Corriere Vicentino Copia omaggio / anno XVII marzo 2017
EROI DELLA TERRA
VARENNE LA TUA ABITAZIONE IN CLASSE A UN PROGETTO EDILIZIO A MISURA DI GIOVANI COPPIE, SINGLE E NEOSPOSI, IDEATO IN MANIERA ERGONOMICA ED OTTIMIZZANDO AL MEGLIO GLI SPAZI ABITATIVI
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EDITORIALE
LA SFIDA CONTINUA di STEFANO COTROZZI
SOMMARIO INCHIESTA
L
a foto in copertina potrebbe essere di qualsiasi epoca. Potrebbe essere stata trovata in qualche cassetto dimenticato ed essere ambientata negli anni 30 oppure nei 50, invece è stata scattata qualche giorno fa. L’immagine è voluta, siamo andati a cercare chi ha deciso di tornare indietro nel passato ma con un occhio verso il futuro, puntando su un aspetto della nostra provincia che ha ancora tanto da dire: l’agricoltura. Sono giovani, non scappano dall’industrializzazione ma scelgono un lavoro antico che sembrava dover scomparire inesorabilmente dalle nostre valli, un mestiere fatto di stagioni, aria aperta, orari impossibili, dedizione totale ma anche tecnologia, marketing, scelta del prodotto, internet. L’antico che incontra il contemporaneo e si fonde. A loro abbiamo voluto dedicare l’inchiesta di questo numero dopo un lungo periodo di silenzio. A novembre avevamo deciso di concludere la nostra avventura dopo 17 anni, stavamo preparando il numero di chiusura per salutarvi. L’addio del Corriere Vicentino. Molto nel nostro settore, l’editoria, è cambiato. La nostra azienda ha percorso altre strade con successo mentre i giornali, anche locali, continuavano a perdere tante battaglie con internet e i social. Ma non hanno perso la guerra. Oggi, mentre la notizia corre veloce sulla fibra, il fascino della carta continua e probabilmente non sparirà mai. Quindi il Corriere Vicentino va avanti a raccontare questa nostra provincia tanto particolare con tutte le sue contraddizioni, approfondendo ancora di più i temi che ci circondano quotidianamente e narrando storie vere, di persone che si incontrano tutti i giorni. Perchè questo è quello che ci piace fare: scendere dal mondo che gira veloce e prenderci una pausa per guardarci attorno e riflettere sul nostro territorio. Prosegue la sfida, con nuovi stimoli e un nuovo impegno: quello di essere tra di voi ogni tre mesi.
Eroi della terra
8
INTERVISTA 12
Dario Antoniazzi
ARZIGNANO
Saluti da Arzignano
16
MONTECCHIO 24
#FromZEROtoHERO
CHIAMPO 27
Chiampo risorgimentale
BRENDOLA
“Tradito dai partiti”
28
MONTEBELLO 29
Padana, è giunta l’ora X
ZERMEGHEDO 30
Un paese più pulito
MONTORSO 31
Guerra aperta al PFOS
ALTA VALLE
Un lupo per amico
32
SPECIALE CONCIA 33
Felici di rivedervi!
Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 -
Art director Alice Molon Foto di copertina Alberto Saltini Stampa: Centrooffset
Bericaeditrice s.r.l. Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Mario Piotto, Davide Ghiotto, Carlo Calcara. Editorialisti Alberto Fabris, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli.
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4 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | OPINIONI
S
BUFALA LA
INVESTIMENTI SPAZIALI FRANCESCO MENEGHINI
È
notizia fresca l’approvazione del budget 2017 della NASA, un pacchetto da ben 19,5 miliardi di dollari, quasi in concomitanza con il lancio di un nuovo satellite di un altro programma da 8 miliardi, l’europeo Copernicus. Netti e implacabili i commenti del popolo web: “ma con tutta la gente che muore di * dovete proprio spendere tutti quei soldi per andare nello spazio a raccogliere sassi!?”, dove * può essere sostituito a piacere con cancro, aids, fame, disoccupazione, vaccini killer ecc. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratti di pun-
ti di vista. Se siete anche voi di questo avviso lasciate che vi racconti qualcosa. Mediamente per ogni dollaro investito in esplorazione spaziale c’è un ritorno di 14 dollari in benefici economici grazie all’innovazione che ne deriva. Questo ha contribuito a progressi fondamentali di tecnologie come protesi mediche, termometri a infrarossi, filtri per acqua, pannelli solari, vetri antigraffio, sistemi antighiaccio, sistemi GPS e perfino le fotocamere nei vostri smartphone. La lista potrebbe andare ancora avanti a lungo. I commenti disinformati, purtroppo, anche.
G
OPINIONI RANCORN NF E A I
R
uccede sempre più spesso, ne facappunto, come “coso”. E non c’è niencio oggetto di battute e ironie con te da fare, fisso il mio interlocutore gli amici cercando malinconica sperando possa soccorrermi e trarmi complicità. Insomma, sempre più spesd’impaccio, ma niente, allora come seso, in svariate occasioni e senza scuse, gno della mia venetudine ricorro all’alio semplicemente non mi ricordo. Ma tro termine prezioso e local che mi fa proprio non mi ricordo: mi sforzo, fruguadagnare qualche secondo: “mestiego nei meandri della ro”. “Sì dai, ti ricordi N R E O8 INT memoria, mi inerpico coso… mestiero… sì in spericolate connesdai che te lo ricordi”. E l’altro niente, gode sioni e ricostruzioni, evidentemente del corrugo la fronte e mio affanno e non ci assumo l’espressiopensa minimamente ne che potrei avere a trarmi d’impaccio, se qualcuno mi chiel’infame. Dopo alcune desse la capitale della ALBERTO FABRIS penose pause, e occhi repubblica delle isole “COSO” rivolti al cielo in cerca Kiribati; insomma d’ispirazione, la resa: “vabbè mi verrà sempre più spesso, se devo riferirmi ad in mente”. Questo genere d’intoppi mi una persona, tendo ad indicarla come provocano uno stato di senili malinco“coso”. Lo so, direte, capita a tutti: certo, però di solito, dopo più o meno brevi nie per lenire le quali ricorro al balsatentennamenti, arriva il nome, rapido e mo immortale della poesia. Tra i miei liberatorio. Nel mio caso l’inesorabilibri cerco conforto nei versi di… come si chiama, quello che scriveva versi brele trascorrere degli anni mi fa sempre più frequentemente arenare di fronte vissimi, sì dai che lo sapete, era italiano, all’insormontabile scoglio meglio noto, come si chiama…
GIANFRANCO SINICO
È PRIMAVERA
I
primi tepori di questi giorni invitano all’aria aperta e a più di qualcuno tornerà in mente il tempo in cui si aprivano i “magazìni”: una frasca verde posta all’angolo di una casa di campagna, o all’inizio di un viottolo, segnalava fino agli anni cinquanta che lì “i gavea verto magazìn”, cioè vendevano il vino prodotto dal loro podere, ritenuto superfluo al consumo familiare. In cucina (allora sempre grande) e sotto il portico venivano disposti dei tavoli, spesso presi in prestito dai vicini o adattati con due cavalletti in legno ed un’asse, sempre però con una dignitosa tovaglia. Durante la settimana i clienti non erano numerosi, ma domenica arrivava gente da tutte le contrade, anche famiglie intere che combinavano in questo modo una scampagnata festiva. Insieme al vino venivano serviti, a richiesta, prodotti stagionali della fattoria, come uova sode, salame, pane e sottaceti. L’esiguità dei costi invitava gli avventori a quello che era noto come “el giro dei magazìni”, sorta di percorso rituale che toccava tutti i magazìni della zona, con la scusa di assaggiare il vino di tutti, confrontarlo ed emettere sentenze, sempre discordanti, che suggerivano qualche volta di ritornare su alcuni “capitelli” per l’opportuna verifica in loco. Questa economica liturgia, celebrata a piedi o al massimo in bicicletta, consentiva di trascorrere una euforica domenica con un modico esborso. E il lunedì, tutti sul campo.
OPINIONI | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 5
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NA L I S T A IL GIOR
L’AVVOCATO
LO PSICOLOGO
GUID O GA S PA RI N
M A R CO BER NA BÈ
SUL WEB L’ITALIANO STA ANDANDO A FARSI BENEDIRE?
NUOVE IMPRESE TRA SOCIAL, INTERNET ED E-COMMERCE. FACCIAMO “PREVENZIONE GIURIDICA”.
MIO FIGLIO NON MANGIA, COSA FACCIO?
Prendetemi pure per pedante, ma se c’è una cosa che non sopporto è leggere strafalcioni grammaticali sui social. Va bene la velocità di scrittura che spesso i nuovi media comportano per la frenesia che abbiamo di pubblicare qualsiasi cosa, ma si assiste sempre più spesso ad errori riguardanti regole di base. Un sito ha recentemente raccolto gli “orrori” grammaticali più frequenti sul web:
Il mercato sta cambiando. Anzi è già profondamente cambiato. Su internet c’è un intero mondo inesplorato che aspetta solo di essere conquistato. Siti web, e-commerce, web marketing, web brand reputation... sono il nostro presente. Imprese e imprenditori, spesso, non se ne rendono conto, servendosi delle piattaforme social a fini commerciali in modo del tutto superficiale: “Lo fanno tutti! È facilissimo... facciamolo anche noi!”. No, non funziona così. Tutto va pianificato. Le insidie che il mercato digitale nasconde, oggi, sono insidie nuove e diverse rispetto a quelle cui eravamo abituati. In questi ambienti la maggior parte dei processi si smaterializza: il contratto si conclude online, il pagamento si conclude online, anche il trasferimento del bene o servizio (come un ebook o una canzone) possono avvenire online. Basta un “CLICK”. La “parola detta” e la “stretta di mano” non esistono. Certo, le opportunità di guadagno sono enormi e i costi di gestione possono ridursi davvero al minimo. Ma mai come ora si rende necessaria un’accurata attività di prevenzione, di analisi preliminare dei rischi, di “PREVENZIONE GIURIDICA”, la potremmo chiamare. Sì, perchè proprio di questo si parla quando ci si avvia a realizzare un progetto on line: fare prevenzione, anche e soprattutto giuridica. Nell’era della comunicazione elettronica tre sono le parole chiave da tenere bene a mente: PREVEDERE, PREVENIRE, CONTROLLARE. Di fronte ad una economia sempre più “liquida”, un problema (giuridico) previsto e prevenuto è un problema risolto.
Spesso sentiamo dire: “Se un bambino mangia significa che sta bene”. Da ciò deriva naturalmente che se non mangia è a causa di un disagio. E via con il braccio di ferro nel tentativo di farlo tornare a mangiare. La tentata soluzione più comune che ho osservato consiste nel preparare al bimbo tutti i cibi più appetibili nel vano tentativo di persuaderlo a mangiare. Questo comportamento nemmeno di fronte a minacce potrà essere utile: continuando a fare quello che abbiamo sempre fatto otterremo quello che abbiamo sempre ottenuto. E allora che fare? Vi illustro uno stratagemma che ho proposto a due genitori. Ho detto loro di preparare le pietanze gradite al figlio ma lasciando vuoto il suo piatto. Quando il bambino avesse chiesto del cibo, avrebbero dovuto dargliene una piccola porzione dicendo che poteva mangiare ma solo se gli andava, senza seguirlo se si fosse alzato, portando via il piatto anche non consumato e senza dare cibi diversi lontano dal pasto. Questa nuova modalità ha consentito loro di interrompere le vecchie soluzioni instaurando una nuova modalità di relazione alimentare genitori-figlio, che li ha portati a riacquisire il controllo. Spostare l’attenzione da ciò che il figlio fa a ciò che i genitori possono fare di diverso consente di aprire a possibilità nuove. Il figlio, sorpreso dalle diverse modalità ha iniziato subito a chiedere di mangiare, provando piacere a finire tutto.
• Ne voglio un pò scritto con l’accento anziché con l’apostrofo. • Sono daccordo anziché sono d’accordo. • Qual’è con l’apostrofo, quando invece va scritto senza. • A proposito, va (terza persona singolare del presente indicativo del verbo andare) si scrive senza accento. Va’, con l’apostrofo, è la seconda persona dell’imperativo del verbo andare (troncamento di vai). • Su qui e su qua l’accento non va, su lì e su là l’accento ci va. • Se vogliamo dire che è tutto in ordine, va scritto che è tutto a posto, non apposto (che è invece il participio passato del verbo apporre). • Sto e sta (prima e terza persona del presente indicativo del verbo stare) vanno scritti senza accento. Questi sono solo alcuni esempi e non prendeteli sottogamba. Chi offre lavoro spesso controlla i social dei candidati e potrebbero essere dolori...
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OPINIONI | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 7
INCHIESTA
EROI DELLA
TERRA di CARLO CALCARA, DAVIDE GHIOTTO, MARIO PIOTTO, GIUSEPPE SIGNORIN
Sono sempre più giovani, investono nell’innovazione, difendono le tradizioni e la biodiversità. Sono gli agricoltori di oggi. Ecco le loro storie.
“Q
uando sarò un contadino porterò ogni giorno la camicia, perché allora sarò un signore”. Si può riassumere così la filosofia che ha portato Filippo Zanconato, insieme alla moglie Francesca, a riavvicinarsi alla terra. Genitori di tre bambini - Sibilla, Gabriele e Lucia - abitano a Nogarole, dove hanno fatto rivivere una casa un tempo conosciuta come contra’ Arcangelo. “Volevamo dare la possibilità a quattro vecchi muri di poter rendersi ancora utili a far crescere una famiglia”.
8 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA
Tutt’altro che scontato il modo di pensare di questa giovane coppia che sta mettendo le basi per un piccolo grande progetto: un’azienda agricola chiamata “Viola”, che per ora produce carciofi di montagna, patate e zafferano. Filippo è un giocoliere per passione, Francesca una danzatrice. Insieme hanno sentito l’esigenza di tornare a uno stile di vita più genuino, più lento, più umano, per quanto si rendano conto, e l’esperienza lo sta confermando, che non si tratta di una passeggiata. “Mio nonno diceva: ‘la terra l’è bassa!’. E infatti non è per niente semplice occuparsene. Occorrono molti sacrifici e tanta pazienza. Bisogna rispettare i tempi della natura. Si vive insomma un po’ come una volta… Ma è più quello che si riceve: siamo circondati da una natura stupenda che si sta timidamente facendo conoscere. Forse noi non ci siamo presentati
INCHIESTA proprio con garbo, ma sembra che a lei non importi molto e ci sta regalando già delle bellissime sorprese”. Ancora il loro sogno è a metà, ma stanno entrambi lavorando - Filippo nel settore della pelle, Francesca saltuariamente come barista - per riuscire ad investire e avviare l’attività in maniera definitiva. Una coppia che si dà veramente da fare e che si merita di portare ogni giorno la camicia.
questi aspetti in nome di una produzione più massiccia, perché a risentirne è soprattuto la salute dell’animale e di conseguenza la qualità del prodotto”. Come ti guadagni da vivere? “Finché il frutteto non sarà operativo, mi sono creato una rete di clienti che vengono da me per comprare le uova, moltissimi privati e un paio di gruppi di acquisto solidale”. Qual è la cosa che meno ti piace del tuo lavoro? “La burocrazia. Approfitto dei giorni di pioggia per compilare carte e consegnare documenti. È l’aspetto più fastidioso del mio lavoro, ma tutto viene ripagato dalle bellissime giornate che passo a contatto con la mia terra”.
CARCIOFI AD ALTA QUOTA
RITORNO ALLA STAGIONALITÀ “Se conti le ore che fai al giorno, questo lavoro non fa per te”, passione e lavoro costante vengono prima di qualsiasi altra cosa in agricoltura. Lo si capisce subito arrivando nei campi di Michele Bertuzzo, classe ’90 di Montecchio. Un giovane laureato in Igiene e Sicurezza degli Alimenti all’Università di Padova che si è dedicato all’agricoltura e all’allevamento, cosa non scontata al giorno d’oggi. Ma quello che colpisce non è questo, o per lo meno non solo. La cosa che da subito è chiara agli occhi di chi visita i suoi campi è la filosofia che sta dietro il suo lavoro quotidiano. Un fil rouge che passa dal frutteto che sta nascendo al recinto con le galline. In estrema sintesi si potrebbe chiamare “mantenimento della biodiversità”. Michele ha scelto infatti di piantare meli e peri riprendendo alcune antiche varietà vicentine e veronesi che rischiavano di andare perse. Stessa cosa per le razze di galline: “Ho voluto mantenere tre razze diverse di galline, non le classiche galline commerciali.”
Nella vita c’è chi coltiva progetti per anni, attraverso lauree, corsi di formazione e esperienze varie. C’è poi chi invece coltiva e basta. Dell’ultima categoria fa parte Nicolò Franco, 22 anni, nuova leva dei campi coltivati e socio della cooperativa agraria e sociale Agrimea. Lui quello che sarebbe stato il suo percorso lo aveva già chiaro fin da piccolo: “Quella per l’agricoltura è una passione che arriva dall’infanzia, quando aiutavo mio nonno e mio padre nei campi e con gli animali della stalla”. Lo stretto rapporto con la terra fa germogliare in lui un interesse sempre maggiore per la materia. La scelta di studi diventa quindi un’ovvietà e Nicolò si diploma in agraria all’istituto “Trentin” di Lonigo. E prima ancora di finire gli studi arriva già la prima proposta di lavoro: “Stavo finendo gli esami di maturità quando ho conosciuto la realtà di Agrimea. Sono entrato proprio all’inizio del progetto sui Carciofi di Marana”. Un progetto molto particolare che parte da un prodotto a sua volta particolare. “Questo carciofo è un parente stretto di quello coltivato nel sud Italia. Grazie all’escursione termica tra notte e giorno, presente in estate agli 850 metri di altitudine di Marana di Crespadoro, questa varietà però matura molto
Qual è lo scopo finale della tua filosofia? “Sicuramente il ritorno alla stagionalità. Non possiamo pretendere più di quello che la natura ci offre. Le mie galline per esempio non hanno una produzione costante perché ci sono delle variabili che influiscono sul loro ritmo, il meteo in primis. Non si può pretendere di nascondere INCHIESTA | CORRIERE VICENTINO | MARZ0 2017 | 9
INCHIESTA prima rispetto al cugino meridionale. Infatti, una volta piantato a maggio, la raccolta può iniziare già da agosto. Un’altra particolarità sta nel suo gusto, che non presenta la solita nota amarognola tipica dell’ortaggio”. Ma non è l’unica nota dolce di questa verdura, che proprio con la sua coltivazione dà una mano ai ragazzi affetti da autismo. Il lavoro nella natura, con l’aiuto di Nicolò e degli altri soci della cooperativa, li aiuta a migliorare la loro vita. “È bello registrare i miglioramenti di questi ragazzi, come riscontrato anche scientificamente dagli psicologi”.
GIOVANI E AGRICOLTURA • Nel 2015 aumento del 35% di under 34 impiegati in agricoltura. • Oltre il 50% dei giovani agricoltori è laureato. • Le aziende dei giovani agricoltori hanno una superficie più estesa del 54%, un fatturato più elevato del 75% e il 50% in più di occupati rispetto alla media. • Il 57% dei giovani agricoltori ha investito in innovazione. Fonte Coldiretti
POLLICE VERDE Un ragazzo di campagna… in città. Lui è Marco Dalla Pozza, nato e cresciuto a Montecchio Maggiore: 25 anni appena compiuti, in tasca una laurea in scienze e tecnologie agrarie e una passione per il lavoro sui campi ereditata dal nonno, nonostante la generazione di genitori e zii avesse scelto di prendere altre strade professionali. Ma la vita, come la campagna, è fatta di stagioni che ritornano. “È una passione che avevo fin da piccolo – racconta –, un sogno che prima o poi sentivo di dover realizzare”. E così un giorno sceglie di rimboccarsi le maniche e recuperare il solco dell’antica tradizione familiare. È il 2013 quando nasce l’azienda agricola che porta il suo nome sui terreni davanti casa in via Lovara. Con prodotti esclusivamente bio e rigorosamente a chilometro zero. “Oggi produco quasi tutto quello che si può produrre: ortaggi, frutta e perfino farina integrale macinata a pietra, la più ricca e naturale”. Grande rispetto della stagionalità, oltre che della qualità dei prodotti, ma soprattutto un carico 10 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA
di lavoro da gestire quasi esclusivamente da solo. “I miei familiari mi aiutano quando possono, ma in linea di massima lavoro da solo. Gestiamo produzione, vendita diretta e consegna a domicilio. Le giornate sono impegnative: in inverno si lavora meno sui campi e più in vendita, mentre durante la bella stagione le giornate di lavoro possono durare anche 14 o 15 ore. Ma non mi pesa”. Anche perché l’altra parte della vita di Marco è sui campi di calcio e sempre usando le mani, a difendere la porta del Montecchio San Pietro. “Se ci si organizza, si trova il tempo di fare tutto”, spiega con semplicità. Eppure non è comune trovare questo spirito tra i ragazzi di questa età. O forse sì? “Vedo in giro tanti giovani che scelgono la vita agricola perché hanno voglia di fare qualcosa di diverso. C’è una maggiore sensibilità verso la qualità di quello che mangiamo e verso l’importanza di ridurre i passaggi della filiera, e poi credo dipenda dal fatto che senti di avere a che fare con qualcosa che gestisci tu, non vincolato da nessuno. Se non dal meteo che a volte fa i capricci, ma queste sono le regole del gioco”.
ALLEVARE CON PASSIONE Alessandro Picco è un ragazzo poco più che trentenne, laureato in Ingegneria energetica. Dopo aver lavorato cinque anni nel mondo dell’industria, ha deciso di invertire rotta e darsi all’insegnamento e all’attività di famiglia: l’allevamento. Vive a Castello di Arzignano, è sposato con Olivia con cui ha una bambina di nome Emma. La mattina lavora in un istituto professionale e il pomeriggio parte per Peschiera dei Muzzi, a Sovizzo, dove i suoi genitori, Giovanni e Ornella, gestiscono “La Giassara”, un’azienda immersa nel verde con allevamenti di vacche, vitelli, manze, polli, suini, anatre, faraone e maiali, tutti nutriti con materie prime locali. “I miei genitori mi hanno sempre spinto a fare altro, a dire il vero. Non sono consapevoli del grande valore che ha il mestiere che fanno. Io la penso diversamente: allevare in maniera tradizionale, come fanno loro da tanti
INCHIESTA i propri occhi, ma anche con le mani, il naso e le orecchie che cosa c’è realmente dietro a quello che si consuma ogni giorno”.
LA MICRO-FILIERA DEL LATTE
anni, porta in sé un bagaglio culturale preziosissimo che non deve andare perduto”. Oggi c’è una riscoperta di questo genere di attività. “Sì, ma non bisogna avere una visione bucolica di chi si occupa di animali o in genere della natura. È molto difficile adattarsi a queste condizioni, si è sempre impegnati. Non puoi chiudere qualche giorno, loro hanno sempre bisogno di te. Io però sono cresciuto qui, è quasi una vocazione per me”. La vostra è una realtà non industrializzata. Si riesce ancora a lavorare in questo modo? “È più difficile, ma porta maggiori soddisfazioni. Noi qui abbiamo tutto, facciamo tutto in casa, come i contadini di una volta. Non è la quantità che ci interessa, nemmeno la “performance”. Non adottiamo metodi intensivi, ci teniamo che gli animali siano trattati nel migliore dei modi, con un’etica e uno stile che rispetti le nostre tradizioni locali. I nostri animali mangiano quello che si trova nelle nostre terre. Non dico siano migliori o peggiori, ma sicuramente hanno caratteristiche uniche”.
Si sta levando il sole sui campi che circondano Montorso Vicentino. Una volta indossata la tuta da lavoro, come tutte le mattine, Francesco Penzo porta la colazione alle sue ospiti. Nella sua stalla è circondato di sole presenze al femminile: un allevamento di vacche che con il loro latte danno vita al Provolone Valpadano Dop. “Le chiamo vacche, va bene? È italiano d’altronde!”. Così esordisce Francesco mentre si occupa di rifocillare le sue bestie. “I foraggi che do loro da mangiare sono prodotti quasi esclusivamente da me - racconta –. Fieno di prato stabile ed erba medica. Poi c’è anche la parte proteica, mais e soia, che però acquisto”. Questa la colazione da queste parti. Dopo aver dato una balla di fieno in pasto alle fameliche giovanotte della stalla, continua: “Una volta la zona collinare qui intorno era piena di aziende agricole da cui gli allevatori si rifornivano di fieno. Ora invece sono rimasti in pochi a falciare i prati e a raccogliere l’erba, complice anche il prezzo dimezzato del foraggio, e molti solo a tempo perso”. Francesco è anche presidente della Coldiretti di Montorso, un paese con poco più di tremila anime che ospita la filiera completa del latte. Una volta finito il ciclo mattutino di mungitura ce ne parla, partendo dalla storia della sua azienda. “Era di mio padre, l’ho presa in carico nel 1989 quando ancora era in centro paese, in via Villa. A inizio millennio però ci siamo spostati fuori dall’abitato”. Una necessità dettata dall’incremento demografico del paese. “A novembre 2000 abbiamo iniziato con il trasferimento dei capi, circa 16/17 bestie, che allora facevano il latte per la produzione del formaggio Asiago. Quella del Provolone è storia recente invece, abbiamo iniziato lo scorso dicembre insieme ad un altro paio di aziende della zona, e finora sta andando bene”. Ora di animali da latte la sua azienda ne possiede una cinquantina, compresi gli animali da rimonta e i giovani.
Il rapporto con i clienti? “Chi viene qui a comperare la carne può vedere come vengono trattati gli animali, li può scegliere direttamente. Ci sono molte persone che credono in questo stile di allevamento legato alla tradizione, riconoscono il valore di quello che stiamo facendo. La sensibilità oggi su questi temi è piuttosto alta, però il cambiamento reale, concreto, è ancora molto lento. Alle persone direi di uscire un pochino dalla cultura del virtuale e di andare a scoprire con INCHIESTA | CORRIERE VICENTINO | MARZ0 2017 | 11
INTERVISTA
DARIO ANTONIAZZI
30 ANNI CONTRO LA FIBROSI CISTICA Una lotta contro il tempo che dura ormai da 30 anni, ma Dario Antoniazzi e la moglie Annamaria non sono ancora stanchi di combattere una malattia tanto nota quanto sconosciuta, la “Fibrosi Cistica”. Quasi tutti ne hanno sentito parlare ma pochi sanno effettivamente di cosa si tratti. di GIUSEPPE SIGNORIN
“L
a Fibrosi Cistica è la più comune fra le malattie genetiche gravi. Chi nasce malato ha ereditato un gene difettoso sia dal padre sia dalla madre che sono, senza saperlo, portatori sani del gene CFTR mutato. In Italia c’è un portatore sano ogni 25 persone circa”. Antoniazzi, delegato provinciale della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, è impegnato insieme alla moglie a sostegno di questa nobile causa dagli anni 80, da quando ancora la malattia era chiamata mucoviscidosi. Sono riusciti a coinvolgere migliaia di persone con l’obiettivo principale di promuovere la ricerca. “La fibrosi cistica è una malattia complessa. Esistono protocolli terapeutici condivisi a livello internazionale, adattati all’età e ai sintomi del singolo malato. In linea generale prevedono antibiotici per le infezioni polmonari, aerosol e farmaci fluidificanti per le secrezioni, fisioterapia respiratoria, enzimi digestivi, nutrizione ipercalorica, trattamento delle complicanze. Il trapianto polmonare è una prospettiva per i pazienti con insufficienza respiratoria irreversibile”.
La Delegazione di Vicenza della Fondazione è una realtà molto importante anche a livello nazionale. Quella di Vicenza è stata la prima Delegazione nominata dalla Fondazione, che quest’anno celebra il ventennale della costituzione. Dall’inizio, la Delegazione di Vicenza ha adottato ben 10 “Progetti di Ricerca” per un importo totale di 655.000 euro. Invece l’importo totale dei contributi versati comprensivi dei progetti adottati è di 676.182 euro.
Quali sono le principali difficoltà a sensibilizzare le persone su questo tema? Quando ci siamo scontrati con la Fibrosi Cistica, nessuno sapeva di cosa si trattasse nonostante questa malattia fosse la più diffusa tra le malattie genetiche. I medici di famiglia ne sapevano poco e tanto meno, purtroppo, gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Nella nostra valle c’erano già stati parecchi casi di fibrosi cistica, ma venivano tenuti nascosti. Quando iniziammo a parlare alla gente del reale numero di pazienti coinvolti con le relative famiglie e del
I DANNI DELLA FIBROSI CISTICA La Fibrosi Cistica altera le secrezioni di molti organi che, risultando più dense, disidratate e poco fluide, contribuiscono al loro danneggiamento. A subire la maggiore compromissione sono i bronchi e i polmoni: al loro interno il muco tende a ristagnare, generando infezione e infiammazione ingravescenti. Queste, nel tempo, tendono a portare all’insufficienza respiratoria. Oltre che respiratori, i sintomi sono a carico del pancreas, che non svolge l’azione normale di riversare nell’intestino gli enzimi: ne deriva un difetto di digestione dei cibi, diarrea, malassorbimento, ritardo di crescita nel bambino e scadente stato nutrizionale nell’adulto. Il progredire del danno pancreatico porta spesso con l’età a una forma di diabete. Altre manifestazioni possono riguardare l’intestino, il fegato, le cavità nasali e nel maschio i dotti deferenti.
12 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | INTERVISTA
INTERVISTA mente arrivava all’età della scuola. Oggi ci sono più numero di portatori del gene malato, ne uscì un quaadulti che bambini con Fibrosi Cistica e studiano, dro ben diverso da quello che fino ad allora ci si imhanno un lavoro, costruiscono una famiglia. Ma sulla maginava… Un po’ alla volta le cose iniziarono a camdurata e sulla qualità della loro vita la malattia incide biare, insieme alla sensibilità nei confronti di questa in maniera significativa. Le statistiche malattia. suggeriscono un’aspettativa intorno Credo che con il nostro lavoro e ai 40 anni, ma queste previsioni sono con la collaborazione di tantissiin continuo miglioramento grazie ai mi amici e sostenitori abbiamo progressi della ricerca, che di recente fatto conoscere questa malattia OGGI CI SONO PIÙ ha scoperto farmaci in grado di intera migliaia di persone soprattutto venire su alcuni tipi di mutazione del nell’Ovest vicentino, al punto che ADULTI CHE BAMBINI quando si parla di Fibrosi Cistica, CON FIBROSI CISTICA E gene CFTR. Questa nuova via e altre promettenti hanno la prospettiva di ormai, a tutti viene in mente la STUDIANO, HANNO UN bloccare sul nascere la malattia e renmia faccia. LAVORO, COSTRUISCOdere sempre più efficaci le cure di cui già disponiamo. Cos’è cambiato? NO UNA FAMIGLIA Nel 1986 la maggior parte delle spese per i farmaci erano Siete riusciti a organizzare tanti eventi a carico della famiglia e importanti, è legato non tutte le farmacie li in maniera particoprocuravano. Si pagalare a qualcuno di va anche la ricetta per questi? l’antibiotico. All’epoca li facevamo venire dalla Devo dire che per ogni sinSvizzera e dal Vaticano. golo evento organizzato ci Bisognava procurarsi abbiamo messo il cuore e anche gli integratori, l’ail massimo impegno. Una erosol, i galenici, l’acqua menzione particolare medistillata, l’acido acetico. rita senz’altro “Musica & La casa di una famiglia Solidarietà”: per quattro con Fibrosi Cistica era anni consecutivi abbiamo piena di nebulizzatoportato centinaia di persori, ampolle, tubi sterine in sala di registrazione, e li, pentoloni da 10 litri vi garantisco che è stato un d’acqua a bollire a tutte lavoro enorme. Le prime tre le ore (l’acqua distillata edizioni furono dedicate ai costava e si cercava di rigiovani che con i loro gruppi sparmiare). musicali ebbero la possibiliCon la legge del 1993, tà di scrivere e registrare un però, le cose cambiarono brano inedito. Nella quarta radicalmente. Farmaci, edizione furono coinvolti i apparecchi e assistenza domiciliare divennero gratucori che diedero volentieri adesione da tutto il Veneto, iti. ma anche dalla Sardegna. La Fibrosi Cistica restava comunque orfana di ricerca e quanto più le cure si facevano avanzate, tanto più ci Progetti per il futuro? si rendeva conto che l’unico vero traguardo sarebbe Abbiamo in serbo un grande progetto che vedrà la stata la scoperta del modo per guarirla. luce in occasione della prossima Campagna Nazionale, a ottobre. Sarà un modo per ringraziare le migliaia di persone che con il loro aiuto hanno reso possibile I progressi della ricerca? questi progressi. Ma non voglio sbilanciarmi oltre… Negli anni 50 un bambino con questa malattia raraINTERVISTA | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 13
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a dirigente del Vicenza Calcio ha vissuto diverse esperienze, con la società finanziaria inglese Enic che ha acquisito la società nel 1999 e poi con la proprietà Cassingena, ma è sicuramente la prima dal 1989 nel Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare quella che più gli è rimasta nel cuore. Sergio Gasparin, 65 anni, scledense doc, dirigente sportivo e allenatore, con quel Vicenza, da direttore generale e amministratore delegato, ha conquistato tutto: la serie B, la serie A, la Coppa Italia, la semifinale di Coppa delle Coppe. E il sogno di vedere la squadra biancorossa al primo posto in A nel novembre del 1996. Anni indimenticabili in una lunga carriera che da dirigente lo ha portato anche a Venezia, Messina, Udine, Genova sponda Sampdoria e Catania. E da allenatore a Bassano, Castelfranco, Valdagno e Thiene, tecnico di quella squadra dei record che nel 1987/88 ottiene 17 vittorie in 17 partite tanto da guadagnarsi vetrina e invito alla “Domenica Sportiva”. Fino a quando nell’aprile del 1989 il “suo” presidente del Thiene Calcio Pieraldo Dalle Carbonare gli fa la proposta: lasciare il Gruppo Lowara, di cui era dirigente, per andare a gestire il Vicenza Calcio, che Dalle Carbonare intendeva acquisire, società in difficoltà, ultima in classifica. “All’inizio ho rifiutato – ricorda Sergio Gasparin – avevo un percorso di carriera alla Lowara già segnato, per arrivare alla massima carica del gruppo industriale americano, 3 stabilimenti e un migliaio di dipendenti. Per me, allora 37enne, motivo di fiducia e orgoglio. Ma ognuno di noi ha la propria schiavitù e la mia sono le emozioni. Il Vicenza era la mia squadra, quella di mio padre e poi quella di mio figlio. Così quel seme inizia a germogliare, era una grande scommessa con me stesso ma anche un atto di fiducia del mio presidente. Così dopo qualche settimana andai a New York in sede Lowara a comunicare che avrei preso un’altra strada”. L’avventura inizia così. Bellissima. Ma anche difficile. Soprattutto nei primi anni. Tanto che ad un certo punto al direttore generale Sergio Gasparin tocca anche andare in panchina, da allenatore in C1. “La proprietà mi chiese un
di LUISA NICOLI
sacrificio e quindi, nel mio codice deontologico, non potevo dire di no. Così ho assunto il ruolo di tecnico. Ma alla responsabilità strutturale dell’azienda si aggiunse la tensione emotiva del campo, lo pagai fisicamente e i medici mi diedero lo stop. Non sono stati facili gli inizi perché noi conoscevamo bene la realtà del calcio dilettantistico e come si organizza un’impresa, ma dovevamo metterlo insieme nel calcio professionistico. Ma c’è stata da parte di tutti grande umiltà nell’imparare, solo così riesci a crescere. E dall’ultimo posto in C1 sette anni dopo eravamo in vetta alla classifica di serie A. Di Carlo, Viviani, Lopez e poi Murgita sono i quattro che più hanno dato in assoluto con un gruppo di ragazzi a cui sono ancora profondamente legato. E nel 1992/93 quando conquistammo la serie B sapevamo di avere una possibilità: la promozione. Tutti misero da parte personalismi ed egoismi per la causa biancorossa, avevamo un solo obiettivo comune”. Dalla B alla A all’apoteosi della Coppa Italia. “L’urlo al 117’ minuto della finale al Menti lo porterò con me per tutta la vita. Quella serata resta un ricordo indelebile. Alle 3 di mattina mi ritrovai con alcune persone e tifosi in piazza dei Signori. Guardavo la gente e pensavo: è incredibile ma ce l’abbiamo fatta. Da vicentino poi le emozioni erano ingigantite: lavorare per la tua terra, per la tua squadra, per la tua maglia. Ricordo la pagina sulla Gazzetta quando arrivammo al primo posto in classifica, il fenomeno Vicenza. Allora spiegai all’inviata che tutto è nato proprio dal 1989, quando siamo partiti, i risultati non venivano e per molti tifosi stavano sbagliando tutto. In realtà abbiamo costruito tra i primi in Italia un’azienda calcistica che aveva tutti i crismi e le modalità di organizzazioni basate sulla grande professionalità ad ogni livello. Persone come Fabio Rizzitelli, Andrea Fabris, Paolo Bedin, oggi dirigenti importanti, sono cresciuti con noi”.
SERGIO GASPARIN
14 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | SPORT
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BIANCORO A Z N
SPORT
ARZIGNANO
FANGHI E POLEMICHE Alberto Serafin, l’amministratore di Acque del Chiampo, annuncia la realizzazione di un termovalorizzatore per eliminare i fanghi prodotti dalle industrie conciarie di STEFANO COTROZZI
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n 15 marzo con un colpo a sorpresa: ad Arzignano si farà il termovalorizzatore che brucerà i fanghi prodotti dal settore concia nella Valle del Chiampo. Lo ha comunicato l’Amministratore unico di Acque del Chiampo Alberto Serafin, durante il dibattito in un Consiglio Comunale dedicato proprio alla situazione e al futuro dell’azienda partecipata di cui il Comune di Arzignano è socio di maggioranza assoluta. Mentre venivano discussi aumenti di budget e prospettive future dell’ente, Serafin, durante il suo intervento, ha annunciato: “Costruiremo un impianto con un progetto di project financing e sarà un sistema per termovalorizzare le migliaia di tonnellate che ogni anno le industrie conciarie producono”. In passato per il progetto si era prospettato un costo variabile tra gli 80 e i 100 milioni di euro. Ancora nessuna scelta
precisa per l’ubicazione del futuro termovalorizzatore: “Il posto migliore dove costruirlo - continua Serafin - sarebbe vicino al depuratore, ma non è ancora stato deciso il luogo”. Nel frattempo è partito un bando per assegnare la progettazione dell’impianto e l’Amministratore di Acque del Chiampo ha ipotizzato un tempo di circa 2 anni per poter dare il via ai lavori di costruzione, stima che sarà da confermare ufficialmente. Ad appoggiare la scelta di Alberto Serafin interviene il Presidente degli industriali del settore concia Bernardo Finco: “Non parliamo di gassificare; lo sfruttamento energetico ha fatto passi da gigante. Oggi abbiamo a disposizione tecnologie più mirate e meno invasive, tecnologie che producono vapore acqueo! Se la valle concorda con queste nuove tecnologie avremo un trattamento termico che accontenterà tutti e riuscirà ad eliminare il problema dei fanghi. Se invece la Valle del Chiampo litiga non andremo da nessuna parte e le conseguenze le pagherà il tessuto artigianale e dell’indotto. Io sto con l’Amministratore Serafin perché so cosa dice! In caso contrario il tessuto economico pagherà le conseguenze delle ‘non
scelte’ e un po’ alla volta si bloccherà tutto”. L’Amministrazione Comunale di Arzignano ad oggi non ha rilasciato nessuna dichiarazione al riguardo. Dall’opposizione arrivano invece le critiche dopo un Consiglio Comunale intenso che ha visto dopo tanto tempo la partecipazione di un nutrito pubblico: “Stanno facendo un’operazione sulla testa delle persone – incalza Pietro Magnabosco - senza neanche dire cosa faranno esattamente. Lo annunciano in modo improprio in Consiglio Comunale attraverso una figura terza e neanche politica e senza spiegare cosa sta succedendo, dopo le promesse in campagna elettorale che Arzignano mai e poi mai avrebbe avuto un inceneritore. Cosa succederà al nostro territorio? Nessuno lo sa, in una zona già massacrata da Pfas, da nove discariche di rifiuti tossici speciali, da un’autostrada piantata a metà lavoro e da altri tre inceneritori già esistenti come quelli della Zambon, Fis e Miteni. Direi che basta così. Serafin ha annunciato che sarà un inceneritore che brucerà 120 mila tonnellate di rifiuti speciali. Tutti sappiamo che ne produciamo 30 mila e quindi gli altri 90 mila arriveranno da fuori e ci troveremo ad essere l’inceneritore dei rifiuti tossici di tutta Italia. O probabilmente ha annunciato un progetto più grande di quello che vogliono fare per poi presentarne un altro e far finta di venire incontro alle esigenze della popolazione”. ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 15
ARZIGNANO Via Kennedy
SALUTI DA
S
porcizia, bruttura, degrado. Questa la cartolina che potremmo spedire oggi da Arzignano. Il tessuto urbano del centro città è lacerato da cantieri e ruderi lasciati a
se stessi, finiti negli anni in mano ai topi e agli sbandati. Sono le macerie di un rinnovamento urbano schiantato al suolo dalla crisi. Biglietto da visita della città del Grifo è il cantiere abbandonato da anni sul centralissimo palazzo del cinema Via Trieste
16 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO
Chaplin di via Kennedy. Venduto lo scheletro metallico della gru che da anni incombeva sull’edificio, resta la rabbia dei residenti per questa ferita aperta che non si sa quando e come potrà essere rimarginata. Basta spostarsi di poche decine di
ARZIGNANO Via Lamarmora
Via dell’Industria
metri, in via Lamarmora, e lo spettacolo è ancora peggiore. L’ ex area produttiva Meneghini oggi si presenta un rudere pericolante invaso dalle sterpaglie che si specchia sui vetri dei nuovi complessi residenziali. Un’altra situazione apparentemente senza soluzione. Bastano ancora quattro passi e si arriva fra i negozi di via Trieste. Lì le
armature dei pilastri di un cantiere rimasto alle fondamenta sembrano la provocazione di un artista contemporaneo, all’ombra di un altro edificio lasciato lì a crollare nell’indifferenza generale. Le finestre degli stabilimenti chiusi, come la ex Poletto, diventano ben presto bersaglio per i vandali. E le rovine senza nome di viale dell’In-
dustria si sono trasformate in un luogo dove disfarsi dell’immondizia in barba alle regole. Doveva essere solo una passeggiata nella Arzignano abbandonata. Comincia qui invece un’inchiesta nella città che cade a pezzi fra la mancanza di investimenti e l’assenza di una progettualità che catalizzi la rigenerazione urbana.
ARZIGNANO Via Vicenza
Via Trieste ARZIGNANO | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 17
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18 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO
ARZIGNANO
NUOVA UNITÀ PASTORALE Sono passati appena pochi mesi ma già si possono fare le prime considerazioni sulla nuova Unità Pastorale chiamata “Arzignano Centro” che ha rivoluzionato il classico assetto parrocchiale a cui si era abituati. di GIUSEPPE SIGNORIN
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al 1° ottobre le realtà di Castello e Villaggio Giardino si sono unite ufficialmente a Ognissanti con la prospettiva, nei prossimi anni, di allargarsi ulteriormente fino a San Bortolo e San Zeno. Quattro i presbiteri incaricati di occuparsi delle nostre zone, con i seguenti ruoli: don Mariano Lovato, Parroco in solido e Moderatore; don Luigi Fontana, Parroco in solido; don Andrea Bruttomesso, Vicario parrocchiale; don Edoardo dalla Riva, Collaboratore pastorale. “È un progetto voluto dal nostro Vescovo, mons. Beniamino Pizziol, che da qualche anno lavora in maniera profetica in questa direzione forte di esperienze positive in altre diocesi – ci spiega don Mariano Lovato, arciprete del Duomo e vicario foraneo della Valchiampo. Si tratterà di un processo lungo che trasformerà le nostre parrocchie, abituate a pastorali incentrate su servizi di carattere religioso che si dovranno invece indirizzare sempre più verso dinamiche relazionali. Non è un caso che Papa Francesco sottolinei spesso l’importanza di iniziare cammini condivisi e innescare processi, piuttosto che occupare spazi…” Quali sono le cause principali di questi cambiamenti? “Senza dubbio la crisi di vocazioni con la conseguente rapida diminuzione dei sacerdoti che ha investito
il nostro Paese negli ultimi decenni, insieme a una partecipazione sempre meno numerosa delle persone alle funzioni e alle iniziative di carattere religioso”.
ci, nell’ottica di una corresponsabilità sempre più effettiva, verranno coinvolti maggiormente e dovranno cercare di essere più propositivi possibile”.
Nella pratica, quali sono le differenze più evidenti? “Noi sacerdoti viviamo tutti insieme nella parrocchia di Ognissanti e ci diamo il turno nelle parrocchie di Villaggio Giardino e Castello, senza che qualcuno di noi si occupi esclusivamente di una di queste realtà. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che facciamo tutti parte di una stessa comunità e dobbiamo cercare di conoscerci e camminare insieme”.
Difficoltà? “In particolare i fedeli più assidui, abituati da tempo in un certo modo, si trovano oggi in una situazione di temporaneo disagio, ma è un percorso che verrà fatto in maniera graduale e tutti insieme”.
Il ruolo dei laici? “Mentre una volta si aspettava sempre che fosse il prete ad attivarsi per una qualsiasi iniziativa, adesso i lai-
Opportunità? “Imparare a sentirsi comunità non solo con le persone più vicine: a questo proposito sono nate iniziative come gli incontri ‘itineranti’ che si svolgeranno durante la Quaresima ogni settimana in un luogo diverso della nostra Unità Parrocchiale”.
ARZIGNANO
AMA, OBIETTIVO ACCETTAZIONE Un’associazione che sta al fianco delle famiglie dei malati di Alzheimer e che combatte per l’accettazione di questa malattia così conosciuta ma allo stesso tempo così complessa. di DAVIDE GHIOTTO
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Organizzate anche delle altre attività? “Abbiamo attivato dei corsi di ‘approccio capacitante’ in cui si spiega ai famigliari come approcciarsi nel modo giusto ai malati e come comportarsi concretamente nelle SOLO LE PERSONE situazioni quotidiaCHE SI RITROVANO ne. Ma organizziamo anche attività solo NELLE STESSE CONcon i malati per dare DIZIONI POSSONO un po’ di serenità alle CAPIRSI ED AIUTARSI famiglie per qualche ora e serate informative per far conoscere la malattia”.
sistono patologie che tutti noi conosciamo. O meglio, pensiamo di conoscere. La malattia di Alzheimer è una di queste. Nella concezione comune l’Alzheimer è strettamente legato alla memoria: il non ricordare più che giorno è, il nome di un oggetto o la via di casa. In effetti la malattia colpisce la memoria, ma purtroppo non si ferma lì. Si tratta di una patologia allo stesso tempo complessa, misteriosa e a tratti paradossale. Complessa perché riesce a cancellare gesto per gesto tutto quello che si è imparato durante la vita; misteriosa perché ancora non è stata trovata la causa scatenante di questa forma di demenza degenerativa; paradossale perché, per assurdo, soffre di più chi non ce l’ha ma sta accanto a un malato. È nata proprio con l’intento di affiancare le famiglie dei malati l’Associazione Malattia di Alzheimer AMA.
Chi sono i membri dell’AMA? “La nostra associazione è composta esclusivamente da famigliari di malati, perché solo le persone che si ritrovano nelle stesse condizioni possono capirsi e darsi una mano”.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontrano le famiglie? “Lo scoglio immediato e più difficile da superare è quello dell’accettazione - ci spiega il presidente Francesca Sgevano. Purtroppo c’è ancora un generalizzato senso di vergogna verso questa patologia che porta molte famiglie a ‘nascondere’ il malato in casa. Così facendo non si fa altro che peggiorare le condizioni di vita sia del paziente che di tutte le persone intorno a lui”.
to utile sia per ricevere consigli da chi magari ha già vissuto certe situazione ma soprattutto per sentirsi meno soli e sfortunati”.
20 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | ARZIGNANO
Come vi aiutate? “Ci riuniamo periodicamente e condividiamo le nostre esperienze con l’aiuto di psicologi e medici volontari. Questo è mol-
C’è qualcosa che si sente di dire alle persone che devono affrontare la malattia di un parente? “Come dico sempre la vita non è mai facile, esistono attimi di felicità e di complicità con la persona malata che dobbiamo imparare a valorizzare perché un solo momento felice può dare luce a tutta la giornata”.
A.M.A Associazione Malattia di Alzheimer Ovest Vicentino - Onlus www.amaovestvicentino.com | amaovestvicentino@libero.it
347 23 99 986
ARZIGNANO
MONTECCHIO MAGGIORE
FERRO BUON OLIO D’ARTISTA NON MENTE di DAVIDE GHIOTTO
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assa le sue giornate circondato dal ferro battuto, come fabbro da vent’anni, come artista da sempre. Lui è Giuliano Negretto. Le sue opere riscuotono molto successo fra gli esperti del settore. Alcune trovano posto nelle case di alcuni collezionisti, altre vengono esposte nelle mostre che Giuliano cura. Com’è nata questa sua passione per il ferro battuto e l’arte? “Sin da piccolo avevo la sensazione di riuscire a percepire cosa sarebbe piaciuto alle persone, insomma, credo che un artista nasca tale. Un impulso importante per capire la mia natura d’artista mi è stato dato anche dal percorso che ho intrapreso abbracciando la filosofia Scientology”. Cos’hanno le sue opere di diverso dalle altre? “Io utilizzo la tecnica dell’acciaio bruciato, cioè aggiungo un tocco di colore al metallo tramite il fuoco. Per questo ho coniato il mio motto personale ‘Non è colore ma calore’. È proprio questo che rende uniche le mie opere”. Quali sono i suoi prossimi obiettivi? “Per ora non riesco a sostenermi solo con le mie opere. Spero di riuscire ad abbandonare il mio attuale lavoro entro l’anno prossimo e vivere della mia arte”.
di GUIDO GASPARIN
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bancata anche l’ultima edizione del concorso di Barbarano Vicentino. Primo, secondo e terzo posto, più una nota di merito, per altrettanti oli extravergine d’oliva non etichettati. Merito dei produttori, certamente, ma anche del frantoio a cui si sono rivolti, quello di Sant’Urbano di Montecchio Maggiore, vero e proprio collezionista di premi gestito da Amodio Cozza con la moglie Ida Fortuna e i figli Alberto e Sereno. Una vita dedicata agli ulivi, quella della famiglia Cozza, che dal 2000 – “esattamente alle 12 del 18 novembre, quando dalle macchine è uscito il primo olio”, ricorda fiero Amodio – ha affiancato l’attività del frantoio al negozio di agraria aperto nel 1979. “Il mio percorso nel campo dell’olivicoltura– spiega Cozza – è cambiato dopo l’incontro con l’accademico e agronomo Giorgio Bargioni, che conobbi per caso in un vivaio veronese dove mi ero recato per acquistare alcuni ulivi. Da lui ho imparato tantissime cose su queste piante, tanto che sono riuscito a venderne 45.000 in vent’anni. Diceva che Sant’Urbano era una zona ottima per la coltivazione degli ulivi e aveva ragione.
Qui da noi è molto diffusa la varietà autoctona Trepp, che in dialetto chiamiamo Pertegara, ma è presente anche la varietà Rasara”. Sono 500 attualmente i produttori, quasi esclusivamente privati, che conferiscono al frantoio di Sant’Urbano, in grado di lavorare 2500 quintali di olive all’anno con una resa media del 15%, pari a circa 400 ettolitri d’olio annui. Ma qual è il segreto di questo frantoio così “vincente”? “Il nostro frantoio – spiega Amodio – lavora a bassi giri: 1400 al minuto contro i consueti 2800, il che ci permette di ottenere un olio chiaro e con poco fondo, senza quindi la necessità di filtrarlo”. Sembra insomma che il segreto sia lavorare con lentezza, ma anche con grande competenza, passione e amore per la terra. E a Sant’Urbano sanno sicuramente come fare.
MONTECCHIO MAGGIORE
IRONIA AI TEMPI DI FB Da qualche mese una pagina Facebook carica contenuti umoristici su un argomento preciso: Montecchio Maggiore. Chi si nasconde dietro questa iniziativa?
I
di DAVIDE GHIOTTO
l “meme”, su Internet, è un contenuto comico che per un motivo o per un altro diventa talmente celebre da fare il giro del web. Personaggi di tutti i tipi, comportamenti, film, canzoni, tutto può essere trasformato in un meme virale e in questi anni ne abbiamo viste davvero di tutti i colori.
che se i sei ragazzi che gestiscono il profilo ammettono che in realtà la motivazione è un’altra: “abbiamo deciso di mantenerci anonimi per evitare che a causa di evidenti motivi estetici i ‘mi piace’ del gentil sesso non arrivassero”. Invece i “mi piace” cominciano subito ad arrivare. E con quelli anche i primi aficionados che non solo commen-
Da qualche mese sulle bacheche Facebook dei montecchiani stanno apparendo degli strani meme che hanno come argomento comune proprio Montecchio. Tutti questi contenuti provengono da una pagina appena nata e semi-sconosciuta chiamata “Montecchio Major”. Andando alla ricerca di informazioni non si trova altro che una frase che da subito fa capire il tono ironico e gli obbiettivi di questo profilo: “Siamo ciò che Montecchio si meritava ma non quello di cui aveva bisogno”. Nessun nome, nessuna foto. Perché questa scelta? “La scelta di rimanere anonimi è stata influenzata dal non volere associare dei volti a una pagina, in modo tale che anche le persone che non ci conoscono si sentano libere di condividere e interagire con i nostri contenuti”. Questa è la risposta diplomatica, an-
Apprezziamo molto questi gesti perché ci danno le motivazioni per continuare”. Anche questo è un aspetto strano in ambito social, di solito la polemica è sempre dietro l’angolo attorno a questo tipo di contenuti. Nel caso di Montecchio Major ciò non accade. Evidentemente la loro ironia, mai troppo spinta, riesce a strappare un sorriso e mettere d’accordo tutti senza offendere nessuno. E ora? “Nell’ultimo periodo ci siamo presi una pausa giusto il tempo di farci bocciare a qualche esame o farci perdere qualche posto di lavoro. Adesso abbiamo rincominciato implementando qualche novità e cercando di migliorare la qualità dei contenuti. Il nostro obbiettivo resta comunque quello di riuscire a guadagnare qualche spicciolo e magari ottenere qualche collaborazione nella zona”.
tano e condividono i meme, ma danno anche consigli e spunti per nuovi contenuti: “riceviamo molti complimenti da persone di varie età e ci arrivano vari contenuti dai fan.
22 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | MONTECCHIO MAGGIORE
Nel frattempo i sei ragazzi vogliono sottolineare che, nonostante l’anonimato, le ragazze che volessero fare la loro conoscenza “li troverebbero al bar a bere drink annacquati e a discutere del nulla con aria da alta borghesia e odore d’ancor più alta montagna...”. Sempre in pieno stile Montecchio Major.
LINEA FISSA INTERNET, I FURBETTI DELLA "TREDICESIMA".
MONTECCHIO MAGGIORE
Fatture non più mensili ma ogni 4 settimane, così le grandi compagnie occultano i rincari. C’è una “tredicesima” che non piace a nessuno. È l’ultima trovata delle big del settore telecomunicazioni: trasformare la tariffazione da mensile a "quadrisettimanale". Il risultato è un canone in più ogni anno: 52 settimane diviso per 4, come per magia… fa 13. Tim e Fastweb sono state le ultime ad aver annunciato il cambiamento obbligato anche per chi era già cliente, e prima ci avevano pensato Vodafone e Wind.
Queste logiche commerciali sono una sconfitta non solo per gli operatori locali come Interplanet, ma per tutto il settore delle telecomunicazioni. Perché chiarezza e trasparenza sono valori non negoziabili. Offrire servizi “a prezzi stracciati”, salvo poi piazzare rialzi obbligati, significa non far percepire al cliente il reale valore del servizio proposto, facendo passare l’idea che “Sono tutti della stessa banda”.
Interplanet, una scelta trasparente. Noi di Interplanet la pensiamo diversamente. Noi crediamo che se un prezzo è fisso, non si tocca. Se è per sempre è per sempre, anche una volta esaurite le promozioni commerciali. È grazie a questa linea che a settembre 2016 abbiamo superato i 10.000 clienti dagli inizi della nostra attività, oltre vent’anni fa. Numeri forse diversi da quelli dei big, ma costruiti con persone reali con cui siamo fieri di aver instaurato un rapporto sincero e duraturo.
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#FROMZEROTOHERO fino a raggiungere l’obbiettivo finale, cioè l’Ironman dell’Emilia Romagna” - spiega Matteo.
Il progetto che porterà due giovani ragazzi appassionati di sport a partecipare all’Ironman, la gara estrema per eccellenza. di DAVIDE GHIOTTO
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uanti progetti sono partiti da un’idea talmente assurda da sembrare irrealizzabile? Forse tutte le avventure più interessanti cominciano così. E così comincia anche quella di Matteo Parise e Alessio Zambon, montecchiano il primo, thienese il secondo. Entrambi appassionati di sport, si sono conosciuti durante una gara di trail a Forno di Zoldo. Da quel momento hanno condiviso allenamenti, preparazione e un folle viaggio di corsa di 160 km nelle Isole Lofoten (Norvegia) in completa autonomia idrica e alimentare. E da lì ci è voluto poco...
“Alessio, visto che tutte le competizioni più estreme ci affascinano, perché non ci alleniamo per un Ironman?”. Da una semplice battuta detta quasi per scherzo durante un allenamento, nasce la loro avventura. Il primo passo è stata la ricerca di sponsor che credessero nel progetto. Fortunatamente due aziende leader nel settore sportivo hanno dato loro totale supporto sin dall’inizio, tanto che, insieme, hanno ideato #fromZEROtoHERO. Di cosa si tratta? “FromZEROtoHERO è il nome del progetto che ci porterà a compiere una serie di gare sportive
24 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | MONTECCHIO MAGGIORE
A quali tipo di gare parteciperete, oltre al triathlon estremo? “Tutte le gare a cui partecipiamo hanno alcune caratteristiche in comune: montagna, fatica e sacrificio. Prenderemo parte alle competizioni di endurance più dure che esistano, come la Lavaredo Ultra Trail e la Transvulcania alle Isole Canarie. Tra queste spicca il Trofeo Mezzalama, la più antica gara di sci-alpinismo al mondo. Insomma non ci facciamo mancare niente... ” Siete soddisfatti di tutto quello che siete riusciti a ottenere finora? “Noi ci stiamo mettendo del nostro, tra impegno, tempo, allenamenti e sacrifici, ma abbiamo trovato dall’altra parte migliaia di amici che ci sostengono e ci seguono nelle nostre pazzie. Si sono aggiunti poi altri sponsor che ci aiutano sotto tutti i punti di vista, dall’abbigliamento all’attrezzatura passando per l’alimentazione, e questo ci ha fatto capire che stavamo prendendo la strada giusta”. Come potranno seguirvi i vostri supporter? “Teniamo tutti aggiornati tramite i nostri profili Facebook e Instagram e organizziamo serate informative per far conoscere il mondo degli sport ‘estremi’ e per condividere risultati, esperienze e progetti futuri”.
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15 NAZIONI 1 SOLA MAGLIA L’Alte Calcio ha partecipato e vinto il concorso della FIGC “Razzisti, una brutta razza” con un video in cui dimostra che tutti insieme possiamo abbattere il muro del razzismo. Il segreto? Regole uguali per tutti. di DAVIDE GHIOTTO
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iovedì pomeriggio, partita di calcio della categoria “pulcini”, 7 contro 7. Nella squadra con la maglia giallorossa gli italiani sono solo 2, e a nessuno importa.
Questa è la vera integrazione di Alte Calcio. “Il 40% dei nostri tesserati è di origine straniera, sono rappresentati 15 paesi del mondo – spiega il presidente Ivan Chiari –. In tutti questi anni abbiamo dimostrato che l’integrazione vera è possibile attraverso la condivisione di obbiettivi comuni e soprattutto di regole uguali per tutti”. L’occasione per far conoscere a tutti questa realtà è arrivata qualche mese fa quando la FIGC ha ideato un progetto chiamato “Razzisti, una brutta razza”, con il quale invitava le società calcistiche a produrre dei video che portassero a riflettere su un tema così sentito come quello del razzismo nel mondo del calcio. Non ci avete pensato due volte… “Assolutamente no. Appena abbiamo saputo di questo progetto ci siamo subito messi al lavoro. Abbiamo coinvolto Mauro Giordani e Mario Morseletto, due videomaker di Alte, che conoscono bene la nostra società e hanno accettato di partecipare all’iniziativa gratuitamente”.
Come siete arrivati alla sceneggiatura del video? “Con l’aiuto di Mauro e Mario abbiamo avuto l’idea di rappresentare un’azione in cui i calciatori, superando avversari statici e freddi come ‘paura’, ‘pregiudizio’ e ‘intolleranza’, arrivano a fare gol abbattendo il muro del razzismo”. Cosa vi aspettavate una volta caricato il video su Internet? “Non ci aspettavamo niente perché per noi era importante far conoscere il nostro modo di fare integrazione. I risultati non ci importavano per nulla”.
26 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | MONTECCHIO MAGGIORE
Poi però le visualizzazioni hanno cominciato a salire, tanto da essere eletti vincitori del concorso. “Per noi si tratta di una vittoria molto più importante di una conquistata sul campo ed è un bel riconoscimento per lo splendido lavoro che dirigenti, allenatori e semplici sostenitori hanno fatto in questi anni”. La vera integrazione quindi passa anche da qui, da un campetto di periferia in cui se su 7 giocatori in campo, 5 sono di origine straniera, a nessuno importa…
CHIAMPO
CHIAMPO RISORGIMENTALE La storia dell’Unità d’Italia racchiusa nella vita di Sebastiano Tecchio, le cui origini s’intrecciano con le personalità di spicco della nostra vallata.
P
di MARIO PIOTTO
arlare con Silvio Dal Maso significa aprire un libro di storia, che ti affascina pagina dopo pagina perché per quanto tu possa pensare di conoscerlo, ha sempre qualcosa di nuovo da raccontarti. 60 anni portati splendidamente, quasi avesse un rapporto privilegiato con il tempo, e in un certo senso è vero. Di professione fa il commercialista, ma le sue vere passioni sono altre: il canto e naturalmente il passato. Conosce a memoria le origini di ogni famiglia di Chiampo e mostra con orgoglio l’albero genealogico da lui ricostruito, che dimostra i legami tra i Marcigaglia locali e la Marcegaglia industriale, l’ex presidente di Confindustria Emma. “Solo un errore di trascrizione dei cognomi – spiega con un sorriso –, a partire dal ramo comune del matematico Gaetano Marciegaglia”. E sfoglia i documenti da lui recuperati che lo attestano. Proprio al genio dello scienziato chiampese Dal Maso ha dedicato un libro pubblicato nel 2015, divenuto fonte d’ispirazione per nuove ricerche, alla caccia dei fili in grado di unire la Chiampo del ‘700 a quella degli ideali, dei complotti e dei segreti precedenti all’unificazione dell’Italia. “È certo infatti che il vento per un’Italia unita soffiò forte anche a Chiam-
po – racconta illustrando i suoi ultimi ritrovamenti -, a partire dallo stesso Marciegaglia, che parlava di ‘Italia’ già nel 1746. Ma penso poi a Giovanni Francesco Mistrorigo, che da studente partecipò alla difesa di Vicenza nel famoso 10 giugno del 1848. O a Sebastiano Tecchio, perso-
Sebastiano Tecchio
naggio a cui ho dedicato molte delle mie ricerche, anche se quasi dimenticato oggi dalla nostra comunità”. Ma Tecchio, viene da obiettare, ex presidente della Camera e Ministro della Giustizia, è figura che le cronache associano a Vicenza: che c’entra Chiampo? “Per un quarto aveva origini chiampesi: sua nonna era Maria Menin, dei Menin di Chiampo, la cui sorella Bortola aveva pure sposato l’ultimo nipote del Marciegaglia. E poi Tecchio era grande amico del poeta Giacomo Zanella, il più illustre personaggio del nostro paese”. Insomma la trama della vicenda si fa più fitta. “I rapporti tra Tecchio e le famiglie importanti di Chiampo sono molteplici. È legato ai Mistrorigo e come detto ai Menin, con il cugino Antonio Menin che è in stretti legami con i Righetto, famiglia che vanta il garibaldino Raffaele, altro anello importante del nostro risorgimento”. E le connessioni non finiscono qui: ripercorrendo la storia si scopre che dai Tecchio si fa presto ad arrivare a molti altri cognomi che ancora oggi abitano la vallata, come i Fracasso, i Brusarosco, i Fontanella… “E molto altro ci sarebbe da raccontare. Ci tenevo a raccogliere questi documenti per portare avanti una memoria storica del nostro paese, nella speranza che questi capitoli possano meritare un giorno un riconoscimento ufficiale”. CHIAMPO | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 27
BRENDOLA
“TRADITO DAI PARTITI” Renato Ceron a tutto campo racconta la sua verità sulla sfiducia che l’ha costretto a lasciare prima della conclusione di mandato.
foto: Il Giornale di Vicenza
di VALERIO LUISON
“B
uongiorno sindaco!”. Sono tanti quelli che, incrociandolo per Brendola, lo salutano ancora così. Anche se il fu primo cittadino Renato Ceron oggi è un cittadino e basta. “Non che adesso abbia meno da fare, eh – ci scherza su lui, raccontando di come le giornate volino, di nuovo in pista come consulente per le tante aziende che lo chiamano di continuo. E poi c’è la sua campagna. Sulle mani, i segni del decespugliatore - “Adesso posso fare tutti quei lavori che avevo lasciato indietro a casa mia” -, lo stesso che nel tempo libero usava assieme al figlio per sistemare sentieri e bordi delle strade dal verde selvaggio. E in questo c’è tutta la concretezza dell’uomo Renato Ceron. Che rivive disteso la sfiducia voluta dai consiglieri usciti dalla sua maggioranza. Come sta oggi Renato Ceron? “Non nascondo che mi ha fatto male. Ma sono uscito a testa alta e con la schiena dritta, e ho detto ciò che pensavo a chi ha scelto di arrivare a que-
28 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | BRENDOLA
sto. Quello che non passa è la ferita fatta a Brendola, portando logiche di partito nelle scelte amministrative”. Possibile che si sia arrivati a questo così all’improvviso? “Qualche scricchiolio l’avevo avvertito già all’inizio del secondo mandato, nel 2013. Ma confidavo che perseguire il bene dei cittadini facesse superare la voglia di visibilità dei singoli”. Voi però sapevate di avere diverse “anime” politiche all’interno. “Io credo nel confronto e nell’ascolto, senza chiudere la porta a nessuno. E poi ero stato chiaro fin dall’inizio: fuori gli interessi dei partiti dalla politica del paese. Qui contano solo le idee concrete delle persone”. In realtà l’hanno accusata del contrario, di non aver ascoltato. “Certo. Non ho ascoltato le voci dei partiti che volevano fare di Brendola una realtà ‘schierata’. Un Comune come il nostro non deve essere ‘pro’ o ‘contro’ quando si parla di problematiche ideologiche. E anche con i profughi lo abbiamo dimostrato:
meglio sedere al tavolo di chi prende decisioni, che subire e lamentarsi”. Da lì però qualcosa si è rotto. “Quando l’assessore Zilli si è dimesso a causa del clima in giunta ho capito che gli scricchiolii erano diventati crepe. Allora ho deciso per il rimpasto, ma senza escludere nessuno. Ho cercato anzi di richiamare tutti allo spirito degli inizi, ma non è servito”. Come vede Brendola in queste settimane? “A parte l’ordinario molto è fermo o in ritardo. E poi ora siamo fuori dai tavoli importanti, come l’affare Pfas”. A breve si tornerà al voto: rimarrà in campo in qualche modo? “Un ruolo non mi interessa, ma certo farò ciò che serve per agevolare il passaggio di consegne. Se poi il mio vicesindaco Barbara Tamiozzo vorrà intraprendere il percorso, le darò pieno sostegno. Ha le doti giuste per fare il sindaco e portare entusiasmo e novità, oltre a concludere il grande progetto che assieme abbiamo portato così vicino al traguardo”.
MONTEBELLO VICENTINO
PADANA, È GIUNTA L’ORA X Il Comune ha ottenuto da Veneto Strade e ditta esecutrice un impegno preciso: la rotatoria aprirà al traffico a maggio, le opere accessorie saranno ultimate entro agosto.
“S di Giuseppe Signorin
ono finiti i tempi delle parole e delle scuse, che hanno generato ripetuti ritardi, le promesse che Veneto Strade e ditta esecutrice ci hanno fatto vanno necessariamente mantenute”. Non usa mezzi termini il sindaco di Montebello Dino Magnabosco per dire che la rotatoria in località Padana, opera fondamentale per la sicurezza lungo la regionale 11, non può davvero più aspettare. La rotatoria sarà percorribile a maggio: questa l’assicurazione fatta dai responsabili di Veneto Strade e della ditta esecutrice nel corso di un sopralluogo cui hanno partecipato il sindaco, il vicesindaco Anna Cracco e il capo ufficio tecnico del Comune Andrea Nardon. “Maggio sarà il mese in cui l’incrocio verrà finalmente messo in sicurezza – spiega il sindaco – mentre le opere accessorie saranno ultimate entro agosto. Abbiamo preteso un cronoprogramma dettagliato e que-
ste sono le risposte che ci hanno fornito”. Troppi gli incidenti, anche gravi, che si sono fin qui verificati in un incrocio che rappresenta uno dei punti neri della viabilità dell’Ovest Vicentino, posto sull’asse di collegamento tra Vicenza e Verona. Prima di maggio, ha spiegato Veneto Strade, la ditta realizzerà il muro di contenimento sul lato sud della rotatoria. Successivamente, per con-
sentire la fine dei lavori e l’apertura al traffico, via Fracanzana verrà temporaneamente chiusa e il traffico verrà deviato su via del Lavoro. Poi, una volta resa percorribile la rotatoria, i lavori proseguiranno fino all’estate con le opere di rifinitura. “Le esigenze di sicurezza in quell’incrocio non possono più aspettare – conclude il sindaco Magnabosco -. Attendiamo con fiducia il mese di maggio”.
ZERMEGHEDO | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 29
MONTEBELLO VICENTINO - ZERMEGHEDO
ZERMEGHEDO
UN PAESE PIÙ PULITO La giornata ecologica fa centro: raccolti 6,5 quintali di rifiuti abbandonati.
di CARLO CALCARA
C
omunicare non solo per informare, ma per costruire comunità. Questo l’obiettivo che accomuna i due nuovi blog voluti dalle Amministrazioni comunali di Montebello Vicentino e Zermeghedo. Sono presenti agli indirizzi montebello. blog e zermeghedo.blog e sono una piazza virtuale per tutto ciò che accade in paese. Vita amministrativa, associazioni, sport, parrocchia, cultura, volontariato e molto altro: i due blog mirano a fare da megafono a tutto questo, non solo per informare i cittadini, ma anche per far conoscere all’esterno le iniziative e le eccellenze dei due Comuni confinanti. E le notizie di interesse condiviso, come gli eventi di richiamo sovracomunale o quelle riguardanti la società partecipata Medio Chiampo, potranno essere divulgate su entrambi i canali di comunicazione. “Su Facebook – spiega il sindaco di Montebello Dino Magnabosco – ogni realtà ha la propria pagina, mentre il blog della comunità può veramente rappresentare un contenitore per tutti, ovviamente nel rispetto delle regole della convivenza civile. È attiva anche una newsletter, a cui ci si può iscrivere per restare costantemente aggiornati sulle notizie inserite nel blog”. “Il nostro paese è ricco di iniziative – afferma il sindaco di Zermeghedo Luca Albiero -. Con questo blog, che si affianca alle forme tradizionali di comunicazione come il notiziario comunale, intendiamo dare voce a tutte le realtà che operano nel territorio. Spesso lo fanno in modo silenzioso e quindi agli occhi dei più invisibile. Il blog può quindi fungere da vetrina anche per tutte loro”. E allora non resta che visitare i due blog e contribuire alla loro crescita, segnalando iniziative di interesse a blogmontebello@gmail.com o blogzermeghedo@gmail.com. 30 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | MONTEBELLO VICENTINO - ZERMEGHEDO
T
utti uniti per l’ambiente, volontari, adulti e studenti. La quindicesima edizione della giornata ecologica a Zermeghedo, promossa il 12 marzo dal Gruppo Alpini in collaborazione con l’Amministrazione comunale, Agno Chiampo Ambiente per quel che riguarda la presenza di un operatore e le attrezzature e SOGIT e Protezione Civile per gli aspetti legati alla sicurezza, ha avuto come risultato la raccolta di 6,5 quintali di rifiuti abbandonati. “Anche quest’anno abbiamo raggiunto un importante risultato – spiega il sindaco Luca Albiero – che è quello di sensibilizzare i cittadini, siano essi adulti o giovani, ad avere cura del paese in cui vivono. Per questo abbiamo invitato a partecipare anche i bambini della scuola primaria e della scuola dell’infanzia, che hanno risposto con grande entusiasmo”. Tutto si è svolto in piena sicurezza: ai partecipanti, divisi in diverse squadre di raccolta, sono infatti stati forniti gilet ad alta visibilità, guanti e pinze per la raccolta dei rifiuti. E per festeggiare i 15 anni dell’iniziativa, l’Amministrazione comunale ha consegnato una targa al Gruppo Alpini, con la quale l’intero paese ringrazia il gruppo stesso per la costante attività di volontariato svolta in paese. “Il Comune ringrazia gli Alpini – conclude il sindaco – e tutti i volontari che hanno partecipato alla giornata ecologica. È stata veramente una gioia vedere tutte queste persone impegnate per il decoro e l’ambiente del proprio paese”.
MONTORSO VICENTINO
GUERRA APERTA AL PFOS Proseguono sul territorio comunale gli interventi per eliminare la sostanza dalla rete acquedottistica, pur essendo la sua concentrazione al di sotto del livello di performance indicato dagli enti preposti.
di MARIO PIOTTO
A
nche se la situazione di emergenza è ormai rientrata, a Montorso non si abbassa la guardia sulla questione PFOS nell’acqua, emersa dopo che il 18 novembre 2016 le analisi dell’Ulss in un punto di erogazione dell’acquedotto avevano fornito un valore di 40 ng/l di questa sostanza, superiore al livello di performance di 30 ng/l indicato dalla Regione. Nonostante infatti i valori da allora si siano sempre mantenuti sotto la soglia di performance, il Comune ha avviato un proficuo dialogo con Acque del Chiampo, teso ad eliminare completamente, dove possibile, la presenza di tale sostanza. La principale soluzione individuata è stata quella di allacciare varie zone del paese all’acquedotto di Arzignano, che non ha mai presentato problemi legati al PFOS. Inizialmente è stato fatto in via Spinino e via 4 Novembre, per poi proseguire in via dell’Economia. “Acque del Chiampo – spiega l’assessore all’ambiente Luca Calderato – ci ha confermato che a giorni saranno aperte le saracinesche per alimentare la centrale di Ponte Cocco, per poi verificare fino a
quali altre zone del paese l’erogazione dell’acqua da Arzignano riuscirà a spingersi. Sono inoltre partiti i lavori di collegamento tra via Quinta Strada e via Gorizia per riuscire ad alimentare la zona Rogge. Infine sta andando avanti la fase di progettazione dei futuri impianti di filtrazione a carboni attivi sui pozzi Roggia 1 e Roggia 2, che avranno il compito di abbattere la concentrazione di PFOS nell’acqua prelevata ed immessa nel nostro acquedotto”. “L’applicazione dei filtri a carboni attivi – continua il sindaco Antonio Tonello – ha per ora interessato la Casa dell’Acqua di via 4 Novembre, nonostante l’acqua erogata rispettasse già i limiti di performance stabiliti dall’Istituto Superiore della Sanità. Il sistema installato da Acque del Chiampo va dunque a togliere la presenza delle limitate quantità di PFOS presenti nell’acqua”. La rassicurazione del sindaco è che “l’acqua erogata dal nostro acquedotto e dalla Casa dell’Acqua è sicura e potabile. Nessun allarmismo, ma
prosegue il costante e attento lavoro di verifica da parte dell’Amministrazione comunale e in sinergia con Acque del Chiampo per garantire sempre elevati standard di sicurezza”.
MONTORSO VICENTINO | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 31
ALTAVALLE
UN LUPO PER AMICO Il racconto di uno scatto inaspettato che il giovane appassionato di fotografia Denis Aldegheri farà fatica a dimenticare. Non si è accorto di noi, eravamo dietro a una roccia e ha proseguito per la sua strada. Non è pericoloso per l’uomo. Una settimana dopo sono tornato in zona, in fondo a un avvallamento ho trovato carcasse di vacche e cinghiali, rimaste lì dall’estate e tirate fuori dalla neve di recente. C’erano impronte di volpe e di canide. Non mangiano la preda tutta in un giorno.
Pensi di essere stato fortunato? Beh certamente! I tecnici faunistici e le guardie del parco hanno confermato che si tratta di un lupo, anche se per la certezza ci vorrebbe una prova genetica. So che in Lessinia il branco ha raggiunto le 13-14 unità, e se ne sta formando un altro sull’altopiano.
Un animale al centro della polemica. Tu cosa ne pensi? Da cacciatore dico che è utile per l’ecosistema, aiuta a gestire la sovrappopolazione degli ungulati che sono un problema per l’agricoltura. Ma lo Stato dovrebbe essere più vicino agli allevatori: recinti elettrificati e maremmani addestrati sono spese che il piccolo allevatore non può sostenere, ed è costretto ad abbandonare. Bisogna trovare una soluzione di equilibrio. Si parla di abbattimenti, ma se per sbaglio viene a mancare il maschio o la femmina alfa il branco perde la gerarchia e cercherà prede più semplici, con pericolo maggiore per il bestiame.
Non hai pensato che potesse attaccare? Sono stati pochi secondi di emozione, ma sinceramente ho pensato solo a scattare: un’occasione del genere non ricapita! La foto più lontana è stata scattata a 281 m, la più vicina a 202.
Te lo saresti mai aspettato? L’anno scorso Giancarlo Ferron, scrittore e guardiacaccia, mi ha autografato il suo libro con queste parole: “Il lupo ti sia amico”. Per me si è avverato, mi auguro che anche l’uomo possa essere amico del lupo.
di ENRICO CORATO
U
na passeggiata sulla neve, in una limpida domenica d’inverno. È mattina presto, e un candido manto copre il paesaggio selvaggio della montagna, dopo una delle rare nevicate di questo inverno avaro. Un ragazzo appassionato di fotografia naturalistica sta camminando con il padre per immortalare la fauna selvatica, e mentre mette a fuoco l’obiettivo scorge un movimento tra le rocce. “Subito non ho capito cos’era, per le dimensioni poteva trattarsi di un camoscio, ma pochi istanti dopo ho realizzato che era un lupo ed ho iniziato a scattare a raffica”. È così che Denis Aldegheri, giovane che vive a Campodalbero, piccola frazione di Crespadoro, racconta la sua esperienza nel versante veronese dell’Altavalle. Avevi mai visto un lupo? Una volta circa due anni e mezzo fa,
32 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | ALTA VALLE
ma ero in macchina. Era buio e andavo da Durlo verso Campofontana, mi ha affiancato correndo per un bel tratto. Ma è stato prima di tutta questa attenzione mediatica.
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE LINEAPELLE CHIUDE IN POSITIVO E PENSA AL FUTURO Solidità e leadership, positività e progettualità. Queste le
giorni di Lineapelle.
parole chiave della 92ª edizione di Lineapelle, che si è svol-
Significativo l’aumento delle presenze da Germania, Cina
ta dal 21 al 23 febbraio a Fieramilano.
e Russia, mercati che nella scorsa stagione hanno partico-
Oltre 21.800 i visitatori diretti (+3% rispetto all’edizione
larmente faticato.
di settembre 2016, +1% rispetto a quella di febbraio 2016;
I 1.198 espositori di Lineapelle92 (+4% rispetto un anno
55% italiani, 45% provenienti da 79 nazioni) ai quali va ag-
fa, provenienti da 44 Paesi) escono, quindi, da questa fiera
giunta l’affluenza, cresciuta in doppia cifra, di Simac Tan-
con una percezione di grande positività. La clientela sem-
ning Tech, fiera della tecnologia (per conceria, calzatura,
pre più selezionata si è focalizzata con attenzione sul pro-
pelletteria) che si è tenuta a Fieramilano Rho negli stessi
dotto: tanta concretezza, moltissima qualità.
IL FUTURO È GLOBALE Dopo la chiusura di febbraio, l’agenda di Lineapelle è fitta e globale. Dal 29 al 31 marzo una collettiva di 60 espositori guidata da Lineapelle parteciperà ad APLF Leather & Materials Hong Kong, mentre il 25 e il 26 maggio sarà la volta del Giappone, per Tokyo Leather Fair. Dal 31 maggio al 2 giugno una delegazione di concerie italiane sarà presente a Shoes&Leather a Guangzhou (Cina). In estate, infine, arriveranno le preview di Lineapelle con la prima uscita delle tendenze invernali 2018/2019. Primo evento: Lineapelle London, l’11 luglio presso l’Ham Yard Hotel di Londra. A seguire, la due giorni di Lineapelle New York in agenda al Metropolitan Pavilion il 18 e il 19 dello stesso mese. Anteprime attese della prossima edizione dell’evento clou dell’area pelle internazionale, Lineapelle93, che si svogerà dal 4 al 6 ottobre 2017 a Fieramilano Rho. NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 33
Via dell’Industria 16 Arzignano (VI) Tel 0444 670911 Fax 0444 671203 Mobile 335 1331821 info@adler-chemicals.com www.adler-chemicals.com
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
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DA PIÙ DI TRENT’ANNI, LA QUALITÀ 34 | E LA PASSIONE AL SERVIZIO DELLA CONCIA MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
UN ANNO ALLA GUIDA DI UNIC Fulvia Bacchi ha assunto l’incarico di direttore UNIC lo
svolge attività di ricerca, editoriale e molte altre finalizzate
scorso marzo, dopo la lunga esperienza di Salvatore Mer-
alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione della lea-
cogliano durante la quale è stata alla direzione di UNAC
dership internazionale della conceria italiana.
(Unione Nazionale Accessori e Componenti). Una cono-
Su cosa state puntando per sostenere il settore?
scenza del settore approfondita che le consente, in colla-
Siamo impegnati nel campo della ricerca, della formazione
borazione con la presidenza, di affrontare con sicurezza le
e della promozione del settore. La promozione della cultu-
sfide del settore.
ra e della conoscenza della pelle nonché del suo processo
Dopo circa un anno alla dire-
produttivo è da sempre considera-
zione di UNIC, qual è il bilancio
ta un ambito elettivo di intervento
di questa primo periodo?
per la nostra associazione. Investi-
È stato un anno molto importan-
re in popolazione, territori, istitu-
te per la vita dell’associazione, che
zioni significa attestare capacità e
ha subito un profondo processo di
fiducia nel progresso futuro delle
rinnovamento. Il bilancio lo con-
imprese.
sidero positivo. Abbiamo lavorato
All’interno di UNIC si è costi-
per riattivare un dialogo traspa-
tuito il Gruppo Giovani. Quale
rente e costruttivo con tutti gli
apporto può dare all’associa-
interlocutori, di filiera e non, pub-
zione e in generale al settore
blici e privati e direi che abbiamo
la presenza delle nuove gene-
ottenuto ottimi risultati, specie nel
razioni?
campo della cosiddetta sostenibili-
La conceria italiana ha un punto di
tà, delle relazioni sindacali.
forza, difficilmente riscontrabile in
Il percorso che l’ha portata a questo incarico?
altri Paesi: il continuo cambiamento delle generazioni, che
Sono in UNIC da molti anni, da quando era “solo” un’as-
consente al settore di mantenere vitalità e dinamismo nel-
sociazione, e per giunta era da poco diventata nazionale,
la gestione delle produzioni, nell’innovazione di processi e
ad oggi che raggruppa un ente fieristico internazionale e
prodotti, nello sviluppo.
STUDENTI “AMICI PER LA PELLE” Si chiama Mateino ed è il veliero in pelle che ha permesso
Un’emozione indescrivibile per lui, per i compagni di classe
a Matteo Melotti, studente della 2ª C dell’Istituto
e per le professoresse Chiara Benetti e Enrica Coppo, che
Comprensivo “Pedrollo” di Montebello Vicentino,
hanno seguito i ragazzi durante le ore di tecnologia ed arte
di aggiudicarsi la menzione speciale del concorso “Amici
dedicate alla creazione dei giocattoli. E le congratulazioni
per la pelle”, organizzato dall’Unione Nazionale Industria
sono giunte anche dall’Amministrazione comunale, che ha
Conciaria nell’ambito della fiera Lineapelle a Milano. Il
caldeggiato la partecipazione della scuola al concorso e ha
tema della sesta edizione del concorso era “Toy Tan, il gio-
sostenuto, tramite i profili Facebook del sindaco Dino Ma-
cattolo nella sua evoluzione storica e culturale”. Vi hanno
gnabosco e dell’assessore alla scuola Roberta Sinico, la vo-
partecipato 1100 studenti delle scuole secondarie di primo
tazione online dei lavori realizzati dagli stu-
grado dei tre distretti conciari italiani, tra cui i ragazzi delle
denti di Motebello. E i risultati non si sono
tre classi seconde dell’istituto di Montebello, che si sono sfi-
fatti attendere, visti il premio ottenuto e la
dati nella realizzazione di giocattoli rivestiti in pelle. A pre-
possibilità, per gli studenti partecipan-
miare Matteo sul palco della fiera nientepopodimeno che i
ti, di conoscere nuovi amici… amici per
PanPers, duo comico molto famoso in televisione e sul web.
la pelle, appunto.
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
36 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
i.de.e
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
A MEDIO CHIAMPO SI PROGETTA LA DEPURAZIONE DEL FUTURO
I.DE.E., acronimo di Intesa per una Depurazione Efficiente. Ma non solo. La parola idee vuole sottolineare anche lo spirito di novità, di coinvolgimento e di apertura che caratterizza questo progetto nato dall’incontro di Medio Chiampo spa, Distretto della Pelle e Fondazione Cà Foscari. Il punto di partenza dell’intesa per una depurazione più efficiente nella Valle del Chiampo è stata la volontà di fare sintesi tra l’aspetto tecnico e quello della ricerca universitaria, per affrontare in modo nuovo le tematiche della depurazione e progettare la depurazione del futuro. “Questa iniziativa – spiega il presidente di Medio Chiampo spa Giuseppe Castaman –, è parte integrante del nostro piano di sviluppo che, insieme agli investimenti già realizzati e in programma, comprende anche una riprogettazione dei sistemi di depurazione, come abbiamo già indicato nel nuovo Accordo di Programma. Una prospettiva di ampio respiro, che voglia proiettare l’attività di depurazione e gli impianti verso le sfide future, implica un approccio
riamente grazie alla sinergia tra diverse tecnologie.
diverso, che riunisca diversi protagonisti: le aziende, una
L’intesa sarà presentata come progetto pilota in tema am-
società pubblica che ha come compito principale la depura-
bientale al prossimo Convegno Nazionale Lions che si terrà
zione, istituzioni e associazioni territoriali volte a promuo-
a Roma il 21 aprile.
vere lo sviluppo del territorio e a sposare i migliori progetti di innovazione”.
INTERVENTI REALIZZATI NEL 2016
Sono 9 i firmatari del protocollo d’intesa: Medio Chiampo
Sarà completato ad aprile il piano di investimenti di
spa, Distretto della Pelle, Fondazione Ca’ Foscari, Consulta
2.200.ooo euro che Medio Chiampo ha realizzato nel
delle aziende di Medio Chiampo spa, i comuni di Monte-
corso del 2016 sul fronte della depurazione.
bello Vicentino, Zermeghedo e Gambellara, Viveracqua e Lions Club di Arzignano. Presentato ufficialmente lo scorso 1 febbraio, il progetto è seguito dal prof. Paolo Pavan, ordinario di Impianti Chimici presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ed è già in pieno svolgimento. In attesa dei primi risultati che arriveranno nell’arco di un anno, possiamo anticipare quelle che saranno le linee guida della ricerca: la differenziazione dei reflui e la consapevolezza che la soluzione arriverà necessa-
Questi i principali interventi messi in atto: • Riqualificazione dell’impianto di depurazione • Nuova sezione di trattamento fisico – chimico • Riqualificazione di tutte le vasche • Nuova caldaia a servizio dell’impianto e nuova cabina elettrica di ultima generazione. In programma c’è ora la riqualificazione totale della centrale di sollevamento per un importo di circa 1.000.000 euro.
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE | CORRIERE VICENTINO | MARZO 2017 | 37
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
LA FILIERA DELLA PELLE È SEMPRE PIÙ GREEN La filiera della concia diventa protagonista di un modello di
stretto della Pelle ha organizzato un ciclo di seminari in cui
sviluppo innovativo e pionieristico, fondato non solo sulla
le aziende che hanno preso parte al progetto presenteranno
consapevolezza dell’imprescindibilità di un approccio so-
la propria personale esperienza e i risultati raggiunti. Coa-
stenibile ma soprattutto sull’importanza di estenderlo dal-
diuvate dagli esperti che le hanno affiancate nel percorso
la singola azienda a un intero sistema.
- lo studio di consulenza ambientale Aequilibria e la società
Quattro aziende del settore - Conceria Dani, Conceria Laba,
di revisione Deloitte – parleranno di bilancio di sosteni-
il calzaturificio AKU e l’azienda di prodotti chimici Cori-
bilità, dichiarazione ambientale di prodotto e del legame
chem - sono state le pro-
tra sostenibilità, strategia
tagoniste del progetto di
d’impresa e marketing.
formazione “Tecniche di
“Bilancio di sostenibilità
sostenibilità ambientale
e dichiarazione ambien-
applicate lungo la filiera
tale di prodotto o EPD
della pelle”, finanziato
(Environmental Product
dalla Regione Veneto,
Declarations) – spiega
nell’ambito del Fondo
Guido Zilli, responsabi-
Sociale
che
le Sostenibilità e Sviluppo
ha preso il via lo scorso
Europeo,
Risorse Umane di Dani
aprile e che è giunto ora
spa, azienda coordina-
alla sua fase conclusiva.
trice del progetto - sono
Per condividere queste
gli strumenti principali
conoscenze e buone pra-
attraverso cui conoscere
tiche di sviluppo, il Di-
e misurare il proprio impatto, dall’utilizzo delle materie prime alla gestio-
IL CALENDARIO DEI SEMINARI • 13 marzo, ore 17.30-19.30
ne dei reflui, per individuare di conseguenza gli ambiti di
Testimonianza aziendale: Dani
miglioramento. Non solo, rappresentano un efficace stru-
Tema: Stakeholder engagement
mento di comunicazione verso l’esterno che può essere va-
• 22 marzo, ore 17.30-19.30
lidato da enti terzi e quindi trasformarsi in certificazione,
Testimonianza aziendale: Corichem
oltre che un segno di attenzione per il cliente e consuma-
Tema: Environmental Product Declaration (prodot-
tore finale”.
ti chimici) e Life Cycle Assessment
“Il valore aggiunto di un progetto come questo – spiega
•29 marzo, ore 17.30-19.30
Paolo Gurisatti, presidente del Distretto della Pelle - è
Testimonianza aziendale: Conceria Laba
proprio il ragionamento in ottica di filiera, il confronto tra
Tema: Bilancio di Sostenibilità
aziende e la collaborazione tra diversi enti e soggetti del
•12 aprile, ore 17.30-19.30
territorio che si riconoscono parte di un sistema. In questo
Testimonianza aziendale: Aku
senso diventa fondamentale anche il coinvolgimento della
Tema: Environmental Product Declaration (calzatu-
scuola. I seminari saranno riproposti dalla metà di aprile
ra) e comunicazione ambientale
anche agli studenti dell’ITIS Galilei che potranno così confrontarsi direttamente con queste nuove procedure di cer-
Gli incontri si terranno presso la sede del Distretto della Pelle, ad Arzignano in via dei Mille 38.
38 | MARZO 2017 | CORRIERE VICENTINO | NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
tificazione ambientale”.
NEWS DAL DISTRETTO DELLA PELLE
È POSSIBILE CERTIFICARE LA FILIERA CONCIARIA DELLA VALLE DEL CHIAMPO? Le grandi firme, i grandi clienti del settore pelle sono sem-
mercato, si impone l’esigenza di certificare la filiera pelle in
pre più attenti ai problemi dell’ambiente. Perché devono
tutte le sue fasi. La Valle del Chiampo è chiamata a un salto
rispondere alle esigenze di consumatori, che sono diventati
organizzativo nella tracciabilità dei processi, dei materiali e
sempre più esigenti, richiedono materiali bio-degradabili,
degli stessi scarti di lavorazione.
vogliono conoscere gli effetti di questi materiali sulla salute
Questa prospettiva configura dei problemi, ovviamente,
umana, vogliono essere rassicurati.
ma costituisce anche un’opportunità di mercato: certifi-
In questo contesto, aumenta la richiesta di etichette e cer-
cando la filiera dovrebbe essere più facile mantenere buoni
tificazioni che specificano la natura dei prodotti, l’impatto
rapporti con i clienti finali e migliorare la reputazione del
ambientale delle produzioni, la provenienza dei materiali
distretto. Per questa ragione il Distretto della Pelle, d’intesa
grezzi. Siamo arrivati al punto di dover certificare che le
con le associazioni di categoria delle imprese, e in partico-
pelli utilizzate nelle borse o nelle scarpe provengono da al-
lare con CESAR di Confartigianato, ha deciso di avviare un
levamenti che assicurano il welfare animale.
progetto di certificazione della filiera che dovrebbe portare,
Con la nascita di ZDHC (Zero Discharge of Hazardous
in un paio d’anni, ad una migliore gestione dei flussi pro-
Chemicals), l’associazione internazionale delle grandi fir-
duttivi e dei rapporti con i consumatori più esigenti.
me che promuove nuovi capitolati tecnici e nuove regole di
LE PRESTAZIONI AMBIENTALI DELLA CONCERIA ITALIANA RIDUZIONE DEI CONSUMI E COSTI PER UNITÀ DI PRODOTTO (2003-2015)
INCIDENZA DEI COSTI DELLA SOSTENIBILITÀ SUL FATTURATO
€
4,5 4
+105,3%
3,5
COSTI AMBIENTALI
3 2,5
H20
-17,6%
2
CONSUMI D’ACQUA
-19,4%
1,5
CONSUMI ENERGETICI
1
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 MEDIA
VALORE ANNUALE %
STRUTTURA DELL’INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA
1.243 AZIENDE
17.824 ADDETTI
124 MILIONI
METRI QUADRI PELLI FINITE VALORE PRODUTTIVO
5.2 MILIARDI DI EURO FONTE UNIC: RAPPORTO SOSTENIBILITÀ 2016
124 MILIONI
METRI QUADRI PELLI FINITE
26 MILA
TONNELLATE CUOIO EXPORT
4 MILIARDI DI EURO