Corriere Vicentino Maggio 2019

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Copia omaggio / anno XVIII - maggio 2019


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SOMMARIO INCHIESTA

P

urtroppo Babbo Natale è già passato e al prossimo giro le elezioni saranno un ricordo lontano, altrimenti sarebbe proprio la persona giusta a cui scrivere una letterina dei desideri. Voi cosa gli chiedereste? Questa potrebbe essere un’idea: “Caro Babbo Natale, in questi cinque anni mi sono comportato bene… a parte qualche divieto di sosta, e poi forse non ho sempre gettato il cartone del latte nel sacchetto giusto, ma non è neanche facile azzeccarle tutte… sì, mi sa che ho pagato un paio di volte in ritardo la Tasi, però ho fatto attenzione ogni volta che passava un pedone sulle strisce, non ho tirato sotto nessuno… e tante altre cose belle che al momento non mi vengono in mente… Ma sono stato davvero bravo, fidati, quindi per i prossimi cinque anni vorrei che mi portassi: - delle piste ciclabili che uniscano tutto l’Ovest vicentino e i centri con le periferie; - una bella mensa e attività sportive nel pomeriggio, come vediamo nei film americani, in tutte le scuole; - autobus nuovi per gli studenti che sono stipati come sardine; - più verde per poter correre; - un centro di coordinamento permanente tra i Comuni di Valle per ripensare i servizi. Dimenticavo… la viabilità andrebbe un po’ ripensata, magari scaglionando le uscite dalle aziende e dalle scuole per evitare le lunghe code sulle nostre strade. E gli edifici non devono essere solo ammassi di vetro respingente, ma contenere spazi interni ed esterni dedicati all’ambiente, alla natura e alla quiete… Ah, potresti portare dei bei tablet ai nostri studenti, invece che pesantissimi libri, e degli spazi dove poter riunire insieme le persone… Un’ultima cosa, potresti fare in modo che i Comuni e le aziende municipalizzate utilizzassero solo mezzi elettrici per dare il buon esempio a tutti? Insomma, vorrei che la persona fosse posta al centro, che si puntasse alla qualità di vita che significa più tempo per noi, per le nostre famiglie e vivere meglio e di più le nostre città e i nostri paesi. Per la PlayStation e una vacanza nella Terra del Fuoco magari ripasso tra cinque anni”.

Dipendenze

8

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INTERVISTA 14 In ammiraglia con Baldato

ARZIGNANO 18

La vera storia di “Signore delle Cime”

FOODOVEST 20 Ri... forno al futuro MONTECCHIO 30

Ceccato di nuovo alla guida della Pro Loco

CHIAMPO 34

Chiampo si rinnova

ALTAVALLE 35

Dopo 32 anni il medico va in pensione

MONTEBELLO 36

Montebello tra le grandi dell’Hockey

MONTORSO 38

Risparmio energetico in zona industriale

ZEREMGHEDO 38 Informatica senza confini

SPECIALE ELEZIONI 40

Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 Bericaeditrice s.r.l. Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Elia Cucovaz, Davide Ghiotto, Carlo Calcara, Maria Teresa Orlando, Giulia Saltini e Francesco 4 | MAGGIO 2019 Brun. | CORRIERE VICENTINO | OPINIONI Editorialisti Alberto Fabris, Gianfranco Sinico, Francesco

Meneghini e Luisa Nicoli. Art director Alice Molon Foto di copertina Sasha Freemind on Unsplash Stampa: Centrooffset Redazione e Sede legale Piazza Campo Marzio, 12 - 36071 Arzignano (VI) tel. 0444 450693 fax 0444 478247 e-mail: info@corrierevicentino.it Per la pubblicità: Federico Hanard 335 5293582

© 2019 Le immagini ed i testi sono di proprietà riservata della rivista. Ne è vietata a tutti la riproduzione totale o parziale e l’uso pubblicitario in altra sede. L’editore è a disposizione dei proprietari dei diritti su eventuali immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.


regione dichiara che missimo piano a tutto “Tante volte ci siamo muso di uno stanco incontrati con Iroso e spelacchiato mulo e ogni volta era come dall’età indefinibile, ritrovare un vecchio ma senz’altro âgé. amico”. A quel punto le Apprendo dal giornalacrime sgorgano senlista, compunto e lieALBERTO FABRIS vemente commosso, za più freni e ripenso che il quadrupede in ai muli della mia caBEH DAI questione si chiama, serma, e più li ricordo meglio, si chiamava, Iroso. Insomma, e più mi vengono alla mente la puzza, i il buon vecchio Iroso è schiattato alla fastidiosi ragli e qualche bastardo che ha veneranda età di quarant’anni, ed era tentato di ammazzare alpini a casaccio. l’ultimo mulo ancora in vita dopo anni Mi asciugo le lacrime e mi ricompongo, di onorevole servizio nella succitata diguardo Iroso attorniato da sorridenti autorità, bimbi incantati, e alcolisti con sciolta Brigata. Omaggiato da autorità ed cappello d’ordinanza. ex alpini per il suo compleanno, accudito Beh, dai, morire bisogna! e coccolato da grandi e piccini, Iroso era BUFALA LA

FRANCESCO MENEGHINI

S

ono da poco iniziate le celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci. Genio universale ed enigmatico, con le sue opere e la sua vita straordinaria ha lasciato dietro di sé terreno fertile sia per gli studiosi sia per gli appassionati di miti e leggende (come ben sa il conto corrente di Dan Brown). Tra le più affascinanti in circolazione c’è quella riguardante la sua celeberrima scrittura “specchiata”, da destra verso sinistra, usata per gli appunti personali: forse un codice per nascondere segreti indicibili?

500 ANNI DEL GENIO Molto più semplicemente Leonardo era mancino, e scriveva in questo modo per evitare di sporcare la pagina di inchiostro fresco. Ma uno dei miti ancora in circolazione, che più fa scaldare gli animi di certi patrioti da stadio, riguarda il dipinto più popolare e misterioso del maestro: la Gioconda. Chi ne invoca un’improbabile restituzione da parte della Francia, non sa che fu Leonardo stesso a portare il dipinto ad Amboise, dove venne regolarmente acquistato assieme ad altre opere da re Francesco I di Valois.

G

OPINIONI RANCORN NF E A I

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a notizia la colgo con l’orecchio discretamente popolare. In un impeto destro casualmente orientato d’appartenenza mi sforzo di riconoscere verso la tv, mentre mi destreggio nel muso equino che fissa sperso l’orizda par mio ai fornelli. Colgo “... in forza zonte, un fratello d’armi. Apprendo che alla disciolta Brigata Cadore…” cappeIroso era rimasto vedovo inconsolabile di Gigliola, sua compagna da almeno ri, la disciolta Brigata Cadore è la mia dieci anni, sono un sentimentale e mi si disciolta Brigata Cadore, che è succesarrossano gli occhi, poi so? Mi giro verso lo ERNO 8 INT il presidente della mia schermo e vedo il pri-

GIANFRANCO SINICO

SIAMO TUTTI CHEF

È

frequente, girovagando fra i mille canali della televisione digitale terrestre, imbattersi di questi tempi in qualche trasmissione dedicata alla cucina. Ce ne sono per tutti i gusti e a tutte le ore. Così anche l’uomo della strada non disdegna di intavolare saccenti dissertazioni sullo spessore delle fette di porchetta, sul tempo di cottura della bondiola con la lingua o sulla possibilità di sfumare il salame in padella con il vino bianco, il vino rosso o l’aceto balsamico. Insomma ci stiamo circondando di nuovi profeti del verbo culinario. Hai tolto l’anima dall’aglio prima di rosolarlo? Non avrai mica usato l’uovo appena prelevato dal frigorifero, vero? Gira nella rete un simpatico filmato che segnala come ogni trasgressione ai canoni irrevocabili della grande cucina provochi l’immediato decesso di un esimio cuoco. Per la carbonara ti inventi di usare la pancetta anziché il guanciale? Seduta stante, uno chef se ne va all’altro mondo. E pensare che una volta, per assecondare i gusti di un ospite vegetariano, ho servito una carbonara rosolando cubetti di zucchine… Sono infatti convinto che, in cucina come nel campo di calcetto o sotto le lenzuola, insomma nella vita di tutti i giorni, si necessiti di un tocco personale, che mischi inventiva ed esuberanza, alla faccia di qualche spocchioso sapientone stellato. Mi dovete scusare, ma devo chiudere qui perché non vorrei si bruciasse la pancetta nel tegame che ho sul fornello. Eh, sì! Oggi, carbonara! E vaffanbrodo agli chef. OPINIONI | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 5


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Con la bella stagione alle porte la voglia di passare del tempo all’aperto e, perché no, prepararsi per la prova costume porta molte persone a indossare scarpe sportive e partire per qualche corsetta più o meno impegnativa. Gli effetti positivi della corsa infatti sono sempre più evidenti. Molte persone si avvicinano a questa attività per sperimentare miglioramenti fisici, estetici, mentali e più in generale di salute. La vera sfida è utilizzare questa attività per divertirsi e non per incappare in spiacevoli infortuni. E quindi cosa si può fare per sfruttare al meglio i benefici della corsa? Innanzitutto occorre utilizzare il buon senso e capire quale sia il nostro livello di preparazione fisica: se è molto che non si pratica attività fisica è meglio farsi seguire ed aiutare nella ripartenza. In secondo luogo, è fondamentale la gradualità. All’inizio è consigliabile cominciare con chilometraggi bassi e scegliere un tipo di percorso più semplice possibile. Con il tempo e l’esperienza si può gradualmente aumentare il numero di chilometri da percorrere e la difficoltà tecnica dei tracciati. Infine l’aspetto che a volte i runner meno esperti tendono a tralasciare: la “manutenzione”. Il corpo umano è come una macchina e per farlo funzionare occorre affidarsi a specialisti del settore riabilitativo per poter svolgere in serenità la pratica sportiva, alternando alla fase atletica, una giusta fase di riposo e recupero.

Con l’avvicinarsi della stagione calda, è il momento di pensare ai rischi collegati alle temperature elevate in casa e sul posto di lavoro. Fra questi c’è la legionella: un batterio che vive nell’acqua stagnante tra 25°C e 40°C e che è causa di infezioni potenzialmente serie se goccioline nebulizzate entrano in contatto con le mucose. La legionella può annidarsi negli impianti idrici di casa (doccia), negli impianti industriali, ma anche nei condizionatori. La condensa prodotta dagli impianti di raffrescamento, infatti, è un terreno di coltura ideale per la legionella ed il flusso di aria che producono può diventare il veicolo di propagazione del batterio. Per questo la pulizia annuale dei condizionatori non è solamente un intervento atto a mantenerli in efficienza, ma anche una norma a tutela della salute. Si tratta di una buona prassi in casa, ma un obbligo per i datori di lavoro, che per legge devono valutare e prevenire tutti i rischi per i lavoratori, compreso il rischio biologico. In generale, quindi, è opportuno per le aziende verificare gli impianti passibili di infestazione da legionella, ma anche eseguire una valutazione del microclima nei luoghi di lavoro. Questo non solo per prevenire contraccolpi sulla salute e sicurezza dei lavoratori, ma anche per migliorare la produttività e l’efficienza. Per informazioni e consulenze in materia d salute e sicurezza sul lavoro: 0444 478406 | e-labo@e-labo.it

Tempo di orto. Ma per chi non ha un terreno da coltivare? Chi abita in appartamento come può fare per coltivarsi da sé un po’ di verdura? Beh, innanzitutto potrebbe aiutare qualche ortolano anziano e fare a metà del raccolto. Oppure può far domanda per avere qualche aiuola negli orti comunali che sempre più spesso i comuni allestiscono (per esempio quello di Arzignano a San Zeno). Oppure può costruirsi il suo orto personale sul terrazzo di casa. Per non avere cocenti delusioni nell’orto in terrazzo bisogna seguire alcune astuzie. Innanzitutto lasciate perdere coltivazioni a ciclo lungo con scarse produzioni. Cavoli, sedano, carote, cipolle... non ne vale la pena. Date la precedenza a piante che esaltino il gusto dei piatti, molto utili in cucina. Quindi via libera a tutte le aromatiche, al basilico, all’erba cipollina, ai peperoncini piccanti, alla rucola, al crescione ed ai pomodorini. Scegliete pomodori, peperoni e melanzane a frutto piccolo perché riescono meglio in vaso, come i pomodori datterini o i peperoni monchetto. Poi zucchini e cetrioli, meglio se legati ad un sostegno. Ed infine la terra: ben drenata, di qualità, ma soprattutto tanta! Le piante hanno bisogno di sviluppare bene le radici, quindi vasi capienti e profondi.


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INCHIESTA

Dipendenze di FRANCESCO BRUN, DAVIDE GHIOTTO E GUIDO GASPARIN

Nell’Ovest Vicentino sono sempre di più le persone incatenate alle dipendenze. La fascia d’età più colpita dalle droghe è sotto i 25 anni. Sono oltre 2.700 i pazienti in cura al per vizi vecchi e nuovi, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. Il vero boom è la ludopatia: cresciuta di oltre il 40%.

8 | MAGGIO

2019 | CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA

SerD Sono stati un migliaio i cittadini che nel 2018 si sono rivolti al SerD, il Servizio territoriale per le Dipendenze operante nella zona dell’ovest vicentino. “Noi gestiamo due punti, uno a Valdagno e uno a Montecchio Maggiore – spiega il dottor Gianni Zini, il responsabile – L’utenza principale che si rivolge a noi è quella dei tossicodipendenti, in prevalenza i dipendenti da oppioidi e in misura minore i dipendenti da cocaina e cannabinoidi, oltre che gli alcoldipendenti. Le fasce di età degli utenti sono diversificate in base alla dipendenza: per quanto riguarda i dipendenti da oppiacei la fascia più colpita è quella che va dai 20 ai 25 anni, anche se spesso si arriva fino ai 35. Per gli alcol dipendenti solitamente l’età media è oltre i 40, mentre per le dipendenze da THC (il principio attivo della marijuana) sotto i 25”. Ogni tipo di dipendenza richiede un trattamento particolare: “Il modus operandi – continua il dottor Zini- è diversificato in base alla problematica e alla persona. Si


INCHIESTA tratta di un trattamenti integrati dal supporto medico e farmacologico. È fondamentale poi la valutazione sulla situazione sociale della persona, in quanto trattiamo sia persone ben integrate, dal punto di vista lavorativo e familiare, che altre in fase di completa disgregazione sociale”. “I pazienti più difficili da trattare sono i dipendenti da oppiodi, eroina e derivati – prosegue – una dipendenza di tipo cronico-recidivante, una caratteristica tuttavia trasversale a tutte le dipendenze. Anche la dipendenza da cocaina è quasi sullo stesso livello, pur con caratteristiche diverse, e soprattutto per il fatto che per questa categoria non esistono terapie farmacologiche efficaci”. Superare la dipendenza non è un percorso facile: “Innanzitutto bisogna fare una distinzione in base alla dipendenza – spiega il dottor Zini– abbiamo una maggiore remissione per quanto riguarda gli alcol dipendenti che, seppur non ci sono studi accurati in materia, dovrebbe avere un tasso del 25-30%, fino ad arrivare al 40. Più difficile è per i pazienti tossicodipendenti, dove stiamo attorno al 20%”. Per molti la difficoltà è soprattutto il reinserimento sociale: “Nella maggior parte delle situazioni – conclude Gianni Zini - si riesce ad avere delle famiglie di riferimento e di supporto, e ciò è fondamentale ai fini della cura. In altri casi invece il quadro è più complicato, sia per quanto riguarda conflitti familiari che i problemi in ambito sociale, ad esempio dei guai con la legge. Esiste poi una minoranza, attorno al 10% dei pazienti, nei quali la persona si trova in uno stato di emarginazione e di abbandono totale. In questi casi bisogna rivolgersi a strutture apposite, per il trattamento e il reinserimento nella società del paziente”.

Alcolisti anonimi Sabrina e Walter lo chiamano il “patatrac”. È quell’episodio che segna il confine tra la consapevolezza, di essere alcolista e la decisione di fare qualcosa per allontanare da sé il demone dell’alcol. Sabrina ha rischiato il coma etilico mentre era al lavoro. Era giunta ad un livello tale da dover assumere alcol anche in ufficio. È svenuta e non ricorda nulla di quegli istanti. Si è risvegliata in ospedale, attorniata dagli amici. A quel punto

non ha più potuto negare il problema e ha deciso di prenderlo per le corna. Walter il primo coma etilico lo ha avuto a 10 anni. Il papà lo aveva mandato in cantina a prendere il vino. Succhiando dalla damigiana ha iniziato ad ingurgitare fino a svenire. Dopo quasi 50 anni di abuso di alcol, il patatrac bussa alla porta della sua vita nel 2013. Giunge in casa il tecnico della caldaia per un controllo, Walter si sposta in un’altra stanza per bere e il tecnico poco dopo lo trova a terra con la testa rotta. Anche Walter non ha più potuto negare il problema, a se stesso e alla propria famiglia. Oggi Sabrina e Walter sono due persone rinate, con una luce fortissima negli occhi. È la luce di chi ha toccato il fondo e ha puntato i piedi per rialzarsi e riemergere. E questo gra-

zie all’aiuto e al sostegno del gruppo degli Alcolisti Anonimi di Montecchio Maggiore. Si ritrovano ogni lunedì e venerdì dalle 20 alle 22 al Centro Anziani in via Murialdo. Parlano delle loro esperienze uno alla volta per alzata di mano, si confrontano, discutono, si fanno forza uno con l’altro e molto spesso riescono a smettere di bere. Tra di loro si chiamano amici e nella stanza accanto si riuniscono i loro famigliari, perché le esperienze dolorose, le paure, ma anche le speranze, vanno vissute con chi ti sta accanto. Per entrare nel gruppo non servono tessere. Lo frequentano persone sobrie da 30 anni e altre che lo sono da pochi giorni o che stanno ancora combattendo contro l’alcol; persone dai 25 fino agli 80 anni; persone di qualsiasi categoria sociale: dall’operaio all’imprenditore, dal medico al libero professionista, fino al sacerdote o alla suora. L’alcolismo è la malattia più democratica che esista. INCHIESTA | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 9


INCHIESTA Ma perché l’aggettivo “anonimi”? Lo spiega Sabrina: “Fa parte della base spirituale del programma di recupero. Innanzitutto c’è la paura di incontrare nel gruppo in cui si entra qualcuno che si conosce, ma l’anonimato serve soprattutto per abbassare l’egocentrismo che contraddistingue la vita di un alcolista. È una prova di umiltà, per sottolineare la volontà di riconoscere il proprio problema, chiedere aiuto e cambiare stile di vita”. Alla base del percorso di gruppo c’è l’auto-aiuto, perché, continua Sabrina “solo un alcolista può capire un altro alcolista e perché ci si rende responsabili del proprio cambiamento”. Ma perché, le chiedo, quando ti sei presentata lo hai fatto come “alcolista”, quando in realtà ne sei uscita? “Per-

ché un alcolista quando lo è stato una volta lo è per sempre. Per me l’alcol era come un amante segreto, che mi aiutava a mascherare le mie insicurezze caratteriali. Mi basterebbe un solo bicchiere per avere una ricaduta e io questo non lo voglio. Ecco perché continuo a frequentare il gruppo, mettendo al servizio degli altri il mio vissuto”. “Chi dice che è guarito dall’alcolismo è un presuntuoso”, le fa eco Walter, che aggiunge: “I famigliari percepiscono il cambiamento dell’alcolista che non beve più, lo perdonano, ma non dimenticano il passato di sofferenza”. Grazie al gruppo e al percorso intrapreso, però, Walter è riuscito a ricucire i rapporti con la figlia minore, interrottisi quando lei 10 | MAGGIO

2019 | CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA

aveva 18 anni. Nell’alcolismo si sprofonda per i più svariati motivi e uscirne e rialzarsi è difficile, ma possibile. Lo dimostrano le storie di Sabrina e Walter: storie di riscatto personale, sociale, famigliare, da serbare certamente nell’anonimato, ma con una voglia pazza di raccontarle al mondo, per aiutare chi ancora non ce l’ha fatta.

Ludopatia La ludopatia è all’ottavo posto tra le dipendenze degli italiani: secondo il CNR, infatti, sono 400 mila i giocatori problematici. Michele fa parte del gruppo Giocatori Anonimi Ovest Vicentino, con sede a Sarego. “L’associazione Giocatori Anonimi è nata nel 1957 negli Stati Uniti – spiega Michele – in Italia è arrivata da poco più di vent’anni. Siamo un gruppo autogestito, e ci aiutiamo attraverso i cosiddetti ‘dodici passi’, che servono a farci realizzare di avere un problema e ci danno una mano per superarlo. Ci riuniamo ogni mercoledì a Monticello di Fara, per parlare delle nostre problematiche. Leggiamo uno dei dodici passi e poi si discute riguardo ciò che si è letto e le difficoltà riscontrate durante la settimana. Solitamente chi è affetto da dipendenza tende ad isolarsi da tutto e da tutti”. Si tratta di esperienze sempre difficili: “Un giocatore d’azzardo patologico prima di rivolgersi a noi deve avere toccato il fondo – prosegue –. Io ho iniziato a considerare il problema quando ormai non riuscivo più a venirne fuori. Ne ho parlato prima con mia moglie, che alla fine è andata dall’avvocato per ottenere la separazione. A quel punto, quando non sapevo più dove sbattere la testa, mi sono rivolto al SerD di Valdagno, che mi ha indirizzato immediatamente ai giocatori anonimi. Mi sono trovato molto bene, dopo tre anni ho superato il problema, nonostante stia sempre con la bestia che mi vive accanto”. Fondamentale è il supporto ai nuovi arrivati: “È la cosa più importante – spiega Michele – dipende molto dalla loro forza di volontà. Se c’è l’intenzione possono diventare parte attiva del gruppo e superare la dipendenza. In tre anni di associazione ne ho visti passare tanti, la maggior parte entrano ed escono, fanno un paio di serate e poi se ne vanno, probabilmente perché speravano di trovare la risposta immediata al loro problema”.


INCHIESTA

SEMPRE PIÙ DIPENDENTI 2017

UTENZA

2018

TENDENZA

1561

Tossicodipendenti

1658

+6,2%

845 (dati 2015)

Alcolisti

868

+2,7%

82

Giocatori d’azzardo patologici

117

+43%

77

Tabagisti

75

-2,5%

311 utenti

+2,4%

54583 giorni permanenza

+4,3%

304 utenti 52270 giorni permanenza

Inserimenti in Comunità Terapeutica

TARGET DEL SERD OVEST E EST VICENTINO: ▶ pazienti con problemi di dipendenza patologica (alcol, sostanze stupefacenti e psicotrope, tabacco, gioco patologico) ▶ giovani consumatori ▶ familiari

TENDENZE UTENTI: ▶ abbassamento dell’età di inizio di assunzione soprattutto per alcol e cannabinoidi ▶ utilizzazione di vecchie droghe (eroina e cocaina) con modalità diverse (fumate e non iniettate o sniffate) ▶ policonsumo, soprattutto di nuove droghe sintetiche (designer drugs ) e/o droghe non ancora inserite nelle tabelle ministeriali (smart drugs) ▶ utilizzo di droghe e alcol nel fine settimana con modalità di abuso ( binge) e con il fine di sballare ▶ nuovi pazienti con problematiche di dipendenza da gioco patologico e da tecnologia (cellulari, computers etc...) ▶ aumento delle situazioni di comorbilità psichiatrica e grave marginalità sociale ▶ migranti con problemi di dipendenza soprattutto in Carcere

OBIETTIVI: ▶ Eliminare o ridurre l’uso di droga ed altre forme di dipendenza in ambito clinico (cura) ma soprattutto preventivo con particolare attenzione alle fasce giovanili ▶ Migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie ▶ Curare le patologie correlate e ridurre i danni ▶ “Prendersi cura” e non solo curare in considerazione del fatto che le dipendenze patologiche sono caratterizzate da ricadute e, in molti casi, da un andamento cronico ▶ Umanizzare gli interventi e le relazioni terapeutiche creando le condizioni per favorire accessibilità e fruibilità delle offerte e dei servizi di cura. Fonte dati Ulss 8 Berica INCHIESTA | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 11


INCHIESTA “È una dipendenza poco trattata dai media – conclude Michele – forse anche a causa degli interessi economici che ci girano attorno. La ludopatia però può portare a situazioni disastrose, con persone che si indebitano fino al collo e non riescono più a reggere la situazione, fino a conseguenze estreme. Il problema è che finchè un giocatore avrà soldi in tasca continuerà a giocare, e si rivolgerà a noi solo quando la situazione sarà gravissima”.

Hikikomori Il termine hikikomori, parola che ci rimanda al lontano oriente, è qualcosa che in realtà ci riguarda più da vicino di quanto possiamo immaginare. Letteralmente significa ‘stare da parte, isolarsi’ ed è nato in Giappone per descrivere chi decide di ribellarsi all’apparato statale, autoescludendosi e rinchiudendosi nella propria stanza da letto per un periodo molto lungo, da alcuni mesi a diversi anni, rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno. Gli hikikomori spesso soffrono di depressione e di comportamenti ossessivo compulsivi e il loro stile di vita è caratterizzato da un ritmo sonno-veglia invertito, con le ore diurne dedicate al riposo e quelle notturne occupate in attività da nerd, come la lettura di manga o l’utilizzo di videogames. Queste persone non lasciano la loro stanza nemmeno per lavarsi, e si fanno lasciare il cibo davanti alla loro stanza. Il fenomeno colpisce prevalentemente la fascia compresa tra i 14 e 30 anni. Più difficile è individuarne le cause: possono essere caratteriali, trattandosi di individui sensibili e

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introversi, con difficoltà ad intrecciare relazioni; sociali, in quanto possiedono una visione molto negativa della società, e una successiva paura a subirne le pressioni, magari per paura di non essere all’altezza; familiari, ovvero difficoltà nel rapporto con la madre o con il padre, che fa sì che i genitori siano spesso impossibilitati nel fornire aiuto; scolastiche, in quanto spesso gli hikikomori hanno alle spalle una storia di bullismo. Anche la dipendenza da internet viene indicata come una possibile causa, tuttavia appare più corretto presentarla come una conseguenza all’isolamento. Il fenomeno è cominciato nella terra del sol levante a partire dalla metà degli anni ottanta, con un significativo incremento negli anni novanta. Al momento in Gappone sembrano esserci più di 500 mila casi accertati, e riguardano principalmente maschi provenienti da ceti sociali medio-alti. Tuttavia molti casi di donne hikikomori potrebbero essere non segnalati, in quanto nella tradizione giapponese è normale che la donna sia ritirata in casa fino al matrimonio. In Europa invece il fenomeno si è diffuso negli anni duemila. È attiva in Italia l’associazione Hikikomori Italia, che si occupa di informare e sensibilizzare sul tema, con lo scopo di tentare di capire il problema, senza stigmatizzare le persone che ne soffrono. Secondo l’associazione sono almeno 100 mila i casi di hikikomori diffusi nella penisola. Hikikomori Italia è attiva in quanto si tratta di una condizione delicata, di cui si sa ancora poco, ed è importante che le persone sappiano come comportarsi, per capire il fenomeno senza condannare chi ne soffre.


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INTERVISTA

Fabio Baldato assieme al campione olimpico Greg Van Avermaet

di GUIDO GASPARIN

IN AMMIRAGLIA CON BALDATO Da 10 anni sull’ammiraglia, a guidare i ciclisti più forti del mondo. Lui è Fabio Baldato, 51 anni a giugno, ex ciclista professionista vicentino con un palmares da campione: una quarantina di vittorie, tra cui spiccano 4 tappe al Giro d’Italia, 2 al Tour de France (tra cui, nel ’96, la volatona finale sui Campi Elisi a Parigi), 2 alla Vuelta di Spagna, ma anche prestigiosi piazzamenti nelle grandi classiche: secondo alla Milano-Sanremo, alla Parigi-Roubaix e per due volte al Giro delle Fiandre. Uno che insomma, dopo 17 anni di professionismo, sa bene come gestire in corsa e negli allenamenti i corridori della CCC Team, squadra World Tour (la seria A del ciclismo mondiale) di cui è direttore sportivo. La sua vita si spartisce tra Arzignano, dove abita, e il resto del mondo. Su 365 giorni all’anno, ne trascorre quasi 200 in gara, ma anche quando è a casa è costantemente connesso via web o app ai dati e alle statistiche relative agli allenamenti e alle prestazioni in corsa dei suoi atleti. E la CCC non è mica una squadra qualunque, perché tra 14 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | INTERVISTA

i corridori annovera il campione olimpico, ossia il belga Greg Van Avermaet. Baldato gestisce insomma fior fior di campioni.

Cosa significa essere un direttore sportivo di una squadra ciclistica? “È un lavoro polivalente – spiega Baldato – perché il ds fa da coordinatore tra il personale, i meccanici, gli allenatori e i corridori. Poi ovviamente si studiano le tattiche, si stabiliscono i programmi annuali dei singoli atleti e si dirige la squadra in corsa”.

Come sta andando la prima parte della stagione? “Nel passaggio dalla BMC (la squadra da cui la CCC ha ereditato la licenza per correre nel World Tour, ndr) alla CCC abbiamo perso alcuni corridori importanti per le corse a tappe, come Porte o Van Garderen, e un forte cronoman come Dennis. Il maggior impegno


INTERVISTA

grandi giri, invece, le strategie con i corridori vengono fatte al mattino, prima di raggiungere la partenza della tappa, perché le condizioni di corsa cambiano di giorno in giorno”.

E alla sera? “Alla sera, quando tutto potrebbe sembrare finito, mi metto al computer per archiviare il report della giornata con i risultati e tutti i dati prestazionali dei corridori, per tenere traccia negli anni di qualsiasi parametro”.

Lo risceglieresti come lavoro? “È un lavoro che ti dà momenti di massima eccitazione, ma che ti impegna molto. Però lo faccio sempre con entusiasmo. Mi trovo a rivivere l’agonismo e l’adrenalina di quando correvo, anzi di più, tanto che in corsa spesso e volentieri mi metto ad urlare. I corridori lo sanno, non se la prendono, anzi lo vivono come uno stimolo per dare di più”.

Domanda che ti avranno fatto centinaia di volte. Com’è cambiato il ciclismo dai tuoi anni ad oggi?

è quindi nel sostenere Van Avermaet nelle corse di un giorno. Nelle classiche fin qui disputate ha ottenuto buoni piazzamenti, ma purtroppo gli è mancato l’acuto per la vittoria. Essendo una squadra nata da poco, siamo in una fase di transizione, ma abbiamo comunque ottenuto buoni successi: le vittorie di tappa dello stesso Van Avermaet alla Vuelta della Comunità Valenciana e nel Tour of Yorkshire e le due di inizio stagione del neozelandese Bevin”.

In corsa qual è la giornata tipo di un direttore sportivo? “Nelle corse di un giorno la strategia viene preparata la sera prima, dando a ciascuno il proprio ruolo chiave. La fase più impegnativa è ovviamente quella della gara. All’ultima Roubaix avevamo ad esempio due ammiraglie in corsa e altre sei auto che correvano da un settore di pavé all’altro per fornire agli atleti ruote o bici in caso di incidenti meccanici o forature. Nei

“Allora c’era più fantasia e lo si vedeva negli attacchi. Ai miei tempi un corridore faceva gli allenamenti basandosi sulla propria agendina personale, si andava molto più a sensazioni. Oggi invece gli atleti sono monitorati 24 ore su 24 dall’allenatore, dal dietologo, dal massaggiatore. Fanno training camp in altitudine ed ogni valore è registrato e controllato. In questo modo i campioni sono in grado di fare performance migliori, ma viene sacrificata la fantasia per paura di andare fuori giri”.

Prossimi impegni? “Dopo il Giro di Romandia e il Giro d’Italia, una breve pausa a giugno e poi il Tour de France”.

Baldato giramondo quando correva e anche oggi che è direttore sportivo. A proposito, riesci ancora ad andare in bici? “Nel poco tempo a disposizione lo faccio. È ancora la cosa che più mi piace fare, anche perché fa bene dal punto di vista fisico e mi permette di staccare dal punto di vista mentale”. È proprio vero. I campioni, della bici, non si disinnamorano mai.

INTERVISTA| CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 15


L

o scorso anno è stato premiato come miglior allenatore della Lega Pro, il più giovane della categoria a conquistare il titolo. Ha portato il Sudtirol ad un passo dalla promozione in B e quest’anno, sempre sulla panchina della società bolzanina, sta disputando un ottimo campionato. Tanto che molti lo vorrebbero alla guida del L.R. Vicenza. Del resto Paolo Zanetti, 36enne, già centrocampista di Empoli, Ascoli, Torino, Grosseto e Reggiana, è un vicentino doc, valdagnese di Ponte dei Nori. Ed ex biancorosso. Nelle giovanili del Vicenza è approdato a 9 anni ed è cresciuto fino alla Primavera e al debutto in serie A, con Reja in panchina. “Prima al Menti contro il Brescia – racconta – poi contro la Juventus al Delle Alpi. E ancora il quarto posto al torneo di Viareggio”. Tante emozioni a Vicenza, a 20 anni, fino alla stagione tribolata Fascetti-Viviani-Moro in B e alla consacrazione con mister Mandorlini. “Eravamo ultimi in classifica, la partita della svolta fu contro il Genoa: dentro io e Maggio, vinto 1 a 0 grazie al mio gol e da lì siamo poi arrivati fino alle prime posizioni”. Una lunga carriera da centrocampista con due tappe speciali. “A Torino, una sorta di Vicenza amplificata, grande passione e grande storia. E alla Reggiana, gemellata a Vicenza: lì ho iniziato ad allenare come vice di Colombo e poi alla Berretti vincendo il campionato. Torino è stato importante anche personalmente: ho conosciuto la mia compagna Alice ed è nata mia figlia Rebecca”. Da due stagioni tecnico del Sudtirol, ma con Vicenza sempre nel cuore. “Sono sempre legato alla mia terra – continua mister Zanetti – e torno ogni settimana, ho tantissimi amici di vecchia data oltre alla mia famiglia. Vicenza rappresenta la base quando devo staccare. La panchina del Vicenza? E’ 16 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | SPORT

VICE

PAOLO ZANETTI

SS A

BIANCORO A Z N

SPORT

di LUISA NICOLI

evidente che da vicentino e da ex biancorosso allenare la squadra sarebbe un sogno. Ed è sicuramente un obiettivo. Ma per un allenatore serve il timing giusto. Spero solo, se accadrà, di essere pronto. Vicenza è una piazza importante. Lo scorso anno il premio come miglior tecnico della serie C è stata una soddisfazione grande, soprattutto perché votano gli altri allenatori: essere scelto dai tecnici ha un valore diverso”. E di mister Zanetti ne ha conosciuti tanti. “Ne ho avuti 26 e ognuno mi ha dato qualcosa: sulla fase offensiva penso a Mandorlini, a Mario Somma, su quella difensiva invece Novellino e Colantuono. Ho avuto allenatori vecchio stile, come Fascetti, Sonetti, Mutti ma anche innovativi. Ho sempre vissuto la professione con l’idea di allenare un giorno, per cui mi scrivevo tutto. E un giorno spero di ritornare al Vicenza”.


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ARZIGNANO

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ARZIGNANO

LA VERA STORIA DI “SIGNORE DELLE CIME” di ENRICO CORATO

Pensavamo di essere ormai alle porte dell’estate, ed invece in questi primi giorni di maggio del 2019 una candida coltre bianca è tornata a coprire le Piccole Dolomiti e la catena delle Tre Croci, maestose e silenti montagne che fanno da corona alla parte alta della Valle del Chiampo. E la memoria non può che andare a quel 20 maggio del 1951, quando dopo giorni e giorni di estenuanti ricerche fu finalmente ritrovato il corpo di Bepi Bertagnoli: il giovane alpinista di Arzignano era rimasto travolto da una slavina il 7 aprile di quell’anno, durante un’ascensione in solitaria sul Gramolon. Sfidando il gelo, il maltempo e il pericolo delle valanghe, in moltissimi avevano cercato invano la salma dell’amico scomparso e finalmente, dopo quaranta giorni, ecco Francesco Milani che verso mezzogiorno segnalava di aver trovato Bepi. Stava setacciando il sentiero di “arroccamento” verso la Scagina, un tratto che fino a quel giorno non era stato percorribile perché le gallerie erano ostruite dalla neve. Questa triste vicenda è stata la fonte di ispirazione di “Signore delle Cime”, composto e musicato dal maestro Bepi De Marzi per i suoi Crodaioli, destinato a diventare uno dei canti più amati, l’inno della montagna per le genti di tutto il mondo. Per ricordare i sessant’anni di “Signore delle cime” abbiamo voluto che fosse il suo autore a raccontarci la sua vera storia. Bepi Bertagnoli, lei l’ha conosciuto? No: l’ho visto una sola volta che ero 18 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO

salito in bicicletta a Ferrazza. Era insieme ad alcuni amici e, da come parlavano e cantavano seduti davanti all’osteria, ho capito che erano ex partigiani. Ero un ragazzo pieno di curiosità. Cantavano “Fischia il vento”. Poi ho saputo che le parole erano del nostro grande Antonio Giuriolo. Non si cantava “Bella ciao” in quegli anni che cercavano di superare e forse dimenticare la tragedia della guerra? “Bella ciao” è un’invenzione del 1948. Ma allora, se non è stato amico dell’alpinista, chi le ha chiesto di comporre il testo e la musica del canto? Ecco l’inizio della storia. Nel 1958, alcuni giovani soci del CAI di Arzignano si sono messi insieme per formare un coro e dopo qualche mese di buona impostazione con il professore di musica Mario Chiarello, che aveva insegnato nella Scuola voluta da Antonio Pellizzari, hanno chiesto a me di continuare anche consigliati dallo stesso Chiarello, per me un caro amico, che suonava molto bene l’organo di Ognissanti. Può ricordare alcuni nomi di questi giovani, di questi primi coristi che possiamo considerare i fondatori dei Crodaioli? Si chiamava Coro del CAI, messo insieme per cantare la montagna con il repertorio della SAT di Trento: i canti che si intonavano nelle gite. I coristi avevano tutti qualche anno più di me: Mario Cazzavillan, Ezio Ferrari, Francesco Concato, Lino Carradore, Pio Bomitali, Bepi e Gastone Carradore con il fratello Oreste… Nell’ot-

tobre di quell’anno avevano deciso di salire alla Piatta per inaugurare una lapide per l’amico Bertagnoli. Mi chiesero di inventare un breve canto da intonare lassù, proprio davanti al rifugio appena costruito dalla Forestale con il sostegno politico di Mariano Rumor. Si pensò a una Santa Messa, che allora si chiamava così… Venne celebrata da don Giovanni Battaglia, il sacerdote originario di Lonigo che a Ognissanti era un meraviglioso e generoso educatore, facendo capire e amare la montagna a tante generazioni di giovani. Quanto ha impiegato a comporre il canto? Pochi minuti. Ancora oggi, nelle mie


ARZIGNANO composizioni, penso le parole insieme alla melodia da cantare. Poi con una tastiera realizzo l’armonia, le parti vocali. Le idee poetiche e musicali vengono quando vogliono. Non è il caso di cercarle. L’origine è quasi sempre casuale, oppure la conseguenza di un fatto, la bellezza di un luogo, una nostalgia, un innamoramento. Abitavo in Corso Mazzini, con l’entrata da un portone di via Cazzavillan, la silenziosa via Sole. Suonavo tanto il pianoforte e mi sentivano anche i Carabinieri con la caserma al di là della strada. Sotto la nostra abitazione c’era la vivace osteria Dalla Mora, dei Carradore. Vicino abitava la famiglia del maestro Coronin. Ad Arzignano, con mia mamma nata a Milano, perciò sempre felice di conoscere gente e luoghi, con mio papà tecnico della Pellizzari sempre in viaggio, abbiamo cambiato dodici abitazioni. Ma il mio luogo dei ricordi più intensi rimane la Crosara, che oggi si chiama Piazza Beltrame. Sono nato a Castello, a Porta Cisalpina. Ho abitato per quasi due anni

Bepi Bertagnoli (fonte: Autori Vari, “CAI di Arzignano: 50 anni”, 1995, ed. Cora Arzignano)

Bepi Bertagnoli in località La Piatta, foto all’autoscatto presa nel giorno della scomparsa (fonte: BORTOLO FRACASSO, “Bepi Bertagnoli: una vita per l’alpinismo - Diario delle ricerche nel XX anniversario della scomparsa”, 1971)

anche a Restena… Oggi gira il mondo, ha mai trovato un luogo in cui le piacerebbe abitare stabilmente? A Milano, la città di mia mamma, specialmente ora che si è liberata dei finti bigotti. Ma il mio luogo ideale è una piccola città nell’estremo sud della Terra del Fuoco, Ushuaia, dove sono stato a suonare. Laggiù ci sono soltanto due stagioni, l’inverno e la primavera. Le montagne intorno sono stupende e il silenzio è struggente. Com’è stato accolto il canto appena composto? Dopo la nostra prima volta alla Piatta è stato cantato e registrato da molti cori. Nel 1963, con Carlo Geminiani e con il sostegno del notaio Mario Pagani il coro ha preso il nome di Crodaioli. Nel 1969, dopo un concerto nel Circolo della Stampa, la sala più esclusiva di Milano, le prestigiose Edizioni Curci ci hanno proposto di pubblicare i canti nuovi e di registrarli. Così è cominciata la diffusione in tutto il mondo. E per noi anche gli inviti per i concerti, dalla Finlandia alla Grecia, perfino in Brasile. I canti sono stati tradotti in varie lingue, almeno una decina, compreso il giapponese. I titoli e i testi delle sue canzoni, sono sempre stati e sono im-

mediatamente definitivi? “Signore delle cime” l’avevo pensato come “Signore delle vette”… Ma uno dei carissimi fondatori, l’indimenticabile Ezio Ferrari, ha osservato che cantando cime la pronuncia sarebbe stata più scorrevole. Carlo Geminiani, grafico pubblicitario della Pellizzari, mi ha dato ottimi testi in italiano e in dialetto veneto ispirati dai libri di Giulio Bedeschi, il medico alpino nato ad Arzignano. Per il dialetto si tratta della parlata vicentina occidentale, diversa, diversissima dalla ventina di espressioni della nostra regione. Avrebbe previsto un successo così grande, così ampio nel mondo? Non ho mai inseguito sogni e nemmeno ho fatto mai progetti oltre la normalità. Tutto è venuto senza fare pressioni, senza illusioni. Così è anche per i coristi attuali che proseguono da uno stile di vita che non si abbandona a vanterie. Ad Arzignano si è formato un altro coro maschile diretto da un componente dei Crodaioli, il violinista Riccardo Baldisserotto: Le voci del Sese. Tra coristi siamo come fratelli e proponiamo lo stesso repertorio. Posso dire che questo è il miracolo più impensabile di “Santa Maria, Signora della neve”.

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RI... FORNO AL FUTURO di ELIA CUCOVAZ

Il futuro dell’agricoltura? Per trovarlo bisogna… guardare indietro. Sementi autoctone oggi dimenticate e forni di contrada vecchi di secoli sono infatti gli ingredienti di un progetto di rilancio agricolo della collina arzignanese. «Se non vogliamo che si spopoli definitivamente, bisogna creare economia e reddito a partire dalla terra - spiega Angelo Sartori, presidente Coldiretti Val Chiampo Per questo con l’Amministrazione comunale abbiamo immaginato un progetto per ricostruire una filiera dal frumento al pane cotto nel forno a legna». Sartori, residente a Pugnello, è egli stesso uno degli ultimi agricolto-

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ri della Val Restena. «Anche se ho 62 anni, continuo a coltivare la terra con la forza della passione. Ma quando noi “veci” non potremo più lavorare? L’agricoltura è un presidio del suolo e terreni abbandonati, specialmente in collina, causano, ad esempio, problemi idrogeologici che interessano anche il fondo valle». Da queste riflessioni è nata l’idea di ricostruire la filiera del pane. A partire da varietà di frumento antiche. «Ricordo che quando ero piccolo qui coltivavamo varietà oggi scomparse, come il San Pastore, con la spiga alta oltre un metro e venti, o il Mentana, dalla spiga bianca. Varietà meno produttive di quelle moderne, ma

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da cui si otteneva una farina buonissima». Questa ricerca ha portato Sartori fino a un magazzino nel bolognese che conserva sementi fino a due secoli indietro. «Per dare maggior valore al prodotto bisognerebbe coltivare il grano in regime biologico e poi trasformarlo in loco». Come? L’idea è quella di farne pane. Per capire come, Sartori ci ha accompagnato in contrada Marzotti, dove Luigi e Giuseppe Marzotto, insieme ad altre due famiglie residenti, hanno ristrutturato l’antico forno a legna della contrada e dal 2002 hanno ripristinato l’antica arte della panificazione. «Quando eravamo piccoli facevamo sempre il pane


ARZIGNANO - FOODOVEST con le nostre mamme. Il forno della contrada veniva usato a turno dalle varie famiglie e non faceva mai a tempo a raffreddarsi del tutto”. Poi la tradizione si è persa. Tanto che nel 2002 il vecchio forno, inutilizzato, rischiava di crollare. “Allora abbiamo deciso di ripristinarlo. E mia mamma Palma, ormai ottuagenaria, ci ha trasmesso i segreti della panificazione tradizionale. Da allora facciamo il pane una volta al mese circa ed è sempre una festa». Se ci fosse un giovane panettiere desideroso di imparare, i residenti di contrada Marzotti si dicono disponibili a trasmettere il loro sapere alla tradizione futura. “E così avremo chiuso la filiera con un prodotto tradizionale, locale, biologico e genuino

- conclude Sartori -. A quel punto bisognerebbe valorizzarlo, ad esempio istituendo una festa del pane. Ed in questo speriamo anche in futuro di

trovare un’amministrazione attenta anche all’agricoltura, per troppi anni dimenticata nella nostra valle”.

"Se non vogliamo che si spopoli definitivamente, bisogna creare economia e reddito a partire dalla terra"

ALTAVALLE | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 21


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INVENTARE STORIE CHE AVVENTURA! di STEFANO COTROZZI

C’era una volta una città che si svegliò con un Grifo che stave seduto su una colonna davanti al Municipio. Come ci fosse arrivato era la domanda che si facevano tutti i cittadini, ma perché non si muovesse mai era quello che si chiedevano i bambini… Questo potrebbe essere l’incipit di una nuova avventura per il Festival delle storie inventate che tra fine maggio e inizio giugno vedrà il via ad Arzignano. “Un evento – ci racconta Pier Paolo Frigotto, l’ideatore – che si rivolge ai bambini, ma anche ai grandi, per portarli in un mondo magico, in un mondo in cui tutto può accadere, in uno spazio e un tempo indefiniti”. Questa prima edizione nasce proprio qui ad Arzignano dal 29 maggio fino al 4 giugno, una settimana dedicate a seminari, laboratori, letture animate ma anche cucina creative, perché la fantasia non conosce limiti e anche la tavola imbandita vuole dire la sua. Pier Paolo Frigotto, dirigente scolastico, ne curerà anche l’organizzazione in collaborazione con il Comune di Arzignano. “Ecco allora un Festival – ci racconta Frigotto - che ricrea quello che una volta veniva definito “focolare”, che celebra il rito della narrazione e predispone i partecipanti a uno stato di ascolto, perché le “storie inventate” raccontano l’identificazione del sé. Ogni volta che una storia prende vita, qualcosa di prezioso viene condiviso e compreso da tutti”. Questa prima edizione si giocherà tra la scuola Motterle, dove si svolgeranno tutti i seminari dedicati non solo ai bambini ma anche ai genitori, 22 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO

Festival delle storie inventate ginazione, aiutano a sviluppare l’inventiva e le capacità di problem solving, permettono di coltivare un’autentica empatia nei confronti degli altri. E, infine, aiutano la comunicazione interpersonale. Ma l’arte della scrittura va trasmessa attraverso progetti coinvolgenti. Progetti che sappiano trovare la chiave giusta per dare vita, in modo efficace, a qualsiasi elaborato”.

la biblioteca Bedeschi e l’auditorium delle scuole dove si terranno i laboratori e in fine il Teatro Mattarello per gli spettacoli. “La scrittura non è solo un modo per allenare la creatività - spiega Frigotto - e godere dei risultati derivanti dal suo esercizio. È un processo molto più complesso. La scrittura creativa e le attività di storytelling stimolano l’imma-


Committente Responsabile Alessia Pasetto

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QUEI DA FORA di GIUSEPPE SIGNORIN

Federico Peruzzi, arzignanese trasferitosi a Milano nel 1998 e poi a Monza, è uno di “Quei da fora”, una community con tanto di pagina Facebook e indirizzo email composta da tifosi del Vicenza che vivono fuori provincia. Ci racconta la “genesi” di “Quei da fora”? “Nel 1999 Stefano Fabbri, residente in Lombardia ma tifoso del Lane fin da bambino, essendo il nipote di Gianni Grazioli, storico commentatore delle partite del Vicenza scomparso lo scorso anno, aprì il sito www.forzalane.net con lo scopo di dare info sul Vicenza quando ancora non c’erano i social. Il sito diventò una sorta di catalizzatore dei tifosi biancorossi sparsi per l’Italia. I più attivi furono i toscani, col tempo battezzati ‘Quei da fora’. Da lì il nome si trasmise automaticamente ai tifosi delle altre regioni. Con il Vicenza di Guidolin, il numero dei tifosi “da fora” è aumentato e, anche se è difficile fare un censimento preciso, possiamo stimare ad oggi almeno un 250 tifosi, tra cui alcuni residenti all’estero”. 24 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO

Da qualche mese la pagina Facebook. Come mai? “L’amico Stefano Fabbri, esperto in queste cose, l’ha aperta per aiutare noi ‘da fora’ a raggrupparci in vista della semifinale di Coppa Italia di Serie C che si è giocata il 27 marzo a Monza. Era stata vietata la trasferta alla tifoseria ospite, in seguito alle tensioni dell’andata, a Vicenza, quindi è stato tutto nostro l’onore di rappresentare i tifosi in occasione di quella partita. Sono arrivate persone dalla Lombardia, dal Trentino, dal Veneto”. Quando è nata la sua passione per il Vicenza? “Verso i 10 anni, con il Real Vicenza di Paolo Rossi. Mio padre non era particolarmente tifoso, ma dopo un po’ di insistenza mi portò al Menti nel 1978 a vedere un Vicenza-Perugia finito 3-1 con una doppietta di Pablito. Un ricordo indelebile e da lì in poi ho sempre tifato solo Lane”. Una passione che ha contagiato anche i figli? “Io ho tre figli, Matteo di 11 anni, Caterina di 9 e Maria di 1 e mezzo. Appena Matteo ha manifestato inte-

resse per il calcio e il desiderio di andare a vedere una partita allo stadio, l’ho portato al Menti. Era il 2014, la prima partita dell’allenatore Pasquale Marino, inizio di una cavalcata che ci ha portato quasi in serie A. Matteo, che allora aveva 6 anni, si è innamorato da subito di quella squadra e dei colori biancorossi. Caterina invece per ora sembra non essere molto interessata al calcio. Maria è ancora piccola, vedremo…” Sempre forza Lane o in certi momenti è dura? “Tifare da lontano è sicuramente più duro, soprattutto in questi anni in cui il nostro Vicenza ci ha dato molte più delusioni che gioie. Sicuramente i social ci aiutano a tenerci in contatto e a sentirci meno ‘soli’ nella nostra passione. Tra lombardi comunque cerchiamo anche di vederci ogni tanto di persona davanti a una buona birra a parlare del Lane. Speriamo che la nuova gestione porti i risultati sperati. Noi ‘da fora’ saremo sicuramente tra i più contenti di uscire dall’anonimato e tornare di nuovo a gonfiare il petto come ai bei tempi”.


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SAN BORTOLO IN FESTA di GIUSEPPE SIGNORIN

La sagra di San Bortolo spegne 174 candeline e anche questo maggio, come capita ormai da quasi due secoli, animerà la vita comunitaria della frazione di Arzignano. “È una tradizione radicata che si tramanda da generazioni. Io la ricordo da sempre, fin da quando ero piccolo, con le bancarelle, le giostrine, i giochi popolari come la cuccagna. È un momento di festa fondamentale per potersi incontrare tutti insieme”, ci dice il presidente del Comitato Sagra Giorgio Preto Martini. La sagra è dedicata alla patrona della frazione, Santa Maria Ausiliatrice, uno dei titoli con cui viene invocata la Madonna, la cui devozione è legata in maniera particolare a san Giovanni Bosco. “La sagra nasce come fatto religioso, e ancora è tale, ma nel tempo sono sorte tutta una serie di iniziative per

lo svago e il divertimento, in particolare per i più giovani, a cui negli ultimi anni abbiamo dato sempre più spazio”. Il programma si concentra nei due ultimi fine settimana di maggio, dal 17 al 19 e dal 24 al 26, ma anche in altre giornate dello stesso mese. L’organizzazione è affidata al Comitato Sagra, composto da persone di tutti i gruppi parrocchiali - Associazione Noi, Gruppo Penelopi, Fidas San Bortolo, Consiglio Pastorale, Consiglio Economico, Gruppo Cori, Animatori. “Sicuramente organizzare la sagra è un grosso impegno, sotto tanti punti di vista - prosegue Preto Martini ma anche una grande soddisfazione per tutte le persone che dedicano il proprio tempo per dare una mano e che ringrazio di cuore”.

I MOMENTI CLOU Domenica 12 si terrà la 41esima edizione della Marcia delle rose “Mastegando par la contrà”. Una passeggiata non competitiva e naturalistica alla scoperta del territorio, con diversi punti di ristoro per stuzzicare il palato. Domenica 26, due giorni dopo la memoria liturgica di Maria Ausiliatrice, il 24, è prevista la tradizionale processione, con la statua della Madonna sorretta a spalla dai giovani del 2001 e portata per le vie di San Bortolo, insieme all’accompagnamento musicale del complesso strumentale “Enrico Pedrollo” di Sovizzo Colle. LA NOVITÀ La mostra “…Come eravamo…”, una selezione di fotografie che ritraggono la San Bortolo di una volta. Il racconto per immagini dei luoghi, delle tradizioni e delle vicende legate al passato di queste zone. La mostra può essere visitata gratuitamente presso l’Antica Pieve, ristrutturata da qualche anno. E poi la pesca di beneficienza, gli stand gastronomici e tanta musica...

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MONTECCHIO MAGGIORE

Tono di voce di due decibel più alto della media, qualche chilo in più forse non gli farebbe male, o forse la nostra è solo invidia. Una simpatia ma principalmente una capacità di empatia come pochi. Un uomo sempre in movimento, anche quando lo blocchi. Non c’è niente da fare, anche perché c’è un elemento che spicca nel curriculum vitae di Giuseppe Beppe Cazzola; un tratto comune del tipico vicentino e cioè quello di abbinare alla vita lavorativa il volontariato. Siamo la terra del volontariato dove spesso il paron in azienda diventa il semplice collaboratore di un suo dipendente all’interno delle associazioni. È la forza della nostra società, il nostro motore silenzioso e Beppe, forse la prima reale espressione del mondo della concia nella politica arzignanese, riesce a trovare il tempo per seguire con passione tutto quello che fa. Ma facciamo un passo indietro e andiamo con ordine. Prima di tutto la famiglia: Beppe, con Alessia, sua compagna-architetto è impegnato con due figlie piccole. La mattina si alza presto e inizia la sua attività di socio di una conceria a Montebello. A questo abbina la sua azione di volontariato nella Cooperativa 81. Lì ha cominciato come tanti a “dare una mano” con i lavori più umili fino a diventarne vicepresidente. È stato anche nel CdA della Fattoria didattica che tra l’altro produce un’ottima Garganega con ragazzi disabili. Vulcanico è forse un termine riduttivo per chi non conosce Beppe, che proprio in queste settimane si sta preparando per attraversare lo stretto di Messina in un progetto a favore della Fibrosi Cistica. Oltre a lavorare, stare in famiglia e fare volontariato, allena giovani calciatori e gioca a pallanuoto a Vicenza. Qualche altro dato interessante: “il conciaro” Beppe Cazzola ha fatto il giro del mondo da solo quando era giovane, oltre al calcio ha nutrito la passione per la moto, per il windsurf e nel frattempo si è diplomato al liceo artistico Boccioni di Valdagno. Una passione per l’arte che lo ha portato ad organizzare e a realizzare la sezione staccata di teatro d’avanguardia della Biennale di Venezia. Chi è in realtà Beppe forse dovreste chiederlo ai ragazzi del settore giovanile del San Zeno e della Garcia Moreno, dove Beppe ha allenato per più di dieci anni. O direttamente a lui, durante gli incontri o in piazza. Di sicuro scoprirete che le idee per cambiare in meglio Arzignano non gli mancano. Basta chiedere.

Committente respondabile Enrico Bruttomesso

Giuseppe Cazzola Sindaco

Prima la famiglia, l’ambiente, il futuro.

Amo la mia città. Mi trovo bene con la mia gente, operosa, ingegnosa, piena di risorse. Frenetica nel lavoro, come nel servizio agli altri. Generosa.

ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 27


MONTECCHIO MAGGIORE

IN MARCIA TRA PANORAMI MOZZAFIATO di FRANCESCO BRUN

La marcia di regolarità alpina è una disciplina poco conosciuta ma dalle enormi potenzialità. Essa infatti permette di unire un sano agonismo alla costante scoperta di nuovi paesaggi e prodotti enogastronomici. Ad Arzignano è presente un gruppo, del quale fanno parte Adriana Priante e Giuseppe Bittarello. “È una disciplina stimolante, chi la prova difficilmente decide di non proseguire – spiega Giuseppe Bittarello – oltre alla parte prettamente agonistica, è bellissimo l’andare alla scoperta di posti sempre nuovi, con panorami mozzafiato”. “Le gare si svolgono alla domenica, da marzo ad ottobre – prosegue Adriana Priante – ogni squadra riceve le pettorine, e ognuno decide la sua andatura. Si può scegliere tra alta, media e bassa, in base all’umore della giornata. La gara inizia alle otto e mezza e si parte uno alla volta, ad un minuto uno dall’altro. Al termine della gara ognuno riceve qualcosa, solitamente un prodotto locale, mentre i primi vengono premiati con alcuni cesti pieni di ogni bendidio. Spesso le gare vengono organizzate dagli alpini, e al termine si mangia tutti insieme”. 28 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO

La peculiarità della marcia di regolarità è il suo regolamento particolare: si segue un percorso diviso per settori, che possono essere pianeggianti, in salita o misti. Ogni settore va percorso rispettando una certa media oraria assegnata alla partenza, tenendo velocità che possono variare da un minimo di 2,5 km/h a 7 km/h. Il percorso è sconosciuto ai partecipanti, così come le medie di ogni settore. Il concorrente deve mantenere la media oraria stabilita per ogni settore, e i giudici annotano di volta in volta l’orario di passaggio. Alla fine vince chi si avvicina di più al

tempo teorico di ogni settore. “I percorsi sono situati sempre nella zona pedemontana – conclude Giuseppe Bittarello – si parte dal Trevigiano fino alla Lessinia veronese. Si tratta di percorsi non troppo difficoltosi, alla portata di tutti. Abbiamo fatto anche gare nazionali, recentemente siamo stati a Colfiorito, in Umbria, dove abbiamo potuto ammirare paesaggi strepitosi e abbiamo assaggiato piatti fantastici. Il gruppo ora è composto da dodici persone, ma speriamo che altri possano interessarsi a questa disciplina, che veramente merita”.


ARZIGNANO

LA BAND CHE SBANCA AMAZON di ELIA CUCOVAZ

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di Anita Baldisserotto e

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Come fa un duo di Arzignano a “battere” mostri sacri come i Queen e inseo non è un libro che ti è una torta ma quest Fabrizio De L’impresa che aLa vita André? vogliono insegnarti a cucin ti gna a cucinare. Oggi tutti te principale. Noi non edien l'Ingr usa no re, ma nessu giare un liassag mo sa tanto di Davide contro Golia è faccia ti ma do insegniamo a cucinare quan da é perch te principale, bro-torta con l'Ingredien ogni cosa. mo assaggiato è cambiata al secolo riuscita ailo abbia “Mienmiuaif”, Buon appetito iuaif Giuseppe + Anita = Mienm Anita Baldisserotto e Giusepxei della sofferenza e Netfli c'è il senso pe Signorin, una “marito-moglie C'è dentro tutto, c'è Alfie e la Panda e la cheesecake, gatti, i libri e la musica, ate bruci le pento le , pirina da un'as un matrimonio salvato iette, ci sono tecniche di band” (il cui nome è una storpiatura le vecch nascoste e la Messa con tte e Radio Maria cotole e ento attim preghiera da comb non parla inglese e quasi y, c'è uno che“me dell’espressione inglese and my e Radio Deeja , e non un sacerdote americano finisce per confessarsi da Panda, c'è una che ha una la guida é porta i meggins perch . molto e piang e wife”, “io e mia moglie”). e dal ridere voce d'angelo e fa morir Costanza Miriano A febbraio hanno pubblicato “Mienmiuaif Cake. Il marito libro che noni,ram,vi-moglie band che fa canzon I Mienmiuaif sono una ook e Instag evitare su YouTube, Faceb deo, libri… Li potete bero capitare nel vostro Potreb rate. incont li ti insegna aoppurcucinare”, salito in tee per strada se ato li chiama a suonare. paese se qualche sband sta alle classifiche degli e-book di Amazon nella categoria “Musica”, Euro 14,00 scavalcando pubblicazioni legate a nomi ben più famosi. Un piccolo miracolo. Per ottenere il quale crederci non basta. Ma la fede, forse… aiuta. All’origine dell’esperienza musicale della coppia di sposi, infatti, c’è proprio “un incontro con Dio”. Si sono fatti conoscere attraverso i loro videoclip su YouTube e una trasmissione su Radio Maria. Ora il loro libro sta andando oltre le aspettative. Qual è il vostro ingrediente segreto? “Di libri che insegnano a cucinare, e anche a vivere, i cosiddetti libri ‘motivazionali”, sono piene le librerie, però la maggior parte degli autori non parla di quello che per noi è l’’Ingrediente principale’: Dio, come lo chiamiamo nel libro. Noi non vogliamo insegnare niente a nessuno, tanto meno a cucinare, ma raccontare una storia, la nostra, che in qualche modo è stata stravolta dall’Ingrediente principale. Il libro in parte è la descrizione di una ‘conversione di coppia’, in parte affronta tutta una serie di argomenti che ci

Giuseppe Signorin

VIVO

1 / mienmiuaif cake

UOMO

stanno a cuore”. Da Teresa di Lisieux ai radical chic, da Medjugorje a un amore sfrenato per la Panda… “Un libro-torta che ha un Ingrediente principale ma in cui sono presenti tanti altri ingredienti, tanti altri temi che abbiamo cercato di trattare sempre con un po’ di umorismo. Dalla musica alla spiritualità, passando per l’attualità e la vita di tutti i giorni, la ‘torta Mienmiuaif’ è composta di diversi strati, che abbiamo ‘cuci-

nato’ insieme. Siccome non ci bastava litigare per le canzoni, abbiamo pensato di sfruttare anche questa cosa della scrittura: si sa che marito e moglie non sono mai d’accordo su niente, ma grazie a Dio la ragione è femmina” (l’ultima riflessione è della parte maschile del duo...). Siete stati invitati a parlare del libro in televisione, su TV2000, e in generale state girando molto per presentarlo e suonare. Ve lo aspettavate? “No, la cosa ci sorprende e un po’ ci imbarazza, però stiamo portando avanti un progetto artistico un po’ particolare, con il quale cerchiamo di trattare il tema della fede nel contesto di oggi. Tutte queste cose sono certamente un aiuto”. Avete da poco pubblicato un videoclip “fantascientifico” dal titolo “Adorarti oggi Dio”. “È il singolo in anteprima del nuovo disco che sarà pronto a giugno, con lo stesso titolo del libro, ‘Mienmiuaif Cake’. Nel libro parliamo di diversi argomenti che sono poi oggetto delle canzoni del disco. Il singolo è una collaborazione con i Reale, una delle band di ‘christian music’ (musica di ispirazione cristiana) più note in Italia. Parla del miracolo di un Dio che si fa pane, quindi qualcosa di estremamente piccolo e semplice, essenziale, in un mondo sempre più tecnologico, che continua a cambiare. Un brano elettronico con un video pieno di effetti speciali, in cui noi due appariamo sotto diverse vesti: scienziati pazzi, cavie da laboratorio, anime…”. ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 29


MONTECCHIO MAGGIORE

CECCATO DI NUOVO ALLA GUIDA DELLA PRO LOCO di DAVIDE GHIOTTO

A Montecchio è già al lavoro da qualche settimana la “nuova” Pro Loco del presidente Giuseppe Ceccato. Nuova tra virgolette perché le elezioni di inizio marzo hanno riconfermato l’ex primo cittadino castellano alla guida di una realtà che negli ultimi quattro anni si è resa protagonista e promotrice di eventi di grande successo per la città. Può fare un bilancio di questi 4 anni da Presidente? Sono cambiate molte cose da quando ho iniziato la mia avventura con la Pro Loco - racconta il presidente -. Tanto è stato fatto per promuovere il territorio montecchiano e i risultati sono stati davvero eccellenti. Basti pensare che siamo passati dalle 700 visite del primo anno alle 7000 attuali nei luoghi più caratteristici di Montecchio. Quali eventi vi hanno impegnato? Gli eventi che organizziamo sono davvero tantissimi, il lavoro è pressoché quotidiano. Dal Natale in Piazza, occasione di incontro per tutte le famiglie castella-

ne durante le feste, al concorso Balcone Fiorito che ha raccolto più di 300 partecipanti tra privati, aziende e negozi, a Batare Marso, la celebrazione del capodanno veneto che sta avendo sempre più seguito fra i cittadini, alle varie iniziative portate avanti con il Museo Zannato che sta diventando un punto di riferimento per scuole, centri estivi e associazioni da tutto il Veneto e non solo. Il turismo a Montecchio sta diventando una risorsa sempre più importante anche grazie alla Pro Loco… Questo è l’obiettivo che ci eravamo posti 4 anni fa e che continueremo a portare avanti. Grazie alla collaborazione con l’Amministrazione comunale, abbiamo organizzato la giornata del turismo diffuso durante la quale accompagniamo i turisti con un trenino in giro per la città. I nostri giovani accompagnatori, che voglio ringraziare, li guidano attraverso Villa Cordellina, i Castelli, le Priare e il Museo Zannato, raccontando le bellezze della nostra città.

30 |MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | MONTECCHIO MAGGIORE

Cosa cambierà con questo nuovo corso? Innanzitutto l’organizzazione interna. Abbiamo deciso di dividere l’associazione in aree tematiche e ogni area tematica avrà un responsabile. In questo modo renderemo il lavoro di tutti i nostri collaborati più agile, viste le richieste in costante crescita. Quello che non cambierà è la nostra volontà di continuare l’ottimo lavoro svolto finora. La speranza è anche quella di coinvolgere altri Comuni per creare percorsi turistici condivisi e completi. Presidente: Giuseppe Ceccato Vice presidente: Ornella Vezzaro Segretaria: Cinzia Gasparini Consiglieri: Giuliano Faccio Jessica Camps Perazza Giuseppe Fracasso Stefania Cisotto Annamaria Tamiozzo Maria Luisa Ghiotto Sandra Antonini Omero Armeno Renato Iloveri Daniela Piccoli Francesco Colombara Fabiola Gozzi Revisori dei conti: Enrico Caldonazzo Vittorino Trapula Bortolo Carlotto Probiviri: Giuseppe Trevisan Mauro Cerato Guerrino Cozza


MONTECCHIO MAGGIORE

DUE PONTI SOTTO I FERRI di MARIA TERESA ORLANDO

La Provincia giunge in soccorso dei ponti lungo la “Montorsina”, la provinciale che collega Montecchio Maggiore a Montorso Vicentino. Stanziati 1,4 milioni di euro per rimediare definitivamente ai problemi di staticità delle due strutture risalenti alla fine dell’Ottocento. A destare la maggior preoccupazione è il ponte sul Guà, che verrà completamente demolito per far posto ad una struttura nuova. Sarà ad un’unica campata di 35 metri e di prima categoria, aperto cioè al transito di tutti i veicoli senza limiti di peso, al contrario di quanto avviene oggi con il transito consentito soltanto ai mezzi al di sotto delle 3,5 tonnellate. Le travi di parete del ponte attuale

saranno recuperate come memoria storica, ma avranno solo una funzione decorativa e non strutturale. La sede stradale sarà allargata per fare spazio anche ad un percorso ciclopedonale. Discorso diverso per l’altro ponte, quello sul Poscola, che è in condizioni migliori e sarà quindi interessato soltanto da interventi riguardanti la carpenteria metallica,

quali zincatura e sabbiatura delle superfici. I tempi di esecuzione dei lavori? Circa 8 mesi, a partire da dicembre 2018 – gennaio 2019. Per tutta la durata dei lavori la strada resterà chiusa: per pendolari, aziende e agricoltori un piccolo sacrificio da sopportare, aspettando una strada finalmente sicura e senza più limiti di transito.

MONTECCHIO MAGGIORE | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 31


MONTECCHIO MAGGIORE

LE GALLINE 2.0 DI GABRIELE VIDULICH

di DAVIDE GHIOTTO

Un’oasi con piccoli laghetti naturali, un pollaio, un laboratorio creativo, un piccolo parco giochi per bambini. Tutto questo, e qualcosa di più, è l’angolo di pace che Gabriele Vidulich si è ritagliato in mezzo alla campagna, non troppo remota, di Montecchio. Gabriele, montecchiano di adozione ma nato a Lussinpiccolo, ha utilizzato le sue conoscenze da tecnico elettromeccanico acquisite durante gli anni di lavoro presso varie aziende della zona per trasformare un campo di sua proprietà in quello che lui chiama “L’eden del laghetto”. “Mi sono preso cura di questo posto insieme a mia moglie per molti anni - spiega Gabriele -. Prima abbiamo creato questi piccoli laghetti in cui coltivare le ninfee poi ho costruito il pollaio per ospitare le galline che mia moglie allevava. Queste galline producono le uova che da circa un anno e mezzo ho deciso di vendere”. Da un po’ di tempo infatti chi passa per “L’eden del laghetto” ha la possibilità di comprare le uova fresche di giornata delle sue galline con un metodo del tutto originale. “Ho creato un distributore automatico

di uova grazie alle mie conoscenze di elettrotecnico. Funziona come un qualsiasi distributore automatico con la differenza che all’interno si possono trovare solo le uova che ogni giorno le mie galline producono”. Una trovata che ha riscosso molto successo tra i montecchiani e non solo: “mi arrivano richieste da tutta Italia per poter acquistare il mio macchinario ed è difficile star dietro alla produzione es-

32 |MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | MONTECCHIO MAGGIORE

sendo fatto totalmente a mano”. Ma il lavoro di Gabriele non si limita a questo. La sua attività sul web infatti è sorprendente. Su YouTube e Facebook infatti racconta la quotidianità della sua oasi, dà consigli sull’allevamento delle galline e aggiorna sulle ultime novità creando video e contenuti. Si possono trovare i filmati delle telecamere di sorveglianza che testimoniano l’attacco di una volpe durante la notte, i momenti in cui le galline covano le uova o la nascita dei pulcini.


MONTECCHIO MAGGIORE

QUANDO LA MALATTIA NON FINISCE CON L’INTERVENTO di FRANCESCO BRUN

L’ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) Ovest Vicentino da più di vent’anni si prodiga per dare assistenza ed offrire un punto di riferimento a tutte le donne colpite da tumore al seno. “La nostra associazione è nata per venire incontro alle esigenze di noi donne operate al seno. Grazie all’aiuto del dottor Meneghini – spiega Piera Pozza, fondatrice ed ex presidente – il 4 dicembre 1998 abbiamo redatto lo statuto. Allora eravamo in 40, ora siamo più di 1300. Fin da subito ci siamo impegnate ad aiutare le donne ad ottenere una riabilitazione globale, ovvero fisica, psicologica e sociale. La formazione scientifica necessaria ce l’ha fornita il dottor Meneghini, per quanto riguarda il resto ci ha pensato l’ANDOS Nazionale, che tutt’ora tiene corsi annuali per le volontarie. Dei 60 comitati italiani siamo diventati il più grosso, abbiamo superato addirittura Roma! Questo grazie alle istituzioni, che ci sono venute incontro e hanno capito che la malattia non finisce con l’intervento”. L’associazione è in prima linea per dare ogni genere di aiuto alle donne colpite da questa patologia. “Lavoriamo in sinergia con il Centro Donna e la Breast Unit - prosegue la fondatrice - chi ha la sfortuna di ricevere una diagnosi infausta passa da noi, dove ha la possibilità di avere a disposizione tutto ciò che occorre ad una donna operata: parrucche, piscina, ginnastica, linfodrenaggio e tanti altri servizi, oltre che attività di svago. La difficoltà maggiore è quella psicologica. La paura di morire e la

Nella foto Laura Adami, responsabile della zona di Valdagno; Annalisa Albiero, responsabile della sede di Montecchio Maggiore; Isabella Frigo e Piera Pozza

vergogna di avere la malattia sono i pensieri più logoranti, ed essere a contatto con altre persone che provano gli stessi timori aiuta a farsi forza e a superarli. Inoltre è fondamentale anche il supporto ai familiari, per affrontare la situazione con maggior serenità”. Da gennaio è Isabella Frigo la nuova presidentessa dell’associazione: “Un aspetto importantissimo è la prevenzione - afferma - il tumore al seno colpisce una donna ogni otto. Una diagnosi precoce assicura però, almeno nella nostra zona, una guarigione nel 90% dei casi. Per questo ogni anno organizziamo l’Ot-

tobre Rosa, con molte attività per promuovere la prevenzione, oltre che vari open days negli ospedali e marce di sensibilizzazione, per tutelare la salute della donna e lanciare il messaggio: ‘donna, ricordati di te!’”. “Infine – conclude la presidentessa – è importantissimo il ruolo dei donatori. Grazie al loro sostegno economico riusciamo ad organizzare al meglio le nostre attività, oltre che a procurarci strumentazioni all’avanguardia, a servizio e nell’uso della Breast Unit, che aiutano le donne operate al seno a superare ogni difficoltà”.

MONTECCHIO MAGGIORE | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 33


CHIAMPO

CHIAMPO SI RINNOVA di FRANCESCO BRUN

È ormai ben avviata l’opera di riqualificazione ambientale nel comune di Chiampo. Il riassetto urbanistico è partito dall’abbattimento di una ventina di edifici industriali, ormai abbandonati, per risollevare l’impatto visivo e per convertire quelle aree obsolete in qualche opera green, per cercare di modernizzare il comune. “Il processo di abbattimento è stato in gran parte portato a termine – spiega Matteo Macilotti, il sindaco. Chiampo, come tanti altri comuni della vallata, aveva la peculiarità di avere una zona produttiva inserita all’interno del centro abitato. Negli anni si è scelto di cerare una zona industriale staccata da quella abitativa. I vecchi capannoni però sono rimasti lì in disuso, in quanto obsoleti, contribuendo ad un impatto visivo decisamente negativo. Già durante lo scorso mandato abbiamo iniziato a convincere i privati ad abbattere i capannoni. L’opera pubblica non è solo il costruire, ma anche il ripulire il pa-

34 | MAGGIO

2019 | CORRIERE VICENTINO | CHIAMPO

ese dalle eredità del passato che non rappresentano un pregio storico”. Le difficoltà incontrate in questo processo non sono state poche: “Gli edifici da abbattere, nonostante si trovino in zone incongrue per l’insediamento industriale e di fatto inutilizzabili, appartengono ai privati – prosegue il sindaco. Per convincerli abbiamo realizzato un’amplissima serie di incontri ed un continuo dialogo, che ha convinto anche loro che il riconvertire i terreni fosse la scelta migliore. Il fatto di essere vicini al fiume ci ha fatto inoltre scontrare con complicazioni legate alle autorizzazione da parte degli enti esterni, che alla fine abbiamo risolto, procedendo con gli abbattimenti”. Ora la sfida è capire come trasformare queste aree: “Abbiamo immaginato che cosa possa nascere al posto degli insediamenti – continua Macilotti - a breve partirà la costruzione di una pista ciclabile che andrà a lambire

la zona della provinciale, attraverso anche una serie di ponti che verranno costruiti sul fiume Chiampo, per rendere la città più vivibile. L’impressione è che negli anni abbiamo investito molto per quanto riguarda l’ambito produttivo, ma poco sulla qualità della vita. L’abbattimento di vecchi stabilimenti industriali lascia spazio a nuove aree di vivibilità e la sfida è quella di ridare spazi utilizzabili per aumentare la qualità di vita. In alcune zone si aprirà un concorso di idee, aperto ai cittadini, non tanto perché noi possiamo progettare su un’area privata, ma per dare dei suggerimenti ai privati sulle future edificazioni e convertire ad un diverso tipo di economia: enogastronomia piuttosto che salute e benessere. Il nostro obiettivo è tagliare i ponti con il passato, e siamo a metà strada. È una sfida che ci siamo posti e che portiamo avanti quotidianamente”.


ALTAVALLE

DOPO 32 ANNI IL MEDICO VA IN PENSIONE di MARCO ALESSANDRI

Un tempo nei nostri paesi c’erano alcune figure di riferimento: il sindaco, il prete e… il medico. Nella piccola comunità di Nogarole molti di questi valori del passato sono ancora vivi, e infatti ora che dopo 32 anni il dottore del paese è in pensione, la popolazione non ha mancato di dimostrare il proprio affetto e la propria riconoscenza accorrendo in gran numero al momento di saluto organizzato dall’Amministrazione comunale il 30 aprile, nell’ultimo Consiglio di questo mandato. Una lunga esperienza, quella del dott. Carlo Pellicciari a Nogarole: quando nell’aprile del 1987 prese servizio in paese come medico, infatti, la moglie Nadia insegnava già da diversi anni nella scuola elementare. “Sembra una paginetta da libro Cuore, la maestrina e il dottore nello stesso paesetto. Non nascondo che il sindaco di allora Luigi Vencato mi aveva preso sotto la sua ala, perché avendo la moglie qui sapeva che sarei rimasto. E infatti non sono più andato via”. Dottore: le persone in paese la conoscono da una vita, ma quasi nessuno sa da dove viene. È vero. La mia famiglia si è trasferita ad Agordo a Chiampo perché papà lavorava nell’Industria Marmi Vicentini. Il primo giorno a Nogarole? In realtà quando mi confermarono il servizio avevo la polmonite e dovetti chiedere al collega Enrico Bottone di sostituirmi il primo giorno. Per fortuna è stata l’ultima volta che mi sono ammalato (ride).

Come è stato il primo approccio con la gente? Sono stato accolto molto bene, specialmente dalle persone di una certa età, più bisognose e fragili. Ho iniziato questa professione come “medico di famiglia”, un ruolo che oggi è morto e sepolto, ormai mi sentivo un burocrate. In oltre 30 anni avrà molti episodi da raccontare… Certo, i ricordi sono tanti. Quando sono arrivato a Nogarole non c’era ancora la farmacia: in latteria la Pia raccoglieva le ricette, scendeva a Chiampo a fare scorta e poi tornava con il malloppo. È un bene che sia arrivata poi la farmacia, soprattutto per gli anziani. Inoltre all’epoca non esistevano né pediatri né geriatri, seguivo tutte le età e ricordo le varie epidemie di morbillo, le vaccinazioni

e anche tante persone che ho seguito fino al momento del fine vita. Sente di aver amato il suo lavoro? Certo. Ho sempre avuto una visione “romantica” del medico, seguendo l’insegnamento di mia madre di operare per il meglio facendo il mio dovere, senza aspettarmi mai la riconoscenza del prossimo. Gli occhi lucidi di questi ultimi giorni mi fanno capire di non aver lavorato invano. Qualche rimpianto? Più che altro nostalgia, perché i tempi sono cambiati e il tempo da dedicare al rapporto umano viene a diminuire. Ci sono appuntamenti prefissati e si privilegia il computer, ma ci sono situazioni in cui non si dovrebbe guardare l’orologio per ascoltare la persona.

ALTAVALLE | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 35


MONTEBELLO

MONTEBELLO TRA LE GRANDI DELL’HOCKEY di CARLO CALCARA

Un’annata con vista sull’Olimpo per l’Hockey Montebello, terminato con l’approdo tra le grandi della pista italiana. Una cavalcata trionfale nella quale la certezza della promozione è arrivata nell’emozionante sfida con il Montecchio Precalcino. Una partita sempre all’inseguimento dell’avversaria, con le reti di capitan Peripolli e la doppietta di Mattia Ghirardello, a sancire un traguardo a lungo inseguito e finalmente trovato dalla compagine biancorossa. Venti giorni prima sulla pista di Trissino la formazione guidata in panchina da Mirco De Gerone aveva alzato al cielo la Coppa Italia di Serie A2, insieme alla formazione femminile, anche loro vincitrici del trofeo di categoria. “La nostra stagione - dichiara il vicepresidente della squadra Claudio Rossi - è partita con il chiaro obiettivo della promozione in A1, quindi la conquista della coppa è stata in questo senso il naturale risultato di un gruppo formato per vincere. La felicità per aver raggiunto la massima serie è grande, proprio perché è il coronamento di un progetto che aveva come obiettivo proprio quello della promozione”. Ma non c’è tempo per adagiarsi sugli allori, perché c’è già il futuro da preparare. “Ora che siamo arrivati in A1 l’obiettivo è quello di non essere una meteora, ma di rimanerci il più a lungo possibile. Per riuscirci dovremo investire a partire dal settore giovanile. La nostra intenzione è quella di creare 36 | MAGGIO

2019 | CORRIERE VICENTINO | MONTEBELLO

un movimento, di usare la vetrina del campionato per avvicinare più giovani possibile a questo sport. Su questo lavoreremo sicuramente anche insieme all’Amministrazione di

Montebello, che ci ha sempre supportati e con cui parleremo per una nuova struttura per tutto il settore pattinaggio che sta crescendo e raccogliendo risultati importanti.” Per tenere la massima serie saranno però necessarie anche alcune difficili rinunce. “Sicuramente dovremo salutare alcuni dei protagonisti di quest’anno - ci dice non senza un po’ di rammarico di fondo Mirco De Gerone, fautore dello storico approdo in A1 -, anche perché la nostra intenzione non è certo quella di fare da comparse nella prossima stagione. Dovremo un po’ cambiare la nostra mentalità, essere più cinici. Questa è una società. Il salto di categoria è molto grande e ci saranno tante partite difficili in cui saremo obbligati a fare risultato, altre invece in cui dovremo essere bravi e scafati per poter raccogliere risultati dai passaggi a vuoto altrui.” Un avvicinamento quello all’A1 che parte da lontano. “Ora - continua De Gerone - chiudiamo la nostra stagione con la Confederation Cup, in cui potremo provare soprattutto con gli atleti che quest’anno hanno trovato meno spazio. Poi da agosto inizieremo a lavorare con il gruppo al completo per preparare questa nuova sfida. Chi ci sarà? Questo lo vedremo solo a ridosso della preparazione, alimentare voci di mercato non ci interessa, ma di sicuro ci rafforzeremo.”


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ALTAVALLE | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 37


MONTORSO - ZERMEGHEDO

RISPARMIO ENERGETICO IN ZONA INDUSTRIALE di MARIA TERESA ORLANDO

Operazione risparmio energetico nella zona industriale di Montorso Vicentino. Il Comune ha completato la sostituzione di 108 lampade a vapori di sodio ad alta pressione della pubblica illuminazione con altrettante lampade a led, che garantiscono una riduzione di quasi il 30% dei consumi annui in kilowattora. Interessate dai lavori via dell’Artigianato, via del Lavoro, via dell’Economia e via Spinino. Dove prima erano

installate lampade di 150 watt, ci sono ora lampade a led di 102 watt; dov’erano installate quelle di 100 watt, si trovano ora lampade a led di 44 watt, tranne in alcuni incroci in cui, per questioni di luminosità legata alla sicurezza stradale, sono state installate lampade di 57 watt. Per questo intervento il Comune ha speso circa 40.000 euro. L’intento è ora quello di proseguire nei prossimi mesi nelle altre zone del paese.

INFORMATICA SENZA CONFINI Non è mai troppo tardi per avvicinarsi al mondo dei computer. Ne è la dimostrazione il corso di informatica di base organizzato con un contributo straordinario dal Comune di Zermeghedo, in collaborazione con il Comitato Biblioteca del paese. Dal 26 marzo al 14 maggio, ogni martedì e venerdì dalle 20,30 alle 22,30, i partecipanti si sono ritrovati nella sala consiliare del Municipio per seguire le lezioni, strutturate attraverso un percorso su misura e con gli strumenti adeguati a chi non aveva alcuna conoscenza informatica. “Credo che questo progetto – afferma il sindaco Luca Albiero - faccia parte di quel dovere sociale e culturale che un sindaco deve sempre avere verso la comunità che amministra. Ecco perché, in attesa della realizzazione degli spazi che saranno la nuova sede della biblioteca, abbiamo accolto il corso in Municipio e ho dato la mia disponibilità ad aprire personalmente le porte a questi concittadini che si impegnano ad accrescere il loro bagaglio culturale”.

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2019 | CORRIERE VICENTINO | MONTORSO-ZERMEGHEDO

NUOVI ASFALTI, PIÙ SICUREZZA

Scatta a Zermeghedo il nuovo piano di asfaltature stradali, nell’ottica di una maggiore sicurezza per chi le percorre ogni giorno. All’interno del progetto generale di manutenzione del paese, entro la metà di maggio è previsto l’inizio delle nuove opere di manutenzione straordinaria. Saranno svolti lavori di asfaltatura che toccheranno le principali vie, con una particolare attenzione alla sistemazione di zone mal messe. In particolare saranno interessate via Mieli, dove sarà anche creato un dosso per il rallentamento dei veicoli, via Crosara, via 4 Nocembre, via Costeggiola, un tratto di via Verdi e un tratto di via Salieri. I lavori sono sostenuti da una voce di spesa di circa 90.000 euro, di cui 40.000 provenienti da un contributo statale e che copriranno anche gli interventi di rifacimento della segnaletica orizzontale nelle strade interessate dalle asfaltature.


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ALTAVALLE | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 39


Speciale

Elezioni

COME SI VOTA? Sono 80 i comuni vicentini chiamati a rinnovare le ammi-

Nei piccoli comuni invece non esiste la regola del

nistrazioni comunali il prossimo 26 maggio, quando si do-

ballottaggio. Nella tornata elettorale viene eletto

vrà votare anche per le elezioni europee. Nei comuni con

sindaco il candidato che ottiene il numero maggio-

più di 15.000 abitanti, come il caso di Arzignano e

re di voti. Se il comune ha una popolazione tra i 5 e

Montecchio Maggiore, diventa sindaco il candidato

i 15mila abitanti, si possono esprimere due prefe-

che ottiene il 50% più uno dei voti; un risultato che può

renze per i consiglieri comunali (sempre consideran-

essere raggiunto al primo turno o tramite il ballottaggio, che

do l’obbligatoria alternanza di genere), mentre se il comu-

si tiene due settimane dopo il giorno del voto. È previsto il

ne è sotto i 5mila abitanti si può esprimere una sola

voto disgiunto.

preferenza.

Nella scheda sono presenti i nomi dei candidati alla carica

A differenza di quanto avviene per i grandi comuni, non è

di sindaco con al fianco i simboli delle liste a essi correlate.

possibile il voto disgiunto. Si vota:

Di fianco ai simboli delle liste si trovano delle righe bianche

▶ con un segno sul nome del candidato sindaco

dove è possibile indicare delle preferenze relative a candida-

▶ con un segno sul simbolo di una lista collegata al candi-

ti di quella lista. Si possono esprimere massimo due

dato sindaco

preferenze per i consiglieri comunali, e se si esprime

▶ con due segni, uno sul nome del candidato e l’altro sul

più di una preferenza è obbligatorio che i nomi indicati ap-

simbolo di una lista correlata.

partengano a un uomo e una donna (pena annullamento della seconda preferenza). L’indicazione dei nomi dei consiglieri non è obbligatoria. Si può votare: ▶ con un solo segno sul nome del candidato sindaco ▶ con un solo segno sul simbolo di una lista legata al candidato ▶ con due segni, uno sul nome del candidato e l’altro sul

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 26 MAGGIO 2019 NOME COGNOME (CANDIDATO SINDACO)

Cognome

simbolo di una lista a lei/lui collegata ▶ con due segni, uno sul nome del candidato e l’altro sul simbolo di una lista non collegata. 40 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | SPECIALE ELEZIONI

Si possono indicare fino a due candidati, ma di sesso diverso e della stessa lista


ELEZIONI COMUNALI ARZIGNANO 26 MAGGIO 2019

COMMITTENTE RESPONSABILE: NICOLÃ’ STERLE

SPECIALE ELEZIONI

STERLE

SINDACO #IMPEGNOPERARZIGNANO

SPECIALE ELEZIONI | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 41

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SINDACO

ARZIGNANO ALESSIA BEVILACQUA

DOMANDE 2. Un angolo della sua città da valorizzare

CentroDemocratici e destra Europei per Arzignano insieme perIl Alessia Futuro con Noi Cazzola Sindaco Un'Altra arzignano Pietro Magnabosco

1. Tolstoj scrisse "Tutti pensano a

1. Villaggio Giardino va ripensato. Ba-

cambiare il mondo, ma nessuno pensa

sta con lo spiazzo di terra battuta all’in-

a cambiar se stesso". Credo che dovrò

gresso della città.

cercare di impegnarmi per dare ascolto

2. Il fiume e la Roggia, vie e piazze

io scelgo

ARZIGNANO

a tutti i cittadini.

2. Villaggio Giardino, che rappresenta 3. Per cosa vorrebbe essere ricordato dopo i suoi 5 anni da sindaco? 4. Il problema più urgente del mondo di oggi: clima, immigrazione o lavoro? 5. Liberalizzazione delle droghe leggere: favorevole o contrario?

l'ingresso della città.

3. Per aver contribuito ad una Arzignano, dove TUTTE le persone possano vivere una vita decorosa e felice.

4. Il LAVORO è un diritto che andrebbe garantito a tutte le persone.

5. Contraria a qualsiasi tipo di droga.

7. La sua vacanza da sogno 8. Un eroe dei nostri tempi 9. Il suo piatto preferito

VotaBevilacqua.it d’acqua, spazi nuovi per socializzare.

3. Ho in mente un mandato di dieci anni.

4. Il più urgente? L’ambiente umano, il rispetto tra le persone. Altrimenti stiamo parlando del nulla.

5. Nessuno dovrebbe aver bisogno di droga nella vita.

6. Nessuno dovrebbe averne bisogno,

6. Moralmente contraria ma potrei

bisogna investire nella promozione

essere favorevole se gestita in modo

della persona.

coretto, ordinato e nel pieno rispetto

7. Ho girato il mondo. Restano nell’a-

della libertà della donna.

6. Riapertura delle case chiuse: favorevole o contrario?

COMMITTENTE RESPONSABILE: ALESSIA BEVILACQUA

1. La prima cosa che cambierebbe del suo paese

Lega-Liga Veneta Salvini Giorgio Gentilin Lista Civica Io scelgo Arzignano Giorgia Meloni Fratelli d'Italia al CENTRO per Liga Siamo Veneto BEVILACQUA

GIUSEPPE CAZZOLA

7. Qualsiasi posto può essere meraviglioso accanto alle persone che ami.

8. Ogni persona normale che fa qualcosa di concreto per aiutare il prossimo o la città.

9. La cucina italiana, anche se vivrei di pane e dolci.

10. Valentina Tereškova, la prima donna nello spazio.

10. Un personaggio storico con cui andrebbe a cena Nelle seguenti pagine i candidati appaiono in ordine alfabetico

42 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | SPECIALE ELEZIONI

nima le persone e le relazioni.

8. Falcone e Borsellino. 9. Dieta mediterranea e frutta e verdura di stagione. Le produco io, bio. Con visione, passione, orgoglio!

10. Con il mio omonimo Giuseppe Garibaldi!


SPECIALE ELEZIONI

COMMITTENTE RESPONSABILE: NICOLÒ STERLE

ELEZIONI COMUNALI ARZIGNANO 26 MAGGIO 2019

ALESSIA PASETTO

DOMANDE 1. La prima cosa che cambierebbe del suo paese 2. Un angolo della sua città da valorizzare 3. Per cosa vorrebbe essere ricordato dopo i suoi 5 anni da sindaco? 4. Il problema più urgente del mondo di oggi: clima, immigrazione o lavoro? 5. Liberalizzazione delle droghe leggere: favorevole o contrario? 6. Riapertura delle case chiuse: favorevole o contrario? 7. La sua vacanza da sogno 8. Un eroe dei nostri tempi

10. Un personaggio storico con cui andrebbe a cena

STERLE

Forza Italia Berlusconi per Sterle SINDACO Impegno per Arzignano Sterle Sindaco

Pasetto Sindaco Nuova Arzignano Pasetto Sindaco #Fare Meglio Pasetto sindaco

#IMPEGNOPERARZIGNANO

#STERLESINDACO

1. Il Sindaco, sono qui per questo.

1. La prima cosa che cambierei ad Ar-

2. Le nostre frazioni e tutte le aree de-

zignano sarebbero gli orari degli uffici

gradate.

3. Vorrei essere ricordata per il Sindaco che ha fatto tornare l’orgoglio di essere di Arzignano. L’orgoglio di rappresentare un’eccellenza economica nel mondo, che ha saputo affrontare le

comunali,magari con l’apertura al sabato mattina.

2. Penso che il quartiere di Villaggio Giardino dopo anni passati nel dimenticatoio meriti una forte riqualificazione e valorizzazione.

grandi sfide della sostenibilità ambien-

3. Vorrei che la mia amministrazione

tale. Il sindaco che ha risolto il proble-

fosse ricordata per avere ridotto il de-

ma dei fanghi salvando 11 mila posti di

grado di alcune aree di Arzignano.

lavoro.

4. Penso siano tutte urgenze, correlate

4. Il clima. E chi fa il sindaco deve

tra loro che meritano attenzione e riso-

occuparsi del suo comune. Obiettivo

lutezza in egual modo.

primario ad Arzignano: Acqua pulita

5. Al di là della differenziazione tra

ZERO PFAS.

droghe leggere e pesanti penso che il

5. Contraria.

vizio non sia mai stato un partito sano.

6. La prostituzione non può più esse-

6. Favorevole alla regolarizzazione

re considerata un istituto necessario al

della prostituzione.

buon funzionamento della società.

7. Da molto tempo sogno un viaggio in

7. In montagna con la mia nipotina

Giappone.

che nascerà a luglio.

8. Le lavoratrici e i lavoratori.

8. Giovanni Falcone, un uomo che ha dedicato la sua vita alla difesa della legalità e della giustizia.

9. Il suo piatto preferito

NICOLÒ STERLE

9. Fiorentina con l’osso. 10. Sandro Pertini, un vero italiano.

9. Pizza. 10. Alcide De Gasperi.

SPECIALE ELEZIONI | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 43


SPECIALE ELEZIONI

MONTECCHIO MAGGIORE

VERONICA CECCONATO

LARA CRIACO

DOMANDE

Partito Democratico per Montecchio M. Insieme per Montecchio Montecchio al Centro Veronica Cecconato Sindaco

Lara Criaco Sindaco

1. La prima cosa che cambierebbe del suo paese

1. Vedo quotidianamente molte

1. Il modo di fare politica. Per risol-

strade del nostro paese soffocate dal

vere i problemi è necessario ripartire

traffico. Vorrei si potesse circola-

dalla gente, dai bisogni di tutti citta-

re in sicurezza e protetti.

dini.

2. L’area a ridosso della storica fac-

2. Le frazioni di Montecchio Mag-

ciata della ditta Ceccato.

giore. Sono molteplici e spesso ab-

3. Per la gestione e flessibilità negli

bandonate anche per la loro posizio-

2. Un angolo della sua città da valorizzare 3. Per cosa vorrebbe essere ricordato dopo i suoi 5 anni da sindaco? 4. Il problema più urgente del mondo di oggi: clima, immigrazione o lavoro? 5. Liberalizzazione delle droghe leggere: favorevole o contrario? 6. Riapertura delle case chiuse: favorevole o contrario? 7. La sua vacanza da sogno

orari di lavoro e degli uffici comunali.

4. L’emergenza ambientale e climatica è dichiarata e sotto gli occhi di tutti.

5. Favorevole a depenalizzare il consumo delle droghe leggere e al loro uso terapeutico per ridurre la soffe-

ne geografica poco favorevole.

3. Per aver rispettato la parola data e gli impegni assunti per il bene comune.

4. Clima perché prima di tutto va preservato il benessere dell’uomo e dell’ambiente.

renza ai malati.

5. Sono favorevole all’uso della can-

6. Contraria per lo sfruttamento del

nabis per fini terapeutici.

corpo della donna che ne consegue.

6. Contraria. La dignità della donna

7. Immersa nella natura, senza folla,

viene prima di tutto.

possibilmente con la persona amata.

7. Non ho una “vacanza da sogno”.

8. Tutti coloro che dedicano se stes-

Mi piace viaggiare e quando lo fac-

si e il proprio tempo agli altri.

9. Un piatto, tanto semplice quanto

8. Un eroe dei nostri tempi

nostrano: gli spaghetti pomodorini e

9. Il suo piatto preferito

10. Una donna, Rita Levi Montal-

basilico.

cini.

10. Un personaggio storico con cui andrebbe a cena Nelle seguenti pagine i candidati appaiono in ordine alfabetico

44 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | SPECIALE ELEZIONI

cio “mi mescolo” alla gente del posto che visito per assaporarne lo stile di vita, il pensiero e tutte le sfumature.

8. Gino Strada per aver dedicato la sua vita al prossimo.

9. Rigorosamente pizza. 10. Rita Levi Montalcini, donna di grande forza e carisma.


SPECIALE ELEZIONI

GIAN LUIGI PICCIN

GIANFRANCO TRAPULA

RUGGERO ZIGLIOTTO

Movimento 5 Stelle Montecchio M.

Lega-Liga Veneta Salvini Lista Montecchio Trapula Sindaco

Siamo Veneto Montecchio M.

1. Acqua priva di sostanze inquinan-

1. Continuerò a lavorare per una cit-

1. Le aree degradate di Alte Ceccato.

ti (non soloPFAS), discarica Moli-

tà più vivibile, attrattiva virtuosa e

netto da mettere in sicurezza.

smart.

2. I Castelli e la possibilità di creare un turismo qualificato.

2. Alte Ceccato quale luogo che ha

2. I castelli di Giulietta e Romeo.

necessità di essere valorizzato.

Solo dal nome si intuiscono le po-

3. Come persona onesta e corretta,

tenzialità attrattive.

che ha amministrato il bene comune

3. Aver trasformato in opportunità

per tutti i cittadini.

le grandi trasformazioni in corso

4. L'urgenza del pianeta si basa su

così da aver reso più vivibile la no-

privilegi e domìni di pochi, sistema-

3. Mi piacerebbe essere ricordato come un Sindaco che ha interpretato i reali bisogni della gente e che ha

stra città.

saputo ascoltare.

4. Un’immigrazione controllata e funzionale alle esigenze del territorio, eliminando ogni forma di ghetto.

to quest’aspetto si risolvono in parte

4. Sono tre temi importantissimi,

anche gli altri.

il lavoro è prioritario perché legato

5. La liberalizzazione delle sostanze

alla vita e alla dignità di ognuno.

5. Favorevole se la commercializzazione viene controllata da strutture pubbliche, ma contrario a ogni forma

leggere, con molti controlli, può dare

5. Contrario. Pur chiamate leggere

di libero mercato non controllato.

dei risultati migliori.

sono comunque droghe.

6. Favorevole attraverso la creazio-

6. Non sono d’accordo sul riaprire

6. Favorevole se trattato con rigide

ne di aree gestite da strutture che

le case chiuse, soprattutto sul come

normative. Il problema della prosti-

eliminino qualsiasi forma di sfrutta-

sono gestite in paesi come Germania

tuzione va affrontato e gestito.

mento.

o Austria.

7. In montagna sulle Dolomiti venete.

7. Il giro del Mediterraneo in barca

8. Sono i volontari che lavorano per

a vela.

il bene della comunità. Un esercito

8. Chi oggi riesce a creare reddito

silenzioso che migliora il mondo.

nonostante uno Stato che considera

9. Polenta e baccalà alla vicentina.

il lavoro autonomo una disgrazia so-

7. Allontanarmi dalla routine quotidiana, in relax e gustare i cibi del luogo.

8. Colui che si spende per cause comuni e per la collettività.

9. Gli gnocchi al pomodoro di mia mamma...

10. Sono affascinato dagli invento-

10. Niccolò Macchiavelli, intelligente e arguto fondatore della moderna scienza politica.

ciale.

9. Baccalà alla vicentina. 10. Giuseppe Garibaldi, ma farei in modo che fosse la sua ultima cena.

ri e gli artisti, Leonardo da Vinci e Nikola Tesla.

SPECIALE ELEZIONI | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 45


SPECIALE ELEZIONI

MONTEBELLO VICENTINO DINO MAGNABOSCO

MONTORSO VICENTINO CARLO CURTI

ILARIA MARTINI

DIEGO ZAFFARI

NOGAROLE VICENTINO Nelle seguenti pagine i candidati appaiono in ordine alfabetico

46 | MAGGIO 2019 | CORRIERE VICENTINO | SPECIALE ELEZIONI

ROMINA BAUCE

DONATO MASTROTTO


SPECIALE ELEZIONI

SPECIALE ELEZIONI | CORRIERE VICENTINO | MAGGIO 2019 | 47



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