Corriere vicentino giugno 2015

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heysel Noi c’eravamo vicenza biancorossa

speciale

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Sommario

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editoriale

Corriere vicentino | editoriale

sommario Inchiesta Heysel, noi c’eravamo- pag. 14

stefano cotrozzi

L’INTERVISTA Tornano i Neri per Caso - pag. 18

un dramma in salsa abruzzese

S

i accendono le luci e si alza il sipario. Il pubblico è già stipato in ogni ordine di posti e da anni sta aspettando che inizi quest’opera. Sulla destra il coro ha già cominciato a scaldare le voci. Entrano gli attori, la gente trattiene il sospiro e poi si produce in un caloroso applauso che non finisce più. Il coro comincia a vibrare come se fosse un’unica voce. Per una notte non siamo più un lontano, dimenticato e diroccato teatro di provincia, siamo tornati sulla scena nazionale. I giornalisti e le televisioni quasi non trovano posto nel piccolo parterre messo a loro disposizione. È giunto il momento, finalmente si parte! Tutti noi, che siamo venuti con la ferma intenzione di goderci una spensierata commedia, piombiamo subito nel dramma. L’uomo che non ti aspetti, all’improvviso, accoltella alle spalle i suoi dieci compagni. Non lo fa apposta, è un errore, però il peso della colpa accompagnerà lui e tutti noi per il resto dell’opera. I protagonisti non sono all’altezza, noi che li avevamo già visti sulla scena in altre pièce ci troviamo spiazzati. Non sembrano loro, forse questa prima nazionale li rende nervosi e incapaci di recitare a soggetto. Il pubblico rumoreggia, non è contento. Comincia ad avere paura che il finale ci mandi tutti a casa tristi e sconsolati. Alla fine del primo atto il colpo di scena, l’eroe secondario che in barba ai cattivi si immola e rimette le cose a posto. Gli attori rientrano e il pubblico torna ad applaudire contento. Il secondo atto comincia molto bene, gli spettatori finalmente possono godersi uno spettacolo degno di nota. Ma un goffo movimento rovina tutto l’insieme della sceneggiatura. Una nuvola nera incombe sul cielo di Vicenza e nonostante un secondo piccolo grande assolo l’opera finisce in tragedia. Il pubblico applaude lo stesso gli attori all’uscita, ma è consapevole che l’anno prossimo non faremo parte dell’elite, che resteremo un tour di provincia e che il regista e buona parte degli interpreti se ne andranno a calcare altri palcoscenici. Un sogno che si è infranto vicino alla meta fa molto più male. All’uscita mio figlio mi prende per mano per consolarmi, mi tocca la sciarpa biancorossa e mi chiede: “Ma il Vicenza è mai stato in serie A?”

Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 Bericaeditrice s.r.l. Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Mario Piotto. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafici Amos Montagna e Giorgia Grandi.

Focus Vicenza biancorossa, il libro - pag. 20

Sport Gabriele Ambrosetti - pag. 21

arzignano Quando l’emergenza eravamo noi- pag. 22

arzignano Un nuovo Castello - pag. 23

Arzignano Un fulmine verso i Mondiali - pag. 31

Montecchio maggiore Ospedale, via libera al primo stralcio - pag. 33

brendola Italia-Canada sola andata - pag. 36

Chiampo Due anni da sindaco - pag. 37

Altavalle Marana capitale - pag. 38

montebello Nuova vita agli impianti sportivi - pag. 41

Lonigo Restello: “Ora si cambia”- pag. 43

Speciale auto Notizie dal mondo delle quattro ruote - pag. 47

Stampa: Cora Print Srl - Trissino (VI) Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 - 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Alberto Faccin 335 5319350 Alex Bertacche 345 2718927 Federico Hanard 335 5293582

© 2015 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.


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elisabetta badiello

Gianfranco Sinico

nerone

L’

aveva raccolto una notte mio figlio in un parcheggio dove stava miagolando al cielo tutta la sua fame e la sua voglia di vita. Era piccolissimo e sciupato, evidentemente smarrito o abbandonato appena nato. La sua scorza e la nostra pazienza lo fecero sopravvivere, rubando pure spazio alla cagnolina, già sovrana del regno domestico. Nerone crebbe in salute e la sua formazione etica avvenne ovviamente in un ambiente svincolato dalla naturale cerchia felina. Veniva da me a cercare rifugio sulla mia spalla per dormire, oppure, se mi trovava seduto in poltrona, si sdraiava a pancia in su fra le mie braccia giocando delicatamente con la mia barba. Probabilmente era convinto che fossi io sua mamma. Malgrado questi atteggiamenti di tenerezza, Nerone rimaneva tutt’altro che sottomesso: era via via cresciuto con intelligenza, privilegiava l’andazzo solitario, era agile e forte. Non faceva mancare in casa le sue prede di caccia (lucertole e cavallette) e non disdegnava di inerpicarsi temerariamente sui rami più traballanti della magnolia o dell’acero, sempre trovando il percorso più sicuro per scendere. Ero certo di avere in casa un gatto fuori del comune, indipendente e nello stesso tempo collaborativo: insomma una bestia con cui era bello dividere lo stesso tetto. Un mattino non si presentò per il consueto buongiorno. Pensammo che avesse seguito il richiamo che la natura sparge per la continuazione della specie. Ne attendemmo invano il ritorno a missione compiuta. Non credo sia caduto in un’imboscata umana: Nerone era troppo scaltro. È probabile che abbia trovato un cortile più accogliente o una compagnia più confacente alle sue tendenze feline. Lo spero felice. Ma un cenno di saluto a sua madre poteva farlo.

un’estate al mare

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utti al mare... Sebbene per una giornata, piuttosto che per un weekend, con l’arrivo dell’estate spiaggia e conseguente tintarella rimangono il must per lo stacco settimanale. Di fronte al bel colore ambrato, a quella patina salutista che un po’ di sole sa dare, non c’è persona che resista. Triste a dirsi ma sotto l’ombrellone le indicazioni sono sempre le stesse, indice che l’essere umano perde

il pelo ma non il vizio. Quindi, copritevi! Non ostentate natiche cadenti esibendo slip brasiliani (per lei e per lui) che ben pochi possono permettersi. Meglio lasciar qualcosa all’immaginazione. Sul lettino evitiamo posizioni da visita ginecologica nell’intento di abbronzare l’interno coscia, così come acrobatiche manovre a quattro zampe! Quanto al kit alimentare evitiamo di gocciolare la pesca sulla sabbia del vicino, che potrebbe non gradire, e riserviamo frittata e intingoli odorosi per la terrazza di casa. Ci sono contenitori che una volta aperti riescono a sortire sul vicinato lo stesso effetto di una bomba H. Limitate il tono di voce, così come suonerie e musica, ma soprattutto, evitate di condividere le irrisolte questioni personali. Anche se talvolta i vicini amano farsi “i fatti vostri” dopo ore di lamentazioni monocorda, anche il più vetero impiccione potrebbe non farcela più. sa-media Mas

La grammatica di FB

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ia figlia mi aveva raccomandato di tenermi lontano da Facebook ma io non l’ho ascoltata e così sono precipitato nell’inferno dell’idiozia. Tra i tanti “amici” (amici? Ma fatemi il piacere!) ce n’è qualcuno (pochi) che usa la testa per pensare e la tastiera per scrivere, ricordandosi che la lingua italiana è regolata da una grammatica e da una sintassi. Gli altri sono come degli uccelli da voliera che hanno trovato aperto lo sportello della gabbia e ora vagano di qua e di là, liberi di cinguettare e di far cadere ovunque i loro escrementi verbali. I più innocui sono quelli che “postano” (credo che si dica così) dei video che mostrano stranezze varie raccolte nel mondo virtuale: neonati che gor-

Lino Zonin

gheggiano, canguri che saltano, automobili che si schiantano e altre piacevolezze. Altri filosofano sulla vita e sulla morte, sull’amore e sull’amicizia cianciando sicuri di cose che non conoscono affatto. Qualcuno è più aggressivo e offende i potenti di turno (il record appartiene a Ciccio Renzi) o l’“amico” che ha osato contraddirlo e posta dei botta e risposta snervanti e inconcludenti. C’è chi si tiene fuori dalla mischia e al mattino scrive “buongiorno” e prima di andare a letto “buonanotte”. Quasi nessuno di loro sa che la lettera “e” cambia di significato se è accentata come pure “da” e “ne” e che il rapporto dei tempi verbali tra la preposizione subordinata e la sua reggente è regolato dalla consecuzio temporum.


onne (non le d )s

Giuseppe Signorin

Complementari

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vviamente, non solo uomini e donne sono diversi, complementari, ma anche mamma e papà, a partire dal modo in cui comunicano con i loro bambini. Per esempio, i papà fanno più fatica col cosiddetto “baby talk”, quel modo di parlare tutto suoni e cambi di intonazione che attira tanto i più piccoli. Le mamme, invece, se la cavano meglio. A dirlo è uno studio della Washington State Univer-

rt e dintorn i Spo

sity, che evidenzia come entrambi gli approcci, quello maschile e quello femminile insieme, facciano bene alla crescita nel linguaggio dei figli. È proprio nelle differenze che il bambino apprende e diventa grande. Nel confronto con l’uguale e col diverso. Con la mamma e con il papà, nonostante questi concetti, per alcuni, siano ormai superati, appiattiti e, se possibile, neutralizzati in genitore 1 e genitore 2, oppure in donatori di sperma e donatrici di ovuli e uteri. “Ora abbiamo una madre genetica che fornisce gli ovuli e non sa nemmeno che fine fanno”, sostiene la scrittrice e femminista australiana Germaine Greer. “Le donne ci tengono. Un ovulo non è come lo sperma. Non ne produciamo 400 milioni, ce n’è uno buono ogni mese. L’industria della fertilità ha distrutto il concetto di madre”. E di padre.

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L’incubo heysel compie 30 ann

Stefano Canola

U

n paio d’ore di svago dagli esami di maturità incombenti, la partita alla tivù con amici juventini tra spaghetti, birre e sfottò. Il mio programma per il 29 maggio 1985 s’è scontrato con l’incubo Heysel, il peggio che si potesse immaginare attorno a un evento sportivo. Come un film dell’orrore sceneggiato da Steven King, solo che il sangue e i morti a Bruxelles, prima della finale di Coppa Campioni Juventus Liverpool, erano veri. Andò tutto storto per colpa di delinquenti e incapaci: hooligan, forze “dell’ordine”, addetti “alla sicurezza”, or-

ganizzatori, venditori dei biglietti. A completare il macabro quadro i festeggiamenti conclusivi e quel trofeo sollevato sulla scaletta dell’aereo, malgrado tutto. Trent’anni son passati, invano. Il calcio professionistico è spesso ancora in mano a delinquenti e incapaci e l’unica magra consolazione è che la violenza dopo quella strage ha mietuto vittime alla spicciolata, non più 39 in un colpo solo. Tu ragazzo che canti i cori del tifo pensaci alle parole: quelli dell’Heysel erano gente come te, senza spranghe nè passamontagna.

interno 8

Alberto Fabris

come i vecchi

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unque è giunto il momento, si rinnova il documento! Mi prendo una mattina libera, ore otto: mi fiondo dal mio barbiere di fiducia che mi tira a lucido, poi individuo il più mattiniero dei fotografi della piazza, eccolo, è già aperto, entro e, come si trattasse di una scocciatura, dico “mi serve una fototessera”. Invece sono nervoso perché lo so bene che il risultato di quella frettolosa seduta fotografica sarà per lunghi dieci anni la mia faccia per la Repubblica Italiana e tutte le relative istituzioni. Dunque è importante. Il fotografo mi mostra il risultato e mi chiede se mi va bene e io, che temo sempre che le cose possano andare peggio, sussurro un sì. Bene, ora è il momento dell’ufficio anagrafe del mio Comune, c’è poca gente e dopo pochi minuti di attesa viene il mio momento. Una cortese e solerte impiegata mi guida passo passo da una firma all’altra e oplà, la nuova carta d’identità è mia! La metto in tasca e, sollevato, torno nel mio interno 8, poi con calma la apro sul tavolo di cucina: la foto così così, l’indirizzo è esatto, la statura la solita, gli occhi pure e segni particolari nessuno. E i capelli? sulle prime non riesco a leggere bene perché “biondi” non si scrive così, quella parola che non è “biondi” a guardarla bene è “brizzolati”. Senza dirmelo la cortese e solerte impiegata aveva arbitrariamente e discutibilmente deciso che sono irrimediabilmente invecchiato. Precisamente brizzolato. Un moto di sconforto misto a risentimento mi spinge a meditare ricorsi al TAR o vendette efferate. Invece mi siedo in poltrona e fisso il vuoto. Come i vecchi.

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f eisbuc girl Roberta Costantini

La moda della tinta grigia

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a sua venuta sembrava poter rivoluzionare davvero la vita delle over 45. E invece, la ola fatta partire dalle donne schiave della tinta coprente s’è andata ad ammosciare quando le under 45 hanno iniziato a tinteggiare di fittizia saggezza grigia le loro chiome. Dopo essersi illuse che, forse, per una volta sarebbero state accettate nella loro naturalità, l’urlo di rammarico delle donne agées ha incontrato l’euforia dei parrucchieri che hanno visto il bagliore della speranza economica in fondo al buio futuro di saloni vuoti di sabato. Mentre le giovani girano come Mini Montalcini, il concetto di “gender” è stato rimpiazzato da quello di “colender” e tornei di bingo affollano i sabato sera al bar: “Se mi indovini l’ esatta età di questa grigia sulla sinistra, vinci la partita e 50 euro!”

IN

Nome Alessia Donvito Età 21 Vive a Vicenza Lavoro Studentessa Situazione sentimentale Single Aspirazioni Diventare Fashion Blogger Cibo preferito La parmigiana Film preferito Remember me

O CON DENI GGI S VIA

f DENIS l.

a gentile, a braccia conser Dinanzi a te c’è una person e, ent tilm gen mentre ti parla te, che, a un certo punto, madide, staccandole solo elle asc le s’infila le mani tra e di salutarti, proprio nel quando decide gentilment ti gentilmente morire. momento in cui tu vorres

la bufala

Per una punturina

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francesco meneghini

i stima che, da quando è stato inventato negli anni cinquanta da Maurice Hilleman, il vaccino contro il morbillo abbia salvato la vita a circa 2 milioni di persone all’anno. Grazie a questa miracolosa scoperta il morbillo sembrava quasi del tutto archiviato (anche se in Africa e Asia continua purtroppo a imperversare), fino al 2011, quando tale dottor Andrew Wakefield confezionò una nuova e pericolosa bufala, che correlava l’insorgere dell’autismo alla vaccinazione trivalente. Il risultato fu prevedibile: crollo delle vaccinazioni nel Regno Unito, con conseguente epidemia di morbillo e oltre mille casi accertati. Lo studio di Wakefield si rivelò in seguito il risultato di test sballati e conclusioni forzate, poi ampiamente smentite. Dopo qualche anno alcune morti sospette furono nuovamente attribuite a un vaccino, stavolta l’antinfluenzale Fluad. Nonostante sia stato scagionato dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2015 le vaccinazioni antinfluenzali sono calate fino al 30%, provocando indirettamente alcune centinaia di morti in più rispetto alla media italiana (ben 8.000 decessi l’anno). Pensateci due, o anche tre volte, prima di rinunciare alla punturina.


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lo psicologo

i l n ota i o

l’ o r t o l a n o

marco pagliai

rosella manfrè

manuel dulmieri

come si scende dalla paura dell’aereo?

chi vende casa puÒ comprarne un’altra con agevolazioni?

COSA FARE PER AVERE UN BELL’ORTO QUEST’ESTATE?

Quella dell’aereo è una delle paure più diffuse, e a nulla servono le statistiche che vedono come più sicuri i voli rispetto all’auto, o il continuare a ripetersi che non c’è nulla da temere. Quando c’è di mezzo la paura la rassicurazione non funziona. Così come non è una soluzione continuare a evitare di prendere l’aereo. Fuga dopo fuga, la situazione temuta diverrà insormontabile, sino a distruggere ogni senso di fiducia nelle proprie capacità. E ancora più pericolosa per chi si trova a migliaia di metri di altezza è l’eccessiva attenzione su di sé e sulle proprie reazioni neurofisiologiche, che nel tentativo di repressione diventano ancora più minacciose. L’intervento psicoterapico mirerà quindi a sovvertire queste modalità disfunzionali di controllo attraverso prescrizioni specifiche che guidino la persona, in maniera del tutto suggestiva, ad abbandonare le tentate soluzioni. Utilizzando la peggiore fantasia, il paziente sperimenterà che nel momento in cui è lui a ricercare volontariamente le reazioni fisiologiche provocate dalla paura, esse svaniranno e attraverso la prescrizione di un rituale specifico da svolgere che prevede lo svolgimento di una precisa sequenza di azioni già dal tragitto verso l’aeroporto si condurrà la persona fino a destinazione. E allora, buon viaggio.

Quando si vende un’abitazione per l’acquisto della quale si è goduto delle agevolazioni prima casa, si può godere altresì di un credito d’imposta nei confronti dello Stato. Per usufruirne devono ricorrere la seguenti condizioni: 1) il primo acquisto deve essere stato effettuato con le agevolazioni prima casa; 2) il secondo deve essere effettuato entro un anno dalla vendita della casa oggetto del primo acquisto; 3) il secondo deve avere ad oggetto un’abitazione principale e cioè un’abitazione (con o senza pertinenze) in cui si vada effettivamente a vivere. Non importa che si richiedano o no le agevolazioni prima casa; occorre che si vada effettivamente a vivere lì. Il credito funziona in maniera diversa a seconda che l’atto di riacquisto sia assoggettato all’imposta di trasferimento Registro o I.V.A.. Nel primo caso può essere fatto valere in sede di riacquisto, facendone richiesta nell’atto notarile e cioè in questo modo: si scala dalla somma dovuta a titolo di imposta di registro, per il secondo acquisto (riacquisto), l’importo della somma già versata a titolo di imposta di registro o I.V.A. per il primo acquisto. Nel secondo caso invece il credito viene fatto valere in sede di dichiarazione dei redditi e pertanto si sposta dal campo delle imposte indirette a quello delle imposte dirette.

Con l’estate e il caldo cosa c’è di meglio di una bella insalata o un po’ di verdura fresca? E che verdura migliore di quella che si è coltivata nel proprio orto? Per ottenere i risultati migliori basta seguire pochi ma fondamentali accorgimenti: - Tenere zappata la terra ed estirpare le erbacce aiuta a non far evaporare l’acqua e mantiene l’umidità del terreno; - Fare la pacciamatura, ovvero ricoprire il terreno attorno alle piante, favorisce l’idratazione del suolo e abbassa la temperatura delle radici. Usate possibilmente materiale organico, come paglia o erba secca; - Coprire l’orto con un telo antigrandine aiuta, oltre che contro la grandine, anche per via del suo effetto ombreggiante; - Annaffiate spesso, stando attenti a evitare le ore più calde del giorno; - Se non amate le zanzare evitate di lasciare in giro contenitori pieni d’acqua, al limite basta coprirli; - Estate vuol dire pomodori, che però vanno protetti dalla drosophila suzukii e dagli stress idrici; per la prima bastano le trappole cromatropriche, per i secondi bisogna arricchire il terreno di calcio; - Ricordatevi che siete ancora in tempo per piantare radicchio, cavoli, verze, finocchi, rape, spinaci e naturalmente tutti i tipi di insalata.

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a domanda rispondo

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amarcord

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Lire 2.500 - euro 1,29 mensile - novembre 2000

Continua la nostra pagina dedicata alle notizie del passato...

Caporalato ad Arzignano? di Matteo Molon

Arzignano, esterno giorno. Ormai è da 20 minuti che abbiamo parcheggiato. La nostra postazione ci fa abbracciare con lo sguardo l’intera piazza Pellizzari, luogo storico di Arzignano e Villaggio Giardino. Sono da poco passate le sei e mezza e la luce è ancora fioca, quando i primi extracomunitari arrivano lentamente, a piccoli gruppi di tre-quattro persone dalle vie laterali. Confluiscono tutti nello stesso punto, nei pressi della tabaccheria all’estremità della piazza. Alla fine di questa piccola migrazione se ne contano più di una decina. Non trascorre molto tempo che arriva un piccolo furgone bianco, poi un altro. Si fermano e attorno ai due mezzi si forma un piccolo capannello di gente: dopo un conciliabolo di pochi minuti tutti salgono nei furgoni e partono lungo viale Vicenza. La segnalazione di questi movimenti c’era arrivata da alcune persone che, per necessità di lavoro, attraversano ogni giorno Villaggio Giardino di mattina presto e assistono sempre a questa scena, che abbiamo documentato. Il passo successivo è stato andare a controllare noi stessi la veridicità di quanto ci è stato raccontato e, in seguito, sentire alcuni esercenti della zona che hanno confermato l’esistenza di questo andirivieni, che si ripete giornalmente e che a qualcuno ha fatto rispolverare un termine considerato lontano dalla realtà arzignanese: caporalato...

I negozi della nostra infanzia di Paola Frighetto

Tre negozi di Arzignano, per così dire “storici”, hanno cessato la loro attività: Facci Giocattoli, il bar Rossettini e la cartolibreria Benfenati, meglio nota come “Pippo”. Le motivazioni che hanno portato alla chiusura sono diverse, certo è che, a sentire

alcune tra le testimonianze raccolte, questi tre esercizi hanno lasciato il segno e non si potranno dimenticare facilmente. FACCI GIOCATTOLI: I fratelli Facci furono iniziati alla loro attività già dal padre, nel 1935 circa, con un piccolo laboratorio. Il primo negozio era in corso Matteotti (davanti all’attuale Marly’s, ex sede della farmacia Bonati): durante le feste natalizie, magistralmente addobbato, diventava un vero e proprio appuntamento, se non un’istituzione, in un’epoca (anni ‘60 circa) molto meno bombardata da pubblicità e media, quando una semplice cassetta rossa per le lettere, posta all’ingresso del negozio, ti faceva prendere in mano la penna e scrivere a Gesù Bambino... [...] BAR ROSSETTINI: E chi non ricorda il bar Rossettini, con la saletta superiore stretta stretta e che traballava un po’? Il titolare Angelo Rossettini è morto dieci anni fa e la moglie, Maria Peruffo da sola non se l’è sentita di portare avanti un’attività che continua da ben 150 anni! “Al giorno d’oggi è molto difficile, bisogna cercare una via d’uscita!” ha ammesso, ed ora la sua vita è cambiata, ci si deve abituare, non essendo più in negozio (è stato ceduto a Vinicio Pozza, altro maestro pasticciere e ristoratore storico) della nostra città). [...]. CARTOLERIA PIPPO: Giuseppe Benfenati, “Pippo”, si è trasferito a Caldonazzo in Trentino, paese d’origine della moglie. Al telefono racconta: “Il lavoro non era più quello degli anni ‘80, negli ultimi tempi si temporeggiava e così ho colto l’occasione della pensione e mi sono dedicato alla coltivazione ed alla raccolta delle mele. Sono contento, a contatto con la natura, in un ambiente sano e posso stare di più con la mia famiglia”. [...] PRELUDI DI CRISI: L’assessore al commercio, Giuseppe Bonato, così commenta quanto accaduto: “Dispiace molto, che queste attività, medie o piccole, chiudano perché in tal modo viene a mancare un vero e proprio servizio sociale; bisogna tenere conto che la popolazione sta invecchiando e non tutti hanno la possibilità di recarsi con la macchina nei punti della grande distribuzione. Purtroppo però è un fatto di mercato, con delle regole ben precise ed una legislazione che non dà tregua: basti pensare che fino a 150 metri quadri di superficie, l’apertura di un’attività commerciale è libera. [...]

Un quartiere pastrocchio di Marta Massignan

Il quartiere Pregiana è una vasta zona residenziale situata nel lato est della vallata, all’inizio del paese. Il progetto di lottizzazione concordato tra il Consiglio comunale e i proprietari della zona, entra a far wparte del Piano Regolatore nel 1973. La convenzione tra il Comune e i lottizzanti stabiliva che in cambio delle opere di urbanizzazione primaria (acquedotto, fognatura, strade) e secondaria, i lottizzanti si impegnavano a cedere delle aree verdi. Iniziano i lavori e, nel 1975, si hanno i primi controlli che rivelanoalcuni sospetti sull’operato. La questione non genera impedimenti: le opere pronte vengono collaudate, per le altre si fanno promesse di compimento nel breve termine. Nel 1978 un secondo controllo di collaudo riporta ancora responso negativo: ci sono delle anomalie. Il Comune blocca le concessioni edilizie e i lottizzanti si impegnano a redigere una relazione che elenchi le opere pubbliche eseguite e quelle in progetto. La questione procede negli anni a seguire con una serie di carteggi e convocazioni che si rimpallano il Comune ed i lottizzanti; tra queste carte anche un progetto, affidato dai lottizzanti stessi ad un ingegnere, per una valutazione generale sullo stato del quartiere. Il Comune, una volta visionato questo incarico, riceve una copia della valutazione, ma non la considera valida poiché mancano ancora opere pubbliche che dovevano essere già terminate. Sicuramente i problemi maggiori riguardavano l’acquedotto e la fognatura, opere che tutt’oggi sono alla base della questione Pregiana. Nel 1981, con una delibera, il Comune richiede le aree verdi spettanti al Comune, vengano convertite in aree a finalità sociale, e che queste vengano rispettate. Questi intoppi non fermano le concessioni edilizie e il quartiere continua a crescere fra inadempienze e ritardi. Ad un certo punto, però, una diffida colpisce i lottizzanti, accusati di non aver concluso le opere pubbliche; la relazione di un controllo, richiesto da alcuni di loro, non giunge mai al Comune. [...]


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corriere vicentino | notizie in breve

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LE DIMENSIONI CONTANO

Che gli americani abbiano un senso delle misure diverso dal nostro è risaputo, se neanche i rispettivi sistemi di misurazione parlano la stessa lingua. Però da lì a calcolare male le dimensioni del proprio mezzo pesante rispetto alla strada, ce ne passa. Lui no, non c’è passato, ma per davvero. Un militare americano alla guida di un camion carico di munizioni diretto alla base Del Din, una volta sulla Riviera Berica, alle porte di Vicenza, si è incastrato con il mezzo sotto al cavalcavia per giunta fresco di restauro. L’incidente, avvenuto a tarda notte, ha diviso in due la città per un’intera giornata, congestionando il traffico fino alla A4. La prossima volta farà meglio ad andare a piedi. Ognuno dei quali, a sua futura memoria, corrisponde a circa 30 centimetri nostri.

negozio... ripulito In effetti il negozio erano lì per ripulirlo senza lasciare tracce, ma solo in senso letterale. Tre nordafricani, regolari dipendenti dell’impresa di pulizie del negozio Zara di Vicenza, sono stati fermati dalla polizia mentre erano intenti a fare il loro lavoro. Motivo: i loro movimenti in orario di chiusura avevano destato i sospetti di alcuni passanti che hanno dato l’allarme. Gli agenti li hanno sorpresi ramazze e spazzoloni in mano, e comprensibilmente indignati per essere stati etichettati su due piedi come malviventi. Chiarito lo... scivolone, hanno potuto continuare.

SESSO AL LAVORO, SOSPESI L’operaio, l’impiegata, lo sgabuzzino dell’ufficio. Più che un classico da film, è la scena anche troppo realistica che si è trovato davanti il titolare di un’azienda del vicentino, insospettito dall’ansimare proveniente dallo stanzino. I due amanti, 35 anni lui e 40 lei, hanno dato sfogo alla passione durante la pausa pranzo, e colti sul fatto sono stati sospesi. Pena più lieve per lui: il suo turno era terminato appena prima di quello... straordinario.

il quad si ribalta, incidente mortale È finito in una scarpata perdendo il controllo del suo quad, e dopo un volo di 5 metri il mezzo si è ribaltato e lo ha schiacciato. Il 61enne Robero Congiu di Torri di Quartesolo è morto sul colpo a causa delle gravi lesioni subite nell’incidente. Si trovava nella campagna di Montebello per dare una mano a un amico agricoltore nell’abbeverare le viti del piccolo fondo agricolo. Inutili i tentativi di soccorso.

untizmie einsBeredvie no

-di mario piotto-

schianto NEGLI USA, muore in luna di miele La gioia per il matrimonio celebrato quattro giorni prima, l’emozione per quel viaggio dall’altra parte dell’oceano, e il brusco risveglio con un posto vuoto in un letto diventato improvvisamente troppo grande. Elena Ovedani, farmacista vicentina di 30 anni, aveva coronato il suo sogno di costruirsi una famiglia con il suo compagno e collega Marco Fornasetti, 29, ma il destino per loro ha deciso diversamente. Per il viaggio di nozze avevano scelto gli Usa, e quel giorno erano a bordo del pullman che avrebbe dovuto condurli alle cascate del Nia-

gara. Non ci sono mai arrivati. Un autoarticolato ha invaso la corsia dove viaggiava il loro mezzo, e l’impatto è stato inevitabile. Marco, seduto nel posto dietro al conducente, è morto sul colpo assieme all’autista e a un altro turista italiano. Elena è stata ricoverata in condizioni critiche ma fortunatamente è già rientrata a casa. Dinamiche da chiarire, in una strada già nota per la sua pericolosità, tanto che era già prevista l’installazione di uno spartitraffico a dividere le due corsie. Troppo tardi, per questa famiglia spezzata sul nascere.


cose dell’altro mondo

Passeggiando in bicicletta... in autostrada. Un 40enne bulgaro è stato fermato mentre procedeva spedito, nonostante il caldo, a bordo della sua due ruote lungo il tratto vicentino dell’A4. Il centralino della stradale è stato sommerso dalle segnalazioni. “Che c’è di strano - avrebbe chiesto agli agenti della stradale che l’hanno fermato -, devo andare a Venezia e mi sono solo limitato a seguire i cartelli. Ho forse sbagliato strada?”

diversamente VECCHIO

amore sotto esame

Si fa presto a dire che uno ha l’età che si sente, se nemmeno a 24 anni ci si può permettere il lusso di sentirsi giovani. È successo al dipendente di un negozio padovano d’abbigliamento di una nota catena Usa, licenziato perchè ormai prossimo... ai 25. E non era nemmeno commesso, ma magazziniere notturno. Allontanato per raggiunti limiti di età, ha sancito l’azienda, che fa di freschezza e gioventù il proprio brand. Il giudice lo ha reintegrato al suo posto. Perche va bene il ricambio generazionale, ma qui si esagera!

Amore è anche condividere paure e ansie... perfino sotto esame. Questo deve aver pensato il giovane studente kazako che ha deciso di spingersi anche oltre il supporto morale nei confronti della 17enne fidanzata, in preda al panico di fronte all’esame d’ammissione all’università. Armatosi di parrucca, gonna e trucco leggero, si è presentato al test sotto le spoglie della sua bella, ed effettivamente le assomigliava pure. Il piano, ahilui, è crollato solo alla prova orale: troppo bassa quella voce per una signorina tanto graziosa.

corriere vicentino | notizie in breve

pedalando in a4

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heysel noi c’eravamo di Guido Gasparin e Matteo Moschini. Foto di Pierpaolo Cocco Trent’anni fa la strage allo stadio di Bruxelles, con39 tifosi morti. Il racconto di chi era presente in quella finale insanguinata tra Juve e Liverpool.

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rent’anni fa l’Heysel. Il nome di uno stadio che divenne il nome di una strage, come accaduto per altri luoghi simbolo di drammi italiani. Heysel come Ustica, Bologna o Italicus: la raffigurazione di una tragedia collettiva, tanto più assurda per il fatto che la strage dell’Heysel avvenne prima di una partita di calcio, che dovrebbe essere sempre e soltanto una grande festa di sport. Era il 29 maggio 1985, una serata soleggiata che nello stadio di Bruxelles vedeva l’epilogo della Coppa dei Campioni. Juventus contro Liverpool: il genio di Michel Platini contro la tradizione e la compattezza degli inglesi. La grande occasione, per la Vecchia Signora, di fare finalmente sua la coppa dalle grandi orecchie dopo l’ancora fresca delusione della finale di Atene persa con l’Amburgo. Come potevano mancare i tifosi juventini all’appuntamento con la storia? Lo hanno pensato anche gli oltre cento vicentini partiti per Bruxelles carichi di speranze e tornati con la morte nel cuore e negli occhi. Sistemi di sicurezza inadeguati, alcol e

violenza causarono la strage. Circa un’ora prima della partita, i tifosi del Liverpool, dopo una giornata di bagordi per le vie della capitale belga, sfondarono la recinzione (poco più di una rete da pollaio) che li divideva dal settore Z dello stadio. Cercavano il corpo a corpo con gli ultras bianconeri, che in realtà erano posizionati nella curva sul lato opposto dell’Heysel. Il settore Z non era occupato dal tifo organizzato, che abituato anche agli scontri fisici sarebbe probabilmente stato in grado di reagire. Lì c’erano pacifici tifosi che volevano soltanto godersi un grande spettacolo di sport e che, spaventati per l’assalto inglese, si riversarono verso il fronte opposto della curva. Morirono in 39 (32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese), schiacciati da altri spettatori in fuga, dilaniati dalle recinzioni, precipitati dagli spalti o sepolti dal muro che crollò sotto il peso della calca. Tra le vittime anche due bassanesi, l’imprenditore Mario Ronchi e il dentista Amedeo Spolaore. 600 i feriti. Poi… si giocò. E la Juve vinse. E si festeggiò. E ci si vergognò per quei festeggiamenti. E da allora il calcio non fu più quello di prima.

calcio e violenza, le altre stragi • Glasgow 1902: Ibrox Park, durante la partita Scozia-Inghilterra cede la tribuna, 25 vittime. • Bolton, Inghilterra, 1946: crolla un muro di cinta, 33 morti. • Lima 1964: la polizia interviene a sedare una lite tra tifosi, 328 vittime. • Buenos Aires 1968: tafferugli per il derby Boca-Rivers, 71 i morti, molti minorenni. • San Salvador 1969: 2 vittime negli scontri per San Salvador-Honduras. Saranno il “casus belli” di un conflitto armato. • Glasgow 1971: Ibrox Park, il risultato del derby Rangers-Celtic è di 66 caduti. • Mosca 1982: sono state insabbiate le informazioni sugli scontri tra tifosi e polizia durante Spartak Mosca-Harleem; le ricostruzioni stimano tra i 60 e i 340 morti. • Bradford 1985:18 giorni prima dell’Heysel, un incendio uccide 56 tifosi. • Sheffield 1989: scontri per LiverpoolNottingham Forest, 96 i morti. • Johannesburg 2001: Ellis Park ,lo stadio è sovraffollato, 42 le vittime della calca. • Port Said 2012: Egitto, scontri tra tifosi, polizia e forze politiche. 74 morti.


il miracolato

Tifosi del Liverpool in centro a Bruxelles

quel punto si sarebbero ammassati i tifosi in fuga e poi quel muro sarebbe crollato. Abbiamo deciso di spostarci più vicino alla rete che ci divideva dagli inglesi: secondo colpo di fortuna, perché poco dopo dalla curva del Liverpool sono cominciati a volare bottiglie, sassi e pietre, che ci scavalcavano. Se fossimo stati più distanti dalla rete forse ci avrebbero colpiti. Quando la rete è stata sfondata ricordo gli hooligans che mi correvano davanti per raggiungere il folto del gruppo italiano. Paolo Bagni ha gridato ‘Andiamo via che ci uccidono!’ e a quel punto siamo corsi verso la stessa porticina da cui eravamo entrati. È stato il panico! Abbiamo impiegato 15 minuti per uscire, ho rischiato di rimanere sepolto dagli altri che spingevano, mio cugino mi ha tirato su di forza. Una volta fuori, ho visto un uomo che grondava sangue dalla testa, ho visto polizia, ambulanze e pompieri che accorrevano, ma non sapevamo cosa in realtà stava accadendo all’interno. Dopo 40 minuti mio zio è rientrato per vedere se la situazione si era calmata. Tornò indietro dicendo che si parlava di alcuni morti, ma che tutto ora sembrava tornato alla normalità. Quando siamo rientrati ricordo che il settore sembrava un campo di battaglia: scarpe, maglioni, portafogli,

corriere vicentino | inchiesta

Q

uando il caso ti salva la vita, quando la decisione di un attimo ti permette di tornare sano e salvo dai tuoi cari. Momenti scolpiti nella memoria, anche a 30 anni di distanza. Giovanni Cisco, imprenditore di Arzignano, aveva 17 anni quando, diventato tifoso della Juve dopo essersi innamorato delle gesta di Paolo Rossi in biancorosso e in bianconero, raggiunse Bruxelles in aereo assieme allo zio Pietro Zini, al cugino Luca Zini e all’amico di famiglia Paolo Bagni. “Prima di raggiungere lo stadio – ricorda – abbiamo passato una giornata stupenda visitando Bruxelles e incontrando addirittura Bruno Pizzul all’interno di un ristorante. Numerosi i tifosi del Liverpool che giravano ubriachi per la città, ma tutto sommato risultavano simpatici. Eravamo convinti che con il biglietto in nostro possesso saremmo andati in tribuna e invece, quando alle 18 siamo entrati allo stadio, ci siamo ritrovati nel settore Z, quello destinato ai tifosi locali e al tifo non organizzato. Entrati da una porticina posta nel punto superiore del settore, ci siamo diretti subito verso il muro esterno della curva, ma ci siamo rimasti solo 5 minuti ed è stato il primo colpo di fortuna, perché poi in

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giornali, giacche e altri oggetti ricoprivano completamente gli spalti. Vedevo gente a terra sulla pista di atletica e persone che venivano portate via utilizzando transenne come barelle, ma non ci si rendeva conto della gravità dell’accaduto. Quando la Juve segnò, abbiamo esultato…”. I contorni della tragedia divennero più chiari al ritorno in aeroporto, quando Paolo Bagni telefonò alla moglie e colse dalle sue parole la disperazione per le immagini viste in televisione. Tornato ad Arzignano a notte fonda, prima di andare a letto Giovanni Cisco vide con il padre la registrazione della diretta Rai: “A quel punto ho capito tutto, solo allora mi sono realmente reso conto della tragedia che si era consumata sotto i miei occhi”. Giovanni Cisco per 5 anni non fu più in grado di frequentare luoghi affollati. Ancora oggi, quelle poche volte che va allo stadio sceglie un posto in tribuna, ed evita di andare ai concerti. Il giorno del trentesimo anniversario dell’Heysel il figlio di 9 anni gli ha chiesto di raccontare. “Abbiamo guardato insieme i video su YouTube… dopo 5 minuti sono stato male, ho dovuto spegnere il computer…”.


quelli del club

L

o Juventus Club di Montorso Vicentino ne portò all’Heysel 120. Tifosi che raggiunsero Bruxelles in aereo e in pullman e che, in quanto organizzati, furono sistemati nel settore N, ossia nella curva opposta a quella in cui si trovavano i supporters del Liverpool e quindi opposta anche al settore Z. Il presidente del club Maurizio Nori allora aveva 24 anni, il segretario Pierpaolo Cocco 22. “Durante la giornata iniziammo a notare anomalie nella Grand Place di Bruxelles, quando vedemmo numerose vetrate di negozi sfondate e molti inglesi completamente ubriachi – racconta Cocco -. Ricordo un inglese pieno di birra che venne sollevato a testa in giù da due compagni e che, dopo aver vomitato, si mise nuovamente a tracannare. E ricordo sempre gli inglesi che portavano intere casse di birra all’interno dello stadio, mentre la polizia a cavallo controllava soltanto il settore italiano. Ci siamo resi conto che stava accadendo qualcosa di grave quando vedemmo persone riversarsi sul campo da gioco e le ambulanze giungere all’inter-

no dello stadio”. “Dal nostro punto di osservazione – spiega Nori – non avevamo la completa percezione di ciò che stava accadendo, perché eravamo piuttosto distanti.

Il biglietto della finale

Si parlava di scontri, feriti, ma non di tutti quei morti. Al termine della partita ho raggiunto a piedi il settore Z: ho visto a terra grandi chiazze di sangue, come se qualcuno fosse stato sgozzato, e lì ho capito che era accaduto qualcosa di molto più grave di quanto noi pensavamo”.

“Quando sono tornato a Montorso – ricorda Cocco – ho trovato 10 persone che mi aspettavano davanti a casa. Avevano visto le immagini in tv ed erano preoccupati per la nostra sorte, La partecipazione dei Montorsani è stata veramente commovente”. Nonostante quella drammatica esperienza, la passione per il calcio vissuto allo stadio e soprattutto per la Juve non è scemata. “Io ancora oggi, però, non voglio vedere le immagini dell’Heysel – conclude Nori – e non ho più preso in mano le foto scattate quel giorno. Io non ho paura di assistere alle partite, ma qualcuno di noi non è più tornato allo stadio”.

il primo stadio senza barriere

I

n principio fu lo stadio di Montecchio Maggiore. Nella stagione 2005-2006 furono tolte le barriere che separavano gli spalti dal campo. Il Polisportivo “G. Cosaro” divenne quindi il primo stadio senza barriere d’Italia: un calcio alla violenza e un preciso messaggio di responsabilizzazione rivolto ai tifosi. Altri stadi italiani hanno da allora seguito l’esempio montecchiano, che a distanza di 10 anni si è dimostrato vincente. “In tutti questi anni – spiega l’attuale assessore allo sport Gianluca Peripoli – non si sono mai registrati incidenti e non

spessore non sono mancate, perché il Montecchio fra serie D e Coppa Italia ha affrontato squadre di lunga tradizione e con tifoserie calde come il Treviso, il Venezia e il Chioggia. Ritengo che l’assenza delle barriere tra spalti e campo di gioco responsabilizzi i tifosi e aiuti ad isolare e ad escludere dagli stadi i violenti. Ne è la dimostrazione il calcio inglese, che è stato il primo ad adottare il metodo dell’eliminazione delle barriere negli stadi”. c’è mai stato un episodio che abbia portato a rivedere la decisione di togliere le barriere. E bisogna dire che le partite di un certo


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corriere vicentino | intervista

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tornano i neri per caso Di giuseppe signorin Poliedrico gruppo a cappella esploso nelle Nuove Proposte a Sanremo 1995, dopo qualche anno di assenza i Neri per Caso tornano in studio per la registrazione di un nuovo album. 20 anni dopo “Le ragazze”, un bilancio? All’epoca avevamo il timore che la nostra avventura insieme durasse molto meno di 20 anni! Oggi siamo felici e ci riteniamo fortunati perché riusciamo a vivere della nostra passione. Nuovo disco in programma. A quando l’uscita? A settembre. Sarà un album che “celebra” vent’anni di carriera attraverso le cover del nostro repertorio live che non abbiamo mai inciso. Più alcuni inediti, ma non fateci dire troppo… La dimensione live è fondamentale per voi. Il nostro gruppo è molto suggestivo e spettacolare da ascoltare dal vivo, per questo motivo nel

nuovo lavoro abbiamo deciso di prediligere la dimensione live, a partire dal periodo in cui non ci chiamavamo ancora “Neri per Caso”. È un doveroso omaggio che facciamo al nostro pubblico: da tempo i fan ci chiedono di realizzare alcune delle canzoni che cantiamo in concerto. Il vostro è solo un rapporto di lavoro o anche di amicizia? Un rapporto di stima professionale e di amicizia consolidato anche da rapporti di parentela che ci sono tra alcuni componenti. Ma amicizia vera, del tipo che anche un litigio serve per crescere. La canzone vostra a cui siete più affezionati? Ognuno di noi ha il suo brano preferito ma in generale possiamo dire che “Le Ragazze” mette d’accordo tutti… Un pezzo iperpop cantato a cappella… Anche “Sentimento pentimento” però…


21 corriere vicentino | intervista

Componenti attuali della band: Ciro Caravano (Salerno, 15 febbraio 1971), Gonzalo Caravano (Salerno, 16 febbraio 1974), Domenico Pablo “Mimì” Caravano (Madrid, 27 luglio 1969), Mario Crescenzo (Nocera Inferiore, 11 agosto 1969), Massimo de Divitiis (Salerno, 27 maggio 1973), Moris Pradella (1979) Ex componenti: Diego Caravano (Napoli, 26 ottobre 1972).

La cover? Qui i pareri sono discordanti. La cover a cui tiene di più Mimì, per esempio, è “Michelle”, il primo vero pezzo arrangiato da Ciro e Diego. Gonzalo preferisce “Io che amo solo te”. A Mario piacciono le cover che non abbiamo mai fatto e che invece avrebbe sempre voluto fare, tipo “Karma Chameleon”. Gli altri sono indecisi…

te le influenze più rilevanti sono Bobby Mcferrin e i Take 6.

Tante collaborazioni nella vostra carriera: la più significativa? Difficile. Ci siamo cimentati in duetti con i maggiori artisti del panorama italiano... Forse Lucio Dalla e Claudio Baglioni…

Qalcuno ancora forse non sa perché vi chiamate così… Ce lo raccontate? All’epoca eravamo i “Crecason” (fusione dei cognomi Caravano e Crescenzo) ma una sera il nostro primo produttore, Claudio Mattone, ci fece scegliere fra una lista di “nomi d’arte” fra cui c’era perfino “Cugini di Campania”. Insomma, mi sa che abbiamo fatto bene a scegliere “Neri per Caso”…

La più “curiosa”, invece? Sempre Lucio Dalla, con tutti gli aneddoti stravaganti che ci raccontava. E poi Gino Paoli: quando venne per registrare era appena rientrato da una vacanza in barca con lo zaino in spalla come un ragazzino di quindici anni. I vostri riferimenti musicali? Tanti... Siamo ascoltatori onnivori e ognuno di noi ha gusti diversi, ma come gruppo sicuramen-

Cosa portate nella vostra musica della vostra terra? L’ironia e l’autoironia, la voglia di divertirsi e far divertire, l’amore per la gente, il ritmo, i colori, la spontaneità...

Progetti per il futuro? Se il conflitto termonucleare globale non è imminente ci sarebbero due tre cose che ancora vorremmo realizzare... Soprattutto altri dischi e altri concerti.


corriere vicentino | focus

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vicenza biancorossa il libro Di stefano cotrozzi

“L

a mia prima volta allo Stadio Menti è stata nel maggio del 1977, mi pare contro la Sambenedettese. Ci sono andata con mio nonno Vittorio che aveva il posto fisso nella tribuna laterale scoperta, quella che oggi è diventata la tribuna azzurra. Mi ricordo i colori, le bandiere, le grida ma della partita ben poco… L’anno successivo, quello del 77/78, il campionato in cui siamo arrivati secondi, non ne ho perso una. Ancora non lo sapevo ma era nato un amore per i colori bianco rossi.” Ed è magia quando una passione diventa un lavoro. Così è successo a Luisa Nicoli che da 25 anni segue come giornalista il Vicenza. Un compleanno che festeggia con un libro di interviste scritte per il Corriere Vicentino, “Vicenza Biancorossa”, edito da quelli di Berica Editrice. Quando hai iniziato a seguire il Vicenza da giornalista? La mia prima partita è stata nel 1989 per Sport Vicentino del compianto Gianmauro Anni, lo stesso anno in cui è arrivato alla presidenza Pieraldo Dalle Carbonare, l’anno del drammatico spareggio con il Prato per non retrocedere in serie C2. Un giocatore a cui sei rimasta particolarmente affezionata? Uno solo è impossibile! Sono affezionata ai quattro moschettieri, Murgita, Lopez, Di Carlo e Viviani. Ma anche a Gabriele Ambrosetti, per dire, e poi a tantissimi negli anni di Guidolin o in quelli del Vicenza di Reja. Anche se per me il Vicenza di GB Fabbri è stata la squadra che mi ha fatto innamorare del calcio. Allora ci proviamo con un allenatore? È dura… dai non farmi scegliere… Sicuramente Ulivieri e Guidolin. Ulivieri mi chiamava “la su’ figliola”, alla toscana e poi Guidolin con cui abbiamo condiviso anni bellissimi. Ma poi c’era Beppe Iachini, anche se è stato solo un anno e poi sicuramente Reja… smettila di farmi scegliere! Donna nel mondo del calcio... All’inizio è stato un po’ difficile, quando ho cominciato a seguire il calcio eravamo veramente poche. Adesso invece non è più così. Scontavi il fatto di essere donna. Accadeva specialmente nel calcio

dilettantistico, qualche battutina di troppo che mi infastidiva. Però scrivere di calcio era il mio sogno e sono andata dritta per la mia strada. Snocciola la tua formazione ideale di questi 25 anni... È impossibile fare una formazione ideale, sarei in difficoltà. Facciamo l’esempio del portiere, chi scegliere tra Galli, Sterchele, Brivio e Mondini? O un attaccante tra Rossi, Otero, Murgita, Comandini Luiso, sarebbe impossibile. Da Vicenza sono passati giocatori del calibro di Luca Toni e Roberto Baggio, basta dire i nomi… I tre momenti più belli e i tre momenti più brutti? La vittoria in Coppa Italia. 3 a 0, serata specialissima, indimenticabile, emozione unica raccontarla. Ma anche le promozioni con Ulivieri dalla C alla B e quelle con Guidolin e Reja. Poi c’è un momento bello che si è trasformato in brutto come la semifinale di Coppa delle Coppe. L’andata finita 1 a 0 con il gol di Zauli, e il ritorno in cui abbiamo perso 3 a 1, eliminati allo Stamford Bridge. Delusione assoluta, serata tristissima. E poi le retrocessioni. Tra i momenti brutti vissuti però da tifosa c’è anche il campionato 85/86, il magico Vicenza di Giorgi a cui è stata tolta la promozione in A per l’illecito sportivo. Un momento curioso? Quando mi sono slogata una caviglia scendendo i gradini del Menti. A casa mi ci ha riportato Ulivieri che ha guidato la mia macchina e dopo averla parcheggiata è tornato allo stadio a piedi. Un episodio che ti ha colpito di più? La morte di Morosini, una persona speciale. Ho visto le immagini che non dimenticherò mai. Julio Goinzalez; mi ricordo la mattina che sono andata a Padova a raccontare l’incidente per Tva Vicenza, il suo ricovero, sono stato più volte all’ospedale quando gli avevano appena amputato il braccio. È stata una grande sofferenza. Per te è Lanerossi Vicenza o Vicenza? Lanerossi Vicenza, a cui mi sono affezionata da bambina. Va bene Vicenza Calcio ma io rimango affezionata alla mitica “r” sulla maglia.


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Gabriele Ambrosetti

A Vicenza è legato a doppia mandata. Perché è entrato nella storia calcistica biancorossa. E perché è sposato con Monica, vicentina doc. E anche se oggi al Menti lo si vede raramente, per i tifosi resta Lele “Speedy” Ambro. Che con quella maglia numero 23 ha fatto impazzire le difese avversarie. Gabriele Ambrosetti, classe 1973, quest’anno direttore sportivo del Varese, la sua città, ha vestito la maglia del Vicenza in due momenti diversi. E se l’ultimo, 2001/2002, non è stato particolarmente esaltante, con il Vicenza di Guidolin ha vissuto anni da protagonista. Indimenticabile la doppietta contro la Reggiana, novembre 1996, che portò il Vicenza al primo posto in serie A. E poi il gol al Milan ai quarti di Coppa Italia. E ancora in Coppa delle Coppe contro il Legia Varsavia e gli olandesi del Roda. Lui però ricorda con affetto il suo primo gol in maglia biancorossa, a Genova, contro la Sampdoria. “Fu il gol del 2-2. Entrai a partita in corso. Ero arrivato a Vicenza da poco. Andai ad esultare con i ragazzi in panchina, perché da lì venivo e mi avevano aiutato. Anche se allora non c’erano titolari e panchinari. E per un giovane come me era abbastanza anomalo. Ho capito lì l’importanza del gruppo. Oggi Vicenza per me rappresenta però momenti magnifici non tanto dal punto di vista

professionale. Perché col passare degli anni sono cresciuto e quello che mi è rimasto nel cuore e che ho cercato di portare nel mio lavoro è la passione che si respirava e si percepiva”. Una passione che nel 1995/1996 spinse un giovane Ambrosetti a fare una scelta di cuore. “Ero rimasto colpito dal numero di tifosi che ci seguiva durante la settimana e alle amichevoli - racconta - allora ero in comproprietà tra Brescia e Vicenza. Un giorno presi la macchina e andai a Brescia dal presidente Corioni, che devo comunque ringraziare, per dirgli che se non mi avesse lasciato restare a Vicenza, avrei smesso di giocare fino alla scadenza del contratto. Fu un gesto decisamente forte. Lui a distanza di mesi fece delle dichiarazioni pubbliche, spie-

contro la samp il primo gol Con la maglia Biancorossa gando che se Ambrosetti non voleva tornare a Brescia, mi avrebbe lasciato in tribuna per un anno, pagato, a non giocare. Per fortuna non lo fece. Perché ha un cuore grande. Così rimasi a lungo a Vicenza. Ricordo il primo giorno nello spogliatoio. Fabio, Mimmo e Gianni (Viviani, Di Carlo e Lopez, ndr) mi dissero: queste sono le regole, tu rispettale e non avrai problemi, consegnandomi un bigliettino in cui le avevano scritte. Le ho sempre portate con me”. La seconda volta che Ambrosetti scelse di tornare al Vicenza, fu per il rapporto indele-

bile di amicizia e di affetto che lo lega a Fabio Viviani, chiamato allora sulla panchina del Vicenza insieme ad Adelio Moro. Ma in carriera, oltre a Varese in cui è cresciuto, Brescia e Vicenza, ha vissuto anche un’esperienza importante, con la maglia del Chelsea. “A Londra ho capito il significato di campione, di vero professionista, che cura i particolari anche quando non ce n’è bisogno. Il ricordo più bello della carriera? Quando esordii con la maglia del Varese. Avevo 16 anni. Giocammo contro il Fano allenato da Guidolin. Poi il destino ha voluto farci incontrare di nuovo”. Quest’anno Gabriele Ambrosetti ha vissuto la stagione difficile del Varese, prima esonerato e poi richiamato nel ruolo di direttore sportivo. “Nel periodo dopo l’esonero mi sono aggiornato professionalmente. Vedevo 6-7 partite nel weekend e in media 15 a settimana. In giro per l’Italia. Devo dire che da direttore sportivo della mia città il ruolo si vive in un altro modo. Ma è molto cambiato rispetto a qualche anno fa. Io comunque mi tengo sempre aggiornato. In questi mesi ho seguito campionati, coppe, nazionale, giovanili. E sono stato spesso all’estero, Inghilterra, Germania, Spagna, per ampliare le conoscenze. Oggi un direttore sportivo non deve limitarsi a seguire i giocatori, ma deve sapere tutto, anche gli aspetti amministrativi e di bilancio. Il Vicenza? Ha un bravo allenatore e giocatori che stanno facendo bene. Voglio bene a tutte le mie ex squadre. Ma a Vicenza si percepisce qualcosa di particolare. Un valore da trasmettere a chi veste la maglia biancorossa”.

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vicenza biancorossa di Luisa Nicoli


Arzignano

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Quando l’emergenza eravamo noi come arzignano ha affrontato in passato un’emergenza immigrazione che presenta alcuni punti in comune con la situazione attuale Di giuseppe signorin

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ante posizioni diverse ma un’emergenza comune: l’immigrazione. Anche se la situazione non era la stessa, Arzignano negli anni 90 ha dovuto far fronte a problemi simili durante l’Amministrazione Savegnago e poi Signorin, “la prima in Italia ad avere un assessore all’immigrazione e una comunicazione ambientale in tre lingue, francese inglese e serbo-croato - ci spiega Stefano De Marzi, in quel periodo consigliere comunale e poi assessore. Allora arrivavano flussi di vario genere e per motivi diversi dagli odierni: gli africani non arrivavano per le guerre, avevano altre storie alle spalle. Dal punto di vista sociale non c’erano esperienze precedenti da prendere a modello, l’impatto con culture e abitudini diverse è stato molto forte e ha rappresentato un momento di conoscenza per tutti. Questi aspetti, dopo 20 anni, sono cambiati.“ LA SITUAZIONE “Arzignano nei primi anni 90 era in piena espansione - ci racconta l’allora assessore Paolo Cassan, uno dei protagonisti di quella stagione politica e sociale. La concia era un settore in rapida evoluzione e c’era bisogno di manodopera perché quella locale era insufficiente e cercava impieghi più qualificati. Sono arrivati molti stranieri, ma se il mondo del lavoro era pronto per quei numeri, non lo era il nostro tessuto sociale, sia per l’accoglienza, sia per l’istruzione scolastica e l’inserimento abitativo.” SOLUZIONI: IL CENTRO “Così nacque il centro accoglienza di via Solferino - continua Cassan - una risposta forse non perfetta ma certamente un primo laboratorio di pronta soluzione. La gestione avveniva in convenzione tra il Comune e il “Gruppo Accoglienza” di Arzignano,

collegato alla parrocchia di Ognissanti che fece un po’ da capofila e collegamento tra le le parrocchie arzignanesi dando un apporto fondamentale, con l’impiego di personale obiettore destinato dal Comune. La struttura finiva per essere una soluzione tampone tra l’arrivo da noi e la risposta all’esigenza abitativa. Il problema all’epoca non era il lavoro, ma la casa. Il centro, per i dieci anni abbondanti in cui ha funzionato, ha visto passare centinaia di persone che spesso oggi incontro, ormai pienamente inserite nella nostra comunità.”

quello che ancora oggi serve per affrontare il problema: grande umanità, perché di fronte abbiamo, nella quasi totalità dei casi, solo persone più sfortunate di noi; serena fermezza, perché ogni focolaio di illegalità di cui ci occupiamo ci fa dimenticare proprio quell’umanità che ci deve guidare sempre. Agitare gli animi non serve a nulla. Solo coniugando queste due linee d’azione potremo rispondere a chi parla alla pancia, trasformando gli sfortunati del mondo in invasori. Non lo sono. Sono solo alla ricerca di quello che noi abbiamo e loro no.

ACCOGLIENZA E SICUREZZA “Non abbiamo avuto paura di coniugare queste politiche di accoglienza con quelle della sicurezza: siamo stati l’unica amministrazione in quegli anni a non temere di affrontare uno sgombero di massa di una realtà di totale illegalità presente nell’area ex Vergolani. La mattina in cui è iniziata l’operazione, con mezza città in stato d’assedio per la presenza delle forze di polizia, rimane, ne sono convinto, uno dei più importanti momenti nella storia recente di Arzignano. Queste esperienze fanno capire

I NUMERI Dalle prime centinaia di cittadini dell’ex Jugoslavia fino a oltre 4000 unità a metà anni 2000 con una percentuale che supera in generale il 17% e in certe fasce dell’età scolare addirittura il 25% con più di 60 nazionalità diverse coinvolte. Ma il dato più significativo è la crescita annuale almeno pari o superiore al 10%. Se nel 1999 eravamo a 1700 presenze con una percentuale dell’8,5%, nel 2002 eravamo già a più mille (2700) e all’11,5% e nel 2005 addirittura a 4100 e al 16,5%.


Arzignano

Un nuovo Castello

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Di Giuseppe signorin

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lavori di riqualificazione di Piazzale della Vittoria, a Castello, sono praticamente terminati, si sta solo attendendo che vengano ultimate alcune finiture e i materiali maturino per portare a termine il progetto. Progetto che però prevede ulteriori step che cambieranno lo scenario paesaggistico dell’intera zona grazie all’attivazione di via della Serenissima, attualmente sterrata. “L’idea è di creare un anello viabilistico intorno al castello per evitare che lo stesso sia continuamente attraversato dal traffico, principale causa del degrado - ci spiega il Sindaco Giorgio Gentilin. Negli anni scorsi abbiamo investito fondi per il recupero della Porta Cisalpina, quest’anno per un primo stralcio di rifacimento della piazza. Nei prossimi anni intendiamo proseguire, intervenendo su altre porzioni di mura. Chiaramente le necessità di tutela e di valorizzazione del borgo mal si conciliano con un continuo passaggio di macchine. Ecco perché abbiamo deciso di progettare questa nuova strada, per permettere ai veicoli di girare attorno al castello. Immaginiamo un Piazzale della Vittoria dove la gente può passeggiare e ammirare il panorama, maga-

QUARTIERE MANTOVANO Non sono ancora finite le sperimentazioni nel quartiere Mantovano, dove sono state apportate delle modifiche suggerite da alcuni cittadini residenti nella zona. È stato prolungato il senso unico a salire lungo via Rio Torto fino all’intersezione con via Puccini (si fermava all’altezza dell’intersezione con via Mantovana) ed è stato istituito un senso unico a scendere lungo via Bellini a

ri seduta al tavolo di un bar o di un ristorante, senza doversi preoccupare dei veicoli che passano.” L’obiettivo non è però privo di ostacoli. “In direzione di via Calavena Alta abbiamo riscontrato la presenza di un movimento franoso che deve essere consolidato” - evidenzia l’assessore ai Lavori Pubblici Angelo Frigo. Per risolvere il problema abbiamo sviluppato un progetto che prevede la creazione di una strada a una corsia di marcia

partire dall’incrocio con via Puccini (la via era a doppio senso). “È l’ultima fase della sperimentazione spiega l’assessore Frigo. Ci siamo dati qualche mese per verificare gli effetti delle modifiche proposte, passati i quali trarremo le conclusioni. L’intenzione è di chiudere il ciclo della sperimentazione entro l’autunno, in modo da poter passare alla progettazione delle opere.”

Il progetto Il progetto preliminare propone la realizzazione di una strada a una corsia di marcia della larghezza di 2,75 mt più due banchine laterali di 0,5 mt ciascuna, affiancata sul lato che guarda la città da un marciapiede di 1,50 mt. La lunghezza complessiva del percorso è di 410 mt e il costo preventivato per la realizzazione dell’opera, il consolidamento del movimento e la posa dell’illuminazione è di circa 670.000,00 euro. affiancata da un marciapiede che congiunge via Cisalpina a via Calavena Alta, consentendo ai veicoli che salgono dal centro di Arzignano di transitare senza passare per lo stretto arco di Porta Cisalpina. Sulla base di questo progetto andremo a sviluppare il definitivo e ad acquisire i necessari nulla osta, tra i quali quello della Soprintendenza e quindi valuteremo i possibili canali di finanziamento per portare a compimento l’intervento quanto prima. Si tratta di un luogo fragile, che richiede continue attenzioni: chiederemo anche alla Regione di aiutarci a sostenere l’impegno”.

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Il periodo di grandi cambiamenti per la viabilità di Arzignano continua, in particolare nella zona di Castello


Arzignano

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cRONACA

SPORT

UN BUCO vicino al ponte di san zeno

È

sembrato forse strano per i passanti eppure è successo. Vicino al ponte di San Zeno, in corrispondenza dell’incrocio con via dello Sport, lungo la strada si è presentato un buco poco rassicurante. Alle 18 di venerdì 5 giugno la soletta ha infatti subito un cedimento parziale che ha dato il via a una serie di accertamenti. La struttura portante del

ponte non corre alcun rischio e i problemi sono circoscritti alla soletta, che si sarebbe deteriorata in alcuni punti sul lato a valle. Nella zona danneggiata, comunque, è stato vietato il traffico in seguito al problema e in attesa di ulteriori accertamenti che definissero meglio le modalità dell’intervento di riparazione.

Campionessa del mondo

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i chiama Deborah Venturini, ha 14 anni e abita ad Arzignano. Segni particolari? È campionessa mondiale ed europea under 15 di freccette. Da due anni gioca nella squadra CSI DART che si allena al bar Viceversa e fra il 10 e il 12 giugno, a Parenzo, in Croazia, ha ottenuto i due prestigiosi titoli. A giocare le ha insegnato il fratello Federico ma a quanto pare ora è lei che può dare lezioni…

sociale

strarzignano per le scuole e moby dick

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isultati tangibili per la StrArzignano dello scorso 19 aprile. Un evento che ha fatto bene alla

salute ma anche al sociale: il ricavato della gara è stato infatti ripartito tra scuola e beneficenza. 5.000 euro sono stati destinati alle scuole, altri 1.500 sono stati devoluti alla Cooperativa Sociale Moby Dick, che da anni si occupa del sostegno ai ragazzi diversamente abili.

fotonotizia

Nuove giostrine

scuola

quattro studenti premiati a padova

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uattro studenti dell’Istituto G. Galilei sono stati premiati lo scorso 3 giugno a Padova durante la ventesima edizione del Concorso Europeo promosso dal Movimento per la Vita Nazione, che quest’anno si è misurato sul tema “Essere figli: una sfida, un’avventura”. Il miglior elaborato è stato di Valentina Volpiana, che ha vinto il viaggio a Maratea di una settimana, dove parteciperà al seminario Quarenghi, il “Life Happening” estivo

dei giovani del Movimento per la Vita. Gli altri alunni segnalati sono stati Nicolò Biolo, Vittoria Crestani e Diletta Pasquale.

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e immagini della benedizione delle nuove giostrine per i bambini donate dalla famiglia Mastrotto all’Istituto S. Giuseppe.


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Imprenditori nel fumetto di matteo moschini

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ue imprenditori di Arzignano, Giampietro Baldisserotto e Giordano Molon, hanno pensato bene di diventare i protagonisti di un fumetto, “Mr. Convy e il nastro trasportatore nel tempo”. Motivo? Festeggiare e raccontare i primi 30 anni della loro azienda, la MB Conveyors, che ha sede a Brogliano e progetta e realizza nastri trasportatori per il settore delle materie plastiche dal 1985. Prodotto da Hassel Comunicazione e disegnato dal vignettista Ivan Bigarella, il fumetto racconta la storia dell’azienda attraverso le avventure di Mr. Convy, mascotte che finisce in un vortice di avventure avanti e indietro nel tempo grazie a un nastro trasportatore speciale costruito per l’occasione. La cornice narrativa è infatti di stampo fan-

tascientifico e i fatti salienti di questi primi 30 anni di azienda emergono da una trama che mescola realtà e finzione. “Il fumetto riflette l’approccio che ho sempre avuto con la vita e il mondo del lavoro - racconta Giampietro Baldisserotto. Quando abbiamo iniziato il nostro percorso, da subito mi sono reso conto che, nel nostro ambiente, alcune persone si prendevano un po’ troppo sul serio e allora ecco il desiderio di ricordare la nostra storia senza il classico ‘tomo’ autoreferenziale che tutti accettano con piacere, ma che pochissimi leggono. Credo che attraverso un fumetto si riesca a mandare un messaggio efficace: senza paroloni, ma spero con qualche sorriso in più.”

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Studenti narratori

Di Giuseppe signorin

anche quest’anno sono stati premiati i ragazzi che hanno saputo raccontare in maniera più creativa la propria città

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migliori 15 racconti sono finiti in una pubblicazione realizzata da Berica Editrice. I primi tre sono stati premiati martedì 9 giugno nell’Aula Magna dell’Istituto “Galilei” con dei lettori Kindle e un buono acquisto libri. Tantissimi i ragazzi presenti, sia del “Galilei” che del “Da Vinci”, per la seconda edizione del concorso letterario “Nella mia città”, rivolto agli studenti delle superiori e promosso dall’Associazione Il Grifo e il Leone insieme all’Amministrazione. Tema

libero e la possibilità di usufruire delle immagini dell’archivio digitale “Una storia in comune” presente online. I tre racconti premiati: in terza posizione Chiara Dani con “Qualcuno mai dimenticato”; in seconda Elena Tonin con “Fuggire da un sogno”; in prima Azzurra Sandrini con “Ricordi

d’oratorio”. “L’niziativa risponde all’esigenza di dare una voce ai giovani - il commento dell’assessore Mattia Pieropan. Un modo per dare forma e vita a quella città immaginaria fatta di sogni, desideri e speranze delle nuove generazioni”. Qui sotto pubblichiamo un estratto del racconto vincitore.

Da “Ricordi d’oratorio” di Azzurra Sandrini

“D

ai Gildo, CORRI! Fai goal!” urlava da lontano il portiere Marco; ora morto poveretto, spento da una vita sofferta in solitudine; forse la sua sofferenza era già segnata dal destino, perché fin da piccolo trascorreva i pomeriggi tra due pietre che fungevano da pali, rosso in faccia, con gli occhiali neri mentre si affaticava a raccogliere infiniti palloni, piegandosi con la schiena a pezzi, in una smorfia di dolore. Non c’era via di scampo, la regola era che se a dodici anni pesavi più di settanta chili e non superavi un metro e mezzo di altezza, eri automaticamente un portiere e portavi negli occhi l’immensa tristezza di ogni palla non parata e la colpa di ogni goal. “Te la passo Gildo!” urlava agguerrito don Battaglia. Eh sì, proprio lui: teneva la tunica alzata con le sue mani bianche e lucide, ed era uno dei giocatori più convinti; calciava la palla con tanta forza che pareva calciasse il sedere di qualche anima in penitenza! Forse scaricava tutte le colpe che i grandi avevano

confessato. Mitico. Quando giocava non voleva mai perdere, e constatato che i palloni erano suoi, per gentile concessione di qualche squadra provinciale, il Monsignor poteva scegliere la squadra che voleva, prendendosi i giocatori più forti; solo che eravamo talmente in tanti da scombinare ogni sistema organiz-

zato. Si giocava tutti ma la gran parte in attacco così che c’erano quattro centrocampisti, quattro terzini e quattro difensori e naturalmente una ventina di attaccanti per squadra, perché l’unico scopo della giornata era fare goal. Quanti Requiem recitati in latino se disgra-

ziatamente imprecavi per un fallo, allora il don fermava tutto, prendeva la palla e se la infilava sotto la nera tunica e noi immobili e con il fiato sospeso ad aspettare la meritata punizione. “Chi è stato?” ammoniva don Battaglia. Poi continuava: “Subito a confessarti o non si GIUOCA”. Allora il colpevole di turno, testa bassa e muso lungo, si dirigeva verso il confessionale, trascinando le scarpe, spesso più grandi del numero reale perché passate dai fratelli, e ancora fratelli. E se non le perdevi perché erano più grandi, le perdevi per la magrezza dei corpi, non c’erano merendine e il cibo era scarso, una fetta di polenta girata nell’unto. Non c’erano scarpe, figuriamoci gli scarpini da calcio. Non li aveva nessuno. “Ei Gildo! Sai a quanto siamo?” voce improvvisa nella mischia. “Non lo so!” “Siamo 53 a 9” E puntualmente arrivava una voce da sotto che diceva: “Tosi! Chi segna questo, el vinse tutto!”.


Arzignano

Talento a prova di Yale

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volte li chiamano “cervelli in fuga”, ma possiamo pensarli come “eccellenze” del Made in Italy che abbiamo esportato, il capitale umano su cui puntare per mostrarci sulla scena internazionale. È quello che viene da credere parlando di (e con) Michela Povoleri, classe 1985, prima arzignanese a poter vantare un master alla Yale School of Art. Michela, in cosa consiste il tuo titolo? Mi sono laureata presso la Yale School of Art, a New Haven, Connecticut, e adesso mi definisco “graphic designer”, progettista grafico. Prima avevo studiato in Italia, a Pesaro e a Urbino, dove ho scoperto la mia passione per l’editoria. Dopo gli studi ho insegnato allo IUAV di San Marino, e ho viaggiato in Olanda e in Norvegia. Dopo tre anni sono andata a New York, non per studio o lavoro, ma per vivere la città. Lì ho reincontrato un amico che aveva appe-

na iniziato un master a Yale e ne era entusiasta. E in quel momento ho preso in considerazione l’idea di tornare a studiare. Le selezioni? Pare siano durissime. Ho dovuto lavorare a ritmi serrati. La procedura era molto complessa, servivano curriculum, portfolio, lettere di referenze. Sono riuscita a raccogliere tutto il materiale e a spedirlo solo all’ultimo momento, alla mezzanotte di Capodanno. Ad Aprile ho saputo di essere stata selezionata, con una borsa di studio. Arrivata lì è stato come te l’aspettavi? Il primo anno è stato molto difficile, l’inglese accademico era una prova costante, e la struttura del corso prevedeva continue presentazioni e discussioni dei propri progetti, una cosa a cui non ero abituata. Com’è questa scuola americana? È molto diversa da quella italiana. Mi ha insegnato a presentare il mio lavoro, valorizzandolo e scoprendone le unicità. In più lì è possibile scegliere e frequentare

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Di matteo moschini

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corsi nell’intero ateneo, così da mantenere i contatti con altri settori disciplinari e aumentare le proprie conoscenze. L’esperienza italiana ti è servita? L’esperienza italiana e quella di Yale sono state complementari. La prima mi ha dato le basi, nella seconda ho trovato spazio per ampliare certe restrizioni e sperimentare. Progetti per il futuro? Ho intenzione di cercare lavoro a New York. Credo sia il luogo giusto per iniziare a mettere radici. Mia madre, poi, è riuscita a venire a trovarmi, e ora sono più ottimista, sapendo che la famiglia e gli amici del paese mi sostengono anche da lontano.


Arzignano

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Patchwork, musica fuori confine Di giuseppe signorin

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ato da un’idea di Paolo Sgevano di Frame Evolution - World Music Management e organizzato dal Comune con al collaborazione del Corriere Vicentino, il festival “PATCHWORK. Culture e tessuti musicali dal mondo” torna anche quest’anno ad animare l’estate arzignanese. L’edizione 2015, “Protagonisti musicali fuori confine”, si propone di raccontare quei musicisti che si sono dovuti mettere in viaggio attraverso il mondo per poter vivere delle propria passione. “Sono tanti gli artisti oggi che per emergere devono uscire dall’Italia - ci racconta Sgevano. Un po’ quello che accade per i laureati. Questo fenomeno produce degli effetti interessanti, per esempio che si vengono a

creare dei gruppi che condensano culture musicali diverse.” Non solo musica: la novità di quest’anno sono infatti le storie. “Esattamente. Prima di ogni concerto ci sarà uno spazio curato dal Corriere Vicentino in cui verranno interivistati gli artisti, che avranno così la possibilità di raccontare le loro vicende personali e il loro percorso di musicisti.”

Una musica terapeutica

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opo “Upward”, disco datato 2011, torna la musica di Maurizio Mecenero. Chitarrista e compositore, questa volta Mecenero si presenta in quintetto con una band di professionisti made in Veneto e un titolo che è tutto un programma: “Secrets Of Light”. “È un concept album strumentale - ci spiega Mecenero. I temi conduttori sono il sole e la luna, due tipi di luce diversi attraverso cui vedere la vita. E allora ci sono pezzi più ‘solari’ e pezzi più ‘lunari’, notturni, introspettivi. Anche se nel complesso il disco è più positivo che negativo, per le emozioni che trasmette.” Musica ma anche immagine, non solo per il titolo. “Già, il progetto grafico continua l’idea musicale presente nel disco. Il fotografo Alberto Saltini ha realizzato un’immagine per ogni canzone, interpretandola visivamen-

te. Non essendoci la voce, è come se avessi voluto dare più spessore all’intero progetto inserendo altri elementi, a complemento del suono.” Ti sei circondato di grandi musicisti. Tutta gente navigata che ha collaborato con grandi nomi della musica nostrana

IL PROGRAMMA Venerdi 26 giugno ore 21,00 Full Attack Band (Argentina/UK/Italia) Venerdi 10 luglio ore 21,00 Full Set (Irlanda) Venerdi 17 luglio ore 21,00 Namvula (Zambia) I concerti si terranno nel parco di Villa Brusarosco o In caso di maltempo nella chiesetta di San Bartolomeo o in Biblioteca Civica G. bedeschi.

come Valerio Galla che ha suonato fra gli altri con Jovanotti e Francesco Signorini, con Mietta. Poi ci sono Ricky Quagliato, Andrea Bevilacqua e special guest Marco Pandolfi, armonicista e cantante attualmente presente con un video su MTV. Come definiresti la tua musica? Forse non è la parola più adatta ma direi ‘terapeutica’. Scriverla mi fa bene e penso che trasmetta sensazioni positive in chi l’ascolta.


Arzignano

Un fulmine verso i mondiali

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i divide tra San Pietro Mussolino, dov’è nato, Arzignano, dove si allena con la Valchiampo, e Vicenza, dove un giorno a settimana si aggrega al gruppo dell’Atletica Vicentina Despar. Michele Rancan, classe 1998, è reduce da un 48,03 nei 400 metri registrato il 6 giugno a Rovigo, secondo tempo in Italia quest’anno per la categoria (a soli 5 centesimi dal primo), e un 21,62 durante la seconda giornata dei campionati di società organizzata al campo Perraro di Vicenza a maggio. Per non farsi mancare niente, ha ottenuto fra queste due gare anche un 10,91 nei 100 metri in provincia di Verona. Ti aspettavi questi risultati? I 200 sono stati il primo bel risultato e non me lo sarei aspettato… Per i 100 e i 400 speravo in un buon tempo ma non così

buono sinceramente… Hai sempre avuto la passione per la corsa? In realtà sono sempre stato un patito del

Il Grifone al Master di Matteo moschini

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ittoria nazionale nella sezione nord est e campionati Master, la massima serie. Un anno da non dimenticare per gli scacchisti del “Grifone”. “Il Master è il torneo più importante a livello nazionale - ci spiega Piero Molon, che da anni segue le pubbliche relazioni dell’associazione dilettantistica arzignanese - e per noi è già un successo partecipare. Prima di quest’edizione l’impresa ci era riuscita solo nel 2005. Quest’anno ci bastava mantenere la massima serie e ce l’abbiamo fatta.” Non avete avuto un cammino facile. Abbiamo affrontato cinque delle sei squadre migliori. Quindi non abbiamo avuto nessun incontro “facile”. Dopo la terza partita eravamo da soli in seconda posizione, un successo che non potevamo prevedere. Chi sono i giocatori della squadra?

Il capitano è mio fratello, Andrea Molon, che ha riunito per il Grifone tanti grandi scacchisti, tra cui la nostra “punta di diamante” Mišo Cebalo, campione mondiale over 60. Gli altri sono Christian Cacco, Valerio Luciani, Alberto Fabris, Sergio Simoli e Stefano Navarro.

Arzignano ha una grande tradizione per quanto riguarda gli scacchi. Qui si è cominciato a giocare già negli anni

calcio, anche se mia mamma non mi ha mai permesso di praticarlo per paura che mi facessi male… Ho iniziato seriamente a dedicarmi all’atletica solo da due tre anni. Quanti allenamenti a settimana? Cinque o sei... Cinque quando ci sono le gare alla domenica. Atleta preferito? In Italia Galvan. Straniero? Yohan Blake. Sogni per il futuro? Partecipare a una Olimpiade (magari!)… e quest’anno andare ai Mondiali a Calì, in Colombia. Ci sono possibilità per i Mondiali? Nei 400 per la staffetta mista direi di sì, mentre nei 200 dipende da come vanno gli altri italiani… Comunque le possibilita ci sono, basta volerlo… Speriamo!

Settanta, quando abbiamo organizzato il primo Torneo della Valle del Chiampo. Da allora è stato un crescendo: campionato regionale, affiliazione al CONI e alla FSI, fino a riuscire a inserirci nel circolo dei tornei nazionali. L’importante è vincere o partecipare? Al di là dei risultati lo scopo principale del nostro circolo è quello di divulgare la passione per gli scacchi. Non a caso andate anche nelle scuole. Teniamo aperto il circolo anche il sabato pomeriggio per i più giovani. Nelle scuole cerchiamo di trasmettere la passione per la storia degli scacchi, una storia interessante che dal medioevo a oggi ci parla di re, regine, torri e cavalli. Sotto questa luce per i bambini è più facile trovare gli stimoli per mettersi d’impegno e imparare a giocare.

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di giuseppe signorin

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CITTÀ DI

MONTECCHIO MAGGIORE


montecchio

approvati il progetto esecutivo e il bando di gara che sbloccano il primo step dell’opera da 40 milioni di euro e 227 posti letto di Mario piotto

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uuovo passo avanti per la realizzazione del nuovo ospedale unico di Montecchio Maggiore e Arzignano. È stato infatti approvato il progetto esecutivo ed è stata indetta la gara d’appalto per la realizzazione della struttura, che si svilupperà su un’area di 34.500 mq attraverso il parziale recupero degli edifici esistenti e nuove costruzioni nell’area attualmente occupata dall’ospedale di Montecchio. Il nuovo ospedale, per la cui costruzione è prevista una spesa di 40 milioni di euro, offrirà 277 posti letto e avrà una struttura a doppia forma circolare e una piastra tecnologica centrale a “forma di abbraccio” dove i reparti, ambulatori e sale operatorie saranno disposti su 8 livelli. Un ospedale “verde”, con bassi costi energetici e che sarà efficiente, innovativo ed essenziale. Nessun stravolgimento per i collegamenti e per le strutture esistenti che verranno potenziate. E l’Ulss 5 ha calcolato che, riunificando i due tronconi di Montecchio e Arzignano, si otterrà un risparmio di 2 milioni di euro all’anno. Dell’attuale ospedale castellano saranno demoliti il corpo est, il distretto, i locali tecnici, la centrale tecnologica e i locali guardaroba/cucina. Saranno invece ristrut-

La conferenza stampa di presentazione

Il rendering della sala d’ingresso del nuovo ospedale turate le ali ovest, est, nord, l’ex ufficio invalidi e le celle mortuarie. Un’importante ruolo sarà ricoperto dal Comune di Montecchio Maggiore, che si è impegnato a potenziare con propri mezzi il parcheggio per il pubblico. La forma del nuovo ospedale è studiata per valorizzare al meglio l’organizzazione sanitaria: nell’anello saranno presenti degenze e ambulatori in relazione all’uniformità dell’intensità di cure, mentre nella piastra centrale saranno presenti tutte le specialità per l’emergenza ed urgenza, come un piccolo Trauma Center a struttura verticale. Il piano attuale dell’ingresso comprenderà in particolare un Pronto Soccorso adeguato alle direttive regionali, la radiologia e il punto prelievi, ma anche la psichiatria, l’area gessi e i poliambulatori. Al primo piano delle ali ovest e nord (già esistenti) troveranno posto le sale chirurgiche di day surgery, l’oculistica e la gastroscopia, mentre nel nuovo volume saranno collocati la dialisi, il centro donna breast

unit e la week surgery Al secondo livello nella piastra centrale ci saranno il gruppo operativo e le degenze chirurgiche e, negli edifici esistenti, l’oncologia e la direzione medica. Al quarto piano del nuovo volume troveranno posto la rianimazione, la terapia semintensiva e le degenze di medicina, mentre al quinto saranno collocati la pediatria, il gruppo parto, l’ostetricia e la ginecologia. Anche le Associazioni dei malati troveranno una loro sede specifica nel nuovo ospedale. Il primo stralcio dei lavori, la cui conclusione è prevista in tre anni dalla posa della prima pietra, consentirà la realizzazione della struttura ospedaliera per emergenzeurgenze con le adeguate degenze chirurgiche e mediche, della parte per acuti e delle degenze di oculistica e ortopedia presenti nell’ala est dell’attuale Ospedale di Montecchio Maggiore che verrà poi demolita Nel secondo stralcio, da finanziare, saranno realizzati i poliambulatori chirurgici e saranno completati le degenze e il reparto materno-infantile.

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Ospedale, via libera al primo stralcio

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montecchio

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Sincro al top Di francesco gualtieri

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e sirenette di Montecchio Maggiore sul podio nazionale. Grandissima prestazione per le giovani atlete del nuoto sincronizzato della squadra Sport Management, che da circa 6 anni si allenano nella piscina comunale. Le ragazze allenate da Monica Pozza hanno ottenuto due bronzi nella manifestazione nazionale svoltasi dal 30 maggio al 2 giugno a Civitavecchia, alla quale erano presenti ben 70 società provenienti da tutta Italia con un numero complessivo di 1.013 atlete. Nella prima gara le 8 atlete castellane hanno subito fatto parlare di sé, conquistando un posto nella finale di squadra alla quale, tra i 62 team in competizione, potevano

partecipare solo coloro che ricevevano i primi 8 punteggi più alti. Le montecchiane hanno impressionato i giudici, ottenendo appunto il terzo punteggio in Italia. Il giorno seguente si è svolta la gara dei singoli, alla quale ha partecipato Alessia Depalma, classe 2002. Un buon quarto posto per la giovane atleta che si è dimostrata un’ottima rivale per le sue avversarie di classe 2001 e 2000. Ma le soddisfazioni non sono finite qui. Ultimo esercizio di gara per il gruppo di Montecchio è stato il libero combinato, un particolare balletto che è molto più elaborato rispetto alla gara di squadra. In questa categoria erano iscritti 34 balletti e le

Un’estate ricchissima

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n’Estate d’Eventi, una proposta che così ricca non era mai stata. Da giugno a settembre la città di Montecchio Maggiore si popola di appuntamenti di grandissimo spessore, che spaziano dal teatro alla musica, dall’opera al cinema. Un fe-

stival diffuso promosso e organizzato dalla Città di Montecchio Maggiore in collaborazione con il Circuito Regionale Teatrale Arteven – Regione del Veneto e con il supporto di altri partner culturali: l’Orchestra dell’Accademia del Concerto, Theama Teatro, il Gruppo Cinema della Parrocchia di San Pietro, Opera Estate Festival di Bassano del Grappa. “Una grande squadra per un’estate di grandi eventi - commenta il sindaco Milena Cecchetto -. La proposta di quest’anno è veramente eccezionale e segna un salto di qualità. Eventi per tutti i gusti, proposti nei luoghi più suggestivi della nostra città. Un ringraziamento va ad Arteven per la sua qualificata partnership e a tutte le altre

montecchiane si sono riconfermate la terza squadra più forte nella loro categoria. E per Anna Chiara Salbego (2000), Veronica Maule (2000), Beatrice Rezzaro (2000), Vittoria Concato (2000), Valentina Ghiotto (2001), Alessia Depalma (2002), Sofia Salgarolo (2002) e Elena Scattin (2004) anche la soddisfazione di ottenere un riconoscimento sul palco del 2° Galà dello Sport, organizzato dall’Amministrazione comunale di Montecchio Maggiore al Castello di Romeo.

realtà culturali che collaborano. Sarà un’estate indimenticabile”. Un progetto, dunque, che riporta a Montecchio dopo molti anni la musica poprock di altissimo livello (Paolo Benvegnù e Brunori Sas), che valorizza i castelli di Giulietta e Romeo come scenario naturale per accogliere il teatro di Shakespeare, che arricchisce e rende organico il cartellone classico-operistico, che riporta infine Villa Cordellina Lombardi al suo ruolo di spazio culturale vissuto dai cittadini di Montecchio Maggiore. Estate d’Eventi 2015 offre un ricco calendario di circa sessanta eventi, che illumineranno anche le piazze, la biblioteca e i parchi cittadini. Spazio anche alle iniziative realizzate da alcune associazioni culturali nell’ambito del nuovo progetto dell’Assessorato alla Cultura “Palcolibero in Città 2015”, nato per stimolare la creatività dell’associazionismo locale. E allora, per scoprire tutti gli eventi estivi di Montecchio Maggiore, non resta che consultare il sito del Comune o la pagina facebook montecchiomaggiore eventi. f.g.


montecchio cRONACA

solidarietÀ

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re connazionali trasportati all’interno di un furgone adibito soltanto al trasporto di cose. U.S.O., nigeriano domiciliato a Padova, ha collezionato sanzioni per quasi mille euro: non solo per il trasporto irregolare, ma anche per guida senza patente e mancanza di copertura assicurativa. Il controllo, da parte degli operatori della Polizia Locale dei Castelli, è avvenuto in via Battaglia a Montecchio Maggiore. Gli

agenti, dopo aver scoperto che nel cassone del furgone viaggiavano i tre nigeriani, risultati regolari, hanno sequestrato il mezzo e in collaborazione con la Compagnia Carabinieri di Valdagno hanno sottoposto il conducente ai rilievi fotodattiloscopici, dai quali è emerso che il soggetto era privo del permesso di soggiorno. Per tale motivo sono state avviate le procedure per l’espulsione.

cultura

4° premio di studio luca andreasi

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l progetto di riutilizzo di un ex teatro vince il 4° Premio di Studio Luca Andreasi per Tesi di Laurea in Architettura e Tutela del Paesaggio. L’autore è uno studente

di Altissimo che frequenta l’Università di Trento, Federico Bertolo. Ben 14 tesi partecipanti, sostenute negli atenei di Venezia (IUAV), Ferrara, Padova, Trento, Roma, Milano, Napoli e Udine. La cerimonia di premiazione dei vincitori è avvenuta in una gremita Sala Civica Corte delle Filande, alla presenza della signora Attilia Nalin Andreasi, madre di Luca, del Presidente del Consiglio Comunale Claudio Meggiolaro e di Giuseppe Pilla, Past President Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Vicenza, Manuela Pelloso, Tesoriere dell’Ordine degli Architetti di Vicenza, ed Elisabetta Mioni, Tesoriere di Architetti Senza Frontiere Veneto Onlus.

56 quintali di generosità

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ncora una prova di grande generosità (la quarta in poco più di due anni) da parte dei cittadini di Montecchio Maggiore. Nel corso della raccolta alimentare “Aiutiamo – Ci” del 23 maggio, promossa dall’Amministrazione comunale, hanno donato 56 quintali di alimenti che sono stati poi distribuiti alle famiglie montecchiane che vivono in una situazione di disagio economico. Salgono così ad oltre 200 i quintali di alimenti raccolti nelle quattro edizioni fin qui promosse dall’Assessorato al Sociale: Natale 2013, Pasqua 2014, Natale 2014 e ora primavera 2015.

sport

2° galÀ dello sport

I

l 10 giugno il Castello di Romeo è stato teatro del 2° Galà dello Sport, condotto dalla giornalista Elisa Santucci. Madrina d’eccezione e testimonial di Montecchio Maggiore Città dello Sport 2015 la campionessa montecchiana di basket Jasmine Keys. Tra gli ospiti c’erano gli assessori regionali uscenti e riconfermati consiglieri regionali Elena Donazzan e Roberto Ciambetti, il

delegato CONI Vicenza Giuseppe Falco e numerosi presidenti provinciali e regionali di diverse federazioni sportive. E poi gli ospiti a sorpresa: campioni dello sport come il plurimedagliato olimpico nel canottaggio Rossano Galtarossa, il velocista Michael Tumi, il ciclista professionista Enrico Battaglin fresco reduce del Giro d’Italia e il campione del mondo di ciclismo Marino Basso. Ma i veri protagonisti sono stati gli atleti e le società sportive di Montecchio Maggiore, che via via sono saliti sul palco in un clima di grande amicizia.

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trasporto irregolare di persone

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brendola

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Italia-Canada sola andata

Riapre la chiesetta Revese

C Di Valerio Luison

ai 35: ho fatto domanda per un annuncio di lavoro direttamente da casa mia, trovato n’incredibile voglia di racconsu un blog di due ragazzi italiani residenti tarsi, descrivere il suo nuovo da queste parti, ed eccomi qua. Di cosa ti mondo e soprattutto spiegare occupi? Faccio il Rebar Installer, il ferraioperché no, non tornerebbe inlo edile in cantiere. È un lavoro faticoso, dietro. Stefano Bertoldo, geometra oggi come lo è la vita qui soprattutto agli ini36enne, oltre oceano ha scoperto la sua zi: mi alzo alle 4 e mezza del mattino, e America… in Canada, e si percepisce già tra lavoro, spostamenti e scuola d’inglese dalla voce con cui ripercorre la sua storia vado a letto verso le 22. Pensa che ho quel brivido di coraggio che l’ha spinto perso 15 chili da quando sono a osare così lontano. Partito da arrivato. Ma è molto appaBrendola all’ennesima porta gante, perchè sanno cosa sbattuta in faccia dal mervuol dire meritocrazia: cato del lavoro italiano si se dimostri quanto vali è detto basta, e ha fatto la ti premiano, ma se non valigia destinazione Vant’impegni ti cacciano couver, British Columbia, con altrettanta facilità”. 9 fusi orari di differenza Come è stato andare via da casa sua. “Sono partito il di casa? Non facile, in par22 maggio del 2014 - racconta ticolare per i miei genitoricordando a memoria tutte le Ho perso 15 chili ri. Ma entrambi sapevano tappe del nuovo capitolo della da quando sono che prima le avevo provasua vita -: venivo dall’ennesimo contratto a termine non arrivato. Ma è te tutte, anche i lavori piu rinnovato. Lì ho capito che molto appagante umili. Quindi anche loro erano e sono tuttora connon potevo continuare così, sapevoli che anch’io devo e che se il nostro sistema non farmi una vita. Com’è il Canada? Meraviera in grado di offrirmi delle possibilità glioso, incorniciato tra montagne rocciose di futuro, dovevo andarmele a cercare”. e il cielo, tra natura selvaggia e modernità. Come sei arrivato in Canada? Non mi I canadesi sono multietnici e molto cosmosono posto limiti, e non ho perso tempoliti. Quanto hai intenzione di rimanepo. Avevo guardato anche l’Australia ma re? Io spero per sempre, nell’Italia di oggi avendo più di 30 anni non avrei ottenuto voglio tornare solo per fare il turista. il visto. In Canada invece c’è tempo fino

U

onclusi i lavori di restauro realizzati dall’Amministrazione, ha riaperto al pubblico l’Oratorio di Santa Maria Annunciata, per tutti la “chiesetta Revese”. Il 400esco sacello è stato oggetto di una riqualificazione di intonaci e affreschi interni, restituiti all’antico splendore: il costo dell’intervento è di 37.500 euro. Già in agenda le prime date per visite guidate in collaborazione con la Pro Loco: la chiesetta sarà aperta per tre domeniche, il 5 luglio, il 6 settembre e il 4 ottobre dalle 10 alle 12.

Matteo vola alla corte di Sua Maestà

D

allo spazio… al Regno Unito. Matteo Zorzan, il giovane brendolano studente di ingegneria aerospaziale che ha lavorato nel team del progetto Esa “Polaris” - per il controllo attivo della temperatura dei satelliti - è stato ammesso alla prestigiosa Cranfield University, uno dei più importanti poli di ricerca scientifica in ambito internazionale. La sua nuova avventura, della durata di un anno, comincia il prossimo ottobre.


chiampo

Di Matteo Moschini

L

Per la viabilità come vi siete mossi? Abbiamo sistemato molte strade nelle zone collinari, un lavoro che ancora non è finito. Ma abbiamo voluto dare la precedenza a pedoni e ciclisti. Abbiamo messo in sicurezza la provinciale, stiamo realizzando marciapiedi in via Zanella e ristrutturando il centro storico. Con la Regione stiamo collegando con una ciclabile tutta l’Alta Valle. Vogliamo permettere a chi vive ad Arso e a Valloscura di raggiungere il centro cittadino a piedi, in bici, e in sicurezza. Progetti per il futuro. Gli altri quali sono? Sbloccare la lottizzazione che permetta la costruzione di una strada di collegamento tra Valloscura e le scuole medie. C’è da prendere in mano la situazione nella zona Pace e nelle ex concerie, da finire la nuova

tecnologie, l’Amministrazione è attiva sui social, i cittadini possono contattarci, e noi proviamo a rispondere a tutti. È come se il Comune fosse aperto 24 ore su 24. E i problemi da affrontare “sul campo”? Il nostro primo impegno è stato in nome della sicurezza. Il periodo dopo le elezioni è stato critico per l’emergenza meteo, abbiamo dovuto occuparci delle frane e lavorare sulla rete idrica, abbiamo approntato muri di contenimento, drenaggi, tiranti, riasfaltature. Poi abbiamo lavorato sulle infrastrutture, nelle scuole elementari abbiamo cambiato i serramenti, operato migliorie antisismiche e tra poco finiremo di ridipingerle. E naturalmente c’è la questione della sicurezza stradale.

piazza e realizzare il nuovo cimitero. Ma facciamo tutto per creare nuovi luoghi destinati ad attività di crescita sociale e culturale. Un paese cambia faccia davvero quando lavora sulla cultura e sull’educazione dei cittadini. È possibile unire cultura e territorio? Io credo di sì. Già l’anno scorso abbiamo inaugurato il ciclo estivo “Le serate in giardino” che cercava di riscoprire i luoghi più belli della nostra cittadina. Quest’anno ne stiamo scoprendo di nuovi. Finalmente riusciremo a portare uno spettacolo in uno dei luoghi che mi affascinano di più: cava Lovara. È un teatro naturale strepitoso, ma di cui pochi conoscono l’esistenza.

a scuola è finita, ma per un sindaco le verifiche non finiscono mai. Ne abbiamo proposta una al sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti. Sono passati due anni dalle elezioni, un buon momento per fare il bilancio della situazione. Sindaco, come si sente dopo due anni di amministrazione? Il bilancio è positivo, e il merito è di tutta l’Amministrazione, che si impegna ogni giorno. Abbiamo lavorato a un rapporto più diretto tra cittadini e amministrazione, un vero rinnovamento psicologico. Che tipo di rinnovamento psicologico? Vogliamo trasformare il rapporto con il cittadino perché sia facile e trasparente. Ci siamo mossi anche sul fronte delle nuove

una finestra aperta sulla nuova piazza

A

bbiamo chiesto al sindaco qualcosa sul futuro della nuova piazza, ora che i lavori sono iniziati. “Il progetto prevede tre fasi. La prima è già avviata e si concluderà a fine luglio, e prevede il rifacimento della piazza da via Zanella a via Volta. La seconda inizierà subito dopo, e prevede i lavori della rotatoria, della colonna, dei sottoservizi, rimarrà da fare solo la piazzetta antistante all’edificio del Comune. Per quella si dovrà aspettare la terza fase, che è ancora in progettazione. Speriamo di riuscire a far iniziare i lavori la prossima primavera, poi in pochi mesi dovremmo riuscire a concludere i lavori definitivamente. Vogliamo costruire una piazza che sia luogo di relazione, dove la gente possa incontrarsi e stare insieme, con un’ampia zona pedonale ma senza che questa diventi un problema per i parcheggi. Io stesso mi sono imposto perché fossero previste due scacchiere disponibili a tutti, per rendere la piazza un luogo ludico, dove i cittadini possono anche divertirsi, uno spazio da abitare, non un semplice luogo di transito com’è adesso. E la colonna? Verrà spostata? Sì. La colonna va spostata per ragioni storiche. Ai marmisti che l’hanno realizzata era stato promesso che sarebbe stata al centro della nuova piazza. In tutti i progetti di rinnovamento della piazza che sono stati fatti negli ultimi trent’anni si è parlato di spostare la colonna. Noi speriamo di riuscire a essere quelli che porteranno a termine un’“impresa” che però è sempre stata voluta da tutti.

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Matteo Macilotti, due anni da sindaco

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altavalle

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Marana capitale Di marco alessandri

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er un giorno, l’Alta Valchiampo è stata protagonista dell’informazione agroambientale veneta, ospitando esperti e giornalisti provenienti da tutta la regione. Domenica 14 giugno, infatti, a Marana di Crespadoro si è tenuta l’assemblea annuale dei soci di ARGAV, l’Associazione Regionale dei Giornalisti Agroalimentari e Ambientali del Veneto e del Trentino-Alto Adige. La location scelta per ospitare l’evento è stato il centro di Villa Santa Rita, sede della cooperativa sociale AgriMeA che si occupa del recupero di soggetti autistici e persone in elevato svantaggio sociale anche attraverso progetti legati all’agricoltura. “Per la nostra assemblea annuale 2015 abbiamo scelto Marana – spiega il giornalista veneziano Fabrizio Stelluto, presidente di ARGAV – per permettere a tutti i nostri soci di conoscere da vicino AgriMeA,

a cui nel 2014 abbiamo conferito il primo premio ARGAV per il progetto dei Carciofi di Marana”. I giornalisti dell’ARGAV sono scesi nei campi gestiti dalla cooperativa e hanno ammirato appunto le coltivazioni di carciofi di montagna (unici in Veneto), erbe officinali e radicchio o “rosa di Marana”, oltre all’allevamento di mora romagnola e di asinelli. “Ci piace davvero questo modo di fare agricoltura di qualità

– continua il presidente Stelluto – specialmente con un progetto di inclusione sociale alle spalle, che ne arricchisce enormemente il valore”. L’evento è stata anche un’occasione per far conoscere a questo pubblico di esperti e grandi intenditori i prodotti d’eccellenza dei Comuni dell’alta valle, come la trota, il tartufo, le fragole bio e i formaggi di Nogarole e Altissimo.

Il coraggio premia Di mario piotto

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uando tutti rallentano hai solo due possibilità: o ti adegui al ritmo del gruppo per non rischiare, o provi a dare tutto cercando lo sprint che vale il distacco. Stefano Zanotto, titolare della Micro Valle di San Pietro Mussolino, appartiene a questa seconda categoria: proprio nel periodo in cui il mondeo dell’impresa ha cominciato a frenare, lui ha accelerato puntando tutto su innovazione e sviluppo. Oggi la sua azienda, che si occupa di lavorazione di metalli preziosi, è riferimento per tutta la filiera orafa del mercato vicentino e internazionale, e il suo sforzo è stato premiato con il titolo di “Azienda benemerita 2015”

dalla Confartigianato Vicenza. “Abbiamo registrato una crescita del 50% negli ultimi 4 anni - spiega con orgoglio - intuendo che il mercato di settore chiedeva alle aziende impegnate nella lavorazione di materie prime una rivoluzione. Con un passaggio graduale avviato dal 2004 e spinto a partire dal 2008 abbiamo acquisito le migliori macchine e integrato nuove figure professionali. Così da semplici terzisti ci siamo distinti per la capacità di fornire alle aziende orafe un prodotto finito, in grado di mettere insie-

me lavorazione, progettazione e design”. “Per noi è un orgoglio - aggiunge il sindaco di San Pietro Mussolino Gabriele Tasso avere in paese persone come Zanotto, che in un periodo economico non certo roseo sono riuscite ad eccellere. Facciamo i complimenti a lui e all’azienda”.


altavalle - montorso

Di marco alessandri

È

proprio il caso di dirlo: a Nogarole stanno crescendo due stelle nascenti dello sport, bambine prodigio che hanno portato a casa importanti risultati. Con duro impegno e sacrificio, ma sempre con il sorriso e soprattutto con grande orgoglio per i genitori e i nonni. Giulia Zarantonello, 10 anni, pratica ginnastica ritmica a San Bortolo di Arzignano da quando ne aveva 5. Lo scorso 6 giugno ha portato a casa il quarto posto nazionale categoria “mini” alle finali di Sestriere (TO), e ancora non le sembra

vero. “Alle provinciali non avevo fatto un buon risultato, ma la nostra squadra è stata invitata a partecipare tra le scuole migliori d’Italia”. Qual è la tua specialità? “Il balletto individuale a corpo libero, senza attrezzi. È stata una bella esperienza: prima ho fatto il tifo per le mie compagne, con tanti cartelloni e canzoni per dare coraggio, e poi ho gareggiato. Pensi sempre che l’esercizio che hai fatto non va bene, poi l’agitazione passa, ma di certo non me l’aspettavo”. Nonostante abbia solo 11 anni, Gloria Mecenero ai grandi risultati nel pattinaggio artistico è ormai abituata. Il titolo provinciale se lo tiene stretto dal 2012, è stata campionessa regionale nel 2014 e qualche giorno fa a Falzè di Trevignano (TV)

Nogarole va in tv

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uando si sente parlare di Nogarole si pensa a una bella passeggiata sul Monte Faldo, alle antiche contrade, ai capitelli, ai formaggi e a tutti i prodotti gastronomici che ha da offrire. Per presentare al meglio il paese e le sue peculiarità, nessuno è meglio indicato del sindaco Romina Bauce, che è stata ospite del giornalista Fabrizio Stelluto nella trasmissione televisiva “Approfondimenti – Tutto ciò che fa NordEst” in onda su 7 Gold. “È stata un’ottima occasione per far conoscere quello che ha da offrire la nostra comunità: formaggi, salumi, patate, miele, marroni, ciliegie, olio d’oliva, aceto balsamico e molto altro – spiega la prima cittadina – una varietà di prodotti di eccellenza che sempre più spesso uniscono tradizione

e innovazione. I cittadini sono i primi a credere nel nostro territorio e a dedicarsi alla cura del bosco, del campo, del proprio orto, ma ancora non basta. Il nostro obiettivo è il ritorno all’agricoltura come risorsa per il mantenimento e la salvaguardia del territorio. Perciò è necessario che l’agricoltura possa diventare fonte di reddito, anche parziale, per spingere sempre più persone a investire in questo settore. La promozione va in questa direzione – conclude il sindaco Bauce – e guardando ai primi frutti direi che siamo sulla buona strada”.

ha riconfermato il titolo regionale 2015 per la categoria “esordienti B” nella combinata. “Pratico questo sport da quando avevo quattro anni e mezzo – ci racconta Gloria –; quando ero piccola la mamma mi portava a Trissino a vedere i saggi, e ho deciso di cominciare anch’io”. Quante ore ti alleni alla settimana? “Dieci ore e anche di più, ma mi piace tantissimo. Quando sono in pista sto bene, mi sento libera”. E la mamma conferma, quando ha le ruote sotto i piedi non gliele togli più. Dall’anno prossimo Gloria inizierà la scommessa dei campionati nazionali e poi, chissà, forse la convocazione in nazionale. Noi incrociamo le dita, e facciamo a entrambe un grosso in bocca al lupo!

gestione rifiuti ok

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uone notizie sul fronte della gestione del servizio rifiuti a Montorso. Il piano finanziario 2015 di Agno Chiampo Ambiente registra, rispetto al 2014, una riduzione dei costi a carico del Comune del 6,6%. “Un plauso ad Agno Chiampo Ambiente per questa nuova riduzione – commenta l’assessore Luca Calderato -. Da parte nostra l’auspicio è che anche quest’anno essa si tramuti in una riduzione della tariffa per i nostri concittadini. Stiamo lavorando per definire le nuove tariffe, che saranno inserite nel bilancio di previsione 2015”. Un’altra buona notizia arriva dal fronte della raccolta differenziata: nel 2014 è infatti salita al 67,52%, e le previsioni per il 2015 indicano un ulteriore innalzamento fino al 68,05%.

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Giulia e Gloria stelle nascenti

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Di Lisa dugatto

“F

inalmente!” Questa l’esclamazione più gettonata a Montebello tra chi passa davanti agli impianti sportivi di via Fogazzaro. Dopo un periodo di abbandono durato circa due anni infatti quest’area per lo sport, nel cuore del paese, è tornata a nuova vita grazie all’intervento di restauro realizzato dall’AICS Vicenza, che ha ribattezzato la nuova struttura “Ai campetti”. L’inaugurazione ha reso visibile a tutti il risultato della ristrutturazione: un campo per il calcio a 5 nuovo di zecca, un altro rigenerato utilizzabile anche per il tennis, due campi bocce

rinnovati e una piastra polivalente per pattinaggio, basket, pallavolo e altre attività. Completano l’offerta un parco giochi attrezzato per i più piccoli e il bar, mentre più avanti sono previsti anche la copertura dei campi bocce con una tettoia e l’ampliamento del bar con pompeiana. “Qualcuno l’ha definito il mio chiodo fisso - racconta Stefano Valente, consigliere comunale - e in effetti è proprio così, mi sono preso a cuore questo progetto: sono praticamente cresciuto tra questi spazi e non sopportavo più di vederli in uno stato di abbandono e degrado.” Come avete agito? Il primo passo è stato fare una analisi det-

tagliata dello stato in cui versavano i campetti ed individuare quindi gli interventi necessari. Dopodiché abbiamo indetto un bando, vinto dall’ AICS, il cui comitato provinciale avrà in gestione tutta la struttura fino al 2025. Che significato ha per il paese il recupero di questa area? Oserei dire vitale. La gente ha voglia di incontrarsi, di uscire, di fare attività insieme e riapprorpiarsi del paese in spazi curati e protetti. Quali sono le peculiarità di questo complesso? Interessante a mio parere la trasversalità dell’utenza - aggiunge Davide Massignan, referente AICS degli impianti - dato che “Ai Campetti” offre spunti di svago per tutte le età, dagli 0 anni in su, poi il suo collocarsi in una zona verde tranquilla e allo stesso tempo vicino al centro del paese e, non ultimo, l’affitto campi a prezzi competitivi. AICS ha creduto e investito in quest’area, e ora ci aspettiamo una stagione “calda”. Programmi per l’estate? Sono già iniziate lezioni di zumba e pilates, oltre ai tornei di calcio a 5, bocce, pallavolo e basket. Con la fine della scuola stiamo poi valutando di organizzare qualcosa di mirato per bambini e ragazzi: l’ idea è di aprirci il più possibile al paese, dando per esempio l’opportunità di organizzare qui i compleanni, o creare aree per il barbecue. Le info su proposte e novità sono alla nostra pagina Facebook “AI Campetti Aics”.

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Impianti sportivi, nuova vita

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gambellara-montecchio

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Diventare grandi per essere moderni Di STEfano canola

l primo luglio è vicino e sarà una data importante per tutto quello che gira attorno alla vite e al vino dalle nostre parti. Quel giorno partirà ufficialmente Vitevis, frutto dell’accordo già raggiunto tra le cantine di

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Colli Berici, Gambellara, Lessini Durello, Vicenza. Alberto Marchisio, attuale responsabile di Colli Vicentini, sarà il direttore generale della società, che potrà contare su un punto vendita al dettaglio in ciascuna delle sedi operative e a Torri di Quartesolo.

Gambellara, Alte di Montecchio (Colli Vicentini) e Malo (Val Leogra). Una fusione che va nella direzione indicata dal mercato, superando antiche diffidenze e creando una nuova entità dai numeri di tutto rispetto, che spazierà su diverse Doc:

“VITEVIS sta per VIticoltori TErre VICentine, con la S al posto della C per mettere insieme la vite e la forza, in latino – spiega il dirigente. - Niente calderoni, ciascuno manterrà l’identità senza perdere il contatto con la propria storia. Si tratta

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di un’operazione realizzata rispettando il territorio e mettendo le persone al centro. Di solito le fusioni hanno il solo scopo di far quadrare i conti, il nostro obiettivo è molto più ambizioso: diventare grandi per essere moderni, cioè avere i mezzi per certificazioni, interventi, ristrutturazioni e investimenti, senza i quali non c’è futuro. Rimarranno in piedi i marchi attuali e resteranno i riferimenti di Colli Vicentini e Gambellara, per dare modo ai clienti di trattare con le medesime persone; le rispettive tipicità saranno valorizzate. A Malo si lavorerà soltanto sul biologico, mercato in crescita a livello globale: serviranno due o tre anni per mandare completamente a regime il processo produttivo alla Cantina Val Leogra.” I viticoltori hanno detto sì: all’unanimità sotto i Castelli, dove i soci sono oltre 1000, con tre voti contrari (su 298 conferitori) a Gambellara. I primi interessati hanno dato fiducia al progetto e aspettano a tempo debito di raccoglierne i frutti. Ora si attende la risposta del mercato, supremo giudice.

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Lonigo

Restello: “Ora si cambia”

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Luca Restello (Lega Nord) sindaco. Maggioranza Lega Nord Andrea Castiello, Francesca Dovigo, Giuseppe Gaspari, Emanuele Dani, Giorgio Nicolin, Leonardo Toto, Ivana Martelletto, Miriam Fusato; Lista “Cambiamo Lonigo” Flavio Mirandola, Orfeo Granziero

Di LINO ZONIN

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onigo volta pagina. È questa l’aspettativa manifestata dai leoniceni dopo la maratona delle elezioni comunali. La schiacciante vittoria ottenuta dal leghista Luca Restello, che nel ballottaggio del 14 giugno ha raccolto quasi il doppio dei voti rispetto alla rivale Chiara Gianesin, parla chiaro: basta con la calma compassata di un centro sinistra che negli ultimi anni ha segnato il passo e largo al furore di una Lega che solo ora, dopo vent’anni di tentativi andati male, raggiunge la meta. L’alfiere di questa nuova campagna di rinnovamento è Luca Restello, 49 anni, avvocato, sposato, tre figlie, volto noto da anni in città per essere stato assessore e consigliere di minoranza. “Abbiamo promesso un cambiamento, e cambiamento sarà - assicura il nuovo sindaco – Lonigo negli ultimi anni è stata ferma, i problemi si sono ammassati e noi abbiamo tutta l’intenzione di darle una scossa per risvegliarla e farla correre”. L’impegno che attende la nuova giunta

non è dei più semplici. Questo lo sappiamo benissimo ma siamo ben attrezzati per affrontare la sfida. La mia squadra si è dimostrata formidabile durante la campagna elettorale e non sarà da meno nell’esercizio di governo della città. Il primo impatto sarà con i dipendenti comunali, alcuni dei quali hanno già manifestato la loro preoccupazione per il cambio di comando. Chi ha sempre fatto il suo dovere non ha niente da temere. Appena eletto, ho compiuto un giro negli uffici, trovando un clima disteso e collaborativo. Nonostante il grave deficit di organico, sono sicuro che i nostri collaboratori saranno all’altezza. C’è grande attesa in città per vedere dei cambiamenti nella gestione dell’ordine pubblico. Qui c’è davvero tanto da fare per ripulire Lonigo dai ladri, dai bulli, dagli spacciatori e dagli accattoni. Chiederò subito al comando provinciale dei Carabinieri di aumentare l’organico e poter sfruttare così gli alloggi che sono già pronti per accogliere nuovi militari. E voglio che i vigili stiano meno in ufficio e più in mezzo alla gente,

Minoranze Lista “Una proposta Chiara” Chiara Gianesin Lista “Lonigo oggi e domani” Erika Isatto Lista “Tassoni per Lonigo” Luigi Tassoni, Luigi Panozzo Lista “Per una Nuova civica” Andrea Dal Maso Lista “Movimento dalla parte del cittadino” Luca Lazzari

a fare i poliziotti di quartiere. Intendo inoltre chiedere una mano all’associazione dei Carabinieri in congedo, una forza esperta e ben organizzata che potrà dare un aiuto nel presidio della città. In campagna elettorale ha promesso di mandare le ruspe per eliminare i dossi stradali. Lo farà davvero? La pericolosità di alcuni passaggi – per esempio davanti alle scuole di Madonna e all’inizio dello stradone di Spessa – può giustificare un provvedimento così drastico. L’ho promesso e lo farò, con questo come con gli altri punti del nostro programma elettorale. In famiglia come hanno preso la novità della nomina? Bene, anche se con un po’ di timore di vedermi meno a casa. La sera del ballottaggio mia moglie mi ha chiesto se sono felice. Ci ho pensato un po’ e poi ho detto di sì.

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Il NUOVO CONSIGLIO COMUNALE


Speedway Mondiale in pista S. Marina a Lonigo CAMPIONATO DEL MONDO UNDER 21 “FINALE GRAND PRIX 1”

Sabato 11 luglio ore 21.00. Prove ufficiali venerdì 10 luglio ore 21.00

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bravura. I partecipanti a questa gara sono tutti piloti al di sotto dei 21 anni ma con una notevole esperienza a livello mondiale. Praticamente sono già dei professionisti impegnati in vari campionati nazionali (Inghilterra, Polonia, Danimarca, Svezia, Australia, ecc.) e arrivano a questa finale, dopo essersi qualificati nei round preliminari e nelle semifinali. La spettacolarità di questa gara, assume un livello altissimo, perché i partecipanti essendo ancora piloti molto giovani, non fanno calcoli di classifica, ma si impegnano al massimo per vincere le varie batterie alle quali partecipano. Parteciperà alla gara anche una Wild Card italiana che

entrerà di diritto nel tabellone principale della gara. I due giovani under 21 più promettenti della derapata nazionale, sono Nicolas Vicentin, e il figlio d’arte Michele Paco Castagna, e pertanto uno dei 2 sarà titolare e l’altro la prima riserva della gara. Le gare di speedway si svolgono in 20 batterie, con quattro piloti partecipanti in ognuna, e i piloti si dovranno confrontare durante la gara, incontrandosi tutti. Vincerà la gara il pilota con maggior punteggio acquisito durante le batterie e come sempre sarà determinante la partenza al nastro e l’ingresso in prima curva del tracciato, ricordando che queste moto sono a presa diretta, senza cambio e inoltre senza freni, e pertanto la derapata sarà l’unico sistema per tenere il mezzo meccanico in curva. Le prove ufficiali della gara si terranno venerdì 10 luglio alle ore 21.00, mentre la gara inizierà sabato 11 luglio alle ore 21.00 precise.

Motoclub Lonigo

Via S. Marina, 25 - 36045 LONIGO (VI) tel. 0444 831894 info@motoclublonigo.com www.motoclublonigo.com

a gara di finale del campionato del mondo under 21 che si terrà sabato 11 luglio, con inizio alle ore 21.00, sarà un appuntamento di grandissimo interesse sia per la professionalità dei piloti partecipanti che per la loro


lonigo

I tesori di Sant’Apollinare

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Il soffitto della chiesa è considerato uno dei più belli della provincia Di stefano canola

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antissimi conoscono Monticello per le bellezze del paesaggio e il verde delle colline, pochi sanno che la parrocchiale dedicata a Sant’Apollinare custodisce un piccolo tesoro. Il soffitto della chiesa (di cui si hanno notizie fin dal 1275) è considerato uno dei più belli della provincia per le tele di Giacinto e Costantino Pasqualotto, pittori berici che hanno lavorato qui all’inizio del Settecento. “Le cornici lignee policrome erano in cattivo sta-

to di conservazione rispetto ai dipinti su tela, creando uno stridente contrasto – spiega la restauratrice Silvia Ulizio della ditta Opera. - Il lavoro di restauro ha previsto il consolidamento della pellicola pittorica esfoliata, la pulitura, la rimozione delle stuccature improprie e il ritocco. Ora la qualità pittorica delle cornici e l’effetto tridimensionale dei finti cassettoni sono recuperati, esaltando a dovere le tele dei Pasqualotto”. L’intervento è stato possibile grazie al Lions, che si è fatto carico dell’intero costo del re-

ne umanitaria con 1.400.000 soci in 200 Paesi: ogni club cerca di contribuire al benessere della comunità in cui è inserito, per questo siamo stati lieti di attivare un service per il restauro di quest’importante opera d’arte”. Dopo i ringraziamenti del parroco don Mariano Cocco Lasta e le note d’organo del maestro Giorgio Dal Monte, conclusione col brindisi sul piazzale della chiesa per festeggiare un capolavoro ritrovato.

Il Tiro saluta il suo presidente

A

Lonigo ha trascorso tante ore, condiviso tante emozioni, dedicato tante energie. Giovanni Polliero, classe 1938 di Camisano, è stato per 17 anni il presidente del Poligono di via Turati, dove si ritrovano gli appassionati di tiro a segno di una bella fetta di Veneto. Fino al 25 maggio scorso, quando ha dovuto abbassare per sempre il suo fucile che gli aveva regalato soddisfazioni iridate: prima di essere un grande dirigente (cavaliere per meriti sportivi), Polliero era stato un formidabile cecchino nel tiro ad

avancarica (le armi antiche, originali o repliche). Mondiali in Inghilterra 1998, specialità Tanegashima: argento con la squadra azzurra. “Gianni era attento all’agonismo ma seguiva con cura anche gli amatori – ricorda il colonnello Giovanni Ferron, che l’ha preceduto al vertice del Poligono e ora gli succederà. – Proseguiremo sulla sua linea portando avanti i progetti abbozzati, come la palestra di tiro per l’aria compressa da condividere con altre società cittadine. Era una persona pacata e riflessiva, abituata alla concretezza”. s.c.

Giovanni Polliero; a sinistra Giovanni Ferron, prossimo presidente del Poligono

corriere vicentino | paesi

stauro. Pienamente giustificata la soddisfazione dei dirigenti (il presidente del club leoniceno Nicola Meneghini, il vice governatore distrettuale Walter Rebesan e il socio Fausto Gelati da cui è partito l’input dell’operazione) che domenica 7 giugno hanno presentato alla comunità collinare e all’intera città il soffitto in tutto il suo splendore. “Il Lions International è una grande associazio-


Corriere vicentino | paesi

46

Una vera cantina per il Trentin

Di giovanni salviati

A

oltre due anni dalla sua costituzione (promossa e sostenuta dalla Cassa rurale di Pojana), la cooperativa studentesca “Bacco” sta per avere una cantina vera e propria. All’Istituto Agrario “Trentin” di Lonigo sono infatti appena cominciati i lavori, a carico della Provincia, per la ristrutturazione della vecchia casa del custode, adiacente al nuovo istituto. Lì il neonato indirizzo vitivinicolo ed enologico del “Trentin” potrà lavorare in una sede appositamente dedicata: cantina al piano terra, e laboratorio enologico al primo piano. I lavori dovrebbero durare circa sei mesi. Intanto, però, le prime bottiglie sono già state prodotte e in buona parte vendute. La novità è articolata. Il nuovo indirizzo scolastico, che mancava in questa zona ad alta vocazione vitivinicola, ha avuto la possibilità di creare nella “terza” dei pionieri che lo hanno avviato una cooperativa studentesca (dalla forma giuridica embrionale e ufficiosa, visto che si trattava di minorenni) che ha gestito l’avvio della cantina, fino a oggi ospitata in un locale della scuola adattato allo scopo. Dopo un primo anno sperimentale, la vendemmia del 2014, nei vigneti della scuola, ha dato luogo alla prima vera produzione di vino, guidata dagli insegnanti Annalisa Spolaor e Carlo Saoncella. E qui si inserisce un’altra novità. La

scuola ha infatti coltivato e vinificato in esclusiva le primissime uve di “Merlese”, una nuova vite ibrida proveniente da Merlot e Sangiovese, messa a punto dall’Università di Bologna, che ha concesso alcune piante al “Trentin” per provarle. “Il risultato – spiega Annalisa Spolaor – è stato un vino abbastanza morbido, e allo stesso tempo tannico e di corpo”. Nel metodo seguito, il punto di riferimento è stata la vinificazione naturale di Angiolino Maule, che collabora attivamente con la scuola, grazie anche all’“alternanza scuola-lavoro”.

La quinta, sotto la guida didattica di Saoncella, ha invece prodotto circa 800 bottoglie di un Cabernet Frank con vinificazione rosata, e qualche centinaio di bottiglie di garganega frizzante, con i lieviti mantenuti in bottiglia, e spumante. Un tirocinio importante per i ragazzi, la maggior parte dei quali ora ha intenzione di continuare gli studi nelle facoltà di enologia del Triveneto. Per poi, speriamo, tornare e arricchire il vicentino e il veronese della loro voglia di innovare con competenza.

lonigo-Sarego

ponte in sicurezza dopo l’incidente

T

empo fa un incidente d’auto ne aveva abbattuto e piegato una parte. Ora il Comune di Sarego ha preso la palla al balzo, e ha sostituito i parapetti sul ponte che collega Meledo a Monticello di Fara, agli angoli fra via Massina (l’ex statale 500) e via Palladio. “Si è optato per una sostituzione completa – spiega il sindaco Roberto Castiglion – in accordo con il Comando del Corpo Intercomunale di Polizia di Lonigo, in quanto l’intero ponte non rispondeva alla normativa vigente sulle barriere di sicurezza stradale. I lavori, per un importo di quasi 11mila euro, sono stati dati in carico alla ditta Ongaro di Caldogno vista la comprovata esperienza nel settore.” Il costo è in minima parte coperto dai soldi dell’Assicurazione del veicolo che ha danneggiato uno dei vecchi parapetti. g.s.


SPECIALE

Automobili



Il Mercato in Italia

(Dati UNRAE maggio 2015)

ALCUNI NUMERI

globale, fatto di web, social e smartphone, pare che

Un maggio che dà segnali di crescita per il mercato au-

ai giovani interessi ancora anche la “connessione su

tomobilistico italiano. 146.582 nuove immatricolazioni,

ruote”. Stando a un sondaggio curato dall’emittente

il +10,8% in più di quelle registrate nel maggio 2014.

televisiva MTV, infatti, pare

Un dato che sommato a quello dei mesi precedenti fa

che il 75% dei più giovani sia

segnalare un incremento del 15,2% negli ultimi 5 mesi.

disposto ad abbandonare (solo per qualche giorno!) i

NUOVO O USATO?

social media piuttosto che

Tassi di crescita minori per il settore dell’usato, che

rinunciare alla propria auto.

segnala un incremento, per questo 2015, del 7,3% rispetto allo scorso anno. Nonostante tutto il settore

UN MERCATO IN ROSA

dell’usato rimane in vantaggio nel conteggio delle ven-

I dati arrivano da uno stu-

dite globali. Basta pensare che nei primi 5 mesi del

dio americano, ma fanno

2015 sono state vendute 163 auto usate ogni 100 auto

pensare. Il mercato dell’auto nuova oggi

nuove.

è di dominio femminile. Nel 1989 il mondo femminile

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Ecologia e risparmio In attesa delle auto elettriche gli italiani preferiscono il GPL

Se si vuol parlare di ecologia, risparmio e auto non è

impatto ambientale e il carburante più economico in

necessario tirare in ballo auto elettriche e ibride. Le

commercio sono i fattori che fanno del Gpl la scelta

norme stabilite dalla Commissione Europea in termini

preferita dei giovani, in grado di soddisfare al tempo

di emissioni hanno costretto le case automobilistiche a

stesso i loro bisogni ecologici e finanziari.

trovare soluzioni nuove in fatto di carburanti e motori.

Non solo, lo sviluppo di nuovi carburanti si può tradur-

Se in Europa il gasolio la fa ancora da padrone, e se il

re, stando a uno studio della Fondazione per lo Svi-

settore delle elettriche tarda a decollare, l’talia è deci-

luppo Sostenibile, in un incremento dei posti di lavoro.

samente il paese del Gpl e del metano.

Sarebbero 66 mila, quelli generati dal “fenomeno Gpl”,

Il Gpl, in particolare, spopola tra i più giovani. Basso

da qui al 2030.


A proposito di pneumatici Se per alcuni il dramma della mezza stagione è fare il

AUTO ED ECOLOGIA, NON SOLO FUMI DI SCARICO

“cambio degli armadi”, per altri è altrettanto drammatico

Il mondo dell’automobilismo guarda all’ambiente, ma non

il cambio delle gomme. Ormai è legge: dallo scorso 16

solo attraverso un tubo di scappamento. Tra le pratiche

maggio le gomme invernali vanno sostituite. Chi non le

ecologiche che fanno bene al nostro pianeta c’è anche il

ha cambiate rischia pesanti sanzioni, ma con un po’ di

riciclo. Oggi è possibile riciclare e rico-

informazione è possibile evitare il peggio.

struire anche gli pneumatici dell’auto, e

Bisogna sapere che gli pneumatici invernali sono

in maniera sempre più ecologica, gra-

dotati di un “indice di velocità” che indica la

zie a nuove tecnologie all’avanguardia

velocità massima a cui garantiscono la

che garantiscono prestazioni pratica-

tenuta di strada. Se la velocità prevista

mente identiche a quelle degli pneu-

dal codice sugli pneumatici corri-

matici nuovi. Solo nel 2014 sono state

CAMBIARE LE GOMME INVERNALI

sponde o è superiore a quello indi-

31.075 le tonnellate di pneumatici a

cato sulla carta di circolazione del

cui è stata data nuova vita. Controin-

veicolo su cui sono montati allora

dicazioni? Pare non ce ne siano.

non preoccupatevi, non è necessa-

Le gomme ricostruite sono riconoscibili

rio sostituirli. Se invece i numeri non

da alcuni codici stampati sul copertone, in particolare il

corrispondono c’è poco da fare, se si vuole evitare una

codice “108 R”, una “E” cerchiata, o più semplicemente

multa salata l’unica soluzione è sostituirli.

la dicitura “Ricostruito”.

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Curiosità IRASCIBILI ALLA GUIDA

usavano i carburanti più disparati. Petrolio, alcol, gas,

Se pensate che al volante emerga la parte peggiore

vapore, ma anche l’elettricità. Agli inizi del Novecento,

di voi, consolatevi, non siete i soli. Pare che quella di

anzi, le prestazioni delle auto elettriche erano migliori

alterarsi e inveire contro il prossimo dall’abitacolo della

di quelle delle auto a benzina. Come ha fatto la ben-

propria vettura sia una pratica estremamente diffusa.

zina a vincere questa sfida? Parte del merito spetta a

La ragione? Gli psicologi parlano di “deindividualiz-

Henry Ford che nel 1896 occupava il tempo libero con

zazione”, una forma di perdita dell’autocontrollo che

prototipi di auto a benzina. Curioso sapere che al tem-

inibisce il nostro senso di responsabilità. Per dirla più

po Ford lavorava per un certo Thomas Edison, in una

semplicemente, protetti all’interno della nostra auto

scoietà che fabbricava… centrali elettriche.

troviamo una forma di anonimato che ci permette di

SICUREZZA AL VOLANTE

essere aggressivi senza però sentirci in colpa. La so-

Se guidi non bevi. Ma ancora meglio, se bevi non

luzione? Viaggiare con un passeggero a bordo, che

guidi. La tecnologia in soccorso della sicurezza sulle

limiti i nostri eccessi.

strade passa anche di qui. Al punto che negli States

QUESTIONI DI CARBURANTE

la National Highway Safety Administration sta svilup-

Per molti anni le auto hanno viaggiato quasi esclusiva-

pando un sistema che, installato nell’auto, sarebbe in

mente su motori a benzina, e sembra che solo in tempi

grado di rilevare il tasso alcolemico del conducente.

recenti si sia iniziato a cercare energie alternative per

Come funziona? Un sensore per il respiro e un sensore

le nostre vetture. In realtà la faccenda è più comples-

a infrarossi che funziona al tocco. E se si è superato il

sa, e agli inizi della storia dell’automobilismo i prototipi

limite l’auto, semplicemente, non si accende.

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