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Cittanova
Speciale Festa San Rocco
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Riflessione sulle nostre radici culturali e religiose
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ell’immaginario collettivo della comunità di Cittanova, e più in generale, in quello dell’intera Piana di Gioia Tauro, le celebrazioni in onore di San Rocco rappresentano un momento di profonda riflessione partecipata e condivisa sulle radici culturali e religiose del nostro comprensorio. Un angolo suggestivo della memoria da cui riemergono limpidi i gesti e i rituali antichi, che ritornano onirici, nel cerchio della tradizione, per ammaliare ed unire, per integrare e levigare l’identità di popolo.
Corriere della Piana
Speciale Festa San Rocco Cittanova Supplemento al n° 13 del Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro corrieredellapiana@libero.it
Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi Hanno collaborato: Alessandro Cannatà, Federica Mamone
Grafica e Impaginazione: Stampa: Litotipografia Franco Colarco Responsabile Marketing: Luigi Cordova phone 3397871785 cordovaluigi@alice.it
Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via Benedetto Croce 1 89029 Taurianova (RC)
La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli anche se non pubblicati non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 12 Settembre 2013
Sindaco di Cittanova
Cittanova vive questa ricorrenza straordinaria per intensità emotiva e caratura culturale, sin dalle epoche più lontane della sua costituzione, come attimo fondante della città e del suo affermarsi nel mondo. La prima pagina di questo cruciale racconto di storia e fede venne scritta nel 1728, anno di costruzione della prima chiesa dedicata a San Rocco. Nel 1783 il “flagello” rase al suolo l’edificio sacro, ma la comunità tutta, e in particolare i notabili del tempo, intesero dare nuovo lustro al culto e al paese riedificandolo e rendendolo opera pregevole sia nelle fattezze sia nel concetto più alto che si eleva a Dio. Da secoli il culto di Sa Rocco guida e identifica Cittanova. e i cittanovesi che vivono le celebrazioni del Santo come un capodanno anticipato, un avvento prematuro ma bellissimo rispetto alle stagioni che tornano e si inseguono, figlie del tempo che non cambia nel cambiamento perpetuo della nostra terra. I carbonari, negli anni del fascino più intimo e lontano, ritornavano dai monti la terza domenica di settembre per recuperare il ricordo e le forze di uomini forti, nati dall’Aspromonte che forgia e rende unici nel mondo. E a San Rocco levavano lacrime e preghiere genuine nel nome di una fede incondizionata, gesti di rara potenza emotiva. Radici che nel tempo hanno fortificato la città e la sua immagine. Attorno alla chiesa nacque il liceo classico “V. Gerace”, opificio di saperi e tendenze sociali. Lì, poco più lontano, i fondatori della nuova era moderna immaginarono la Villa Comunale “Carlo Ruggiero”. E le genti della Piana riconobbero allora, e riconoscono oggi, le celebrazioni in onore di San Rocco come fatto di immensa valenza religiosa, di profondo radicamento culturale e di notevole influenza dei costumi. I prossimi 14, 15 e16 settembre la comunità di Cittanova, dal centro urbano alle contrade rurali, tornerà a riconoscersi nel riflesso evocativo di quella statua bellissima, custode di tanti desideri e tanti ricordi lontani, riaprendo lo scrigno intimo dell’essere uno e tanti nell’identità che accoglie e prende per mano. Allora il Santo taglierà ancora una volta la folla assiepata sul sagrato e sulla piazza. In quell’istante Cittanova avrà festeggiato qualcosa di più grande. La sua fede e la sua storia.
Sommario
Contributi d’archivio di : Giuseppe De Cristo, Domenico De Cristo, Arturo Zito De Leonardis, Osiride Avenoso, Domenico Furfaro Foto: Foto Ottica Musolino, Giuseppe Furfaro, Free’s Tanaka Press
di Alessandro Cannatà
Corriere della Piana - Speciale Festa S. Rocco Cittanova - 12 SETTEMBRE 2013
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Riflessione sulle nostre radici culturali e religiose
San Rocco da Casalinovo ad oggi
Santo della solidarietà e del volontariato
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Albori, anno 1925, Feste cittanovesi S. Rocco
Albori, anno 1926, La festa di San Rocco
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Albori, anno 1927, La festa di San Rocco Frammenti della Festa
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14 Calabria d’Oggi anno 1950
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18 Il Presepe di San Rocco
Calabria d’Oggi anno 1950 San Rocco, la Piedigrotta di Cittanova San Rocco, San Girolamo, SS. Cosma e Damiano
I Tradizionali Festeggiamenti in onore di San Rocco
Proposte , anno 2000, Cittanova , Storia inedita del soffitto di San Rocco
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San Rocco da Casalinovo ad oggi Riconoscenza , devozione e fede oltre terremoti ed epidemie
di Luigi Mamone
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arlare, con un numero speciale del Corriere della Piana, della Festa di San Rocco che si svolge a Cittanova rappresenta il tentativo di informare i lettori sulle origini di una tradizione religiosa della quale, soprattutto i giovani, hanno forse perso la memoria delle origini o - ahimè - non ne hanno conoscenza. Ciò perché sempre più spesso il fatto fideistico muta nel corso dei secoli e si perde la cognizione delle originarie pulsioni che portarono al sorgere del fatto devozionale e allo svilupparsi di un momento di religiosità popolare diffuso al punto da richiamare sempre folle strabocchevoli di fedeli per come, anche con l’ausilio di pagine di cronaca divenute ormai storia, da centinaia d’anni si verifica. Ancora una volta, ad analizzare carteggi e a far raffronti si capisce come nulla, in una analisi storica diventi casuale o agiografico. Certo, laddove il culto affonda ad epoche remotissime e a fatti prodigiosi, il rischio di sfociare nell’agiografico e nell’evocazione di eventi leggendari è altissimo. Per fatti devozionali relativamente più recenti invece è possibile risalire al denominatore comune che rende il fatto religioso non più isolata monade ma contestualizza la sua origine nel contesto geopolitico dell’epoca di origine. Per San Rocco ( come per altri fatti devozionali nei paesi della Piana del Tauro) l’analisi retroagisce all’epoca della distruzione di Terranova Sappo Minulio - a seguito del sisma del 1783 e allo svilupparsi in maniera autonoma dei suoi casali: agglomerati urbani sparsi nel territorio sottoposto alla giurisdizione di Terranova fino ad allora privi di autonomia municipale e che da quel momento di immane tragica forza distruttrice e innovatrice iniziarono a crescere in maniera autonoma. Cittanova, anzi, è più corretto, Casalinuovo o Casalnuovo (come Radicena, Jatrinoli, Vàtoni, Galàtoni, Pegàra ed altri ancora) cominciarono a crescere autonomamente. Comprensibile allora che il segno devozionale più forte, per quelle genti scampate alla morte in un sisma che di vittime ne provocò a decine di migliaia fosse quello
verso il taumaturgo considerato protettore anche dal rischio tellurico o dai terremoti. Fonti agiografiche riferiscono anche di una epidemia di vaiolo, a metà ottocento, prima - dunque dell'apertura al culto della chiesa che vide ancora la comunità degli abitanti di Casalinuovo, invocare la protezione salvifica del Taumaturgo e ancor oggi rinnovare il suo voto di fede con le solenni feste patronali. Osiride Avenoso in un suo scritto pubblicato sul periodico “Proposte”nel 2007 riferisce che secondo fonti di archivio la statua di San Rocco si trovasse nel Convento di San Pasquale fondato nel 1728 e rovinato nel 1783 e che la nuova Chiesa voluta dal Notaio Zito quando fu aperta al culto nel 1846 fu dedicata a San Rocco la cui statua era stata recuperata dalla macerie del convento. Come si comprende, un legame fortissimo fra una città e il suo santo protettore e che, grazie alla preziosa collaborazione dell’Avv. Arturo Zito De Leonardis, che ci ha consentito la fruizione dei documenti della sua emeroteca, vi documentiamo con pagine di cronaca divenute storia.
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Santo della solidarietà e del volontariato di Federica Mamone
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an Rocco nacque a Montepellier, in Francia tra il 1346 ed il 1350 e morì a Voghera, in un anno imprecisato tra il 1376 ed il 1379, Patrono di città e paesi, è il santo più invocato, come protettore dal flagello della peste e dalle grandi catastrofi: terremoti, epidemie e malattie gravissime, in senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato. Secondo l'agiografia comparata, a metà del ‘300, nelle carceri di Voghera moriva un pellegrino di origine francese in fama di santità, poi presuntivamente acclamata nel 1411 dal Concilio di Costanza. Rocco sarebbe nato nel 1295 e morto nel 1327. Studiosi del Novecento, Antonio Maurino e Augustin Fliche, invece, circoscrivono la vita del Santo fra il 1346/50 - 1376/79. Fonti agiografiche quattrocentesche e documentali, concordano sul fatto che fosse nato da una famiglia agiata e da genitori - Jean e Libère - anziani e che avevano perso la speranza di avere un erede. Ricevette un'educazione molto religiosa da parte della madre, che lo indirizzò verso la devozione alla Vergine Maria - e che contribuì a farlo diventare un "servo di Cristo", emulandolo nelle sofferenze terrene prima di accedere alla gloria celeste, come testimoniava la croce rossa marchiata sul suo petto a simbolo di vocazione eterna. Le sue origjni, il suo sentimento religioso, i suoi comportamenti compassionevoli verso gli orfani, gli infermi, e gli affamati e il suo carattere amabile, ricordavano Francesco d'Assisi. Come lui, perduti i
genitori, distribuì i suoi averi ai poveri e s'incamminò in pellegrinaggio verso Roma. Durante le epidemie di peste, specie fra il 1367-1368, Rocco che certamente aveva già conosciuto tale emergenza durante la sua giovinezza, soccorreva i contagiati che morivano a migliaia, restando spesso insepolti dentro città e fra campagne abbandonate, regno di predoni con i medici impotenti a curare gli infermi e i sacerdoti insufficienti a confortare i morenti. In questa emergenza Rocco, allora ventenne, e di fragile corporatura affrontò il pericolo donandosi alla sua vocazione: carità e aiuto ai malati, spesso abbandonati anche dai familiari. Molti di essi grazie a Rocco guarirono in modo miracoloso, contribuendo a far emergere il carisma del Santo agli occhi di popolazioni terrorizzate e decimate dal contagio. Di ritorno a Montpellier si fermò a Piacenza per assistere anche lì ammalati di peste, probabilmente nell'Ospedale di Santa Maria di Betlemme. Venne contagiato e per non infettare altre persone, si trascinò in una grotta (tuttora esistente, trasformata in luogo di culto) lungo il fiume Trebbia. Durante la degenza un cane, provvide quotidianamente a portargli come alimento un pezzo di pane sottratto alla mensa del suo padrone forse il nobile Gottardo Pallastrelli, signore del luogo che, seguendo il cane per tortuosi sentieri, giunse alla grotta e soccorse Rocco che, appena guarito riprese il cammino. Interrompendolo per sempre, a Voghera, dove giunse - barba lunga e incolta - avvolto in poveri abiti, il viso sfigurato dalla peste, senza poter
sfuggire alla curiosità della gente e alla vigilanza delle sentinelle. Nessuno lo riconobbe, e, riluttante a rivelare le sue generalità, fu scambiato per una spia, legato e condotto dinanzi al governatore, suo zio paterno, che non lo riconobbe e nulla facendo per farsi riconoscere. Senza indagini e processo finì in carcere, dimenticato per un periodo lungo fra i tre e i cinque anni, vivendo in un tormentoso silenzio e nel desiderio di finire i propri giorni in solitudine. Nonostante gli sforzi di un sacerdote, che perorò la causa del prigioniero, il governatore non manifestò attenzione mentre nella cittadina circolava la voce che in carcere un innocente si stesse lasciando morire. Rocco spirò, trentaduenne, nella notte tra il 15 ed il 16 agosto di un anno tra il 1376 ed il 1379. La sua fine provocò un generalizzato dolore e dall’indignazione che pervase l'intera popolazione verso coloro che avevano lasciato morire un innocente in carcere. Commozione che divenne venerazione quando a fianco della salma fu trovata una tavoletta, incisa con il nome di Rocco e le parole: «Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello»; e si trasformò in scalpore dopo il riconoscimento del corpo - grazie alla croce rossa impressa nelle carni del santo - da parte di una dama - la nonna di Rocco, madre dell’insensibile governatore, e che identificò in lui suo nipote. Il compianto dell'intera cittadinanza fu il premio di tanta virtù. Il corpo di Rocco fu seppellito in una chiesa, in una tomba scolpita con le parole incise sulla tavoletta.
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Albori anno 1925
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La riproduzione anastatica degli articoli tratti dall'antica rivista “Albori”, relativamente agli anni 1925 - 1926, è stata resa possibile grazie alla disponibilità del Dott. Silvio Palmisani.
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Albori anno 1927
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Frammenti della Festa con le foto di Fotoottica Musolino
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Un articolo di Arturo Zito De Leonardis pubblicato sul “Messaggero” negli anni ‘ 60
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F. Cavaliere & C.
s.r.l.
Via D. Cavaliere, 16 • 89022 CITTANOVA (RC) Tel. e Fax 0966.661712 E-mail: analisicavaliere@gmail.com Convenzionato S.S.N. • Codice Regionale 126M6C
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Il Presepe di San Rocco
Il Tempio del Taumaturgo una fucina di sorprese, fra esse un ricchissimo presepe inventariato da Domenico Furfaro in occasione del Natale 1989
di Domenico Furfaro
IL PRESEPE DI SAN ROCCO, allestito su un piano tavolato di mq. 32 con tavole, sughero e muschio, è animato da circa 120 statuine, quasi tutte recentemente restaurate, di ottima fattura artistica appartenenti a quattro scuole divere, così suddivise: 1) SCUOLA PAESANA: - Tutte le statuine sono modellate in creta e spesso raffiguranti personaggi tipici cittanovesi vissuti nei primi decenni del “900”:fra queste il pastore con la bisaccia, la donna con la cesta in testa, il pastore con il bastone in mano ed il paniere (vicino al mulino a vento), i due preti, il pastore che guida il carro con i buoi, il pastorello con il bastone ed il paniere in mano, il vecchio che nella grotta fuma la pipa; inoltre i tre Re Magi, l’Angelo che dà l’annuncio ai pastori, l’Angelo piccolo sulla Grotta (tutte opere del Priore Michele Avenoso); ed ancora, lo storpio che chiede l’elemosina, i due zampognari, la donna nella Grotta dei pastori, il vecchio che in una grotta mangia la pasta, il pastore con una mano al berretto ed il bastone, la mucca che va ad abbeverarsi alla fontanella, la pelatura del maiale ed il maialotto vicino, sono opere di “Batallo”, Caruso ed altri. Altri pastori come il venditore di giornali, il pastore con la pecora sulle spalle, la donna con in testa della stoffa, pecorelle
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e qualche mucca, sono opere del Sig. Antonino Raso. 2) SCUOLA NAPOLETANA: Statuine tutte modellate in creta; fanno parte i tre gruppi di due: la matassa di lana da raccogliere in gomitolo (vicino al ponte), l’offerta delle lenticchie (vicino alla Grotta), la spaghettata (vicino alla macelleria); inoltre, il pastore con la legna sulle spalle, il pescatore, il pastore con le scarpe in mano, le quattro lavandaie, le donne che stendono i panni, il monaco che dà botte al mulo, la donna portatrice di acqua, il pastore con cesto che saluta, il pescatore con i pesci che accende la pipa, il pastore nella grotta che prepara la ricotta, il pastore nella grotta che beve vino con a lato il gattino, nella grotta attigua la donna che mangia gli spaghetti, la portatrice di provole, il portatore di pane, donna con cesto, due suonatrici di tamburello, due ballerini, donna con cestino di frutta, pastore con la falce, il venditore di pizze, l’Angelo sulla Grotta, il suonatore di flauto (vicino alla Grotta), la banda “pelosa” (n. 8 statuine). 3) SCUOLA LECCESE: Statuine tutte in cartapesta, di ottima fattura artistica. Fanno parte: Erode ed Erodiade (vicino al castello), la cavalleria con i tre Re Magi e la guida, i cammelli, i cammellieri e gli accompagnatori, la strage degli Innocenti (n. 6 composizioni con soldato, mamma e bambino), i macellai (n. 7 statuine), buoi con pastorello, pastore con asinello e ceste, pastore con pecorella. 4) SCUOLA NAZIONALE: Appartengono a questa scuola tutte le altre statuine non descritte: la Natività ed altre statuine vicino alla Grotta, sono modellate in gesso; altre ancora, sparse nel Presepio (portatori di doni, suonatori ecc.) sono state modellate in telo plastica.
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