Copia omaggio / anno XVI / giugno 2016
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EDITORIALE
SOMMARIO INCHIESTA
PAOLO GURISATTI*
SI PUÒ FARE!
L’
interazione tra industria e paesaggio nell’Ovest Vicentino ha una storia lunga e contrastata, nella quale gli aspetti negativi sono spesso enfatizzati, dalla cronaca, più di quelli positivi. Tuttavia l’Ovest Vicentino è andato molto avanti sulla strada nell’economia circolare, distaccandosi nettamente da altri territori del mondo che presentano la medesima specializzazione produttiva. Può essere citato come esempio di innovazione, nella gestione dei reflui e del ciclo dell’acqua. È riconosciuto, non solo dai clienti e dai consumatori globali, ma anche dalle autorità europee, come modello di industria sostenibile. Proprio perché “limite avanzato” di una traiettoria storica che deve cambiare, si trova oggi a tracciare strade nuove di crescita, prima di altri concorrenti. Da territorio discarica cerca di diventare territorio miniera, dimostrando nei fatti che le imprese private, collaborando con le istituzioni, possono ridurre a zero gli scarti e rigenerare il paesaggio inquinato. Le risorse non mancano. Tra pochi mesi, sarà completato il riordino degli accessi alla valle e tra poco più di due anni prenderà avvio quella superstrada pedemontana che si propone di integrare uno dei quartieri manifatturieri più grandi d’Europa, di cui Arzignano e Montecchio sono la porta occidentale. Oltre le provincie, l’innovazione logistica e amministrativa può contribuire a rilanciare gli investimenti privati e a far decollare settori nuovi, come le bio-tecnologie. C’è inoltre l’impegno del Ministero dell’Ambiente a investire risorse cospicue sul sistema della depurazione e la valorizzazione degli scarti ricchi di carbonio. La sottoscrizione di un nuovo accordo di programma è l’occasione per compiere il salto desiderato da tutti, per diventare davvero un territorio leader in Europa per l’innovazione sostenibile. Con molta ricerca, buona comunicazione, forte coesione e un po’ di fortuna potremo presto permetterci di vendere crediti di carbonio. Ce la possiamo fare e possiamo distanziare i concorrenti emergenti, guadagnando vantaggio competitivo dalla qualità dei prodotti e dei processi più che dai prezzi.
Pedemontana, istruzioni per l’uso - pag. 14
SPORT Franco Lerda - pag. 17
FOCUS I figli della Pellizzari - pag. 18
INTERVISTA Christian Belloni - pag. 20
ARZIGNANO Problema profughi - pag. 22 Fabio Filzi - pag. 35
VANITY VALLEY pag. 25
MONTECCHIO Fiuli, 40 anni dopo - pag. 40
BRENDOLA Riccardo cuor di grafene - pag. 43
NOGAROLE Formaggio: verso la soluzione definitiva - pag. 45
CRESPADORO Addio maestro Mecenero - pag. 46
MONTORSO Un’intesa che fa scuola - pag. 47
ZERMEGHEDO Albiero, si comincia - pag. 48
SPECIALE CASA pag. 49
* Presidente del Distretto della Pelle Mensile d’informazione Registrazione del Tribunale di Vicenza n° 965 del 12-01-2000 Bericaeditrice s.r.l. Direttore Responsabile Stefano Cotrozzi. Vicedirettore Nicoletta Mai. Caporedattore sportivo Stefano Canola. Redazione: Guido Gasparin, Giuseppe Signorin, Mario Piotto. Editorialisti Lino Zonin, Alberto Fabris, Elisabetta Badiello, Gianfranco Sinico, Luisa Nicoli. Art director Alessandra Peretti. Grafica Alice Molon
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OPINIONI
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O BON T N 3.0
CORRIERE VICENTINO | OPINIONI
NFRANCORNER GIA
ELISABETTA BADIELLO
GIANFRANCO SINICO
COMPAGNI DI BANCO
I
loro visi e i loro nomi spesso sprofondano in quella vaghezza sterminata dove stazionano le lontane fugaci infatuazioni femminili insieme agli spensierati commilitoni della naja. Sono i vecchi compagni di banco, che spalla a spalla ci hanno accompagnato nelle lontane ore della giornata scolastica. Si riaffacciano periodicamente quando li vedi da lontano e, ovviamente, non ti riconoscono. O rispuntano dal cassetto della memoria mentre sul giornale ti imbatti nel loro necrologio oppure quando ti viene presentato un loro figlio, che in viso porta l’impronta familiare che a scuola sedeva accanto a te. Subito dalle foschie dei pensieri si fanno largo brevi istantanee di timori condivisi di una imminente interrogazione senza scampo. Ricompare il fruscio dei bigliettini vaganti durante il compito di latino, inestimabili pizzini con la chiave della traduzione. Sfilano in disordine, compagni delle elementari e del liceo, compagni di un giorno o di un anno, compagni di dispetti puerili quanto feroci, compagni da coprire quando marinavano la scuola… Il legame con i compagni di banco era quasi sempre circoscritto alle ore di lezione. Raramente prendeva vita una frequentazione fuori dalla scuola, quasi che la convivenza forzata del mattino legittimasse una reciproca franchigia per il resto della giornata. Ma in fondo con i compagni di banco (rigorosamente maschi per i maschi) si è sempre vissuto un rapporto comunque speciale che nella nostra mente li mantiene sempre cristallizzati in quel lontano periodo infantile. Da quel limbo affiora solo il ricordo delle loro dita sporche di inchiostro e dei pennini schincati, decorati da confacente bestemmia. E di qualcuno, dopo decenni, sopravvivono ancora gli effluvi delle perfide e devastanti flatulenze, inequivocabile marchio di cene a base di broccoli lessi.
QUESTIONI DI METEO
S
iete faccia a faccia con uno sconosciuto, in ascensore, in una sala d’attesa piccola e angusta. Come riuscire a “rompere il ghiaccio”? Magari senza rischiare un incidente diplomatico lasciandosi andare a domande che possono risultare inquisitorie o, peggio, dare l’impressione di volersi fare i “fatti degli altri”? Parlando del tempo, of course, quello meteorologico. In passato si sorrideva pensando a come solo gli ingle-
si riuscissero a dissertare per ore riguardo alla pioggia che scende leggera o prepotente, all’umidità densa, al sole timido o alla nebbia? Per proseguire con improbabili previsioni sul cosa farà domani e dopodomani! Oggi sembra che la meteorologia sia diventata un passatempo gradito anche a noi italiani e quale migliore occasione di un’estate che non accenna a palesarsi? Con un occhio rivolto al cielo e l’altro al web, ci interroghiamo su che cosa ci riserverà il domani, quasi a scandire i nostri impegni a ritmo di sole e temporale, in una variabilità che riuscirà sempre a coglierci impreparati. Per non dire poi di chi sciorina previsioni a raffica, talmente informato da ricordare pure il nome fantasioso con cui ci hanno abituati a nominare cicloni e anticicloni. C’è veramente da divertirsi e magari si finisce pure per scoprire che la meteorologia è una scienza non priva di fascino.
“L
a forma è sostanza” ha proclamato un filosofo (Aristotele, suppongo). Come dire – riportando il discorso terra-terra – che è bene confezionare con cura ciò che proponiamo agli altri: un oggetto, un’intuizione, un pensiero. Anche nel campo della comunicazione, il concetto di “forma” coinvolge la bellezza, intesa come qualità dell’immagine, originalità dell’idea, proprietà del linguaggio. Ritengo che, anche andando ancora più terra-terra – e quindi scavando fino a raggiungere le profondità di Facebook (un medium che, per citare zio Umberto Eco, “ha dato parola a legioni di imbecilli”) – la regola aristotelica mantenga il suo valore e vada rispettata. Invece, la grande maggioranza dei cibernauti strapazza senza ritegno la grammatica, considerata evidentemente un qualcosa in più, un vecchio orpello, patrimonio di professoresse ancora più vecchie e, naturalmente, zitelle. Nella mia ingenuità di profugo informatico, mi sono permesso di inserirmi in un agitato dibattito pseudo
SA-MEDIA MAS
GRAMMATICA FACEBOOK
LINO ZONIN
politico rilevando un errore di scrittura e precisando timidamente che la locuzione “un altro” va scritta senza l’apostrofo. Apriti cielo! I contendenti hanno immediatamente abbandonato le loro divergenti convinzioni ideologiche per concentrarsi sulla mia maleducazione, manifestata nell’additare a tutti come ignorante l’”amico” che aveva l’unica colpa di aver aggiunto alla frase un’insignificante virgoletta. Fino a un secondo prima si erano presi a male parole, dubitando pubblicamente della fedeltà coniugale delle rispettive madri, e d’un tratto hanno trovato un fronte comune nello scagliarsi contro il “professorino” con la matita blu. Ho provato a rimediare scrivendo: “skusate non lo fato appposta e colpa mia non lo faro mai piu”. Spero che mi abbiano capito (e perdonato).
CORRIERE VICENTINO | OPINIONI
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ONNE (NON LE D )S
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GLI UO MI N
OPINIONI
GIUSEPPE SIGNORIN
MESSAGGIO AUTOPROMOZIONALE
C
hi di voi avesse sbirciato ogni tanto nello spazio di questa rubrica, sa che spesso e volentieri lo riservo a dichiarazioni d’amore indirizzate alla mia dolce metà mascherate da gentili prese per i fondelli. Sono convinto infatti che più si ama una persona, più si ha il dovere di prenderla gentilmente per i fondelli. Ecco, la presa per i fondelli come supre-
RT E DINTORN I SPO
mo atto di amore domestico e quotidiano nei confronti della propria consorte è un po’ il principio ispiratore di “Lettere a una moglie (ovvero la genesi del duo con l’anello noto in tutto il mondo come Mienmiuaif )”, libro che ho appena pubblicato per Berica Editrice nella nuova collana “UOMOVIVO - umorismo, vita di coppia, Dio”, in cui si narra anche di una “band matrimoniale” dal nome impronunciabile composta da me medesimo e dalla mia sposa… Chi volesse immergersi in una tale avventura non ha che da recarsi alla libreria Mondadori di Arzignano oppure richiederlo in altre libre- rie oppure acquistarlo direttamente nello shop online (bericaeditrice.it/shop). Il libro è in formato cartaceo ma anche digitale. Fine messaggio autopromozionale.
HOOLIGAN, ANCORA...
STEFANO CANOLA
O
ltre alle pagine di sport e gossip, tra rovesciate acrobatiche e fidanzate altrettanto, i campionati europei di calcio hanno riempito anche la cronaca nera. Merito degli hooligan, tornati prepotentemente alla ribalta nell’originale versione britannica grazie a inglesi e gallesi o nella variante russa, una via di mezzo tra la roulette e l’insalata con “allenamenti” programmati e coperture politiche. La trama del film è sempre la stessa: birre e botte, bandiere insanguinate da esporre
come trofei e la ripresa video, professionale o dal telefonino, per assicurarsi fama universale. Dopo decenni di dibattiti e studi psicologici, qualche cinico propone come soluzione estrema l’arena di plexiglass: dieci “campioni” per parte a sfidarsi senza armi in una gabbia di plastica. In premio la possibilità di andare a tifare sugli spalti, sempre in dieci alla volta. “Fatti non foste a viver come bruti…” Avesse visto questi, anche Dante avrebbe cambiato idea.
INTERNO 8
ALBERTO FABRIS
UNA
S
uccede a tutti prima o poi, toccherà anche a me un giorno. Tutti ce ne andremo, più o meno rimpianti; lasceremo questo mondo più o meno preparati e più o meno convinti, ma ce ne andremo. E se n’è andata anche la lampadina del mio frigorifero, dopo anni di silenzioso e fedele servizio, mai una sbavatura, mai un’incertezza, sempre pronta, sempre sul pezzo: mattina, sera, notte, festa, per lei nessuna differenza, aprivo la porta e lei clic, si accendeva illuminando il rigoglio abbacinante delle mercanzie gelosamente custodite dal grigio monolite. Una breve cerimonia laica, qualche lacrima e tanti bei ricordi condivisi con lei che mi velano lo sguardo di tristezza. Ma la vita va avanti, me ne devo fare una ragione, tra le corsie del negozio che vanta di avere tutto per la casa, individuo l’espositore con lampade e lampadine di ogni tipo, tra tutte lei: lampadina per frigorifero. A dire il vero lampadine, perché la confezione è da due, ma come tutti sanno il frigorifero normalmente ne ha una e io ne voglio UNA. Scorro con lo sguardo l’espositore ma niente da fare, solo confezioni da due. Io ne voglio UNA. Chiedo al ragazzo di ronda in quel settore, lui mi guarda come se io avessi fatto una richiesta assurda, lunare: UNA lampadina, non due perché i frigoriferi hanno UNA lampadina. Finge di guardare anche lui tra le confezioni e mi conferma che niente da fare, sono tutte da due e fa per andarsene.”Me ne serve UNA!”, gli urlo mentre svanisce tra i corridoi. Alla cassa il bip del lettore e la confezione che scorre oltre. La fisso, sferro un pugno secco, preciso, una delle due lampadine va in frantumi, guardo la cassiera allibita e sibilo: UNA.
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OPINIONI DI CASA COSE
CORRIERE VICENTINO | OPINIONI
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l r i g c u b s i e f
MATTEO CONTE DARIO FERRARI
MATTONI E SASSI A VISTA
L
a tua casa ha qualcosa da raccontare sul suo passato e ti piacerebbe farlo emergere rinnovando gli ambienti senza dover fare lavori di ristrutturazione impegnativi? Riportare a vista i muri interni in mattoni o pietra, originali e marcati da tutti i segni del tempo, può essere una testimonianza che illustra la storia costruttiva e il legame tra casa e territorio. 1) Pietra o mattoni possono essere lasciati a vista su tutti i lati della stanza ma si rischia di ottenere un effetto claustrofobico: meglio concentrarsi su un unico lato per valorizzare il contrasto con l’intonaco bianco delle altre pareti. 2) All’interno di forme geometriche ben definite, le superfici messe a nudo sembrano quasi dei quadri adatti sia ad ambienti moderni che rustici; solitamente è meglio evitare contorni irregolari a macchia. Per piccole superfici il lavoro può essere fatto anche da soli: bastano un po’ di manualità, pazienza e attrezzatura leggera (martello, scalpello, spazzola metallica, vaporella) per non rovinare sassi e mattoni. LA BUFALA
SUSHI WESTERN Nome Laura Anolfo Età 25 anni Vive a Vicenza Lavoro Studentessa di Psicologia Situazione sentimentale Fidanzata Aspirazioni Diventare psicologa. Soprattutto mi appassiona la Criminologia e la Sessualità, e lasciare qualche lavoro degno di nota nella fotografia, mondo che amo! Cibo preferito Pizza, in tutti i modi possibili Film preferito Ragazze Interrotte, perchè è triste, struggente, ma dice tantissimo.
L’
FRANCESCO MENEGHINI
anno era il 1964 e la gente si riversava nelle sale per vedere i primissimi piani di Clint Eastwood che, con poncho e toscanello di ordinanza, sbaragliava due famiglie intere di criminali in uno scalcagnato villaggio del New Mexico, per un pugno di dollari... Erano gli albori del successo planetario del genere che verrà chiamato “Spaghetti Western”… o forse, almeno in quel caso, sarebbe stato più corretto chiamarlo “Sushi Western”: in pochi sanno che la famosa prima pellicola western di Sergio Leone fu un adattamento (davvero molto fedele) del film “Yojimbo” del maestro Akira Kurosawa. Tanta è la somiglianza col film giapponese che Kurosawa intentò (e vinse) una causa per plagio nei confronti di Leone, che gli garantì i diritti di distribuzione per tutta l’Asia e una percentuale sui ricavi. Piccola curiosità, stavolta tutta italiana: all’epoca i difensori di Leone arrivarono ad accusare (con non poca faccia tosta) Kurosawa di aver copiato la trama addirittura dalla Commedia dell’Arte di “Arlecchino servo di due padroni”…
OPINIONI
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LO PSICOLOGO
I L N OTA I O
L’ O R T O L A N O
MARCO PAGLIAI
ROSELLA MANFRÈ
MANUEL DULMIERI
POSSO GUARIRE DALLA PAURA DI ARROSSIRE?
AGEVOLAZIONI PRIMA CASA, CI SONO NOVITÀ?
TEMPO DI ESTATE. COSA FARE PER L’ORTO?
La paura di arrossire, o eritrofobia, può presentarsi quando ci si ritrova all’improvviso al centro dell’attenzione. Il forte imbarazzo genera una risposta fisiologica involontaria avvertita come un “senso di bruciore” al volto e sul collo. L’idea che altri possano notarlo provocherà poi ulteriore vergogna, e i tentativi per ridurre la preoccupazione di apparire arrossati produrranno un effetto paradossale, dove ciò che si vuole ridurre sarà invece alimentato. Se la paura di arrossire non verrà ben gestita si potrà innescare poi un’ansia anticipatoria che produrrà la risposta fisiologica anche in circostanze irrazionali. Si inizierà perciò a provare le sensazioni temute anche solo immaginando le situazioni e i luoghi di disagio, portando così ad evitarli alla ricerca di un benessere solo momentaneo: ogni evitamento difatti confermerà di non essere capaci di affrontare momenti “ostili”, riducendo l’autostima. La ricerca e l’esperienza clinica ci dicono che si può intervenire in tempi rapidi su questo problema interrompendo le tentate soluzioni disfunzionali. Si utilizzeranno manovre per rovesciare dall’interno il meccanismo disfunzionale restituendo alla persona la capacità di affrontare le situazioni sino ad allora temute. Grazie ad un intervento “paradossale” si interromperanno le “tentate soluzioni” inefficaci, introducendo nuove modalità funzionali.
Fino a qualche tempo fa la regola principale per usufruire delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa era quella di non essere intestatari di una casa di abitazione per la quale si avesse già usufruito di tali agevolazioni. Quindi non si sarebbe potuto acquistare la casa nuova usufruendo delle agevolazioni per la prima casa. Recentemente è stata introdotta una riforma legislativa che ha in qualche modo modificato il meccanismo. Infatti, pur avendo già intestata una casa di abitazione nello stesso comune in cui si intende acquistare e pur avendo già usufruito per la vecchia abitazione delle agevolazioni per la prima casa, si può accedere al nuovo acquisto godendo di questa agevolazione. La modifica è stata introdotta per agevolare tutti coloro che si dovessero trovare in una situazione di difficoltà a causa dell’impossibilità di vendere in tempi brevi la vecchia abitazione. Occorre tuttavia rispettare, anche in questo caso, dei tempi tecnici. È possibile infatti accedere al nuovo acquisto usufruendo delle agevolazioni, ma entro un anno dal nuovo acquisto è necessario aver venduto la vecchia casa di abitazione. La sanzione anche in questo caso è grave: è la decadenza dalle agevolazioni con tutte le sue conseguenze.
La parola d’ordine per l’estate è “acqua”. Ce n’è poca e ne serve molta, quindi bisogna risparmiarla. Estirpare spesso le erbacce, sarchiare spesso e pacciamare con materiale organico evita l’evaporazione dell’acqua dal terreno. Predisporre un impianto a goccia permette di utilizzarla al meglio evitando le dispersioni. Ma l’estate è anche il tempo per preparare l’orto invernale. In giugno e luglio si seminano i radicchi e i cavoli, in modo da trapiantarli in luglio e agosto. Se avete dedicato una parte dell’orto al sovescio primaverile, ora lo si può interrare, preparando al meglio il terreno per ospitare le verdure invernali. In alternativa concimate con un po’ di stallattico un’area lasciata libera da altre verdure ormai esaurite e poi piantatevi le nuove piantine. Vi ricordo che le piante di pisello, una volta finita la produzione, se interrate costituiscono anch’esse un ottimo sovescio! Se invece avete un piccolo orticello già occupato da altre verdure, poco male! Radicchi e cavoli possono essere piantati anche tra pomodori e peperoni: beneficeranno dell’ombra delle piante soprastanti e saranno pronti a sostituire la coltura precedente quando questa cederà il passo per il freddo. Ci può stare anche una seconda semina di fagiolini nani, che beneficeranno del fresco settembre per donare le ultime “tegoline”.
CORRIERE VICENTINO | OPINIONI
A DOMANDA RISPONDO
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CORRIERE VICENTINO | NOTIZIE IN BREVE
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PADRE MODELLO
Sorpreso a rubare in un negozio del vicentino, quindicenne di origini africane viene fermato dalla polizia. “Se lo rifà va espulso dal paese!” E l’autore dello sfogo è proprio il padre del ladruncolo... Una volta giunto in questura l’operaio, originario dell’Africa, amareggiato ha detto ai poliziotti: “Lavoro sodo per dargli tutto quello di cui ha bisogno: telefono, computer, vestiti. Fatemi una promessa, se lo trovate ancora a rubare, mandatelo in Burkina Faso. Avete il mio permesso, così capirà cosa significa soffrire la fame!” Educazione Subsahariana.
CASCO DI FARINA
VECCHIO FUOCO Finisce alle mani un diverbio tra una vicentina di 83 anni e una dominicana di 70. Oggetto del contendere le attenzioni “amorevoli” che, secondo la donna caraibica, la rivale avrebbe riservato al di lei marito. Risultato finale un faccia a faccia sfociato con l’aggressione da parte della presunta “cornuta” ai danni della contendente, che le è costata la denuncia ai Carabinieri. Chissà cos’avrà pensato il marito in questione per questo duello amoroso ma a parti invertite, non proprio un classico!
ANZIANO SCOMPARSO RITROVATO MORTO Sono durate quasi una settimana le ricerche di Lino Bertinato, 73 anni di Arzignano, scomparso durante la sua abituale passeggiata pomeridiana. Perse le sue tracce intorno alle 15.00 di lunedì 9 maggio, solo nella tarda serata di giovedì 12 il suo cadavere è stato individuato. Si trovava nell’avvallamento dietro un terrapieno, nel quale è presumibilmente scivolato, in una cava nella zona di Tezze dove l’anziano era solito andare a passeggiare. Lino soffriva di una lieve forma di Alzhaimer e viveva in città insieme alla sua badante.
UNTIZMIE EINSBEREDVIE NO
A-
-DI CARLO CALCAR
SCANDALO IN CANNULA Per fare skateboard bisognerà saper impastare. Questo è quanto sostengono gli studenti dell’Itis “Marzotto” di Valdagno, vincitori dell’edizione 2016 di “Sperimentando”. Il primo premio i ragazzi valdagnesi della 2a C1 se lo sono portati a casa infatti grazie a uno speciale caschetto imbottito da un misto di acqua e farina di maizena. Questa miscela è un cosiddetto fluido non newtoniano, in grado di assorbire l’impatto di un peso che minava la sicurezza di un uovo, offertosi a sua insaputa volontario per l’esperimento. Un progetto che potrebbe trovare interessanti applicazioni in ambito di sicurezza sportiva. Investitori Cercansi.
Tanto clamore ha sollevato la sfida oltre i limiti della decenza che ha visto partecipare due medici e cinque infermieri del complesso ospedaliero vicentino. Obbiettivo della singolare competizione? Utilizzare sui pazienti la cannula per prelievi più grande possibile, con relativi punteggi, il tutto documentato con tanto di tabellone su un gruppo di Whatsapp denominato “Amici di Maria”. Finché qualcuno non ha deciso che per questa “partita” era finalmente giunto il momento del triplice fischio, con la denun-
cia al Primario del Pronto Soccorso, dott. Mario Riboni, e i relativi provvedimenti ai danni del personale impegnato nel “match”. Nonostante la pubblicazione di alcuni scatti che ritraggono conversazioni compromettenti, gli accusati non ci stanno e puntano il dito proprio contro il dott. Riboni, reo a loro dire di averli calunniati riguardo una sfida mai realmente avvenuta. Vero è che, tra trasferimenti volontari e forzati, nel complesso ospedaliero cittadino rimarrà solo uno dei protagonisti della vicenda, e con orario ridotto.
COSE DELL’ALTRO MONDO
Ladri in azione nella sede della Naturello srl, ditta che produce sughi e zuppe fresche a Pojana Maggiore. Introdottisi nella notte con un camion frigo, i malviventi hanno subito puntato le celle frigorifere. L’insolito obbiettivo del colpo erano infatti i prodotti alimentari per la preparazione di sughi (olio extravergine, formaggio e cubetti di pancetta e speck), per un valore di circa 40.000 euro. Sorpresi e sconsolati i proprietari, la famiglia Buratti... mai avrebbero pensato che i loro prodotti sarebbero andati letteralmente a ruba!
CHE FUSTO!
POVERA PELLEGRINA
Disavventura alcolica a Quinto Vicentino durante la seconda edizione della manifestazione podistica “A tutta birra”. Nessun gomito alzato troppo però, bensì un fusto “pirotecnico”. La botte è infatti esplosa mentre uno dei volontari era intento a spinarne il contenuto, quasi al termine della manifestazione. Illesi tutti tranne il malcapitato barista, finito al San Bortolo per accertamenti. Un modo originale per constatare come l’alcol possa nuocere alla salute...
Abbandonata lungo il pellegrinaggio verso il santuario mariano di Medjugorje. I problemi per una pensionata varesina sono iniziati all’altezza di Torri di Quartesolo, durante una pausa del viaggio in pullman, dopo un controllo dei docu-
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menti da parte del conducente. Secondo l’autista il suo documento non era valido e avrebbe quindi causato problemi alla comitiva nei controlli di frontiera. Inutili le proteste della signora, che è stata così abbandonata all’autogrill in compagnia dell’amica di 80 anni. Le due sono poi state recuperate dalla Polizia.
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FURTO DI SUGHI
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CORRIERE VICENTINO | INCHIESTA
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Pedemontana istruzioni per l’uso di Guido Gasparin e Mario Piotto Mentre proseguono i lavori per la realizzazione della nuova Superstrada veneta, ecco un vademecum sull’opera destinata a cambiare il volto della viabilità regionale.
I NUMERI 94,558 Km di lunghezza, a doppia carreggiata con due corsie per senso di marcia larghe 3,75 m, e una banchina da 2,5 m metri per parte. È la “carta d’identità” della Superstrada Pedemontana Veneta, che si può trovare all’interno del sito del commissario delegato alla realizzazione dell’opera (www.commissariopedemontana.it). Una lingua d’asfalto che attraversa 36 Comuni, di cui 22 della provincia di Vicenza, e i restanti 14 della provincia di Treviso. Il costo stimato è compreso tra i 2,2 e i 2,3 miliardi di euro, con un contributo pubblico che oscilla attorno ai 615 milioni di euro. Il resto della cifra è coperto attraverso la formula del project financing: il soggetto aggiudicatario assume cioè gli oneri della realizzazione e gestione dell’opera in cambio degli utili che deri-
veranno dalla riscossione dei pedaggi. In base all’accordo l’ATI “Consorzio Stabile S.I.S. Scpa - Itinere Infraestructuras S.A.” avrà dunque l’opera in concessione per 39 anni. La Superstrada si sviluppa all’interno del contesto del cosiddetto Corridoio Europeo numero 5, l’asse strategico infrastrutturale che attraversa le strutture viabilistiche esistenti unendo Kiev a Lisbona. La Pedemontana Veneta punta a diventare riferimento primario per i collegamenti all’interno del territorio veneto, chiudendo l’anello che contiene l’area centrale della nostra regione. Lungo il tracciato s’interconnette a 3 autostrade (A4, A31 e A27), ospitando 14 caselli. L’intera realizzazione si divide in 3 lotti, il primo dei quali parte dal confine del territorio di Brendola, in prossimità del futuro svincolo per l’A4 di Montecchio Maggiore, e arriva a Thiene, nell’innesto con l’A31. Il lotto 2 dall’A31
condurrà fino a Mussolente, mentre il lotto 3 arriverà fino a Spresiano (Tv). Per la realizzazione della superstrada Pedemontana Veneta è stata disposta l’apertura di 6 cantieri principali distribuiti lungo tutto la dorsale e di 10 cantieri secondari. I cantieri principali, dove vengono eseguite le manovre più complesse, sono associati alla presenza di strutture ricettive (dormitori e mense) a servizio del maggiore numero di personale operaio impiegato, e di uffici direzionali per agevolare l’organizzazione del lavoro. Nei cantieri secondari sono invece realizzati gli interventi accessori di minore entità.
IL PEDAGGIO Sono otto i Comuni dell’Ovest vicentino i cui residenti godranno dell’esenzione del
La galleria di S. Urbano
dall’ingresso di Montecchio, quelli di Arzignano, Zermeghedo, Montorso e Chiampo lo potranno fare partendo dal casello di Montecchio-Arzignano e quelli di Nogarole partendo dal casello di CastelgombertoCornedo. La Superstrada potrà insomma essere utilizzata anche per gli spostamenti locali, consentendo una riduzione del traffico lungo le intasatissime provinciali dell’Ovest vicentino. Come detto, saranno due i caselli del primo tratto di Pedemontana: quello d’ingresso per chi proverrà dal nuovo casello autostradale o dalla nuova bretella di Alte e quello denominato “Montecchio-Arzignano”. Da lì in poi la Pedemontana proseguirà lungo la Valle dell’Agno, immettendosi prima nella galleria di Sant’Urbano, i cui lavori di realizzazione sono ormai in dirittura di arrivo, e poi nella galleria tra Castelgomberto e Malo, per poi sbucare nella pianura della fascia pedemontana veneta e dirigersi verso est fino a Spresiano.
LA GALLERIA DI S. URBANO Con una lunghezza di 1600 metri, il tunnel di Sant’Urbano nel Comune di Mon-
tecchio Maggiore è la galleria più lunga della Pedemontana dopo quella che sarà realizzata tra Castelgomberto e Malo (un totale di 6 km). Per realizzare il tunnel sono stati estratti 420 mila mc di roccia e sono stati utilizzati 300 mila mc di calcestruzzo e 280 mila kg di esplosivo. Nello scorso mese di marzo, una cerimonia ha salutato le fasi di abbattimento dell’ultimo diaframma della canna nord. Vi hanno partecipato il commissario per la Pedemontana Silvano Vernizzi, l’assessore regionale alle infrastrutture Elisa De Berti, il presidente del Consorzio SIS Matterino Dogliani, il sindaco Milena Cecchetto, il vicesindaco e assessore all’urbanistica Gianluca Peripoli, numerosi sindaci della zona e ovviamente i minatori impegnati nei lavori, i veri protagonisti di questa impresa titanica.
LA BRETELLA DI ALTE Strettamente connessa ai lavori di realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta è la nuova bretella di Alte a Montecchio Maggiore, la cui apertura, salvo
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pedaggio per la Superstrada Pedemontana Veneta: Montecchio Maggiore (il Comune da cui la Pedemontana parte per raggiungere dopo quasi 100 chilometri Spresiano, nel trevigiano), Montebello Vicentino, Gambellara, Zermeghedo, Montorso Vicentino, Arzignano, Chiampo e Nogarole Vicentino. Non sarà un’esenzione totale, ma riguarderà, a partire dal casello più vicino al Comune di residenza, un tratto di 21 chilometri in entrambe le direzioni. L’esenzione avrà poi dei limiti temporali, perché sarà al 100% per i primi dodici anni dall’entrata in esercizio della Pedemontana, al 50% a partire dal tredicesimo anno e al 25% dal diciassettesimo anno. A partire dal ventunesimo anno, anche i residenti in questi Comuni dovranno pagare interamente il pedaggio. I cittadini dei Comuni interessati all’esenzione dal pagamento dovranno presentare all’ente gestore il certificato di residenza e copia del contratto Telepass, ma le modalità saranno definite nel dettaglio a ridosso dell’inaugurazione della nuova arteria. I residenti di Montecchio Maggiore, Montebello e Gambellara potranno dunque percorrere 21 km gratuitamente partendo
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La nuova bretella di Alte
eventuali ritardi dovuti al maltempo, è prevista entro la metà di luglio. Lunga un chilometro e mezzo e larga quattro metri per corsia, la bretella ha il compito di ridurre il traffico di attraversamento ad Alte Ceccato. I veicoli provenienti dalla strada del Melaro, dal casello di Alte o da Brendola, per dirigersi verso Montebello o la Valle dell’Agno avranno infatti la possibilità di non percorrere più via Battaglia, dove esiste un semaforo che crea ogni giorno lunghe code, ma di imboccare la bretella che li condurrà direttamente sulla grande rotatoria lungo la SR 11, la quale funge da imbocco alla SR 246 (detta tangenziale ovest di Montecchio), ossia al futuro primo tratto della Pedemontana.
GLI ESPROPRI Per la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta sono stati valutati circa 2000 espropri distribuiti nei territori dei 36 Comuni. Nell’area ovest della provincia di Vicenza sono stati definiti 2 espropri all’interno del Comune di Brendola e 270 nel Comune di Montecchio Maggiore.
I TEMPI DI REALIZZAZIONE Fine 2018: questi i tempi fin qui indicati per l’apertura al traffico della Pedemontana. Certo è che non potrà essere percorribile completamente fino a quando non sarà
realizzato il nuovo casello autostradale di Montecchio Maggiore, che sarà posizionato più ad ovest rispetto all’attuale. Ed è qui il problema, perché non è chiaro quando il nuovo casello, che rappresenta il punto di interconnessione tra A4 e Superstrada, sarà realizzato. La “colpa” e della riforma dei contratti pubblici, che obbliga i concessionari autostradali (in questo caso l’Autostrada Brescia-Padova) a garantire che almeno l’80% dei lavori di ampliamento e manutenzione della rete finisca sul mercato. È il caso del nuovo casello, i cui lavori inizialmente erano stati affidati a Serenissima Costruzioni, la stessa che sta ultimando la bretella di Alte. Si deve insomma andare a gara e in questi casi affidarsi a tempi certi è veramente difficile.
Il primo tratto della Pedemontana
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Il Vicenza Calcio riparte. Da una nuova società che chiude l’era Cassingena, dopo l’attesa acquisizione delle quote da parte di Vi.Fin, la finanziaria che già da aprile dello scorso anno ha sostenuto il sodalizio berico, guidata da Alfredo Pastorelli e da Marco Franchetto. E per un nuovo campionato di serie B. Con in panchina, confermato con un contratto biennale, Franco Lerda, piemontese doc da Fossano, che ha centrato una sofferta salvezza dopo una stagione difficile, tra alti e bassi, che aveva portato, sotto la guida di Marino, il Vicenza sull’orlo del baratro. Un cambio in panchina insomma decisamente positivo, perché la squadra biancorossa sembrava ormai alla deriva. Grazie a 17 punti in 8 partite, 18 alla fine dei due mesi di gestione del tecnico arrivato a marzo, il Vicenza ha chiuso il campionato a quota 49 punti, al 13°posto in classifica. Quasi da non crederci. Perché dopo il ko interno col Cagliari, prima gara della nuova gestione Lerda in panchina, il Vicenza era penultimo con 31 punti, in piena zona retrocessione diretta. E l’allenatore piemontese aveva ereditato da Pasquale Marino, l’uomo dei play-off della passata stagione, una squadra involuta, moralmente e fisicamente da recuperare. Che sembrava aver perso ogni buon insegnamento dell’allenatore di Marsa-
FRANCO LERDA la, incapace ad un certo punto di rimettere il Vicenza in carreggiata. Un miracolo? Quasi. Ed è per questo che Franco Lerda, ex tecnico di Pescara, Pro Patria, Crotone, Torino e Lecce, si è guadagnato la riconferma anche per la prossima stagione. E pensare che l’allenatore piemontese, classe 1967, non allenava una squadra da dicembre 2014. Esonero a Lecce. E prima di Vicenza aveva trascorso 15 mesi lontano dai campi. Ad aggiornarsi, a seguire allenamenti e partite. “Sicuramente un periodo non facile – ricorda – per questo sono molto grato alla società biancorossa di avermi chiamato”. Una sorta di rilancio quindi per il tecnico e per la squadra. “Il segreto? Quando siamo arrivati, con il
C’ERA DA DARE UN TAGLIO AL PASSATO mio staff, abbiamo centrato di entrare subito nelle dinamiche interne di una squadra che era a pezzi – spiega – abbiamo svolto un lavoro individuale, anche mentale, con ognuno dei ragazzi. Bisognava creare empatia per accelerare certi processi. C’era bisogno di certezze, di fiducia, di rendere tutti consapevoli. Era una situazione difficile ma si poteva rimediare. Insomma c’era da cominciare a FARE. E tutti, società, staff, giocatori, e anche chi non è sceso in campo, ha messo qualcosa per riuscirci”. La svolta la vittoria di Ascoli, in inferiorità numerica, che ha dato
il via alla rimonta: un bilancio di 5 vittorie e 4 pareggi. “17 punti in 8 partite sono stati un’impennata notevole. Ero sicuro che ci saremmo salvati ma non in modo così repentino. C’era da correggere ogni minimo errore, da sbagliare meno. E siamo intervenuti su tutti gli aspetti, a 360°. Anche quello nutrizionale, perché pure l’alimentazione ha un valore fondamentale. Ma c’era soprattutto da dare un taglio al passato e guardare avanti. Perché oltre alla salvezza in gioco c’era molto altro”. Già, perché Vi.Fin, la finanziaria che è diventata a fine maggio la nuova proprietaria del Vicenza Calcio, aveva posto la salvezza come pilastro fondamentale per andare avanti con l’acquisizione. In ballo c’erano 114 anni di storia. “Abbiamo avuto tanti infortuni a condizionare il cammino. Alcuni giocatori da gestire con problemi fisici. E poi il rischio squalifiche con tanti ragazzi in diffida. Bisognava fare attenzione alle ammonizioni. I ragazzi sono stati bravi anche in quello”. Franco Lerda alla fine ha conquistato il popolo biancorosso, ma i primi tifosi l’allenatore di Fossano li ha proprio in casa: oltre alla moglie Monica, sono soprattutto i figli Mattia e Filippo, rispettivamente di 25 e 19 anni, che hanno seguito papà quasi in ogni partita. “E pure i loro amici – confida Lerda – ormai il primo risultato che chiedono tutti è quello del Vicenza”. In una famiglia comunque di tifosi del Torino. Dove il tecnico ha disputato le giovanili e poi è tornato da allenatore stagione 2010/2011. Ma adesso anche per il mister piemontese il futuro è tutto biancorosso.
CORRIERE VICENTINO | SPORT
VICENZA BIANCOROSSA DI LUISA NICOLI
CORRIERE VICENTINO | FOCUS
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I figli della Pellizzari U
di Giuseppe Signorin
na serata per raccontare l’eredità che le Officine Pellizzari hanno lasciato a un intero territorio. Un’eredità fatta di cultura del lavoro ed eccellenza tecnica. Al centro dell’evento organizzato in Villa Da Porto il 6 maggio dall’Amministrazione comunale di Montorso Vicentino e dal Comitato “Giacomo Pellizzari” di Arzignano, assieme al ricordo del “Barba” (così era soprannominato Giacomo ndr), ci sono state le vive testimonianze dei “figli della Pellizzari”, ossia di tutte quelle aziende che si sono formate alla scuola delle Officine Pellizzari e hanno saputo continuarne la storia fino ad oggi.
La Pellizzari a quei tempi primeggiava per tecnologie e ci ha insegnato a lavorare. Ci ha messo in testa il metodo, la grinta la mentalità... Poi ognuno ha sviluppato questi insegnamenti come ha ritenuto op, Mondeo SRL to ot hi G lo ar portuno e in base alle proprie capacità. Gianc La Pellizzari era una scuola ben organizzata, in cui tutti erano bravi perché ben guidati. Non solo, ha insegnato anche ai fornitori procedure oggi scontate ma che all’epoca per molti erano del tutto nuove: Guido Magnabosco, Magnabosco Guido SR dalla fattura alla bolla di consegna… L
i, Angelo Sartor atori SPA rm fo as Tr A SE
Era un’azienda grande e innnovativa ed era conosciuta in tutto il mondo, ma la grande forza di Giacomo Pellizzari imprenditore, el barba, era la passione che metteva nel suo lavoro e il rapporto diretto con tutti i suoi dipendenti.
Con lui è nata quella cultura industriale nella meccanica che costituisce la base della aziende del nostro territorio. Se non ci fosse stata la storia della Pellizzari probabilmente molte aziende oggi non Stefano Anzolin, Anzolin-Conpress SP esisterebbero. A
Came SPA Lino Chilese,
Lavorare alla Pellizzari era la salvezza di una famiglia, anzi quando uno veniva assunto nell’azienda la sua famiglia diventava ricca per quei tempi. Ha lasciato un segno tangibile in tutta la valle, da Crespadoro a Montecchio Maggiore.
tto, Mauro Sacche i SPA or ot M li el ar M
Ha generato dal nulla un centro di competenze fondamentale che ha permesso a tanti di vivere, lavorare ed esprimersi. Oggi sarebbe importante che questo distretto elettromeccanico si presentasse al mondo come un unico grande polo industriale.
Vinicio Mettifogo, autentico fuoriclasse della fluidodinamica e nostro fondatore, con le conoscenze acquisite alla Pellizzari è riuscito a progettare con il solo tecnigrafo pompe che tuttora produciamo e che sono Renzo Lorenzi, Calpe da SPA ancora imbattibili per rendimento.
ello, Patrizia Com torso SPA on M di ie er nd Fo
La fonderia, nata per fornire alla Pellizzari i corpi delle pompe e dei motori, conserva non soltanto questa stessa vocazione produttiva ma anche il nome che è celebrato con affetto e riconoscenza dalle persone del territorio.
Era l’azienda in cui tutti volevano andare a lavorare, una meta ambita tra i più giovani perché era la più grande! Ad affascinarci non erano solo il lavoro ma anche le figure di spicco del settore che erano impiegate lì Achille Belloni, Euroventilatori Intern e da cui si poteva imparare molto. ational SPA Non sono un imprenditore elettromeccanico ma la mia famiglia lavorava alla Pellizzari e così ho potuto godere delle vacanze al mare, dell’assistenza sanitaria, praticare lo sport. esidente Non dobbiamo dimenticare, anzi dobbiamo Pr , tti he sc Gabriele Bo mo Pellizzari” co Comitato “Gia ricordare il bene che Pellizzari ha portato.
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Adriano Peruzzi ha ritrovato fra le carte del nonno, Urbano Faedo, alcuni articoli di giornale sulla mitica esperienza olandese della Pellizzari che sembravano essere andati perduti...
“R
icordo quando uscì il libro su Giacomo Pellizzari - ci racconta Adriano Peruzzi. Leggendolo, mi accorsi che si parlava di alcuni articoli di giornale non disponibili sulla missione umanitaria in Olanda… Che però mi pareva di aver visto in mezzo alle foto e ai documenti di mio nonno Urbano. Lì per lì non ci feci molto caso, anche perché il libro era già stato pubblicato. Quando però, poco tempo fa, sono venuto a sapere della possibilità di una nuova ristampa, mi è venuto in mente quell’episodio e sono andato in cerca dei documenti originali. Si trattava proprio di quelli apparentemente introvabili… Allora con l’aiuto di mio padre Luciano, che li ha scannerizzati e ripuliti, li abbiamo resi disponibili.” Ricapitoliamo brevemente i fatti: nel febbraio-marzo del 1953 l’Olanda fu colpita da una terribile inondazione che allagò un sesto del territorio nazionale. Partirono immediatamente gli aiuti da ogni parte del mondo, compresa Vicenza che rispose in maniera molto generosa all’emergenza. Fra le realtà più attive senz’altro le Officine Pellizzari, che misero a disposizione persone e macchine idrovore. Di questa impresa si sa già molto, anche grazie al lavoro di ricostruzione puntuale presente nel libro “Giacomo Pellizzari. Il suo tempo, la sua gente” uscito nel 2005 per commemorare i 50 anni dalla morte del “barba” e in procinto di essere ristampato in una nuova edizione probabilmente per fine anno, magari arricchita con il materiale ritrovato da Adriano Peruzzi, per il momento in parte “rivelato” in anteprima durante la serata “I figli della Pellizzari” attraverso un breve video.
L’occasione è servita anche per ritornare con la mente a uno dei momenti più significativi della storia della Pellizzari, ma anche della storia personale di Adriano, che aveva appena undici anni quando nel 1988 il nonno Urbano morì, però mantiene ancora vivo il ricordo dei tanti aneddoti che gli raccontava. Urbano Faedo aveva passato tutta la vita lavorativa alla Pellizzari, prima come montatore e poi come collaudatore. Tanti viaggi in Italia e lunghe trasferte in Europa e in Africa. L’officina era parte della famiglia dato che alla Pellizzari erano occupati anche alcuni dei fratelli e delle sorelle. “Tante volte mi parlava dell’Olanda - ci racconta la signora Maurizia, mamma di Adriano e figlia unica di Urbano. Spesso citava quell’episodio degli americani che si erano presentati con una pompa enorme mentre loro avevano solo tanti generatori e piccole pompe. Forse motivati dal fatto di venire dalla ‘piccola’ Italia, lavorarono più motivati per installare tutto prima possibile e lasciare gli americani senz’acqua…” “Adesso ci sembrano fatti eccezionali - prosegue Adriano - però mi ricordo che il nonno ne parlava come di cose normalissime, sorridendo. Eppure nel 1953 per arrivare in Olanda con tutto quel materiale ci misero due giorni… Ma per un giovane che appena poco tempo prima aveva passato sei anni fuori casa per la guerra mondiale, una trasferta di circa un mese doveva essergli sembrata una passeggiata… Sono convinto che avessero avuto diversi disagi nel viaggio e nel lavoro, ma dovevano essere anche molto orgogliosi di avere la possibilità e le capacità di aiutare una nazione straniera in difficoltà.”
CORRIERE VICENTINO | FOCUS
La storia nella storia
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Foto di Mauro Marzotto
CHRISTIAN BELLONI DAL ROSSI ALLA STRARZIGNANO DI STEFANO COTROZZI La sera il custode del Dal Molin accendeva il faro e la pista usciva dall’oscurità e noi comincivamo ad allenarci estate o inverno, bel tempo o pioggia. Quando il campo d’atletica era occupato andavamo a correre dietro al liceo. Eravamo in quattro gatti con la stessa passione, quella della corsa, e ci chiedevamo se un giorno saremmo mai riusciti ad avere un’organizzazione come “quelli di Vicenza”. È impossibile tener fermo il presidente dell’Atletica Arzignano per un’intervista. Christian Belloni è puro argento vivo e allora cominciamo a fare giri di pista camminando velocemente mentre lui ci racconta la sua storia e quella dell’Atletica Arzignano, che da cinque lustri sono un tutt’uno. “La velocità c’è l’hai dentro oppure non ce l’hai. Fin da piccolo tutto quello che era rapido attirava la mia attenzione, da Pietro Mennea alla Ferrari. La stessa passione che mi porto dentro adesso. Mi piaceva confrontarmi con i miei compagni, cer-
care di raggiungere e superare quello più rapido di me. È nell’indole del velocista anche se alla fine è sempre una gara contro te stesso.” Correre per il Rossi “L’atletica l’ho incontrata al Rossi. Sono sempre stato veloce di gamba ma nella scuola di Vicenza, dove sono arrivato per frequentare la terza, ho trovato l’ambiente perfetto. L’atletica era considerata un vanto dell’istituto, un onore poter partecipare ai campionati italiani con i loro colori. Tanti ragazzi partivano da lì per poi vestire la maglia della Nazionale e partecipare ad Europei e Olimpiadi. A quel tempo giocavo a calcio nella Moreno, terzino destro, difensore veloce e tosto. Ho cominciato ad allenarmi in tutti e due gli sport, però la domenica alla partita spesso dovevo uscire con le gambe lunghe e stese per i crampi. Un giorno il mio allenatore mi ha preso da parte e mi ha detto di fare una scelta... ed è stato il mio addio al mondo del pallone. Con il Rossi per tre anni consecutivi ho vinto la medaglia d’oro nella staffetta nazionale e per due
Correre per L’Aeronautica “La svolta è arrivata con il servizio militare, sono riuscito a entrare nella squadra dell’aeronautica. Questo voleva dire potersi allenare tutti i giorni. Il mio periodo migliore, durante il quale sono arrivato a 10.82. Quell’anno sono diventato il centometrista dell’aeronautica. Ho cominciato tardi e questo lo paghi. A livello fisico ero formato con tutti i difetti del calcio, la coordinazione la impari da piccolo, per raggiungere gli altri ti devi sforzare di più e ti fai anche più male. A quei tempi non si parlava ancora di fisioterapia o di antinfiammatori. Lì comunque ho raggiunto i miei tempi migliori, compreso anche un 21.9 nei duecento metri, ma mi sono anche portato a casa una serie di problemi fisici che non ho più risolto completamente.” Correre per l’Atletica Vicentina “Dopo il militare comunque ho continuato a correre per altri dieci anni nonostante i miei problemi alla schiena, togliendomi parecchie soddisfazioni diventando campione regionale nel 93 con l’Atletica Vicentina che al tempo si chiamava Palladio Idealux. Durante l’estate del ‘97, quando ero ancora atleta, l’allora presidente Antonio Lora ha chiamato me e Gabriele Rapuano per dirci che o prendevamo in mano l’Atletica Arzignano oppure doveva chiudere i battenti. È iniziata così la nostra avventura: a 25 anni siamo diventati improvvisamente segretari, allenatori, magazzinieri, psicologi e ac-
Foto di Antonella Verza
compagnatori… in una società con una cinquantina di atleti. Per di più in quegli anni Arzignano continuava a ospitare gare nazionali e regionali con tutto quello che comportava organizzarle.” Correre per l’Ovest Vicentino La svolta per noi è stata la nascita dell’Atletica Ovest Vicentino. Abbiamo unito le forze con Chiampo e Montecchio Maggiore e con l’organizzazione hanno cominciato ad aumentare gli atleti, ad arrivare gli allenatori e oggi ci possiamo confrontare alla pari con società un tempo più organizzate della nostra... Correre per la StrArzignano La seconda svolta è stata la StrArzignano che con il suo entusiasmo ha fatto avvicinare un sacco di giovani a questo sport. Adesso possiamo contare su circa duecento atleti, lavoriamo con cinque tecnici, abbiamo “sfornato” un ragazzo, Michele Rancan, che ha partecipato ai Mondiali. Il nostro è un movimento in crescita. Correre per il futuro Se mi fossi allenato in maniera differente probabilmente non mi sarei fatto male e avrei potuto continuare la carriera, ma con i se e con i ma non si fa niente. Dobbiamo cercare che i nostri atleti non ripetano gli errori che ho fatto io, curando stretching ed esplosività. La mia sfida e quella dei miei collaboratori ora (ma dura già da 24 anni) è di continuare a far crescere il movimento. Da quello che abbiamo seminato non sappiamo ancora che frutti verranno fuori. Adesso arriva la nuova pista con la nuova attrezzatura e torneranno le gare regionali e nazionali, e Arzignano sarà di nuovo uno dei centri dell’atletica in Italia.
Foto di Daniela Zaupa
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con la squadra lo scudetto dell’atletica. Come allievo juniores ero già riuscito ad andare sotto gli 11 secondi.”
ARZIGNANO
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Problema profughi L’ASSESSORE AL SOCIALE ALESSIA BEVILACQUA CI SPIEGA PERCHÉ L’AMMINISTRAZIONE NON È PIÙ DISPOSTA AD ACCOGLIERE NUOVI PROFUGHI DI STEFANO COTROZZI
“N
on siamo disposti ad accogliere nuovi profughi”. L’assessore al Sociale del Comune di Arzignano Alessia Bevilacqua non lascia adito a dubbi già alla prima affermazione.
Come mai così tassativa? Abbiamo già avuto un’esperienza nel 2011 con la prima ondata. Ci siamo detti disponibili ad aiutare durante quell’emergenza e ad Arzignano sono arrivate 5 persone ma non è andata per niente bene, anche se abbiamo lavorato molto a quel progetto. Per di più nessuno di loro poi è stato riconosciuto come rifugiato politico e uno dei ragazzi ha anche avuto un problema con la giustizia quindi... Perciò non partite da un preconcetto? Noi abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo come Comune: dall’assistenza alla mediazione culturale fino a quella linguistica. Un assistente sociale praticamente si occupava solo di loro. Un grande sforzo in cui le amministrazioni vengono lasciate da sole. Non avete ricevuto aiuti? La faccenda non va gestita chiedendo sempre maggiore impegno ai Comuni. Bisogna trovare una strategia internazionale e
Il prefetto chiede degli alloggi. Li darei a chi ad Arzignano chiede una casa popolare, abbiamo una lista di 100 persone! Prima di tutto vengono i nostri cittadini che ne hanno bisogno, persone anche seguite dall’assistente sociale; le fasce più deboli come anziani, invalidi o nuclei famigliari in difficoltà. Questa è la nostra priorità oggi. C’è un problema casa ad Arzignano? Con la crisi si è aggravato il problema e ci stiamo lavorando con l’Ufficio casa del Comune. Abbiamo intrapreso con Ater un progetto per realizzare nuovi alloggi e la sistemazione di strutture già esistenti. Con gli extracomunitari residenti ad Arzignano in questo ultimo periodo stiamo affrontando una nuova emergenza che riguarda chi ha comprato una casa e ora non è più in grado di pagare il mutuo ed è stato sfrattato. Stiamo procedendo in collaborazione con l’assistente sociale che sta valutando caso per caso. Torniamo al tema dei profughi: parlava di problematiche legate alla sicurezza. Sì, possono anche nascere dei problemi. Sono persone non registrate, di cui non sappiamo nulla; rischiamo di trovarci un pericolo in casa perché non c’è stato un filtro in entrata.
Dal punto di vista umano capiamo tutti ma non possiamo farci carico anche di questo con i continui tagli da parte del Governo poi nazionale. Così si riversano sul territorio delle persone in maniera incontrollata e ci si aspetta che noi risolviamo problemi ai quali in alto non sono stati capaci di trovare soluzioni. Dal punto di vista umano capiamo tutti, ma non possiamo farci carico anche di questo con i continui tagli da parte del Governo, dobbiamo per forza di cose fare delle scelte.
Non c’è un fronte totalmente unito tra le amministrazioni. In verità la maggioranza segue la nostra linea; qualcuno è più disponibile ma per i comuni con un’amministrazione della Lega Nord è palese la non disponibilità. Non siamo disposti a trovare una soluzione ai problemi che non risolvono gli altri prendendoci per di più le colpe…
ARZIGNANO
DI CARLO CALCARA
R
ealizzata nella seconda metà dello scorso anno, la rotatoria doveva essere la soluzione per i problemi di traffico che interessano viale dell’Industria. Ma ecco che a neppure un anno di distanza a fianco dell’opera sono apparsi nuovamente i cartelli di lavori in corso. Per chi cerca di immettersi nell’incrocio da via Cavour o arriva da zona San Bortolo, il viaggio può
trasformarsi in un’odissea. Per non parlare poi della soluzione trovata per l’attraversamento pedonale. Il semaforo previsto a
Riceviamo e pubblichiamo questa foto inviataci da alcuni genitori di San Bortolo che denunciano lo stato di degrado e la pericolosità della rete del campo di allenamento per i giovani giocatori della frazione.
corredo del progetto infatti sembra scontentare tutti: prima non faceva che riproporre il problema delle code chilometriche nelle ore di punta, e oggi (che non funziona) costringe i pedoni all’attraversamento “banzai”, a testa bassa e con qualche raccomandazione verso l’alto.
Costo chiede un marciapiede
P
er gli abitanti di Costo l’inizio del disagio risalirebbe a qualche decina di anni fa, quando il territorio è stata tagliato a metà dalla strada provinciale che porta a Tezze. Quell’opera, se da un lato ha abbattuto le distanze, dall’altro ha creato isolamento e problemi. Secondo molti dei residenti infatti era necessario prevedere un sopra o un sotto passaggio che permettesse di raggiungere via Canove in sicurezza, dato che in quel punto le persone continuano ad
attraversare a bordo strada. Dopo varie segnalazioni è stato posizionato un guardrail, e il Comune ha poi installato un semaforo a chiamata che permette agli abitanti del centro di Costo di portarsi dal lato della chiesa, soluzione che al mattino provocherebbe notevoli disagi vista la mole di traffico della provinciale. Ad aggravare la situazione, la mancanza di un marciapiede proprio lungo quel tratto di strada, tanto che circa un anno fa un gruppo di cittadini ha pensato di firmare una petizione per chiedere al Comune un aiuto concreto. “Abbiamo chiesto la costruzione di una pista ciclo-pedonale per congiungere il punto in cui è situato il semaforo a chiamata alla svolta di via Canove, che conduce al ponte dove poi riparte la ciclo-pedonale già esistente lungo gli argini del Guà - ci spiegano Diego Consolaro e Angelo Rigodanzo,
rappresentanti dei firmatari. La gente, e parliamo spesso di famiglie con bambini in giro in bicicletta, si ritrova ad attraversare quel tratto di provinciale accanto a camion e macchine che sfrecciano”. La reazione dell’Amministrazione? Ci siamo presentati con una petizione sostenuta da quasi 350 firme. Siamo stati accolti bene e ci è stato riposto prontamente che erano consapevoli della situazione. In seguito però ci hanno fatto presente che in sostanza non avevano fondi. Secondo noi è una questione di priorità: probabilmente la frazione di Costo non ha quel peso che dovrebbe avere. La ciclo-pedonale è molto importante, perché quando i lavori già iniziati nel bacino del Guà entreranno nel vivo, inizierà inevitabilmente un flusso di camion superiore all’attuale e il pezzo di strada in questione diventerà ancora più pericoloso. g.s.
23 CORRIERE VICENTINO | PAESI
Rotatoria del Kennedy
SAN BORTOLO
ARZIGNANO
CORRIERE VICENTINO | PAESI
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CRONACA
SPETTACOLO
LADRI DI BICICLETTE
ARZIGNANO’S GOT TALENT
iazzetta Diaz, supermercati, scuole, stazione delle corriere. Questi i luoghi in cui periodicamente si danno da fare i ladri di biciclette ad Arzignano. L’ultimo episodio ha visto in azione un pluripregiudicato di origini marocchine che ha preso la bici di una donna mentre era al centro commerciale per fare la spesa. Ma le immagini registrate dalla telecamera della videosorveglianza hanno permesso di individuarlo e identificarlo mentre, dopo essersi guardato intorno con aria sospetta, è salito in bici e fuggito. Le Forze dell’Ordine sono riuscite in poco tempo a ritrovarlo. Lui ha ammesso ma nel frattempo aveva già rivenduto la refurtiva, tipico di questa tipologia di furti. Ma anche altri casi del genere si sono ripetuti nell’ultimo periodo. Meglio tenere gli occhi bene aperti e fare attenzione.
a caccia ai nuovi talenti di Arzignano si apre il 2 luglio. Tanta l’attesa per la 4^ edizione del talent show “Arzignano’s Got Talent”, previsto per la seconda serata della Sagra di Castello e chiaramente ispirato al format di un famoso programma televisivo. Dalle 18.00 in poi ballerini, cantanti, gruppi musicali e saltimbanchi di
P
L
vario genere si sfideranno sul palco a colpi di talento. Un’attenta giuria deciderà poi chi potrà meritarsi l’ambito titolo di miglior talento della vallata. Lo spettacolo è assicurato.
AMBIENTE
L’HOTEL DEGLI INSETTI
A
pre le porte “l’Hotel degli Insetti” al Parco della Biodiversità, nei pressi dell’ospedale. Merito del progetto studiato dal gruppo Scout “Noi Esploratori” della Parrocchia di Ognissanti. La struttura, che ha richiesto circa un mese di lavoro per la
SPORT
TERZO MEMORIAL MICHELE TROLESE
S
i è disputata lo scorso 29 maggio la terza edizione del Memorial intitolato allo scomparso giornalista Michele Trolese. Nel corso della manifestazione, che ha visto le vittorie di Montecchio Maggiore tra i giovani e Arzignano tra i senior, grande successo anche per la raccolta fondi benefica, che ha
ricavato 1700 euro da donare all’Associazione italiana tumori cerebrali. Presenti in tribuna anche l’ex presidente del Vicenza Pieraldo Dalle Carbonare e Giorgio Carrera.
sua realizzazione, accoglierà tutti quegli insetti (api solitarie, farfalle, coccinelle e forbici) alleati nella lotta contro l’infestazione delle piante. Un progetto che mira ad abbattere l’uso di sostanze chimiche pesticide dannose per l’ambiente.
TESSILE EVENT STORE
PIZZERIA
AUTO
FOOD
FASHION & PRINTING COPYING & PRINTING
Vanity Valley
INSERTO DI GIUGNO 2016
TESSILE BOTTEGA ARTIGIANA
GIUGNO 2016
INDIRIZZO
Via Pieve 75/77 36072 Chiampo (Vicenza) 0444 623 507 info@bottegartigiana.eu
IN PAESE LO CONOSCONO TUTTI COME “QUELLO DELLE TENDE” E NON POTREBBE ESSERE ALTRIMENTI: SONO PIÙ DI 30 ANNI INFATTI CHE SERGIO LOVATO SI OCCUPA DI QUESTO. Dopo aver passato qualche tempo in giro per il mondo, nel 1979 apre con un socio un piccolo laboratorio di cornici a Chiampo e lo chiama Bottega Artigiana. Passa appena qualche anno, però, e alcune circostanze, anche abbastanza fortuite, lo portano a occuparsi di tende. Da allora non ha mai smesso, grazie anche alla preziosa presenza della moglie Mariella. Nel 2000 il cambio di sede e lo spostamento nello spazio attuale, più grande, più comodo. Una svolta per Bottega Artigiana, che non può inaugurare in maniera migliore l’inizio del nuovo millennio. Il 2010 un altro evento importante: l’ingresso del figlio Alberto, a cui i genitori hanno trasmesso la passione per il mestiere e che ha portato un’ondata di novità ringiovanendo sotto diversi punti di vista li negozio. Innovazione quindi ma anche tradizione, grazie a una conduzione famigliare in cui ognuno ha un proprio ruolo, complementare agli altri: Mariella segue soprattutto i clienti, dai primi contatti fino alle confezioni finali e si occupa in prevalenza di tende da arredamento per interni e di biancheria per la casa; Sergio e Alberto invece sono specializzati nelle tende
da sole per esterni e in tutti quei lavori più tecnici, dal montaggio all’assistenza, che Bottega Artigiana garantisce con un servizio di massima qualità. Qualità che si respira a 360 gradi, per esempio nelle partnership: Bottega Artigiana è infatti un Atelier Gibus da 30 anni, tratta i prodotti dell’azienda leader per la produzione di tende da sole in pratica da quando è nata. Per finire, c’è un ulteriore elemento che caratterizza l’attività della famiglia Lovato: il rapporto di fiducia che nel tempo è riuscita a instaurare con i suoi clienti, creando relazioni vere che vanno anche al di là di un semplice contatto di lavoro.
EVENT STORE NASCE NEL 1985 COME “BOTTEGA DEI FIORI”, MA ORA QUELLA CHE ERA SOLO UNA FIORERIA È MOLTO, MOLTO DI PIÙ. Le sue radici affondano nella “Bottega dei Fiori”, fondata nel 1985 da mamma Paola e cresciuta nel 2004 con l’inserimento di una sezione dedicata all’arredo per la casa. Poi la rivoluzione, nel 2014, con la nascita del concetto di event store, frutto della voglia di fare e dell’intraprendenza del figlio Andrea. Ora quella che era una fioreria è molto, molto di più. Tutti i concetti del fine living raccolti in un’unica armonica scatola, dall’atmosfera rustica ma dal cuore raffinato ed elegante: qualità, artigianalità ed esclusività, tutto riassunto in una sola parola, Stile. L’arredo casa esclusivo a fianco di tutto l’occorrente per una cucina di classe, passando per l’allestimento della tavola ma senza mai dimenticare la matrice “garden”, ben presente nel bouquet di profumi che circonda l’esterno. Entrando poi ecco gli allestimenti, curati e arricchiti della giusta teatralità, che creano quel senso di raffinatezza diffusa sublimato nel corner dedicato al fine food. L’occhio si perde tra i colori vivaci degli incarti dal carattere quasi sartoriale, che preparano il palato del cliente all’incontro con il ricco gusto del suo contenuto. Prodotti che quasi nella totalità battono bandiera italiana, selezionati con cura per offrire una vasta scelta all’insegna dell’unicità. Pasta di Gragnano, tartufi delle Langhe, marmellate
INDIRIZZO
Montecchio Maggiore (VI) Via Cavour 34 Martedì-sabato: 8:00-12:30, 15:00-19:30. Domenica 8:00-12:30. | 0444 699 820 www.facebook.com/stile.event.store www.stile-store.it | info@stile-store.it
STILE
GIUGNO 2016
trentine e molto altro ancora, una parure di colori che allieta prima ancora della messa in tavola, operazione questa che richiede il suo giusto rito. Cotture e preparazioni che strizzano l’occhio alla cucina salutare, pentole in argilla da fiamma che permettono cotture a bassissimo contenuto di grassi senza dimenticare la grande tradizione artigianale tricolore, con massima attenzione quindi al design, semplice ma accattivante. La pietanza di qualità richiede poi un palcoscenico adeguato sul quale esibirsi: tovaglie in lino pregiato e personalizzabili, ceramiche e posate di alta qualità per un’esperienza sensoriale che travalica il solo gusto. Stile è unicità anche nella creazione di eventi per le occasioni più varie, dall’aperitivo esclusivo alla cena. Vip, Brunch & Dinner: il cuore della filosofia del brand direttamente a casa propria o nella location scelta, grazie alla preziosa collaborazione di importanti chef, oltre che di tutto il prontuario made by Stile per l’allestimento dell’evento perfetto.
PIZZERIA PIZZERIA “DUE FORNI”
GIUGNO 2016
INDIRIZZO
Via Po, 51, 36071 Arzignano VI
0444 453819
C’ERA UNA VOLTA, A SAN ZENO, UN LOCALE CHE SEMBRAVA DISEGNATO CON LA BACCHETTA MAGICA… Ma non si tratta di una favola, quanto di una storia d’impegno quotidiano che ha permesso di costruire, grazie alla dedizione della titolare, “la Jole”, e alla bravura della sua fidata brigata di collaboratori, un locale di successo, attivo praticamente 24 ore su 24. Inaugurata curiosamente il giorno dell’Epifania del 2003, la pizzeria ristorante “Ai Due Forni” conta su una clientela numerosa e varia, merito di quel tocco in più dato da due ingredienti fondamentali che la signora Jole, vero cuore pulsante del locale, riconosce come l’amore e la passione per il lavoro. Composto da due sale principali più un giardino estivo coperto, il ristorante strizza l’occhio anche ai più romantici con una saletta composta di soli tavolini da due persone, rinominata “il salottino”, ideale per una cena galante o una celebrazione particolare (leggasi San Valentino). Pizze per tutti i gusti cotte in forno a legna,
anche con pasta integrale per chi sta più attento alla linea, ma non solo. Una cucina che si rifà alla tradizione veneta, con tanto gusto ma sempre stando attenti al portafoglio, e una carta dei vini che pesca tra le eccellenze del territorio. Ogni piatto può poi trovare un eccezionale accompagnatore in un generoso boccale di birra artigianale, fra le tante a disposizione. Servizio veloce a mezzogiorno per chi deve tornare al lavoro e ampio spazio per cene in compagnia, tutto in un ambiente familiare che in sala vede la preponderante presenza delle “quote rosa”. Ora si fa largo anche la nuova generazione con la figlia della titolare, Angela, maniche sempre tirate su e una buona parola per tutti. E con lei anche qualche novità “ecosostenibile”, come il metodo di spinatura a compressione meccanica che, oltre a permettere una spillatura completamente naturale e meno gassata della bevanda, riduce l’impatto ambientale attraverso l’uso di fusti in PET al 100% riciclabili; o ancora il sistema di naturalizzazione dell’acqua, che porta a zero il costo e l’inquinamento dovuti al trasporto delle bottiglie.
AUTO SPAZIO AUTO
GIUGNO 2016
INDIRIZZO Via del Lavoro, 1 36071 Arzignano (Vicenza) tel. +39 0444 676362 | fax +39 0444 676368
È l’1 settembre del 1998 quando Roberto Turato e il socio Andrea Luise inaugurano Spazio Auto ad Arzignano. Entrambi provengono dalla Concessionaria BMW a Vicenza. Roberto ha già alle spalle una quindicina di anni di esperienza in Mercedes, da Trivellato. Andrea, più giovane, sono già dieci anni che lavora nel mondo BMW. Un po’ alla volta la sede di Arzignano cresce. Cominciano ad aggiungersi altre persone e si inizia a collaudare quello stile famigliare ma anche altamente specializzato che ancora oggi caratterizza la squadra di Spazio Auto. Nel 2014 la società si amplia ulteriormente e oggi è a tutti gli effetti un’officina autorizzata BMW e MINI, con un personale qualificato e in continua formazione per effettuare qualsiasi tipo di intervento. I meccanici sono tecnici direttamente certificati da BMW Group attraverso specifici corsi di specializzazione e sono in grado di effettuare riparazioni, pacchetti manutenzione, revisioni, tagliandi e controlli in garanzia secondo i più severi standard della casa madre. Tutte le analisi diagnostiche sono sviluppate in contatto diretto con i tecnici di Milano e Monaco di Baviera.
In Spazio Auto si trovano qualità e sicurezza ma anche continue novità, come il Servizio di Valore BMW che consiste nell’insieme degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dedicati unicamente a ogni cliente, oppure la promozione MINI RE-GENERATION, per prendersi cura della propria MINI in modo che sembri sempre come il primo giorno.
AGOSTO SEMPRE APERTO
FOOD GASTRONOMIA E ROSTICCERIA MAZZOCCO
GIUGNO 2016
INDIRIZZO Corso Mazzini G., Arzignano VI 0444 670128
Roberto “Bobo” Mazzocco lo conoscono tutti, ad Arzignano, eppure pochi sanno la sua storia e quella della sua famiglia. Ha rilevato l’attività dei genitori circa venticinque anni fa, ma già i suoi nonni erano del mestiere. Francesco De Bernardini, il nonno materno, aveva avviato la propria attività di macellaio a inizio 900, nello stesso locale che ancora oggi gestisce il nipote. Augusto Mazzocco, il nonno paterno, era un macellaio nonché cuoco esperto e stimato a Chiampo. Per far fare un po’ di gavetta al figlio, di nome Augusto anche lui, l’aveva mandato dal collega De Bernardini ad Arzignano, senza immaginare che proprio lì avrebbe conosciuto sua moglie, Flora De Bernardini, figlia di Francesco. Augusto e Flora hanno portato avanti la macelleria insieme e l’hanno gradualmente fatta diventare anche rosticceria. Roberto è cresciuto lì. Fin da piccolino ha sempre aiutato i genitori, fino a fare il grande passo e rilevare l’attività
di famiglia, mantenendone il DNA ma anche portando delle novità, come il servizio di catering per matrimoni ed eventi, cresciuto sempre più nell’ultimo periodo grazie alla collaborazione con Genny Bozzolo e il suo Veliero. Specialità: la selvaggina. Papà Augusto ha tramandato a Roberto l’arte di preparare la selvaggina in un modo unico, che tanti continuano a chiedergli sapendo di non rimanere delusi.
FASHION & PRINTING CORA PRINT
GIUGNO 2016
INDIRIZZO Via Postale Vecchia, 79 - 36070 Trissino (VI) tel. 0445 491646 - fax 0445 1922099 info@coraprint.it - www.coraprint.it
Le stampe non hanno segreti per Giuseppe Rossetto. Trent’anni di esperienza nel mondo della tipografia gli hanno permesso di conoscere tecniche e tecnologie di ogni genere. La sua avventura con CoraPrint è iniziata nel 2011 e si è creato da subito un rapporto privilegiato con il territorio e le sue tante concerie. Anche le relazioni con il settore del marmo e ultimamente con quello dell’alta moda sono in aumento, in particolare per la capacità di garantire sicurezza e riservatezza nella realizzazione di cartelle colore e altri supporti. Il ciclo completo di produzione avviene infatti completamente all’interno della struttura.
Il servizio di CoraPrint comprende sia stampe digitali che offset e l’azienda gode della prestigiosa certificazione FSC, garanzia di prodotti realizzati con materie prime derivanti da foreste correttamente gestite secondo gli standard della gestione forestale e della catena di custodia. Sicuramente il rapporto diretto con le persone e la disponibilità a spostarsi nelle zone di competenza rappresentano i punti di forza di un’azienda che ama trovare soluzioni e risolvere i problemi dei propri clienti fin nei minimi dettagli.
COPYING & PRINTING CENTRO COPIA
GIUGNO 2016
INDIRIZZO Via Campo Marzio, 38 Arzignano VI Tel. 0444 672883 Fax. 0444 458000 info@centrocopiaghiotto.com www.centrocopiaghiotto.com centrocopiaghiotto
POCHI SANNO CHE IL CENTRO COPIA È STATA LA PRIMA COPISTERIA DI ARZIGNANO. Silvano Ghiotto aveva aperto la sua attività nella sede storica di via Campo Marzio, dove si trova tuttora, nel 1971, quando ancora non c’erano servizi di questo tipo disponibili in paese. Ma la sua propensione a essere sempre in anticipo rispetto ai tempi non si è fermata a quell’inizio. Nel 1990 ha fornito il Centro Copia, infatti, della prima fotocopiatrice a colori della zona. A partire dal 1994 il figlio Roberto ha iniziato a lavorare insieme al papà, imparando un po’ alla volta tutti i segreti del mestiere, in particolare quella velocità che ancora oggi caratterizza il Centro Copia, capace per esempio di preparare una tesina di laurea stampata e rilegata nel giro di una giornata.
Nel 2001 Roberto Ghiotto ha rilevato l’attività ma ha continuato il lavoro del papà puntando sempre su qualità e innovazione, indirizzandosi verso la personalizzazione degli oggetti - dalle tazze ai cuscini, passando per le magliette attraverso la cosiddetta “termostampa per sublimazione” che permette di imprimere le proprie immagini preferite su qualsiasi superficie. Le novità degli ultimi tempi riguardano invece i campi della stampa fotografica di altissima qualità e delle stampa 3D, che permettono di creare oggetti completamente personalizzati a partire da un progetto digitale. L’innovazione continua…
ARZIGNANO
“(PER)CORSO ITINERANTE CON LA FOTOGRAFIA”, UN NOME GIÀ TUTTO UN PROGRAMMA PER IL CICLO DI INCONTRI TENUTI DA MAURO MARZOTTO DI GIUSEPPE SIGNORIN
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re incontri in altrettante location di Arzignano fra l’11 e il 25 maggio al Caffè Nazionale, alla Libreria Mondadori e in Atipografia. Non tanto una serie di lezioni “tecniche” quanto un viaggio nell’arte fotografica guidato da Mauro Marzotto con una prova finale che si è trasformata in un vero e proprio concorso. La serata conclusiva è stata infatti un’occasione per mettere alla prova i 19 partecipanti in una “gara artistica” con tanto di premiazioni finali. Tema: gli anni 70 ad Arzignano. Ogni aspirante fotografo ha spiegato il proprio lavoro agli altri colleghi e ai rappresentanti del prestigioso Cineclub Passo-8, un’associazione che conta 50 anni di storia, vero e proprio archivio artistico e documentaristico di Arzignano e dintorni, a cui è stato chiesto di fare da giuria e scegliere il vincitore del concorso. È stato Vincenzo Raimondi il portavoce del Cineclub ad annunciare la foto prima classificata, “Rintocchi di Paese” di Silvia Portinari. Un’immagine scattata dalla cima del campanile di Arzignano scelta perché ritenuta innovativa rispetto a tutte le altre, in quanto in grado di offrire un punto di vista diverso. “Chi vuole fare foto deve cercare di offrire una nuova visione”,
ha detto Raimondi. “Ho chiesto al parroco di poter salire sul campanile di mattina, con la luce giusta - ci racconta la vincitrice. Sono arrivata su che avevo il fiatone e sono rimasta per un’ora. Comunque non avrei mai pensato di vincere, mi piacevano molto di più le opere degli altri partecipanti!”. Sarebbe servito anche un premio La foto vincitrice proiettata durante la serata finale in Atipografia sincerità per Silvia Portinari, ma avrà senz’altro apprezzato la Canon EOS 1200 con cui potrà continuare a esercitare al meglio la CINECLUB PASSO-8 sua passione. Non c’è stato però un unico premio: le fotografie erano state infatti I primi giorni di dicembre del 1965 condivise da Mauro Marzotto nella pagina un gruppo di amici appassionati di Facebook “Sei di Arzignano se…”, dove riprese cinematografiche amatoriagli utenti avevano tempo fino alle 22 di li decise di condividere il comune quella sera stessa per scegliere il loro vinciinteresse unendosi in un gruppo tore a suon di “mi piace”. Con più di 130 ufficialmente costituito per poterclick, l’immagine preferita è risultata essere si incontrare e aprirsi all’attenzione “San Giovanni Battista la grande opera”, dei concittadini. Con l’atto di fondel giovanissimo Lorenzo Maron, che si dazione steso dal notaio Pagani in è portato a casa “Il fotografo intelligente” quell’anno prese avvio la lunga storia di Ian Bradshaw, prezioso volume sull’arte del ‘Cineclub Passo-8’, nome che fafotografica. ceva riferimento alla pellicola più Per concludere, un utilizzata in quel periodo. In seguipremio chiamato to entrarono nel club alcuni amatori ironicamente “fattodi fotografia e un po’ alla volta tutre C”. È stata infatti ti i soci si orientarono verso questo estratta una delle fomodo di riprodurre la realtà visiva, tografie in concorso, anche senza la peculiarità del movi“Saltando… sotto mento. Il gruppo si trasformò in un la pioggia” di Katia ‘fotocineclub’, anche se mantenne Mesiano, a cui sarà sempre il nome originario. Nonoconsegnato, non stante tanti cambiamenti, soprattutto appena pronto, un tecnologici, hanno investito il monlibro fotografico con do della fotografia, il Cineclub contutte le immagini tinua la sua avventura attraverso diche hanno parteciverse iniziative di carattere culturale. pato all’evento.
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Un corso di foto a suon di “mi piace”
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I Marinai compiono 50 anni MOMENTO STORICO PER IL GRUPPO ANMI, L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MARINAI D’ITALIA CHE DOMENICA 29 MAGGIO HA FESTEGGIATO UN COMPLEANNO SPECIALE DI GIUSEPPE SIGNORIN
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omenica 29 maggio è stato un giorno storico per il Gruppo di Arzignano dell’Associazione nazionale Marinai d’Italia, che ha raggiunto il traguardo delle 50 candeline. Dopo il ritrovo alle ore 9 in piazza Marconi e la Santa Messa in Duomo in occasione della solennità del Corpus Domini, l’Associazione Marinai ha sfilato per le vie del paese insieme alle autorità e a tanti simpatizzanti capeggiata dalla banda, in direzione di viale Diaz, dove si è svolto uno dei momenti più densi e toccanti, fra alzabandiera, inno nazionale, deposizione di una corona commemorativa, copritura della nuova targa in onore dei dieci marinai arzignanesi caduti e dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale, recita della Preghiera del Marinaio e i discorsi del presidente Luigi Belluzzo e del sindaco Giorgio Gentilin. Quest’ultimo ha affermato che “l’associazione dei Marinai è rivolta verso il futuro, e lo testimonia, fra le altre cose, la ristrutturazione della nuova sede, avvenuta da poco tempo. Vuol dire che l’intenzione è quella di guardare avanti”. Infine ha fatto notare la felice coincidenza con il ritorno del marò Salvatore Girone in Italia in attesa di un giusto processo. Quindi Marinai e associati (quest’anno gli iscritti sono stati 164) si sono ritrovati per terminare i festeggiamenti con un pranzo ufficiale.
LA TARGA La nuova targa a forma di vela realizzata dall’artista vicentino Gilberto Perlotto contiene scolpiti i dieci nomi dei marinai arzignanesi caduti e dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale, e va a completare il monumento ai Caduti del Mare nel 26° anniversario della sua inaugurazione. Questi i nomi: Bolcato Mario, Carradore Attilio, Cazzavillan Saturno, Marchesini Enrico, Marchetto Pietro, Marchi Ferruccio, Piacentini Guerrino, Rossettini Guerrino, Spagnolo Luigi, Voltolin Antonio. UN PO’ DI STORIA A partire dagli anni Venti del Novecento l’industria fondata ad Arzignano da Giacomo Pellizzari iniziò a collaborare con la Regia Marina per la fornitura di apparecchiature da installare a bordo delle unità navali, quali pompe, motori elettrici, ventilatori. La necessità di avere a bordo degli specialisti pratici dei materiali installati fece sì che tra Pellizzari e Marina fosse stipulata una convenzione in forza della quale gli operai della fabbrica arzignanese vennero iscritti nella leva di mare. Fu così che, fino agli anni Ottanta, centinaia di giovani vicentini hanno prestato servizio militare in Marina. La volontà di mantenere vive le tradizioni marinare e il ricordo della vita trascorsa col “solino”, oltre che dei commilitoni caduti in guerra, fece sì che nel 1966 fosse fondato il Gruppo di Arzignano dell’ANMI. Andrea Tirondola
LUCIANO ZARANTONELLO Luciano Zarantonello, 80 anni, per 20 presidente dei Marinai di Arzignano, è mancato lo scorso 10 giugno. Più che un presidente: un punto di riferimento per gli uomini che hanno portato il solino. Un comandante, riconosciuto tale perché stimato dai suoi uomini, non perché imposto. Si può dire che, dopo la famiglia, quello per la Marina e i suoi uomini, in servizio e in congedo, sia stato il suo amore più grande. Come i tanti arzignanesi che trovarono poi in lui un punto riferimento, anche Luciano partì per il servizio militare in Marina: le scuole CEMM a Venezia, l’imbarco sull’Amerigo Vespucci, sul rimorchiatore Tino e sull’Artica Seconda, con cui vinse una memorabile regata in Atlantico. Quelle stellette e quel solino non se li tolse più, così come quel sistema di valori che fa parte del patrimonio della Marina: la cultura del fare e dell’aiutare. Ma oltre al patrimonio di valori ci restano dei segni tangibili del suo instancabile attivismo: la nostra sede delle Conche, la croce sul Sese, e il Monumento ai Caduti del Mare. Il Gruppo di Arzignano dell’ANMI
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A 100 ANNI DALLA MORTE, AVVENUTA IL 12 LUGLIO 1916, UN RICORDO DEL MARTIRE ISTRIANO E DELLA SCULTURA REALIZZATA PER RICORDARLO DI ANTONIO LORA
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restauri delle opere degradate dal tempo costituiscono sempre anche un momento di riflessione civica e culturale perché, se ben studiate, documentate - e poi, naturalmente, ben eseguite - consentono anche una rilettura storica del momento in cui esse sono state realizzate. Ciò si è puntualmente avverato con il monumento a Fabio Filzi che ha permesso da un lato la rilettura delle cronache giornalistiche di 100 anni fa con il ricordo di circostanze, avvenimenti e personaggi, dall’altro la messa a fuoco del sacrificio del martire istriano. Il legame che si era instaurato tra Fabio Filzi e la comunità di Arzignano era divenuto stretto per il soggiorno che egli fece dal 16 novembre 1915 al 26 maggio 1916, quando fu inviato in Vallarsa in forza alla compagnia comandata da Cesare Battisti. In città svolse il compito di istruire le re-
clute del locale distaccamento degli Alpini. Attraversava quindi spesso il paese alla testa delle truppe e faceva varie uscite in marcia sulle vicine colline. Poiché era già stato condannato a morte dall’Austria per alto tradimento, usava per nascondersi proprio il nome di Ferruccio Brusarosco, l’altro eroico alpino di Arzignano, perito più tardi nel tentativo di soccorrere i suoi soldati rimasti travolti da una valanga. Il giorno della partenza da Arzignano, rivolgendosi agli amici che lo salutarono, esclama una frase profetica che lascia tutti ancor più nel dolore: “Andrete a Trento, ma passerete sui nostri corpi, passerete sui nostri cadaveri. Viva l’Italia”. Non erano passati che sei mesi dalla fine della guerra che 24 rappresentanti ‘di mille e mille amici’ di Arzignano, si recarono il 17 aprile 1919 a Rovereto per incontrare i genitori e deporre sulla sua tomba una corona. Presero anche impegno per erigere un monumento bronzeo, progetto che ebbe attuazione definitiva il 25 ottobre 1925, quando fu solennemente inaugurato, risultando così anche il primo in Italia a lui dedicato. L’avvenimento ebbe risonanza nazionale e convennero ad Arzignano circa 30 mila persone, venute da ogni parte d’Italia. Oltre ai genitori di Fabio, alla vedova di Nazario Sauro e una
lunga schiera di mutilati e reduci di guerra, partecipò una moltitudine di autorità locali e nazionali con in testa S.A.R. Adalberto di Savoia, Duca di Bergamo (giunto a bordo di una ammiratissima Isotta-Fraschini), il Sottosegretario ai Lavori Pubblici on. Petrillo e una decina tra Senatori e Deputati (barone Rossi, Marzotto, Vaccari, Miari ecc). Il discorso ufficiale fu pronunciato dal grande mutilato on. Carlo Delcroix, ospite ad Arzignano del Sindaco Gino Bonazzi. Tanto fu l’entusiasmo suscitato da questo personaggio che gli fu concessa la cittadinanza onoraria e fu posta sullo scalone del Municipio anche una lapide commemorativa, oggi ricomposta nel giardino della Scuola Elementare. Al termine della cerimonia di inaugurazione il mutilato signor Ferrari, presidente del Comitato promotore, consegnò il monumento alla Comunità di Arzignano ed il Sindaco Bonazzi rispose con queste parole: “Il Comune di Arzignano custodirà il monumento testé consegnato e per le generazione future esso sarà un faro di luce”. La statua di Fabio Filzi fu realizzata dallo scultore vicentino Giuseppe Zanetti (1891-1967), autore anche di alcune opere funerarie pregevoli presenti nel cimitero di Arzignano e del monumento ai Caduti di Montebello. È indubbiamente una scultura di buon valore artistico, che oggi, oltre ad essere stata restaurata, risulta arricchita, o meglio completata, dalla deposizione di un cappello d’alpino ai piedi di Filzi, una precisa e significativa appendice eseguita dallo scultore del ferro Gilberto Perlotto.
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Fabio Filzi e il monumento di Arzignano
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Estate in Arzignano DI GIUSEPPE SIGNORIN
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empo di estate, tempo di eventi culturali. “L’Amministrazione si sta preparando innanzitutto con un intenso lavoro di programmazione della rassegna ‘Estate in Arzignano’ - ci spiega l’assessore Mattia Pieropan. Il lavoro è tanto ma grazie a una squadra di validi collaboratori e volontari, Arzignano come ogni estate riuscirà a mostrarsi al meglio”. Gli eventi principali per questa stagione? Ci saranno più di cento appuntamenti. Sicuramente tra i più importanti la “Notte Bianca” del 25 giugno, i quattro “Mercoledì By Night” a luglio, la rassegna “Patchwork” e “Vivi la tua Terra” organizzata dalla Pro Loco.
Che luoghi intendete valorizzare di più? Le piazze del centro per loro natura sono i luoghi di incontro e spettacolo più utilizzati. Ma l’estate è anche la migliore stagione per far conoscere nuovi scorci della nostra città. Per questo, grazie anche all’impegno della Pro Loco, diversi appuntamenti saranno organizzati in angoli inconsueti. Poi, grazie al ricco programma di sagre organizzate e coordinate da tanti concittadini volontari, la programmazione e il divertimento si spostano nelle frazioni e nei quartieri periferici. Che partecipazione vi aspettate rispetto agli scorsi anni? Ci aspettiamo sempre una massiccia partecipazione. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e facilmente accessibili. L’ “Estate in Arzignano” è un’importante opportunità di crescita culturale, divertimento e
Foto di Mauro Marzotto
incontro. Per finire, la cultura gode di buona salute ad Arzignano? Gli indicatori sono tutti positivi ma dobbiamo continuare su questa strada. Lo vediamo nella vitalità della nostra biblioteca, nella partecipazione agli eventi e nella straordinaria risposta ai corsi del progetto “Crescere”. Inoltre, grazie a una Pro Loco molto attiva e alla presenza di uno spazio di arte contemporanea come Atipografia, possiamo dire di godere di una vitalità culturale assolutamente di primo livello.
EL D 0 3 . 5 E PRANZO A MENÙ L L A D O APERT ATTINO M ANCHE PREZZO FISSO RO O V A L I D A 11 EURO PRANZI Via Arzignano, 85, Chiampo VI - 0444 623427
ARZIGNANO
Piscine a confronto
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ALCUNE INFORMAZIONI UTILI PER CHI VOLESSE AFFRONTARE IL CALDO ESTIVO IN ACQUA DI CARLO CALCARA
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opo una lunga primavera finalmente sembra che i primi caldi estivi siano finalmente alle porte. Quale miglior modo allora di combattere l’afa estiva se non a mollo nell’acqua? Arzignano può contare finalmente su una piscina scoperta, una “laguna” annessa agli impianti coperti che offre al pubblico la possibilità di un bagnetto rinfrescante. Le dimensioni della vasca in questione non sono certo titaniche, ma questo potrebbe non essere un problema per chi è solo in cerca di refrigerio. Prezzo per l’entrata feriale 6,50 euro, ma senza più la possibilità di avere lo sconto per i residenti durante tutto il periodo estivo; un euro in più per i giorni festivi, con
INFORMATI, DECIDI E FIRMA Anche rinnovare la carta d’identità può essere un atto di gran cuore. Dai primi giorni di maggio è infatti possibile decidere o meno se aderire alla donazione degli organi in fase di rinnovo del documento presso gli sportelli dell’anagrafe del Comune di Arzignano.
un abbonamento per 10 ingressi a 60 euro. Uscendo fuori valle troviamo la comunale di Montecchio Maggiore con la sua vasca olimpionica. Qui il prezzo è di 7,30 euro per l’entrata, con i residenti nel comune che usufruiscono però di uno sconto di un euro. Per l’abbonamento c’è la possibilità di un trimestrale a 129 euro, soluzione conveniente soprattutto per gli assidui frequentatori. Facendo qualche chilometro in più ecco Sovizzo e Creazzo, entrambi impianti con vasca da 25 metri. 6 euro per Sovizzo, con l’abbonamento a 60 euro che garantisce 11 ingressi. Un po’ più costoso Creazzo, 6,50 euro, ma l’abbonamento da 10 viene 52,50 euro, interessante per nuotatori e non solo.
Una campagna nominata “Informati, decidi e firma” che punta a favorire l’incremento del numero di potenziali donatori. Maggiori informazioni sono disponibili all’interno del sito del Comune, www.comune.arzignano.vi.it, dove dal 23 maggio è anche possibile prendere appuntamento per il rinnovo della carta d’identità direttamente da casa propria.
CREATIVITÀ ROBOTICA Amore per la tecnologia e spirito ecologista, questo il mix che ha fatto nascere l’idea del concorso “Robbycreatività robotica”. Indetto dall’associazione Connessioni Didattiche di Arzignano, il Concorso è rivolto a ragazzi fino ai 16 anni che, durante i mesi estivi, dovranno arriva-
re a presentare alla giuria entro il giorno 11 settembre un robot semovente e autonomo, simil-automobilina o rover, utilizzando prevalentemente materiali di riuso e riciclo. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito internet www.connessionididattiche.it.
ARZIGNANO
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Progetto Pedibus DI CARLO CALCARA
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empo di fare strada a piedi per i ragazzi delle scuole primarie San Rocco. È infatti ufficialmente partito lo scorso 3 maggio il progetto “Pedibus” anche ad Arzignano, una sorta di “prova generale” in vista del prossimo anno scolastico. Un’idea, quella di far fare il tragitto casa-scuola a piedi e in sicurezza ai propri figli, che ha da tempo preso piede in tante città italiane e non. Questa possibilità sarà ora a disposizione anche degli studenti di Arzignano grazie all’impegno di un gruppo di genitori volontari. Per ora sono previste due linee, la Gialla che parte dal parcheggio dell’ospedale, e l’Arancione, che arriva invece da via Tiepolo. I bambini si radunano al capolinea, indossano delle pettorine ad alta visibilità e poi, tutti uniti da un filo e guidati da un “autista”, percorrono in circa 13 minuti
il chilometro scarso che copre ciascuno percorso. Un servizio che non solo riduce l’inquinamento, ma che dà anche modo ai ragazzi di socializzare tra loro. Il gruppo di volontari gestisce autonomamente il servizio, grazie a un comitato composto da cinque genitori che decide la programmazione dei turni, gli orari, le presenze ed eventuali supplenze. I genitori disponibili per il servizio, in tutto 23, hanno preso parte a momenti di formazione organizzati dal personale esperto della Croce Rossa Italiana e della Polizia Locale, per poter far fronte a ogni tipo di situazione che potrebbero dover fronteggiare.
NONNI E ORTO Il 13 aprile, presso la Scuola Primaria “E. De Amicis” di San Bortolo, i ragazzi delle classi 3A e 3B hanno avuto l’opportunità di assistere a una lezione particolare… Materia? L’orto biologico. Insegnante? Uno dei nonni, Guido Signorin. Il progetto, inserito nella campagna di comunicazione “Vero Veneto - Buona terra non mente” e gestito a livello locale dalle maestre Stefania Orlando, Cinzia Cazzaro e M. Lina Bonvicini, è consistito inizialmente in un’esposizione teorica e poi in una fase pratica che ha visto coinvolti anche i genitori, i quali hanno dovuto preparare due grandi vasche di legno piene di terra per poter seminare e piantare insalata, zucchine, pomodori e fragole. g.s.
Un video fa gol al razzismo DI CARLO CALCARA
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bdoul è un ragazzino dodicenne di origini africane, ama il calcio e gioca nella squadra del paese dove la sua famiglia si è trasferita per lavoro. È il giorno della partita decisiva e già negli spogliatoi il ragazzino viene ignorato dai suoi compagni. In campo è ancora peggio, tra avversari che lo maltrattano e tifosi che lo deridono. Dopo un errore a porta vuota è un suo stesso compagno di squadra, Alessandro, a spingerlo a terra. Ma quando Abdoul finisce faccia a terra su una riga del campo che gli colora metà viso di bianco, Alessandro capisce di aver sbagliato e, raccolto del fango da una pozzanghera, si colora il viso a sua volta solidarizzando così con il ragazzo. Abdoul rinfrancato segna il goal decisivo, attorniato anche dai quei compagni che prima lo ignoravano e che ora, compreso l’errore commesso, lo acclamano.
È la storia del video “Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze” che ha permesso alla classe 2^E a.s. della scuola media “E. Motterle” di vincere il primo premio nella 1^ edizione del concorso nazionale “Tutti i colori del calcio”, promosso da MIUR e FIGC e aperto a tutti gli istituti scolastici della penisola. Il 31 maggio la classe è stata quindi ospitata dalla FIGC nell’auditorium RAI presso il Foro Italico in Roma, sede nella quale si
è tenuta la diretta televisiva su Rai 1 della trasmissione “Sogno Azzurro”. Un progetto questo che è parte di una programmazione ben precisa da parte dell’Istituto arzignanese come il dirigente scolastico Pier Paolo Frigotto tiene a precisare: “Qui stiamo molto attenti a tutte le tematiche legate all’integrazione degli stranieri. Nel nostro istituto un quarto degli studenti è di origini straniere, quindi l’avere a cuore l’integrazione è intrinseco al dna stesso della scuola. Abbiamo introdotto il tempo pieno con più ore di italiano, e con la possibilità anche per le mamme dei nostri studenti di seguire le ore di lingua negli stessi orari dei loro figli, in modo da dare carattere di completezza al modello integrativo della famiglia degli allievi stranieri, proprio perché questo non è un problema che si deve affrontare solo all’interno dell’edificio scolastico.”
ARZIGNANO
Portiere in gonnella
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l calcio in rosa cresce per numero di appassionati di anno in anno. Nel sottobosco del soccer in gonnella ci sono numerose giovani promesse pronte a salire alla ribalta nei massimi campionati nazionali. Sara De Sanctis di anni ne ha appena compiuti 20, gioca a calcio a 5 nella squadra del Futsal Breganze e ha appena concluso la sua stagione d’esordio in Serie A elite con tanto di gol. Normale solo se non aggiungessimo che lei di ruolo fa il portiere. Sara, raccontaci un po’ di te e della tua passione per il calcio. Sono appassionata di calcio da sempre, cosa che a casa mia non era ben vista, complice la preoccupazione dei miei che mi ammalassi troppo facilmente. Poi però quando c’è stata la possibilità di iniziare a
giocare in palestra non c’è stato più nessun problema. Come ti sei trovata calata nel mondo del Futsal Breganze? Devo dire molto bene. Tutto merito della grande attenzione della società per le sue atlete, si preoccupano che tutte si trovino a proprio agio. Nelle mie compagne poi ho trovato una vera e propria famiglia. A bocce ferme come vedi la tua stagione? Credo buona. Ho avuto alti e bassi, dovendo anche conciliare lo sport con lo studio, ma ci ho messo tanta volontà e non ho mai
mollato. Ho fatto un bel salto in termini di categoria, ma volevo dimostrare che potevo stare in un campionato così importante. So di dover migliorare sotto molti aspetti, d’altronde non si finisce mai di imparare. Contro Fasano sei anche andata a segno, qualche dedica particolare? Non potevo davvero immaginare che avrei segnato in quella partita. Non appena la palla è entrata sono stata letteralmente travolta dall’euforia delle mie compagne di squadra. Di persone cui vorrei dedicare quel gol ce ne sono tante, ma prima di tutte ho pensato ovviamente a mia mamma (purtroppo scomparsa, ndr).
A nuoto nello stretto di Messina DI CARLO CALCARA
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a passione per il nuoto di Cristiano Cattaneo, coltivata presso la piscina di Arzignano, è troppo grande per rimanere confinata nell’acqua clorata. E così il 10 giugno bracciata dopo bracciata ha macinato i 4 km che separano i due lembi dello stretto di Messina.
appoggio, tre per nuotatore, con personale addetto al salvamento e un medico. Credo che sia un’impresa fattibile per ogni bravo nuotatore amatoriale, e ci tengo a
Com’è nata l’idea della traversata? Avevo già avuto qualche esperienza in mare. Volevo mettermi alla prova, sfidare me stesso, così mi sono unito a una delle traversate gestite da Luciano Vietri e il suo gruppo, si sono occupati loro di tutta l’organizzazione. Che tipo di organizzazione? Non è una cosa che si può fare in autonomia: servono dei permessi particolari, e poi eravamo seguiti passo passo da barche di
sottolineare il termine “bravo”, perché ogni nuotatore amatoriale è convinto di esserlo, ma non è certo una passeggiata e bisogna saper rispettare i propri limiti.
Raccontaci della tua esperienza. Abbiamo trovato una bella giornata di sole, nonostante il vento opposto rispetto alla corrente marina che ha contribuito a rendere il mare più mosso, ma senza complicare troppo le cose. Le difficoltà semmai le ho incontrate nella nuotata, dovevo sempre tenere lo sguardo in avanti per controllare la rotta, senza poter respirare con la cadenza solita in corsia. Collo e spalle ne hanno infatti risentito nei giorni seguenti! Però la sensazione è stata stupenda, l’acqua trasparente rivelava un fondale magnifico e molto pulito. Nei punti più profondi poi il mare è di una tonalità di blu profondo che ti rapiva lo sguardo. Ho percorso circa 4 km nel tempo di 1 ora e un quarto, non propriamente un record soprattutto se rapportato al nuoto in vasca, ma mi sento decisamente soddisfatto.
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DI CARLO CALCARA
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Friuli quarant’anni dopo IL RICORDO DI CHI FU VOLONTARIO NEI SOCCORSI DOPO IL DEVASTANTE SISMA DEL 1976. UN’ESPERIENZA DA CUI SAREBBE NATA LA PROTEZIONE CIVILE.
DI GUIDO GASPARIN
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artire a 14 anni per aiutare le popolazioni terremotate del Friuli e innamorarsi di tutte quelle attività di soccorso e prevenzione che, molti anni dopo, sarebbero diventate Protezione Civile. Massimo Chiarello,attualepresidentedelComitato Volontario Protezione Civile di Montecchio Maggiore, divenne volontario subito dopo quel maledetto 6 maggio 1976 che sconvolse le terre friulane. Durante le vacanze scolastiche si aggregò al gruppo messo in piedi dalla Parrocchia di Alte guidatadadonNicoQuattrin,unapartedi un piccolo esercito di montecchiani compostoanchedagliScout,dalleparrocchie, dai dipendenti Calpeda e da altri rappresentanti del mondo dell’associazionismo castellano. “Allora la Protezione Civile non esisteva – spiega Chiarello – e gli aiuti arrivarono grazie ad un moto spontaneo di popolo. Il Friuli era piuttosto vicino a casa, con i friulani c’era vicinanza culturale e i tempi erano diversi. Oggi c’è molta più burocra-
zia e un’adesione così spontanea sarebbe molto più complicata”. IgruppimontecchianiintervenneroaManiaglia (frazione di Gemona), dove venne svolto il grosso del lavoro, e a Mels (frazione di Colloredo di Monte Albano). “In quelle località, che raggiungevamo a turno,abbiamosuperatol’annodipresen-
za.Daquellaesperienzasononatirapporti umanieccezionali,vivissimiancoraoggia 40 anni di distanza, e se non avessi vissuto quei giorni oggi non sarei qui a guidare la Protezione Civile montecchiana”. Il Comitato di Montecchio nacque 10 anni dopo, il 17 settembre 1986. Vi fa parte anche l’imprenditore Vittorio Pagani, che
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all’epoca del terremoto era dipendente comunale. “Al tempo ero iscritto al CAI – racconta–eneigiornidelterremotodovevo partecipare ad una marcia alpina a Peralba. Mi fermai a Gemona per vedere se avevanoinqualchemodobisognodinoie da lì iniziò l’esperienza. Il sindaco Zanni ci chiese se potevamo organizzare un gruppo di volontari montecchiani e la risposta fu eccezionale. A me e all’altro dipendente comunale Fausto Tecchio si unirono gli Scout e poi le Parrocchie. La FIAMM mise a disposizione un camion e il Comuneitubiperl’acquedottocherealizzammo assiemeallesquadrediVareseperportare l’acquadaunasorgentealcampodeiterremotati.Grazieaibollitoridonatidalladitta
Boschetti, al legname fornito dalla ditta Montagnaeaglioperaimessiadisposizione dalla Calpeda fummo i primi in tutto il Friuliamettereinfunzioneledocce,appena 5 giorni dopo il sisma”. Le spese per l’acquisto dei materiali ammontarono, in quell’occasione, a quasi 3 milioni e 200 mila lire. Il Comune partecipò con uno stanziamento di 2 milioni di lire, cui si aggiunsero 2 milioni e 200 mila lirericavatidaunasottoscrizionepubblica promossa dal Consiglio comunale. “A Maniaglia – ricorda Pagani – ci furono 29 morti e io stesso aiutai ad estrarne alcunidallemacerie.Oltreall’acquedotto,mettemmo in funzione una cucina da campo donatadall’Esercitoeconleraccoltefondi
riuscimmoancheacostruireunacasainlegno per le attività comuni”. “Quell’esperienza–conclude–mihacambiato la vita. Per aiutare gli altri non c’erano orari, silavoravainstancabilmentedall’albaanotte fonda. Dopo il Friuli è sicuramente cambiato il mio modo di vedere i problemi”.
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Il guru di Google DI DAVIDE GHIOTTO
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l web è uno di quegli ambiti in espansione perpetua da ormai una ventina d’anni. In un ambiente così mutevole può succedere che in un anno si passi da essere spettatore appassionato ad essere invitato come relatore ad uno degli eventi dedicati più grandi d’Europa. È quanto accaduto a Matteo Zambon, sviluppatore, SEO e Web Analyst, grazie alla pubblicazione del suo libro “Google Tag Manager per principianti”. Tutto inizia nel giugno del 2015 quando Google rilascia la nuova versione di Tag Manager: “Google Tag Manager spiega Zambon - è uno degli strumenti che utilizzo più frequentemente nel mio lavoro. È uno strumento che permette di inserire del codice (Tag) nei siti web da un’unica piattaforma online. Quindi puoi, ad esempio, inserire tranquillamente pub-
blicità di un determinato prodotto, monitorare un sito internet, verificare le azioni che gli utenti fanno nelle pagine”. Perché ha scritto questo libro? “Approcciandomi al nuovo aggiornamento e approfondendone la conoscenza mi resi conto che una persona senza le mie competenze informatiche non avrebbe mai potuto utilizzare al meglio questo strumento così utile in quanto non esisteva nessun sito o corso in italiano che lo spiegasse con facilità. Mi sono detto, perché non farlo io?”. Dopo l’uscita del libro cos’è cambiato? “Ero già Google Partner, ma dopo l’uscita del libro Google Italia mi ha contattato chiedendomi di diventare ufficialmente una Rising Star (Astro Nascente) della community ufficiale degli inserzionisti di Google Italia. Inoltre ora partecipo regolarmente a molti meeting ed eventi nelle
città più importanti, anche europee. Solo per citarne alcuni: Advanced SEO Tool e ADWorld Experience, dove ho vinto il 2° premio come miglior speech. Collaboro con i trainers che fanno formazione sui nuovi prodotti Google. Tutto questo affiancato dalla formazione per aziende o singoli che vogliono sfruttare appieno le potenzialità di questo strumento. La novità di cui sono più fiero è la mia prossima partecipazione al Web Marketing Festival di Rimini a luglio, l’anno scorso ci sono andato per sentire gli interventi dei migliori professionisti del settore e quest’anno porterò su quello stesso palco la mia storia e il mio libro.”
Resina e altro, questo è Toky DI GUIDO GASPARIN
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li artisti non sono tutti uguali. C’è chi coltiva una sorta di superego che lo porta a considerarsi il migliore tra tutti e c’è chi fa il proprio lavoro in modo silenzioso, senza tanto sgomitare. C’è chi una volta intrapresa una forma artistica non la abbandona più e chi invece sperimenta e scoprie nuovi mondi. Luca Peroni in arte Toky (anzi, Toky d’Arte), fa parte delle seconde due categorie, perchè dice di provare una sorta di timidezza artistica e perchè spazia dal riutilizzo artistico di materiale di scarto alla pittura, fino alla scultura. E poi ha una Luca Peroni con Reinhold Messner alla Biennale Arte Dolomiti
sua peculiarità, l’uso di resine epossidiche e poliuretaniche e il continuo e appassionato studio dei materiali. Cosa sono le resine che lei utilizza? La resina è un derivato del petrolio, che fisicamente è allo stato liquido, ma che reagendo a seguito dell’unione di due componenti catalizza e diventa solida. Realizzare un’opera con la resina è molto difficile e complesso, perchè le figure del quadro devono essere ultimate in tempi dettati dalla reazione della resina e non dall’artista. Il quadro deve essere definito prima che la resina si solidifichi. Perchè il nome Toky? Tutto è nato quando fui invitato nelle fornaci di una vetreria di Venezia. Durante la lavorazione cadde a terra un vaso di vetro di 40 chili e un pezzo ancora nero per la temperatura elevata finì tra i miei piedi. Fui affascinato da quel pezzo che man mano che si raffreddava cambiava di colore, fu
allora che mi venne l’idea di rivalorizzare quei “tochi”, cioè quei pezzi di scarto, per creare pavimentazioni ed altre superfici. Nacque così l’azienda Toky (tokysrl.com). E il passaggio all’arte? Risale a tre anni fa, anche se in realtà dipingo da 15 anni. La prima mostra a Thiene, assieme all’artista Giampietro Cavedon di Marano. Poi a Marano, Venezia (Palazzo Zenobio), Bergamo, Noventa Vicentina, Thiene, Caserta, Milano e ora alla prima Biennale Arte Dolomiti nell’ex Caserma sul Monte Rite, a Cibiana di Cadore, a fianco di 40 artisti internazionali provenienti da 19 paesi, tra cui Yoko Ono. Mi ha spinto a partecipare Loredana Trestin, la mia curatrice, perchè, devo ammetterlo, ero piuttosto spaventato di esporre una mia opera vicino a quelle di artisti molto più noti e famosi di me. E ad agosto un nuovo traguardo, Milano ospiterà la mia prima personale e poi...
BRENDOLA
Riccardo, cuor di grafene
H
@mariopee8
a lavorato al Cern, gomito a gomito con premi nobel e cervelloni internazionali; ha studiato nelle più prestigiose università europee; ama parlare inglese e si circonda ogni giorno sul lavoro, e nel tempo libero, di persone da tutto il mondo. Però Riccardo Mazzocco, 36 anni, brendolano al 100%, si ricorda bene anche il dialetto veneto, e al telefono da Londra riavvolge nella “sua” lingua il nastro dei ricordi. “Tutto è cominciato dopo la laurea in ingegneria all’università di Padova - racconta -, nel 2006. Volevo imparare l’inglese e quindi mi sono fatto due mesi in Inghilterra, a Broadstairs. Questa semplice esperienza mi ha fatto capire che stare tutta la vita in Italia non faceva per me”. E quindi cosa hai fatto? Mi sono iscritto a un master dell’università di Padova, dove ho conosciuto un docente dal Cern di Ginevra, che mi ha suggerito di inviare un curriculum. È andata bene: ho fatto un internship di quasi un anno, progettando circuiti di protezione per gli alimentatori utilizzati nella zona radioattiva. Questa esperienza mi ha aperto le porte di un centro ricerche in Germania. E come ci sei arrivato oltre Manica? Ci sono arrivato nel 2010. A Lancaster per
la precisione. Dopo la Germania sono tornato un anno in Italia, il tempo di trovare questa opportunità. Qui sono entrato nel mondo del grafene, il materiale del futuro. Lo conosci, no? Sì, ma se lo spieghi tu forse è meglio... Il grafene è il primo materiale al mondo bidimensionale. È uno strato di carbonio spesso un atomo. E sai la cosa forte? Una volta ho collaborato con i due pazzi che
l’hanno scoperto. Questi lo hanno ottenuto per espoliazione meccanica. Che tradotto? Hanno preso un pezzo di grafite industriale, c’hanno attaccato un pezzo di scotch e zac! Via di strappi successivi, fino a ottenere uno strato superficiale sottilissimo. Adesso la procedura è un po’ diversa (ride, ndr). Perchè è così rivoluzionario?
Perchè ha delle possibilità di applicazione incredibili. È la batteria del futuro, super sottile ma con capacità di immagazzinare molta più carica e in tempo zero. Ma ci puoi fare anche computer flessibili, display trasparenti… E molto altro. Tornando a te, che fai nel tempo libero? Ora sto cercando un nuovo progetto di ricerca. Esaurito questo infatti sono tornato a Londra a ricaricare le batterie. Qui me ne sto con i miei amici: adoro chiacchierare con gente da tutto il mondo, conosco persone da Tokyo a Washington. Poi mi piace cucinare, ma solo in compagnia. Ti manca niente dell’Italia? Sicuramente la famiglia, gli amici d’infanzia e... le quattro stagioni. Qui è sempre autunno. Ah, voglio sfatare un mito: non è vero che all’estero va tutto alla grande. Il sistema sanitario da noi funziona molto meglio, e anche a livello di preparazione Padova batte cento volte le decantate Oxford o Cambridge. Che cosa vuoi dire a chi ti conosce? Ai familiari e agli amici dico: vi voglio bene. E ai giovani dico: fatevi su le maniche e preparate la valigia. La vita è troppo breve per aspettare l’occasione giusta. Prendi e vai, e se hai un sogno inseguilo con tutto te stesso. Io dico sempre che magari morirò povero, ma morirò con tante cose da raccontare.
SCUOLE, COMPLETATO IL NUOVO MURALES DEI RAGAZZI Alla “Galilei” di Brendola campeggia un nuovo murales, realizzato proprio dai ragazzi. L’opera arriva dopo i lavori di ritinteggiatura di alcune pareti interne condotti dagli stessi alunni in un progetto di cittadinanza responsabile. L’Amministrazione comunale ha fornito i materiali necessari per la
realizzazione del murales, e ha provveduto alla preliminare pulizia del muro. Come tema del murales è stata scelta la diversificazione dei percorsi formativi nella vita di ogni persona, con la rappresentazione della scuola come un “vulcano-fucina di idee”. (v.l.)
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DI MARIO PIOTTO
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CHIAMPO
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La nuova Cappella della Santa Famiglia DI GIUSEPPE SIGNORIN
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enerdì 10 giugno, in via Zannoni, è stata inaugurata la nuova “Cappella della Santa Famiglia”, costruita su progetto di Mirko Gugole e Andrea Negro e contenente più di 50 persone sedute. Il quartiere Portinari-Pregiana ha finalmente un luogo in cui le persone possono raccogliersi e pregare, com’è sempre stato il desiderio di Nereo Marchesini, 85 anni, e della moglie Pasqua Roncari, 65 anni di matrimonio vissuti con amore e fede. “Ogni quartiere a Chiampo ha la sua chiesetta, a parte il nostro, nonostante qui vivano circa 2000 persone - ci racconta il signor Marchesini, promotore dell’iniziativa. Noi non abbiamo figli, quindi abbiamo pensato di risparmiare per questo progetto, ma sono arrivati aiuti anche da altre perso-
ne. Circa quattro anni fa avevo proposto l’idea al parroco, don Bernardo, che si è dimostrato disponibile, e oggi finalmente il sogno si è realizzato.”
“Il fatto di offrire e donare i propri risparmi per edificare un luogo di ritrovo e di riferimento per le famiglie della zona riempie di gioia e gratitudine - commenta don Fe-
derico Mattiello, che ha benedetto la nuova chiesetta. Tutto ciò mi fa ripensare alle prime comunità cristiane che si riunivano a fare memoria della presenza di Gesù Cristo e nel mentre condividevano insieme i propri beni per edificare la propria chiesa, luogo di preghiera e comunione. In questa ‘Cappella della Santa Famiglia’ si potrà recitare il Santo Rosario e si potranno organizzare momenti di preghiera per le famiglie. Sarebbe bello che il desiderio e sogno dei coniugi Marchesini diventasse anche il desiderio di tutta la comunità parrocchiale di ritrovare occasioni e opportunità per valorizzare la famiglia.”
La “randonnée” dei ciclisti Valchiampo DI MARCO ALESSANDRI
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na pedalata di 1230 km, partendo da Parigi fino a toccare la punta ovest della Francia sull’Atlantico, a Brest, e ritorno alla capitale. È la “randonnée” più famosa d’Europa, e lo scorso agosto una decina di appassionati dell’Associazione Ciclismo Valchiampo ha voluto accettare questa sfida. “La ‘randonnée’ si basa su una filosofia diversa di divertirsi in bici – ci spiega Annalisa Marchesini. In francese significa ‘escursione’ e infatti si tratta di prove senza classifica su distanze lunghissime, ma alla portata di tutti (o quasi). La bici può essere di qualsiasi tipo e non esiste un vincitore, il tempo viene cronometrato solo per dare una gratificazione al ciclista”.
Questi audaci atleti della vallata sono partiti dalla periferia parigina la sera di domenica 16 agosto, assieme ad altri 6 mila partecipanti da oltre 50 nazioni. Una vera festa per bikers da tutto il mondo! “Con la divisa italiana eravamo molto riconoscibili nel gruppo. La prima sosta per dormire è stata la notte successiva dopo 526 km – prosegue Marchesini – poi in piedi alle 5 e arrivo a Brest a mezzogiorno, per iniziare quindi il ritorno. I panorami della
Bretagna sono stupendi, campi sconfinati di frumento e allevamenti bovini. Si scambiava qualche parola in inglese con i compagni di viaggio stranieri e a ogni ora del giorno e della notte per strada la gente ci incoraggiava, addirittura qualcuno improvvisava un banchetto sotto casa con acqua, tè e caffè. Tra mercoledì e giovedì alle 3 del mattino si raggiungeva Dreux: eravamo a 1166 km. Qualche ora di sonno per terra e poi all’alba si partiva per Parigi, per passare il sudato traguardo alle 11 di giovedì 20 agosto sotto la pioggia. Abbiamo così sperimentato il motto dei randagi: “né forte né piano, ma lontano. Brevetto conquistato!” Il 25 luglio davanti alla Biblioteca di Arzignano verrà proiettato un video che racconta questa straordinaria esperienza. Da non perdere!
NOGAROLE / CRESPADORO
DI MARCO ALESSANDRI
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roseguendo un’inchiesta partita dalla Lombardia, il 6 aprile i carabinieri del NAS di Padova avevano disposto il sequestro preventivo di una partita di forme del caseificio di Nogarole, come di altre realtà lattiero casearie del vicentino. Il rischio: aflatossina M1, potenzialmente cancerogena, che deriva dall’alimentazione a base di mais dei bovini da latte. La causa: la siccità della scorsa estate, responsabile del proliferare delle micotossine nel mais. Nogarole così è diventato suo malgrado il centro della notizia, spesso molto approssimativa, quando si puntava il dito sulla “produzione di grana locale”… quando il grana a Nogarole non si fa nemmeno! “Diciamo che in pochi sono venuti sul posto per conoscere la situazione reale – commenta il sindaco Romina Bauce – e molte informazioni passate per tv e giornali erano inesatte.
Pochi giorni fa da una ricerca approfondita nell’archivio del laboratorio che analizza il latte dei soci è emerso che quasi la totalità delle forme sottoposte a fermo, circa 6 mila, non presentano problemi. Solo per una piccola parte, ben identificata, il dubbio verrà
chiarito dalle analisi. Non c’è mai stato nessun rischio per i consumatori”. Come ha reagito la popolazione alla notizia? “Per il paese la latteria è motivo di orgoglio e sin da subito tutti l’hanno difesa a spada tratta. Il settore è in profonda crisi e questa
situazione sicuramente ha messo in grave pericolo il futuro della cooperativa: i piccoli produttori di latte, ormai pochissimi, sono l’ultimo baluardo a custodia del territorio. Alla fine la questione è risultata molto limitata e si è presentata in misura simile in diversi caseifici del Triveneto e della Lombardia, però la gogna mediatica si è abbattuta più forte su Nogarole. Forse perché è stato il primo caso eclatante”. La festa del formaggio e i clienti del caseificio hanno dimostrato la fiducia nei confronti del prodotto. “Sì, migliaia di persone hanno dimostrato fiducia verso i prodotti del territorio – commenta il primo cittadino – e questa è la soddisfazione più grande. E poi a ben guardare la questione attesta la presenza di controlli su quello che mangiamo, cosa che invece non possiamo dire di quello che proviene dall’estero… Io il formaggio di Nogarole l’ho sempre mangiato e ve lo garantisco, lo mangerò ancora. Anzi, per chi non lo conosce, vi invito a provarlo”.
Festa a sorpresa per don Mariano
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avvero non se l’aspettava, una festa a sorpresa. Ma quando è entrato in pizzeria don Mariano Ciesa, parroco di Crespadoro, ha trovato un bel gruppo festante ad aspettarlo per celebrare come si deve il 40° anniversario dalla sua ordinazione sacerdotale. La sera dello scorso 22 aprile infatti parenti, amici e anche volontari, operatori e ospiti del centro diurno per disabili “Gaja”, progetto nato nel 2004 e che ha sede proprio a Crespadoro di fianco al Municipio, in uno stabile di proprietà della Parrocchia. Sembra ieri, quando proprio dalle pagine
del Corriere Vicentino raccontammo la storia di don Mariano scivolato in un dirupo al passo della Scagina, sui monti dell’Altavalle, durante il pellegrinaggio che porta
al santuario della Madonna della Corona. Era il 24 agosto 2011 e aveva fatto prendere un bello spavento a tutta la valle, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio: il tenace sacerdote a dicembre già tornava in parrocchia! Gli ospiti del centro sono stati felicissimi di poter festeggiare don Mariano con una bella pizza in compagnia, e altrettanto sorpreso e felice è stato lui per questa inaspettata testimonianza di affetto. m.a.
CORRIERE VICENTINO | PAESI
Formaggio: verso la soluzione definitiva
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NOGAROLE
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Addio Maestro Rino Mecenero DI STEFANO COTROZZI
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a passato una vita a raccontare la sua gente e la sua valle. Vogliamo che per un’altra volta si racconti. Per ricordarlo abbiamo voluto riprendere quest’intervista del 2006 a firma di Matteo Pieropan, l’abbiamo scelta perché è la più bella fotografia che abbiamo di lui. Maestro ci mancherai! Maestro, com’era la montagna di un tempo? Era tutto diverso da oggi. Le contrade erano popolate, si viveva in armonia con l’ambiente. Si viveva di ciò che offriva la natura, con le “rive”. In molte braccia si raccoglieva ciò che si poteva. A differenza del fondovalle, però, dove c’erano molti braccianti che lavoravano a giornata, qui ogni famiglia aveva il suo pezzetto di terra da coltivare. Qualche ricordo di giovinezza? Mi ricordo che andavamo a bere nel fiume, da ragazzi, e ci si lavava nei gorghi delle vallette per gioco, come i caprioli. E poi, via, sempre scalzi, sulle strade bianche piene di sassi o sui campi con le canne aguzze del granturco tagliato. Oggi com’e la montagna? È un po’ abbandonata a se stessa. Si pensa per se stessi, non c’è più collaborazione. Non c’è interesse a salvaguardare il patrimonio ambientale. Alcune tendenze politiche sono forse troppo ottuse e rischiano di far perdere valori che una volta erano in ognuno di noi. Ma chi non è passato per certi sacrifici o prove, purtroppo non può comprendere. Ha ricevuto il premio “fedeltà alla montagna” di Arzignano. In breve, di cosa si tratta? Ogni anno i Crodaioli di Bepi de Marzi cantano ad Ognissanti e vengono premiate persone che si sono distinte negli anni per le loro azioni buone o caritatevoli, per l’a-
more verso la valle, la natura. Quando Bepi de Marzi mi ha contattato ero restio. Non mi piace troppo apparire. Volevo restare a casa dalla serata. Poi insistendo mi hanno convinto a presenziare. Cosa vuol dire: fedeli alla montagna? Amare la natura e l’ambiente e capire che si è parte di essi. La natura, le piante, sono sempre stata una delle mie grandi passioni. Ho fatto tante camminate. Si camminava una giornata intera. Mi è sempre piaciuto anche S.Francesco per il suo amore al creato. Penso sempre che l’uomo con il suo ingegno ha sviluppato un progresso incredibile, inventando macchine, case, meccanismi di ogni tipo, ma non riesce a creare un solo filo d’erba. Lei ha fondato il coro misto. Che esperienze è stata? Con la riforma del Concilio Vaticano II la gente non sapeva come cantare. I libretti
che arrivavano dalla diocesi contenevano canti troppo lontani dalla tradizione di quassù. Così ho cominciato ad armonizzare qualche brano conservando lo stile locale. Con le conoscenze da autodidatta ho portato il coro a un buon livello facendo anche concerti importanti. Oggi ho passato il timone al genero che fa il musicista per professione. Com’e stato fare il maestro in montagna? Una bella esperienza. Ho insegnato tanti anni nel mio paese. Nei primi tempi andavo nelle frazioni alla sera a fare alfabetizzazione. Erano tempi ben diversi e c’erano molti adulti che avevano bisogno di istruzione elementare. Con il mio insegnamento conseguivano un diploma di quarta elementare. Poi a Marana. Salivo ogni giorno con la lambretta. Quindi ho fatto tanti anni a Crespadoro educando generazioni di miei paesani. Ho visto alternarsi piccoli che sono diventati genitori e nonni. Avrebbe voluto fare altro nella vita? Mi sarebbe piaciuto fare il medico. Cosa che poi hanno fatto i miei figli. Ma la professione di maestro non mi ha certo deluso. Ho avuto molte soddisfazioni. Ho sempre cercato però di non seguire le classi prime perché con i più grandicelli mi trovavo più a mio agio. Non ho troppa confidenza con i lacci delle scarpe da fare… Cosa manca alla gente dell’alta valle? C’è ancora una vita un po’ chiusa. A livello amministrativo sono stati fatti passi in avanti, però non si cura molto la formazione di una nuova società capace di fare le giuste scelte. Manca la giusta valorizzazione turistica della zona, c’è una mentalità troppo uniforme in senso politico. E la cultura è considerata, come sempre, la cenerentola. Chi è Rino Mecenero? Un cittadino come tutti che ama il proprio paese. Se qualcuno mi viene a salutare, scambio due parole. Curo il mio orto, guardo il bosco, e amo la mia famiglia.
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Un’intesa che fa scuola
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DI STEFANO COTROZZI
“B
isogna sfatare i luoghi comuni che gli industriali fanno solo i propri interessi. Ci sono aziende che hanno a cuore i temi ambientali, che vogliono lavorare non solo seguendo le regole ma anche in maniera propositiva, in sinergia con le Amministrazioni. L’atto d’intesa per il miglioramento dell’impatto odorigeno sul territorio, siglato lo scorso 1 giugno tra Fonderie di Montorso, Provincia, Ulss, Arpav e Amministrazioni comunali di Montorso Vicentino, Montebello e Zermeghedo, dovrebbe fare scuola e allargarsi a tutto il distretto industriale. È l’esempio di un modo di procedere che fa bene alla parte privata, a quella pubblica e soprattutto ai cittadini”. A parlare è Giampietro Dalla Costa, uno dei firmatari dell’intesa in qualità di Consigliere provinciale con delega all’Ambiente. Qual è dunque il contenuto dell’intesa? Una serie d’interventi da parte dell’azienda e da realizzare nei prossimi mesi, assieme alla costituzione di un gruppo di lavoro con incontri periodici in modo da verificare insieme gli stati di avanzamento del percorso intrapreso. “Questi interventi s’inseriscono in un programma d’investimenti che portiamo avanti da oltre 5 anni, con tutto ciò che la tecnologia mette a disposizione, per mettere in atto una politica di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale in cui crediamo fortemente – spiega Patrizia Comello, presidente di Fonderie di Montorso -. Per quanto riguarda nello specifico i disagi legati alla percezione di odori, già nel 2011 avevamo commissionato uno studio al Politecnico di Milano per avere dei dati oggettivi sul nostro impatto odorige-
Da sx: Giampietro Dalla Costa, Dino Magnabosco, Antonio Tonello e Patrizia Comello firmano l’atto d’intesa
no, in modo da poter agire in maniera efficace. I risultati sono stati di un impatto naturalmente non nullo ma trascurabile, che ad ogni modo non ci ha indotti a minimizzare la cosa ma a testare ogni possibile soluzione, pionieri nel nostro settore, per ridurre i disagi”. Quali saranno i nuovi interventi in programma? “Negli ultimi mesi abbiamo studiato una serie d’interventi che potrebbero portare a un ulteriore miglioramento: un nuovo sistema di misurazione del livello del cubilotto e della misurazione del vento, la progettazione di un sistema di parzializzazione dell’apertura della bocche di carica dei cubilotti, un nuovo sistema di carica dei forni, con miglioramento della captazione di eventuale fumo fuggitivo dalla zona cubilotti”. L’intesa prevede anche la creazione di un tavolo di lavoro con incontri periodici. “È un aspetto a cui teniamo molto e che proprio io ho proposto, perché per affrontare in maniera efficace la questione non si può non ragionare in maniera condivisa e in un’ottica allargata. La nostra azienda è inserita in un contesto fortemente industrializzato e carat-
Concordataria assicurazioni Auto sostitutive • Riparazione cristalli Servizio carro attrezzi Igienizzazione degli interni all’ozono
terizzato da innegabili emissioni odorigene, riconducibili ad attività di diversi settori. Il gruppo di lavoro potrà verificare anche gli strumenti disponibili per approfondire la conoscenza del territorio e le fonti di pressione. Ritengo imprescindibile che questi approfondimenti vengano eseguiti e magari inseriti nella Convenzione Giada. Senza contare che per iniziative congiunte ci potrebbe essere la possibilità di recuperare contributi tramite Fondi UE”. “Per il paese di Montorso - afferma il sindaco Antonio Tonello - è un accordo importante, a cui siamo arrivati grazie ad una disponibilità al dialogo costante e basata su fatti concreti da parte dall’azienda. Ritengo che quest’intesa, frutto di un comune impegno di pubblico e privato, rappresenti un esempio virtuoso che potrebbe fungere da linea guida per la politica ambientale del territorio. Ringrazio dunque Fonderie di Montorso, la Provincia, l’Arpav e l’Ulss per aver fatto squadra e aver avviato un percorso di collaborazione. Con il dialogo si possono assumere decisioni importanti, nell’interesse della popolazione”.
le facciamo di tutti i colori
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CORRIERE VICENTINO | PAESI
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L’Asilo non cambia mission DI LISA DUGATTO
U
na storia iniziata 106 anni fa: è quella della Scuola d’Infanzia “Don Domenico Giarolo”, istituita nel 1910 per iniziativa dell’omonimo Prevosto. “Asilo giardino di carità per l’infanzia”, questo il nome originario della struttura, nata come Ipab e che oggi volta pagina passando a Fondazione, un’ istituzione di natura privata senza fini di lucro. A marzo l’atto pubblico notarile ha sancito il cambiamento di natura giuridica e ora, dopo l’invio della documentazione in Regione, è il momento della risposta ufficiale. “Ma è solo una formalità, tutti i prerequisiti richiesti sono stati soddisfatti” spiega Michele Zordan, attuale presidente del cda. Abbassato il numero dei consiglieri da 7 a 5 e garantiti, nel nuovo Statuto, i principi fondativi, quali la
matrice cattolica e l’attenzione ai bimbi più bisognosi. Un cambiamento sulla carta quindi, ma non nell’anima, che resta la stessa. “Sì – continua Zordan – in questo senso possiamo parlare di continuità: la mission educativa della Scuola non si tocca. Ciò che cambia è la natura giuridica, un passaggio che apporterà notevoli vantaggi al servizio. Se prima, come Ipab, avevamo gli stessi oneri di un normale ente pubblico, pur con bilanci molto più bassi, ora possiamo godere di meno burocrazia. Risultato: un notevole risparmiamo di tempo e di denaro. Di cosa vive una Scuola dell’Infanzia non statale, come questa? “Di un puzzle di aiuti: il contributo economico del Comune, qualche donazione dalle aziende e, non ultimo, il Gruppo Genitori,
MONTEBELLO / ZERMEGHEDO
sempre impegnato in modo volontario in una serie di attività extrascolastiche, come lo sfalcio dell’erba, le pulizie straordinarie, l’organizzazione di feste. Oggi più che mai tutti questi aiuti sono essenziali, perché i contributi economici che vengono stanziati dalla Regione e dal Ministero dell’Istruzione sono sempre meno. Novità concrete per settembre? Per il prossimo anno scolastico siamo riusciti a mantenere le rette invariate, e auspichiamo, anzi non escludiamo per l’anno successivo di riuscire ad abbassarle, aumentando al contempo la qualità del servizio.
Albiero, si comincia DI MARIO PIOTTO
Z
@mariopee8
ermeghedo riparte da Luca Albiero. All’indomani della vittoria alle urne, il nuovo primo cittadino, 47 anni, vicesindaco con la precedente giunta Cavaliere, traccia la rotta del suo mandato nel segno della continuità, ma con la voglia di portare avanti idee chiare e concrete. “Agli elettori non abbiamo promesso la luna – ci spiega -: il nostro programma parte da necessità reali del nostro territorio. Adesso stiamo verificando lo stato dell’arte, valutando l’ordine di priorità con cui affrontare i punti inseriti nell’agenda di mandato”. A caldo, sono già due gli aspetti individuati come d’interesse immediato: “In primis vogliamo far vivere la scuola elementare. Zermeghedo è un piccolo paese, e i numeri delle nuove iscrizioni sono sempre limitati.
L’obiettivo è fare il possibile per mantenere il servizio, convincendo i genitori, anche dei paesi limitrofi, dell’eccellenza della nostra struttura. Una scuola che garantisce il tempo pieno risponde alle esigenze di mol-
“Non abbiamo promesso la luna, ma idee concrete”
te famiglie. E poi c’è la questione profughi: già pochi giorni dopo il voto ero presente all’incontro dei sindaci con il prefetto, per affrontare una questione che supera i singoli confini amministrativi. Il dottor Soldà si è dimostrato persona sensibile, e ora vedremo quali saranno gli esiti di questo dialogo”. Appuntamento dunque al primo consiglio comunale. “Con la prima seduta inizierà a tutti gli effetti il nostro lavoro, che non tralascerà aspetti importanti come la tutela dell’ambiente e la messa in sicurezza del territorio. Per esempio abbiamo già avviato i primi contatti per unificare le forze di Protezione Civile fra Comuni vicini”. Al lavoro a fianco di Albiero (urbanistica, lavori pubblici), gli assessori Simone Cracco (vicensindaco, ambiente e sanità) e Luca Marini (sport, sicurezza, sociale, giovani).
Casa speciale
L
a lunga primavera che ci ha investito ha risvegliato ancora più forte il desiderio di iniziare a vivere un po’ di più fuori casa.
Giardini e terrazze si tramutano con la bella stagione in oasi accoglienti fat-
te per gustare la beatitudine del contatto con la natura anche in pieno centro città. Il gazebo qui la fa da padro-
gno massiccio anticato, con o senza piano in vetro, che
ne, permettendo la compenetrazione tra dentro e fuori.
richiamano la maestosità di alberi centenari. E ancora
dai colori molto candidi ed
ceramiche coi colori della terra per contenere frutta di
evanescenti: ocra, bianco panna e caffelatte. Divanetti
stagione, tende di tela leggera e svolazzante o in tessuto
dalla trama intrecciata con cuscini che richiamano il can-
pesante e rustico con vistose tramature.
Tendaggi leggeri
dore dei tendaggi, tavolini dalle geometrie semplici per
La stessa posateria pulisce le sue linee e si libera di
sgombrare la mente dal caos quotidiano. Anche i vasi
quelle pesanti costrizioni dettate dalla corrente razionali-
cambiano pelle, o meglio, tornano alle origini. La materia
sta per tornare ad essere nuovamente utensile, al servi-
riprende il sopravvento sulla forma, che torna semplice
zio del mangiare bene.
nella più tradizionale scuola artigianale dei mastri vasai.
Terracotta e pietre che sostituiscono la pla-
Nel bagno poi si sublima questo concetto, con il
stica, donando quel guizzo di veracità che ben si sposa
ritorno e la riscoperta del legno anche per la vasca da
con le appaganti sensazioni degli appassionati di giardi-
bagno, rimandando ad ancestrali ricordi. Il marmo lascia
naggio.
spazio alla pietra appena sbozzata per i ripiani, con il granito che dona movimento grazie alle sue venature,
Per chi invece non ha la fortuna di poter vivere l’esterno,
alleggerito da inserti lignei o di acciaio satinato.
abitando magari in appartamento, ecco che anche gli
Menzione d’onore infine anche per la
camera da
interni si adeguano al cambio di stagione. Materiali orga-
letto, che si spoglia della pesantezza dell’inverno. An-
nici e ornamenti artigianali si impadroniscono dei nostri
che qui colori sobri e tendenti al bianco, sottolineati per-
soggiorni e punti relax.
fettamente da avvolgenti zanzariere. Perché con le fine-
La cucina diventa il ponte di una nave, dominata da tavoli in le-
stre aperte non entra solo la brezza. Buona estate a tutti.
VICENZA
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Isolamento Termico
S
viluppando sempre di più il concetto di ecosostenibilità il mercato immobiliare sta
Esistono due tipi di cappotto termico:
cercando risposte all’esigenza di diminuire
Il cappotto esterno
l’impatto ambientale attraverso la riduzione
isolamento dell’ambiente interessato. Offre la possibilità
dei consumi di energia.
di utilizzare uno spessore più importante rispetto all’inter-
La soluzione principe per ridurre
la spesa rela-
ha come pregio il totale
vento interno, senza andare a incidere sulle dimensioni
superficie calpestabile dell’edificio. Si
tiva ai consumi per il raffrescamento/riscaldamento degli
della
ambienti domestici è sicuramente l’isolamento ottimale
deve però scontrare con la difficoltà che si può trova-
degli ambienti rispetto all’esterno.
re con la richiesta agli altri inquilini del condominio dei
L’isolamento passa attraverso
l’installa-
cappotto termico, zione di un
che riduce le
permessi necessari (va da sé che questo problema non si pone per quanti abitano in casa singola). A questo va ad aggiungersi l’aspetto relativo al costo piuttosto importante dell’intervento. Con la soluzione del cappotto termico inter-
infiltrazioni
ma
soprattutto
le
no invece il vantaggio primario consiste nella riduzione
emissioni di calo-
dei costi di messa in opera. Oltre a non aver bisogno di
re all’esterno dell’edificio,
approvazione da parte di altri, si avrà una considerevo-
migliorando l’efficienza del sistema di controllo climatico degli ambienti di casa nostra.
Come soluzione quella di installare un cappotto termico
le riduzione
dei tempi di messa in opera. Di
contro però non si avrà mai un totale isolamento degli ambienti, con relativi possibili problemi dovuti a ponti
può rivelarsi costosa, ma sicuramente di pari passo con
termici e addirittura con la possibilità di avere un in-
il miglioramento dell’isolamento si otterrà anche la ridu-
cremento dei problemi dovuti a muffe e macchie di umi-
zione dei consumi e quindi della spesa, con il rispar-
mio su
energia e gas che andrà ammortizzando il
costo dell’interdegli anni. Il cappotto terva
ad
abbattere i cosiddetti
ponti
termici, riducendo così problemi relativi alla comparsa di
macchie
di umidità o muffe, che non sono solo antiestetiche e insalubri, ma possono anche portare a seri problemi strutturali a lungo andare.
muro e lo strato isolante. Quest’ultimo aspetto potrebbe rendere allora necessario l’utilizzo di una
vento nel corso
mico
dità che sarebbero solo nascoste nelle intercapedini tra il
barriera
al vapore, che isolerebbe il materiale scelto dal
zioni nei consumi dovuti appunto al carattere
muro, evitando così i sopracitati problemi causati dalla
troppo facilmente “penetrabile” dei muri domestici.
condensa. Soluzione alternativa può essere l’utilizzo di un
ter-
mointonaco. A differenza di quello normale, que-
I
serramenti
possono essere un altro punto de-
bole del recinto esterno dell’edificio, comportando la riduzione dell’efficienza
energetica attraver-
so la non perfetta schermatura dell’aria. Per creare una barriera efficace allo scopo non c’è altra soluzione che porre attenzione agli infissi esistenti che necessitano di
manutenzione o sostituzione. Adottare
un vetrocamera blindato può apportare notevole risparmio energetico, ma di contro presenta costi non proprio
sto tipo di intonaco presenta, al posto degli inerti solitamente presenti (sabbia e simili), dei materiali isolanti, così da rendere possibile la posa di una parete
fluida
isolante. Questo strato presenta come vantaggio,
abbordabili per tutti. In ognuno dei casi citati si tratta comunque di
oltre alla spesa notevolmente ribassata per l’intervento
considerazioni puramente
rispetto ai due precedentemente descritti, anche il fatto
esemplificative.
di non necessitare di barriera al vapore per combattere
mente il modo più sicu-
il fenomeno della
ro per ovviare a proble-
condensa. La sua capacità di ri-
durre ponti termici e la sua praticità anche dal punto di
Chiara-
mi come ponti termici e muffe è quello di rivolgersi ad
vista estetico sono poi gli altri cavalli di battaglia di questo
esperti del settore, che individueranno pronta-
innovativo prodotto, che promette di dare una mano ne-
mente il problema trovando così la soluzione più efficace
gli interventi di isolamento e di incremento delle ridu-
per porvi rimedio.
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LEGNO VS MATTONE
“M
di Matteo Conte e Dario Ferrari Architetti - CFarch
eglio la casa in legno o quella tradizionale?”
Questa è una delle domande più comuni che ci viene fatta da chi deve costruire casa, ma anche da amici semplicemente incuriositi dall’argomento. Va subito detto che entrambe le tecnologie hanno pro
e contro, quindi la scelta a nostro parere è soggettiva: occorre prima di tutto capire quale soluzione sia la più adatta al nostro stile di vita, ai nostri gusti e alle nostre aspettative.
“Quale costa meno?”
Una casa prefabbricata in legno viene concepita per es-
A parità di prestazioni termiche ci sentiamo di dire che il
sere venduta “chiavi in mano” e questo ne garantisce un
costo è praticamente equivalente. Le imprese edili tradi-
prezzo finale teoricamente certo, ma attenzione al fatto
zionali forniscono preventivi spesso non facilmente gesti-
che molto spesso non sono compresi gli scavi, le opere
bili e capita di superare le previsioni di spesa, ma questo
di fondazione, le fognature e tutte le opere esterne (mar-
di solito è dovuto alla scarsa attenzione nella redazione
ciapiedi e recinzioni).
dei computi metrici.
“Quali sono i vantaggi di una e dell’altra?”
Le case in legno richiedono tempi di costru-
Le case tradizionali richiedono più tempo per la
zione sicuramente più brevi, ma occorre
costruzione ma consentono più agevolmente
effettuare la maggior parte delle scelte
di fare delle modifiche in opera. In ogni caso
tecniche e di finitura già in fase di progetto.
sarà possibile effettuare delle modifiche future sia all’interno che all’esterno.
“Consumi energetici: quale offre le performance migliori?”. Con le case in legno è più
Mentre le case tradizionali, gra-
semplice raggiungere elevate
zie alla maggiore massa dei muri,
prestazioni nel riscaldamento
sono avvantaggiate nel raffresca-
invernale.
mento estivo.
In fondo è come scegliere un vestito: bisogna provare! Il consiglio è quello di andare a visitare delle case in costruzione e completate, ascoltando le proprie sensazioni una volta dentro. Le due tipologie hanno un comportamento tecnico differente e danno una sensazione di comfort molto soggettiva. Se ben costruiti, entrambi i sistemi garantiscono una lunga durata nel tempo, anche se forse da noi le case in legno non consentono di costruire in sicurezza partendo da prezzi troppo bassi. Ci sarà sempre chi si schiera a favore di un sistema costruttivo o dell’altro. Noi preferiamo vedere le potenzialità di progettare case con entrambi e lasciamo a voi lettori il piacere di scegliere quello che sentite più vicino al vostro modo di abitare.
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Chi siamo
Fabio, da 25 anni nel mondo delle telecomunicazioni, e Nicola, da una decina di anni nel settore.
la cablatura iniziale all’installazione e manutenzione delle apparecchiature fornite.
Videosorveglianza
La sicurezza, in questo periodo, è diventata una priorità. Molti ci chiedono quali siano i metodi migliori per tenere al sicuro la propria abitazione o In tutto l’ovest vicentino. la propria attività. Senza dubbio dotarsi sia di un antifurto che di una videosorveglianza: un sisteProdotti progettati e costruiti da aziende con una ma avverte, mentre l’altro permette di monitorare posizione consolidata nel mercato come Alcatel, in ogni istante i luoghi che si vogliono avere sotto controllo. Tim, Avigilon, Samsung, Siemens etc.
Dove operiamo
Che cosa usiamo Telefonia
Segni particolari
La nostra azienda è certificata Alcatel, da anni Velocità d’intervento: la nostra priorità è interveuna garanzia a livello internazionale. Siamo in nire prima possibile in tutti i servizi di assistenza, grado di gestire qualunque tipo di esigenza, dal- per risolvere ogni tipo di situazione problematica.
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