edifici abbandonati
punti slow food
produzione biocarburanti
cascine/aziende agricole
BIOmASSA E SOSTENTAmENTO ALImENTARE
48
Al suolo è legata la produzione agricola e zootecnica, dalla quale dipende l’alimentazione umana: gli insediamenti urbani sono sempre sorti prevalentemente vicino alle zone più fertili, altrimenti non sarebbe stato possibile per la popolazione sopravvivere e crescere. Nel periodo 1990-2006, in Europa si è persa una capacità di produzione agricola equivalente a 6,1 milioni di tonnellate di frumento: ciò ha spinto ad un maggior utilizzo di metodi di coltivazione intensivi, che hanno come unico scopo lo sfruttamento del terreno al massimo delle sue potenzialità. La monocoltura garantisce certamente maggiori rese in termini quantitativi ma è un metodo ad elevato impatto ambientale. Un altro aspetto da considerare è che la conversione di aree agricole crea maggior pressione sul terreno produttivo restante, oltre che ulteriori esigenze in termini di uso del suolo, dovute ad esempio alla produzione di energia rinnovabile (ad esempio, biocarburanti, posizionamento di pannelli solari o protezione dell’ambiente), e allo sfruttamento delle materie prime. Non solo le produzioni alimentari dipendono direttamente dal suolo, ma anche l’arboricoltura da legno e le coltivazioni bioenergetiche. Le bioenergie sono le energie prodotte dalla combustione delle biomasse, materiali di origine organica utilizzabili per la produzione di calore e/o di elettricità. Le biomasse si possono dividere in due categorie: quelle derivanti da specie coltivate espressamente per scopi energetici, come le coltivazioni dedicate di pioppo, mais, colza, girasole; quelle provenienti dagli scarti dei prodotti agro-alimentari, dai residui delle lavorazioni agricole e selvicolturali, dalle scorie dell’industria della lavorazione del legno e dalle deiezioni animali. Le bioenergie sono generalmente considerate energie rinnovabili, dal momento che a differenza delle fonti fossili il periodo di rigenerazione delle biomasse è piuttosto breve e l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera teoricamente è nulla, poiché la CO2 liberata dalla combustione è pari a quella assorbita dalle piante durante il loro periodo vegetativo.
1 ettaro...
produce fino a 10 ton/anno di biomassa
produce circa 3,6 kw anno di biogas
produce circa 5.000 kg di grano
RAPPORTO Popolazione/Superficie Agricola (ab/100 ha di SAU)
Lombardia
1.005
Nord-Italia
608
Italia
472
Europa
292
49
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
2007
1999
1980
1955
2007
1999
1980
1955
2007
1999
10%
1980
20%
1955
CAMBIAMENTI USO DEL SUOLO provincie di Brescia, Bergamo e Milano
0%
BRESCIA
aree boscate
BERGAMO
aree agricole
MILANO
aree urbanizzate
corpi idrici
fonte: “Censimento dell’Agricoltura in Lombardia”, Regione Lombardia e Istat, 2013; “Documento Preliminare al programma energetico regionale”, Finlombardia per Regione Lombardia, 2013;
UN NUOVO CICLO PER I SUOLI “CONSUMATI”
52
“L’architettura e la città si sono sempre riciclate. L’idea del riciclo implica una storia e un nuovo corso. Coinvolge la narrazione più che la misura. Il suo campo di riferimento è il paesaggio che non chiede all’architettura tempi definiti, ma chiede di poter invecchiare insieme, di cambiare continuamente come continuamente i paesaggi cambiano.” Mosè Ricci
Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta, 2011
53
Immagini dellâ&#x20AC;&#x2122;autore, Aree Ex Pietra Acciaierie, Ex Magazzini Generali e ATB Industrie, Brescia, 2014
IGM 1885
IGM 1931
IGM 1975
CTR 2004
54
1954 1980 2009
Cartgrafia IGM e CTR di Brescia, Archivio Lussignoli Associati
25
20
15
55
10
5
1 0
ESPANSIONE URBANA fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia
7,3 km x 7,3 km
spazi del drosscape
56
= 5.373 ha
Immagine dellâ&#x20AC;&#x2122;autore, Edificio abbandonato a Brescia, 2014
25
20
15
57
10
5
1 0
DROSSCAPE fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia e Provincia di Brescia
58
fonte: PGT di Brescia del 2012
59
VERSO UNA NUOVA VISIONE Il territorio pedemontano bresciano è stato constantemente soggetto ad urbanizzazioni di tipo espansionistico, e il rischio è che continui il binomio crisi di alcuni territori urbanizzati/colonizzazione insediativa di nuovi territori che porta a prefigurare, se non dei veri e propri “collassi ambientali”, certo degli inesorabili processi di decadimento. Attraverso però un processo di rinnovo e di ricapitalizzazione del territorio, di parziale riequilibrio ambientale e timida ridefinizione di un codice spaziale condiviso di un nuovo paesaggio, di uno sviluppo che passa attraverso una diversa qualità dell’abitare e un differente rapporto con l’ambiente (e con il suolo in particolare), è possibile un progetto di ripensamento degli “suoli consumati” valorizzandone nuovi molteplici ruoli, prima di tutto quelli ecologici e ambientali.
60
Il progetto, attraverso diversi dispositivi, costruisce una rete intrecciata di servizi ecosistemici che relazionati fra loro rafforzano il potenziale delle singole aree: orti sociali urbani che cercano di diminuire il deficit alimentare urbano e arginano il consumo di suolo, percorsi ciclopedonali e filari alberati per connettere diverse parti della città, la realizzazione di qualche area a prato e bosco fruibile, con qualche sostegno alle attività agricole che vi svolgono, il recupero a fini naturalistici ed ecologici di spazi come le cave di sabbia, la realizzazione di qualche grande parco pubblico “lowcost” e integrazioni con gli spazi urbanizzati contigui e con le eventuali aree confinanti che rimangono ad uso agricolo. L’obiettivo è rispondere oggi più che in passato ad esigenze ambientali ed ecologiche, al rallentamento del consumo di suolo e della frammentazione degli spazi aperti: è urgente per non penalizzare ulteriormente il settore agricolo, per non incrementare l’effetto serra, riducendo i suoli capaci di assorbire carbonio, per mantenere l’elevato livello di biodiversità, a seguito della eccessiva frammentazione degli habitat, per evitare quella impermeabilizzazione che sta alla base del dissesto idrogeologico ed evitare i ricorrenti disastri ambientali. Una progetto-processo per avviare il riciclo di tipo ecologico degli spazi già urbanizzati e per migliorare la performance energetica, attraverso una diffusa attività di riuso e di sostituzione edilizia.
61
62
cittadinanza
ASSOCIAZIONI
ONG
centri di ricerca
cittadinanza
ISTITUZIONI
comuni
regione
rimboschimento
ASSOCIAZIONI
comune
consorzi
ISTITUZIONI
aree per la biodiversità
fattorie sociali
riserva di vuoto
riserva di vuoto
AZIENDE PRIVATE
a bassa accessibilità
ASSOCIAZIONI
slow food
fitodepurazione rischio moderato
ad alta accessibilità
rete ecologica infrastrutture verdi
DROSS
piattaforma agricola ristorazione slow food
rischio elevato
rischio molto elevato
mercati ortofrutticoli
in ambito periurbano
orti comunali
giardini condivisi aree contaminate
aree allagabili
orti sociali e orti didattici piattaforma agricola
in ambito urbano
metalli
contadine
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cooperative
ASSOCIAZIONI centri di ricerca
aree residuali permeabili
ISTITUZIONI
nutrienti
ad alta accessibilità
composti organici
aree interstiziali impermeabili
parco agricolo
comune
a bassa accessibilità
controllo idrico
consorzio bacino autorità
comune
raccolta acque meteoriche
ISTITUZIONI
protezione civile
aree di drenaggio
controllo idrico aree di laminazione
produzione fotovoltaico
aree umide
produzione biomassa
comuni
ARPA
riuso alvei fluviali
piattaforma energetica
piazze d’acqua
enel
AZIENDE PRIVATE
edison A2A
ISTITUZIONI
bacino autorità consorzio
distretti agricoli
aree agricole abbandonate
aree contaminate
aree produttive abbandonate
aree interstiziali impermeabili
aree residuali permeabili
cave estrattive e aree di pertinenza
aree militari dismesse
edifici abbandonati
reti infrastrutturali dismesse
aree residuali delle infrastrutture
64
65
20
10
5
2 0
3
rimboschimento a biomassa
vasche per la fitodepurazione
connessione ciclopedonale
aree per il loisir
area di colonizzazione
66
20
10
5
2 0
3
aree di laminazione
aree ribassate vegetate in prossimitĂ di corpi idrici destinate a contenere le acque in caso di eventi alluvionali
fiume Mella
aree di bonifica
terreni contaminati recuperati tramite tecniche di rizodegradazione e fitostabilizzazione che bloccano e riciclano gli inquinanti
aree per il loisir e cascine slow food
riuso delle cascine abbandonate trasformate in punti vendita dei prodotti di aree locali e ristorazione con produzioni a km 0
rimboschimento a biomassa
infrastruttura verde
67
sistema delle aree di bonifica e della vegetazione
0m
100m
250m
500m
1000m
68
20
10
5
2 0
3
aree per il loisir
20
orti didattici e giardini condivisi
magazzini e punti vendita
aree destinate alla coltivazione collettiva e allâ&#x20AC;&#x2122;attivitĂ didattica per avvicinare i cittadini alla coltivazione urbana
spazi coperti per immagazzinare le attezzature degli orti e dei giardini, con aree e punti vendita dei prodotti coltivati nelle aree condivise
fiume Mella
aree di bonifica
aziende agricole
riuso delle aziende agricole in aree con terreni contaminati e trasformate in punti di produzione di biogas dai residui dei campi recuperati
69
0m
25m
50m
100m
200m
300m
70
20
5
2 0
3
vasche per la fitodepurazione
riuso di aree di fondazione come vasche per la fitodepurazione delle acque urbane e riuso delle acque meteoriche
20
spazi per il loisir
superficie drenante
depavimentazione di aree residuali e piantumazione di vegetazione per limitare il deflusso superficiale
aree di laminazione
aree di laminazione
aree recuperate da spazi giĂ scavati e vegetati, predisposte per il contenimento delle acque in eccesso
71
sistema della rete idrica urbana
0m
100m
250m
500m
1000m
20
10
5
2 0
3
aree per il loisir
orti didattici e giardini condivisi
magazzini e punti vendita
fiume Mella
aree di bonifica
aziende agricole
72
20
10
5
2 0
3
colture in serra
aree recuperate da edifici esistenti a disposizione dei centri di ricerca per nuove tipologie di colture e studio dei cambiamenti climatici
mercato rionale
orti sociali e orti comunali
aree di proprietĂ comunale destinate alle coltivazioni ortofrutticole assegnate ai cittadini in concessione gratuita
area industriale
aree per il loisir
aree sportive
spazi per attivitĂ ludiche in aree di fondazione preesistenti: in caso diallagamenti divengono vasche di laminazione del sistema urbano
aree di biodiversitĂ
73
0m
25m
50m
100m
200m
300m
74
20
10
5
2 0
3
20
vasche per la fitodepurazione
rimboschimento a biomassa
riuso di aree di fondazione come vasche per la fitodepurazione delle acque urbane e riuso delle acque meteoriche
depavimentazione attraverso la piatunazione a biomassa per le centrali energetiche recuperate in edifici industriali vicini
connessione ciclopedonale
aree per il loisir
area di colonizzazione
spazi pubblici verdi gestiti attraverso la libera espansione vegetata per aumentare la bodiversitĂ in ambito urbano
75
sistema delle connessioni ciclopedonali
0m
100m
250m
500m
1000m
20
5
2 0
3
vasche per la fitodepurazione
spazi per il loisir
superficie drenante
aree di laminazione
aree di laminazione
76
20
5
2 0
3
spazi per il loisir
aree pavimentate divengono piazze pubbliche e spazi per proiezioni o spettacoli, integrate con il sistema idrico
riuso area industriale
aree recuperate da edifici industriali riutilizzate come spazi coperti per attivitĂ ludiche o abitative, in altri casi come centrali energetiche
piazza
strada
area umida
wetlands allâ&#x20AC;&#x2122;interno di spazi per il ripristino della biodiversitĂ e aree di contenimento delle acque in eccesso in caso di eventi alluvionali
spazi della biodiversitĂ
area umida
77
0m
25m
50m
100m
200m
300m
SISTEMA DELLA VEGETAZIONE
SISTEMA DELLA RETE IDRICA
78
SISTEMA DEI PERCORSI
SUOLI RICICLATI
79
0m
100m
250m
500m
1000m
UNA RETE DI SUOLI RICICLATI Intrecciare tra di loro differenti usi dello spazio connettendone gli interessi consente di far sì che questi si potenzino a vicenda anziché limitarsi. Differenti sistemi di organizzazione dello spazio vengono sovrapposti. Grazie alla loro interazione, che si concretizza nella condivisione e scambio di spazi, servizi, risorse, prende forma una collettività territoriale che, investendo il territorio della propria cura, ha il potere di guidarlo verso future trasformazioni e verso una maggiore diversità sociale, culturale, economica, biologica.
80
Un progetto territoriale che si basi su un possibile ripensamento degli spazi del drosscape, valorizzandone nuovi molteplici ruoli, prima di tutto quelli ecologici e ambientali, obbligando a relazionare tra loro oggetti prodotti in tempi differenti: un diverso governo del territorio, che promuove un’idea di sviluppo urbanistico in un orizzonte di pratiche che vanno dal riciclaggio di spazi già urbanizzati, ad una pratica di infiltrazione di nuovi elementi entro quegli edifici, al vero e proprio riuso di edifici già realizzati e che non si limiti ad intervenire sui soli oggetti ma che riesca a creare un sistema di relazione tra gli stessi anche attraverso gli spazi aperti pubblici o privati tra gli edifici.
Fluroangiografia della cornea
81
VERSO UN NUOVO PARADIGMA
“L’esperienza fondamentale a partire dalla quale l’architettura e soprattutto l’urbanistica modema si sono date una costituzione è un’esperienza di crescita, forse l’unica o la principale ipotesi fondatrice della modernità: di crescita della città, del suolo edificato attorno ad essa, di qualcosa di nuovo che di continuo si aggiunge a ciò che preesiste sino a sommergerlo, sostituirlo, trasformarlo, eventualmente negarlo.” Bernardo Secchi
“Le condizioni sono cambiate”, 1984
84
L’urbanizzazione diffusa è un fatto, è parte del mondo contemporaneo, è ormai parte del territorio italiano e del suo paesaggio, né più e né meno del suo straordinario patrimonio insediativo storico. Non possiamo nostalgicamente pensare di cancellarla e di tornare ad un mondo di centri urbani dai confini ben definiti e di campagne dallo straordinario ordito paesistico essendo sostituito, quest’ultimo, non solo dalle estese urbanizzazioni, ma anche da un ben più banale paesaggio agrario di pianura e in collina e in montagna da un ritorno incontrollato del bosco. Ne fa le spese il suolo inteso come spazio vuoto, divenuto puro supporto della produzione di edifici.” Arturo Lanzani
“L’urbanizzazione diffusa dopo la stagione della crescita”, 2012
85
< 0 mq/ab 1-200 mq/ab 201-400 mq/ab 401-600 mq/ab 601-1000 mq/ab > 1000 mq/ab
AUMENTO PRO CAPITE DELLE SUPERFICI URBANIZZATE TRA IL 1999 E IL 2007 fonte: “L’uso del suolo in Lombardia negli ultimi 50 anni”, Regione Lombardia e rielaborazione su dati Dusaf
“THE IgNORED CHALLENgE”
86
Nonostante la crescita demografica sia diminuita - ma sia costante - e il fabbisogno alimentare invece sia sempre maggiore, il consumo di suolo in Europa è aumentato. Dalla metà degli anni ‘50 la superficie totale delle aree urbane nell’UE è aumentata del 78%, mentre la crescita demografica è stata di appena il 33%: uno dei casi più estremi è purtroppo la Lombardia, dove il suolo urbanizzato è aumentato del 235%. Per queste ragioni ad esempio in Germania entro il 2020 si dovrà arrivare a consumare massimo 30 ettari al giorno fino ad arrivare a zero nel 2050: in Italia vorrebbe dire diminuire nei prossimi 5 anni dell‘80% il consumo di suolo libero. Ciò non significa bloccare lo sviluppo economico o congelare gli attuali usi del suolo, significa gestire in modo efficiente il territorio e il suolo, che non è riproducibile ed è una componente fondamentale dell’ecosistema.
fonte: “La dispersione urbana in Europa: una sfida ambientale ignorata”. Agenzia europea dell’ambiente, 2006
7,3%
MEDIA UE
AUSTRIA
FRANCIA
PORTOGALLO
DANIMARCA
REGNO UNITO
ITALIA
GERMANIA
LUSSEMBURGO
BELGIO
4,3%
OLANDA
Era il 1984 quando Bernardo Secchi scriveva che progettare era cambiato, perchè le condizioni in cui ci si trovava erano mutate e i rapporti tra le parti del territorio stavano portando ad un diverso modo di leggere lo spazio. Eppure esattamente trent’anni dopo ci troviamo davanti allo stesso scenario: una “crescita della città, del suolo edificato attorno ad essa, di qualcosa di nuovo che di continuo si aggiunge a ciò che preesiste sino a sommergerlo, sostituirlo, trasformarlo, eventualmente negarlo”. Le città non sono soltanto motori economici, ma hanno anche un ruolo senza uguali nel fornire gli elementi costitutivi della qualità della vita da ogni punto di vista: ambientale, culturale e sociale. L’Europa però è uno dei continenti più urbanizzati al mondo: l’impermabilizzazione, “la copertura di un’area di terreno e del suolo con materiali impermeabili artificiali, come asfalto e cemento”, sembra sempre più spesso la logica e la conseguenza delle attuali pratiche architettoniche ed urbanistiche. L’impermeabilizzazione del suolo e l’occupazione di terreno ha impatti significativi non solo sulle funzioni del suolo e sull’ambiente, ma anche sullo sviluppo a medio e lungo termine e sulla sicurezza alimentare.
1980 = 100
125 120 115 110 105 100
1980
1985
aree costruite
1990
popolazione
1995
2000
strade costruite
COPERTURA DEL SUOLO La copertura biofisica della superficie terrestre viene definita come la copertura fisica e biologica della superficie terrestre comprese le superfici artificiali, le zone agricole, i boschi e le foreste, le aree seminaturali, le zone umide, i corpi idrici. La copertura artificiale del suolo si distingue tra la perdita totale della “risorsa suolo” attraverso l’asportazione per escavazione, e la perdita parziale, più o meno rimediabile, della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali la contaminazione. IMPERMEABILIZZAZIONE E’ la forma più evidente di copertura artificiale: il fenomeno si riferisce, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, capannoni e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio. CONSUMO DI SUOLO La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è data dal crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane. (fonte:“The Ignored Challenge”, European Environmental Agency, “Rapporto Consumo di Suolo”, Inspra)
COPERTURA DEL SUOLO UNIONE EUROPEA fonte: elaborazione su dati Land Use and Land Cover, Environmental European Agency
87
176.200 kmq anno 1990
88
191.200 kmq anno 2006
89
MAPPA AREE IMPERMEABILIZZATE (classe 1) fonte: rielaborazione su dati Corine Land Cover, Environmental European Agency
90
91
ESPANSIONE URBANA 1955-2007 fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia
92
93
SPAZI DEL DROSSCAPE fonte: rielaborazione su dati Dusaf, Regione Lombardia
COSA SUCCEDEREBBE SE... Se “l’urbanizzazione è un fatto, è parte del mondo contemporaneo, è ormai parte del territorio italiano e del suo paesaggio” allora bisogna contrastare la logica di governo del territorio basata su uno sviluppo particolarmente dissipativo; una logica che progressivamente ha stravolto equilibri ambientali e il patrimonio culturale e naturale del nostro paese “muovendosi come una cavalletta da un giacimento all’altro, secondo quella prospettiva del minatore che ben si addice a quella moderna del capitalismo finanziario che è l’opposto non solo dell’agricoltura tradizionale, ma anche di una possibile arte civica e pianificazione urbana e di una stessa rinnovata economia civile e attività di cura dei beni comuni.”
94
Il blocco del consumo del suolo non è più solo la negazione di un aspetto dell’urbanizzazione contemporanea, ma è diventata la precondizione per migliorarne prestazione e qualità, per fare città e nuovo paesaggio al suo interno. Senza di ciò non è possibile elaborare un progetto di riqualificazione della urbanizzazione diffusa focalizzato sulla valorizzazione dei grandi spazi aperti, sul progetto di suolo, sul mantenimento di differenze ecologiche nell’abitare, del riuso e della ricostruzione urbana. Se continuassimo con questo tipo di sviluppo a farne le spese sarebbe l’ambiente, ridotto a puro contenitore che vede la drastica riduzione di suoli e vegetazioni che possano assorbire carbonio e che, opportunamente vegetati, possano produrre ossigeno, con le bolle di calore che alimentano i consumi energetici estivi, con l’impermeabilizzazione dei suoli e la difficile gestione delle acque meteoriche dentro una rete fognaria sempre più sotto stress su fiumi tombati e su canali intasati; ne farebbe le spese il paesaggio, diventato solamente rivestimento di edifici o spazio ed elemento complementare di nuove offerte immobiliari, perdendo le qualità caratteristiche di un territorio così articolato come quello pedemontano. Se infine si passa ad osservare lo spazio agricolo, questo verrebe inglobato nelle reti dell’urbanizzazione diffusa continuando la sua frantumazione, attraverso la realizzazione delle varie placche industriali, di nuove infrastrutture connesse e grandi impianti sportivi, discariche e soprattutto cave.
95
fonte: rielaborazione dellâ&#x20AC;&#x2122;autre da dati Dusaf, Regione Lombardia
RECYCLINg SOIL Kevin Lynch paragona il possibile riciclo di luoghi abbandonati alla successione temporale tra il padrone e i sudditi: da un “grande ciclo concluso” possono sorgere tanti possibili futuri. Come ricordato all’inizio di questa ricerca, Gilles Clément definì nel 2004 “residui” quelle aree lasciate incolte, sempre esistite, che la storia denuncia come una perdita di potere dell’uomo sulla natura, ma che sono l’espressione di biodiversità e riciclo naturale. Riciclare dunque significa cambiare il punto di vista sui suoli che fino ad ora venivano considerati solo “superfici per la costruzione di edifici” e creare una serie di azioni che “spingano gli scarti verso il futuro” trasformandoli in spazi per il ripristino delle funzioni fondamentali del suolo. La città e i suoi suoli, come i suoi abitanti, vivono e si trasformano ogni giorno, assumono essenze identitarie molteplici che si stratificano e variano nel tempo. 96
Se il progetto del territorio si fondasse su un cambio di paradigma, favorendo l’applicazione di strumenti più flessibili, lo sviluppo potrebbe basarsi non più sull’espansione ma sull’adattamento. Un processo di sviluppo adattivo si basa sulla capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d’uso: questa capacità e l’attitudine di innestare nuovi ritmi e cicli urbani in territori “in transizione” è la base di sistemi sociali sempre più mutevoli che trasformano i luoghi in spazi di sperimentazione e relazione con le risorse ambientali. Più radicalmente dobbiamo essere consapevoli che questa prospettiva va inquadrata in un più generale ribaltamento dei nostri modi di pensare le relazioni tra uomo e natura: “non si tratta più di difendere l’uomo dalla forza illimitata della natura, ma di cogliere la fragilità della natura e della terra di fronte alla forza illimitata della tecnica e alla logica della crescita economica senza limiti”. Essa ci aiuta a cominciare a pensare l’economia e l’urbanizzazione in termini ecologici, a sviluppare una struttura di pensiero ecologico-paesistica centrata sulle relazioni tra gli elementi e sulla riproduzione dell’ambiente, più che una struttura di pensiero economico-spaziale basata sui principi della crescita illimitata.
immagini: Parc Henry Matisse a Lille di G.Clement, Superkillen a Copenhagen di BIG, Parlk Am Gleisdreieck a Berlino di Atelier Loidl, Prinzessienengarten a Berlino di Clausen-Shaw-Grun.
+
2040 2020
2010
2060
2050
2030
CICLO DI VITA Il riciclo è un cambiamento di valore, un processo di rivitalizzazione e arricchimento delle aree urbane degradate, dalle quali si possa produrre una nuova cultura della città e una migliore qualità urbana e sociale: significa proporre un nuovo ciclo di vita, sociale e architettonico. TRASFORMAZIONE Riciclare significa rimettere in circolazione, riutilizzare materiali di scarto, che hanno perso valore e/o significato. Riciclare vuol dire, in altri termini, creare nuovo valore e nuovo senso. Un’azione ecologica che spinge l’esistente dentro il futuro trasformando gli scarti in figure di spicco. ADATTAMENTO L’attitudine di innestare nuovi ritmi e cicli urbani in territori “in transizione” è la base di sistemi sociali sempre più mutevoli che trasformano i luoghi in spazi di sperimentazione e relazione con le risorse ambientali. (fonte: Recycle - Strategie per l’architettura, la città e il pianeta, a cura di Ciorra P. e Marini S., Electa, 2012)
97
98
SPAZI DEL LOISIR
AREE VERDI INFORMALI
99 INFRASTRUTTURA VERDE
PERCORSI CICLOPEDONALI
ARGINI ATTREZZATI
100
101
RETE “INFRASTRUTTURALE” DEL RICICLO
102
SUPERFICI DRENANTI
AREE PER IL RIUSO DELLE ACQUE METEORICHE
103 SUPERFICI DI STOCCAGGIO
CORRIDOI ECOLOGICI
AREE UMIDE
104
105
RETE IDRICA DEL RICICLO
106
TETTI FOTOVOLTAICI
CENTRI DI RICERCA NUOVE COLTURE
107 ORTI URBANI
PUNTI VENDITA ORTOFRUTTICOLI
AREE PRODUZIONE A BIOMASSA
108
109
RETE ENERGETICA E AGRICOLA DEL RICICLO
110
riciclo ambientale riciclo socio-economico riciclo socio-culturale ambito urbano funzione del suolo
111
RETE TERRITORIALE DEL RICICLO
bibliografia & sitografia
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